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Rapporto del Financial Stability Forum Rafforzare la Solidità dei Mercati e degli Intermediari 7 Aprile 2008 FINANCIAL STABILITY FORUM

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Rapporto del Financial Stability Forum

Rafforzare la Solidità dei Mercati e degli Intermediari

7 Aprile 2008

F I N A N C I A L S T A B I L I T Y F O R U M

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Rapporto del Financial Stability Forum Rafforzare la Solidità dei mercati e degli Intermediari

Indice

Premessa .....................................................................................................................................5

Executive Summary.....................................................................................................................7

I. Cause sottostanti e debolezze .............................................................................................9

1. Fattori sottostanti la turbolenza del mercato .................................................................9 2. Debolezze sottostanti ..................................................................................................11 3. Caratteristiche principali del modello “originate-to-distribute” .................................13 4. Aree di intervento per un’azione di policy..................................................................15

II. Rafforzamento della vigilanza prudenziale sul patrimonio, sulla liquidità e sulla gestione del rischio ..........................................................................................................17

1. Requisiti patrimoniali..................................................................................................17 2. Gestione della liquidità ...............................................................................................21 3. Interventi di vigilanza sulla gestione dei rischi, compresi quelli relativi a veicoli

fuori bilancio ..............................................................................................................22 4. Infrastruttura operativa per i mercati dei derivati OTC ..............................................27

III. Migliorare la trasparenza e la valutazione........................................................................29

1. Diffusione di informazioni sui rischi da parte degli operatori di mercato ..................29 2. Standard contabili e informativi per i veicoli fuori bilancio .......................................34 3. Valutazione .................................................................................................................35 4. Trasparenza nelle cartolarizzazioni e nei mercati .......................................................39

IV. Cambiamenti nel ruolo e nell’utilizzo dei rating ..............................................................42

1. Qualità del processo di rating......................................................................................42 2. Rating differenziati e informativa aggiuntiva sui prodotti strutturati .........................45 3. Valutazione delle agenzie di rating sulla qualità delle informazioni ..........................47 4. Uso dei rating da parte degli investitori e delle autorità di regolamentazione............48

V. Rafforzare la risposta al rischio da parte delle autorità ....................................................51

1. Trasformare in azione l’analisi dei rischi....................................................................51 2. Migliorare lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità ....................53 3. Miglioramenti della policy degli organismi internazionali .........................................55

VI. Meccanismi robusti per far fronte a situazioni di tensione nel mercato finanziario.........58

1. Operazioni di banca centrale.......................................................................................58 2. Strumenti per far fronte a casi di banche in difficoltà.................................................63

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Appendice A: Elenco delle raccomandazioni...........................................................................68

Appendice B: Le prassi più avanzate nell’informativa per alcune tipologie di esposizioni.....79

Appendice C: Membri del Gruppo di Lavoro sulla Solidità del Mercato e degli Intermediari 83

Appendice D: Elenco dei rapporti ............................................................................................86

Appendice E: Membri del FSF.................................................................................................88

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Premessa Nell’ottobre 2007 i Ministri delle finanze e i Governatori delle banche centrali del G7 hanno chiesto al Financial Stability Forum (FSF) di intraprendere un’analisi delle cause e delle debolezze che hanno portato alle turbolenze sui mercati finanziari e di predisporre raccomandazioni per rafforzare la solidità dei mercati e degli intermediari. È stato chiesto all’FSF di predisporre un rapporto per i Ministri e i Governatori in occasione del loro incontro a Washington nell’aprile 2008.

I risultati e le raccomandazioni in questo rapporto sono il risultato di un’intensa collaborazione, nel Forum, tra gli organismi internazionali di vigilanza e regolamentazione e le autorità nazionali dei principali centri finanziari. I risultati e le raccomandazioni beneficiano di uno stretto coordinamento tra il Basel Commmittee on Banking Supervision (BCBS), l’International Organization of Securities Commissions (IOSCO), l’International Association of Insurance Supervisors (IAIS), il Joint Forum, l’International Accounting Standards Board (IASB), il Committe on Payment and Settlement Systems (CPSS), il Committee on the Global Financial System (CGFS), l’International Monetary Fund (IMF), la Bank for International Settlements (BIS) e le autorità nazionali nei principali centri finanziari. Contributi sono stati forniti anche da operatori di mercato del settore privato.

Le turbolenze registrate nell’estate del 2007 hanno fatto seguito ad una eccezionale crescita del credito e del leverage nel sistema finanziario. Un lungo periodo di condizioni economiche e finanziarie favorevoli ha finito per aumentare il rischio che prenditori e investitori erano disposti a correre. Gli intermediari hanno reagito espandendo il mercato delle cartolarizzazioni del rischio di credito e sviluppando in modo aggressivo il modello originate-to-distribute dell’intermediazione finanziaria. Il sistema è diventato sempre più dipendente dagli standard di sottoscrizione degli originators e dal comportamento delle agenzie di rating.

Dall’estate del 2007, le perdite accumulate relative ai mutui subprime statunitensi hanno innescato una diffusa turbolenza nel sistema finanziario globale. Perdite di elevato ammontare sono state sopportate dagli strumenti complessi di finanza strutturata. Gli intermediari hanno diminuito la leva finanziaria e hanno aumentato la domanda di attività liquide. Molti mercati del credito si sono trovati in condizioni di illiquidità, ostacolando in tal modo l’espansione del credito.

Otto mesi dopo l’inizio delle turbolenze sul mercato, i bilanci degli intermediari finanziari sono ancora appesantiti da attività che hanno registrato notevoli perdite di valore e dalla diminuzione della liquidità del mercato. Gli operatori mostrano riluttanza ad effettuare transazioni in questi strumenti, aumentando in tal modo l’incertezza sul piano finanziario e macroeconomico.

Al fine di ristabilire la fiducia nella solidità del mercato e degli intermediari, le autorità nazionali sono intervenute con misure eccezionali per facilitare l’aggiustamento e attenuare l’impatto sull’economia reale. Tra queste: azioni di stimolo a livello monetario e fiscale, operazioni di liquidità da parte delle banche centrali, misure volte a promuovere la liquidità

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delle attività e la risoluzione dei problemi presso specifiche istituzioni. Le imprese finanziarie si sono impegnate a ricostituire il patrimonio e le riserve di liquidità.

Ciononostante, il sistema finanziario rimane sotto stress. Mentre le autorità nazionali continuano a valutare azioni di breve termine ove le condizioni lo richiedano, al fine di ristabilire la fiducia nella solidità dei mercati e degli intermediari è ora essenziale impegnarsi nel rafforzamento della solidità del sistema finanziario globale.

A tal fine, il FSF propone azioni concrete nelle seguenti cinque aree:

• Rafforzamento della vigilanza prudenziale sul patrimonio, sulla liquidità e sulla gestione del rischio;

• Potenziamento della trasparenza e delle valutazioni;

• Modifiche nel ruolo e nell’utilizzo dei rating per il rischio di credito;

• Rafforzamento della risposta ai rischi da parte delle autorità;

• Meccanismi robusti per gestire le tensioni nel sistema finanziario.

In molte delle aree sopra indicate si stanno realizzando interventi di policy e sono in atto iniziative da parte del settore privato. Il FSF faciliterà il coordinamento di queste iniziative e vigilerà sulla loro tempestiva realizzazione, preservando così i vantaggi dell’integrazione dei mercati finanziari a livello globale e di condizioni uniformi di concorrenza tra paesi. Il Forum riconosce le forti tensioni in cui opera attualmente il sistema finanziario e si impegnerà affinché la realizzazione degli interventi e delle iniziative eviti di inasprire la situazione di tensione nel breve termine.

Una questione che necessita maggiore approfondimento riguarda le forze che contribuiscono alla prociclicità nel sistema finanziario. Verranno esaminati i fattori trainanti di tale andamento prociclico e le possibili opzioni per affievolirli. Come per le aree oggetto di discussione nel presente Rapporto, l’obiettivo sarà quello di rafforzare l’efficienza e la solidità del sistema, senza ostacolare i processi di disciplina del mercato e di innovazione che sono essenziali per il contributo del sistema finanziario alla crescita economica.

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Executive Summary

Rafforzamento della vigilanza prudenziale sul patrimonio, sulla liquidità e sulla gestione del rischio

Requisiti patrimoniali

Nel 2008 verranno formulate proposte per:

• Aumentare i requisiti patrimoniali di Basilea II per alcuni strumenti di credito strutturati particolarmente complessi;

• Introdurre requisiti addizionali di capitale per i rischi di default e di event nel portafoglio di negoziazione delle banche e delle imprese di investimento;

• Rafforzare il trattamento prudenziale delle linee di liquidità verso conduit fuori bilancio.

I cambiamenti verranno effettuati gradualmente per evitare di accrescere le tensioni nel breve termine.

Liquidità

Entro luglio 2008 verranno pubblicate linee guida per la supervisione e la gestione del rischio di liquidità.

Vigilanza sulla gestione dei rischi

Verranno sviluppate linee guida nell’ambito di Basilea II che riguarderanno:

• Rafforzamento dell’azione di vigilanza volta a identificare e gestire i rischi complessivi in capo a ciascun intermediario;

• Rafforzamento delle prassi di stress testing adottate dalle banche per la gestione dei rischi e a fini di pianificazione delle esigenze di capitale;

• Richiesta alle banche di una più adeguata gestione e segnalazione delle esposizioni fuori bilancio.

Le autorità di vigilanza utilizzeranno la flessibilità di Basilea II per assicurare che la gestione dei rischi, la determinazione dei buffer patrimoniali e le stime sulle perdite attese siano effettuate con un profilo forward looking.

Derivati over the counter

Le autorità incoraggeranno gli operatori di mercato ad agire prontamente per assicurare che l’infrastruttura per il regolamento e gli assetti legali e operativi che sottendono i mercati dei derivati OTC siano robusti.

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Miglioramento della trasparenza e della valutazione

Diffusione di un’adeguata informativa sui rischi

• L’FSF incoraggia vivamente gli intermediari a diffondere le informazioni relative ai rischi mediante le prassi più avanzate che sono sintetizzate nella raccomandazione III.1 in questo rapporto a partire dalle prossime relazioni di bilancio semestrali sul 2008.

• Ulteriori linee guida per rafforzare i requisiti di informativa al mercato nell’ambito del terzo pilastro di Basilea II verranno pubblicate entro il 2009.

Standard per i veicoli fuori bilancio e le valutazioni

Gli organismi che fissano gli standard prenderanno misure urgenti per:

• Migliorare gli standard contabili e informativi per i veicoli fuori bilancio e favorirne la convergenza.

• Sviluppare linee guida per la valutazione degli strumenti finanziari quando i mercati non sono più attivi. A tal fine verrà istituito un panel di esperti nel 2008.

Trasparenza dei prodotti strutturati

Le autorità di regolamentazione dei mercati mobiliari e gli operatori di mercato aumenteranno le informazioni fornite sui titoli derivanti da operazioni di cartolarizzazione e sulle attività sottostanti.

Cambiamenti del ruolo e dell’utilizzo dei rating

Le agenzie di rating dovranno:

• Implementare il rivisto codice IOSCO (Code of Conduct Fundamentals for Credit Ratings Agencies) per gestire i conflitti di interesse nell’attività di rating dei prodotti strutturati e migliorare la qualità dei processi di attribuzione dei rating.

• Differenziare chiaramente i rating utilizzati per i prodotti strutturati da quelli delle obbligazioni tradizionali e accrescerne il contenuto informativo.

Le autorità di regolamentazione dovranno valutare il ruolo assegnato ai rating nella regolamentazione e nella supervisione.

Rafforzare la risposta al rischio da parte delle autorità

• Un collegio di supervisori dovrà essere costituito entro la fine del 2008 per ciascuno dei maggiori intermediari a livello globale.

Meccanismi robusti per far fronte a situazioni di tensione nel mercato finanziario

• Le banche centrali dovranno potenziare il quadro operativo e le autorità rafforzeranno la cooperazione per fare fronte a situazioni di tensione nel mercato finanziario.

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I. Cause sottostanti e debolezze

1. Fattori sottostanti la turbolenza del mercato

La turbolenza nei mercati finanziari più avanzati, iniziata nell’estate del 2007, ha rappresentato il culmine di un’eccezionale espansione della crescita del credito e del ricorso al leverage nel sistema finanziario. Tale espansione è stata alimentata da un lungo periodo di condizioni economiche e finanziarie favorevoli, compresi tassi di interesse reali storicamente bassi e ampia liquidità, che hanno accresciuto la quantità di rischio e di leverage che mutuatari, investitori e intermediari erano disponibili ad assumersi, e da rapido sviluppo dell’innovazione finanziaria, che ha aumentato la capacità del sistema di generare attività di credito e di leverage, ma ha sopravanzato la propria capacità di gestire i rischi associati.

Man mano che si affermava, a partire dal 2003, la tendenza globale a bassi premi di rischio e basse aspettative di volatilità futura, la stessa tecnologia finanziaria che aveva prodotto nel decennio precedente le prime obbligazioni di debito garantito (CDO) si affermava in modo esponenziale. La raccolta in pool e la ripartizione in tranche delle attività creditizie generava complessi prodotti strutturati che sembravano rispondere ai criteri delle agenzie di rating (CRA) per attribuire elevati rating. I miglioramenti del credito da parte dei garanti finanziari rafforzavano ulteriormente la percezione di illimitate occasioni di investimento di alta qualità. La crescita dei credit default swap e degli index market facilitava lo scambio e la copertura del rischio di credito. Ciò aumentò notevolmente la liquidità percepita degli strumenti di credito. La facile disponibilità di credito e i crescenti prezzi delle attività contribuivano ad abbassare i tassi di inadempienza, rafforzando il basso livello dei premi di rischio di credito.

Le banche e gli altri intermediari finanziari hanno dato un notevole impulso a tale processo, istituendo una provvista di fondi e veicoli di investimento fuori bilancio, che, in molti casi, hanno investito in prodotti di credito strutturato con elevato rating, a loro volta spesso ampiamente coperti da titoli assistiti da garanzia ipotecaria (MBS). Tali strumenti, che hanno beneficiato di incentivi regolamentari e contabili, hanno operato senza che venissero costituite riserve di capitale, con significativi sfasamenti di liquidità e di scadenza e con composizioni di attività spesso fraintese dagli investitori. Sia le stesse banche sia coloro che avevano attribuito il rating ai veicoli hanno sottostimato i rischi di liquidità e di concentrazione prodotti da un deterioramento delle condizioni economiche generali. Per di più, le banche hanno mal valutato i rischi associati ai loro impegni espliciti ed impliciti rispetto a tali strumenti, compresi i rischi reputazionali derivanti dalla sponsorizzazione dei veicoli.

La richiesta di attività ad alto rendimento e con bassi tassi di inadempienza ha altresì incoraggiato un allentamento degli standard di credito, in modo più evidente nel mercato statunitense dei mutui subprime ma, più in generale, negli standard e nelle condizioni di crediti a famiglie e a imprese, inclusi i prestiti per operazioni di buy-out da parte di società azionarie private. Anche in questo caso, banche, investitori e agenzie di rating

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hanno sottovalutato il livello di rischio, in particolare l’esposizione comune di tali strumenti ad ampi fattori quali un indebolimento del mercato immobiliare o una riduzione della liquidità nel mercato del debito societario ad alto rendimento.

Il peggioramento degli standard di sottoscrizione dei mutui subprime e un indebolimento nel mercato statunitense delle abitazioni hanno portato a un costante aumento dei casi di insolvenza e, dall’inizio del 2007, ad un brusco calo dei prezzi degli indici basati sulle attività connesse con i prestiti subprime. Ciò ha prodotto perdite e richieste di copertura per i detentori leveraged di prodotti ad alto rating garantiti da mutui subprime. I problemi nel mercato dei subprime hanno dato l’impulso ad una vasta inversione nell’assunzione del rischio. Mentre le agenzie di rating declassavano significativamente i prodotti strutturati garantiti da subprime, gli investitori perdevano la fiducia nei rating di una più vasta gamma di attività strutturate e, nell’agosto 2007, gli investitori del mercato monetario in titoli commerciali garantiti da attività (ABCP) si rifiutavano di reinvestire in conduit sponsorizzati da banche e strumenti di investimento strutturati (SIV) garantiti da prodotti strutturati.

Le banche sponsorizzatrici, mentre si attivavano per raccogliere fondi per gli impegni di liquidità verso i conduit degli ABCP e SIV, cercavano di accumulare risorse liquide e divenivano indisponibili a fornire liquidità a termine ad altri. Ciò provocava una grave contrazione dell’attività nel mercato interbancario a termine e un consistente aumento dei premi a termine, in particolare negli USA e in Europa, e una disfunzione in una serie di mercati finanziari a breve termine.

Così come bassi premi di rischio, bassi costi di raccolta di fondi e ampio leverage avevano inizialmente alimentato l’incremento di liquidità e di credito, la brusca riduzione della disponibilità di fondi e di leverage accentuava successivamente la contrazione. Timori di svendite rafforzavano pressioni al rialzo sugli spread di credito e generavano minusvalenze in ampie classi di attività, in un ampio spettro qualitativo, in molti paesi. Mentre la liquidità del mercato primario e secondario per i prodotti di credito strutturati si riduceva significativamente, le più importanti banche si dovevano confrontare con accresciute sfide nella valutazione dei propri portafogli, divenendo meno fiduciose nelle proprie valutazioni delle esposizioni del rischio di credito e della solidità patrimoniale delle altre banche. Il dissesto dei funding market durava più a lungo di quanto previsto dai programmi di emergenza di molte banche.

Man mano che la turbolenza si diffondeva, l’accresciuta avversione al rischio, la ridotta liquidità, l’incertezza del mercato sulla solidità dei principali intermediari finanziari, i dubbi sulla qualità dei prodotti strutturati di credito, e l’incertezza circa le previsioni macroeconomiche si alimentavano reciprocamente. Le nuove emissioni nei mercati delle cartolarizzazioni crollavano bruscamente. Mentre le grandi banche erano impegnate a riassorbire le attività e a sostenere ingenti minusvalenze, i loro bilanci si gonfiavano e i loro margini patrimoniali si assottigliavano. Ciò portava le banche a una restrizione delle condizioni di credito. Rallentava il processo di intermediazione del credito da parte sia delle banche che del mercato dei capitali.

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Attualmente, otto mesi dopo l’inizio della turbolenza, il deleveraging continua a porre sfide significative per gran parte del sistema finanziario in diversi paesi. Sebbene alcuni garanti e intermediari finanziari si siano attivati per ricostituire il capitale, il sistema è appesantito dall’onere delle incertezze del mercato sulla salute degli intermediari finanziarie chiave, sul consistente eccesso di assets detenute da banche, SIV, hedge fund e altri enti leveraged e sulla qualità di tali attività. Le debolezze del sistema finanziario hanno contribuito a prospettive sempre più cupe per l’economia reale, sebbene a livelli diversi da paese a paese.

2. Debolezze sottostanti

In considerazione del compimento del ciclo del credito e dell’indebolimento del mercato statunitense delle abitazioni, un arretramento nell’assunzione del rischio era divenuto inevitabile. Tuttavia, a causa delle carenze accumulate nella gestione del rischio e negli standard di sottoscrizione, e più semplicemente a causa dell’entità dell’aggiustamento richiesto, i tentativi da parte dei singoli intermediari di contenere le proprie esposizioni di rischio si sono tradotti in dinamiche di amplificazione del rischio sistemico.

Carenza negli standard di sottoscrizione

Le condizioni macroeconomiche favorevoli hanno generato un comportamento comune tra molti operatori e portato all’erosione degli standard di prudenza in importanti segmenti del mercato finanziario. In un ventaglio di segmenti del mercato creditizio, il volume degli scambi è cresciuto molto più rapidamente degli investimenti nell’infrastruttura di supporto per il controllo e la documentazione. Incentivi non allineati sono emersi con chiarezza nelle carenti, a volte addirittura fraudolenti, pratiche di sottoscrizione proliferate nel settore dei mutui subprime USA, in particolare a partire dalla fine del 2004. Molti dei crediti subprime sottoscritti in tale periodo hanno rivelato carenze di vario tipo: mutuatari poco meritevoli di ricevere credito, elevati rapporti prestito/collaterale, verifica del reddito scarsa o inesistente. La combinazione di incentivi deboli, un mercato sempre più competitivo, bassi tassi di interesse e prezzi delle abitazioni in rapido aumento hanno portato emittenti e negoziatori dei crediti ipotecari ad abbassare gli standard di sottoscrizione e ad offrire prodotti a mutuatari che spesso non potevano permetterseli o che non potevano sostenerne i rischi associati. Uno scarso controllo di tali enti da parte dei governi ha contribuito all’aumento di procedure di sottoscrizione poco prudenti, in particolare da parte di società ipotecarie non affiliate a banche. Un altro segmento che ha registrato una rapida crescita di volumi, associata a un declino degli standard, è stato il mercato dei prestiti leveraged in cui i prestatori hanno sottoscritto contratti carenti dal punto di vista delle tutele pur di assicurarsi transazioni con i fondi di private equity.

Carenza nelle pratiche di gestione del rischio delle imprese

I metodi convenzionali per la gestione del rischio utilizzati dalle società finanziarie non sono appropriati per la stima delle potenziali perdite nella coda della distribuzione del

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rischio degli strumenti strutturati di credito. L’assenza di una lunga serie storica dei rendimenti e delle loro correlazioni, e la complessità di molti di questi strumenti, hanno creato grande incertezza sulle stime basate sulla metodologia value-at-risk o su scenari. Gli operatori hanno gravemente sottostimato i rischi di inadempienza, i rischi di concentrazione, i rischi di mercato e i rischi di liquidità, in particolare per le tranche piu` senior degli strumenti strutturati. Svariate banche non avevano adeguati controlli della crescita del proprio bilancio e dei propri rischi fuori bilancio, inoltre non avevano adeguate misure di comunicazione e di aggregazione tra diverse linee e funzioni del proprio business. Alcune imprese detenevano ingenti esposizioni a tranche molto senior di CDO, di gran lunga superiori alla loro capacità di comprensione dei rischi insiti in tali strumenti, senza saper prendere misure adeguate per controllarne o attenuarne i rischi. Al momento dell’insorgere della turbolenza, le imprese e gli investitori hanno sottostimato o non sono stati in grado di valutare rapidamente le proprie esposizioni, in particolare mentre evaporava la liquidità e i mercati divenivano indisponibili.

Carenza nella due diligence degli investitori

Nel contempo, molti investitori, compresi quelli istituzionali con autonome capacità e strumenti di analisi creditizie, non hanno esaminato con sufficiente attenzione le attività sottostanti gli investimenti in strumenti strutturati di credito. Hanno sottovalutato il leverage e i rischi legati all’avverarsi di eventi rari ignorando il fatto che questi erano la causa degli elevati rendimenti promessi su attività apparentemente sicure. Questa carenza di diligenza ha ulteriormente alimentato l’emissione di complessi prodotti strutturati di credito. Molti investitori hanno fatto eccessivo affidamento sui rating dei crediti reperibili sul mercato, senza mettere in discussione le metodologie utilizzate dalle agenzie di rating e senza capire fino in fondo quali informazioni questi rating davvero incorporino o meno sulle caratteristiche di rischio dei prodotti valutati.

Scarsa performance delle agenzie di rating nel valutare gli strumenti strutturati di credito

I motivi di preoccupazione per la performance delle agenzie di rating comprendevano: debolezze nei modelli e nelle metodologie di rating; scarsa diligenza nel valutare la qualità dell’insieme delle garanzie sottostanti i titoli valutati; insufficiente trasparenza su presupposti, criteri e metodologie utilizzati per stabilire il rating degli strumenti strutturati; insufficiente disponibilità di informazioni sul significato e sulle caratteristiche di rischio dei rating strutturati di finanziamento; e insufficiente attenzione ai conflitti d’interesse nel processo di definizione del rating.

Distorsioni degli incentivi

Le carenze nella gestione e nella valutazione del rischio, e negli standard di sottoscrizione, hanno riflesso una varietà di distorsioni degli incentivi:

• Gli emittenti, gli assemblatori, i distributori e i gestori nella catena OTD (originate-to-distribute) hanno avuto insufficienti incentivi a produrre e fornire informazioni iniziali e successive sulla qualità e sul rendimento delle attività sottostanti. L’elevata

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domanda di prodotti cartolarizzati da parte degli investitori ha indebolito gli incentivi dei sottoscrittori e degli sponsor a mantenere adeguati standard di sottoscrizione.

• La regolamentazione del capitale pre-Basilea II ha incoraggiato le banche a cartolarizzare le attività attraverso strumenti con scarsi requisiti di capitale (quali ad esempio schemi di finanziamento basati su liquidità a 364 giorni).

• Gli schemi di retribuzione degli intermediari finanziari hanno incoraggiato sproporzionate esposizioni ai rischi con insufficiente considerazione dei rischi a più lungo termine. Tale assunzione di rischio non sempre è stata vagliata da un adeguato sistema di controlli nei sistemi di gestione del rischio delle imprese.

Carenze nella divulgazione delle informazioni

Le carenze nella divulgazione al pubblico delle informazioni da parte degli intermediari finanziari hanno intaccato la fiducia del mercato nel corso della turbolenza. La divulgazione di informazioni al pubblico da parte degli intermediari finanziari non ha sempre chiarito la tipologia e l’ampiezza dei rischi associati alle proprie esposizioni in bilancio e fuori bilancio. Si sono altresì rilevate carenze in altre informazioni che le imprese hanno fornito sulle proprie esposizioni al rischio di mercato e di credito, in particolare quando queste erano collegate a prodotti strutturati. Anche quando le informazioni sono state divulgate, spesso ciò non è stato fatto in maniera facilmente accessibile o utilizzabile.

Effetti di feedback tra valutazione e assunzione del rischio

La turbolenza ha rivelato il potenziale di interazioni perverse tra elevato indebitamento, liquidità del mercato, perdite di valore e capitale degli intermediari finanziari. Ad esempio, le svalutazioni di attività, per cui non c’era molto mercato o vi erano pochi acquirenti, hanno sollevato problemi circa l’adeguatezza delle riserve di capitale, provocando vendite di attività, azioni di riduzione dell’indebitamento e quindi ulteriori pressioni sui prezzi delle attività.

Debolezze dei contesti regolamentari e in altre politiche

Le autorità pubbliche, pur avendo riconosciuto alcune delle vulnerabilità sottostanti nel settore finanziario, hanno mancato di prendere misure efficaci di contrasto, in parte perché hanno forse sovrastimato la forza e la solidità del sistema finanziario. Le limitazioni negli assetti regolamentari, quali quelli connessi con il contesto pre-Basilea II, hanno contribuito alla crescita di esposizioni non regolamentate, eccessiva assunzione del rischio e carente gestione del rischio di liquidità.

3. Caratteristiche principali del modello “originate-to-distribute”

Sebbene i mercati delle cartolarizzazioni e il modello di intermediazione OTD abbiano ben funzionato per molti anni, le recenti innovazioni hanno fortemente accresciuto la leva

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finanziaria e la complessità e, come già menzionato, si sono state accompagnate a una riduzione negli standard del credito per alcune classi di attività.

Ove accompagnato da adeguati sistemi di gestione del rischio e di incentivi, il modello di intermediazione OTD offre una serie di benefici agli erogatori di credito, agli investitori e ai debitori. Chi eroga il credito può beneficiare di un uso più efficiente del proprio capitale, di una maggiore disponibilità di fondi e di una minore volatilità degli utili, in quanto il modello OTD disperde il rischio di credito e di tasso d’interesse presso i mercati dei capitali. Gli investitori possono beneficiare di una più ampia scelta di investimenti, con la possibilità di diversificare e avvicinare il più possibile il loro profilo di investimenti alle rispettive preferenze di rischio. I debitori possono beneficiare dell’allargata disponibilità di credito e di scelta di prodotti, nonché dei minori costi dell’indebitamento.

Tuttavia, tali caratteristiche del modello OTD si sono progressivamente indebolite negli anni che hanno preceduto l’insorgere della turbolenza. A prescindere da un deterioramento degli standard delle emissioni, in alcuni casi, i rischi che ci si aspettava fossero ampiamente dispersi si sono invece concentrati presso intermediari incapaci di sostenerli. Ad esempio:

• Alcune attività sono state investite in conduits e SIV con sostanziale leverage e elevati rischi di trasformazione delle scadenze e di liquidità, rendendoli vulnerabili a una tipologia classica di corsa alla liquidazione.

• Le banche hanno finito per avere una significativa esposizione diretta e indiretta verso molti di questi veicoli presso i quali il rischio era stato apparentemente trasferito, attraverso linee di credito, legami reputazionali, rischi di reddito ed esposizioni al rischio di controparte.

• Gli intermediari finanziari hanno adottato un modello commerciale che prevedeva un sostanziale e continuo accesso a una provvista di fondi liquida e un mercato delle attività fortemente liquido per sostenere il processo di cartolarizzazione.

• Le imprese che hanno adottato una strategia di aggregare e cartolarizzare attivamente i crediti erogati si sono trovate a mantenere in portafoglio volumi sempre più elevati di crediti erogati, senza misurare e gestire adeguatamente i rischi materializzatisi allorquando questi non potevano essere venduti.

Sebbene tutti gli operatori coinvolti nella catena OTD si siano rivelati carenti nella gestione del rischio, e pressoché tutti in definitiva abbiano dovuto svalutare significativamente i propri portafogli di prodotti strutturati, sembra che alcune imprese abbiano gestito tali problematiche meglio di altre. Ciò lascia pensare che non sono il modello OTD o la cartolarizzazione di per sé ad essere problematici; piuttosto tali problemi, e le debolezze sottostanti che li hanno originati, mostrano la necessità di un rafforzamento delle fondamenta del modello OTD.

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Tra i problemi che necessitano un esame, vi sono:

• Incentivi non allineati lungo la catena della cartolarizzazione. Come descritto in precedenza, essi esistevano presso chi erogava il credito, chi ne organizzava la vendita, dirigenti, distributori e agenzie di rating, mentre la supervisione da parte degli investitori di tali partecipanti era stata indebolita da un atteggiamento superficiale riguardo alla gestione del rischio e dalla complessità degli strumenti.

• Mancanza di trasparenza sui rischi sottostanti i prodotti cartolarizzati, comprese la qualità e le potenziali correlazioni delle attività sottostanti.

• Cattiva gestione dei rischi associati all’attività di cartolarizzazione, quali i rischi di mercato, liquidità, concentrazione e di credito riguardo a quelli non ancora ceduti sul mercato, comprese insufficienti prove di stress di tali rischi.

• Utilità e trasparenza dei rating degli strumenti di credito. Nonostante il loro ruolo centrale nel modello OTD, le agenzie di rating non hanno rivisto adeguatamente gli input di dati sottostanti le transazioni cartolarizzate. Ciò ha impedito agli investitori di applicare la disciplina di mercato nel modello OTD.

4. Aree di intervento per un’azione di policy

Un aspetto sorprendente della turbolenza è stata l’ampiezza delle carenze e dei fallimenti nella gestione del rischio presso imprese regolamentate e sofisticate. Seppure la gestione del rischio è responsabilità dei Consigli di amministrazione delle imprese e dell’alta Direzione, le autorità di vigilanza e di regolamentazione possono fornire incentivi alla Direzione in modo che le strutture del controllo del rischio tengano il passo dell’innovazione e l’evoluzione dei modelli di business. Le autorità di vigilanza devono fissare riserve di capitale e di liquidità a livelli che tengano conto di eventuali fallimenti nella gestione del rischio e che limitino i danni ai mercati e al sistema finanziario, ove questi si verifichino.

Le autorità non dovrebbero anticipare od ostacolare aggiustamenti guidati dal mercato, ma monitorarli, rafforzandone, ove necessario, la disciplina. In molte aree, gli intermediari finanziari, gli investitori e le agenzie di rating sono fortemente motivati ad affrontare le debolezze dei mercati che sono emerse. Il settore finanziario si sta adoperando per migliorare le pratiche di mercato. Tuttavia, le autorità devono decidere in quali aree sono necessari interventi, dati i problemi di azione collettiva e altri fallimenti del mercato. In diverse aree, sono state già intraprese azioni regolamentari correttive: ad esempio, le autorità statunitensi stanno affrontando questioni quali le lacune della regolamentazione nella sorveglianza di società che erogano e finanziano mutui, e problemi di protezione dei consumatori in relazione alla concessione di mutui.

Le autorità devono mostrare spirito di iniziativa per rafforzare il sistema finanziario. Esse devono fare tutto quanto è in loro potere per individuare i problemi emergenti, in modo

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da poter intraprendere azioni tempestive e adeguate per attenuarli. Data la difficoltà di prevedere e prevenire specifiche minacce al sistema finanziario, un degli obiettivi principali degli sforzi compiuti deve essere di assicurarsi che il nucleo del sistema sia solido ove i mercati si trovino sotto stress.

Nello sviluppare l’analisi delle cause e debolezze di cui sopra, il FSF ha formulato specifiche raccomandazioni per migliorare la solidità degli intermediari e dei mercati. Queste raccomandazioni sono esposte nel prosieguo del presente rapporto e sono numerate, nonché riportate in neretto e in corsivo all’interno di ciascun capitolo. Il FSF verificherà anche la loro attuazione, nel rispetto delle scadenze indicate nell’Appendice A.

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II. Rafforzamento della vigilanza prudenziale sul patrimonio, sulla liquidità e sulla gestione del rischio

Le turbolenze sui mercati hanno rivelato carenze nella gestione dei rischi da parte delle banche e delle imprese di investimento, al centro del sistema finanziario globale, e nel sistema di incentivi che le autorità di vigilanza e di regolamentazione forniscono attraverso i requisiti patrimoniali e di liquidità, e per il tramite della sorveglianza.

La gestione dei rischi rientra nella responsabilità dei consigli di amministrazione e dell’alta direzione degli intermediari. Essi devono affrontare con urgenza le significative carenze che sono emerse. Basilea II fornisce uno schema adeguato perché le autorità di vigilanza incentivino e monitorino tale processo. Ma, per migliorare la solidità dei mercati e delle istituzioni, sono necessari ulteriori miglioramenti di Basilea II e un rafforzamento delle linee guida di vigilanza in materia di liquidità.

È particolarmente importante rafforzare lo schema di vigilanza prudenziale per la cartolarizzazione e le attività fuori bilancio. Ciò richiede l’intervento degli operatori di mercato, per migliorare la gestione dei rischi, nonché delle autorità di vigilanza e di regolamentazione, per meglio allineare gli incentivi, ridurre l’arbitraggio regolamentare e rafforzare la disciplina di mercato sui prodotti strutturati e sulle attività fuori bilancio degli intermediari finanziari. Inoltre, sono necessarie iniziative per rendere più robusta l’infrastruttura operativa per il mercato dei derivati over the counter (OTC).

Il capitolo contiene raccomandazioni su:

• requisiti patrimoniali;

• gestione della liquidità;

• vigilanza sulla gestione dei rischi, compresi quelli relativi alle entità fuori bilancio;

• infrastruttura operativa per i derivati OTC.

1. Requisiti patrimoniali

L’accordo sul capitale di Basilea II richiede un’implementazione tempestiva. Le autorità di vigilanza ne valuteranno l’impatto.

II.1 L’accordo sul capitale di Basilea II richiede un’implementazione tempestiva.

La necessità di rafforzare alcuni aspetti di Basilea II è divenuta evidente alla luce dei recenti eventi, come di seguito precisato. Ma il punto di partenza per migliorare

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l’adeguatezza patrimoniale delle principali banche e imprese di investimento è la tempestiva attuazione di Basilea II.

Le turbolenze finanziarie sono aumentate e si sono dispiegate nel contesto di Basilea I e hanno messo in evidenza molte delle sue significative carenze, inclusa la scarsa sensibitività ai rischi e la rigidità rispetto alle rapide innovazioni. Basilea I aveva creato perversi incentivi regolamentari a spostare le esposizioni al di fuori del bilancio e non mostrava in maniera completa importanti elementi delle esposizioni ai rischi delle banche nel calcolo dell’adeguatezza patrimoniale.

Basilea II, al contrario, fornisce un migliore sostegno a prassi prudenti di gestione dei rischi allineando molto più strettamente i requisiti patrimoniali minimi ai rischi che le banche assumono (primo pilastro), rafforzando il processo di revisione prudenziale delle prassi adottate dalle banche (secondo pilastro) e rafforzando gli incentivi per una migliore informativa al mercato (terzo pilastro). Il primo pilastro assoggetta le esposizioni in bilancio e fuori bilancio ai requisiti patrimoniali regolamentari e rafforza le prassi di gestione del rischio di credito aumentando la sensitività ai rischi. Esso è disegnato in modo da garantire la flessibilità necessaria ad affrontare i rischi derivanti dall’innovazione finanziaria. Il trattamento delle cartolarizzazioni mira a eliminare gli incentivi patrimoniali a spostare le esposizioni al di fuori dei bilanci o a distribuirle attraverso il processo di cartolarizzazione. Il secondo pilastro fornisce alle autorità di vigilanza gli strumenti per valutare la gestione dei rischii da parte delle banche e i processi interni di gestione del capitale e, più attivamente, a promuovere la creazione di buffer patrimoniali superiori al minimo regolamentare, ove appropriato. Il terzo pilastro migliora la qualità e la coerenza dell’informativa sulle esposizioni ai rischi delle banche e l’adeguatezza patrimoniale.

II.2 Le autorità di vigilanza valuteranno l’impatto dell’implementazione di Basilea II sui livelli di patrimonializzazione delle banche e decideranno circa la necessità di ulteriori buffer.

È importante che le autorità di vigilanza monitorino attentamente l’applicazione di Basilea II e i suoi effetti sui livelli patrimoniali e, più in generale, sui comportamenti delle banche. Basilea II stabilisce i requisiti patrimoniali minimi su base internazionale, ma le autorità di vigilanza nazionali sono libere di integrare lo schema prevedendo requisiti più elevati nelle rispettive giurisdizioni. Man mano che si renderanno disponibili informazioni sull’attuazione di Basilea II, le autorità di vigilanza dovranno decidere se vi è la necessità di ulteriori buffer di capitale ovvero, secondo i contesti nazionali, di ulteriori misure di rafforzamento patrimoniale a integrazione delle misure di capitale basate sui rischi. Le autorità di vigilanza dovranno condividere le esperienze nella messa a punto e nell’applicazione di tali misure.

Le autorità di vigilanza rafforzeranno il trattamento prudenziale previsto da Basilea II per i prodotti di credito strutturati e le cartolarizzazioni.

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Le autorità di vigilanza, che operano per il tramite del BCBS, rafforzeranno il trattamento prudenziale dei prodotti di credito strutturati e delle attività fuori bilancio. Le modifiche saranno attuate gradualmente, tenendo presente l’esigenza di consolidare il sistema nel lungo lungo periodo, senza esacerbare le tensioni nel breve termine.

Requisiti patrimoniali minimi (primo pilastro)

II.3 Il Comitato di Basilea presenterà proposte nel 2008 per innalzare i requisiti patrimoniali su complessi prodotti di credito strutturati come i CDO di asset-backed securities (ABS).

Le carenze più gravi nella gestione dei rischi e le perdite più elevate dei principali intermediari finanziari sono state relative alle cartolarizzazioni strutturate. In particolare ciò è avvenuto per le “ricartolarizzazioni”, ossia i CDO di asset-backed securities, che assemblano e poi disaggregano in tranche attivi già cartolarizzati. Tali strutture avevano innalzato l’esposizione al rischio sistematico. Nel perseguire l’obiettivo di accumulare reddito da commissioni derivanti dalla vendita di tranche equity e mezzanine di tali strumenti, gli intermediari specializzati nella strutturazione hanno trattenuto una larga parte delle tranche con rating più elevato. In molti casi, la complessità di tali prodotti ha portato sia gli intermediari che le agenzie di rating a sottostimare i rischi associati, e le banche a detenere buIffer patrimoniali inadeguati. Il BCBS aumenterà, di conseguenza, i requisiti patrimoniali minimi per i CDO di asset-backed securities aventi rating elevato, al fine di tener conto del loro più elevato rischio di default a fronte di variazioni delle condizioni macroeconomiche rispetto a ABS standard con rating elevato.

II.4 Il Comitato di Basilea e lo IOSCO presenteranno proposte nel 2008 per introdurre ulteriori requisiti patrimoniali a fronte delle esposizioni creditizie nei portafogli di negoziazione (trading book) delle banche e delle imprese di investimento.

Gran parte dei prodotti di credito strutturati sono detenuti nei trading book delle banche e delle imprese di investimento, dove i requisiti patrimoniali riflettono i rischi di mercato. Basilea II, come attualmente strutturata, tiene esplicito conto del rischio di default solo nel portafoglio bancario (banking book). Quando i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato non rilevano pienamente il rischio di credito di questi prodotti, vi è un incentivo regolamentare a ridurre i requisiti patrimoniali detenendo tali esposizioni nel trading book. Il BCBS e lo IOSCO, di conseguenza, introdurranno un requisito patrimoniale aggiuntivo che tenga pienamente conto dell’esposizione al rischio di default e all’event risk del trading book. Ciò consentirà di meglio far fronte al rischio di credito nei prodotti strutturati.

II.5 Il Comitato di Basilea presenterà proposte nel 2008 per rafforzare il trattamento patrimoniale delle linee di credito delle banche concesse a conduits fuori bilancio che emettono ABCP.

La banche hanno sostenuto perdite significative a causa di una carente gestione dei veicoli fuori bilancio che hanno sponsorizzato nell’ambito delle cartolarizzazioni

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strutturate. La creazione di tali veicoli mascherava i rischi che le banche si assumevano. Basilea II, a differenza di Basilea I, richiede alle banche di detenere requisiti patrimoniali a fronte degli impegni di liquidità per tali veicoli, ma tratta questi impegni come esposizioni senior, con requisiti patrimoniali più bassi per le scadenze brevi. Il BCBS rafforzerà di conseguenza il trattamento patrimoniale delle linee di credito delle banche a favore dei conduits fuori bilancio che emettono ABCP per ridurre ulteriormente tali distorsioni regolamentari.

Le autorità di vigilanza continueranno ad aggiornare i parametri di rischio e le altre disposizioni dell’accordo di Basilea II ove necessario.

II.6 Le autorità di vigilanza continueranno ad aggiornare i parametri di rischio e le altre disposizioni dell’accordo di Basilea II per assicurare che i suoi incentivi rimangano adeguati e valuteranno rigorosamente il rispetto dell’accordo da parte delle banche.

Nel prosieguo, le autorità di vigilanza devono continuare a seguire l’attuazione di Basilea II e il BCBS dovrà aggiornare i parametri di rischio e le altre disposizioni dell’accordo di Basilea II, ove necessario, al fine di garantire che i suoi incentivi restino adeguati con l’evolversi dei mercati finanziari e la creazione di nuovi strumenti. Le autorità di vigilanza nazionali valuteranno rigorosamente la compliance delle banche con il quadro regolamentare.

II.7 Le autorità di vigilanza valuteranno la prociclicità dell’accordo di Basilea II e prenderanno ulteriori misure, ove necessario.

Il BCBS ha realizzato uno schema di raccolta dati per monitorare l’impatto di Basilea II sul livello e la prociclicità dei requisiti patrimoniali nel tempo e nei diversi paesi. Il BCBS analizzerà i dati, che saranno disponibili per la prima volta alla fine del 2008, al fine di considerare le implicazioni sui livelli di capitale e in termini di equilibrio tra sensitività ai rischi e prociclicità, e condividerà la sua analisi con il FSF. Sulla base di tale analisi e di altri fattori, il BCBS intraprenderà ulteriori azioni, compreso l’aggiornamento dei parametri di rischio e la complessiva messa a punto del quadro regolamentare che riterrà opportuna.

Le autorità dovranno garantire che i buffer patrimoniali per i monoline insurers e i garanti finanziari siano commisurati al rispettivo ruolo nel sistema finanziario internazionale.

II.8 Le autorità di vigilanza sulle assicurazioni dovranno rafforzare l’assetto patrimoniale e regolamentare dei monoline insurers con riferimento ai prodotti di credito strutturati.

Un significativo ammontare del trasferimento del rischio di credito si è basato su garanzie di tipo AAA fornite da monoline insurers e garanti finanziari. Il deterioramento della

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qualità degli strumenti di credito che essi avevano garantito ha minacciato la perdita dello status di AAA delle monoline e dei garanti e ha aumentato le turbolenze sui mercati dei capitali.

In considerazione dell’importanza dei monoline insurers e dei garanti finanziari nel sistema, le autorità di vigilanza dovranno rafforzare i requisiti patrimoniali e regolamentari, al fine di assicurare che siano adeguati da un punto di vista prudenziale, non incoraggino l’arbitraggio regolamentare e siano sufficienti a evitare turbolenze sui mercati. Tali modifiche dovranno promuovere una riduzione dei rischi di queste istituzioni a elevata leva finanziaria. Lo IAIS sta elaborando standard generali di merito creditizio relativi alla gestione dei rischi, ai requisiti patrimoniali e ai modelli interni che daranno alla vigilanza la flessibilità necessaria per rispondere efficacemente alle diverse situazioni di mercato. Altre autorità di vigilanza rafforzeranno le linee guide per gli intermediari regolamentati che svolgono attività con monoline e garanti, anche con riferimento alla gestione dei rischi di controparte e di concentrazione.

2. Gestione della liquidità

Entro luglio 2008 le autorità di vigilanza pubblicheranno per la consultazione linee guida per la gestione e supervisione della liquidità.

II.9 Il Comitato di Basilea pubblicherà per la consultazione entro il mese di luglio 2008 linee guida per la gestione e supervisione della liquidità.

Esse riguarderanno le seguenti aree:

• L’identificazione e la misurazione dell’intera gamma di rischi di liquidità, compresi quelli associati ai veicoli fuori bilancio;

• Prove di stress, con enfasi maggiore su quelli di mercato e sul legame tra gli stress tests e i contingency funding plans;

• Il ruolo delle autorità di vigilanza, compresi lo scambio di informazioni e la cooperazione, nel rafforzare le prassi di gestione dei rischi di liquidità;

• La gestione dei rischi di liquidità intragiornaliera risultante dagli obblighi di pagamento e regolamento a livello nazionale e internazionale;

• I flussi internazionali cross-border e la gestione dei rischi di liquidità in valuta estera;

• Il ruolo della trasparenza e della disciplina di mercato nel promuovere una migliore gestione dei rischi di liquidità.

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II.10 Le autorità di vigilanza nazionali dovranno controllare attentamente – come parte integrante della loro normale attività di vigilanza – l’attuazione, da parte delle banche, degli aggiornamenti alle linee guida. Se l’applicazione delle linee guida da parte delle banche risulterà inadeguata le autorità di vigilanza intraprenderanno azioni più incisive per migliorare le prassi.

II.11 Le autorità di vigilanza e le banche centrali esamineranno la necessità di ulteriori misure per rendere robusta e coerente a livello internazionale la gestione della liquidità delle banche con attività cross-border. Ciò richiederà una maggiore convergenza delle prassi di vigilanza sulla liquidità, nonché delle operazioni di immissione di liquidità da parte delle banche centrali.

Le turbolenze hanno messo in luce il ruolo centrale che un’efficace gestione del rischio di liquidità ed elevati buffer di liquidità hanno nel mantenere la solidità degli intermediari e del sistema nel suo complesso in presenza di tensioni sul mercato. Durante gli episodi di turbolenza è risultato evidente che spesso gli intermediari finanziari non avevano previsto nei programmi di finanziamento l’eventualità di forti tensioni generalizzate sui mercati della raccolta, tanto meno avevano considerato i legami tra l’attività di raccolta, la liquidità del mercato e il rischio di credito.

Da ciò ne è derivato che molte banche ed altri intermediari finanziari sono risultati vulnerabili alla prolungate tensioni nelle condizioni di liquidità dei mercati. Gli intermediari finanziari non avevano previsto la necessità di detenere riserve liquide per far fronte agli impegni contrattuali verso veicoli finanziari fuori bilancio, quali i conduit ABCP e i SIVs. In alcuni casi, le aziende hanno scelto di sostenere i veicoli fuori bilancio e altri veicoli finanziari non perché fossero obbligate contrattualmente a farlo, ma al fine di salvaguardare la propria reputazione e le proprie prospettive strategiche. Le banche hanno avuto bisogno di finanziare le attività originariamente destinate alla vendita per un periodo di tempo significativamente più lungo rispetto a quanto previsto al momento della chiusura dei mercati delle cartolarizzazioni. Esse inoltre avevano dovuto finanziare impegni di prestito a elevato leverage, che non erano state in grado di annullare in quanto non si erano verificate le clausole sfavorevoli rilevanti previste negli accordi di prestito.

La contrazione della liquidità e dei mercati interbancari ha generato gravi difficoltà nella raccolta di fondi da parte di molte banche, tensioni sul mercato monetario e prolungati interventi da parte delle banche centrali.

3. Interventi di vigilanza sulla gestione dei rischi, compresi quelli relativi a veicoli fuori bilancio

Le autorità di vigilanza utilizzeranno i principi del secondo pilastro per rafforzare le prassi di gestione dei rischi da parte delle banche, affinare il loro controllo dei rischi associati a eventi estremi (tail risk) e limitare la formazione di esposizioni eccessive e

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la concentrazione dei rischi.

L’attuale crisi dei mercati ha evidenziato significative differenze nelle specifiche prassi di gestione dei rischi, anche tra le imprese più grandi e articolate. Tali differenze nelle prassi di gestione del rischio sono state dovute alla diversa capacità degli intermediari di far fronte alle turbolenze1. I consigli di amministrazione e l’alta direzione degli intermediari finanziari devono rafforzare le proprie prassi di gestione dei rischi alla luce delle recenti esperienze.

Le autorità di vigilanza, dal canto loro, agiranno per monitorare i progressi delle banche e delle imprese di investimento nel rafforzamento delle prassi di gestione dei rischi e di pianificazione patrimoniale. Nel breve termine, le medesime autorità stanno impiegando notevoli risorse nel rafforzamento delle prassi di gestione dei rischi per quegli istituti finanziari che hanno evidenziato debolezze più consistenti.

II.12 Le autorità di vigilanza nazionali utilizzeranno la flessibilità insita in Basilea II per assicurare che la gestione dei rischi, i buffer patrimoniali e le stime sulle perdite potenziali siano sufficientemente forward looking e tengano conto delle incertezze associate ai modelli, alle valutazioni e ai rischi di concentrazione, nonchè delle variazioni attese del ciclo economico. Le autorità di vigilanza nazionali riferiranno al Comitato di Basilea al fine di assicurare parità di condizioni regolamentari e il Comitato di Basilea condividerà le proprie conclusioni ed iniziative con il FSF.

La crisi dei mercati ha messo in evidenza la rilevanza del rischio da modello nelle misurazioni dei rischi, enfatizzando l’importanza dell’utilizzo di una pluralità di strumenti di misurazione e prove di stress che combinino il rigore quantitativo con le valutazioni qualitative. L’uso di una vasta gamma di misurazioni dei rischi favorisce l’adeguamento alle nuove condizioni di mercato e la comprensione dei limiti delle singole misurazioni.

Le autorità di vigilanza nazionali rafforzeranno le loro valutazioni della solidità delle prove di stress delle banche e delle riserve di capitale nel corso del ciclo economico. Le autorità di vigilanza dovranno garantire che le imprese valutino correttamente la propria adeguatezza patrimoniale sulla base dei rischi che possono emergere nel corso dell’intero ciclo creditizio, tenendo conto sia delle attuali e future condizioni economiche e creditizie sia del margine di incertezza insito nelle valutazioni.

1 Le autorità di vigilanza dei principali intermediari finanziari in Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti hanno stabilito in dettaglio quali prassi di gestione dei rischi hanno caratterizzato le aziende che hanno sinora affrontato le difficoltà con più successo rispetto a quelle che ne hanno maggiormente sofferto. Vedi il rapporto “Observations on Risk Management Practices during the Recent Market Turbulence”, Senior Supervisors Group, 6 marzo 2008.

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Il processo di revisione prudenziale (secondo pilastro)

Nel corso del 2008 e 2009, il BCBS emanerà ulteriori linee guida collegate al secondo pilastro in varie aree, come di seguito descritto. Le singole giurisdizioni emaneranno altresì delle linee guida rafforzate su tali temi e valuteranno se gli intermediari finanziari da loro controllati apportano modifiche alle loro prassi di gestione dei rischi ed integrano la valutazione dei rischi nei complessivi processi decisionali e di controllo.

II.13 Le autorità di vigilanza rafforzeranno le linee guida relative alla gestione del complessivo rischio aziendale, incluso il rischio di concentrazione.

La crisi dei mercati ha messo in evidenza differenze significative tra le imprese relativamente alla loro capacità di identificare in modo efficace, aggregare e analizzare i rischi su base aziendale. In questo senso, di notevole importanza sono i tempi e la qualità dei flussi di informazione sia verso l’alta dirigenza sia verso le diverse unità organizzative dell’azienda. Quelle imprese che hanno condiviso efficacemente le informazioni hanno beneficiato della circostanza di essere state in grado di identificare e ridurre le esposizioni ai rischi già un anno prima del manifestarsi della crisi. Le autorità di vigilanza emaneranno linee guida nell’ambito del secondo pilastro per rafforzare la capacità di gestione del complessivo rischio aziendale.

Uno dei punti deboli evidenziati dalla crisi è stata la sovraesposizione dei partecipanti al mercato verso singoli comparti: l’esempio più eclatante è il mercato statunitense dei mutui subprime. Le autorità di vigilanza dovranno quindi rafforzare le disposizioni per la gestione del rischio di concentrazione a livello aziendale non solo nei confronti dei singoli soggetti, ma anche nei confronti di interi settori economici, aree geografiche, fattori economici di rischio, controparti e garanti finanziari. Tali linee guida dovranno tenere conto sia dell’esposizione diretta che indiretta, nonché di come potenzialmente le esposizioni in settori correlati possono portare ad una maggiore concentrazione del rischio nei momenti di tensione del mercato.

II.14 Le autorità di vigilanza rafforzeranno le linee guida sulle prove di stress relative alla gestione dei rischi e alla pianificazione delle esigenze di capitale.

Le prove di stress di molti istituti finanziari si sono rivelate inadeguate ad anticipare la varietà e la gravità degli effetti del recente andamento dei mercati. Tali prove non hanno ipotizzato scenari sufficientemente severi, o, quando lo hanno fatto, non hanno ricevuto particolare attenzione da parte dell’alta direzione. Tali prove di stress non integrano le esposizioni ai rischi delle diverse aree di business.

Basandosi sulle best practices del settore, il BCBS svilupperà linee guida nell’ambito del secondo pilastro per la valutazione delle prove di stress. Inoltre, il BCBS vigilerà sulle stesse autorità di vigilanza affinché queste, così come sancito da Basilea II, controllino che le banche utilizzino le prove di stress come metodologia per valutare la loro adeguatezza patrimoniale e le riserve di capitale nel corso del ciclo economico. Sulla base di queste analisi il Comitato valuterà la necessità di ulteriori linee guida in questo campo nell’ambito del secondo pilastro.

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II.15 Le linee guida delle autorità di vigilanza richiederanno alle banche una gestione adeguata delle esposizioni fuori bilancio. In particolare:

• le segnalazioni di vigilanza degli intermediari includano adeguatamente i rischi derivanti dalle esposizioni fuori bilancio;

• il sistema interno di gestione delle informazioni degli intermediari includa le esposizioni fuori bilancio, cosicché queste rientrino nella gestione del capitale interno e della liquidità degli intermediari stessi;

• le prove di stress da parte degli intermediari tengano conto delle esposizioni verso veicoli fuori bilancio e della probabilità che queste debbano essere assorbite nel bilancio dell’azienda sia per ragioni contrattuali che extra-contrattuali (ad esempio, per motivi reputazionali).

Attraverso l’implementazione di Basilea II e incorporando le modifiche sopra descritte, le autorità di vigilanza ridurranno notevolmente gli incentivi che hanno portato le banche a generare e mantenere sostanziali esposizioni fuori bilancio.

Molte banche non hanno adeguatamente misurato o compreso le loro esposizioni fuori bilancio, sia contrattuali che extracontrattuali, verso soggetti quali conduit e SIV. Le autorità di vigilanza dovranno esigere che tali informazioni siano presentate all’alta direzione degli intermediari finanziari in tempi brevi e in modo utile, e che gli stessi intermediari abbiano in essere procedure per gestire queste esposizioni ed ogni relativa concentrazione dei rischi.

In prospettiva, le autorità di vigilanza, attraverso il BCBS, adotteranno le misure necessarie ad attenuare eventuali arbitraggi regolamentari che finiscono per generare incentivi ad eliminare attività e passività dal bilancio, qualora si ritenga che essi derivino da Basilea II o dall’applicazione dei principi contabili.

II.16 Le autorità di vigilanza emaneranno linee guida per rafforzare la gestione dei rischi relativi all’attività di cartolarizzazione.

Le autorità di vigilanza emaneranno linee guida nell’ambito del secondo pilastro sulla gestione dei rischi relativi alla cartolarizzazione e altri aspetti del trasferimento del rischio di credito. Ciò rappresenterà un ulteriore incentivo per gli intermediari a condurre una propria analisi del rischio di credito e degli altri rischi rivenienti dai prodotti strutturati, come pure ad evitare un eccessivo affidamento sui giudizi delle agenzie di rating. Le linee guida riguarderanno anche la gestione del rischio di pipeline e degli altri rischi derivanti dalla strutturazione di CDO, dall’attività di warehousing e trading, nonchè dei rischi relativi alla partecipazione ai consorzi di collocamento di prestiti sindacati a elevata leva finanziaria.

II.17 Le autorità di vigilanza potenzieranno le attuali linee guida sulla gestione delle esposizioni verso controparti a elevata leva finanziaria.

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I recenti avvenimenti hanno dimostrato l’importanza di una corretta gestione delle esposizioni verso il rischio di controparte. Le attuali disposizioni nazionali di vigilanza sui rischi di controparte nelle esposizioni verso gli hedge fund devono essere estese alle esposizioni verso altre importanti controparti a elevata leva finanziaria, comprese altri intermediari e garanti finanziari. L’esposizione nei confronti di controparti che forniscono copertura o garanzia deve tener conto della potenziale correlazione tra il merito di credito delle controparti stesse e il rischio delle attività coperte, in particolare in condizioni di mercato difficili.

II.18 Le autorità di regolamentazione dovranno rafforzare i requisiti o le best practices previste per gli investitori istituzionali quando investono in prodotti strutturati

Laddove gli investitori istituzionali immettono sul mercato prodotti e servizi destinati a piccoli investitori o a clientela retail, o partecipano con altre modalità ai mercati, le autorità competenti richiedono tipicamente loro di avere un robusto sistema di controlli interni e prassi di gestione dei rischi tali da proteggere sia l’integrità finanziaria delle imprese che i patrimoni della clientela. Tuttavia, molti investitori istituzionali sembrano non aver avuto un’adeguata comprensione dei rischi correlati ai prodotti strutturati nei quali hanno investito. Le autorità di regolamentazione competenti dovranno rafforzare i requisiti o le linee guida in modo da indurre gli investitori istituzionali a svolgere un’adeguata due diligence prima di investire in prodotti strutturati, e gli altri investitori a maturare una propria valutazione dei rischi connessi con gli strumenti che compongono il loro portafoglio.

Il settore finanziario dovrà allineare i modelli di remunerazione con la redditività di lungo periodo dell’azienda. Le autorità di regolamentazione e quelle di vigilanza dovranno cooperare con gli operatori di mercato per attenuare i rischi derivanti da strutture di incentivazione inappropriate.

II.19 Le autorità di regolamentazione e quelle di vigilanza dovranno cooperare con i partecipanti al mercato per attenuare i rischi derivanti dalle politiche di remunerazione

Uno degli aspetti più singolari dei recenti avvenimenti è stato il sistema di incentivi economici elargiti al personale in settori nei quali le imprese hanno successivamente subito ingenti perdite quando i rischi si sono materializzati. Gli accordi di remunerazione hanno spesso incoraggiato l’assunzione di rischi sproporzionati senza un’adeguata considerazione dei rischi a lungo termine. Questo problema può essere attenuato se gli intermediari correlano strettamente nel loro modello di remunerazione gli incentivi alla

Le competenti autorità di regolamentazione dovranno rafforzare i requisiti previsti per gli investitori istituzionali quando investono in prodotti strutturati.

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redditività di lungo periodo dell’azienda. Inoltre, le autorità di regolamentazione e quelle di vigilanza coopereranno con i partecipanti al mercato per individuare i mezzi con i quali le politiche di gestione del rischio e i controlli possono attenuare i rischi associati a tali incentivi.

4. Infrastruttura operativa per i mercati dei derivati OTC

Gli operatori di mercato dovranno agire prontamente per assicurare che l’infrastruttura per il regolamento e gli assetti legali e operativi sottostanti i mercati dei derivati OTC siano solidi.

II.20 I partecipanti al mercato dovranno emendare la documentazione standard relativa alle transazioni in derivati di credito al fine di assicurare il regolamento in contanti delle obbligazioni derivanti da un credit event, in linea con i termini del protocollo in materia di regolamento in contanti che è stato sviluppato ma non ancora incorporato nella documentazione standard.

Benché il settore abbia sviluppato un “protocollo per il regolamento in contanti” che può ovviare alla necessità da parte degli acquirenti di protezione del credito di consegnare materialmente le obbligazioni del soggetto di riferimento in seguito ad un fenomeno di default o altro credit event, la documentazione standard di settore prescrive ancora la consegna materiale delle obbligazioni. Fino a quando questo protocollo non sarà incorporato nella documentazione standard di settore, permane il rischio di significative perturbazioni di mercato se uno o più grandi operatori, a fronte di un credit event, decide di non adottare il protocollo. Particolarmente preoccupante è l’impatto che tali scelte potrebbero avere sul mercato se più credit event dovessero verificarsi simultaneamente. È quindi necessario che gli operatori portino a compimento la verifica in breve tempo circa l’applicabilità del protocollo a livello internazionale, e quindi modifichino la documentazione standard.

Più in generale, gli operatori devono anche essere a conoscenza del fatto che i derivati di credito e i prodotti cartolarizzati (come le collateralised loan obligations) sono potenzialmente in grado di influenzare le dinamiche fallimentari, soprattutto nel caso di risoluzioni stragiudiziali.

II.21 I partecipanti al mercato dovranno automatizzare le novazioni (“trade novations”) e stabilire standard rigorosi relativi all’invio tempestivo e accurato dei dati riguardanti le transazioni e alla tempestività delle risoluzioni degli errori di “matching” per le transazioni in derivati OTC.

Durante la crisi, i picchi nello scambio di derivati hanno portato ad un notevole aumento nell’intero settore degli arretrati degli scambi non confermati. Nonostante i significativi progressi fatti dal settore nell’automazione dell’infrastruttura del mercato dei derivati

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OTC nel corso degli ultimi due anni, non è ancora stato raggiunto una solida configurazione, in cui i picchi nel volume degli scambi non comportino problemi operativi.

II.22 L’industria finanziaria dovrà sviluppare un piano di lungo periodo per una infrastruttura operativa affidabile a supporto del mercato dei derivati OTC.

Sebbene l’infrastruttura del mercato dei derivati OTC si sia rivelata relativamente adeguata anche durante la crisi, un’infrastruttura operativa integrata ne rafforzerebbe l’affidabilità e la robustezza. Una tale infrastruttura dovrà: (a) ricomprendere tutti gli eventi significativi per l’intero ciclo degli scambi; (b) fornire affidabilità operativa; (c) massimizzare l’efficienza ottenibile dall’automazione attraverso la promozione della standardizzazione e interoperabilità delle componenti delle infrastrutture; (d) rafforzare la capacità dei partecipanti di gestire il rischio di controparte attraverso accordi di compensazione e di garanzia, promuovendo la riconciliazione dei portafogli e l’accurata valutazione degli scambi; (e) riguardare tutte le principali classi di attività e tipi di prodotto, e (f), comprendere sia i dealer che gli investitori.

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III. Migliorare la trasparenza e la valutazione

Questo periodo di turbolenza e di carenza di liquidità ha sottolineato l’importanza, per la fiducia dei mercati, di un’informativa trasparente e di una valutazione attendibile circa i rischi associati ai prodotti di credito strutturato e i veicoli off-balance. I principi contabili definiscono il contesto di riferimento per i documenti contabili, i quali permettono di valutare le condizioni finanziarie e la performance degli intermediari. L’aderenza a questi principi è essenziale per il corretto funzionamento del sistema finanziario. Inoltre, la qualità dei documenti contabili è rafforzata dagli sforzi da parte degli operatori di mercato, dei revisori contabili e delle autorità di vigilanza, volti a migliorare l’attendibilità delle valutazioni e delle informative riguardanti i rischi. È necessario che le informative, le prassi contabili e i modelli valutativi siano efficaci ai fini di raggiungere una maggiore trasparenza, di rinsaldare la fiducia dei mercati e di promuoverne la disciplina.

Questo capitolo presenta le raccomandazioni per migliorare la trasparenza del mercato nelle seguenti aree:

• L’informativa sul rischio da parte degli operatori di mercato;

• Prassi contabili e standard informativi per i veicoli off-balance;

• La valutazione; e

• La trasparenza del processo di cartolarizzazione e dei mercati.

1. Diffusione di informazioni sui rischi da parte degli operatori di mercato

Gli intermediari finanziari rafforzeranno l’informativa sui rischi e le autorità di vigilanza miglioreranno i requisiti di informativa al mercato nell’ambito del terzo pilastro di Basilea II.

Durante le prime fasi della turbolenza, le informative al mercato da parte degli intermediari finanziari non hanno sempre chiarito i rischi associati alle esposizioni riportate in bilancio e fuori bilancio. Le comunicazioni al mercato circa l’esposizione ai rischi non sono state sufficientemente tempestive e utili per molti degli investitori e degli altri operatori. Intermediari finanziari e revisori contabili hanno lavorato congiuntamente per migliorare la trasparenza dei prodotti di credito strutturato e su altre esposizioni, a esempio con riferimento ai documenti di bilancio e alle altre informative relative al secondo semestre del 2007 e all’intero anno. La mancanza di un’adeguata e coerente

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informativa circa l’esposizione ai rischi e la loro valutazione continua tuttavia a indebolire la fiducia dei mercati.

Breve periodo

III.1 Il FSF incoraggia vivamente gli intermediari a diffondere le informazioni relative ai rischi mediante le prassi più avanzate che sono sintetizzate in questo documento a partire dalle prossime relazioni di bilancio semestrali sul 2008.

Gli intermediari finanziari devono prendere spunto dalle prassi più avanzate di diffusione dell’informativa al mercato (leading practices) affinché vi sia un’efficace comunicazione al mercato circa la loro esposizione ai rischi, i loro sistemi di gestione del rischio e le politiche contabili cruciali alla luce delle attuali condizioni di mercato. Un recente rapporto delle autorità di vigilanza esamina un campione di intermediari bancari e finanziari e riporta le informative quantitative e qualitative al mercato che rappresentano esempi di buone prassi osservate in questi periodi di turbolenza2,3. L’analisi si concentra sulla trasparenza informativa riguardo all’esposizione verso prodotti che il mercato valuta ad alto rischio o comunque giudicati più rischiosi rispetto al passato. Ciascuna delle comunicazioni al mercato emerse dal campione in esame è stata diffusa da almeno un intermediario; tuttavia solo poche istituzioni hanno fornito al mercato un insieme sufficientemente completo di informazioni.

Il processo volto a ristabilire la fiducia sui mercati potrebbe essere rafforzato se gli intermediari finanziari migliorassero, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, la comunicazione al mercato di informazioni significative e coerenti, riferite all’esposizione ai rischi, ai criteri di valutazione adottati, ai veicoli fuori bilancio e alle politiche collegate.

2 Il Senior Supervisors Group ha analizzato le informative relative al 2007 fornite al mercato da parte di un campione di grandi intermediari bancari e finanziari di livello internazionale nel suo rapporto “Leading Practice Disclosures for Selected Exposures” dell’aprile 2008. Le informative prese in esame sono quelle disponibili al pubblico alla data del 7 marzo 2008. 3 L’espressione “prassi più avanzate nella diffusione dell’informativa” (leading practices) intende fare riferimento alle prassi che comportano il maggiore contenuto informativo, sotto il profilo quantitativo e qualitativo (a esempio, informazioni che permettono agli agenti sul mercato di comprendere i dati divulgati e valutare correttamente il profilo di rischio-rendimento delle esposizioni in bilancio). Le informative vengono proposte in aggiunta, piuttosto che in sostituzione, alle informative richieste dal terzo pilastro di Basilea II. Con il termine “informativa” si intendono non solo i dati presentati nei prospetti informativi pubblici, ma anche le informazioni diffuse nelle conferenze stampa sui risultati di bilancio e nelle presentazioni di supporto pubblicate nei siti internet degli intermediari finanziari. Infatti, in alcuni casi questa tipologia di materiale supplementare può contenere informazioni più aggiornate e più specifiche sull’esposizione ai rischi.

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In occasione della redazione dei documenti di bilancio relativi al primo semestre del 2008, l’FSF incoraggia vivamente gli intermediari a divulgare efficaci informative al mercato utilizzando, per tutte le esposizione rilevanti, le prassi più avanzate di diffusione dell’informativa. Alcune tipologie di informative al mercato potrebbero non essere necessarie per le istituzioni che non hanno un’esposizione significativa nelle attività in questione.

Prassi più avanzate di diffusione dell’informativa per alcune tipologie di esposizioni

La tavola in calce riporta le prassi più avanzate di diffusione dell’informativa descritte e illustrate nel citato rapporto, e ulteriormente elaborate in appendice B. In aggiunta alle informazioni riportate nella tavola, molti intermediari hanno preliminarmente fornito al mercato i seguenti dati per ciascuna delle categorie elencate nella tabella:

• L’esposizione totale, comprensiva delle attività in bilancio e fuori bilancio (incluse le eventuali linee di credito erogate o impegnate)

• L’esposizione al lordo e al netto delle coperture • L’esposizione al lordo e al netto delle svalutazioni.

Ulteriori informazioni specifiche sono state fornite attraverso diverse combinazioni delle informative presentate nella tavola.

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SPE (Special Purpose Entities)

• Dimensione dell’SPE rispetto alla esposizione complessiva dell’intermediario

• Attività detenute dall’SPE • Ragioni dell’eventuale consolidamento • Tipologia dell’esposizione (sponsor,

offerente di garanzie creditizie o di liquidità)

• Tipologia delle attività poste a garanzia • Distribuzione delle attività poste a

garanzia per aree geografiche • Scadenza media delle attività poste a

garanzia • Rating delle attività poste a garanzia

Altre esposizioni verso subprime e Alt-A

• Prestiti, RMBS, derivati, altro • Informazioni sul merito di credito (ad

esempio, rating, rapporti loan-to-value, indicatori di performance)

• Distribuzione dell’esposizione verso mutui subprime per anno di erogazione

• Reattività della valutazione a cambiamenti nelle ipotesi di base e negli input

CDO (Collateralised Debt Obligations)

• Dimensione dell’esposizione in CDO rispetto alla esposizione complessiva dell’intermediario

• Informazioni sui CDO – tipologia, tranche, rating, etc.

• Distribuzione delle attività poste a garanzia, disaggregate per tipologia

• Distribuzione dell’esposizione verso mutui subprime per anno di erogazione

• Coperture, comprese le esposizioni verso monoline insurers e altre controparti

• Merito di credito delle controparti di copertura

• Svalutazioni relative al merito di credito di specifiche controparti

• Reattività della valutazione a cambiamenti nelle ipotesi di base e negli input

CMBS (Commercial Mortgage-Backed Securities)

• Distribuzione delle attività poste a garanzia per settore industriale

• Distribuzione delle attività poste a garanzia per aree geografiche

• Variazione dell’esposizione rispetto al periodo precedente comprese le vendite e le svalutazioni

Leveraged Finance • Esposizioni funded e impegni unfunded • Variazione dell’esposizione rispetto al

periodo precedente (o ai periodi precedenti) comprese le vendite e le svalutazioni

• Distribuzione delle attività poste a garanzia per settore industriale

• Distribuzione delle attività poste a garanzia per aree geografiche

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Medio periodo

Le informative esaminate sono state pensate per rispondere alle specifiche richieste del mercato in questo periodo di turbolenza. Per raggiungere un risultato simile nel medio periodo, le informative sul rischio divulgate in futuro dovranno essere ispirate ad analoghi principi, anche se le future condizioni di mercato potrebbero rendere necessarie informative addizionali su tematiche specifiche. Ciò richiederà agli intermediari di mantenere degli appropriati sistemi interni di controllo del rischio complessivo, così da poter fornire informative rilevanti e tempestive sul rischio.

III.2 In futuro gli investitori, i rappresentanti dell’industria finanziaria e i revisori contabili dovranno cooperare per fornire un’informativa completa sui rischi più rilevanti presenti in quel momento. A questo fine:

o Gli investitori, i rappresentanti dell’industria e i revisori contabili dovranno sviluppare i principi guida per l’individuazione delle più utili informative sui rischi.

o Gli investitori, i rappresentanti dell’industria e i revisori contabili dovranno incontrarsi semestralmente, per discutere i rischi rilevanti a cui è esposto il sistema finanziario e per identificare le tipologie di informative al mercato rilevanti e utili per gli investitori date le condizioni del mercato.

Le iniziative proposte dovrebbero essere valutate dalle autorità di vigilanza e dagli standard setter, attraverso un processo di consultazione. Se le soluzioni proposte dovessero risultare inadeguate, si renderebbe necessario un approccio più prescrittivo da parte delle autorità di vigilanza sui mercati, di quelle bancarie e degli standard setter contabili.

III.3 Il Comitato di Basilea pubblicherà entro il 2009 ulteriori linee guida per rafforzare i requisiti di informativa al mercato nel terzo pilastro di Basilea II. Queste riguarderanno:

o le esposizioni derivanti da operazioni di cartolarizzazione, in particolare le esposizioni detenute nel portafoglio di trading e riferite a processi di ri-cartolarizzazione;

o la sponsorizzazione di veicoli fuori bilancio, al fine di fornire al mercato una maggiore conoscenza degli obblighi contrattuali ed extra-contrattuali derivanti da tali esposizioni;

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o le linee di credito accordate ai conduit ABCP, al fine di garantire che l’informativa al mercato sia altrettanto chiara quanto quella per le esposizioni in bilancio; e

o le valutazioni, comprese le relative metodologie e incertezze.

Il miglioramento dell’informativa al mercato in questi ambiti potrebbe contribuire a evitare il ripresentarsi delle incertezze sulla solidità delle banche in caso di un futuro episodio di turbolenza sui mercati.

Le linee guida in esame saranno formulate sulla base dell’esperienza maturata nel recente periodo di turbolenza e comprenderanno sia le prassi di informativa raccomandate per il breve periodo, sia un preliminare accertamento dell’attuazione di Basilea II. L’informativa al mercato richiesta dal terzo pilastro sarà disponibile in molti paesi a partire dal 2009.

2. Standard contabili e informativi per i veicoli fuori bilancio

III.4 Lo IASB dovrà migliorare prontamente gli standard contabili e informativi dei veicoli fuori bilancio e cooperare con gli altri organismi che fissano standard internazionali al fine di favorire la convergenza.

La creazione e la successiva emersione di significative esposizioni fuori bilancio ha messo in evidenza la necessità di chiarezza circa il trattamento dei veicoli off-balance e i rischi che implicano per la stabilità degli intermediari finanziari. La presenza di veicoli off-balance ha fatto pensare che il rischio non risiedesse negli arranger e ha portato il mercato a sottostimare l’esposizione al rischio degli intermediari. L’esposizione al rischio e le potenziali perdite associate con i veicoli off-balance dovrebbero essere chiaramente presentati nelle informative al mercato. Le prassi contabili che riguardano questi veicoli dovrebbero essere rafforzate e le recenti esperienze dovrebbero essere messe a frutto per accelerare il processo di convergenza internazionale di questi standard contabili. In base agli standard contabili, le poste fuori bilancio vengono incluse nei documenti contabili nei casi di cancellazione (a esempio, quando poste attive sono rimosse dallo stato patrimoniale attraverso una cartolarizzazione) e di consolidamento (di una SPE, a esempio). Gli standard definiti dallo IASB e dal FASB (Financial Accounting Standards Board) statunitense differiscono rispetto a entrambe le casistiche, nonché sui requisiti informativi circa i veicoli off-balance. Lo IASB e il FASB stanno lavorando a un progetto di convergenza dei loro standard su questi temi; questo sforzo dovrebbe essere accelerato in modo da poter arrivare a un approccio coerente e di alta qualità. Dato l’urgente bisogno di un miglioramento degli standard, coerentemente con le loro procedure interne, lo IASB e il FASB dovranno passare direttamente alla redazione di una bozza di testo sulla questione delle esposizioni fuori bilancio, piuttosto che procedere alla discussione di documenti di consultazione. Gli standard dovrebbero prescrivere che i rischi e le perdite potenziali associate alle esposizioni fuori bilancio siano chiaramente identificati e presentati nelle informative al mercato. In questo processo, lo IASB e il FASB dovranno consultare investitori, autorità di vigilanza e altre parti terze interessate (stakeholders) e

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ponderare tanto gli aspetti problematici emersi nella recente fase di turbolenza dei mercati quanto i progressi già conseguiti nei documenti contabili e nelle altre informative relativi al 2007.

3. Valutazione

Le carenze potenziali nelle prassi di valutazione e di informativa, insieme alle difficoltà associate con la valutazione al fair value nei casi in cui i mercati cessino di funzionare regolarmente, sono divenute evidenti nella fase di turbolenza. Gli intermediari finanziari, i revisori, gli standard setter contabili e le autorità di vigilanza devono affrontare urgentemente queste problematiche.

In genere, i prodotti di credito strutturati sono detenuti (a) tra gli strumenti finanziari la cui valutazione al fair value si riflette sul conto economico o (b) tra le attività disponibili per la vendita (available for sale, AFS). Gli strumenti finanziari la cui valutazione al fair value si riflette sul conto economico sono quelli detenuti per la negoziazione, così come qualunque altro strumento finanziario che il management ha deciso di valutare al fair value (cosiddetta ‘fair value option’). Per effetto del processo di valutazione al mercato di questi strumenti, le variazioni del loro fair value si riflettono direttamente sul conto economico degli intermediari nel momento in cui esse avvengono. Le variazioni di fair value delle attività finanziarie classificate come AFS si riflettono direttamente sul patrimonio netto, senza influenzare il conto economico fino a quando le attività finanziarie sono vendute, momento in cui la variazione cumulata di fair value viene registrata in conto economico come perdita o guadagno4. A meno che non siano detenuti per la vendita, invece, i prestiti sono generalmente valutati al costo ammortizzato utilizzando il metodo del tasso di interesse effettivo, al netto di un “accantonamento” a fronte del loro deterioramento. I prestiti detenuti a fini di negoziazione possono essere classificati nei portafogli di trading o AFS ovvero, negli Stati Uniti, nel portafoglio detenuto per la vendita (al minore tra il costo e il fair value).

Nella fase di turbolenza la liquidità di mercato per alcuni prodotti finanziari si è rarefatta, a seguito di un’assenza della domanda; in mancanza di un ammontare significativo di negoziazioni, inoltre, l’inferenza sui prezzi basata sulle quotazioni osservabili sul mercato

4 Quando la diminuzione del fair value di un’attività finanziaria AFS si è riflessa direttamente sul

patrimonio netto ed esiste chiara evidenza del fatto che l’attività sia deteriorata, la perdita cumulata va rimossa dal patrimonio netto e registrata in conto economico a diminuzione dell’utile.

Gli organismi che fissano gli standard internazionali dovranno rafforzare le prassi contabili, l’informativa e le linee guida per l’audit ai fini della valutazione di bilancio. I processi di valutazione adottati dagli intermediari e le relative linee guida dovranno essere rafforzate.

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è divenuta molto più difficile, richiedendo l’impiego di tecniche di valutazione alternative.

Sui mercati primari e secondari di altri prodotti la liquidità non si è rarefatta ma si è ridotta in misura significativa, perfino nei casi in cui non vi era evidenza diretta di un deterioramento della qualità delle attività. Era divenuto chiaro che per comprare le attività gli operatori di mercato stavano richiedendo un premio di liquidità risultato spesso più ampio, generalizzato e persistente rispetto ai precedenti periodi di stress. Questo cambiamento nella natura e nella persistenza dei premi di liquidità ha reso più difficile il processo di valutazione. Nel momento in cui la liquidità si è ridotta per una molteplicità di strumenti finanziari, le loro valutazioni sono crollate, impattando in misura rilevante sul capitale e sui profitti di molti intermediari.

Gli approcci alla valutazione tendono a basarsi sui prezzi disponibili sui mercati attivi, quando essi sono rilevabili per strumenti identici o simili. Quando i mercati non sono attivi, gli intermediari stimano i valori utilizzando tecniche di valutazione alternative, come un modello (che può utilizzare una molteplicità di approcci di natura tecnica). L’utilizzo di queste tecniche ha reso evidente come molti metodi di valutazione, che includono non solo il fair value ma anche l’accrual accounting, determinano un inevitabile grado di incertezza intorno alle stime puntuali delle valutazioni. Trovare modalità per rendere evidente questa incertezza è importante al fine di non dare al management e agli operatori di mercato una falsa impressione di certezza, inducendo in loro un senso di sicurezza ugualmente falso. Tecniche prudenti di valutazione dei prodotti finanziari possono contribuire a far sì che la complessità dei rischi e le sue implicazioni sulle valutazioni, sul capitale e sui profitti siano comprese, gestite e rese evidenti.

III.5 Lo IASB rafforzerà gli standard contabili al fine di ottenere una migliore informativa sulle metodologie e ridurre le incertezze relative alle valutazioni.

Lo IASB esaminerà i principi e i requisiti di informativa per la valutazione degli strumenti finanziari al fine di identificare aree di miglioramento alla luce delle lezioni tratte nella fase di turbolenza dei mercati. L’iniziativa sarà volta a valutare l’informativa relativa ai bilanci 2007 e terrà conto dei giudizi degli investitori, degli intermediari, delle autorità di vigilanza e di regolamentazione sulla qualità delle prassi di informativa relative alla valutazione.

III.6 Lo IASB migliorerà le linee guida per la valutazione degli strumenti finanziari quando i mercati non sono attivi. A tal fine esso istituirà un panel di esperti nel 2008.

Lo IASB ha avviato un progetto volto a migliorare le sue linee guida in tema di misurazione del fair value. Nella fase di turbolenza per molti strumenti finanziari i

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mercati non sono risultati attivi e si sono sperimentate difficoltà nella loro valutazione. Lo IASB formerà un gruppo di consulenti esperti allo scopo di (i) rivedere le migliori prassi nell’area delle tecniche di valutazione e (ii) elaborare linee guida prudenti in tema di modalità di valutazione degli strumenti finanziari e di relativa informativa nel caso in cui i mercati non siano più attivi. Il gruppo sarà composto da esperti in grado di rappresentare le categorie sia di coloro che predispongono i bilanci sia di quelli che li utilizzano, così come da autorità di regolamentazione e di vigilanza e da revisori. Il gruppo avrà ampie competenze in tema di modellistica dei rischi, valutazione e revisione contabile.

III.7 Gli intermediari finanziari dovranno stabilire processi rigorosi di valutazione ed effettuare una informativa al mercato dettagliata e solida. A tal fine essi dovranno:

o stabilire processi accurati e tempestivi per applicare un giudizio qualificato indipendente e una rigorosa disciplina alle modalità con cui valutano gli strumenti complessi o illiquidi detenuti (evitando di fare eccessivo affidamento sui rating e sui servizi di consensus pricing);

o mantenere prassi prudenti di governance e di controllo nei processi di valutazione, soprattutto quando prassi e controlli hanno a che fare con input dei modelli difficilmente osservabili, validazione dei modelli e verifica dei prezzi, nonchè con i relativi programmi di controllo interno; e

o migliorare la qualità della loro informativa sulle valutazioni, sulle metodologie di valutazione, sui processi di verifica dei prezzi e sull’incertezza che circonda le valutazioni.

L’analisi delle prassi di valutazione svolta dalle autorità di vigilanza ha sottolineato l’importanza di applicare prassi di valutazioni indipendenti e rigorose in maniera coerente nelle diverse unità organizzative dell’intermediario. Presso gli intermediari che hanno operato meglio alla fine del 2007 il management aveva stabilito, prima che la turbolenza si manifestasse, rigorosi processi interni, basati su giudizi e controlli indipendenti, per la valutazione dei titoli complessi o potenzialmente illiquidi detenuti in portafoglio. Quando questi intermediari hanno preso decisioni in tema di valutazioni, essi hanno cercato di utilizzare tali decisioni in maniera coerente nelle diverse unità organizzative, come, ad esempio, con riferimento alle proprie posizioni e a quelle delle proprie controparti. Nel momento in cui la turbolenza si è manifestata, questi intermediari hanno proceduto, più di altri, a testare le loro stime valutative, vendendo piccole quote di attività rilevanti al fine di osservarne il prezzo, ovvero cogliendo altri segnali, come le controversie sul valore delle garanzie, per misurare l’accuratezza delle valutazioni di attività identiche o similari.

Gli intermediari che hanno dovuto affrontare situazioni più difficili alla fine del 2007, invece, non avevano generalmente stabilito o utilizzato in maniera rigorosa processi

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interni di verifica delle valutazioni. Essi hanno continuato a valutare le tranche super senior dei CDO nell’intorno della parità, nonostante l’evidenza di un deterioramento nella performance degli RMBS sottostanti e la riduzione della liquidità di mercato. Il management non ha esercitato un controllo sufficiente sul processo di valutazione; gli intermediari non detenevano, in genere, adeguati modelli interni di valutazione e, talvolta, per determinare il valore delle loro esposizioni facevano eccessivo affidamento sulle opinioni esterne circa il rischio di credito formulate dalle agenzie di rating o dai provider di quotazioni di mercato. Inoltre, quando si trattava di misurare come il valore delle loro esposizioni si sarebbe mosso in futuro, gli intermediari hanno spesso continuato a basarsi su stime delle correlazioni tra attività che riflettevano condizioni di mercato più favorevoli di quelle prevalenti.

Gli intermediari dovrebbero far sì che i propri processi di valutazione siano governati da prassi di controllo prudenti e che i sistemi di controllo interni producano informazioni tempestive utili al senior management e per una proficua informativa al mercato.

Gli intermediari e i revisori hanno collaborato al fine di migliorare gli approcci alla valutazione e la relativa informativa con riferimento ai documenti contabili di fine anno. Ma sono necessari ulteriori sforzi per accrescere la fiducia nell’adeguatezza delle metodologie di valutazione e nelle relative stime di perdita, per sottolineare chiaramente le incertezze associate con le valutazioni e per rendere più significativi i confronti tra i diversi intermediari.

III.8 Nel 2008 il Comitato di Basilea emanerà per la consultazione linee guida al fine di migliorare la capacità della vigilanza di esaminare i processi di valutazione adottati dalle banche e di rafforzare le relative metodologie.

Queste linee guida5 saranno applicate a tutte le posizioni valutate al fair value, indipendentemente dal fatto che esse siano contabilizzate dalle banche secondo le indicazioni relative al portafoglio di negoziazione, alle attività AFS o alla fair value option, e si riferiranno a sistemi prudenti di governo societario e di controllo, alla qualità degli approcci alla misurazione utilizzati dalle banche e all’appropriato utilizzo di un ampio insieme di informazioni per il miglioramento dell’affidabilità delle valutazioni. Nel seguire queste linee guida, le banche:

o rafforzeranno la loro capacità di produrre valutazioni plausibili durante periodi di stress;

5 Nell’elaborare queste linee guida per le autorità di vigilanza, il Comitato di Basilea rafforzerà le linee

guida dell’industria con riferimento a processi di valutazione rigorosi, nonché alle relative procedure di governo societario e di controllo. Nell’ambito delle linee guida, il Comitato incoraggerà fortemente le banche ad adottare le 17 best practices indicate nel rapporto “Enhancing Public Confidence in Financial Reporting” redatto nel dicembre del 2003 dal Gruppo dei 30.

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o terranno conto della qualità degli input (compresi i servizi di consensus pricing) e dei modelli, nonché delle condizioni di liquidità ai fini del giudizio sull’incertezza intorno alle valutazioni;

o realizzeranno sistemi e procedure in grado di garantire trasparenza all’interno e verso l’esterno.

III.9 L’International Auditing and Assurance Standards Board (IAASB), i principali standard setter nazionali in materia di revisione contabile e le competenti autorità di regolamentazione dovranno valutare le indicazioni emerse nel corso della turbolenza e, ove necessario, migliorare le linee guida per la certificazione delle valutazioni dei prodotti finanziari complessi o illiquidi e per la relativa informativa.

Valutazioni e informative che siano state certificate esternamente sono in grado di rafforzare la fiducia del mercato. Lo IAASB ha avviato un progetto sulle problematiche relative al fair value. Le sei maggiori società di revisione contabile dovrebbero condividere con lo IAASB gli approcci che esse hanno adottato relativamente alle questioni di revisione e redazione dei documenti di bilancio sollevate dalle attuali condizioni di mercato, approcci che potrebbero essere utilizzati per rafforzare le linee guida sul processo di revisione. Lo IAASB, gli standard setter nazionali in materia di revisione contabile e le competenti autorità di regolamentazione potrebbero trarre beneficio dalla considerazione di questi approcci e raccomandazioni nel momento in cui devono decidere se e come meglio aggiornare le loro linee guida sul processo di revisione alla luce delle lezioni tratte nella fase di turbolenza.

4. Trasparenza nelle cartolarizzazioni e nei mercati

Le autorità di regolamentazione dei mercati mobiliari coopereranno con gli operatori di mercato per accrescere l’informativa sui prodotti derivanti dalle cartolarizzazioni e sulle attività sottostanti.

Alla luce degli avvenimenti recenti, le prassi di mercato relative all’informativa iniziale e su base continuativa sui prodotti strutturati, nei mercati sia pubblici che privati, dovranno migliorare. A tal fine le autorità di controllo sui mercati collaboreranno con gli operatori di mercato. Lo IOSCO valuterà i progressi realizzati entro la fine del 2008.

Gli orginators, gli arrangers, i collocatori, gli investitori e le agenzie di rating hanno un forte incentivo a collaborare per una migliore trasparenza, iniziale e su base continuativa, del processo di cartolarizzazione e dei relativi mercati. In quest’ambito sono state avviate una serie di iniziative che le autorità stanno seguendo da vicino.

III.10 Gli originators, gli arrangers, i distributors, i gestori e le agenzie di rating dovranno rafforzare la trasparenza in ciascuno stadio della catena del processo di

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cartolarizzazione, anche migliorando e standardizzando l’informativa iniziale e in via continuativa riguardante l’insieme di attività sottostanti i prodotti di credito strutturati.

Gli intermediari che sponsorizzano o offrono garanzie creditizie o di liquidità a programmi ABCP dovrebbero rendere nota, all’inizio e periodicamente, la distribuzione delle attività poste a garanzia dei programmi per tipologia, settore industriale e rating, nonché la performance delle attività sottostanti.

L’American Securitization Forum (ASF) e lo European Securitisation Forum (ESF) stanno sviluppando schemi standardizzati per l’informativa agli investitori sui conduit ABCP, così come l’ASF ha già fatto per i conduit ABCP multi-seller. La Japan Securities Dealers Association (JSDA), in collaborazione con gli originators, gli arrangers, gli investitori e l’autorità di regolamentazione, sta lavorando per stabilire regole per i collocatori e definire uno schema standardizzato di informativa sui prodotti cartolarizzati. Anche le agenzie di rating hanno avanzato proposte per migliorare l’informativa da esse offerta. Il lavoro in quest’ambito da parte dell’FSF, della JSDA, dell’ASF e delle agenzie di rating è apprezzato.

III.11 Gli originators e gli emittenti di prodotti derivanti da cartolarizzazioni dovranno essere trasparenti sugli standard di sottoscrizione per le attività sottostanti. Dovranno inoltre rendere disponibili agli investitori e alle agenzie di rating i risultati della loro due diligence.

I problemi nel mercato statunitense dei subprime hanno reso evidenti serie carenze degli arrangers nell’attività di due diligence sui prodotti cartolarizzati relativamente alla qualità delle attività sottostanti. Nei casi in cui gli arranger hanno svolto la due diligence, inoltre, non sempre hanno reso noti i risultati della stessa. Gli arrangers dovrebbero svolgere una rigorosa due diligence e rendere noti agli investitori e alle agenzie di rating i risultati ottenuti.

III.12 Gli investitori e i gestori di portafoglio dovranno ottenere dagli sponsor e dai sottoscrittori di prodotti di credito strutturati migliori informazioni sulle caratteristiche di rischio dei crediti, comprese le informazioni iniziali e in via continuativa relative all’insieme delle attività sottostanti.

Assicurare che gli arrangers offrano l’informazione necessaria agli investitori per svolgere la propria due diligence e per la gestione dei rischi non è compito dei soli arrangers. Gli stessi investitori hanno la responsabilità di indicare chiaramente e richiedere l’informazione di cui hanno bisogno.

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III.13 Le autorità di regolamentazione dei mercati mobiliari coopereranno con gli operatori di mercato per analizzare la possibilità di approntare un sistema completo per la trasparenza delle operazioni di post-trading per i prezzi e i volumi scambiati nei mercati secondari dei prodotti di credito.

L’informazione post-trade sui prezzi e sui volumi nel mercato secondario è cruciale per rafforzare le prassi di valutazione dei prodotti di credito e come informazione supplementare sull’entità del trasferimento del rischio. A partire dal 2008, le autorità di regolamentazione collaboreranno con gli operatori di mercato per valutare l’opportunità di stabilire un sistema di diffusione dell’informazione post-trade.

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IV. Cambiamenti nel ruolo e nell’utilizzo dei rating Le agenzie di rating hanno un ruolo importante nella valutazione e nella diffusione delle informazioni sui prodotti strutturati e molti investitori hanno fatto elevato affidamento sui rating da esse attribuiti. Valutazioni insufficienti da parte delle agenzie di rating hanno contribuito a creare i presupposti e al manifestarsi dei recenti avvenimenti. In particolare, le agenzie hanno assegnato rating elevati a complessi prodotti strutturati subprime basati su serie storiche inadeguate e in alcuni casi su modelli imperfetti. Quando gli investitori se ne sono resi conto hanno perso fiducia nei rating di tutti gli strumenti cartolarizzati.

Le agenzie di rating hanno pertanto intrapreso, sia individualmente sia collettivamente, una serie di azioni a livello di governance interna e di pratiche operative volte a aumentare la qualità delle valutazioni, rendere più efficiente il processo di valutazione, gestire i conflitti di interesse e rendere più esaurienti le informazioni fornite sulle metodologie di rating utilizzate e il significato e i limiti degli stessi rating. Tali iniziative, seppur accolte con favore, non sono sufficienti.

In questo capitolo vengono presentate raccomandazioni relative a:

• Qualità del processo di valutazione;

• Differenziazione dei rating e più ampie informazioni sui prodotti strutturati;

• Valutazione da parte delle agenzie di rating dei dati qualitativi sottostanti;

• L’utilizzo dei rating da parte di investitori e autorità di controllo

1. Qualità del processo di rating

Le agenzie di rating dovranno migliorare la qualità dei processi di rating e gestire i conflitti di interesse nei rating dei prodotti strutturati.

Un importante fattore che ha scatenato le attuali turbolenze è stato il repentino calo di fiducia nei rating dei prodotti strutturati. Dopo aver assegnato, tra il 2004 e il 2007, rating elevati agli RMBS e ai CDO garantiti da mutui residenziali subprime, contribuendo in tal modo all’eccezionale crescita dei prestiti subprime, dal secondo semestre del 2007 le agenzie di rating hanno annunciato una serie elevata di repentini abbassamenti di molti notches del rating di tali strumenti. Ciò ha sollevato dubbi sulla qualità dei rating nei confronti dei prodotti strutturati.

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Una questione che è stata oggetto di considerazione è se l’errata valutazione dei prodotti strutturati da parte delle agenzie di rating possa essere stata causata da un sensibile conflitto di interesse nella valutazione di questi prodotti rispetto ad altri. Le agenzie di rating che valutano la grande maggioranza di tali strumenti fanno innanzitutto affidamento su di un modello issuer-pays e i profitti di tale attività di valutazione hanno rappresentato negli ultimi anni per le agenzie di rating un flusso di reddito in rapida crescita. In molti casi, le agenzie di rating percepiscono un compenso solo se viene emessa una valutazione, sebbene talvolta ciò accada anche in caso contrario. Il modello issuer-pays prevede un premio per le agenzie di rating che sono in grado di dimostrare che le proprie operazioni e decisioni di rating sono effettuate nel rispetto dei più elevati standard di obiettività e che i conflitti di interesse sono stati efficacemente affrontati.

Mentre il modello issuer-pays viene applicato a tutti i prodotti oggetto di valutazione da parte delle agenzie di rating, incluse le obbligazioni societarie, i conflitti di interesse tradizionali possono risultare più gravi per i rating della finanza strutturata. Dato che i prodotti strutturati sono elaborati in modo da trarre vantaggio dalle diverse preferenze di rischio degli investitori, essi sono tipicamente strutturati in modo che ogni tranche si aggiudichi un rating particolare. La possibilità che si verifichino conflitti di interesse aumenta nella misura in cui le agenzie di rating discutono delle implicazioni di rating di particolari strutture con gli emittenti. I conflitti sono poi esacerbati quando le agenzie di rating vendono servizi di consulenza a soggetti che hanno acquistato i rating.

La grave sottovalutazione da parte delle agenzie di rating dei rischi di credito degli strumenti garantiti dai mutui subprime è stata causata in parte da imperfezioni nelle loro metodologie di valutazione. Un problema riguardava la limitatezza delle serie storiche disponibili sui prestiti legati ai subprime, che ha aumentato il rischio di modello nel processo di rating. In particolare, i dati storici sull’andamento dei mutui subprime statunitensi erano per la maggior parte limitati a un contesto economico favorevole, caratterizzato dall’aumento dei prezzi delle abitazioni. La mancanza di serie storiche sufficientemente lunghe o di analisi di scenario, che valutassero adeguatamente come particolari pool di attività avrebbero reagito a ipotetici contesti economici, ha portato a errori nei rating. In particolare, le agenzie hanno sottostimato le correlazioni tra i default che si sarebbero verificate in caso di una forte caduta del mercato.

Inoltre, le agenzie di rating non hanno tenuto conto del sostanziale indebolimento dei criteri di sottoscrizione dei prodotti di taluni originators.

Le agenzie di rating stanno rafforzando la governance interna per far fronte ai conflitti di interesse e migliorare i processi e le metodologie di rating dei prodotti strutturati. Le azioni intraprese a questo scopo includono la separazione sul piano operativo e giuridico delle attività di rating dalle attività di altro tipo; l’indipendenza del compenso attribuito ai dirigenti addetti ai rating dai risultati della propria unità operativa; l’aumento dei controlli sul processo di assegnazione del rating; il rafforzamento dei controlli interni delle

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metodologie di rating. Nel frattempo, le stesse metodologie di rating sono state rapidamente riesaminate alla luce degli eventi di mercato.

Tali azioni sono state valutate positivamente. Sarà necessario intraprenderne di ulteriori al fine di migliorare ulteriormente la governance interna, la trasparenza delle metodologie di valutazione e assicurare il rispetto dei rilevanti Codici di Condotta. Si tratta di passi importanti che le agenzie di rating dovranno compiere per riguadagnare la fiducia del mercato.

Riveste particolare interesse il fatto che attualmente molte agenzie di rating non pubblicano una performance dei propri rating che sia verificabile e facilmente comparabile. La comparabilità dei risultati dei rating avrebbe il benefico effetto di stimolare la concorrenza, permettendo ai clienti di valutare più adeguatamente l’accuratezza delle valutazioni effettuate in passato. Le agenzie dovrebbero rendere noti in modo più sistematico i rating assegnati e migliorare il confronto delle loro performance.

IV.1 Entro la metà del 2008 lo IOSCO riesaminerà il suo codice di condotta (Code of Conduct Fundamentals for Credit Rating Agencies) al fine di:

o Migliorare la qualità del processo di rating, inclusi i modelli, le metodologie e le

informazioni utilizzati per i rating (es. istituendo una funzione autonoma da parte delle agenzie di rating che effettui revisioni periodiche);

o Risolvere i conflitti di interesse, incluse le problematiche riguardanti la remunerazione degli analisti e la separazione tra attività di consulenza e di rating;

o Fornire agli investitori informazioni aggiuntive sulle metodologie e sui criteri utilizzati nell’assegnazione dei rating, su come le agenzie di rating fanno fronte all’insufficienza dei dati; sulle informazioni relative alle performance storiche dei rating.

IV.2 Le agenzie di rating dovranno modificare rapidamente i propri codici di condotta per applicare i Code of Conduct Fundamentals rivisti dallo IOSCO. Le autorità controlleranno, a livello individuale e collettivo, l’implementazione di tali principi da parte delle agenzie di rating al fine di assicurare che queste ultime li traducano in azioni concrete.

Negli ultimi anni, la forte espansione della domanda di servizi di rating per i prodotti strutturati, assieme alla crescente complessità di tali prodotti, ha messo sotto pressione le risorse delle agenzie di rating. Risorse adeguate sono necessarie non solo nel processo iniziale di valutazione ma anche nella fase successiva di controllo dei rating.

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IV.3 Le agenzie di rating devono dimostrare di essere in grado di preservare la qualità dei servizi offerti a fronte alla rapida espansione delle proprie attività e di allocare risorse adeguate sia per il rating iniziale sia per la sua revisione su base regolare.

2. Rating differenziati e informativa aggiuntiva sui prodotti strutturati

Le agenzie di rating dovranno differenziare i rating utilizzati per i prodotti strutturati da quelli delle obbligazioni e accrescere l’informazione iniziale e continuativa riguardo alle caratteristiche di rischio dei prodotti strutturati.

IV.4 Le agenzie di rating dovranno differenziare chiaramente, o con una scala di rating differente o con simboli aggiuntivi, i rating utilizzati per i prodotti strutturati da quelli delle obbligazioni delle imprese, previa una appropriata notifica e un adeguato commento.

Molti investitori hanno considerato le valutazioni espresse dalle agenzie di rating sui prodotti strutturati alla stregua di un marchio di approvazione e non hanno approfondito le proprie conoscenze al riguardo. Ma i rating della finanza strutturata differiscono da quelli attribuiti alle obbligazioni societarie in quanto essi si basano su un modello e, in misura maggiore, su ipotesi; sono il risultato di un processo di valutazione “inverso” nel quale a una struttura viene fatto corrispondere il rating desiderato; fanno spesso affidamento su informazioni riservate circa le attività sottostanti e, in talune circostanze, sono soggetti ad una volatilità dei rating significativamente maggiore.

Dato che la tecnica di pooling diversifica il rischio idiosincratico di ogni singola attività, in media il rendimento del pool delle attività sottostanti tende ad essere significativamente meno volatile e più prevedibile in circostanze normali rispetto alle singole attività. Ma al manifestarsi di un evento che interessa l’intera economia e che ha riflessi comuni sul merito creditizio di molte attività, la correlazione tra i default nel pool di attività finisce per eliminare buona parte del beneficio della diversificazione. Ciò comporta un effetto “cliff” per i rating dei prodotti strutturati: mentre quelli dei prodotti strutturati sono più stabili rispetto a quelli delle obbligazioni societarie quando la situazione economica e finanziaria globale è tranquilla, in condizioni economiche difficili essi sono esposti a un più elevato rischio di una consistente revisione al ribasso rispetto alle obbligazioni societarie.

Nonostante tali differenze, le agenzie di rating attualmente applicano le stesse categorie di rating sia ai prodotti strutturati sia alle obbligazioni societarie. Molti investitori non

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hanno compreso o valutato appieno le differenze nelle caratteristiche di rischio tra questi prodotti. È necessario fornire ulteriori chiare informazioni sulle diverse caratteristiche di rischio dei prodotti strutturati.

Una scala separata di valori o l’utilizzo di simboli specifici per i prodotti strutturati segnalerebbero agli investitori che, in condizioni di stress, il rating di tali prodotti ha differenti caratteristiche di rischio. Una simbologia specifica, inoltre, darebbe consapevolezza agli investitori sul fatto che il rating dei prodotti strutturati si basa su informazioni e metodologie diverse da quelle utilizzate per le obbligazioni societarie. I passi intrapresi dalle agenzie di rating per apportare miglioramenti in questo campo sono valutati positivamente. Tuttavia, al tempo stesso, l’introduzione di una nuova e specifica simbologia di rating può anche richiedere modifiche fondamentali nelle linee guida sugli investimenti finanziari e nella regolamentazione che fa riferimento ai rating. L’introduzione di una diversa simbologia di rating dovrebbe pertanto essere soggetta a una valutazione delle implicazioni per i mercati e per la regolamentazione.

IV.5 Le agenzie di rating dovranno accrescere l’informazione iniziale e continuativa riguardo alle caratteristiche di rischio dei prodotti strutturati, tra cui:

o Informazioni aggiuntive iniziali e in essere sulla stabilità del rating;

o Le ipotesi sottostanti al rating di un prodotto strutturato e la sensitività del rating a variazioni di tali ipotesi;

o Informazioni sulle perdite e sull’analisi dei flussi di cassa (cash-flow analysis) dei prodotti strutturati;

o Informazioni sui limiti delle analisi dei rating a causa di dati insufficienti o modelli non verificati inclusa la variabilità del rating;

o Rapporti standardizzati sull’andamento iniziale e in essere, soprattutto per i prodotti ri-cartolarizzati.

I rating degli strumenti strutturati garantiti da mutui facevano affidamento sulle ipotesi delle agenzie di rating sull’andamento futuro dei prezzi degli immobili e sulle condizioni economiche globali. Come già accennato, il pooling delle attività riduce il rischio idiosincratico ma aumenta le esposizioni ai fattori di rischio sistematico. Per tale ragione, le ipotesi delle agenzie di rating e le analisi di scenario e di altri fattori sistemici costituiscono una parte importante dell’informativa necessaria agli investitori per l’utilizzo appropriato dei rating. Gli investitori dovrebbero pertanto poter accedere alle ipotesi e agli scenari sottostanti al rating dei prodotti finanziari strutturati. In passato, tali ipotesi e scenari e la sensitività dei rating a modifiche delle ipotesi non sono state fornite agli investitori in modo sufficientemente chiaro.

Quando i rating riguardano un tipo di prodotto finanziario con serie storiche limitate o modelli non testati le agenzie di rating dovrebbero rendere manifesti, in sede appropriata,

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i limiti dei rating e i rischi ulteriori associati alla valutazione di tali prodotti. Le agenzie di rating dovrebbero inoltre informare gli investitori circa le ipotesi sottostanti ai rating in maniera chiara e su base periodica. Esse dovrebbero documentare la sensitività dei rating sulla finanza strutturata a possibili variazioni delle ipotesi di base.

3. Valutazione delle agenzie di rating sulla qualità delle informazioni

Le agenzie di rating dovranno migliorare la valutazione della qualità dei dati utilizzati e la due diligence svolta sulle attività sottostanti da parte degli originators, degli arrangers e degli emittenti coinvolti nei prodotti strutturati.

IV.6 Le agenzie di rating dovranno esaminare la qualità dei dati iniziali e la due diligence da parte degli originators, degli arrangers e degli emittenti. A tal fine le agenzie di rating dovranno:

o Richiedere ai sottoscrittori di fornire indicazioni circa il livello e il grado della due diligence che essi hanno effettuato sulle attività sottostanti;

o Adottare misure per assicurare che l’informazione che utilizzano sia di qualità sufficiente per sostenere un rating credibile;

o Stabilire una funzione indipendente di valutazione della fattibilità di offrire rating su prodotti diversi da quelli valutati correntemente;

o Astenersi dal rilasciare un rating qualora la complessità o la struttura dei nuovi prodotti o la mancanza di dati affidabili riguardo alle attività sottostanti pongano dubbi sulla possibilità che le agenzie determinino un rating di credito affidabile;

o Rendere noti le analisi qualitative effettuate sugli standard di sottoscrizione degli originators;

o Tener conto delle informazioni sulla quota delle attività sottostanti detenute dagli originators al momento dell’assegnazione dei rating ai prodotti strutturati.

Una causa della cattiva performance dei mutui subprime di recente erogati è stata l’allentamento degli standard creditizi dei prestiti, che ha favorito la mancata verifica delle informazioni finanziarie sui prenditori. Una quota significativa di inadempienze nelle prime rate dei mutui subprime rivelava chiari segni di frode nella pratica istruttoria dei mutui. La due diligence sulla qualità dei dati sottostanti e su quella delle operazioni effettuate dagli originators, dagli emittenti o dai servicers avrebbe potuto identificare questi problemi ed è importante per la valutazione del merito creditizio.

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Nel valutare i prodotti strutturati, le agenzie di rating in linea generale non confermano la validità dei dati sottostanti loro forniti, tanto meno controllano l’andamento dei differenti soggetti coinvolti nel processo di cartolarizzazione. Le agenzie di rating fanno affidamento sugli originators, sugli emittenti e sugli arrangers per verificare e convalidare le informazioni prima di passarle ad altri, incluse le stesse agenzie di rating. Tuttavia, i recenti avvenimenti hanno messo in luce il fatto che i rating dei prodotti strutturati sono stati spesso basati su informazioni non corrette.

La qualità dei dati sottostanti ha un notevole impatto sull’accuratezza dei rating. Mentre gli originators, gli arrangers e gli emittenti di prodotti di finanza strutturata sono responsabili per la diffusione di informazioni adeguate e tempestive sulle attività sottostanti ai prodotti strutturati, le agenzie di rating dovrebbero esaminare la qualità dei dati di ingresso e valutare e rendere noti l’intensità e l’ampiezza della prassi di due diligence da parte degli originators, degli arranger e degli emittenti. Un miglioramento nelle prassi di due diligence e nelle procedure di controllo delle agenzie di rating, unitamente a maggiori informazioni al riguardo, contribuirà a rafforzare la struttura del modello OTD. Le agenzie di rating dovrebbero fornire informazioni sul trattenimento da parte degli originators e degli arrangers di parti di tranche dei prodotti strutturati e tenerne conto al momento del processo di rating.

4. Uso dei rating da parte degli investitori e delle autorità di regolamentazione

Gli investitori dovranno riconsiderare la loro eccessiva fiducia nei rating. Le associazioni degli investitori dovranno valutare lo sviluppo di prassi di due diligence e di analisi del rischio di credito per gli investimenti nei prodotti strutturati.

IV.7 Gli investitori dovranno riconsiderare il modo con cui usano il rating nelle loro linee di investimento, nei mandati, nella gestione dei rischi e nelle politiche di valutazione. I rating non dovrebbero sostituirsi a un’adeguata analisi e gestione dei rischi da parte degli investitori. Gli investitori dovrebbero condurre analisi dei rischi commensurate alla complessità dei prodotti strutturati e alla dimensione dei propri attivi o trattenersi dal fare investimenti.

Mentre i rating hanno l’utile funzione di limitare, controllare e informare circa i rischi di credito assunti dagli investitori e dai gestori, essi chiaramente non coprono tutta la vasta gamma di rischi che gli investitori si trovano ad affrontare. I rating costituiscono una

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valutazione del merito di credito ma non una valutazione del livello del rischio di liquidità, di mercato o della volatilità del rating. Tuttavia, alcuni investitori istituzionali hanno fatto eccessivo affidamento sui rating nella determinazione delle proprie linee guida e scelte di investimento, in taluni casi utilizzando totalmente i rating in luogo della valutazione indipendente del rischio e delle prassi di due diligence. Alcuni investitori hanno inoltre fatto esclusivo affidamento sui rating a fini di valutazione dei prodotti strutturati.

L’eccessivo affidamento sui rating è stato particolarmente rilevante nel caso dei prodotti strutturati. Un fattore importante è che l’analisi delle attività sottostanti e il rischio di correlazione è piuttosto complessa e gli investitori in prodotti con rating elevati e bassi premi al rischio mancano dell’esperienza o sono tentati di evitare i costi di un’analisi autonoma. Altri fattori includono l’assenza di un attivo mercato secondario per tali prodotti, la mancanza di serie storiche sufficienti circa il loro andamento e la mancanza di un metodo di valutazione universalmente condiviso.

Tutti questi fattori hanno contribuito a creare una situazione in cui molti investitori hanno fatto grande affidamento sui rating nel valutare il rischio che correvano nel detenere prodotti strutturati. Conseguentemente, nel momento in cui la qualità dei rating delle agenzie è stata posta in discussione, alcuni investitori sono rimasti privi di qualunque forma di valutazione del rischio di tali prodotti, il che ha contribuito ad aumentare l’illiquidità sul mercato.

Come già accennato, le agenzie di rating dovrebbero migliorare la qualità dei propri processi di valutazione e ampliare le informazioni fornite sulle caratteristiche di rischio dei prodotti finanziari. Una maggiore trasparenza da parte delle agenzie di rating è utile solamente se gli investitori ne fanno un utilizzo appropriato per quanto riguarda l’applicazione della due diligence e la gestione del rischio. Gli investitori dovranno riconsiderare il modo con cui usano il rating nelle loro linee di investimento, nei mandati, nella gestione del rischio e nelle politiche di valutazione.

Le autorità di regolamentazione dovranno valutare il ruolo assegnato ai rating nella regolamentazione e nella vigilanza.

IV.8 Le autorità dovranno verificare che il ruolo che esse hanno assegnato ai rating nella regolamentazione e nella vigilanza sia coerente con l’obiettivo che gli investitori facciano una valutazione indipendente dei rischi, realizzino la propria due diligence e non si affidino in modo acritico ai rating in sostituzione di una valutazione indipendente.

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Le valutazioni delle agenzie di rating sono prese in considerazione nei vari quadri regolamentari e di vigilanza, a livello internazionale e nazionale. Tale riconoscimento ufficiale dei rating nelle politiche regolamentari e/o di vigilanza può aver avuto un ruolo nell’incoraggiare gli investitori a fare un affidamento eccessivo sui rating, scoraggiando alcuni investitori a prestare dovuta attenzione all’effettivo significato dei rating.

È importante assicurare che l’utilizzo dei rating da parte delle autorità non contribuisca alla mancanza di concorrenza nell’industria delle agenzie di rating. Gli emittenti preferiscono ottenere - e gli investitori utilizzare – la valutazione delle agenzie di rating utilizzate anche dalle autorità. Il riconoscimento a livello regolamentare tiene a sua volta conto dell’ampiezza dell’utilizzo delle agenzie di rating nel mercato. Tali forze possono fungere potenzialmente da ostacolo all’ingresso di nuovi partecipanti. Per evitare tale eventualità, i regolatori e le altre autorità devono tenere sotto controllo i propri processi. In effetti, requisiti regolamentari secondo cui le agenzie, i cui rating saranno utilizzati ai sensi dei relativi regolamenti, devono dare conto con chiarezza dei processi e dell’andamento dei rating, possono aiutare a promuovere la concorrenza.

I prodotti strutturati hanno differenti proprietà di stabilità del rating rispetto alle obbligazioni societarie. Tuttavia, le politiche e la regolamentazione delle autorità che fanno riferimento ai rating non operano sempre una distinzione tra rating della finanza strutturata e quelli delle obbligazioni societarie. Se i legami tra bassi tassi di insolvenza, bassa volatilità e alta liquidità non sono necessità logiche, alcune regolamentazioni assumono implicitamente che i titoli con rating elevati siano liquidi e presentino una minore volatilità di prezzo.

Il Joint Forum condurrà una analisi dell’utilizzo dei rating da parte delle autorità che ne sono parte nei settori bancario, finanziario e assicurativo. Le autorità esamineranno se i propri regolamenti e/o le proprie politiche di vigilanza possano involontariamente assegnare ai rating un’approvazione ufficiale che scoraggi ulteriormente gli investitori ad effettuare la propria due diligence. Le autorità sono consapevoli che i rating svolgono un ruolo importante nell’ambito degli investimenti finanziari e della gestione dei rischi a essi associati. Le implicazioni transitorie di qualunque modifica nella normativa regolamentare e di vigilanza dovranno essere attentamente considerate.

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V. Rafforzare la risposta al rischio da parte delle autorità

Alcune delle debolezze che sono venute alla luce erano note o previste dalle autorità di vigilanza prima che la turbolenza si manifestasse. Molto lavoro era in corso a livello internazionale. Se fosse stato realizzato tale lavoro avrebbe attenuato la dimensione dei problemi che si sono manifestati. Tuttavia, i tempi per raggiungere accordi a livello internazionale e per implementare gli stessi sono stati in alcuni casi troppo lenti, in relazione alla rapidità dell’innovazione finanziaria. Anche laddove si erano raggiunti accordi circa le linee guida da impartire agli intermediari, non sempre le autorità di regolamentazione e di supervisione hanno verificato che esse venissero attuate nella pratica. Anche laddove le autorità hanno espresso preoccupazioni circa i rischi per il mercato o per singoli intermediari, non sempre sono riuscite a cambiarne il comportamento. Le autorità devono intensificare gli sforzi di coordinamento per dare una scala di priorità nella valutazione del rischio e nello sviluppo di politiche internazionali. Devono altresì accrescere l’efficacia della comunicazione con i mercati.

Questo capitolo contiene raccomandazioni su come:

• Trasformare in azione l’analisi sui rischi; • Migliorare lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità; e • Miglioramento della policy degli organismi internazionali

1. Trasformare in azione l’analisi dei rischi

Le autorità di supervisione, di regolamentazione e le banche centrali – individualmente e collettivamente – prenderanno misure aggiuntive per tradurre in modo più efficace la loro analisi dei rischi in azioni volte ad attenuare i rischi stessi.

V.1 Le autorità di vigilanza dovranno verificare di possedere i requisiti, le risorse e le capacità per vigilare sui rischi associati all’innovazione finanziaria e assicurare che gli intermediari da essi vigilati abbiano la capacità di comprendere e gestire i rischi

L’accresciuta complessità dei prodotti finanziari e dei mercati pone grosse sfide all’abilità degli operatori, delle autorità di vigilanza e di regolamentazione di mantenere il passo con l’evoluzione dei rischi per i mercati e le istituzioni. Le autorità di vigilanza e

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regolamentazione devono verificare che le funzioni di gestione dei rischi e di controllo degli intermediari finanziari siano al passo con i cambiamenti negli strumenti, nei mercati e nei modelli di business, e che gli intermediari non si impegnino in attività senza avere controlli adeguati. Le abilità dei risk manager e delle autorità di supervisione debbono continuamente essere aggiornate al fine di mantenersi in linea con gli sviluppi del mercato.

V.2 Le autorità di supervisione e di regolamentazione dovranno comunicare formalmente e in modo tempestivo al consiglio di amministrazione e all’alta direzione le loro preoccupazioni circa le esposizioni ai rischi e la qualità della gestione degli stessi e la necessità per gli intermediari di intraprendere un’azione correttiva.

Laddove le autorità di vigilanza identifichino situazioni che destano preoccupazioni circa l’esposizione ai rischi degli intermediari finanziari e la qualità del risk management degli stessi, solo sollevando le preoccupazioni in modo tempestivo e indirizzandole direttamente al consiglio di amministrazione e al senior management, piuttosto che solo ai responsabili della funzione di risk management o di compliance, possono assicurarsi che essi risponderanno tempestivamente, coinvolgendo l’intera organizzazione. Alcune autorità in alcune giurisdizioni già adottano tale pratica e altri dovrebbero seguire l’esempio.

V.3 A livello internazionale il FSF rafforzerà le proprie analisi e raccomandazioni sui rischi, sia direttamente sia attraverso l’azione dei suoi membri, intraprendendo e seguendo azioni volte a indagare i rischi e attenuarne gli effetti.

Negli anni che hanno portato alle turbolenze sui mercati, molte autorità, includendo quelle di supervisione, di regolamentazione e le banche centrali, hanno sollevato preoccupazioni riguardo a debolezze che ora sono divenute più evidenti (per esempio, a proposito della mancanza di un effettivo trasferimento del rischio di credito, delle difficoltà di valutazione di strumenti complessi, della scarsa robustezza delle prassi di risk management concernenti la liquidità nei suoi duplici aspetti, di funding e di mercato). Malgrado ciò, hanno avuto solo un successo limitato nel focalizzare l’azione degli operatori di mercato su questi temi e sulla necessità di intraprendere iniziative per affrontarli.

V.4 Il FSF creerà un meccanismo di regolare interazione a livello senior con il settore privato, includendo sia gli investitori sia le agenzie di rating, per suggerire azioni che possano attenuare le debolezze e i rischi identificati.

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Un più avanzato dialogo di questo tipo tra autorità all’interno dell’FSF e l’industria finanziaria consentirebbe agli operatori di mercato di proporre all’FSF temi relativi alle debolezze di mercato e ad altre importanti tematiche di regolamentazione che necessitano di attenzione, e a come meglio stimolare l’azione del settore privato per affrontarle.

2. Migliorare lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità

Lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità nello sviluppo di prassi appropriate saranno migliorati a livello nazionale e internazionale.

Deve continuare a essere migliorato lo scambio di informazioni e la cooperazione tra autorità di supervisione per quanto concerne le tematiche transfrontaliere (cross border). In anni recenti vi è stato molto lavoro tra autorità di supervisione in queste aree. Alcuni degli esempi più concreti e formali di questo tipo di lavoro riguardano iniziative regionali, come per esempio nell’Unione Europea. Dovrebbe continuare e intensificarsi ulteriormente il lavoro per migliorare la cooperazione internazionale. Alcuni esempi sono riportati di seguito.

V.5 L’utilizzo dei collegi di supervisione a livello internazionale dovrà essere potenziato in modo che, entro la fine del 2008, esista un collegio per ciascuno dei maggiori intermediari a livello globale.

La comunicazione transfrontaliera tra autorità di supervisione delle varie unità di ciascun grande intermediario finanziario globale ha funzionato bene nel periodo che ha preceduto le turbolenze e durante le stesse. Tuttavia, la ramificazione globale delle turbolenze, l’ulteriore prova che è stata data circa l’importanza di prassi di risk management che coinvolgano l’azienda nel suo complesso, e più specificamente le difficoltà nel gestire la liquidità cross border hanno ulteriormente enfatizzato l’importanza di una sistematica cooperazione transfrontaliera tra autorità.

Le autorità di supervisione dovranno muovere dagli esempi costituiti dai collegi dei supervisori, sia nel contesto di Basilea II sia negli accordi regionali del tipo di quelli sviluppati nella UE, per creare collegi internazionali dei più importanti supervisori per ciascuno dei più grandi intermediari finanziari globali entro la fine del 2008. L’obiettivo dei collegi sarà quello di accrescere la cooperazione sulle tematiche di vigilanza di attualità. L’ideazione e la composizione di ciascun collegio dovrà essere creata su misura rispetto all’intermediario che esso vigila in modo da assicurare che il collegio possa operare in maniera efficace e flessibile. I collegi dovranno riunirsi per la prima volta

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entro il dicembre 2008 al fine di scambiare informazioni e giudizi e, ove appropriato, per cooperare nell’attività di supervisione.

V.6 Entro il 2009 le autorità di vigilanza coinvolte in questi collegi dovranno condurre un esercizio per valutare le migliori prassi.

Il formato più appropriato per ciascun collegio di supervisori e le sue priorità circa i temi da affrontare varierà in accordo con l’organizzazione e le attività dei singoli intermediari. Allo stesso tempo, sarebbe utile distillare lezioni comuni sulle buone prassi nel gestire i collegi. Le autorità di supervisione dovrebbero perciò intraprendere un esercizio, entro il 2009, per ricavare le lezioni dalle esperienze dei collegi fino a quel momento.

V.7 Per aumentare la velocità di risposta delle autorità di vigilanza agli sviluppi che hanno un effetto comune su un numero elevato di intermediari, lo scambio di informazioni e la cooperazione nello sviluppo di linee guida dovranno essere migliorati a livello nazionale e internazionale.

Le autorità di vigilanza, sia a livello nazionale che internazionale, dovranno cercare ulteriori opportunità per confrontare le prassi di risk management tra imprese e trarre lezioni e sviluppare benchmark per migliorare quelle prassi. Il recente studio del Senior Supervisors Group sulle prassi di risk management dei principali intermediari finanziari durante le turbolenze di mercato fornisce un esempio del modo in cui i supervisori possono organizzarsi in maniera flessibile per affrontare tempestivamente le tematiche che hanno un effetto comune tra più istituzioni e trarre lezioni comuni.

V.8 Le autorità di vigilanza e le banche centrali dovranno migliorare la cooperazione e lo scambio di informazioni, includendovi la valutazione dei rischi per la stabilità finanziaria. Lo scambio di informazioni dovrà essere rapido durante i periodi di tensione nel mercato.

Una caratteristica importante delle attuali turbolenze di mercato è stata l’interazione tra preoccupazioni circa lo stato di salute di specifici intermediari finanziari con le tensioni nel funzionamento dei mercati, includendo i problemi nei mercati monetari. La comunicazione e la cooperazione tra autorità di vigilanza e banche centrali ha funzionato ragionevolmente bene, anche a livello transfrontaliero. Ciò nonostante l’episodio ha ricordato che tali accordi devono essere rivisti di continuo, per assicurare che rimangano efficaci sia in tempi normali sia durante periodi di stress, e che evolvano per rispondere a requisiti che cambiano al cambiare del mercato stesso.

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La supervisione di singole istituzioni dovrà essere integrata con le informazioni derivanti dai risultati delle valutazioni delle banche centrali sulla stabilità del sistema finanziario nel suo complesso, e di converso il giudizio della banca centrale dovrà essere integrato dalle informazioni sulle valutazioni delle singole istituzioni da parte dell’autorità di vigilanza.

V.9 Al fine di facilitare l’attenuazione delle tensioni di liquidità di mercato da parte della banca centrale, le grandi banche dovranno condividere i loro contingency plans di liquidità con le banche centrali competenti.

È di particolare importanza in momenti di turbolenze di mercato che l’informazione sia rapidamente disponibile alle autorità rilevanti. Ciò comporta sia accordi per una rapida condivisione di informazioni una volta che siano emerse tensioni, sia la condivisione in anticipo di informazioni che potrebbero essere rilevanti. Un esempio di ciò è la necessità per le grandi banche di condividere i propri piani di emergenza per la liquidità non solo con le autorità di supervisione ma anche con le relative banche centrali. La condivisione di tali informazioni consentirà alle banche centrali di basare i propri interventi sul mercato monetario in funzione di una migliore comprensione delle implicazioni per i fabbisogni di liquidità delle banche delle tensioni sul mercato.

3. Miglioramenti della policy degli organismi internazionali

Gli organismi internazionali miglioreranno la rapidità, la definizione delle priorità e il coordinamento nella formulazione delle linee di policy.

V.10 I comitati internazionali di regolamentazione, supervisione e di banca centrale rafforzeranno l’individuazione delle priorità; in caso di problemi di difficile risoluzione stabiliranno meccanismi per portare i problemi a un livello decisionale superiore. A questo riguardo, stabiliranno una tempistica per le azioni richieste e un piano di azione per affrontare le tematiche più difficili o che hanno subito il maggiore ritardo.

La velocità dell’innovazione e la crescente globalizzazione pongono sfide alle autorità per rispondere in maniera rapida e coordinata a livello internazionale. Le turbolenze hanno coinvolto un numero di strumenti e di mercati che è cresciuto molto rapidamente in volume e in complessità in anni recenti e che ha avuto effetti sistemici oltre i confini nazionali e settoriali.

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I comitati internazionali di regolamentazione, vigilanza e di banca centrale devono rimanere flessibili e reattivi nell’individuazione delle priorità, e pronti a trovare soluzioni rapide a problemi che si sono mostrati difficili da risolvere attraverso i loro canali tradizionali. Come parte della loro risposta alle attuali turbolenze, questi comitati hanno dimostrato la loro volontà di accelerare i loro programmi di lavoro ove ve ne fosse stato bisogno. I membri di questi comitati devono assicurarsi che i propri senior manager siano sensibilizzati fin dall’inizio sui problemi di potenziale importanza sistemica che potrebbero a tempo dovuto richiedere una soluzione al livello senior.

V.11 Le autorità di vigilanza nazionali, come parte della loro regolare attività di supervisione, effettueranno nuovi passi per verificare l’applicazione delle linee guida emanate dai comitati internazionali.

Gli standard e le linee guida dei comitati internazionali avranno successo nel mitigare i rischi solo se gli intermediari li applicheranno. Le autorità di vigilanza nazionali monitoreranno più da vicino l’implementazione delle linee guida da parte degli intermediari, d’accordo con i propri mandati statutari. L’opportunità per i supervisori di mettere in pratica ciò sarà fornita fin da subito dal seguito delle linee guida sulla liquidità del comitato di Basilea, recentemente rafforzate e di prossima emanazione.

V.12 Il FSF incoraggerà analisi strategiche congiunte da parte dei comitati preposti alla definizione degli standard internazionali al fine di assicurare che le linee di policy siano coordinate e incentrate sulle priorità.

Gli standard internazionali giocano un ruolo importante nel creare un sistema finanziario resiliente, integrato e basato su condizioni concorrenziali uniformi (level playing field). Mentre il sistema si integra e si basa maggiormente su regole di mercato, le interdipendenze tra le aree di fissazione degli standard aumentano. Per facilitare il coordinamento delle linee di policy e il proprio focus sulle priorità, il FSF incoraggerà revisioni strategiche congiunte tra i vari organismi che definiscono gli standard, cercando in tal modo di assicurare che siano colmate le lacune e che non vi siano duplicazioni. Nel fare ciò l’FSF sarà attivamente coadiuvato dalla BRI.

V.13 Il FSF e il FMI intensificheranno la loro cooperazione sulla stabilità finanziaria in modo che ciascuno complementi il ruolo dell’altro. A tale riguardo il FMI riporterà i risultati della propria azione di monitoraggio sui rischi di stabilità finanziaria negli incontri del FSF e per converso cercherà di incorporare le conclusioni rilevanti del FSF nel proprio lavoro di sorveglianza bilaterale e multilaterale.

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L’FSF e il FMI hanno cooperato in maniera stretta nel campo della stabilità finanziaria sin da quando venne creato il FSF. Il FMI, nel suo ruolo di membro del FSF, partecipa pienamente alle attività del FSF. Il Chairman del FSF riporta regolarmente all’International Monetary and Financial Committee dell’IMF. L’FSF e l’IMF hanno lavorato assieme a numerosi progetti, in particolare in relazione alla valutazione congiunta IMF/World Bank della conformità dei paesi ai 12 standard e codici che l’FSF ha ritenuto avessero priorità di realizzazione.

La natura globale delle recenti turbolenze ha enfatizzato il bisogno di cooperazione transfrontaliera tra autorità e, a questo proposito, il FMI invierà all’FSF una nota che descrive la sua valutazione dei maggiori rischi per la stabilità finanziaria globale prima di ciascun incontro semestrale dell’FSF. Ciò si andrà ad aggiungere all’analisi dei rischi già esistente all’interno dell’FSF. Il FMI a sua volta trarrà spunto dagli incontri dell’FSF al fine di identificare i temi su cui concentrarsi nel proprio lavoro di sorveglianza bilaterale e multilaterale.

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VI. Meccanismi robusti per far fronte a situazioni di tensione nel mercato finanziario

Gli assetti operativi delle banche centrali dovranno consentire di immettere liquidità in modo efficace quando i mercati e le istituzioni sono sotto stress. Le prolungate tensioni nei mercati interbancari, che si sono protratte con intensità variabile a partire dall’agosto del 2007, hanno fornito un rigoroso test degli assetti operativi, e le banche centrali hanno risposto in vari modi, anche apportando innovazioni agli strumenti utilizzati. Nel dicembre del 2007 e dal marzo del 2008 in poi esse sono riuscite ad allentare le pressioni esistenti sul mercato con il ricorso ad azioni coordinate.

Le banche centrali, attraverso il CGFS, stanno analizzando le indicazioni da trarre da queste recenti esperienze per: a) i rispettivi assetti operativi, con riferimento anche alla capacità di immettere liquidità in misura consistente e in modo flessibile in contesti di tensione, b) la comunicazione con i mercati, c) gli interventi che potrebbero essere auspicabili da parte delle banche centrali per far fronte ai fabbisogni di liquidità in presenza di mercati finanziari globalizzati. Questo capitolo trae le lezioni preliminari di questo esame, attualmente in corso.

I problemi di liquidità e di solvibilità riscontrati in varie banche e imprese di investimento in diversi paesi e la natura globale dei problemi del mercato hanno messo in rilievo l’importanza di saldi accordi cross border per poter far fronte ai casi di debolezza delle banche. Allo stato attuale, tra i problemi che hanno interessato i singoli intermediari nessuno ha richiesto un intervento delle autorità coordinato a livello internazionale, ma è prudente assicurare che vi siano solidi accordi di coordinamento. Ove appropriato, le autorità devono rafforzare gli accordi (quadri giuridici, schemi di garanzia dei depositi, ecc.) al fine di intervenire nei casi di banche in difficoltà, sia in ambito nazionale che transfrontaliero.

Questo capitolo espone delle raccomandazioni nei seguenti ambiti:

• Operazioni di banca centrale; e

• Strumenti per far fronte a casi di banche in difficoltà.

1. Operazioni di banca centrale

L’assetto operativo delle banche centrali deve essere sufficientemente flessibile in termini di frequenza e scadenza delle operazioni, strumenti disponibili e gamma di controparti e di strumenti a garanzia per far fronte a situazioni eccezionali.

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Nel complesso, le risposte delle banche centrali alla crisi di liquidità causata dalla turbolenza nei mercati finanziari sono state ragionevolmente efficaci nell’alleviare le tensioni nel mercato interbancario. Tali risposte non potevano né erano state ideate per far fronte alle cause di fondo dei problemi, che rientrano in un ambito ben più vasto di quello delle operazioni di immissione di base monetaria (reserve-providing) delle banche centrali. Ciononostante, l’esperienza offre alcune lezioni che potrebbero in alcuni casi condurre a una revisione degli obiettivi operativi e degli strumenti di policy delle banche centrali.

VI.1 Per far fronte all’accresciuta ed incerta domanda di riserve bancarie, l’assetto operativo di politica monetaria dovrebbe essere in grado di fornire rapidamente e in modo flessibile una quantità considerevole di liquidità senza correre il rischio di condurre i tassi overnight al di sotto dell’obiettivo di policy per lunghi periodi di tempo.

Nelle fasi iniziali di turbolenza, le fluttuazioni dei tassi d’interesse dei mercati overnight intorno ai livelli obiettivo delle banche centrali si sono ampliate nelle principali aree valutarie. Nel corso delle successive settimane, le banche centrali hanno migliorato il controllo sul mercato dei tassi obiettivo, rivedendo i propri assetti operativi o mutando le modalità delle loro azioni nell’ambito di questi.

Gli eventi hanno chiaramente dimostrato che, nel corso dei periodi di turbolenza dei mercati finanziari, la domanda di riserve presso la banca centrale può aumentare velocemente e in misura significativa. C’è inoltre la possibilità che le banche centrali debbano valutare l’erogazione di consistenti volumi di liquidità al fine di allentare un malfunzionamento del mercato o di offrire operazioni di supporto per uno specifico intermediario. Fatta eccezione per il caso in cui l’accresciuta domanda di riserve sia persistente, la banca centrale vorrà probabilmente in un secondo momento condurre operazioni di segno opposto al fine di evitare che l’eccesso di riserve alimenti una pressione verso il basso sul tasso d’interesse overnight.

Le banche centrali dovranno pertanto essere in grado di aggiustare i propri portafogli in maniera considerevole mantenendo nel contempo il controllo sul livello aggregato delle riserve. Gli attuali assetti operativi mostrano che questo è possibile con una varietà di metodi. Per esempio, le banche centrali possono: a) mantenere uno stock sufficientemente ampio di operazioni pronti contro termine a breve che può poi essere ridotto; b) detenere un rilevante quantitativo di attività, che possono essere scambiate con liquidità cash, utilizzate come garanzia in operazioni pronti contro termine o vendute direttamente; c) avere la possibilità di contrarre prestiti sul mercato.

VI.2 Gli assetti operativi dovranno contemplare la possibilità di condurre frequenti operazioni a fronte di un ampio insieme di strumenti a garanzia e su un’ampia gamma di scadenze e controparti. Ciò dovrebbe dimostrarsi specialmente utile nell’affrontare situazioni straordinarie.

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Molti intermediari avevano piani di emergenza (contingency plan) di liquidità basati sull’aspettativa che la liquidità di mercato e la disponibilità di fondi a fronte di garanzie non venissero meno. In realtà, si è osservata una situazione di forte illiquidità nell’arco di diversi mesi in molti mercati secured. Ove necessario, l’ampliamento da parte delle banche centrali dell’insieme degli strumenti a garanzia ha consentito agli operatori di mercato di mobilizzare strumenti i cui mercati di riferimento avevano fronteggiato gravi malfunzionamenti. Alcune banche centrali hanno esteso la scadenza delle loro operazioni o posto maggiore enfasi sulle operazioni a termine. Queste azioni hanno rafforzato l’efficacia degli interventi della banca centrale messi in atto al fine di fronteggiare la turbolenza sui mercati finanziari.

Le strutture operative devono essere sufficientemente flessibili, in situazioni di tensione, in modo da consentire alle banche centrali di mettere in atto aggiustamenti volti a incrementare la frequenza delle operazioni e a consentire l’ampliamento della gamma di strumenti e delle controparti. Le banche centrali stanno rivedendo, ove appropriato, l’adeguatezza delle loro strutture, tenendo conto delle esperienze di altre banche centrali.

VI.3 Per far fronte alle situazioni di stress le banche centrali dovranno stabilire meccanismi per fare fronte a esigenze di funding frizionale che siano meno soggetti a stigma.

Le operazioni attivabili su iniziativa delle controparti sono uno strumento ampiamente adottato dalle banche centrali per fornire liquidità. Ciò garantisce una forma di assicurazione a fronte di esigenze di liquidità di funding frizionale che emergono nei sistemi di pagamento e nei mercati monetari overnight. Alcune banche centrali hanno comunque rilevato che l’utilità di questo strumento è venuta meno a causa dalla resistenza delle banche a utilizzarlo. In particolare, a causa dello stigma, in alcune occasioni l’uso delle operazioni attivabili su iniziativa delle controparti è stato limitato, perfino nei giorni in cui i tassi interbancari hanno raggiunto livelli superiori a quelli prevalenti sulle standing facility stesse.

Lo stigma può talvolta esser presente in condizioni normali ma aumenta in caso di tensioni. Mentre è inevitabilmente associato ai prestiti correlati a operazioni di supporto, esso può estendersi all’attività di prestito per esigenze puramente frizionali. Se non si preserva l’anonimato - o se il senior management della banca e le autorità di regolamentazione non hanno una piena dimestichezza con il ruolo delle standing facilities nel far fronte alle esigenze di funding frizionale - all’aumentare dell’incertezza, c’è un maggior rischio che l’assunzione di prestiti dalla banca centrale sia interpretata come un segno di debolezza. Se fosse così, l’efficacia delle facility per garantire la liquidità sarebbe seriamente compromessa.

Le banche centrali dovrebbero pertanto verificare se possono essere ideati dei meccanismi per far fronte al fabbisogno di fondi il cui uso non è compromesso dalla presenza di un eccessivo problema di stigma. Per esempio, le banche centrali, che ancora non ne dispongano, potrebbero desiderare di creare facility chiaramente separate dalle altre per l’erogazione di prestiti volti a soddisfare esigenze puramente frizionali. Le banche centrali potrebbero sensibilizzare il personale senior delle banche private e delle autorità di regolamentazione sul fatto che l’assunzione di tali prestiti non è in alcun modo

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scoraggiata, anche in un’ottica di prestare a loro volta quanto ottenuto dalla banca centrale. Possono essere intraprese ulteriori iniziative al fine di garantire l’anonimato. Le aste possono anche essere utili per ridurre lo stigma poiché si ha un gran numero di prenditori in un singolo giorno e si separa la domanda di fondi dalla loro effettiva corresponsione, per cui la partecipazione nell’asta non è percepita come un segnale di immediata necessità. Le banche e le autorità preposte alla regolamentazione potrebbero ridurre l’incertezza sulle condizioni finanziarie delle banche stesse seguendo le raccomandazioni delineate in altri paragrafi di questo rapporto.

VI.4 Le banche centrali dovranno essere in grado di utilizzare una pluralità di strumenti quando l’illiquidità degli intermediari o dei mercati minaccia la stabilità finanziaria o l’efficacia della politica monetaria.

I recenti sviluppi hanno dimostrato come, in presenza di gravi rischi per la stabilità finanziaria e per l’efficacia dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria, le banche centrali possano intraprendere azioni straordinarie per arginare le turbolenze finanziarie, purché la probabilità di successo di tali interventi sia elevata e i loro presumibili costi ex ante (tenendo conto anche dei problemi di azzardo morale) siano contenuti.

Per esempio, nel corso dell’attuale turbolenza i differenziali tra i tassi a termine nei mercati monetari e i tassi di riferimento attesi si sono ampliati nettamente, poiché gli investitori si sono orientati su orizzonti di brevissimo termine. In generale, le operazioni delle banche centrali non sono volte a influenzare i tassi a termine. Tuttavia, durante l’attuale turbolenza, le banche centrali, sia pure in misura diversa, hanno calibrato le proprie operazioni con l’intento di sbloccare i mercati monetari a termine o ridurre i differenziali attesi. Ciò è risultato efficace sia attraverso la rinnovata fiducia del mercato che attraverso la relativa offerta di riserve.

L’esperienza recente ha dimostrato che le banche centrali sono pronte a intraprendere azioni straordinarie per rispondere a diffuse carenze di liquidità. Questo necessariamente modifica, almeno in parte, gli incentivi degli operatori privati presenti sul mercato e, di conseguenza, il loro comportamento. Per evitare che tali operatori assumano un maggiore rischio di liquidità ovvero indeboliscano le proprie prassi di gestione della liquidità, potrebbe essere appropriato introdurre delle opportune restrizioni nella regolamentazione e nella supervisione dei requisiti di liquidità.

VI.5 Per far fronte ai problemi di liquidità in valuta estera, le banche centrali dovranno considerare la possibilità di istituire tra loro linee di swap. Inoltre le banche centrali dovranno considerare nelle operazioni di liquidità la possibilità di consentire l’utilizzo di collateral cross-border e in valuta.

In condizioni di stress, i normali canali di diffusione globale della liquidità possono incontrare notevoli ostacoli. Quando la distribuzione internazionale della liquidità è

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inadeguata, il coordinamento fra banche centrali può essere utile per offrire fondi in valuta estera a banche esposte in operazioni internazionali, che altrimenti non sarebbero in grado di ottenere idonei finanziamenti. Con riferimento a ciascuna di tali iniziative sarebbe naturalmente necessario considerare con attenzione le implicazioni di tipo macro- e micro-prudenziale per le banche centrali coinvolte (sia quella del paese di origine dell’istituzione beneficiaria, sia quella del paese ospitante). Inoltre, si dovrebbe evitare che gli operatori presenti sul mercato percepiscano tali misure come un sostituto dell’introduzione di più solide prassi per gestire i rischi associati alle transazioni offshore.

Il potenziamento delle strutture per un rapido scambio di informazioni fra banche centrali, a livello sia di staff che di direzione, rappresenta un imprescindibile punto di partenza per rafforzare il coordinamento in generale. La turbolenza ha spinto le banche centrali ad avere discussioni più frequenti e dettagliate, sia bilaterali che collettive, circa gli sviluppi di mercato e gli aspetti tecnici delle operazioni di mercato aperto.

Con il passare del tempo lo scambio di informazioni si è intensificato e la sua qualità è migliorata. L’accresciuta cooperazione ha coinvolto diversi gruppi di banche centrali; a questo fine, un ruolo importante è stato svolto dalla rete di contatti presso la Banca dei regolamenti internazionali.

Nel dicembre del 2007, le banche centrali hanno intrapreso azioni coordinate volte a dissipare le accresciute tensioni sui mercati, originatesi anche in relazione alla necessità di reperire fondi per le scadenze di fine anno. Fra tali interventi, vi è stata la creazione di linee di swap fra la Riserva federale, la Banca centrale europea e la Banca nazionale svizzera, che ha dato la possibilità a queste ultime due istituzioni di offrire finanziamenti in dollari statunitensi alle proprie controparti. Simili operazioni sono state ripetute anche a partire da marzo 2008. Queste iniziative coordinate, che hanno anche coinvolto altre banche centrali per ampliare il novero di titoli offerti in garanzia e allungare la durata dei termini dei prestiti, sono state interpretate come segnali della determinazione delle banche centrali a mantenere il controllo del mercato monetario

In prospettiva, le maggiori banche centrali dovrebbero mantenere le attuali linee di swap o prevedere la possibilità di ristabilirle con breve preavviso. Per aiutare le banche a mobilitare la liquidità in maniera transfrontaliera, le banche centrali che già non lo fanno dovrebbero considerare la possibilità di accettare come garanzie titoli negoziabili di alta qualità denominati in valuta o detenuti all’estero. Nel medio-lungo periodo, le banche centrali dovrebbero individuare ulteriori possibili opzioni per gestire problemi di liquidità in valuta estera.

Differenze nella struttura delle garanzie richieste dalle banche centrali possono derivare da difformità strutturali dei sistemi finanziari nazionali. In alcuni casi, una struttura di garanzie meno differenziata potrebbe rendere più semplice, soprattutto per le banche multinazionali, la mobilizzazione delle garanzie presso diverse banche centrali. Una possibilità che le maggiori banche centrali dovrebbero considerare nel periodo più lungo è la conduzione di operazioni di mercato aperto contro, o accettando come operazioni su iniziativa delle controparti, una lista comune di garanzie di alta qualità denominate in un insieme di valute globali. Le banche centrali dovrebbero anche considerare gli effetti di una più ampia lista di garanzie non solo sui mercati, ma anche sugli incentivi delle banche per gestire la liquidità.

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L’FSF produrrà, entro la fine di quest’anno, un rapporto sui progressi nell’implementazione di queste raccomandazioni.

2. Strumenti per far fronte a casi di banche in difficoltà

Le autorità espliciteranno e rafforzeranno gli accordi nazionali e internazionali per il trattamento di banche in difficoltà.

Gli accordi nazionali per il trattamento di banche in difficoltà sono stati messi alla prova dai recenti avvenimenti e sono attualmente in revisione in alcuni paesi. Soluzioni di mercato per aiutare queste istituzioni sono preferibili ove possibile, e le autorità non dovrebbero sostenere il costo delle perdite dei loro azionisti. Tuttavia, sono stati sollevati problemi circa il contingency planning delle autorità, relativi in particolare alla cooperazione fra autorità nazionali, al quadro legale di riferimento per l’intervento nelle banche, ai regimi fallimentari nel settore bancario, e agli schemi di assicurazione dei depositi.

Durante la recente turbolenza, la cooperazione internazionale fra le autorità ha funzionato generalmente bene, e gli schemi per la risoluzione dei problemi delle istituzioni multinazionali non sono stati testati. Tuttavia, la natura della turbolenza, i cui effetti sono stati percepiti in molti paesi e da molte istituzioni, ha sottolineato la necessità di continuare a lavorare sulla cooperazione in materia di crisi.

VI.6 A livello nazionale le autorità dovranno analizzare e, ove necessario, rafforzare i poteri legali e chiarire la suddivisione delle responsabilità tra le diverse autorità nazionali nel far fronte a banche in difficoltà o crisi.

Le diversità tra sistemi finanziari nazionali, quelle tra le prassi per la loro gestione corrente e per il trattamento delle istituzioni problematiche, e il diverso impatto che la turbolenza ha avuto sui vari paesi e istituzioni, mostrano come le lezioni da trarre circa il trattamento delle banche in difficoltà differiscano ampiamente da paese a paese. L’FSF non ha tentato di individuare conclusioni per paesi specifici, ma ha piuttosto identificato alcune problematiche comuni.

Una di queste è la necessità di assicurare che gli assetti legali e di vigilanza siano chiari e ben definiti, e consentano di intervenire prontamente. Pertanto, le autorità dovrebbero riesaminare i propri assetti nazionali e verificare l’esistenza di un adeguato novero di strumenti per il trattamento di banche problematiche, al fine di minimizzare l’incertezza circa la risoluzione dei problemi, i rischi di contagio verso altre banche e i danni potenziali alla stabilità finanziaria. Questo è particolarmente importante per quei paesi in cui gli accordi per la risoluzione di problemi bancari non sono stati messi alla prova per un certo tempo o lo sono stati solo in casi isolati.

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A livello nazionale, l’allocazione delle responsabilità fra le autorità di vigilanza, quelle di regolamentazione, le banche centrali e i ministri delle finanze deve essere chiara. Una rapida e adeguata condivisione dell’informazione fra le banche centrali e le autorità di vigilanza sarà necessaria nei casi in cui siano messi contemporaneamente in gioco i bisogni di liquidità e lo stato del bilancio delle istituzioni, in modo da assicurare che queste istituzioni siano in grado di assolvere alle proprie responsabilità.

VI.7 A livello internazionale, le autorità dovranno accelerare il lavoro di scambio di informazioni sui presidi nazionali nel gestire casi di banche problematiche e identificare i problemi di natura transfrontaliera, e quindi decidere le modalità per far fronte alle sfide identificate.

Le questioni sollevate dalla risoluzione dei problemi di banche in difficoltà (incluse quelle di tipo transfrontaliero) sono state discusse, in anni recenti, da vari fori internazionali. È stata identificata una lista di problematiche ricorrenti e di incertezze legali.

Un gruppo di lavoro del Comitato di Basilea sta facendo un censimento delle attuali politiche di risoluzione, della distribuzione delle responsabilità e degli assetti legali in vari paesi, con l’obiettivo di agevolare una migliore interpretazione dei potenziali ostacoli e dei possibili miglioramenti da apportare alla cooperazione per la soluzione delle situazioni problematiche delle banche operanti in più paesi. Il gruppo di lavoro ha preso in considerazione quanto fatto da gruppi precedenti, e si prefigge di produrre un primo rapporto interno per novembre 2008.

L’esercizio del Comitato di Basilea offre un’utile base per accelerare il lavoro di catalogazione dei temi transfrontalieri e per risolvere le criticità identificate. È necessario che le autorità si accordino su di un piano di lavoro per portare avanti questi temi.

Le autorità riesamineranno e, ove necessario, rafforzeranno gli schemi per l’assicurazione dei depositi.

Quanto accaduto durante il recente episodio di turbolenza ha illustrato l’importanza di validi schemi per l’assicurazione dei depositi nel dare fiducia agli stessi, e ridurre così la probabilità di una corsa agli sportelli, sostenendo la fiducia nel sistema finanziario nel suo complesso.

Un sistema di assicurazione dei depositi esplicito e a limitata copertura chiarifica le obbligazioni delle autorità verso i depositanti, limita le incertezze che sorgono in conseguenza degli spazi lasciati per l’esercizio di decisioni discrezionali, può promuovere la fiducia del pubblico. Aiuta, inoltre, a contenere i costi relativi alla gestione delle istituzioni fallite e può offrire ai paesi un processo ordinato per i fallimenti bancari. Per essere credibili e minimizzare i problemi di azzardo morale, tali sistemi devono essere congegnati e implementati in maniera adeguata, ed essere compresi pienamente dal

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pubblico. Per essere efficace, la funzione di assicurazione dei depositi deve essere parte di una ben architettata rete di sicurezza finanziaria, sostenuta da una rigorosa regolamentazione prudenziale e di vigilanza, da leggi efficaci che siano effettivamente applicate, e da un robusto sistema di contabilità e trasparenza.

Le autorità devono riesaminare le proprie prassi di assicurazione dei depositi e, ove necessario, rafforzarle, utilizzando come riferimento i principi internazionali.

VI.8 Le autorità dovranno concordare un insieme di principi internazionali per i sistemi di assicurazione dei depositi.

A oggi, i sistemi nazionali di assicurazione dei depositi non hanno avuto un chiaro punto di riferimento internazionale rispetto al quale giudicare la propria efficacia.

Le autorità dovrebbero accordarsi su di un insieme di principi internazionali volti a sostenere l’efficacia dei sistemi di assicurazione dei depositi. Tali principi dovrebbero riconoscere che esistono diversi possibili schemi di assicurazione in grado di soddisfarli, e che pertanto dovrebbero essere facilmente adattabili a un ampio insieme di circostanze nazionali. Lo sviluppo dei principi dovrebbe anche tenere in debito conto le più ampie caratteristiche degli accordi riguardanti le reti di sicurezza, con l’inclusione degli assetti di regolamentazione e vigilanza e delle procedure fallimentari. L’Associazione internazionale degli assicuratori di depositi ha sviluppato una bozza di principi fondamentali che offrono una possibile base per principi internazionalmente condivisi.

VI.9 Gli accordi nazionali di assicurazione dei depositi dovrebbero essere riesaminati alla luce di questi principi internazionali condivisi; le autorità dovranno impegnarsi a rafforzarli se necessario.

Una volta che i principi internazionali sull’assicurazione dei depositi siano stati condivisi, l’FSF dovrebbe incoraggiare la revisione degli accordi nazionali alla luce di questi. Ciò potrebbe esser fatto o dagli stessi paesi o da un organismo internazionale, nello stesso modo in cui il Fondo monetario internazionale o la Banca mondiale valutano il rispetto dei principi fondamentali in altre aree.

Dove siano identificate delle debolezze, la autorità nazionali dovrebbero attivare delle misure in grado di superarle velocemente.

Nel frattempo, data l’importanza della fiducia del pubblico, la autorità nazionali non dovrebbero ritardare le programmate revisioni dei propri schemi nazionali nell’attesa di un meccanismo per l’approvazione dei principi internazionali e di revisione di quelli nazionali alla luce di questi. Piuttosto, le revisioni nazionali dovrebbero essere fatte prima possibile, con l’obiettivo di identificare le aree dove un miglioramento è necessario.

Le autorità rafforzeranno la cooperazione internazionale nella gestione delle crisi.

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La continua globalizzazione dei mercati e delle istituzioni richiede una maggior cooperazione fra le autorità per la gestione delle crisi. Questa deve estendersi al di là della chiarificazione e del rafforzamento degli assetti legali e di regolamentazione nazionali per la risoluzione dei problemi di istituzioni in difficoltà. Deve includere, più in generale, un rafforzamento degli accordi per la gestione delle crisi transfrontaliere. Un importante passo in questa direzione è rappresentato dal nuovo protocollo d’intesa sulla cooperazione transfrontaliera per la stabilità finanziaria, sottoscritto questo mese dalle autorità di vigilanza, dalle banche centrali e dai ministri delle finanze dell’Unione europea.

VI.10 Per i maggiori intermediari finanziari cross-border le autorità di vigilanza e le banche centrali più direttamente coinvolte dovranno istituire un piccolo gruppo di lavoro volto a gestire problemi specifici derivanti dalla gestione di crisi transfrontaliere. Il primo incontro di questo gruppo dovrà tenersi entro la fine del 2008.

Nei piani delle autorità per gestire la potenziale crisi di una grande impresa multinazionale, ci saranno alcuni problemi di pianificazione di natura più generale, applicabili a molti paesi e imprese; altri problemi saranno specifici alla struttura di una particolare impresa, e saranno probabilmente più avvertiti in un piccolo numero di paesi.

Nel breve termine, tali questioni possono essere meglio affrontate da un piccolo gruppo di autorità maggiormente coinvolte, che includono banche centrali e autorità di vigilanza, fra cui vi siano reciproci legami sistemici a livello istituzionale, o di mercato dei capitali. L’obiettivo di questo gruppo si focalizzerebbe sulla pianificazione della gestione delle crisi e sarebbe complementare al lavoro svolto dai gruppi sulla vigilanza. Ciò consentirebbe di rafforzare lo scambio di informazioni, la valutazione dell’impatto e il coordinamento durante una crisi. I problemi riguardanti ciascuna singola impresa saranno trattati più facilmente una volta ottenuta questa conoscenza di base.

VI.11 Le autorità dovrebbero condividere le esperienze internazionali e le lezioni riguardanti la gestione delle crisi. Queste esperienze dovrebbero essere utilizzate come base per trarre “good practices” di gestione delle crisi che sono di ampia rilevanza internazionale.

A livello individuale, le diverse autorità hanno accumulato un’ampia varietà di esperienze e lezioni riguardo la gestione delle crisi, o in maniera diretta, da crisi realmente avvenute, o attraverso accordi nazionali per la pianificazione e la simulazione delle stesse. Queste esperienze si riferiscono non solo a istituzioni in difficoltà ma anche ad altri tipi di crisi, quali problemi di business e market continuity e altri problemi operativi. Queste informazioni sono state condivise in un certo numero di fori internazionali, ma finora è

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stato minimo lo sforzo di trarre lezioni e good practices di rilevanza internazionale comune.

Le autorità dovrebbero partire dalla condivisione delle informazioni esistenti, sia in fori regionali che internazionali in senso più ampio, per estrarre tali good practices. I singoli paesi dovrebbero poi cercare di sfruttare queste lezioni per rafforzare la pianificazione su come gestire le crisi a livello nazionale.

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Appendice A: Elenco delle raccomandazioni6

II. Rafforzamento della vigilanza prudenziale su patrimonio, liquidità e gestione dei rischi

Requisiti patrimoniali L’accordo sul capitale di Basilea II richiede un’implementazione tempestiva. Le autorità di vigilanza ne valuteranno l’impatto.

II.1 L’accordo sul capitale di Basilea II richiede un’implementazione tempestiva.

Supervisori nazionali

2008 -

II.2 Le autorità di vigilanza valuteranno l’impatto dell’implementazione di Basilea II sui livelli di patrimonializzazione delle banche e decideranno circa la necessità di ulteriori buffer.

Supervisori nazionali, Comitato di Basilea

2008 -

Le autorità di vigilanza rafforzeranno il trattamento prudenziale previsto da Basilea II per i prodotti di credito strutturati e le cartolarizzazioni.

II.3 Il Comitato di Basilea presenterà proposte nel 2008 per innalzare i requisiti patrimoniali su complessi prodotti di credito strutturati come i CDO di asset-backed securities (ABS).

Comitato di Basilea

2008

II.4 Il Comitato di Basilea e lo IOSCO presenteranno proposte nel 2008 per introdurre ulteriori requisiti patrimoniali a fronte delle esposizioni creditizie nei portafogli di negoziazione (trading book) delle banche e delle imprese di investimento.

Comitato di Basilea, IOSCO

2008

II.5 Il Comitato di Basilea presenterà proposte nel 2008 per rafforzare il trattamento patrimoniale delle linee di credito delle banche concesse a conduits fuori bilancio che emettono ABCP.

Comitato di Basilea

2008

Le autorità di vigilanza continueranno ad aggiornare i parametri di rischio e le altre disposizioni dell’accordo di Basilea II ove necessario.

II.6 Le autorità di vigilanza continueranno ad aggiornare i parametri di rischio e le altre disposizioni dell’accordo di Basilea II per assicurare che i suoi incentivi rimangano adeguati e valuteranno rigorosamente il rispetto dell’accordo da parte delle banche.

Comitato di Basilea, Supervisori nazionali

2008 -

6 Nella terza colonna, la scadenza per quelle raccomandazioni per le quali ci si aspetta una prosecuzione dei lavori è indicata da un trattino (-) dopo la data prevista per l’avvio dell’implementazione.

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II.7 Le autorità di vigilanza valuteranno la prociclicità dell’accordo di Basilea II e prenderanno ulteriori misure, ove necessario.

Comitato di Basilea

2009 -

Le autorità dovranno garantire che i buffer patrimoniali per i monoline insurers e i garanti finanziari siano commisurati al rispettivo ruolo nel sistema finanziario internazionale.

II.8 Le autorità di vigilanza sulle assicurazioni dovranno rafforzare l’assetto patrimoniale e regolamentare dei monoline insurers con riferimento ai prodotti di credito strutturati.

Supervisori nazionali, IAIS

2008 -

Gestione della liquidità Entro luglio 2008 le autorità di vigilanza pubblicheranno per la consultazione linee guida per la gestione e supervisione della liquidità.

II.9 Il Comitato di Basilea pubblicherà per la consultazione entro il mese di luglio 2008 linee guida per la gestione e supervisione della liquidità.

Comitato di Basilea

Luglio 2008

II.10 Le autorità di vigilanza nazionali dovranno controllare attentamente – come parte integrante della loro normale attività di vigilanza – l’attuazione, da parte delle banche, degli aggiornamenti alle linee guida. Se l’applicazione delle linee guida da parte delle banche risulterà inadeguata le autorità di vigilanza intraprenderanno azioni più incisive per migliorare le prassi.

Supervisori nazionali

2008 -

II.11 Le autorità di vigilanza e le banche centrali esamineranno la necessità di ulteriori misure per rendere robusta e coerente a livello internazionale la gestione della liquidità delle banche con attività cross-border. Ciò richiederà una maggiore convergenza delle prassi di vigilanza sulla liquidità, nonché delle operazioni di immissione di liquidità da parte delle banche centrali.

Comitato di Basilea, Supervisori nazionali, banche centrali

2008-09

Vigilanza sulla gestione dei rischi, inclusi quelli relativi a veicoli fuori bilancio Le autorità di vigilanza utilizzeranno i principi del secondo pilastro per rafforzare le prassi di gestione dei rischi da parte delle banche, affinare il loro controllo dei rischi associati a eventi estremi (tail risk) e limitare la formazione di esposizioni eccessive e la concentrazione dei rischi.

II.12 Le autorità di vigilanza nazionali utilizzeranno la flessibilità insita in Basilea II per assicurare che la gestione dei rischi, i buffer patrimoniali e le stime sulle perdite

Supervisori nazionali, Comitato di

2008-09

70

potenziali siano sufficientemente forward looking e tengano conto delle incertezze associate ai modelli, alle valutazioni e ai rischi di concentrazione, nonché delle variazioni attese del ciclo economico. Le autorità di vigilanza nazionali riferiranno al Comitato di Basilea al fine di assicurare parità di condizioni regolamentari e il Comitato di Basilea condividerà le proprie conclusioni ed iniziative con il FSF.

Basilea

II.13 Le autorità di vigilanza rafforzeranno le linee guida relative alla gestione del complessivo rischio aziendale, incluso il rischio di concentrazione

Comitato di Basilea, Supervisori nazionali

2008-09

II.14 Le autorità di vigilanza rafforzeranno le linee guida sulle prove di stress relative alla gestione dei rischi e alla pianificazione delle esigenze di capitale.

Comitato di Basilea, Supervisori nazionali

2008-09

II.15 Le linee guida delle autorità di vigilanza richiederanno alle banche una gestione adeguata delle esposizioni fuori bilancio.

Comitato di Basilea, Supervisori nazionali

2008-09

II.16 Le autorità di vigilanza emaneranno linee guida per rafforzare la gestione dei rischi relativi all’attività di cartolarizzazione.

Comitato di Basilea, Supervisori nazionali

2008-09

II.17 Le autorità di vigilanza potenzieranno le attuali linee guida sulla gestione delle esposizioni verso controparti a elevata leva finanziaria.

Supervisori nazionali

2008-09

Le competenti autorità di regolamentazione dovranno rafforzare i requisiti previsti per gli investitori istituzionali quando investono in prodotti strutturati.

II.18 Le autorità di regolamentazione dovranno rafforzare i requisiti o le best practices previste per gli investitori istituzionali quando investono in prodotti strutturati.

Autorità di regolamentazione nazionali

2009

Il settore finanziario dovrà allineare i modelli di remunerazione con la redditività di lungo periodo dell’azienda. Le autorità di regolamentazione e quelle di vigilanza dovranno cooperare con gli operatori di mercato per attenuare i rischi derivanti da strutture di incentivazione inappropriate.

II.19 Le autorità di regolamentazione e quelle di vigilanza dovranno cooperare con i partecipanti al mercato per attenuare i rischi derivanti dalle politiche di remunerazione.

Autorità di regolamentazione nazionali, Supervisori

2008 -

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Infrastruttura operativa per i mercati dei derivati OTC Gli operatori di mercato dovranno agire prontamente per assicurare che l’infrastruttura per il regolamento e gli assetti legali e operativi sottostanti i mercati dei derivati OTC siano solidi.

II.20 I partecipanti al mercato dovranno emendare la documentazione standard relativa alle transazioni in derivati di credito al fine di assicurare il regolamento in contanti delle obbligazioni derivanti da un credit event, in linea con i termini del protocollo in materia di regolamento in contanti che è stato sviluppato ma non ancora incorporato nella documentazione standard.

Operatori di mercato

2008

II.21 I partecipanti al mercato dovranno automatizzare le novazioni (“trade novations”) e stabilire standard rigorosi relativi all’invio tempestivo e accurato dei dati riguardanti le transazioni e alla tempestività delle risoluzioni degli errori di “matching” per le transazioni in derivati OTC.

Operatori di mercato

2008

II.22 L’industria finanziaria dovrà sviluppare un piano di lungo periodo per una infrastruttura operativa affidabile a supporto del mercato dei derivati OTC.

Industria finanziaria

2008 -

III. Rafforzare la trasparenza e la valutazione

L’informativa sui rischi da parte degli operatori di mercato

Gli intermediari finanziari rafforzeranno l’informativa sui rischi e le autorità di vigilanza miglioreranno i requisiti di informativa al mercato nell’ambito del terzo pilastro di Basilea II.

III. 1 Il FSF incoraggia vivamente gli intermediari a diffondere le informazioni relative ai rischi mediante le prassi più avanzate che sono sintetizzate in questo documento a partire dalle prossime relazioni di bilancio semestrali sul 2008.

Intermediari finanziari

Metà 2008

III.2 In futuro gli investitori, i rappresentanti dell’industria finanziaria e i revisori contabili dovranno cooperare per fornire un’informativa completa sui rischi più rilevanti presenti in quel momento.

Rappresentanti dell’industria finanziaria; auditors

2008 -

III.3 Il Comitato di Basilea pubblicherà entro il 2009 ulteriori linee guida per rafforzare i requisiti di informativa al mercato nel terzo pilastro di Basilea II.

Comitato di Basilea

2009

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Prassi contabili e standard informativi per i veicoli off-balance III.4 Lo IASB dovrà migliorare prontamente gli standard contabili e informativi dei veicoli fuori bilancio e cooperare con gli altri organismi che fissano standard internazionali al fine di favorire la convergenza.

IASB 2008-09

La valutazione

Gli organismi che fissano gli standard internazionali dovranno rafforzare le prassi contabili, l’informativa e le linee guida per l’audit ai fini della valutazione di bilancio. I processi di valutazione adottati dagli intermediari e le relative linee guida dovranno essere rafforzate.

III.5 Lo IASB rafforzerà gli standard contabili al fine di ottenere una migliore informativa sulle metodologie e ridurre le incertezze relative alle valutazioni.

IASB 2008-09

III.6 Lo IASB migliorerà le linee guida per la valutazione degli strumenti finanziari quando i mercati non sono attivi. A tal fine esso istituirà un panel di esperti nel 2008.

IASB 2008-09

III.7 Gli intermediari finanziari dovranno stabilire processi rigorosi di valutazione ed effettuare una informativa al mercato dettagliata e solida.

Intermediari finanziari

2008

III.8 Nel 2008 il Comitato di Basilea emanerà per la consultazione linee guida al fine di migliorare la capacità della vigilanza di esaminare i processi di valutazione adottati dalle banche e di rafforzare le relative metodologie.

Comitato di Basilea

2008

III.9 L’International Auditing and Assurance Standards Board (IAASB), i principali standard setter nazionali in materia di revisione contabile e le competenti autorità di regolamentazione dovranno valutare le indicazioni emerse nel corso della turbolenza e, ove necessario, migliorare le linee guida per la certificazione delle valutazioni dei prodotti finanziari complessi o illiquidi e per la relativa informativa.

IAASB, principali standard setters nazionali per l’audit,

autorità di regolamentazione competenti

2008-09

La trasparenza del processo di cartolarizzazione e dei mercati

Le autorità di regolamentazione dei mercati mobiliari coopereranno con gli operatori di mercato per accrescere l’informativa sui prodotti derivanti dalle cartolarizzazioni e sulle attività sottostanti

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III.10 Gli originators, gli arrangers, i distributors, i gestori e le agenzie di rating dovranno rafforzare la trasparenza in ciascuno stadio della catena del processo di cartolarizzazione, anche migliorando e standardizzando l’informativa iniziale e in via continuativa riguardante l’insieme di attività sottostanti i prodotti di credito strutturati.

Originators, arrangers, distributors, gestori e agenzie di rating

2008

III.11 Gli originators e gli emittenti di prodotti derivanti da cartolarizzazioni dovranno essere trasparenti sugli standard di sottoscrizione per le attività sottostanti. Dovranno inoltre rendere disponibili agli investitori e alle agenzie di rating i risultati della loro due diligence.

Originators, emittenti

2008

III.12 Gli investitori e i gestori di portafoglio dovranno ottenere dagli sponsor e dai sottoscrittori di prodotti di credito strutturati migliori informazioni sulle caratteristiche di rischio dei crediti, comprese le informazioni iniziali e in via continuativa relative all’insieme delle attività sottostanti.

Investitori e gestori

2008

III.13 Le autorità di regolamentazione dei mercati mobiliari coopereranno con gli operatori di mercato per analizzare la possibilità di approntare un sistema completo per la trasparenza delle operazioni di post-trading per i prezzi e i volumi scambiati nei mercati secondari dei prodotti di credito.

Autorità di regolamentazione dei mercati, operatori di mercato

2008-09

IV. Cambiamenti nel ruolo e nell’utilizzo dei rating

Qualità del processo di rating

Le agenzie di rating dovranno migliorare la qualità dei processi di rating e gestire i conflitti di interesse nei rating dei prodotti strutturati.

IV.1 Entro la metà del 2008 lo IOSCO riesaminerà il suo codice di condotta (Code of Conduct Fundamentals for Credit Rating Agencies).

IOSCO Mid-2008

IV.2 Le agenzie di rating dovranno modificare rapidamente i propri codici di condotta per applicare i Code of Conduct Fundamentals rivisti dallo IOSCO. Le autorità controlleranno, a livello individuale e collettivo, l’implementazione di tali principi da parte delle agenzie di rating al fine di assicurare che queste ultime li traducano in azioni concrete.

Agenzie di rating, autorità

2008 -

74

IV.3 Le agenzie di rating devono dimostrare di essere in grado di preservare la qualità dei servizi offerti a fronte della rapida espansione delle proprie attività e di allocare risorse adeguate sia per il rating iniziale sia per la sua revisione su base regolare.

Agenzie di rating

2008 -

Rating differenziati e informativa aggiuntiva sui prodotti strutturati

Le agenzie di rating dovranno differenziare i rating utilizzati per i prodotti strutturati da quelli delle obbligazioni e accrescere l’informazione iniziale e continuativa riguardo alle caratteristiche di rischio dei prodotti strutturati.

IV.4 Le agenzie di rating dovranno differenziare chiaramente, o con una scala di rating differente o con simboli aggiuntivi, i rating utilizzati per i prodotti strutturati da quelli delle obbligazioni delle imprese, previa una appropriata notifica e un adeguato commento.

Agenzie di rating

2008 -

IV.5 Le agenzie di rating dovranno accrescere l’informazione iniziale e continuativa riguardo alle caratteristiche di rischio dei prodotti strutturati.

Agenzie di rating

2008 -

Valutazione da parte delle agenzie di rating della qualità dei dati sottostanti Le agenzie di rating dovranno migliorare la valutazione della qualità dei dati utilizzati e la due diligence svolta sulle attività sottostanti da parte degli originators, degli arrangers e degli emittenti coinvolti nei prodotti strutturati.

IV.6 Le agenzie di rating dovranno esaminare la qualità dei dati iniziali e la due diligence da parte degli originators, degli arrangers e degli emittenti.

Agenzie di rating

2008 -

Utilizzo dei rating da parte degli investitori e delle autorità di regolamentazione

Gli investitori dovranno riconsiderare la loro eccessiva fiducia nei rating. Le associazioni degli investitori dovranno valutare lo sviluppo di prassi di due diligence e di analisi del rischio di credito per gli investimenti nei prodotti strutturati.

IV.7 Gli investitori dovranno riconsiderare il modo con cui usano il rating nelle loro linee di investimento, nei mandati, nella gestione dei rischi e nelle politiche di valutazione. I rating non dovrebbero sostituirsi a un’adeguata analisi e gestione dei rischi da parte degli investitori. Gli investitori dovrebbero condurre analisi dei rischi commensurate alla complessità dei prodotti strutturati e alla dimensione dei propri attivi o trattenersi dal fare investimenti.

Investitori

2008 -

75

Le autorità di regolamentazione dovranno valutare il ruolo assegnato ai rating nella regolamentazione e nella vigilanza.

IV.8 Le autorità dovranno verificare che il ruolo che esse hanno assegnato ai rating nella regolamentazione e nella vigilanza sia coerente con l’obiettivo che gli investitori facciano una valutazione indipendente dei rischi, realizzino la propria due diligence e non si affidino in modo acritico ai rating in sostituzione di una valutazione indipendente.

Comitati internazionali, autorità nazionali

2008 -

V. Rafforzare la risposta al rischio da parte delle autorità Trasformare in azione l’analisi sui rischi Le autorità di supervisione, di regolamentazione e le banche centrali – individualmente e collettivamente – prenderanno misure aggiuntive per tradurre in modo più efficace la loro analisi dei rischi in azioni volte ad attenuare i rischi stessi.

V.1 Le autorità di vigilanza dovranno verificare di possedere i requisiti, le risorse e le capacità per vigilare sui rischi associati all’innovazione finanziaria e assicurare che gli intermediari da esse vigilati abbiano la capacità di comprendere e gestire i rischi.

Supervisori nazionali

2008 -

V.2 Le autorità di supervisione e di regolamentazione dovranno comunicare formalmente e in modo tempestivo al consiglio di amministrazione e all’alta direzione le loro preoccupazioni circa le esposizioni ai rischi e la qualità della gestione degli stessi e la necessità per gli intermediari di intraprendere un’azione correttiva.

Supervisori e autorità di regolamentazione nazionali

2008 -

V.3 A livello internazionale il FSF rafforzerà le proprie analisi e raccomandazioni sui rischi, sia direttamente sia attraverso l’azione dei suoi membri, intraprendendo e seguendo azioni volte a indagare i rischi e attenuarne gli effetti.

FSF 2008 -

V.4 Il FSF creerà un meccanismo di regolare interazione a livello senior con il settore privato, includendo sia gli investitori sia le agenzie di rating, per suggerire azioni che possano attenuare le debolezze e i rischi identificati.

FSF 2008

Migliorare lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità

Lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità nello sviluppo di prassi appropriate saranno migliorati a livello nazionale e internazionale.

76

V.5 L’utilizzo dei collegi di supervisione a livello internazionale dovrà essere potenziato in modo che, entro la fine del 2008, esista un collegio per ciascuno dei maggiori intermediari a livello globale.

Supervisori nazionali

2008

V.6 Entro il 2009 le autorità di vigilanza coinvolte in questi collegi dovranno condurre un esercizio per valutare le migliori prassi.

Supervisori nazionali

2009

V.7 Per aumentare la velocità di risposta delle autorità di vigilanza agli sviluppi che hanno un effetto comune su un numero elevato di intermediari, lo scambio di informazioni e la cooperazione nello sviluppo di linee guida dovranno essere migliorati a livello nazionale e internazionale.

Supervisori nazionali

2008 -

V.8 Le autorità di vigilanza e le banche centrali dovranno migliorare la cooperazione e lo scambio di informazioni, includendovi la valutazione dei rischi per la stabilità finanziaria. Lo scambio di informazioni dovrà essere rapido durante i periodi di tensione nel mercato.

Supervisori nazionali, banche centrali

2008 -

V.9 Al fine di facilitare l’attenuazione delle tensioni di liquidità di mercato da parte della banca centrale, le grandi banche dovranno condividere i loro contingency plans di liquidità con le banche centrali competenti.

Supervisori nazionali, banche centrali, grandi banche

2008

Miglioramenti della policy degli organismi internazionali

Gli organismi internazionali miglioreranno la rapidità, la definizione delle priorità e il coordinamento nella formulazione delle linee di policy.

V.10 I comitati internazionali di regolamentazione, supervisione e di banca centrale rafforzeranno l’individuazione delle priorità; in caso di problemi di difficile risoluzione stabiliranno meccanismi per portare i problemi a un livello decisionale superiore. A questo riguardo, stabiliranno una tempistica per le azioni richieste e un piano di azione per affrontare le tematiche più difficili o che hanno subito il maggiore ritardo.

Comitati internazionali

2008 -

V.11 Le autorità di vigilanza nazionali, come parte della loro regolare attività di supervisione, effettueranno nuovi passi per verificare l’applicazione delle linee guida emanate dai comitati internazionali.

Supervisori nazionali

2008 -

V.12 Il FSF incoraggerà analisi strategiche congiunte da parte dei comitati preposti alla definizione degli standard internazionali al fine di assicurare che le linee di policy siano coordinate e incentrate sulle priorità.

FSF 2008 -

77

V.13 Il FSF e il FMI intensificheranno la loro cooperazione sulla stabilità finanziaria in modo che ciascuno complementi il ruolo dell’altro. A tale riguardo il FMI riporterà i risultati della propria azione di monitoraggio sui rischi di stabilità finanziaria negli incontri del FSF e per converso cercherà di incorporare le conclusioni rilevanti del FSF nel proprio lavoro di sorveglianza bilaterale e multilaterale.

FSF/FMI 2008 -

VI. Meccanismi robusti per far fronte a situazioni di tensione nel mercato finanziario

Operazioni di banca centrale

L’assetto operativo delle banche centrali deve essere sufficientemente flessibile in termini di frequenza e scadenza delle operazioni, strumenti disponibili e gamma di controparti e di strumenti a garanzia per far fronte a situazioni eccezionali.

VI.1 Per far fronte all’accresciuta ed incerta domanda di riserve bancarie, l’assetto operativo di politica monetaria dovrebbe essere in grado di fornire rapidamente e in modo flessibile una quantità considerevole di liquidità senza correre il rischio di condurre i tassi overnight al di sotto dell’obiettivo di policy per lunghi periodi di tempo.

Banche centrali

2008

VI.2 Gli assetti operativi dovranno contemplare la possibilità di condurre frequenti operazioni a fronte di un ampio insieme di strumenti a garanzia e su un’ampia gamma di scadenze e controparti. Ciò dovrebbe dimostrarsi specialmente utile nell’affrontare situazioni straordinarie.

Banche centrali

2008

VI.3 Per far fronte alle situazioni di stress le banche centrali dovranno stabilire meccanismi per fare fronte a esigenze di funding frizionale che siano meno soggetti a stigma.

Banche centrali

2008

VI.4 Le banche centrali dovranno essere in grado di utilizzare una pluralità di strumenti quando l’illiquidità degli intermediari o dei mercati minaccia la stabilità finanziaria o l’efficacia della politica monetaria.

Banche centrali

2008

VI.5 Per far fronte ai problemi di liquidità in valuta estera, le banche centrali dovranno considerare la possibilità di istituire tra loro linee di swap. Inoltre le banche centrali dovranno considerare nelle operazioni di liquidità la possibilità di consentire l’utilizzo di collateral cross-border e in valuta.

Banche centrali

2008-09

78

Strumenti per far fronte a casi di banche in difficoltà

Le autorità espliciteranno e rafforzeranno gli accordi nazionali e internazionali per il trattamento di banche in difficoltà.

VI.6 A livello nazionale le autorità dovranno analizzare e, ove necessario, rafforzare i poteri legali e chiarire la suddivisione delle responsabilità tra le diverse autorità nazionali nel far fronte a banche in difficoltà o crisi.

Supervisori nazionali, banche centrali, governi

2008-09

VI.7 A livello internazionale, le autorità dovranno accelerare il lavoro di scambio di informazioni sui presidi nazionali nel gestire casi di banche problematiche e identificare i problemi di natura transfrontaliera, e quindi decidere le modalità per far fronte alle sfide identificate.

Autorità nazionali, Comitato di Basilea

2008

Le autorità riesamineranno e, ove necessario, rafforzeranno gli schemi per l’assicurazione dei depositi.

VI.8 Le autorità dovranno concordare un insieme di principi internazionali per i sistemi di assicurazione dei depositi.

Autorità nazionali

2008-09

VI.9 Gli accordi nazionali di assicurazione dei depositi dovrebbero essere riesaminati alla luce di questi principi internazionali condivisi; le autorità dovranno impegnarsi a rafforzarli se necessario.

Autorità nazionali

2008-09

Le autorità rafforzeranno la cooperazione internazionale nella gestione delle crisi.

VI.10 Per i maggiori intermediari finanziari cross-border le autorità di vigilanza e le banche centrali più direttamente coinvolte dovranno istituire un piccolo gruppo di lavoro volto a gestire problemi specifici derivanti dalla gestione di crisi transfrontaliere. Il primo incontro di questo gruppo dovrà tenersi entro la fine del 2008.

Banche centrali e supervisori nazionali competenti

2008

VI.11 Le autorità dovrebbero condividere le esperienze internazionali e le lezioni riguardanti la gestione delle crisi. Queste esperienze dovrebbero essere utilizzate come base per trarre “good practices” di gestione delle crisi che sono di ampia rilevanza internazionale.

Supervisori nazionali e banche centrali

2008-09

79

Appendice B: Le prassi più avanzate nell’informativa per alcune tipologie di esposizioni

III.1 L’ FSF incoraggia vivamente gli intermediari a diffondere le informazioni relative ai rischi mediante le prassi più avanzate di diffusione che sono sintetizzate in questo documento a partire dalle prossime relazioni di bilancio semestrali sul 2008.

Le recenti turbolenze di mercato hanno accresciuto l’esigenza che le imprese finanziarie pubblichino le proprie esposizioni in alcuni strumenti che il mercato considera ora ad alto rischio o che implicano un rischio maggiore di quanto si ritenesse in precedenza, inclusi le collaterlized debt obligations (CDO), i titoli garantiti da ipoteca su immobili (RMBS), i titoli garantiti da ipoteca commerciale (CMBS), altri veicoli special purpose (SPE) e finanza a leva (leveraged finance). Come risposta, molte imprese finanziarie hanno recentemente migliorato l’informativa su tali esposizioni.

Alcuni esempi delle principali prassi di trasparenza nell’informativa sui rischi nelle attuali condizioni di mercato sono stati evidenziati in un rapporto di vigilanza, contenente informazioni quali/quantitative recenti da parte di un campione di intermediari bancari e finanziari internazionali.. La tavola di seguito riportata evidenzia le informazioni fornite; è seguita da una breve analisi che le illustra una per una. Oltre alle informazioni incluse nella tavola, molte delle imprese finanziarie hanno preliminarmente fornito al mercato i seguenti elementi per ciascuna delle categorie elencate nella tavola:

• esposizione totale, comprensiva delle attività in bilancio e fuori bilancio (incluse le eventuali linee di credito erogate o impiegate);

• esposizione al lordo e al netto delle coperture;

• esposizione al lordo e al netto delle svalutazioni.

Ulteriori informazioni specifiche sono state fornite attraverso diverse combinazioni delle informative contenute nella tavola.

80

SPE (Special Purpose Entities)

• Dimensione dell’SPE rispetto alla esposizione complessiva dell’intermediario

• Attività detenute dall’SPE • Ragioni dell’eventuale consolidamento • Tipologia dell’esposizione (sponsor,

offerente di garanzie creditizie o di liquidità)

• Tipologia delle attività poste a garanzia • Distribuzione delle attività poste a

garanzia per aree geografiche • Scadenza media delle attività poste a

garanzia • Rating delle attività poste a garanzia

Altre esposizioni verso subprime e Alt-A

• Prestiti, RMBS, derivati, altro • Informazioni sul merito di credito (ad

esempio, rating, rapporti loan-to-value, indicatori di performance)

• Distribuzione dell’esposizione verso mutui subprime per anno di erogazione

• Reattività della valutazione a cambiamenti nelle ipotesi di base e negli input

CDO (Collateralised Debt Obligations)

• Dimensione dell’esposizione in CDO rispetto alla esposizione complessiva dell’intermediario

• Informazioni sui CDO – tipologia, tranche, rating, etc.

• Distribuzione delle attività poste a garanzia, disaggregate per tipologia

• Distribuzione dell’esposizione verso mutui subprime per anno di erogazione

• Coperture, comprese le esposizioni verso monoline insurers e altre controparti

• Merito di credito delle controparti di copertura

• Svalutazioni relative al merito di credito di specifiche controparti

• Reattività della valutazione a cambiamenti nelle ipotesi di base e negli input

CMBS (Commercial Mortgage-Backed Securities)

• Distribuzione delle attività poste a garanzia per settore industriale

• Distribuzione delle attività poste a garanzia per aree geografiche

• Variazione dell’esposizione rispetto al periodo precedente comprese le vendite e le svalutazioni

Leveraged Finance • Esposizioni funded e impegni unfunded • Variazione dell’esposizione rispetto al

periodo precedente (o ai periodi precedenti) comprese le vendite e le svalutazioni

• Distribuzione delle attività poste a garanzia per settore industriale

• Distribuzione delle attività poste a garanzia per aree geografiche

81

Veicoli special purpose (SPE)

• Un riepilogo delle esposizioni nei confronti degli SPE con le quali l’impresa è coinvolta, distinguendo tra veicoli consolidati e non.7 Queste generalmente includono CDO, commercial paper garantiti da attività (ABCP), veicoli di investimento strutturato (SIV), e una varietà di altri SPE. Se le circostanze richiedono che un particolare SPE sia riportato in bilancio, se ne prende nota.

• Dimensioni e attività detenute dagli SPE.

• La natura del coinvolgimento dell’intermediario con particolari tipologie di SPE e la massima perdita possibile come risultato del suo coinvolgimento con ciascuna tiplogia di SPE.

• Distribuzione delle attività sottostanti ai SIV e a conduit ABCP per tipologia delle attività poste a garanzia, rating, aree geografiche dei prenditori finali e scadenza media delle loro obbligazioni.

Collateralized debt obligations (CDO)

• Esposizione totale dell’intermediario ai CDO e suddivisione di tale esposizione secondo la metodologia interna dell’intermediario, a esempio, suddivisione delle esposizioni super-senior, a finanziamenti di tipo mezzanino e a CDO-squared sottostanti.

• Dati separati per CDO per i quali la garanzia finale sottostante è di particolare

preoccupazione per i mercati (es. ipoteca subprime su immobili) e per altri CDO. Più in generale, una discussione che comunichi ai partecipanti al mercato in che modo l’impresa classifica un CDO come un “CDO a ipoteca subprime” (a esempio, dalla percentuale di garanzia finale ricompresa nelle ipoteche subprime).

• L’esposizione ai CDO prima e dopo la copertura, includendo le esposizioni nei confronti dei garanti finanziari, evidenziando l’importo nozionale di protezione acquisito dai garanti individuali e il fair value di tale esposizione sia prima che dopo variazioni nelle valutazioni relative al merito di credito, se effettuate.8

• I dati riferiti al merito creditizio dei CDO, a esempio svalutazioni al valore di mercato o di altro tipo rispetto al valore nominale, suddivisi secondo la

7 Il fatto che uno SPE sia consolidato dipende dallo standard contabile da applicare; pertanto, un particolare SPE può essere consolidato in una giurisdizione e non consolidato in un’altra. 8 L’esposizione ai garanti finanziari può risultare da titoli garantiti da ipoteca subprime su immobili (RMBS) riportati direttamente nel bilancio dell’impresa, oppure da transazioni su CDO.

82

metodologia utilizzata dall’impresa, e in base all’anno di erogazione delle sottostanti ipoteche subprime.

• La metodologia per la valutazione degli strumenti e i principali criteri di valutazione.

Altre esposizioni subprime

• Esposizione a mutui subprime non inclusi nei CDO, nel caso di prestiti, RMBS, tramite derivati o impegni, al lordo e al netto delle copertura, unitamente ai dati indicanti il loro merito di credito, ad esempio svalutazioni o rating.

• Dati simili per i mutui Alt-A.

• La reattività della valutazione degli RMBS a variazioni nelle ipotesi, come a esempio le quote di rimborso anticipato, le perdite su crediti e il tasso di sconto, suddivisi secondo la qualità dei mutui.

Titoli garantiti da ipoteca commerciale

Esposizione ai titoli garantiti da ipoteca commerciale (CMBS), al lordo e al netto delle coperture, con suddivisioni per settore industriale delle attività poste a garanzia e per aree geografiche.

Finanza a leva

Esposizione in bilancio e fuori bilancio alla leverage finance con relativa elaborazione, a esempio svalutazioni e distribuzioni per settori industriali e aree geografiche.

83

Appendice C: Membri del Gruppo di Lavoro sulla Solidità del Mercato e degli Intermediari

Il presente rapporto è stato realizzato da un gruppo di lavoro del FSF, i cui membri sono qui di seguito elencati.

Presidente Mario Draghi

Governatore

Banca d’Italia

Canada Julie Dickson

Superintendent

Office of the Superintendent of Financial Institutions

Francia Jean-Pierre Landau

Deputy Governor

Banque de France/Commission Bancarie

Germania Jochen Sanio

President

BaFin

Hermann Remsperger

Member of the Executive Board

Deutsche Bundesbank

Giappone Takafumi Sato

Commissioner

Financial Services Agency

Svizzera Philipp Hildebrand

Vice Chairman of the Governing Board

84

Swiss National Bank

Regno Unito Callum McCarthy

Chairman

Financial Services Authority

John Gieve

Deputy Governor

Bank of England

Regno Unito Christopher Cox

Chairman

US Securities and Exchange Commission

BCBS Nout Wellink

Chairman

(President, Netherlands Bank)

BRI Malcolm Knight

General Manager

CGFS Donald Kohn

Chairman

(Vice Chairman, Federal Reserve Board)

CPSS Timothy Geithner

Chairman

(President, Federal Reserve Bank of New York)

BCE Lucas Papademos

Vice President

FMI Jaime Caruana

Director, Monetary and Capital Markets Department

85

Joint Forum John Dugan

Chairman

(Comptroller of the Currency

Office of the Comptroller of the Currency)

IOSCO Michel Prada

Chairman of the Technical Committee

(President, Autorité des Marchés Financiers)

IASB John Smith

Board Member

Segreteria Svein Andresen

Arthur Angulo

Patrizia Baudino

Benjamin H. Cohen

Gerald Edwards, Jr.

Atsushi Mimura

Rupert Thorne

Appendice D: Elenco dei rapporti

Il Gruppo di Lavoro del FSF, ai fini del presente rapporto, si è avvalso dei seguenti contributi, pubblicati o in corso di pubblicazione.

Basel Committee on Banking Supervision

• Liquidity Risk: Management and Supervisory Challenges, febbraio 2008 http://www.bis.org/publ/bcbs136.htm

• Fair value measurement and modelling: A survey of banks’ processes, implementation challenges and initial lessons learned from the recent market stress (in corso di pubblicazione)

• Guidelines for Computing Capital for Incremental Default Risk in the Trading Book (documento consultivo, ottobre 2007) http://www.bis.org/publ/bcbs134.htm

Senior Supervisors Group

• Observation on risk management practices during the recent market turbulence, marzo 2008 http://www.newyorkfed.org/newsevents/news/banking/2008/SSG_Risk_Mgt_doc_final.pdf

• Leading-Practice Disclosures for Selected Exposures, aprile 2008 http://www.newyorkfed.org/newsevents/news/banking/2008/SSG_Leading_Practice_Disclosures.pdf

International Organization of Securities Commissions

• The role of credit rating agencies in structured finance markets (rapporto consultivo, marzo 2008) http://www.iosco.org/library/pubdocs/pdf/IOSCOPD263.pdf

• Subprime Task Force Report (in corso di pubblicazione)

Joint Forum

• Credit Risk Transfer – Developments from 2005 to 2007, aprile 2008 http://www.bis.org/publ/joint18.htm

• Cross sectoral review of group-wide identification and management of risk concentration (in corso di pubblicazione)

86

Committee on the Global Financial System

• Interim Report by the study group on ratings in structured finance (in corso di pubblicazione) The President’s Working Group on Financial Markets (rapporto, marzo 2008) http://www.ustreas.gov/press/releases/reports/pwgpolicystatemktturmoil_03122008.pdf

Fondo Monetario Internazionale

• Global Financial Stability Report, aprile 2008

http://www.imf.org/external/pubs/ft/gfsr/2008/01/index.htm

Banca dei Regolamenti Internazionali

• Quarterly Review, marzo 2008

http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt0803.htm

87

88

Appendice E: Membri del FSF Autorità nazionali

Australia

Reserve Bank of Australia

Canada

Department of Finance Bank of Canada Office of the Superintendent of Financial

Institutions

Francia

Ministry of the Economy, Finance and Industry Banque de France Autorité des Marchés Financiers

Germania

Federal Ministry of Finance Deutsche Bundesbank BaFin

Hong Kong

Hong Kong Monetary Authority

Italia

Ministero dell’Economia e delle Finanze Banca d’Italia CONSOB

Giappone

Ministry of Finance Bank of Japan Financial Services Agency

Paesi Bassi

De Nederlandsche Bank

Singapore

Monetary Authority of Singapore

Svizzera

Swiss National Bank

Regno Unito

H M Treasury Bank of England Financial Services Authority

Stati Uniti

Department of the Treasury Board of Governors of the Federal

Reserve System Securities and Exchange Commission

Organismi finanziari internazionali International Monetary Fund World Bank Bank for International Settlements Organisation for Economic Co-operation and

Development Organismi internazionali di regolamentazione e supervisione

Basel Committee on Banking Supervision International Accounting Standards Board International Association of Insurance Supervisors International Organization of Securities Commissions

Comitati di Esperti delle Banche Centrali Committee on Payment and Settlement Systems Committee on the Global Financial System

Banca Centrale Europea