La bottega delle fiabe

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edizioni la meridiana p a r t e n z e La narrazione come metodo per educare ai valori LA BOTTEGA DELLE FIABE Silvia Arborini

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La fiaba non è la stessa cosa della favola. La fiaba è un racconto fantastico, farcito di descrizioni, eroi, principi azzurri, principesse, streghe cattive e delle loro gesta. La favola, invece, racconta le avventure di animali parlanti che rappresentano la saggezza popolare, e nella conclusione non manca mai la morale. Allora si può immaginare una fiaba con la morale? Questo libro offre le storie ma anche la guida metodologica per trasformare la narrazione in uno strumento pedagogico utile ad avvicinare ai valori culturali di riferimento, senza scadere in modalità prescrittive. L’obiettivo è stimolare un sesto senso capace di cogliere la trama valoriale celata dietro le azioni dei personaggi delle fiabe oltre che allenare i bambini a far proprio un modello di pensiero riflessivo. Riflettere sui valori partendo da una storia significa ragionare con i piccoli su concetti quale “giusto” e “sbagliato” o “bene” e “male”, intuire il legame esistente tra “azione e reazione”.

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edizioni la meridianap a r t e n z e

La narrazione come metodo per educare ai valori

LA BOTTEGADELLE FIABE

Silvia Arborini

Euro 13,00 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli ISBN 978-88-6153-173-4

Occhio: la fiaba non è la stessa cosa della favola. La fiaba è un raccontofantastico che sa arricchire e divertire, farcito di descrizioni, eroi, principiazzurri, principesse, streghe cattive e delle loro gesta.La favola, antichissimo genere letterario, invece, racconta con descrizionisemplici e brevi, le avventure di animali parlanti che rappresentano lasaggezza popolare. E nella conclusione non manca mai una morale.Allora si può immaginare una “fiaba con la morale”? Se siete convinti di sì,allora questo è il libro giusto. Offre le storie ma anche la guida metodologicaper trasformare la narrazione con i bambini da 3 a 8 anni in uno strumentopedagogico utile ad avvicinare ai valori culturali di riferimento, senza scaderein modalità prescrittive o rigide. L’obiettivo è stimolare un “sesto senso”capace di cogliere la trama valoriale celata dietro le scelte e le azioni deipersonaggi delle fiabe, oltre che “allenare” i bambini a far proprio un modellodi pensiero riflessivo, agile e flessibile. Riflettere sui valori, partendo da unastoria fantastica, significa ragionare con i piccoli sulla loro giornata, su concettiquale “il giusto” e “lo sbagliato”, o “il bene” e “il male”, intuire il legameesistente tra “azione e reazione”. Si educa a vivere se stessi in relazione congli altri, ad agire le proprie scelte in funzione di ciò in cui si crede, accettandonele conseguenze e imparando a gestire un sereno equilibrio tra i propri bisognie quelli altrui facilitando, in questo modo, la socializzazione.Benvenuti, dunque, nel magnifico mondo della fiaba educativa.

Silvia Arborini, psicologa e psicoterapeuta familiare ad orientamentosistemico-relazionale, è socia della cooperativa sociale “Spazio Giovani” diMonza. In tale contesto si occupa di formazione e di progettualità legateall’infanzia, all’adolescenza, alla famiglia e ai loro contesti di vita sia inun’ottica di promozione del benessere che d’intervento in situazioni dirilevata criticità. Esercita attività privata in qualità di psicoterapeuta eformatrice anche in collaborazione con associazioni, cooperative e altreorganizzazioni private o pubbliche. Con la meridiana ha pubblicato Ke kasino!L’abc dell’adolescente (2009).

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Silvia Arborini LA BOTTEGADELLE FIABELa narrazione come metodoper educare ai valori

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Indice Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

Parte PrimaISTRUZIONI PER L’USO

A chi è diretto questo libro . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

Come “si usa” questo libro . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

Parte SecondaLE FIABE

1. Gnocco, gnomo sciocco . . . . . . . . . . . . . . . . 23

2. La Principessa e la Draghessa . . . . . . . . . . . . 26

3. Gigi il giardiniere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

4. Il sogno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

5. Il cielo nero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36

6. Emma sei una stella! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

7. ’Nino birichino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45

8. La pallina bianca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

9. Cane e gatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53

10. Edera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58

Bibliografia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63

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A chi è direttoquesto libro

Le fiabe e le attività proposte nelle schede sonoprincipalmente dirette ai bambini di età com-presa tra i 3 e gli 8 anni. È tuttavia importanteconsiderare questo suggerimento come indica-tivo e non rigido.Si ricorda, infatti, che la lettura delle fiabeanche prima dei tre anni stimola l’acquisizionedella capacità di ascolto e facilita l’apprendi-mento del linguaggio. Inoltre offre l’occasioneper la condivisione di un momento di grandeintimità. Se riflettiamo, inoltre, sull’unicità di ogni bam-bino, ci rendiamo conto che anche i bambinipiù grandi possono desiderare di ascoltare lefiabe. Alcuni, infatti, seguendo il loro persona-lissimo tempo di sviluppo, trattengono ilfascino del simbolico e del fantastico per unperiodo prolungato. Per tale motivo la fiabapuò permanere quale strumento di gioco eapprendimento.Si invita, dunque, l’adulto a valutare l’opportu-nità di proporre queste fiabe ai bambini noninclusi nella fascia 3-8 anni secondo una pro-pria valutazione, basata sulla conoscenza deglistessi.In ogni caso: le fiabe non fanno male… sarà ilbambino a farvi capire se per lui è il momentogiusto!Queste fiabe, tuttavia non nascono solo per ibambini, ma anche per i grandi.L’obiettivo principale è quello di gettare unponte tra il mondo infantile e quello adulto, uncanale di comunicazione fruibile da entrambigli interlocutori che faciliti e crei l’occasione

per il “passaggio” di concetti e riflessioni distampo valoriale.Mi capita di parlare con genitori, nonni, inse-gnanti o educatori che faticano ad autorizzarsi adire “no” o, comunque, a frustrare i bambinilimitando la loro “onnipotenza”. Il timore chemi comunicano questi adulti è quello di “faredanno” o di generare sofferenza gratuita neibambini. Trascorro ore a spiegare loro perché“dare un limite” e “tracciare una strada” per ibambini, escludendone altre, non sia una cattivaabitudine degli adulti nata dall’interpretazionesadica del compito educativo (permane in alcuniil ricordo dell’adulto autoritario), ma costituiscauna risorsa per rispondere ad uno dei principalibisogni dei bambini: sentire accanto a se la pre-senza di figure adulte competenti che sappianotrasmettere sicurezza e protezione, presenza,affidabilità, stabilità e fidu cia6.Parlare di valori, dedicare del tempo a curare larelazione con i bambini, mettersi in giocoinsieme a loro significa cercare di essere adultiche affrontano seriamente e nella sua comple-tezza il compito educativo che gli compete. Insintesi fa parte dell’essere un adulto autorevole.Quindi: ai genitori e ai nonni suggerisco di uti-lizzare questo libro prima di tutto per divertirsicon i propri figli e nipoti, per condividere conloro momenti di gioco e vicinanza emotiva chepossano contribuire a tracciare una relazionequalitativamente intensa e positivamente con-notata; agli insegnanti e agli educatori propongoquesto testo quale strumento già predispostoper il lavoro con i singoli e con i gruppi ai finidi facilitare l’insegnamento e l’apprendimentosecondo prassi consolidate, ma attraverso stru-menti semplici e flessibili.

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6. Pellai, 2007.

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Come “si usa”questo libro

La scelta della fiabaIn questo libro vengono proposte dieci fiabe.Ognuna delle quali ha dei temi centrali che èpossibile approfondire attraverso la “schedaattività” riportata in calce alla storia stessa.Come ho precedentemente affermato “le fiabenon fanno male” e tutte e dieci sono adatte aibambini indicativamente dai 3 agli 8 anni. Tut-tavia è anche possibile selezionare la fiaba daproporre sulla base della significatività dei temitrattati nella vita attuale del bambino o delgruppo di bambini a cui la si vuole leggere.È importante ricordare che le storie stimolanol’identificazione con uno o più personaggi chesolitamente coincidono con i protagonisti prin-cipali. Questa identificazione, talvolta inconsa-pevole, genera una vicinanza emotiva tale dapoterne sperimentare le emozioni7.Per questa ragione la fiaba è uno strumento eli-tario per l’educazione alle emozioni.Tale consapevolezza può essere un’ulterioreguida per l’adulto nella selezione della “fiabagiusta” sulla base del seguente quesito: “le emo-zioni che i personaggi sollecitano, sono le stesseche vive in modo particolarmente intenso o cri-tico il bambino a cui voglio leggerla?”. Sce-gliere una storia sulla base di questo criterioaiuta il bambino a elaborare le sue emozioni e apadroneggiarle meglio8.

Come raccontare un fiabaÈ importante curare la modalità con cui si rac-conta una fiaba poiché il “potere della storia”può svanire se l’adulto che narra non poneattenzione ad alcuni particolari aspetti che ven-gono qui sintetizzati:

• Il luogo – il momento della lettura è“intimo”. Per questo motivo, sia che si leggaad un bambino nella sua cameretta, sia che silegga all’intera classe in un’aula scolastica, èimportante scegliere uno spazio familiare erassicurante in cui sia possibile creare unclima “caldo” dove personaggi e avventure sisnodano.

• Il tempo – durante la narrazione di una fiabail tempo reale viene sospeso. Il bambinoviene proiettato in un luogo immaginariodove la fantasia rappresenta i personaggi coni quali ci si identifica e si condividono leemozioni. Per questo motivo è bene che lalettura non venga disturbata da interruzionio rumori molesti: una fiaba interrotta lasciain sospeso delle emozioni alle quali non si èancora dato senso! Non bisogna avere fretta.Dunque, quando intendete raccontare unafiaba, fate in modo di avere tutto il temponecessario per la lettura, ma anche per par-lare con i bambini del significato della storia,delle emozioni che ha suscitato e di riflettereinsieme su tutti questi aspetti.

• Il momento giusto – esiste un tempo interno.Sia l’adulto che narra, sia il bambino cheascolta devono essere sufficientementesereni e tranquilli. Quando si è nervosi edistratti è difficile calarsi nel mondo che lafiaba propone e dunque si rischia di perderela “magia” e l’insegnamento che essa puògenerare. Non dimentichiamo, però, che lefiabe hanno un effetto terapeutico. Perquesto un bambino arrabbiato o triste puòtrarne immediato beneficio. Ciò che conta èla disponibilità all’ascolto9.

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7. Franchini, Maiolo, 2009; Pellai, 2007-2009.8 Arlati, 2010; Kast, 2007. 9. Davis, 2007.

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• Il rituale della lettura – spesso il luogo, iltempo e il momento giusto convergono ecreano un “rituale” che va a definirsi e, nelmomento in cui si ripete, anticipa il piaceredella narrazione e alcuni dei suoi effetti (adesempio un giorno della settimana ed unaparticolare ora, con uno specifico insegnanteoppure il momento in cui si conclude la gior-nata e ci si prepara alla notte ed al sonno). Èbene creare un rituale e mantenerlo inva-riato. In questo modo si definirà unmomento in cui sarà facilitata la nascita delgiusto clima per garantire il “divertimento” el’“apprendimento”.

• Leggere la fiaba – l’adulto che legge può darespessore ai personaggi cambiando la tonalitàdella voce, mimandone i gesti e l’espressione.A seconda dell’obiettivo per cui la fiaba èstata scelta, è possibile enfatizzare un perso-naggio o l’altro. Ad esempio, se la letturaprelude l’addormentamento e l’intento prin-cipale dell’adulto è quello di rilassare il bam-bino, non è il caso di evidenziare i perso-naggi paurosi o i passaggi troppo eccitanti.Si consideri anche che, in caso di ripetuteletture, i bambini non amano che venganosostituite le parole. Spesso, infatti, gli ascol-tatori imparano a memoria le storie e ognipiccolo cambiamento può venire percepitocome un’invasione nel rituale stabilito. Nelcaso i termini utilizzati non siano conosciutidal bambino, sarà l’adulto a spiegarne ilsignificato ai fini di ampliare il loro vocabo-lario! Essi, infatti, sono stati inseriti apposi-tamente a questo scopo.

• Educare alle emozioni – è necessario garan-tire al bambino uno spazio per ragionaresulla fiaba. L’identificazione con i personaggigenera una forte stimolazione emotiva che vagestita. Per tale motivo l’adulto dovrebbesempre guidare il bambino nel processo dielaborazione delle emozioni. Ciò può avve-nire attraverso domande esplicite volte all’e-tichettamento dell’emozione suggerita daipersonaggi. Ad esempio: “cosa prova lognomo quando…?” e poi: “quando ti capita

di provare la stessa cosa?”. Alcune schedeproposte forniscono una guida in questopercorso che è comunque utile realizzaredopo la lettura di ogni fiaba10.

• Riflettere sui contenuti – queste fiabe offronol’occasione di trattare contenuti specifici distampo valoriale che possono dare adito ariflessioni e confronto tra adulti e bambini.Anche se la fiaba è divertente in sé, si pro-pone di lasciare sempre al bambino un po’ ditempo per scambiare con l’adulto dei pen-sieri sul significato della storia: “cosa ciinsegna questa storia?” e anche “ti è maicapitato di...?” Questa riflessione dovrebbesempre preludere l’avvio delle attività pro-poste nelle schede.

Le schede: come usarleOgni fiaba ruota intorno ad alcuni temi centraliche è possibile approfondire attraverso le atti-vità laboratoriali proposte nella scheda asso-ciata alla fiaba.Per facilitarne l’utilizzo le attività sono statepensate per fasce d’età (3-5 anni, dai 6 anni o 3-8 anni). Alcune sono più facilmente attivabilicon un singolo bambino, altre con i gruppi. Ciòè tuttavia indicativo in quanto sarà l’adulto asceglierle e a declinarle come meglio desidera,anche solo traendone spunto!I genitori e i nonni possono trovare nelle schedealcune proposte utili a trascorrere il tempodivertendosi con i bambini o per organizzareattività ludiche di gruppo in occasione dimomenti assembleari tra bambini (ad esempiocompleanni o feste).Gli adulti con compiti educativi, quali inse-gnanti ed educatori che operano nella scuola oin altre organizzazioni o servizi, possono utiliz-zare le schede di lavoro per la realizzazione di

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10. Colli, Colli, Teso, Saviem, 2009; Piatti, Terzi, 2008; Sunderland,2005.

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progetti educativi finalizzati all’approfondi-mento di specifiche tematiche già identificatecome significative per un bambino o per undeterminato gruppo.Si sottolinea che l’intento delle attività proposteè quello di stimolare i piccoli partecipanti allariflessione e al confronto tra loro e con gliadulti sui temi centrali trattati dalle fiabe. Nonsi intende imporre norme rigide e prefissate, maoffrire ai bambini uno spazio non giudicante dielaborazione dei temi proposti affinché sianoessi stessi a comprenderne il senso e l’utilitàcalandola nella propria esperienza di vita.

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6 Emma sei una stella!

C’era una volta…

uno stagno posto sul confine tra un grande prato e un bosco. Era unluogo poco visibile, anzi si potrebbe dire nascosto, dove non sirecava mai alcun visitatore. Per questo era anche una casa sicura per isuoi abitanti.Nello stagno vivevano indisturbate molte creature e, tra queste, unpopolo di rane. Erano animali gioiosi, capeggiati da un saggio Re Ranocchio chesapeva guidare i suoi sudditi facendoli lavorare, ma anche divertire egiocare. C’era sempre chi faceva a gara di salto in lungo, chi si tuffavae nuotava e chi, invece, cacciava gli insetti, curava i piccoli e lavoravaper gli altri. Si sarebbe riposato più tardi. Le rane avevano doti differenti e ognuna dava il suo contributoaffinché nello stagno tutto fosse a posto. Il Re Ranocchio chiedeva adogni rana di fare solo ciò che gli riusciva meglio lasciando il resto allealtre. In questo modo tutti erano felici ed il tempo trascorreva sereno.Un giorno nello stagno nacque una nuova nidiata di girini, i piccolidelle rane. Avere cura di loro era un compito importantissimo per ilfuturo di tutto il popolo. Le rane nutrici seguivano la crescita dei girini ed erano anche incari-cate di scoprirne i talenti, per potergli affidare i giusti incarichiquando sarebbero diventati adulti.C’era un girino che nuotava veloce, uno faceva salti lunghissimi, unaltro aveva una voce potentissima. C’era anche un girino femminache, da subito, si dimostrò abile in tutto quel che faceva. Emma era davvero speciale, sarebbe certo diventata un rana perfetta!Crescendo divenne sempre più brava. Tutti avevano grandi aspetta-tive, soprattutto il Re Ranocchio che pensava: “Che meraviglia averenello stagno una rana così dotata!”.Anche Emma era orgogliosa di sé perché riusciva in tutto senzagrande sforzo. Era la stella dello stagno!Una mattina piovosa si svegliò trasformata in rana adulta e si disse:“Che bello ora potrò fare tante cose!”. Si guardò riflessa nell’acquaper ammirare il suo nuovo corpo e… sorpresa!“Ma cos’è quella? No! Non ci posso credere!” disse Emma sco-

“Riconoscere i proprilimiti senza vergognarsi”

“Chiedere aiuto quandonon si può fare da soli”

“Ognuno ha risorse/qualità che lo rendono specialee che possono esseredi aiuto agli altri”

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prendo, per la prima volta nella sua vita, di avere anche lei un difetto!La sua pelle, umida e scivolosa, non era tutta verde come quella dellealtre rane adulte: proprio al centro della schiena si trovava una mac-chia rossa! Quel tocco di colore era molto evidente e poteva anchepiacere, ma: “Perché nessun altro ce l’ha?” pensava tra sé e sé lanostra amica rana. La cosa che più la spaventava era che quella mac-chia rossa la rendeva strana e soprattutto… diversa.Emma non voleva deludere i suoi amici, il Re Ranocchio e le nutrici.Così decise di colorare la macchia di verde. Ogni mattina si alzavaprima degli altri e, nascosta dietro una foglia di ninfea, dipingeva diverde la sua macchia. La vernice, però, durava un solo giorno e leidoveva ricordarsi di rinnovarla spesso perché veniva via facilmentefacendo il bagno. E, come si sa, le rane stanno sempre nell’acqua!Mentre nessuno sospettava di nulla, Emma continuava ad essere larana perfetta. Era sempre la più brava in tutto, quindi le venivachiesto di fare tante cose. Emma era anche gentile e non diceva mai di no. Voleva davvero aiu-tare gli altri e così era sempre più indaffarata! Non voleva deluderenessuno, né farli attendere per le commissioni che le venivano affidate. Piano piano la situazione divenne insostenibile, le sembrava che le coseda fare non finissero mai! Faticava ad ammetterlo a se stessa, ma ormaiera in difficoltà. Le veniva chiesto troppo e alla mattina era stanchis-sima. Alzarsi prima per colorarsi la macchia era davvero faticoso. Mase non lo avesse fatto cosa sarebbe successo? Cosa avrebbero pensatodi lei? Non era abituata ad ammettere di “non riuscire” in qualcosa,figuriamoci poi lasciare che tutti vedessero la sua orrenda macchia!Venne il giorno in cui allo stagno vi fu un problema. Era piovutotroppo e le rane dovevano rapidamente rinforzare gli argini affinché igirini non venissero trascinati via! Se fossero finiti nel campo, con ilsole sarebbero rimasti all’asciutto e sarebbero certamente morti!Tutte le rane adulte lavorarono giorno e notte per sistemare lostagno. Fu faticosissimo e, alla fine, quando i girini furono al sicuro,si addormentarono in un secondo. La mattina seguente le rane eranoaffamate per l’eccessivo lavoro e, accecate dal dolore alla panciavuota, appena sveglie corsero a caccia di insetti.Uno, due, tre insettini… ora va meglio, le energie tornano. Nel frattempo il sole luccicava e anche Emma era felice del buonrisultato ottenuto. Il problema dei girini era risolto, aveva dormito e,ora, si sentiva sazia.Ma mentre Emma si rilassava al sole, si accorse che intorno a lei leamiche la osservavano. Qualcuno rideva, altre erano serie... la ver-nice! Se ne era dimenticata!Tutti potevano vedere la sua terribile macchia rossa!!!!Emma era a disagio. E adesso?Si preparò al peggio. Pensava che avrebbe dovuto fermarsi prima,non ac cet tare gli impegni e i favori che le chiedevano. Così non si

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sarebbe scorda ta di coprire la macchia e non avrebbe deluso nes-suno. Soprattutto non avrebbe dovuto deludere se stessa. Era o nonera vero che lei non sba gliava mai? Che le veniva tutto bene, con unpo’ di sforzo e di pa zienza?Mentre si disperava, vide il Re Ranocchio avvicinarsi. Cominciò a tre-mare e, anche se non le era mai capitato, sentiva che si sarebbe messaa piangere.Re Ranocchio giunse accanto a lei, si fermò e fece un inchino. “Final-mente, ecco la macchia rossa! – disse sorridendo – mi sembrava cosìstrano che non fosse ancora comparsa!”Emma era sorpresa, cosa aveva detto? Cosa stava accadendo?Il Re Ranocchio, vedendola confusa, si schiarì la voce e aggiunse:“Sciocchina, non sapevi che questa è la Macchia del Prestigio? Solole rane più intelligenti, capaci e sagge ne sono fregiate. Tu discendida una famiglia speciale, tuo padre e tua madre erano rane di primolivello e quando, fin da piccolo girino, hai dato sfoggio delle tue dotici siamo convinti che anche tu non avresti smentito la tua famiglia!”.Emma si mise davvero a piangere, ma non per paura: era gioia!La ranocchia spiegò al Re che lei non lo sapeva e ammise, con un po’ divergogna, che per tanto tempo aveva tenuta nascosta la macchia rossa. Quel giorno Emma comprese che “essere di valore” non significa“essere perfetti”, né fare tutto da soli! La sua vita divenne più serena perché imparò a chiedere aiuto aglialtri quando era in difficoltà e a dire “non posso” se le veniva chiestodi fare qualcosa per cui non aveva il tempo e le forze. Con sua sor-presa Emma fu ancora più stimata per questo suo cambiamento!Ancora oggi nello stagno sguazza, gioca e salta una splendida e feliceranocchia con una luminosa macchia rossa sul dorso!

Specchio riflesso

1. Si chiede al bambino di posizionarsi davanti ad uno specchio chelo raffiguri per intero e lo si invita a dire: “Cosa mi piace di me...”e “Cosa non mi piace di me...”.

2. L’adulto guida il bambino nel motivare le proprie risposte:“Perché ti piace...?” e “Perché non ti piace...?”.

3. Si chiede al bambino di disegnare se stesso rappresentando sia ciòche ha indicato come “mi piace”, sia ciò che ha indicato come“non mi piace”.

Attività 1

Età: 3-8 anni

e ora giochiamo

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L’ngrediente segreto

L’attività consiste nel cucinare qualcosa a partire dai singoli ingredienti,ad esempio un semplice dolce.

1. Si mostra il processo di lavoro attraverso dei disegni in sequenza; 2. si chiede poi al bambino di toccare e odorare i singoli ingredienti

e di abbinare ad ognuno il nome di un compagno o di se stesso (sicomunica il messaggio: ogni bambino ha le sue qualità, come ogniingrediente);

3. si procede nel miscelare gli ingredienti e si fa notare al bambinocome cambia il sapore, il colore, il profumo e la consistenza (sicomunica il messaggio: la collaborazione tra bambini di fronte a uncompito mette a disposizione più risorse per risolvere il problema);

4. una volta pronto l’impasto si inforna e si fa osservare al bambinocome lievita il dolce con i minuti (si comunica il messaggio: ilcalore del forno è l’amicizia);

5. terminata la cottura si osserva e si gusta il dolce finito (si comunicail messaggio: il risultato ottenuto grazie alla collaborazione e alledoti/qualità di tutti messe insieme).

Caccia al tesoro

L’adulto predispone un indovinello (più o meno semplice a secondadell’età dei bambini) che indica dove si trova il “tesoro” (un sac-chetto di caramelle, una torta, una coppa, una palla per giocare ecc.).L’indovinello va “spezzato” e suddiviso in tante parti quante sono lesquadre che partecipano al gioco (o il numero di bambini se si pro-pone l’attività a pochi). Ciò al fine che nessuna squadra, da sola,possa giungere al tesoro!Inizialmente ad ogni squadra viene chiesto di procurarsi un certonumero di oggetti che gli servono per ottenere una sola parte dell’in-dovinello (ad esempio: 20 pennarelli rossi, 15 oggetti blu, 5 pentole).È utile che gli oggetti che devono raccogliere richiedano uno sforzoda parte dei bambini nel richiedere un aiuto ad altri (ad esempio unadulto per le pentole…).A mano a mano che le squadre raccolgono gli oggetti e ottengono gli“spezzoni” dell’indovinello, possono correre in aiuto delle altreaffinché anche loro possano portare a termine la raccolta deglioggetti ed avere lo spezzone mancante.Al termine i bambini mettono insieme l’indovinello e, con l’aiuto diun adulto che li orienta, trovano la soluzione… e il TESORO!

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Attività 3

Età: 6 anni in su

Attività 2

Età: 3-5 anni

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La narrazione come metodo per educare ai valori

LA BOTTEGADELLE FIABE

Silvia Arborini

Euro 13,00 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli ISBN 978-88-6153-173-4

Occhio: la fiaba non è la stessa cosa della favola. La fiaba è un raccontofantastico che sa arricchire e divertire, farcito di descrizioni, eroi, principiazzurri, principesse, streghe cattive e delle loro gesta.La favola, antichissimo genere letterario, invece, racconta con descrizionisemplici e brevi, le avventure di animali parlanti che rappresentano lasaggezza popolare. E nella conclusione non manca mai una morale.Allora si può immaginare una “fiaba con la morale”? Se siete convinti di sì,allora questo è il libro giusto. Offre le storie ma anche la guida metodologicaper trasformare la narrazione con i bambini da 3 a 8 anni in uno strumentopedagogico utile ad avvicinare ai valori culturali di riferimento, senza scaderein modalità prescrittive o rigide. L’obiettivo è stimolare un “sesto senso”capace di cogliere la trama valoriale celata dietro le scelte e le azioni deipersonaggi delle fiabe, oltre che “allenare” i bambini a far proprio un modellodi pensiero riflessivo, agile e flessibile. Riflettere sui valori, partendo da unastoria fantastica, significa ragionare con i piccoli sulla loro giornata, su concettiquale “il giusto” e “lo sbagliato”, o “il bene” e “il male”, intuire il legameesistente tra “azione e reazione”. Si educa a vivere se stessi in relazione congli altri, ad agire le proprie scelte in funzione di ciò in cui si crede, accettandonele conseguenze e imparando a gestire un sereno equilibrio tra i propri bisognie quelli altrui facilitando, in questo modo, la socializzazione.Benvenuti, dunque, nel magnifico mondo della fiaba educativa.

Silvia Arborini, psicologa e psicoterapeuta familiare ad orientamentosistemico-relazionale, è socia della cooperativa sociale “Spazio Giovani” diMonza. In tale contesto si occupa di formazione e di progettualità legateall’infanzia, all’adolescenza, alla famiglia e ai loro contesti di vita sia inun’ottica di promozione del benessere che d’intervento in situazioni dirilevata criticità. Esercita attività privata in qualità di psicoterapeuta eformatrice anche in collaborazione con associazioni, cooperative e altreorganizzazioni private o pubbliche. Con la meridiana ha pubblicato Ke kasino!L’abc dell’adolescente (2009).

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