Racconto completo senza marchio

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Racconto ideato e realizzato da Marco Bartolomeo IC, Mattia Bellezza IIID, Alessia Calabrese ID, Federica Pia Catalano IIG, Tiziana Ciuffreda IIE, Francesco Di Flumeri IA, Antonio Ruben Famà IIC, Alessandro Gelormini IIID, Vincenza Gesualdo IIG Simona Loreto IID, Mauro Mallamo IIF, Maria Ylenia Pollidoro IID, Antonella Rendine IID, Luigi Ricciardi IIF, Luigi Rizzi IIG, Sara Spera IC, Guglielmo Tagliaferri IIF, Lorenzo Totaro IIF, Raffaele Villani IID

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Racconto ideato e realizzato da

Marco Bartolomeo IC, Mattia Bellezza IIID, Alessia Calabrese ID,

Federica Pia Catalano IIG, Tiziana Ciuffreda IIE, Francesco Di

Flumeri IA, Antonio Ruben Famà IIC, Alessandro Gelormini IIID,

Vincenza Gesualdo IIG Simona Loreto IID, Mauro Mallamo IIF,

Maria Ylenia Pollidoro IID, Antonella Rendine IID, Luigi Ricciardi

IIF, Luigi Rizzi IIG, Sara Spera IC, Guglielmo Tagliaferri IIF,

Lorenzo Totaro IIF, Raffaele Villani IID

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Indice

2 Premessa

3 Una strana … ed appassionante avventura

11 A spasso per lo spazio: strani incontri in strani mondi

18 La speranza del ritorno

22 Finalmente a casa … in un mondo migliore

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Premessa

Il presente racconto è il risultato del lavoro che gli allievi hanno

svolto con un entusiasmo ed una determinazione a voler essere

sinceri per certi versi inaspettati da parte del sottoscritto. Di

questo li ringrazio vivamente, oltre che per l’interesse e la

partecipazione mostrati durante lo svolgimento dell’intero corso. È

stata un’esperienza, la prima per quel che mi riguarda nel mondo

della Secondaria di I grado, entusiasmante (mi scuso per la

ridondanza, ma al momento non riesco a trovare altri termini che

possano rendere l’idea) e che lascia il segno nella mia attività di

docente.

Circa il testo realizzato, le correzioni apportate da chi scrive hanno

riguardato essenzialmente alcuni aspetti formali; si è preferito non

ritoccare la struttura ed i contenuti. Ciò avrebbe comportato

certamente una produzione più “pulita” dal punto di vista della

coesione e dell’organizzazione generale del testo, ma questo

significava andare a manipolare lo spazio di creatività degli alunni,

che si è preferito lasciare integro.

Un ringraziamento particolare và alla tutor Prof.ssa Rosa

Raspatelli, la cui puntualità negli adempimenti formali ed

organizzativi, i preziosi suggerimenti e la presenza costante a

fianco agli alunni durante le lezioni, hanno permesso la piena

realizzazione del progetto.

Foggia, 7 maggio 2010

G.B.

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UNA STRANA … ED APPASSIONANTE AVVENTURA

New York, 7maggio 2068

Caro diario,

Il grande giorno è alle porte !!! Domani partiremo per Sidney, dove

passeremo la più bella vacanza della nostra vita, ma soprattutto ci

divertiremo facendo grandi bagni e passeremo bellissime serate !! E

inoltre partiremo con il jet più veloce del mondo guidato da un

pilota che ho sentito ha moltissima esperienza. Pensa, faremo il

tragitto New York/Sidney in appena 4 ore!!! Molti dicono che il jet

sia anche lussuoso e confortevole. Non vedo l’ora di entrarci!!!

Lo ammetto, un po’ di ansia e paura c’è , però l’emozione e la gioia

è tale che sprizza da tutti i pori e cancella tutte le mie

preoccupazioni. Anche il mio fratellino è un agitato e spaventato

all’ idea della partenza,ma io cerco di tranquillizzarlo. La mia

valigia è così piena che potrebbe scoppiare, ma non dimenticherò

di fare un po’ di spazio anche per te. Ora è meglio che mi sbrighi.

Baci&abbracci by Viviana.

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In una splendida giornata di sole, a New York si inaugurò la

partenza del jet più veloce del mondo. E il mondo intero attendeva

con trepidazione e curiosità questo straordinario evento.

Le testate più importanti nell’edizione odierna riportarono in prima

pagina la notizia.

Con questo jet si sarebbero potute visitare le parti più lontane del

mondo nel minor tempo possibile, addirittura raggiungere altri

pianeti in un batter d’occhio. Per la sua costruzione furono

incaricati i più grandi scienziati, matematici, geometri, tecnici e

fabbri del mondo.

Pochi minuti prima dell’inaugurazione, Luca e Viviana presero le

loro valigie e la mamma, piangendo di gioia, abbracciò Viviana e le

disse: “Mi raccomando! Sii carina con tuo fratello, e buona fortuna

per il viaggio!”.

“Ok mamma, non stare in pensiero, ti racconterò ogni istante che

passerò sul Jet e ti prometto che non litigherò con quel

marmocchio di Luca”. Luca annuì e poi disse: “Sì d’accordo, ma

ora possiamo finalmente partire?” E il padre aggiunse : “Scusate

ragazzi! Dimenticavo di dirvi che ho incaricato un bravissimo

pilota. Si chiama Vincenzo ed è molto simpatico, lo conoscerete tra

poco sul jet. Non è ancora arrivato”.

La mamma aprì la porta di casa e davanti all’uscio una folla

immensa è entusiasta di assistere all’inaugurazione del jet.

“Beati i figli del sindaco che saliranno lassù. Come li invidio!”, si

sentiva dire tra la folla; e qualcun altro : “I soliti raccomandati …” ,

ed altri ancora: “Pensa che qualcuno mi ha detto che lì dentro è

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tutto ad alta tecnologia!!!. Gli schermi dei televisori sono grandi

quanto quelli dei cinema e il telecomando è touch-screen; letti

comodissimi e lampadari che emettono luci coloratissime!’’

Non appena il Sindaco tagliò il nastro rosso, la gente applaudì

impaziente di assistere alla partenza di quel meraviglioso aereo. E

così dopo tanta attesa si parte.

Un applauso fortissimo si levò tra la folla e il sindaco disse ad alta

voce: “Ora i miei figli sono a bordo del jet, all’inizio di una nuova

avventura per questo mondo!”.

E con la moglie tornò a casa, con lei che gli mormorava: “Ho un

brutto presentimento. E se il jet si perdesse nello spazio infinito?”.

Ma lui rispose nervoso: “Non dire sciocchezze! Ho impiegato gli

scienziati e gli operai migliori di tutto il mondo! E ho versato per la

costruzione 50 milioni di dollari! 50 milioni!!! Come puoi pensare

certe sciocchezze?”. La moglie rispose: “Non sono sciocchezze, solo

che sono preoccupata per i ragazzi, ed uno strano pensiero mi dice

che non è stata una buona idea mandare i nostri figli lassù”. Il

marito, con voce accomodante: “Non ti preoccupare cara, sono in

buone mani e ti assicuro che torneranno sani e salvi; sono al

sicuro nel jet! Vincenzo si prenderà cura di loro. Ne sono certo”.

Al sindaco però venne un dubbio mentre pronunciava quelle

parole, perché si ricordò di aver dimenticato di caricare le pile ad

un radar speciale che localizzava i ragazzi in qualsiasi luogo si

trovassero. Il radar non sarebbe resistito a lungo con le pile così

scariche. Ma preferì non dirlo alla moglie, perché temeva una sua

scenata, oppure che si preoccupasse ancora di più per i ragazzi;

così rimase sveglio e ansioso tutta la notte alla ricerca di un

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sistema per risolvere il problema. Non sapeva che fare. Quel radar

era prezioso per la sicurezza dei suoi figli, gli permetteva di vedere

la posizione del jet e controllare se vi fossero turbolenze. Ogni

ticchettio dell’ orologio lo rendeva sempre più nervoso. Doveva

trovare al più presto una soluzione.

Durante la notte, il radar rimase a mala pena acceso, non fece

risultare alcun pericolo. Ma all’alba, di punto in bianco si spense,

lasciando tutte le possibilità di sicurezza al povero sindaco di

controllare la situazione. Quando si accorse che il radar non

funzionava più, entrò nel panico trattenendo a malapena le urla.

Non voleva far sapere nulla alla moglie, la quale però capì tutto

immediatamente e per il dolore perse i sensi. Il marito la prese in

tempo prima che cadesse a peso morto sul pavimento.

Intanto all’interno del jet Viviana e Luca, dopo essere entrati,

notarono immediatamente il grandissimo televisore a schermo

piatto, il telecomando touch-screen, un’enorme cucina, la più bella

che avevano visto fino a quel momento, ed infine i lussuosissimi

tappeti, enormi, che apparivano in tutte le coloratissime stanze.

I giovani allora si presentarono al pilota più famoso e forse anche il

più bravo del mondo.

Si ricordarono che il papà aveva detto loro che Vincenzo era allegro

e sicuro di sé. Luca gli chiese: “Perché ti hanno scelto come pilota

di questo jet?”. “Per le mie famosissime avventure compiute in

passato che vi farò vedere in TV tra pochissimo, i paesi che ho

visitato durante i miei 15 anni di carriera”. “Qual è il paese più

bello che hai visitato?”, chiese Viviana. “Non saprei. Sono tutti

bellissimi, i paesi che ho visitato!”.

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Non appena partiti, sugli schermi apparvero le notizie che

giungevano da ogni parte del mondo e che celebravano l’evento. “E’

bello questo posto, ma che lingua strana che ha questa gente! Chi

sono?’’ Vincenzo rispose: “Quella è la Polonia. Pensa, ho

accompagnato lì proprio due anni fa con un gruppo di ragazzi della

tua età ’’.

Poi si vantò delle sue esperienze in Marocco, dove disse di aver

conosciuto moltissimi ragazzi che in quel preciso istante potevano

vederlo in TV mentre era alla guida del jet.

Era quasi il tramonto, e per i ragazzi vederlo così da vicino era

bellissimo, soprattutto per Luca e Viviana : era un misto di rosso,

arancio e giallo. “Meraviglioso”, dissero tutti insieme con stupore.

Passata la mezzanotte, i ragazzi augurarono la buona notte a tutti

e andarono nella propria stanza, pensando alla propria famiglia se

fosse preoccupata o meno del viaggio che li avrebbe tenuti lontano

da casa per un mese.

Il mattino seguente tutti si ritrovarono per la colazione e Vincenzo,

rivolgendosi a Viviana, le disse: “Hai dormito bene? Perché

stanotte, passando dalla vostra stanza per una controllatina, mi

sono accorto che non dormivi. Forse eri preoccupata? “Non ho

dormito molto perché volevo essere sicura che fosse tutto OK”.

I ragazzi accesero la TV per guardare se si stesse parlando di loro e

notarono che grazie a questa avventura stavano per diventare

famosi in tutto il mondo.

Tutto procedeva per il meglio; a bordo c’era una grande euforia.

Ma in cabina di pilotaggio non si respira la stessa aria, perché il

pilota si accorse di aver perso la rotta. Non ha più contatti con la

torre di controllo ed entrò nel panico totale. “Ora cosa farò!” -

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pensava - “Ho la responsabilità della vita dei passeggeri e non ho

una strategia per venir fuori da questo impiccio!”.

Poi, riprendendo fiato, cercò di ritrovare la calma che aveva avuto

all’inizio del viaggio. Riflettendo, pensò alle possibili soluzioni:

scendere di quota e atterrare nel luogo così dove capitasse era

impensabile e quindi decise di avvisare i passeggeri della

situazione in cui si trovavano e continuare a volare. Alla fine, si

fece coraggio e con l’altoparlante avvisò i passeggeri. Con la sua

solita ironia, che veniva fuori anche nei momenti più difficili, disse

a voce ferma : “A tutti i passeggeri! Attenzione! Abbiamo perso la

rotta e stiamo a zonzo nel cielo! Vi raccomando di mantenere la

calma”.

I passeggeri, però, entrarono in panico e Viviana cercò di riportare

la calma a bordo, gridando: “State tranquilli e rimanete ai vostri

posti! Il pilota ha molta esperienza e riuscirà subito a risolvere il

problema”.

Intanto Luca se ne stava tranquillo a giocare con il suo videogame,

senza neanche sapere cosa stesse succedendo là fuori.

I passeggeri però non riuscivano a calmarsi e allora Viviana decise

di andare a parlare con Vincenzo. “Qual è la situazione?”, gli

chiese, e Vincenzo: “questo coso non risponde ai comandi e il cielo

sta diventando più scuro, il livello dell’ossigeno è diminuito di

molto. Credo sia giunto il momento di invitare i passeggeri a

mettere le mascherine per l’ossigeno. Intanto cercherò di tenere

sotto controllo l’aereo in qualche modo. Tu , invece, mantieni la

calma e cerca di tranquillizzarli. A proposito le hostess dove

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sono?”. “Non lo so”, rispose Viviana. E allora Vincenzo si

raccomandò: “Quando ti chiamerò, cerca di venire al più presto

perché vorrà dire che avrò bisogno di te”.

Girarono in tondo per ore in un posto sperduto pieno di stelle,

buio, dove non si aveva la condizione del tempo e ci si sentiva

persi. Le scorte di cibo e di carburante stavano esaurendosi. Molte

persone iniziarono ad avere fame ed altre a perdere conoscenza.

Vincenzo, intanto, sudava ed era agitato.

All’improvviso nell’oscurità intravide qualcosa di strano, qualcosa

fuori dal comune, che si avvicinava: era un altro jet che sembrava

fatto di gomma e plastica. I motori parevano alimentati dall’aria e

il pilota e i passeggeri erano ragazzi e bambini. Vincenzo non badò

al fatto che come pilota ci fosse un ragazzo e gli chiese subito

aiuto. Tramite radio i due piloti dialogano: il pilota ragazzo

comunica in modo scortese: “Cosa volete? E soprattutto perché

siete tutti adulti con un solo bambino che gioca ai videogames?”.

Vincenzo rispose: “Ci siamo persi. Siamo partiti dalla Terra e

adesso non troviamo più la rotta. Potete prestarci soccorso?”. “Non

prestiamo mai aiuto agli sconosciuti. Che cos’è questo pianeta

Terra di cui parli? Dove si trova? E come avete fatto ad arrivare

qui?”.

A questo punto Vincenzo lo interruppe dicendo: “Ragazzi vi prego,

aiutateci! Siamo davvero in una situazione disastrosa. In questo

aereo viaggiano tutte brave persone che non hanno alcuna

intenzione di farvi del male. Ci sono degli adulti con voi che

potrebbero aiutarci?”.

A questo punto i ragazzi vanno su tutte le furie e dicono arrabbiati:

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“Ecco perché noi odiamo gli adulti. Loro si fidano soltanto dei

grandi e non considerano mai le idee dei bambini. Vabbè

mettiamoci una pietra sopra. Seguiteci e conoscerete il nostro

pianeta”.

Intanto sulla Terra ci si accorse che lassù qualcosa non andava. La

torre di controllo aveva perso il segnale e alcuni degli operai della

torre cominciarono ad agitarsi. Il responsabile della torre cercava

di calmarli “Guardate! Il segnale sta ritornando, va e viene, state

calmi e tornate a lavoro”.

“D’accordo, riprendiamo il lavoro”. “Forza dai non c’è altro tempo

da perdere !”. “Si, subito, corro anch’ io”.

Fuori dall’ aeroporto un gruppo di giornalisti ficcanaso percepì che

qualcosa non andava. “Secondo me sulla torre c’è qualcosa di

strano.”. “Si anche per me.”. “Perché non proviamo ad entrare e

capire cosa sta succedendo?”. “Ma è altissima! Come ci

arriviamo?”.

Alla fine se ne andarono, pronti a tornare l’indomani all’attacco

alla ricerca di nuove notizie. Ma ormai una folla aveva invaso l’area

sottostante la torre di controllo e le piste di atterraggio.

Intanto all’interno della torre, tornati ai loro posti, il capo ad un

certo punto si rivolse ai due neo assunti: “Marco, Giovanni, visto

che siete da poco nella nostra squadra, vi voglio mettere alla prova.

Andate a calmare la gente che sta li fuori!”. “Agli ordini, capitano!

Faremo del nostro meglio”.

Quando i due operai misero i piedi fuori dalla torre di controllo,

videro un’ enorme accozzaglia di gente. I due a questo punto

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decisero di dividersi per calmare la gente. Marco fermò un uomo

che pareva il più calmo in quella situazione di panico generale e gli

disse: “Puoi aiutarmi a calmare la gente?”. “Va bene!” I due si

mischiarono nella folla.

C’era un gran baccano. La gente urlava per paura che il jet

piombasse su una delle città. Alla torre intanto cercavano di

ritrovare il segnale.

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A SPASSO PER LO SPAZIO: STRANI INCONTRI IN STRANI MONDI

Mentre sulla Terra accadeva tutto ciò, nello spazio Vincenzo

seguiva il jet dei ragazzi, fiducioso del fatto che quei mocciosi lo

avrebbero portato a destinazione.

Tutto procedeva per il meglio, quando ad un tratto quello strano

mezzo fatto di gomma e plastica scomparve nel nulla. Sbalordito, il

pilota Vincenzo perse il controllo del velivolo, che entrò in un

turbine di venti e venne catapultato al suolo.

L’impatto fu violentissimo e tutti persero i sensi.

Il primo a riprendersi fu Vincenzo il quale, dopo aver lasciato la

cabina di pilotaggio, tentò di rianimare il resto della compagnia.

I passeggeri, ripresi i sensi, non avevano alcuna intenzione di

abbandonare l’astronave ed uscire, perché temevano fosse

pericoloso; però nello stesso tempo avevano finito le risorse di cibo

e di acqua e dovevano assolutamente cercare qualcosa per

sopravvivere.

“Ora cosa facciamo?”, disse Viviana. “Che seccatura!”, esclamò

Luca, mentre Vincenzo imprecava : “ Non lo so neanche io cosa

fare!”.

Spinti sia dalla curiosità, ma soprattutto dalla fame, alla fine

decisero di uscire e, aperto il portellone del jet, si trovarono di

fronte a un paesaggio spettrale: prati ingialliti, pieni di sterpaglie e

rifiuti di ogni genere, alberi abbattuti e privi di vita, immondizia

accumulata in ogni angolo. Le strade erano intasate da montagne

di rifiuti, un lago nero di petrolio, come le acque che erano nei

dintorni.

Vincenzo esclamò: “Mah ragazzi, che schifo! Ci troviamo in un

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posto bruttissimo”; Viviana annuì e poi disse: “Ragazzi, ma sentite

anche voi?”. Infatti c’era un odore sgradevole di fogna , e a tutto

questo scenario si aggiungevano anche dei grossi topi che

correvano alla ricerca di cibo.

“E ora che facciamo?”, disse Viviana rivolgendosi a Vincenzo. “Ma

chi me l’ha fatto fare. Perché vi ho accompagnato in questo viaggio

assurdo? Me ne restavo a casa! Preferisco 100 volte il mio mondo”.

E Viviana: “A chi lo dici!”.

Afflitti, ma nello stesso tempo incuriositi, i ragazzi si avviarono per

le strade di questo mondo.

I protagonisti camminavano per le vie di questo posto surreale e ad

un tratto si trovarono di fronte persone indescrivibili:

incredibilmente pallide, dai loro volti sembravano tutti in preda

alla disperazione. Cammina cammina, trovarono un’insegna che

sembrava quella di una taverna. Entrarono, subito avvertirono uno

sgradevole odore di alcol, tavoli dove delle persone giocavano

d’azzardo, gente che rideva e beveva. I protagonisti andarono verso

il bancone, quando ad un tavolo trovarono delle persone quasi

identiche a loro, sembravano i loro sosia. Si avvicinarono e li

guardarono bene in volto, notarono che i tratti del viso erano

proprio uguali ai loro, anche se questi strani esseri avevano i

vestiti ridotti a stracci.

Da ciò capirono che erano proprio identici a loro.

L’alter ego di Vincenzo era un tipo pessimista e insicuro, diceva:

“Dobbiamo morire, siamo tutti dei rifiuti!”. La sosia di Viviana,

cattiva e anti-ambientalista, pensava solo a trovare nuove maniere

per sporcare e ripeteva sempre: “Sporcare, sporcare, bisogna

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sporcare di più, bisogna trovare una maniera per sporcare sempre

di più”. Il sosia di Luca, invece, era un mostriciattolo logorroico che

non teneva mai la bocca chiusa, parlava con tutti quelli che

trovava per strada senza fermarsi mai, con una voce stridula da

bambino capriccioso.

Alla fine Vincenzo capisce tutto. “Sono identici a noi, solo che

sono il nostro opposto”. E Viviana: “Si è vero! Ma sono tutti troppo

sporchi!”

Ci fu un momento di silenzio generale, quando Luca vide che il suo

sosia stava uscendo dalla taverna e lo seguì per vedere cosa

volesse fare. Entrato in un vicolo, il sosia andò incontro ad

un’altra persona e allarmato disse che erano arrivati degli estranei.

Luca sentì i due parlare in maniera confusa e poi percepì che

l’altro essere diceva al suo sosia di correre ad avvisare il superiore.

Vincenzo e Viviana, intanto, accortisi del fatto che Luca non era

più con loro, preoccupati si misero a cercarlo nei dintorni.

“Lucaaaa! Lucaaaaaa!!! Dove sei? Se è uno scherzo, sappi che non

sei affatto divertente!”. Ad un tratto Vincenzo lo vide e corse per

raggiungerlo. “Cosa ti è saltato in mente? Ci hai fatto prendere un

colpo! Potevamo non trovarti più!”. Ma Viviana gli disse: “Dai non

arrabbiarti. È ancora un bambino! L’importante è che lo abbiamo

ritrovato!”. Luca, rammaricato per l’accaduto, disse dispiaciuto:

“Mah… mah… io ho visto uno uguale a me parlare con una

persona, dicendo che erano arrivati degli estranei e che bisognava

avvisare il superiore!”. E Vincenzo, sbalordito, gli chiese: “Sei

proprio sicuro?”. “Sicurissimo!”. “Sarà meglio tenere gli occhi

aperti!”.

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Luogo sperduto, data non definibile

Cari mamma e papà,

probabilmente non leggerete mai questa lettera, ma voglio lo stesso

dirvi che anche se non ci rivedremo mai più, sarete sempre nei

miei pensieri. Ho molta paura qui, tutto sembra così brutto e

terrificante, proprio come un film dell’ orrore. Si, c’è Viviana a

proteggermi, ma mi manca la vostra protezione. Tutto è triste e

malinconico, la gente è sempre triste. Questo posto è davvero

orribile, il sole non risplende quasi mai, l’ acqua non è potabile ed

è sempre sporca come quella del fango. Ad osservare tutto questo

si ha una vera e propria impressione sgradevole: case

semidistrutte, con palazzi senza tetto proprio scoperti, senza

finestre. E per finire in bellezza vegetazione inesistente. Con

questo vi saluto, a malincuore vi saluto

Luca

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Si era fatto buio e per paura di perdersi decisero di ritornare al

punto di partenza e trascorrere lì la notte, tutti insieme.

Il giorno dopo, si svegliarono e davanti a loro videro del cibo, ma

credevano fosse una allucinazione. Luca assaggiò un po’ di quel

cibo e disse che non era affatto un’illusione, così tutti vi si

buttarono a capofitto. Dopo essersi saziati, si chiesero: “Da dove

viene questo cibo? Vincenzo fece una supposizione: “Forse

qualcuno si è impietosito e per farci un favore ce l’ha portato. Ma

non riesco a capire chi possa essere stato e perché lo ha fatto di

nascosto ”.

Cominciarono ad esplorare la zona e si avventurarono in un bosco

spettrale poco distante dalla zona in cui erano atterrati.

Non riuscivano a trovare nessuna traccia che li facesse risalire a

chi avesse portato il cibo.

All’ improvviso uscirono degli animali che con le zampe fecero

segno di seguirli. Li condussero in una caverna dove c’era del cibo

e con la punta della zampa indicarono dov’erano le scorte.

Decisero quindi che avrebbero trascorso lì la notte successiva.

Trascorsero l’intera giornata a trasportare nella caverna tutto il

materiale necessario alla sopravvivenza che avevano nel jet. Per la

stanchezza andarono a letto molto presto, tranquilli per aver

trovato un posto accogliente e sicuro.

Ma durante il sonno sentirono dei rumori. Strane ombre nere

stavano razziando le provviste. Vincenzo, senza far rumore, andò

fuori dalla caverna a controllare. Rientrato, svegliò tutti dicendo a

voce bassa: “ Gli animali che ci hanno condotto qui sono stati

sbranati, là fuori degli esseri mostruosi ed enormi stanno

divorando le nostre provviste. Sarà meglio andare via di qui!

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Cerchiamo di non farci scoprire altrimenti diventeremo degli ottimi

bocconcini per quelle belve”.

Riuscirono a farla franca. Trascorsero il resto della notte immobili

per non fare rumore e non farsi scoprire, attendendo che quegli

esseri immondi se ne andassero via dopo la scorpacciata.

Il mattino seguente Vincenzo, Viviana e il piccolo Luca pensarono

che fosse opportuno separarsi dal resto del gruppo ed avventurarsi

alla ricerca di cibo e di un posto più sicuro.

Addentratisi nel bosco, che di giorno pareva meno tetro di come era

apparso la notte precedente, mentre erano intenti a trovare

qualcosa da mangiare, avvertirono dei fruscii come di animali in

movimento dietro un fitto cespuglio, lo scostarono e videro una

specie di scimmia accasciata a terra , intrappolata su una corda.

La povera scimmia soffriva molto, veniva quasi voglia di aiutarla,

ma poi videro una jeep da cui stava scendendo un uomo sulla

cinquantina, capelli grigio- bianchi, statura media e di corporatura

mingherlina.

Vincenzo voleva avvicinarsi per chiedere aiuto, ma all’improvviso

notò che aveva in una mano una pistola, e nell’altra dei proiettili

che avevano la forma di pillole - sembravano tranquillanti – D’un

tratto l’uomo caricò l’arma e sparò al povero animale, e Vincenzo,

Viviana e Luca, impauriti, decisero che sarebbe stato meglio

rimanere nascosti.

Poi l’uomo prese la carcassa della povera scimmia e la mise dentro

una gabbia. Furtivamente i tre riuscirono ad attaccarsi alla jeep e

così giunsero nel suo nascondiglio.

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L’uomo scese per prendere la gabbia, allora con cautela i tre

scesero dal montacarichi e di corsa entrarono nel nascondiglio e si

nascosero in uno stanzone che si trovava in fondo alla casa. Lì

c’era un grosso armadio pieno di provette e di siringhe. Decisero di

nascondersi lì dentro, così avrebbero pure potuto spiare

quell’uomo dall’aspetto strano.

Questi, intanto, era entrato nello stanzone ed aveva poggiato la

gabbia su un enorme tavolo, la aprì e cacciò la povera scimmia

ancora sotto gli effetti di quello che in seguito i tre capirono essere

stato un tranquillante.

L’uomo collegò sul corpo della scimmia dei fili elettrici ed iniziò a

torturarla con delle scariche elettriche, tanto forti che la fecero

risvegliare immediatamente.

Poi gli collegò degli elettrodi sul petto e sulla testa ,andò sulla

scrivania dove c’era un elaboratore, e inizio a fare esperimenti

trascrivendo su un quaderno tutti i risultati degli esperimenti che

stava compiendo su quel povero animale.

Mentre procedeva nell’esperimento, sentiva degli strani rumori che

lo portarono ad avvicinarsi silenziosamente all’armadio. Lo aprì e

colse di sorpresa i nostri protagonisti: “Chi siete? Che ci fate qui?”.

“Si dovrebbe vergognare a fare questo ad una scimmietta

indifesa!!!”, rispose Viviana. “Questi non sono affari vostri e vi

consiglio di andare via prima di fare una brutta fine!”, ribatté lo

scienziato. “Non volevamo fare niente di male! Siamo arrivati qui

per sbaglio!”, disse Vincenzo. Lo scienziato, irritato, intimò: “Non

mi interessa, andatevene subito via!” Vincenzo, in preda al panico:

“Stiamo cercando un modo per tornare a casa! Ci potrebbe

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aiutare?”. Lo scienziato, meravigliato, disse “ Ma allora non siete di

qui! Da dove venite?” “Noi siamo di un altro mondo; siamo

terrestri!”, esclamò Vincenzo “Voi sapete che questo pianeta non è

altro che la vostra Terra proiettata nel futuro fra un po’ di anni?”,

disse lo scienziato. “Beh, lo avevamo intuito”, esclamò Vincenzo.

Ad un certo punto Viviana, dall’altra parte dello stanzone, vide uno

strano oggetto metallico a forma sferica e un display con su scritto:

ANNI . “Cos’è quello?”, chiese incuriosita.”. “E’ un oggetto

preziosissimo: una macchina del tempo, capace di far viaggiare nel

tempo!”disse lo scienziato. “ Per favore, signor…..”disse

impappinata Viviana “Jourman, mi chiamo Jourman” disse lo

scienziato “Signor Jourman, per piacere potrebbe prestarcelo per

farci tornare sul nostro pianeta?Vi supplico!”, esclamò Vincenzo

“Non ve lo presterò mai!E colpa vostra se adesso siamo in queste

condizioni, e comunque non la potreste usare perché manca il

pezzo principale per farla funzionare”, rispose irritato lo scienziato.

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LA SPERANZA DEL RITORNO

“Ci potreste prestare la sua macchina del tempo per favore ?” “No!”

rispose lo scienziato con rabbia. E i ragazzi , con gentilezza: “Per

quale motivo non ci vuole prestare la macchina? Cosa le abbiamo

fatto di male? ”. “Voi non c’entrate nulla in realtà, ma gli uomini da

tempo ormai diventano sempre più malvagi, ed ecco come ci siamo

ridotti, in questo mondo brutto e senza vita come un terreno arido

in una giornata di pioggia. Darvi la macchina del tempo non vi

servirà a nulla, perché ormai quel che vedete intorno è il destino

della Terra”.

Vincenzo, Viviana e Luca rimasero sconvolti alle parole del Dr.

Jourman. Si incamminarono sulla via del ritorno, delusi e

amareggiati, ma con la voglia di salvare loro pianeta a ciò che lo

aspettava.

Così il mattino seguente stabilirono di dare il buon esempio,

provando a ripulire quel brutto posto in cui erano capitati.

Decisero di fare un giro fuori, e fare pubblicità per sensibilizzare gli

abitanti di quel posto e i loro compagni di sventura ad iniziare a

fare la raccolta differenziata e altre opere di bonifica.

La gente a quel momento non era a conoscenza di cosa avessero in

mente, li scambiavano per matti da legare. A poco a poco però

attorno ai tre protagonisti cominciò a raggrupparsi una piccola

folla di curiosi, che cresceva sempre di più, fino a quando tutti gli

abitanti del posto e i compagni di disavventura dei tre capirono che

era l’ora di darsi da fare per ripulire quel mondo inquinato e

terribilmente sporco.

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Dopo qualche giorno cominciarono a vedersi i primi risultati: cieli

più chiari, prati più verdi. Vincenzo, Viviana e Luca, soddisfatti dei

primi miglioramenti, decisero di ritornare dallo scienziato per fargli

toccare con mano i progressi fatti.

Dopo aver attraversato il bosco, che non sembrava più quello

bruttissimo conosciuto qualche tempo prima, ma aveva cominciato

a prendere un po’ di colore verde grazie agli alberi e alle piante che

stavano spuntando piano piano, giunsero finalmente a casa del

professore.

Lo scienziato all’inizio rimase scettico, ma col passare del tempo,

vedendo questi volenterosi impegnati ad aiutare il pianeta e a

sensibilizzare tutti gli altri, si decise a dargli una mano. “Non

diamoci troppe arie, perché non è semplice ripulire questo posto in

pochissimo tempo”, disse con la sua solita aria sospettosa.

“D’accordo, vi aiuterò a ritornare sul vostro pianeta, ma ad una

condizione. Se riuscirete a tornare sulla Terra dovrete fare di tutto

per convincere tutti gli altri a trattare meglio il mondo, altrimenti

sapete cosa vi aspetta! Proveremo a far funzionare la macchina del

tempo”.

E così lo scienziato e i nostri protagonisti si misero alla ricerca dei

pezzi necessari a far funzionare la macchina del tempo.

“Credo di sapere dove prendere i pezzi mancanti alla macchina del

tempo”, esclamò il Dottor Jourman. “Dove?”, chiese Vincenzo. “Al

cimitero delle auto’’, replicò Jourman. Allora si avviarono verso un

cimitero delle auto, dove trovarono un sacco di vecchi modelli di

automobili, tra le quali Vincenzo riconobbe la sua.

Lo scienziato avvistò il modello più recente e provò a smontarlo,

ma il suo fisico non era abbastanza forte per quel genere di lavoro.

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Page 23: Racconto completo senza marchio

Allora in lontananza Vincenzo vide uno tipo strano, che doveva

essere il custode di quel cimitero di auto, il quale faceva segno

come per indicare la sua presenza. “Posso darvi una mano?”,

chiese lo strano tipo. “Si, certo!”, fecero in coro. Jourman indicò

all’uomo quali pezzi doveva smontare dall’automobile.

Lo straniero smontò i pezzi in un batter d’occhio e li diede al

professore. “Corriamo al laboratorio”, disse euforico il vecchio

scienziato.

In laboratorio Jourman montò i pezzi sulla macchina del tempo.

Però, inaspettatamente, la macchina non funzionò. Rimasero tutti

a bocca aperta per la brutta sorpresa. Erano convinti di poter

finalmente tornare a casa. Ma non era così.

Ogni speranza era persa, ma Vincenzo si ricordò dell’aereo e disse

al dottor Jourman. “Forse potremo provare a recuperare i pezzi

dall’aereo con cui siamo arrivati quassù!”. “Andiamoci subito!”,

fece Jourman.

Dopo una lunga camminata nel bosco, arrivarono all’aereo e dopo

aver recuperato i pezzi mancanti dell’aereo tornarono speranzosi

al laboratorio.

Il dottor Jourman questa volta sembrava convinto della riuscita

dell’impresa. Diede le ultime istruzioni per quando avrebbero

superato i confini dell’universo.

Tentarono in vari modi di sistemare la macchina e fu molto difficile

perché la macchina del tempo era stata ferma a lungo ed era molto

vecchia.

Il professor Jourman disse: “No, non possiamo ancora aggiustarla,

abbiamo ancora bisogno di un pezzo. Io so dov’è. Andiamo a

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Page 24: Racconto completo senza marchio

prenderlo!”.

Allora si misero di nuovo in viaggio. Arrivarono in una foresta, dove

tutto era ormai un cimitero di alberi senza foglie, cespugli secchi e

piante morte. All’improvviso davanti a loro si aprì un grande fosso,

molto profondo. Jourman si fermò a guardare in fondo al fosso.

Allora Vincenzo disse: “Ho capito, ma da solo laggiù non scendo”. E

il piccolo Luca: “Vengo io con te!”.

Così, con una corda, uno alla volta vennero calati nel fosso che era

profondissimo incominciarono a cercare quello che potesse servire

loro. Vincenzo vide i pezzi necessari, ma non riuscì ad avvicinarsi

perché c’era un masso che divideva il passaggio in due. C’era solo

un sottile spazio che permetteva il passaggio. L’unico che sarebbe

riuscito a passare era Luca, per la sua esile corporatura. “Meno

male che sei venuto quaggiù con me” - disse Vincenzo - “altrimenti

avrei fatto questo lunghissimo viaggio a vuoto!”.

Luca con gran coraggio passò attraverso quel piccolissimo spazio

lasciato dall’enorme masso e con tanta fatica riuscì a prelevare e

portare i pezzi mancanti dall’altra parte dove lo attendeva

Vincenzo. I due si abbracciarono per la gioia ed urlarono agli altri

che erano fuori ad attenderli: “ Tirate su la corda!”. Così riuscirono

a risalire con i pezzi mancanti e tutti felici si riavviarono verso il

laboratorio di Jourman.

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Mondo Sperduto, data indefinibile

Caro Diario,

Non riesco a credere che la vacanza dei miei sogni si sia

trasformata in uno dei miei peggiori incubi! Il jet è precipitato e noi

ci siamo ritrovati qui, in questo mondo triste e tenebroso! La flora e

la fauna sono del tutto scomparsi a causa del forte sisma e del

clima. Non ci sono abitazioni sicure dove passare la notte o

rifugiarsi perché potrebbero crollare da un momento all’ altro.

Inoltre abbiamo finito le provviste, qui il cibo scarseggia e il mio

pilota preferito mi ha deluso . Non so per quanto riusciremo

ancora a resistere ma non mi arrendo! Ora stiamo cercando di

aiutare un professore ad aggiustare il jet. Riuscirò a tornare sana e

salva con Luca? Speriamo di si!

Un bacio e un abbraccio by Viviana.

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Luogo sperduto, data indefinibile Cari genitori,

anche se credo non leggerete mai questa lettera, vi voglio dire che

siamo quasi pronti ad affrontare questo viaggio verso l’ignoto. Ma

sono fiducioso. Presto saremo di ritorno e non vedo l’ora di

riabbracciarvi.

Viviana è stata sempre al mio fianco e mi ha aiutato ogni volta che

ero in pericolo.

Questo luogo è un postaccio, è pauroso, sporco e pieno di animali

feroci.

Il Dottor Jourman, uno scienziato che abbiamo incontrato qui,

adesso sta provando a riparare una sua macchina del tempo,

poiché il nostro jet si è rotto quando ci siamo schiantati, e dice che

ci vorrà ancora un po’ di tempo per sistemarla.

Spero che vada tutto bene durante il viaggio e che il Dottore riesca

a riparare la macchina del tempo il più presto possibile.

Adesso vi devo salutare, perché devo aiutare il Dottore.

Con affetto, il vostro amato

Luca

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Page 27: Racconto completo senza marchio

FINALMENTE A CASA … IN UN MONDO MIGLIORE

Scesi dalla macchina del tempo, i ragazzi si chiedevano se fossero

nella realtà o in un altro nuovo mondo. “Dove siamo? In un altro

mondo ancora?” disse Viviana, e Vincenzo: “Sì siamo tornati,

guardate lì! È la pista di atterraggio degli aerei!!!” Mentre

atterravano, alcuni piloti avevano notato qualcosa di strano nel

cielo; dicevano :“ Cosa sta succedendo laggiù? Chi sono? Da dove

sono sbucati fuori? Ah si, certo! Sono i passeggeri che erano stati

dati per dispersi! Andiamo subito a chiamare i giornalisti, sai

quanti bei soldini faremo con questo scoop?”

I giornalisti incominciarono a fare un sacco di domande ai ragazzi,

del tipo: “Dove eravate finiti? Come avete fatto a scomparire?” e

altre domande di questo genere. Vincenzo disse :“Si , si , tra poco

risponderemo a tutte le vostre domande, ma prima dovete farmi

parlare. Quando siamo partiti non pensavamo minimamente di

finire in un mondo parallelo. Siamo atterrati su questo mondo, che

poi abbiamo scoperto essere il nostro stesso mondo visto nel

futuro. E sapete com’è il nostro mondo nel futuro? Tutto grigio,

non c’era vegetazione, le acque inquinate. E noi siamo tornati,

fortunatamente, per dirvi che se non facciamo niente per impedire

tutto questo, finiremo per diventare esseri immondi. Perciò d’ora in

poi dovremo cercare di prestare più attenzione al problema

dell’inquinamento atmosferico”.

E il Giornalista chiese “volete essere ospiti nella mia trasmissione

per un’intervista?” Viviana rispose :“Sì certo!”

Nel giorno prestabilito i tre naufraghi, Vincenzo Viviana e Luca

furono ospiti della nota trasmissione televisiva “Presente e Futuro”.

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“Benvenuti nella mia trasmissione! Uno…dueee…eeehhh tre. Vai,

si gira!....”, la voce di una giornalista diceva espressivamente

:“Salve, siamo in diretta dalla pista di atterraggio di New York. I

superstiti hanno riferito di essere atterrati nella terra vista in

prospettiva del futuro: tutto era inquinato e il pilota del jet è

Vincenzo ha una serie di consigli da dare”.

Poi il giornalista si rivolse a Viviana. “Perfetto Vincenzo! Grazie per

i tuoi consigli! Ora, Viviana, quando sei atterrata in quel mondo

cosa hai pensato?” “Credevo ci fossimo persi, poi ho capito di

essere atterrata nella terra vista nel futuro” “Grazie, Viviana! Avete

qualcosa da mostrare agli spettatori?”. “Beh l’acqua era nera come

il petrolio ed emanava un odore sgradevolissimo...” e Luca,

interrompendo Viviana, disse: “C’era anche scarsa vegetazione e

montagne di rifiuti. E gli abitanti erano ridotti in pessimo stato!” .

“E tu, Luca, piccolo ragazzino, cosa ci dici? Come era li?”. “E cosa

devo dire! Lì era tutto orribile, la natura non esisteva! A noi ragazzi

piace molto la natura, gli spazi verdi per giocare all’aria aperta,

quindi non era affatto un posto per me, non era un posto per

restarci, almeno non per me”. “Vi piacerebbe rivivere la stessa

esperienza?”. Luca disse immediatamente: “No, grazie!” E tutti in

coro lo seguirono. “Non avevate un paura tra gli quegli alberi morti,

quei i cespugli secchi, senza luce, senza acqua?”. “Un po’, la

paura ci passava quando stavamo tutti insieme e sapevamo che

potevamo contare uno sull’altro”. “Io potevo stare sicuro perché

con me c’erano Vincenzo e Viviana”, disse Luca.

Finalmente Viviana e il piccolo Luca poterono riabbracciare i loro

familiari. Erano pieni di gioia per essere tornati a casa dalla loro

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famiglia: “Che emozione rivedervi tutti!” Disse serenamente

Viviana. “Mi chiedo come sarà il volto della mia preside quando

scoprirà che sono tornato.”, esclamò Luca con aria scherzosa.

“Ragazzi, prima di raccontarci tutto, liberatevi delle cose che avete

addosso”, interruppe il papà. “Che fai con quella sacca ancora

addosso?”; ma Luca non voleva staccarsi dal suo zaino, come se

dentro custodisse qualcosa di importante che non voleva ancora

svelare. Infatti, prima di ripartire per la Terra, aveva messo nello

zaino le lettere che avrebbe voluto spedire ai suoi cari, così decise

di portarle come prova della loro esperienza.

“Allora, perché non vi siete fatti sentire durante la vostra

assenza?”, chiese incuriosita la madre, e Luca e Viviana si

guardarono in faccia accennando ed un breve sorrisino, e alla fine

la ragazza decise di raccontare tutto. “Come sapete, siamo partiti a

bordo del jet diretto verso l’Australia, ma Vincenzo ad un certo

punto perse il controllo del mezzo”, iniziò Viviana, ma viene subito

interrotta da Luca: “Ed è grazie a lui che abbiamo trovato il Dr.

Jourman, il quale che ci ha aiutati a tornare a casa!” Ma la sorella,

senza aspettare che il padre facesse la domanda disse: “Il Dr.

Jourman è lo scienziato che ha progettato …vi sembrerà

incredibile, ma vi dò la mia parola, ha progettato, dicevo, la

macchina del tempo che ci ha riportatati qui nel presente, perché

eravamo finiti nel futuro”.

“Un attimo, un attimo! Ma il jet?”, domandò la mamma Tiziana. A

questa domanda i due risero ancora, e Viviana spiegò con più

calma come erano andate le cose, mentre i visi dei genitori

diventavano sempre più pallidi e sbalorditi alle parole della

ragazza, che alla fine ridendo disse: “ Quel che di buono era

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rimasto dell’aereo, sta tutto nella macchina del tempo!”. Ma il papà

Alfonso e la moglie erano ancora increduli e pensavano che i due

ragazzi stessero farneticando. Luca sapeva già come sarebbe

andata a finire, e così, invece di insistere e raccontare cose alle

quali nessuno avrebbero mai creduto, fermò Viviana che cercava

ancora di convincere i genitori della loro avventura e disse,

mettendole la mano sulla spalla,: “Viviana, è inutile.” . “Ok, hai

ragione tu, è tutto inutile, nessuno ci crederà mai!” Poi balzò, come

se all’improvviso le fosse venuta un’idea: “Ricordi le lettere che..”,

sussurrò piano nell’orecchio del fratello, che l’interruppe

rispondendo a voce bassa per non farsi sentire dai genitori: “Ho

cambiato idea, non gliele farò vedere io … Devono fidarsi di noi, se

le cercassero da soli le prove!”. Se ne andò in camera, portò con sé

le lettere che aveva scritto quando era nel futuro e le nascose in

fondo al cassetto del suo comodino, sperando che un giorno i suoi

genitori le potessero trovare e scoprire così che quell’avventura

l’avevano vissuta veramente.

Una mattina, Tiziana, spolverando nella cameretta di Luca, vide il

cassetto del comodino mezzo aperto, ma invece di chiuderlo,

sbirciò dentro e… cosa trovò? Delle lettere firmate “Luca Rossi”.

Ma la sorpresa arrivò quando lesse al destinatario il proprio nome,

e la propria via di casa. Allora corse subito all’ufficio di Alfonso e

gli fece leggere le lettere che aveva trovato. A quel punto, capirono

che non potevano che essere le lettere scritte da Luca, e che quindi

tutto quello che avevano raccontato i loro ragazzi era vero.

Quando tornarono a casa e Luca tornò da scuola, non esitarono a

chiedere scusa ai propri figli e li abbracciarono. “Allora, questa

meravigliosa storia bisogna raccontarla subito a tutti! Soprattutto

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ai giornali!” esclamarono i due genitori, e Viviana sorridendo

rispose “Non preoccupatevi, i giornalisti sono già stati informati..

Anzi abbiamo deciso che domani saremo protagonisti di una

manifestazione per la salvaguardia della natura, e saranno

presenti molte autorità e molti giornalisti e fotografi. Lì potremo

raccontare la nostra esperienza e far comprendere agli uomini i

propri errori”. La manifestazione ebbe grandissimo successo,

venne trasmessa via radio e in televisione in tutti i paesi del

mondo.

Due settimane dopo, Viviana, Luca, e Vincenzo vennero premiati

una medaglia al valore e a nome dei capi di stato di tutte le nazioni

del mondo furono considerati salvatori dell’umanità.

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