Rabbi nahman di breslav Maestro della gioia. Piccola guida al pensiero … · 2018. 3. 28. · fono...

12
Rabbi nahman di breslav Maestro della gioia. Piccola guida al pensiero dello Zaddik

Transcript of Rabbi nahman di breslav Maestro della gioia. Piccola guida al pensiero … · 2018. 3. 28. · fono...

  • Rabbi nahman di breslav

    Maestro della gioia.

    Piccola guida al pensiero dello

    Zaddik

  • Barbara Falomi

    RABBI NAHMAN DI BRESLAV MAESTRO DELLA GIOIA.

    PICCOLA GUIDA AL PENSIERO

    DELLO ZADDIK

  • www.booksprintedizioni.it

    Copyright © 2013

    Barbara Falomi

    Tutti i diritti riservati

  • 5

    Introduzione

    Rabbi Nahman di Breslav, illustre discendente del

    Baal Shem Tov, fu uno dei più grandi Maestri spiri-

    tuali di tutti i tempi; fu inviato in questo mondo per

    guidare la nostra generazione negli ultimi momenti

    dell’esilio, ha predetto che gli anni che precedono la

    venuta del Messia saranno caratterizzati da confusio-

    ne ed eresie, per questo ha previsto dei rimedi che

    permettono di resistere per conservare l’identità

    ebraica autentica. Ha aperto le porte della speranza,

    della gioia, della semplicità e della purezza di cuore,

    ed oggi il suo insegnamento si rivela ancora attuale.

    Questo libro è un invito a scoprire ed approfondire

    il suo pensiero, l’idea nasce dallo stesso Rabbi Nah-

    man il quale invitava a divulgare e a far conoscere i

    suoi insegnamenti ad un vasto pubblico; inoltre

  • 6

    l’amicizia nata da qualche anno con il centro franco-

    fono BRESLEV di Gerusalemme (www.breslev.fr) e

    con il Rav Avraham Ifrah, mi hanno stimolato alla

    stesura di un testo che sia fruibile anche al pubblico

    italiano.

    Questo lavoro non esaurisce l’insegnamento Bre-

    slav, per questo si rimanda ai testi in bibliografia ed ai

    siti internet, è invece un ponte per stimolare la ricerca

    personale a questo insegnamento, perciò suggerisco

    anche il prezioso lavoro di Giacoma Limentani che,

    curando insieme a Shalom Bahbout l’edizione La

    Principessa Smarrita, ha fornito un enorme contributo

    alla divulgazione del pensiero chassidico Breslav.

    Infatti è soprattutto attraverso il racconto, la meta-

    fora, l’allegoria che passa il pensiero di Nahman di

    Breslav, modalità pedagogica presente nella Torah

    stessa, nel Talmud e nello Zohar.

    Ma è attraverso la gioia che il pensiero Breslev si

    concretizza: “la gioia si può e si deve ricordare – scri-

    ve Giacoma Limentani in Nachman racconta – perché

    la gioia aiuta ad amare, e infatti con profonda volontà

    di dare gioia Nachman lastrica le tavole del palcosce-

    nico su cui pone i personaggi delle sue storie.”

  • 7

    Mitsvah guédolah lihyoth bésim’hah tamid! È una

    grande mitsvah essere sempre felici!

    Infine, non va dimenticato che una parte del pen-

    siero di Nahman, è raccolto nel SEFER HA-NISRAF

    cioè nel Libro Bruciato, e nel SEFER HA-GANUZ nel

    Libro Nascosto1, opere che per loro natura invitano a

    cercare e a scoprire ogni giorno tutto ciò che ancora

    c’è da scrivere, poiché – come ricorda Rabbi Nahman

    – essere assetati di Dio è il nostro compito in questo

    mondo. Essere dissetati sarà la nostra ricompensa nel

    mondo che verrà. (Rabbi Nahman’sWisdom, Breslov

    Research Institute, Jerusalem 1973, n.259).

    La prima parte del libro è dedicata al chassidismo

    che ci introduce nel contesto in cui è vissuto Rabbi

    Nahman di Breslav. La seconda parte, ci fa conoscere

    la sua vita insieme al suo pensiero, per arrivare infine

    all’elemento caratteristico del suo insegnamento: la

    gioia. Il libro è così dedicato a quel nobile desiderio

    che tutti portiamo dentro di noi, quello cioè di essere

    felici, con l’augurio che ciascun lettore e lettrice possa

    scoprire in se stesso e negli altri, l’inesauribile tesoro

    che Dio gli ha concesso, e allora “uscirete (dall’esilio)

    con gioia” Isaia 55.12

  • 8

    Il principe tacchino

    In un paese lontano, il principe perse la ragione e

    pensava di essere un tacchino.

    Viveva sotto il tavolo, completamente nudo, e rifiuta-

    va i piatti regali che venivano serviti agli invitati nel

    vasellame dorato del palazzo, si nutriva esclusivamen-

    te della semente destinata ai tacchini.

    Il Re fece venire i migliori medici, specialisti famo-

    si: tutti si dichiararono incompetenti.

    Anche i maghi, e così pure i guaritori, i taumatur-

    ghi: le loro intercessioni risultarono vane.

    Un giorno, un Saggio sconosciuto si presentò a cor-

    te:

    – “Credo di poter guarire il principe”– disse timida-

    mente, – “ mi consentite di provare?”

  • 9

    Il Re acconsentì, e il Saggio tra lo stupore generale

    si tolse i vestiti e andò a raggiungere il principe sotto

    il tavolo mettendosi a gloglottare come un tacchino.

    Diffidente il principe lo interrogò: “Chi sei? E cosa

    fai qui? – e tu? Replicò il Saggio, chi sei e cosa fai

    qui?”

    – “Non vedi? Sono un tacchino! – Ma pensa, disse il

    Saggio, che curioso incontrarti qui! – Perché curioso?

    – Ma come, non vedi che sono un tacchino come te?”

    I due uomini strinsero amicizia e giurarono che

    non si sarebbero più lasciati.

    E allora il Saggio si dedicò al riadattamento del

    principe con l’esempio. Per incominciare, indossò una

    camicia. Il principe non credeva ai suoi occhi: “Sei

    matto ? Dimentichi chi sei? Vuoi essere uomo, pro-

    prio tu? – Beh, rispose il Saggio con tono conciliante,

    non credere sopratutto che un tacchino che si vesta

    come un uomo cessi di essere un tacchino”.

    Il principe non poté che acconsentire. L’indomani

    entrambi si vestirono normalmente. Il Saggio si fece

    portare qualche piatto della cucina regale.”Che fai,

    sciagurato! Protestò il principe al colmo dell’orrore. Ti

    metti a mangiare come loro, adesso?”. L’amico lo ras-

  • 10

    sicurò: “non credere soprattutto che mangiando come

    gli uomini, con gli uomini, alla loro tavola, un tacchi-

    no cessi di essere quel che è; non credere soprattutto

    che basti per un tacchino comportarsi da uomo per

    diventare umano; puoi far tutto con gli uomini, nel lo-

    ro modo, addirittura per loro, e restare ugualmente il

    tacchino che sei”.

    E il principe, convinto, riprese la sua vita di princi-

    pe.2

    Rabbi Nahman di Breslav

  • 11

    Il Chassidismo

    Il termine chassidismo designa, nel II sec. a.C.,

    l’atteggiamento di quegli ebrei zelanti che si oppone-

    vano al processo di ellenizzazione impostogli da An-

    tioco IV Epifane.

    Con il tempo divenne il nome comune per vari movi-

    menti all’interno del Giudaismo, caratterizzati da una

    intensa religiosità e anche da un estremo rigore

    nell’applicare la Torah.

    Ebbe due grandi espressioni storiche: una nel me-

    dioevo, il chassidismo ashkenazita, e l’altra in epoca

    moderna, il chassidismo dell’Europa orientale (Polonia

    e Lituania).

    Il movimento chassidico dei gruppi sorti in Polonia

    ed in Ucraina nel XVIII secolo, ha come fondatore

  • 12

    Israel Ben Eliezer chiamato Baal Shem Tov cioè

    Besht (1700-1760), Maestro del Nome Buono, la cui

    vita ci è stata tramandata attraverso leggende che rac-

    contano il suo straordinario fervore e la sua grande

    capacità di guida delle anime.

    Il giovane Besht crebbe orfano nel sud della Polo-

    nia, ed ebbe una scarsa istruzione.

    Si narra che nella sua vita visse diverse esperienze

    mistiche, passando il tempo nei campi e nei boschi, e

    diventando infine un guaritore errante che faceva uso

    di rimedi a base di erbe, amuleti e praticava

    l’esorcismo, oltre che insegnare una forma popolare di

    qabbalah.

    Ispirati alla qabbalah di Luria, infatti, i suoi inse-

    gnamenti ebbero una vasta influenza nei suoi seguaci

    poiché affermava che ogni momento è tempo di re-

    denzione, e che non erano necessarie virtù particolari

    per elevarsi spiritualmente, bensì un cuore pronto a

    servire fedelmente Dio e ad entrare in comunione con

    Lui.

    Il mezzo ideale a tal fine è la preghiera fatta con

    gioia, con fervore quasi estatico, con canti e danze

    dove sono leciti i piaceri della vita.