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1 Titolo LEGGIMI ANCORA SCUOLA MEDIA STATALE “GIOVANNI XXIII” DI MODICA MAGGIO 2004 RACCOLTA DI FIABE E RACCONTI DELLA II B A CURA DELLA PROF. CARMELA PAOLINO

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Tito

lo LEGGIMI ANCORA

SCUOLA MEDIA STATALE “GIOVANNI XXIII” DI MODICA

MAGGIO 2004

RACCOLTA DI FIABE E RACCONTI

DELLA II B A CURA DELLA PROF. CARMELA PAOLINO

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INTRODUZIONE Dopo la favola, abbiamo iniziato lo studio di un altro genere letterario: la fiaba. Abbiamo letto moltissime fiabe, quelle degli autori classici (Grimm, Per-rault, Andersen etc.) e quelle popolari italiane, raccolte da I . Calvino, che ci sono sembrate più ricche ed interessanti. Abbiamo studiato le caratteristiche di questo genere letterario, gli elemen-ti, il linguaggio. Ci siamo soffermati in particolare sulle fiabe di magia e ne abbiamo sco-perto la struttura per mezzo delle “carte di Propp”. Quindi abbiamo liberamente utilizzato le “carte”per inventare delle fiabe; “ Ogni carta di Propp non rappresenta solo se stessa, ma un intero spacca-to del mondo fiabesco, un brulicare di occhi fantastici, per bambini che abbiano avuto una qualche dimestichezza con le fiabe,il loro linguaggio, i loro temi.” Si sono inventate quindi altre fiabe partendo dalla stessa situazione( fiabe-game): “La Chiave d’oro”. Qualcuno ha provato a rinnovare le vecchie fiabe mescolando i personaggi e inventando nuove situazioni. L’ultimo capitolo, “Rifiuti animati”, è molto diverso dagli altri: i rifiuti si animano e diventano i protagonisti di tanti racconti divertenti ed istruttivi. L’idea è nata da un concorso bandito dal FAI ed è subito piaciuta ai ragaz-zi, stimolandone la fantasia. Questa è un’ulteriore dimostrazione che il “C’era una volta” non apre la strada all’evasione, ma prefigura l’impegno, l’arricchimento esperenziale, l’autocoscienza. Prof.ssa Carmela PAOLINO

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VOYAGES Voyages era un libro di una bambina, Simona, che studiava molto, ma molto poco. Lo maltrattava, strappava le pagine: Simona lo tenne per tre anni e alla fine, superati gli esami per un pelo, grazie a Voyages che sug-geriva le soluzioni, lo buttò nel cestino della carta. La madre lo portò dal cartolaio e glielo diede come libro di “terza mano”. Il cartolaio lo buttò subito nella spazzatura. Voyages era solo, senza amici. Nel bidone tutti lo prendevano in giro per la sua solitudine e bruttezza (non che loro fossero più belli!) e purtroppo passò un bel po’ di tempo lì. Un bambino che voleva studiare, ma non aveva soldi a sufficienza, uscito triste dal cartolaio, aprì il cassonetto della spazzatura per cercare qualcosa da mangiare e trovò Voyages; lo prese , lo portò a casa ed insieme studia-rono. Il ragazzo, andando a scuola, imparò molto. Oggi questo ragazzo è un insegnante di francese ed indovinate qual è il titolo del libro di testo?

Voyages!

Chiara Romano

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CAPIT. 1 ROBERTA, LA PRINCIPESSA DEL VILLAGGIO BIANCO

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LA FORZA DELL’AMORE 11

IL PRINCIPE VALOROSO 13

IL PICCOLO E PERFIDO GNOMO 15

LA GIOVANE CONTADINELLA E IL PRINCIPE 17

LA FANCIULLA DELLA SORGENTE 17

UNA DIFFICILE IMPRESA 19

MISCI, UN GRANDE EROE 20

IL REGNO DI MONZA 21

IL PRINCIPE GIOCHERELLONE 22

STORIA DI STREGONI E D’AMORE 24

MARIANNA 26

LA PRICIPESSA FRANCESCA 28

LA POZIONE MAGICA 29

IL PRINCIPE NELLA BOTTIGLIA 30

FILIBERTO E STELLINA 31

LA BELLA CAROLINA 32

TOM SALVA IL SUO BORGO 33

IL PRINCIPE VINCENTE 34

CAPIT. 2 L’OMINO SMERALDINO 38

KEVIN E LE FATINE 39

UNA STORIA D’AMORE A LIETO FINE 40

I GIOIELLI MALEDETTI 42

LA ROSA D’ORO 44

IL CAPPELLO DEI DESIDERI 46

I DONI MAGICI 48

INDICE

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L’ORSETTO SOLITARIO 50

Il PAESE DEGLI GNOMI 51

LE AVVENTURE DI RONALD 52

LA FOLLETTA 54

IL CUORE DI GHIACCIO 56

LE DUE FATINE 58

LA CASSETTA DEGLI ORRORI 60

LE ERBE MIRACOLOSE 62

CAPIT. 3 CAPPUCCETTO ROSSO SCOPRE SE STESSA 68

S.O.S. DISNEY 69

JAIN IN EGITTO 71

CAPIT. 4 UNA STORIA PARTICOLARE 76

UNA SOLUZIONE PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

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I RIFIUTI SI VENDICANO 78

IL PARADISO DEL RICICLAGGIO 79

LA BOTTIGLIA SOLITARIA 81

LA NUOVA VITA DI UN LIBRO 82

LA RIBELLIONE DEI RIFIUTI 83

LA RIFIUTOEPIDEMIA 84

LE DUE LATTINE INUTILI 85

I BIDONI IN RIVOLTA 86

PALLA DI CARTA 87

RISPETTIAMO LA NATURA! 88

RICICLO MAN VS RIFIUTO MAN 89

UN NUOVO MONDO, BELLO E PULITO 90

VOYAGES 92

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ritorna pulita e come prima.

UN NUOVO MONDO, BELLO E PULITO Gli uomini vivevano in un mondo molto bello e pulito, dove il cielo era azzurro, il mare celeste e limpido, le foreste fitte e i prati verdi. Col passare del tempo, l’uomo, non sapendo che male avrebbe potuto provocare all’ambiente, gettò molti rifiuti nei mari, nei campi, nei fiumi. I mari si inquinarono e i pesci cominciarono a morire. Il catrame molto contento disse: -Adesso sarò io ad avere il possesso del mare e degli scogli! Ah ah ah! diventeranno del mio colore: neri! Le lattine dissero: -Gli scogli non sono abbastanza alti…Adesso saremo noi ad innalzarli! Diventeremo montagne di lattine! Il fumo invidioso disse: -Sapete, io avrò il possesso dell’immenso cielo! Diventerà grigio, come il mio colore, sino ad oscurare l’odioso arcobaleno! L’uomo non si accorse subito del cambiamento che stava avvenendo. Na-ralah, uno scienziato buono, si rese conto della gravità della situazione e inventò degli appositi contenitori per la plastica, per il vetro, per la carta e così via. Grazie alla sua iniziativa , gli alberi furono risparmiati, poiché si usava carta riciclata, la plastica utilizzata per produrre nuovi oggetti e così via. Il mondo fu così salvo e diventò bello come prima. Michela Modica

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RICICLO MAN VS RIFIUTO MAN Anno 2053. La crisi dei rifiuti è ormai al massimo, le discariche sono stra-colme e le strade sono piene di immondizie varie. Ma a peggiorare la si-tuazione c’è un uomo di nome Rifiuto man, che con la sua macchina pro-duce rifiuti per ricoprirne il mondo, peggio di come è già. Ma come sanno tutti, quando c’è un cattivo, c’è anche un buono, cioè Riciclo man con la sua macchina ricicla-rifiuti. Il suo obiettivo è di riciclare tutta l’immondi-zia del mondo e renderlo pulito come una volta. Un giorno a Rifiuto man viene una malvagia idea: compressurizzare mi-lioni di tonnellate di rifiuti in una bomba che sarà lanciata su Washington. Detto fatto. Rifiuto man fa produrre alla sua macchina crearifiuti così tan-ta immondizia, che per pressurizzarla ci vogliono tre mesi di duro lavoro. Riciclo man però viene a sapere del malefico piano, così costruisce una macchina riciclabombe. Ma Rifiuto man scopre il sabotaggio e inserisce nel missile uno speciale sensore anti-riciclo. Arriva il fatidico giorno. Riciclo man fa mettere al riparo tutti gli abitanti di Washington e, ignaro di quello che succederà, piazza la riciclabombe e aspetta. Intanto Rifiuto man con il suo aereo sorvola i cieli di Washington e sgancia la bomba. Riciclo man la avvista e si prepara a riciclarla; ma, con sua grande sorpre-sa, il sensore si mette in funzione e così la bomba evita la macchina rici-clabombe ed esplode. Riciclo man viene colpito, per lui non c’è più niente da fare, ma siccome è fatto di vetro, carta, alluminio e plastica, viene riciclato e torna come nuovo. Alla fine Riciclo man ricicla tutto, compreso Rifiuto man, che di-venta buono e lavora come operaio in un’azienda di riciclaggio. La Terra, ritorna pulita e come prima.

Federico Vindigni

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CAPITOLO 1

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La tua palla vanitosa

RISPETTIAMO LA NATURA!

In una famosa località balneare accadde una cosa strana: i rifiuti lasciati in giro incominciarono a parlare tra di loro. Una bottiglia disse: -Che bello essere liberi, invece di stare dentro bidoni di immondizia! La carta aggiunse: -Io finalmente posso realizzare il mio desiderio, quello di abbronzarmi e diventare nera come quella ragazza laggiù in fondo. Dei bicchieri affermarono: -Siamo finalmente liberi! Possiamo anche noi goderci questo splendido sole come fanno gli uomini! -Io invece ho una voglia tremenda di fare un bel tuffo in mare! Aspetto soltanto che qualcuno scivoli su di me e mi spinga tra le onde — borbottò la bottiglia. -E se si rompe il collo?” chiese premuroso un fazzoletto imbrattato di po-modoro. -Pazienza, sono affari miei!- replicò la bottiglia risentita. Questo breve racconto ci fa capire come l’uomo sta distruggendo la natura e nello stesso tempo se stesso. E’ davvero una vergogna: basta fare una passeggiata per rendersi conto di quanti rifiuti ci siano in giro,abbandonati così nei posti più impensati! Stiamo rovinando tutto quello che Dio ha creato e ciò non è giusto, perché in questo modo distruggiamo anche gli ecosistemi e la vita di alberi e ani-mali innocenti. Io vorrei che ognuno di noi si facesse un esame di coscienza e si rendesse conto che stiamo sbagliando, che siamo troppo egoisti, perché ci preoccu-piamo soltanto dei nostri interessi e dell’immediato, mentre invece l’am-biente, che è importante per la continuazione della vita, viene trascurato! Fabiola Cassisi

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PALLA DI CARTA Caro diario! Ah! Sono davvero stanca! Ho appena finito di giocare una bellissima par-tita e fortunatamente , grazie alla mia bravura , ho fatto vincere la mia squadra preferita. Sai, il mio lavoro è molto faticoso, ma nonostante ciò, mi piace, perché riesco a saltare così in alto da sembrare di poter volare, guardo le macchi-ne e mi sembrano piccoli gruppi di formiche che girano qua e là . Guardo le persone e sono così piccole che sembra quasi impossibile che siano degli uomini! E’ un mondo davvero fantastico lassù, ma purtroppo non ci posso stare a lungo, perché dopo pochi attimi mi ritrovo in basso, dove qualcuno dei calciatori mi scalcia e mi fa rotolare come vuole lui; questa è la parte meno bella del mio lavoro. Tutto ciò non mi piace molto, perché i calciatori quando mi usano non si rendono conto del dolore che possono provocare alla mia pelle; pensa un po’ che già in una settimana ho accumulato ben 18 lividi. Ora carissimo diario ti devo salutare perché il mio morbido letto mi aspet-ta. La tua palla vanitosa Graziana Incatasciato

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I BIDONI IN RIVOLTA

Molto tempo fa in un piccolo paese abitava un bidone dell’immondizia di nome Renatone, che borbottava e si lamentava sempre perché tutti i pas-santi gettavano dentro di lui ogni tipo di rifiuto. Tutti i santi giorni alle 17 passava la signora Rossi e gettava sempre le lattine dei pelati, poi la signo-ra Bianca con i suoi soliti sacchetti di plastica, Tommasino con le bottiglie della Coca ed infine la signora Verdi, che era una scrittrice, con le palline di carta che faceva quando era nervosa perché le venivano idee in testa... Penso che avete capito la confusione che c’era all’interno del povero Re-natone. Beh, ve lo dico io: lì dentro c’erano le signore Lattine, le signore Bottiglie, i signori Plastica e perfino la famiglia Carta. Però si sa che tra inquilini ci sono sempre litigi, ed infatti questi erano di continuo arrabbiati e c’erano sempre le solite sgridate. Allora il bidone Renatone decise di fare qualcosa, anche perché i suoi amici di città erano combinati allo stes-so modo. Così una notte si incontrarono tutti e parlarono, parlarono e alla fine decisero di ribellarsi. Finsero di avere il mal di pancia e così si lamen-tarono per tutta la notte. L’indomani mattina i cittadini esausti decisero di cambiarli (anche perché avevano raggiunto una certa età) con bidoni nuo-vi e tecnologicamente più avanzati, cioè le famose signore Campane; con cui si fece la raccolta differenziata. Marta Frasca

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LE DUE LATTINE INUTILI Una volta, in un grande parco con tanti prati e un lago, c’erano delle fami-glie che si erano riunite per fare un pic-nic. Era una bella giornata di Aprile e i bambini giocavano felici nei prati. Arrivò l’ora di pranzo: tutte le famiglie avevano portato molte cose buone. Quando finirono di mangiare e dovevano tornare alle proprie case, molte famiglie raccolsero i propri rifiuti per buttarli nei cassonetti della raccolta differenziata; altre invece lasciarono i rifiuti a terra: tra questi c’erano due lattine di Coca- Cola. Esse parlavano e dicevano. - Che silenzio! - Dopo una giornata molto felice, questa è la nostra fine: essere buttati nei prati, utili solo per inquinare! - Gli uomini non capiscono! Dopo che noi abbiamo soddisfatto i loro desi-deri, loro dovrebbero soddisfare il nostro: buttarci nei cassonetti della rac-colta differenziata. In questo modo la nostra vita potrà continuare. Invece così la nostra vita finisce e facciamo anche del male alla Natura. Eugenio Sammito

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ROBERTA, LA PRINCIPESSA DEL VILLAGGIO BIANCO C’era una volta in un villaggio un ragazzo molto bello, biondo e con gli occhi celesti. Si chiamava Luca e abitava in una capanna molto grande con la madre. Questa gli chiedeva molte volte al giorno se aveva trovato una ragazza da sposare, ma lui rispondeva di no. Andò anche in tutti i villaggi vicini a cercare una fanciulla per suo figlio, ma non la trovò, perché erano tutte brutte. Allora il ragazzo decise di partire alla ricerca della fanciulla da sposare. Viaggiò molto, ma alla fine ne trovò cinque ; la più bella era Roberta, una fanciulla del villaggio Bianco. Le chiese di sposarlo, ma lei rispose che non poteva e che era inutile insistere. Luca andò via sconsolato. Cammina cammina, incontrò un vecchio signore vestito di bianco con una lunga bar-ba bianca. Luca gli chiese:”Chi è lei? come si chiama?”. Il vecchio rispose:”Io mi chiamo Bianco e sono un mago”. “Allora mi puoi aiutare a conquistare la mia innamorata?”. “Sì, ma lei come si chiama? dove abita?”. “Lei si chiama Roberta e abita in un villaggio di nome Bianco”. “Ah ,è lei, la bella principessa del villaggio. Per arrivare da lei devi supe-rare delle prove: la prima è uccidere la strega Nera che ha sequestrato la madre di Roberta. La seconda prova è salvare il padre di Roberta dal drago che l’ha cattura-to. La terza consiste nel salvare i tre fratelli di Roberta rinchiusi nella torre del mago più cattivo, Nerone, marito della strega Nera”. Luca riuscì a superare tutte le prove, tornò al villaggio, vide Roberta e le chiese:”Mi vuoi sposare?” E Roberta rispose:”Sì, sì, sì!!!”. Si sposarono e invitarono gli abitanti dei loro villaggi. Qualche anno dopo nacque una bambina che chiamarono Letizia. Era bellissima, con i capelli biondi come i genitori e gli occhi celesti come Luca. E vissero felici e contenti tutti insieme. Valentina Baglieri

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LA FORZA DELL’AMORE

C’era una volta in una città lontana una ragazza dai capelli color oro e dai bellissimi occhi azzurri.Ella per volontà dei suoi genitori doveva sposare entro un mese un uomo ricchissimo e con molti anni più di lei; lei non lo amava, ma i suoi genitori erano irremovibili. Un giorno, dopo l’ennesimo litigio,andò a piangere nella sua camera; ma ad un tratto spuntò dal nulla un folletto che le chiese: -Perché piangi? -I miei genitori mi obbligano a sposare un uomo che non amo! -Se è questo il motivo della tua tristezza, allora io ti posso aiutare! -Oh, sarebbe bellissimo! Per quale motivo faresti questo per me? -Il mio unico scopo di vita è aiutare,se posso, le persone.Questo compito mi è stato dato da mio padre. Se lo porterò a termine,anch’io avrò una vita nor-male. -Capisco! Ma come puoi aiutarmi? -Bè, devi sapere che io ho dei poteri magici,anche se non sono molto svilup-pati. Posso dunque prometterti questo: se riuscirai prima di un mese a far innamorare di te un giovane che ti piace, egli sarà sottoposto a delle prove; se le supererà, i tuoi genitori cambieranno parere e potrai sposarlo; ma se non ci riuscirà, lui morirà e tu sarai costretta a sposare l’uomo che non ami. La ragazza accettò. I giorni però passavano e la ragazza non trovava il suo principe azzurro. Un giorno, mentre si pettinava cantando davanti alla fine-stra, vide un bel ragazzo e se ne innamorò. Anche lui, quando la sentì canta-re, alzò gli occhi, la vide e subito se ne innamorò. Allora la ragazza lo rag-giunse e incominciò tra loro una piacevole chiacchierata; più parlavano, più si innamoravano. Dopo tre giorni il ragazzo le propose di sposarlo e la fan-ciulla disse: -Se mi ami veramente, dovrai superare tre prove; se le supererai , potrai sposarmi, altrimenti morirai. Se non accetterai le condizioni, io sarò costret-ta a sposare per volontà dei miei genitori un uomo molto ricco che non a-mo. Il ragazzo allora disse: -Sono pronto a tutto pur di sposarti! Così il giorno dopo partì. La prima prova consisteva nell’arrampicarsi su un albero alto 10 m e dal fusto molto liscio; la seconda nell’abbattere una foresta in un giorno e la terza nell’affrontare un leone. Con la forza dell’a-more le superò tutte, così poté sposare la sua innamorata e vissero per sem-pre felici e contenti. Fabiola Cassisi

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LA RIFIUTOEPIDEMIA Un giorno una bambina di nome Francesca tolse dal suo giocattolo prefe-rito le pile che non funzionavano più e le buttò con rabbia per terra dicen-do:- Per colpa vostra il mio giocattolo non funziona più!- Le pile erano molto dispiaciute, ma vollero vendicarsi perché dovevano essere messe nell’apposito contenitore. Allora convocarono tutti i rifiuti (lattine, bottiglie, pile ecc…) e dissero: Vogliamo evitare questo episodio che si ripete silenzioso ogni momento? Tutti i rifiuti ovviamente risposero: - Ma certo che vogliamo! e anche su-bito! - Bene! Allora ribelliamoci e sprigioniamo tutti i nostri veleni. Così fecero. Purtroppo l’ambiente si inquinò e si ammalarono uomini, animali e piante. C’era in giro la “rifiutoepidemia”: i dottori chiamarono così questa malattia e consigliarono di fare la raccolta differenziata in mo-do che i rifiuti non si offendessero e non si ribellassero più. Non solo, sarebbero stati anche riciclati. Grazie a questa grande iniziativa tutti cominciarono a guarire e i rifiuti, con grandissima loro felicità, venivano riutilizzati. La gente capì che ,facendo la raccolta differenziata si poteva avere un mondo più sano e più pulito. Roberta Belluardo

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LA RIBELLIONE DEI RIFIUTI C’era una volta una famiglia molto maleducata perché gettava fuori dagli appositi cassonetti i rifiuti che produceva. Un giorno una lattina incontrò un’altra lattina che le disse: - Ciao, lattina Cola. - Oh, ciao lattina Fanta! - Che fai qui per terra? Sei stata gettata anche tu sulla strada?- chiese lattina Fanta - Sì! - Rispose un po’ triste lattina Cola Ad un tratto dei rifiuti, che si erano nascosti per ascoltare,uscirono fuori e dissero: “Sì, anche noi, anche noi!!” Allora tutti i rifiuti del quartiere si radunarono. Lattina Cola disse: - Buongiorno a tutti! Siamo qui riuniti perché non sopportiamo più di essere gettati in mezzo alla strada. A questo punto propongo di ribellarci! - Ma come potremmo fare?- Obiettarono gli altri. - Potremmo metterci sotto le case di ogni famiglia e far sentir loro che puzza facciamo se ci lasciano per strada, e appunto, come inquiniamo l’ambiente – propose lattina Fanta. E lattina Cola rispose: “Ok, ci sto!” Dopo di che si divisero in gruppi e si posizionarono sotto tutte le case. Quando la gente si accorse della puzza che c’era in aria, uscì fuori di casa e, vedendo questi rifiuti in giro, si rese conto che era colpa sua se il quartiere era infestato. Impararono la lezione e da quel momento gettavano nei cassonetti e nelle campane i rifiuti.

Emilia Tona

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IL PRINCIPE VALOROSO C’era una volta un bellissimo principe che abitava in un maestoso castello in mezzo ad un piccolo paesello. Egli era molto stimato dal popolo perché sapeva ben governarlo e non gli faceva mancare niente. Un giorno,mentre passeggiava per le strade del paese,incontrò un fornaio che gli presentò la sua bella figlia;egli,appena la vide,se ne innamo-rò.Intanto di lì passò un piccolo gnomo che,vedendo la tranquillità del pae-se,decise di fare un maleficio. Infatti la notte rapì tutte le ragazze del villaggio. Disperati gli abitanti chie-sero aiuto al principe,ma egli purtroppo disse: -Io tengo a tutti voi,ma non posso combattere contro quest’essere, perché è troppo potente. Il popolo,sentendo queste parole,cominciò ad odiare il prin-cipe,che allora decise di chiedere aiuto ad un mago. Questi gli disse: -Io ti posso aiutare,ma non sarà facile. Dovrai superare tre prove e prendere tre fiori: uno viola,uno rosso e uno azzurro ,con le tre polverine che ci sono all’interno; con essi potrò fare una pozione per distruggere lo gnomo.Per prendere questi fiori dovrai sconfiggere tre draghi. Il principe partì e con la sua possente spada sconfisse i tre draghi e prese i tre fiori. Li portò al mago che fece la pozione. Poi andò nella grotta dello gnomo e gliela buttò addosso;così egli fu sconfitto e il principe liberò le fanciulle. Il popolo,vedendole tornare , riebbe di nuovo stima nel suo prin-cipe. Intanto la figlia del fornaio si era pure innamorata del principe,così si cele-brarono le nozze e vissero tutti felici e contenti. Enrica Caccamo

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LA NUOVA VITA DI UN LIBRO

Un giorno un libro di storia venne buttato nella spazzatura perché ormai era vecchio e strappato e non serviva più a niente. Si ritrovò in una discarica e, preoccupato, chiamò il suo amato padrone ad alta voce: << Padroncino, padroncino! dove sei?>>. Una vecchia lattina di Coca cola gli si avvicinò e gli disse: << Che hai da urlare così tan-to?>>. Il libro rispose: << Mi ero addormentato, e al risveglio mi sono trovato in questo posto puzzolente!>>. La lattina con atteggiamento saggio ci pensò sopra e poi gli disse: <<Sicuramente il tuo padrone ti ha buttato via per come sei conciato!>>. Il libro cominciò a piangere così forte che per confortarlo si avvicinarono una matita, un foglio di carta da lettera e una busta, che si trovavano lì vicino. Essi chiesero:<< Perché piangi? Il libro rispose:<< Il mio padrone mi ha buttato perché non gli servivo più!>>. La lattina era molto saggia e propose:<< Potremmo aiutarti noi a ritrovare il tuo padrone!>>. Il libro preoccupato disse:<< E se lui non mi vorrà, vecchio e strappato come sono?>>. Non molto lontano però un barattolo di colla e un rotolo di scoch avevano ascoltato la conversazione. Si avvicinarono e dissero: << Scusateci, abbiamo sentito la vostra conver-sazione e, da quanto abbiamo capito, qualcuno ha bisogno di essere messo a posto !>>. Il libro rispose: << Io ho bisogno di una sistemata, però non vorrei disturbare chiedendo-vi di aiutarmi>>. Ma il barattolo di colla disse: << Scherzi! Saremmo felici di aiutarti. Anche noi come te siamo stati buttati via, ma un po’ di colla e di scoch è rimasto!>>. Così cominciarono a sistemarlo. Il libro era come nuovo! << Bene! Adesso possiamo andare a cercare il tuo padrone!>> disse la lattina di Coca cola. Poi aggiunse: << Gli faremo capire che ha sbagliato, perché ogni oggetto, se é pos-sibile ripararlo, può essere utile>>. Tutti approvarono e si misero in cammino. Arrivati in città, il libro disse: << Il mio pa-drone è un bibliotecario e so dove è la biblioteca!>> Dopo una lunga camminata, gli og-getti arrivarono davanti alla biblioteca. Si fermarono un po’ preoccupati, perché non sa-pevano come procedere. La lettera propose: << Per far sapere che sei ritornato dal tuo padrone, io la matita e la busta potremmo scrivere una bella lettera>>. Il libro, tutto eccitato, disse: << La tua è una buona idea!>>. Fecero così: scrissero la lettera, suonarono il campanello e si nascosero. Il proprietario andò ad aprire, ma non vide nessuno. Il libro allora fece rumore cadendo a terra. Quel signore abbassò la testa e lo raccolse. Si accorse che c’era una busta, l’aprì, prese la lette-ra e la lesse. Essa diceva: << Caro padrone, sono tornato da te perché non riuscivo a star-ti lontano. Vorrei che tu mi custodissi nella tua biblioteca>>. Egli commosso capì di ave-re sbagliato e, dopo aver chiesto scusa al libro, lo portò dentro.

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LA BOTTIGLIA SOLITARIA C’era una volta una bottiglia di vetro che girava nella discarica dove era stata buttata e piangeva per la sua cattiva sorte. Un giorno, stanca di stare da sola e di non avere un’amica del cuore, deci-se di andare via. Cammina cammina, intravide in lontananza una cosa che si muoveva e piangeva. Era una lattina di “Coca Cola” che aveva gli stessi suoi problemi. Diventarono amiche del cuore e dimenticarono la loro vita passata. Un giorno d’estate decisero di andare al mare. Mentre prendevano il sole, attirarono l’attenzione di foglietti di carta, scatolette di tonno, lattine di aranciata ecc..ecc... Fecero amicizia e si fecero un bel bagno insieme. Un giorno il foglietto di carta, durante un pic-nic, volle raccontare la sua vita. Tutti stavano in silenzio ed erano pensierosi. La lattina disse: << Perché non costruiamo una macchina per riciclare, così possiamo esse-re ancora utili?>> Così fecero. Passarono alcuni mesi prima che la discarica fosse ripulita. Infine, dopo averci pensato a lungo, decisero di farsi riciclare anche loro. Ne uscirono fuori delle belle bottiglie, lattine di Coca Cola, foglietti belli puliti ecc..ecc… È proprio a loro che si deve la soluzione del problema del riciclaggio dei rifiuti!

Cicciarella Valentina

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IL PICCOLO E PERFIDO GNOMO C’era una volta un bellissimo principe che abitava in un maestoso castello in mezzo ad una città . Si chiamava Filippo. Un giorno andò a fare una passeggiata in un bosco vicino.Lì sentì cantare qualcuno,seguì il canto e davanti ai suoi occhi apparve una bellissima fan-ciulla. Filippo se ne innamorò perdutamente e anche lei di lui. Perciò la portò al padre ,che,vedendo la sua semplicità e la sua bellezza,acconsentì al matrimonio. Alla festa venne invitata tutta la città. Intanto la bellezza della fanciulla ,che si chiamava Aurora,colpì un piccolo e perfido gno-mo,che la rapì. La imprigionò in una grotta,dove,anche se ella grida-va ,nessuno la poteva sentire. Filippo,il povero sposo,non sapeva dove cercarla,così chiese aiuto ad un mago. Egli gli disse: -Figlio mio,non so come aiutarti,perché la tua sposa è stata rapita da uno gnomo piccolo,ma con la forza di cento stregoni! All’udire queste paro-le,Filippo stava quasi per svenire,ma il mago rifletté un po’ e poi disse: -Pensandoci bene,un sistema ci sarebbe, ma non è detto che funzioni. -Proviamo!-disse Filippo. -Ok!Ma devi partire e raccogliere un fiore rosso con una perla in centro che cresce sulla montagna più alta del mondo, l’occhio destro del gigante più cattivo del bosco e infine un sasso con una polverina verde all’interno che si trova nella caverna più buia della città. -Ma come farò a superare queste prove? -Non ti preoccupare,ti aiuterò io! Infatti gli diede un paio di magici stivali per salire sulla montagna,arco e frecce magiche per sconfiggere il gigante,una lucciola per illuminare la buia caverna. Così Filippo partì e superò le tre prove. Quando ritornò,portò i tre doni al mago,che con essi creò una pozione ma-gica per sconfiggere lo gnomo. Filippo andò nella caverna,buttò la pozio-ne sullo gnomo,che così fu sconfitto. Aurora fu liberata e vissero tutti feli-ci e contenti. Enrica Caccamo

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come “Sussidio di scuola elementare per la geografia”. Soddisfatto e contento della sua nuova specializzazione , ma soprattutto di aver trovato il paradiso librario, il nuovo volume si incamminò verso una nuova vita. Giorgio Giodi Cicciarella

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IL PARADISO DEL RICICLAGGIO

Un po’ di tempo fa viveva un libro di storia, che era vissuto a lun-go .Viveva nella galassia “Scuola media Giovanni XXIII” - Modica”, nel sistema solare “2°B”, sul pianeta “primo banco di fronte alla cattedra”. Era vecchio , era stato messo al mondo dalla mamma “Fabbri Editori”, abitava in uno zaino di medie dimensioni preso in affitto, e lavorava da venti anni nello stesso banco. Era ormai stufo, aveva avuto molti “ padro-ni”, dai più ordinati e giudiziosi ai più sfacciati e menefreghisti, e quindi non era nemmeno in buone condizioni: aveva tutti i polmoni pieni di fumo (cioè pagine pasticciate), una costola rotta (una pagina strappata )e non sentiva molto bene (alcune pagine avevano le orecchie). Parlando con i suoi colleghi aveva sentito parlare di un paese della cucca-gna, dove non si doveva lavorare, ma era come se si rinascesse a nuovo corpo e nuova anima, insomma il paradiso desiderato da ogni libro. Esso era chiamato con uno strano termine, non era noto a tutti, ma c’era chi lo conosceva e sognava: era il “Paradiso del riciclaggio”. Il vecchio libro non aveva rischiato mai nella sua vita, e siccome c’è sem-pre la prima volta, decise di avventurarsi alla ricerca di questo “Luogo del riciclaggio”, anche perché non aveva nulla da perdere. Dopo essersi fatto visitare da una gomma (medico), partì all’avventura affidandosi alla buo-na sorte. Ma il mondo esterno era troppo difficile, e così il libro, nonostan-te fosse molto saggio, si trovò in difficoltà. Non era un ’impresa facile ,e di questo se ne rese conto subito, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. In breve tempo il libro si ridusse a uno straccio e si ritrovò a vagabondare senza una meta . Era calpestato da tutti e, un giorno molto freddo, svenne per la troppa stanchezza.Si ritrovò in un contenitore, da alcuni chiamato “pattumiera”, da altri “fossa delle torture”, da altri ancora nemmeno cono-sciuto. Ben presto venne trasferito in un luogo molto più ampio, ma maleodoran-te; la cosa che pensò fu che si trovava nei campi di sterminio dei nazisti della seconda guerra mondiale. Ma si sbagliava, ben presto sarebbe arriva-to nel luogo in cui sarebbe stato riciclato. Se ne accorse con molto ritardo, ma la gioia fu immensa; dopo tante disavventure, proprio non se lo aspet-tava più. E così il libro di storia, vecchio e malato, rinacque a vita nuova con un corpo più snello e con una nuova anima ; ma stavolta era stato creato

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LA GIOVANE CONTADINELLA E IL PRINCIPE

C’era una volta in un villaggio una famiglia di contadini, che viveva pove-ramente perché in quel periodo non vi era abbastanza acqua per irrigare i campi e il raccolto era misero. La figlia era costretta ad aiutare la mamma nei lavori di casa, prendeva l’acqua al pozzo e, quando era necessario, aiu-tava il papà e il fratellino a coltivare i campi. Un giorno la mamma disse alla ragazza di andare a prendere l’acqua al di là del villaggio e così ella partì. Mentre camminava, incontrò un piccolo gnomo che le disse: - Dove stai andando? - A prendere l’acqua al pozzo. Vuoi venire con me? Lo gnomo accettò e così si incamminarono. I due parlavano e lo gnomo disse alla ragazza: - Lo sai che il principe che vive nel palazzo in città cerca moglie? Potresti essere tu la sua sposa! - Io sposare il principe?! - Certo, sei molto bella !C’è però una strega che vuole sposarlo: la dovrai sconfiggere; avrai tre prove da superare; se alla terza non vincerai, ella ti trasformerà in una rana. La giovane era spaventata, ma lo gnomo la convinse a provare. Così ,dopo aver portato l’acqua alla madre, andò con lui. Entrarono in un fitto bosco dove vi erano diversi tranelli che aveva prepa-rato la strega: la ragazza vedeva diversi burroni ed era come se cadesse in ognuno di essi; infatti cadde e trovò una spada magica, ma fu come se non fosse successo niente, perché si ritrovò nel bosco. La seconda prova consisteva nell’oltrepassare un lago: la ragazza non sa-peva come fare, perché non possedeva una canoa. Si guardò intorno e vide un’aquila. Le chiese se le faceva la cortesia di portarla dall’altra parte e l’uccello ac-cettò. Lì si trovò faccia a faccia con la strega. Lo gnomo le disse che solo una cosa poteva sconfiggerla: la spada magi-ca. Si ricordò di quella che aveva trovato nel burrone, così iniziò a combatte-re. Appena sfiorò la strega, ella cadde a terra morta. Poi andò al palazzo reale e incontrò il principe. I due si innamorarono e poco dopo si sposarono e vissero per sempre feli-ci e contenti. Valentina Cicciarella

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LA FANCIULLA DELLA SORGENTE

C’era una volta, tanto tempo fa, un castello molto lontano. Vi abitava un principe di nome Alex che cercava moglie. Nessuna fanciulla del paese era adatta a lui, allora decise di partire. Dovunque andasse però, non c’e-rano fanciulle tanto belle da piacergli. Un giorno, stanco e assetato, si avvicinò ad una sorgente. Appena bevve l’acqua, ne uscì fuori una bellissima fanciulla. Alex se ne innamorò subito. - Come ti chiami? - le chiese. - Ines! - Vuoi venire nel mio castello? - Mi dispiace, sono vittima di un incantesimo fatto dalla strega Melu-sana! - A chi posso chiedere aiuto, per scoprire dove lei abita ? - Al mago della foresta! Così Alex partì alla ricerca di questo mago. Ad un tratto si trovò davanti ad una casa a forma di albero e pensò: - Sarà questa la casa del mago della foresta? Bussò alla porta ed apparve uno gnomo: - Chi sei? che cosa ci fai qui? Alex rispose: - Io mi chiamo Alex e sono un principe. Sto cercando il mago della fore-

sta. E’ qui per caso? Lo gnomo rispose: - Entra, entra! All’interno vide il mago seduto su una poltrona. Gli disse: -Che cosa vuoi da me? - Vorrei sapere dove si trova la strega Melusana. - Si trova al di là delle montagne; per vincerla però dovrai superare una

prova: uccidere il serpente a due teste. Alex si incamminò. Arrivò vicino alla dimora della strega, ma apparve il serpente a due teste; più veloce di lui, gli tagliò le due teste con un colpo di spada. Poi assalì la strega e la uccise. Ritornò nel suo castello e trovò Ines libera dall’incantesimo e più bella che mai. Si sposarono subito e vissero felici e contenti. Giulia Cavallo

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I RIFIUTI SI VENDICANO

Passavano i giorni, trascorrevano gli anni gli anni e a Roma gli operai ecologici addetti alla raccolta differenziata furono colpiti da una “febbrimalatosse”, una malattia contagiosissima difficile da guarire; per questo furono costretti a rimanere a casa. Alla gente il fatto non dispiac-que più di tanto, perché avrebbe avuto la scusa per buttare ovunque i rifiu-ti. Carta, plastica, legno, vetro, alluminio, tutto fu messo in un unico con-tenitore e se non c’ era spazio si abbandonava per le strade. Col passare dei giorni a Roma i rifiuti invasero strade, parchi e piazze. Non si poteva più circolare ed una puzza terribile si spandeva per l’ aria. Ma non finì qui , i rifiuti infatti amavano viaggiare invece di starsene sem-pre nello stesso posto. Così invasero le altre città. Fu una tragedia!!! Nel Trentino, ad esempio, legno e plastica viaggiavano nelle cabinovie e spaventavano i turisti. A Milano la situazione era dram-matica: i rifiuti si erano impadroniti di tram, macchine, palazzi e uffici. A Napoli il legno si posava sulle pizze. Tutta l’Italia protestava contro Roma. Il Sindaco era in un mare di guai.Accorse in Papa in suo aiuto: chiamò tutti i rifiuti e con la macchina del tempo li spedì nel Medioevo. Ora si trovarono nei guai principi e re,contadini e vassalli. Ma i rifiuti furono contenti di vestire abiti lussuosi e abitare nei castelli, e decisero di non tornare più tra la gente del 2004.

Martina Giannì classe II B

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UNA SOLUZIONE PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

Questa storia è ambientata nel 2100, in un’era molto avanzata tecnologi-camente. Le popolazioni producevano migliaia di tonnellate di rifiuti e non si sapeva più dove metterli e come smaltirli. Nel maggio dello stesso anno si riunirono i vertici della FAO, che discussero sul da farsi per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Molte erano le proposte, ma quella che mise fine alle ostilità fu quella di fare la raccolta differenziata, rici-clando così quasi tutti i rifiuti. All’inizio quest’idea stava quasi per essere bocciata, ma poi si resero conto che era la più idonea, perché offriva la possibilità di rispettare l’ambiente e contemporaneamente di proteggerlo. Da quel giorno in tutte le città del mondo venne attuata la raccolta diffe-renziata, necessaria per il riciclaggio e per lo smaltimento dei rifiuti, e per chi non si adeguava c’erano pesanti sanzioni. Tutti i cittadini erano contenti e si respirava un’aria pulita. Furono creati grandi stabilimenti dove i rifiuti venivano riciclati secondo la categoria di appartenenza , creando così molti posti di lavoro. Alla fine tutti capirono che la raccolta differenziata aiuta l’ambiente e ci fa sentire meglio. Enrico Vicari

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UNA STORIA PARTICOLARE Nella discarica di Modica abitavano migliaia di rifiuti. Un giorno un povero libro,di nome Chiara fonte,incontrò una scatola di pomodori Star. Questa gli disse: -Che fa da queste parti?Non è di tutti i giorni incontrare un libro in una discarica! -Eh signora!Talvolta accadono cose inspiegabili! -Già,ma come è finito qui? -Tutte è cominciato quando un giorno il mio padroncino Mar-co,portandomi in un posto che lui chiamava scuola,per sbaglio mi buttò a terra. Si staccarono alcuni fogli e lui non mi volle più usare;poi mi buttò in un cassonetto. Dopo qualche giorno che ero lì,finii per essere portato qui. -Certo che la sua è davvero una triste storia!Ma cosa faceva lei a scuola?a che cosa serviva? -Marco si serviva di me per studiare il Latino,una bellissima lingua! A scuola c’erano altri libri,tutti miei carissimi amici. Era bellissimo stare lì,ma purtroppo tutto questo è finito in poco tempo. Ok!Ora basta ricordare queste cose,mi parli un po’ di lei. -Bè! Su di me non c’è molto da dire. Prima abitavo in un supermercato. Un giorno una simpatica signorina mi comprò,mi portò a casa sua e fece del mio po-modoro un delizioso sugo!! Dopo un po’ fui portata qui!E questa è la mia piccola storia. -Bè, interessante anche questa! -Ma sa che questo ancora è solo l’inizio?Ci porteranno in un altro luogo chiamato inceneritore dove verremo tutti inceneriti. Bè, per una scatola di pomodori è una fine normale,ma per un libro non è molto bello essere ridotto in cenere! -Si vede che era questa la mia fine! Al termine di questo colloquio i due rifiuti furono presi,per poi essere get-tati negli inceneritori,così non si videro più. O meglio questo è quello che si pensa,perché non si sa se esiste il paradiso dei rifiuti, forse sì! Enrica Caccamo

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MISCI, UN GRANDE EROE

C’era una volta un ragazzo, Misci, che proveniva da un altro pianeta, ma che in quel periodo abitava nella bellissima città di Unduetrè. Un giorno Misci, mentre passeggiava nel grande giardino di casa sua, vi-de spuntare da un cespuglio un mago orrendo,con la barba lunga 10 m, la carnagione di colore fucsia, un miliardo di bolle verdi in faccia e al posto degli occhi due molle colorate. Egli disse: “Ehi, vieni qui! ti devo dare una cosa speciale,non aver paura! E’ un oggetto magico e ti aiuterà a diventare un grande eroe!” Il ragazzo non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie, ma ,dopo aver realizzato che non si trattava di un sogno,gli disse: “Ma chi sei tu? cosa vuoi da me?”. “Vieni qui da me e ti spiegherò tutto!” Il ragazzo si avvicinò al mago, che gli spiegò che nel suo villaggio era successa una cosa tremenda: un brutto stregone aveva rapito la principes-sa del regno. Il mago gli disse: “E’ da un paio di giorni che ti osservo, anche se tu sicu-ramente non te ne sarai accorto, e ho capito che l’ unica persona che mi potrà aiutare sei tu! “ Cosa devo fare? ” “Prendi questa sfera e vieni con me!” Arrivati in un grande villaggio, videro in lontananza un maestoso castello, da dove usciva del fumo. “Ecco! Lì c’è il brutto stregone! disse il mago”Prendi questo caval-lo,raggiungi il castello e con la sfera che ti ho dato colpiscilo nel suo pun-to debole: il naso!” Misci fece quello che gli era stato detto e riuscì a liberare la principessa e ad ammazzare lo stregone. La fanciulla ,vedendo Misci, un ragazzo così bello, si innamorò perduta-mente di lui, come pure lui di lei .Dopo pochi mesi si celebrarono le nozze e Mi-sci diventò un vero principe. Graziana Incatasciato

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IL REGNO DI MONZA

Fin dai tempi antichi il principe del regno di Monza era sempre stato un gran nemico di uno stregone che seminava nel suo regno continuamente del male. Un giorno, stanco di questa situazione, dichiarò guerra al brutto stregone, ma, nonostante gli sforzi, la vittoria fu del nemico e lui stesso fu cattura-to. Lo stregone lo trasformò in un piccolo gnomo e lo portò nel suo castel-lo , facendolo lavorare come schiavo. Egli doveva fare tutto: lavare i pan-ni,preparare da mangiare, pulire la casa ,e veniva ripagato solo con poco pane e acqua. L’unica persona che lo poteva aiutare a riprendere il suo aspetto era il mago buono, che si trovava dall’altra parte del regno. Una sera, mentre il povero gnomo preparava la cena al suo padrone, gli venne in mente un’ idea: mise nel minestrone una dozzina di sonniferi,in modo che lo stre-gone si addormentasse e lui potesse andare a chiedere aiuto al mago buo-no. L’idea fu ottima e in breve tempo potè realizzare il suo piano . Il mago buono, saputa la sua disavventura , lo fece ritornare come prima, ma gli disse che l’ incantesimo sarebbe durato solo poche ore, se non a-vesse ucciso subito lo stregone. Il principe tornò al castello e trovò il suo rivale che ,infuriato per l’ingan-no, lo sfidò a un duello. Questa volta,grazie ad una spada magica che gli era stata donata dal ma-go,il principe riuscì a uccidere lo stregone e, finalmente, tutto felice ritor-nò nel suo regno. Graziana Incatasciato

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CAPITOLO 4

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IL PRINCIPE GIOCHERELLONE

C’era una volta un re, molto amato dal suo popolo, che desiderava tanto avere un figlio per continuare la sua dinastia. Così come desiderava, nac-que un bel bambino biondo con gli occhi azzurri. Il re lo mostrò al popolo dicendo: - Egli sarà il vostro futuro re!- Il bambino, come tutti gli altri, era molto allegro e amava tanto giocare. Passata l’età dell’infanzia e iniziata l’età dell’adolescenza, il re padre dis-se al figlio: - Vieni con me, che ti insegno l’arte di governare- - Ma questa è l’età per giocare e divertirsi!- rispose il principino. Il re pensò: - Boh! Ha ragione!- Passata l’età della giovinezza, il ragazzo amava i viaggi e soprattutto gli piaceva andare a caccia. Quando si fece più grandicello, il padre gli disse: - Vieni con me che ti insegno l’arte di governare.- Il principe disse: - Ma, padre, questa è l’età per andare a caccia. Sai, ci sono molti cervi

nel bosco!- Il re pensò: - Giusto, proverò la prossima volta; questa è l’età per andare a caccia.- Intanto il re diventava sempre più vecchio, aveva le rughe, i capelli bian-chi e per salire in trono dovevano aiutarlo due persone. Un giorno il prin-cipe andò a caccia e si perse nel bosco. Cammina cammina, si trovò da-vanti ad una piccola casetta molto strana: era di uno gnomo. Entrò e vide al centro della stanza, su un tavolinetto di marmo, una sfera di cristallo; la sfregò e, come per magia, vide il re suo padre che si preoccupava per il suo unico figlio per non avergli potuto insegnare l’arte di governare, per-ché aveva poco da vivere ormai. La sua coscienza gli parlò. Così ritornò al castello. Trovò il padre morente e il popolo che piangeva perché lo amava. Il principe capì che era passata l’epoca dei divertimenti e dei giochi e che era giunto il momento di diventare un uomo.

Michela Modica

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JAIN IN EGITTO Jain era una bambina che viveva in Egitto. Un giorno la mamma le disse di portare della frutta alla nonna, che non viveva lontano da lì. Partì con il cestino pieno e quando arrivò a metà strada, si imbatté in uno strano tizio. - Dove vai bella bambina?- le chiese. - La mamma non vuole che io parli con gli sconosciuti !- gli rispose. - Ma io sono tuo zio!- ribatté, cercando di ingannarla. - E allora, come mai non ti ho mai visto? - Sono un tuo zio segreto e vengo da molto lontano . - Uno zio segreto? davvero? sei fratello della mia mamma ? - Bè… sì ! - Allora posso dirti tutto. Sto andando dalla mia nonna per portarle della frutta . Parlò con lui per ben quindici minuti, poi andò via. Il signore la seguì fin dalla nonna. Appena Jain entrò, si precipitò anche lui dentro. - Fermi… anzi: ferme!- gridò. Le mise velocemente in un sacco di tela. Per fortuna, mentre stava per u-scire, il vicino di casa, insospettito dalle urla, volle andare a controllare e soccorse le malcapitate, dandole di santa ragione al criminale che venne arrestato. Mentre Jain tornava a casa, pensava che la sua avventura era simile a quella di Cappuccetto Rosso!

Rosario Ottonelli

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UNA DIFFICILE IMPRESA

C’era una volta un principe di nome Christian, che amava una principessa di nome Yanett. Essa però era rinchiusa in un’alta torre sotto il controllo di una strega di nome Sabrina. Il principe Christian era bellissimo; era biondo, con gli occhi azzurri e aveva un fisico da divo. Quando seppe che la sua amata era prigioniera, decise di partire per salvarla. Incontrò per strada un vecchio che gli consigliò tre cose da fare per riuscire nell’impre-sa: andare nella casetta dei sette nani e prendere uno gnomo, uccidere un drago e prendere il suo cavallo bianco per andare alla torre della strega. L’impresa fu molto difficile. Egli riuscì a trovare lo gnomo, ma quando dovette superare la prova più ardua (cioè sconfiggere il drago) purtroppo non ci riuscì e fu ucciso. Il principe si trovò in un regno fatato e vide ac-canto a sé una stupenda fanciulla di nome Celine che era la dea degli an-geli. Da lì si poteva vedere quello che accadeva sulla terra. Così vide Ya-nett piangere per la sua morte e chiese a Celine di potere andare da lei per consolarla. La dea degli angeli, commossa da tanto amore, gli ridiede la vita e gli consegnò un’arma per sconfiggere il drago. Dopo aver compiuto la sua missione, il drago e la strega furono rinchiusi nel carcere del male. Christian e Yanett si sposarono e vissero felici e contenti sotto la protezio-ne di Celine.

Angela Fidone

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che aveva avuto l’ordine di rubare gli oggetti più cari a tutti i personaggi Disney da una certa Crudelia. Ella infatti voleva diventare la più cattiva del mondo fiabesco. Il topo consegnò tutto quello che aveva rubato a Fantaghirò. Ella con molto coraggio si recò nel castello spaziale di Crudelia, l’affrontò e la sconfisse grazie alla sua astuzia. Fatto questo,si recò nel mondo Di-sney e restituì ad ognuno l’oggetto cui era stato molto affezionato. Da quel giorno Pinocchio 008 potè fare di nuovo l’ispettore,Cenerentola Miss Disney, Biancaneve completò la sua collezione,Alice durante la not-te potè rifare bei sogni con il suo peluche e Cappuccetto Rosso potè rimet-tere i suoi occhiali da sole rosso fuoco. I personaggi Disney da quel giorno diventarono nuovamente gli idoli di tutti i Bambini del mondo. Martina Giannì

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S.O.S. DISNEY Nel 2007 Fantaghirò parte per un’impresa difficile:salvare il mondo Di-sney. Infatti Pinocchio 008 aveva perso il suo cellulare,Cenerentola la sua colla-na di diamanti,Biancaneve uno dei suoi gnomi da collezione,Alice il suo coniglietto di peluche e Cappuccetto Rosso i suoi occhiali da sole. Fanta-ghirò così si incammina per lo spazio. Ad un certo punto si trova davanti ad un grande e grosso topo. Egli era conciato stranamente:indossava degli occhiali rosso fuoco e una collana di diamanti e teneva in una mano un peluche e uno gnomo e nell’-altra un cellulare. Il topo si presentò a Fantaghirò e le chiese se lei era un personaggio del mondo Disney. E Fantaghirò gli rispose: -Ancora no,ma un giorno vorrei entrarne a far parte. Sto cercando un tizio di nome Sciupafiabe. A causa sua le fiabe saranno rovinate e di qui a poco tutto il loro mondo sarà scomparso. Il grande e grosso topo allora scoppiò a piangere e singhiozzando le disse

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Marianna C’era una volta un principe che cercava moglie. Organizzò perciò un bal-lo. Uno stregone si intrufolò tra i musicisti dell’orchestra perché al ballo era venuta una ragazza che voleva fare sua sposa. Il principe invitò la ragazza a ballare. Lei accettò volentieri. Mentre balla-vano, il principe le chiese: “Come vi chiamate?”. “Marianna” rispose lei. Era molto bella: era alta e snella, aveva i capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri. Era splendida. Lo stregone con un incantesimo riuscì a bloccare le persone e a portarsi via Marianna. Quando tutti ripresero a muoversi, si chiesero cosa fosse successo. Il prin-cipe si ricordò tutto. Allora partì subito alla ricerca della ragazza. Cercò informazioni sullo stregone, ma nessuno sapeva niente. Ad un tratto arrivò in una casa dove abitava un mago col suo amico gno-mo.Il principe gli chiese: “Conoscete per caso uno stregone, un tipo con la barba molto lunga nera e senza un occhio?”.Il mago pensò un attimo e poi rispose: “Sì, eravamo vecchi amici. Solo che lui decise di diventare il mago più potente del mondo e così ci separammo”. Egli continuò: “Perché lo cerchi?”. “Ha rapito una ragazza bellissima che era al ballo organizzato al mio ca-stello!”. Il mago gli disse che lo stregone abitava in un castello non molto lontano da lì. Prima che il principe se ne andasse, gli presentò il suo amico gnomo e gli disse: “Portalo con te, ti sarà utile!”. Lo gnomo e il principe partirono. Quando arrivarono al castello, il princi-pe non vide l’ora di entrare per liberare Marianna. Ma lo gnomo lo fermò e gli disse: “Ci possono essere trabocchetti!”. Andarono avanti con molta cautela e riuscirono ad entrare nel castello. Il principe volle subito affrontare lo stregone, ma nuovamente lo gnomo lo fermò. “Aspetta, non puoi andare dallo stregone così. Dobbiamo preparare un

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piano”. Lo gnomo aveva ragione. Stabilirono che lo gnomo avrebbe distratto lo stregone e il principe avrebbe liberato Marianna. All’inizio il piano andò bene e Marianna fu liberata, ma lo stregone li bloccò e rapì di nuovo la ragazza. Allora lo gnomo con il pensiero cercò di comunicare col mago. Ci riuscì e il mago subito partì per liberarli. Appena arrivato, si ritrovò davanti allo stregone e gli disse: “Ci si rivede, dopo un sacco di tempo!”. “Già!!!”rispose lo stregone. Egli tirò fuori la bacchetta, ma il mago gli buttò addosso una polvere magica e lo annientò. Così lo gnomo, il princi-pe e Marianna furono liberati. I giovani, tornati al castello, si sposarono e vissero felici e contenti. Matilde Poidomani

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CAPPUCCETTO ROSSO SCOPRE SE STESSA Cappuccetto Rosso voleva essere bella come Biancaneve, forte come il lupo e saggia come la sua nonnina. Allora decise di andare al mare perché aveva saputo che loro erano andati lì in vacanza, visto che era estate e fa-ceva molto caldo. Arrivata sul posto, vide la nonna, il lupo e Biancaneve sdraiati a prendersi il sole. Sì precipitò da loro e chiese alla nonna se po-tevano aiutarla a diventare più bella, più forte e più saggia. La nonna sor-rise e le disse che lei era una bambina con tutte le qualità e le doti migliori che si potevano desiderare. Così convinse Cappuccetto Rosso ad accettarsi per quello che era, perché ognu-no di noi ha qual-cosa di speciale. Da quel giorno Cappuccetto Ros-so visse contenta e serena.

Angela Fidone

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La principessa Francesca

C’erano una volta un re e una regina che abitavano in un palazzo grandis-simo, in una bella città. Lontano da lì, in un castello, abitava uno stregone che aveva un cane da guardia a tre teste. Un giorno la principessa Francesca decise di fare una passeggiata per le vie della città ed incontrò un ragazzo alto, robusto, occhi azzurri e capelli biondi. In verità, quel ragazzo era lo stregone che si era trasformato e che la rapì. Il re, vedendo che sua figlia non ritornava a palazzo, decise di mandare i suoi soldati e cercarla. Arrivati al castello dello stregone, udiro-no le grida della principessa, ma, qualsiasi tentativo facessero per liberar-la, era vanificato dalla magia . Allora il re emanò un bando: “Chi salverà la principessa Francesca avrà l’onore di sposarla!” La mattina seguente molti partirono alla ricerca della principessa, ma ri-tornarono a mani vuote. Un ragazzo di nome Giovanni voleva sposare la principessa e così partì anche lui. Durante il suo cammino, Giovanni in-contrò un piccolo elfo che gli disse: “Tu vuoi salvare la principessa che è stata rapita dallo stregone?” “Sì” “Prendi quest’arco con questa freccia: dovrai colpire la testa centrale del cane che fa da guardia. Prendi anche questa spada: appena sfiorerai lo stregone, lui morirà e tu potrai salvare la principessa.” Giovanni ringraziò l’elfo e continuò il suo cammino. Appena si trovò da-vanti al castello, prese l’arco e la freccia e colpì la testa centrale del cane. Entrò nel castello e si trovò davanti allo stregone che lanciava degli incan-tesimi, ma egli fu velocissimo a sfiorarlo con la spada e lo fece morire. Giovanni e Francesca andarono a palazzo e il giorno dopo si sposarono e vissero felici e contenti.

Marco Rampulla

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La pozione magica Una volta, in un castello, abitavano un re, un principe, uno gnomo e un mago; nei sotterranei abitava una strega. Un giorno il mago, leggendo un libro dei suoi lontani parenti, trovò una mappa. La notizia in poco tempo si diffuse in tutto il palazzo e anche la strega ne fu al corrente. Quella sera stessa ella rubò la mappa e la mattina seguente iniziò le ricerche. Nella mappa c’era scritto: “Andate nei sotterranei, spostate la mattonella rossa: dentro ci sono una bottiglia e un biglietto”. La strega fece quello che c’era scritto: prese il biglietto, ma non riuscì a capire niente, perché era scritto nella lingua degli gnomi. Allora rapì lo gnomo per fargli tradurre la scritta. Essa diceva: “Se acqua magica berrete, ricchi e potenti diventerete, ma se con il re e il principe pranzerete”. In verità c’era scritta un’altra cosa, che lo gnomo non lesse: “Se una strega l’acqua berrà, di morte sicura perirà”. Lo gnomo riferì quello che gli era successo al re ed al principe e del piano che aveva in mente. Il piano era quello di pranzare con la strega e farle bere la pozione per farla scomparire per sempre. Si fecero le 12,00 ed arri-vò la strega. Ella disse: “Oggi vorrei mangiare con voi, se non vi dispiace, perché non ho voglia di stare sempre sola a pranzo”. Il re ed il principe accettarono perché era quello il loro piano. Le serve incominciarono a portare antipasti, primi, secondi, frutta e dolci di ogni tipo. Alla fine dell’abbondante pasto, arrivò il momento tanto atteso dal principe e dal re. La strega prese la bottiglietta con la pozione magica, in-cominciò a bere e scomparve per sempre. Quella sera fu organizzata una festa in onore dello gnomo. E tutti nel regno vissero felici e contenti, ma soprattutto senza streghe fra i piedi.

Marco Rampulla

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CAPITOLO 3

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IL PRINCIPE NELLA BOTTIGLIA

C’era una volta, nella foresta di Greenwood, un gruppo di gnomi che ama-va la pesca. Una mattina il giovane Jake si recò al fiume Overall per pe-scare; al primo lancio tirò su una bottiglia. Egli era molto arrabbiato, la stava staccando dall’amo per buttarla in acqua, quando si accorse che al-l’interno c’era qualcosa che si muoveva. Jake si spaventò e portò la botti-glia al padre ,che la aprì; da questa uscì un esserino dalle sembianze uma-ne, che subito li ringraziò dicendo: “Io mi chiamo Hans e sono il principe di Groower. Un mago cattivo di nome Handby mi ha imprigionato in que-sta bottiglia per prendere il mio posto e sposare Jade, la mia fidanzata . Ho bisogno del vostro aiuto per riprendere le mie sembianze e liberare Jade”. Gli gnomi accettarono subito di aiutare il principe e il giorno stesso parti-rono per raggiungere il castello. Strada facendo idearono il piano per sconfiggere il mago. Arrivati al castello, i due gnomi bussarono alla porta e chiesero al servo: “Abita qui il mago Handby? Ci hanno raccontato che è bravissimo nelle trasformazioni!” Il servo rispose di sì e li fece accomodare. Il padre di Jake chiese al mago: “Abbiamo fatto una scommessa io e mio figlio sulla tua bravura. Siccome io non ci credo, ti darò mille denari d’oro se ti trasformerai in un elefan-te”. Il mago si trasformò e subito lo gnomo gli disse: “Ora te ne darò tremila, se ti trasformerai in una formica”. Il mago rispose: “Non c’è niente di più facile!” e si trasformò in una formica. Jake col piede veloce pestò il mago e il principe riprese le sue sembianze. Hans andò subito da Jade, tornaro-no nel loro paese e si sposarono.

Eugenio Sammito

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FILIBERTO E STELLINA

C’era una volta un ragazzo che abitava in un villaggio con i suoi genitori e il suo anziano nonnino.Egli si chiamava Filiberto ed era un ragazzo molto giudizioso; infatti ogni giorno aiutava il nonno e il padre nell’orticello. Era molto felice di stare in famiglia ad aiutare e non andava mai a giocare. Però andava sempre in una valle, la Valle Incantata.Un giorno incontrò una bella fanciulla dai capelli color dell’oro e gli occhi del colore del ma-re. Filiberto le chiese: -Come vi chiamate, bella fanciulla? -Io mi chiamo Stellina, e voi?- rispose lei. -Filiberto. Ma possiamo darci anche del tu! -Va bene? Quanti anni hai? -Ho sedici anni. E tu, quanti ne hai? -Io ho quindici anni. Dove abiti? Io nel villaggio a sud della città con i miei genitori. -Io invece abito nel villaggio qui accanto con i miei genitori e mio nonno. -Mi ha fatto un grande piacere conoscerti, ma adesso devo salutarti. Ciao! -Ciao, a presto! I due si erano già innamorati, e Filiberto non faceva che pensare a lei. Un giorno arrivò a casa sua uno strano vecchio, con una barba lunga, uno strano cappello in testa e un mantello tutto nero. Egli gli disse: -Sono venuto per darti una brutta notizia: Stellina è stata rapita dalla stre-ga Salamandra perché è gelosa della sua bellezza; adesso é prigioniera in un’alta torre. Devi correre subito a salvarla! -Ok, parto subito!- rispose lui. -Prima ti devo dare questa spada che, se tocca soltanto con la punta una persona, essa muore all’istante, uno scudo che riflette tutte le maledizioni e una corda piccolina, che al momento giusto si allungherà, così da farti capire quando puoi salire sulla torre dove Stellina è prigioniera. Detto questo, Filiberto partì subito e dopo qualche giorno arrivò al palazzo della strega. Al cancello lo attendevano due giganti: lui subito tirò fuori la spada, mise la punta sulla pancia di uno di loro, che morì; la stessa cosa fece con l’altro. Entrò nel giardino ed arrivò davanti alla torre; ad un tratto la corda si allungò e Filiberto poté salire; arrivò lassù, prese Stellina e sce-sero giù. Però lì lo attendeva la strega, che gli mandò un incantesimo; ma lui lo parò con lo scudo e lo fece riflettere su di lei, che morì all’istante. Filiberto e Stellina tornarono a casa e si sposarono. Egli diventò il capo

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giudizioso; infatti ogni giorno aiutava il nonno e il padre nell’orticello.

del suo villaggio e vissero felici e contenti. Emilia Tona

LA BELLA CAROLINA C’era una volta un principe che abitava in un castello. Un giorno suo pa-dre, il re, assunse una nuova serva. Lei si chiamava Carolina ed era molto bella. Appena il principe la vide, se ne innamorò perdutamente. Carolina aveva con sé il suo miglior amico, però lo doveva tenere nascosto a tutti, perché era uno gnomo. Il principe aveva come amico un mago, e anche lui doveva essere nascosto a tutti. Un giorno il principe chiamò Carolina nella sua stanza, facendole credere che voleva qualcosa. Si misero a parlare del più e del meno: e l’amore di-ventò reciproco. Però la strega Salamandra, che abitava al di là delle colli-ne,vide tutto sulla sua sfera magica e , siccome amava il re, rapì la fanciul-la. Lo gnomo andò dal principe e gli disse: “I miei omaggi, principe. Mi ha mandato la tua amata Carolina, per dirti che la devi salvare dalle grinfie della strega Salamandra!” “Ma tu chi sei?”-domandò il principe. “Io sono uno gnomo, ovvero il miglior amico di Carolina!” Il principe partì la notte stessa, ma prima volle salutare il suo amico mago che gli disse: “La strega abita al di là delle colline, ma sta molto attento!”. Poi prese un cofanetto e continuò –“Questo è per te; qui dentro troverai uno scudo che devia tutte le maledizioni, un anello con un diamante, che, se lo unirai a quello che ha in fronte la strega, la farà morire e avrai le chiavi della pri-gione di Carolina!” Detto questo andò via. Il principe partì con il suo miglior cavallo. Arrivato al palazzo, entrò con facilità. Lì lo aspettava la strega con il suo scettro, e iniziò il duello: lei gli mandò una maledizione, ma fu deviata dallo scudo; questo si ripetè per tre volte, ma la quarta volta la maledizione deviata arrivò alla strega, che ri-mase paralizzata. Il principe così ebbe l’opportunità di mettere l’anello nella sua fronte,ed ella morì. Poi con la sua chiave liberò Carolina. Tornati al castello, si sposarono e il mago e lo gnomo fecero loro da testimoni.

Emilia Tona

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TOM SALVA IL SUO BORGO In un tempo molto lontano vivevano in un borgo un pescatore, sua moglie e i loro sette figli. A capo del paese c’era un re molto malvagio che oppri-meva il popolo. Un giorno il pescatore e sua moglie morirono e i figli ven-nero fatti schiavi dal re perché essi gli avevano fatto un torto. Una sera il piccolo di loro, che si chiamava Tom, decise di ribellarsi contro il re, ma i fratelli glielo impedirono perché avrebbe potuto fare qualche sciocchezza. Una notte Tom si alzò mentre i fratelli dormivano, in punta di piedi salì fino alla camera del re con un coltello con l’intenzione di ucciderlo; per sfortuna il re si svegliò e lo fece arrestare e rinchiuderlo nella torre più alta. La mattina, dal muro tutto sporco e segnato, comparve uno gnomo che gli disse: <Perché sei così triste?>. <Qui c’è un re che opprime il nostro popolo, ma io glielo voglio impedi-re!>. <Bene! Ora ti darò delle istruzioni da seguire dopo che sarai uscito da qui. Innanzitutto devi andare in un regno dove gli abitanti giocano dalla matti-na alla sera; lì devi cercare una persona di nome Hans: egli ti darà qualco-sa di prezioso. Poi torna qui e sconfiggi il re.> Detto questo, lo gnomo fece fuggire Tom dal carcere. Il ragazzo partì su-bito per il regno che gli aveva indicato lo gnomo. Dopo tre giorni di mar-cia, Tom arrivò a destinazione e incominciò a cercare Hans. Alla fine lo trovò e, dopo una breve conversazione, Hans gli diede l’oggetto delle sue ricerche, che era una cassetta di oro nella quale Tom doveva imprigionare il re. Il giovane lo ringraziò molto per la sua generosità e tornò al castello. Sfidò il re e, prima che potesse fare un solo gesto, la cassetta si aprì ed egli vi fu imprigionato. Da quel momento nel borgo tutti vissero felici e contenti. Enrico Vicari

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LE ERBE MIRACOLOSE

...la girò per ben tre volte e, quando aprì la cassetta, vi trovò una candela, un’ampolla con dell’acqua e una spada. In mezzo a questi oggetti c’era un biglietto che diceva: “Questa candela non si consuma mai, l’acqua è piena di vitamine magiche e la spada riesce a rimandare qualunque maledizione al mittente.” George rimase molto deluso, perché pensava di trovare qualcosa che aves-se più valore, ma non si scoraggiò più di tanto perché gli oggetti erano magici; e partì per andare a casa. Quando arrivò, nascose la cassetta e an-dò a dormire. Il giorno seguente andò ad aiutare suo padre a spalare la ne-ve dei campi, come faceva ogni mattina. Un giorno purtroppo suo padre si ammalò. Il ragazzo era molto triste e non sapeva cosa fare. Quando però vide che le cose peggioravano, chia-mò un dottore, che gli disse: “Mi dispiace, ma tuo padre ha una grave malattia; per guarirlo c’è bisogno delle erbe aromatiche tropicali, molto rare e difficili da trovare.” Il ragazzo allora gli chiese: “Dove si possono trovare?” “Gli ultimi ramoscelli si trovano nel giardino della strega Luisa.” “Allora andrò lì a prenderle!” “Ma sta molto attento; se la strega ti vede, tu sei morto!” Il ragazzo, sapendo che erano magici, prese gli oggetti della cassettina e partì. Attraversò il bosco e, quando arrivò la sera, si preparò un lettino con dell’-erba, accese la candela per allontanare gli animali e si addormentò. La mattina seguente partì all’alba. Arrivato al castello, entrò pian pianino e si nascose nel giardino, quando ad un tratto vide la strega che stava racco-gliendo delle erbe. Lui non perse tempo a prendere la sua spada magica. Anche la strega, appena lo vide, prese il suo scettro, così si fece tra loro una specie di duello. La strega gli mandò una maledizione per farlo morire all’istante, ma la spada la rimandò a lei, che morì sul colpo. George prese le erbe e le mise dentro l’ampolla con l’acqua magica, cosic-ché durante il viaggio non appassirono. Quando arrivò a casa, prese le erbe, ne fece un infuso e lo fece bere al pa-dre, che si rimise all’istante. Così vissero felici e contenti. Emilia Tona

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IL PRINCIPE VINCENTE In un paese molto lontano c’era un principe che, dopo la morte di suo pa-dre, doveva ereditare il trono, ma una strega lo voleva impedire. Qualche giorno prima dell’incoronazione del principe, la strega insieme a suo ma-rito, il mago Tringo, ordirono un complotto contro di lui per ucciderlo. Ci provarono in ogni modo, con ogni mezzo, ma non ci riuscirono. Il princi-pe, che aveva già capito tutto dei progetti della strega e del mago, consultò Tom, il suo gnomo di fiducia . Questi gli disse: <Per sconfiggere quei due malvagi esseri, devi andare in un regno molto lontano, quello di Quadri. Lì troverai una persona che ti aiuterà. Ma sta attento, lungo il cammino ci potrebbero essere dei pericoli ! > Il principe decise di partire e comunicò che doveva partire per affari. Così l’incorona-zione fu rinviata. Arrivato nel regno di Quadri, chiese subito notizie della persona di cui gli aveva parlato lo gnomo. Dopo un giorno di ricerca lo trovò e gli chiese aiuto. Jimmy (così si chiamava l’amico dello gnomo), disse al principe tutto quello che doveva fare per trovare un oggetto prezioso e utile per sconfig-gere i malvagi. Il giorno della partenza gli disse: < Devi andare in un ca-stello lontano. Lì troverai una strega che ha uno scettro. Tu glielo devi sot-trarre e poi potrai ritornare nel tuo regno >. Il giovane partì e dopo tre giorni di cammino arrivò nel castello della stre-ga. Dopo mille difficoltà, riuscì nel suo intento. Intanto nel suo regno i sudditi erano tutti preoccupati per la sua assenza. Dopo qualche giorno però lo rividero entrare a cavallo dalle porte della città con lo scettro in mano. Alla fine la strega e il mago furono intrappolati nello scettro, così il regno fu salvo, il principe fu incoronato e tutti vissero felici e contenti.

Enrico Vicari

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CAPITOLO 2

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LA CASSETTA DEGLI ORRORI

…E la cassetta si aprì: dentro era piena di orrori, come guerre, omicidi furti ecc.… . Non sapendo cosa fossero, Hans (questo era il nome del ra-gazzo) richiuse la cassetta, la portò con sé e, appena ebbe finito di racco-gliere altra legna, tornò a casa come se niente fosse accaduto. Nella notte Hans sentì dei rumori, ma non ne capiva la provenienza. Finalmente si rese conto che quei rumori provenivano dalla cassetta, la aprì e ne uscirono la guerra, gli omicidi, i furti ecc… . La sua casa fu invasa da questi terribili mali che dicevano: <Ora il tuo paese verrà distrutto da noi a causa tua >. Hans, sentendosi sempre più in colpa, chiese come poteva salvare il suo paese. I mali gli dissero :<Se vuoi salvare la tua gente, devi salire su un vulcano e riuscire a prendere due cose: la lava del vulcano e l’ acqua che bolle senza bruciarti; se ci riusci-rai, verserai il composto nella cassetta e noi scompariremo per sempre>. Detto questo, tutti quegli esseri orrendi rientrarono nella cassetta. Il ragaz-zo era confuso e non sapeva cosa fare, ma dopo tre giorni partì alla ricer-ca di un vulcano molto alto e innevato. C’era molto freddo e Hans stava incominciando a sentirsi male, ma, ripensando a quello che avevano detto gli orrori, si fece forza e continuò. Al terzo giorno di marcia al margine della strada trovò uno gnomo che gli disse: - Dove vai? - Sto cercando la lava del vulcano e l’acqua che bolle. Tu mi potresti aiu-tare? - Certo, ma ad una condizione! - Quale? - Siccome io sono solo, perché quando sono nato i miei genitori mi hanno abbandonato nel bosco e ho vissuto sempre da solo in mezzo alla natura, mi potresti tenere come amico? Certo! ribatté Hans. I due si misero in viaggio, scalarono la montagna e dopo mille difficoltà riuscirono a prendere la lava e l’ acqua bollente. Il loro pensiero, appena arrivarono a casa, fu quello di versare il composto sopra la cassetta: subito essa sparì, così il paese fu salvo. Hans raccontò quest’avventura a tutti gli abitanti. Essi lo ringraziarono e i festeggiamenti durarono per un anno in-tero. Enrico Vicari

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Racconti game

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LE DUE FATINE

...l’aprì e vi trovò due spade ed una pergamena. Qui c’era scritto che nelle due spade c’era il ritratto di due fate che il ragazzo (Alessandro) doveva ritrovare. Nel fondo della scatola trovò un ciondolo che si sarebbe aperto solo quando le due fate si fossero ritrovate. C’erano tre prove da superare. Nella prima, Alessandro doveva salire su un monte di 3.000 metri. Durante il cammino trovò delle scarpe alate e, aiutato dal vento, in pochi minuti salì in cima alla montagna, dove trovò la prima fata. Nella seconda prova doveva mangiare tre piatti di spaghetti senza mai fermarsi, e con l’aiuto di un cane ci riuscì. Nella terza prova doveva combattere contro un toro furioso. Con le due spade riuscì a sconfiggerlo: dentro la pancia dell’-animale trovò finalmente la seconda fatina. Il ciondolo però non si apriva e le due fate si misero a piangere e si abbracciarono: in quel momento si aprì. Le fate chiesero ad Alessandro se voleva una ricompensa ed egli chiese di sposare una di loro. Dopo il matrimonio vissero tutti insieme fe-lici e contenti.

Chiara Romano

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che mi ha mandato, sono stata chiusa in quella cassetta da Morgana, una strega amante del male. Il cane che ti ho affidato è il mago, che ti ha pre-miato dandoti il biglietto. Ora anch’io voglio farti un dono. Questa collana che vedi è tua, utilizzala quando devi superare delle prove per te troppo difficili. Con affetto, Celeste ’’. Graziano imparò la lezione e diventò un bambino buono.

Federica Riccobene

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L’OMINO SMERALDINO …la girò e la cassettina si aprì. Giovanni sollevò il coperchio e ne uscì fuori un omino piccolo molto carino, con la pelle verdognola, vestito di verde, che sorrideva. Il ragazzo si spaventò e gli chiese:”Chi sei? come ti chiami?”. L’omino rispose sorridendo:”Sono un omino dai magici poteri e mi chia-mo Smeraldino.” Giovanni l’osservò e gli chiese cosa facesse in quella cassettina abbando-nata nella neve. L’omino rispose che prima abitava in un castello molto bello ed era il ma-ghetto di una principessa capricciosa. Un giorno essa si arrabbiò e lo rac-chiuse nella cassettina gettandone via la chiave . Prima di rinchiuderlo, la principessa gli disse:”Speriamo che nessuno trovi la chiave, così rimarrai sepolto nella neve.” L’omino continuò a parlare con il ragazzo spiegando quali erano i suoi poteri: ”Io ho poteri magici ed esaudisco tutti i desideri dei miei padroni solo se essi sono delle persone di buoni sentimenti. Dimmi, tu come ti chiami? vuoi che io sia il tuo maghetto?”. Il ragazzo rispose:”Io mi chiamo Giovanni e sono un povero ragazzo. Abi-to in una casa piccola e lavoro da un falegname. Non ho molto da offrirti. L’unica cosa che posso darti è la libertà.” L’omino però scelse di rimanere con lui. Giovanni fu contento della scelta di Smeraldino e insieme ritornarono a casa. Smeraldino chiese al suo padrone cosa desiderava e Giovanni rispo-se che non desiderava niente perché era contento di avere trovato un ami-co come lui. L’omino rimase meravigliato e decise di restare con lui per sempre perché capì che Giovanni sarebbe stato un padrone buono e gentile. Egli tuttavia, di nascosto dal suo padrone, faceva ogni tanto delle magie, come quella volta che Giovanni trovò delle monete d’oro sotto la legna o quando Giovanni una mattina d’autunno andò a raccogliere funghi e in-contrò una dolce ragazza dai lunghi capelli biondi di cui si innamorò e che sposò. Smeraldino, Giovanni e la sua sposa vissero felici e contenti. Valentina Baglieri

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KEVIN E LE FATINE ………….e spuntarono due piccole fatine. Una indossava un abitino cele-ste ornato di brillantini colorati, era molto graziosa e dolce. Invece l’altra era malandata, con un abito nero, i capelli arruffati e l’espressione arrab-biata e dispettosa. Il ragazzo (che si chiamava Kevin), non sapeva cosa farne. La fatina gra-ziosa, Emy, disse: “Su! Prendici e portaci con te, però mi devi tenere sem-pre vicino a te e lontano da Ines (l’atra fatina) : è cattiva e dispettosa. Pen-sa che una volta mi ha trasformato in una formica e stavo per essere calpe-stata. Ma, poverina, non possiamo lasciarla da sola, quindi verrà con noi”. Il ragazzo accettò. Un giorno, mentre passeggiava nel suo giardino, ecco che un violento col-po di vento, causato da Ines, fece cadere un albero che stava per colpirlo; Emy, con la sua bacchetta magica, riuscì a deviarlo. Dopo questa esperienza, i due si legarono ancora di più, mentre con l’altra fatina i rapporti peggiorarono. Un giorno Ines trasformò Emy in una topina e la trasferì in cima a una montagna. Poi disse a Kevin: “Presto, corri a salvare Emy che è stata tra-sformata in una topina e trasferita sulla montagna vicino al fiume. Ma sta ben attento: sotto la montagna c’è una fossa piena di lava ardente: se vi cadrai dentro morirai bruciato”. Il ragazzo, per niente spaventato, partì dopo aver indossato un paio di guanti speciali, che lo avrebbero protetto sulla montagna. Riuscì così a salvare Emy, che diventò una bella fanciulla, e la sposò. Ines invece venne buttata in mare, trasformata in un pesce e visse per sem-pre isolata da tutti. Belluardo Roberta

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IL CUORE DI GHIACCIO …girò la chiave e aprì la cassetta. Vi trovò un cucciolo di cane e una pic-cola fatina. Ella gli disse: “Io sono Celeste e lui è Pluto. D’ora in poi sarà il tuo cane. Graziano, prendilo e andiamo!” Detto questo, lo accompagnò in un posto coperto di ghiaccio: non c’era Anima viva! Il ragazzo era confuso, cercava spiegazioni dalla fata, ma ella era già sparita. Pluto scese dalle braccia di Graziano perché aveva visto un biglietto. Vi era scritto: “Questo è il cuore di un ragazzo, tu devi sciogliere il ghiaccio che è nel suo cuore”. Appena Graziano finì di leggere, la carta svanì e apparve Celeste. Graziano le domandò: “Celeste, perché?’’ ‘’Perché cosa?’’ “ Perché proprio io devo sciogliere il ghiaccio di questo ragazzo a me sconosciuto?” – diceva singhiozzando. “ Oh no! Tu lo conosci molto bene “- rispose Celeste, mentre il ghiaccio si scioglieva. A questo punto Graziano smise di piangere e domandò: “Quale prova devo superare per andare via da qui ?’’ Allora Celeste sorridendo rispose: “ Tu la stai già superando: devi riuscire a sciogliere il ghiaccio, altrimenti rimarrai chiuso qui dentro, solo e senza amici né persone con le quali par-lare.’’ Dopo qualche giorno il ghiaccio si sciolse e Graziano potè uscire da quel posto. Ma aveva ancora un’altra domanda da porre a Celeste: perché aveva deci-so di aiutarlo? Comunque non gliela fece e andò subito a casa. Qui trovò i genitori molto preoccupati e arrabbiati, ma Graziano cercò una scusa e andò subito nella sua camera. Trovò una collana e una lettera dove era scritto:

“Ho deciso di rispondere alla tua domanda. Ti ho aiutato perché io sono una fata incaricata di aiutare i giovani cattivi. Però io, insieme al mago

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Mentre tutti dormivano, i ragazzi presero la pozione e la misero nella colazione della strega. L’indomani la strega mangiò e di nuovo fu ridotta in cenere, questa volta per sempre. La folletta ridiventò grande e sposò il ragazzo che l’aveva salvata. Matilde Poidomani

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UNA STORIA D’AMORE A LIETO FINE …e davanti ai suoi occhi apparve un lungo tunnel. Nicola decise di percorrerlo e così arrivò in una bellissima valle percorsa da grandi fiumi e ricca di fiori colorati. Ne raccolse un po’ e percorse la valle. Si trovò davanti ad un grandissimo castello. Si avvicinò e nel giar-dino vide una bellissima principessa. Al primo sguardo,entrambi si innamorarono. Lui le regalò il mazzo di fio-ri che aveva raccolto. Ella gli disse: -Come ti chiami?Io Consuelo. -Nicola- rispose lui. Ma suo padre,vedendola con quello sconosciuto,la chiamò e così Consue-lo dovette andare via. Nicola pensava a lei giorno e notte e una volta,mentre era disteso su un prato,sentìuna vocina chiamarlo: -Nicola,Nicola! Egli si girò e davanti a sé vide uno gnomo. -Cosa vuoi da me?-gli disse. E lui rispose: -Io ti posso aiutare! -A fare cosa? -Ho visto che tu e Consuelo vi siete innamorati: io ti posso aiutare a stare con lei! -E perché dovrei chiedere aiuto a un piccolo gnomo? All’udire queste parole lo gnomo si trasformò in una fata. Nicola non credeva ai suoi occhi e subito accettò il suo aiuto. Ella lo portò in una casetta in mezzo ad un bosco,ovvero nella sua dimora. Per prima cosa fece un incantesimo al ragazzo,che diventò un bellissimo principe. Poi disse: -Ecco,ora sei perfetto!Corri dalla tua amata! Nicola andò subito al castello,incontrò Consuelo,che lo presentò subito al padre. Egli non fu molto convinto del ragazzo,così lo mise alla prova:doveva combattere con un drago gigantesco e molto forte. Nicola chiese subito aiuto alla fata,che gli diede uno scudo e una possente spada.

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Il duello con un po’ di fatica fu vinto da Nicola e così il padre acconsentì al matrimonio. E vissero tutti felici e contenti. Enrica Caccamo

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LA FOLLETTA …e aprì la cassetta. Vi trovò una fanciulla piccola quanto una mano e se ne innamorò subito. La portò a casa sua e la mise a dormire nel suo letto. Quando la fanciulla si risvegliò, uscì subito dalla casa; il ragazzo se ne accorse, andò a cercarla e la trovò a terra. Le chiese: “Perché hai cercato di scappare?” “Perché mi sta cercando!!!” “Chi ti sta cercando?” “Una strega cattiva.” “Perché?” “Perché uccidendomi ricaverà una pozione che rende immortali.” “Ma scusa, tu chi sei?” “Sono una folletta.” “Bè, per me puoi rimanere qui!” “Veramente? Te ne sarei molto grata!” Gli raccontò la sua storia:la strega le aveva fatto un incantesimo renden-dola piccolissima e l’aveva messa nella cassetta perché doveva preparare la pozione per ucciderla. Il ragazzo, affascinato dalla storia, le propose: “Perché non partiamo per andarla a cercare? La uccideremo, così tu diven-terai grande e ci sposeremo.” “Ti pare facile ucciderla! C’è solo un modo per riuscirci:dobbiamo farle mangiare una foglia di alloro.” Trovare la foglia di alloro non fu difficile. Così partirono. Fu difficile e faticoso trovare il luogo dove viveva la strega. Il castello era sorvegliato da tante guardie, perciò era quasi impossibile entrare. Allora a notte fonda, la folletta fece un incantesimo e addormentò le guar-die. Mentre esse dormivano e prima che la strega si svegliasse, misero la fo-glia di alloro nel suo cibo. Quando la strega la mangiò, diventò cenere. I ragazzi furono contenti, però la fanciulla non diventò grande. Allora capirono che la strega non l’avevano annientata del tutto. Andarono perciò subito a cercare un’altra foglia di alloro. Quando ritornarono, la strega era rinata ed era in cucina a fare una pozio-ne per uccidere la folletta.

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Il mostricino riacquistò le sembianze umane e in più i poteri della strega. Ora era un mago e fece diventare Ronald re.

Rosario Ottonelli

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I GIOIELLI MALEDETTI …la girò e…con grande stupore vi trovò gioielli, diamanti,oro e argento. Alberto(si chiamava così) si strofinò gli occhi : gli pareva di sognare: fino a poco tempo fa era stato molto povero , e in men che non si dica era esat-tamente l’opposto. Tornò a casa, ma nascose tutto perché non voleva condividere con gli altri quel ben di Dio. Il mattino seguente scappò da casa mentre tutti dormivano, lasciando i ge-nitori e i fratelli. Andò in una città lontana, bella ed elegante: Parigi. Erano ancora i tempi della monarchia. Egli si fece costruire un palazzo e in poco tempo diventò barone, si sposò presto e incominciò una vita lussuosa. Dimenticò comple-tamente i suoi fratelli, i suoi genitori e tutto il resto. Successe un giorno che per ordine del re dovette andare proprio nel paese della sua infanzia. Vide anche uno dei suoi fratelli ed entrò nella sua vec-chia casa, ma non lo riconobbe nessuno. I suoi familiari erano tutti vestiti con stracci. Uno volle raccontargli la sua storia: che un suo fratello era scomparso, che il padre era morto di dolore e che la madre era gravemente malata, ma non avevano soldi per pagare un medico. A quelle parole il cuore di Alberto si strinse e gli si aprirono gli occhi. De-cise di regalare una grande somma ai suoi e di andarsene. Ma, mentre sta-va uscendo, la madre lo riconobbe; con tutte le forze restanti si alzò dal letto per poterlo riabbracciare, lo seguì, ma una carrozza la travolse. Al-berto finalmente capì che i soldi non servono a niente se non ci sono amo-re e pace. Quando tornò a Parigi, prese la sua vecchia cassetta e la buttò in un burro-ne, dato che era stata la causa di tutto.La scatola però si trasformò in un folletto e disse ad Alberto che poteva esprimere un desiderio. Egli, pieno di gioia, espresse quello di far tornare in vita i suoi genitori e di farlo di-ventare povero come una volta. E così fu, con grande gioia di Alberto

Fabiola Cassisi……….

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LE AVVENTURE DI RONALD

…Ronald girò la chiave, aprì la cassettina e… vi trovò un mostricino dalle dimensioni di un topo. Egli cominciò a gridare e disse al ragazzo di chiu-dere subito la cassetta , o lo avrebbe trasformato in una rana. Ma Ronald non obbedì. - Vedo che sei coraggioso se non mi hai ubbidito. Dovrei punirti, ma mi

sei simpatico, anche se ti conosco da poco. E poi neanche riesco a far magie! – borbottò.

Ronald non disse una parola, anche se l’esserino lo riempiva di domande. Egli raccontò che una volta era anche lui un ragazzo, ma, per un brutto scherzo fatto alla Strega Nera, ora si ritrovava a essere un mostricino e a stare in una cassetta come in gabbia. Cosa posso fare per aiutarti ?- gli chiese Ronald Bisogna andare dalla Strega Nera e ucciderla con le magiche bisce nere. Bisogna prenderle nel castello fatto di pietra rossa. Ma sta attento! Devi superare tre prove, di cui non so nulla – rispose l’esserino. Poi portò Ronald al castello, passando attraverso la vecchia foresta incan-tata. Entrò solo lui e seppe che la prima prova consisteva nell’attraversare un ponte di corda sopra un burrone in fiamme , la seconda nel domare un leo-ne, la terza nel passare sui carboni ardenti. L’ omino gli diede delle lucer-tole, una pentola d’acqua e una corda. - Ma che strani oggetti!- pensò Ronald. Entrò nel castello e si trovò di fronte al ponte: rifletté un attimo, poi usò l’ acqua della pentola. Magicamente le fiamme calarono e poté passare. Contro il leone usò le lucertole: l’ animale cominciò a inseguirle e poté passare . Infine si trovò di fronte ai carboni ardenti. Usò la corda attaccan-dola alla parete dell’altra sponda, poi legò l’altra estremità alla parete. Si aggrappò e scivolò dall’altra parte. Era di fronte ai serpenti: appena li pre-se, si ritrovò fuori in compagnia del mostricino. Ci sei riuscito! Ora andiamo dalla strega! - gli disse. Portò Ronald all’en-trata di una caverna ed entrarono. La strega Nera cominciò a strillare alla vista dei serpenti e tentò di trasformare Ronald in un mostricino, ma l’es-serino le saltò in testa e cominciò a tirarle i capelli. Ronald le lanciò i serpenti addosso e la strega si sciolse sino a scomparire nel nulla.

Peccato che tutto questo durò solo una giornata.

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Il PAESE DEGLI GNOMI

Adesso dobbiamo aspettare che abbia aperto del tutto e sollevato il co-perchio: allora sapremo che meraviglie c’erano nella cassetta. Indovinate cosa trovò?Uno gnomo molto bizzarro dalla coda lunga e dalla pelle lilla. Si presentò dicendo che il suo nome era Mastronotozomo e che proveniva da un paesino splendido. Il ragazzo disse :“Ma perché sei qui? Lo gnomo rispose: “Ma come, non hai ancora capito? Sono qui per invi-tarti a venire con me! Ci divertiremo, fidati!” Il ragazzo si fece convincere e così partirono. Arrivati a destinazione, il ragazzo vide tanti e tanti gnomi che gli diceva-no: “Sai?, Qui ciò che vuoi hai! E’ il posto più bello!” Il ragazzo, sentendo tutto questo, rimase a bocca aperta. Dopo un po’ disse agli gnomi: - E allora, cosa aspettate a farmi vedere tutte le bellezze di questo paese? -Bè, è quello che faremo! Gli gnomi lo portarono in un posto dove c’era di tutto:giochi splendidi come la macchina volante, gli scii elettrici, un miliardo di videogiochi, pupazzi di neve che ballavano,insomma un sogno! Poi gli fecero visitare un luogo detto“Mangia più che puoi!;”c’erano ciam-belle, torte, biscotti, cornetti, gelati, granite, sfoglie, pizze, focacce , in poche parole una meraviglia! Peccato che tutto questo durò solo una giornata.

Graziana Incatasciato

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LA ROSA D’ORO … e Davide trovò uno scettro magico con una sfera di vetro. Sorpreso disse: “Che meraviglia! “. Guardò nella sfera e vide una princi-pessa imprigionata e un orco cattivo che la torturava. Si guardò intorno e vide un folletto che gli disse : “Hai visto? La principessa delle Rose è in pericolo, tu la devi salvare. Grazie a questo scettro riuscirai a sconfiggere l’orco. Sappi però che non sarà facile: dovrai superare tre prove. Nella prima dovrai sconfiggere il drago a tre teste; poi ti troverai davanti a tre porte d’oro, soltanto una però è quella giusta. Infine nella terza, che è quella più difficile, ci sarà un esse-re metà falco e metà donna che ti proporrà un indovinello. Tu dovrai ri-spondere esattamente, altrimenti diventerai di pietra”. Detto ciò, il folletto, senza dare a Davide il tempo di parlare, si trasformò in fuoco. Il ragazzo non credeva a tutto ciò e pensava che fosse un sogno. Invece era la realtà. Ad un tratto sentì un ruggito e vide un’enorme lingua di fuoco che usciva dalle bocche di un drago a tre teste. Era spaventato, ma il folletto gli disse: “Forza, usa lo scettro! Così riusciremo a sconfiggerlo!” Davide ubbidì e, muovendo lo scettro, trasformò il drago in una lucertola. Andarono avanti e si trovarono davanti a tre porte d’oro. Davide non sapeva quale scegliere. Alla fine scelse quella giusta. Quindi trovò il falco donna che gli propose un indovinello: “Cos’è quella cosa che al mattino cammina con quattro piedi, a mezzo-giorno con due e la sera con tre?” Davide ci pensò un po’ prima di rispondere, poi rispose: “L’uomo!”. La donna falco si trasformò in pietra e Davide con il folletto si trovarono davanti al castello. Il folletto disse: “Qui la principessa delle rose è tenuta prigioniera. Va e salvala!”. Davide entrò nel castello, vide l’orco che stava per uccidere la principessa e urlò: “Fermati, non toccarla o te ne pentirai!”. L’orco rispose: “Cosa vuoi fare tu, piccolo ficcanaso?”. Con rabbia Davide lanciò con lo scettro un fulmine contro l’orco, che ri-mase morto stecchito. Slegò la principessa, che lo ringraziò e gli disse: “Tu mi hai salvato e per questo riceverai un premio”. Insieme andarono a corte, dove ci fu una grande festa. Come premio Davi-de ricevette una rosa d’oro che aveva il potere di esaudire i suoi desideri.

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La principessa lo salutò e gli disse che lei sarebbe stata felice di rivederlo, se avesse voluto ritornare.

Cavallo Giulia

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L’ORSETTO SOLITARIO …e aprì la cassetta. Fu felice quando trovò quello che pensava,e cioè:corone,collane, anelli e pietre preziose di ogni genere. Ad un certo punto sentì un brusio provenire dal fondo della cassetta. Grande fu la sua meraviglia quando vide che c’era un piccolo orso polare. Peter, vedendo che stava male, lo portò subito a casa. Accese il fuoco e si sedette vicino ad esso. Dopo un po’ fecero amicizia. Peter scelse anche un nome per l’orsetto, Michy, che dopo fra lacrime gli raccontò la sua storia:quel giorno era andato con i suoi genitori ed i suoi fratelli a fare un pic-nic.Ad un certo punto sentirono uno sparo. La sua famiglia scappò via in cerca di un riparo. Michy invece,che era il più pic-cino,si infilò nella cassetta. Peter vedeva che nel frattempo l’orsetto sentiva molto caldo e soffriva. Così si recò nella capanna del vecchio signore Iossottutto. Egli infat-ti,nonostante avesse 109 anni,era molto intelligente e si comportava come un giovinetto. Frank Iossottutto li aiutò a trovare la famiglia di Michy,che fu molto con-tento di riabbracciare i suoi sette fratelli e i suoi genitori. Quando Peter tornò a casa, fu contento di aver trovato un piccolo ami-co,che aveva un valore maggiore del tesoro. Martina Giannì

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IL CAPPELLO DEI DESIDERI …e trovò un vecchio cappello. Deluso, Tom se lo mise in testa , riprese la legna e imboccò la via del ri-torno. Presto si fece buio e il ragazzo non aveva ancora trovato casa sua . Allora si fermò un po’, si guardò intorno e si accorse che si era smarrito . Ah, quanto mi piacerebbe avere un bel lume che mi illumini la strada!- sospirò . Ad un tratto apparve una luce rossastra che abbagliò tutto e, dopo una manciata di secondi, svanì. Ma stavolta Tom tra le mani si trovò una bella lanterna che emanava una luce intensa .Stordito, la lasciò cadere a terra e incredulo provò a dire: -Vorrei una bella tavola imbandita del cibo più pregiato del paese ! Di nuovo apparve la luce rossa e via, tutto pronto: la tavola era apparec-chiata con il cibo fumante nei piatti. Tom sbalordito si levò il cappello e lo posò su una delle sedie, ma non l’avesse mai fatto che tutto , nell’arco di pochissimo tempo, scomparve. E fu a quel punto che Tom si rese conto dei poteri speciali del cappello, che però duravano affinché colui che esprimeva il desiderio lo teneva in testa. Tornò a casa con il suo aiuto. Crebbe presto e intanto ,come sistemazione per il futuro, si era costruito un bel palazzo alto cinque piani .Tutta la gente lo aveva notato , però non sapeva a chi appartenesse. Intanto la voce di questo strano giovane, che ricavava il tutto dal nulla, giunse all’orecchio della principessa che cercava marito. Un giorno lo vol-le invitare a cena per vedere se era un uomo da sposare o se era solo uno dei tanti uomini che per via di un palazzo ereditato passavano per chissà che cosa. Tom, ricevuto l’invito, si vestì con i migliori abiti del suo guar-daroba per fare bella figura e si presentò con l ’atteggiamento più galante possibile. Sfortunatamente la banda Bassotti, che saccheggiava la città senza alcuna pietà, aveva scoperto il segreto del giovane e sapeva anche dell’invito a cena; così decise di agire la sera stessa facendo irruzione nel castello. Tom insieme alla famiglia reale aveva quasi terminato il pasto ed erano alla Frutta, quando dalle finestre si udirono degli strani rumori; ad un trat-to queste si spalancarono ed entrarono gli scagnozzi della banda, decisi

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più che mai a ottene-re quello che era lo scopo della loro azio-ne! Uno di loro, il più robusto che al mo-mento rosicchiava uno stecchino, affer-rò la principessa prendendola come ostaggio e con un gran vocione disse:- Levati subito il cap-pello senza fare scherzi o la princi-pessa passerà a mi-glior vita in un solo istante ! Tom senza esitare se lo tolse e glielo con-segnò. I banditi allora lasciarono la princi-pessa e tagliarono la corda. - Come stai ?- le chiese subito Tom. Io bene ,ma non riesco a spiegarmi perché tra le tante ricchezze del mio castello abbiano scelto il tuo cappello, che poi a guardarlo bene é vecchio. E allora Tom fu costretto a raccontarle tutta la storia e a confessarle che il cappello che aveva consegnato al bandito non era altro che una copia. La principessa si innamorò di Tom e il re , dopo aver ben valutato l’ani-mo del giovane ,acconsentì alle nozze. Così Tom , grazie al suo speciale cappello, visse con la principessa felice e contento .

Cicciarella Giorgio Giodi

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I DONI MAGICI ……………….e sollevò il coperchio. Dentro trovò una mappa. Lì era scritto “Caccia al tesoro, alla ricerca della fatina Chiara, prigioniera di uno stregone nel castello incantato.” Giodi non sapeva cosa fare, infine decise di avviarsi alla ricerca del castel-lo. Attraversò il bosco e, quando fu stanco, volle riposarsi e accendere un fuoco. Scavò la neve e trovò una chiave; pensò che dove c’era la chiave doveva esserci anche la serratura; scavò ancora e trovò una cassettina, la aprì e dentro c’era un’altra mappa e in più un giavellotto. Il ragazzo, guardando la carta, si accorse che il percorso si faceva più dif-ficile, però volle continuare. Si avviò verso il bosco e incontrò una strega che lo voleva stregare con i suoi magici poteri, ma il ragazzo fece in tem-po a prendere il giavellotto e a lanciarglielo in testa, uccidendola. Attraversò un ponte e si trovò davanti a un piccolo affarino nero. Giodi allora, con il giavellotto, lo colpì e lo fece cadere a terra. Più avanti, mentre camminava, si ritrovò sopra la mano di un gigantesco gigante, ma appena egli si girò, il giovane prese il giavellotto e con un sol colpo lo sconfisse. Attraversato il bosco, pensò di accendere un fuoco; scavò la neve e trovò una chiave; pensò che dove c’era la chiave, doveva esserci anche la serra-tura; scavò ancora e trovò una cassettina, la aprì e trovò dentro una mappa e una spada magica. Si incamminò così verso il castello. Vide lo stregone e lo sfidò a duello. Naturalmente vinse Giodi grazie alla spada magica che aveva trovato. Andò a cercare la fatina Chiara e la liberò. I due diventarono buoni amici e Chiara lo volle sposare. Dopo le nozze vissero felici e contenti. Valentina Cicciarella