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I risultati dello studio multicentrico PCS a cura di Raimondo Maria Pavarin Alessandro Dionigi CB 4670 28,00 ISBN 978-88-491-3332-5 Percezione del danno, Comportamenti a rischio e Significati Percezione del danno, Comportamenti a rischio e Significati I risultati dello studio multicentrico PCS CoCaina CoCaina R. M. Pavarin A. Dionigi Affrontare il tema della cocaina significa parlare non solo di merce, mercato e normalità, ma anche di sesso, denaro e potere, e più in particolare di aspetti non solo soggettivi come piacere e curiosità, conformismo ed emu- lazione, solitudine e divertimento. L’emergere dell’individualismo nelle sue forme complesse di edonismo, produttività, competitività e carrierismo ac- centua la ricerca di prodotti che aiutano non solo a “a stare al passo” e “mantenere i ritmi”, ma anche a “staccare” e “rilassarsi” sia nella vita pro- fessionale che in quella di relazione che in situazioni di divertimento. Si tratta di una merce particolare dove anche il terminale ultimo è spremuto al pari del produttore ed eventuali problemi vengono spostati sulla famiglia, sulle relazioni significative, sul sistema delle cure o su quello giudiziario. Il libro riporta i risultati di uno studio nazionale multicentrico sui significati attribuiti al consumo di cocaina ed affronta alcune problematiche specifiche: Quali sono i meccanismi che inducono alcuni consumatori di cocaina a svi- luppare problematiche tali da aver bisogno dell’intervento di strutture pub- bliche o private? Vi sono fattori protettivi legati a diverse percezioni del rischio? Vi sono particolari stili o abitudini di consumo? Quali sono le stra- tegie di acquisto? Raimondo Maria Pavarin, professore a contratto di Epidemiologia delle Dipendenze presso l’Università degli studi di Bologna, ha coordinato vari studi e ricerche a livello nazionale e pubblicato numerosi libri e articoli scientifici. È membro della Consulta nazionale degli esperti delle dipendenze, Direttore dell'Osservatorio Epidemiologico metropolitano dipendenze patologiche e del centro di documentazione sulle droghe dell'Azienda Usl di Bologna. Alessandro Dionigi, docente di Pedagogia dei nuovi stili di consumo, Pedagogia di comunità e gestione dei conflitti e titolare di laboratori didattici alla Facoltà di scienze della Formazione dell’Università di Bologna. È coordinatore de il Pettirosso di Bologna, nonché coordinatore della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (FICT) dell’area «cocaina, alcool e nuovi stili di consumo»

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I risultati dello studio multicentrico PCS

a cura di

Raimondo Maria PavarinAlessandro Dionigi

CB 4670€ 28,00

ISBN 978-88-491-3332-5

Percezione del danno,Comportamenti a rischio

e Significati

Percezione del danno,

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ionigiAffrontare il tema della cocaina significa parlare non solo di merce, mercatoe normalità, ma anche di sesso, denaro e potere, e più in particolare diaspetti non solo soggettivi come piacere e curiosità, conformismo ed emu-lazione, solitudine e divertimento. L’emergere dell’individualismo nelle sueforme complesse di edonismo, produttività, competitività e carrierismo ac-centua la ricerca di prodotti che aiutano non solo a “a stare al passo” e“mantenere i ritmi”, ma anche a “staccare” e “rilassarsi” sia nella vita pro-fessionale che in quella di relazione che in situazioni di divertimento.Si tratta di una merce particolare dove anche il terminale ultimo è spremutoal pari del produttore ed eventuali problemi vengono spostati sulla famiglia,sulle relazioni significative, sul sistema delle cure o su quello giudiziario. Il libro riporta i risultati di uno studio nazionale multicentrico sui significatiattribuiti al consumo di cocaina ed affronta alcune problematiche specifiche:Quali sono i meccanismi che inducono alcuni consumatori di cocaina a svi-luppare problematiche tali da aver bisogno dell’intervento di strutture pub-bliche o private? Vi sono fattori protettivi legati a diverse percezioni delrischio? Vi sono particolari stili o abitudini di consumo? Quali sono le stra-tegie di acquisto?

Raimondo Maria Pavarin, professore a contratto diEpidemiologia delle Dipendenze presso l’Universitàdegli studi di Bologna, ha coordinato vari studi e ricerchea livello nazionale e pubblicato numerosi libri e articoliscientifici. È membro della Consulta nazionale degliesperti delle dipendenze, Direttore dell'OsservatorioEpidemiologico metropolitano dipendenze patologichee del centro di documentazione sulle droghe dell'AziendaUsl di Bologna.

Alessandro Dionigi, docente di Pedagogia dei nuovi stilidi consumo, Pedagogia di comunità e gestione deiconflitti e titolare di laboratori didattici alla Facoltàdi scienze della Formazione dell’Università di Bologna.È coordinatore de il Pettirosso di Bologna, nonchécoordinatore della Federazione Italiana ComunitàTerapeutiche (FICT) dell’area «cocaina, alcool e nuovistili di consumo»

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Indice

1. Lo studio multicentrico PCS pag. 11

1. Lo studio multicentrico PCS, di Raimondo Maria Pavarin » 13 1.1 Gli obiettivi della ricerca » 13 1.2 La metodologia » 15 1.3 Sintesi dei risultati » 16 1.4 Chi sono gli intervistati » 22

2. I soggetti intervistati nel territorio,

di Raimondo Maria Pavarin » 25 2.1 I danni attribuiti all’uso di droga » 26 2.2 L’uso di sostanze psicoattive » 29 2.3 Smettere » 31 2.4 Età di primo uso e durata » 33 2.5 L’uso recente » 34 2.6 Modalità d’uso » 36

3. I problemi nell’ultimo anno, di Raimondo Maria Pavarin » 39

4. I comportamenti pericolosi, di Raimondo Maria Pavarin » 49

4.1 Gli stili del bere pericolosi » 52

5. I significati attribuiti all’uso delle sostanze psicoattive, di Raimondo Maria Pavarin » 57 5.1 Alcol » 57 5.2 Eroina » 58 5.3 Benzodiazepine » 59 5.4 Cocaina » 60 5.5 Crack » 61 5.6 Speed » 62

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5.7 Hashish » 62 5.8 Marijuana » 63 5.9 LSD » 64 5.10 Ketamina » 65 5.11 Funghi allucinogeni » 66 5.12 Salvia divinorum » 67 5.13 Oppio » 67 5.14 Ecstasy » 68 5.15 Popper » 69 5.16 Psicofarmaci » 69 5.17 Approfondimenti pag. 69

6. La cocaina, di Raimondo Maria Pavarin » 73

6.1 Analisi descrittiva » 73 6.2 Eroina e cocaina » 77 6.3 Tre diverse tipologie » 79 6.4 Fenomenologia della cocaina » 84 6.5 Lo studio caso controllo » 87 6.6 Un fenomeno in continua evoluzione » 91

2. Alcuni approfondimenti » 93

1. Sintesi descrittiva dei contenuti emersi dalle prime interviste in pro-fondità, Di Monica Reynaudo » 95

1.1 Premessa » 95 1.2 Le fasi di lavoro » 95 1.3 L’insieme di casi » 98 1.4 Le aree tematiche emergenti » 100 1.5 Tipi di consumi e motivazioni » 100 1.6 Cocaina: gli inizi, i suoi significati, il suo mercato » 101 1.7 Cocaina: segnali di attenzione, strategie di autoregolazione,

nodi cruciali » 107 1.8 Conclusioni » 112

2. Da intervistatore a intervistato, Di Olga Tartarelli » 117

2.1 Introduzione » 117 2.2 L’intervistatore diventa oggetto di studio » 117 2.3 Il colore dell’emotività » 118 2.4 Conclusioni » 124

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3. L’esperienza di Brescia, Di Fabio Memoli » 125 3.1 Introduzione » 125 3.2 L’organizzazione e la ricerca dei soggetti privilegiati » 126 3.3 Alcune caratteristiche comuni emerse dalle interviste » 128

4. Un confronto tra i dati delle varie regioni, Di Samantha Sanchini » 131

4.1 Analisi delle caratteristiche » 131 4.2 Problemi e comportamenti pericolosi » 132 4.3 Alcol » 133 4.4 Sostanze illegali » 133

5. L’analisi dei significati, Di Raimondo Maria Pavarin » 135

5.1 Coinvolgimento con le sostanze » 136 5.2 Cura/auto cura » 138 5.3 Normalità » 140 5.4 Socialità » 140 5.5 Ridurre sensazioni negative » 142 5.6 Ricerca di sensazioni negative » 144 5.7 Curiosità » 144 5.8 Fuori categoria » 145

3. I trattamenti » 147

1. Lavorare con persone che abusano di cocaina, Di Alessandro Dionigi » 149

1.1 Breve riflessione introduttiva » 149 1.2 Il Counselling » 151 1.3 Il lavoro motivazionale » 155 1.4 Il Gruppo » 160 1.5 Elementi specifici dell’intervento sul cocainismo » 165

2. Alcuni modelli di trattamento nei Servizi Pubblici,

Di Cristina Mizzoni » 169 4. Alcuni progetti » 179

1. Un progetto come esempio: il «Progetto Narciso», Di Alessandro Dionigi » 181

1.1 Alcune linee guida » 182 1.2 Intervento psichiatrico nel cocainismo » 186

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2. I modelli di trattamento nei servizi pubblici:

alcune esperienze in Italia, Di Cristina Mizzoni » 189

3. Il Programma Conoscenza, Di Paolo Fioravanti, Andrea Leonardi, Sonia Scavelli, Francesco Velicogna »

193

3.1 Modello di intervento » 195 3.2 Modalità di svolgimento del trattamento » 196

4. Il Progetto Kriptòs, Di Michele Gazzola » 199

4.1 I soggetti promotori » 199 4.2 Perchè » 199 4.3 Finalità » 200 4.4 Strumenti e metodo » 200 4.5 Conclusioni » 211

5. Il progetto «2 piste per la coca» della Coop Rupe,

Di Claudia Bianchi e Katia Guadagnini » 213 5. I centri

1. La Federazione Italiana Comunità Terapeutiche, Di Mario Cipressi » 221 2. Il progetto Perseo: una realtà di alta integrazione

tra pubblico e privato sociale, Di Massimiliano Vignoli » 227 3. Il Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro,

Di Andrea Barbuto » 235 4. Il Centro di solidarietà don Lorezno Milani di Venezia Mestre,

Di Elena Lugato » 239

5. Storia e attività del centro di solidarietà «Associazione gruppo soli-darietà» Onlus di Pescara, Di Antonia Arganese » 243

6. L’Associazione «La Ricerca» Onlus di Piacenza,

Di Mara Verderi » 251

7. Il centro Reggino di solidarietà, Di Lidia Caracciolo » 257

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8. Il Centro di Solidarietà di Reggio Emilia, Di Mario Cipressi » 261

9. Il Centro di Solidarietà Don Guerrino Rota di Spoleto, Di Massimo Buzzelli » 267

10. Il Centro di Solidarietà di Modena, Di Nives Cattelani » 269 11. Il Centro di solidarietà di Treviso, Di Michele Gazzola » 271 12. Il Centro di Solidarietà Gulliver di Varese, Di Laura Peper » 275 13. Il centro di Solidarietà «San Crispino» di Viterbo,

Di Giorgiana Ciarocchi e Raoul Alan Fontana » 283 14. Il CSA. Centro di solidarietà di Arezzo, Di Carlo Livraghi » 285

15. Il Ser.T. di Perugia, Di Stefano Goretti » 291 16. Il Ser.T. dell’Azienda Usl di Forlì,

Di Samantha Sanchini e Katia Calceglia » 297 17. La Cooperativa Sociale Cento Fiori Onlus di Rimini,

Di Alice Venturini » 301 18. L’associazione gruppo Abele Onlus e il centro studi

documentazione e ricerche di Torino, Di Monica Reynaudo » 305 19. L'Attività Riduzione del Danno del Comune di Venezia,

Di Alberto Favaretto » 309 Riferimenti bibliografici » 313

Appendice » 321 Notizie sugli autori » 355

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1. Lo studio multicentico PCS

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Di Raimondo Maria Pavarin 1. Lo studio multicentrico PCS 1.1 Gli obiettivi della ricerca

Lo studio, coordinato dall’Osservatorio Epidemiologico Metropo-litano Dipendenze Patologiche del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell’Azienda USL di Bologna, che ha curato anche la formazione degli intervistatori ed il lavoro di analisi e raccolta dati, è stato finanziato dal Ministero della solidarietà sociale e dal Diparti-mento Nazionale Politiche Antidroga col patrocinio di CNCA nazio-nale, Erit Italia e FederserD. Hanno aderito strutture pubbliche e del privato sociale di 59 città che coprono il territorio di 28 province e 9 regioni. Sono stati utilizzati 254 intervistatori.

L’indagine è stata possibile grazie alla collaborazione tra servizi pubblici (SERT, Unità di strada, Drop in), la rete FICT (Federazione italiana Comunità Terapeutiche) e altri gruppi del privato sociale (CNCA, Gruppo Abele).

Gli obiettivi principali sono l’analisi della prevalenza del consu-mo delle sostanze psicoattive sia legali che illegali in relazione ai si-gnificati a ciò attribuiti ed a particolari modalità e stili di consumo; l’analisi della percezione del rischio attribuito all’uso di droga in re-lazione al rapporto con le sostanze psicoattive, in particolare tra chi usa sostanze e chi no e tra chi ha sviluppato dipendenza e chi no; il monitoraggio di alcuni comportamenti pericolosi in relazione sia alla guida di autoveicoli che all’uso delle sostanze; l’individuazione di problemi associati all’uso di stupefacenti e specifici per tali consu-matori.

Vi sono inoltre obiettivi mirati sull’uso di cocaina allo scopo di indagare quali sono i meccanismi che inducono alcuni consumatori a sviluppare problematiche varie tali da aver bisogno dell’intervento di

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strutture pubbliche o private, verificare la presenza di fattori protetti-vi legati a diverse percezioni del rischio o alla messa in opera di par-ticolari strategie preventive, studiare le caratteristiche dei consumato-ri in relazione all’intensità dell’uso e alle abitudini di consumo, ana-lizzare i significati attribuiti all’uso, le strategie di acquisto ed i prez-zi.

Il target è composto da soggetti di età compresa tra 14 e 50 anni, sia consumatori che non consumatori di sostanze psicoattive, recluta-ti in contesti del divertimento, luoghi di aggregazione giovanile e non, eventi musicali, feste private, scuole medie, università. Sono stati inoltre intervistati anche consumatori di cocaina in carico a SERT e servizi specifici del privato sociale per dipendenza o ristretti in carcere.

Il questionario è stato costruito a partire da interviste in profondi-tà con consumatori di cocaina che non si sono mai rivolti a servizi per le dipendenze pubblici o privati ed è strutturato su vari indicatori: dati anagrafici (sesso, età, domicilio, nazione di nascita), dati socio economici (situazione abitativa, condizione professionale, professio-ne, titolo di studio, reddito medio), danni percepiti come conseguen-za dell’uso di droga, rischio attribuito all’uso di droga, uso sostanze (vita, anno, mese, età primo e ultimo uso, modalità prevalente), si-gnificati attribuiti al consumo (cocaina vita, anno o mese; altre so-stanze con consumo ultimo anno), comportamenti pericolosi (mix droga, mix alcol + droga, guida +alcol o droga), test C.A.G.E., pro-blemi nel corso dell’ultimo anno.

Per i soli soggetti con consumo di cocaina sono stati raccolti an-che i seguenti dati: struttura a cui si è rivolto, canale di invio, stili di consumo (con chi, quando, dove, perché), modalità di acquisto, gra-do di coinvolgimento con la sostanza, ultimo anno di consumo (nu-mero episodi, modalità d’uso, quantità mediamente assunta, costo medio al grammo), strategie per ridurre o per smettere.

Le varie fasi dell’indagine sono state coordinate da un comitato tecnico scientifico, diretto da Raimondo Maria Pavarin, di cui fanno parte Mario Cipressi, Edoardo Polidori, Cristina Mizzoni, Elsa Turi-no, Olga Tartarelli, Alessandro Dionigi e Monica Reynaudo.

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1.2 La metodologia

Per lo studio interessavano in modo particolare, sia per consuma-tori che per non consumatori, le percezioni del rischio e le rappresen-tazioni dei danni derivanti dall’uso di stupefacenti. Poi, solo per i consumatori, ci interessava capire quali sono i significati attribuiti all’uso di ogni singola sostanza e la funzione per cui viene utilizzata. Avevamo perciò bisogno di ridurre al minimo il confondimento do-vuto al luogo nel quale era effettuata l’intervista, perché a seconda di dove si andava ad intervistare si potevano trovare tipologie di con-sumatori tra loro molto diverse. Per questo motivo abbiamo «rando-mizzato» i possibili luoghi (scuole, locali, avvenimenti pubblici) ed i possibili tempi (mattina, pomeriggio, sera), e successivamente i di-versi luoghi in relazione ai tempi (ad esempio locali per aperitivi la sera, discoteca la notte, avvenimenti pubblici il pomeriggio, scuola al mattino, ecc).

Non conoscendo le caratteristiche dei consumatori di sostanze il-lecite, è molto difficile lavorare su un campione statisticamente rap-presentativo e ciò va sempre tenuto presente quando si analizzano i risultati (…in teoria il campionamento si dovrebbe sempre definire a partire da alcune caratteristiche della popolazione che si vuole stu-diare). Soprattutto per quanto riguarda il consumo nella popolazione generale, i risultati possono anche essere influenzati dalle diverse tecniche di indagine, dagli strumenti utilizzati, dai tassi di risposta, dalle diverse zone geografiche e dai diversi periodi di effettuazione. Ad esempio, relativamente agli studi sulla prevalenza di uso di stupe-facenti, in letteratura vengono riportati tassi di risposta decrescenti man mano che si passa da interviste dirette a questionari telefonici a questionari postali, inoltre è importante definire a priori il margine di attendibilità delle risposte e l’eventuale «effetto intervistatore».

Nella nostra indagine è stato dedicato molto tempo alla struttura-zione degli items, alle tecniche di aggancio degli intervistati, al modo di porre le domande. Una prima versione del questionario è stata co-struita sulla base del materiale prodotto con una serie di interviste in profondità con alcuni consumatori di cocaina che non si erano mai rivolti a servizi pubblici o privati per le dipendenze. La prima serie di items è stata validata con l’utilizzo del «test Kappa» [Armstrong et al. 1992] per verificare la comprensibilità delle domande, la con-gruenza delle risposte e l’effetto intervistatore. Infatti uno dei mag-

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giori problemi è dovuto, oltre alla comprensione delle domande (e delle risposte) a come ci si pone quando si contatta una persona.

Sulla base di questo lavoro è stata effettuata una indagine pilota durata tre mesi con 600 interviste (che non verranno utilizzate nel la-voro finale) che ci hanno permesso di costruire la versione finale del questionario, di mettere a punto tutti i nodi critici e di definire un «manuale» per gli intervistatori. Tutti gli intervistatori che hanno partecipato alla fase vera e propria della ricerca sono stati formati sulla base delle indicazioni emerse dallo studio pilota. 1.3 Sintesi dei risultati

Lo studio – Allo studio hanno aderito strutture pubbliche e del privato sociale di 59 città che coprono il territorio di 28 province e 9 regioni. Sono stati utilizzati 187 intervistatori. Sono stati intervistati complessivamente 14585 soggetti: 43.2% femmine, 5.1% stranieri, età media 26.2 anni, reddito medio mensile di 812 euro. Il 22.6% del-le interviste è stato effettuato sulla strada, il 22.4% presso scuole, il 22% in luoghi di divertimento, il 12.2% presso enti pubblici o priva-ti, il 9.7% presso luoghi di aggregazione, l’11.1% in altri luoghi. 12811 soggetti sono stati intervistati nel «territorio», l’87.8% sul to-tale. I dati considerati validi nel territorio sono relativi a 12534 que-stionari.

Si specifica che le interviste per strada riguardano piazze, perife-rie, parchi e spiagge); scuole (medie inferiori, medie superiori, uni-versità); luoghi divertimento (eventi, locali pubblici e feste private); luoghi aggregazione (parrocchie, associazioni, centri sociali); altri luoghi (zone commerciali, lavoro, casa, sport).

La pericolosità percepita della droga - Il 62% degli intervistati pensa che l’uso di droga sia molto pericoloso. Per il 34.1% l’uso di droga provoca danni fisici generici, per il 23.6% disturbi psichici ge-nerici, per il 21.4% danni neurologici, per il 12.1% dipendenza psi-cologica, per il 10% il danno è diverso a seconda della sostanza, per il 9% danni alla sfera socio relazionale, per il 6.8% morte, per il 6.1% problemi generici, per il 5.7% dipendenza fisica, per il 3.6% disturbi di memoria, per il 2.3% deficit cognitivi, per il 2.1% pro-blemi economici, per il 2.1% alterazione della personalità, per il 2% perdita o alterazione del senso della realtà.

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Da rilevare che la percezione del rischio attribuito all’uso di droga è più elevata per chi non ha mai provato e per chi ha smesso, mentre è più bassa per i soggetti con uso continuato e primo uso recente.

Chi non ha mai usato sostanze illegali ritiene che l’uso di droga provochi danni neurologici, danni fisici specifici e problemi generici; per chi ha smesso, l’uso di droga provoca disturbi psichici, danni fi-sici generici, danni alla sfera socio-relazionale, abuso e dipendenza, danni alla condizione sociale; per chi usa, la droga provoca altera-zione dell’umore e perdita del contatto con la realtà, ma per molti il danno dipende dalla sostanza utilizzata.

L’uso di sostanze psicoattive - Tra i soggetti intervistati casual-mente nel territorio, il 60.4% ha provato almeno una volta una so-stanza illegale, l’1.8% ha iniziato l’uso di recente. il 77.7% usa alcol, il 4.8% ha smesso.

Per quanto riguarda le singole sostanze, il 49% ha usato almeno una volta nella vita marijuana, il 42.3% hashish, il 20.5% cocaina, il 12.9% popper, l’11.8% ecstasy, il 10.3% funghi allucinogeni, il 7.5% lsd, il 7.1% oppio, il 6.1% speed, il 4.9% ketamina, il 4.7% salvia di-vinorum, il 3.8% psicofarmaci, il 3.5% eroina, il 3.1% benzodiazepi-ne, il 3% crack.

Per quanto riguarda l’uso recente, il 34.5% ha usato nell’ultimo anno o mese marijuana, il 30.5% hashish, l’11.7% cocaina, il 5.1% ecstasy, il 3% oppio, il 3% funghi allucinogeni, il 2.9% popper, il 2.4% ketamina, il 2.3% speed, il 2.1% LSD, l’1.9% psicofarmaci, l’1.4% benzodiazepine, l’1.4% crack.

Per quanto riguarda il primo uso recente, si segnalano marijuana (4.3%), hashish (3%), cocaina (2.6%), funghi allucinogeni (1.5%) ed ecstasy (1.5%).

Chi smette - Per quanto riguarda i soggetti che hanno usato una sostanza almeno una volta nella vita e che poi non hanno continuato l’uso nell’ultimo anno o mese, ha «smesso» l’87% di chi ha usato la salvia divinorum, il 77.5% relativamente al popper, il 71.5% per l’LSD, il 70.8% per i funghi allucinogeni, il 66.1% per l’eroina, il 62.3% per lo speed, il 57.2% per l’oppio, il 56.6% l’ecstasy, il 54.7% per il crack, il 52.7% per le benzodiazepine, il 51.1% per la ketami-na, il 50.1% per gli psicofarmaci, il 42.9% per la cocaina, il 29.8% per la marijuana, il 28% per l’hashish.

Smettere l’uso di una qualsiasi sostanza diviene più probabile man mano che aumentano età anagrafica e percezione del rischio, per

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durate d’uso inferiori ad un anno. Ad esempio, sembra sia più facile smettere l’uso di cocaina entro il primo anno di consumo per soggetti con più di 20 anni ed un reddito inferiore a 2000 euro mensili. Per l’eroina si restringe l’età (dopo i 24 anni e prima dei 35), non ap-paiono influenti reddito e percezione del rischio, la durata d’uso è inferiore a 10 anni. L’abbandono dell’uso di cannabinoidi è molto probabile nel primo anno di consumo e aumenta con età anagrafica, reddito e percezione del rischio.

Età - L’età di primo uso è più bassa per alcol (15 anni), cannabi-noidi (16.2 anni) e popper (16.4 anni) e più elevata per psicofarmaci (22.5 anni) e benzodiazepine (22.8 anni). L’età dei soggetti con uso recente segue lo stesso andamento, ma sembra leggermente più ele-vata per chi usa psicofarmaci, benzodiazepine e cannabinoidi.

I consumatori attuali - Possiamo tracciare il profilo dei soggetti che attualmente consumano: 24 anni, reddito medio basso, percezio-ne del rischio lievemente alta, età di primo uso di sostanze illegali attorno ai 16 anni, un uso che dura mediamente da 8 anni.

Modalità d’uso - Per quanto riguarda l’eroina, il 53% la fuma, il 34% la usa per via venosa, il 33% «sniffa». Mentre non vi sono par-ticolari differenze in relazione a nazionalità e sesso, i soggetti con uso per via venosa sono più anziani, hanno iniziato prima ed hanno una durata media d’uso più elevata. Da rilevare inoltre che la perce-zione del rischio è più bassa per chi «fuma» e «sniffa», modalità d’uso diffuse tra i soggetti che hanno iniziato l’uso di recente.

Per quanto riguarda la cocaina, l’89% la sniffa, il 28% la fuma e il 3% usa la via venosa. Mentre non vi sono particolari differenze in relazione a sesso, nazionalità e reddito, l’età di primo uso e l’età ana-grafica dei consumatori aumenta man mano che si passa da «sniffa-ta» a fumata a uso in vena.

I problemi associati all’uso di sostanze - A tutti i soggetti, indi-pendentemente dall’uso di sostanze psicoattive, è stato chiesto, den-tro una lista predefinita, quali problemi avevano avuto nel corso dell’ultimo anno. Un soggetto su quattro ha avuto problemi col/la partner, disturbi d’ansia e problemi con la famiglia; uno su cinque disturbi del sonno, depressione, problemi con gli amici, problemi e-conomici; dal 10% al 15% problemi con la scuola, disturbi di memo-ria, problemi col lavoro e paranoia. Per quanto riguarda le sostanze illegali, chi usa ha una più elevata prevalenza di tali problemi rispetto

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a chi ha smesso ed a chi non ha mai consumato. Per quanto riguarda la tipologia d’uso, si segnalano i poli consumatori.

I comportamenti pericolosi - Il 42.% degli intervistati ha guidato almeno una volta dopo aver usato alcolici, il 38% ha usato almeno una volta nel corso della stessa serata alcol e stupefacenti, il 23% ha guidato almeno una volta dopo aver usato stupefacenti, il 20% ha u-sato almeno una volta diversi tipi di sostanze stupefacenti nel corso della stessa serata , il 20% ha guidato almeno una volta dopo aver usato sia alcol che stupefacenti.

Gli stili del bere pericolosi - Il 19% ha sentito la necessità di ri-durre il bere, il 14% ha provato disagio o senso di colpa per il pro-prio modo di bere, il 12% è stato infastidito da critiche sul modo di bere, l’8% ha bevuto almeno una volta alcolici appena alzato. Il 15% è positivo ad almeno due risposte del test C.A.G.E., il 6% a tre.

I significati attribuiti all’uso di sostanze psicoattive - Un soggetto su quattro ha avuto un uso recente di cocaina per favorire effetti pre-stazionali, il 15% per divertimento, il 12% per provare, l’11% per stare in compagnia, l’11% per il piacere provocato dalla sostanza, l’8% per curiosità, il 5% per sballare o per «stare bene», il 4% per uscire o per passare la serata, il 4% per socializzare o per essere più disinibiti, il 4% per il piacere dell’effetto, il 3% per sentirsi più sicu-ri, il 3% perché era accessibile, il 3% la usa in discoteca, il 3% per lavorare o per moda o per aumentare l’euforia, il 2% per aumentare l’eccitazione.

Per quanto riguarda l’alcol, un soggetto su tre di recente lo ha usato per stare con gli amici, in compagnia, il 17% per il piacere che provoca, il 14% lo associa al divertimento, l’8% per il gusto o per il sapore, il 7% come alimento ai pasti.

Per quanto riguarda l’eroina, il 12% ha ammesso di averla utiliz-zata per provare, il 10% per alleviare la depressione, il 9% per di-pendenza, l’8% per curiosità o per «stare bene».

Tra chi ha usato benzodiazepine, il 29% lo motiva per ridurre l’ansia, il 13% per dormire. Tra chi ha usato crack, il 7% lo ha fatto per il piacere «generico», il 6% per provare, il 5% per curiosità o per «sballo».

Per quanto riguarda lo speed, il 13% lo ha usato per migliorare specifiche prestazioni, il 9% per provare o in discoteca, il 5% per cu-riosità, il 4% per il piacere che provoca. Un soggetto su tre usa ha-shish per relax, il 16% per stare in compagnia degli amici, il 13% per

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il piacere provocato dalle sostanza, l’8% per divertirsi. Il 28% usa marijuana per relax, il 16% per stare in compagnia degli amici, il 13% per il piacere provocato dalle sostanza, l’8% per divertirsi.

Il 13% ha usato LSD per provare, l’8% per curiosità, il 6% per divertimento. Tra chi usa la ketamina il 15% lo ha fatto per provare, il 10% per curiosità, il 9% per divertimento, l’8% per sballo. Il 18% ha usato funghi allucinogeni per provare, l’11% per curiosità, il 7% per divertirsi, il 5% per fare un «viaggio» o per avere allucinazioni. Tra chi usa la salvia divinorum il 21% l’ha fatto per provare, il 7% per curiosità o per piacere. Il 16% ha usato oppio «per provare», il 14% per relax, l’8% per il piacere provocato dalla sostanza, il 7% per curiosità.

L’ecstasy si usa in discoteca per ballare (23%), per divertirsi (15%) e per provare (12%). Il 19% ha usato il popper per provare, il 13% per curiosità, l’8% per divertimento.

Un soggetto su tre prende psicofarmaci perché è in cura farmaco-logica, il 13% per alleviare l’ansia, il 6% per dormire, il 4% per alle-viare la depressione o disturbi dell’umore.

L’uso di cocaina - I soggetti con uso di cocaina sono complessi-vamente 3899, tra questi il 92% ha usato almeno una volta nella vita alcolici, l’83% marijuana, l’82.5% hashish, il 50% ecstasy, il 45% popper, il 36% LSD, il 30% eroina o funghi allucinogeni o speed.

Il 58% ha avuto un consumo recente di cocaina, il 79% di alcol, il 57% di cannabinoidi, il 17% di ecstasy, il 15% di eroina, il 12% di benzodiazepine.

Solo il 2.8% ha usato la cocaina come prima sostanza illegale, il 10% dopo un’altra sostanza, la metà dopo almeno tre, il 34% dopo almeno sei.

L’età media dei cocainomani è di 29 anni, più elevata per i ma-schi rispetto alle femmine. L’età di primo uso di una sostanza illegale è attorno ai 16 anni, 20 per la cocaina.

Mediamente prima della cocaina vengono utilizzate da 4 a 5 altre sostanze e trascorrono 4 anni dal primo uso di una sostanza illegale al primo uso di cocaina. Le femmine rispetto ai maschi usano prima la cocaina e relativamente a tale consumo trascorre meno tempo dal primo uso di una sostanza illegale.

La maggior parte dei soggetti ha iniziato prima dei 16 anni, so-prattutto chi usa o ha usato anche l’eroina, ma la differenza tra ma-

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schi e femmine non è rilevante. Da notare che il 3% ha iniziato l’uso dopo i 25 anni, l’1.3% dopo i 30.

Relativamente all’uso precedente o successivo di eroina, possia-mo individuare tre diverse tipologie di cocainomani:

1. i soggetti con uso di sola cocaina: mediamente più giovani, col

reddito medio più elevato e la più bassa percezione della perico-losità dell’uso di droga. La quota di femmine è più elevata ed un soggetto su quattro frequenta l’università, infatti oltre il 40% si dichiara studente. Per quanto riguarda l’occupazione, troviamo le percentuali più elevate di liberi professionisti ed imprenditori. Oltre il 70% ha il diploma di scuola media superiore, un soggetto su cinque è laureato. Solo il 14% ritiene di avere un alto coinvol-gimento con la cocaina;

2. i soggetti con uso di eroina successivo alla cocaina: età media attorno a 30 anni, reddito mediamente più basso, bassa scolarità, lavoratori dipendenti;

3. i soggetti con uso di cocaina successivo all’eroina: età media e-levata (34 anni), bassa scolarità, molti sono disoccupati, una quo-ta rilevante vive da solo. Caratteristiche tipiche degli eroinomani.

Fenomenologia della Cocaina – Tra chi ha usato almeno una vol-

ta la cocaina, il 28% ha avuto problemi specifici dovuti all’uso di tale sostanza: il 19% si è rivolto ad un SERT, il 16% è stato in comunità, il 6% è stato ricoverato all’ospedale, il 5% si è rivolto al medico di base. Per il 17% è stata una scelta volontaria, il 9% è stato consiglia-to dalla famiglia, il 3% da amici.

Il 27% consuma da solo, l’80% con altri o anche con altri, il 35% anche durante la settimana, il 62% nel fine settimana. La maggioran-za consuma a casa o in contesti ricreativi, uno su tre per strada, uno su cinque al bar, il 16% al lavoro, il 4% a scuola. Il 60% consuma per uscire, il 45% per ballare, il 16% per lavorare, il 3% per studiare.

Nell’ultimo anno di consumo il 70% «sniffava», il 23% fumava ed il 12% ha usato la via venosa. Sempre relativamente all’ultimo anno di consumo, il 39% ha usato meno di 10 volte ed il 19% più di 100 volte. Per episodio di consumo il 36% utilizza meno di un grammo, il 34% da uno a tre, il 7% più di 3 grammi.

Mediamente la cocaina costa 70 euro al grammo e la cifra è infe-riore per chi consuma anche eroina. La spesa media mensile è di

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1400 euro, più bassa per chi consuma solo cocaina. Il 17% spende con la cocaina meno del 10% del proprio reddito mensile disponibile, il 16% più del 50%, il 12% più del 90%.

La dipendenza da Cocaina - Per verificare l’ipotesi dello studio, è cioè verificare i fattori collegati ad una possibile dipendenza da co-caina, considerando percezione del rischio, pericolosità percepita della droga e significati attribuiti all’uso, sono stati selezionati 1834 soggetti (367 casi e 1467 controlli) con consumo di sola cocaina (e-scludendo chi ha usato anche eroina) di durata superiore o uguale a due anni. I casi sono i soggetti che si sono rivolti a strutture pubbli-che o private per problemi di dipendenza da cocaina, i controlli sono soggetti intervistati casualmente in vari contesti con riferito uso di cocaina.

Hanno una probabilità più elevata: i maschi, i soggetti che con-sumano da 6 a 9 anni, i soggetti che consumano nei contesti ricreati-vi, chi consuma per ricercare determinate sensazioni, per essere più disinibiti, per «evadere», per aumentare il senso di sicurezza e so-prattutto per aumentare specifiche prestazioni. Per quanto riguarda la professione, si evidenziano i soggetti che svolgono un lavoro auto-nomo.

Emerge inoltre una relazione con i danni attribuiti all’uso di dro-ga, in particolare col timore di alterazione delle percezioni e di perdi-ta del contatto con la realtà. L’abuso di cocaina sembra determinare problemi specifici per chi è dipendente, più collegati al disagio psi-chico (depressione e sbalzi di umore) che non a specifiche compli-canze sanitarie. Si notano inoltre danni alla sfera relazionale (pro-blemi con la famiglia e isolamento dagli altri), problemi giudiziari e un elevato rischio di perdita del controllo della sostanza. 1.4. Chi sono gli intervistati

Nel periodo settembre 2008/luglio 2009, sono stati intervistati 14585 soggetti e le interviste considerate «valide» sono 14342: 43.2% femmine, 5.1% stranieri, età media 26.2 anni, reddito medio mensile di 812 euro. Il 72.8% abita con la famiglia, il 16.2% con al-tri, il 10.5% da solo. Il 16.1% ha la laurea, il 27% frequenta le scuole medie superiori, il 22.4% l’università, il 30.1% è un lavoratore di-pendente. Il 30.3% pensa che l’uso di droga non si molto pericoloso

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Il 38.6% delle interviste è stato effettuato in Emilia Romagna, il 14.5% in Toscana, il 12.4% in Veneto, il 7.3% in Lombardia, il 7.1% in Lazio, il 7.1% in Calabria, il 6.3% in Umbria, il 3.7% in Piemonte, il 3.1% in Abruzzo. Per quanto riguarda le province si segnalano: Bologna col 22.5%, Venezia 7.2%, Brescia 6.5%, Perugina 6.3%, Lucca 3.8%, Rovigo 3.8%, Catanzaro 3.7%, Viterbo 3.6%, Forlì 3.6%, Roma 3.5%, Modena 3.5%.

Per quanto riguarda la residenza, il 36.1% era residente nella re-gione Emilia Romagna, 14.6% Toscana, 12.2% Veneto, 7.5% Lazio, 7.4% Lombardia, 6.9% Calabria, 6.2% Umbria, 3.8% Piemonte, 2.8% Abruzzo, 0.9% Puglia. Per quanto riguarda la nazionalità, l’1.4% in paesi dell’Europa dell’est, lo 0.4% in altre nazioni europee, l’1% in paesi del Maghreb, lo 0.7% in altri paesi africani, lo 0.6% in Asia, lo 0.6% in Sud America.

Il 22.6% delle interviste è stato effettuato sulla strada (piazze, pe-riferie, parchi, spiagge), il 22.4% presso scuole (medie inferiori, me-die superiori, università), il 22% in luoghi di divertimento (eventi, locali pubblici e feste private), il 12.2% presso enti pubblici o privati, il 9.7% presso luoghi di aggregazione (parrocchie, circoli, centri gio-vanili, associazioni e centri sociali), l’11.1% in altri luoghi (zone commerciali, lavoro, casa e sport).

Il 49.5% ha dichiarato di lavorare, il 54% di essere uno studente. Complessivamente il 26.1% è lavoratore dipendente, il 10.2% lavo-ratore autonomo, il 2.3% disoccupato, l’1.2% professionista, l’1.2% dirigente o imprenditore, l’1.2% in condizione non professionale. Nel dettaglio, l’8% è impiegato, il 6.2% operaio, il 5.3% libero pro-fessionista, il 2.6% artigiano, il 2.4% lavoratore dei servizi, il 2.3% commerciante, l’1.8% barista o cameriere.

Il 54% è studente, tra questi il 50.1% frequenta le scuole medie superiori, il 41.5% l’università, il 2.6% le scuole medie inferiori, il 2.6% altri tipi di scuole. Per quanto riguarda la scolarità, il 40.4% ha la licenza media, il 39.9% il diploma di scuola media superiore, il 16.1% la laurea.

Il 63.3% ha usato almeno una volta una sostanza illegale nella vi-ta, il 36.8% non ha mai usato una sostanza stupefacente, il 16.8% ha consumato almeno una volta nella vita ma non nell’ultimo anno, il 46.3% ha usato nell’ultimo anno o mese.

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Per quanto riguarda l’alcol, mentre il 18.4% è astinente, il 10.8% ha provato per la prima volta nell’ultimo anno o mese. Complessi-vamente il 74.6% lo usa attualmente e il 7% ha smesso.

Pur considerando che i soggetti intervistati negli Enti pubblici e privati erano selezionati tra soggetti con dipendenza da cocaina, il target si differenzia da luogo a luogo per età e per sesso: negli istituti scolastici troviamo soggetti che vivono con la famiglia, giovani, col reddito meno elevato e la più alta percentuale di femmine; nei luoghi del divertimento troviamo i soggetti col più alto uso di alcol e droga, con lavoro, laureati, che vivono con altri e la più bassa percezione del rischio; nei luoghi di aggregazione la percentuale più bassa di stranieri; negli altri luoghi la quota più elevata di stranieri e la più al-ta percezione del rischio; sulla strada la prevalenza più bassa di uso di alcol e droga.

Tabella 1: caratteristiche soggetti per luogo di intervista

Scuole Enti Divertimento Aggregazione Strada Altro % femmine 51.4 25.7 42.3 41.6 44.5 46.7 % stranieri 3.8 3.6 3.1 2.9 6.8 12.2 % famiglia 81.5 63.2 61.6 77.8 78.9 70.7 % con altri 15.8 17.1 21.1 16.1 10.6 17.4 % solo 2.5 19.1 17.0 5.9 9.1 11.5 % bassa percezione rischio 31.4 20.1 37.4 24.8 33.5 23.6 % lavora 19.6 70 69.4 30.7 48.0 67.4 % studia 100 7.2 39 74.6 51.2 35.8 % laurea 11.7 8.5 24.2 12.7 15.5 21.7 % droga usa 42.3 66.6 56.1 42.3 35.7 38.2 % alcol usa 78.0 60.0 90.2 74.7 61.3 79.7 età media 20.1 35 28.3 22 25.7 29.5 reddito medio 303 1469 995 437 823 964 percezione media rischio 3.8 4 3.7 4 3.8 4.1

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Di Raimondo Maria Pavarin 2. I soggetti intervistati nel territorio

Come descritto nel capitolo precedente, 12811 soggetti sono stati intervistati nel territorio, l’87.8% sul totale. I dati considerati validi sono relativi a 12534 questionari: 45.7% femmine, 5.3% stranieri, età media 25 anni (età mediana 23 anni), reddito medio mensile di 728 euro (mediana 798), rischio medio uso droga 3.9 (mediana 4). Il 74.1% abita con la famiglia, il 16% con altri, il 9.3% da solo. Il 60.5% studia, il 46.6% lavora. Per quanto riguarda il titolo di studio, il 38.8% ha la licenza media, 40.8% ha il diploma di scuola media superiore, il 17.2% la laurea.

Tra gli studenti, il 50.4% frequenta le scuole superiori, il 41.4% l’università, il 2.7 la scuola media inferiore, il 2.2% altro. Tra chi la-vora, il 61.6% è dipendente, il 17.8% è un lavoratore autonomo, l’8.5% è un professionista, il 6.4% precario, lo 0.8% dirigente.

Il 43.5% usa sostanze ed ha un’età mediamente più bassa rispetto a chi ha smesso o non ha mai provato. L’1.8% ha iniziato l’uso di una qualsiasi sostanza illegale nell’ultimo anno (età media 18 anni).

Il 76.6% consuma alcol, ed i soggetti mediamente più anziani hanno smesso. L’1.8% ha iniziato l’uso di alcol nell’ultimo anno (età media 16 anni).

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Tabella 2: percezione del rischio e uso sostanze

Prevalenza Rischio medio Età Media Reddito medio Mai usato droga 40.5 3.9 25.2 613

Usato, ma poi smesso 16.0 3.8 27.8 1020 Consuma sostanze illegali 43.5 3.8 24.8 733

Mai usato alcol 18.6 4.2 24.3 586

Usato, ma poi smesso 4.8 3.8 28.4 1011 Consuma alcol 76.6 3.5 24.3 742

Alla domanda relativa al rischio collegato all’uso di «droga», do-

ve nell’item «quanto pensi sia pericoloso l’uso di droga?» era possi-bile scegliere tra 1 (poco) e 5 (molto), ha risposto il 93.5% dei sog-getti: il 7.4% attribuisce il punteggio 1, il 5.9% due, il 18.3% tre, il 23.8% quattro, il 38.1% cinque. Per il 61.8% il rischio è elevato (punteggio 4 o 5), il punteggio medio è di 3.9, lievemente più alto per le femmine (3.9) rispetto ai maschi (3.8), per gli stranieri (4.1) rispetto agli italiani (3.8) e tra chi lavora (3.9) rispetto a chi studia (3.8).

2.1 I danni attribuiti all’uso di droga Dall’analisi qualitativa sono stati classificati 58 tipi di danni, aggre-gati in tredici macro categorie. Le classificazioni sono riportate nell’appendice.

Per il 34.1% l’uso di droga provoca danni fisici generici, per il 23.6% disturbi psichici generici, per il 21.4% danni neurologici, per il 12.1% dipendenza psicologica, per il 10% dipende dalla sostanza, per il 9% danni alla sfera socio relazionale, per il 6.8% morte, per il 6.1% problemi generici, per il 5.7% dipendenza fisica, per il 3.6% disturbi di memoria, per il 2.3% deficit cognitivi, per il 2.1% pro-blemi economici, per il 2.1% alterazione della personalità, per il 2% perdita o alterazione del senso della realtà.

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Grafico 1: danni attribuiti all’uso di droga – raffronti per sesso

Come si può osservare dal grafico, non vi è una grossa differenza

in relazione al sesso. Per quanto riguarda l’età i soggetti più anziani temono maggiormente un danno alla condizione sociale ed alla sfera socio-relazionale, i più giovani danni neurologici, un rallentamento psicomotorio, danni agli altri e alterazione dell’umore.

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Grafico 2: danni attribuiti all’uso di droga – raffronti per età

Per quanto riguarda la percezione del rischio, i soggetti con mag-giore «prudenza» temono problemi generici, danni fisici specifici, danni alla condizione sociale (status), alterazione del comportamento e una possibile dipendenza. I soggetti con la più bassa percezione del rischio non sanno rispondere o ritengono che dipenda dalla sostanza utilizzata, o addirittura «nessun danno».

Chi non ha mai usato sostanze illegali ritiene che l’uso di droga provochi danni neurologici, danni fisici specifici e problemi generici; per chi ha smesso, l’uso di droga provoca disturbi psichici, danni fi-sici generici, danni alla sfera socio-relazionale, abuso e dipendenza, danni alla condizione sociale; per chi usa dipende dalla sostanza, al-terazione dell’umore e perdita del contatto con la realtà. Da rilevare che il 2% di chi non ha mai usato droghe non sa rispondere e che il 2.2% di chi usa ritiene che non provochi nessun danno.

Per quanto riguarda le tipologie d’uso, tra chi ha usato solo can-nabinoidi prevale il timore di danni neurologici, rallentamento psi-comotorio, danni fisici generici e specifici, danni agli altri e abuso o dipendenza; tra i poli consumatori (cannabis e altre sostanze) disturbi psichici, alterazione dell’umore, alterazione delle percezioni, danni alla sfera socio relazionale, ma dipende anche dalla sostanza e per il 2.6% «nessun danno»; tra chi ha usato altre sostanze illegali escluso i

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cannabinoidi troviamo il timore di danni alla condizione sociale, alte-razione del comportamento e problemi generici. Tabella 3: danni attribuiti all’uso di droga per tipologie d’uso

Danni aggregati mai smesso usa Solo

cannabis solo

drogacannabis+

droga

Danni neurologici 23.4 21.5 20.7 23.9 17.0 18.0 Rallentamento psicomotorio 3.7 4.8 4.4 5.0 3.5 4.4

Disturbi psichici 29.4 30.8 29.4 29.4 25.1 31.1 Alterazione dell'umore 3.1 4.5 4.9 3.7 3.0 6.2 Alterazione percezioni 3.2 4.0 4.3 3.9 3.3 4.7 Danni fisici generici 37.1 40.1 30.9 34.3 32.4 31.1 Danni fisici specifici 15.2 10.2 9.5 9.8 8.9 8.9

Danni alla sfera socio-relazionale 9.7 14.5 10.1 10.7 10.9 11.7 Danni alla condizione sociale/status 3.7 4.9 3.9 4.0 9.4 3.6

Danni agli altri 2.8 3.4 2.6 2.8 1.5 2.7 Alterazione del comportamento 3.7 4.4 3.3 3.6 4.8 3.3

Dipendenza e abuso 17.3 19.4 18.1 20.6 19.7 16.2 Dipende 3.1 7.8 17.4 12.8 11.1 18.8

Problemi generici 7.3 6.8 5.1 5.3 6.8 5.6 Nessun danno 0.2 0.6 2.2 1.1 2.3 2.6

Non sa rispondere 2.0 0.6 1.0 0.9 1.3 0.8 2.2. L’uso di sostanze psicoattive

Su un totale di 12534 soggetti intervistati nei vari luoghi, il 39.6% non ha mai usato una sostanza illegale, il 16.1% l’ha usata nel passa-to ma non nel corso dell’ultimo anno, il 44.2% ha avuto un uso re-cente (anno o mese). Complessivamente il 60.4% ha provato almeno una volta, l’1.8% ha avuto un inizio d’uso recente, il 3.6% negli ul-timi due anni. Il 77.7% usa alcol, il 4.8% ha smesso, il 17.3% non ha mai provato.

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Tabella 4: Sostanze illegali - tipologie d’uso

▼ Mai SmessoUso

RecenteAlmeno

una voltaPrimo uso

recente

Prevalenza 39.6 16.1 44.2 60.4 1.8 Età media 24.4 28.4 24.4 25.4 18 Reddito medio 582 1011 742 812 242 Rischio attribuito uso droga 4.3 3.8 3.5 3.6 3.5 Età primo uso 17.3 16.3 16.6 18 Durata uso 5.1 8.8 7.8

Da rilevare che la percezione del rischio attribuito all’uso di droga

è più elevata per chi non ha mai provato e per chi ha smesso, mentre è più bassa per i soggetti con uso e primo uso recente. I soggetti con primo uso recente hanno anche una minore disponibilità di reddito. I soggetti con uso recente hanno iniziato prima, mentre l’età media di chi ha avuto il primo uso entro un anno è attorno ai 18 anni. Per quanto riguarda la durata, chi ha avuto un uso recente consuma me-diamente droga da più tempo rispetto a chi ha smesso.

Per quanto riguarda le singole sostanze, il 49% ha usato almeno una volta nella vita marijuana, il 42.3% hashish, il 20.5% cocaina, il 12.9% popper, l’11.8% ecstasy, il 10.3% funghi allucinogeni, il 7.5% LSD, il 7.1% oppio, il 6.1% speed, il 4.9% ketamina, il 4.7% salvia divinorum, il 3.8% psicofarmaci, il 3.5% eroina, il 3.1% benzodiaze-pine, il 3% crack.

Per quanto riguarda il sesso, i maschi hanno una prevalenza life-time più elevata in tutte le singole sostanze escluso gli psicofarmaci, dove risulta più elevata tra le femmine.

Grafico 3: prevalenza uso sostanze nella vita per sesso - %

05

10152025303540455055

Mar

ijuan

aHa

shish

Coca

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Popp

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stasy

Fung

hi Lsd

Oppi

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MaschiFemmine

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Per quanto riguarda l’uso recente, il 34.5% ha usato nell’ultimo anno o mese marijuana, il 30.5% hashish, l’11.7% cocaina, 5.1% ecstasy, 3% oppio, 3% funghi allucinogeni, 2.9% popper, 2.4% ke-tamina, 2.3% speed, 2.1% LSD, 1.9% psicofarmaci, 1.4% benzodia-zepine, 1.4% crack. Le femmine rispetto ai maschi hanno una preva-lenza d’uso più elevata di psicofarmaci e benzodiazepine.

Per quanto riguarda il primo uso recente si segnalano marijuana (4.3%), hashish (3%), cocaina (2.6%), funghi allucinogeni (1.5%) ed ecstasy (1.5%). Per quanto riguarda il sesso, i maschi hanno una pre-valenza più elevata in tutte le sostanze, tranne che per la marijuana, dove la percentuale è maggiore tra le femmine. Da rilevare la preva-lenza più elevata di inizio recente d’uso di psicofarmaci tra i maschi.

2.3 Smettere

Per quanto riguarda i soggetti che hanno usato una sostanza al-meno una volta nella vita e che poi non hanno continuato l’uso nell’ultimo anno o mese, ha «smesso» l’87% di chi ha usato la salvia divinorum, 77.5% per il popper, 71.5% per l’LSD, il 70.8% per i funghi allucinogeni, il 66.1% per l’eroina, il 62.3% per lo speed, il 57.2% per l’oppio, il 56.6% per l’ecstasy, il 54.7% per il crack, il 52.7% per le benzodiazepine, il 51.1% per la ketamina, il 50.1% per gli psicofarmaci, il 42.9% per la cocaina, il 29.8% per la marijuana, il 28% per l’hashish.

I maschi hanno una prevalenza di uso cessato maggiore per keta-mina, benzodiazepine, psicofarmaci, LSD e speed; le femmine per tutte le altre sostanze. In particolare la differenza è maggiore per la cocaina (+13% rispetto ai maschi), l’eroina (+7.5%), la cannabis (+6%) e la salvia divinorum (+5.5%). Smettono ad un’età meno ele-vata i soggetti con uso di popper e salvia divinorum. Grafico 5: prevalenza uso cessato per sesso - %

30405060708090

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MaschiFemmine

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È stata indagata la probabilità di smettere l’uso di droga (in gene-

rale, per cocaina, eroina e cannabinoidi) con un’analisi multivariata utilizzando la regressione logistica. Sono stati considerati i soli valori di Odds Ratio statisticamente significativi al 95%. Smettere l’uso di una qualsiasi sostanza è più probabile man mano che aumentano età e percezione del rischio per durate d’uso inferiori ad un anno. Ad e-sempio, sembra sia più facile smettere l’uso di cocaina entro il primo anno di consumo, per soggetti con più di 20 anni ed un reddito infe-riore a 2000 euro mensili. Per l’eroina si restringe l’età (dopo i 24 anni e prima dei 35), non appaiono influenti reddito e percezione del rischio, e la durata d’uso è inferiore a 10 anni. L’abbandono dell’uso dei cannabinoidi è molto probabile nel primo anno di consumo e la probabilità aumenta in relazione al crescere di età, reddito e perce-zione del rischio.

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Tabella 5: Probabilità di smettere – Regressione logistica (*)

Droga Cocaina Eroina Hashish Marijuana O.R O.R O.R O.R O.R

femmine 1 1 1 1 1maschi 0.90 0.97 0.65 0.77 0.85

Età <17 1 1 1 1 1

17-19 5.83 2.44 0.09 4.30 5.35 20-24 37.41 10.92 0.17 22.29 36.61 25-29 127.63 30.03 8.74 119.72 175.06 30-34 396.96 71.40 8.06 458.53 750.20 35-39 397.18 82.54 2.37 749.73 876.77 >39 659.99 290.76 3.09 1136.99 1491.58

reddito <=500 1 1 1 1 1

501-1000 1.17 1.26 2.37 1.34 1.50 1001-1500 1.85 1.39 3.09 2.12 2.14 1501-2000 1.48 0.86 2.21 1.75 1.84

>2000 1.06 0.50 2.64 1.57 1.65Risk

1 1 1 1 1 12 0.56 1.37 3.19 0.43 0.48 3 0.94 1.60 0.67 0.76 0.744 1.39 1.73 2.44 1.56 1.265 2.21 2.70 1.18 1.85 1.88

Durata uso <=1 anno 1 1 1 1 12-3 anni 0.36 0.16 0.59 0.35 0.31 4-5 anni 0.13 0.46 0.95 0.11 0.11

6-10 anni 0.04 0.04 0.36 0.03 0.02 >10 anni 0.01 0.01 0.04 0.002 0.002

(*) I valori in grassetto sono statisticamente significativi al 95%

2.4 Età di primo uso e durata

L’età di primo uso è più bassa per alcol (15 anni), cannabinoidi

(16.2 anni) e popper (16.4 anni) e più elevata per psicofarmaci (22.5

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anni) e benzodiazepine (22.8 anni). L’età dei soggetti con uso recente segue lo stesso andamento, ma sembra leggermente più elevata per psicofarmaci, benzodiazepine e cannabinoidi. Da rilevare che per LSD, eroina, cocaina e ketamina i maschi iniziano l’uso mediamente dopo le femmine. Grafico 6: età primo uso per inizio

La durata d’uso è più elevata per l’alcol (10.5 anni), i cannabinoi-di (8 anni) e la cocaina (6 anni) e più bassa per sostanze di recente immissione sul mercato come salvia divinorum (1.8 anni), ketamina (2.7 anni) e popper (2.8 anni). Risulta inoltre più elevata per i maschi relativamente a tutte le sostanze, ma per ketamina, benzodiazepine e psicofarmaci è più elevata tra le femmine.

2.5 L’uso recente Possiamo tracciare il profilo dei soggetti che attualmente consu-

mano: 24 anni, reddito medio basso, percezione del rischio lievemen-te alta, età di primo uso di sostanze illegali attorno ai 16 anni, un uso che dura da circa 8 anni.

141516171819202122232425

Alco

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Età primo usoInizio recente

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Grafico 8: età soggetti con uso recente

Per quanto riguarda le singole sostanze si evidenziano differenze in relazione all’età, infatti i soggetti con uso di popper (21 anni), ke-tamina (22 anni), LSD (23 anni) e funghi allucinogeni (23 anni) sono mediamente più giovani, quelli con uso di benzodiazepine (31 anni), psicofarmaci (29 anni) e cocaina (26 anni) mediamente più anziani.

Le differenze emergono anche in relazione al reddito, dove i red-diti più elevati si trovano tra chi usa benzodiazepine (1200 euro), psicofarmaci (1100 euro) e cocaina (1100 euro) ed i più bassi, sotto i 600 euro, tra chi usa popper, LSD, ketamina e funghi allucinogeni. Grafico 9: reddito medio per sostanza di uso recente

20222426283032

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La percezione del rischio sembra più elevata tra chi usa sostanze legali come alcol, psicofarmaci e benzodiazepine e più bassa per i consumatori di oppio, LSD, cocaina, funghi allucinogeni ed ecstasy. Grafico 10: percezione media del rischio per sostanza

Si notano inoltre differenze in relazione alla durata del consumo, mediamente superiore ad 8 anni. Da rilevare come i soggetti con uso di cannabinoidi abbiano durate di consumo superiori alla media. 2.6 Modalità d’uso

Relativamente al consumo recente (anno/mese), è stata rilevata la modalità d’uso per ogni singola sostanza. Va specificato che un sog-getto poteva avere diverse modalità d’uso abituali. Tale dato è stato rapportato a sesso, nazionalità, età, reddito, percezione del rischio, età primo uso, durata uso, inizio uso.

Tra chi ha usato psicofarmaci di recente, una percentuale attorno all’1% usa la via venosa (mediamente più anziani e con uso da oltre due anni); tra chi ha consumato del popper la sostanza viene «sniffa-ta»; oltre il 90% ingerisce l’ecstasy e il 15% la sniffa (più le femmine ed i soggetti con uso da oltre due anni); l’87% fuma l’oppio ed il 23% lo «mangia» (mediamente più anziani); il 78% fuma la salvia divinorum (più giovani e con età di primo uso più bassa) e il 12% la ingerisce per via orale (soggetti con primo uso della sostanza da oltre un anno); l’89% ingerisce i funghi allucinogeni, ma il 5% li fuma; il

3

3,25

3,5

3,75

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79% sniffa la ketamina, il 12% la ingerisce, il 4% usa la via venosa (chi ha iniziato l’uso da più di un anno).

L’85% ingerisce l’LSD; l’82% sniffa lo speed, il 9% lo ingerisce (i più anziani); il crack viene fumato.

Il 94% fuma l’hashish e il 5% lo mangia assieme ad altri alimenti (soggetti più anziani e con durata del consumo più elevata); il 94% fuma la marijuana e il 5% la mangia (soggetti più anziani, età di pri-mo uso e durata più elevate).

Per quanto riguarda l’eroina, il 53% la fuma, il 34% la usa per via venosa, il 33% «sniffa». Mentre non vi sono particolari differenze in relazione a nazionalità e sesso, i soggetti con uso per via venosa sono più anziani, hanno iniziato prima l’uso ed hanno una durata media d’uso più elevata. Da rilevare inoltre che la percezione del rischio è più bassa per chi «fuma» e «sniffa», modalità d’uso diffuse tra i nuo-vi consumatori. Grafico 12: età media per tipologia uso eroina

Per quanto riguarda la cocaina, l’89% la sniffa il 28% la fuma e il 3% usa la via venosa. Mentre non vi sono particolari differenze in relazione a sesso, nazionalità e reddito, l’età di primo uso e l’età dei consumatori aumentano man mano che si passa da «sniffata» a fuma-ta a uso in vena. La durata media dell’uso ha invece un andamento inverso ed è più lunga per chi usa in vena.

05

1015202530

Durata

media u

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Endovena SniffataFumata

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Grafico 13: età media per tipologia uso cocaina

I soggetti con inizio d’uso recente sniffano (85%) o fumano (22%) e nessuno usa la via venosa, modalità che aumenta in relazio-ne al tempo trascorso dal primo uso. Va inoltre rilevato come la per-cezione del rischio sia più elevata per i soggetti che utilizzano la via venosa.

Possiamo sintetizzare le diverse tipologie di consumo delle varie sostanze utilizzando età, età di primo uso e durata dell’uso. Per quan-to riguarda l’uso in vena, mentre l’età media dei consumatori recenti è più elevata per chi ha usato psicofarmaci (anche se va considerato il numero esiguo), va rilevata la bassa età degli utilizzatori di keta-mina, attorno ai 20 anni.

Per quanto riguarda i soggetti che fumano le sostanze, si nota l’età più elevata per la cocaina (27 anni) e più bassa per lo speed (22 anni). Si rileva inoltre una durata d’uso di circa 10 anni per i consu-matori di hashish ed inferiore a 5 per la marijuana.

Per quanto riguarda i soggetti che «sniffano», si nota ancora una volta l’età più elevata per la cocaina (26 anni) e più bassa per il pop-per (21 anni), sostanza per la quale il primo uso inizia verso i 17 an-ni.

048

121620242832

Durata

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so

Endovena Fumata Sniffata

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Di Raimondo Maria Pavarin 3. I problemi nell’ultimo anno

A tutti i soggetti, indipendentemente dall’uso di sostanze psicoat-tive, è stato chiesto, dentro una lista pre-definita, quali problemi ave-vano avuto nel corso dell’ultimo anno. Un soggetto su quattro ha a-vuto problemi con il/la partner, disturbi d’ansia e problemi con la famiglia; uno su cinque disturbi del sonno, depressione, problemi con gli amici, problemi economici; dal 10% al 15% problemi con la scuola, disturbi di memoria, problemi col lavoro, paranoia. Grafico 17: prevalenza problemi ultimo anno - %

Per facilitare l’analisi dei dati, i problemi sono stati distinti in cinque categorie: sfera relazionale, mondo sociale, complicanze sani-

8101214161820222426

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tarie, consumo problematico e disagio psichico. Per valutare la rela-zione con l’uso recente di sostanze e di comportamenti pericolosi e la positività al test C.A.G.E., per ogni singolo problema è stata effettua-ta una analisi multivariata utilizzando la regressione logistica. Sono stati calcolati gli Odds Ratio ed i rispettivi intervalli di confidenza. Come confondenti sono state utilizzate le seguenti variabili: sesso, età, nazionalità, condizione professionale, reddito e percezione del rischio. Per quanto riguarda i problemi alla sfera relazionale, il 26% ha avuto problemi con gli amici, il 23% con la famiglia, il 18% con gli amici, l’8% isolamento dagli altri. Le femmine rispetto ai maschi hanno più problemi col partner e gli amici e soffrono maggiormente di isolamento dagli altri. Per quanto riguarda l’uso delle sostanze il-legali, chi usa ha maggiori problemi rispetto a chi ha smesso ed a chi non ha mai usato. Per quanto riguarda la tipologia d’uso, si eviden-ziano i policonsumatori. Tabella 6: Problemi ultimo anno – Sfera relazionale – regressione logistica

Odds ratio Problemi Problemi Problemi Isolamento Consumo recente Alcol 1.66 ** 1.95 ** 1.58 ** 1.16 Consumo recente Eroina 2.92 ** 1.73 * 2.06 3.56 **

Consumo recente Benzodiazepine 1.71 * 1.63 * 1.09 2.49 ** Consumo recente Cocaina 1.54 ** 1.26 * 1.44 ** 1.39 * Consumo recente Crack 0.99 0.88 1.18 1.65 Consumo recente Speed 0.87 1.1 1.05 1.18

Consumo recente Hashish 1.44 ** 1.39 1.42 ** 1.28 Consumo recente marjuana 1.29 * 1.21 0.97 1.11

Consumo recente Lsd 1.15 0.95 0.82 0.9 Consumo recente Ketamina 1.15 0.88 1.19 0.58

Consumo recente Funghi 0.96 0.8 0.7 1.17 Consumo recente Salvia 0.85 1.29 0.91 1.33 Consumo recente Oppio 0.92 0.85 1 1.17

Consumo recente Ecstasy 0.78 1.13 0.84 0.84 Consumo recente Popper 1.11 1.19 1.16 1.1

Consumo recente Psicofarmaci 2.61** 2.22 ** 1.99 ** 2.1 ** Alcol più guida 1 1.22 * 1.11 0.88 Droga più guida 1.04 1 1.12 1.34

Positivo test Cage 2.13** 1.73 ** 3.10** 3.08 ** * statisticamente significativo al 95% ** statisticamente significativo al 99%

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Nell’analisi multivariata, in tutti i profili troviamo i soggetti po-stivi al test C.A.G.E. (almeno 3 risposte positive) e con uso recente di psicofarmaci. Per i problemi con i familiari si evidenzia la mag-giore probabilità statisticamente significativa per chi ha avuto un consumo recente di alcol, eroina, benzodiazepine, cocaina, hashish e marijuana; problemi col/la partner per soggetti con uso recente di al-col, eroina, benzodiazepine e cocaina; problemi con gli amici per un consumo recente di alcol, cocaina e hashish; isolamento dagli altri per eroina, benzodiazepine e cocaina. Tabella 7: Problemi ultimo anno – Mondo sociale – regressione logistica

Odds ratio

Problemi conla giustizia

Problemi conla scuola

Problemi conil lavoro

Problemi economici

Consumo recente Alcol 1.76 * 1.82 ** 1.3 * 1.40 ** Consumo recente Eroina 3.51 ** 1.07 3.07 ** 2.36 **

Consumo recente Benzodiazepine 0.95 1.97 * 1.80 * 1.59 * Consumo recente Cocaina 2.41 ** 1.24 1.37 * 1.63 ** Consumo recente Crack 1.19 1 0.87 1.77 * Consumo recente Speed 1.24 0.94 0.74 0.92

Consumo recente Hashish 2.45 ** 1.64 ** 1.15 1.47 ** Consumo recente Marijuana 1.34 1.17 1.05 1.19

Consumo recente Lsd 0.64 0.72 0.81 1.23 Consumo recente Ketamina 1.31 1.81 * 1.39 1.12

Consumo recente Funghi 1.24 0.94 1.17 1.16 Consumo recente Salvia 1.28 1.18 0.79 0.69 Consumo recente Oppio 1.01 0.84 0.97 0.89

Consumo recente Ecstasy 0.9 0.94 0.9 0.85 Consumo recente Popper 0.78 1.11 0.79 1.69

Consumo recente Psicofarmaci 1.81 * 1.87 * 1.44 1.59 * Alcol più guida 0.93 1.1 0.99 0.96 Droga più guida 1.43 * 1.21 1.07 1.18

Positivo test Cage 1.99 ** 1.61 ** 2.14 ** 1.66 ** * statisticamente significativo al 95% ** statisticamente significativo al 99%

Per quanto riguarda il «mondo sociale», il 17% ha avuto problemi economici, il 15% con la scuola, il 12% con il lavoro, il 5% con la

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giustizia. I maschi hanno una prevalenza più elevata rispetto alle femmine. Per quanto riguarda l’uso delle sostanze illegali, chi usa ha maggiori problemi con la giustizia ed economici, chi ha smesso ha problemi con la scuola e col lavoro. Per quanto riguarda la tipologia d’uso, si evidenziano i policonsumatori, ma va rilevato che i proble-mi con la scuola sono molto frequenti anche tra i consumatori di soli cannabinoidi. Per quanto riguarda l’analisi multivariata, si rileva co-me consumo recente di alcol e positività al test CAGE siano presenti in tutti i profili. Per quanto riguarda i problemi con la giustizia si e-videnziano i soggetti con consumo recente di eroina, cocaina, ha-shish e psicofarmaci; i problemi con la scuola sono più probabili per i consumatori di benzodiazepine, hashish, ketamina e psicofarmaci; i problemi col lavoro per consumatori di eroina, benzodiazepine e co-caina; i problemi problemi economici per consumatori di eroina, benzodiazepine, cocaina, hashish e psicofarmaci.

Per quanto riguarda le complicanze sanitarie, il 7% ha avuto un incidente stradale, il 7% ricoveri ospedalieri, il 2% problemi cardiaci, il 2% trattamenti con psicofarmaci. I maschi hanno percentuali più elevata rispetto alle femmine, tranne per i trattamenti con psicofar-maci, dove i rispettivi valori sono simili. Chi usa sostanze illegali, rispetto a chi ha smesso o non ha mai provato, ha maggiori problemi. Per quanto riguarda la tipologia d’uso, relativamente a ricoveri ospe-dalieri e incidenti stradali si evidenziano i policonsumatori, per pro-blemi cardiaci e trattamenti con psicofarmaci i consumatori di so-stanze illegali esclusi i cannabinoidi.

Per quanto riguarda l’analisi multivariata, da tutti i profili emerge l’uso recente di benzodiazepine e la positività al test C.A.G.E. Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri si notano i soggetti con consu-mo recente di alcol, popper e psicofarmaci; i problemi cardiaci sono più probabili in relazione all’uso di eroina, cocaina e psicofarmaci; i trattamenti con psicofarmaci per benzodiazepine, cocaina e speed; gli incidenti stradali sono associati ad un uso di eroina, cocaina ed oppio e sono più probabili per soggetti con comportamenti pericolosi re-centi come guidare dopo aver bevuto alcolici o aver usato stupefa-centi.

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Tabella 8: Problemi ultimo anno – Complicanze sanitarie – regressione logistica

Odds ratio

Ricoveri Ospedalieri

Problemi Cardiaci

Trattamento conPsicofarmaci

Incidenti stradali

Consumo recente Alcol 1.38 * 0.98 1.68 * 1.68 ** Consumo recente Eroina 1.16 9.13 ** 1.41 2.38 *

Consumo recente Benzodiazepine 3 ** 32.26 ** 2.96 ** 1.58 Consumo recente Cocaina 1.28 3.10 ** 2.77 ** 1.3 * Consumo recente Crack 1.5 1.71 1.82 1.23 Consumo recente Speed 0.87 0.05 2.98 * 0.98

Consumo recente Hashish 1.2 0.76 0.72 1.14 Consumo recente marjuana 0.95 0.66 0.87 1.05

Consumo recente Lsd 1.31 0.15 0.73 0.95 Consumo recente Ketamina 0.8 0.5 0.52 0.67

Consumo recente Funghi 0.87 1.15 0.66 1.08 Consumo recente Salvia 0.84 3.59 0.59 0.94 Consumo recente Oppio 1.18 0.71 1.01 1.56 *

Consumo recente Ecstasy 0.68 0.2 1.15 0.79 Consumo recente Popper 1.57 * 0.64 1.25 1.41

Consumo recente Psicofarmaci 2.97 ** 259.79 ** 2.07 1.3 Alcol più guida 1.35 * 0.6 0.89 1.60 ** Droga più guida 0.83 1.48 1.66 * 1.38 *

Positivo test Cage 1.71 ** 3.48 ** 1.64 * 1.56 ** *statisticamente significativo al 95% ** statisticamente significativo al 99%

Per quanto riguarda il consumo problematico, il 9% ritiene di aver usato sostanze in un «momento non adatto», il 7% ha perso il con-trollo della sostanza, il 4% ha dipendenza da droghe, il 2% dipen-denza da alcol, l’1% si è sottoposto a disintossicazioni, lo 0.3% ha avuto un’overdose. La prevalenza è più elevata per i maschi, per chi usava al momento dell’intervista e per i poliassuntori. L’età media dei soggetti con una overdose è tra i 26 ed i 27 anni.

Per quanto riguarda l’analisi multivariata, in tutti i profili si evi-denzia l’uso di eroina e cocaina, mentre il consumo di benzodiazepi-ne non è statisticamente significativo solo relativamente al consumo in un momento non adatto.

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Per quanto riguarda i soggetti che ritengono di aver perso il controllo dell’uso della sostanza, troviamo l’uso di alcol, crack, cannabinoidi, Psicofarmaci ed i positivi al test C.A.G.E.; consumo in un momento non adatto: alcol, cannabinoidi, popper, psicofarmaci e positivi al test C.A.G.E.; overdose: alcol e popper; dipendenza da droga: crack, cannabinoidi e psicofarmaci; dipendenza da alcol: alcol e popper; di-sintossicazioni: psicofarmaci e positivi al test C.A.G.E. Da rilevare inoltre che il consumo in un momento non adatto ha una forte rela-zione con recenti episodi di uso di sostanze prima di guidare e la perdita del controllo della sostanza con uso di alcol e successiva gui-da di autoveicoli.

Per quanto riguarda il disagio psichico, il 25% ha avuto problemi d’ansia, il 21% disturbi del sonno, il 20% depressione, il 14% distur-bi di memoria, il 10% paranoia, il 9% disturbi fisici e psicosomatici, l’8% attacchi di panico, il 3% sentimenti di persecuzione, il 2% allu-cinazioni. Mentre per i problemi psichiatrici le prevalenze in relazio-ne al sesso sono stanzialmente simili, le femmine soffrono maggior-mente di attacchi di panico, paranoia, disturbi del sonno, disturbi fi-sici e psicosomatici, depressione ed ansia; i maschi di sentimenti di persecuzione, disturbi di memoria e allucinazioni. Tutti questi pro-blemi sono più frequenti tra chi usa le sostanze rispetto a chi ha smesso ed a chi non ha mai provato.

Eccetto ansia e problemi psichiatrici, dove la prevalenza è mag-giore tra chi ha usato sostanze stupefacenti ma non cannabinoidi, per gli altri tipi di problemi troviamo le percentuali maggiori tra i polias-suntori. Mentre l’uso di droga o alcol prima della guida sembra mol-to diffuso, da tutti i profili a rischio emergono i soggetti positivi al test C.A.G.E. e con uso di psicofarmaci; per i problemi psichiatrici si evidenziano i soggetti con uso di benzodiazepine; attacchi di panico: alcol, eroina, benzodiazepine e cocaina; paranoia: alcol, eroina, co-caina, marijuana, ketamina e oppio; sentimenti di persecuzione: ben-zodiazepine e marijuana; problemi alla memoria: alcol, cocaina, crack, cannabinoidi, ecstasy e popper; disturbi del sonno: alcol, eroi-na, benzodiazepine, cocaina, crack e hashish; disturbi fisici e psico-somatici: alcol, eroina, benzodiazepine, cocaina e popper; allucina-zioni: marijuana e lsd; ansia: alcol, benzodiazepine, cocaina, oppio ed ecstasy; depressione e sbalzi di umore: alcol, eroina, benzodiaze-pine, cocaina, marijuana e oppio.

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Tabella 9: Problemi ultimo anno – Consumo problematico – regressione logistica Odds ratio Consumo Perdere Overdose Dipendenza Dipendenza Disintos.

Consumo recente alcool 2.21 ** 2.97 ** 1.18 3.41 * 0.99 0.89 Consumo recente eroina 2.81 ** 4.22 ** 5.95 * 3.92 ** 8.85 ** 15.21 **

Consumo recente benzodiazepine 1.53 2.39 ** 27.62 ** 3.09 * 2.93 ** 3.22 * Consumo recente cocaina 2.29 ** 1.93 ** 4.91 * 1.99 * 3.07 ** 3.08 ** Consumo recente crack 1.03 1.96 * 0.38 1.12 3.54 ** 3.76 ** Consumo recente speed 1.03 1.5 2.49 0.54 0.79 0.61

Consumo recente hashish 2.27 ** 1.65 ** 5.18 1.64 4.43 ** 1.81 Consumo recente marjuana 2.28 ** 1.37 * 0.26 1.37 1.85 * 0.94

Consumo recente lsd 1.4 0.86 0.39 1.5 1.47 1.76 Consumo recente ketamina 1.04 0.94 1.36 0.85 0.97 0.83

Consumo recente funghi 0.88 0.89 2.17 1.33 1.27 0.94 Consumo recente salvia 1.57 1.38 1.02 0.4 0.96 0.67 Consumo recente oppio 0.98 0.81 0.28 1.11 1.14 1.31

Consumo recente ecstasy 0.97 1.26 4.31 * 1.2 1.17 0.68 Consumo recente popper 1.39 * 1.24 0.89 2.54 * 1.18 0.95

Consumo recente psicofarmaci 1.85 * 1.65 * 0.32 1.33 2.24 * 3.63 ** Alcool più guida 1.08 1.60 ** 1.01 0.6 0.75 0.63 Droga più guida 1.73 ** 1.01 0.96 14.45 ** 2.01 1.6 Positivo test cage 3.77 ** 5.09 ** 1.39 1.68 5.06 **

*statisticamente significativo al 95% ** statisticamente significativo al 99%

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Tabella 10: Problemi ultimo anno – Disagio psichico – regressione logistica

Odds ratio

Problemi Psichiatr.

Attacchi di panico

Paranoia

Sentimenti Persecuz.

Memoria

Sonno

Fisici Psicosom.

Allucinazioni

Depressione sbalzi umore

Ansia

Alcol 0.96 1.67 ** 1.48 * 1.28 1.36 * 1.72 ** 1.53 ** 1.13 1.61 ** 1.74 ** Eroina 1.53 1.91 * 2.29 ** 1.94 1.15 2.36 ** 2.65 ** 1.43 5.65 ** 1.02 Benzodiazepine 3.97 ** 4.35 ** 1.27 2.10 * 1.48 3.19 ** 2.05 ** 1.99 3.71 ** 3.98 ** Cocaina 1.51 1.71 ** 2.09 ** 1.31 1.70 ** 1.65 ** 1.34 * 1.4 1.89 ** 1.57 ** Crack 1.33 1.5 1.54 1.31 1.85 * 1.63 * 1.42 0.94 1.22 1.27 Speed 0.66 1.44 1.13 1.41 1.1 1.06 1.37 1.37 1.17 0.98 Hashish 1.38 0.96 1.37 * 1.41 2.11 ** 1.34 * 1.19 1.29 1.19 1 Marijuana 1.07 1.07 1.73 ** 1.73 * 1.46 ** 1.04 1.2 2.98 ** 1.33 * 1.16 LSD 0.71 0.63 0.97 1.09 1.21 1.23 1.22 2.81 ** 1.28 0.88 Ketamina 3.4 0.64 1.48 * 1.19 0.95 0.94 1.2 1.35 0.69 0.9 Salvia divinorum 0 1.64 1.28 1.25 1.21 1.89 * 1.57 1.22 1.05 1.35 Oppio 1.76 1.31 1.42 * 1.42 1.18 1.3 1.15 1.1 1.46 * 1.44 * Ecstasy 0.29 0.911 1.02 0.68 1.48 * 0.93 0.76 1.75 0.98 1.32 * Popper 0.93 1.28 1.2 1.36 1.36 * 1.06 1.49 * 0.99 1.13 0.89 Psicofarmaci 15.27 ** 6.70 ** 2.98 ** 3.13 ** 1.85 * 2.93 ** 3.24 ** 4.30 ** 5.57 ** 3.31 ** Alcol più guida 0.85 0.86 1.14 0.96 1.15 1.45 ** 1.25 * 1.01 1.25 * 1.17 * Droga più guida 1.24 1.75 ** 1.28 * 1.19 1.24 * 0.92 1.06 1.41 1.28 * 1.03 Positivo test Cage 4.27 ** 2.20 ** 2.89 ** 3.60 ** 2.08 ** 1.88 ** 2.06 ** 2.48 ** 2.98 ** 2.22 *

*statisticamente significativo al 95% ** statisticamente significativo al 99%

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Di Raimondo Maria Pavarin 4. I comportamenti pericolosi

Lo studio indaga anche tutta una serie di comportamenti pericolo-si collegati all’uso sostanze psicoattive: il 42.4% ha guidato almeno una volta dopo aver usato alcolici (il 34% di recente), il 37.6% ha usato almeno una volta nel corso della stessa serata alcol e stupefa-centi (27.5% di recente), il 23.2% ha guidato almeno una volta dopo aver usato stupefacenti (16.7% di recente), il 20.4% ha usato almeno una volta diversi tipi di sostanze stupefacenti nel corso della stessa serata (13.3% di recente), il 20.3% ha guidato almeno una volta dopo aver usato sia alcol che stupefacenti (il 14.3% di recente).

Grafico 17: prevalenza comportamenti pericolosi

Nell’appendice vengono riportate alcune tabelle che descrivono le caratteristiche dei soggetti in relazione a comportamenti pericolosi

1015202530354045

Alco

l + S

tup.

+ Gu

ida

Mix

Stu

pefa

cent

i

Stup

efac

enti

+ Gu

ida

Alco

l + S

tupe

face

nti

Alco

l + G

uida

Nella vitaRecente

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almeno una volta nella vita e di recente. Tali comportamenti risulta-no più diffusi tra i maschi, gli italiani, tra chi lavora rispetto a chi studia, in aumento sino ai 35 anni di età per poi calare. La prevalenza aumenta man mano che si passa da soggetti che non hanno mai usato droghe, a chi ha smesso, a chi consuma attualmente e risulta più ele-vata per i poliassuntori. Tabella 11 – Regressione logistica – Odds Ratio

* Statisticamente significativo al 95% **Statisticamente significativo al 99%

Recente anno/mese Mix

droga Alcol + droga

Alcol + guida

Droga + guida

Alcol + droga +guida

Maschi 1.21 * 0.95 1.74 ** 1.49 ** 1.0

<17 1 1 1 1 1

17-19 0.99 1.55 * 4.26 ** 0.98 1.14 20-24 1.05 1.49 * 15.67 ** 1.61 1.61

25-29 0.84 1.55 * 17.89 ** 1.68 1.61 30-34 0.8 1.37 18.59 ** 1.78 1.76

35-39 0.93 1.74 * 14.67 ** 2.04 * 2.22 >39 0.6 1.2 14.48 ** 2.06 * 1.39

Lavoro 1.13 1 1.54 ** 1.11 1 Consumo recente Alcol 0.41 16.24 ** 31.64 ** 0.16 1.55

Consumo recente Eroina 4.50 ** 0.79 0.61 0.92 1.31 Consumo recente Benzodiazepine 1.92 * 0.92 0.95 0.83 1.4

Consumo recente Cocaina 4.79 ** 3.12 ** 0.57 2.47 ** 1.81 ** Consumo recente canne 4.04 ** 23.94 ** 0.61 8.30 ** 2.20 **

Consumo recente Ketamina 2.09 * 0.83 1.12 0.76 1.13 Consumo recente Funghi 1.98 ** 0.67 0.84 0.86 1.5

Consumo recente Salvia 1.33 1.73 1.57 0.61 1.38 Consumo recente Oppio 1.86 ** 0.97 0.65 1.96 * 0.93

Consumo recente Ecstasy 2.55 ** 1.81 ** 0.96 0.62 0.79 Consumo recente Popper 1.86 ** 1.56 ** 1.87 ** 1.24 0.87

Consumo recente Psicofarmaci 2.49 ** 0.83 1.07 2.02 * 0.61 Positivo test Cage 1.16 1.53 * 1.2 1.16 1.28

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Per costruire il profilo a maggior rischio relativamente a ciascun comportamento, è stata effettuata una analisi multivariata utilizzando la regressione logistica. Sono stati calcolati gli Odds Ratio ed i ri-spettivi intervalli di confidenza. Sono state utilizzate le seguenti va-riabili: sesso, età, nazionalità, condizione professionale, percezione del rischio, consumo recente di sostanze psicoattive, comportamenti pericolosi.

Da rilevare che, mentre nazionalità e percezione del rischio non sono statisticamente significativi e non sembrano condizionare tali comportamenti, da tutti i profili emergono i soggetti con uso recente di alcol, cannabis e cocaina.

Per quanto riguarda il mix di stupefacenti, si evidenziano i ma-schi, i soggetti con consumo recente di eroina, benzodiazepine, co-caina, cannabis, ketamina, funghi allucinogeni, oppio, ecstasy, pop-per e psicofarmaci.

L’uso di alcol e droga nel corso della stessa serata sembra più probabile tra i soggetti con meno di 40 anni con consumo recente di alcol, cocaina, cannabis, ecstasy, popper e positivi al test C.A.G.E.

Guidare dopo aver bevuto alcolici sembra più probabile per ma-schi con più di 17 anni (soprattutto tra 25 e 35 anni), con lavoro re-golare e consumo recente di alcol e popper.

Guidare dopo aver usato stupefacenti riguarda i maschi con più di 35 anni ed uso recente di cocaina, cannabis, oppio e psicofarmaci.

La combinazione di alcol e stupefacenti prima della guida riguar-da soggetti con uso recente di cannabis e cocaina. Tabella 12 – Relazione tra comportamenti pericolosi. Odds Ratio

* Statisticamente significativo al 95% **Statisticamente significativo al 99%

Recente anno/mese

Mix Droga

Alcol + droga

Alcol + guida

Droga + guida

Alcol + droga + guida

Mix droga 8.88 ** 0.83 1.70 ** 1.61 **

Alcol +droga 10.63** 1.12 2.84 ** 6.39 **

Alcol + guida 0.81 1.20 * 4.64 ** 18.80 ** Droga + guida 1.94** 2.66 ** 4.73 ** 47.26 **

Alcol+droga+guida 1.36* 7.40 ** 25.12 ** 50.81 **

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Sempre con l’analisi multivariata, è stata inoltre studiata la rela-zione tra i vari tipi di comportamenti nel corso dell’ultimo anno. Sembra infatti molto probabile l’adozione multipla di comportamenti pericolosi. I soggetti con mix di droghe hanno una probabilità elevata uso congiunto di alcol e droga, di guidare dopo aver usato stupefa-centi e dopo aver usato alcol e stupefacenti; l’uso di alcol e droga nel corso della stessa serata, guidare dopo aver bevuto alcolici, guidare dopo aver usato stupefacenti e alcol unitamente a stupefacenti risul-tano correlati a tutti gli altri comportamenti pericolosi. 4.1Gli stili del bere pericolosi

Lo studio indaga anche gli stili del bere pericolosi. Come misura di rischio è stato utilizzato il test C.A.G.E.: il 19.1% ha sentito la ne-cessità di ridurre il bere, il 13.9% ha provato disagio o senso di colpa per il proprio modo di bere, il 12.4% è stato infastidito da critiche sul modo di bere, l’8.3% ha bevuto almeno una volta alcolici appena al-zato. Il 15% è positivo ad almeno due risposte, il 6.1% a tre.

Le risposte positive al test risultano più diffuse tra i maschi, gli stranieri e tra chi lavora, ma si notano valori superiori per le femmine relativamente a provare disagio o senso di colpa per il modo di bere e per gli italiani relativamente ad essere stati infastiditi da critiche per il modo di bere. La differenza italiani/stranieri diminuisce man mano che aumenta il numero di risposte positive al test.

La prevalenza aumenta man mano che si passa da soggetti che non hanno mai usato droghe, a chi ha smesso, a chi consuma attual-mente e risulta più elevata per i poliassuntori. La positività al test aumenta sino ai 30 anni di età per poi calare.

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Grafico 18: Test C.A.G.E. – età, raffronti - %

Mentre l’età media risulta più elevata man mano che aumenta il numero di risposte positive al test, le femmine sono più giovani ri-spetto ai maschi.

Grafico 19: test C.A.G.E. – età media

Per quanto riguarda la durata dell’uso di alcol, i soggetti con sensi di colpa per il modo di bere e che ritengono di dover ridurre la quan-tità, bevono mediamente alcolici da meno tempo. La durata incide anche sul numero di risposte positive al test.

02468

101214161820

2 positive3 positive

2424,5

2525,5

2626,5

2727,5

28

Bevuto

appena

alzat

o

Senso d

i colpa

2 posi

tive

Ridurre

Critiche

3 posi

tive

Età Media Femmine Età Media Maschi

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Grafico 20: test C.A.G.E. durata media uso alcol

Per costruire il profilo a rischio relativamente alla positività a due ed a tre risposte del test e ad ogni singolo item, è stata effettuata una analisi multivariata utilizzando la regressione logistica. Sono stati calcolati gli Odds Ratio ed i rispettivi intervalli di confidenza. Sono state utilizzate le seguenti variabili: sesso, età, nazionalità, condizio-ne professionale, percezione del rischio, consumo recente di sostanze psicoattive, comportamenti pericolosi.

11

11,5

12

12,5

13

Senso d

i colpa

Ridurre

2 posi

tive

Bevuto

appena

alzat

o

Critiche

3 posi

tive

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Tabella 13– Test CAGE – analisi multivariata – Odds Ratio

Odds Ratio

3 pos. Cage

2 pos. Cage

Ridurre

Critiche

Disagio

Bevuto/ Alzato

Maschio 1.02 1.01 1.05 1.01 0.76 1.85 ** <17 1 1 1 1 1 1

17-19 1.77 * 1.59 ** 1.74 ** 1.69 ** 1.52 ** 1.16 20-24 1.80 * 1.72 ** 2 ** 1.58 ** 1.39 * 1.28 25-29 2.40 ** 2.02 ** 2.20 ** 1.81 ** 1.88 ** 1.06 30-34 2.51 ** 2.08 ** 2.05 ** 2.09 ** 1.87 ** 1.18 35-39 2.46 ** 2.2 ** 2 ** 2.25 ** 1.96 ** 0.84 >39 2.54 ** 2.19 ** 2.08 ** 2.66 ** 1.46* 1.88 *

Straniero 1.61 * 1.84 ** 1.52 ** 1.26 1.82 ** 1.67 ** Studia 1.12 1.21 * 1.02 1.16 1.20 * 0.99 Lavoro 1.14 1.18 * 1.19 * 0.99 1.1 1

Consumo recente Alcol 1.73 ** 2.59 ** 3.22 ** 2.89 ** 3.15 ** 2.49 ** Consumo recente Cocaina 1.63 ** 1.38 ** 1.41 ** 1.54 ** 1.19 1.22 Consumo recente Speed 1.79 ** 1.49 * 1.33 1.03 1.39 2.03 **

Consumo recente Cannabis 1.89 ** 1.67 ** 1.54 ** 1.38 ** 1.24 * 1.96 ** Consumo recente Popper 1.18 1.31 * 1 1.48 * 1.05 1.16

Consumo recente Psicofarmaci 1.72 * 2.18 ** 1.62 ** 2.05 ** 1.4 1.75 * mix droga consumo recente 1.11 1 1.1 1.04 0.91 1.39 **

Alcol e droga consumo recente 1.40 * 1.64 ** 1.54 ** 1.59 ** 1.58 ** 1.48 ** Alcol più guida consumo recente 1.15 1.33 ** 1.28 ** 1.39 ** 1.61 ** 1.1

incidenti stradali 1.68 ** 1.49 ** 1.32 ** 1.59 ** 1.34 ** 1.73 ** * Statisticamente significativo al 95% ** Statisticamente significativo al 99%

Da rilevare che, mentre la percezione del rischio attribuito all’uso di droga non è statisticamente significativa e non sembra condiziona-re tali comportamenti, da tutti i profili emergono i soggetti che usano alcol unitamente a stupefacenti e con uso recente di alcol e cannabis. Si nota inoltre una relazione con incidenti stradali nel corso dell’ultimo anno. Qui di seguito una sintesi dei diversi profili.

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Ridurre: la probabilità aumenta con l’età, è più elevata per gli stranieri e per chi lavora. Si nota una associazione con uso recente di cocaina, psicofarmaci e guidare dopo aver bevuto alcolici.

Critiche: la probabilità aumenta con l’età, è più elevata per gli stranieri e per chi lavora. Si nota una associazione con uso recente di cocaina, popper, psicofarmaci, e guidare dopo aver bevuto alcolici.

Disagio: la probabilità aumenta sino a 39 anni per poi calare, è più elevata per stranieri e studenti. Si nota una associazione con gui-da recente dopo aver bevuto alcolici.

Bevuto appena alzato: non si nota un effetto dell’età se non dopo i 39 anni e si nota una associazione con uso recente di speed, psico-farmaci e mix di stupefacenti.

Positivi ad almeno due risposte del test: la probabilità aumenta con l’età e risulta più elevata dopo i 39 anni, per gli stranieri e per chi lavora. Si nota una associazione con consumo recente di cocaina, speed, popper e psicofarmaci e guidare dopo aver bevuto alcolici.

Positivi ad almeno tre risposte del test: la probabilità aumenta con l’età e risulta più elevata dopo i 39 anni e per gli stranieri. Si nota una associazione con consumo recente di cocaina, speed e psicofar-maci.

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Di Raimondo Maria Pavarin 5. I significati attribuiti all’uso delle sostanze psicoattive

A tutti gli intervistati che avevano consumato cocaina almeno una

volta nella vita ed a chi aveva utilizzato una qualsiasi altra sostanza nel corso dell’ultimo anno è stato chiesto di specificare, in modo sin-tetico, le motivazioni collegate a tale uso. Questo in modo distinto per ciascuna sostanza. Le varie motivazioni sono state riportate inte-gralmente su un database e sulla base dell’etichetta è stato costruito un nomenclatore che conteneva tutte le possibili classificazioni. 5.1 Alcol

Per quanto riguarda l’alcol, un soggetto su tre di recente lo ha u-

sato per stare con gli amici o in compagnia, il 17% per il piacere che provoca, il 14% lo associa al divertimento, l’8% per il gusto o per il sapore, il 7% come alimento ai pasti, il 4% per essere più disinibito, il 4% per migliorare la socializzazione, il 3% per relax, il 3% quando è in discoteca, il 2% per abitudine, il 2% per provare, il 2% per «al-legria».

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58

Tabella 14: significati aggregati alcol – raffronti

alcol % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

Socialità 30.9 32.6 29.7 30.9 31.6 23.86 674 4 15.11 9.68 divertimento 18.3 18.8 17.9 18.0 24.4 22.38 587 3.88 15.05 8.26 per piacere 17.5 16.5 18.3 17.8 14.5 26.08 839 3.89 14.88 12.05 per il gusto 8.4 8.7 8.2 8.7 4.5 25.1 806 3.95 14.56 11.42 alimentazione 6.7 6.6 6.7 6.7 6.1 30.58 1068 4.06 15.56 15.85 disinibizione 4.0 4.2 3.9 4.1 2.4 24.27 737 3.76 15.22 9.95

Per quanto riguarda i significati aggregati, le femmine usano

maggiormente per socialità, divertimento e per il gusto; i maschi per il piacere, alimentazione, relax, curiosità, cercare sensazioni, ma an-che perché lo considerano «normale»; gli stranieri rispetto agli italia-ni maggiormente per socialità, divertimento, relax e curiosità. I più giovani, con reddito ed età di primo uso più bassi, per curiosità e di-vertimento; i più anziani, con reddito ed età di primo uso più elevati per alimentazione e relax. Chi ha la più bassa percezione del rischio consuma per disinibizione e per cercare determinate sensazioni; chi ha la più alta percezione del rischio per curiosità e alimentazione. Chi usa alcol da meno tempo lo fa per curiosità, chi da più tempo per alimentazione. 5.2 Eroina

Per quanto riguarda l’eroina, il 12% ha ammesso di averla utiliz-zata per provare, il 10% per alleviare la depressione, il 9% per di-pendenza, l’8% per curiosità, l’8% per «stare bene», il 7% per disini-birsi, il 7% per «sballare», il 7% per non pensare, il 5% per relax, il 3% per stare in compagnia o per divertimento o per alleviare l’ansia, il 2% per contrastare l’effetto di altre droghe. Da rilevare che il 2% l’aveva usata «per sbaglio».

Le femmine la utilizzano maggiormente per curiosità, auto cura, per cercare «sensazioni», per il piacere che provoca, per disinibirsi e per un desiderio specifico per la sostanza; i maschi per evadere, per

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dipendenza, relax e per compensare l’effetto di altre droghe; gli stra-nieri per dipendenza e disinibizione. Tabella 15: significati aggregati eroina – raffronti

eroina % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

Curiosità 19.7 21.2 19.3 20.1 16.7 21.55 602 3.56 18.14 3.18 auto cura 12.2 21.2 9.6 12.7 8.3 27 1040 4.18 18.65 8.65 ricerca sensazioni 8.8 9.1 8.8 9.7 0.0 28.23 714 3.92 18.46 9.46 per piacere 8.8 9.1 8.8 9.7 0.0 27.85 941 3.83 16.92 10.31 per evadere 8.8 6.1 9.6 9.0 8.3 26.77 1350 3.58 16.36 11 dipendenza 8.8 9.1 8.8 8.2 16.7 24.77 656 4.25 17.69 7

Mentre i più giovani usano per curiosità e disinibizione, i più an-

ziani lo fanno per il piacere e per cercare determinate sensazioni; i soggetti con i redditi meno elevati per curiosità, quelli più abbienti per evadere e per relax.

Chi ha l’età di primo uso più bassa consuma per disinibizione, più elevata per auto cura. Chi consuma da meno tempo lo fa per curiosi-tà, chi usa da più tempo lo motiva con il bisogno di evadere e il desi-derio per la sostanza. Per quanto riguarda la percezione del rischio, che ha i valori più bassi consuma per relax, i soggetti con i valori più elevati per auto cura, dipendenza e ricerca di disinibizione.

5.3 Benzodiazepine Il 29% ha usato benzodiazepine per ridurre l’ansia, il 13% per

dormire, il 3% per alleviare la depressione, il 2% per curiosità, il 2% per disagio psicologico, ma solo il 6% era in cura farmacologica.

Le femmine rispetto ai maschi consumano maggiormente per il piacere e per la «dipendenza»; i più giovani e col reddito meno ele-vato per disinibizione e per il piacere; i più anziani per compensare l’effetto di altre sostanze.

I soggetti con maggiori disponibilità economiche per evadere; chi ha la più bassa percezione del rischio lo fa per compensare l’effetto

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di altre sostanze, i soggetti con la media più elevata per potenziare l’effetto di altre sostanze. Per quanto riguarda l’età di primo uso, chi ha iniziato prima l’ha fatto per disinibizione, quelli più anziani per dipendenza. Chi consuma da poco lo fa per curiosità, ma anche per dipendenza, chi da molto tempo lo fa sia per potenziare che per com-pensare l’effetto di altre sostanze. Tabella 16: significati aggregati benzodiazepine – raffronti

benzodiazepine % tot

% F

% M

% ita-liano

% stra-niero

età reddito rischioetà pri-mo uso

durata uso

terapia medica 6.1 3.5 8.3 6.3 0.0 33.36 2130 3.91 22.1 12.1 curiosità 2.8 2.4 3.1 2.8 0.0 23.8 810 3.20 24.75 1.25 5.4 Cocaina

Un soggetto su quattro ha avuto un uso recente di cocaina per fa-

vorire effetti prestazionali, il 15% per divertimento, il 12% per pro-vare, l’11% per stare in compagnia, l’11% per il piacere provocato dalla sostanza, l’8% per curiosità, il 5% per sballare o per «stare be-ne», il 4% per uscire o per passare la serata, il 4% per socializzare o per essere più disinibiti, il 4% per il piacere dell’effetto, il 3% per sentirsi più sicuri, il 3% perché era accessibile, il 3% la usa in disco-teca, il 3% per lavorare o per moda o per aumentare l’euforia, il 2% per aumentare l’eccitazione.

Le femmine rispetto ai maschi usano maggiormente per diverti-mento, socialità, ricerca di particolari sensazioni e disinibizione; i maschi per l’effetto prestazionale, per il piacere, ricerca di alterazio-ne, per sentirsi più sicuri e perché la sostanza è disponibile. Mentre non c’è differenza per il «divertimento», gli stranieri rispetto agli ita-liani motivano maggiormente il consumo di cocaina per curiosità e perché è disponibile.

Mentre i più giovani, che hanno iniziato prima e col reddito più basso consumano per curiosità ed i più anziani, che hanno iniziato dopo e col reddito più elevato per migliorare specifiche prestazioni e per essere più disinibiti, la più bassa percezione del rischio è associa-ta alla ricerca di determinate sensazioni e quella più elevata a piacere

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e divertimento. Tali dati sono confermati anche dalla durata dell’uso: chi consuma da poco tempo lo fa per curiosità, chi da molto tempo per ricercare determinate sensazioni. Tabella 16: significati aggregati cocaina – raffronti

cocaina % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

prestazionale 27.2 26.9 27.3 27.8 13.2 28.63 1495 3.12 21.18 8.26 divertimento 22.5 25.6 21.0 22.4 22.1 26.04 1065 3.29 19.86 6.98 curiosità 18.9 18.8 19.0 18.5 27.9 22.42 635 3.25 19.01 4.06 socialità 15.1 17.7 13.9 15.3 13.2 26.95 1104 3.27 20.15 7.55 per piacere 14.0 9.6 15.9 14.3 8.8 27.07 922 3.3 19.25 8.66 ricerca sensazioni 11.6 13.1 10.9 11.8 5.9 27.85 1128 3.09 20.18 8.66

5.5 Crack

Tra chi ha usato del crack, il 7% lo ha fatto per il piacere «generi-

co», il 6% per provare, il 5% per curiosità o per «sballo», il 4% era dipendente, il 3% per stare in compagnia, il 2% per il piacere dell’effetto.

I «curiosi» sono più presenti tra le femmine, gli stranieri, i sogget-ti con reddito meno elevato e percezione del rischio più bassa. I sog-getti con dipendenza sono più anziani, hanno iniziato dopo gli altri e consumano da più tempo. Tabella 17: Significati aggregati crack – raffronti

crack % tot

% F

% M

% ita-liano

% stra-niero

età reddito rischioetà primo

uso durata

uso

curiosità 17.1 16.7 17.2 13.9 44.4 22.9 638 3.27 19.93 3.38 per piacere 9.4 11.9 8.6 8.3 11.1 21.75 812 3.43 17.81 4.25 dipendenza 4.1 2.4 4.7 3.9 0.0 27.43 736 4 23 5.29

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5.6 Speed Il 13% ha usato speed per migliorare specifiche prestazioni, il 9%

per provare o in discoteca, il 5% per curiosità, il 4% per il piacere che provoca, il 3% per stare con gli amici o in sostituzione di altre sostanze, il 2% per accessibilità economica.

Le femmine e gli stranieri consumano di più per divertirsi, i ma-schi per curiosità e per il piacere provocato dalla sostanza; i più gio-vani per curiosità; i soggetti con minori disponibilità economiche e con la più bassa percezione del rischio per migliorare la socialità; chi consuma da lungo tempo per il proprio «piacere». Tabella 18: Significati aggregati speed – raffronti

speed % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

divertimento 17.0 20.7 15.3 16.4 28.6 23.33 654 3.28 18.88 5.31 curiosità 13.8 9.2 15.8 14.5 0.0 20.65 461 3.61 18.78 2.32

per piacere 4.5 3.4 5.0 4.7 0.0 23.69 615 3.38 17.82 6.73

5.7 Hashish Un soggetto su tre usa hashish per relax, il 16% per stare in com-

pagnia degli amici, il 13% per il piacere provocato dalle sostanza, l’8% per divertirsi, il 5% per provare, il 4% per curiosità o per il sa-pore o per socializzare, il 3% per l’effetto, il 2% per «stare bene».

Le femmine rispetto ai maschi consumano maggiormente per re-lax, socialità, piacere, divertimento e auto cura; gli stranieri rispetto agli italiani consumano maggiormente per curiosità, ricerca di sensa-zioni, auto cura e per evadere.

I più giovani e col reddito più basso usano hashish per «evadere», i più anziani e col reddito più elevato per auto cura; i soggetti con la più bassa percezione del rischio per piacere, relax, «normalità�7 e auto cura; quelli che considerano più pericoloso usare sostanze ille-gali consumano per curiosità, socialità e divertimento.

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Per quanto riguarda l’età di primo uso, chi ha iniziato prima lo fa per il «gusto», chi consuma da meno tempo per curiosità, chi ha ini-ziato dopo e chi ha una durata maggiore lo fa per auto cura. Tabella 19: Significati aggregati hashish – raffronti

hashish % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

relax 28.4 29.8 27.7 28.9 19.9 25.15 773 3.3 15.92 10.07 socialità 19.9 21.3 19.1 20.2 14.2 23.29 618 3.52 16.09 7.96

per piacere 15.7 14.6 16.4 15.7 14.8 24.15 646 3.3 15.76 9.16 divertimento 10.7 10.3 11.0 10.6 10.8 22.11 539 3.52 15.73 7.25

curiosità 8.3 7.4 8.9 8.2 11.9 20.73 423 3.72 16.2 5.05 ricerca sensazioni 6.2 5.9 6.4 6.1 8.0 24.68 691 3.36 15.92 9.69

auto cura 4.8 5.1 4.6 4.6 10.2 26.77 893 3.31 16.33 11.36 5.8 Marijuana

Il 28% usa marijuana per relax, il 16% per stare in compagnia de-

gli amici, il 13% per il piacere provocato dalle sostanza, l’8% per di-vertirsi, il 7% per provare, il 5% per curiosità o per il sapore o per allegria, il 3% per socializzare o per l’effetto, il 2% per «stare bene».

Le femmine rispetto ai maschi hanno percentuali di risposte più elevate relativamente all’uso per relax, normalità, auto cura e per «e-vadere»; gli stranieri rispetto agli italiani consumano maggiormente per auto cura e ricerca di particolari sensazioni.

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Tabella 20: Significati aggregati Marijuana – raffronti

Marijuana % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

relax 27.5 28.8 26.7 27.9 18.7 25.12 772 3.32 15.96 9.96 socialità 19.3 21.2 18.3 19.4 14.3 23 601 3.54 16.2 7.81

per piacere 15.8 15.2 16.2 15.8 15.9 24.06 635 3.35 15.87 8.99 divertimento 11.2 11.4 11.1 11.1 8.2 22 531 3.56 15.93 6.77

curiosità 11.1 10.7 11.4 11.1 9.3 20.22 353 3.83 16.1 4.89 ricerca sensazioni 6.8 6.7 6.9 6.8 6.0 24 709 3.36 15.89 9.44

auto cura 4.7 5.1 4.5 4.6 7.1 27.08 1018 3.34 16.21 11.8 I più giovani, col reddito più basso e la percezione del rischio più

elevata consumano per curiosità; i più anziani e col reddito più eleva-to per auto cura; i soggetti con la più bassa percezione del rischio consumano per relax e «normalità». Rispetto all’età di primo uso, chi ha iniziato prima consuma «per il gusto», chi in età più elevata e con una più lunga durata per auto cura; chi consuma da meno tempo lo fa per curiosità.

5.9 LSD

Il 13% ha usato LSD per provare, l’8% per curiosità, il 6% per divertimento, il 4% per avere allucinazioni o per evadere dalla realtà o per «introspezione» o per cercare particolari sensazioni o per «sbal-lo», il 3% per alterare la percezione della realtà o per fare un «viag-gio», il 2% in discoteca.

I più giovani e col reddito più basso consumano LSD per essere più disinibiti; i soggetti più anziani e col reddito più elevato per ri-cercare «sensazioni»; chi ha una bassa percezione del rischio e ha i-niziato l’uso in età avanzata lo fa per «introspezione»; chi ha una bassa età di primo uso ed ha un’alta percezione del rischio consuma per essere più disinibito.

Chi usa LSD da poco tempo lo fa per curiosità, chi lo fa da molto tempo lo motiva con il «gusto».

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Tabella 21: Significati aggregati LSD – raffronti

LSd % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

curiosità 24.8 18.3 20.5 15.4 24.7 21.6 379 3.39 18.1 3.4 introspezione 8.6 2.2 4.33 0.00 8.64 24.27 560 2.7 20.45 4.55

modifica stato coscienza 7.4 8.1 8.27 0.00 7.41 23.05 663 3.11 18.45 4.9 ricerca sensazioni 7.4 3.8 5.12 0.00 7.41 23.77 675 2.85 19.75 5

ricerca di alterazione 6.2 8.1 7.09 15.38 6.17 23.8 608 2.79 18.79 5.11 5.10 Ketamina

Tra chi usa la ketamina il 15% lo ha fatto per provare, il 10% per

curiosità, il 9% per divertimento, l’8% per sballo, il 5% per il piacere provocato dall’effetto, il 5% perché era in discoteca, il 4% per stac-carsi dalla realtà, il 3% per alterare le percezioni, il 2% per stare con gli amici.

Le femmine rispetto ai maschi usano maggiormente la ketamina per divertirsi, per alterarsi e per il «piacere»; gli stranieri rispetto agli italiani la consumano in percentuale più elevata per curiosità, diver-timento e ricerca di alterazione.

I più giovani e col reddito mediamente più elevato consumano per emulazione, i più anziani in sostituzione di altre sostanze; chi ha la percezione del rischio più bassa usa ketamima per disinibizione e per compensare l’effetto di altre droghe, chi ha la percezione del rischio più elevata lo fa per relax.

Chi ha iniziato l’uso in età più bassa lo fa per emulazione e disi-nibizione, in età più elevata l’uso è motivato «in sostituzione di altre sostanze»; chi consuma da molto tempo lo fa per compensare l’effetto di altre droghe, chi ha una durata minore lo fa per emulazio-ne e in sostituzione di altre sostanze.

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Tabella 22: Significati aggregati Ketamina – raffronti

ketamina % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

curiosità 24.2 12.9 28.6 24.0 28.6 20.86 462 3.32 19.49 2.17 divertimento 13.6 16.5 12.4 13.2 21.4 20.68 473 3.56 18.45 2.97

ricerca di alterazione 10.3 12.9 9.2 10.1 14.3 21.48 522 3.3 19 3.47 per piacere 8.6 9.4 8.3 8.7 7.1 21.58 502 3.25 19.62 2.92

5.11 Funghi allucinogeni

Il 18% ha usato funghi allucinogeni per provare, l’11% per curio-

sità, il 7% per divertirsi, il 5% per fare un «viaggio» o per avere allu-cinazioni, il 4% per evadere dalla realtà, il 3% per «allegria» o per alterare le percezioni o per introspezione. Tabella 23: Significati aggregati funghi allucinogeni- raffronti

funghi allucinogeni % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

curiosità 27.9 25.7 28.7 28.1 22.2 21.93 471.12 3.44 19.83 2.63 modific stato di coscienza 9.8 10.1 9.7 9.7 11.1 22.62 658.86 3.03 18.86 4.64

divertimento 8.8 9.2 8.6 8.6 11.1 22.67 611.67 3.35 19.12 4.06 ricerca di alterazione 5.3 5.5 5.2 5.0 11.1 24.35 676.11 3.47 19.3 5.85

Le femmine rispetto ai maschi usano i funghi allucinogeni mag-

giormente per divertimento e introspezione; i più giovani e col reddi-to più basso per curiosità, i più anziani per il «piacere»; i soggetti con redditi più elevati per modificare stati di coscienza e ricerca di alte-razione.

Basse percezioni del rischio risultano associate ad un uso per pia-cere e introspezione; quelle elevate a curiosità e ricerca di alterazio-ne.

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Chi consuma da poco tempo ed ha iniziato ad una età mediamente più bassa, usa per «modificare gli stati di coscienza», chi ha iniziato l’uso dopo i 20 anni lo fa per «introspezione», chi consuma da più tempo lo motiva con piacere e introspezione.

5.12 Salvia divinorum

La salvia divinorum è stata usata dal 21% per provare, dal 7% per curiosità o per piacere, dal 4% per divertimento, dal 3% perché se ne era posta l’occasione.

Per «curiosità» troviamo soggetti con 23 anni, percentuali più e-levate tra i maschi, una percezione del rischio «media», un’età di primo uso inferiore a 20 anni ed una durata dell’uso tra due e tre an-ni.

5.13 Oppio Il 16% ha usato oppio «per provare», il 14% per relax, l’8% per il

piacere provocato dalla sostanza, il 7% per curiosità, il 4% per diver-tirsi, il 2% per non pensare ai problemi, il 2% per contrastare l’effetto di altre droghe. Tabella 24: significati aggregati oppio – raffronti

oppio % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

curiosità 22.6 8.2 61.8 23.0 10.0 21.36 538 3.28 19.24 2.54 relax 14.4 5.4 39.2 14.3 20.0 26.71 1423 2.73 21.26 6.55

per piacere 9.2 4.3 22.5 9.2 10.0 22.8 446 3.16 19.29 4.23

I soggetti più giovani, con minori disponibilità economiche e con l’età di primo uso più bassa consumano per «piacere» e curiosità; i più anziani, con maggiori disponibilità economiche ed età di primo uso e durata più elevate per evadere e per «relax». Questi soggetti (i più anziani) inoltre hanno una più bassa percezione del rischio.

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5.14 Ecstasy L’ecstasy si usa in discoteca per ballare (23%), per divertirsi

(15%) e per provare (12%). Il 6% l’ha consumata per curiosità o per sballare, il 5% per gli effetti prestazionali, il 4% per il piacere, il 3% per migliorare la socializzazione. Tabella 25: Significati aggregati Ecstasy – raffronti

Ecstasy % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

divertimento 34.7 36.4 33.9 34.7 33.3 23.75 683 3.37 19.3 5.09 curiosità 17.1 14.1 18.6 16.7 29.2 21.98 583 3.35 19.41 2.92

ricerca sensazioni 8.1 11.2 6.7 8.1 8.3 24.08 564 2.96 19.86 4.96 Ricerca alterazione 7.6 6.3 8.3 7.5 12.5 22.69 622 3.24 18.27 4.86

socialità 6.9 6.8 6.9 7.0 4.2 25.14 679 3.12 20.73 5.09

Le femmine rispetto ai maschi consumano maggiormente per di-vertimento e ricerca di sensazioni, gli stranieri rispetto agli italiani per curiosità e ricerca di alterazione. Mentre i più giovani consumano per curiosità e chi ha una bassa percezione del rischio per «ricerca di sensazioni», i più anziani e con reddito e percezione del rischio più elevati lo fanno per introspezione, i soggetti col reddito meno elevato per la facile «disponibilità». Chi ha iniziato in età più elevata e chi ha una più bassa durata d’uso consuma per «introspezione», chi ha ini-ziato prima usa per evadere e per alterarsi.

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5.15 Popper Il 19% ha usato il popper per provare, il 13% per curiosità, l’8%

per divertimento, il 5% per sballare, il 4% per stare con gli amici, il 3% per provare «allegria», il 2% per il piacere o per svago.

Le femmine usano il popper maggiormente per ricerca di sensa-zioni particolari e per alterarsi, gli stranieri per divertirsi. I più gio-vani e chi consuma da meno tempo per curiosità, chi ha iniziato pri-ma per divertimento. Tabella 26: Significati aggregati popper – raffronti

Popper % tot

% F

% M

% italiano % straniero età reddito rischioetà

primo uso

durata uso

curiosità 54.3 25.8 33.1 31.1 27.3 18.88 348 3.54 17.16 2.48 divertimento 20.1 11.3 12.4 11.4 27.3 19.43 405 3.28 16.7 3.68

ricerca sensazioni 9.4 8.3 4.9 6.0 0.0 22.52 827 3.53 18.55 4.85 ricerca alterazione 9.1 7.2 4.9 5.7 0.0 21.65 541 3.44 17.37 5.11

5.16 Psicofarmaci

Un soggetto su tre prende psicofarmaci perché è in cura farmaco-

logica, il 13% per alleviare l’ansia, il 6% per dormire, il 4% per alle-viare la depressione o disturbi dell’umore, il 3% a causa di un disa-gio psicologico, il 3% per migliorare specifiche prestazioni, il 2% per «sballo»:

Le femmine rispetto ai maschi usano Psicofarmaci maggiormente per terapia medica e per ricerca di alterazione. I più giovani e chi ha iniziato prima per evadere. 5.17 Approfondimenti

Relativamente all’uso di sostanze per curiosità, si nota come i soggetti mediamente più anziani usino le benzodiazepine e la salvia divinorum ed i più giovani popper e marijuana.

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Grafico 21 curiosità per età media

I soggetti col reddito più elevato usano benzodiazepine, crack e cocaina, quelli con le disponibilità economiche più basse marijuana e popper. I soggetti con la percezione del rischio più bassa usano co-caina e benzodiazepine, un’alta percezione del rischio è associata all’uso di cannabinoidi. Consumano per curiosità i soggetti che han-no iniziato l’uso di cannabinoidi prima dei 17 anni, chi inizia dopo i 20 anni usa per curiosità le benzodiazepine. Usa per curiosità chi consuma da poco tempo ketamina e benzodiazepine e da almeno 5 anni i cannabinoidi.

Relativamente all’uso di sostanze per il «piacere», i soggetti me-diamente più anziani usano eroina, cocaina e alcol, i più giovani ke-tamina e popper. Grafico 22: piacere per età media

18192021222324

Benz

odiaz

epin

eSa

lvia

crac

kCo

cain

aEc

stasy

Fung

hi Lsd

Eroi

naOp

pio

Ketam

ina

Hash

ishSp

eed

Mar

ijuan

aPo

pper

2122232425262728

Eroina

Cocaina Alco

l

Fungh

i

Ecstasy

Hashish

Marijua

naSpee

dOpp

iocra

ck

Ketamina

Popper

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I soggetti con le disponibilità economiche più elevate, per il pro-prio «piacere» usano eroina e cocaina, quelli col reddito più basso ketamina e oppio. I soggetti con la percezione del rischio più elevata usano alcol o eroina, con quella più bassa ecstasy o funghi allucino-geni.

Per quanto riguarda il divertimento, i più anziani usano la cocai-na, i più giovani ketamina e popper. Grafico 23: divertimento per età media

Chi ha disponibilità economiche più elevate per divertirsi usa la cocaina, chi le ha più basse usa alcol, cannabinoidi, ketamina e pop-per. Chi ha una alta percezione del rischio, per divertirsi usa alcol e marijuana, chi ce l’ha bassa usa cocaina, speed e popper.

Per quanto riguarda la ricerca di sensazioni, i più giovani usano alcol o popper, i più anziani eroina o cocaina. Grafico 24: ricerca di sensazioni per età media

1920212223242526

Cocaina

Ecstasy

Speed

Fungh

iAlco

l

Hashish

Marijua

na

Ketamina

Popper

2223242526272829

Eroina

Cocaina

Hashish

Ecstasy

Marijua

na Lsd Alco

l

Popper

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Chi ha il reddito più elevato usa cocaina, chi ha minori disponibi-lità economiche usa l’ecstasy. Chi ha una elevata percezione del ri-schio collegato all’uso di droghe usa eroina e alcol, chi ce l’ha più bassa usa LSD. Chi consuma da molto tempo usa alcol o hashish, chi da meno ecstasy e popper.

Per quanto riguarda l’uso per «rilassarsi», i più giovani usano la marijuana, i più anziani l’alcol. Usano alcol per relax i soggetti con la più elevata percezione del rischio.

Per quanto riguarda l’uso per evasione, i più anziani usano l’eroina, i più giovani ketamina o marijuana.

Per quanto riguarda la ricerca di alterazione, i più giovani usano popper o ketamina ed i più anziani cocaina. Chi ha una percezione del rischio più elevata per alterarsi usa psicofarmaci, chi ce l’ha più bassa usa l’LSD.

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Di Raimondo Maria Pavarin 6. La cocaina 6.1 Analisi descrittiva

I soggetti con uso di cocaina sono complessivamente 3899, tra questi il 92% ha usato almeno una volta nella vita alcolici, l’83% marijuana, l’82.5% hashish, il 50% ecstasy, il 45% popper, il 36% LSD, il 30% eroina o funghi allucinogeni o speed.

Il 58% ha avuto un consumo recente di cocaina, il 79% di alcol, il 57% di cannabinoidi, il 17% di ecstasy, il 15% di eroina, il 12% di eenzodiazepine. Grafico 25: altre sostanze utilizzate dai consumatori di cocaina – raffronti %

La tabella 27 descrive l’uso di altre sostanze trai cocainomani al-meno una volta nella vita e di recente in relazione al luogo di intervi-sta. I soggetti che si sono rivolti a strutture pubbliche o private per problemi di dipendenza dalla cocaina hanno avuto un uso lifetime maggiore relativamente a LSD, eroina, ecstasy, speed, benzodiazepi-ne, psicofarmaci e crack; i soggetti intervistati casualmente hanno

0102030405060708090

100

coca

ina

alco

lm

ariju

ana

hash

ishec

stasy

popp

erLS

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oina

fung

hisp

eed

oppi

oke

tam

ina

benz

ops

icof

crac

ksa

lvia

Almeno una volta

Consumo recente

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avuto un maggior consumo di funghi allucinogeni e salvia divino-rum. Per quanto riguarda alcol e cannabinoidi le prevalenze sono si-mili tra i due gruppi.

Relativamente al consumo recente, mentre non si rilevano diffe-renze relativamente alla cocaina, tra i soggetti intervistati nel «terri-torio» si nota un uso più elevato di tutte le sostanze (soprattutto can-nabinoidi ed alcol) ad eccezione di eroina, benzodiazepine, psico-farmaci e crack, che sembrano specifiche per soggetti con problemi di dipendenza. Tabella 27: Prevalenza uso altre sostanze – raffronti percentuali

Almeno una volta Consumo recente Enti Territorio Totale Enti Territorio Totale

Cocaina 100 100 100 59.2 57.1 57.8 Alcol 84.1 95.7 91.8 58.4 89.2 78.7

Marijuana 82.2 83.5 83 37.4 67.1 57 Hashish 84.6 81.5 82.5 39.7 66 57 Ecstasy 55.1 46.9 49.7 10.8 20.6 17.3 Popper 47.9 43.2 44.8 6.2 8.9 8 LSD 45.8 30.8 35.9 5.4 8.6 7.5

Eroina 68.3 14.8 33 35.1 5.2 15.4 Funghi allucinogeni 26.4 36.5 33 3.2 10.4 7.9

Speed 34.5 27.7 30 10 10.4 10.3 Oppio 29.2 27 27.7 5.3 11.3 9.2

Ketamina 25.6 21.1 22.6 7.8 10.2 9.4 Benzodiazepine 42.5 10.1 21.1 26.2 4.4 11.8

Psicofarmaci 37.9 11.1 20.2 21 4.6 10.2 Crack 31.6 13.7 19.8 12.2 6.3 8.3

Salvia divinorum 9.1 16.9 14.2 1.7 2 1.9

Come riscontrato più sopra, il 33% ha usato almeno una volta l’eroina. Possiamo quindi descrivere le caratteristiche di tali soggetti (cocaina + eroina). Indicheremo inoltre col termine «solo cocaina» i soggetti che non hanno usato eroina.

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Tabella 28: Graduatoria uso Cocaina – raffronti percentuali

Solo Cocaina Cocaina+Eroina Totale

Prima 3.2 2.1 2.8 Seconda 12.5 4.4 9.8

Da terza a quinta 53.8 40.5 49.3 Dopo almeno sei 26.4 48.4 33.6

Solo il 2.8% ha usato la cocaina come prima sostanza illegale, il

10% dopo un’altra, la metà dopo almeno altre tre, il 34% dopo alme-no sei. I soggetti con uso nel tempo sia di cocaina che di eroina, pas-sano all’uso di cocaina dopo aver utilizzato più sostanze rispetto agli altri (solo cocaina). Vale a dire che chi usa solo cocaina, la usa pri-ma. L’età media dei cocainomani è di 29 anni, più elevata per i ma-schi rispetto alle femmine. L’età di primo uso di una sostanza illegale è attorno ai 16 anni, di 20 per la cocaina. Mediamente prima della cocaina vengono utilizzate da 4 a 5 altre sostanze e trascorrono 4 an-ni dal primo uso di una sostanza illegale al primo uso di cocaina. Le femmine rispetto ai maschi usano prima la cocaina e trascorre meno tempo dal primo uso di una sostanza illegale.

I soggetti che hanno usato sia cocaina che eroina sono mediamen-te più anziani, hanno iniziato prima sia l’uso di droga che di cocaina e consumano da più tempo, ma è passato più tempo dal primo uso di «droga» a quello di cocaina.

Tabella 29: Valori medi – raffronti

Solo cocaina cocaina+eroina M F Tot M F Tot

Valori percentuali 67.5% 32.5% 67% 78.5% 21.5% 33% Età 28.6 26.3 27.8 33.0 31.0 32.5

Età primo uso droga 16.9 16.6 16.8 15.1 15.6 15.2 Età primo uso Cocaina 20.7 19.9 20.4 19.7 19.8 19.7

Durata uso droga 11.8 9.8 11.2 17.9 15.5 17.4 Durata uso Cocaina 6.8 4.9 6.2 11.9 9.6 11.4

Tempo trascorso da 1° uso droga a 1° uso Cocaina 3.7 3.4 3.6 4.6 4.2 4.5 Numero sostanze illegali 3.9 3.4 3.8 6.8 6.8 6.8

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La maggior parte dei soggetti ha iniziato il consumo prima dei 16 anni, soprattutto chi usa o ha usato anche l’eroina, ma la differenza tra maschi e femmine non è rilevante. Da notare che il 3% ha iniziato l’uso dopo i 25 anni, l’1.3% dopo i 30, soprattutto tra chi ha usato solo cocaina (vedi appendice).

La metà ha iniziato l’uso di cocaina prima dei 19 anni, il 4% dopo i 30. Le femmine iniziano in età meno elevata rispetto ai maschi. Da rilevare che oltre il 5% di chi ha usato cocaina ed eroina ha iniziato l’uso di cocaina dopo i 30 anni.

Oltre l’80% usa droghe da più di 5 anni, più del 50% da più di 10 anni, con durata maggiore tra i maschi. I soggetti con uso di eroina si distinguono per valori percentuali più elevati per durate superiori a 10 anni. Grafico 26: durata uso droga – raffronti % per tipologia

Il 60% usa cocaina da più di 3 anni, il 28% da più di 10 anni, con durate maggiori tra i maschi. I soggetti con consumo di sola cocaina hanno una durata d’uso inferiore, chi ha usato anche eroina consuma mediamente da più tempo. Grafico 27: durata uso cocaina – raffronti % per tipologia

010203040506070

<=1 ann

o

2/3 an

ni

4/5 an

ni

6/10 a

nni

>10 an

ni

Solo Cocaina

Cocaina+Eroina

01020304050

<=1 ann

o

2/3 an

ni

4/5 an

ni

6/10 a

nni

>10 an

ni

Solo Cocaina

Cocaina+Eroina

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Per il 30% dei soggetti è trascorso meno di un anno dal primo uso di una sostanza illegale al primo uso di cocaina. Le femmine rispetto ai maschi impiegano meno tempo. Grafico 28: tempo trascorso dal primo uso di una sostanza illegale all’uso di cocaina – raffronti % per sesso

Il 46% ha utilizzato più di quattro sostanze illegali oltre alla co-

caina, il 7.4% ha usato solo cocaina e non altre sostanze illegali. I maschi utilizzano mediamente più sostanze rispetto alle femmine. 6. 2 Eroina e cocaina

In base all’età di primo uso, il gruppo dei soggetti con uso sia di cocaina che di eroina è stato ulteriormente distinto in «prima cocai-na» (l’uso di eroina è successivo) e «prima eroina» (l’uso di eroina è precedente). Da tale analisi restano esclusi 81 soggetti per i quali non era disponibile l’età di primo uso o della cocaina o dell’eroina o di entrambe.

I due gruppi hanno caratteristiche diversificate: chi ha usato prima l’eroina è mediamente più anziano e usa sostanze illegali da più tem-po, ma ha iniziato dopo l’uso di cocaina e la consuma da un numero inferiore di anni. Questo sta a significare che l’uso di cocaina è abba-stanza recente.

Da rilevare che chi ha provato prima la cocaina ha impiegato me-no tempo dal primo uso di una sostanza illegale a quello di cocaina ed ha provato mediamente un numero maggiore di altre sostanze il-legali.

05

10152025303540

<=1 ann

o

2/3 an

ni

4/5 an

ni

6/10 a

nni

>10 an

ni

MaschiFemmine

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Tabella 30 Valori medi – raffronti

Prima cocaina, poi eroina Prima eroina, poi cocaina Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

Valori percentuali 80.2% 19.8% 37.3% 77% 23% 62.7% Età 29.9 29.9 29.9 34.8 31.4 34.0

Età primo uso droga 14.7 14.9 14.7 15.2 15.9 15.4 Età primo uso Cocaina 17.4 17.1 17.4 21.0 21.0 21.0

Durata uso droga 15.7 15.4 15.7 19.5 15.7 18.6 Durata uso Cocaina 12.2 11.7 12.1 11.9 8.9 11.1

Tempo trascorso da 1° uso droga a 1° uso Cocaina

2.8 2.3 2.7 5.8 5.1 5.6

Numero sostanze illegali 7.9 7.9 7.9 6.3 6.2 6.3

Chi ha usato prima la cocaina inizia prima l’uso di una qualsiasi sostanza illegale, infatti tra questi oltre l’86% l’ha fatto prima dei 17 anni di età.

Grafico 29: età primo uso droga – raffronti % per tipologia

Chi ha usato l’eroina in età più elevata inizia prima l’uso di co-caina, infatti tra questi la metà l’ha fatto prima dei 17 anni. Per questi soggetti l’uso di sostanze dura da molto tempo, mediamente maggio-re per chi ha usato prima l’eroina. Da rilevare che l’8% dei soggetti che hanno usato prima l’eroina hanno un consumo di cocaina che du-ra da meno di un anno, segno di un passaggio recente, più rilevante tra le femmine.

Chi ha usato l’eroina dopo la cocaina ha impiegato meno tempo dall’uso di una qualsiasi sostanza illegale a quello di cocaina, infatti

0102030405060708090

<=1617

/18 >19

Prima CocainaPrima Eroina

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oltre il 36% l’ha provata entro un anno. Da rilevare che il 15% dei consumatori di eroina è passato alla cocaina dopo 10 anni, il 36% dopo 5 anni.

Chi ha usato prima la cocaina sembra più propenso a sperimenta-re altre droghe, infatti il 70% ne ha provate più di sei ed il 47% più di nove.

Per quanto riguarda la modalità d’uso, chi ha usato prima l’eroina utilizza maggiormente la via venosa, sia per l’eroina che per la co-caina. Grafico 30: modalità uso cocaina ed eroina – raffronti % per tipologia

6.3 Tre diverse tipologie

Come evidenziato dalle precedenti analisi, possiamo individuare tre diverse tipologie di cocainomani: chi ha usato prima l’eroina e poi la cocaina, chi ha usato l’eroina dopo la cocaina, chi non ha usato l’eroina. I soggetti con uso di sola cocaina sono il 68.4% sul totale, il 16% è stato intervistato per strada, il 15% all’università, il 13% in locali per aperitivi, l’8% in locali pubblici, il 7% durante particolari eventi. I soggetti con uso successivo di eroina sono l’11.8% sul tota-le, il 34% è stato intervistato in comunità terapeutiche, il 19% al SERT, il 16% presso sportelli informativi, il 6.4% in centri sociali, il 6.2% per strada. I soggetti con uso successivo di cocaina sono il 19.8% sul totale, il 37% è stato intervistato in comunità terapeutiche, il 21% in un SERT, il 14.1% presso sportelli informativi, il 7.3% in locali per aperitivi, il 5.5% per strada.

20304050607080

Cocaina

vena

Cocaina

fumata

Cocaina

sniffa

ta

Eroina

vena

Eroina

fumata

Eroina s

niffat

a

Prima cocaina

Prima eroina

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Tabella 31 Caratteristiche per tipologie d’uso

Solo Cocaina

Prima Cocaina poi Eroina

Prima Eroina poi Cocaina

Totale

Età media 27.8 29.9 34 29.3 Reddito medio 1251 1168 1197 1233

Rischio attribuito all’uso di droga 3.4 4.1 4.2 3.6 Alto coinvolgimento 14.1 9.3 8.3 12.4

%Femmine 32.5 19.8 23.0 29.1 % Stranieri 4.1 2.4 4.0 3.9

% Vive con la famiglia 55.0 53.3 49.3 53.6 % Frequenta l’Università 28.5 8.4 6.2 21.7

% Lavora 66.2 66.4 65.3 66.0 % Studente 42.4 18.2 10.0 33.1

% Disoccupato 2.1 7.6 13.3 5.0 % Lavoratore dipendente 31.2 39.1 41.0 34.1 % Lavoratore autonomo 17.4 17.6 16.1 17.2 % Libero professionista 1.6 0.4 0.4 1.3

% Dirigente/imprenditore 2.1 0.7 1.6 1.8 Licenza media 26.9 49.6 56.5 35.5

Diploma media superiore 49.0 39.8 33.2 44.8 Laurea 22.9 6.2 6.6 17.7

I soggetti con uso di sola cocaina sono mediamente più giovani,

col reddito medio più elevato e la più bassa percezione della perico-losità dell’uso di droga. La quota di femmine è la più elevata ed un soggetto su quattro frequenta l’università, infatti oltre il 40% si di-chiara studente. Per quanto riguarda l’occupazione, troviamo le per-centuali più elevate di liberi professionisti ed imprenditori. Oltre il 70% ha il diploma di scuola media superiore, un soggetto su cinque è laureato. Il 14% ritiene di avere un alto coinvolgimento con la cocai-na.

I soggetti con uso successivo di eroina hanno il reddito media-mente più basso, una bassa scolarità e svolgono principalmente l’attività di lavoratori dipendenti. Età media attorno ai 30 anni.

I soggetti con uso successivo di cocaina hanno le caratteristiche tipiche degli eroinomani: età media elevata (34 anni), bassa scolarità, molti sono disoccupati, una quota rilevante vive da solo.

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Per quanto riguarda i problemi nel corso dell’ultimo anno, i sog-getti con uso di sola cocaina si distinguono per una prevalenza più elevata di problemi con la scuola, mentre quelli con uso successivo di cocaina si distinguono per problemi nella sfera relazionale (fami-glia, amici, partner, isolamento dagli altri), col lavoro, con la giusti-zia, incidenti stradali, consumo problematico e disagio psichico. chi ha usato prima l’Eroina ha valori percentuali più elevati per problemi economici, complicanze sanitarie (soprattutto problemi cardiaci), di-pendenza da alcol e problemi psichiatrici.

Per quanto riguarda i comportamenti pericolosi nell’ultimo anno o mese, i soggetti con uso di sola cocaina si distinguono per le più elevate percentuali di uso di alcol e stupefacenti nel corso della stes-sa serata, guida di autoveicoli dopo aver bevuto alcolici, guida di au-toveicoli dopo aver usato sia alcolici che stupefacenti. I soggetti con uso successivo di eroina hanno le percentuali più elevate di «mix di stupefacenti» e di guida di veicoli dopo l’uso di droga. Tabella 32: Comportamenti pericolosi recenti Comportamenti pericolosi Solo

Cocaina Prima Cocaina

poi Eroina Prima Eroina poi Cocaina

Totale

Mix Stupefacenti 39.1 54.4 42.8 41.7 Alcol + Stupefacenti 62.0 57.6 42.4 57.6

Alcol + Guida 57.6 46.0 33.7 51.5 Stupefacenti + Guida 47.2 58.7 28.3 44.8

Alcol + Stupefacenti + Guida 41.6 40.7 27.7 38.7 Per quanto riguarda il test C.A.G.E., chi ha usato prima la cocaina

ha la prevalenza più elevata di risposte positive all’item «ha mai sen-tito la necessità di ridurre il bere?», mentre per gli altri tre quesiti le percentuali più elevate sono tra i soggetti con uso precedente di eroi-na. La quota più elevata di positivi al test la troviamo tra chi ha usato sia eroina che cocaina, ma va rilevato che tra i consumatori di sola cocaina il 16% ha risposto positivamente a tre items ed il 31% a due.

Per quanto riguarda i danni attribuiti all’uso di droga, la percezio-ne è molto diversa nei tre gruppi, infatti i soggetti con uso di sola co-caina ritengono che l’uso di droga provochi danni neurologici, abuso e dipendenza, alterazione del comportamento, perdita del contatto

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con la realtà e rallentamento psicomotorio, ma per il 16% dipende dalla sostanza e per il 2% non provoca «nessun danno».

I soggetti che hanno usato prima la cocaina e successivamente l’eroina hanno percentuali più elevate relativamente a disturbi psi-chici, alterazione dell’umore, problemi generici e danni agli altri; chi usato prima la cocaina ha percentuali più elevate rispetto agli altri per danni fisici generici, danni alla sfera socio relazionale, danni fisi-ci specifici e danni alla condizione sociale. Tabella 32: Significati attribuiti all’uso di cocaina

Significati uso Cocaina

Solo Cocaina Prima Cocaina poi Eroina

Prima Eroina poi Cocaina

Prestazionale 23.1 28.4 23.6 Curiosità 26.7 10 12.7

divertimento 17.8 12.2 10.2 socialità 14.6 11.8 9.9

ricerca sensazioni 10.1 18.4 16.6 per piacere 10.4 20.2 14.4

ricerca di alterazione 4.9 12.7 12.3 disinibizione 5.1 7.6 6.3 per evadere 4 6.2 5.5

per sentirsi più sicuri 3.7 5.6 6.3 auto cura 3.3 4.9 6.1

Per quanto riguarda i significati attribuiti al consumo, chi usa solo

cocaina rispetto agli altri ha percentuali più elevate relativamente a curiosità, divertimento, socialità e normalità; per chi ha usato prima lo cocaina e poi l’eroina prevale l’effetto prestazionale, la ricerca di sensazioni, il piacere, la ricerca di alterazione, disinibizione, per eva-dere e per sentirsi più sicuri; chi dall’eroina è passato alla cocaina ha una prevalenza più elevata solo relativamente all’uso per «auto cu-ra».

Esaminando nel dettaglio l’effetto prestazionale, possiamo osser-vare come, pur su valori percentuali ridotti, i soggetti con uso di sola cocaina rispetto agli altri la usino maggiormente per fare sesso e per lavorare.

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Tabella 33: Significati attribuiti all’uso di Cocaina

Dettaglio prestazionale Cocaina

Solo Cocaina Prima Cocaina

poi Eroina Prima Eroina poi Cocaina

Per fare sesso 2.4 1.1 1.7 Per lavorare 2.1 0.4 1.5 Per studiare 0.2 0.2 0.1

Possiamo inoltre osservare come anche i significati attribuiti

all’uso di eroina siano diversi in relazione all’uso con la cocaina, in-fatti chi ha usato prima la cocaina ha usato l’eroina per evadere, per dipendenza e per compensare l’effetto di altre droghe; chi ha usato prima l’eroina ricerca particolari sensazioni e piacere, usa per auto cura e per essere più disinibito. Tabella 34: Significati attribuiti all’uso di eroina (calcolati su uso anno/mese)

Prima Cocaina

poi Eroina Prima Eroina poi Cocaina

Per evadere 19.4 17.8 Ricerca sensazioni 15.3 18.1

Auto cura 14.1 17.1 Per piacere 10.9 14.0

Relax 12.5 12.4 Curiosità 9.3 9.8

Dipendenza 10.1 7.3 Compensare l'effetto altre droghe 6.5 4.4

Disinibizione 1.2 4.8 Per ridurre l’uso bisogna chiedere aiuto (anche eroina), evitare

persone e luoghi specifici (solo cocaina), cambiare stile di vita e tro-vare altri interessi, ma è anche questione di volontà e bisogna smette-re di usarla (anche eroina). Per smettere bisogna soprattutto chiedere aiuto (chi usa eroina), poi cambiare stile di vita ed evitare persone e luoghi specifici (chi usa solo cocaina).

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6.4 Fenomenologia della cocaina

Il 28% ha avuto problemi con la cocaina, il 19% si è rivolto ad un SERT, il 16% è stato in comunità, il 6% è stato ricoverato all’Ospedale, il 5% si è rivolto al medico di base.

Per il 17% è stata una scelta volontaria, il 9% è stato consigliato dalla famiglia, il 3% da amici. Il 27% consuma da solo, l’80% con altri, il 35% anche durante la settimana, il 62% nel fine settimana. La maggioranza consuma a casa (57%) o in contesti ricreativi (50%), uno su tre per strada, uno su cinque al bar, il 16% al lavoro, il 4% a scuola. Il 60% consuma per uscire, il 45% per ballare, il 16% per la-vorare, il 3% per studiare. Chi consuma solo cocaina ha le percentua-li più elevate relativamente all’uso per uscire e per ballare. Tabella 35: Come consuma

Solo

cocaina Prima cocaina

Prima eroina Poi cocaina

Da solo 27.2 44.7 44.8 Con altri 79.5 81.1 73.1

Durante la settimana 35.1 58.2 52.8 Nel fine settimana 62.0 67.1 53.8

A casa 57.2 76.7 70.3 In contesti ricreativi 49.5 55.8 41.3

Per strada 36.3 60.2 53.9 Al bar 20.6 31.6 24.2

Al lavoro 15.9 29.8 18.9 A scuola 4.1 10.7 3.3 Per uscire 60.4 58.9 50.1 Per ballare 44.6 43.6 33.3

Per lavorare 16.2 22.9 19.9 Per studiare 2.5 2.2 2.2

La maggior parte consuma a casa per poi uscire o per poi andare a

ballare, o in contesti ricreativi sempre per uscire e per andare a balla-re, ma si rileva anche un 10% di soggetti che consumano al lavoro «per lavorare».

Il 46% per procurarsi la cocaina ricerca determinate persone, al 43% viene offerta, il 22% ricerca «determinati ambienti», il 21% ac-

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quista casualmente una dose singola. Da rilevare come tra i soggetti con uso di sola cocaina la modalità più diffusa sia «mi viene offerta». Chi invece usa anche eroina «ricerca determinate persone». Tabella 36: Come ti procuri la Cocaina

Come ti procuri la

Cocaina Solo Cocaina

Prima Cocaina poi Eroina

Prima Eroina poi Cocaina

Acquisto casuale dose singola 19.6 22.7 23.2 Mi viene offerta 49.0 34.4 29.6

Ricerco determinate persone 38.1 67.1 60.0 Ricerco determinati ambienti 16.4 35.6 33.2

Nell’ultimo anno di consumo il 70% «sniffava», il 23% fumava

ed il 12% ha usato la via venosa. Tra chi ha usato prima l’eroina il 42% usa in vena, tra chi ha usato prima la cocaina il 33% la fuma, tra chi usa solo cocaina il 79% inala. Tabella 37: Modalità d’uso nell’ultimo anno di consumo

Modalità uso ultimo anno di consumo

Solo Cocaina Prima Cocaina

poi Eroina Prima Eroina poi Cocaina

Totale

Endovena 0.7 31.6 41.7 12.4 Fumata 21.0 32.2 22.5 22.6 Sniffata 79.2 59.1 46.2 70.3

Un soggetto su tre si sente «molto coinvolto» con la cocaina, so-

prattutto chi usa anche l’eroina, anche se va rilevato che un consuma-tore di sola cocaina su quattro ha un elevato coinvolgimento.

Nell’ultimo anno di consumo il 39% ha usato meno di 10 volte ed il 19% più di 100 volte. La metà circa dei soggetti con uso di sola cocaina ha consumato meno di dieci volte, ma il 13% più di 100 vol-te. Il numero medio di episodi d’uso è di 80, dato che sale a 130 per chi ha usato anche l’eroina e scende a 55 per chi ha usato solo cocai-na. Il numero mediano di episodi d’uso è di 12, dato che sale a 50 e 60 per chi ha usato anche l’eroina e scende a 7 per chi ha usato solo Cocaina.

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Tabella 38: Numero episodi nell’ultimo anno di consumo

Numero episodi ultimo anno di consumo

Solo Cocaina

Prima Cocaina poi Eroina

Prima Eroina

<10 45.1 25.1 23.8 10/30 9.8 11.6 8.9 31/100 10.2 12.7 11.6 >100 13.3 31.6 32.2

Numero medio 55.3 130.7 137.8 Numero mediano 7 50 60

Mediamente per episodio di consumo il 36% utilizza meno di un

grammo, il 34% da uno a tre, il 7% più di 3 grammi. La dose media è di circa un grammo e mezzo, dato che sale a due e mezzo per chi usa anche eroina e scende a 1.2 per chi usa solo cocaina. La dose media-na è di un grammo, dato che vale anche per chiusa anche eroina e scende a 0.5 per chi usa solo cocaina. Tabella 39: Dose media

Dose media per episodio di consumo

Solo Cocaina

Prima Cocaina poi Eroina

Prima E-roina

<1grammo 40.8 24.2 24.6 Da 1 a 3 grammi 31.3 41.3 41.1 Da 4 a 6 grammi 2.3 12.4 8.9

>6 grammi 0.9 5.6 5.3 Dose media in grammi 1.2 2.5 2.3

Dose mediana in grammi 0.5 1 1

Il reddito mensile mediano è di mille euro e non varia tra le varie tipologie d’uso, anche se va rilevato che tra i consumatori di sola Cocaina troviamo le più alte frequenze di soggetti con meno di 500 euro e con più di duemila euro.

Mediamente un grammo di cocaina costa 70 euro e viene pagato meno da chi consuma anche eroina. La spesa media mensile è di 1400 euro, più bassa per chi consuma solo cocaina. La spesa media-na è di 133 euro, dato che sale a 400 circa per chi consuma anche e-roina e scende a 67 per chi usa solo cocaina. Da rilevare che l’11%

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spende mensilmente più di duemila euro, anche se il 33% dei consu-matori di sola cocaina spende meno di 100 euro. Tabella 40: Spese e costi

Spese e costi Solo Cocaina Prima Cocaina

poi Eroina Prima Eroina poi Cocaina

Totale

Costo medio al grammo 72 66 65 70 Spesa media mensile 904 2544 2152 1409

<=100 euro 32.8 24.0 23.9 30.0 101/500 Euro 10.3 14.7 12.5 11.3 501/1000 Euro 5.2 8.9 6.9 5.9 1001/2000 Euro 3.3 8.7 6.7 4.6

>2000 Euro 7.3 18.7 19.9 11.1

Il 17% spende con la cocaina meno del 10% del proprio reddito mensile disponibile, il 16% più del 50%, il 12% più del 90%. I sog-getti con uso di eroina spendono mediamente una quota più elevata del reddito mensile. Tabella 41: Percentuale reddito mensile spesa in Cocaina

Quota reddito mensile Solo Co-

caina Prima Cocaina

poi Eroina Prima Eroina poi Cocaina

<=10 18.7 12.0 12.0 11/30 8.3 6.7 7.5 31/50 3.4 4.7 2.6 51/90 4.1 4.4 3.8 >90 9.0 21.3 17.7

6.5 Lo studio caso controllo

Per verificare l’ipotesi dello studio, è cioè verificare i determinan-ti della dipendenza da Cocaina, considerando percezione del rischio, pericolosità percepita della droga e significati attribuiti all’uso, sono stati selezionati 1834 soggetti (367 casi e 1467 controlli) con uso di sola Cocaina di durata superiore o uguale a due anni. I casi sono i

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soggetti che si sono rivolti a strutture pubbliche o private per pro-blemi di dipendenza da Cocaina, i controlli sono soggetti intervistati casualmente in vari contesti con riferito uso di Cocaina. Tale scelta è motivata dalla necessità di:

1. escludere i soggetti che possono avere già sviluppato dipen-

denza da altre sostanze (in primis l’eroina) e successivamen-te utilizzato cocaina;

2. evitare possibili bias dovuti all’uso sia di eroina che di co-

caina, anche se l’uso di eroina era successivo;

3. escludere i soggetti con una durata d’uso inferiore a due an-ni, quelli cioè con una elevata probabilità di smettere l’uso.

I due gruppi si distinguono per una diversa percentuale di femmi-

ne, stranieri, lavoratori, studenti e livello di scolarità. Per quanto riguarda l’età, i casi sono mediamente più anziani,

hanno iniziato dopo l’uso di cocaina e la consumano da più tempo. Le differenze sono evidenti anche riguardo al reddito, più elevato tra i casi. Tali caratteristiche sono descritte nel dettaglio nell’Appendice.

Per costruire il profilo dei soggetti con dipendenza da cocaina, ve-rificare l’effetto dei diversi significati d’uso, della percezione del ri-schio e dei danni attribuiti all’uso di droga, è stata effettuata una ana-lisi multivariata utilizzando la regressione logistica. Sono stati calco-lati gli odds ratio ed i rispettivi intervalli confidenza al 95%. Sono state utilizzate le seguenti variabili: sesso, età, nazionalità, condizio-ne professionale, reddito medio mensile, rischio attribuito all’uso di droga, sostanze utilizzate almeno una volta nella vita, età di primo uso di una sostanza illegale, età di primo uso della cocaina, durata uso cocaina, tempo trascorso dal primo uso di una sostanza illegale al primo uso di cocaina, comportamenti pericolosi nella vita, positività al test C.A.G.E., problemi incontrati nel corso dell’ultimo anno, mo-dalità di consumo, luogo di consumo, motivo del consumo, danni at-tribuiti all’uso di droga, significati attribuiti all’uso di cocaina.

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Tabella 42: Caso/controllo – regressione logistica, Odds Ratio statisticamente signi-ficativi al 95%

Sesso Odds Ratio IC95%Femmine 1Maschi 2.69 1.33-5.44

Durata uso Cocaina2/3 14/5 2.33 0.86-6.326/10 3.41 1.30-8.96>10 2.76 0.95-8.02

Dove consumaConsumo in contesti ricreativi 2.25 1.22-4.15

Danni attribuiti all’uso di drogaAlterazione delle percezioni e perdita 4.13 1.26-13.55

Problemi ultimo annoProblemi con la famiglia 3.03 1.69-5.45

Isolamento dagli altri 2.34 1.12-4.86Problemi con la giustizia 3.43 1.74-6.78

Perdere il controllo della sostanza 4.70 2.26-9.74Disintossicazione da droghe 5.05 2.05-12.43Depressione e sbalzi d'umore 2.75 1.47-5.15

Significati attribuiti uso CocainaRicerca sensazioni 2.89 1.40-5.97

Disinibizione 3.64 1.61-8.19Prestazionale 2.32 1.23-4.63Per evadere 4.85 1.75-13.40Dipendenza 4.47 0.93-21.39

Per sentirsi più sicuri 5.26 1.87-14.83Altre sostanze utilizzate nell’ultimo anno

Benzodiazepine 5.25 1.90-14.51Ketamina 5.20 1.57-17.18

Per quanto riguarda il sesso, i maschi hanno un rischio molto più

elevato rispetto alle femmine, ma va rilevato che non vi sono valori statisticamente significativi relativamente all’età anagrafica, alla na-zionalità, alla condizione professionale, al reddito, all’uso di una so-stanza illegale nella vita e all’età di primo uso di sostanze illegali.

Per quanto riguarda la percezione del rischio, pur con valori cre-scenti in relazione ai punteggi attribuiti, non vi è significatività stati-

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stica. Emerge invece una relazione con i danni attribuiti all’uso di droga, in particolare col timore di alterazione delle percezioni e di perdita del contatto con la realtà.

Mentre non vi è relazione con l’età di primo uso della cocaina e col tempo trascorso dal primo uso di una sostanza illegale al primo uso di cocaina, il rischio di diventare dipendenti aumenta con la du-rata d’uso, in particolare è statisticamente significativa per usi da sei a dieci anni.

Si segnala un uso recente di benzodiazepine e di ketamina, ma non è stata trovata una relazione statisticamente significativa con i comportamenti pericolosi sia nella vita che recenti, né con la positi-vità col test C.A.G.E. ed ai singoli items del test.

Per quanto riguarda le diverse abitudini d’uso, mentre non vi è re-lazione con il «come» (usa solo o con altri) e il «quando» (usa duran-te la settimana, nel fine settimana), vi è una elevata probabilità sul «dove» consuma, infatti l’uso nei contesti ricreativi è statisticamente significativo.

L’abuso di cocaina sembra determinare problemi specifici per chi è dipendente, più collegati al disagio psichico (depressione e sbalzi di umore) che non a specifiche complicanze sanitarie.

Si notano inoltre danni alla sfera relazionale (problemi con la fa-miglia e isolamento dagli altri), problemi giudiziari e un elevato ri-schio di perdita del controllo della sostanza.

Per quanto riguarda i significati attribuiti al consumo, chi ha pro-blemi di dipendenza, rispetto agli altri, usa maggiormente la cocaina non solo per la «dipendenza», ma anche per ricercare determinate sensazioni, per essere più disinibito, per «evadere», per aumentare il senso di sicurezza e soprattutto per aumentare specifiche prestazioni.

Per quanto riguarda la professione, aggregando le varie tipologie, notiamo una più elevata probabilità di sviluppare dipendenza per chi svolge un lavoro autonomo (OR 3.36 IC 95% 1.26/8.94), cioè arti-giano, libero professionista o commerciante, rispetto agli studenti (valore di riferimento=1), mentre i valori degli odds ratio delle altre categorie, pur più elevati, non sono statisticamente significativi: di-soccupati OR 2.58 (IC 95% 0.6/11), dipendenti OR 1.79 (IC 95% 0.71/4.52), dirigenti e imprenditori OR 2.8 (IC 95% 0.8/9.86).

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6.6 Un fenomeno in continua evoluzione

Dai risultati dello studio abbiamo alcune interessanti conferme di un fenomeno che sembra in continua evoluzione. Dall’analisi dei si-gnificati emerge come tra i più giovani la distinzione legale/illegale perda di senso. Infatti tra i minorenni prevale un uso di alcol per so-cialità, divertimento, curiosità, ricerca di sensazioni ed emulazione. I maggiorenni riportano invece un uso motivato da piacere, disinibi-zione, alimentazione, normalità e relax. Inoltre, se consideriamo l’età di primo uso, vediamo come i minorenni abbiano iniziato prima l’uso sia tra i maschi che tra le femmine.

Altro dato interessante riguarda le risposte al test CAGE. Infatti le femmine provano maggior disagio e sensi di colpa e sono maggior-mente infastidite dalle critiche sul modo di bere.

Una volta considerato che la prevalenza di comportamenti perico-losi correlati all’uso di alcol e la positività al test CAGE aumentano con l’età, la tendenza tra i più giovani a considerare l’alcol come una vera e propria sostanza psicoattiva, simile ad altre sia illegali che le-gali, va osservata con molta attenzione, soprattutto in relazione a po-tenziali politiche di prevenzione.

Gli stranieri, rispetto agli italiani consumano alcol maggiormente per cultura e divertimento e la cannabis per autocura, ricerca di sen-sazioni e per evadere, Anche se andrebbero fatte delle distinzioni ul-teriori relativamente alla nazione/cultura di provenienza. Ad esempio l’uso di cocaina viene motivato più per curiosità e disponibilità che non per alterarsi, ricercare particolari sensazioni o migliorare alcune prestazioni.

Per quanto riguarda i luoghi delle interviste, non si notano sostan-ziali differenze per i significati attribuiti all’uso di cannabis, da tutti o quasi utilizzata soprattutto per socialità e relax, se non per i ragazzi intervistati nelle parrocchie e nelle scuole medie inferiori dove pre-vale l’uso per curiosità. Per quanto riguarda invece la cocaina, pur con prevalenze diverse, in tutti i contesti prevale l’uso per curiosità.

Più articolato invece il discorso relativo alle motivazioni per l’uso di eroina. Mentre prevale in tutte le categorie l’uso per curiosità, tale motivazione riguarda un terzo dei minorenni che l’hanno provata di recente. Inoltre un minorenne su cinque riporta anche un uso per compensare l’effetto di altre sostanze ed il 21% delle femmine per autocura. Diversa appare invece l’analisi relativamente ai contesti in

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cui sono state effettuate le interviste, dove l’uso per curiosità prevale nelle scuole superiori, all’università, al lavoro e nei locali per aperiti-vi e l’uso per autocura negli eventi ed alle feste private. I soggetti in-tervistati tra chi si era rivolto a servizi pubblici o privati per dipen-denza da cocaina motivano invece l’uso di eroina per evadere e per ricercare particolari sensazioni.

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2. Alcuni approfondimenti

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Di Monica Reynaudo

1. Sintesi descrittiva dei contenuti emersi dalle prime interviste in profondità

1.1 Premessa

Queste pagine rendono sinteticamente conto, a un livello descrit-tivo, dei principali contenuti emersi nel corso della prima fase di rac-colta di interviste nell’ambito dello studio PCS. Si presentano, infatti, le aree tematiche comuni emergenti da 20 interviste realizzate tra a-prile 2009 e giugno 2009 a consumatori problematici e non di cocai-na. A queste sono seguite altre 10 interviste con persone del medesi-mo gruppo non realizzate tra luglio 2009 e ottobre 2009. Il lavoro di realizzazione di interviste in profondità è, al momento della scrittura del presente testo (novembre 2009) è ancora in corso al fine di pro-cedere in un ampliamento progressivo del numero di casi raccolti e di approfondire i temi di interesse.

1.2 Le fasi di lavoro

La presente azione di ricerca realizzata dal Centro Studi Docu-mentazione e Ricerche del Gruppo Abele è stata caratterizzata dal contatto con persone consumatrici di cocaina come sostanza princi-pale, alcuni delle quali riconoscono il loro attuale uso come proble-matico o ammettono di aver da poco tempo superato una fase critica. Un’altra parte dei casi, invece, descrive se stessa come consumatore occasionale che è riuscito a controllare il proprio uso nel tempo. Per

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tutte le persone intervistate, il criterio utilizzato in fase di contatto è che non si fossero mai rivolte ai Servizi per le Dipendenze o a orga-nizzazioni aventi come mission quella del sostegno a persone con-sumatrici di sostanze.

Per rispettare questo vincolo della ricerca, pertanto, si è proceduto in un primo momento alla produzione di flyer informativi sulla ricer-ca contenenti informazioni sulla natura della ricerca, sugli attori or-ganizzativi coinvolti, sulle finalità e sugli obiettivi del lavoro, sui ri-ferimenti di persone a cui chiedere informazioni, approfondimenti e segnalare il proprio interesse alla partecipazione allo studio.

I flyer sono stati disseminati nelle principali aree del divertimento torinese, dopo appropriata verifica con gli uffici competenti per l’affissione e il volantinaggio e previo accordo dei gestori dei locali. Questa prima azione si è dimostrata, però, non efficace in quanto non ha portato ad alcun contatto da parte di persone consumatrici di co-caina.

L’équipe di lavoro si è interrogata sulla difficoltà al coinvolgi-mento attraverso questa modalità indiretta, coinvolgendo nuovamen-te alcune persone consumatrici di cocaina o ex consumatrici della so-stanza che già erano state contattate per la fase di messa a punto della traccia di intervista. Grazie a loro si è avuta conferma della necessità di procedere attraverso «gatekeeper», cioè persone consumatrici o meno, ma ben inserite in alcuni contesti del consumo e che potessero aiutare i ricercatori nella costruzione di legami di fiducia.

Questi testimoni informati hanno segnalato come le inibizioni alla risposta a comunicazioni tipo flyer possano essere riconducibili a molteplici ragioni: diversamente da quanto solo in parte prevedibile, le persone consumatrici hanno teso a identificare l’associazione (Gruppo Abele) che stava effettuando la ricerca sul territorio come «un’istituzione», in qualche modo intenzionata a procedere poi a un intervento di tipo «correttivo» rispetto ai loro comportamenti e a evi-tare o l’etichettamento di sé o una qualche forma di coinvolgimento in un’azione di prevenzione, se non di cura ; le persone consumatrici non desiderano essere associate alle forme problematiche del consu-mo, benché tra gli obiettivi dichiarati nel flyer stesso venisse dichia-rato l’interesse in primis per il fenomeno del consumo in sé e non necessariamente del consumo problematico; come noto sia tra chi si occupa di cura e trattamento sia tra i ricercatori un rapporto di cono-scenza personale e di fiducia rispetto a chi realizza non solo lo stu-

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dio, ma la vera e propria intervista resta un elemento facilitante (seb-bene non sufficiente a garantire) il coinvolgimento. Muovendo dall’ultimo punto, si è fondata la scelta compiuta fatta dall’équipe di lavoro, di procedere a un campionamento a palla di neve, non già a partire da contatti in qualche modo volontari, ma con l’aiuto di figure di «mediazione». Non potendo infatti contattare persone in carico ai servizi, come da progetto, si è avviato un lavoro di rete specifico al fine di entrare in circuiti diversi del consumo per mezzo di persone conosciute all’interno degli stessi.

Il primo passaggio di questo lavoro di rete è stato quello di indi-viduare figure che potessero fungere da «mediatori» e si è giunti a lavorare con due tipi di persone: persone consumatrici o ex consuma-trici che si sono rese disponibili anzitutto a effettuare l’intervista in prima persona e poi a presentare il lavoro di ricerca ad altre persone di loro conoscenza proponendogli la partecipazione all’intervista. La scelta di intervistare, in questa fase, alcuni ex consumatori (inten-dendo con questo termine persone che dichiarano di non utilizzare cocaina da almeno un anno) o consumatori che paiono (sostengono) aver momentaneamente interrotto il consumo, è stata dettata, come già accennato, dall’obiettivo di sperimentare la traccia, modificando-la su suggerimento degli ex consumatori stessi o dei consumatori.

Il secondo passaggio è stato quello di addestrare e coinvolgere in-tervistatori non consumatori, ma che attraverso contatti di rete del Centro Studi avessero confermato di poter accedere a contesti del consumo di cocaina (in primis nei luoghi del divertimento). Gli in-tervistatori, sia per ragioni di studio o di formazione sia per interessi personali, manifestavano conoscenze rispetto al mondo del consumo di sostanze e un interesse specifico per questo lavoro di ricerca. Essi, tuttavia, hanno accettato di partecipare a un breve percorso formativo sulle modalità di realizzazione di un’intervista come quella che si stava proponendo.

Le prime interviste di prova sono state poi visionate insieme al gruppo di ricerca; dei commenti di questi intervistatori si è tenuto conto anche per la revisione della traccia di intervista stessa.

Attraverso le varie figure di mediazione (tra cui studenti consu-matori e non, giovani-adulti consumatori di cocaina, un deejay, alcu-ni gestori di locali…) e le relazioni dei ricercatori e degli intervista-tori sono state realizzate 20 interviste sui territori di Torino, Milano, Parma. Le città sono state scelte in base alla costruzione progressiva

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della rete con figure di mediazione e intervistatori. Le interviste sono state realizzate tra marzo e luglio 2009.

Tutte le interviste realizzate sono state audioregistrate e poi tra-scritte integralmente. Per proteggere l’anonimato delle persone, i loro nomi sono stati alterati fin dal momento della consegna dei nastro o dei file audio. Entrambi sono in corso di restituzione ai testimoni stessi.

L’analisi che si propone di seguito rappresenta una prima analisi per convergenza tematica bastata sul metodo della grounded theory, con confronto tra giudici. La raccolta delle interviste è infatti ancora in corso al momento della composizione del presente testo per uno specifico interesse alla prosecuzione del lavoro da parte dell’équipe di ricerca del Centro Studi.

1.3 L’insieme di casi

I 20 intervistati che rappresentano questo insieme di casi contatti in occasione della realizzazione dello studio PCS rappresentano un insieme eterogeneo di persone: si tratta di 12 maschi e di 8 femmine

Gli intervistati sono stati 30 di cui 16 maschi e 14 femmine. Dal punto di vista dell’età, i testimoni hanno tra i 22 e i 39 anni, di cui 8 hanno tra i 22 e i 24 anni, 8 tra i 25 e i 30 anni e 4 hanno più di trent’anni.

Dal punto di vista delle occupazioni, 13 delle persone intervistate hanno occupazioni stabili che possono essere inerenti il settore dei servizi, della moda, dell’intrattenimento, del lavoro sociale, dell’artigianato, della produzione di beni, delle libere professioni; 5 persone hanno lavori saltuari (nel mondo della comunicazione, della ristorazione, del turismo, ecc.) e 2 dichiarano di non lavorare. Le ul-time 7 persone sono studenti universitari a tempo pieno o a tempo parziale. Dal punto di vista dei titoli di studio, infatti, mentre 4 per-sone hanno conseguito la licenza media o un titolo di tipo professio-nale, gli altri hanno tutti al momento un diploma, una laurea di tipo triennale o una laurea di tipo quinquennale.

Coloro i quali lavorano, esprimono una sostanziale soddisfazione rispetto alla propria attività, tranne due persone che desidererebbero poter svolgere occupazioni più vicine ai loro interessi o titoli di stu-dio. 9 persone tra i lavoratori dichiarano un reddito mensile di circa

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1100 – 1300 euro al mese. Le altre persone (che rispondono alla do-manda) o si collocano su estremi decisamente elevati (ad. es. oltre 2000 euro al mese) oppure su forme di retribuzione minima che può permettere loro di pagarsi gli studi e i propri bisogni principali. La riflessione sul dato economico è interessante alla luce di uno tra i meccanismi, per così dire, «bifronte» legati al consumo di cocaina: alcuni intervistati, infatti, collegano l’aumento della diffusione della sostanza tra la popolazione e forse tra le fasce più giovani proprio a una maggiore disponibilità di denaro, dall’altra parte, coloro i quali hanno compreso e poi voluto affrontare un consumo divenuto pro-blematico, hanno utilizzato l’eccessivo esborso economico come un segnale di attenzione e, quindi, come dimensione da controllare per poter ottenere un’autoregolazione.

Dal punto di vista della situazione famigliare, 13 persone dichia-rano di vivere con la propria famiglia di origine (sia essa costituita da tutti e due i genitori o da uno solo, oltre che da fratelli o sorelle); 7 persone vivono da sole o in condivisione con altri (ad es. studenti) o fidanzati/conviventi e figli. Due tra le persone ultratrentenni affer-mano di essere separate e divorziate.

Questa descrizione delle principali caratteristiche socioanagrafi-che dell’insieme di casi, oltre che un valore di orientamento rispetto al primo gruppo di persone intervistate, permette di fare due tipi di considerazioni: da un lato, come spesso accade nel procedere a un campionamento a palla di neve, specie nelle sue fasi iniziali in cui non si sono ancora definite e quindi esaurite tutte le tipologie di sog-getti che si possono incontrare nell’esplorazione di un dato fenomeno [Decorte et al. 2005], le caratteristiche socioanagrafiche degli inter-vistatori possono influire sul tipo di casi incontrati. Gli intervistatori coinvolti in questa prima fase dello studio sono studenti universitari e hanno un’età compresa entro i 25 anni per cui i loro primi contatti cono avvenuti con persone simili per età ed occupazione; quando si sono potuti coinvolgere dei mediatori con età superiore, allora si è riuscita ad avviare il coinvolgimento di persone adulte. Su questa fa-scia di popolazione, però, molte proposte di partecipazione alla ricer-ca non sono poi andate a buon fine a causa soprattutto del metodo di raccolta dati proposto: l’intervista faccia a faccia specie se registrata e con persona non conosciuta ha scoraggiato molti dal partecipare. In alcuni casi questo comportamento è apparso legato a timore di «per-dere» la propria condizione di anonimato, in altri al timore di parlare

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di un tema considerato «molto personale» se non quasi «intimo» at-traverso uno strumento di tipo qualitativo e quindi teso all’approfondimento.

Queste criticità nelle fasi di contatto degli intervistati e di prima rilevazione dati invitano ad affrontare la lettura dei paragrafi succes-sivi come spunto di riflessione da approfondirsi attraverso triangola-zione ulteriore con la letteratura, con gli altri risultati dello studio PCS e con il prosieguo del lavoro.

1.4 . Le aree tematiche emergenti I principali contenuti delle 20 interviste realizzate, individuati at-

traverso una prima analisi per categorizzazione dei temi attraverso giudici, vengono di seguito presentati seguendo l’articolazione di massima delle aree su cui venivano poste le domande, vale a dire quella delle sostanze principalmente utilizzate nel passato e nel pre-sente, le motivazioni all’uso e i contesti, l’utilizzo contemporaneo di più sostanze, il «ruolo» della cocaina in termini di tempi, luoghi, si-gnificati, aspetti di rischio, di cambiamento e/o di autoregolazione nell’uso, di eventuale problematicità di vario tipo (a livello fisico, comportamentale, legale, relazione, ecc.) riscontrate in sé e nella cer-chia di persone conosciute. Ciascuna categoria si articola poi in tipi differenti di risposte a seconda del diversificarsi o meno delle rispo-ste da parte degli intervistati.

1.5 Tipi di consumi e motivazioni

Rispetto alle domande relative alle sostanze consumate nell’arco della vita, le risposte sono classificabili in tre categorie principali:

alcol, cannabinoidi (haschisch e marijuana) e cocaina come trio

più frequentemente diffuso, con una trasversalità in termini di tempi di comparsi, di contesti e motivazioni di uso e di combina-zioni dell’alcol e dei cannabinoidi

la sperimentazione, sembra soprattutto da parte di coloro che prevalentemente frequentano le scene della musica, di allucino-geni e di metamfetamine

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la presenza in tre persone di uso anche di eroina fumata.

Alla domanda del perché si sono sperimentate queste sostanze, le risposte raccolte appaiono certamente comuni a quelle individuabili in letteratura [Pavarin C 2008]. Da un lato, queste sostanze si speri-mentano spesso insieme o individualmente per curiosità o spirito di emulazione, per la sperimentazione di sé e dei propri limiti, per po-tersi rilassare o, al contrario disinibire a livello relazionale, soprattut-to.

Rispetto all’uso nel corso dell’ultimo mese, le persone intervistate affermano di aver utilizzato in combinazione frequente alcol, cocaina e cannabinoidi per poter compensare i reciproci effetti negativi e pro-lungare il divertimento o attenuare gli effetti negativi di eccitazione della cocaina: «[…] alcol e cocaina molto spesso, e cannabis sul fini-re della serata. A fine serata per rilassarmi e andare a dormire con più tranquillità mi fumo volentieri una canna».

Solo i consumatori di eroina che riconoscono come problematico il proprio consumo, in taluni casi, affermano di aver combinato co-caina ed eroina fumata per compensare i reciproci effetti delle due sostanze.

1.6 Cocaina: gli inizi, i suoi significati, il suo mercato Le persone intervistate paiono iniziare molto presto a utilizzare

cocaina. La fase di sperimentazione si colloca spesso negli anni della scuola superiore quindi tra i 16 e i 19 anni. Il desiderio principale pa-re essere quello della sperimentazione con amici di una «trasgressio-ne ormai comune»: «Una ragione precisa non c’era, era per fare qualcosa di diverso il sabato sera, le circostanze ci trovavamo la se-ra con gli amici».

Altra categoria di ragioni che motivano alla sperimentazione è quella ludica legata, come pretesto a una ricorrenza o a un momento di passaggio, in cui la cocaina diviene quasi celebrazione rituale: «dopo che avevo dato il mio primo esame in università, quindi si vo-leva festeggiare, era andata molto bene, il mio amico lo sapeva, quindi se n’è arrivato con questa cosa da provare, io avevo molta paura perché non ero convinta che poi però mi fidavo di lui, mi dice-va «Guarda non ti preoccupare» e quindi poi l’ho fatto. […] E molto

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bello, devo dire che mi sono divertita un casino, per me lo spirito è sempre stato quello di divertirmi, mai quello di soffocare i dispiaceri e i disagi, quindi devo dire che mi sono proprio divertita, poi sono andata a ballare, mi sono proprio divertita».

Gli aspetti piacevoli e di potenziamento delle sensazioni piacevoli legate a un contesto di divertimento, quindi paiono dominanti nell’inizio della sperimentazione della cocaina, che in genere non è però la prima sostanza illecita provata. La cannabis, insieme all’alcol in quanto sostanza lecita, sono le due sperimentazioni che accompa-gnano l’adolescenza di molti degli intervistati.

Tra i motivi che spingono alla sperimentazione e poi all’uso, dun-que, la curiosità domina: «Ero curiosissima e… stavo andando in di-scoteca, amici ne stavano facendo uso e l’ho provata. Ero curiosa già da tempo e non avevo paura, anzi, ero proprio troppo curiosa di provare questo effetto: l’effetto della cocaina».

Tale fascino dei potenziali effetti di cui si deve essere sentito par-lare e da cui si è attratti lascia presto spazio alla dimensione sociale della cocaina, per cui se ne fa uso perché è comune tra il gruppo di amici e, nell’uso con questi, gli aspetti piacevoli paiono amplificati. Ciò sembra vero in particolare per i ragazzi più giovani, in cui a vent’anni il consumo è pratica che unisce il gruppo nelle serate e nei fine settimana: «mi ricordo che ero a casa di un mio amico, dove an-davamo sempre a fumare, e alla fine un mio amico ha portato anche un grammo di cocaina, ‘Proviamo, non proviamo’, era una novità… […] Bello, piacevole, perché siamo riusciti ad apprezzare la parte, diciamo, ludica della sostanza, me la sono vissuta bene, tante volte ti prendi magari una droga, ti prendi male, e ci stai altrettanto male, quindi, questo un po’ per tutto, anche per il fumare, per tutti i tipi di droga, devi comunque essere aperto ad accettare quello che ti dà proprio a livello ludico, a livello di sensazioni, a livello di testa…».

La socialità, il potersi divertire compensando gli effetti della stan-chezza sono tra i fini principali con cui si utilizza la sostanza. Questo appare tanto più vero, quando sono adulti a descrivere il proprio con-sumo: esso appare collocato spesso nei fine settimana, al fine di go-dere di un divertimento che potrebbe essere inficiato dalla fatica di una settimana di lavoro: «[…] le persone che conosco adesso la usa-no solo quando vogliono fare le 7 del mattino e magari sono uscite dall’ufficio alle 10 di sera. […] Le ho viste in ambito lavorativo, e in ambito lavorativo sono dottor jekill e mister hyde, completamente

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diverse, concentrate sull’obbiettivo, veramente molto diverse: quan-do sono fuori fanno casino, ballano, quando sono in ufficio assolu-tamente integerrime, vestite con il vestito grigio, e come giusto che sia, in fondo no?».

In tema di lavoro,occorre segnalare che solo in due passaggi delle interviste effettuate, le persone citano tra i significato d’uso della so-stanza anche quello di reggere la fatica lavorativa: «Sì, non molte ma ne conosco.[…] E quelli che conosco consumano per abitudine o per necessità, perché lavorano, e quando lavorano si trovano molto bene se l’assumono, perché fa apparire più brillante, ti senti più invincibi-le e loro la coca la usano mentre lavorano/ Sono liberi professioni-sti». Questo ambito particolare dovrebbe essere oggetto di ulteriori approfondimenti e di strategie ancora più specifiche di coinvolgi-mento di possibili intervistati.

Nelle serate in cui le persone utilizzano, in genere riferiscono di non superare il grammo. Al consumo, di tanto in tanto, si associa la compravendita per potersi ripagare le spese sostenute per il proprio acquisto: «[…] non facendolo singolarmente, ma facendolo in grup-po è difficile di nuovo quantificare. Certo che siamo in gruppo e si divide in parti uguali, siamo in 5 e si fanno 5 righe, non è che io ne faccio 2 e tu te ne fai una, quello è così. Dipende da serata a serata il quantitativo, poi però non è che si esagerava… certo, certi giorni si esagerava, ma sempre con… quante righe a sera non te lo so dire, ti posso dire i «pezzi», però lì i pezzi non è che sono sempre un grammo pieno, però molto spesso, avendo l’esperienza e tutto, non si prendeva più un pezzo, ci facevano altre cose e quindi si sapeva e-sattamente quanto c’era dentro e quindi si riusciva un po’ a fare «lo sgobbo» [guadagnarci su, ndr] però non c’era mai uno pieno, era 0,7 o 0,8 0,9, se eravamo in cinque se ne faceva – non uno in 5, se no che cazzo è? – in una serata fai 3 pezzi in cinque, due grammi e mez-zo in cinque, ma si poteva esagerare e fare un grammo a testa, però proprio a esagerare esagerare!».

Le dosi paiono variare nel tempo da parte degli intervistati: seb-bene i mediatori e alcuni intervistatori indichino alcune dei consuma-tori come problematici, l’indicazione reale del consumo sembra esse-re sottostimata: sul gruppo di venti persone circa la metà può dirsi consumatrice problematica. Più precisamente, una parte ammette di vivere una situazione di non controllo e di effetti avvertiti come ne-gativi, mentre un’altra parte, pur dimensionando l’uso lascia poi tra-

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sparire la preoccupazione per alcuni effetti: «La gente è sempre la stessa, perché le persone che ne fanno uso secondo me sono sempre lì. […] adesso sono molto più tranquilla, adesso è una roba assolu-tamente occasionale. Invece un tempo, anzi, magari lavoravo nei lo-cali e quindi di notte e mi succedeva di frequente di farne uso per la-vorare«. E ancora: «Inizialmente mi faceva un effetto diverso, cioè, era una cosa nuova, ah.. bello, mi piaceva, ma poi piano piano, co-munque sì, cominci ad aumentare le dosi e… arrivi che non ti piace più. Cioè aumentando… cioè, parti da non fare niente, poco, una piccola seratina, diciamo. Poi piano piano sempre di più, sempre di più, sempre di più, sempre di più, finché sono arrivato allo schifo e ho detto basta. Se capita occasionalmente deve proprio capitare, in-fatti vedi, una volta ogni tot mesi, se capita, va bene... All’inizio ma-gari con un paio di righe stavi bene, eri a posto, piano piano, dopo tempo che lo fai, comunque sia, ti viene sempre più voglia, quello è vero. Il contesto bene o male è sempre quello, la compagnia… se e-sci con tutta gente che non beve neanche una birra… è ovvio che non ti metti da solo a fare… a farti la serata, no? Però se, minchia, c’hai uno bello tosto già dietro, bona! Poi c’è a chi non gliene frega un cazzo, gruppo o no…».

Tranne alcune eccezioni, tutte le persone intervistate ammettono di aver attraversato una fase di cambiamento nel loro approccio all’uso della sostanza, che vede seguire alla sperimentazione iniziale, un aumento della frequenza d’uso e poi una diminuzione legata an-che alla consapevolezza di alcuni effetti negativi collegati all’abuso di sostanza (cfr. par. 3.3): «Adesso i ritmi sono calati di tanto, rispet-to al primo periodo son cambiate tutte le cose… La prima fase, la fase di boom, era il momento che ti prende di più e quindi era una cosa più costante. E quindi erano periodi in cui, tra virgolette, la priorità di uscire era inerente a quello, era molto condizionata da quello, all’inizio. Io dividerei la mia fase in tre parti: la prima parte che è l’inizio e quindi sei lì che non sai cosa fare, ancora sei un ine-sperto, si può dire, vedi quelli che è da un po’ più di tempo che lo fanno e quindi prendi esempio, ti accontenti di quello che fanno loro e ti aggreghi. Poi c’è stato il secondo periodo in cui ho capito come girava l’andazzo e tutto, e quello è stato il periodo di uso più inten-so, proprio di tutto. Quello è stato un periodo duro, pesante: botte! Botte! Ad esempio, visto che appunto si parla di serate, il problema era che c’era il mercoledì che c’è la discoteca, poi c’era il venerdì e

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poi c’era il sabato, però molto spesso ci capitava di andare da degli amici anche il giovedì, metti caso, capisci? Quindi ci trovavamo, ci dicevamo: «che facciamo?», giocavamo a poker, altro, però poi si faceva anche quello, capisci? Parlare, stare lì a casa di uno in 5, 6 non fare niente e intanto tirare… Invece da questo periodo qua, da due settimane, ma anche un po’ di più, da due settimane un bustino l’ho fatto una volta sola, invece le altre volte sono andato in [un pa-ese straniero] e per esempio non ho fatto niente per due settimane, non mi ha creato nessun problema e poi da lì ho cominciato a dire.. bho, ci son stati dei casini e quindi… smetto».

Dal punto di vista del come ci si procura la sostanza, già si è ac-cennato alla pratica (in diffusione?) dell’acquisto di piccole quantità e dello smercio da parte di persone che poi consumeranno una o al-cune dosi nella serata per potersi ripagare le spese sostenute. in gene-rale, laddove il consumo avviene in compagnia paiono essere due i modi con cui la sostanza entra nel gruppo: quello dell’acquisto da parte di una persona della compagnia («Ho qualche amico che me la procura, o me la procura o me la dà direttamente lui per tutti oppure la ricerca individuale»). L’acquisto abituale avviene in genere da persone di fiducia: dopo le prime sperimentazioni, quando il consu-mo è abituale e collocato in tempi precisi, quale può essere il fine settimana, allora le persone si rivolgono sempre allo stesso indivi-duo, spesso in modo separato dai propri amici, anche se poi magari si consuma insieme: «Io, l’unico spacciatore che ho avuto personale, ce l’ho avuto quando avevo 17 – 18 anni, nel senso che, nonostante poi spesso quando ho comprato la cocaina, ero sempre ganci di al-tri, questi ganci funzionano che si fanno delle telefonate, e o c’è un appuntamento fisso da qualche parte o questa persona viene, questa persona può essere invariabilmente italiana o straniera, ma comun-que anche se sono extra comunitari non sono persone che spacciano per strada e poi nel locale, c’è la gente che ce l’ha […]. Poi una co-sa che stupiva me, è che all’interno di gruppi di amici , tutti avevano il proprio o hanno il proprio, una cosa allucinante, nel senso ci si conosce, tra persone, ci si vede spessissimo, però è ovvio che la tua rete di persone di fiducia è molto più limitata rispetto alle persone che vedi spesso, no, però, appunto se io comunque mi drogo, o faccio mille altre cose nella vita, con gli amici, condivido anche quella co-sa, cioè quello è subito quasi un passaggio di dipendenza, di tossico-dipendenza, poi le neutralizzazioni […] non so oramai sono severo,

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ma perché mi è successa quella cosa, e probabilmente se non mi fos-se successa quella cosa, avrei anche diminuito, sarei maturato in u-n'altra maniera, ma se non mi fosse successa, credo che sarei anche io più leggero come le altre persone, poi non voglio definire non problematica, però, lo faccio, cioè io sulla problematicità, non pro-blematicità anche delle persone che mi sono accanto, io ho molti dubbi». Quest’ultima testimonianza bene rappresenta un tema di in-teresse qual è quello dell’acquisto individuale, della non condivisio-ne del momento in cui si entra in possesso della sostanza. Quali si-gnificati vi sono dietro questi aspetti? L’intervistato pare segnalare che forse un’interpretazione in questa forma di isolamento è da ricer-carsi in una sorta di vergogna provata dalla persone nel momento in cui sanno di adottare un comportamento non lecito. L’utilizzo in un contesto ludico e con amici, non sembra lenire la consapevolezza della possibile presenza di un giudizio sociale. Per molti, l’acquisto da una persona di fiducia sembra rientrare ancora una volta in una sorta di fatto intimo o, per ipotesi, come parte di quel processo di iso-lamento che alcuni rilevano essere poi tra gli effetti controproducenti dell’uso di cocaina (cfr. par. 3.3). Il rivolgersi sempre a una stessa persona che vende la cocaina, è solo da qualcuno identificata aper-tamente come motivata da un timore di comprare una sostanza «ta-gliata» con altre sostanze sconosciute oppure sostituita da eroina: «Capita di aver paura, però mi sono anche sempre un po’ troppo fi-data, forse. Comunque quando compro una busta di cocaina l’assaggio subito, se c’è qualcosa di malato me ne accorgo e quindi la butto via, non la uso. So riconoscerla, per quanto non sappia quanto e come è tagliata, però comunque se è cocaina la sento. Mi è capitato tante volte di comprare una busta e dentro c’era l’eroina, e te ne accorgi immediatamente! Cosa fai? La prendi e la butti via! No, su quello bisogna fare attenzione, ecco».

Alcuni intervistati segnalano come l’acquisto diretto in strada da persone non di fiducia spesso avvenga quando il gruppo decide di consumare una dose superiore a quella prevista, per poter prolungare il divertimento.

Dal punto di vista dei prezzi, tutti gli intervistati segnalano un at-testarsi del costo di un grammo intorno ai 60-70 euro: si tratta però non sempre di cocaina pure o di ottima qualità. Lo scenario della vendita della cocaina, infatti, si caratterizza per una diminuzione dei

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prezzi data da una parallela diminuzione della qualità e purezza della stessa.

1.7 Cocaina: segnali di attenzione, strategie di autoregolazione, nodi cruciali

C’è una certa convergenza su quelli che sono considerati i possi-

bili segnali di un comportamento problematico se non di vera e pro-pria dipendenza (sebbene questa parola non venga pronunciata con facilità da parte degli intervistati stessi). Certamente vi è consapevo-lezza di un effetto fisico in conseguenza di un uso prolungato :

il mancato controllo della spesa economica: «C’è stato un pe-

riodo, un anno fa, che ho avuto dei problemi economici, perché era il periodo che ero giù e m’ero messo intesta di migliorare con sta cosa qua [con l’uso di cocaina], poi s’è dimostrato che è il contrario: al posto di migliorare peggiora. È durato un paio di mesi, avevo fatto uno sforzo economico di 200/300 euro, però sono ritornato. Mi sono sentito uno schifo».

la comparsa di comportamenti compulsavi, quali la ricerca spa-

smodica di una dose ulteriore: «Il rischio è che lei prende il con-trollo di te. Perché ci son stati… c’è.., perché comunque magari arrivi a un punto che, senza saperlo, senza rendertene conto, di-venti un attimino schiavo, tra virgolette. […]. Diventi dipendente e quello lì è il momento in cui lei prende il controllo di te, e quindi ti fa commettere degli atti che.. ci pensi il giorno dopo e dici.. pensi quasi che non sei tu quella persona lì. E tanti atti: dal parlare con mille persone, a magari fare qualcosa di aggres-sivo che non hai mai fatto, dal prendere la macchina e guidare e fare il pirla in macchina, oppure arrivare a atti di disperazione, perché magari finisce, io a questi non ci sono mai arrivato, pe-rò.. li vedi arrivare quando finisce e tu ne vuoi ancora e lì a quel punto… vedi tanti che fanno.. vanno oltre quello che pensi che è umanamente pensabile [...] Bhè, sicuramente fa male. Ti aumen-ta la dos.. cioè, secondo me va a influire sul sistema nervoso»

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l’assunzione di condotte a rischio per sé e per gli altri quale quella della guida sotto effetto di sostanze legali e non: «A livello principale che poi ti ritrovi con gente giovane, di una certa età che non ha esperienza per affrontare determinate cose e poi il ri-schio è che veramente che per una serata, bevi, tiri, alcol, mac-china, rischi, rischi la vita, è quello il problema, l’eccesso pro-prio nella serata, quello ti comporta una serie di scompensi, non subito, perché quando hai vent’anni il tuo fisico è forte, ma poi nell’arco del tempo ti porta a diventare una persona che poi non riesce più ad affrontare le cose in un certo modo e ti porta poi comunque verso i trent’anni a cambiarti un po’ il carattere co-munque […]. E ti fa diventare più nervoso, vai, scatti su tutto, non accetti più il dialogo, non accetti più il confronto, diventi un po’ superuomo Sì, proprio nello stile di vita, perché comunque ti porta ad avere tanti amici, tante persone, che poi sono tutti finti amici, persone che magari ci parli due ore la sera, poi in real-tà… è questo il discorso»

come accennato dallo stralcio di intervista precedente, tra le

conseguenze descritte a livello di comportamento da parte degli intervistati vi è quella della presenza di una maggiore aggressivi-tà: »Questioni con amici, sicuramente, litigare. Poi comunque ti senti… quando ti scende l’effetto ti senti uno schifo, secondo me, io la penso così. Magari quando sono ubriaco che è lì, magari dico «dai, dai che la facciamo», poi una volta che l’ho fatto dico ‘Ma che cazzo ho fatto?»

alcuni segnali di tipo psicologico, quali la comparsa di pensieri

paranoici: «[…] arrivi a un punto che… sei più nervoso, anche in casa appena ti fanno una domanda scatti, rispondi subito ma-le, litighi con chiunque, sempre le stesse cose, c’hai fisse con tut-ti, che questo ti vuol fare quello, che quello ti vuol fare quello lì, casino! Con la tipa ancora peggio, con la tipa pensi che ogni co-sa che lei fa chissà che cosa deve fare, chissà perché ti dice così, chissà perché non vuole fare quello… cioè ti crei un mondo che… un mondo di merda, un mondo di paranoie, di fisse, che poi alla fin fine se ci ripensi quando sei sano vedi che dici ‘Ma che cazzo ho pensato? Che cazzo ho fatto?’. Per esempio, a me mi succedeva che… all’inizio no, all’inizio lo facevo, stavo in gi-

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ro, tranquillo, anzi, ero bello preso bene, mi sentivo fortissimo, poi piano piano, quando cominci comunque anche ad aumentare il dosaggio, sono entrate delle robe tipo ‘paura di stare tra la gente’, tipo che tutti ti guardano, tu sei lì tutto fatto e tutti ti guardano, non ti piace stare dove c’è casino, vuoi il silenzio, an-che da solo, te ne stai da solo in una stanza: meglio che comun-que stare in giro. Asocialità totale, proprio»

la sensazione di isolamento e di chiusura in se stessi rispetto a

quello stesso gruppo a cui inizialmente si era cercato di apparte-nere profondamente: «Io sono una persona molto tranquilla, non ho mai le crisi di panico… se faccio uso di queste sostanze è perché mi fanno star bene, altrimenti uno non le usa, verrebbe meno il mio spirito ludico nel prendere queste sostanze. Quin-di… sì, magari a volte mi sveglio la mattina e sono più nervosa del solito e… ho problemi proprio ossei – sto parlando della co-caina – magari, non lo so, se smandibolo è perché la cocaina fa-ceva schifo, allora mi pento «guarda che merda ti sei tirata ieri sera!». Però fondamentalmente su me stessa gli effetti collaterali son sempre stati minimi, ad eccezione di alcuni periodi in cui ne facevo particolarmente uso, e quindi magari ero ingrassa… ero dimagrita tantissimo, poi ingrassata subito dopo, ero più chiusa in me stessa, magari. Un po’ di introversione».

Questi stessi segnali negativi divengono poi strumenti con cui

aiutarsi nella regolazione del consumo. Se è vero che non si può dire con certezza quante delle 20 persone

intervistate siano oggi caratterizzate da un consumo problematico, è pur vero che tutte ammettono di aver vissuto momenti critici da cui sono state mosse a una riduzione del consumo stesso.

Per aiutarsi nella riduzione degli effetti negativi legati a un uso eccessivo della sostanza cocaina (abbinata o meno ad altre sostanze), gli intervistati dicono di:

essersi dati un limite economico o acquistare solo la quantità

che si intende consumare in un certo momento: «Innanzitutto di darsi un budget e, ovviamente, se ne vogliono fare un uso mag-giore del mio, trovare il pusher giusto! Perché la cocaina è ta-gliata anche con le amfetamine, medicinali… quindi riuscire per

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quanto possibile a trovare un pusher giusto, che ti dia della co-caina vera e non un misto di amfetamine che di solito compri sotto casa, nel parco. Di non comprarla più! Di non comprarla per strada ma affidarsi a una persona di fiducia, se possibile».

evitare combinazioni con altre sostanze che possono poi facilita-

re l’ulteriore uso di cocaina, come ad esempio l’alcol: «Adesso ti posso dire che per cercare, magari, di non farmi la riga evito di bere, perché più che altro è quello che ti lega al fatto del dopo: sei ubriaco o sbocchi… però se magari sono le dieci di sera e c’hai ancora tutta la serata davanti, ti fai na riga per ripigliarti. E sei normale, eh?!»

di essersi monitorate nel caso di comparsa di pensieri paranoici:

«Fondamentalmente con la cocaina c’è il rischio paranoia sem-pre dietro l’angolo, quindi, appunto, cerco di ricordarmi sempre perché lo sto facendo: per rilassarmi, stare in compagnia, sve-glia, attiva.. Se magari mentre sto provando l’effetto vivo, in un certo modo, qualche paranoia, cerco di sedarla sempre, proprio riflettendo sul fatto che io sto facendo quella cosa lì per diver-tirmi, per star bene, non per stare male. Quindi già solo questo pensiero mi fa allontanare qualunque tipo di paranoia. [...] A-desso come adesso, se prima facevamo, non so, le strisce in macchina, piuttosto che, non so, all’aria aperta, davanti ai locali pubblici, e non me ne fregava niente, adesso ci penso e penso che magari potrei essere filmata, ripresa da qualche telecamera, colta in flagrante, quindi cerco di non farlo più, perché è inutile. Comunque mi reputo una persona abbastanza rispettabile, quin-di mi scoccerebbe molto essere magari beccata dalla polizia perché, così, per incoscienza mi faccio un tiro davanti ad un lo-cale pubblico».

di essersi appoggiati al gruppo di amici, magari osservando con più attenzione coloro che suggerivano cautela o di essersi stretti ad amici che mostravano segni di un consumo problematico: «Mi è venuto in mente di dire ‘Basta, non la uso più’. […] Tipo che mi trattavano con superficialità per quello che stavo facendo»

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di aver cambiato compagnie e luoghi di frequentazione: «Ho pensato di smettere, basta, di scappare, di andarmene via. Per-ché comunque in quei momenti lì ero in una situazione in cui tut-ta la gente che avevo di fianco ne faceva uso e ogni venerdì, sa-bato c’era proprio il pretesto per… cioè, già si partiva con l’idea di farlo e lì [smettere, n.d.r.] è stato molto duro, ma piano piano.. Ho iniziato da solo, poi ho trovato una tipa, grazie al cie-lo, che mi è stata anche dietro, è stata, diciamo, una scusa in più, una spinta in più per smettere, per dire: ‘C’ho anche una ti-pa, c’ho tutto bene, lavoro, non ho problemi, perché mi devo but-tare su sta cazzo di merda?’ e da lì piano piano, poi col tempo cominci anche a capire tante cazzate, tanti sbagli che hai fatto quando ne facevi uso».

Rispetto al controllo da parte delle forze dell’ordine o al timore di

ricadute penali e amministrative, le persone intervistate paiono con-sapevoli dell’inasprirsi delle limitazioni nel tempo, ma sembrano an-che capaci di introdurre strategie per poter superare questi vincoli, continuando in tal modo l’uso:

ad esempio, evitando di mettersi alla guida, assumendo compor-

tamenti che non destino eccessive attenzioni: «Poi altri proble-mi, sono sempre preoccupata per gli altri che guidano la mac-china, io personalmente mi prendo un bel taxi e me ne torno a casa, anzi faccio in modo di non avere mai la macchina, proprio perché se una sera voglio uscire e divertirmi bene, bere e dro-garmi, voglio tornare a casa sana e salva. Questo adesso, ov-viamente, in passato prendevo la macchina, mi fidavo tanto di me stessa, in modo sconsiderato e quindi sicuramente ho rischia-to sia di essere beccata dalla polizia, sia di causare un incidente, in passato sì. Adesso come adesso, mi prendo un bel taxi e me ne torno a casa. In un periodo facevo particolarmente uso di cocai-na, soprattutto lavorando, e quindi questo diventava abbastanza un pensiero frequente, che distoglieva l’attenzione dal lavoro che dovevo svolgere».

consumando in luoghi privati prima di recarsi in ambiti pubblici: «[…] consumavo in situazioni protette, ma anche quando non consumavo in situazioni così protette non ci pensavo, anche per-

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ché all’epoca i controlli non erano così assidui come oggi, quin-di era un po’ diverso, mi è capitato di viaggiare con una persona che aveva fatto un grosso carico di cocaina e eravamo in mac-china e non mi ero preoccupata minimamente…».

In tema di possibili risorse su cui contare per poter superare

l’eventuale situazione di consumo problematico, nessuno degli inter-vistati cita apertamente i servizi o le organizzazioni che dovrebbero essere demandate a questo scopo.

1.8 Conclusioni

Rispetto alle iniziali suggestioni emerse da queste prima intervi-ste, due temi vengono proposti dagli intervistati come degni di atten-zione particolare nel momento in cui si affronta la tematica dell’uso/abuso/consumo problematico di sostanze. Il primo, in certo qual modo è testimoniato dalle traiettorie che paiono descrivere per se stessi gli intervistati: da un’iniziale consumo sporadico a un abuso a una riduzione spesso autoregolata che non implica però l’eliminazione della sostanza. Pare essere qui chiamato in causa, in-fatti, il significato di piacere che si lega all’uso di sostanze e che rappresentano una delle facce della medesima medaglia. Sollecitata, come tutti gli intervistati a un commento ulteriore sulle domanda, una ragazza dice: «Le domande un po’ troppo incentrate sull’aspetto del problema e meno sull’aspetto ludico della faccenda. Nel senso che, se decidiamo di fare uso di una determinata sostanza è perché pensiamo ci faccia bene, ci possa aiutare in qualche modo in qualco-sa, a provare se stessi in un aspetto diverso. Poi qui si parla della cocaina, quindi si può parlare dell’aspetto sociale, alla fine è una droga sociale la cocaina, quindi tante persone lo fanno perché sono introverse e hanno bisogno di aprirsi di più con gli altri e ritengono che la cocaina possa aiutarli in questo senso. Per la mia esperienza personale io son già socievole di mio, punto. Anzi, a volte sotto l’effetto di cocaina sono meno socievole del normale, perché sono più rigida, più bloccata. Fondamentalmente la uso per svegliarmi un pochino, perché ho voglia di divertirmi, passo tutti i giorni della set-timana in ufficio, lavoro tantissimo, sono molto stanca, so che un ti-retto mi aiuta a stare un po’ più sveglia, lo prendo come se prendessi

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un caffé. Al posto del caffé, mi faccio un tiretto [ride], adesso. Già prima, quando studiavo ancora, era più il desiderio di provarne l’effetto al 100%, il desiderio di provare fisicamente e mentalmente tutto quello che potevo sotto quell’effetto, parlare di più con la gen-te, ballare. Più per provare l’effetto, che per una questione di inibi-zione, se mi bevo un bicchiere di sambuca mi fa più quello! Anzi, l’alcol secondo me aiuta di più per le inibizioni. Anche dal punto di vista sessuale, preferisco fare l’amore da lucida che sotto l’effetto della cocaina, perché… cioè, comunque ti irrigidisce, e quindi mi la-scio più andare sessualmente da lucida che sotto l’effetto della co-caina. Poi, per carità, mi diverto lo stesso, però non la uso assolu-tamente per migliorare alcun tipo di prestazione fisica, sessuale. Poi anche a livello sociale, del gruppo degli amici, è inutile nasconderlo, è divertente fare delle… l’acquisto insieme, fare sta cosa di nascosto insieme, crea una complicità tra le persone che ne fanno uso, molto di più della cannabis. Fa parte del gioco della serata andare tutti a comprare un grammo di cocaina da tirare in quattro, francamente. Ci sono un sacco di aspetti che ti spingono a comprare quel gram-mo, non solo per l’effetto e basta, per una situazione generale di fe-sta e di vivere comunque una trasgressione comune».

Altro tema, in parte collegato alla questione del piacere e che si potrebbe approfondire per comprendere se e quanto è presente nelle esperienze degli intervistati è quello della dimensione culturale del consumo di certe sostanze piuttosto che non di altre. Un intervistato, infatti, inviata a riflettere sulla relazione tra l’incapacità del control-lare l’abuso di cocaina e il binomio consumismo-impoverimento cul-turale: «Ma secondo questo è un fenomeno sociale che è un prodotto marcio di questa società, ma non perché ‘Ah, parliamo sempre male della società’, perché ormai è diventata una società iperconsumista e questa è una sua parte, ed è un problema sociale perché poi ti ritrovi degli emeriti deficienti a trent’anni, che si sono comprati il macchi-none, che hanno tirato cocaina tutta la vita, e poi magari a trent’anni non hanno mai messo il piede fuori dall’Italia, non hanno mai visto un paese estero, non hanno mai letto un libro, non che io sia uno scienziato, però voglio dire, quando avevo vent’anni il mio sogno era viaggiare e l’ho fatto, invece questi a vent’anni sognano di avere il macchinone, farsi di cocaina e andare a ballare, anche io ce l’ho avuto, però nel mio periodo e bon, sì le cose che ho fatto una volta, erano più di esplorazione, di sensazione, invece adesso con la

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cocaina, è uscire la sera con la tipa, fare il figo, con gli amici, col macchinone, ‘Sono un mafioso, conosco tutti’ […]».

A dire di alcuni intervistati più grandi di età (intorno e oltre i trent’anni), l’aspetto di consumo inconsapevole di sostanze (in abbi-namenti e contesti che possono esporre a rischi, che è emerso anche da talune interviste precedentemente citate) da parte di persone più giovani parrebbe essere un’ulteriore manifestazione di un aspetto consumistico acritico: «Adesso? Adesso come adesso tutti quanti, nel senso, la riflessione che io ho fatto su questo è che mentre una volta, come me a 20 – 22 anni, incominciavano più o meno a fumare tutti, il fumo in questi ultimi 10 – 15 anni è diventato come bersi una birra piccola, adesso invece il consumo della cocaina è diventato come 10 -15 anni fa il consumo delle canne, era l’inizio del movimento del fumare, io lo chiamo movimento come per dire il modo di divertirsi fumando, e adesso è diventata la cocaina, quindi tutti, dai ragazzini di 18 anni, ai trentenni a …tutti, nel senso che quelli che volevano divertirsi una volta andavano [in un luogo della città.] dai maroc-chini e compravano 2 grammi di fumo, adesso gli amici si incontra-no, fanno colletta e vanno a comprare un grammo, due di cocaina, che comunque non è più la qualità di una volta, adesso ci sono pa-recchi tagli di anfetamina, infatti io vedo anche che è diverso l’effetto che dà questa roba qui, perché io 10 – 15 anni fa la cocaina ti faceva stare bene con le persone, parlare, cioè, ti faceva divertire, invece adesso con i tagli di anfetamina, l’anfetamina tende a farti diventare ansioso, quindi tende a chiuderti, quindi cosa succede, che la gente, chiudendosi, si stucca, non riescono a parlarsi, non riesco-no a muoversi, e cosa fanno? Si attaccano alla bottiglia per smorza-re l’effetto della cocaina, quindi questi sono i mix tremendi che poi tanta gente fa e infatti questo è stupido, e infatti uno dei fattori per cui ho smesso è proprio questo, perché anche a me mi chiudeva, mi dava ansia e quindi mi dicevo ‘Ma perché devo prendere una cosa che dovrebbe fare star bene e invece mi fa stare male’, purtroppo c’è anche il concetto di compagnia, di massa, ‘e lo fanno tutti’, maga-ri… oppure il contrario, uno beve tanto, beve tanto e poi si fa una riga, due righe, giusto per tenersi su e continuare a bere alcol, cioè non c’è più il vero effetto ludico della cocaina, capito? La gente lo fa, la chiama cocaina, ma in realtà sono anfetamine».

Sul piano del metodo di ricerca dalla prima fase di raccolta si so-no comunque evidenziati alcune criticità che dovrebbero essere og-

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getto di ulteriore elaborazione al fine di poter procedere a una cono-scenza più approfondita dei fenomeni in oggetto. La difficoltà da parte di consumatori (apparentemente) non problematici o di tipo ri-creativo a parlare dell’argomento pare essere imputabile a una serie di ragioni:

la difficoltà di affrontare un’intervista face to face anche con una

persona conosciuta; alcuni stessi consumatori/mediatori testimo-niano difficoltà da parte di amici o colleghi nell’accettare un’intervista di persona; maggiore disponibilità viene dichiarata per le forme che massimamente potrebbero proteggere l’anonimato della persona: da una versione chat e l’uso di skype (proposti da alcune persone che non hanno poi accettato di effet-tuare l’intervista);

la reticenza di cui sopra è presente anche quando la proposta è fatta da una persona che consuma cocaina e che conosce il po-tenziale testimone. In due casi gli stessi mediatori/consumatori hanno riportato lo stupore nel trovare difficoltà in persone ben conosciute a parlare di questo tipo di consumo. La reticenza, in questi casi, non pare riconducibile solo al dover fare l’intervista con un terzo, ma sembra coerente con la presenza di una forma di «isolamento» tra i consumatori stessi e la loro difficoltà a con-dividere processi che implichino un rispecchiamento con il com-portamento «illecito», con la «problematicità» o, forse, anche so-lo con questioni sentite come «intime».

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Di Olga Tartarelli 2.Da intervistatore a intervistato

2.1 Introduzione L’esperienza di questo contributo sposta l’attenzione dello Studio

Multicentrico PCS, dall’oggetto analizzato, cioè il consumo delle so-stanze, verso l’intervistatore, il quale fin ora, unitamente al questio-nario, è stato considerato strumento della metodologia di ricerca.

Il punto di partenza quindi appare assai complesso, perché non solo intendiamo focalizzare l’attenzione sul soggetto intervistatore, ma anche e soprattutto perché le variabili che andremo a indagare, e cioè il nostro reale oggetto d’interesse, saranno le colorate note della sfera emotiva, propria di ogni soggetto che ha partecipato alla ricer-ca. 2.2 L’intervistatore diventa oggetto di studio

Il gruppo di intervistatori composto da svariate decine di persone, con un’età media compresa tra i trenta e i quaranta anni, sia maschi che femmine, è stato scelto perché individuate come soggetti sensibi-li e/o sensibilizzabili al tema dell’uso delle sostanze psicoattive.

In questo team un consistente numero del «campione-intervistatori» è rappresentato da figure professionali quali operatori, psicologi, tirocinanti, psichiatri, specializzandi, che svolgono quoti-dianamente, in servizi pubblici e privati dell’Area delle Dipendenze, un costante lavoro di prevenzione, diagnosi e cura di soggetti tossi-codipendenti.

Partendo da queste premesse si può sostenere che il gruppo di in-tervistatori è costituito da persone «non-ingenue» rispetto al tema

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delle sostanze; in virtù di questo ci pare ancora più interessante per-seguire l’obiettivo di indagare la loro sfera emotiva in relazione alla conduzione dello Studio Multicentrico. 2.3 Il colore dell’emotività

L’interesse per l’indagine della sfera psico-emotiva dei soggetti-

intervistatori, nasce grazie ad un confronto e un incontro tra quest’ultimi e i committenti dello Studio Multicentrico.

È consuetudine metodologico - scientifica che gli intervistatori siano neutri e imparziali somministratori del questionario.

Senza venir meno a questa conditio sine qua non, ci è apparso su-bito importante raccogliere le impressioni personali e le emozioni provate da chi l’intervista l’ha davvero vissuta. Pertanto è stato preso in considerazione l’impatto emotivo riscontrato dagli intervistatori affinché potesse aiutare a comprendere meglio il risultato ottenuto dello studio condotto dall’Osservatorio di Bologna.

Dopo un training formativo, gli intervistatori hanno iniziato a condurre le interviste, spinti non solo dalla curiosità di approfondire la personale conoscenza del fenomeno indagato, ma anche dall’orgoglio di chi si approccia ad essere parte integrante di un’indagine di respiro nazionale.

Gli intervistatori, ben curati e composti nell’aspetto, teoricamente preparati (perché, come vedremo, un conto è la teoria, ben altro la pratica), hanno somministrato i questionari in svariate situazioni pubbliche e private. Il dato comune era quello di andare ad indagare situazioni quotidiane gruppali e di aggregazione spontanea e non, con la sola eccezione delle somministrazioni fatte nei Sert e nelle Comunità Terapeutiche.

Gli intervistatori si sono trovati al centro di situazioni e di am-bientazioni legate alla propria quotidianità; di conseguenza i soggetti intervistati sono state le persone così dette normali, che ciascuno può trovare in un bar, come compagni di calcetto, all’università, in uno studio tecnico per ricevere prestazioni professionali.

Durante l’indagine gli operatori si sono confrontati con persone come loro, potenziali parenti, amici e conoscenti, apparentemente con le medesime caratteristiche ed interessi.

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Gli intervistatori sono partiti per l’avventura della ricerca avendo nello zaino: un bell’abito, un minimo di conoscenza, di competenza e di sana curiosità; con questi pre-requisiti hanno svolto il compito as-segnato incontrando loro simili, con l’obiettivo di restare aderenti al-lo Studio più democratico a cui gli stessi abbiano mai partecipato.

Lo definiamo democratico perché questo studio è andato voluta-mente a indagare, l’intera popolazione maschile e femminile dai 15 ai 55 anni appartenente ad ogni categoria e classe sociale.

Mettendo in evidenza, e dando importanza alle diversità che ci sono state nel team, dato che ogni intervistatore ha caratteristiche pe-culiari assolutamente uniche ed imparagonabili agli altri colleghi, sia per competenze che per vissuti e talenti personali, il dato che ci ha colpito maggiormente è stato l’emergere di una variegata tonalità emotiva che ha connotato l’ esperienza di ciascuno.

Le emozioni e le sensazioni che sono state rilevate sono variabili di analisi di tipo qualitativo e non certo quantitativo o rilevanti a fini statistici, ma non per questo meno importanti.

Le variabili emotive sono state rilevate attraverso uno scambio e un confronto intercorso nei gruppi di lavoro appositamente organiz-zati.

Dato condiviso e condivisibile è stato riscontrare la forte ambiva-lenza delle emozioni vissute, spesso in contrasto tra loro.

L’interesse nel comprendere come mai tale connotato fosse così ricorrente ci ha spinto sempre più, a insistere nell’indagine e nella conoscenza dei vissuti dei nostri intervistatori.

Sostanzialmente il range emotivo riscontrato ha fatto sorgere una serie di interrogativi.

Il questionario ha posto i soggetti-intervistatori in una situazione relazionale con loro simili.

Questo aspetto, ha sottoposto gli intervistatori ad una vulnerabili-tà nei confronti degli intervistati; non tanto oggettivamente poiché il ruolo dell’intervistatore pone già la relazione su piani sfalsati, quanto internamente perché è forte l’impatto di chi intervista «gente comu-ne» e scopre solo in itinere di incontrare frequenti «portatori sani» di una problematica con le sostanze.

Che cosa ha significato per i nostri soggetti trovarsi di fronte il farmacista, l’avvocato, il professionista o un familiare, che dichiara di fare uso di sostanze?

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Che impatto ha avuto scoprire che queste persone hanno usato o usano abitualmente sostanze psicoattive e che non fanno niente per risolvere il loro problema di dipendenza o che addirittura non lo ri-conoscono neppure come tale?

Durante la somministrazione del questionario d’indagine si anda-vano a reperire informazioni e dati sullo stile di vita delle persone.

Lo stile di vita, in alcuni casi, è stato riscontrato essere molto si-mile a quello degli intervistatori stessi.

Che cosa ha generato nel nostro campione riflettere, per esempio, sull’uso di sostanze alcoliche?

Che cosa ha voluto dire per il team rendersi conto che anche la propria condotta in relazione al consumo di alcool poteva essere classificabile come pericolosa stando ai risultati del Test di CAGE?

E ancora, che cosa ha significato per i nostri soggetti trovarsi di fronte a persone con un consumo problematico di sostanze psicoatti-ve e non poter far altro che prendere atto della situazione?

Che cosa hanno provato nel registrare come gli aiuti a disposizio-ne, per uscire dalle dipendenze da sostanze, forniscano un sostegno e un percorso riabilitativo ritenuto inaccettabile dalle persone intervi-state?

È impossibile rispondere esaurientemente a questi e ad altri inter-rogativi emersi.

Non riporteremo di seguito una percentuale di risposte date dagli intervistatori, ma piuttosto una visione d’insieme che ha accomunato tutti i nostri soggetti; il frutto di una esperienza professionale partico-lare, vissuta con intensità che ha prodotto una consapevolezza inte-riore diversa, in molti casi potremmo dire «maturativa».

L’esperienza della somministrazione dei questionari ha fatto «va-cillare» anche chi è un esperto del settore delle tossicodipendenze, ovvero, chi è quotidianamente abituato a parlare di statistiche e trend di aumento e di diffusione del fenomeno.

Un fatto è avere a che fare con questi dati in un convegno, in un abstract, nel proprio studio medico col tossicodipendente che parla dei suoi problemi e delle sue esperienze con le sostanze, in una rela-zione di cura; ben altro è invece incontrarsi con il tuo ipotetico vicino di casa che sta usando o ha appena usato droga prima di uscire in au-to con te per recarsi ad una festa.

Questa prospettiva di analisi del problema, conferma come sia stato motivo di riflessione e di sgomento constatare la crescente dif-

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fusione del fenomeno nelle categorie più giovani come nelle più a-dulte e come siano inadeguati i servizi predisposti sul territorio.

Le emozioni di maggior rilievo emerse tra gli intervistatori mo-strano un melting pot di impotenza, disagio, rabbia e disgusto, ambi-valenza e persino tolleranza verso la trasgressione.

L’impotenza nasce nella misura in cui l’intervistatore è certamen-te consapevole del suo ruolo, neutrale e non giudicante, ma allo stes-so tempo consapevole forse più o forse meno rispetto al consumato-re, che l’uso di sostanze comporta svariati e variabili rischi intercon-nessi.

La posizione ricoperta come intervistatore, lo ha posto necessa-riamente in una posizione di esperto-conoscitore ma gli ha vietato di intervenire con commenti, indicazioni, riflessioni o peggio ancora con consigli.

È vero che, in alcuni casi, i consumatori di sostanze si sono rive-lati molto più esperti degli intervistatori, nella conoscenza di effetti, tempi e modalità di uso della sostanza preferita in relazione all’effetto desiderato.

Ma è vero anche, che spesso, si sono rivelati ingenui, superficiali ed irresponsabili.

Nei racconti dei cocainomani, spesso difficili da arginare e con-cludere perché si sa, senza essere retorici, che sentirsi ascoltati ad oggi è comunque un’esperienza da privilegiati, essi parlavano e rico-noscevano un certo grado di rischiosità, a volte raccontando ed e-semplificando con accaduti successi ad altri loro amici, difficilmente a loro stessi.

Rischiosità e pericolosità sempre molto relativa perché di consa-pevolezza personale sul proprio agire ce n’era ben poca.

Questo aspetto apre, come detto in precedenza, l’interrogativo che ogni singolo intervistatore si è posto durante la conduzione dell’intervista, facendosi domande sui personali comportamenti a ri-schio messi in atto, per esempio nel guidare l’auto dopo aver parteci-pato ad una cena o ad un aperitivo, in cui si è «alzato il gomito» più del solito.

Da qui nasce necessariamente un interrogativo personale, conclu-sosi forse con un’accettazione e una tolleranza di alcuni livelli di tra-sgressione o forse, e lo speriamo, con un’autocritica che ha portato il nostro intervistatore ad una consapevolezza e ad un senso di respon-sabilità maggiore rispetto alla propria e altrui vita.

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Altro dato importante è relativo al fatto che tutti i consumatori fossero in qualche grado coscienti, ma ancora una volta non piena-mente consapevoli, che farsi di cocaina in ultima battuta è una ver-gogna, una battaglia imbarazzante in cui non si vince mai.

Nessun intervistato ha riconosciuto nell’uso, una motivazione per cui fosse consigliabile farsi, la risposta era sostanzialmente «ci si fa perché ci si fa!».

È accaduto invece che qualche intervistatore nel bel mezzo di un festino organizzato ad hoc abbia provato desiderio di provare e si sia sentito un po’ fuori posto per il fatto di ritrovarsi l’unico sobrio della festa a tema.

Per meglio comprendere il sentimento di ambivalenza, provato dalla maggioranza degli intervistatori, crediamo che possa essere uti-le immaginare la situazione di somministrazione del questionario ad un adulto che ricopre un impiego professionale di medio/alto livello.

L’ambivalenza riteniamo nasca sostanzialmente da due sentimenti rilevabili: da una parte sentimenti di stima e di ammirazione dati dal ruolo sociale posseduto dall’intervistato, dall’altra la dichiarazione di uso di sostanze stupefacenti e quindi di una non consapevolezza e responsabilità delle proprie azioni, che porta in sé, comunque sia, un stato emotivo connotato da disapprovazione e delusione.

La particolarità dei racconti fatti dai soggetti intervistati, in parti-colare dai cocainomani è data da esperienze sconvolgenti e cariche di grande sofferenza psichica e fisica, perché l’uso di cocaina prosciuga e aliena.

Trovarsi a reggere il carico emotivo di chi ti dona la sua storia e la sua esperienza, rivivere insieme a lui o a lei, quelle emozioni, ha comportato grande sofferenza, una sofferenza empatica nei nostri in-tervistatori che hanno dovuto, in un luogo che non era un setting te-rapeutico, con un ruolo che non era quello di medico, di psicologo, di educatore o di genitore, in una relazione che non era di presa in cari-co e di cura, chiudere lo scambio con la persona che avevano di fron-te con la consapevolezza che quest’ultima non si sarebbe presentata il mattino dopo allo studio medico, o al Sert, per chiedere aiuto.

Per comprendere la disponibilità con cui i soggetti intervistati si sono sottoposti ai questionari può essere utile soffermarci un attimo sugli aspetti personologici dei soggetti cocainomani che gli intervi-statori hanno incontrato in questa esperienza. Non si tratta di un ri-sultato ad un test di personalità standardizzato sottoposto ai soggetti

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che usano cocaina, ma una descrizione degli intervistati che hanno dichiarato di usare cocaina di frequente.

Si realizza così una duplice funzione: da una parte «l’acquerello emozionale» tratteggiato può esser più esaustivo, dall’altra quella di offrire spunti di riflessione per eventuali ed auspicabili nuove ten-denze riabilitative per questa diversa tipologia di dipendenti da so-stanze psicoattive.

Se dovessimo stilare una serie di caratteristiche comuni, il sogget-to cocainomane si è presentato come una persona uomo o donna che sia, generalmente ben curata, ben vestita, con un buon impiego ed una immagine esteriore «da invidiare».

La sua modalità di relazione è apparsa caratterizzata soprattutto da un bisogno/necessità di dare una buona impressione a chi gli stava davanti, soprattutto se questi è «un professionista intervistatore che fa parte di un disegno di ricerca nazionale».

La sua modalità di relazione è apparsa caratterizzata da una mo-dalità potremo dire «seduttiva», dove fare una bella impressione era davvero quello che contava. Le riflessioni e gli scambi verbali inter-corsi tra intervistato e intervistatore si sono delineati in un clima connotato da disponibilità, educazione, predisposizione del cocaino-mane a raccontare di sé, delle proprie/altrui avventure, esprimendo una moralità particolare di chi si mette in cattedra, consiglia, argo-menta senza riflettere sulla valenza delle azioni descritte. Per usare un riferimento biblico potremo dire che questi soggetti erano molto bravi «a vedere la pagliuzza negli occhi altrui e non il trave nei pro-pri».

Queste persone hanno usato modalità relazionali a loro congeniali visto che nessuno degli intervistatori ha avuto sentore che essi fosse-ro in imbarazzo o in difficoltà.

Non sono mancati slanci di generosità da parte degli intervistati che spesso hanno chiesto se potevano offrire da bere.

Non sono venute meno descrizioni accurate di come fare per usci-re un po’ dal giro e tirare un po’ il fiato.

Tutto sembrava spesso eccessivo. Eccessivo appare un termine appropriato nel senso che la vita raccontata è connotata da atti estre-mi, spericolata, alla ricerca di stati adrenalinici, di costanti rischi, di un bisogno spasmodico e acritico di provare tutto, perché «se non si prova tutto non si può dire di avere vissuto fino in fondo». La consa-pevolezza esplicitata, la percezione del rischio e la dimensione di re-

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sponsabilità appaiono nozioni vaghe e imprecise per queste persone che si mostrano talora supereroi e appaiono psicologicamente fragili bambini non cresciuti. 2.4 Conclusioni

Il presente capitolo altro non è che una riflessione sull’impatto

psicologico ed emotivo provato e vissuto dagli intervistatori; ha vo-luto sottolineare come il fenomeno dell’uso di sostanze stupefacenti ed in particolare la cocaina sia diffuso e trasversale ma non certo una «pandemia».

Aver riflettuto su come e quanto è facile trovarsi di fronte a questi consumatori che non sono più così facilmente identificabili, come poteva essere un tempo vedere, avvistare, scansare o aiutare un tossi-codipendente su una panchina, ma sono gente come tanti, e in alcuni casi socialmente più in vista di altri, crea interrogativi e riflessioni non scontate.

Non crediamo sia presuntuoso sostenere che le emozioni provate dai nostri intervistatori siano molto simili a quelle di chi a vario titolo ha a che fare con questa problematica.

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Di Fabio Memoli 3. L’esperienza di Brescia

«…creare dei legami?» «Certo» disse la volpe. «Tu fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno dite. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.» (Antoine de Saint Exupéry, Il Piccolo Principe)

3.1 Introduzione

Ad Ottobre 2009, Brescia conta 191.5171 abitanti, di cui 33.252

sono immigrati regolari. È una delle aree di eccellenza della Lom-bardia per la nascita e lo sviluppo delle piccole e medie imprese. I-noltre, è senz’altro una città ricca economicamente. Alcuni indicatori macroeconomici segnalano il primato nazionale dei depositi bancari, ed un tasso di disoccupazione al 3, 9 2, segno di una indubbia prospe-rità. La miriade di enti no profit, frutto di una tradizione secolare di solidarietà e della capacità dei cittadini bresciani di auto-organizzarsi per rispondere ai bisogni della comunità, evidenziano un’altra impor-tante ricchezza locale.

Brescia però, già da qualche anno, ha acquisito un altro primato, in questo caso non certo positivo, diventare una delle capitali del

1Fonte: Comune di Brescia 2 Fonte: Camera di Commercio di Brescia, dato relativo all’anno 2008

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Nord Italia per il traffico, lo spaccio e il consumo di sostanze stupe-facenti. Nemmeno la crisi economica ha impedito purtroppo questo triste risultato: di fatti le droghe non hanno subito le conseguenze dell’inflazione, diventando, non solo per questo motivo, una merce ancor più di facile reperibilità ed acquisto.

Le cause di questo primato sono diverse e spesso rappresentano l’altra faccia della ricchezza bresciana: un contesto caratterizzato da un forte benessere, una forte richiesta in questi anni di manodopera per l’industria, l’artigianato e l’agricoltura, le grandi opere infrastrut-turali e di conseguenza l’arrivo e l’investimento di ingenti capitali, la forte espansione del settore edilizio, infine, una posizione geografica strategica che Brescia ricopre con i suoi collegamenti su strada, ro-taie e soprattutto vie aeree, rappresentano oltre ad una visione di ec-cellenza, anche un contesto ideale di proliferazione criminale in tutte le sue rappresentazioni.

I sequestri di droga nella provincia di Brescia hanno raggiunto ormai cifre considerevoli, dal 2007 al 2008 si è passati da 151 a 17303 chilogrammi, e sembra che si prospetti una crescita costante anche per il 2009.

I dati raccolti con questa indagine esplorativa, confermano e la-sciano presagire un contesto alquanto problematico.

3.2 L’organizzazione e la ricerca dei soggetti privilegiati Prima di analizzare in maniera generale alcune tematiche comuni

emerse dal campione, è necessario chiarire il modus operandi nell’organizzazione e nella scelta dei soggetti privilegiati.

Come prima fase, dopo aver fissato gli appuntamenti, si è presen-tato il protocollo della ricerca ai responsabili di centri tra i quali: gli oratori, le associazioni sportive giovanili, i centri di aggregazione giovanili del comune, alcune comunità per tossicodipendenti, i diri-genti delle scuole superiori, i direttori dei centri commerciali, ed al-cuni locali di intrattenimento. Tuttavia non sempre l’esito è stato po-sitivo, anzi, in alcune situazioni non è stato possibile nemmeno spie-gare le motivazioni della ricerca. 3 Fonte: Direzione Centrale Servizi Antidroga (DCSA), Ministero dell’Interno, Dati provinciali 2008.

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Questo rifiuto spesso è stato motivato, nella maggior parte dei ca-si, con la seguente affermazione: «abbiamo già fatto troppi questio-nari sull’argomento».

In questi casi, si è pensato di ovviare a questo «sbarramento» a-spettando all’esterno dei centri l’uscita dei soggetti privilegiati.

Il campione è composto da 947 intervistati, per la maggior parte contattati in contesti aggregativi mentre un’altra parte interessante è stata raggiunta presso le scuole e per le strade della città. Un’ultima parte di interviste è stata sottoposta, per difficoltà oggettive, in luoghi particolari quali: il centro storico del Carmine, il parco del castello di Brescia a ridosso del centro storico, la zona industriale in direzione di Flero, la stazione ferroviaria, tutti luoghi dediti allo spaccio e al consumo.

Si è cercato di effettuare le interviste suddividendo il territorio della città di Brescia come una spirale: si è partiti dal centro storico della città per arrivare alla sua estrema periferia. In questa lunga spi-rale con cadenza costante, si è tracciato un percorso caratterizzato da fermate che hanno avuto come riferimento, un oratorio ed un centro commerciale, un’associazione e una scuola e così via. Come tessere di un domino, si è proseguiti fino all’estrema periferia. Per colmare i vuoti, dovuti alla reticenza di alcune organizzazioni, durante il per-corso si è passati alla ricerca dei soggetti su strada.

La ricerca dei soggetti privilegiati, in particolar modo quelli fer-mati per strada e nei luoghi di spaccio, consumo e prostituzione, non è stata affatto semplice e scontata. Il primo approccio è cominciato con la frequenza personale e la creazione ad hoc di relazioni con po-tenziali intervistati al fine di creare un minimo livello di fiducia. Questo anche per quanto riguarda i giocatori di videopoker nei locali della città. Con il metodo dell’osservazione partecipante 4, è stato possibile, non solo avere dichiarazioni privilegiate rispetto alla ricer-

4 «Strategia di ricerca nella quale il ricercatore si inserisce in maniera diretta e per un periodo di tempo relativamente lungo in un determinato gruppo sociale preso nel suo ambiente naturale, istaurando un rapporto di interazione personale con i suoi membri allo scopo di descriverne le azioni e di comprenderne, mediante un processo di im-medesimazione, le motivazioni». Corbetta, (1999), pag. 368.

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ca ma anche di cogliere ulteriori aspetti riconducibili a condotte de-vianti5.

3.3 Alcune caratteristiche comuni emerse dalle interviste Il fenomeno droga in questi anni è diventato sempre più comples-

so e dalle molte sfaccettature. Nonostante il perdurare del fenomeno negli anni, alcune di queste non si sono ancora delineate6, altre però, sono chiaramente evidenti. È su alcuni di questi aspetti che l’ultima parte di questo contributo porrà l’attenzione.

Attraverso i dialoghi avuti dopo le interviste con coloro che fu-mano sopratutto cannabis, è emersa una visione positiva delle droghe «leggere»: «qualche tiro fa bene, socializzi meglio, evadi dalla quo-tidianità, cosa c’è di male?» escludendo a priori qualsiasi possibilità di rischio legato all’utilizzo. Alla domanda: ma non hai paura di una possibile dipendenza? La risposta è secca e sicura: no! Se non c’è si può fare tranquillamente a meno. Da ciò si evince che l'attrazione dei giovani per le droghe leggere è legata certamente ai significati che essi attribuiscono al comportamento di consumo. Questi significati sono connessi sia alla ricerca di stati di eccitamento e di benessere sia ai problemi della socialità e della definizione di sé. Fumare spi-nelli può infatti costituire una sfida al mondo adulto per rimarcare la propria differenza e distanza; facilita la sensazione di appartenenza, soprattutto quando consente al soggetto di essere accettato dal grup-po; è un modo per dimostrare a chi rimane estraneo a questo tipo di esperienze che si è diversi, più coraggiosi, meno condizionati; ancora l'uso di cannabis, come l'adesione a certe mode, a certi gusti musica-li, può essere visto dal giovane come un modo per partecipare alla cultura giovanile.

Durante le interviste si è percepito, in modo inequivocabile che: l’uso di sostanze ha assunto un senso di «normalità». Una normalità che raggiunge il suo apice proprio nell’adolescenza. In questo perio-do di sperimentazione, non solo per l’uso di droghe, sembra naturale 5 Insospettabili ragazzi e anziani, dediti ad attività omosessuali, scambi di coppie, prestazioni sessuali da parte di giovani verso adulti in cambio di soldi per l’acquisto di sostanze, ecc. 6 Si pensi ad esempio al sommerso.

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la tendenza a verificare tutte le opportunità che la vita può offrire. Quindi, al di là di situazioni problematiche che trovano nell’uso di sostanze o in altri comportamenti di consumo una «protezione» al proprio disagio, non è sbagliato affermare che i giovani utilizzano ciò che il mercato offre, anche per le droghe.

A partire da questa analisi, e non solo, è possibile comprendere anche il perché in molti soggetti che hanno risposto di non aver mai fatto nessun uso di sostanze, si sia percepito un evidente imbarazzo, un disagio, a testimoniare che se non fumi, non provi, allora non sei nessuno, «sei out», per usare un linguaggio giovanile.

Quindi, il «normale», è colui che assume sostanze e non il vice-versa. Se non fumi sei uno sfigato.

Purtroppo in molti di questi con i quali l’intervista è andata oltre le domande del questionario7, è emerso questo senso di sfiducia, una scarsa autostima che evidenzia ancora di più lo stato di normalità che avvolge il mondo dei consumatori di sostanze, in particolar modo quello giovanile.

Il consumo di alcool tra i giovani intervistati è considerevole, è un rito ritrovarsi al bar per un «pirlo8», così un giovane intervistato ha definito l’usanza tipica bresciana dell’aperitivo. I ragazzi intervistati sono seduti al bar, in genere sono 5/6 maschi e 3/4 femmine. Le ra-gazze cominciano con un pirlo con Aperol, i maschi invece lo prefe-riscono col Campari, decisamente più alcolico. Quando è stato chie-sto alle ragazze: perché i vostri compagni lo prendono col Campari? La risposta è stata: per farsi vedere, per sentirsi più grandi. Tutte ri-sposte attribuibili anche al consumo di sostanze, dalle sigarette alla cannabis. Motivazioni ormai universali.

L’alcool dunque fa da apripista al pomeriggio, e poi, per coloro che ne hanno la possibilità, alla serata, visto che l’età degli intervista-ti comprende un target composto soprattutto da giovani adolescenti. Dopo aver bevuto ci s’incammina verso un parco o nei giardinetti, possibilmente tranquilli, anche se spesso, per strada, in piazza, alcuni arrotolavano cannabis senza alcuna preoccupazione. Comincia così

7Per la somministrazione del questionario, in media sono serviti 30 minuti, in altri casi si è arrivati fino a 1 ora. In particolar modo in quei soggetti giovani con una manifesta brama di sapere, informarsi e soprattutto raccontare. 8 Il pirlo è il tipico aperitivo bresciano a base di vino bianco fermo, campari (o ape-rol) e seltz.

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la seconda parte dello stare insieme, si comincia a preparare le canne che a turno verranno fatte girare. Le ragazze, in un primo momento appaiono reticenti, ma poi un tiro lo fanno anche loro. Ecco emergere chiaramente un’altra problematica: il policonsumo. Tra gli intervista-ti è emerso questo drammatico dato: l’utilizzo di più sostanze che tende ad aumentare nel fine settimana, quando si aprono le discote-che. Diversi sono i giovani che hanno ammesso di aver guidato dopo aver bevuto o assunto sostanze, e alla domanda: ma non è pericolo-so? No, è tutto sotto controllo. Basta non esagerare. Per questo moti-vo, Brescia detiene un ulteriore primato: risulta tra le città con un forte tasso di incidenti stradali, che puntualmente vedono protagoni-sti giovani al volante sotto l’effetto di sostanze. Durante la ricerca dei soggetti privilegiati e la somministrazione dei questionari, è stato possibile cogliere aspetti trasversali che richiederebbero uno studio più approfondito, come: la prostituzione giovanile, specie maschile per procurarsi i soldi per acquistare le sostanze; freelance giovanis-simi, insospettabili; conoscenza spesso frammentaria e confusa dei giovani nei confronti delle sostanze in particolar modo rispetto ai danni che possono causare; gli oratori che come è stato possibile constatare non sono immuni da questo fenomeno, ecc.

Concludendo, in questi due anni di ricerca, ascoltando le tante storie del vivere quotidiano raccontate dai giovani che ho incontrato, l’esperienza che traggo da questo lavoro è che molti, vogliano, sen-tano la necessità, di confrontarsi e possedere maggiori strumenti per comprendere meglio la realtà che li circonda.

Infine, giunti alla stesura di quanto osservato, fino a queste con-clusioni finali, questo lavoro rappresenta un traguardo importante a cui personalmente si concede un valore più intimo, oltre a quello scientifico, che va oltre il lungo periodo di parecchi mesi trascorsi fra contatti telefonici ed appuntamenti mancati, a contatto con persone a cui ci si è sempre avvicinati con uno stato d’animo misto tra la curio-sità e a volte l’imbarazzo. Non sono stati solo contatti formali, è stata prima di tutto un’esperienza personale, accresciuta dalla cortesia, gentilezza, dai rifiuti, dalle situazioni particolari e a volte rischiose di chi ho incontrato.

Quindi il primo e indubbio merito di questa lavoro risiede nel fat-to che esso ha coinciso con una esperienza umana molto forte, al di fuori dei pregiudizi, come, nella pace e nella serenità, è stata possibi-le la stesura di questo lavoro.

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Di Samantha Sanchini 4. Un confronto tra i dati delle varie regioni 4.1 Analisi delle caratteristiche

Le regioni che hanno preso parte allo studio sono: Abruzzo, Cala-

bria, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana, Um-bria e Veneto.

In tutte le Regioni la maggioranza delle interviste sono state effet-tuate nel territorio, cioè nelle scuole (dal 7,8 del Piemonte all’87,7% dell’Abruzzo), in contesti del divertimento (dall’1,9% della Lombar-dia al 43,8% del Veneto), di aggregazione (dal 5,1% dell’Umbria al 40,9% della Lombardia) e per strada (dal 12,3% dell’Abruzzo al 74,2% della Calabria).

Al di là la delle diversità che esistono nelle varie regioni per cul-tura, tradizione, va segnalata anche una specificità dovute al diverso target degli intervistati: in Emilia Romagna, Toscana, e Veneto le in-terviste sono state somministrate in svariati luoghi, mentre in Abruz-zo, Lazio e Umbria prevalentemente in contesti scolastici. Nelle re-stanti regioni le interviste sono state effettuate soprattutto per strada o nei contesti del divertimento.

Per quanto riguarda i dati anagrafici, la percentuale delle femmine intervistate va dal 32,9% della Lombardia al 58,8% dell’Abruzzo.

L’età media varia dai 20,7 anni della Lombardia ai 30,4 anni del Piemonte.

Gli intervistati sono residenti, italiani, con una situazione abitati-va stabile e la maggioranza vive in famiglia. Importante rilevare co-me in Piemonte una persona su quattro dichiara di vivere da sola. Le persone che lavorano variano dal 13% dell’Abruzzo al 70% del Pie-monte. Il reddito mensile di cui dispongono gli intervistati va dai 363 euro in media della Lombardia ai 1072 del Piemonte.

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La maggioranza degli intervistati studia (soprattutto nelle regioni dell’Italia centrale), il titolo di studio posseduto è medio-alto.

Per quanto riguarda i danni attribuiti all’uso della droga, le rispo-ste si concentrano sui danni legati alla salute dell’individuo: in speci-fico, danni fisici (definiti in modo generico dal 15% della Lombardia al 3% del Lazio; in modo più specifico dal 5% del Piemonte al 17% della Calabria), disturbi psichici (dal 20% della Calabria al 44% della Lombardia), danni neurologici (dal 12% dell’Umbria al 36% della Lombardia) e rischio di futura dipendenza (dall’8% della Lombardia al 23% dell’Umbria). Per una quota che va dal 3% degli intervistati in Lombardia al 17% in Piemonte i danni che può provocare l’uso di droga sono connessi alla sfera sociale, cioè dei rapporti con gli altri.

Il rischio attribuito all’uso delle sostanze illegali è più elevato in Lombardia (4,5) ed mediamente superiore a 2,5 in tutte le regioni, tranne che per l’Abruzzo, dove è più basso (2.3).

4.2 Problemi e comportamenti pericolosi Nel corso dell’ultimo anno la maggior parte ha dichiarato di aver

avuto problemi coi familiari e con il partner, con la scuola e con gli amici, inoltre molti hanno problemi di tipo economico e col lavoro. Relativamente ai disturbi psichici, sono diffusi in tutte le regioni e molti riportano sintomi di ansia, sbalzi di umore e depressione, at-tacchi di panico, paranoia, disturbi della memoria, disturbi del sonno, disturbi fisici e psicosomatici. La dipendenza da stupefacenti viene vissuta come problema solamente dagli intervistati nel Piemonte.

Fra le persone intervistate in Calabria e in Lombardia non viene rilevato nessun problema nell’ultimo anno, mentre in Piemonte la prevalenza è sempre più elevata.

Nella maggioranza delle regioni la prevalenza, sia lifetime che re-cente, di comportamenti pericolosi avuti è collegata all’uso di alcol (bere alcolici e poi guidare) ed al mix sia di alcol e stupefacenti, che di più sostanze stupefacenti.

Da rilevare che la prevalenza è più elevata tra gli intervistati nelle regioni del nord e si abbassano man mano che ci si sposta verso sud. Fa eccezione la Lombardia, molto probabilmente a causa della più bassa età media degli intervistati.

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Per quanto riguarda gli stili del bere pericolosi, rilevati con le ri-sposte al test CAGE, la quota più elevata di chi ha dato almeno due risposta positiva è nel Piemonte (22%), dove l’11% ha risposto posi-tivamente ad almeno tre domande.

4.3 Alcol L’età di primo uso dell’alcol è di 14,2 anni in Lombardia e di 15,8

in Abruzzo. La durata all’uso è 5,2 anni in Abruzzo e di 15,3 anni in Veneto. L’uso di alcol almeno una volta nella vita va dal 96% del Piemonte al 16% della Calabria; l’uso recente di alcol diminuisce man mano che ci si sposta da nord (Piemonte 91%) verso sud (Cala-bria 11%).

L’alcol viene utilizzato soprattutto per socialità, piacere, diverti-mento, poi anche per gusto, alimentazione, normalità, disinibizione, ricerca di sensazioni, curiosità, relax, cultura e per evadere.

Per socialità viene utilizzato soprattutto al nord, man mano che ci si sposta verso sud aumenta invece l’uso per divertimento. La per-centuale più alta di chi usa per il piacere è nelle regioni dell’Italia Centrale. Nel Veneto e nel Lazio si evidenzia anche un uso collegato anche al gusto e all’alimentazione.

4.4 Sostanze illegali Mentre la maggioranza delle persone ha provato almeno una volta

nella vita una sostanza illegale, solamente in Abruzzo e Piemonte ol-tre la metà degli intervistati ha un uso recente.

Per quanto riguarda la cannabis, l’età di primo uso varia dai 15,2 anni della Calabria ai 16,8 del Piemonte. La durata media dell’uso è di 4,5 anni in Abruzzo e di 12 anni in Piemonte. L’uso di cannabis nella vita e recente è più elevato nel Piemonte (72% almeno una vol-ta, 54% uso recente).

La cannabis è utilizzata soprattutto per relax, socialità, piacere, curiosità (soprattutto in Lombardia dove il contesto è scolastico e l’età media più bassa), divertimento, ricerca di sensazioni.

L’età di primo uso della cocaina varia dai 17,8 anni dell’Abruzzo ai 20,9 anni del Veneto. La durata media d’uso è di 2 anni in Abruz-

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zo e di 9,7 anni in Piemonte. L’uso di cocaina almeno una volta nella vita varia dal 2% in Lombardia al 70% in Abruzzo; l’uso recente è nullo in Lombardia e per un intervistato su tre in Abruzzo.

Per quanto riguarda la modalità di assunzione, sniffa il 78% in Abruzzo e il 95% in Piemonte, fuma il 37% in Umbria ed è poco fre-quente la via venosa (nessuno in Abruzzo, il 13% in Piemonte).

La cocaina è utilizzata soprattutto a livello prestazionale, per cu-riosità, divertimento, socialità, piacere, ricerca di sensazioni e disini-bizione. È legata anche all’utilizzo per ricerca di alterazione, per e-vadere, per normalità, per autocura, per emulazione, per disponibili-tà, per sentirsi più sicuri, per dipendenza, contro la noia e per deside-rio della sostanza.

Relativamente ad ogni singola motivazione, nel Veneto troviamo le percentuali più elevate, ad eccezione dell’assunzione per curiosità, più alta in Abruzzo.

Per quanto riguarda l’eroina, l’età di primo uso va dai 17,1 anni in Abruzzo ai 21,6 anni in Umbria. La durata media è inferiore ad un anno in Abruzzo e superiore a 10 anni in Lombardia. L’uso lifetime va dal 0,3% della Lombardia al 12% del Piemonte, l’uso recente dal-lo 0,1% della Lombardia o della Calabria al 3,9% dell’Abruzzo.

La inala l’83% degli intervistati in Umbria ed il 10% nel Lazio; utilizza la via venosa il 67% in Lombardia e la fuma il 65% nel Ve-neto.

L’eroina è utilizzata soprattutto per autocura, per evadere (soprat-tutto in Calabria), per ricerca di sensazioni, per curiosità, per piacere, per dipendenza, per relax e per compensare l’effetto di altre sostanze.

Dai dati emerge una difficile lettura del fenomeno in chiave terri-toriale e le differenze riscontrate esprimono non tanto una diversità geografica, ma riflettono soprattutto i vari target di soggetti intervi-stati: ad esempio, in Lombardia la bassa età media degli intervistati potrebbe spiegare come la prevalenza dei comportamenti pericolosi sia molto più bassa delle altre regioni del Nord. Stesso discorso per quanto riguarda l’interpretazione del significato prevalente d’uso di cannabis, motivato dalla curiosità.

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Di Raimondo Maria Pavarin 5. L’analisi dei significati

Dalle 14 mila interviste sono state ricavate più di 600 descrizioni di motivazioni, successivamente ridotte a 31 dopo un lavoro di grup-po, più una residuale contenente le variabili non ulteriormente aggre-gabili: piacere, curiosità, socialità, divertimento, per evadere, contro la noia, accessibilità, disponibilità, emulazione, ricerca di particolari sensazioni, disinibizione, relax, per sfida, per alleviare la solitudine, sentirsi più sicuri, ricerca di alterazione, modificare stati di coscien-za, introspezione, annientamento, dipendenza, compensare l’effetto di altre droghe, in sostituzione di altre sostanze, potenziare l’effetto di altre sostanze, desiderio per la sostanza, per migliorare alcune pre-stazioni, cultura, normalità, per il gusto, alimentazione, auto cura.

Una ulteriore classificazione individua sette funzioni attribuite al-le varie sostanze: cura/auto cura (terapia medica, auto cura, relax, prestazionale, contro la noia, alleviare la solitudine); normalità (ali-mentazione, cultura, per il gusto, normalità); socialità (accessibilità, socialità, divertimento, evasione); curiosità (curiosità, disponibilità); ricerca di sensazioni positive (ricerca sensazioni, introspezione); ri-cerca/contenimento di sensazioni negative (sfida, annientamento, sentirsi più sicuri, disinibizione, emulazione); coinvolgimento con le sostanze (dipendenza, compensare l’effetto di altre droghe, piacere, desiderio per la sostanza, ricerca di alterazione, modificazione degli stati di coscienza, potenziare l’effetto di altre sostanze).

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5.1 Coinvolgimento con le sostanze

Piacere: tutto ciò che induce il soggetto, il più possibile ed il pri-

ma possibile, alla soddisfazione dei bisogni ed all’allentamento della tensione. Lo possiamo scindere in piacere puro e semplice della so-stanza (mi piace fottutamente tanto; é un piacere al quale non so più rinunciare; il minuto in cui mi saliva la botta mi piaceva; é lo stato di maggiore piacere che ci sia; sono esperienze che mi sono piaciu-te) e piacere dell’effetto (è lo stato di maggiore piacere che ci sia; mi è rimasta nella testa, è difficile scordarsi l'effetto; mi piace il senso di svuotamento che mi da; mi piaceva la confusione che crea; mi piaceva pensare velocemente; perché stare fatti é bello, vivi in un mondo tutto tuo; perchè ci sono dei momenti in cui mi da una buona sensazione).

Desiderio per la sostanza: sentimento violento che tiene la perso-na in uno stato di grande agitazione (una compagnia; compagno di vita; è la sua seconda moglie; é un'amante, copre qualsiasi senti-mento o problema; per desiderio, fin da piccolo pensavo che ne avrei fatto uso; una bella donna, traditrice, illusionista).

Ricerca di alterazione: stato psichico di alterazione dei sensi e delle funzioni mentali. Questo vale sia per una ricerca di sballo (per sentire la botta il doppio; andare fuori di testa; avevo voglia di sbal-larmi; non capisci più niente, perdi il contatto con te stesso; per sen-tire il flash e l'adrenalina; vado in tilt, non capisco più niente), che per alterare la realtà (illusione, capovolgimento della concezione del reale; per avere un'altra dimensione della realtà; perchè stare fatti è bello, vivi in un mondo tutto tuo), e le percezioni mentali (cambio del ritmo, spazio/tempo dilatato; esigenza e desiderio di approfondire stati di lucidità della mente; totale assopimento dei sensi e della per-cezione; anestetizza la mente; ampliamento della percezione; é l'uni-co modo per sentire l'infinito; una porta dimensionale, una vita pa-rallela; mi sento il cervello che decolla).

Modificazione degli stati di coscienza: ricerca di una modifica-zione degli stati di coscienza, come funzione enterogena (riscoperta di misticismo, ricerca dello spirito; sacro; .. san Pedro: le chiavi del paradiso), come viaggio (viaggiare con la mente; viaggiare pesan-temente; lo sciamano) e ricerca di allucinazioni, anche se non sempre

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positive (perchè mi piace vedere le cose sotto allucinazione; avere sensazioni psichedeliche; mi piacciono i colori che vedo; per prova-re suoni e immagini che si deformano; ho fatto un'esperienza visiva e intellettualmente piacevole; hai le allucinazioni, senti le voci, vedi cose che non ci stanno, ti vogliono ammazzare; dopo vedevo cose strane, elicotteri carabinieri..).

Potenziare gli effetti di altre sostanze: utilizzo concomitante di più sostanze per potenziarne l’effetto (per sentire la botta il doppio, per far scendere la scimmia sulle spalle; aumenta la durata della co-ca; era usata solo per tranquillizzarmi dopo la cocaina; per far sali-re di più l'eroina; per stare calma se non avevo eroina; per togliermi lo sballo della coca mi facevo di eroina; i superalcolici li consumo per calmarmi quando sniffo tanta cocaina; se sei ubriaco e fai un ti-ro ti ripigli, se ne fai due o tre vai in paranoia; perché é una sostan-za alternativa, per avere un doppio effetto).

In sostituzione di altre sostanze: sostituzione di una sostanza con un’altra, itenuta più disponibile sul mercato o più economica o meno dannosa (in contrasto con le altre droghe, mi prendeva di meno; .. poi per smorzare la cocaina, ma faceva l'effetto contrario; anche se in modo ridotto, ha gli stessi significati della cocaina; come sostitu-tivo dell'ero che non era più buona; giusto quando non ho altre dro-ghe, come sostituto o per smorzare; ho smesso quando ho comincia-to con l'eroina; in sostituzione dell'alcol; per attutire il down di ecstasy e altre droghe, per evitare l'eroina; per la facilità di gestione rispetto alle altre sostanze; per non ubriacarsi; per lo stesso motivo dell'alcol; per ubriacarmi quando non avevo e non ho l'eroina e non riuscivo ad uscire di casa; per vedere se faceva qualcosa in più del-l'hashish; perchè ho smesso di fumare; quando ho smesso di usare eroina per provare; stesse motivazioni dell'uso dell'hashish con la dif-ferenza che si fumava quando l'hashish non si trovava).

Dipendenza: uso dovuto a bramosia fisica, assuefazione, tossico-mania nei confronti di una o più sostanze, prima per vizio (per vizio, dopo anni non ce la fai più, poi diventi dipendente; era la mia cola-zione, il pranzo e la cena; ti resta la fissa di farlo; poi ho perso di mano la situazione; poi è diventata una necessità) poi per vera e propria dipendenza (sei tossico, ma rifiuti di accettarlo; non potevo fare niente senza perchè ero scemo, picchiavo la gente la volevo a tutti i costi; mi dava una pseudo fattanza, come se fosse droga; dopo aver iniziato a fumarla sono diventato schiavo; é stato tanto difficile

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lasciarla; ho provato a smettere ma non ci sono riuscito; mi è rima-sta nella testa, è difficile scordarsi l'effetto; mi hanno incastrato; perchè mi prende il cervello, è diventa la cosa più importante della mia vita; quando l'ho davanti non riesco a dire di no, rovina; per tanti e tanti anni dalla mattina alla sera; ne fai tanta perché dura poco; mi fischiavano la orecchie, tutto in quei dieci secondi di felici-tà ..).

Per compensare l’effetto di altre sostanze: utilizzo concomitante di più sostanze per contrastare l’effetto di altre.

5.2 Cura/auto cura

Relax: ricerca di una condizione psicofisica di rilassamento (un momento che mi rilassa finito di lavorare o nei fine settimana; per staccare dalla giornata lavorativa; per attenuare la tensione, mi prende la mano spesso; dà profondità, serenità e rispetto; calma e sopprime l'aggressività; per rilassarmi quando sono nervosa; per alleggerire la mente dalle preoccupazioni; mi provoca una sensazio-ne di calma, tranquillità).

Auto cura: utilizzo della sostanza nel tentativo di ritrovare un proprio equilibrio e benessere. Questo vale sia nel caso di prescrizio-ne medica di farmaci (prescrizione specifica da un medico per motivi amorosi), che come tendenza all’automedicazione in generale (come una psicanalisi interiore; come cura farmacologica per ribellione; é una medicina per il tutto; cura per le conseguenze delle altre sostan-ze; cura tutti i mali, ovatta, è una droga per tutti i giorni; pensavo potesse risolvere problemi psicologici; per non piangere e sentirsi sola; sono tachicardiaco, l'hascisch stabilizza il battito cardiaco), sia più in specifico come uso anestetico o analgesico (antidolorifico, per sedare, addolcire la bestia che c'è in me; per benessere fisico, per-ché non si sentono dolori; è un'ottima medicina, come analgesico è il migliore; per andare dal dentista). Molti lo motivano anche in segui-to a varie forme di disagio psicologico (perchè mi volevo annullare, la realtà faceva male; copriva i problemi; per non pensare ai miei disturbi psichici; per chiedere aiuto..), per gestire l'ansia (antistress; perchè non sopporto il minimo stress; sedativo; ansiolitico; per af-frontare più serenamente la giornata; per alleviare i pensieri; per

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farmi passare gli attacchi di panico), per gestire la depressione (be-vevo per dimenticare; affogare il dolore; mi difendeva dal sentire il profondo dolore conseguente ad eventi traumatici; per nascondere il malessere e per non pensare alle cose serie; un aiuto per superare un momento difficile come la separazione; è come dare un taglio ai problemi, non li avverti più come tali; dopo la morte di mio padre soffrivo; mi hanno dato significato quando non sapevo chi fossi; vita depressa, credevo di risolvere i problemi, e invece…), per gestire i disturbi dell'umore (mi cambia l'umore; per avere un umore più sta-bile; per evitare sbalzi di umore) e infine anche per dormire (conci-liare il sonno; non dormivo e l'alcol mi permetteva di farlo; aiuta a riposare dopo una festa; quando non riesco a dormire per l'ansia; placa i ritmi lavorativi).

Terapia medica: uso della sostanza (principalmente psicofarmaci e benzodiazepine) per cura, per terapia, su prescrizione di specialisti.

Prestazionale: relativo ad una prestazione, ovvero comportamento o rendimento che si dà nello svolgere una determinata attività, sia in generale per non sentire la stanchezza e controllare il rapporto col cibo (le usavo per dimagrire, per non sentire stanchezza; mi fanno mangiare; perché tiene svegli e ti rende più attivo; aiuta ad essere brillante; alleviare la stanchezza; attivarmi mentalmente; concentra-zione su argomenti di difficile focalizzazione; ho iniziato perché mi sentivo sempre stanca, per darmi carica; ti rende più attivo e sciolto; se facevi le cose ti sembravano tutte più facili; per fare una serata a tutta birra ), che nello specifico di attività lavorative, soprattutto per tenere i ritmi e migliorare il rendimento (per lavorare meglio e per più ore; durante il lavoro per tirarmi su; nel mio settore ne gira tan-ta per lavorare di più; per continuare a lavorare in modo efficiente per molte ore; per essere più presente ed efficace nel lavoro). Molti inoltre consumano per rendere più efficiente l’apprendimento (all'u-niversità quando c'era un esame; mi fa stare più attenta; produco di più a scuola; faccio più cose e bene; per studiare in minor tempo) e per attività connesse al sesso, non solo per migliorare le performan-ces, ma anche per trasgredire (duri di più a letto; facevo delle forti trasgressioni sessuali; stimolava la sessualità, non potevo farne a meno; migliorava i rapporti sessuali con le ragazze; lo facevo con il mio ragazzo, mi sentivo più disinibita per non sentire lo schifo; mi dava più perversione per riuscire nel sesso; non riuscivo a fare ses-so, ero fuori di me stesso; per fermare l'eiaculazione precoce).

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Noia: uso della sostanza per contrastare la sensazione sgradevole prodotta dal ripetersi monotono delle stesse azioni, dalla mancanza di distrazioni (si inizia per noia; per riempire il tempo; per rompere la monotonia della settimana).

5.3 Normalità

Uso della sostanza perché percepita come normale (normale, per-chè fa parte della vita; non vedo il motivo per smettere; perché va di pari passo con i miei ritmi), di moda (fa moda; al pub per tendenza; è una moda, uno status simbol; per una questione di immagine), ma anche per ritualità (rituale per socializzare; crea intimità, riflessione; mi piace il rituale preparatorio; piacere rituale) e per abitudine (quotidianamente per rilassarmi; abitudine legata al piacere; è una quotidianità che mi accompagna; è un'abitudine a cui non rinuncio, fa bene se non c'è abuso).

Cultura e tradizione, soprattutto per gli alcolici, ma non solo: as-sunzione delle sostanze perché culturalmente accettate (per un di-scorso culturale; perché più ben vista dell'eroina; ambiente dove si vive, la società, ti ci trovi dentro e non ti accorgi che ti trascina; cul-turalmente la trovo una cosa piacevole e giusta; per la cultura tradi-zionale legata al piacere del bere; perchè mi piace la tipologia di vita che c'è intorno alla birra; si può mascherare bene l'effetto, non si è visti drogati).

Alimentazione/pasti: uso di una sostanza con finalità alimentare. Questo vale soprattutto per gli alcolici, in primis il vino.

Piacere del gusto, dell’odore, del sapore: motivazione all’uso in-dotta dal piacere del gusto, dall’aroma, etc. Tale significato si pre-senta prevalentemente per l’alcol (ha un buon sapore e se non si ec-cede fa bene alla salute; per gustare di più i cibi; mi piace quando mangio; perché mi piace il sapore, esprime sensazioni positive).

5.4 Socialità

Per migliorare la propria socialità ed ottenere gratificazioni nella vita sociale. Per stare con gli amici, in compagnia (con la mia ragaz-

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za per stare bene con lei; mi faceva sentire più in gruppo con i miei amici; non troppo dannosi se assunti in piccole dosi per il diverti-mento con gli amici; per passare la serata in compagnia; una scusa per fare gruppo; per condividere; perchè frequentavo brutte compa-gnie; stare bene in compagnia, non è il problema), per socializzare e migliorare le relazioni (mi piace il giro che c'è attorno; momento di condivisione con gli altri; per aprirsi di più con le persone; per le situazioni di comunità che si creano; aggregazione a gruppi di ra-gazzi che non conoscevi; appartenenza ad un gruppo; atmosfera co-me collante in una serata; per avere le ragazze; mi dava la spinta per affrontare le persone; mi rende più socievole; per accrescere la confidenza con altri; per incrementare la voglia di stare a contatto con la gente; per esibizionismo; per farmi notare; per spirito di gruppo; per stare con il fidanzato; ti da quel minuto quando sei in compagnia che ti fai un sacco di risate; relazionavo con le persone che era una meraviglia, non sentivo i problemi della vita; una cazza-ta con gli amici...) e per empatia (per creare empatia, ricerca armo-nia con l’ambiente; per percepire le sensazioni della serata; perché hai la sensazione che ci si vuole bene tutti; senso di comunità ).

Accessibilità: utilizzo della sostanza perché facilmente raggiungi-bile, di facile accesso, che si può avvicinare (se mi viene offerto; le-gale, pubblicità, vai nei supermercati e la puoi comprare anche se minorenne; nessuno mi impedisce di usarne; la vendevo con mio pa-dre, poi me l'ha fatta assaggiare; per la facilità di trovare la sostan-za rispetto all'hashisch; perché c'é sempre qualcuno che ce l'ha; perché c'era come la gnocca; perché era l'unica droga che c'era nel mio paese negli anni '90; perché la consumazione è obbligatoria; perchè nella maggior parte dei casi in cui mi trovo in un locale ven-go a contatto con alcolici; uso alternativamente hashish e marijuana a seconda di cosa c'è sul mercato), intesa anche come accessibilità economica (costa poco e ne posso fumare molto; avevo soldi e tem-po; perchè ha lo stesso effetto della coca e costa meno; quando non avevo i soldi per comprare eroina).

Divertimento: utilizzo della sostanza per divertimento (alle feste per divertirmi; non lo penso come sostanza, in compagnia è un di-vertimento; é lo sballo più gratificante; provare sensazioni diverse e piacevoli; divertimento puro, i simpson delle mascelle), per passare il tempo, per svago (per distrazione; per gioco tra amici; svago un pò meno pericoloso degli altri, se una persona è degna di autocontrollo

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sa come gestirlo; per gioco, per stare bene, per stare male), in disco-teca o altri locali (mi fa ascoltare meglio la musica; per ballare; per ballare tre giorni di fila; é una forma di sballo in discoteca; per bal-lare di più in discoteca, diventi instancabile; ai rave, per ballare senza stancarsi; ti flashi sul ritmo della musica; per ballare sotto le casse, per stare in contatto con tutti i ravers; é una cosa che i ragaz-zi in discoteca cercano in ogni modo di far assumere alle ragazze; perché quando andavo a ballare era più facile durare a lungo e ap-procciare con le ragazze; si fuma alle feste e con le ragazze; quando andavo a ballare, stavi bene, ti diverti, balli, poi finito l'effetto .. ar-rivederci e grazie), per passare una serata, per uscire (per passare ogni tanto una serata diversa; per buttare via una serata, ci si ubria-ca perché non si sa cosa fare quella sera).

Evadere: sottrarsi a un ambiente, a un modo di vita che opprime, ma anche per non pensare ai problemi. Questo accade quando si usa una sostanza per non pensare, come evasione e distacco dalla realtà o dalla quotidianità (mi aiutava a non pensare; estraniazione, avere dieci minuti di niente totale in testa; mi blocca i pensieri; non volevo pensare ai problemi; per non pensare a niente, sono stato fregato; per non accettare cose che ho saputo su di me; per staccarsi dai pensieri; svuota la mente, elimina le paure; ti fa uscire dalla testa i problemi), evadere specifici problemi (sembrava che sparissero tutti i problemi; mi aiuta ad allontanarmi dalle difficoltà; per non affron-tare le situazioni che mi facevano male; per svagarmi dalle frustra-zioni; per autodifesa), per evasione o distacco dalla realtà quotidiana (fuga dalla realtà; isolarsi ogni tanto dal mondo; per sorvolare sui pensieri quotidiani; assunta per fuggire dalle responsabilità; estra-niarmi dal mondo; mi permette di avere un distacco emotivo; para-diso; per andare per due ore nell'aldilà…).

5.5 Ridurre sensazioni negative

Sfida: uso della sostanza per contrastare figure familiari significa-tive, ad esempio il padre (per contestare mio padre; sopprime la sfi-da con il padre; per sfida, so di essere intelligente e penso di con-trollarlo, poi non ce la faccio).

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Annientamento: uso con finalità autodistruttive (per farmi ancora più male, stavo malissimo, autodistruzione; ne sono affascinato, ha in se il fascino della morte..).

Alleviare la solitudine: uso della sostanza per non sentirsi soli (i miei genitori non si accorgevano di me; abbatti la solitudine; per non sentire sofferenza e solitudine affettiva).

Per sentirsi più sicuri (sentirmi importante; per affrontare i pro-blemi; mi faceva sentire protetto; compensatrice di insicurezza, compensa debolezze e fragilità; rinforza il carattere; sentirsi più grandi; toglie le paure; per affrontare la timidezza; cercare di libe-rare sé stessi; copre le mie difficoltà con gli altri; egocentrismo pia-cevole; faccio lo sborone; mi dava la possibilità di essere quella che non potevo essere senza ..).

Disinibizione: è la ricerca di uno stato libero da freni inibitori, a volte per liberare emozioni represse (Essendo un pò timida è un mo-do per lasciarmi andare; è un modo per avere meno blocchi mentali; é la droga che mi aiuta a sbloccarmi e uscire dai limiti, esternare ciò che razionalmente non esprimerei; mi fa sentire al posto giusto, manda via la vergogna per lasciarmi andare totalmente). Ma anche come forma di (ribellione alle regole educative della mia famiglia, per fare una cosa trasgressiva con mio marito; per situazioni parti-colari).

Emulazione: non sentirsi esclusi conformandosi alle abitudini del gruppo dei pari (sentirsi integrati, occasione a cui si non dice di no perchè sembra quasi un atto di maleducazione; perché mi sono ade-guato alla compagnia che frequentavo, per stare bene con gli amici; per un periodo la moda nella mia compagnia era uscire la sera dopo aver tirato; per non sentirsi emarginato; cercavo la considerazione degli altri; perché mi faccio convincere dagli altri; sembrava brutto dire di no; per accedere a una droga per ricchi; fiducia nei miei a-mici che l'assumono; inizialmente per immagine, per essere accetta-to; fuori con amici per stare tutti insieme e fare gruppo; lo facevo al liceo con amici del liceo poi ho smesso di frequentarli e di fumare; per non far vedere che non la usavo...me la sono trovata davanti; sono stato incuriosito dai miei amici ma credo sia una cosa di cui non ho bisogno).

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5.6 Ricerca di sensazioni positive

Ricerca di particolari sensazioni, intesa sia come sensation see-king (brividi molto particolari; effetti spettacolari, armonia con il mondo; ricerca di esperienze forti; senso di superiorità; per sentirti Dio in terra; ti sentivi un leone; per accentuare sapori, sensazioni e sentimenti, anche l'orgasmo; per oltrepassare i limiti; per vivere in un film; ti fa sentire in cima al mondo, si ha la sensazione di gover-nare il proprio corpo), che come ricerca di eccitazione (é un eccitan-te, entra subito in circolo; non fa sentire la stanchezza; per sentire l'adrenalina; per eccitarmi e caricarmi per la serata; per essere più sensuale; ti inebria, ti eccita in modo diverso), di euforia (mi piaceva la sensazione di euforia; stati di euforia controllabili; euforia a livel-lo dei sensi per il corpo), di allegria, felicità e leggerezza (leggerezza acquisita e sentita; é la formula della felicità, tutti amici, fratelli; per far emergere la parte di me buffa; per ridere di stupidaggini; senso di libertà, ricerca di felicità) o per stare semplicemente bene (per sentirmi bene con me stessa; perché stavo meglio e non pensavo alla mia parte negativa; un dono prezioso che la natura ha messo a di-sposizione dell'uomo; benessere senza grandi postumi; l’uso saltua-rio genera benessere: Hoffman é morto a 102 anni).

Introspezione: metodo di osservazione in cui il soggetto volge co-scientemente l’attenzione ai propri processi psichici.

5.7 Curiosità

La motivazione all’uso è dettata dalla brama, dalla voglia di sape-re, di provare ed essere curioso. Viene motivata da attrazione, curio-sità filosofica, ricerca senza rapimento; perché ne avevo sentito par-lare bene e volevo vedere cosa faceva. Su questo intervengono anche varie fonti di informazione: i media e la televisione mi hanno fatto incuriosire; .. come conseguenza di alcune letture sul tema.

Per molti è stata una prova nel periodo pre adolescenziale, come esperienza, per sfatare pregiudizi, per provare se era reale l'effetto eccitante; a volte anche con motivazioni banali per fare qualcosa di

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diverso dall’abitudine: batticuore, per provarlo, per bere qualcosa di diverso dall'acqua.

Disponibilità: disponibilità delle sostanze da un punto di vista oc-casionale o dalla contiguità con lo spaccio. Possiamo individuare tre momenti: 1) ..se capita (se capita non dico di no; la prendo quando capita, non la cerco; non è necessario, se c'è bene, ma non sono mai andato a cercarla), 2) spaccio (una parte la tenevo per me, l'altra la spacciavo; per provare la qualità prima di metterla in circolo; per stare sveglio mentre spacciavo; rappresentava soldi e benessere, ed io rappresentavo il punto di riferimento per altre persone; perchè ne avevo sempre tanta, l'ho spacciata per vari anni), 3) per l’occasione (c'era l'occasione, un amico era tornato dalla Colombia; la utilizzo in maniera sporadica, in occasioni particolari; perché in certe situa-zioni ci sta, é adatta) o contesto (dipende dal contesto in cui si usa; lego le droghe ad un certo ambiente). 5.8 Fuori categoria

Sono state considerate definizioni non altrimenti classificabili ti-po: ciclo di vita (maggiore fluidità nell'empatia con le persone care; dai giovani non è considerato tanto droga; perché ero giovane e non avevo pensieri allora, e potevo permettermelo; rimasuglio di quando ero giovane; è una stupidaggine da adolescenti; un gioco da più gio-vane), perché non fa male (non è pericoloso o molto dannoso; adesso non la vivo più come una droga, perchè se non c'è non mi manca, non penso faccia male; é una pianta, quindi é naturale; fumo perché é una sostanza più naturale; perché contiene ferro; perché non è no-civa; pianta curativa; perché non da assuefazione; perchè sono compatibili con il mio ritmo biologico), effetti/giudizi negativi (é dannoso e sono scemenze; mi fa schifo, rovina la vita della gente; ho smesso perché non mi dava nulla, sul lavoro ero cotta, non mi ricor-davo nulla; sono di fatto contraria per gli effetti che dà; é micidiale, ti faceva fischiare il cervello, é peggio dell'eroina; era tutta un'ago-nia, ho sempre molto rischiato perché mi facevo da solo in mezzo al-le montagne; l'hashish iniziava a darmi ansia per cui ho cambiato; ho preso una pasticca una volta, ma mi sono sentito poco bene; fuga che non trova via di uscita; incoscienza pura; perché sono un creti-

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no; qualcosa che ti distrae dalla vita terrena e che in poco tempo ti porta a dipendenza senza accorgertene, ti succede quando non sai bene chi sei e cosa vuoi; una stilettata nella mente; ho smesso perchè pericoloso, una sensazione forte, il cuore ti batte velocemente e dopo un minuto non c'è più nulla; lo tagliano con sostanze chimiche; mi dava paranoie assurde; elimina i pensieri primari più importanti, ti illude, si fa gioco di te e pensi di stare meglio; poi devo andare a ru-bare di più, perché é più costosa e servono più soldi; ti lascia il por-tafoglio vuoto), per sbaglio (l'ho preso senza saperlo; non sapevo nemmeno cosa fosse; me lo hanno offerto senza dirmi che era pop-per; perchè ero piccola e non capivo; la prima volta perché mi han-no detto che era vitamina KH), non mi è piaciuta (sentivo tutto sgra-devole, mi impallava proprio; mi bloccava, mi dava fastidio, mi fa-ceva venire le paranoie; mi agita, non è quello che cerco; è un'espe-rienza che necessita di un certo equilibrio, pericolosa per certi tipi di personalità, serve una situazione tranquilla, per me è un'esperienza estrema; non mi piace, ti sconvolge troppo; non mi è piaciuto il fatto di non ricordare), nessun significato/effetto (esperienza breve non mi ha particolarmente colpito; è stata così breve che non l'ho potuto analizzare; il nulla, non mi ha dato niente; inutile, una schifezza; non ho mai capito a cosa serva).

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3. I trattamenti

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Di Alessandro Dionigi 1. Lavorare con persone che abusano di cocaina 1.1 Breve riflessione introduttiva

L’esigenza di lavorare con persone che consumano e abusano di cocaina è attualmente una delle più urgenti e sentite all’interno dei sistemi di cura a livello nazionale ed internazionale. Darle una rispo-sta mette di fronte alla necessità di aggiornare e sperimentare i mo-delli d’intervento e le pratiche terapeutiche già in uso.

In prevalenza i servizi per le tossicodipendenze sono nati per fronteggiare l’abuso di eroina e si sono caratterizzati, nel corso degli anni, sulla tipologia peculiare di persone rappresentata dagli eroi-nomani.

La maggiore parte delle pratiche, sia all’interno delle strutture del servizio pubblico sia di quelle del privato sociale, si riferiscono a pa-radigmi mirati a situazioni e dinamiche legate a quella utenza. A par-tire dagli anni settanta molti modelli di intervento, molte categorie interpretative sono state faticosamente elaborate su quella fascia di popolazione e sulle sue caratteristiche di gravità, forte antisocialità, devianza e marginalità. Tutto questo rende oggi indispensabile una revisione costruttiva dei servizi e degli interventi, dato che anche quella da cocaina è una tossicodipendenza; una revisione che man-tenga e valorizzi le esperienze e gli strumenti già utilizzati, ma che, allo stesso tempo, delinei e promuova i cambiamenti che si rendono necessari sia negli aspetti metodologici sia in quelli strutturali (fisio-nomia dei servizi, canali d’accesso, tempi e modalità dei percorsi).

Un rischio da calcolare è che non vi sia adeguata consapevolezza del fatto che alcuni aspetti vuoi delle strutture operative, vuoi della cultura professionale, sono totalmente esterni ai bisogni espressi da una nuova tipologia di persone; che non si colga, quindi, la necessità

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di modificare il sistema complessivo dell’intervento, con il risultato di perdere progressivamente il contatto con la fisionomia che il pro-blema droga ha assunto negli ultimi dieci anni.

Molti dei nuovi soggetti, per svariati motivi, non si riconoscono nell’offerta terapeutica per come è attualmente e,di conseguenza, non si riferiscono ad essa né utilizzano i servizi formalmente riconosciuti. Tutto ciò produce, come si intende, una situazione di difficoltà anche per chi prova a modificare le proprie prassi, creando, a volte, un si-stema di cura parallelo non organizzato e, a volte, non riconosciuto in quanto e più collegato a sperimentazioni ristrette e locali.

Per fissare, preliminarmente, alcuni aspetti chiave del problema va evidenziato come la ricerca, la letteratura più avvertita, la mia stessa esperienza nel merito segnalino che:

non vi è, attualmente una farmaco-terapia univoca e convalidata

per il trattamento della dipendenza da cocaina (pur in presenza di molteplici interessanti sperimentazioni); le terapie, quindi, agi-scono, prevalentemente sul modello di altre tipologie di tossico-dipendenza e sulla sintomatologia psichico/psichiatrica che si manifesta nel decorso dei pazienti

i servizi di cura, per attirare le persone siffatte, debbono costruire strategie mirate e specialistiche, che si concentrino particolar-mente sulle modalità in cui avvengono i primi contatti e sull’intero svolgimento del percorso terapeutico, diversificando marcatamente gli standard oggi proposti

gli operatori di riferimento (pubblico/privati) devono avere una formazione specifica sugli aspetti specifici che l’abuso di cocai-na propone sia rispetto agli effetti prodotti, sia rispetto ai modelli di trattamento

i tempi in cui si deve rispondere alle richieste, anche nella loro incongruenza, è necessariamente breve

gli interventi più efficaci e, attualmente, riconosciuti, sono di tipo psicosociale sia in termini di attività di gruppo sia di coun-selling individuale; e sono da collocare all’interno di una offerta multimodale intensiva, vuoi di tipo diurno, vuoi residenziale

deve essere pensata per le situazioni acute una risposta intensiva, specialistica e residenziale a forte densità medico/sanitaria

è necessario valutare attentamente le situazioni di poliabuso per distinguere l’offerta e proporre l’intervento più opportuno

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la maggiore parte dei servizi è aperta ai cocainomani, ma non of-fre delle risposte mirate e adeguate: è più frequente un adatta-mento delle strategie già in essere formulato caso per caso

in alcuni servizi si esprimono perplessità circa il fatto che un consumo anche voluttuario, come quello della cocaina, si confi-guri come oggetto clinicamente rilevante, e come tale necessiti di essere trattato all’interno del sistema di offerta di cura comples-sivo

Sottolineati tali aspetti è corretto rilevare, per chi lavora con que-

ste persone, come il «gruppo» stesso dei cocainomani si presenti ete-rogeneo, diversificato almeno rispetto a parametri quali: la fase di consumo, la motivazione, la modalità di assunzione, lo status socioe-conomico, introducendo, quindi, l’istanza di diversificazioni ulterio-ri, a volte marcate, sia in termini di offerta terapeutica, sia in termini di assetto operativo (orari, luoghi, riservatezza, flessibilità, persona-lizzazione).

La fisionomia stessa dell’intervento è oggetto di discussioni acce-se: si deve circoscrivere l’azione al sintomo o pensare ad un più complessivo intervento sulla persona; e, se si sceglie la seconda al-ternativa, quali modelli terapeutici possono essere più efficaci? Quali riferimenti psicoterapici sono da considerare idonei e quali no in questa direzione?

Nella presente sede, pur riconoscendo importanti implicazioni e-pistemologiche a simili questioni, non se ne ragionerà. L’obbiettivo è quello di descrivere le strategie di azione attualmente riconosciute e sperimentate in questo campo. Per farlo, introduco in maniera sche-matica alcuni modelli riconosciuti di intervento, spesso integrati: gli interventi di gruppo, il counselling e l’intervento motivazionale. Li assumo come elementi di sfondo sempre compresenti in qualsivoglia progetto di azione sul cocainismo, al di là dello specifico modello di riferimento.

1.2 Il Counselling Il counselling, è una delle procedure frequentemente utilizzata

nell’operatività effettiva nel campo delle dipendenze, a tutti i livelli in cui si propone l’intervento e si impone l’azione. Nello specifico

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dell’intervento sul cocainismo è da considerarsi uno strumento effi-cace e strategico per le sue caratteristiche di finalizzazione, per le possibilità di azione su aspetti specifici e mirati, per come si possono manifestare in un trattamento e per la possibilità di produrre sequen-ze di azione fortemente collegate e modulabili sulle «fluttuazioni» della persona che abusa di cocaina.

Possiamo definirlo, sommariamente, uno scambio comunicativo relazionale, individuale o di gruppo, nel quale un professionista rac-coglie la richiesta di aiuto di una singola persona o di un gruppo di persone, e attraverso la quale identificare e co-costruire delle azioni finalizzate ad affrontare/superare le difficoltà così come vengono percepite dall’interno di una data situazione.

Il termine così inteso non è perfettamente traducibile e tradotto dall’equivalente linguistico «consulenza»; esso pare meglio definito come quella consulenza che avviene all’interno di una relazione di aiuto.

In questo tipo di intervento è centrale una precisa definizione del-la richiesta avanzata: cosa vogliamo affrontare, cosa vogliamo cam-biare insieme?

Il professionista che si muove all’interno di tale tipo di azione de-ve, quindi, intendersi come un esperto della comunicazione che si assume il compito di accompagnare/facilitare il richiedente, l’utente, cliente, vale a dire la persona come preferisco dire, nel comprendere e nell’affrontare in maniera concreta ed efficace ciò che viene defini-to essere il problema.

Si tratta di un intervento non circoscrivibile e definibile come psi-coterapeutico. Piuttosto deve essere concepito e rappresentato in ma-niera negoziale/contrattuale e in riferimento al tempo e alle sue scan-sioni. Ne devono essere espliciti gli obbiettivi, le metodologie, la du-rata.

Nell’agire del counselling è cruciale l’assenza di direttività: la funzione e la posizione assunta non è quella dello specialista, quanto piuttosto quella del facilitatore, attitudine che implica la capacità di fare esplicitare le richieste, la capacità maieutica di far emergere dal-la persona stessa le risposte, la capacità di individuare le peculiari forme di soluzione dei problemi, delle quali è in possesso il/la richie-dente nella sua singolarità, nella sua soggettività.

È, inoltre, utile ricordare come tanta letteratura segnali che un modello relazionale rivolto acriticamente ad un presunto paziente,

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non sia efficace nell’interazione con i cocainomani, che spesso non si percepiscono portatori di alcun bisogno.

La nascita di una figura come quella disegnata nella situazione di facilitazione, è debitrice e mutua in maniera profonda il lavoro di Carl Rogers e della psicologia umanistica e fenomenologica, secondo la quale il modo migliore di relazionarsi con una persona non è quel-lo di prescriverle soluzioni, quanto di favorire la sua autonoma capa-cità di comprendere e rispondere alle situazioni, assumendo piena-mente le proprie responsabilità e orientandosi «da sola» verso il cambiamento. Il percorso del counselling è volto a enfatizzare la consapevolezza personale, la spinta all’autodeterminazione, la capa-cità di scelta.

Tutto ciò, avendo sempre in mente che la relazione di counselling è finalizzata ad affrontare problemi specifici, quali superare momenti di crisi, migliorare la propria capacità di relazionarsi con gli altri, prendere decisioni uscendo dall’ambivalenza, aumentare la consape-volezza di sé e delle proprie emozioni, avviare la ricerca di una cre-scita personale.

La descrizione appena fornita è sintetica e sommaria, mentre la varietà delle fattispecie che possono occorrere nella consulenza all’interno delle relazioni di aiuto è amplissima. Consiglio, pertanto, di approfondire la conoscenza in ordine ad un argomento e ad uno strumento che, attualmente, è paradigmatico nelle professioni di aiu-to, è trasversale alle singole appartenenze professionali ed è proposto per l’intervento sul cocainismo in specifici manuali.

Ricorrendo a una definizione, possiamo dire che l’intervento di counselling può essere definito come la possibilità di offrire un o-rientamento o un sostegno a singoli individui o gruppi, favorendo lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità del cliente. L’intervento di counselling è mirato da un lato a risolvere un conflitto esistenziale o una situazione di disagio nel singolo individuo che ne compromette l’espressione piena e creativa, dall’altro esso può inserirsi come ele-mento che agevola la comunicazione tra la società e la persona.

Dato l’ambito di cui si occupa il presente libro, è evidente che il professionista che svolge tale tipo di azione deve possedere due dif-ferenti livelli di competenza: l’uno altamente specifico, legato al set-tore di intervento (sociale, sanitario, medico, aziendale, didattico ecc.) e al peculiare campo di azione (preventivo, terapeutico/ riabili-tativo, finalizzato al reinserimento sociale), l’altro più generale ma

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determinante, che riguarda la modalità di gestione della relazione. Quest’ultimo livello di competenza è quello essenziale, e, per certi versi, è quello che più necessita di una formazione specifica per esse-re acquisito.

La ricchezza del counselling, sotto tale aspetto, è appunto quella di potere essere una modalità trasversale posta al centro del mandato di tutte le professioni che prevedono approcci relazionali.

Possiamo, quindi, considerare il professionista che svolge questo tipo di azione, un operatore che si propone di aiutare le persone at-traverso l’offerta di uno spazio relazionale basato sul rispetto dell’interlocutore, sul tempo a lui dedicato, sulla costante attenzione alle sue caratteristiche individuali e alle sue competenze relazionali.

Se lo scopo per eccellenza, nell’ambito di cui ci occupiamo, è quello di offrire ai soggetti la possibilità di esplorare i propri senti-menti e le proprie azioni, di accrescere le proprie capacità di fronteg-giare le difficoltà e di trovare soluzioni reali ai problemi, uno stru-mento che, come il counselling, favorisce il passaggio dalla perce-zione emotiva del disagio alla focalizzazione consapevole del pro-blema, risulta davvero quello più appropriato per aumentare le capa-cità personali di coping (capacità di risposta alle difficoltà), e per creare le condizioni per orientarsi verso il problem solving (modalità attraverso la quale un soggetto costruisce una propria via per affron-tare un problema), nonché il più idoneo a fornire i presupposti di ba-se alla definizione di un progetto di intervento. Nella specificità dell’intervento sul cocainismo, il detto strumento è efficace nella ge-stione di tutti i differenti passaggi in cui si produce un percorso riabi-litativo. In particolare, la funzione del counsellor è di promuovere la consapevolezza dei problemi creati dall’abuso di cocaina, di favorire la costruzione di un sistema di risposta multimodale, che prevenga e protegga dalle situazioni a rischio e dalle ricadute, orienti e stimoli a consolidare un sistema premiante, collocato nella vita reale della per-sona (interessi, relazioni, cura di sé, sfera lavorativa, valorialità), fa-ciliti e stimoli le capacità di base (life skills) finalizzate al supera-mento dei passi falsi che si possono presentare nell’arco di un per-corso riabilitativo,

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1.3 Il lavoro motivazionale

L’esperienza e la ricerca dimostrano che la motivazione al cam-biamento nelle persone in difficoltà è essenziale per il conseguimen-to degli obbiettivi di un percorso riabilitativo. La motivazione al trat-tamento e al cambiamento è fattore chiave e prerequisito per interve-nire sul consumo di cocaina; è, poi, un aspetto fondamentale e non aggirabile dell’intervento. Occorre, infatti, stimolare la motivazione al cambiamento, bisogna costruire un significato personale che orien-ti alla cura.

A volte, banalizzando, intervenire efficacemente su questi aspetti è già un risultato.

Nel quotidiano, l’operatore si misura in particolare con l’alternanza in positivo o in negativo della disponibilità dei soggetti cocainomani a seguire un percorso riabilitativo. È a partire da tale situazione che appare necessaria una conoscenza/comprensione del lavoro motivazionale. La predisposizione, insostituibile, della figura professionale che si occupa di tali soggetti ad essere agente di cam-biamento e di crescita personale lo «costringe» ad occuparsi costan-temente delle motivazioni della persona. In un’ottica siffatta la com-petenza, lo stile relazionale dell’operatore sono visti dalla letteratura pertinente come fattori cruciali nell’accrescimento o nella riduzione del livello di disponibilità al cambiamento personale. Incidono, per-tanto, in maniera cogente sulla ritenzione in trattamento e la com-pliance del cocainomane, quindi sull’esito del trattamento.

Modello epistemologico di riferimento dell’affermazione sopra esposta è l’approccio cosiddetto degli stadi di cambiamento. A tale proposito, si rende necessario cogliere con attenzione l’aspetto tran-steoretico del modello, poiché è l’aspetto che lo rende trasversale alle singole appartenenze professionali e che lo delinea come un orienta-mento necessario per tutti, senza farne una proprietà esclusiva di qualcuno.

Affinché l’apparente semplicità della descrizione non risulti in-gannevole, la rappresentazione sintetica che propongo, non può esse-re assunta che come inizio di un percorso di approfondimento. Nel modello considerato, e non da tutti riconosciuto proprio in ragione della sua transteoricità, si afferma che il cambiamento della persona, nel nostro caso l’orientamento a superare la propria condizione di di-

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pendenza/abuso, passa attraverso stadi evolutivi sufficientemente de-lineabili. Passiamo a introdurre sommariamente detti stadi: Precontemplazione:

È lo stadio in cui la persona non riconosce di avere un problema. Spesso, nel lavoro con i cocainomani, è la situazione nella quale

l’intervento si avvia, è la posizione che la persona in trattamento as-sume nei primi incontri, sempre che già di un incontro si tratti. Non è significativo nel modello se essa nega il problema da un punto di vi-sta clinico- patologico, conta piuttosto che non vi è consapevolezza o richiesta di alcunché.

Nella fase considerata, si tratta di persone che si relazionano pas-sivamente, o che sono forzate da fattori esterni ad intraprendere una relazione terapeutico-educativa (ad esempio, da pressioni della rete familiare, da contingenze legali o congiunture personali). Lo stadio di precontemplazione può essere espresso dall’affermazione «Non ho un problema».

L’intenzione e l’attenzione dell’operatore devono, quindi, focaliz-zarsi preliminarmente sul mantenimento della relazione, al di fuori della definizione di obbiettivi specifici da raggiungere. L’atteggiamento conseguente deve essere quello di motivare, di ap-provare e valorizzare la capacità della persona a continuare a mante-nere aperta la relazione e a raccontare la propria situazione. Una fra-se chiave può essere considerata: «Possiamo continuare a parlarne la prossima volta che ci incontriamo?».

Contemplazione:

È uno stadio in cui domina l’ambivalenza: da un lato emerge la percezione che un problema ci sia; vengono, perlomeno, colte le con-seguenze negative delle proprie azioni; dall’altro si mantengono forti resistenze. In tale situazione, spesso, le persone oscillano per tratti anche lunghi del percorso terapeutico, mantenendo una posizione nei confronti della cocaina scissa tra elementi negativi e aspetti positivi, dovuta a una difficoltà di prendere una decisione che è funzionale al mantenimento dell’abuso. La fase della Contemplazione contiene una continua alternanza di affermazioni orientate in senso problema-tizzante e, sul versante opposto, di asserzioni espresse in senso auto-giustificativo.

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In tale fase, quindi, la persona oscilla, a volte in maniera incom-prensibile, tra ragioni di grande preoccupazione, legate all’abuso di cocaina, e giustificazioni espresse per non preoccuparsi, tra afferma-zioni volte a cambiare la propria condizione e «buoni motivi» a pro-seguirla. In sintesi il soggetto contempla il significato, la necessità del cambiamento ed allo stesso tempo lo rigetta.

È fase che può essere riassunta dall’affermazione «Potrei avere un problema». L’atteggiamento terapeutico-educativo può essere di conseguenza sintetizzato nella domanda: «Cosa pensi che ti sia ne-cessario per scegliere?».

Nello specifico dell’intervento sul cocainismo è da considerarsi una buona pratica proporre attività di bilancio decisionale e di esplo-razione libera dei pro e dei contro percepiti in relazione al consumo della sostanza.

Determinazione:

È lo stadio in cui vi è una apertura concreta all’idea del cambia-mento. Vi sono pensieri compiuti in tale direzione, vengono formula-te richieste esplicite in tal senso, vi sono rappresentazioni di sé in chiave evolutiva.

Fondamentale è, in questa fase, la capacità del professionista di cogliere e tradurre tali predisposizioni in una tempestiva azione di tipo progettuale, dato che l’evoluzione del processo è instabile e il rischio di regressione agli stadi precedenti è estremamente alto.

Questa fase può essere illustrata dall’affermazione «Ho intenzio-ne di cambiare, ma non ho deciso quando». Mentre l’atteggiamento terapeutico-educativo può essere sintetizzato nella domanda: «Che ostacoli vedi al tuo cambiamento?».

Determinante con tale tipologia di persone/utenti/pazienti è man-tenere fermi gli aspetti motivazionali elaborati e, se necessario, rica-pitolarli frequentemente, affinché non vengano rimossi. Azione:

È la fase in cui c’è una progettualità concreta, vengono costruite delle azioni precise finalizzate al cambiamento e vi è una elevata al-leanza terapeutica per raggiungere delle mete condivise. Spesso, a torto, è fase ritenuta il vero unico intervento terapeutico-educativo, mentre è invece sensato considerarla come la risultante di tutto quan-to è stato costruito in precedenza.

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In questo stadio l’operatore è calato all’interno di un progetto de-lineato e multidisciplinare. È infatti a tale livello che possono essere praticati interventi strutturati di tipo riabilitativo in tutte le loro for-me. Tendenzialmente è una fase in cui la remissione dell’uso di co-caina è avvenuta o è vicina e fortemente desiderata.

La fase può essere esemplificata dall’affermazione: «Sto co-struendo il mio cambiamento». L’atteggiamento terapeutico– educa-tivo può essere sintetizzato nella domanda: «Quali sono le azioni che ti servono per cambiare?».

Mantenimento:

È la fase in cui vi è una azione costante, continuativa di rafforza-mento, di sostegno da parte del terapeuta e di tutta l’equipe coinvolta nel cambiamento faticosamente raggiunto; l’ottica prevalente è quel-la della prevenzione della ricaduta sia sul piano del consumo di so-stanze stupefacenti, sia sul piano dell’atteggiamento/ comportamen-to.

Tale momento, delicatissimo, è totalmente orientato al reinseri-mento sociale ed al consolidamento dell’autonomia personale. In un passaggio di tale natura, spesso l’operatore è centrale quale figura di riferimento all’interno di un processo relazionale che evolve in senso maggiormente adulto-paritetico.

La fase può essere esemplificata dall’affermazione: «Sto cercan-do di mantenere il cambiamento raggiunto». L’atteggiamento tera-peutico-educativo può essere sintetizzato nella domanda: «Che cosa hai progettato/pianificato per prevenire la ricaduta?».

Nel lavoro effettivo è necessario avere la consapevolezza che vi può essere la ricaduta e avere prontezza nell’affrontarla, cercando di rappresentarla, primariamente a se stessi, come fase ulteriore e pos-sibile di un percorso terapeutico-educativo. Secondo un simile mo-dello operativo appare sensato riconnettere la persona che sperimenta la ricaduta alle fasi del processo da lei in precedenza svolto, in un tentativo, spesso drammatico, di trovare un equilibrio tra la percezio-ne del fallimento (sia della persona, sia del professionista) e l’esperienza, già vissuta, della possibilità di costruire un proprio per-corso di cambiamento.

In situazioni siffatte la funzione di prossimità relazionale dell’operatore può giocare un ruolo decisivo, riuscendo a contenere gli aspetti di distruttività, a volte totalizzanti, che una recidiva può

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indurre; ed è fondamentale che la fisionomia complessiva del proget-to in cui il cocainomane è coinvolto sia facilitante in questa direzio-ne. Le interruzioni, le ridefinizioni repentine nei percorsi che affron-tano il cocainismo sono all’ordine del giorno, e la flessibilità «ragio-nata» con la quale devono essere affrontate deve fare parte del dise-gno complessivo del servizio che si occupa di tali soggetti.

Nel lavoro di costruzione e sostegno della motivazione al cam-biamento, l’operatore supporta e alimenta costantemente l’autoefficacia, rappresentandola come la capacità di perseguire/ rag-giungere un obbiettivo che ci si è dati attraverso una serie di azioni pensate e prestabilite in base ad un progetto. Elemento ulteriore ed efficace nel processo è quello di amplificare, in senso costruttivo, la «frattura interiore» rappresentandola come la percezione, spesso, do-lorosa della distanza fra la propria condizione e le proprie aspirazio-ni, tra il «dove si è» e «come si è realmente» e il «dove si vorrebbe essere e come si vorrebbe essere».

Nel maneggiare i passaggi nodali, i punti chiave del processo per-sonale che possiamo sintetizzare come motivazione, vale a dire la di-sponibilità al cambiamento, la frattura interiore, l’autoefficacia, il professionista, nella misura del possibile, deve costantemente rima-nere orientato al processo, vale a dire alla necessità/possibilità della costruzione di un progetto riabilitativo ed evolutivo. Tale orienta-mento, preminentemente psicopedagogico, dovrebbe essere di neces-sità rappresentato, almeno come potenzialità, dall’intera equipe cu-rante; attitudine e pratica questa, per la verità, non sempre presente nei servizi di cura per le tossicodipendenze.

Dal punto di vista tecnico la gestione della relazione all’interno del percorso illustrato con il ricorso alla stadiazione (valutazione del-la fase in cui ci si trova), dovrebbe esprimere costantemente empatia, portare sempre alla luce la divergenza fra la condizione attuale e quella desiderata, evitare comunque discussioni e confronti frontali in ordine alle difficoltà ed alle resistenze espresse dalla persona, of-frire in ogni circostanza il sostegno incondizionato alle potenzialità delle/dei singoli e delle loro capacità ai fini del loro stesso empo-werment. È essenziale, quindi, l’attenzione a sottrarsi alla produzione di ostacoli all’interno della relazione, ad evitare l’assunzione di at-teggiamenti di biasimo che possono rinforzare resistenze o indurre forme di auto-svalutazione. Si rivela, pertanto, cruciale non prendere atteggiamenti prescrittivi più tipici di altri modelli e trasmessi da una

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posizione di esperto/specialista, che possono svalutare le possibilità intrinseche della persona di fare fronte ai propri problemi. Nello spe-cifico dell’intervento con i cocainomani è a volte strategico lasciare ancora più spazio al soggetto, sottolineare, potenziandole, le auto-nome capacità di risoluzione dei problemi, colludendo, in maniera intenzionale e predeterminata, con le aspettative magiche e onnipo-tenti dei pazienti, rinforzando, in tal modo, la compliance alla cura e l’intensità della relazione con l’operatore, sapendo che i piani della relazione, nell’evoluzione della terapia, si bilanceranno e lo spazio per il proprio agire professionale sarà, progressivamente, sempre più ampio. 1.4 Il Gruppo

L’utilizzo del gruppo come strumento plurivoco e multimodale è

una caratteristica del settore di cui si occupa questo libro. L’intervento di gruppo, nato negli anni quaranta, è una modalità elet-tiva per affrontare molteplici situazioni di disagio sia in termini clini-ci sia in termini psico-pedagogici.

La molteplicità delle forme e delle procedure di gruppo non con-sente di parlare di un unico modello; al contrario, la tendenza è quel-la di un ulteriore incremento delle forme di diversificazione proposte.

È rilevante, quindi pensare il gruppo nelle declinazioni specifiche rivolte alle persone prese in esame, nella consapevolezza che è stru-mento di rinforzo , comunque, di un processo terapeutico.

Nel nostro caso, ciò che interessa è mettere in evidenza come nell’area della prevenzione, trattamento e riabilitazione della dipen-denza dalla cocaina il gruppo sia uno strumento centrale, e come spesso si presenti quale un moltiplicatore dell’efficacia di altri tipi di intervento.

La conduzione di un gruppo, con la complessità delle trame rela-zionali che si sviluppano al suo interno, rende necessaria una cono-scenza tecnica, un percorso mirato di apprendimento.

In base alla mia esperienza, tuttavia, il gruppo rimane un luogo nel quale l’azione si mostrerà sempre come un misto di scienza e di creatività artistica, per il suo essere indissolubilmente collegato, caso per caso, alla costruzione/sperimentazione di relazioni interpersonali.

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La sua efficacia reale, quindi, passerà inevitabilmente attraverso fattori di contesto, di clima, di attitudini che attengono agli aspetti essenziali dell’interazione umana quali l’affettività, la fiducia, il ri-spetto, l’altruismo, la coesione.

Lo stretto collegamento alle congiunture ed alle/ai componenti diversi di ciascun gruppo non va a discapito di tecniche e di strumen-ti di conduzione e valutazione che consentono di decodificare cosa avviene nei gruppi. Questo, a patto di non confondere una promessa di efficacia con una reale efficacia.

Agli occhi di molti il gruppo è lo strumento elettivo nel trattamen-to delle dipendenze per la capacità che ha di fornire sostegno attra-verso i pari nel contenere l’impulso del singolo ad assumere sostanze psicoattive; perché fornisce modelli di ruolo e di identificazione più adottabili; perché permette di uscire dall’isolamento; perché consente di superare i meccanismi di negazione e le resistenze che la dipen-denza induce.

In gruppo, inoltre, si apprendono molte cose: su di sé, sul proprio problema, sul significato che hanno determinate situazioni, su come prevenire le circostanze di rischio, sulla propria capacità di sostenere altre persone, su come gli altri ci vedono, su quello che i nostri com-portamenti producono in un microcosmo condiviso. Ed ancora e fon-damentalmente: in gruppo si impara a capire che tutta la trama in cui siamo coinvolti è qualcosa che soprattutto noi abbiamo contribuito a costruire in termini di relazioni interpersonali e che, pertanto, innan-zitutto noi possiamo contribuire a modificare.

L’elenco potrebbe contenere altri infiniti aspetti e valenze del gruppo, tanti quali sono quelli che compongono l’esperienza umana. Nello specifico di cui ci stiamo occupando, il gruppo è promotore di sperimentazione emotiva, di cambiamento consapevole, di crescita personale, di assunzione di responsabilità, di apprendimento inter-personale, di orientamento alla progettualità esistenziale,.

Tutto ciò e molto altro può darsi, però, se l’agire dell’operatore è svolto avendo di mira la componente sana degli individui, il fattore terapeutico dell’apprendimento di comportamenti protettivi è di e-norme utilità anche in gruppi di matrice clinica, che devono, necessa-riamente, essere presenti nell’ambito del progetto terapeutico. Un’ottica, quella indicata, che deve essere assunta vuoi per ragioni di deontologia professionale (si deve proporre un percorso pensato per i

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cocainomani), vuoi per valorizzare le specificità che questo target presenta.

Volendo offrire una descrizione sintetica dell’offerta di lavoro con gruppi nell’ambito dell’intervento su queste simili, è possibile individuare alcune forme peculiari: 1. I gruppi appartenenti alla filosofia del Self-Help (auto aiuto). A

partire dal modello prodotto dagli Alcolisti Anonimi, essi si ca-ratterizzano per i dodici passi costitutivi del percorso riabilitati-vo. Di essi, in vista della costruzione faticosa della consapevo-lezza che ci sia un «problema cocaina» menzioniamo: come cen-trali nella: l’ammissione della propria impotenza; l’affidarsi ad un potere superiore; il condurre una severa revisione critica dei propri comportamenti; l’affidarsi per la durata dell’intero proces-so al gruppo, giocando in questo un ruolo attivo nei confronti di altri con lo stesso problema. Per certi versi la funzione del grup-po è, in questa accezione, così onnicomprensiva nel processo di remissione dell’uso di sostanze da poter risultare sostitutiva della stessa sostanza; il gruppo ha una funzione agonista, riempiendo lo spazio lasciato dalla sostanza. In più, può funzionare da agen-zia di socializzazione secondaria, importante nelle fasi iniziali della cura.

2. I gruppi appartenenti alla famiglia del councelling mirato alla cocaina. Attualmente tra i più diffusi vi sono quelli di taglio psi-co-educativo. Costitutivi in tale modello sono fattori quali: l’acquisizione di informazioni sui meccanismi della dipendenza in termini biopsicosociali; l’assimilazione di conoscenze in ordi-ne alla promozione di comportamenti funzionali adattivi; l’acquisizione della capacità di fronteggiare il craving (o impulso ad assumere le sostanze); l’apprendimento di azioni di contrasto dei comportamenti negativi, specie quelli che conducono al ri-schio; l’apprendimento di abilità di coping e problem solving sul piano cognitivo, comportamentale e socio-relazionale; l’acquisizione di competenza nella prevenzione della ricaduta. Per certi versi la funzione di un gruppo di tale natura è mista: il gruppo agisce sia come agonista sia come antagonista; ove anta-gonista significa che esso si dà l’obiettivo di costruire strategie che contrastino la dipendenza. Non di rado in modelli di questa natura il gruppo assume la fisionomia di un training, di un labo-

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ratorio di formazione personale su temi chiave nella prevenzione della ricaduta.

3. I gruppi di matrice cognitivo-comportamentale, di durata prede-finita e basati su un modello replicabile; o gruppi di fase, vale a dire intesi come un susseguirsi di fasi di gruppo distinte e in se-quenza, che trattano temi fissi e progressivi finalizzati alla remis-sione dell’uso di cocaina e di psicostimolanti. Centrale in questo modello è la convinzione che la dipendenza sia prevalentemente un comportamento appreso, che viene rin-forzato da elementi ambientali precisi, nonché dall’effetto grati-ficante delle sostanze. Obbiettivo del gruppo risulta essere, quin-di, una ristrutturazione cognitiva delle convinzioni erronee e l’insegnamento/apprendimento di abilità mirate a fronteggiare e sostituire i comportamenti mal adattivi tossicomanici. Si tratta di un modello definibile come antagonista puro. È il modello prevalente e maggiormente validato nei trattamenti spe-cifici, non è corretto però, in base alla mia esperienza ed alla let-teratura più avvertita, farne un utilizzo «mistico», dato che le funzioni cognitive degli utenti sono variabili e diversificate, ed in alcune situazione non si presentano come la risorsa più forte che una persona dipendente può utilizzare.

4. I gruppi di matrice psicodinamica che non comportano una defi-nizione di tempi e fasi prestabilite. Essenziale in gruppi cosiffatti è l’esplorazione/interpretazione delle cause sottostanti la dipen-denza da sostanze, l’interpretazione degli elementi legati al transfert operatore/utente, la rimodulazione dei bisogni di dipen-denza letti come organici alla condizione umana.

Tali gruppi, meno diffusi nelle azioni rivolti alle dipendenze da cocaina per l’assenza di elementi prescrittivi, didattici e sosti-tutivi sono descrivibili come interventi di gruppo in affido. Si la-scia, cioè, alla persona la definizione di comportamenti e azioni funzionali alla remissione dell’uso di sostanze. Un obiettivo quello della remissione, a onore del vero non sempre cruciale negli interventi di tipo psicodinamico.

A costo di ripetermi, aggiungo che la stessa presentazione dello

strumento gruppo qui offerta può essere utilizzata, come si è detto per altri strumenti, quale semplice orientamento alle attività di grup-

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po prevalenti, dato che ciascuno degli interventi richiamati si riferi-sce ad una metodologia precisa e articolata.

Tuttavia, in ogni tipo di gruppo che voglia essere efficace devono essere presenti e rappresentate delle relazioni dirette basate sull’identificazione, tali che favoriscano l’interdipendenza, il con-fronto e la focalizzazione su di un compito comune, su un sentimento di appartenenza e condivisione.

Tutto ciò fa sì che la decisione del gruppo modifichi gli atteggia-menti e i comportamenti individuali più di quanto non possa fare l’azione di un singolo; che il gruppo venga a costituirsi come riferi-mento normativo/affettivo per ciascun suo componente; che la pro-duttività del gruppo sia superiore alla somma delle produttività dei singoli individui che lo costituiscono; che la maturazione affetti-vo/relazionale raggiungibile dal singolo all’interno del gruppo sia maggiore di quella sperimentabile all’interno di una relazione duale. All’interno del gruppo, inteso quale un microcosmo stabile e coeso, è di fatto consentita la possibilità di sperimentare relazioni che non ne-cessitano di un ricorso ripetitivo ai meccanismi di difesa.

L’approccio di gruppo risulta essere, pertanto, uno straordinario strumento a disposizione e una possibilità di esperienza professionale arricchente. Mi auguro, quindi, che chi legge avrà la volontà di ap-profondire l’argomento attraverso la letteratura di merito, e la ricer-ca, interessantissima, sui fattori terapeutici trasversali alla singola e specifica modalità. Come ho gia detto, non vi è attualmente interven-to, in qualsivoglia ambito dell’azione sulle dipendenze da sostanze, che non sia anche concepito in termini di gruppo.

È però opportuno segnalare come neppure il gruppo possa essere correttamente presentato come una panacea universale. In alcuni ca-si, in senso assoluto o in momenti precisi della storia personale di una determinata persona in difficoltà, non è consigliabile il suo inse-rimento in un gruppo, proprio per l’intensità ed il coinvolgimento che tale modalità d’intervento produce e l’orientamento alla crescita ed al cambiamento che essa stimola. È infatti necessario, in frangenti specifici, lasciare il cocainomane « tranquillo», e attendere che si stabilizzino gli aspetti di turbamento psichico prima di stimolarlo emotivamente e metterlo a confronto con altre persone. I temi che, a prescindere dall’approccio specifico, devono essere prevalentemente trattati con le persone che abusano di cocaina sono : la capacità di riconoscere i «segnali» della dipendenza, la capacità di parlare del

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craving che si attiva verso la sostanza, la capacità di costruire un si-stema di protezione personale, la capacità di riconoscere le situazioni di rischio, la capacità di condividere con gli altri le difficoltà, la ca-pacità di sostenersi reciprocamente. Molti di questi aspetti, ripresi più avanti, hanno una diversa angolazione all’interno di un gruppo. Vi sono, comunque, maggiori possibilità che vengono colte nel con-fronto tra pari, per questo è improbabile pensare ad un progetto sul cocainismo che non proponga una attività di gruppo specifica. 1.5 Elementi specifici dell’intervento sul cocainismo

In una trattazione sintetica, e rivolta all’operatività, è importante sottolineare, pur nel rispetto delle differenti professionalità che si spendono nel lavoro con i cocainomani, alcuni temi chiave dell’intervento che devono costituire la base delle valutazioni; e che rappresentano, comunque, la componente specifica di un intervento sull’abuso di cocaina. È palese che gli interventi sono multifattoriali, che le persone stesse in trattamento propongono temi e contenuti altri rispetto alla sostanza, ma che, per incidere sull’aspetto dell’abuso primario o secondario della cocaina o del poliabuso a prevalenza psi-costimolanti, non si possono saltare alcune prassi, insomma, .non ci può non essere una attenzione selettiva su alcuni aspetti caratteriz-zanti la cura di persone siffatte nella loro caratterizzazione.

È difficile proporre schemi fissi, ma è comunque possibile, oggi, riconoscere aree di azione ed esplorazione prevalenti e necessarie.

Su tali aspetti, a prescindere dalla diversa formazione personale, i modelli di indagine funzionale, mutuati dall’intervento cognitivo comportamentale sono da considerarsi i più sistematici.

Veniamo alle questioni e alle pratiche, nelle quali è corretto se-

gnalare sono rappresentate anche mie personali modalità operative 1) il rapporto con la sostanza: è fondamentale ricostruire le caratte-

ristiche del rapporto che una persona intrattiene con la cocaina in maniera personalizzata, concreta, e , se possibile , con il maggior numero di esempi reali e vissuti forniti dal soggetto. Le questioni che devono essere esplorate e, nella modalità più consona, messe in discussione sono: le caratteristiche del consumo (frequenza, quantità, modalità di assunzione), le caratteristiche che lo conte-

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stualizzano (luoghi, stimoli, persone, stati d’animo, periodi spe-cifici), la densità economica del rapporto (dove la si compra, quanto si spende, che proporzione c’è fra questo consumo e altre componenti della vita, se si commette reati, come si trovano le risorse), quali fattori possono essere collegabili al consumo (cosa succede prima, durante, dopo l’assunzione), quale percezione si ha in negativo, ma anche in positivo della sostanza, quali sono gli effetti specifici attesi e quelli indesiderati, e, elemento molto utile nella fase iniziale del trattamento, quali differenze ci sono tra la «luna di miele» iniziale e la fase in cui ci si trova in seguito (l’allucinazione mitica del piacere totale dato dalla cocaina all’inizio tende a ridursi, o a scomparire nel corso del tempo).

2) La motivazione e le resistenze al cambiamento: è fondamentale valutare quali sono le caratteristiche che la persona presenta in quel dato momento in ordine a: capacità e disponibilità a inter-venire sul problema, disponibilità a riconoscere che la cocaina rappresenta un problema, capacità di riconoscere i segnali della dipendenza, disponibilità a confrontarsi con le difficoltà della so-spensione dell’uso (frustrazione, craving, modifica di alcune routine personali, accettazione di forme di verifica e monitorag-gio), capacità e disponibilità a valutare concomitanti forme, se presenti, di addiction (cannabinoidi, psicofarmaci, eroina, anfe-tamine, mdma, alcool), capacità di riconoscere gli stimoli legati alla sostanza (intesa come possibilità di collegare l’uso di cocai-na a significati personali); valutare la fase specifica in cui si tro-va il soggetto in termini di evolutività (bassa, media, alta).

3) I fattori di rischio presenti: è fondamentale valutare quali fattori di rischio sono presenti, su altri fronti, nella situazione che si vuole affrontare, misurando, a volte molto velocemente: le con-dizioni sociali ed ambientali, le condizioni legali, gli aspetti stret-tamente fisici e sanitari, i vincoli esistenziali che possono darsi (famiglia, figli, debiti, lavoro); valutare in termini differenziali la situazione clinico/psichiatrica, tenendo in considerazione che una diagnosi differenziale in una condizione di abuso di cocaina può essere un esercizio astratto.

4) Le risorse personali: è fondamentale, ed è attività specifica del counselling, valutare ed evidenziare tutte le risorse che la perso-na cocainomane esprime, sia individuali che legate al contesto socio ambientale, riconoscendo: le situazioni in cui è stata rag-

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giunta la sobrietà, le modalità in cui è stata raggiunta, le risorse relazionali ed ambientali che possono rivelarsi supportive (fami-glia, amici ,interessi personali, fattori esistenziali), le competenze espresse nel corso della vita (relazionali, culturali, lavorati-ve,progettuali), le motivazioni espresse sia auto che etero centra-te, le aspettative di vita (cosa si vuole difendere dalla cocaina, cosa si vuole mantenere «pulito», dove si vuole arrivare), le e-sperienze positive (ricordi, traguardi raggiunti, performance complessive gratificanti), le attività alternative alla sostanza nel tempo libero (attività da rinforzare se presenti, da costruire se mancanti).

È evidente, che l’elenco proposto, non coincide, per incanto, con

il trattamento perfetto, ma è necessario riconoscere che spesso non è su aspetti di questa natura che si concentra l’azione nei servizi sia pubblici che del privato sociale. Una attenzione forte, specifica sui temi precedentemente esposti, è un prerequisito necessario per potere produrre un progetto tagliato sulle esigenze proprie alla tipologia di persone/utenti/pazienti in questione.

In conclusione segnalo i modelli di riferimento che attualmente sono proposti nell’intervento sul cocainismo, rimandando di necessi-tà a un approfondimento mirato e specifico.

Ragionando sui modelli psico-pedagogici e psicosociali, che sono in tale ambito di cura prevalenti, possono essere riconosciuti: 1) modelli legati al counselling individuale e gruppale, spesso pro-

posti contemporaneamente; 2) modelli riconducibili all’approccio cognitivo comportamentale

(prevalentemente individuali, ma adattabili anche a attività di gruppo) quali: la prevenzione della ricaduta, la terapia cognitivo-comportamentale, il modello motivazionale, gli interventi sui meccanismi di ricompensa (contingency management, rewarding management), i modelli legati all’apprendimento di abilità mirate (coping skills training, aversive training, decision making training , problem solving);

3) modelli riconducibili all’approccio psicodinamico quali: la tera-pia supportivo-espressiva, il modello interpersonale relazionale, il modello dialettico-comportamentale;

4) modelli legati esclusivamente all’intervento di gruppo quali: il modello a dodici passi dei Cocainomani Anonimi, i gruppi di

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counselling a schema ed argomenti fissi e di durata predefinita, i gruppi cognitivo-comportamentali di tipo sequenziale, e, suddi-visi in fasi distinte e progressive, i gruppi di psicoterapia psico-dinamica;

5) modelli legati all’intervento sistemico sulla coppia e/o sulla rete dei familiari, che utilizzano le persone significative come co-terapeuti;

6) modelli multidisciplinari ed integrati quali: l’approccio di rin-forzo comunitario, l’approccio olistico, gli interventi di rete; ed ancora molti progetti proposti sperimentalmente (quale quello che dirigo da dodici anni) che realizzano la combinazione di più setting terapeutici integrati e multidisciplinari.

Concludo l’esposizione segnalando come l’area di intervento sul-

la cocaina abbia rappresentato per me e per molti colleghi una occa-sione unica di ragionare sul nostro lavoro e sull’insieme delle rappre-sentazioni che ne avevamo precedentemente. Occasione, che spero, un libro come questo consenta di comprendere e cogliere a tutti colo-ro che lo leggeranno.

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Di Cristina Mizzoni 2. Alcuni modelli di trattamento nei Servizi Pubblici

Nel corso degli ultimi venti anni le problematiche legate all’uso, abuso, e dipendenza da cocaina hanno subito un drammatico aumen-to. Secondo i più recenti dati dell’EMCDDA, la cocaina sembra esse-re la droga più venduta dopo la cannabis, anche in seguito ad una ri-duzione dei prezzi di mercato ed ad una maggiore capacità di diffu-sione nei vari paesi europei. Si stima che circa 10 milioni di europei, pari a circa il 3% della popolazione totale, abbiano provato almeno una volta la cocaina (prevalenza lifetime) e che i paesi a maggiore consumo siano il Regno Unito, la Spagna e l’Italia con valori del 6, 1%, 5, 9% e 4, 6 %, rispettivamente. Anche la prevalenza a 12 mesi ha subito un aumento negli ultimi anni, ed in Italia si stima che circa il 2% della popolazione generale abbia usato cocaina nell’ultimo an-no. Il consumo di cocaina sembra riguardare maggiormente le fasce di età comprese tra i 15 ed i 34 anni. Per quanto riguarda la richiesta di trattamento, la cocaina, dopo gli oppiacei e la cannabis, è la droga più di frequente segnalata come la principale sostanza usata dai sog-getti che entrano in terapia, concorrendo per circa l’8 % di tutte le richieste di trattamento registrate nel 2004 nell’Unione europea. Pa-rallelamente sembra essere cresciuta dal 10% al 20% anche la richie-sta di trattamento per la dipendenza da cocaina e le patologie ad essa correlate. Nonostante questi mutamenti di scenario, tuttavia, i servizi pubblici preposti alla cura delle dipendenze da sostanze, non sono riusciti inizialmente ad adeguarsi alle caratteristiche di questa nuova tipologia di consumatori. Sin dalla loro nascita, i SerT hanno trovato una forma di organizzazione e strutturazione, in termini di preven-zione primaria, secondaria e terziaria, per il trattamento della dipen-denza da oppiacei prima e successivamente delle patologie alcool

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correlate, organizzazione che ad oggi non sembra riuscire a soddisfa-re la richiesta per le sostanze di nuovo consumo (SNC).

Contemporaneamente, nell’ambito della popolazione generale, i SerT hanno iniziato ad essere connotati negativamente come luogo per i dipendenti da eroina, contribuendo ad alimentare e a sostenere il processo di stigmatizzazione, che già riguardava i pazienti affetti da patologia mentale, aggravandolo di un connotato ancora più negativo a causa della presenza della droga. Quando, ad esempio, sostanze psicoattive come la cocaina hanno iniziato ad essere più accessibili sul mercato e quindi più diffuse, come si è assistito negli ultimi 10/20 anni, i pazienti cocainomani tendevano a non rivolgersi in ma-niera continuativa ai SerT preferendo altre modalità di trattamento, prevalentemente psichiatriche, di tipo pubblico (CSM) ma, preferi-bilmente, di tipo privato. I dati epidemiologici più recenti fanno nota-re una discrepanza tra diffusione, incidenza e prevalenza dei disturbi correlati a cocaina e percentuali dei pazienti in trattamento nei SerT. D’altro canto si è assistito ad un drammatico aumento di casi di dop-pia diagnosi all’interno dei pazienti in carico ai CSM. Questi dati non possono non portare ad una serie di riflessioni che, in ultima analisi, potrebbero indicare la strada verso un rimodernamento dei Servizi per le Tossicodipendenze, per dare un taglio maggiormente centrato ai bisogni specifici dell’utenza. Se inizialmente si consideravano di-pendenze le patologie correlate all’eroina prima ed all’alcool in se-guito, nel corso di questi anni si è assistito ad un incremento espo-nenziale delle dipendenze: eroina, alcool, cocaina, cannabis, gioco d’azzardo, nicotina, internet addiction, ognuna richiedente una moda-lità di approccio diagnostico e terapeutico specifico.

Soprattutto nel caso delle dipendenze da sostanze in cui un trat-tamento sostitutivo è lungi dall’essere pronto e disponibile per il trat-tamento terapeutico, le attuali linee guida nazionali ed internazionali tendono a proporre interventi di tipo farmacologico e psicoterapeuti-co basati sulla persona, sia di tipo ambulatoriale, sia di tipo comuni-tario. Questo sembra essere maggiormente evidente per il trattamento del cocainomane. Questa tipologia di utenti pone infatti una serie di problematiche all’interno dei Servizi sia pubblici che privati, soprat-tutto per un problema di non identificazione con gli «abituali» utenti fruitori dei Servizi. Inoltre, per questi pazienti, la presenza di una diagnosi psichiatrica in comorbidità è la regola più che l’eccezione, rendendo anche il tipo di intervento medico più di tipo psichiatrico

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che internistico. La creazione di uno spazio specifico per questa tipo-logia di utenti all’interno dei Servizi, diventa assolutamente necessa-rio se si vuole creare all’interno del SerT una concreta possibilità di valutazione, presa in carico e quindi trattamento di questa tipologia di utenti.

È fondamentale, se si vuole creare un polo terapeutico valido e funzionale, programmare gli interventi partendo dall’analisi dei biso-gni della popolazione in oggetto e sulle caratteristiche cliniche che questa tipologia di utenti presenta. Innanzitutto sembra fondamentale la creazione di una rete il più possibile strutturata che coinvolga le risorse sanitarie attualmente disponibili: SerT, DSM, medici di medi-cina generali, cliniche private (convenzionate o no), comunità tera-peutiche, DEA ed unità di Emergenza. La condivisione di informa-zioni e la creazione di canali preferenziali di collaborazione tra figure professionali diverse che possono entrare in contatto, a vari livelli ed in diversi momenti di acuzie, con pazienti che presentano una dia-gnosi di dipendenza da sostanze è fondamentale se si vuole struttura-re un servizio terapeutico fruibile ed appetibile. Il rapido riconosci-mento di eventuali sintomi fisici o psichiatrici deve necessariamente portare ad un pronto invio presso una struttura di riferimento ed allo stesso tempo costituire un primo passo per il percorso terapeutico del soggetto che spesso, basandosi un pensiero strutturato sulla dinamica del «tutto e nulla» e dell’«hic et nunc», al termine delle fasi di acu-zie, tende al drop out. Nonostante le possibili problematiche derivan-ti da un uso regolare di cocaina, solo una parte esigua dei consumato-ri si rivolge ai servizi specifici per le dipendenze in Europa, mentre numerosa e sottostimata è la popolazione di consumatori che si pre-senta in altri ambiti sanitari per le problematiche internistiche asso-ciate all’uso di cocaina. Negli USA è stato notato che da alcuni anni la cocaina è responsabile di circa il 30% dei ricoveri in strutture di emergenza, in seguito ad uso di sostanze illecite, soprattutto per la presenza di complicanze cardiopolmonari (56% dei casi), neurologi-che (39%), psichiatriche (35%) e infettive (10%). Sintomi multipli erano presenti in oltre il 57% dei soggetti: il sintomo più frequente era il dolore toracico (39%), seguito da ansia (22%), dispnea (21%), tachicardia (20%), vertigine (13%) e cefalea (12%). Di questi pazien-ti solo una esigua parte stava ricevendo un trattamento per la dipen-denza da sostanze.

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Un altro fattore imprescindibile per la strutturazione di un percorso terapeutico per una determinata categoria di utenti, è l’analisi delle caratteristiche cliniche dell’utente che non possono non essere prese in considerazione se si vuole costruire un Servizio il più possibile in linea con i bisogni dell’utenza. Rispetto ad una utenza composta da eroinomani ed alcolisti, la cocaina pone infatti la necessità di con-frontarsi con caratteristiche diverse ed in un certo senso «dispersive», in quanto molto eterogenee. Se prima alcune droghe erano appan-naggio di una classe ristretta di consumatori, la diminuzione dei prezzi e la maggiore disponibilità hanno determinato un incremento della diffusione della cocaina con la principale motivazione di sfrut-tare il miglioramento della performance e lo stato di euforia che ini-zialmente queste sostanze danno. Secondo la tipizzazione del NIDA nella categoria «cocainomane», si possono distinguere due tipologie principali di consumatori: quelli ad alta integrazione e quelli a bassa integrazione. Fa parte della prima categoria il profilo del consumato-re-lavoratore che può essere descritto come una persona con incari-chi di responsabilità, con elevati livelli di stress lavorativo, talvolta associati ad inadeguatezza del ruolo svolto ed a tratti di personalità fragile. La seconda categoria invece è meglio rappresentata da classi sociali più basse con alti livelli di deriva sociale in cui l’uso di cocai-na è spesso associato all’uso di altre sostanze ed alla presenza di condotte devianti e tratti di personalità antisociale (furto, spaccio…). Rispetto all’utenza tradizionale il cocainomane sembra presentare tuttavia un minore grado di comportamenti antisociali, accompagnato però da una maggiore presenza di disturbi psichiatrici, che unitamen-te ad eventuali disturbi cardiovascolari, sono uno dei principali moti-vi di richiesta di presa in carico. Le principali caratteristiche di que-sta nuova tipologia di consumatori consistono in: autostima general-mente conservata, tendenza a sovrastimare le proprie possibilità, dif-ficoltà di comunicazione con l’esterno, tendenza alla distorsione del-la realtà; non sono rare inoltre attitudini aggressive con conseguenti comportamenti di aggressività auto- od etero-diretta, spesso sostenuti ed accompagnati da vari disturbi psichiatrici primariamente associati o indotti dalle sostanze. Altre caratteristiche di base possono essere la sospettosità e la diffidenza, così come atteggiamenti narcisistici, caratteristiche queste che spesso determinano la scelta di un setting privato per il trattamento. Tenendo conto di queste caratteristiche, la National Treatment Agency (NTA) ha formulato alcune linee guida

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generali per definire i livelli di assistenza socio-sanitaria per il trat-tamento della dipendenza da cocaina (NTA, 2003) che possono esse-re così descritti:

• Assistenza di I livello: rapido riconoscimento di sintomatologia fisica o psichiatrica configurante un quadro di urgenza; riduzione del rischio soprattutto infettivo; valutazione socioambientale

• Assistenza di II: strutture ambulatoriali che prevedono informa-zione sulle sostanze, colloqui di assessment, colloqui motivazio-nali per il trattamento, presa in carico; sostegno ai familiari; con-sulenze legali;

• Assistenza di III livello: servizi «community based»: disintossi-cazione, programmi di trattamento giornalieri strutturati, possi-bilmente con orari flessibili con possibilità di spazi serali o nei week end

• Assistenza di IV livello: strutture residenziali tipo Comunità Te-rapeutiche per pazienti che richiedono modalità di trattamento più estensivo

Per quanto riguarda le possibilità di trattamento, al momento, non

esistono dati sufficienti a confermare la validità del trattamento far-macologico della dipendenza dalla cocaina o da altri psicostimolanti. Risultati promettenti si stanno ottenendo con la possibilità di un trat-tamento immunoterapico (vaccino), ma al momento si è appena en-trati nella fase 3 di sperimentazione clinica, con risultati ambivalenti. Una combinazione di più interventi terapeutici specifici di tipo psi-cosociale è attualmente considerata l’opzione terapeutica più promet-tente per i consumatori di cocaina e altri psicostimolanti, in aggiunta al trattamento cognitivo comportamentale. L’uso concomitante dell’approccio di rinforzo comunitario (community reinforcement approach, CRA) e di interventi basati su rinforzi positivi (contin-gency management) ha dimostrato di contribuire a ridurre il consumo di cocaina nel breve termine. L’approccio CRA è un metodo terapeu-tico intensivo che coinvolge familiari, amici e altri membri della rete sociale dei pazienti per tutta la durata del trattamento e consiste nell’insegnare ai pazienti ad intrecciare rapporti sociali e a migliorare la propria immagine di sé, nell’aiutarli a trovare un lavoro e a dedi-carsi ad attività ricreative appaganti, per instaurare uno stile di vita

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diverso. In associazione al contingency management, un metodo che mira a influenzare il comportamento dei pazienti offrendo incentivi importanti (per esempio, regali, buoni premio o privilegi per ogni campione di urina privo di tracce di cocaina), sono stati ottenuti ef-fetti positivi sul consumo di droga e sul funzionamento psicosociale nella fase di trattamento e nel successivo periodo di follow-up nei pazienti cocainomani trattati in regime ambulatoriale, benché gli ef-fetti sul consumo di cocaina appaiano limitati al periodo di tratta-mento.

Un altro settore ancora lacunoso nell’ambito della gestione delle problematiche legate alla cocaina sembra essere quello delle terapie legate alla riduzione del danno. Questa tendenza potrebbe essere in-vertita in seguito a strategie atte ad aumentare la consapevolezza sia della diffusione del consumo di cocaina sia dei problemi a questo as-sociati. L’importanza degli approcci volti a prevenire e ridurre i dan-ni per la salute per diminuire i rischi derivanti dal consumo di cocai-na continua a rimanere perlopiù inesplorata, anche se in alcuni settori non mancano le potenzialità per sviluppare questo genere di approc-cio. Per esempio, è possibile che i consumatori di cocaina beneficino di interventi intesi a risolvere problemi quali l’accresciuta tossicità dell’uso concomitante di cocaina e alcol, la potenziale associazione del consumo di cocaina con problemi di tipo cardiovascolare o i col-legamenti con comportamenti che possono esporre i consumatori a un maggiore rischio di contrarre l’infezione da HIV o di rimanere vittima di un incidente o di atti di violenza

Partendo da questi presupposti, in seguito ad approvazione del progetto «Creazione di un ambulatorio per le dipendenza da Cocai-na» con delibera n. 755 della Giunta Regionale della Regione Lazio del 31/10/2006, dal giorno 01/10/2007 è operativo all’interno della Unità Operativa Semplice Dipendenze del Municipio 17 il centro di Valutazione Regionale uso di Cocaina (VaRCo).

Nel corso di questi primi due anni, l’equipe del centro di ha svolto una duplice attività, sia di tipo organizzativo sia clinico, al fine di da-re al Servizio una impostazione basata sulle indicazioni delle linee guida nazionali ed internazionali e delle «good clinical practices». Gli obiettivi principali consistevano nel creare un centro ambulato-riale specializzato per la diagnosi, presa in carico e trattamento dell’utente cocainomane, contemporaneamente dedicando spazio ad aspetti divulgativi e di informazione al fine di creare e strutturare una

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rete di collaborazione tra le varie strutture sia pubbliche sia private che si occupano dell’utente cocainomane. In particolare la condivi-sione di informazioni e la creazione di canali preferenziali di collabo-razione con strutture quali DSM, SPDC, medici di medicina genera-le, DEA e Day Hospital, consultori, che possono entrare in contatto a vari livelli ed in diversi momenti di acuzie, con pazienti che presen-tano una diagnosi di dipendenza da sostanze è stato fondamentale per strutturare un servizio terapeutico fruibile ed appetibile.

Seguendo le indicazioni della National Treatment Agency britan-nica (NTA, 2003) e del corso «Formazione integrata per il trattamen-to e la riabilitazione dei cocainomani», coordinato dal dipartimento dipendenze dell’ Azienda Sanitaria della provincia di Varese, il no-stro centro è stato strutturato per garantire i seguenti obiettivi: 1. Creare uno spazio appositamente dedicato al consumatore di co-

caina, integrato al servizio di appartenenza ma allo stesso tempo in grado di garantire condizione di privacy e flessibilità di orari tali da non costituire un impedimento all’intraprendere un per-corso terapeutico;

2. Riconoscimento e valutazione dei sintomi fisici correlati all’assunzione di cocaina e successivo invio specialistico;

3. Riconoscimento e valutazione e trattamento di eventuali proble-mi di salute mentale (ansia, disturbi dell’umore, psicosi) indotti od esacerbati dall’assunzione di cocaina;

4. Riduzione del rischio per la salute, mettendo in atto strategie e pratiche specifiche per informare ed educare gli assuntori al fine di aumentare la consapevolezza circa i rischi associati diretta-mente o indirettamente all’assunzione della sostanza;

5. Eventuale partecipazione a protocolli di sperimentazione clinica nell'ambito di valutazioni multicentriche a livello regionale e na-zionale

6. Prendere contatto e programmare l’eventuale inserimento in strutture specializzate, sia territoriali, sia del privato sociale, per gli utenti in fasi di malattia più elevata

Nel corso di questi 24 mesi infatti si è effettuata una mappatura a

livello regionale e nazionale di tutte le strutture pubbliche e private, convenzionate e non, che si occupano di utenti che abusano di cocai-

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na, con la creazione di una rete di contatti con le strutture sia di tipo comunitario, sia tipo cliniche psichiatriche specializzate in doppia diagnosi che si occupano di utenti che abusano di cocaina. È stata i-noltre strutturata una collaborazione clinica con l’ambulatorio della UOC di Breve Osservazione dell’Osp. Santo Spirito per la valutazio-ne internistica e cardiologica dell’utente cocainomane (visita ambu-latoriale, ECG, Ecocardiogramma) e con i medici di medicina gene-rale dell’ASL RM/E, dei municipi XVII, XVIII, XIX e XX. Infine è stato creato un protocollo di ricerca, approvato dal Comitato Etico dell’ Ospedale S. Spirito in data 29/09/08, con le Aziende Ospedalie-re Sant’Andrea e Santo Spirito per valutare l’entità, l’impatto e la prevalenza dell’uso di cocaina nell’insorgenza di dolore toracico in acuto in giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 60 anni. Da un punto di vista clinico/ ambulatoriale si è provveduto alla definizione della procedura di accoglienza ai servizi clinici del Centro Va.R.Co. organizzando l’attività ambulatoriale su un periodo di 24h a settima-na per il primo anno ed a 30 h a settimana per il secondo anno ed alla individuazione delle metodologie cliniche di investigazione (colloqui psichiatrici standardizzati, utilizzando le indicazioni della SCID; va-lutazione dei tratti di personalità con la somministrazione del TCI di Cloninger; valutazione dei livelli di psicopatologia generali e della gravità complessiva degli utenti con la somministrazione di BPRS e CGI. Ogni utente riceverà una valutazione medico-psichiatrica, psi-cologica, infermieristica ed eventualmente socio-ambientale al fine di formulare un programma terapeutico individualizzato ed il più possibile target oriented. Complessivamente, dal primo ottobre 2007 al 11/09/09 il centro VaRCo ha aperto le cartelle di 75 nuovi utenti ed ha preso in carico 8 utenti che erano gia seguiti presso questo SerT, per un totale di 96 cartelle cliniche. La tipologia di utenti può essere così definita:

1. utenti con consumo primario di cocaina: N = 75 2. utenti eroinomani con consumo preferenziale di cocaina: N = 8 3. consulenze a familiari/ altre istituzioni: N = 13

All’interno del gruppo di utenti consumatori (gruppi 1 e 2), il numero totale di drop out al 30/09/2008 è di 30 utenti, 8 utenti hanno concluso il trattamento, 8 utenti sono stati trasferiti ad altre strutture terapeutiche. La distribuzione degli utenti può essere così descritta:

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53%

31%

8%8%

In CaricoDrop OutConclusiTrasferiti

Nell’ambito degli utenti trattati sono stati effettuati i seguenti trattamen-

ti:

Farmacote-

rapia

Psicote-

rapia

Counseling

Familiare

Valutazione

Socio-

ambientale

Gruppo

In Trattamento N=50 * 40 34 30 (133) § 18 (44) § 6

Drop Out N= 30 14 11 13 (24) § 04 (08) § 1

Totale N= 80 54 45 44 (157) § 22 (52) § 7

*In trattamento: utenti in carico, trasferiti, conclusi, presa in carico familiari; § tra parentesi N= di prestazioni. Le principali caratteristiche degli utenti sono le seguenti:

Durata Media (Sett) Urine Effettuate Positività

In Trattamento N=50 * 22 sett 600 115

Drop Out N= 30 5 sett 64 28

Totale N= 80 12 sett 664 143

* In trattamento: utenti in carico, trasferiti, conclusi;

Tra i trattamenti farmacologici effettuati si ottiene la seguente suddi-visone:

AD AED AP Opp

In Trattamento N=50 * 16 45 9 6

Drop Out N= 30 4 14 2 4

Totale N= 80 20 59 11 10

*In trattamento: utenti in carico, trasferiti, conclusi;

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Il bilancio di questi primi 2 anni di sperimentazione sembra esse-re molto positivo. Sono in attesa di elaborazione i risultati ottenuti dalla somministrazione di test, interviste diagnostiche e questionari di motivazione e soddisfazione al trattamento. La percezione più for-te riguarda la capacità di mantenere in trattamento un elevato numero di pazienti, spesso con il coinvolgimento dei familiari, soprattutto in un setting ambulatoriale, mentre gli invii in comunità sono stati ab-bastanza contenuti nel numero.

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4. Alcuni Progetti

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Di Alessandro Dionigi 1. Un progetto come esempio : il «Progetto Narciso»

«Il Pettirosso» di Bologna è una cooperativa sociale che opera nella costruzione/attuazione di programmi terapeutico riabilitativi all’interno del privato sociale, è attiva dal 1985 e si occupa prevalen-temente di prevenzione, trattamento e reinserimento sociale nel setto-re delle tossicodipendenze.

È collegata alle rete FICT (Federazione italiana comunità terapeu-tiche) e, recentemente, è entrata nel consorzio di servizi alla persona «Gruppo CEIS».

Nella sua graduale espansione il centro bolognese realizzato da «Il Pettirosso» è diventato un soggetto che progetta e costruisce ri-sposte mirate all’interno della definizione più ampia del sistema dei servizi. Si propone, oggi, come un ente ausiliario complesso, che contiene, al suo interno una marcata diversificazione dell’offerta te-rapeutico/riabilitativa, in linea con l’evoluzione complessiva del fe-nomeno droga e delle tipologie di intervento ad esso collegate.

Il «Pettirosso» ha costruito un progetto, il «Progetto Narciso», specificamente dedicato al problema cocaina. Si tratta di un’area tra-sversale di intervento rivolta ai consumatori problematici ed alle per-sone dipendenti dalla cocaina; esso, di fatto si rivolge anche a quell’area del policonsumo a dominio psicostimolanti in cui, tenden-zialmente, la cocaina ha un ruolo centrale.

Tale progetto, attivo dal 1999, utilizza in maniera specifica più segmenti dell’attività complessiva della Cooperativa «Il Pettirosso», diversificando, quindi, in maniera decisa le procedure usuali di inter-vento utilizzate con l’utenza storicamente accolta in Comunità Tera-peutica.

Il Progetto Narciso è stato presentato in numerosi congressi a li-vello nazionale ed ha usufruito del confronto con numerose altre re-

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altà impegnate in progetti dedicati al medesimo target. Esso è stato una sorta di progetto pilota per la Federazione Comunità Terapeuti-che (FICT), per la quale il coordinatore del Progetto Narciso svolge l’incarico di referente a livello nazionale dell’area cocaina, alcool, nuovi stili di consumo.

Nel corso di questi anni si sono riferite a tale servizio 453 perso-ne, di cui 285 hanno intrapreso un percorso, 167 lo hanno concluso, 38 lo stanno frequentando all’oggi.

1.1 Alcune linee guida La fisionomia complessiva del progetto può essere rappresentata,

schematicamente, secondo alcune coordinate prevalenti:

1. Interventi di prossimità: in questa area si collocano tutte le a-zioni di sensibilizzazione, prevenzione poste in essere sul territo-rio o presso le sedi operative, che hanno come finalità la sensibi-lizzazione della popolazione globale verso il problema e l’aggancio di nuovi utenti. È corretto vedere simili interventi come azioni pensate e finalizzate, prevalentemente, sul target dei consumatori e dei consumatori problematici di cocaina. Viene proposto, in quest’ambito specifico di azione, anche un counsel-ling breve (3, 4 colloqui) di orientamento a chi lo richiede, non collegato al trattamento intero. La maggiore parte dei soggetti in-tercettati, nel settore in questione, non sono conosciuti nei servizi formali di cura.

L’area dei trattamenti terapeutico riabilitativi veri e propri del «Progetto Narciso» è diversificata in:

2. percorsi ambulatoriali individuali, 3. trattamenti residenziali brevi, 4. intervento residenziale specialistico breve di taglio clinico

psichiatrico. L’impianto dell’intervento è multimodale e integrato.

L’integrazione di strumenti diversificati e la molteplicità delle offerte

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sono funzionali con un «gruppo» di persone siffatte, i moduli stessi di trattamento sono flessibili, ed entro certi limiti, intercambiabili.

Le linee di prevalenza, in termini di strategia operativa di base, sono: • Lavoro Motivazionale, con insistenza specifica

sull’incremento dell’autoefficacia, della consapevolezza persona-le, della percezione del conflitto/frattura interna tra la situazione vissuta e quella desiderata, della disponibilità e motivazione al cambiamento;

• Analisi Funzionale accurata, finalizzata a identificare la fun-zione che riveste il comportamento problematico per quella de-terminata persona, i fattori interni ed esterni che concorrono alla sequenza di consumo, i fattori ambientali rilevanti;

• Lavoro Emotivo, finalizzato a riconoscere le proprie emo-zioni, acquisire la capacità di esprimere/descrivere le stesse, ri-durre la vulnerabilità emotiva, incrementare la capacità di «senti-re» attraverso esperienze «normali»;

• Prevenzione della ricaduta (mantenimento, stabilizzazione degli esiti del trattamento) attraverso l’aumentata consapevolez-za dei fattori di rischio peculiarmente personali, l’apprendimento e lo sviluppo di abilità di coping finalizzate alla capacità di ri-spondere in maniera resiliente alle crisi, l’utilizzo sistematico di attività di training per incrementare le abilità di risposta a stati emotivi intensi (positivi/negativi), conflitti interpersonali, condi-zioni di difficoltà socio/ambientali, impulsività, viraggio su altre forme di abuso.

L’impianto complessivo è di tipo psicoeducativo, l’orientamento

clinico prevalente è cognitivo comportamentale, la gestione della re-lazione a tutti i livelli è di tipo motivazionale.

Gli strumenti terapeutici utilizzati sono in prevalenza: • counselling individuale e gruppale (modelli variabili nei parame-

tri della frequenza e durata in proporzione alla situazione ed alla compliance dell’utente);

• psicoterapia individuale integrata al trattamento specifico (suo modello prevalente è l’affiancamento all’interno della sede operativa, ma è possibile anche uno svolgimento esterno)

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• gruppi tematici (modello sequenziale, basato il più delle vol-te su una routine di temi standard funzionali al trattamento): - training di abilità, - gruppi di espressione emotiva, - incontri di consulenza familiare, - incontri di coppia, - consulenza clinico psichiatrica, - colloqui e gruppi secondo il modello «Prevenzione della ri-

cadute» (utilizzo sistematico di giochi di ruolo e della simu-lazione),

- gruppi di auto aiuto. Il Progetto Narciso agisce nell’ottica di favorire l’accesso diretto

ai servizi del centro e si propone come un servizio di prossimità, con metodologie differenti rispetto alla riduzione del danno, che risulti accessibile e «appetibile» per il sommerso dei consumatori. Per tale ragione sono previsti differenti livelli di azione.

Il counselling individuale a orientamento breve (3-4 incontri) è rivolto a persone che chiedono informazioni, che esprimono una for-te ambivalenza, che dichiarano una «bassa evolutività», che non vo-gliono riferirsi ai servizi come utenti di un trattamento. Tale fase, che per i più è iniziale, ha come obiettivo di secondo livello l’incremento della motivazione al trattamento e la problematizzazione del rapporto con la sostanza.

Il percorso «ambulatoriale» è il livello di maggiore presa dell’intervento; è basato su una frequenza elevata del servizio e sull’utilizzo personalizzato e flessibile di più strumenti. nell’ottica di offrire una risposta tailored sullo specifico della persona; la frequen-za è mediamente trisettimanale tra attività integrate di colloquio, in-contri di gruppo, lavoro sulla rete di relazioni personali significative, viene anche effettuato il monitoraggio, sistematico, delle urine.

I moduli residenziali brevi sono, utilizzati da circa 1/3 del target, l’accesso è co-costruito con il servizio pubblico e vi si ricorre preva-lentemente per situazioni in cui la compulsività non è governabile e/o quando le risorse di rete sono assenti o non disponibili ad agire come «co-terapeuta». La scansione possibile dei tempi è: 1, 3, 3+3 mesi.

L’equipe è costituita dal coordinatore del progetto (uno psico-

pedagogista), da un consulente medico–psichiatra (interno al sistema dei servizi e già operativo nell’organizzazione del servizio offerto dal

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«Narciso»), una educatrice esperta, una psicologa, una psicoterapeu-ta. La selezione del personale riferito al progetto è centrata sull’esperienza consolidata di lavoro:. tutti i componenti dell’equipe sono operatori nel settore da almeno 10 anni.

I criteri di esclusione al trattamento specifico sono: • persone con gravi problemi fisici che richiedono continuità di

assistenza sotto tale rispetto, • comorbilità severa o in fase di scompenso, • utilizzo di eroina per via iniettiva, • persone in trattamento metadonico che usano cocaina per via

iniettiva, • sociopatia grave o anamnesi in cui il sintomo tossicomanico è

residuale rispetto al comportamento delinquenziale. Va precisato che le persone escluse dal «Progetto Narciso» pos-

sono usufruire di altre tipologie di intervento all’interno dell’Ente «Il Pettirosso».

Gli obiettivi espliciti del progetto sono: • sospensione/riduzione dell’uso di cocaina, • sospensione/riduzione di altre concomitanti condotte di abuso, • miglioramento della performance psicosociale complessiva, • acquisizione di abilità di prevenzione /gestione della ricaduta, • acquisizione di capacità di regolazione emozionale, • miglioramento della capacità di gestione del tempo libero in

condizione drug free, • costruzione di un sistema di reward orientato alla normalità, • mantenimento della relazione terapeutica in fase di post-

trattamento, • frequenza ai gruppi di auto aiuto. In conclusione di questa sommaria presentazione si vuole descri-

vere in maniera più articolata l’ultima evoluzione che il «Progetto Narciso» ha intrapreso per rispondere alle situazioni più complesse e severe.

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1.2 Intervento psichiatrico nel cocainismo

La Cooperativa «Il Pettirosso» dispone di un modulo COD (Cen-tro osservazione e diagnosi), che si qualifica come un progetto resi-denziale di durata contenuta (2-3 mesi), finalizzato alla gestione della crisi sub-acuta, della valutazione/rivalutazione diagnostica, della de-finizione di un programma multidisciplinare di intervento integrato e fortemente collegato all’offerta complessiva del sistema dei servizi dell’area bolognese.

Obiettivo di base di tale programma è costruire un progetto tailo-red sull’utente, realistico e percorribile.

L’equipe è multiprofessionale ed è integrata da medici specialisti del settore per la funzione clinica e psichiatrica.

Schematicamente l’assessment è volto a ricostruire : • la gravità dell’abuso/dipendenza, • la comorbilità psichiatrica, • la condizione psicosociale complessiva, • la motivazione alla cura ed al cambiamento, • il potenziale evolutivo (alto, medio, basso).

Il COD è rivolto a soggetti con disturbi da uso di sostanze e con-

comitante situazione di comorbilità; non è dedicato esclusivamente agli utilizzatori di cocaina, ma si è rivelato funzionale e necessario nello specifico dell’intervento sul cocainismo.

Nel corso degli ultimi due anni sono stati progettati e sperimentati interventi a durata breve (1 mese) finalizzati alla costruzione di un progetto d’intervento successivo, alla gestione/contenimento del cra-ving, al recupero di una situazione di sufficiente compenso psichico, alla focalizzazione di base di elementi significativi nel processo di consumo (significato personale, meccanismi di innesco, fattori am-bientali rilevanti).

Fattori chiave dell’azione sono: l’intensità dell’azione, la varietà della proposta terapeutica, la flessibilità e la personalizzazione.

Gli strumenti terapeutici specifici utilizzati al COD, in questa of-ferta, sono :

• gruppo di pari (Gruppo Narciso), • colloquio individuale motivazionale,

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• psicoterapia individuale, • counselling psicosociale sui fattori di rischio e di protezione, • intervento cognitivo-comportamentale, • farmacoterapia.

La combinazione delle azioni e la frequenza sono modulate caso

per caso per aumentare al massimo la ritenzione in trattamento, che, tendenzialmente, cresce progressivamente, via via che si desensibi-lizzano i sintomi psichico/psichiatrici tipici dell’abuso di cocaina. È necessario sottolineare come, nelle situazioni più severe, la gestione complessiva della persona non possa prescindere da una azione spe-cialistica di tipo farmacologico sugli aspetti disforici e, a volte, fran-camente deliranti manifestati dai cocainomani più gravi.

In tale ottica, l’utilizzo strategico di un modulo specialistico nel trattamento dell’abuso di cocaina è una risorsa chiave nelle situazioni in cui è assente il compenso psichico, l’impulso è ingovernabile, la sofferenza psichica è acuta, la rete di riferimento non è supportiva.

Il COD in simili casi crea l’opportunità di invio a forme di tratta-mento specialistiche, a differente caratterizzazione e metodologia, disponibili sul territorio bolognese.

La durata contenuta della proposta è funzionalmente collusiva con la rappresentazione accelerata e « magica» del cocainomane, che vuole risolvere in fretta gli aspetti disturbanti del suo problema, col-legandoli ad una risposta preferibilmente medico sanitaria.

Nell’offerta di opportunità di questo tipo, l’integrazione tra clini-ca specialistica, intervento psico-educativo e/o di rete è un valore ag-giunto e un moltiplicatore dell’efficacia dell’azione.

Abbiamo inoltre rilevato, in sintonia con la letteratura di merito, che un intervento di questa natura «scongela» emotivamente le per-sone e consente loro di costruire motivazioni al cambiamento meno contingenti e strumentali, rallentandone e normalizzandone le moda-lità, sia relazionali che cognitive.

Nel corso di questi anni hanno usufruito di tale offerta specialisti-

ca, presso il «Il Pettirosso» 41 persone inviate dall’intero territorio nazionale.

A conclusione di questa breve trattazione sottolineo, in tutta one-stà, come le persone di età compresa tra i 17 ed i 55 anni, che ho se-guito in dodici anni, siano state la fonte primaria di apprendimento e

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abbiano costituito lo stimolo maggiore alla riflessione ed alla revi-sione delle procedure operative. Sono state il fattore chiave nella mia evoluzione professionale e nella trasformazione dell’ente che dirigo e, per questo, a tutte loro dico: grazie!

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Di Cristina Mizzoni

2. I modelli di trattamento nei servizi pubblici: alcune esperienze

in Italia

Nella collaborazione dell’ambito della ASLRME presso il Ser.T di S. Maria della Pietà esiste un programma non specifico per cocai-nomani ma in cui gran parte di essi sono coinvolti. Esiste una stretta collaborazione tra il Ser.T ed il Centro Diurno Stella Polare. Il Cen-tro è costituito da 3 psicologi, 1 medico psichiatra e due educatori, il primo intervento è quello della richiesta di aiuto ed il riconoscimento del problema della dipendenza, il primo punto è la ricostruzione della propria storia e della propri sofferenza, vi è uno spazio per le fami-glie e l’individuazione delle risorse del paziente.La terapia farmaco-logia è importante. Gli strumenti di intervento riguardano la relazio-ne terapeutica e l’alleanza, inoltre viene molto sviluppato il gruppo come strumento di lavoro. La premessa teorica è quella delle ricerche di Prochaska e Di Clemente(1992)..La fase preliminare per l’invio al Centro Diurno è la fase diagnostica che si basa su una somministra-zione di test presso il Centro di Osservazione e Diagnosi per permet-tere un corretto invio dei pazienti e ridurre la percentuale dei drop-out. (Non solo doppia diagnosi , Cascinai O., Masci G. Franco Ange-li, 2007 Milano).

Il Servizio Girovento del dipartimento Dipendenze della Azienda SL n.3, Regione Umbria. Il Dipartimento delle Dipendenze della ASL N.3 (Foligno, Spoleto, Valnerina) della regione Umbria è un punto di riferimento primario per le persone con problemi di dipen-denza. Il Servizio Girovento per le nuove dipendenze è stato fondato nel 2003, prevede un’equipe multidisciplinare che centra il tratta-mento in tre fasi: fase medica che consiste nella valutazione diagno-

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stica mediante colloquio clinico e somministrazione di test psicodia-gnostici, eventuale terapia farmacologica, consistente in stabilizzatori dell’umore e valutazione neurologica dei deficit cognitivi.

La successiva fase consiste nel controllo d’uso della sostanza at-traverso l’esame dei metaboliti urinari a cadenza trisettimanale. Infi-ne c’è la fase del supporto psicologico: si inizia con i colloqui di so-stegno per passare ad una psicoterapia individuale settimanale o bi-settimanale con l’indirizzo successivo dei pazienti in gruppi terapeu-tici ad indirizzo analitico.

Web co care servizio ondine del Dipartimento delle Dipen-denze della asl4 TO. Il servizio è attivo dal marzo 2004 può es-sere raggiunto fisicamente tramite uno sportello sul territorio, ma anche telefonicamente o webmail. La parte innovativa è quella relativa al sito che è costituito da tre parti:

1. dedicato ai consumatori di siti 2. familiari 3. operatori del settore

L’approccio è informale e discreto con garanzia assoluta di ano-

nimato. I consumatori ricevono informazioni sulla sostanza e sul danno da

essa provocato, possono interpellare gli operatori on-line via e-mail o con Windows Messenger. Possono fissare un appuntamento, fare test per capire il loro grado di craving rispondendo a dei test specifici, fissare un appuntamento e comunque ricevere direttamente consu-lenza. Lo sportello sul territorio offre una modalità di accesso ano-nimo ai consumatori e/o familiari. Al termine di un processo diagno-stico (psicodiagnosi e test clinici) viene elaborato per ogni singolo paziente un percorso terapeutico che si basa su un intervento cogniti-vo comportamentale (colloqui settimanali per sei mesi-1 anno). Pos-sono partecipare a gruppi di trattamento. Nel frattempo sono suppor-tati i familiari. Il target che fruisce del servizio è rappresentato per lo più da persone impiegate, che hanno iniziato l’uso di cocaina per uso ricreazionale perdendo poi gradualmente il controllo della situazione. Hanno un’età media di 32 anni e nessuno usa la sostanza per v. en-dovenosa.

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Il Sert1/Brescia. Un progetto effettuato dal Ser.T F1 di Brescia è N.I:Co.D:E:M:O. è rivolto a persone dipendenti da cocaina di entità moderata. Sono accolte persone che usano la sostanza esclusivamen-te per v. inalatoria, che non dipendono da altre sostanze, privi di altri problemi psicopatologici. I pazienti dipendenti di entità più grave so-no accolti dai Ser.T tradizionali. Significativa è stata l’attivazione di una rete che coinvolgeva varie realtà dalle farmacie alle reti televisi-ve locali.

Il percorso prevede alcune fasi: 1. l’accoglienza in cui viene effet-tuata la selezione dei pazienti e la presentazione del programma, e-spletata dalle assistenti sociali ed educatori professionali, 2. La valu-tazione e l’arruolamento in cui si effettua il vero e proprio filtro del campione di pazienti da parte del medico, psicoterapeuta/medico psi-cologo. Le persone che non rientrano nei criteri predefiniti sono in-viate nelle tre U.O. del Sert 1 di Brescia, altrimenti si passa alla fase di approfondimento diagnostico per elaborare una diagnosi descritti-va multidimensionale sulla base del DSM-IV. La fase 3 è quella di approfondimento diagnostico multidimensionale sulla base dei criteri del DSM-IV. Inoltre si avvia una fase di approfondimento diagnosti-co medico/tossicologico. L’esame tossicologico è previsto durante tutto il percorso, in genere su indicazione del case-manager e almeno 1 volta a settimana. Un ulteriore approfondimento diagnostico è psi-cologico/clinico e si avvale del colloquio clinico e di alcuni test: Eu-rope-ASI, MMPI-2, MAC-C e SAT-P. Nell’ultima fase vi è la psico-terapia individuale proposta che rientra nelle terapie brevi dinamica supportava-espressiva o cognitivo-comportamentale, o l’inserimento nella terapia di gruppo.

Alla fine del trattamento viene valutato il paziente dal case-manager e mediante somministrazione dei test. Infine l’ultima fase è quella del follow-up a 6 ed a 12 mesi. Dipartimento delle Dipendenze dell’ASL della Provincia di Varese

Si basa sulle linee guida del NIDA, l’approccio utilizzato è la tec-nica cognitivo comportamentale individuale o di gruppo, inoltre si utilizza un lavoro di gruppo all’esclusivo intervento sanitarioe/o psi-coterapeutico.

L’intero progetto si svolge in un luogo unico per l’intera provin-cia.

È costituito da circa 10 pazienti esclusi quelli psichiatrici non controllabili farmacologicamente, dipendenti da altre sostanze (e-

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scluso alcol e cannabinoidi) o che stanno effettuando accertamenti sanitari.

Il percorso prevede cinque fasi:

- la psicodiagnostica (sono somministrati l’A.S.I. il C.B.A. 2 e lo SCID I e II)

- la psicoeducativa riguardante informazioni sanitarie, legali e psico-logiche ed il bilancio degli svantaggi e dei vantaggi nell’uso della sostanza per motivare il cambiamento. Il metodo si avvale di sup-porto informatico e cartaceo e si rilascia materiale per le esercita-zioni a casa

- la psicoterapeutica si basa sulla cognitivo comportamentale e si avvale anche del training autogeno

- booster session per ripassare contenuti appresi mantenendo un’immagine di fiducia per il gruppo

- follow-up si verificano gli obiettivi raggiunti dopo sei e dodici me-si ed i parametri ematochimici

La durata del trattamento è di diciotto mesi.

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Di Paolo Fioravanti, Andrea Leonardi, Sonia Scavelli, Francesco Velicogna 3. Il Programma Conoscenza

Il Programma Conoscenza è un intervento terapeutico ambulatoriale di tipo psico-educativo, di breve durata, finalizzato alla risoluzione della dipendenza da cocaina. Il Programma ha iniziato le sue attività nell’aprile 2003 ad opera del Centro di Solidarietà di Firenze ONLUS (CSF), dopo circa due anni e mezzo di studio finalizzato ad individuare i presupposti teorici e gli strumenti di intervento terapeutico più adatti al trattamento delle persone con problemi di abuso e dipendenza da cocaina.

Il target di riferimento del trattamento è costituito da persone maggiorenni, che non necessitino di un contenimento in struttura residenziale. Fra queste, è possibile distinguere due tipi: • consumatori e cocainodipendenti secondo i criteri del DSM-IV • consumatori di cocaina in associazione con altre sostanze

ricreative La cocaina è la droga d’elezione dei soggetti della prima

categoria, anche se in diversi casi usano occasionalmente altre sostanze, come alcol e cannabici. Sono persone giovani e adulte, che hanno una posizione sociale ed un’attività professionale da difendere, nonché uno stile di vita apparentemente irreprensibile. A causa di tutto ciò tengono alla stima degli altri e considerano l’abuso di sostanze come una piccola colpa da gestire con discrezione, in ambienti e momenti opportuni.

La seconda categoria ha caratteristiche più variegate. È possibile, infatti, trovarsi di fronte a persone piuttosto giovani che usano cocaina, alcol, cannabici, amfetamine, per sperimentarne gli effetti,

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spinti dal bisogno di sentire delle sensazioni, dal desiderio di divertirsi e di apparire quello che non sono ma che vorrebbero essere. Vi sono, poi, persone che dichiarano di consumare cocaina, ma che in realtà fanno uso abituale anche di cannabici e oppiacei. Si possono definire come poliassuntori che dosano il proprio consumo qualitativo a seconda delle esigenze del momento. Per loro è particolarmente approfondito l’inquadramento diagnostico, per valutare se il trattamento sia adeguato o se siano invece necessari interventi di tipo diverso.

Gli obiettivi principali del trattamento sono: • la riduzione ed eliminazione della dipendenza da cocaina; • la prevenzione e acquisizione delle capacità di gestione di

possibili ricadute da parte dell’utente, attraverso una progressiva presa di coscienza da parte della persona delle proprie risorse

• l’orientamento al futuro, inteso come cambiamento dello stile di vita della persona

Lo staff del programma è costituito dalle seguenti figure professionali: • un pedagogista, coordinatore del Programma, conduttore dei

gruppi e incaricato dei colloqui informativi; • uno psicologo clinico, conduttore dei gruppi, responsabile dei

colloqui motivazionali e della somministrazione dei test; • una psicoterapeuta e un’operatrice, conduttrici dei gruppi

familiari; • uno psicoterapeuta responsabile del trattamento individuale per i

casi particolarmente complessi; • una consulente psichiatra; • una psicologa addetta alla ricerca.

Le attività previste all’interno del programma sono: • controlli urinari a cadenza bisettimanale; • incontri di gruppo per gli utenti a cadenza settimanale; • incontri di gruppo per i familiari a cadenza settimanale;

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• colloqui individuali per gli utenti, indicativamente una volta a settimana;

• colloqui per i membri della famiglia, stabiliti in base all’andamento dell’utente in terapia;

• consulenza psichiatrica, qualora sia ritenuto opportuno. 3.1 Modello di intervento

Per il Programma Conoscenza è stato scelto un modello di

intervento psico-educativo integrato e autocorrettivo, in un’ottica di continua evoluzione e perfezionamento. Tale approccio fa riferimento, in modo versatile, alla letteratura scientifica frutto della ricerca in ambito psicologico, sia di tipo clinico che sociale applicativo (cfr. Carroll, 1998; Higgins et al., 1991; Watzlawick et al, 1967; Watzlawick et al., 1974; Watzlawick, 1978).

Il modello di intervento è stato progettato tenendo conto dei se-guenti elementi chiave:

• utilizzare come fonti di riferimento modelli di intervento

evidence-based, costruiti in base agli obiettivi da raggiungere, piuttosto che attenersi rigidamente alle indicazioni di un’unica teoria generale;

• prediligere un intervento di breve durata: il trattamento deve quindi essere basato sul «qui ed ora»;

• aggiornare il trattamento, mediante un processo di ricerca continuo, autocorrettivo e circolare, evitando di perseverare in tentativi di soluzione che non producono gli obiettivi previsti

La scelta di un modello evidence-based (integrato attraverso

l’esperienza clinica e l’aggiornamento) implica il far riferimento a linee guida efficaci, ottenute attraverso la ricerca clinica. Riteniamo, tuttavia, che propendere per una tipologia di trattamento flessibile e adattabile garantisca sempre margini di miglioramento. Grazie a que-sti presupposti e attraverso l’esperienza clinica accumulata, il model-lo di intervento nel tempo è andato incontro a delle modifiche, che hanno determinato la messa a punto di un programma per consuma-tori di cocaina dotato di caratteristiche originali.

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Per quanto riguarda la brevità, questa non deve essere confusa con la tendenza a non tener conto di problematiche profonde e quindi bisognose di cure prolungate. In virtù di una scelta metodologica fo-calizzata sul problema, abbiamo ritenuto più utile nei confronti della persona concentrarci, in prima istanza, sul risolvere l’abuso e la di-pendenza nel tempo più rapido possibile.

Infine, la versatilità fornita da un modello teorico flessibile ci ha permesso di inserire fra le procedure di intervento una serie di tecni-che comunicative avanzate di tipo persuasivo, che hanno consentito di rendere il trattamento sempre più evoluto ed efficace. Queste tec-niche, tratte primariamente da studi compiuti nel campo di ricerca della psicologia clinica e sociale di base (Cialdini, 1989), dalla nostra sperimentazione sul campo e dall’approccio strategico e sistemico (Nardone e Watzlawick, 1990; Watzlawick, 1978), hanno permesso di usufruire di elementi pragmatici d’intervento che fossero determi-nanti nel raggiungere gli obiettivi previsti dalla terapia.

Per rendere, inoltre, sistematico e funzionale un programma che tenesse in debita considerazione l’innovazione, abbiamo considerato necessario avvalerci di un modello generale di trattamento volto alla continua modifica autocorretiva del protocollo di intervento. Per questa ragione abbiamo privilegiato una tipologia di indagine defini-ta action-research (Lewin, 1946), in grado di fornire una circolarità tra pratica di lavoro sul campo e approfondimento teorico.

3.2 Modalità di svolgimento del trattamento Dopo i primi contatti informativi, inizia la serie dei colloqui mo-

tivazionali che possono essere di numero variabile. L’accettazione del programma è formalizzata attraverso la stipula

di un contratto, tra l’utente ed i propri terapeuti, nel quale entrambe le parti si impegnano a rispettare alcune semplici, ma basilari, regole.

In qualsiasi momento l’utente può decidere di interrompere il trat-tamento o i terapeuti possono ritenere opportuno il suo trasferimento ad un servizio ritenuto più adatto per le sue esigenze.

Una volta che l’utente ha accettato di seguire il percorso terapeu-tico, questo viene inserito in tutte le attività programmate. È prevista anche la somministrazione di test psicometrici.

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Il setting tipico del trattamento è quello di gruppo, associato a colloqui individuali per tutte quelle esigenze terapeutiche che non possono essere soddisfatte all’interno di esso. In alcuni casi è previ-sta la possibilità di un trattamento esclusivamente individuale.

Il programma richiede, quando possibile, il coinvolgimento delle famiglie, in quanto si ritiene elemento utile per il buon esito del trat-tamento. Sono previsti, quindi, per i familiari appositi gruppi guidati da una psicoterapeuta ed una operatrice esperte, oppure colloqui in-dividuali se i familiari non sono adatti a frequentare un gruppo. In entrambi i casi gli obiettivi sono rappresentati dal supporto ai fami-liari rispetto allo stress dovuto alla presenza della persona con pro-blemi di tossicodipendenza e dalla ridefinizione in termini costruttivi e, al tempo stesso, realistici dei comportamenti, come pure delle re-lazioni disfunzionali presenti nel sistema familiare.

La durata del trattamento è mediamente di 14 mesi, con una dura-ta minima di 9. Nel momento in cui lo staff terapeutico ritiene che l’utente sia pronto a condurre a termine il percorso, viene realizzata la valutazione, ovvero un ultimo incontro, alla presenza dell’equipe, del presidente del CSF e dei familiari, in cui viene formalizzata la conclusione del trattamento.

Dopo la chiusura del percorso terapeutico, per verificare la capa-cità dell’utente di mantenere i risultati raggiunti, sono previsti degli incontri di follow up e dei controlli urinari, indicativamente, dopo due, sei e dodici mesi dalla conclusione del trattamento.

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Di Michele Gazzola

4. Il Progetto Kriptòs 4.1 I soggetti promotori

Il Progetto Kriptòs nasce per volontà della Regione Veneto, del-l'Azienda ULSS 9 di Treviso e del CEIS Società Cooperativa Socia-le, attraverso un finanziamento dal Fondo Regionale di Intervento per la Lotta alla Droga rientrante nel Piano Triennale di Intervento dell'area dipendenze (D.G.R. n. 456 del 28/02/2006 FONDO DI IN-TERVENTO PER LA LOTTA ALLA DROGA triennio 2006/2008).

4.2 Perché Il contesto e le modalità dell’assunzione di sostanze stupefacenti

sono radicalmente mutati rispetto al recente passato: innanzitutto so-no sempre più legati ai cicli e agli spazi del divertimento organizzato e ai ritmi dell'attività produttiva, concentrandosi nell'ambito del tem-po libero e preservando l'attività lavorativa (o scolastica), sociale e familiare. Questo tipo di consumatore si «mimetizza» nel contesto sociale, somigliando verosimilmente al non assuntore. Infatti le «nuove droghe» veicolano modelli di socialità attiva opposti rispetto allo stereotipo di autoalienazione mutuato dal tossicodipendente di prima generazione. Il loro consumo dunque si concentra in spazi e tempi deputati al divertimento: non rivela un bisogno intrapsichico, ma relazionale.

Inoltre i nuovi consumi si orientano verso sostanze i cui rischi non stanno unicamente nella possibilità di poter generare una dipen-denza patologica, ma nei danni di natura fisica e psicologica che pos-

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sono produrre a medio e lungo termine, nei comportamenti a rischio che i loro effetti stimolanti e disinibitori possono indurre e nelle si-tuazioni di disagio che spesso sottendono e si nascondono in certi comportamenti.

I due punti esposti si sommano e trovano conseguenza logica nel-la tendenza verso i fenomeni della c.d. «poliassunzione», cioè all’assunzione di più di una sostanza, spesso accompagnato da alcol per potenziarne gli effetti.

Il consumo di cocaina, alcol, pasticche e fumo è aumentato in maniera macroscopica. Lo confermano le statistiche più recenti. Al contempo si assiste ad un allargamento esponenziale della tipologia dei consumatori: da persone molto giovani, ancora adolescenti, ad adulti, comunque socialmente integrati, che lavorano, studiano, di-spongono di un reddito.

Le esigenze che essi presentano, rispetto a coloro che sviluppano una dipendenza da oppiacei sono profondamente diverse e richiedo-no perciò modalità di intervento differenti, basate su nuove strategie e nuovi strumenti operativi.

4.3 Finalità

Creare una struttura visibile e accessibile che riesca a stabilire un contatto e offra informazioni e consulenza medica e psicologica a chi fa uso di cocaina, ma anche di alcol, pasticche e fumo.

Ripensare alle modalità di intervento creando una rete di supporto che coinvolga soggetti pubblici e privati: Ser.T, Servizi sociali co-munali, gruppi formali ed informali, medici di base, volontariato, ecc.

Fornire modalità di contatto anonime: sito web, numero verde. 4.4 Strumenti e metodo

L'interazione con il singolo è strutturata per fasi graduali e suc-

cessive: dall’accesso al sito web (www.kriptosonline.org), dalla chiamata al numero verde per ottenere una consulenza anonima e/o avere delle informazioni generali, fino alla possibile presa in carico

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della persona ed eventualmente del «sistema» che gli gravita attorno (come ad esempio la famiglia).

ATTIVITA’ DI INFORMAZIONE E CONSULENZA SIA

TELEFONICA CHE DIRETTA

COLLOQUI INDIVIDUALI

COLLOQUI FAMILIARI

VALUTAZIONE DELLE RICHIESTE

RICHIESTA DIINTERVENTO

L’attivazione di «canali anonimi» per un primo contatto e per il counseling, consentono alle persone di fruire del servizio in maniera riservata e anonima.

Il sito www.kriptosoline.org, ha una duplice funzione:

• informativa, con schede di approfondimento sulle sostanze, le faq, informazioni sull’equipe di lavoro, nonché l’opportunità di collegarsi ad altri siti che trattano le medesime tematiche;

• interattiva, con la possibilità di effettuare una auto-somministrazione di un questionario di valutazione on-line aven-do in tempo reale il grado di coinvolgimento nell’uso di sostan-ze; di inviare richieste attraverso un modulo anonimo e di lascia-re – solo se lo desidera – la propria e-mail o il numero di telefo-no.

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Il numero verde 800 912 821: l’operatore che risponde stabilisce un primo contatto, risponderà ai quesiti più semplici e indirizzerà l’utente ai professionisti del gruppo di consulenza per i problemi più complessi, raccoglierà dati a fini statistici, garantendo sempre l’anonimato.

Creazione del «Centro di counseling», inteso come sede accessi-bile, in cui vengano organizzati incontri in modo non stigmatizzato, in un contesto non connotato né connotabile, supportato da una rete di soggetti pubblici e privati.

La diffusione capillare dell'iniziativa per garantire una piena co-noscenza e facilitare il primo contatto con i destinatari del progetto;

L’analisi dei casi riscontrati e possibilità di effettuare indagini sta-tistiche per mettere in atto interventi correttivi e di microprogettazio-ne per gli anni successivi.

PRESA IN CARICO

POSSIBILITA’

EVENTUALE CONTATTO CON IL SERVIZIO

INDIVIDUATO

ORIENTAMENTO ESTERNO

L’intervento quindi prevede diverse azioni: creazione di un gruppo tecnico di counseling, composto da un

Coordinatore, un medico, un infermiere, 2 educatori e 3 psicotera-peuti, in grado di fornire risposte individualizzate su tre aree:

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• medico-sanitaria • socio-educativa e di rete • psico-sociale

PRESA IN CARICO ASSESSMENT

•VALUTAZIONE STATO FISICO DEL PAZIENTE•VALUTAZIONE SOCIALE (aspetti familiari, etc)•ANALISI E OSSERVAZIONE TOSSICOLOGICA•CONTRATTO TERAPEUTICO CON IL PAZIENTE / FAMIGLIA•SINTESI DELLA STORIA INDIVIDUALE E FAMILIARE•COLLOQUI CLINICI•SOMMINISTRAZIONE STRUMENTI PSICO-DIAGNOSTICI•AUTO OSSERVAZIONE

Il dispositivo di presa in carico prevede una sequenza di azioni di assessment.

Nel caso in cui per la persona e la sua famiglia kriptos non risulti essere un’opportunità (in quanto fuori target), vengono inviate e ac-compagnate presso un altro Servizio del territorio valutato idoneo.

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ATTIVITA’ DI INTEGRAZIONE E COLLABORAZIONE NEL

TERRITORIOSer.T.

Comuni

Distretti socio-sanitari

Osservatorio epidemiologico metropolitano dipendenze

patologiche del dipartimento di salute mentaleA.Ulss Bologna

Parallelamente alla presa in carico di tipo clinica dei casi, il pro-getto è stato accompagnato da una significativo ed intenso lavoro «di» e «in» rete con il territorio su un triplice livello: divulgazione - informazione – collaborazione.

ESITI DEL TRIENNIO

Interruzioni trattamento 14

Dimissioni 84

Invio altri serviziUO Alcologia 2

DSM 3Ser.T. 13

In trattamento 19

135

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La tabella suindicata si riferisce agli esiti del triennio (2007/2009).

Per dimissioni viene inteso la chiusura del trattamento per il rag-giungimento degli obiettivi condivisi e posti in essere all’inizio del progetto personalizzato e del contratto terapeutico; dall’altra, l’interruzione si viene a delineare quando non solo gli obiettivi ini-ziali non vengono raggiunti, ma anche l’impossibilità di ridefinirne di ulteriori.

2007/2009: 135 CONTATTI

•MASCHI•SINGLE

MAGGIORCONCEN-TRAZIONEA TREVISO

60% VIVE CON ENTRAMBI I GENITORI

Fino ad ora , ci sono stati 135 contatti.Per contatti si intende tutte le persone con le quali è stato possibile definire un progetto e un trat-tamento personalizzato. Pertanto sono esclusi tutti coloro che hanno avuto dei colloqui iniziali e che non hanno portato ad un contratto terapeutico e tantomeno i contatti avvenuti tramite il sito web e il numero verde.

Il progetto kriptos, è un progetto di tipo territoriale, dunque, rivol-to al solo territorio dell’ULSS n° 9 di Treviso. In tal senso possiamo constatare come il distretto 1 (Treviso) abbia totalizzato da solo il 41, 5% degli arrivi. Probabilmente questo risultato è attribuibile, oltre

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che ad una maggior possibilità di diffusione e di pubblicizzazione capillare dell’iniziativa nel territorio, anche ad una maggior presenza di Istituti scolastici presenti nel Comune. A fronte di una maggiore estensione territoriale, il solo distretto 1 raccoglie una più alta con-centrazione di abitanti, di locali pubblici e in genere allo sviluppo di attività sociali, culturali dedite all’area del tempo libero.

La maggior parte sono maschi, celibi o nubili, studenti ed il 60% vive con entrambi i genitori, mentre 1 su 5 vive in una famiglia mono genitoriale (dunque un soggetto che vive con un solo genitore, in sé non è motivo per un possibile sviluppo di una dipendenza nell’uso di sostanze).

PROFESSIONE / SCUOLA

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

Scuola attualmente frequentata

PERSONE PROFESSIONALMENTE INSERITE

Sono rappresentate un po’ tutte le categorie professionali, anche se prevale nettamente i soggetti ancora inseriti in percorsi scolastici e tra questi gli studenti che frequentano i licei.

Inoltre, questi dati, confermano come questi soggetti siano ben in-seriti nel tessuto sociale. Infatti, come vedremo più avanti e secondo la nostra rilevazione, per le persone di età compresa tra i 15 e i 25 anni (consumatori di alcol – cannabis – cocaina) i contesti, la modali-tà d’uso, i significati, e gli stili comportamentali riconducibili all’uso di queste sostanze, sembrano non compromettere in modo significa-tivo nessuna area della vita dell’individuo (fatto salvo per alcuni e isolati episodi di cronaca che ciclicamente esplodono nel mondo del-la scuola ed in relazione alle cosidette «stragi del sabato sera»).

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Dall’altra, questi soggetti non sembrano avere alcuna consapevo-lezza e coscienza del processo in cui sono inseriti, altamente a rischio di sviluppare una dipendenza patologica passando dalla fase di spe-rimentazione a quella di stabilizzazione nell’uso delle suddette so-stanze e soprattutto di approdare all’uso della cocaina che avviene da un’età compresa tra i 22 e i 30 anni, assumendo così, sempre più «l’identità» del poliassuntore.

SOSTANZE DI ABUSO X ETÀ IN CLASSI: RAFFRONTI %

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

alcol

eroina

cocaina

cannabis

>3023/3019/2216/18<16

55% < 18 anni

MINORI DI 18 ANNI: ALCOL E CANNABISFASCIA DAI 19 AI 30: EXPLOIT DI USO DI COCAINA

EROINA: USO DI EROINA (SNIFFATA) GIÁ IN GIOVANE ETÁ Su 135 casi trattati, il 55% ha un’età inferiore ai 18 anni. Possia-

mo rilevare come l’alcol viene assunto già sotto i 16 anni, mentre è la fascia d’età compresa tra i 16 / 18 che maggiormente è coinvolta nell’uso della medesima sostanza associato all’uso della cannabis; la cocaina fa il suo esordio all’età dei 19 /22 anni anche se l’exploit av-viene dai 23 e oltre i 30 anni. Sempre secondo la nostra rilevazione desta preoccupazione, e pertanto deve essere monitorato, l’uso dell’eroina dai 16 anni in poi, assunta attraverso lo sniffo.

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Due risultano essere i contesti privilegiati nei quali avviene

l’assunzione soprattutto di cocaina, cannabis e alcol: le abitazioni private ed i locali pubblici.

Il consumo avviene prevalentemente assieme ad altri; mentre chi consuma «in solitaria» lo fa principalmente presso le abitazioni pri-vate.

AlcolSocialità

DivertimentoTrasgressione

Evasione

Eroina RelaxAutocura

Cocaina DivertimentoRicerca sensazioni

PrestazionaleSocialità

Psicofarmaci

Autocura

Hascish

RelaxSocialità

Divertimento

Marijuana Relax

Profilo significati per sostanza

DOVE USA E CON CHI

Dove usa droga

02468

101214161820222426

abita

zione p

rivata

locali

pubb

lici

discote

ca

luoghi

pubbl i

ci

feste p

rivate

scuola

Con chi usa

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

con al

tri solo

col p

artne

r

LA MAGGIOR PARTE DEL CONSUMO AVVIENE IN ABITAZIONI PRIVATE O

LOCALI PUBBLICI

LA MAGGIOR PARTE DEL CONSUMO AVVIENE CON ALTRI

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Infatti le informazioni riferiti dall’utenza, confermano che i signi-ficati attribuiti nell’uso delle sostanze primarie riguardano la dimen-sione della socialità , del divertimento, e prevede un consumo «in gruppo» dunque, sia in relazione all’alcol, hascish e alla cocaina. I-noltre quest’ultima, si conferma come una sostanza che viene utiliz-zata per un uso prestazionale e di ricerca di sensazioni.

TRATTAMENTI PRECEDENTI

NEL 60% DEI CASI KRIPTOS HA OFFERTO UNA OPPORTUNITÁ DI TRATTAMENTO

Infine, l’aver rilevato che il 60 % dei casi trattati in Kriptos non

hanno ricevuto nessun trattamento precedente, ci permette di affer-mare che questo progetto è riuscito ad intercettare una percentuale significativa di persone che non si rivolgono ai Servizi per le dipen-denze già preesistenti nel territorio (una delle finalità del progetto).

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ETÀ AL CONTATTO/ETÀ PRIMO USO

1314151617181920212223242526272829303132333435

nicotin

a

ketam

ina

ecstas

yalc

ol

anfetamine

cannab

isero

ina

cocaina

benzodiaz

epine

età al contattoetà primo uso

PER EROINA E IN PARTICOLARE PER LA COCAINA SI AMPLIA LA FORBICE TEMPORALE TRA PRIMO USO E CONTATTO

In questa slide viene rilevato il rapporto del tempo intercorso tra

l’età al primo uso di una determinata sostanza e l’età in cui è avvenu-to il primo contatto con il Servizio.

Abbiamo visto come i consumatori di alcol, cannabis, ecstasy, appartengono a fasce d’età molto giovani (>16 inizio alcol – 16/18 uso notevole di alcol e cannabis – 16/22 eroina sniffata), ed è questo il target che risulta, dalla nostra esperienza, quello che maggiormente è agganciabile.

Infatti, mediamente trascorrono 2 anni di tempo prima che la per-sona arrivi ad avere un primo contatto con un operatore. Questo è un dato sicuramente positivo, incoraggiante e conferma l’importanza di sostenere strategie e interventi simili. I giovani sono più esposti, più a rischio nel sperimentare alcune sostanze, contesti, comportamenti che possono risultare altamente rischiosi nel sviluppare una dipen-denza. Dall’altra, visto la giovane età, sono maggiormente in contatto con i familiari e con altre forme di «sorveglianza sociale» (scuola, gruppo pari, sportivi, parrocchiali), determinando una maggior visi-bilità e identificazione di stili comportamentali devianti e l’insorgenza di un possibile uso di sostanze. Questo crea condizioni favorevoli per essere agganciati dai Servizi ed una maggior predispo-sizioni ad essere presi in carico.

Il divario si amplia notevolmente per gli utilizzatori di cocaina – eroina. Questa categoria ha un’attività lavorativa stabile, ben remu-

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nerata e, dunque, hanno una autonomia finanziaria, vive autonoma-mente fuori dal contesto familiare, risultano meno esposti socialmen-te e dunque più «kriptati». Nella stragrande maggioranza dei casi l’uso della cocaina assume un significato prestazionale e l’eroina viene assunta invece per contrastare gli «effetti collaterali» della co-caina, (la cannabis riduce il «coming down» della cocaina; l’alcol ne prolunga gli effetti euforizzanti – cocaetilene; l’eroina permette una riduzione dell’agitazione, «self-medication»).

L’arrivo al Servizio avviene dopo 8 anni per gli assuntori di co-caina e dopo 7 per coloro che consumano eroina. Ed è verso questa categoria che gli sforzi vanno moltiplicati definendo degli obiettivi di politica sanitaria, sia nell’ambito della prevenzione selettiva, che nell’ambito della clinica terapeutica. 4.5 Conclusioni

Analizzando i dati relativi alle persone che in questi anni si sono

affidate a Kriptos emerge la capacità mimetica di questa tipologia di utenza. Infatti non si rileva una compromissione dell’inserimento so-ciale in relazione all’uso di sostanze in quanto la totalità dell’utenza intercettata conserva un posto di lavoro o uno studio senza che l’assunzione di sostanze interferisca apparentemente con esso.

In genere sono forti consumatori di cannabis, alcol, e cocaina, an-che se vanno fatti alcuni distinguo rispetto all’età. Ad esempio per i minori di 18 anni si rileva un elevatissimo consumo di alcol e canna-bis, mentre tra i 19 e 30 anni fa il suo exploit la cocaina, il tutto ac-compagnato in forma crescente a partire dai 16 anni al consumo di eroina, il 65% dei casi non per via endovenosa ma sniffata e fumata.

Nella maggior parte dei casi la sostanza primaria è la cocaina e la cannabis, mentre la secondaria è l’alcol. Le droghe sintetiche si con-fermano come sostanze di transito, il cui consumo solo per le anfe-tamine al massimo perdura fino a due anni, mentre per l’eroina si parla di 7 anni e si sale fino a 8 per la cocaina.

I luoghi in cui vengono consumate le sostanze risultano essere prevalentemente le abitazioni private ed i locali pubblici, per lo più insieme ad altre persone. Solo quando il consumo avviene in solitario si predilige l’abitazione privata.

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L’uso si riscontra, quindi, prevalentemente in relazione alla socia-lità e al divertimento che prevede un consumo «in gruppo» in rela-zione all’alcol, all’hashish e alla cocaina. Inoltre quest’ultima si con-ferma come sostanza che viene utilizzata per uso prestazionale e di ricerca di sensazioni. Inoltre il consumo di cocaina ormai è un feno-meno trasversale e non più riferibile a specifici target della popola-zione.

Con il 60% di casi intercettati e con i quali è stato possibile avvia-re per la prima volta un trattamento terapeutico, questo progetto può essere considerato a tutti gli effetti una risposta nuova ed efficace presente nel territorio inserendosi e ampliando la gamma dei Servizi alla persona presente nel territorio. Naturalmente come tutti i Servizi, anche kriptos è chiamato a elevare la sua efficacia e strategia di in-tervento e, nello specifico, verso quella categoria di consumatori di cocaina per i quali, secondo questa esperienza con il passare dell’età si amplia la forbice temporale tra il primo uso di sostanza e l’avvio in un percorso terapeutico.

Il numero verde (640 chiamate), ma soprattutto il sito web con gli oltre 23mila visitatori unici, si confermano come gli strumenti appe-tibili capaci di veicolare informazioni utili, creare una prima forma di interesse e aggancio garantendo l’anonimato contrastando il rischio di uno stigma sociale.

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Di Claudia Bianchi e Katia Guadagnini 5. Il progetto «2 Piste per la coca» della Coop Rupe

La Coop. Centro Accoglienza La Rupe ha avviato ufficialmente il progetto «2 piste per la coca» nel 2003, a partire da un’accurata ana-lisi dei bisogni del territorio e grazie alla messa in rete di risorse del pubblico e del privato sociale.9

L’iniziale sostegno economico è stato un finanziamento dalla quota del fondo nazionale di lotta alla droga (Legge 45) trasferita alle Regioni.

Il progetto ha come finalità principale quella di rispondere in mo-do adeguato ai problemi delle persone che consumano cocaina.

Dal 2008 la Cooperativa ha disposto il passaggio di «2 piste per la coca» da progetto a servizio.

Esso si sviluppa, operativamente, lungo due assi di lavoro:

• da un lato l’azione informativa, di sensibilizzazione e di preven-zione e dall’altro

• l’intervento terapeutico per consumatori problematici di cocaina, articolato in diverse proposte di trattamento.

Rispetto al primo punto, oltre alla formazione permanente di

un’equipe multidisciplinare integrata, i primi passi sono stati finaliz-zati alla ricerca di strumenti per fare emergere il cosiddetto «som- 9Cogliendo con tempestività la necessità di creare strumenti nuovi sia di conoscenza e approfondimento del fenomeno del cocainismo che di intervento specialistico, è stato subito attivato un tavolo di riflessione composto da: Cooperativa Sociale Cen-tro Accoglienza La Rupe, Coop. Il Quadrifoglio (dal 2005 diventata parte integrante della Rupe), Ser.T. Navile-Carcere, Ser.T. di Faenza. Gli stessi partner sono coinvol-ti nella prima stesura del progetto.

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merso» dei consumatori di cocaina, in modo tale da quantificare il fenomeno e fare una mappatura dei bisogni esistenti, rispetto ai quali poi poter predisporre dei trattamenti terapeutici specifici. La nostra Cooperativa ha curato in tal senso la realizzazione di un sito internet (www.2pisteperlacoca.it), e s’impegna ad un continuo aggiornamen-to dello stesso – spazio per informarsi, confrontarsi (è attivo un fo-rum), possibile canale di accesso rapido ad aiuti concreti, consulta-zioni on line, valutazione dell’opportunità di una presa in carico.

Abbiamo inoltre svolto azioni mirate alla prevenzione e sensibi-lizzazione nel territorio (es. distribuzione di card in locali e svariati contesti di divertimento, partecipazione ad eventi pubblici, contatti diretti con medici di base, formazione e ricerca…)

Per quanto concerne invece l’intervento terapeutico è stato messo a punto un modello multimodale, che offre diverse opportunità, di-sponibili sul territorio, di carattere residenziale e non, rivolte a per-sone di ambo i sessi che presentino uso problematico, abuso e dipen-denza da cocaina. Un pacchetto progettuale flessibile che si articola in diversi moduli, utilizzabili singolarmente o come servizi combina-ti. I trattamenti terapeutici offerti sono stati inseriti ufficialmente nell’accordo firmato su Bologna e provincia tra l’ASL e gli Enti Au-siliari.

Il Servizio residenziale breve, trasversale alle diverse comunità del Centro Accoglienza La Rupe (strutture terapeutico-riabilitative), è uno strumento peculiare di trattamento.

La filosofia per il trattamento dei consumatori problematici di co-caina è rappresentata dal «time out», inteso come momento di pausa, da attuarsi in un periodo particolarmente importante per chi, avendo problemi di dipendenza da cocaina, decide di staccare dalla quotidia-nità e «so-stare» per meglio riprendere in mano la sua esistenza. L’idea guida è di accogliere queste persone per interrompere l’utilizzo di cocaina (contenere) e i meccanismi di dispersione e fuga da sé che comporta (de-condizionare, dare a ciascuno l’opportunità di ritrovarsi e ritrovare il senso).

I punti fermi della proposta sono rappresentati da un’accoglienza immediata (intesa come spazio di ascolto, confronto, definizione del problema e progettazione condivisa); dall’offerta di programmi in-tensivi e gestiti in rete; dalla breve durata della residenzialità (il gros-so del lavoro, favorita l'acquisizione di strategie e competenze espor-tabili, è da fare nel contesto di normalità); dalla possibilità di inter-

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rompere anche solo temporaneamente l’uso della sostanza grazie ad un distacco strutturato da percorsi reiterati di azione e parola, situa-zioni di rischio personale e ritualità problematiche (dunque nuove gratificazioni, nuovi incontri e riti di gruppo, nuovi linguaggi).

Il time out in comunità, proprio per la sua caratteristica di periodo di sosta, non è lo strumento terapeutico che da solo può iniziare e concludere un processo terapeutico, ma è un momento di pausa, da attuarsi in un periodo particolarmente importante per chi ha problemi di dipendenza da cocaina e che decide di staccare dal suo quotidiano per meglio riprendere in mano la sua esistenza. La scelta di trascorre-re un periodo definito presso una delle comunità della Rupe per per-sone con problemi di dipendenza dalla cocaina è il risultato di un’analisi approfondita fatta nell’accoglienza. Si tiene conto della situazione personale dell’interessato, del suo contesto abitativo, fa-migliare e lavorativo, dei supporti ambientali, delle sue capacità di star lontano dai contesti di rischio (richiami, aggancio ed innesco del desiderio) e delle reali capacità di astenersi dall’uso. Anche il tempo di permanenza viene valutato, tenendo conto della situazione com-plessiva della persona e da ciò che è previsto dal regolamento (ido-neità al programma).

In base al periodo di residenzialità sono previste differenti tipolo-gie di time out, che si declinano in diversi percorsi terapeutici.

Il time out di 15 giorni è pensato per pianificare un momento di stacco, funzionale al contenimento della compulsività all’uso della sostanza, attraverso il potere ristrutturante della quotidianità comuni-taria.

Alla persona si offre l’affiancamento di due riferimenti terapeuti-ci: uno interno alla comunità e uno esterno, disponibili a colloqui in-dividuali.

Sono previsti in questa primissima fase contatti privilegiati con il servizio inviante o con il medico privato (qualora la persona non fos-se utente del Ser.T.), per garantire una costante attenzione sanitaria ed eventualmente farmacologica.

Il time out di 2 mesi garantisce, oltre agli obiettivi del precedente, un lavoro terapeutico più sistematico, attraverso l’approfondimento delle tematiche personali, un eventuale coinvolgimento della fami-glia, l’inizio di una rilettura della dipendenza attraverso strumenti psicologici, espressivi ed educativi. Nel periodo di residenzialità si prevede una partecipazione più attiva della persona all’interno della

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vita della comunità, nei momenti terapeutici significativi sia di grup-po che individuali (relazioni, attività formali e informali, regole).

Oltre agli strumenti comunitari, per i cocainomani in fase di trat-tamento residenziale, sono previsti degli spazi terapeutici specifici, individuali (due colloqui a settimana, uno di taglio educativo e l’altro di carattere psicoterapeutico) e di gruppo (un gruppo a settimana, tra-sversale ai centri Rupe, che s’ispira in prevalenza al modello cogniti-vo-comportamentale di K. Carroll10); esperienze psicoterapeutiche residenziali in cui si spazia nell’utilizzo di tecniche espressivo-corporee mediate dall’Analisi Transazionale e dallo Psicodramma, attività educative e ricreative.

Vengono pianificati momenti di verifica mensili tra gli attori coinvolti nel progetto, orientati a valutare insieme l’evoluzione del percorso. La formula residenziale completa dei 2 mesi, è rinnovabile fino a tre volte. A conclusione dell’esperienza comunitaria si concor-da con l’interessato e il SerT. inviante il programma successivo.

Il Time-out del weekend («weekend fuori dalle righe») è rivolto a consumatori per i quali il fine settimana potrebbe essere un momento di stacco dalla quotidianità, utile a spezzare ritualità e a fermarsi a riflettere su quanto l’abuso di cocaina assecondi un’esistenza che fi-nisce per bruciare il tempo senza viverlo. Vi possono partecipare i fedeli agli appuntamenti di consumo smodato del fine settimana (le «abbuffate») e coloro che abusano e sono sensibilmente a rischio di sviluppare un problema di dipendenza.

L’esperienza, rivolta a piccoli gruppi, dai 4 ai 10 partecipanti, si svolge un weekend al mese, dal venerdì sera alla domenica pomerig-gio, in un luogo accogliente e che favorisce il contatto con se stessi e con gli altri (Cà Nova, in località Montefredente, sull’Appennino bo-lognese).

Si tratta di una parentesi esperienziale volta a stimolare le risorse spontanee e creative dei partecipanti, attraverso riflessioni condivise e la sperimentazione di nuovi modi di vivere il tempo libero. Una coppia di conduttori favorisce il raggiungimento degli obiettivi e cu-stodisce il processo terapeutico predisponendo le modalità di acco-glienza, di convivenza e gli stimoli per attivare riflessioni personali e 10 Carroll K. M., «A Cognitive-Behavioral Approach: Treating Cocaine Addiction», NIDA. Edizione italiana («Trattamento della dipendenza da cocaina») a cura di Consoli A., Torino, Centro Scientifico Editore, 2001

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di gruppo e per condividere momenti di serenità e divertimento. È stata attivata, con analogo target e finalità, anche un’uscita serale al mese (attività di animazione sociale).

Completa il quadro delle offerte terapeutiche il servizio ambulato-riale, progetto integrato che prevede nello specifico counselling o psicoterapia, gruppi terapeutici e time out del weekend.

I colloqui di counselling o psicoterapia sono una proposta di trat-tamento terapeutico rivolta a singoli, coppie, famiglie. La cadenza delle sedute e gli obiettivi del percorso terapeutico vengono concor-dati con l’interessato (in genere si tratta di interventi focali e quindi è preferibile effettuare almeno uno/due incontri alla settimana).

I gruppi terapeutici, condotti da due psicoterapeuti, hanno caden-za quindicinale e collocazione in orario serale. L’utilizzo del gruppo come risorsa consente un confronto reciproco e paritario tra i parte-cipanti, attraverso la condivisione di diverse esperienze.

Gli obiettivi fondanti sono rappresentati dal rafforzamento della motivazione, dalla analisi delle dinamiche collegate all’uso della so-stanza, dalla sperimentazione di diversificate strategie per prevenire e/o contenere l’insorgenza del «craving», dalla progettazione di stili di vita alternativi all’uso della sostanza.

È possibile partecipare al time out del weekend, appuntamento mensile di cura pensato per l’intera durata del trattamento (anche come formula terapeutica unica, in una fase avanzata del trattamento oppure a sostegno ed integrazione di programmi territoriali e gestiti da altri servizi).

Rispetto al target dell’intervento, il Servizio «Rupe 2 piste per la coca», come già esplicitato, si rivolge a persone di ambo i sessi che presentino uso problematico, abuso e dipendenza da cocaina, quindi inquadrabili lungo il continuum che va da un uso ricreati-vo/situazionale, consumo problematico fino all’estremo dello svilup-po di una franca dipendenza patologica - anche in caso di poliabuso e compresenza di altre problematiche di «addiction» (alcool, gioco d’azzardo, sesso compulsivo…) per accedere a questo tipo trattamen-to specialistico la cocaina deve essere la sostanza d’elezione.

Spesso le persone che sono dipendenti da cocaina, si ritrovano con una identificazione persa, che li vede trascinarsi nel quotidiano alla ricerca di se stessi.

Attraverso la co-costruzione di esperienze relazionali significati-ve, si persegue l’obiettivo di aiutare la persona a «ritrovarsi», svilup-

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pando una maggiore consapevolezza dei meccanismi indotti dall’uso, delle risorse e dei limiti personali.

Per l’imprescindibile centralità della persona e dei suoi bisogni individuali, vengono pensati e costruiti itinerari terapeutici persona-lizzati, con cui puntare al raggiungimento di obiettivi possibili, quin-di non assoluti ma ottimali per ciascuno.

L’approccio terapeutico messo in campo dall’equipe si fonda sul-la capacità empatica e, nello stesso tempo, un’efficace forza di con-tenimento. Una presa in carico sincera, reale, partecipata, in modo determinato.

L’equipe di «2 piste per la coca» è formata da diversi specialisti: responsabile del servizio, psicologi, psicoterapeuti ed educatori a cui sono attribuiti le varie responsabilità interne, mentre volontari parte-cipano ad alcune attività del servizio. Ci si avvale della supervisione periodica di professionisti esterni.

Per la gestione degli aspetti di carattere medico-sanitario si lavora in rete con i referenti del Ser.T. di competenza territoriale e consu-lenti esterni (controllo dello stato di astinenza, monitoraggio stato di salute e dell’eventuale terapia farmacologica di supporto, visite psi-chiatriche e specialistiche).

Questo tipo di trattamento non è indicato per le persone che pre-sentano una comorbilità acuta e sono affette da patologie psichiatri-che importanti.

Sono previste anche accoglienze dal carcere. Rispetto alle restri-zioni legali, non vengono ammesse al trattamento comunitario le per-sone in regime di arresti domiciliari (misura non compatibile con l’esigenza di far sperimentare attività terapeutiche, culturali e ricrea-tive all’esterno della struttura, volte alla conquista di progressive au-tonomie ed occasioni privilegiate per entrare in contatto con le risor-se del territorio).

Gli utenti possono accedere al servizio sia privatamente, sia attra-verso i servizi pubblici per le tossicodipendenze.

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5. I centri

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Di Mario Cipressi 1. La Federazione Italiana Comunità Terapeutiche

La FICT opera da oltre venticinque anni. Nel 1969, don Mario Picchi, il fondatore e Presidente del Centro Italiano di Solidarietà (in breve Ce.I.S.) di Roma, è tra i primi ad interpretare il problema della droga come sintomo di un malessere profondo e di tipo esistenziale.

Nel 1975 dietro la spinta di queste Associazioni viene approvato la legge n° 685, che riconosce la «tossicodipendenza» come «patolo-gia specifica» e vengono creati «Istituzioni di Servizi Sanitari Appo-siti» presso le USL.

Nel 1979 don Mario Picchi, dopo aver rielaborato le esperienze anglosassoni dell’Oxford Group, quelle americane del Daytop Villa-ge e le teorie di Maxwell Jones ed averle adattate alla mentalità Ita-liana (con l’inserimento dello spirito del volontariato e la presenza della famiglia come co-terapeuta), da vita al programma terapeutico «Progetto Uomo», una filosofia di intervento che pone l’accento sull’individuo, sulle risorse e potenzialità interiori, affinché con le risorse del self-help la persona sia aiutata a trovare in se stessa il sen-so da dare alla propria vita.

Sul modello del Ce.I.S. di Roma nascono, in tutto il territorio Na-zionale, numerosi Centri e l’11 gennaio 1981, a Firenze, viene fonda-ta la Federazione Italiana Comunità Terapeutiche il cui primo presi-dente è stato don Mario Picchi. Via via si sono succeduti come presi-denti la d.ssa Bianca Costa Bozzo (1993-maggio 2000), il Sac. Don Egidio Smacchia (2000 - 2006) e attualmente è in carica il Sac. Don Mimmo Battaglia.

La FICT è stata riconosciuta come Ente Morale (decreto del Mi-nistero dell’Interno del 26 novembre 1999) che non ha scopo di lu-cro.

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Nel 2000, la FICT riceve dalle Nazioni Unite lo Status di Orga-nizzazione Non Governativa (ONG) – status della Pubblica Informa-zione.

Oggi è presente in 15 regioni d’Italia, con una rete di 44 Centri ed Enti di Solidarietà sociale. La FICT realizza una molteplicità di azio-ni e proposte

Sono attivi oltre 600 servizi che attuano numerosi e diversificati interventi (una molteplicità di azioni) non solo nel settore delle di-pendenze: • Servizi di Counseling e di primo ascolto • Accoglienza Diurna • Accoglienza Residenziale • Accoglienza Semiresidenziale • Comunità Terapeutiche • Percorsi di Reinserimento Residenziali e Semi Residenziali • Centri di Disintossicazione Residenziale • Comunità Specialistica di Doppia Diagnosi • Comunità per malati psichiatrici • Comunità per Mamme con Bambini • Comunità per Minori • Case per malati di AIDS e HIV positivi • Percorsi Residenziali e Ambulatoriali per Consumatori di Co-

caina • Comunità per Alcoldipendenti - Case di Convalescenza per Ma-

lati con Malattie Inabilitanti • Percorsi di Accoglienza e Trattamento per Carcerati • Accoglienze per Donne Disagiate • Case di Accoglienza e sostegno per Rifugiati Politici • Ospitalità per Immigrati • Percorsi di Counseling per Disturbi Alimentari • Servizi di Sostegno per i Famigliari dei Tossicodipendenti • Programmi per Giocatori D’azzardo • Cooperative Lavorative Sociali • Servizi Territoriali di Prevenzione • Centri Studi di ricerca e progettazione • Servizi di Comunicazione e Informazione

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A queste importanti attività si aggiunge l’intensa attività di collabo-razione con organismi nazionali e internazionali: • Il Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari • Consulte e Commissioni Governative • La Caritas Italiana – Consulta Italiana degli Organismi socio-

assistenziali, • L’Università Pontificia Salesiana.

Infine la FICT è strettamente legata alla Federazione Mondiale

delle Comunità Terapeutiche (WFTC), alla Conferenza Internaziona-le della Prevenzione.

Nel 1995 la FICT ha fondato l’Istituto di ricerca e formazione «Progetto Uomo» (in breve I.P.U.), con lo scopo di dar corpo alla formazione e all’aggiornamento degli educatori professionali e di quanti operano , a diverso titolo, nel campo dell’educazione , dei ser-vizi sociali e della devianza. L’Istituto ha strutturato negli anni sem-pre più l’offerta formativa avvalendosi di docenti provenienti in gran parte dal mondo accademico e nel 2008 ha ottenuto l’affiliazione alla Facoltà di Scienze dell’Educazione, Università Pontificia Salesiana (UPS) divenendo Istituto Superiore Universitario di Scienze Pedago-giche e Sociali. Oggi ha vita autonoma dalla FICT, ha la propria sede centrale a Vitorchiano con due poli distaccati a Modena e a Reggio Calabria. Il programma terapeutico. Cosa è «Progetto Uomo»

«Progetto Uomo» pone l’uomo al centro di un intervento multidi-sciplinare e lo accoglie nella sua fragilità e nel suo disagio esistenzia-le, che esprime nell’affrontare la quotidianità della vita. È innanzitut-to un programma educativo che invita a riflettere sul comportamento sociale di ogni persona, ad approfondire la conoscenza di sé, a con-dividere i propri sentimenti stimolando la comunicazione e i rapporti interpersonali, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di favorire l’integrazione positiva e dinamica fra individuo e ambiente.

A tal proposito, la FICT ha sempre dato importanza alla Preven-zione e all’Educazione, coinvolgendo la famiglia, la scuola, il mondo

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dello sport, del lavoro e i luoghi del divertimento giovanile, mettendo a disposizione sportelli di prevenzione e informazione.

«Progetto Uomo» è un programma educativo globale perché pro-pone risposte personalizzate, integrandole tra loro secondo le neces-sità e i bisogni di ciascuno. Le modalità d’intervento cambiano, ma l’ispirazione è la stessa: l’aiuto e la solidarietà con l’uomo che soffre per le esperienze negative che segnano pesantemente la sua vita. Il programma terapeutico-educativo tradizionale

Il percorso riabilitativo proposto non è altro che il riappropriarsi

consapevole, da parte dell’utente e della sua famiglia, della storia personale, delle risorse interiori e culturali presenti o da sviluppare, la presa in carico, chiara e non delegabile, dei propri bisogni, pro-blemi e responsabilità. Tutto ciò dentro un ambiente educativo, ricco di stimoli e di strumenti, garantito da operatori professionalmente preparati.

L’impostazione tradizionale del programma di recupero per tossi-codipendenti, elaborata nel 1979, è articolata in tre momenti :

• accoglienza • comunità terapeutica • comunità di reinserimento

Con lo sviluppo delle problematiche legate alla tossicodipenden-

za, il programma terapeutico-educativo tradizionale, pur mantenendo la sua impostazione di base, è stato affinato e migliorato per essere sempre più personalizzato nel rispondere ai bisogni dell’utenza, in-troducendo un sistema di trattamenti più articolati e flessibili con maggiore professionalizzazione dei servizi.

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Per queste ragioni nel 2004 si è sentita la necessità di costituire, al nostro interno, tra i Centri impegnati in azioni comuni, momenti strutturati di confronto attivando le reti tematiche. Le reti tematiche, hanno tra i loro obiettivi lo scambio di esperienze, lo studio, la ricer-ca, l’ideazione di progetti e la formulazione di nuove e articolate strategie di intervento adeguate alle nuove domande di aiuto. Le te-matiche affrontate ad ora nel coordinamento delle reti sono state quelle relative a:

comorbilità psichiatrica, cocaina, alcool, madri con bambino, mi-nori, prevenzione, aspetti legali e carcere. La rete FICT e la ricerca multicentrica PCS dell'Osservatorio epi-demiologico metropolitano dipendenze patologiche dell’Azienda usl Bologna

La rete Tematica Cocaina, della Federazione Italiana delle Comu-

nità Terapeutiche, è attiva sul territorio Nazionale all’anno 2004. La necessità di costituire questa rete nazionale nasce dall’esigenza

di confrontare e mettere in relazione le diverse esperienze consolida-te nei centri Ceis, così da poter evidenziare esigenze formative e cre-are una banca dati che sia di sostegno allo sviluppo di ricerche e di strategie di contrasto ai temi delle tossicodipendenze con un approc-cio con «respiro» Nazionale.

Da quando la rete si è costituita, grazie al lavoro degli operatori che hanno partecipato alle sessioni di lavoro, è stato possibile entrare in contatto con la realtà quotidiana di chi opera e affronta i problemi derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti.

A caduta questa modalità di lavoro ha permesso di far uscire dall’isolamento gli operatori rendendoli consapevoli di non essere da soli e «unici» e la semplice strategia di confrontarsi e di vedersi, ha prodotto percorsi di innovazione, pur mantenendo il modello di Pro-getto Uomo come paradigma di confronto.

È nella continuità con gli scopi della rete che la Federazione ha deciso di collaborare alla ricerca multicentrica condividendone gli obiettivi generali e specifici dello studio.

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Obiettivi generali dello studio

Analizzare la prevalenza di consumo delle varie sostanze psicoat-tive in relazione a modalità e stili di consumo.

Analizzare la diversa percezione del rischio tra chi usa sostanze e chi no, tra chi ha sviluppato dipendenza e chi no.

Monitorare i comportamenti pericolosi e individuare problemi specifici per i consumatori. Obiettivi specifici

Indagare quali sono i meccanismi che inducono alcuni soggetti consumatori di cocaina a sviluppare problematiche varie tali da aver bisogno dell’intervento di strutture pubbliche o private

Verificare se vi siano eventuali fattori protettivi legati a diverse percezioni del rischio o alla messa in opera di particolari strate-gie preventive nell’uso della cocaina

Analizzare le caratteristiche dei consumatori in relazione all’intensità dell’uso e alle abitudini di consumo

Analizzare i significati attribuiti all’uso Analizzare strategie di acquisto e prezzi

La Federazione partecipa con 15 Centri, che da anni hanno attiva-

to progetti e programmi dedicati al fenomeno del cocainismo. Le Città coinvolte sono: Pescara, Spoleto, Bologna, Mestre, A-

rezzo, Reggio Calabria, Piacenza, Reggio Emilia, Pistoia, Treviso, Modena, Firenze, Viterbo, Catanzaro, Varese.

Oltre alla raccolta dei dati, i diversi centri hanno deciso di orga-nizzare una serie di convegni nei territori di pertinenza per la restitu-zione dei risultati, secondo le modalità stabilite con il comitato scien-tifico della ricerca.

L’obiettivo finale è di riportare, nell’arco dei 2 anni successivi al-la chiusura della pubblicazione della ricerca, le conclusioni in modo abbastanza capillare sul territorio Nazionale nella speranza che in qualche modo si possa generare una puntuale e produttiva riflessione sul sistema dei servizi integrati.

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Di Massimiliano Vignoli 2. Il progetto Perseo: una realtà di alta integrazione tra pubblico

e privato sociale

Il Centro di Solidarietà di Pistoia (Ce.I.S.) si è costituito come as-sociazione nel 1981, iniziando l’attività terapeutico educativa nel campo delle tossicodipendenze, seguendo il programma «Progetto Uomo» del Ce.I.S. di Roma. Come si legge nel libro «Aiuto. Il Ce.I.S. di Pistoia, 25 anni di lotta alla droga11 - L’avventura è iniziata tanto tempo fa, in una stanzetta di S’Leone, protagonista una suora circondata da un gruppo di ragazzini, che ha prodotto, dopo molti anni d’impegno e di fatica, di slanci e delusioni, di conquiste guada-gnate e sofferte, quella splendida realtà che è oggi la comunità di re-cupero per tossicodipendenti di Pistoia». Gli anni ‘80 Gli anni ’80 hanno rappresentato, come noto, un periodo fecondo della lotta alla droga e il Ce.I.S. di Pistoia è stato uno dei primi a co-stituirsi, sicuramente uno dei primissimi (e tuttora pochi) ad avere una donna alla propria guida.

Nei primi anni di vita, le attività si svolgevano unicamente nella sola sede disponibile, in S’Leone ma per avere la possibilità di acco-gliere delle persone si dovrà attendere il 1984. La sede diverrà Piazza dei Servi, al numero 7 (la stanzetta di S’Leone non lo permetteva), dove attualmente risiedono gli uffici dell’amministrazione, dei primi

11 M. Tuci (a cura di), Aiuto. Il Ce.I.S. di Pistoia, 25 anni di lotta alla dro-ga. Pistoia, 2006

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colloqui e dei progetti ambulatoriali. Di quegli anni si ricordano le tavolate nei corridoi, dove lo spazio non consentiva una sala adegua-ta per il refettorio ma lo spirito pionieristico e la forte volontà di ra-gazzi, operatori e volontari animavano le giornate e scaldavano i cuori.

Nel 198612 la diocesi offre un terreno di alcuni ettari (il vescovo di allora era Mons. Simone Scatizzi) vicino al paese di Larciano, a Cecina. Lì vi era anche un casolare che diverrà la comunità terapeu-tica mentre in Piazza dei Servi resterà l’accoglienza, allora semi resi-denziale. Inizia la strutturazione di una professionalità che acquisirà una sempre maggiore solidità, pur conservando lo spirito più genuino del volontariato. Nel gennaio del 1987 si festeggia il primo Fine Pro-gramma della storia dell’associazione, dato a 5 ragazzi. È una festa!

L’accresciuta richiesta di inserimenti, porterà nel 1990, alla pro-gettazione di un edificio, accanto al casolare, che ospiterà la nuova comunità terapeutica. Nel frattempo, l’esigenza di accogliere persone da altre città e di supportare anche i ragazzi in disintossicazione, por-terà all’apertura dei centri di Masotti e di Quarrata (rispettivamente Accoglienza residenziale prima e Centro di disintossicazione succes-sivamente, il primo e Accoglienza, il secondo).

Nel 1997 si inaugura la nuova comunità terapeutica che conoscerà nei primi anni di vita un grande successo.

La necessità di offrire sempre nuovi servizi fa sì che negli anni ’98-’99 si organizzi un viaggio in Svizzera al fine di studiare un pro-getto per madri tossicodipendenti con figli. Da quel viaggio nascerà l’idea di un percorso specifico per donne – madri che porterà nel 2003 all’apertura della Casa dei Glicini (nel vecchio casolare di Lar-ciano, poi ristrutturato).

Il Ce.I.S. oggi

Attualmente le criticità storico sociali, le sfavorevoli condizioni economiche ed una graduale disattenzione al fenomeno droga da par-te della società civile, hanno prodotto adeguamenti, chiusura di alcu- 12 Non va comunque dimenticato che è grazie a don Piergiorgio Baronti che nel 1983 si apre una struttura per il reinserimento a Pistoia, per i ragazzi che facevano la comunità a Prato e a Lucca.

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ne strutture e riorganizzazione di quelle rimaste. L’associazione ha però mantenuto vivo l’impegno e la vivacità critica e culturale per operare nel campo delle dipendenze. Nel frattempo il suffisso «tossi-co» ha lasciato il campo ad un più ampio significato del fenomeno.

Oggi il Ce.I.S. ha al suo attivo, oltre al percorso tradizionale13, dei percorsi specifici per la dipendenza da cocaina (Progetto Perseo) e alcol (Progetto Skipper) e per assuntori di (ormai ex) nuove droghe. I progetti alcol e cocaina sono sostenuti dalla Regione Toscana e attua-ti nell’ottica dell’alta integrazione con i Ser.T.14 della ASL 315. Resta infine, come punta di diamante, il progetto Casa dei Glicini per ma-dri tossicodipendenti con figli che sta vedendo, proprio in questi giorni, la nascita di una succursale e che sollecita riflessioni per la strutturazione di percorsi mirati alla dipendenza affettiva e di genere. Le relazioni di Rete

Negli ultimi anni, una maggior attenzione a progetti finalizzati al-la creazione di una rete sul territorio ed oltre, ha permesso di gettare le basi per costruire rapporti col mondo del volontariato (recente-mente tornato una delle nostre priorità in termini di risorse umane) e della scuola.

La partecipazione alle reti tematiche della F.I.C.T. (Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche), ha favorito un ricco scambio di stimoli ed idee per progetti e moduli innovativi. Nella federazione siamo presenti, tra le altre, alle reti tematiche «alcol e cocaina» e «Madri tossicodipendenti con figli».

Il Ce.I.S. di Pistoia è anche membro del C.E.A.R.T. (Coordina-mento degli Enti Ausiliari della Regione Toscana) essendo ente ausi-liario della Regione Toscana, È inoltre membro dell’Euro – TC (Fe-derazione Europea delle Comunità Terapeutiche).

13 Costituito dall’accoglienza residenziale, comunità terapeutica e reinserimento so-ciale e dal modulo Socio – lavorativo. 14 Il Progetto Perseo è in particolare un fiore all’occhiello per la sinergia di enti ausi-liari e servizio pubblico della provincia di Pistoia. 15 In questa cornice sono inseriti anche il progetto Diurno ed il progetto di disintos-sicazione assistita «Agorà».

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L’area culturale e la formazione

Infine, mi preme sottolineare il prezioso impegno che il nostro Centro Studi ed il Coordinamento stanno spendendo nella formazio-ne degli operatori (dal corso sull’approccio della TCC16 ai problemi della cocainopatia, che ha visto coinvolti operatori del servizio pub-blico e del privato sociale di tutta l’area vasta nord della Toscana, fi-no alla pregevole serie di incontri di formazione interna sul tema del-la spiritualità e del senso di appartenenza) e del rinvigorimento dell’area culturale e ricreativa per i residenti. Quest’ultima, trainata dall’ormai appuntamento fisso di ogni anno dello spettacolo teatrale fatto da e con i ragazzi delle nostre strutture ma che ha visto, nel 2007, la realizzazione del III seminario europeo di teatro-terapia, al quale hanno partecipato ragazzi austriaci, spagnoli, tedeschi e vene-ziani con seminari condotti dalla teatroterapista ungherese Timea Kiss e dall’attore di commedia dell’arte veneziano Giuliano Mora-sco. La filosofia del «Progetto Uomo»

Abbiamo deciso di guardarci negli occhi, consci di non poter sfuggire allo specchio dello sguardo dell’altro. Non ci siamo piaciuti fino in fondo ma avevamo dei punti in comune.

Abbiamo affrontato nani e giganti ed alla fine, un po’ più consa-pevoli, abbiamo guardato avanti. Abbiamo osservato il tutto e come noi ne fossimo parte. Dietro c’erano robuste radici, all’orizzonte te-neri virgulti. Abbiamo dato fiducia, domani coglieremo nuovi frutti: «…vivi a noi stessi e agli altri».

16 Teoria cognitivo - comportamentale

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Il Progetto Perseo del Ce.I.S. di Pistoia … Egli non poteva uccidere Medusa dai mille occhi e dai mille ten-tacoli, poiché sapeva che chiunque la guardasse rimaneva paralizzato e impotente.

Ma prese il suo scudo lucente e, usandolo come specchio, lo pose davanti al mostro.

Medusa dovette guardare se stessa e, vedendosi riflessa, rimase immobile, colpita dal suo stesso potere.

Allora l’eroe Perseo le tagliò la testa con la spada e la mostrò al popolo in segno di vittoria…

Nei primi mesi dell’anno 2000 alcuni operatori del Ce.I.S., soste-

nuti dalla dott.ssa Groppi del Ser.T. di Pistoia, iniziano un lavoro pionieristico sulla dipendenza da cocaina. Nasce così il progetto Per-seo, nome voluto dalla rappresentante del Ser.T. in onore dell’eroe greco, vincitore di Medusa.

Dopo un anno circa di sperimentazione il progetto viene sospeso a causa di sopravvenute priorità di varia natura. Al suo esordio però, su un gruppo di circa 10 persone, 5 completano il percorso decretan-do il successo dell’iniziativa.

È nuovamente nel 2004 che un corso di formazione interno al Ce.I.S., tenuto sempre dalla dott.ssa Groppi, riporta alla luce il pro-getto, che nei primi anni sarà gestito unicamente dal Ce.I.S. Fino al 2007 la dottoressa Fiammetta Cosci, la dottoressa Francesca Longi-notti ed il dottor Massimiliano Vignoli, saranno gli operatori che la-voreranno nel progetto, profondendo energie ed idee.

Tra la primavera e l’autunno del 2007 si svolge presso la nostra sede il corso «Perseo: formazione teorico-pratica sul trattamento co-gnitivo-comportamentale del cocainismo», finanziato dalla Regione Toscana, che vede il Ce.I.S. di Pistoia come capofila e a cui parteci-pano operatori del pubblico e del privato sociale. Il corso, tenuto da Augusto Consoli, si conclude con uno stage di una settimana a Tori-no e viene ripetuto ad Arezzo e a Pisa.

Esso ha come obiettivo parallelo alla formazione, sviluppare un raccordo interfunzionale per la rete dei servizi pubblici e del privato

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sociale operante nel settore. L’istanza è fortemente voluta dalla Re-gione Toscana e dal dott. Arcangelo Alfano.

Le sollecitazioni alla costituzione di una rete di servizi, portano al progetto «Perseo 2008 – Territorio a 360°», oggetto di finanziamento (D.G.R.T. n. 375/2008), ed è svolto in alta integrazione tra l’ASL 3 di Pistoia – Dipartimento delle dipendenze (come soggetto gestore), il Centro di Solidarietà di Pistoia e la Cooperativa Sociale Incontro di Pistoia (entrambi Enti Ausiliari della Regione).

Il progetto, che si propone di testare ed eventualmente standardiz-zare un metodo di cura della dipendenza da cocaina e psicostimolan-ti, si articola in moduli terapeutici ad intensità dì cura variabile, cadenzata da moduli ambulatoriali, semiresidenziali e residenziali, suddivisi a loro volta in fasi.

Il primo gruppo17, composto da 7 persone, ha visto in queste setti-mane la graduazione di due persone mentre altri 2 stanno positiva-mente portando a termine il percorso.

Il secondo gruppo, composto da 11 persone, vedrà la fine del pro-gramma dopo l’estate, e 6 di essi stanno avviandosi positivamente alla fine.

Attualmente è in corso d’opera un «gruppo attesa», aperto, che ve-de già 5 partecipanti.

Il programma PERSEO ha una durata complessiva di 8 - 12 mesi. La variabilità del percorso è condizionata in particolar modo dalla prima fase, periodo nel quale il gruppo si costituisce.

Il programma ha la propria peculiarità nel lavoro di gruppo18. È in-fatti il gruppo dei pazienti che anima l’andamento del programma, dove gli operatori svolgono un ruolo attivo essenzialmente nelle fasi strutturate. Le relazioni tra i membri però sono vivaci, ed incoraggia-te, anche fuori dalle attività e sono parte fondante dell’intervento.

Spinta alla relazione interpersonale (con attività di gestione effica-ce del tempo libero), gruppi strutturati di apprendimento di compe-

17 In totale, nella fase di sperimentazione che si concluderà alla fine dell’estate 2009, hanno fatto richiesta di entrare nel programma, di spontanea volontà o inviati dal Sert di competenza, 27 persone (25 maschi e 2 femmine). Tutti appartenenti al terri-torio regionale, salvo 1. 18 Nel periodo del «gruppo attesa» si inseriscono anche colloqui di conoscenza e va-lutazione, durante i quali si raccolgono dati anamnestici, si effettuano test e si intro-ducono alcuni argomenti della TCC.

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tenze (Problem solving, Self control, Skill Training) e moduli resi-denziali brevi o ultra brevi (per il potenziamento della auto regolazio-ne emotiva), sono le colonne portanti del programma. Solo la possibi-lità di integrare competenze e risorse però, ha fatto sì che potessi-mo mettere a disposizione strutture e locali che permettessero di sviluppare l’intervento in modo così completo.

Il Ser.T. si occupa così dell’assestment medico psichiatrico, ol-tre al coordinamento del programma, la Cooperativa Incontro ha gestito la fase residenziale breve (due moduli di 15 gg. ciascuno, all’inizio (Fase di stop) ed a metà percorso (Fase di approfondi-mento emotivo). Noi del Ce.I.S. abbiamo curato al parte ambulato-riale di gruppo, secondo il metodo della TCC (Karroll’s method).

A tutt’oggi ci sentiamo estremamente fieri dei risultati, che ov-viamente richiederanno la verifica di follow – up (peraltro già predi-sposti). Il valore aggiunto, ci preme sottolinearlo, è l’integrazione tra servizi. Le diverse prospettive, così come le diverse professionalità sono state a nostro avviso le vere ricchezze del progetto che, ci augu-riamo, possano essere di esempio a futuri progetti, non solo in To-scana.

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Di Andrea Barbuto 3. Il Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro Presentazione e mission

Il Centro Calabrese Solidarietà è un ente no profit che opera nel campo del disagio e dell’emarginazione giovanile, con particolare attenzione alla prevenzione, recupero e reinserimento sociale di sog-getti con problematiche di dipendenza patologica. Fondato nel 1986 si pone come servizio in risposta al fenomeno dilagante della tossi-codipendenza nel territorio calabrese. Aderisce alla F.I.C.T. (Federa-zione Italiana delle Comunità Terapeutiche), ed imposta il suo lavoro utilizzando il metodo di «Progetto Uomo» per il valore che tale pro-gramma ha sia come proposta educativa, sia come strumento terapeu-tico per il recupero della dipendenza patologica.

L’Associazione ha ottenuto il riconoscimento giuridico ai sensi dell’art. 12 del Codice Civile con decreto del Presidente della Giunta della Regione Calabria n. 579 del maggio 1990. È iscritta all’Albo degli Enti Ausiliari che gestiscono strutture per la riabilitazione ed il reinserimento sociale di soggetti tossicodipendenti ai sensi dell’art. 1116 del D.P.R. n° 309/90, con delibera Giunta Regionale n° 2976 del 30/5/1994. Ha stipulato regolare convenzione con la ASL n° 7 di Catanzaro - competente per territorio - con delibera G.R. n° 2776 del 22.6.1994. Ha stipulato convenzione con l’Asl n. 7 di Catanzaro – competente per territorio – per il recupero di soggetti alcoldipendenti – con delibera n. 1686 del 16.05.2002. È stata individuata dal Mini-stero di Grazia e Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Pe-nitenziaria - come Comunità Terapeutica per l’affidamento di impu-tati tossicodipendenti con Decreto 4 febbraio 1994.

Ha ottenuto all’inizio del 2006 la certificazione di qualità ISO-9001:2000 rilasciato dal RINA.

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Con Determinazione Dirigenziale della Regione Calabria n° 11686 del 12/08/2003 il Centro Calabrese di Solidarietà ha ottenuto l’accreditamento definivo sede: • Viale Isonzo n° 238, Catanzaro - tipologia accreditata: For-mazione continua e superiore.

Ha ottenuto nell’anno 2008 l’accreditamento di n. 3 strutture dal Servizio Sanitario Nazionale. Servizi erogati

In relazione ai bisogni che emergono dalla formulazione del pro-getto educativo personalizzato, il Centro Calabrese di Solidarietà e-roga servizi psico-pedagogici attraverso:

• Centro di Accoglienza (struttura denominata Villa Samuele) • Percorso Tradizionale (struttura denominata Villa Emilia,

Comunità per tossicodipendenti e per Alcoldipendenti) • Progetto «Mamma e Bimbi» • Progetto «Coppie» • Progetto alternativo «Fata Morgana» (struttura denominata

Villa Arcobaleno – Soggetti con comorbidità psichiatrica); • Progetto «Gioco d’Azzardo».

Nel corso degli anni, in risposta al rinnovamento delle metodolo-

gie operative degli enti no profit e rispetto all’importanza delle tecni-che e delle politiche di prevenzione in materia di dipendenze, il Cen-tro ha attivato due servizi collaterali alla propria azione socio-educativa: Il Centro Studi e Formazione Professionale che si occupa di: a. progettazione e realizzazione di percorsi di inserimento lavora-

tivo e integrazione sociale; b. attività di ricerca nell’ambito delle dipendenze e nel campo

delle politiche sociali in genere; c. promozione e costituzioni di reti con enti pubblici e privati al

fine di promuovere lo sviluppo del territorio; d. consulenza per la progettazione sociale e la costituzione di co-

operative sociali;

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e. gestione e monitoraggio dei dati relativi agli utenti nel Centro. La Prevenzione offre servizi rivolti: a. alle famiglie attraverso itinerari educativi con genitori, ascolto

e sostegno individualizzato e gruppi di auto-aiuto; b. alle scuole di ogni ordine e grado attraverso l’analisi dei biso-

gni; c. ai giovani attraverso l’attivazione di percorsi e gruppi secondo

la metodologia della peer-education, ascolto individuale o di coppia,

d. Gestisce e realizza le attività del Centro di aggregazione gio-vanile comunale sito in Catanzaro;

La Cocaina

L’incremento dei fenomeni d’abuso di cocaina sul territorio na-zionale, l’aumento significativo dei soggetti presi in carico dal Cen-tro Calabrese Solidarietà per uso compulsivo di cocaina, ha stimolato lo stesso Centro alla costruzione di un percorso (psicologico e medi-co) specifico che potesse offrire servizi e prestazioni specialistiche.

Il progetto Bussola si configura come un modulo residenziale breve rivolto a soggetti assuntori di cocaina con forte craving e pro-blemi di controllo, e spesso caratterizzati da disturbo psichiatrico. Nella realizzazione del modulo residenziale l’equipe si avvale di:

• colloqui clinici e somministrazione tests individuali e/o di grup-

po tenuti dalla psicologa; • Incontri a carattere seminariale tenuti da medici, educatori pro-

fessionali, psicologi, con il supporto di materiale cartaceo e in-formatico;

• Training emotivo; • Training di problem solving; • Tecniche di rilassamento; • Incontri di consulenza familiare; • Consulenza psichiatrica; • Strategie di coping finalizzate alla prevenzione della ricaduta.

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Parallelamente al progetto/percorso Bussola, il progetto Contr-Addiction – «Un approccio sperimentale per contrastare l’uso e abu-so di cocaina» – finanziato ai sensi della legge 45/99, ha avuto inizio, operativamente, nel mese di gennaio 2008. L’intervento progettuale si esplicita in un percorso di prevenzione primaria, capace di incide-re, a breve e a lungo termine, sulla riduzione dei comportamenti di rischio tra i giovani e nella sperimentazione di un modello terapeuti-co per il trattamento di soggetti cocaina-abuser. Le attività previste durante l’intero arco progettuale sono suddivise per annualità e cioè:

Prima annualità Seconda annualità Terza annualità

campagna di guerrilla marketing training scuole sperimentazione modello terapeutico formazione per operatori pub-

blici e privati per le dipendenze gruppi di auto aiuto valutazione finale e manifestazione

attivazione di listen point itine-ranti listen point

start up di training e focus in-group in tre istituti scolastici di

catanzaro high formation

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Di Elena Lugato 4. Il Centro di solidarietà don Lorenzo Milani, Venezia Mestre La storia

Il Centro di Solidarietà «don Lorenzo Milani» è nato a Mestre

Venezia nel 1985 per offrire risposte ai problemi legati al disagio nel territorio mestrino e veneziano. Motivato da questa preziosa mission, inizia l’esperienza della Comunità Terapeutica che, soprattutto trami-te un concreto strumento, il lavoro, rappresenta a tutti gli effetti la prima ed unica forma di sostegno ai tossicodipendenti. La Comunità, a tutt’oggi, costituisce il perno attorno al quale è delineato il Pro-gramma Terapeutico del Centro: «Progetto Uomo», articolato in tre momenti: l’offerta di ospitalità, l’orientamento/integrazione e il rein-serimento socio lavorativo e formativo/riqualificativo. Ad oggi i vo-lontari e i professionisti del Centro, in collaborazione con cooperati-ve sociali, stanno dato continuità agli interventi delineati dal Progetto Uomo.

Il Centro di Solidarietà «Don Lorenzo Dilani» si struttura con-temporaneamente come ambiente dedicato ad attività di ricerca, ana-lisi e progettazione sociale a più ampio respiro, con l’obiettivo di in-dividuare nuovi modelli di intervento sul disagio sociale e rispondere alle esigenze emergenti attraverso la costruzione e sperimentazione di nuovi servizi.

Grazie all’esperienza maturata negli anni nei suoi molteplici set-tori di intervento e sperimentazione sociale, il Centro di Solidarietà «Don Lorenzo Dilani» si è potuto evolvere in una struttura progettua-le a supporto di operatori terzi, pubblici e privati, impegnati a vario titolo in interventi di promozione della persona e delle comunità ter-ritoriali locali.

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In particolare, il Centro di Solidarietà «Don Lorenzo Milani» si avvale di una propria equipe di professionisti con specifiche compe-tenze in campo sociale, psicologico, economico, giuridico, manage-riale e progettuale alla quale si aggiunge una rete di collaboratori provenienti dalla ricerca, dalla cooperazione sociale e dall’intervento operativo. Le attività

Le attività del Centro di Solidarietà «Don Lorenzo Dilani» si svi-luppano essenzialmente su 3 settori di intervento dedicati alla gestio-ne di progetti sperimentali in ambito sociale:

Orientamento e Integrazione Socio – lavorativa: attraverso lo svi-luppo e la gestione di progetti, finanziati dal Fondo, ha altresì il compito di tutelare chi oggi è più debole di altri contribuendo allo sviluppo di un welfare municipale oltre che provinciale e regionale. Il settore si dedica in particolare alle seguenti realtà: richiedenti asilo e immigrati che non riescono ad uscire dal circuito della marginalità, la situazione dei detenuti, i minori non accompagnati fortemente e-sposti a rischio di tratta e sfruttamento della prostituzione, la prosti-tuzione e la tratta bianca, l’aumento del tasso di povertà relativa e re-ale e conseguente aumento di persone a rischio di esclusione sociale.

Promozione della Salute e del Benessere: il settore si occupa di formazione e informazione ad adulti e minori su tematiche educative. Attiva corsi per coppie, famiglie, genitori, insegnanti, educatori. Promuove percorsi di educazione alla relazione affettivo/sessuale, interventi di prevenzione all’uso delle sostanze psicotrope, interventi di prevenzione ai comportamenti disadattivi che si evidenziano con il fenomeno dell’intolleranza e del bullismo, conduce azioni miranti all’individuazione dei comportamenti devianti attraverso il contatto ed una diagnosi precoce dei soggetti a rischio. Opera attraverso con-venzioni e progetti con una logica di sviluppo di comunità.

I1 gruppo di progettazione e consulenza impegnato in attività di: Analisi e stesura di progetti a valenza locale, nazionale ed euro-

pea: individuazione delle opportunità di finanziamento, ac-compagnamento alla stesura gestione integrale delle attività di pro-gettazione sociale, attività di supporto alla costruzione della rete di

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progetto, programmazione delle attività e del budget di progetto, supporto alla rendicontazione e valutazione delle attività di progetto.

Ricerca e modellizzazione di pratiche di intervento: approfondi-menti su tematiche sperimentali, indagini statistiche, mappature, ana-lisi dei bisogni e delle opportunità offerte dal territorio, studio e con-testualizzazione di modelli e best practice, strutturazione dei servizi.

Formazione: progettazione di interventi formativi e seminariali, supporto ad attività di informazione sociale, feedback e valutazione degli interventi, interventi formativi, organizzazione, segreteria, sup-porto logistico (aule di formazione e sala convegni).

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Di Antonia Arganese 5. Storia e attività del centro di solidarietà «Associazione gruppo solidarietà» Onlus di Pescara

Sin dalla sua costituzione, il Centro di Solidarietà di Pescara si propone di essere un servizio nell’area del disagio giovanile ed adul-to e sceglie come linea guida il modello integrato «Progetto Uomo», come possibilità di risposta in chiave preventiva e di recupero. Il modello «Progetto Uomo», di cui Don Mario Picchi fu l’iniziatore in Italia, è un intervento atto:

• a sviluppare la personalità e a recuperare la vita sociale; • ad aiutare a cambiare comportamenti ed atteggiamenti disfunzio-

nali; • a stimolare e maturare nel senso della responsabilità, onestà,

chiarezza, in un processo di interiorizzazione dei valori e di ri-cerca del senso della vita.

Al modello antropologico «Progetto Uomo» sono stati integrati

altri modelli di psicologia umanistica, quali Psicoterapia Rogersiana, Terapia sistemico-relazionale, Analisi Transazionale, Approccio co-gnitivo-comportamentale, Logoterapia.

Il Centro si pone come un’associazione al servizio del territorio, presta attenzione ai bisogni emergenti nella realtà sociale, diversifi-cando e ampliando i servizi offerti alla persona e alla collettività. Es-si possono essere preventivi, educativi e riabilitativi e vengono attua-ti in collaborazione con le agenzie e le istituzioni presenti sul territo-rio. Il Centro cura parallelamente la formazione e l'aggiornamento professionale dei propri operatori.

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Nascita del Centro

La prima iniziativa dell’Associazione Gruppo Solidarietà fu quel-la di diffondere «Il Delfino» (bimestrale del Centro Italiano di Soli-darietà di Roma), promuovendo una grande campagna abbonamenti che coinvolse tutto l’Abruzzo. Questa iniziativa diede il via alla dif-fusione di un ampio movimento teso a sensibilizzare l’opinione pub-blica nei confronti della devianza giovanile. Furono organizzati in-contri nelle parrocchie, nei quartieri, nelle scuole. La nascita di un programma di recupero dallo stato di tossicodipendenza, ispirato al modello integrato «Progetto Uomo», era considerata un importante traguardo dell’associazione.

Intanto l’urgenza di alcuni casi non permetteva di aspettare l‘avvio di un programma: circa 50 famiglie che si erano avvicinate al centro di ascolto della nostra associazione, furono accompagnate presso i Centri di solidarietà già operanti (Roma, Lucca, Napoli, Spo-leto, Viterbo). Rientrati a Pescara, dopo la conclusione del percorso in Accoglienza, i genitori posero le fondamenta della futura «Asso-ciazione Famiglie» pescarese. Furono avviati i Gruppi settimanali di Primo Orientamento, i Gruppi di auto-aiuto e varie attività di preven-zione.

Il 1984 fu l’anno decisivo per avviare concretamente il program-ma di recupero dalla tossicodipendenza. I primi volontari partirono per frequentare il «Corso per operatori di Comunità terapeutica» presso la Scuola Internazionale di Formazione «Casa del Sole» del CeIS di Roma. Nella primavera del 1985 fu avviato il programma di recupero pescarese con l’apertura della Comunità di Accoglienza e il 9 gennaio 1986 fu inaugurata la Comunità Terapeutica «Il Faro» con i primi 4 residenti. Nello stesso anno questo Centro fu riconosciuto Ente Ausiliario della Regione Abruzzo.

Nel febbraio 1987 fu attivata la terza struttura del programma di recupero con l’apertura della Comunità di Reinserimento.

L’esperienza maturata in quest’ambito ha rappresentato la tappa di avvio che ha poi permesso lo sviluppo di altri servizi che saranno successivamente elencati.

Inoltre, ricostruendo la storia del Ceis di Pescara, si riportano al-cune tappe importanti relative ai riconoscimenti istituzionali:

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• iscrizione all'Albo Regionale degli Enti Ausiliari, di cui alla L.R. 2.4.85, n. 23, con DGR 27.2.86, n. 987, riconfermata con DGR 6.10.99, n. 481;

• riconoscimento della personalità giuridica con DPGR 3.11.92, n. 1083;

• iscrizione al Registro regionale delle organizzazioni di volontariato, DPGR 20.2.98, n. 59;

• certificato CSQ n. 9122.AGS1, del 28.3.2002, relativo al Sistema di Qualità Aziendale, giudicato conforme alla normativa UNI EN ISO 9001:2000, la cui validità è stata confermata nel 2004, 2006 e 2008;

• accreditamento presso la Regione Abruzzo dal 4.12.2007 come organismo di formazione per la tipologia formazione continua e permanente e per la formazione superiore.

Il Ceis è inoltre: • membro effettivo della Federazione Italiana Comunità

Terapeutiche (FICT) dal 1988; • socio fondatore del Coordinamento Enti Ausiliari Regione

Abruzzo (CEARA) dall'11.6.96; • membro del Comitato Tecnico Consultivo della Regione in

materia di dipendenza da sostanze d'abuso (CTCR); • socio del Coordinamento Italiano dei Servizi contro il

maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI ); • associato alla Compagnia delle Opere dell’Adriatico.

Il Centro offre attualmente i seguenti servizi: per la prevenzione

primaria il Centro Studi e Prevenzione, che opera attivamente nel campo della prevenzione del disagio. L'analisi dei bisogni, delle ri-sorse, delle potenzialità e dei rischi presenti nel territorio è condizio-ne essenziale per l'attuazione di progetti; tutte le energie sono impie-gate per creare una rete di collaborazione con gli enti locali presenti nel territorio, la scuola, le famiglie, gruppi di volontari e associazioni giovanili. La Ludoteca «Thomas Dezi» che è situata in un quartiere periferico della città di Pescara, definito a rischio. L'idea di aprire uno spazio per bambini in quella zona nasce dalla consapevolezza

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che, attraverso il gioco si possono attivare dinamiche e relazioni in grado di migliorare il benessere psicofisico e prevenire situazioni di disagio ed emarginazione. L'istituzione di tale servizio ludico-educativo e ricreativo si segnala anche come struttura e fattore pro-tettivo di possibili sbocchi antisociali e devianti del disagio giovani-le. Il servizio, gratuito, è rivolto a bambini tra i 6 e i 10 anni. La lu-doteca ospita quotidianamente circa 30 bambini. La ludoteca è un servizio del Comune di Pescara, la cui gestione è affidata al nostro Centro.

Per la Prevenzione Secondaria, sono previsti i Gruppi Speciali «Progetto Uomo». Struttura intermedia e semiresidenziale, il pro-gramma terapeutico-rieducativo «Gruppi Speciali» rivolto a ragazzi che presentano comportamenti disfunzionali nei diversi ambiti: in-terpersonale, familiare, amicale, scolastico e sociale. Il lavoro svolto è una pedagogia centrata sul recupero della positività del singolo, sul rapporto educatore-ragazzo fondato sulla stima e sulla fiducia, su in-terventi tesi alla responsabilizzazione e al conseguimento della stima di sé con un lavoro familiare parallelo finalizzato al recupero delle competenze genitoriali. Il percorso è suddiviso in 3 fasi.

Usufruiscono del servizio circa 40 adolescenti con le relative famiglie.

Il Centro Diurno «Stella Polare» costituisce una proposta di inter-vento educativo di promozione della salute, di socializzazione, di in-centivazione culturale, di prevenzione secondaria delle varie forme del disagio preadolescenziale e adolescenziale. Il servizio, avviato nel luglio 2006 nell’ambito di un progetto del Comune di Pescara finanziato dalla L. 285/97, accoglie ragazzi su segnalazione dei Servizi sociali del Comune che utilizzano tale servizio sulla base di un progetto socio-educativo complessivo che riguarda sia il soggetto in età evolutiva che la sua famiglia.

Il servizio accoglie quotidianamente 12 utenti, di età compresa tra gli 11 e i 16 anni.

Per il Settore Riabilitativo il centro offre un Programma terapeu-tico-riabilitativo «Progetto Uomo», rivolto a utenti tossicodipendenti, ed è suddiviso in tre moduli: Comunità di Accoglienza, Comunità Terapeutica, Comunità di Reinserimento. ● Comunità di Accoglienza

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È un modulo semiresidenziale, che accoglie quotidianamente 30 utenti. È il momento di presa in carico dell’utente e l’avvio di un progetto riabilitativo individuale.

Obiettivi: accogliere la richiesta di aiuto; acquisire consapevolezza che l’uso di droga è la risposta ad un

disagio personale; elaborare un progetto di lavoro personale, terapeutico-

riabilitativo.

● Comunità Terapeutica «Il Faro» La Comunità Terapeutica «Il Faro», aperta nel gennaio 1986, è un

modulo residenziale, che accoglie quotidianamente 40 utenti.

Obiettivi: elaborare la storia personale ed i relativi vissuti; ridefinire, in base all’acquisita conoscenza di sé, la propria iden-

tità; avviare un lavoro di reinserimento sociale.

● Comunità di Reinserimento

La Comunità di Reinserimento, aperta nel febbraio 1987, è un modulo residenziale, semiresidenziale e ambulatoriale, che accoglie quotidianamente circa 30 utenti. Obiettivi: sperimentare nella realtà a partire dall’autonomia acquisita e dal-

la certezza che ogni azione o scelta ha un significato ed uno sco-po per la propria vita;

concludere il proprio percorso terapeutico-riabilitativo. Inoltre vi è la Casa di disassuefazione «Le Ali», un Servizio resi-

denziale per persone in trattamento con metadone e/o terapie sostitu-tive e persone che necessitano di un contesto adeguato e protetto per un intervento motivazionale ad intraprendere un percorso riabilitati-vo. Il servizio è svolto secondo la modalità dell’integrazione interi-stituzionale delle realtà che insistono su quel territorio.

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È un modulo residenziale, che accoglie quotidianamente 8 utenti. L’Help desk è un servizio ambulatoriale rivolto a tutti coloro che han-no concluso il programma riabilitativo e/o educativo che, avvertendo segni di disagio rispetto al contesto sociale e/o relazionale affettivo, chiedono consulenza alla struttura.

«Libero da» è un servizio ambulatoriale per assuntori di cocaina. La peculiarità dell’intervento consiste nel proporre un percorso diffe-renziato che tiene conto degli elementi emersi nella fase diagnostica e può svilupparsi attraverso modalità ambulatoriale, semiresidenziale o residenziale. Il «Game Over…» è un servizio, avviato nel 2006, è rivolto alle persone con dipendenza da gioco d’azzardo e da altre new addiction, e alle loro famiglie. Il servizio promuove, inoltre, in-terventi di sensibilizzazione, informazione e prevenzione sul territo-rio e nelle scuole.

Per il Settore Minori è previsto un Centro per la tutela dei minori e la cura della crisi familiare «Il Piccolo Principe». È un servizio a tutela dei minori vittime di abuso, maltrattamento e grave trascura-tezza. Attivo dal 2000, il servizio è costituito un centro clinico psico-diagnostico «Piccolo Principe» per l’ascolto protetto del bambino, la valutazione delle risorse genitoriali, la psicodiagnosi del bambino, la terapia familiare, la terapia infantile, la mediazione familiare e da due comunità educative, «La Rosa» e «La Volpe», che accolgono, rispettivamente, 10 minori di età compresa tra 0 e 10 anni, e 12 mi-nori di età compresa tra 11 e 14 anni, temporaneamente allontanati dalle famiglie di origine su provvedimento del Tribunale dei Mino-renni. Inoltre l’associazione gruppo solidarietà di Pescara prevede interventi in settori di vario genere.

Negli ultimi anni si è evidenziata l’esigenza di offrire un servizio diversificato che tenga conto delle richieste di aiuto non strettamente riconducibili, solo ed esclusivamente, alla tossicodipendenza.

È nato così il percorso «Ri-Trovarsi» e «Ri-Conoscersi» per ri-spondere al disagio della coppia e il percorso «Ri-Conoscersi» per rispondere al disagio relazionale-esistenziale. È un servizio ambula-toriale.

Grazie alla formazione ricevuta con i corsi di prevenzione prima-ria, molti volontari hanno realizzato sul territorio abruzzese i «Centri di Ascolto», che costituiscono una sorta di laboratorio sociale perché si risvegli la passione di educare i giovani e in tutti, giovani e adulti, la volontà e la capacità di vivere in una società solidale. Con i Centri

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di Ascolto, conoscendo meglio e più da vicino la realtà del disagio giovanile, si vuole offrire una proposta di intervento concreto nell’ambito del recupero e, soprattutto, in quello della prevenzione. I Centri di Ascolto sono attualmente presenti a Montesilvano (PE), Penne (PE), Roseto degli Abruzzi (TE), Sant’Egidio alla Vibrata (TE), Silvi (TE).

Il nostro Centro accoglie, sulla base di apposite convenzioni, stu-denti universitari, neolaureati e specializzandi come tirocinanti. I ti-rocini sono esperienze di formazione e orientamento realizzate attra-verso l’inserimento in alcuni settori del Centro, allo scopo di dare una formazione pratica per acquisire competenze specifiche rispetto ai servizi erogati.

Il Centro è dotato di un Gruppo di Formazione e Supervisione, costituito da psicologi/psicoterapeuti e da operatori con esperienza e competenza comprovate. Compito del Gruppo è quello di definire l'impianto teorico del modello integrato «Progetto Uomo», curare tutta la progettazione delle attività terapeutiche del Centro e la su-pervisione di tutti i progetti riabilitativi ed educativi individuali.

L’idea di strutturare tale Gruppo risponde all’importanza degli ambiti della supervisione e formazione, considerati strumenti di cre-scita professionale e personale degli operatori e di salvaguardia degli interventi educativi e terapeutico-riabilitativi da contaminazioni per-sonali e soggettive degli operatori rispetto agli utenti.

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Di Mara Verderi 6. L’Associazione «La Ricerca» Onlus di Piacenza

L’Associazione «La Ricerca» Onlus opera a Piacenza dal 1980 con lo scopo di perseguire, senza fini di lucro ed in modo esclusivo, finalità sociali a favore di persone, in prevalenza giovani, che vivono situazioni particolarmente difficili a causa di disadattamento e/o e-marginazione.

Un gruppo di volontari molto eterogeneo si era temprato con l’esperienza del terremoto del Friuli e a Piacenza voleva continuare la sfida all’altrui sofferenza. La scelta cadde sulla tossicodipendenza, nuova e terribile fuga dalla fatica del vivere. Alcuni soci dell’Associazione si impegnarono a ricercare esperienze significative ed approdarono al Ceis di Roma condividendo il programma terapeu-tico «Progetto Uomo», con la sua «filosofia» ben agganciata alla per-sona e alla sua capacità di rialzarsi, di cambiare vita.

Come tante storie importanti è cominciata con molto entusiasmo in due stanzette nel cuore della città. I primi ragazzi, la benedizione del Vescovo, l’appoggio del Prefetto di alcune banche e associazioni di categoria.

Oggi l’Associazione continua nel suo impegno sociale adeguando le iniziative alle mutate esigenze.

L’Associazione all’interno di un sistema integrato dei servizi (Coordinamento Enti Ausiliari e Piani di Zona) collabora con le isti-tuzioni nella lettura dei bisogni e nella programmazione degli inter-venti sia a livello regionale sia a livello territoriale.

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L’Associazione «La Ricerca» – Onlus

È stata Costituita il 15/05/1980 ed è Iscritta all’albo Regionale degli Enti Ausiliari senza fine di lucro in data 28/09/1990 ; le struttu-re terapeutiche residenziali sono accreditate dalla regione Emilia Romagna da ottobre 2007, Certificata secondo la norma UNI EN ISO 9001:2000. È associata con FICT (Federazione Italiana Comuni-tà Terapeutiche); EURO-TC (Federazione Europea Comunità Tera-peutiche); WFTC (World Federation of Therapeutic Communities). Gli Scopi sociali che persegue, senza fini di lucro ed in modo esclu-sivo, hanno finalità di solidarietà sociale; svolge la propria attività prevalentemente nel settore dell’assistenza sociale, socio sanitaria e della prevenzione, a favore di persone che si trovano in situazioni particolarmente difficili a causa di disadattamento e/o emarginazio-ne. I Servizi attualmente offerti riguardano prevenzione, accoglienza, azione terapeutica, servizi di cura e di accompagnamento. Agisce su diverse aree come lavoro e carcere. L’obiettivo dei servizi di preven-zione si basano sul concetto che è essenziale promuovere l’agio, svi-luppando un approccio preventivo tendente a rendere le persone, soggetti attivi con lo propria storia, il proprio vissuto, i propri saperi. Scegliendo come centrale la prospettiva della prevenzione, cerchia-mo di promuovere e diffondere una cultura volta ad orientare i gio-vani verso un’idea di ben-essere che non preveda il ricorso a sostan-ze psicoattive per comunicare meglio, per divertirsi, per affrontare i problemi: • Centri educativi ed aggregativi, invernali ed estivi; • Interventi di formazione ed informazione nelle scuole medie in-

feriori e superiori; • Interventi di formazione con adulti di riferimento (genitori, inse-

gnanti, allenatori, educatori …); • Progetti sul territorio atti a promuovere l’agio per prevenire il di-

sagio • Progettazione partecipata insieme alle parrocchie, alle istituzioni,

alle scuole, … I servizi di accoglienza sono stati organizzati in base all’idea che

accogliere significa primariamente riconoscere un disagio, che spes-

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so è latente ma non meno doloroso. Accogliere un'inquietudine, una incapacità a muoversi nella trame di relazioni del mondo che ci cir-conda, un non senso delle proprie azioni, un vuoto esistenziale. I ser-vizi di accoglienza sono:

• Centro Couseling Piacenza: prima risposta, accoglienza, orien-

tamento e consulenza. • PAD (Punto Ascolto Dipendenze) e Sportelli di ascolto nelle

scuole: spazi privilegiati per l’incontro e l’ascolto di persone in difficoltà al fine di chiarire e definire con precisione il bisogno.

• Gruppo Diogene: rivolto a giovani ed adolescenti il cui disagio è evidenziato da comportamenti a rischio nell’assunzione di so-stanze stupefacenti, legali ed illegali.

• Gruppi di auto aiuto per i familiari: accompagnamento volto a rafforzare il loro ruolo educativo.

Il recupero della persona è l’obiettivo dell’azione terapeutica delle

nostre strutture condotto con strumenti educativi, formativi e attra-verso le relazioni sociali. L’unica richiesta che viene fatta a chi vuole svolgere il percorso di recupero è il desiderio di interrompere il rap-porto con le sostanze stupefacenti:

• La Vela: Comunità terapeutica residenziale. Il percorso di basa

sul raggiungimento della capacità di astenersi autonomamente dall’uso di sostanze e di acquisire autonomia ed equilibrio suf-ficienti, per un reinserimento nella società. La vita in comune è luogo di osservazione e crescita personale attraverso colloqui, gruppi, attività ricreative, educative e culturali, interventi riabi-litativi.

• Luna Stellata: Comunità madre-bambino. Vengono svolte atti-vità terapeutico educative per la madre, di recupero dalla tossi-codipendenza, in una struttura adatta alle esigenze di protezione della diade madre-bambino; attività specifiche di consolidamen-to del ruolo genitoriale volte allo sviluppo ed incoraggiamento delle capacità affettive, cognitive e sociali del rapporto genito-re-figlio. Per il bambino vengono svolte attività educative speci-fiche ed interventi riabilitativi.

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I servizi di cura e accompagnamento si fanno carico delle persone che a seguito di abuso di sostanze presentano disturbi psichiatrici o sono affette da sieropositività e pertanto necessitano di assistenza medico-psichiatrica, farmacologica e/o contenitiva. Per quanto l’intervento sia di natura più specialistica, le relazioni e la prospettiva di una vita «normale» con il dovuto sostegno, coinvolgono le perso-ne nella gestione di una propria autonomia su cui impostare il pro-prio vivere futuro:

• Emmaus: Comunità di doppia-diagnosi. Integrazione di interven-

ti: psicoterapici, psicosociali, farmacologici, educativi. La vita quotidiana in comune è il luogo di osservazione e crescita perso-nale verso l’astinenza e l’acquisizione di un grado di autonomia compatibile con la situazione individuale.

• Don Venturini: Casa di accoglienza. Cura ed assistenza socio sa-nitaria a persone affette da Aids conclamata senza assistenza fa-miliare o con famiglia problematica, attraverso un modello inte-grativo di interventi sanitari, sociali ed educativi.

Area lavoro

Il lavoro è la condizione che favorisce la ricostruzione di una libe-

ra e personale identità. • Percorsi formativi e di orientamento al lavoro che consento-

no di coadiuvare con successo i giovani, nella ricerca di una oc-cupazione.

• Laboratorio protetto rivolto a persone con difficoltà d’inserimento lavorativo non solo tossicodipendenti.

Area carcere Se la realtà delle carceri rimane troppo chiusa diventa un momen-

to di frattura totale nella vita delle persone che scontano una pena. Incontrare questa realtà è un’occasione per iniziare a provocare cam-biamento tanto dentro il carcere quanto fuori da esso.

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All’interno della Casa Circondariale di Piacenza l’Associazione si occupa del coordinamento dei volontari, mediatori culturali e opera-tori di sportelli di ascolto e attività di redazione del giornale.

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Di Lidia Caracciolo 7. Il centro Reggino di solidarietà

Il Ce.Re.So. (Centro Reggino di Solidarietà) è un’associazione di Volontariato che opera sul territorio della provincia di Reggio Cala-bria dal 1991, grazie all’attenzione della diocesi di Reggio Calabria – Bova .È Ente Ausiliario accreditato della Regione Calabria, ed è Ente Morale con D.M. dell’Interno del 12/01/96. Ispirandosi ai valori di «Progetto Uomo», promuove iniziative di recupero e reinserimento sociale di persone svantaggiate. In sinergia con le agenzie educative e le Istituzioni realizza azioni di prevenzione, occasioni di servizio e di concreta solidarietà. Il Centro nasce e si sviluppa grazie al contri-buto volontario di tanti, che da anni si spendono con atteggiamento gratuito e solidale scegliendo di mettere al centro l’uomo, con le sue risorse e le sue fragilità. Il Ce.Re.So. promuove e partecipa a reti di sviluppo locali, aderendo a Consorzi, Organizzazioni di II Livello e a reti nazionali, in particolare la FICT (Federazione Italiana delle Co-munità Terapeutiche). Promuove:

Alterità: siamo convinti che l’uomo è quell’essere che prima di ogni fare o pensare è ordinato e votato all’ altro. È l’esistenza dell’altro che chiama ineludibilmente alla responsabilità personale verso la propria e l’altrui vita.

Solidarietà: come apertura ed accoglienza all’altro, dove le risorse di ognuno diventano dono che contribuisce alla crescita comune

Gratuità: intesa come libertà da ogni aspettativa di gratificazioni personali

Volontariato: promuoviamo, formiamo e sosteniamo il volontaria-to. Perseguiamo l’obiettivo di inserirlo in tutte le realtà avviate, te-nendo conto della sua specificità, dando ai volontari una definizione precisa del loro compito e riconosciamo loro una funzione strutturale non semplicemente ausiliaria

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Auto Mutuo Aiuto : è l’atteggiamento scelto in ogni intervento educativo e assistenziale, sia personale che di gruppo. Il Gruppo CeReSo

Il CeReSo ha progressivamente lavorato sulla propria organizza-

zione dotandosi di una struttura gestionale ed amministrativa capace di coordinare i diversi settori di intervento. Ciò che ne è derivato è una formazione a grappolo che vede il CeReSo organizzazione ma-dre, ed una serie di realtà indipendenti, ma ad esso legate attraverso rapporti convenzionali e/o consortili.

Tra le realtà più importanti vi sono : La Sentinella, cooperativa che ha competenza per i diversi aspetti

lavorativi; Marta, cooperativa che si occupa di disagio giovanile e disabilità,

con particolare attenzione al territorio del Comune di Motta San Giovanni (RC) in cui sorge l’Ostello Città di Motta, gestito dalla me-desima cooperativa.

Archi di Speranza, Associazione di promozione Sociale che ha per obiettivo la promozione del benessere e la prevenzione del disa-gio con particolare riferimento al territorio di Archi (RC). Attualmente il Centro opera nelle seguenti sedi: • Servizio semiresidenziale «Don Tonino Bello» in San Gregorio

(Rc) • Comunità Terapeutico Riabilitativa «Arché» in S. Alessio in

Aspromonte(Rc) Nelle suddette strutture il CeReso svolge la propria attività fina-

lizzata al recupero e reinserimento sociale dei giovani dipendenti da sostanze d’abuso, seguendo la metodologia di «Progetto Uomo».

Il programma «Progetto Uomo», ideato da Don Mario Picchi, si basa sui valori fondamentali dell’uomo: l’onestà, l’amore responsabi-le, la fiducia e il rispetto di sè e degli altri, la solidarietà.

Attraverso un itinerario terapeutico, si dà l’opportunità all’utente di capire se stesso, elaborare così le proprie emozioni, le paure, i sen-timenti ed anche le sofferenze.

Il programma «Progetto Uomo», non è altro che una palestra di vita dove si cresce tutti insieme giorno dopo giorno. In un’ ottica di presa in carico globale della persona accolta, viene promosso il coin-

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volgimento attivo del nucleo familiare, ove possibile, attraverso col-loqui di sostegno e gruppi paralleli di auto mutuo aiuto organizzati dal personale del Centro.

Il progetto «Fuori Pista» che si rivolge in particolare a persone dipendenti da cocaina si svolge presso il servizio semiresidenziale «Don Tonino Bello».

Il servizio nasce nel 1992 nella immediata periferia di Reggio Ca-labria, con l’obiettivo di offrire ai giovani tossicodipendenti presenti sul territorio reggino un’ occasione di contenimento e allontanamen-to dalla strada. Negli anni il servizio si è modificato aprendosi alle diverse realtà di dipendenza presenti, in particolare dando molta at-tenzione alle giovani donne, anche mamme con bimbi. Oggi può ac-cogliere un numero massimo di 15 utenti maggiorenni di entrambi i sessi che presentano problematiche legate alla dipendenza da sostan-ze d’abuso. In particolare sono accolti le gestanti;donne con bambini; donne e uomini dipendenti sottoposte a misure alternative al Carcere (ad esclusione del regime di arresti domiciliari); persone con nuove dipendenze (ricreazionali, gap…); pluriricaduti in trattamento farma-cologico al SerT.

L’Obiettivo principale è l’accompagnamento di soggetti con pro-blematiche legate alla dipendenza in un percorso di consapevolezza di sé e la strutturazione di un intervento terapeutico personalizzato. Ispirato ai valori di «Progetto Uomo», si propone:

• l’allontanamento dalla strada con strategie di contenimento; • monitoraggio delle condizioni di salute; • l’accoglienza della persona e l’accompagnamento verso un per-

corso personale di conoscenza del sé e di consapevolezza della propria problematica;

• l’orientamento ad un possibile inserimento nel Programma • la strutturazione di un percorso terapeutico personale, in alterna-

tiva al programma terapeutico tradizionale, per soggetti inseriti in contesti lavorativi;

• Confrontarsi con la realtà sociale con nuovi strumenti acquisiti durante il percorso

• Reinserirsi gradualmente nel contesto sociale • Aumentare le competenze personali dell’utente • Orientare al lavoro e formazione professionale.

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La tipologia d’intervento.

Il tipo di intervento è Sanitario, Educativo, Pedagogico, Psicomo-torie, Psicologico. Sono utilizzati diversi strumenti quali: colloqui individuali; bilancio delle competenze; gruppi di auto-aiuto;gruppi tematici; colloqui psicologici;sedute individuali e di gruppo di musi-coterapia; laboratori creativi; recupero e sostegno scolastico; scuole professionali; seminari;percorsi di educazione al lavoro presso l’Ostello Città di Motta S. Giovanni (RC).

In particolare Il progetto «Fuori pista» si propone i seguenti obiet-tivi:

offrire uno spazio adeguato di ascolto e informazione ai cocai-

nomani e ai loro familiari; . promuovere l’informazione sull’uso e conseguenze d’abuso di

cocaina a tutti gli agenti educativi presenti sul territorio che si di-ranno interessati (scuola, chiesa, centri giovanili …;

creare una rete di servizi rivolti all’utente tra il Ce.Re.So., il Di-partimento delle Dipendenze di RC;

identificare la tipologia di pazienti attraverso l’ osservazione e la diagnosi e strutturare quindi il trattamento più indicato.

La durata dell’intervento differisce a seconda della modalità di

assunzione:

per coloro che assumono la cocaina con frequenza quotidiana la proposta in prima istanza di percorsi residenziali in comunità o misti (comunità + percorso ambulatoriale), che prevedano un immediato inserimento in struttura anche per periodi brevi (time out)

per coloro che fanno uso saltuario di cocaina, la proposta in pri-ma istanza di percorsi ambulatoriali della durata di 4-6 mesi

La sede dell’intervento varia a seconda della richiesta e della

tipologia d’intervento le sedi indicate saranno i Centri d’Ascolto, il Servizio Semiresidenziale «Don Tonino Bello», La Comunità Terapeutico riabilitativa «Archè».

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Di Mario Cipressi 8. Il Centro di Solidarietà di Reggio Emilia

Il nostro Centro ha cominciato la sua attività del Natale 1982. La-voriamo quindi nel campo della tossicodipendenza da un tempo piut-tosto lungo. Tuttavia, è questa la prima volta che cerchiamo di de-scrivere in modo completo la nostra attività. Questo ritardo non è ca-suale. La prima ragione sta nella velocità del nostro cambiamento, che però dipende dall'evoluzione del fenomeno droga nel nostro Pae-se. Siamo già alla quarta o quinta generazione di tossicodipendenti, con sovrapposizioni stratificazioni, e soprattutto sono cambiati la percezione sociale e il modo di rapportarsi con le droghe. Questo ci ha costretto a confrontarci con i nuovi problemi, ad aprire nuovi ser-vizi e, soprattutto, a modificare l'idea che il Centro a dì se stesso. È infatti più facile dire oggi quello che non siamo, piuttosto che spiega-re il nostro essere, anche se il principio generativo della nostra storia è rimasto immutato. Noi non siamo una comunità. Abbiamo una co-munità, anzi ne abbiamo più di una. Ma l'idea del luogo tranquillo fuori città, con i ragazzi che riscoprono i sani valori del lavoro nei campi, non ci appartiene. La comunità terapeutica è uno strumento, importantissimo ma non unico e non per tutti. E noi siamo legati for-temente il territorio e alla città, come luogo della vita degli uomini. Non siamo una clinica gestita da professionisti. Certamente, tra di noi professionisti ci sono, la formazione permanente è curata, sap-piamo riflettere criticamente sul nostro lavoro e interagire con pro-fessionisti pubblici e con l'università. Ma i nostri professionisti cono-scono i propri limiti e sanno che usare un approccio sanitario verso la tossicodipendenza pregiudica il risultato, che non è per noi la guari-gione (gli alcolisti anonimi ci hanno insegnato molto su questo pun-to) ma l'inserimento in una dinamica positiva di vita con gli altri. Non siamo neppure un gruppo di volontari. Di volontari ce ne sono,

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in tanti; ma i nostri volontari non sono spaccapietre o portatori d'ac-qua per altri, sono ormai capaci di gestire con professionalità e piena responsabilità servizi complessi. Se ci immaginiamo il volontario tut-to cuore generosità, contrapposto al professionista che sa fare me-glio, perché ha studiato, non riusciremo capire il nostro Centro, nel quale professionisti hanno imparato a rispettare la professionalità del volontario, a sua capacità di ottenere risultati che altrimenti sarebbe-ro irraggiungibili.

Siamo sempre meno esclusivamente un centro di recupero per tossicodipendenti. Abbiamo sviluppato altre attività, di prevenzione, l'inserimento lavorativo per stranieri, di cooperazione femminile, di formazione. Certamente, la tossicodipendenza il punto estremo, nel quale si concentrano e si rivelano i meccanismi autodistruttivi e di emarginazione, che però sono all'opera anche altrove con altri esiti. Per questo noi pensiamo, non di sapere tutto, ma di poter dare qual-cosa a tutti. Ed è sano, per noi, non chiuderci in un ghetto, che po-trebbe sviluppare false identità. Infatti il tossicodipendente è prima di tutto un Uomo, non un marziano. Una volta, egli faceva di tutto per sottolineare la propria diversità e così veniva percepito. Se egli è un uomo, ha il diritto e la possibilità di recuperare la dignità di una vita intesa come progetto, crescita, incontro con altri uomini. Oggi però si sta diffondendo l'idea, ancora non confessata davanti ad un pubblico troppo largo, che si può essere uomini anche se si usano droghe, al-meno certe droghe e in quantità controllate. Dopotutto, si lavora, ci si diverte, si vive in famiglia come gli altri anche se si un po’ più tra-sgressivi. E poi, chi ha detto che tutte le droghe fanno male? Fanno male se se ne abusa, ma un abuso saltuario, o in determinate occasio-ni, purché non si tratti di siringhe, è al massimo un peccato veniale. Cerchiamo di fermarci e di non andare oltre.

La nostra idea è invece che non si deve guardare alla droga, ai suoi effetti, ai vari tipi, alle conseguenze psicofisiche, ma al centro ci deve essere l'uomo. L'uomo che assume droghe si è fermato, ha pau-ra di crescere, sta rinunciando a pezzi della sua vita, sta falsificando le sue relazioni, a cominciare da quelle familiari.

Le droghe gli servono per curare le sue ansie e supplire alle sue incapacità, vere o presunte. Ma pian piano, esse diventano sempre più centrali nella sua vita, sempre meno mezzo e sempre più scopo. La dipendenza si aggrava fino a diventare totale e ad assorbire ogni energia e ogni risorsa e ogni dignità.

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Per questa ragione, al centro della nostra identità sta concetto di territorio. Ciascuno di noi vive in una comunità viva, fatta non solo di persone, ma di tradizioni, di valori, di istituzioni, di cultura, di u-topie; e anche di limiti e di cadute. Il tossicodipendente diventa pro-gressivamente un parassita del territorio, lo sfrutta, gli toglie energie vitali, gli rifiuta il proprio contributo. Ecco, noi vorremmo essere un luogo nel quale le energie di una comunità locali si riattivano, e le stesse persone entrate nella sofferenza della droga, i ragazzi e le loro famiglie, diventano protagonisti, tanto più preziosi per l'energia di chi ha sperimentato che poteva perdere tutto e ora riscopre il signifi-cato e la bellezza di ogni cosa.

Siamo dunque una struttura di servizio, che molti incontrano, principalmente per la sofferenza legata alla droga. Alcuni rimangono per tempi più brevi, altre per periodi più lunghi, ciascuno secondo un progetto da costruire con altri. Noi non vogliamo trasformarci in un movimento religioso politico e neppure culturale: da questo punto di vista, la non confessionalità è per noi un valore positivo. Ma, chi ci incontra, viene aiutato a riattivare la propria ricerca personale, per costruire la propria risposta alla domanda spirituale, l'unica che con-ta, io chi sono?, Chi è l'uomo?.

Alla comunità locale noi siamo molto utili. Qualche volta scomo-di, perché ricordiamo realtà che si preferirebbero mettere sotto il tap-peto. Ma chi ha vissuto la solitudine, e ha riavuto la vita, come dono e incontro, può contribuire a costruire una comunità che non sia l'e-quilibrio degli egoismi, ma un luogo di appartenenza e di crescita. I riferimenti teorici del Centro.

Il Centro oggi, riconosciuto Ente Ausiliario dalla Regione Emilia Romagna, è un’associazione privata con la qualifica fiscale di onlus. Inoltre fa parte della Federazione Italiana delle Comunità Terapeuti-che (FICT), è membro del Coordinamento Regionale degli Enti Au-siliari (CEA) ed è convenzionato con l'AUSL di Reggio Emilia.

Il Centro di Solidarietà di Reggio Emilia, come detto, trova le sue radici culturali nella storia pluridecennale e diffusa a livello naziona-le grazie ai centri Fict del «Progetto Uomo». Il concetto fondamenta-le a cui si ispira il progetto, è legato alla convinzione che vede nella dipendenza da sostanze un sintomo di «mali» esistenziali, sociali,

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psicologici che necessitano di trattamento relativo a differenti sfere dell’esistenza, tanto intrapsichiche quanto cognitive e relaziona-li/affettive. Facendo riferimento alla multifattorialità che sta alla base dell’eziologia delle dipendenze patologiche, l’intervento terapeutico intende proporsi anch’esso come multidisciplinare, integrato e basato sull’alleanza tra servizi, professionisti, attori sociali.

Negli anni i riferimenti a «Progetto Uomo» sono stati affiancati da revisioni e aggiustamenti. Inoltre la crescita del sapere e del saper fare dei team impegnati sul campo ha permesso l’introduzione di nuove e più aggiornate metodologie. Abbandonati gli aspetti più ra-dicali dell’approccio comportamentista delle origini, favoriti dalla sostanziale indipendenza scientifica e operativa di ciascun centro Fict, si sono compiute scelte che hanno introdotto forti riferimenti a discipline psicologiche e psicoterapeutiche quali l’analisi transazio-nale nata da Eric Berne, sullo sfondo di un approccio sistemico sem-pre presente in particolare per il coinvolgimento della famiglia che viene preso in esame in ogni caso e affrontato con riferimento agli studi di Bateson e Watzlawick e contestualizzati nel nostro campo dai lavori di Selvini Palazzoli, Ghezzi ecc…

Negli ultimi anni, sulla spinta dei nuovi stili di consumo e con l’avvento delle patologie segnate da comorbilità, molte risorse for-mative sono state rivolte alle acquisizioni di competenze fondamen-tali afferenti all’area psichiatrica.

Tutto questo sullo sfondo di un intervento comunque basato su un approccio relazionale e socio-educativo incentrato sulle rialfabetiz-zazioni e l’acquisizione di comportamenti socialmente competenti come premessa, in tutti i casi in cui ciò risulterà possibile, alla futura integrazione della persona nel tessuto sociale.

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L’organigramma Insieme ai servizi per tossicodipendenti il Centro ha sviluppato al-

tre attività funzionali e/o parallele al lavoro di recupero. Consideran-do il Centro come un sistema differenziato per funzioni, non necessa-riamente in senso gerarchico, possiamo attualmente sintetizzare il suo organigramma nel modo seguente

Primo incontro

Presidente Segreteria di presidenza

Servizi per immigrati

Programmi non tradizionali

Territorio

Droga on-line

Progetto no Cocaine

Fict

Tav. provinciale Dipendenze e

coesione sociale

Area Giovani

Responsabile del personale

Responsabile ufficio amministrativo

Coop CESRE Centro di Formazio-

ne/Orientamento/Inserimento lavorati-vo/Valutazione/Progetti europei

Programma terapeutico

Inserimenti lavorativi

Area volontariato

Settore famiglia

Ufficio monitoraggio e analisi dati

Progetto Happy Hour

Servizio medico/psichiatrico

Tavoli piani di zona

Gruppo monitoraggio Ausl

Direzione COD

Direzione CT S. Isidoro

Direzione Casa Flora

Direzione CT Bellarosa

Direzione Accompagnamento

Coop Koinè

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Di Massimo Buzzelli 9. Il Centro di Solidarietà Don Guerrino Rota di Spoleto Il Centro di Solidarietà di Spoleto fu fondato da Don Guerrino Rota nel 1975, come risposta al problema dell’emarginazione giovanile, con particolare riferimento al fenomeno della dipendenza da sostanze stupefacenti.

La droga negli anni settanta cominciava a prendere possesso an-che delle città di provincia, diventando così negli anni, non più un fenomeno sporadico, ma di massa.

Occorreva dare subito risposte concrete non tanto nel piano medi-co-sanitario, quanto piuttosto umano, spirituale e valoriale.

Quello che inizialmente fu un approccio di primo intervento, as-sunse gradualmente i connotati della specializzazione e della profes-sionalità.

A Roma, presso la scuola del Ce.I.S. fondata da Don Mario Pic-chi, e con il patrocinio di DayTop Village di New-York furono for-mati i primi operatori.

La motivazione e la garanzia trasmesse dalla consolidata espe-rienza americana favorirono l’avvio di un Programma Terapeutico denominato «Progetto Uomo» che si articola in tre fasi Accoglienza – Comunità Terapeutica – Reinserimento.

Nel tempo, l’approccio alle sostanze ha subito delle modificazioni e di conseguenza sono state differenziate le risposte terapeutiche a-deguandole alle nuove esigenze.

Al percorso tradizionale, pertanto, si sono aggiunti nuovi Servizi tra i quali una Accoglienza Diagnostica nella quale si effettua anche la disintossicazione fisica , una struttura di Doppia Diagnosi per per-sone che, oltre al problema della tossicodipendenza, presentano una comorbilità psichiatrica, una struttura di Accoglienza femminile, un progetto per cocainomani, per alcolisti e per ricaduti.

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Il coinvolgimento delle famiglie nel cammino educativo e tera-peutico dei giovani ospiti, è un elemento che caratterizza e qualifica la proposta riabilitativa del Centro di Solidarietà: parallelamente alla crescita dei figli è essenziale che avvenga un percorso simile anche nella famiglia per ristabilire rapporti nuovi e più responsabili.

In quasi trentacinque anni di attività migliaia di giovani con le ri-spettivi famiglie hanno avuto la possibilità di riscattarsi da una situa-zione di disagio e sofferenza.

Attualmente il Centro di Solidarietà accoglie oltre 200 ospiti, di-stribuiti su sei sedi operative e assistiti da 45 operatori a rapporto di impiego.

Il Centro si avvale anche della collaborazione di volontari, i quali secondo specifiche competenze (scuola – teatro – informatica – agri-coltura – sport – artigianato) affiancano l’attività degli operatori te-rapeutici.

L’ascolto, l’empatia, il rispetto, l’onestà nei rapporti, l’amore re-sponsabile, il prendersi cura, la condivisione, il coinvolgimento nel cammino comune, ispirano le motivazioni e animano l’operare di ogni persona che si sente parte della grande famiglia del Centro di Solidarietà.

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Di Nives Cattelani 10. Il Centro di Solidarietà di Modena

Il Centro di Solidarietà di Modena è nato nel 1982 per iniziativa

di alcuni genitori e della Diocesi cittadina per proporre percorsi di riabilitazione dalla tossicodipendenza. Il Centro - Ente ausiliario del-la Regione Emilia-Romagna, Associazione iscritta al Registro Re-gionale del Volontariato e, dal gennaio1998, anche organizzazione non lucrativa di unità sociale (Onlus) - dal 2007 è accreditato per la fornitura di servizi per le dipendenze patologiche e la psichiatria presso la Regione Emilia Romagna.

Negli anni l'intervento del Centro si è andato ampliando in due di-rezioni: da un lato, si sono articolati e specializzati i servizi per le di-pendenze (casa per mamme con bambini, centro di osservazione e diagnosi, moduli per pazienti in Doppia Diagnosi, percorso intensivo breve per recidivanti, ambulatorio di osservazione e diagnosi...), dal-l'altro, si è esteso il modello comunitario ad altre aree d'intervento (malati psichiatrici, minori, malati di aids, anziani) riuscendo così a rispondere ai diversi bisogni che si sono presentati nel corso degli anni. La vocazione del centro a trattare il disagio - e la riabilitazione sociale - sotto più aspetti ha indotto, fin dall'inizio dell'attività, ad operare per prevenirlo, agendo sul territorio sia all'interno delle scuo-le che dei luoghi di aggregazione giovanile, coinvolgendo ragazzi, genitori, educatori e insegnanti. Cultura dell'accoglienza e attività di prevenzione sono sempre state profondamente correlate favorendo la valorizzazione dei servizi di prossimità e delle buone prassi, sì che oggi il nostro servizio di Accoglienza è un luogo fisico e simbolico in cui ascolto e servizio specialistico si integrano con altri servizi specialistici e di prossimità.

Tutte le attività possono contare sul servizio prezioso offerto dai volontari del CESAV, l’associazione di volontariato che coadiuva e

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sostiene il lavoro nelle strutture residenziali e nei servizi, nonché del Circolo Giovanile Alchemia – riconosciuto come Centro di Aggrega-zione Giovanile dalla Regione Emilia Romagna.I Servizi che più di-rettamente sono stati coinvolti nella ricerca PCS sono l'Accoglienza e l'Ambulatorio Toniolo, poiché, in virtù della nostra organizzazione, sono i luoghi non solo del primo incontro, della richiesta spesso indi-stinta, ma anche della valutazione diagnostica iniziale e dell'orienta-mento terapeutico.

La volontà di centrare i servizi sui bisogni degli utenti, facilitan-done l'accesso attraverso canali diversificati, sia formali che informa-li, e accompagnando i percorsi con una integrazione di rete che valo-rizza ogni singola esperienza, favorisce il contatto con tipologie dif-ferenziate di persone, per età, cultura, ceto sociale, sostanze utilizza-te, modalità di assunzione...e diventa un luogo «privilegiato» di ac-coglienza per poliassuntori e cocainomani.

Nello specifico delle problematiche connesse all'uso e all'abuso di cocaina e sostanze psicostimolanti i trattamenti forniti sono alta-mente differenziati in funzione delle caratteristiche individuali. Dopo una iniziale osservazione (comprensiva di visite mediche ed even-tualmente psichiatriche, colloqui psicodiagnostici, esami tossicologi-ci..) si possono proporre programmi personalizzati sia ambulatoriali (sostegno e terapie individuali e di gruppo, sostegno famigliare) che residenziali (centro di osservazione e diagnosi, programmi intensivi brevi, comunità terapeutica).

L'incremento del numero dei giovani poliassuntori e l'esponenzia-le crescita di una popolazione di assuntori di cocaina dalle caratteri-stiche molto diverse, ha richiesto a chi opera in questo settore la redi-finizione di tutti parametri, non solo non metodologici e d'intervento, ma soprattutto culturali e di lettura dei fenomeni. Nella tenzone at-tuale, fra cultura del drug free e cultura del controllo e della compa-tibilità, i nostri interventi, che continuano ad essere centrati sulla per-sona e sul suo contesto relazionale, hanno come obiettivo prioritario la qualità della vita, nei suoi vari aspetti, si fondano sul principio del-la condivisione dei percorsi e adottano le metodologie più congrue con il funzionamento dell'individuo.

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Di Michele Gazzola 11. Il Centro di solidarietà di Treviso Il Ceis di Treviso. La Storia

L’associazione di volontariato «Ce.Di.S – Centro di Solidarietà» viene costituita a Treviso nel 1983. Nasce su iniziativa di alcuni pri-vati cittadini che vivono all’interno delle loro famiglie il problema della dipendenza da sostanze. Si costituiscono in associazione ispi-randosi al modello delle Comunità Terapeutiche fondate in Italia da Don Mario Picchi. Nel corso degli anni gli operatori si specializzano e organizzano l’intervento terapeutico definendosi in strutture: nel 1984 prendono avvio l’Accoglienza e la Comunità, nel 1986 il Rein-serimento.

Nel 1994 si costituisce in Cooperativa Sociale di tipo A con il nome di CEIS. Nel 1998 il CEIS, sempre pronto a trovare risposte possibilmente adeguate al complesso e multifattoriale problema della dipendenza da sostanze, rivede tutto l’intervento terapeutico sia in relazione ai contenuti che ai Servizi.

Finalità e tipologia dei servizi Il CEIS può offrire trattamenti estremamente flessibili e indivi-

dualizzati in modo integrato con la fitta rete di servizi e associazioni del territorio, operando esclusivamente per fini sociali:

Nel campo dell’emarginazione e del disadattamento, offre ai gio-vani che per ragioni diverse e in forme diverse si trovano in situazio-ni difficili, un aiuto concreto per rispondere allo stato di dipendenza da sostanze psicoattive;

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In collaborazione con gli Enti e le autorità competenti, gestisce un programma terapeutico riabilitativo dallo stato di dipendenza da so-stanze, organizza iniziative atte a realizzare condizioni umane ed ambientali tali che favoriscono un positivo inserimento di questi gio-vani nel contesto sociale;

Nell’ambito del disagio psichico gestisce un progetto inserito nell’area della socializzazione;

Infine, attraverso le cooperative sociali (previste dalla legge 381/91 art. 1 lett. B), opera reinserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati.

Come è organizzato. L’Area Dipendenza

Servizio di Pronta Accoglienza: è un modulo organizzato per ac-cogliere un utenza mista fino ad un max. di 15 posti letto a regime residenziale. È un Servizio a bassa soglia rivolto a persone con pro-blematiche di dipendenza da sostanze legali e illegali, anche sottopo-ste a trattamenti farmacologici, di durata non superiore a novanta giorni. Offre una risposta ai bisogni primari delle persone; conteni-mento delle ricadute; accompagnamento della persona in un processo di motivazione al cambiamento ed invio ad altri Servizi.

Servizio Residenziale di Campocroce: accoglie un utenza mista fino ad un max. di 29 posti letto a regime residenziale (cat. B). Ha finalità di accoglienza, trattamento terapeutico-riabilitativo e reinse-rimento socio-lavorativo. Gli obiettivi del trattamento di riabilitazio-ne sociale riguardano l’acquisizione di abilità, capacità e competenze individuali che corrispondono alle diverse dimensioni della persona e ai bisogni da soddisfare. Prevedono la ri-costruzione di condizioni (percorsi individualizzati psico-educazionali e psicoterapeutiche gruppali e/o individuali), che permettono nel tempo lo sviluppo e il mantenimento dell’autonomia.

Centropolifunzionale: è un Servizio specialistico (cat. C) e acco-glie persone di sesso maschile fino ad un max. di 21 posti letto a re-gime residenziale. Ha finalità di accoglienza, trattamento terapeuti-co-riabilitativo e reinserimento socio-lavorativo. Accoglie persone con dipendenza da sostanze psicotrope, anche in presenza di proble-matiche psichiche, che abbisognano di una gestione intensiva e spe-

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cialistica psicoterapica e/o psicofarmaterapico (es. gravi disturbi del-la personalità, comorbilità).

Servizio Semi-Residenziale: è un Servizio (diurno o serale per una permanenza minima di 6 ore al giorno e per almeno 5 giorni alla set-timana fino ad un massimo di 18 mesi) per persone con dipendenza da sostanze psicoattive. Può ospitare fino a 7 persone di sesso ma-schile ed offre un trattamento terapeutico-riabilitativo e di reinseri-mento socio-lavorativo anche a soggetti sottoposti a trattamenti far-macologici.

Come è organizzato. l’Area Psichiatria

Progetto poli aggregativi «LIBERAmente»: il Progetto nasce nel

2001 grazie ai fondi giubilari per l’anno 2000 su iniziativa della Consulta Diocesana e della Caritas Tarvisina ed entra nel Piano di Zona dei Servizi alla Persona 2003-2005 e 2007-2008, dell’ Azienda U.L.S.S. 9 di Treviso.

LIBERAmente ha due sedi operative e si pone come finalità favo-rire lo sviluppo di relazioni interpersonali unitamente ad una positiva gestione del tempo per persone con problematiche psichiatriche, all’interno di un quadro progettuale più ampio, pensato e realizzato in collaborazione con le comunità locali. Com’è organizzato: l’Area Reinserimento Socio-Lavorativo

La Società Cooperativa Sociale «Erga», è stata fondata nel 1998

per rispondere ai bisogni riabilitativi delle persone che escono dal mondo della dipendenza e per favorire dunque il reingresso nel mon-do del lavoro.

È una realtà del privato sociale non profit che opera nell’ambito del reinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. È suddivisa in:

Settore assemblati: la prima attività avviata per il reinserimento lavorativo è quella relativa ai servizi di assemblaggio per conto terzi.

Settore impianti elettrici: comprende l’installazione e la manuten-zione di impianti elettrici civili e industriali; installazione di impianti

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antintrusione; installazione di antenne terrestri e parabole satellitari; l’installazione di rilevatori di gas e fumi; servizi di quadristica.

Settore officina ed elettrauto: offre assistenza meccanica, elettrau-to, installazione impianti GPL e metano, ricarica climatizzatori, igie-nizzazione dell’abitacolo, certificazioni delle emissioni (bollino blù), revisioni.

Società Cooperativa Sociale Kapogiro: si è costituita nel 2001 e realizza percorsi d’inserimento lavorativo di donne socialmente svantaggiate con particolare attenzione all’utenza psichiatrica del Dipartimento di Salute Mentale di Treviso, U.L.S.S. n: 9. È un’impresa sociale che realizza attività di sartoria, stireria e ripara-zioni di indumenti, nonché confezionamento di manufatti in tessuto.

Associazione di Volontariato: L’associazione di volontariato è il primo nucleo grazie al quale si sono via via sviluppate nel corso de-gli anni tutte le altre iniziative e attorno al quale si sono strutturate le attività delle cooperative sociali CEIS, Erga e Kapogiro.

Il CEIS, Società Cooperativa Sociale, in sinergia con altri Sogget-ti Istituzionali del territorio, promuove e gestisce diversi progetti al servizio della persona e della collettività.

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Di Laura Peper 12. Il Centro di Solidarietà Gulliver di Varese

Perchè il nome Gulliver? Perchè la figura di Gulliver è diventata la metafora consolidata dell'uomo che è arrivato a capire che non può nascondersi agli altri ed a se stesso, se non pagando un prezzo inac-cettabile, e che sa, pur avendo viaggiato tra i nani di Lilliput e i gi-ganti di Brobdingnag, tra i maghi di Glubbdubdrib e i cavalli sapienti di Houyhnhnm, che il viaggio più difficile e stupefacente è quello che ciascuno può compiere dentro sé stesso se accetta di confrontarsi e di rivedersi negli occhi e nei volti degli altri uomini che incontra lungo la sua strada.

In questo semplice ma dirompente messaggio, di cui il personag-gio di Swift è simbolo e figura, si ritrovarono nel 1986 alcune perso-ne che avevano avviato già da qualche tempo interventi di volonta-riato e di solidarietà rivolti al recupero dei tossicodipendenti; prese così forma, perfezionando la propria identità educativa e metodolo-gica, il «Centro di Solidarietà Gulliver». Il programma terapeutico – riabilitativo

Il programma terapeutico-riabilitativo si rivolge a persone in si-

tuazione di abuso di sostane psicoattive e/o di dipendenze (tossicodi-pendenti, poliassuntori, alcoolisti, farmacodipendenti, compulsivi da gioco d'azzardo, ecc) e si basa sulla metodologia di «Progetto Uo-mo» che tiene conto innanzitutto della situazione biopsicosociale del soggetto.

Il percorso educativo si propone di recuperare l'individuo dallo stato di dipendenza e di promuoverne la crescita affinché ciascuno

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recuperi la propria pienezza e torni nella propria realtà sociale con tutti i suoi diritti e doveri. I soggetti e le loro famiglie devono sentirsi protagonisti del loro recupero.

Pertanto, il percorso di riabilitazione è personalizzato e flessibile e viene realizzato in comunità strutturate ad hoc per affrontare le di-verse specifiche di problematiche presenti.

In tutte le comunità alla persona viene chiarito fin dall'inizio che sarà lei stessa protagonista del proprio recupero: sarà aiutata a vedere che il proprio problema non è la sostanza (questa è infatti solo il sin-tomo di un proprio malessere profondo), la difficoltà reale è la pro-pria incapacità a guardarsi dentro con onestà ed a riconoscersi, quin-di, persona debole, continuamente in fuga di fronte alle responsabili-tà.

La consapevolezza, che il problema è in se stesso emerge man mano che il soggetto progredisce nel suo cammino.

La Comunità «Il Sentiero» per rimuovere le cause dell'uso delle so-stanze.

La comunità offre un servizio terapeutico-riabilitativo residenziale per 15 soggetti in situazione di dipendenza da sostanze psicotrope o con disturbi comportamentali.

Obiettivo della comunità è l'approfondimento diagnostico in un ambiente residenziale protetto.

Si orienta il soggetto alla scelta del progetto terapeutico riabilita-tivo personalizzato e si verificano difficoltà e risorse (motivazioni e condizioni famigliari/ambientali). Il servizio prevede gruppi motiva-zionali, gruppi di orientamento, gruppi di valutazione finalizzati al processo di appartenenza. La durata del percorso terapeutico è in ge-nere di 3-6 mesi ma può variare a seconda dei bisogni effettivi dell'u-tente. L'èquipe è formata da educatori professionali, psicologi, case manager, supervisore, volontari.

Comunità «Shalom» per ritrovarsi cittadini. La comunità offre un servizio terapeutico-riabilitativo residenzia-

le per 25 soggetti. È la comunità in cui avviene gradualmente il di-

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stacco dal programma terapeutico rispettando il progetto individua-lizzato previsto per ciascuno. Durante questa fase chiamata del «rein-serimento» il soggetto cercherà gradatamente di provvedere a se stesso in modo sempre più autonomo, trovando un lavoro e una resi-denza all'esterno; in questa ultima fase attuerà la propria risocializza-zione nei riguardi della famiglia, del lavoro, delle amicizie, del pro-prio modo di rapportarsi al mondo esterno. Gli obiettivi fondamentali di questo servizio sono relativi alla promozione dell'autonomia ed alla chiusura del programma di recupero; i soggetti vengono seguiti anche dopo la conclusione del progetto personale fino a che la riso-cializzazione con il mondo esterno è ben avviata. L'èquipe è formata da educatori professionali, psicologi, case manager, supervisore, vo-lontari.

Comunità «Padre beccaro» per imparare a gestire i limiti. La comunità offre un servizio terapeutico-riabilitativo semiresi-

denziale per 20 soggetti tossicodipendenti ed al suo interno ha attiva-to anche un modulo di trattamento specialistico semiresidenziale per 10 soggetti in comorbilità psichiatrica. Il servizio si propone di spo-stare il problema dalla sostanza al disagio dell'individuo, di maturare una motivazione personale al cambiamento del comportamento de-viante, di definire e concordare il progetto riabilitativo individuale. In presenza di adolescenti o giovani viene garantito un contesto in cui sperimentare una socializzazione positiva e, nel contempo, stimo-lare la famiglia all'assunzione di atteggiamenti adeguati ai bisogni evolutivi dei figli. In presenza di patologie psichiatriche gli strumenti terapeutici classici vengono integrati e arricchiti con procedure psi-codiagnostiche, supporto psichiatrico e psicofarmacologico. La dura-ta del percorso terapeutico è in genere di 6-9 mesi, ma può variare a seconda dei bisogni effettivi dell'utente. L'èquipe è formata da educa-tori professionali, psicologi, psichiatra, medico, case manager, su-pervisore, personale infermieristico e socio-sanitario, animatori.

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Coinvolgimento familiare parallelo «dall'essere complici all'essere risorsa»

È un intervento fondamentale che si attua con la famiglia; il suo

sviluppo è «parallelo» al percorso terapeutico del soggetto durante le varie fasi del programma. Può avere inizio prima dell'inserimento del «congiunto» (gruppo zero - si riunisce tutti i martedì sera). Le so-stanze psicoattive e le abitudini di vita conseguenti lasciano segni profondi ed evidenti nell'intero nucleo familiare e nelle persone affet-tivamente significative e che per questo hanno bisogno di essere coinvolte e ricevere aiuto.

La famiglia diventa co-terapeuta e co-educatrice in questo proces-so. I tre momenti di incontro e sostegno che «Progetto Uomo» pro-pone sono: il coinvolgimento familiare parallelo, i gruppi di auto-mutuo-aiuto, gli incontri assembleari. Nel corso del programma ria-bilitativo vengono organizzati dei gruppi misti e incontri unifamiliari per condividere e verificare l'evoluzione dell'iter terapeutico-educativo. L'èquipe è formata da consulenti familiari, psicologi, vo-lontari, supervisore.

Comunità «Approdo». Per un'autonomia accompagnata La comunità attua un servizio specialistico a carattere residenziale

per 15 soggetti in comorbilità psichiatrica. Il servizio offerto, rispetto al percorso classico, comporta aspetti che tengono in considerazione la stabilizzazione farmacologia mirante sia al contenimento dei sin-tomi da astinenza sia di quelli psicopatologici in senso stretto; inoltre un notevole impegno viene speso in merito alle dinamiche relazionali tra ospiti, tra ospiti ed operatori e tra ospiti e familiari. Vengono fatte vivere, attraverso il lavoro di gruppo, esperienze di cambiamento re-lazionale atte a modificare gli elementi essenziali dei processi pato-genietici che sono alla base della patologia psichica, psichiatrica e tossicofilica.

È contemplato il ricorso ad una vasta gamma di strumenti tera-peutici quali le procedure psicodiagnostiche, il supporto psichiatrico e psicofarmacologico, il supporto intensivo psicologico e psicotera-peutico (individuale, di gruppo e familiare), la terapia d'ambiente (socioterapia comunitaria). L'èquipe operante è multiprofessionale

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integrata ed è formata da educatori professionali, psicologi, psichia-tra, medico, case manager, supervisore, personale infermieristico e socio-sanitario, animatore e volontari. Comunità «il tritone» per rafforzare l'autostima e la capacità rela-zionale

Si opera intensamente con i familiari dell'alcoolista sia per un loro coinvolgimento nel processo di cambiamento del proprio congiunto sia per un'azione di supporto e assistenza alla famiglia, bisognosa es-sa stessa di costruire corrette relazioni interfamiliari. La durata del percorso terapeutico è in genere di 9 mesi, ma varia a seconda dei bi-sogni effettivi dell'utente. Dopo il percorso in comunità l'utente viene monitorato per un identico periodo con richiami periodici in gruppi di confronto sulla verifica dello stile di vita e sul mantenimento del-l'astinenza da alcool, anche mediante contatti con i gruppi degli Al-colisti Anonimi e dei Club per Alcolisti in trattamento operanti sul territorio. L'èquipe operante è multiprofessionale integrata ed è for-mata da educatori professionali, psicologi, psichiatra, medico, case manager, supervisore, personale infermieristico e socio-sanitario, vo-lontari. Comunità «Campo dei fiori» per promuovere lo sviluppo della per-sona

La comunità attua un servizio terapeutico-riabilitativo a carattere

residenziale per 25 soggetti tossicodipendenti. Nella comunità si aiu-ta la persona a conoscersi in profondità, a scoprire le cause dei propri comportamenti negativi, ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni senza giustificazioni; la si aiuta cioè a crescere. Il soggiorno in questa comunità prevede gruppi di incontro fra i residenti per creare un'occasione dove i singoli membri superino le inibizioni difensive ed arrivino gradualmente ad esprimere onestamente i sentimenti, ri-velandosi a se stessi, prima ancora che agli altri, per quello che ve-ramente sono.

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Gli impegni giornalieri, impostati come attività di gestione opera-tiva, sono utili per una verifica quotidiana delle potenzialità personali al cambiamento. Il percorso terapeutico è una sequenza di fasi attra-verso le quali il soggetto acquisisce conoscenza di sé, consapevolez-za delle proprie risorse e dei propri limiti, con l'obiettivo di ristruttu-rare la propria identità. Per giungere a ciò si sviluppa contemporane-amente un lavoro di facilitazione dell'espressione e della verbalizza-zione dei propri stati emotivi. L'equipe è formata da educatori pro-fessionali, psicologi, case manager, supervisore, volontari. Comunità «Cielo e terra» per dare casa alla sofferenza mentale

La comunità è ad alta protezione psichiatrica e può ospitare fino a 20 malati psichici. La comunità, aperta dal febbraio 1999, accoglie sia utenti provenienti dall'ex Ospedale Psichiatrico di Varese, con lunga istituzionalizzazione pregressa che persone con disturbi psichi-ci e di personalità inviatici dai C.P.S. della Provincia. La comunità residenziale ha funzionamento preminente nell'arco delle 24 ore; in tale periodo il servizio di assistenza e cura viene garantito da perso-nale educativo, sanitario e medico-psichiatrico. Date le caratteristi-che tipiche del target, il progetto è ispirato alla finalità di soddisfare, oltre al normale bisogno di contenimento abitativo e sociale, anche e soprattutto alla soddisfazione dei bisogni relazionali: a partire dall'at-tenta considerazione dei livelli di partenza di ogni singolo ospite, ci si propone di costruire un programma di tipo riabilitativo/terapeutico in una linea prevalentemente educativa. Le attività che si conducono sono essenzialmente di tipo animativo-laboratoriale e si propongono come opportunità per dare un senso costruttivo alla dimensione del tempo, concorrendo alla ricostruzione della autostima ed agevolando una riscoperta del rapporto con la realtà. Laddove possibile, ampio spazio viene riservato al lavoro con le famiglie, come scelta centrale nell'economia complessiva del progetto.

Prendersi cura della persona implica anche accompagnarla nel riattivare nel recuperare la rete delle sue relazioni famigliari, lavo-rando con i suoi congiunti per rendere possibile e praticabile la rico-struzione dei legami interrotti e la rielaborazione costruttiva delle perdite non recuperabili.

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Comunità «Vento e fuoco» per accompagnare e reinserire nel terri-torio

La comunità è a media assistenza psichiatrica e può ospitare fino a 10 pazienti psichiatrici stabilizzati con discrete capacità di autono-mia e senza problemi di custodia continuativa. La prospettiva di fon-do cui il progetto si ispira è quella di suscitare attorno alla persona una rete sempre più ampia di comunicazione e di solidarietà, allo scopo di rompere quel drammatico isolamento in cui un individuo si viene a trovare e per superare lo stigma, unitamente alla propria fa-miglia, o addirittura senza nemmeno la vicinanza di questa. L’ottica generale è quella si suscitare un processo in controtendenza rispetto alla cronicizzazione, evitando l’isolamento sociale. Le attività propo-ste sono prevalentemente di tipo laboratoriale in prospettiva di un graduale reinserimento lavorativo. Ampio spazio sarà dato per attiva-re o riattivare le relazioni con la famiglia d’origine e con il contesto sociale al fine di creare una cultura della solidarietà.ervizi accoglien-za, consulenza e diagnosi

Sono la «porta d’ingresso» per accedere ai diversi servizi del Centro Gulliver, garantendo alla persona di sentirsi accolta, ascoltata e compresa come tale e non come «portatrice di un disturbo».

L’obiettivo è di giungere, attraverso una serie di colloqui alla proposta di un intervento, il più idoneo ed adeguato possibile, che non necessariamente esiti in «una presa in carico» del richiedente aiuto.

Il servizio di «Primo ascolto» permette di stabilire un contatto in breve tempo, accogliendo così la richiesta d’aiuto e valutando la si-tuazione grazie ad operatori qualificati che approfondiranno la natura del bisogno. Se necessario si concorderanno con l’interessato le mo-dalità di prosecuzione (nuovi colloqui di approfondimento, counsel-ling, eventuale inserimento in comunità residenziali e non, con presa in carico del soggetto e stipula del contratto terapeutico, invio ad al-tre strutture, ecc.).

Il servizio di «counselling» si propone come un servizio qualifica-to di consulenza attraverso il contributo di una équipe di professioni-sti. L’attività riguarda le seguenti prestazioni:

• Consulenza e sostegno alla persona: adulti ed adolescenti • Consulenza di coppia

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• Consulenza per problemi educativi e familiari • Consulenza legale matrimoniale • Consulenza etica • Consulenza relativa ai compiti genitoriali La Psicoterapia breve e d’individuazione Le tecniche utilizzate nel colloquio di sostegno alla persona (terapia centrata sul cliente, analisi transazionale, indirizzo sistemico relazio-nale) sono strumenti atti a sollecitare negli utenti una presa di co-scienza per maturare scelte personali, libere ed autonome.

Il servizio di «valutazione psicodiagnostica» è una struttura clini-ca formata da un'équipe di professionisti che definisce, attraverso at-tività di psicodiagnosi, valutazioni psicologiche, somministrazione di test e la raccolta anamnestica dei dati personali del soggetto in osser-vazione, la diagnosi necessaria per la prosecuzione dell’eventuale percorso di cura.

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Di Giorgiana Ciarocchi e Raoul Alan Fontana 13. Centro Italiano di Solidarietà «San Crispino» di Viterbo

Il Centro di Solidarietà «San Crispino» di Viterbo nasce nel 1982, fa parte della Federazione Italiane delle Comunità Terapeuti-che (F.I.C.T.) ed è ente ausiliario della Regione Lazio.

Opera da sempre nel campo delle tossicodipendenze e grazie al-l'esperienza acquisita nel tempo ha modificato ed esteso il modello d’intervento riuscendo cosi a rispondere alle diverse esigenze e ri-chieste che si sono presentate nel corso degli anni.

Il centro trae ispirazione dal programma terapeutico per il recupe-ro dei tossicodipendenti denominato «Progetto Uomo», elaborato dal Centro di Solidarietà di Roma (Ce.I.S.) di Don Mario Picchi, in se-guito ampliato dalla Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (FICT) e considerato un vero e proprio progetto educativo.

È stato riconosciuto come Ente Ausiliario della Regione Lazio nel dicembre del 1983 con iscrizione ufficiale all'Albo degli Enti Ausi-liari. Con Decreto del Ministero di Grazia e Giustizia è stato ricono-sciuto tra le Comunità Terapeutiche più adatte per l'affidamento di imputati tossicodipendenti. È, infine, membro effettivo del Coordi-namento degli Enti Ausiliari della Regione Lazio (CEARL).

Il Ce.I.S. «S.Crispino» offre ai giovani emarginati nella tossico-dipendenza una modalità di intervento specifica, con l'obbiettivo di aiutare il giovane a raggiungere un equilibrio fra sentimenti e ragio-ne, all'interno di un ambiente educativo le cui leggi si chiamano one-stà, responsabilità, rispetto di se stessi e degli altri, interesse, fiducia, partecipazione.

Si parte da una certezza: dalla droga si può uscire, ma non da soli. Così il lavoro delle Comunità pone l'attenzione sull'uomo che sta die-tro il fattore droga, su quell'uomo con un problema in più. Il cammino terapeutico trova l'espressione più concreta nella Comu-

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nità definita «terapeutica», perchè oltre ad offrire al giovane in diffi-coltà la permanenza in un ambiente alternativo a quello sociale d'ori-gine, mette a sua disposizione un consistente aiuto, attraverso precise tecniche psicologiche che lo aiutano a conoscere e superare i motivi del proprio disagio esistenziale.

Anche la famiglia ha un ruolo primario negli interventi di riedu-cazione della Comunità, sia per il contributo che le è chiesto con la partecipazione alla riabilitazione, sia per il cammino di crescita che essa è tenuta ad effettuare.

I servizi del Centro, oggi, si articolano in modo tale da fornire diverse risposte sia con programmi residenziali sia ambulatoriali.

I Servizi offerti dal Centro sono: • Accoglienza: sede principale per colloqui d'accesso ai servizi

delle strutture. • Comunità di Orientamento «La Palanzana»: Centro diagnosti-

co residenziale. • Comunità terapeutica «La Quercia»: Centro terapeutico - edu-

cativo residenziale. • Comunità di doppia diagnosi «Diogene»: Centro residenziale

per soggetti con problemi di coomorbilità del disturbo psichia-trico e abuso di sostanze.

• Centro diurno media-soglia: Centro semi-residenziale gestito con progetti ambulatoriali in associazione con il Ser.T. Di Vi-terbo.

• Gruppi serali: intervento ambulatoriale bisettimanale con col-loqui individuali e gruppi di auto-aiuto.

• Associazione famiglie: Intervento con cadenza settimanale at-traverso gruppi di auto-mutuo-aiuto.

Gli altri servizi offerti dal Centro: • Carcere e percorsi giudiziari: interventi di colloqui all'interno

dell'istituto penitenziario in collaborazione con il Ser.T. di Vi-terbo.

• Prevenzione: progetti di prevenzione sul territorio. • Cooperativa di servizio «Lavoro e Solidarietà»: cooperativa

sociale di tipo B.

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Di Carlo Livraghi Il C.S.A. Centro di Soliedarietà di Arezzo

Il C.S.A., Centro Solidarietà Arezzo, nasce nel 1983, come libera

associazione di volontariato, per operare nel settore della prevenzio-ne, recupero, riabilitazione e reinserimento di persone politossicodi-pendenti.

Nel 1988 viene riconosciuto come Ente Ausiliario della Regione Toscana e quindi convenzionato con le USL.

Nel 1998 il C.S.A., grazie alle nuove riforme sulle associa-zioni non-profit, diviene ONLUS. Dal suo costituirsi ad oggi il C.S.A. è diventato una realtà molto

importante, sia in Toscana che in Umbria, con strutture residenziali e semiresidenziali dislocate sul territorio e operanti nel settore della tossicodipendenza :

• Arezzo e provincia (un centro di prima accoglienza e una comunità terapeutica)

• Abbadia San Salvatore (centro di prima accoglienza) • Grosseto (centro di prima accoglienza) • Città di Castello (centro di prima accoglienza)

Oltre al programma terapeutico per il recupero dei tossicodipen-

denti che rappresenta l’attività principale del Centro, è attivo un per-corso per le famiglie degli ospiti (e non) dei nostri centri, per soste-nerle e per renderle consapevoli dei problemi interpersonali all’interno del proprio sistema familiare.

Nel tempo si sono affiancate altre attività parallele per la promo-zione della cultura della prevenzione e del benessere, tra queste va ricordata l’associazione ‘I Care’, nata con lo scopo di sviluppare progetti di prevenzione a favore della fascia giovanile attraverso :

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• Interventi nelle scuole • Centri di aggregazione giovanile • Corsi di formazione per insegnanti genitori ed educatori

A seguito del riconoscimento derivante dalle molteplici iniziative

del C.S.A., negli anni, si sono registrate numerose richieste di consu-lenza e sostegno da parte di coloro che a vario titolo, sia direttamente che indirettamente, si ritenevano coinvolti nel campo della tossico-mania.

Tali richieste giungevano da una fascia di utenza sconosciuta ai servizi sanitari del territorio e che non intendeva usufruirne, deside-rando non esporsi e tutelare la propria privacy.

In seguito a questa crescente domanda e sensibili al dilagare delle nuove droghe, nel marzo del 2000, il servizio apre uno sportello di consulenza rivolto a questo target emergente, identificando, in loro, l’assenza di condizioni che potessero condurre ad un inserimento presso una delle strutture di recupero del C.S.A. o di qualsiasi altro ente convenzionato nel territorio nazionale.

Dopo questa prima fase di sperimentazione, si decise di accoglie-re senza esclusioni le richieste che giungevano, valutando singolar-mente caso per caso, con l’unico elemento comune che fino ad allora si era registrato, ossia la presenza di un disagio e l’assenza di pro-blematiche di tipo psichiatrico, per le quali si inviava ai servizi terri-toriali preposti, spesso creando le condizioni affinché l’invio fosse accolto con successo.

Inizialmente questa esperienza fu promossa e condotta da due counselor di grande esperienza che, in forma sperimentale, offrirono percorsi ambulatoriali di recupero e di sostegno a coloro che ne face-vano richiesta e ai membri del sistema familiare; l’intento era anche quello di attivare le risorse del nucleo, con la convinzione che questo massimizzava le possibilità di successo.

Si notò che dopo essere intervenuti sull’emergenza del sintomo e solitamente sulla sua scomparsa, persistevano elementi riconducibili ad un ulteriore percorso di tipo psicoterapeutico per la famiglia e per-tanto si era soliti proporre un invio o ai servizi territoriali o a profes-sionisti privati, effettuando in ogni caso un follow-up dopo circa 6 o 12 mesi dall’ultimo incontro.

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Nel 2006, questo servizio decise di avvalersi di professionisti in-terni, al fine di ampliare l’offerta e garantirsi un lavoro sinergico, ca-ratterizzato da una trasmissione dei dati più diretta e più agevole, da un confronto costante, da supervisioni interne, con scadenze prestabi-lite, una volta al mese e dalle supervisioni esterne che come prassi ogni singolo psicoterapeuta effettua sul proprio lavoro.

L’ottica dell’intervento è sempre stata quella sistemica, consape-voli del ruolo e della risorsa che la famiglia rappresenta, pertanto an-che laddove si lavorava con il singolo e sul sintomo, i riferimenti al significato dell’espressione sintomatica erano presenti ed evidenti.

L’attenzione al tipo di rapporto e alla qualità della relazione con il paziente e il suo sistema di riferimento, sin dal principio ha rivestito una grande importanza, divenendo argomento di analisi e confronto durante i momenti di supervisione interna giungendo oggi a definirla come un cardine fondamentale intorno al quale il lavoro si sviluppa alimentando maggiori possibilità di successo.

Come psicoterapeuta familiare, iniziai la mia collaborazione con il Centro nel 2006,

lavorando sia nei due Centri della provincia di Arezzo, comunità terapeutica e prima accoglienza, che nel progetto ambulatoriale a cui seguiterò di riferirmi.

Nel percorso ambulatoriale la mia collaborazione si concretizzava e seguita ad esserlo, seguendo principalmente le coppie o le famiglie di coloro che erano o erano stati in trattamento per abuso di sostanze, solitamente si trattava di pazienti dipendenti dall’uso di cocaina, o meglio poliassuntori che manifestavano una marcata preferenza ver-so il consumo di cocaina.

A mio parere può essere funzionale presentare un caso, trattato dalla nostra equipé nel quale sono state coinvolte più figure profes-sionali, in tempi talvolta differenti e che esplicita chiaramente il se-guente titolo.

Elaborare la perdita per riscoprire un’appartenenza che garanti-

sca lo svincolo. Perdita riferito agli affetti, al proprio valore e dignità a ciò che

nel proprio nucleo si ritiene di non aver mai avuto….spesso non è avvenuto uno svincolo ma solo un maldestro tentativo di separazione attuato attraverso uno strappo emotivo, elaborare questo lutto con-

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sente di ritrovare la propria appartenenza, le proprie radici… solo attraverso questo passaggio può garantirsi un reale e sano svincolo da attuarsi attivando sinergicamente le risorse del nucleo di riferi-mento; il sistema familiare è coinvolto in questo processo in quanto il sintomo rappresenta solo la punta di un iceberg in cui convergono i malesseri dei singoli, spesso coperti o soffocati dall’emergenza e-spressa dal paziente designato, il quale nei suoi conflitti interiori e nella sua trasgressione, è solo il portavoce del grido di dolore della famiglia.

Maria ha 26 anni ed usa cocaina dall’età di 19 anni, è una ragazza

molto attraente, la sua famiglia, di ceto medio alto, è molto conosciu-ta nel territorio aretino.

Lei è l’ultimogenita di una coppia che ha attraversato una crisi profonda durante i primi anni della sua adolescenza, ha due fratelli maggiori, rispettivamente di 4 e di 7 anni.

Al servizio Maria giunge su invio di uno psichiatra del diparti-mento di salute mentale che la seguiva privatamente, per degli attac-chi di panico e dopo essere stata respinta da una psicologa privata

Come da prassi, dopo un’iniziale raccolta dati, si avviano due percorsi condotti da due differenti colleghi, un percorso individuale con Maria e un percorso con la coppia genitoriale

Il lavoro con la portatrice del sintomo, mirava inizialmente a raf-forzare la sua motivazione al cambiamento e a sostenerla durante le crisi preventivate.

Il percorso con il sistema genitoriale tendeva a fornire indicazioni pratiche sulla gestione del problema, implicitamente offriva sostegno e metteva in panchina i fratelli, tanto provati o meglio troppo a lungo triangolati nella vicenda.

Come spesso accade il sintomo scomparve nel giro di poche set-timane e dal lavoro sulla gestione del creving, fu possibile lavorare sul significato e sulla funzione che la tossicodipendenza aveva assun-to all’interno del sistema di riferimento.

Si ricostruì un vissuto di perdita e un maldestro tentativo di svin-colo in cui la sostanza aveva illusoriamente aiutato a divincolarsi da schemi e attese prestabilite.

Dopo il trattamento dell’emergenza e con il rifiorire di Maria, molti altri nodi vennero al pettine, tanto da divenire consapevoli del-

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la necessità di un coinvolgimento differente di tutto il sistema fami-liare.

Si propose e successivamente si avviò, un percorso di psicotera-pia familiare, inizialmente con il sistema al completo si lavorò nel decentrare Maria dall’attribuzione della loro unica fonte di malessere e preoccupazione, che era l’unico argomento comune e fonte di re-criminazioni per giungere a dare voce al malessere personale dei sin-goli membri del sistema.

Tutti i figli, che tra loro non avevano rapporti se non in relazione alla tossicodipendenza di Maria, avevano tentato fallimentari e dolo-rose vie che potessero condurli ad una separazione dal nucleo di ap-partenenza, verso il quale con impeti diversi avevano molto da ri-vendicare, inoltre ognuno di loro, inclusi i genitori, avevano tentato dei percorsi psicoterapeutici individuali, in tempi e modalità diffe-renti; nessuno aveva mai proposto loro, né tantomeno avevano con-siderato l’opportunità di un intervento familiare, che sin dal principio fu accolto, pur col le loro resistenze, con speranza e convinzione.

Attraverso il genogramma trigenerazionale della coppia si rico-nobbe il contratto coniugale e si tracciarono le fondamenta dell’appartenenza del nucleo, identificando il modello fondatore del sistema e delineando molte più somiglianze che divergenze tra i membri costituenti il sistema.

Ogni membro aveva nella sua storia dei lutti da elaborare, talvolta si concretizzavano con un mancato riconoscimento del proprio ope-rato, con il percepirsi diverso dalle aspettative proprie e altrui, con la convinzione della non accettazione delle proprie scelte di vita, o per dolorose rinunce affrontate.

Si lavorò su questo terreno comune condividendo i malesseri dei singoli e attivando le risorse del nucleo sulla base degli intenti co-muni.

Con il procedere della psicoterapia tutti si dichiararono in una nuova stagione, con la ferma convinzione di non essere più soli e di poter reciprocamente alleviare le proprie sofferenze, rinunciando a lotte impari e fallimentari.

Dopo questa prima fase la psicoterapia proseguì lavorando sui sottosistemi: la coppia e la fratria lavorando separatamente sui con-flitti manifestati e riferiti.

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Attraverso questo lavoro ogni membro trovò la collocazione più idonea al proprio ciclo di vita e sviluppò migliore capacità empatica e comunicativa all’interno del sistema di riferimento.

Il sintomo di Maria, un tempo tanto funzionale al sistema di ap-partenenza, non aveva più ragione di manifestarsi per assumere il ruolo di collante di un mondo frammentato, questo contesto stava ed era sostanzialmente cambiato!

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Di Stefano Goretti 15. Il Ser.T. di Perugia

Il Ser.T., uno sconosciuto. Potrebbe essere, questo, un efficace ti-

tolo posto ad inizio della presentazione del Ser.T. di Perugia. Confinato per circa 30 anni in anguste stanze all'ingresso

dell'ospedale cittadino, sino al settembre del 2008, nonostante il forte incremento di utenti, verificatosi nel corso degli anni.

Non conosciuto dalla società civile della città ma, in modo ancora più preoccupante, dalla società politica, dagli operatori dell'informa-zione locale, dagli intellettuali e opinion makers, oltre che dalla maggioranza degli operatori sanitari.

Il Ser.T. a Perugia ha sempre vissuto stagioni complicate; consi-derato spesso, molto spesso, un problema più che uno strumento da utilizzare nella soluzione del problema.

Rappresentato come catalizzatore di comportamenti devianti pri-ma sopportato e, negli ultimi 15 anni, apertamente osteggiato da mol-ti elementi del contesto socio-urbanistico della zona nella quale ope-rava, sino al suo trasferimento nel settembre del 2008 all'interno del-l'area dell'ospedale nuovo sorto alla periferia della città.

La visione ideologica che permeava la descrizione che veniva prodotta delle sue attività, al fine di giustificare gli atteggiamenti di rifiuto e i commenti di critica, ha impedito, e ancora oggi impedisce, alla collettività di «farsi un'idea» di ciò che veniva e viene realizzan-dosi entro le mura del servizio che si occupa della vita di figli e nipo-ti dei cittadini perugini.

Eppure la storia del Servizio, inizia 30 anni fa, quando è stato a-perto il CMAS, ospitato in due minuscoli locali di fronte al P.S. del-l'ospedale policlinico di Perugia, quando «eredita» i primi tossicodi-pendenti perugini in cura prima presso il Centro di Igiene Mentale di Perugia Centro, poi transitati nella Clinica Medica della Facoltà di

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Medicina. Inizia quando il consumo problematico di eroina si è reso visibile e non più confinato in un contesto di nicchia sociale.

Nei primi anni di attività, tre giovani medici e due giovani infer-mieri si sono «inventati» una professionalità, un modo di confrontar-si con una realtà di abuso che in quel periodo era allo «stato nascen-te». Cancrini li avrebbe definiti «quei temerari sulle macchine volan-ti».

Poche decine i giovanissimi che si recavano al CMAS per assu-mere la terapia quotidiana di metadone, provenienti nella stragrande maggioranza da ambienti proletari e da quartieri «popolari», quelli sorti negli anni '70 a collana della città storica, al fine di fornire ri-sposte abitative alle mutate esigenze collettive e soprattutto all'inur-bamento verificatosi nel decennio precedente.

Da lì, a qualche anno, questi giovani operatori si sono trovati di fronte «un'epidemia mondiale da affrontare con gli strumenti di un medico di campagna»: l'AIDS. Si sa che l'Italia, a differenza di altre nazioni occidentali, vedeva al primo posto tra le categorie così dette a rischio i tossicodipendenti e quando si è capito che a trasmettere l'infezione erano i rapporti sessuali e, ancora più, lo scambio di sirin-ghe, questi stessi operatori si sono «rimboccati le maniche», realiz-zando una capillare e quotidiana opera di informazione avviando, nel contempo, relazioni con le cliniche universitarie, con le assistenti so-ciali dei servizi territoriali, con il Comune di Perugia. Non teorizzato, ma ciò che stavano facendo altro non era che un lavoro di rete, asso-lutamente innovativo rispetto alle modalità operative sino allora pre-senti nei servizi sanitari.

Ricondotta l'emergenza AIDS a livelli più «tollerabili», grazie al lavoro di prevenzione e all'utilizzo di nuovi farmaci, un'altra sfida si è presentata alla consapevolezza di questi stessi operatori; mentre gli abusatori cronici di eroina aumentavano progressivamente nel corso degli anni. La sfida riguardava l'irrompere nel mercato del consumo delle cosiddette «nuove droghe»: anfetamine e metanfetamine. La particolarità della situazione stava nel fatto che, a farne uso, non era-no i marginali o gli «alternativi», categorie di consumatori storici, ma giovani e giovanissimi totalmente inseriti nei contesti della «normali-tà», che utilizzavano sostanze con modalità e con motivazioni assolu-tamente diverse rispetto ai consumatori di eroina.

Il mondo della notte e delle discoteche è la «quinta» ove si di-spiega la sceneggiatura di questa rappresentazione. Il problema, per

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gli operatori del Sert, che gli attori non si rappresentavano nel ruolo di chi vive un potenziale problema o rischio. Il Red Zone, famosa di-scoteca della zona, era il centro di queste nuove dinamiche di uso.

Ci è voluto tempo perché gli operatori acquisissero consapevolez-za della novità ma poi, bene o male, sono riusciti a prendere le misu-re a queste dinamiche iniziando a uscire, metaforicamente quanto fi-sicamente dai Servizi.

La Rete si è estesa e consolidata, con la strutturazione di nuovi servizi e nuove modalità operative, anche in collaborazione con le cooperative del privato sociale.

Sopra le quali sarebbe opportuno e necessario aprire una serie ri-flessione sui diritti di chi opera nel privato sociale, sulla loro forma-zione, sulle loro retribuzioni, sui meccanismi di democrazia e di rap-presentanza che interessano le imprese sociali. Ma questa è un'altra storia.

Informazione, promozione della salute e riduzione del danno sono divenute pratiche usuali di azione, in contesti altri rispetto al Sert in quanto luogo fisico.

Ed oggi, tra tutto, la cocaina, ma non solo. Si pensi ad esempio al grave problema della politossicodipendenza od all'emergenza di pro-blematiche psichiatriche che si sovrappongono all'abuso di sostanze, o viceversa.

Questa terza profonda modifica dell'universo dei consumi trova il Ser.T. in sofferenza, per diverse ragioni.

Una prima ragione deriva dal fatto che nella società è divenuta egemone una cultura che individua nella tossicodipendenza un pro-blema di ordine pubblico, i consumatori considerati un corpo estra-neo al tessuto sociale. Così il processo di stigmatizzazione, per pro-prietà transitiva, ha colpito anche i Servizi che si occupano della cura delle persone «drogate», il Ser.T. per primo.

Una seconda ragione è anagrafica; gli operatori stanno invec-chiando, possiedono sempre meno risorse fisiche ed emozionali, me-no reattività rispetto al mutare della situazione di uso ed abuso.

Una terza ragione è la scarsità sempre più drammatica di risorse, non solo economiche ma strutturali e di personale.

Un'ulteriore ragione, più specifica, riguarda la rappresentazione sociale della cocaina che, a differenza di altre sostanze, non viene percepita come pericolosa in se, non subendo così il processo di ri-provazione sociale nei confronti di quanti la usano, anzi. Utilizzata

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come lubrificante sociale, come lievito per costruire relazioni si è diffusa in ambienti e contesti differenziati e non solo, e non soprat-tutto, in ambiti disagiati.

Mentre tutto ciò accadeva, non si è fermato l'incremento numeri-co delle persone che si sono rivolte al Ser.T., per problematiche con-nesse all'utilizzo cronico di eroina. Quelle poche decine dei primi anni ottanta, nel 2008 sono diventate oltre ottocento.

All'interno di questo contesto bisogna evidenziare due elementi critici rappresentati dall'alto numero di decessi per overdose e dalla significativa incidenza di soggetti migranti sul totale degli assistiti del Ser.t..

Da oramai diversi anni la città di Perugia è crocevia di vendita di sostanze psicotrope illegali, per consumatori provenienti dalle Mar-che, dall'alto Lazio e dalla bassa Toscana, oltre che da tutta l'Umbria. Un diffuso centro commerciale che coinvolge tutte le zone cittadine, dove la «merce» droga è in vendita a tutte le ore del giorno e della notte, anche con consegne a domicilio. Questa estrema diffusione de-termina un innalzamento del rischio che si traduce in una mortalità tripla rispetto alla media nazionale. Nel 2008 i decessi per overdose in Umbria, e quindi a Perugia risultano essere di oltre 4 per 100.000 abitanti, collocandola al primo posto tra le regioni italiane, a fronte di una media nazionale di 1, 5.

L'ultimo anello della catena del traffico di droghe è costituito da consumatori-spacciatori in prevalenza magrebini. Questi costituisco-no tra il 15-20% dell'utenza complessiva del Ser.t. di Perugia, mentre a livello nazionale non si arriva all'8%.

La maggior parte di essi non è in regola con le norme sull'immi-grazione, ciò comporta la sovrapposizione di problematiche altre ri-spetto a quelle riguardanti la condizione di tossicodipendente; in par-ticolare l'impossibilità di accedere ai servizi sanitari e sociali nei casi di necessità. E poiché tali situazioni sono sempre più all'ordine del giorno, per le condizioni di precarietà nelle quali le persone vivono ci si trova, come Ser.T., nell'impossibilità di strutturare percorsi dia-gnostico-terapeutici efficaci e continui nel tempo, con ricadute nega-tive riguardanti la qualità della vita dei soggetti interessati. L'esperienza del Ser.T. non è costituita solo da aspetti critici; vi sono prospettive operative che rappresentano delle «tracce di lavoro» per il prossimo futuro: intanto l'apertura all'esterno, con una sempre più

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significativa propensione alla contaminazione con altri servizi di strutture pubbliche e del privato sociale, nonostante l'inerzia dei de-cisori politici; poi l'esperienza della formazione condivisa, ritenuta indispensabile al fine della socializzazione dei saperi professionali e dei linguaggi, così da garantire un'azione coordinata e efficace in una realtà sempre più complessa, ed infine il coinvolgimento nelle attivi-tà di prevenzione e cura dei diritti interessati, attraverso la sperimen-tazione di gruppi di autoaiuto e della promozione della salute per il tramite progetti di peer educator.

In conclusione, la storia dei 30 anni del Ser.T. di Perugia è la sto-ria della presenza delle sostanze psicotrope illegali nella città. È la storia delle trasformazioni delle modalità d'uso, delle motivazioni, dei profili dei consumatori. È la storia dei tentativi di fornire stru-menti e risposte alle patologie da dipendenza. È la storia di uomini e donne che, da operatori e da consumatori, si sono incontrati e, a vol-te, scontrati ma sempre, o quasi, nel rispetto del proprio essere per-sone.

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Di Samantha Sanchini e Katia Calceglia

16. Il Ser.T. dell’Azienda Usl di Forlì

Il territorio dell’Azienda AUSL si articola in un unico distretto

comprendente tutti i comuni dell’ambito territoriale della AUSL DI Forlì, con una popolazione superiore ai 170.000 abitanti ad «alta complessità di Servizio».

Il Ser.T. (Servizio Tossicodipendenze) è un’unità operativa com-plessa che fa parte del DSMDP (Dipartimento Salute Mentale e di-pendenze patologiche) e si occupa delle persone con dipendenza pa-tologica derivante dall’uso/abuso di sostanze psicoattive. Il Servizio si occupa, specificatamente, di tossicodipendenza, alcoldipendenza, tabagismo e gioco d’azzardo.

Il sistema dei Servizi per le tossicodipendenze è costituito dai Ser.T., dagli Enti Ausiliari, dalle associazioni di volontariato iscritte al registro regionale e operanti nel settore delle tossicodipendenze. In quest’ottica si inserisce la territorializzazione della cura e delle pro-poste di trattamento, utilizzando tutte le risorse disponibili in rete sulla base di percorsi calibrati sulla concreta conoscenza del paziente e dei suoi bisogni: infatti rispetto al passato, per dare una risposta sempre più articolata alla multiproblematicità delle situazioni, si e-stende sempre più il lavoro di rete fra i servizi (Comune, sindacati, Prefettura, volontariato, Enti).

Questa logica permette come scelta prioritaria la territorializza-zione delle cure e proposte di trattamento attraverso un’effettiva col-laborazione tra operatori ed enti diversi.

La territorializzazione delle cure deve essere vista solo come una fra le diverse offerte terapeutiche fatte al paziente, di nor-ma quella di miglior qualità, anche se non si esclude la possibi-lità di un percorso svolto altrove, scelto dal paziente.

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La Mission • Prevenzione • Cura • Riabilitazione e inserimento • Riduzione del danno • Monitoraggio del cliente (interno ed esterno)

Per raggiungere la mission viene fatta una valutazione multidisci-

plinare e se necessario viene attivato un programma terapeutico. All’interno di queste processi vengono erogate prestazioni di area medica, psicologica, e socio-educativa.

L’accoglienza è il primo contatto con l’utente ed i suoi familiari. Attraverso colloqui con l’utente si esaminano i bisogni e le motiva-zioni che stanno alla base della domanda, attraverso un’anamnesi so-cio familiare. In questa prima fase di valutazione sono coinvolti gli operatori dell’area socio-educativa (educatori professionali ed assi-stenti sociali). Gli elementi raccolti portati nell’équipe multidiscipli-nare vengono utilizzati per l’elaborazione degli obbiettivi primari e secondari, al fine di definire il progetto terapeutico. L’équipe tenuto conto delle caratteristiche individuali e della peculiarità della situa-zione dell’utente propone il programma terapeutico all’utente e ai suoi familiari, specificando gli obbiettivi a medio, lungo e breve ter-mine.

Area medica: svolge attività deputate al controllo dello stato di salute dei giovani utenti con particolare riguardo all’hiv e ad altre pa-tologie correlate alla tossicodipendenza.

Area psicologica: l’area psicologica si occupa di trattamenti indi-viduali alla persona e di gruppo, attraverso psicoterapia individuale, di gruppo, sostegno e consulenza alla famiglia, colloqui di consulen-za individuali

Area socio-educativa: si occupa di interventi connessi alla vita quotidiana della persona nei suoi rapporti con i gruppi, con il territo-rio e le istituzioni, nonché i progetti e gli interventi per promuovere il cambiamento delle condizioni reali di vita dei singoli e dei gruppi. Favorisce attraverso l’individuazione di risorse e strumenti adeguati la fase di reinserimento e di reintegrazione sociale.

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Prevenzione: le iniziative riguardano le sostanze illegali e quelle legali (alcol e nicotina). Stabilmente all’interno del servizio vi è un’equipe prevenzione composta da educatori professionali, psicolo-ghe e un medico che fa incontri negli istituti scolastici, nelle scuole-guida e in contesti del divertimento e visite guidate presso il servizio.

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Di Alice Venturini 17. La Cooperativa Sociale Cento Fiori Onlus di Rimini

La Cooperativa Sociale Cento Fiori Onlus è nata nel 1981, dedi-candosi con il Servizio Tossicodipendenze di Rimini allo scopo di creare attività lavorative per popolazioni di utenze come tossicodi-pendenti, borderline, emarginati, che potessero costituire opportunità di affrancamento personale e liberazione da dipendenza e isolamento sociale.

La nascita della Cooperativa affonda le sue radici sull’evoluzione di un movimento «di piazza» descritto sulla pubblicazione «Rimini, una città contro la droga» (casa editrice Maggioli) impegnandosi nell’obiettivo di costruire strutture terapeutiche di tipo laico dove professionalità, ricerca scientifica e lavoro in rete potessero dare ri-sposta efficiente ed immediata alle richieste ed esigenze dei giovani tossicodipendenti del territorio. Ci si rese conto ben presto che in as-senza di strutture di sostegno era impossibile fare cose concretamen-te utili, di conseguenza furono aperte la Comunità Terpeutica di Val-lecchio e il Centro Diurno di Rimini.

Tra le strutture terapeutiche, la Cooperativa gestisce dal 1983 la Comunità Terapeutica di Vallecchio (situata a Vallecchio, Monte-scudo, Rimini), nata in collaborazione con il Ser.T di Rimini. La struttura accoglie persone con problematiche di dipendenza (eroina, cocaina, alcool, GAP etc.) oltre ad offrire specifiche attività lavorati-ve all’interno: il Centro Ippico aperto al pubblico con attività didatti-ca per bambini ed adulti e di pensionamento per cavalli; il canile che offre servizi di raccolta, visita, isolamento e pensionamento di cani randagi della Provincia e all’ interno del quale viene svolta dal 2005 Attività Veterinaria; il laboratorio di assemblaggio di materiali in collaborazione con aziende esterne; attività agricole di coltura biolo-gica.

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Sempre all’interno della Sede Operativa di Vallecchio é attivo il Centro Osservazione Diagnosi (inizialmente denominata centro Dia-gnosi e Terapia Breve) riconosciuto dalla Regione Emilia Romagna dal 2005 in seguito ad un approfondimento e sperimentazione iniziati nel 2001.

Tale struttura residenziale é specificatamente orientata per fornire risposte immediate a soggetti con patologie derivate da abuso di so-stanze psicotrope e fornire diagnosi validate scientificamente su sol-lecitazione dell’Azienda USL di Rimini.

Localizzato, invece, nel territorio di Rimini è il Centro Diurno, struttura terapeutica semiresidenziale gestita dalla Cooperativa So-ciale Cento Fiori dal 1983 e rivolta, come le precedenti, a persone con problemi di abuso di sostanze ed impegnata in un lavoro di rete con i Servizi del territorio.

All’interno delle suddette strutture riabilitativo terapeutiche il la-voro terapeutico viene condotto da equipe multidisciplinari com-prendenti diverse professionalità (psichiatri, psicologi, psicoterapeu-ti, sociologi, educatori, tirocinanti, volontari) che collaborano in si-nergia nella strutturazione di progettualità diversificate in base alle differenti richieste e complessità cliniche degli utenti in carico.

Sempre nel territorio di Rimini sono inseriti i settori lavorativi che concernono le attività della Cooperativa di tipo B: la legatoria e il centro di restauro del libro; la serigrafia; la Serra floro vivaistica (che collabora anche con la Casa Circondariale di Rimini per l’inserimento dei detenuti che frequentano la Sezione Attenuata per il trattamento tossicodipendenti Se.A.T.T.); un laboratorio di fitoprepa-razioni; un cantiere nautico. Nei suddetti settori viene impiegata ma-nodopera professionale proveniente anche dall’area del disagio e vengono realizzati percorsi di formazione al lavoro di utenti in tera-pia.

Inoltre, alcune di queste attività, avviatesi anche col contributo di coloro che hanno svolto un percorso terapeutico, hanno potuto suc-cessivamente sganciarsi dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori per diventare attività autonome e/o creare nuove cooperative.

È il caso del cantiere nautico che, aperto nel 1991, ha portato nel 2000 alla nascita della Cooperativa Sociale Atlante.Tra le diverse of-ferte, tale cooperativa ha potuto fornire la possibilità di utilizzo di una imbarcazione di legno (Goletta) per viaggi terapeutici con gli u-tenti delle strutture residenziali e di reinserimento.

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La Cooperativa Sociale Ecoservizi l’Olmo è nata, invece, nel 1996 dall’attività di giardinaggio e manutenzione di aree verdi di enti pubblici e privati.

Il laboratorio di fitopreparazioni nato nel 1998 è stato invece rile-vato dai soci della Cooperativa Sociale Cento Fiori nel 2000 ed at-tualmente produce essenze per erboristerie a livello nazionale.

La serigrafia nata nel 1982 si è distaccata nel 2002 a seguito del cambiamento di sede della Cooperativa per poter continuare a svol-gere la propria attività.

Altre attività, infine, si sono concluse: la falegnameria, aperta nel 1987 e chiusa nel 1990, che produceva stand per manifestazioni; il laboratorio per manufatti in vetroresina aperto nel 1991 e chiuso nel 1998.

La Cooperativa svolge, inoltre, nel territorio di Riccione un’attività di pesca sportiva nel Lago Arcobaleno, luogo in cui dal 1993 è attivo un progetto di reinserimento sociale.

Attivo dal 2005 è, invece, lo Studio di Psicologia e di Psicoterapia nato dalla necessità di rispondere alle richieste del territorio; Psico-logi e Psicoterapeuti con specializzazioni in diversi campi uniscono le loro professionalità per accogliere domande di terapia, consulenza, formazione e supervisione.

Dallo stesso anno vengono prestate anche Consulenze Manageria-li per altre Cooperative Sociali nelle aree amministrativo-contabile, marketing, organizzazione, ricerca e sviluppo.

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Di Monica Reynaudo 18. L’associazione gruppo Abele Onlus e il centro studi docu-mentazione e ricerche di Torino

Il Gruppo Abele ha interpretato (dal 1965 ad oggi) l’essere citta-dini a partire dalla strada. Una strada che in questi anni ci ha parlato non solo di droghe, ma dei tanti volti, nessuno escluso, di chi fa più fatica: HIV/AIDS, alcolismo, immigrazione, carcere, prostituzione, senza fissa dimora, giovani disadattati, malattia mentale, solitudini diverse...

Rispondere a queste realtà con servizi di accoglienza (comunità residenziali, centri diurni, dormitori, servizi a bassa soglia e lavoro di strada) e domandarci il perché di queste ingiustizie con investimenti culturali diversi (riviste, casa editrice, proposte di formazione, pre-venzione e di supporto educativo) è – da sempre – il metodo e la proposta del nostro «fare»: per promuovere quella pratica della citta-dinanza attiva che trasforma la solidarietà in corresponsabilità degli uni per gli altri. Denuncia e proposta, dunque, per un presente più giusto e un futuro migliore. Il Gruppo Abele si struttura su alcuni settori di attività principali: 1. Accoglienza: per persone segnate dalla dipendenza da droghe, da

alcol e da altre sostanze, dall’infezione HIV; per quanti escono dal carcere; per ragazze in fuga dal circuito della prostituzione e della tratta; per donne richiedenti asilo; per chi è senza fissa di-mora, per chi è straniero e ha problemi di integrazione e per i bambini

2. Culturale: dimensione culturale e pratica dell’accoglienza sono entrambi elementi della solidarietà. Per questo motivo il Gruppo

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Abele ha costituito servizi di tipo formativo e informativo quali L’università della Strada, il Centro Studi Documentazione e Ri-cerche, l’Archivio Storico, il Piano giovani, le riviste Animazio-ne Sociale e Narcomafie, EGA Editore, la libreria «La Torre di Abele» e poi La fabbrica delle «e», un laboratorio di cittadinanza solidale in cui si incontrano scuola «e» territorio; giovani «e» adulti; memoria «e» progetto; denuncia «e» proposte. Al suo in-terno si ritrovano le famiglie nell’ambito degli incontri per Geni-tori e Figli

3. Lavoro: il Consorzio Sociale Abele Lavoro è nato per creare un centro di informazione, di orientamento e di accompagnamento per quanti cercano lavoro e per fare incontrare imprese lavorati-ve, aziende e realtà artigianali con il mondo delle cooperative so-ciali

4. Cooperazione internazionale: sin dai suoi primi anni di attività il Gruppo Abele ha scelto di non limitare il proprio impegno per la giustizia al nostro contesto occidentale. Dopo alcuni interventi realizzati in Vietnam (in seguito alla guerra), il Gruppo ha opera-to - agli inizi degli anni ’80 - in Africa (Costa d’Avorio) e in America Latina (Messico e Guatemala). Nel 2002 il Gruppo ha sviluppato iniziative per l’umanizzazione della condizione carce-raria in Burkina Faso, Mali, Costa d’Avorio e Togo; attività di sostegno per minori orfani o ammalati di AIDS e la costruzione di una rete di aiuto in Marocco per giovani migranti in situazione di difficoltà.

Il Centro Studi Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele

È nato alla fine degli anni Sessanta come risorsa interna all’Associazione per la raccolta di documentazione e la diffusione di materiale bibliografico, apre al pubblico nel 1975. Nel corso degli anni, accanto alla funzione di servizio, ha assunto anche quella di e-laborazione e ricerca. Oggi il Centro Studi offre molti servizi. Una biblioteca con oltre 14.000 volumi e una banca dati consultabile at-traverso il sito www.centrostudi.gruppoabele.org. Il Centro Studi è membro di Elisad (European Association of Libraries Information

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Services on Alcohol and other Drugs) e Salis (Substance Abuse Li-brarians and Information Services), reti che forniscono informazioni su alcool, droghe e dipendenze. Il Centro Studi è inoltre tra i fondato-ri della rete Acadia, Rete italiana dei centri di documentazione su Al-cool e Comportamenti d’Abuso, Dipendenze e Aids. Il progressivo aumento di informazioni su tematiche sociali e l’allargarsi del pub-blico interessato ha comportato una maggiore necessità di ricerca. Il Centro Studi negli ultimi anni ha svolto lavori di ricerca sulle pro-blematiche sociali in collaborazione con i ministeri dell’Interno e della Sanità, con l’Istituto Superiore di Sanità, con l’Unione europea, con l’Emcdda di Lisbona, con reti di Ong italiane ed europee.

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Di Alberto Favaretto

19. L'Attività Riduzione del Danno del Comune di Venezia

L'Attività Riduzione del Danno del Comune di Venezia lavora per sostenere e sviluppare le risorse delle persone che consumano so-stanze stupefacenti. I nostri obiettivi sono accrescere le opportunità di cambiamento delle persone rispetto ai rischi legati all'uso/abuso di sostanze e responsabilizzarle nel migliorare la cura di sé. Il servizio è formato da un'équipe di operatori e operatrici di strada, con una for-mazione e un aggiornamento continuo sul tema delle dipendenze.

Il nostro stile di lavoro è caratterizzato dal fatto che le nostre atti-vità si svolgono direttamente e prevalentemente nei luoghi di ritrovo e di aggregazione dei consumatori. Oltre a questo, collaboriamo atti-vamente con i consumatori di sostanze nel progettare e gestire alcune attività del servizio. Le nostre attività sono rivolte ai consumatori di sostanze stupefacenti senza limiti di età, condizione sociale, cittadi-nanza e residenza. Il servizio è gratuito e viene garantita la tutela del-la privacy. L'Unità di Strada

L’Unità di strada dell'Attività Riduzione del Danno nasce a Me-stre nel dicembre 1997 in seguito all'approvazione di un ordine del giorno del Consiglio Comunale del 09/12/1996 con il quale l'Ammi-nistrazione Comunale s'impegnava ad attuare politiche di riduzione del danno rivolte ai consumatori di sostanze stupefacenti. I destinata-ri del servizio sono principalmente i consumatori di sostanze stupe-facenti, ma anche la cittadinanza. Infatti, lavorando in strada possia-mo essere punto di riferimento e mediatori in quelle situazioni di po-

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tenziale conflitto che possono crearsi tra gruppi di cittadini e di con-sumatori.

Le uscite in strada si svolgono a piedi o con un camper attrezzato 4/5 volte la settimana. I luoghi e gli orari vengono scelti (e periodi-camente modificati) in base alle stagioni e agli spostamenti dei con-sumatori.

Dal 2000 siamo presenti anche a Venezia. Il servizio è composto da operatori esperti in interventi a «bassa soglia» con una formazione specifica in tecniche di ascolto attivo, colloquio motivazionale e tec-niche di primo soccorso. Vengono offerti: • accoglienza, ascolto e informazione • prevenzione sanitaria • invio e accompagnamento verso altri servizi • mediazione dei conflitti e lavoro di comunità

Tali attività mirano a sviluppare, nei consumatori abituali: • una maggior consapevolezza dei rischi connessi all'uso di dro-

ghe; • maggiori responsabilità preventive e di tutela della salute; • il mantenimento di una rete sociale, familiare e di contatto con i

servizi preposti al recupero e alla riabilitazione

Sul piano operativo ci si prefigge di stabilire una relazione diretta con l'utente tossicodipendente: un rapporto personale che non sia di semplice distribuzione di materiale, ma anche di informazione, coun-selling, orientamento, sostegno, aiuto, utilizzando un approccio «non giudicante».

Il Drop In

Il drop in è un centro diurno rivolto a persone che consumano so-stanze stupefacenti, aperto dal settembre 2007. Al centro si può ac-

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cedere liberamente, usufruendo dei servizi e delle attività senza ap-puntamento e gratuitamente.

All'interno del centro è possibile trovare:

• distribuzione di materiale sanitario (siringhe, aghi, preserva-tivi, ecc.)

• ritiro di materiale sanitario usato • informazioni sugli effetti e i rischi delle sostanze stupefacen-

ti • informazioni, orientamento e accompagnamento ai servizi

socio-sanitari della città • colloqui individuali e attività di gruppo • bacheca e informazioni sulle offerte lavorative • piccolo ristoro (bevande e biscotti) • servizio docce • lavanderia • postazione internet • consultazione e uso di fumetti, giochi da tavolo, tv

L’attività nel carcere

Il carcere come la strada, è spesso un luogo di passaggio nella vita delle persone che consumano sostanze stupefacenti.

Per questo, in collaborazione con la Direzione degli Istituti di Pe-na veneziani, dal 2002 lavoriamo all'interno delle strutture peniten-ziarie. In pratica proponiamo un laboratorio sulla salute, a partire dal tatuaggio.

Contemporaneamente, si affrontano temi legati alla salute e ai comportamenti a rischio: dal tatuaggio permanente, all'uso di sostan-ze; dal sesso alla vita quotidiana.

Infine, si può imparare come intervenire in caso di malore, collas-so, overdose, ecc. attraverso la simulazione di pratiche utili da effet-tuare in caso di primo soccorso.

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I corsi di sopravvivenza.

I corsi possono svolgersi in strutture (centri diurni, Ser.t., carcere, ecc.), in strada e - su richiesta - ovunque ci sia interesse per le tema-tiche. L'attività consiste nel proporre a gruppi di persone tossicodi-pendenti, operatori/trici, altre persone interessate (parenti, amici, ecc. di persone che fanno uso di sostanze psicotrope) e persone detenute dei «corsi di sopravvivenza»:

• prevenzione e primo soccorso in caso d'overdose, nonché stato di

malessere, crisi epilettiche, svenimento, coma etilico, ed uso cor-retto del 118;

• disinfezione e smaltimento corretto della siringa; • prevenzioni delle infezioni/malattie per via parenterale e/o ses-

suale Il progetto Giovani - Tips & Tricks

Il progetto si propone come esperienza sperimentale volta a rag-giungere nei luoghi del consumo e del divertimento presenti nei terri-tori dei Comuni Venezia, Marcon, Quarto d'Altino e Cavallino il maggior numero di giovani consumatori. Lo scopo è attivare un con-tatto precoce e prevenire i comportamenti a rischio usando forme comunicative e pratiche che facciano presa, coinvolgendo attivamen-te giovani in grado di essere opinion leaders nei loro gruppi e sappia-no trasmettere ad ampio raggio il messaggio preventivo. Il progetto si colloca nell'ambito della Progettazione locale predisposta dall'a-zienda Ulss 12 Veneziana ai sensi del piano Regionale Triennale d'Intervento - Area Dipendenze. Il progetto prevede la partecipazione a feste ed eventi in cui promuovere forme di prevenzione al rischio correlato all’uso di sostanze, attraverso spazi informativi, chill out, counselling. Sono previste anche diverse forme di collaborazione con i gestori dei locali o delle feste, dai corsi di formazione per il perso-nale all’individuazione migliore nella location per le chill out.

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321

Appendice

Tabella 1: Danni attribuiti all’uso di droga per sesso, età e percezione del rischio Danni aggregati Maschio Femmina Età Percezione rischio

danni neurologici 22.3 21.3 23.54 3.91 rallentamento psicomotorio 3.6 4.9 24.12 3.88

disturbi psichici 28.7 30.8 24.99 3.9 alterazione dell'umore 3.8 4.5 24.8 3.75

alterazione percezioni/contatto la realtà 3.7 3.9 25.17 3.93

danni fisici generici 32.3 38.0 25.59 3.91 danni fisici specifici 11.1 12.8 24.31 4.02

danni alla sfera socio-relazionale 9.4 12.2 26.08 3.91 danni alla condizione sociale-status 4.1 3.9 27.96 3.96

danni agli altri 2.5 3.2 24.74 3.81 alterazione del comportamento 3.1 4.4 25.84 3.95

dipendenza e abuso 16.6 19.8 25.26 3.94 dipende 11.9 8.1 25.5 3.3

problemi generici 6.4 6.0 26.06 4.05 nessun danno 1.7 0.5 26.38 2.38

non sa rispondere 1.5 1.2 21.87 3.57

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322

Tabella 2: Tipologia uso sostanze – Maschi

% Mai Smesso Usa Almeno

Una volta

Uso Recente

Primo uso

recente

droga 33.4 16.0 50.6 66.6 50.6 1.6 alcol 15.2 5.0 80.6 84.8 80.6 1.4

eroina 95.4 64.0 1.7 4.6 1.7 0.2 benzodiapezine 96.9 54.7 1.4 3.1 1.4 0.2

cocaina 75.1 40.3 14.8 24.9 14.8 1.1 crack 95.9 54.1 1.9 4.1 1.9 0.1 speed 92.1 62.5 3.0 7.9 3.0 0.3

hashish 51.9 25.7 35.8 48.1 35.8 1.0 marijuana 45.4 27.2 39.7 54.6 39.7 1.2

LSD 90.1 72.4 2.7 9.9 2.7 0.4 ketamina 93.3 52.5 3.2 6.7 3.2 0.6

funghi 87.0 69.9 3.9 13.0 3.9 0.7 salvia 93.5 85.7 0.9 6.5 0.9 0.1 oppio 90.6 56.6 4.1 9.4 4.1 0.7

ecstasy 85.3 56.5 6.4 14.7 6.4 0.6 popper 83.5 76.3 3.9 16.5 3.9 0.6

psicofarmaci 96.4 52.2 1.7 3.6 1.7 0.3

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323

Tabella 3: Tipologia uso sostanze – Femmine

% Mai Smesso Usa Almeno

Una volta

Uso Recente

Primo uso

recente droga 47.0 16.4 36.6 53.0 36.6 1.9 alcol 19.7 6.9 74.8 80.3 74.8 2.2

eroina 98.0 71.6 0.6 2.0 0.6 0.1 benzodiapezine 97.0 50.3 1.5 3.0 1.5 0.2

cocaina 84.6 53.9 8.0 15.4 8.0 1.1 crack 98.3 56.3 0.7 1.7 0.7 0.1 speed 96.0 61.7 1.5 4.0 1.5 0.2

hashish 64.5 31.8 24.2 35.5 24.2 1.0 marijuana 57.6 33.7 28.1 42.4 28.1 1.4

LSD 95.4 69.3 1.4 4.6 1.4 0.2 ketamina 97.2 46.9 1.5 2.8 1.5 0.2

funghi 93.0 72.8 1.9 7.0 1.9 0.3 salvia 97.4 91.2 0.2 2.6 0.2 0.0 oppio 95.7 58.7 1.8 4.3 1.8 0.4

ecstasy 91.6 56.8 3.6 8.4 3.6 0.4 popper 91.4 80.2 1.7 8.6 1.7 0.4

psicofarmaci 96.1 48.0 2.0 3.9 2.0 0.2

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Tabella 4: Soggetti che hanno smesso Smesso di usare Età Reddito Rischio Età primo uso Durata uso

droga 28.44 1011 3.84 17.33 5.08 alcol 27.74 1016.43 3.78 15.94 7.53

eroina 32.92 1192.78 3.55 20.13 3.91 benzodiapezine 31.46 1230.96 3.69 21.49 3.79

cocaina 28.62 1064.77 3.34 19.95 4.06 crack 28 1010.11 3.52 20.94 3.44 speed 28.17 917.65 3.41 20.03 3.16

hashish 28.56 1103.23 3.8 16.81 5.6 marijuana 28.43 1031.68 3.84 17.14 5.29

LSD 29.92 1135.64 3.38 19.07 3.55 ketamina 27.42 948.07 3.36 20.92 2.25

funghi 27.74 926.05 0.04 20.21 2.69 salvia 25.15 767.52 3.34 20.04 1.6 oppio 29.25 1024.01 3.42 21.12 2.81

ecstasy 28.2 1042.18 3.45 19.96 3.3 popper 26.52 892.64 3.41 18.09 2.52

psicofarmaci 30.31 1158.07 3.58 21.4 3.52

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Tabella 5: Età primo uso Età primo uso Totale Maschio Femmina Italiano Straniero

droga 16.6 16.37 16.95 16.59 16.76 alcol 15 14.67 15.42 14.97 19.71

eroina 19.72 19.92 19.18 19.71 19.58 benzodiapezine 22.83 22.48 23.29 22.96 18.6

cocaina 19.87 20.02 19.58 19.9 19.14 crack 20.7 20.6 20.99 20.78 19.2 speed 19.62 19.69 19.44 19.7 17.65

hashish 16.19 16.07 16.39 16.18 16.46 marijuana 16.37 16.16 16.71 16.37 16.33

LSD 18.94 18.98 18.81 18.96 17.93 ketamina 20.22 20.29 20 20.27 18.8

funghi 20 19.99 20.04 20.03 19.21 salvia 20.03 20.04 20.02 20.05 19.21 oppio 20.69 20.68 20.71 20.7 19.9

ecstasy 19.67 19.67 19.69 19.7 18.81 popper 18.01 18.05 17.94 18.04 16.95

psicofarmaci 22.45 21.81 23.22 22.47 22.31

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Tabella 6: Durata uso Durata Uso Totale Maschio Femmina Italiano Straniero

droga 7.82 8.36 6.99 7.86 7.18 alcol 10.54 11.21 9.69 10.58 9.58

eroina 4.64 4.88 3.96 4.61 4.79 benzodiapezine 5.6 5.44 5.8 5.58 5.4

cocaina 5.95 6.38 5.1 6 4.82 crack 4.33 4.36 4.24 4.35 2.57 speed 3.9 3.95 3.76 3.86 4.23

hashish 8.12 8.5 7.49 8.15 7.47 marijuana 7.67 8.18 6.87 7.67 7.75

LSD 3.95 4.06 3.69 3.96 3.77 ketamina 2.72 2.6 3.06 2.73 2.55

funghi 3.12 3.28 2.74 3.11 3.26 salvia 1.82 1.81 1.83 1.82 1.79 oppio 3.45 3.48 3.4 3.46 3.2

ecstasy 4.03 4.14 3.82 4.04 3.58 popper 2.81 2.9 2.61 2.81 2.69

psicofarmaci 4.64 4.58 4.7 4.65 3.13

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Tabella 7: Uso recente (anno/mese) Usa sostanze Età Reddito Rischio Età primo uso Durata uso

droga 24.35 742 3.52 16.33 8.76 alcol 24.78 732.89 3.83 14.95 10.72

eroina 25.22 803.49 3.66 18.85 6.06 benzodiapezine 30.73 1145.58 3.72 24.21 7.45

cocaina 26.2 1077.2 3.26 19.82 7.2 crack 25.28 904.79 3.52 20.48 5.28 speed 23.2 665.99 3.4 18.97 4.99

hashish 24.24 712.2 3.42 15.95 9.09 marijuana 23.86 673.97 3.48 16.04 8.65

LSD 22.94 554.89 3.25 18.48 4.82 ketamina 21.99 575.74 3.36 19.49 3.21

funghi 23.12 576.44 3.26 19.57 4.16 salvia 23.36 676.45 3.39 19.93 3.06 oppio 23.94 781.15 3.15 20.18 4.39

ecstasy 23.8 698.46 3.26 19.36 4.95 popper 21.05 541.03 3.49 17.72 3.81

picofarmaci 29.04 1091.06 3.85 23.57 5.93

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328

Tabella 8: Problemi ultimo anno – sfera relazionale Sfera

Relazionale Problemi

con la Famiglia Problemi con il/la

Partner Problemi

con gli Amici Isolamento dagli altri

% numero 22.83 25.27 17.64 7.87 % femmine 22.93 26.45 18.57 8.15 % maschi 21.25 22.60 15.65 7.11

% mai 13.17 14.40 12.34 5.09 % smesso 18.93 26.89 14.38 5.73

% usa 32.17 33.60 22.99 10.87 % solo cannabis 24.46 27.59 17.66 6.72

% solo droga 31.90 27.85 20.51 8.86 % cannabis + droga 32.92 37.69 24.34 12.59

età media 23.4 24.82 22.38 24.44

Tabella 9: Problemi ultimo anno – mondo sociale Mondo Sociale

Problemi con la giustizia

Problemi con la scuola

Problemi con il lavoro

Problemi Economici

% numero 5.09 15.10 12.13 17.04 % femmine 1.91 13.50 10.15 14.83 % maschi 7.55 15.48 13.10 17.88

% mai 1.05 11.44 7.37 9.22 % smesso 2.32 35.44 16.61 16.61

% usa 9.56 20.31 14.37 23.64 % solo cannabis 3.10 17.49 11.38 16.44

% solo droga 9.62 10.63 14.68 19.49 % cannabis + droga 12.75 17.91 18.85 28.63

età media 24.33 19.63 30.61 27.7

Tabella 10: Problemi ultimo anno – complicanze sanitarie Complicanze

Sanitarie Ricoveri

Ospedalieri Problemi Cardiaci

Trattamento con Psicofarmaci

Incidenti Stradali

% numero 7.00 2.10 2.15 7.30 % femmine 5.64 1.86 2.06 5.15 % maschi 7.71 2.17 2.07 8.71

% mai 5.34 1.01 0.28 4.05 % smesso 6.72 1.83 1.38 6.77

% usa 8.37 3.10 4.02 10.17 % solo cannabis 6.22 1.68 1.45 7.21

% solo droga 6.33 4.81 5.32 8.61 % cannabis + droga 9.73 3.78 4.17 11.60

età media 25.35 27.51 29.39 24.22

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329

Tabella 11: Problemi ultimo anno – consumo problematico Consumo

problematico Consumo

non adattoPerdere

Controllo sostanza Overdose

Dipendenza alcol Dipendenza droghe Disintossicazioni

% numero 8.77 6.68 0.32 1.78 3.63 1.20 % femmine 5.72 4.91 0.12 1.06 1.81 0.49 % maschi 10.87 7.78 0.47 2.29 5.00 1.74

% mai 0.89 1.55 0.00 0.38 0.00 0.00 % smesso 2.37 4.60 0.25 0.79 0.84 0.84

% usa 17.89 11.81 0.61 3.34 7.79 2.36 % solo cannabis 7.67 6.95 0.06 1.07 0.84 0.29

% solo droga 7.85 5.06 0.51 2.28 5.57 3.04 % cannabis + droga 22.29 14.26 1.06 4.59 12.02 3.78

età media 23.71 23.36 26.77 26.31 25.75 27.74

Tabella 12: Problemi ultimo anno – disagio psichico Disagio psichico Pr. Psichiatr. Panico Paranoia Persecuz. Memoria Sonno Psicosomatici Allucinazioni Depressione Ansia

% numero 1.00 7.68 9.95 2.70 13.89 20.95 8.88 2.27 20.07 24.92 % femmine 0.97 9.54 9.81 2.05 11.49 21.12 9.51 1.43 22.58 29.60 % maschi 0.95 5.54 9.42 3.08 15.10 19.43 7.75 2.86 16.59 19.19

% mai 0.34 3.48 3.02 0.70 4.15 11.50 4.77 0.20 10.21 16.77 % smesso 0.49 6.67 5.14 1.43 10.38 22.44 8.80 0.64 17.10 26.54

% usa 1.75 11.56 17.58 4.85 23.44 28.19 12.30 4.65 29.32 30.80 % solo cannabis 0.87 6.92 7.96 2.00 12.91 21.92 8.43 0.98 19.46 25.07

% solo droga 2.03 12.15 14.18 3.04 10.13 23.80 10.13 2.78 24.56 35.44 % cannabis + droga 1.81 13.38 21.78 6.13 30.05 32.47 14.56 6.74 33.89 33.62

età media 26.37 24.87 24.14 24.68 25.12 26.24 26.83 23.12 25.44 25.48

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330

Tabella 13: Comportamenti pericolosi ultimo anno o mese – raffronti % Mix droga Alcol +

droga Alcol + guida

Droga + guida

Alcol + droga + guida

femmina 9.22 21.29 26.39 10.70 9.12 maschio 16.72 32.68 41.27 21.82 18.72 età <=14 1.72 2.58 0.57 0.57 0.57 età 15-16 5.56 13.67 5.82 3.88 2.73 età 17-18 10.33 23.94 12.69 6.52 4.87 età 19-20 16.17 32.33 36.58 17.70 15.44 età 21-22 19.86 35.48 41.43 22.41 19.19 età 23-24 20.39 40.78 50.08 28.14 25.37 età 25-26 17.64 36.88 49.52 26.35 23.38 età 27-28 15.08 32.14 48.33 23.24 19.90 età 29-30 14.57 31.51 50.70 24.23 21.71 età 31-35 14.22 29.27 50.28 21.10 18.81 età 36-39 13.50 25.75 44.23 21.67 17.05 età 40-45 7.89 17.72 38.60 14.56 10.35 età =>46 2.27 4.95 30.31 4.33 3.51 italiano 13.57 28.01 35.58 17.32 14.80 straniero 8.92 19.01 16.37 7.16 6.14 lavora 15.17 30.20 46.96 21.44 18.47 studia 12.82 27.25 27.32 14.24 12.22 mai 0.30 0.28 15.26 0.22 0.14

smesso 0.89 2.42 41.87 1.04 0.84 usa 29.47 60.96 48.98 37.26 31.96

solo canne 8.02 32.98 39.78 14.74 11.96 solo droga 11.90 28.35 37.22 23.54 18.73

canne + droga 40.05 65.63 58.71 44.73 39.20

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329

Tabella 14 – Test C.A.G.E. – raffronti % Test

C.A.G.E.

Necessi-tà

ridurre

Infastiditoda criti-

che

Disagio/ senso col-

pa

Bevu-to/

alzato

Due risposte

affermati-ve

Tre risposte

affermati-ve

femmina 16.23 10.87 13.95 4.78 12.70 5.04 maschio 21.53 13.73 13.81 11.30 16.87 6.96 età <=14 3.72 2.01 4.58 0.86 2.87 0.57 età 15-16 8.64 6.44 7.94 5.11 6.97 2.29 età 17-18 16.07 11.49 12.36 7.14 12.69 4.68 età 19-20 19.24 12.36 14.85 10.90 15.80 5.49 età 21-22 22.16 12.82 14.77 10.36 17.23 6.37 età 23-24 24.39 15.42 14.60 10.60 18.11 6.93 età 25-26 23.17 15.09 17.64 11.05 18.92 8.29 età 27-28 25.09 13.47 17.80 7.91 18.42 8.16 età 29-30 22.55 15.97 18.49 9.24 19.89 9.66 età 31-35 23.03 14.31 16.15 7.80 16.79 6.70 età 36-39 20.96 13.68 15.99 5.86 17.05 7.46 età 40-45 19.12 15.26 13.68 8.95 15.96 9.30 età =>46 13.20 8.66 6.19 5.98 8.04 4.12 italiano 19.01 12.46 13.70 8.27 14.80 6.05 straniero 20.91 11.84 16.96 9.50 18.13 6.87 lavora 22.73 13.86 15.69 9.01 17.34 7.57 studia 17.47 11.73 13.29 7.99 14.05 5.24 mai 7.61 4.91 6.85 1.55 5.13 1.63

smesso 17.10 11.27 14.93 5.34 12.41 4.84 usa 30.15 19.57 19.75 15.49 24.69 10.53

nessuna 7.98 5.32 7.07 1.86 5.55 1.73 solo cannabis 19.25 11.90 15.58 7.59 14.16 5.30

solo droga 18.23 14.18 11.14 6.58 13.16 7.34 cannabis + dro-

ga 37.15 24.28 23.41 19.81 31.29 13.83

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330

Tabella 15: tipologie cocaina in relazione all’eroina

Età primo uso droga Solo Cocaina

Prima Cocaina,

poi Eroina

Prima Eroina,

poi Cocaina <=16 59.9 86.2 74.3 17/18 19.9 8.7 16.0 19/20 8.0 2.2 6.3 21/25 5.5 1.8 2.2 26/30 2.2 0.7 0.4 =>31 1.6 0.4 0.7

Età primo uso cocaina <=16 16.9 47.3 21.0 17/18 25.6 27.6 23.0 19/20 19.2 11.3 18.5 21/25 22.3 11.1 20.0 26/30 8.0 2.0 9.4 =>31 3.6 0.4 8.1

Durata uso cocaina <=1 anno 21.5 1.3 8.2 2/3 anni 18.5 5.8 10.1 4/5 anni 12.5 10.2 9.5 6/10 anni 20.9 29.1 22.5 >10 anni 18.3 52.9 47.9

Tempo trascorso da 1° uso droga a 1° uso cocaina

<=1 anno 32.7 36.2 19.3 2/3 anni 23.7 38.0 23.4 4/5 anni 18.0 14.0 20.8 6/10 anni 15.7 10.4 21.3 <10 anni 5.6 1.1 15.2

Modalità d’uso Cocaina vena 0.6 32.2 49.3

Cocaina fumata 22.2 42.4 26.3 Cocaina sniffata 91.0 78.4 61.4

Eroina vena - 48.9 68.8 Eroina fumata - 41.1 25.7 Eroina sniffata - 41.6 36.0

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331

Tabella 16: Problemi nell’ultimo anno

Problemi Solo Cocaina Prima

Cocaina poi Eroina

Prima Eroina

poi Cocaina Sfera relazionale

Problemi con la famiglia 38.4 70.9 57.7 Problemi con il/la partner 39.7 53.6 46.2

Problemi con gli amici 26.4 49.1 39.4 Isolamento dagli altri 16.3 53.1 49.3

Mondo sociale Problemi economici 33.2 58.2 59.7

Problemi con il lavoro 24.8 47.8 43.3 Problemi con la giustizia 15.5 42 40.2 Problemi con la scuola 14.1 10 8.9 Complicanze sanitarie

Trattamento con Psicofarmaci 8.2 38.7 41.1 Ricoveri Ospedalieri 10.6 26.4 27.1

Incidenti stradali 12.3 27.8 18.9 Problemi cardiaci 4.9 9.3 10.8

Consumo problematico Consumo non adatto 23.6 53.3 46.5 Dipendenza droghe 15.7 64.9 52.2

Perdere il controllo della sostanza 18.5 53.3 45 Disintossicazione da droghe 6.2 55.6 52.6

Dipendenza Alcol 6.4 14.2 14.9 Overdose 0.9 14.7 13.9

Disagio psichico Depressione e sbalzi d'umore 37.9 70.2 65.5

Disturbi del sonno 34.2 61.6 55.6 Ansia 39.3 65.8 57.6

Disturbi della memoria 29.1 49.3 44 Paranoia 23.7 49.8 39.4

Disturbi fisici e psicosomatici 15.4 45.3 41.3 Attacchi di panico 15 27.8 26.6

Sentimenti di persecuzione 8.4 26.4 21.1 Allucinazioni 6.6 21.1 13.9

Problemi psichiatrici 4 11.6 12.2

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332

Tabella 17: Per problemi con la cocaina dove è stato e da chi è stato inviato

Per problemi Cocaina dove sei stato

Solo Cocaina

Prima Cocaina poi Eroina

Prima Eroina poi Cocaina

Ha avuto problemi con la Cocaina 17.5 48.9 49.8 A chi si è rivolto

SERT 10.7 34.2 39.1 Comunità 8.7 34.2 30.6 Ospedale 3.7 11.1 12.9

Medico di base 4 8.2 6.6 Psicologo 0.6 0 0.5 Psichiatra 0.3 0.7 0

SSM 0.1 0 0.7 Chi lo ha mandato

Scelta volontaria 9.3 31.3 34.7 Famiglia 6.9 17.6 13.3

Amici 2.4 7.8 3.8 Prefettura 1.9 4.7 4.6

Medico di base 1.2 2 2.4 Ospedale 0.7 2.7 1.3 Giustizia 0.4 1.1 1.2

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333

Tabella 18: Dove e perché consuma

Dove e perchè Solo Cocaina

Prima Cocaina poi Eroina

Prima Eroina poi Cocaina

Consuma a casa Per uscire 30.5 32.4 27.1 Per ballare 18.3 19.3 16.4

Per lavorare 7.2 10.9 10.4 Per studiare 1.6 1.6 1.7

Consuma per strada Per ballare 13.4 18.4 55.9 Per uscire 17 28.4 24.2

Per lavorare 2 6.2 6.1 Per studiare 0.2 1.3 0.3

Consuma al bar Per uscire 12.9 17.1 13.5 Per ballare 8.7 10 8.5

Per lavorare 1.4 4.2 2.8 Per studiare 0.3 0.4 0.4

Consuma in contesti ricreativi Per uscire 35.4 31.3 24.4 Per ballare 30.2 29.6 19

Per lavorare 1.3 3.3 2.9 Per studiare 0.4 0.2 0.3

Consuma al lavoro Per lavorare 9.3 17.8 11.4 Per uscire 1.7 3.6 2.9 Per ballare 1.2 2.4 1.8 Per studiare 0.1 0.2 0.4

Consuma a scuola Per uscire 0.8 2.2 0.9

Per studiare 0.8 1.1 0.4 Per ballare 0.3 0.9 0.5

Per lavorare 0.1 0.9 0.4

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334

Tabella 19: Caso/controllo – caratteristiche soggetti

Caratteristiche % sui Casi

% sui Controlli

Femmine 14.7 32.7 Maschi 85.0 67.2

Età <17 0.3 0.8

17/19 1.6 8.9 20/24 11.7 31.3 25/29 15.0 23.1 30/34 24.3 19.2 35/39 20.7 9.7 >=40 26.2 6.8

Italiani 97.0 95.1 Stranieri 2.7 4.6 Lavora 84.5 70.5 Studia 6.5 41.2

Reddito <=500 euro 5.7 23.2

501/1000 Euro 16.6 29.3 1001/1500 Euro 25.6 19.6 1501/2000 Euro 9.0 7.6

>2000 Euro 27.5 8.3 Percezione del rischio

1 2.7 7.8 2 4.9 12.5 3 16.9 33.7 4 19.1 21.0 5 48.8 17.5

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335

Tabella 20: Caso/controllo – età primo uso e durata uso droga e Cocaina Età primo uso droga % sui Casi % sui controlli

<=16 46.9 67.0 17/18 21.5 18.4 19/20 9.3 6.6 21/25 10.1 5.2 26/30 5.4 1.8 >=31 6.8 1.0

Età primo uso Cocaina <=16 16.6 17.4 17/18 16.1 29.4 19/20 14.4 21.3 21/25 28.6 21.8 26/30 12.8 7.8 >=31 11.4 2.4

Tempo trascorso da 1° uso droga a 1° uso Co-

caina

<=1 anno 42.2 29.0 2/3 15.0 28.4 4/5 17.7 21.2

6/10 16.1 16.4 >10 9.0 5.0

Durata uso Cocaina 2/3 10.6 30.2 4/5 9.0 20.0

6/10 29.2 29.9 >10 51.2 19.8

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336

Tabella 21: Caso/controllo – uso di sostanze almeno una volta nella vita Uso almeno una volta % sui Casi % sui Controlli

Alcol 86.6 97.1 Benzodiapezine 21.5 7.8

Crack 13.9 12.9 Speed 13.9 30.2

Hashish 70.6 83.4 Marijuana 66.8 85.1

Lsd 21.5 30.5 Ketamina 10.1 21.7

Funghi 13.4 38.8 Salvia 4.1 17.7 Oppio 6.0 26.3

Ecstasy 40.1 53.6 Popper 33.2 47.7

Psicofarmaci 16.3 10.4

Tabella 22: Caso/controllo – danni attribuiti all’uso di droga Danni attribuiti all’uso di droga %

sui Casi % sui

Controlli Danni neurologici 9.0 14.9

Rallentamento psico motorio 3.0 4.1 Disturbi psichici 39.0 34.0

Alterazione dell'umore 12.8 6.5 Alterazione delle percezioni e del contatto con la realtà 4.6 3.8

Danni fisici generici 37.9 32.7 Danni fisici specifici 8.2 7.6

Danni alla sfera socio-relazionale 17.7 13.0 danni alla condizione sociale-status 18.5 6.1

Danni agli altri 3.3 2.1 Alterazione del comportamento 6.5 4.0

Dipendenza e abuso 6.3 16.9 Dipende 4.1 18.6

Problemi generici 10.6 5.4 Nessun danno 0.0 2.7

Non sa rispondere 0.5 0.9

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337

Tabella 23: Caso/controllo – significati attribuiti all’uso di cocaina Significati %

sui Casi % sui

Controlli curiosità 6.8 20.2

ricerca sensazioni 18.0 11.5 disinibizione 13.9 4.6 per piacere 14.7 12.7 per il gusto 1.1 0.3

desiderio per la sostanza 0.8 0.7 ricerca di alterazione 5.2 5.9

relax 0.0 0.4 introspezione 0.3 0.3 prestazionale 43.9 26.1

potenziare effetti altre sostanze 0.3 0.5 autocura 11.2 2.2

per evadere 12.5 3.0 contro la noia 1.6 0.7 annientamento 0.3 0.0

dipendenza 4.6 1.4 compensare effetto altre droghe 0.8 0.7

alleviare la solitudine 1.1 0.2 per sentirsi più sicuri 10.1 3.3

accessibilità/ 0.5 2.9 disponibilità 1.1 2.9

cultura 0.0 0.1 normalità 6.3 3.7 socialità 17.7 16.8

divertimento 13.6 24.1 emulazione 3.0 2.4

in sostituzione di altre sostanze 0.3 0.1 fuori categoria 3.5 3.2

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338

Tabella 24: Caso/controllo – problemi nell’ultimo anno Problemi ultimo anno %

sui Casi %

sui Controlli Sfera relazionale

Problemi con la famiglia 73.6 33.7 Problemi con il/la partner 55.9 38.2

Problemi con gli amici 38.1 25.4 Isolamento dagli altri 45.2 11.6

Mondo sociale Problemi con la giustizia 35.1 14.2 Problemi con la scuola 4.6 15.7 Problemi con il lavoro 57.8 22.4 Problemi economici 61.6 31.0

Complicanze sanitarie Ricoveri Ospedalieri 22.1 9.3

Problemi cardiaci 10.1 5.1 Trattamento con Psicofarmaci 30.5 5.4

Incidenti stradali 18.3 12.3 Consumo problematico

Consumo non adatto 42.2 24.3 Perdere il controllo della sostanza 49.6 15.3

Overdose 3.0 0.8 Dipendenza Alcol 18.3 5.4

Dipendenza droghe 45.2 13.0 Disintossicazione da droghe 28.1 2.7

Disagio psichico Problemi psichiatrici 17.4 1.7

Attacchi di panico 26.4 14.3 Paranoia 37.9 25.0

Sentimenti di persecuzione 24.0 6.1 Disturbi della memoria 33.8 32.4

Disturbi del sonno 48.0 35.0 Disturbi fisici e psicosomatici 28.1 14.0

Allucinazioni 11.4 6.4 Depressione e sbalzi d'umore 66.8 36.7

Ansia 59.9 38.4

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339

Tabella 25: Caso/controllo – comportamenti pericolosi Comportamenti pericolosi % sui Casi % sui Controlli Almeno una volta nella vita 81.7 88.3

Alcol + Guida 78.7 76.1 Stupefacenti + Guida 78.2 70.0

Alcol + Stupefacenti + Guida 70.8 64.6 Positivo 3 risposte test CAGE 27.2 16.4

Tabella 26: Caso/controllo – modalità di consumo Cocaina Come consuma % sui Casi % sui Controlli

Da solo 59.4 16.5 Con altri 65.9 87.6

Durante la settimana 56.9 27.3 Nel fine settimana 53.1 75.2

Dove consuma % sui Casi % sui Controlli A casa 69.8 56.6

Per strada 39.8 30.3 Al bar 34.9 19.5

In contesti ricreativi 55.9 53.5 Al lavoro 40.9 10.8 A scuola 3.0 3.6

Perché consuma % sui Casi % sui Controlli Per lavorare 37.6 14.2 Per ballare 40.9 55.3 Per uscire 61.0 69.2

Per studiare 3.5 3.1

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340

Tabella 27: Interviste nel territorio: nazionalità, sesso, età – Analisi descrittiva Italiani Stranieri Femmine Maschi <18 => 18

Numero 13520 748 6171 8149 2403 11894 Rischio Droga 3.9 4.1 4 3.8 4.1 3.9

% Ultimo anno/mese Mix stupefacenti 11.8 8.2 8.5 14.0 5.8 12.8

Alcol più stupefacenti 24.4 17.4 19.6 27.4 15.4 25.8 Alcol più guida 31.0 15.0 24.4 34.6 6.3 35.0

Stupefacenti più guida 15.1 6.6 9.9 18.3 3.8 16.9 Stupefacenti più alcol più guida 12.9 5.6 8.4 15.7 2.7 14.5

Alcol 68.4 65.6 69.0 67.5 72.9 67.3 Eroina 1.0 1.6 0.5 1.4 0.5 1.1

Cocaina 10.3 9.1 7.4 12.4 3.8 11.6 Cannabinoidi 37.3 28.6 30.3 42.2 28.5 38.8

Ecstasy 4.6 3.2 3.3 5.4 2.1 5.0

Tabella 28: Interviste nel territorio: nazionalità, sesso, età

Danni attribuiti all’uso di droga – raffronti % Italiani Stranieri Femmine Maschi <18 => 18

Danni attribuiti uso droga 13520 748 6171 8149 2403 11894 Danni neurologici 18.9 16.2 19.2 18.4 28.5 16.8

Diturbi psichici 25.7 21.7 27.8 23.9 26.0 25.5 Danni fisici generici 30.0 29.1 34.4 26.6 28.5 30.2 Danni fisici specifici 10.0 12.3 11.4 9.1 15.5 9.0

Danni alla sfera sociale 9.3 7.4 11.1 7.8 6.5 9.8 Danni alla condizione 3.3 6.1 3.5 3.4 2.0 3.7 Dipendenza e abuso 15.8 10.3 18.0 13.7 17.9 15.1

Dipende 9.1 5.3 7.5 10.0 6.5 9.4 Problemi generici 4.9 12.7 5.5 5.3 5.3 5.4

Tabella 29: Interviste nel territorio: nazionalità, sesso, età

Significati uso alcol – raffronti % Italiani Stranieri Femmine Maschi <18 => 18

Uso Alcol ultimo anno/mese 9243 491 4258 5503 1752 8005 Socialità 31.1 31.8 32.9 29.8 35.3 30.2

Divertimento 18.2 24.8 18.9 18.1 23.3 17.4 Piacere 17.8 14.5 16.6 18.4 11.8 18.9 Gusto 8.7 4.5 8.8 8.3 8.5 8.5

Alimentazione 6.8 6.1 6.6 6.8 3.8 7.4 Cultura 1.8 17.3 1.6 2.0 2.1 1.8

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341

Tabella 30: Interviste nel territorio: nazionalità, sesso, età Significati uso Cannabis – raffronti %

Italiani Stranieri Femmine Maschi <18 => 18

Uso Cannabis ultimo anno/mese 5046 214 1868 3437 686 4610 Relax 25.0 19.2 27.3 23.1 13.3 26.3

Socialità 18.2 15.4 20.7 16.5 21.6 17.5 Piacere 13.7 14.5 13.9 13.6 13.0 13.8

Curiosità 11.1 12.6 10.8 11.4 32.9 7.9 Divertimento 10.0 9.8 10.5 9.8 15.2 9.3

Ricerca di sensazioni 6.3 8.4 6.5 6.3 5.4 6.5 Autocura 4.2 9.3 4.9 4.1 2.0 4.8

Gusto 3.6 0.9 3.6 3.5 5.4 3.2 Per evadere 3.1 9.3 3.4 3.0 2.6 3.2

Tabella 31: Interviste nel territorio: nazionalità, sesso, età

Significati uso Cocaina – raffronti % Italiani Stranieri Femmine Maschi <18 => 18

Uso Cocaina ultimo anno/mese 1395 68 458 1012 92 1377Curiosità 50.1 63.2 58.5 47.0 53.3 50.5

Prestazionale 38.5 17.6 38.4 37.1 14.1 39.0 Divertimento 34.1 26.5 41.3 30.3 12.0 35.1

Socialità 24.3 25.0 27.1 23.0 16.3 24.8 Piacere 20.2 13.2 17.0 21.0 7.6 20.6

Ricerca di sensazioni 18.2 8.8 21.4 26.0 7.6 18.4 Ricerca di alterazione 11.7 7.4 12.2 11.2 3.3 12.1

Disinibizione 8.2 2.9 12.0 6.1 0.0 8.5 Normalità 8.0 2.9 10.7 6.4 5.4 7.9

Accessibilità 6.2 2.9 8.1 5.1 5.4 6.1 Per evadere 5.5 5.9 7.0 4.8 3.3 5.7

Per sentirsi più sicuri 5.4 5.9 6.3 5.0 1.1 5.7 Emulazione 5.4 2.9 8.5 3.9 4.3 5.4 Disponibilità 5.2 10.3 5.7 5.2 2.2 5.6

Autocura 4.1 4.4 6.6 3.0 6.5 3.9

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342

Tabella 32: Interviste nel territorio: nazionalità, sesso, età

Significati uso Eroina – raffronti % Italiani Stranieri Femmine Maschi <18 => 18

Uso Eroina ultimo anno/mese 134 12 33 114 12 135 Curiosità 20.1 16.7 21.2 19.3 33.3 18.5 Autocura 12.7 8.3 21.2 9.6 8.3 12.6

Ricerca di sensazioni 9.7 0.0 9.1 8.8 0.0 9.6 Piacere 9.7 0.0 9.1 8.8 8.3 8.9

Per evadere 9.0 8.3 6.1 9.6 0.0 9.6 Dipendenza 8.2 16.7 9.1 8.8 8.3 8.9

Relax 6.0 0.0 3.0 6.1 0.0 5.9 Disinibizione 2.2 8.3 3.0 2.6 0.0 3.0

Compensare l'effetto di altre sostanze 2.2 0.0 0.0 2.6 16.7 0.7 Desiderio per la sostanza 1.5 0.0 3.0 0.9 8.3 0.7

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343

Tabella 33a: Luogo intervista: analisi descrittiva

Scuole

inferiori Scuole

superiori Università Lavoro Casa Sport one Commerciali Eventi Locali

Numero 206 1544 1521 406 510 187 497 722 669 Rischio Droga 4.5 3.9 3.6 4.2 4.0 3.8 34.3 3.7 3.7

% Ultimo anno/mese Mix stupefacenti 1.0 6.5 15.7 8.6 17.1 2.1 8.7 19.8 18.5

Alcol più stupefacenti 0.5 19.0 31.6 17.5 33.3 15.0 20.5 41.6 42.6 Alcol più guida 0.0 14.4 40.2 52.5 51.6 33.7 16.5 49.6 62.3

Stupefacenti più guida 0.0 6.3 20.4 14.3 18.6 10.7 6.8 27.3 32.0 Stupefacenti più alcol più guida 0.0 5.1 18.1 13.3 17.8 7.5 4.4 22.7 29.1

Alcol 79.6 75.5 80.4 80.0 88.4 76.5 72.6 92.7 91.6 Eroina 0.0 0.6 0.7 1.2 1.0 0.0 1.4 1.1 1.0

Cocaina 0.0 6.5 12.6 9.6 15.1 4.8 6.0 16.9 18.1 Cannabinoidi 2.4 33.0 42.9 22.2 37.1 17.6 33.6 55.4 48.4

Ecstasy 0.0 1.6 7.2 3.0 7.1 1.1 4.4 9.8 5.8

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344

Tabella 33b: Luogo intervista: analisi descrittiva

Aperitivi Feste private Strada Centri

Sociali Parrocchia Comunità Sert Sportelli Informativi

Numero 1300 518 3056 675 747 704 499 570 Rischio Droga 3.7 3.8 3.8 3.7 4.3 4.4 4.3 4.1

% Ultimo anno/mese Mix stupefacenti 19.3 16.8 12.7 21.6 2.1 34.5 29.1 27.4

Alcol più stupefacenti 38.7 33.0 23.0 39.9 8.7 37.4 33.3 33.5 Alcol più guida 49.8 55.4 26.7 43.3 6.4 31.5 36.9 40.2

Stupefacenti più guida 23.5 29.2 13.7 28.1 0.7 31.1 30.9 30.2 Stupefacenti più alcol più guida 20.2 23.0 11.4 24.3 0.5 26.8 25.7 25.6

Alcol 90.2 85.3 64.8 77.8 71.9 56.4 57.7 66.5 Eroina 1.5 0.6 1.9 1.8 0.1 32.2 28.7 20.4

Cocaina 17.9 21.8 10.2 16.7 0.8 51.3 46.1 33.9 Cannabinoidi 48.9 34.4 31.9 52.9 22.0 35.9 38.3 31.8

Ecstasy 9.3 2.1 4.1 9.6 0.5 9.4 8.2 7.0 Popper 2.8 4.1 2.2 4.3 2.0 6.0 4.8 3.2

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345

Tabella 34a: Luogo intervista: danni attribuiti all’uso di droga – raffronti %

Scuole

inferiori Scuole

superiori Università Lavoro Casa Sport Zone Commerciali Eventi Locali

% Danni attribuiti uso droga 206 1544 1521 406 510 187 497 722 669 Danni neurologici 34.0 20.4 21.5 16.3 17.8 21.4 29.2 20.1 20.5

Rallentamento psicomotorio 6.3 4.7 6.4 4.9 4.7 3.7 3.2 3.5 3.9 Diturbi psichici 25.7 28.9 28.6 25.1 28.4 23.5 24.1 27.8 24.1

Alterazioni dell'umore 4.9 3.2 4.7 3.4 5.7 3.7 1.4 4.0 4.5 Alterazione delle percezioni 6.8 4.4 4.6 2.0 4.3 2.1 2.2 5.7 3.7

Danni fisici generici 35.0 39.7 34.5 43.6 35.5 46.0 19.3 31.0 31.2 Danni fisici specifici 35.0 13.5 10.0 11.8 10.8 12.8 10.5 14.3 9.4

Danni alla sfera sociale 6.8 12.2 13.9 17.2 17.6 12.3 8.0 9.6 9.6 Danni alla condizione 4.4 3.0 3.0 9.1 4.9 2.1 3.8 2.9 5.2

Alterazioni del comportamento 7.8 5.2 4.0 3.7 6.9 3.7 2.4 4.4 2.5 Dipendenza e abuso 27.2 21.0 18.5 17.2 22.2 14.4 10.5 20.5 18.7

Dipende 1.5 8.7 10.7 6.2 5.7 9.6 8.7 27.3 11.1 Problemi generici 4.4 3.6 6.8 5.9 8.0 9.6 10.3 4.7 6.7 Non sa rispondere 5.8 0.7 0.9 0.0 0.2 1.6 3.8 0.7 1.5

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346

Tabella 34b: Luogo intervista: danni attribuiti all’uso di droga – raffronti %

Aperitivi Feste private Strada Centri

Sociali Parrocchia Comunità Sert Sportelli Informativi

% Danni attribuiti uso droga 1300 518 3056 675 747 704 499 570 Danni neurologici 18.3 23.4 21.5 20.0 26.8 9.8 13.8 11.6

Rallentamento psicomotorio 3.4 4.1 2.9 6.4 3.2 1.6 3.0 1.8 Diturbi psichici 29.0 26.6 30.9 34.7 34.5 40.3 33.5 40.5

Alterazioni dell'umore 4.8 4.2 4.5 3.0 2.5 9.5 6.8 7.7 Alterazione delle percezioni 4.1 1.7 3.3 3.9 2.8 3.1 2.6 5.3

Danni fisici generici 32.2 43.6 35.0 30.1 24.8 49.1 38.1 49.8 Danni fisici specifici 9.7 9.7 11.0 7.9 13.3 12.8 9.6 14.2

Danni alla sfera sociale 9.9 11.4 7.3 11.0 8.3 22.7 15.0 18.2 Danni alla condizione 4.7 6.9 4.0 4.6 0.7 13.8 12.6 7.9

Danni agli altri 3.5 1.9 2.2 1.8 2.5 5.3 2.2 4.0 Alterazioni del comportamento 3.6 4.4 2.3 2.7 2.3 6.0 2.0 3.2

Dipendenza e abuso 19.3 24.9 13.8 15.3 16.2 8.9 9.0 10.9 Dipende 14.0 12.4 5.7 18.4 5.8 1.6 5.8 5.6

Problemi generici 5.5 4.1 7.2 3.7 7.0 8.8 8.6 6.8

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347

Tabella 35a: Luogo intervista: significati uso alcol – raffronti %

Scuole

inferiori Scuole

superiori Università Lavoro Casa Sport Zone Commerciali Eventi Locali

Uso Alcol ultimo anno/mese 164 1165 1223 325 451 143 361 669 613 Curiosità 26.2 2.4 2.0 1.8 0.2 2.1 4.7 1.9 0.5 Socialità 22.0 40.5 27.6 34.2 27.7 29.4 41.8 25.6 22.0

Divertimento 21.3 24.9 18.5 11.1 15.1 18.9 23.5 12.6 10.9 Gusto 13.4 13.0 9.5 8.0 8.2 4.9 3.6 14.1 4.7

Cultura 11.0 1.0 2.0 3.1 2.0 1.4 1.7 2.5 1.3 Normalità 10.4 0.9 5.3 4.6 5.8 3.5 2.5 2.4 5.1

Alimentazione 6.7 4.5 6.6 11.7 9.1 11.9 7.2 7.2 4.6 Emulazione 5.5 1.2 0.9 0.3 0.2 0.0 1.7 0.4 0.5

Piacere 1.2 14.8 20.8 27.7 22.2 25.9 18.6 19.4 15.0 Relax 0.6 2.3 2.2 5.5 3.5 4.2 2.5 2.1 2.6

Ricerca di sensazioni 0.0 6.0 3.5 4.9 2.9 0.7 1.9 5.2 1.6 Disinibizione 0.0 4.2 5.6 4.0 4.9 2.1 2.2 6.0 3.9

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348

Tabella 35b: Luogo intervista: significati uso alcol – raffronti %

Aperitivi Feste private Strada Centri

Sociali Parrocchia Comunità Sert Sportelli Informativi

Uso Alcol ultimo anno/mese 1172 442 1979 525 537 397 288 379 Curiosità 1.0 0.0 2.3 1.0 9.1 0.8 0.0 0.8 Socialità 24.2 39.4 31.7 27.2 43.6 14.1 13.9 24.5

Divertimento 12.3 21.7 23.2 13.0 21.2 6.3 5.6 9.8 Gusto 6.3 7.2 6.0 11.6 9.5 1.0 3.8 3.4

Normalità 5.0 2.9 2.5 4.2 1.9 1.8 3.8 1.3 Alimentazione 5.6 24.2 5.4 5.1 6.3 3.8 11.5 9.0

Piacere 17.8 21.5 16.4 13.3 14.2 9.8 8.3 12.9 Per evadere 1.8 11.1 2.5 1.5 0.7 6.0 4.9 5.0

Desiderio per la sostanza 1.1 1.4 0.7 1.3 6.1 0.0 0.3 1.3 Relax 4.4 4.5 2.6 4.6 1.9 2.3 3.1 5.8

Ricerca di sensazioni 2.7 4.8 3.5 3.4 1.9 6.3 4.2 5.3 Disinibizione 3.6 4.1 3.7 4.2 2.2 9.3 2.1 3.4

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349

Tabella 36a: Luogo intervista : significati uso Cannabis - raffronti %

Scuole

inferioriScuole

superiori Università Lavoro Casa Sport Zone Commerciali Eventi Locali

Uso Cannabis ultimo anno/mese 5 510 653 90 189 33 167 400 324 Socialità 0.0 24.5 22.4 10.0 18.5 24.2 17.4 18.3 19.1

Relax 0.0 21.6 30.9 30.0 30.2 36.4 9.0 35.0 33.6 Curiosità 60.0 21.2 8.6 2.2 5.8 18.2 29.9 6.8 3.4

Divertimento 20.0 14.5 11.2 4.4 9.5 18.2 6.6 9.5 13.0 Piacere 20.0 10.0 17.8 8.9 18.5 12.1 9.0 19.8 18.5

Ricerca di sensazioni 0.0 6.7 8.4 8.9 9.0 3.0 4.2 5.8 12.0 Per evadere 0.0 6.5 2.9 2.2 4.8 3.0 4.2 1.3 4.3

Gusto 0.0 4.3 4.4 1.1 3.7 6.1 0.6 5.8 4.3 Autocura 20.0 2.7 5.1 3.3 4.2 0.0 9.0 5.3 6.8 Normalità 0.0 2.4 4.4 6.7 0.0 3.0 1.8 3.5 4.6

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350

Tabella 36b: Luogo intervista: significati uso Cannabis – raffronti %

Aperitivi Feste private Strada Centri

Sociali Parrocchia Comunità Sert Sportelli Informativi

Uso Cannabis ultimo anno/mese 636 178 974 357 164 253 191 181 Socialità 18.6 25.3 21.9 18.2 15.9 14.2 12.0 24.9

Relax 28.6 46.6 26.4 30.5 1.8 13.8 19.9 24.9 Curiosità 6.4 10.7 14.8 4.5 60.4 3.2 2.6 3.9

Divertimento 9.6 11.2 16.3 4.8 6.1 5.1 2.1 7.7 Piacere 14.9 14.0 17.9 14.8 5.5 8.7 7.9 7.2

Ricerca di sensazioni 6.0 9.0 7.4 5.0 6.1 9.9 7.3 7.7 Gusto 3.0 3.4 3.8 6.7 0.6 2.0 1.0 1.1

Ricerca di alterazione 2.0 2.8 2.4 6.2 4.9 5.9 4.7 4.4 Autocura 6.0 11.2 3.7 5.6 1.2 4.7 7.3 3.9 Normalità 5.5 6.2 3.1 3.6 2.4 1.6 3.7 3.3

Tabella 37a: Luogo intervista: significati uso Cocaina – raffronti %

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351

Scuole

superiori Università Lavoro Casa Sport Zone Commerciali Eventi Locali

Uso Cocaina ultimo anno/mese 101 192 39 77 9 30 122 121 Curiosità 69.3 68.8 53.8 40.3 100.0 50.0 65.6 41.3

Prestazionale 23.8 29.2 48.7 46.8 66.7 20.0 29.5 49.6 Socialità 20.8 24.5 33.3 36.4 11.1 20.0 21.3 25.6 Piacere 11.9 26.6 30.8 18.2 11.1 10.0 20.5 22.3

Divertimento 11.9 54.2 30.8 44.2 22.2 40.0 19.7 43.0 Ricerca di sensazioni 8.9 26.0 17.9 27.3 22.2 6.7 10.7 15.7 Ricerca di alterazione 5.9 11.5 15.4 10.4 11.1 3.3 9.0 13.2

Normalità 5.9 8.3 12.8 10.4 11.1 0.0 0.8 6.6 Disinibizione 5.0 7.3 5.1 10.4 0.0 6.7 4.9 7.4

Autocura 4.0 4.7 7.7 2.6 0.0 6.7 0.8 1.7 Per sentirsi più sicuri 4.0 4.2 10.3 10.4 0.0 0.0 1.6 4.1

Accessibilità 2.0 6.3 2.6 3.9 22.2 6.7 11.5 4.1 Emulazione 2.0 5.2 12.8 10.4 11.1 0.0 0.8 5.8

Relax 1.0 1.0 5.1 0.0 11.1 0.0 0.0 0.0 Per evadere 1.0 7.3 2.6 10.4 0.0 3.3 0.8 8.3

Disponibilità 1.0 5.7 0.0 3.9 0.0 13.3 8.2 7.4 Dipendenza 0.0 2.6 0.0 5.2 11.1 3.3 2.5 3.3

Tabella 37b: Luogo intervista: significati uso Cocaina– raffronti %

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Aperitivi Feste private Strada Centri

Sociali Parrocchia Comunità Sert Sportelli Informativi

Uso Cocaina ultimo anno/mese 233 113 312 113 6 361 230 193 Curiosità 49.4 27.4 41.0 47.8 83.3 13.9 21.3 12.4

Prestazionale 38.6 73.5 28.8 36.3 50.0 6.1 38.3 56.0 Socialità 23.2 16.8 21.8 38.1 0.0 21.9 21.7 20.7 Piacere 23.2 8.8 14.1 32.7 0.0 32.7 22.2 19.7

Divertimento 29.2 25.7 34.0 36.3 0.0 16.6 23.0 13.0 Ricerca di sensazioni 21.0 18.6 13.8 20.4 0.0 35.5 26.5 32.1 Ricerca di alterazione 15.5 5.3 10.6 20.4 0.0 25.5 12.2 16.1

Normalità 11.2 6.2 6.7 11.5 16.7 7.8 5.7 5.2 Disinibizione 9.0 6.2 7.1 18.6 0.0 20.2 7.8 15.0

Autocura 3.4 2.7 6.1 5.3 16.7 15.0 11.3 15.5 Per sentirsi più sicuri 6.4 3.5 6.1 9.7 0.0 14.4 7.0 21.8

Accessibilità 7.7 3.5 4.2 9.7 33.3 3.3 2.2 1.6 Emulazione 6.9 4.4 3.8 8.8 0.0 4.2 3.0 3.1 Per evadere 6.4 5.3 5.4 6.2 0.0 13.9 11.7 19.7

Disponibilità 10.7 1.8 3.2 2.7 16.7 0.8 2.2 2.1 Dipendenza 4.7 0.9 1.9 3.5 16.7 7.2 7.8 2.1

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353

Tabella 38a: Luogo intervista: significati uso Eroina – raffronti %

Scuole

superiori Università Lavoro Casa Zone Commerciali Eventi Locali

Uso Eroina ultimo anno/mese 10 10 5 5 7 8 7 Curiosità 40.0 30.0 80.0 0.0 14.3 12.5 14.3 Autocura 10.0 0.0 0.0 0.0 0.0 25.0 14.3

Ricerca di sensazioni 0.0 10.0 0.0 20.0 14.3 0.0 14.3 Per evadere 10.0 0.0 20.0 0.0 14.3 12.5 0.0

Piacere 0.0 0.0 40.0 20.0 0.0 0.0 28.6 Relax 20.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 14.3

Disinibizione 0.0 0.0 0.0 20.0 0.0 0.0 0.0 Dipendenza 0.0 20.0 20.0 20.0 14.3 12.5 28.6

Desiderio per la sostanza 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 12.5 0.0 Compensare l'effetto di altre sostanze 0.0 0.0 20.0 0.0 0.0 0.0 0.0

Annientamento 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 12.5 0.0 Sfida 0.0 10.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0

Emulazione 0.0 0.0 20.0 0.0 0.0 0.0 0.0

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Tabella 38b: Luogo intervista: significati uso Eroina – raffronti %

Aperitivi Feste private Strada Centri

Sociali Parrocchia Comunità Sert Sportelli Informativi

Uso Eroina ultimo anno/mese 20 3 58 12 1 227 143 116 Curiosità 20.0 0.0 19.0 0.0 0.0 7.0 7.7 4.3 Autocura 10.0 66.7 15.5 8.3 0.0 17.2 10.5 21.6

Ricerca di sensazioni 10.0 0.0 10.3 8.3 0.0 18.9 17.5 20.7 Per evadere 5.0 0.0 10.3 8.3 100.0 23.3 14.7 30.2

Piacere 10.0 0.0 8.6 8.3 0.0 12.8 17.5 11.2 Relax 0.0 33.3 6.9 0.0 0.0 14.1 14.0 15.5

Disinibizione 0.0 0.0 5.2 0.0 0.0 5.3 2.8 0.9 Dipendenza 5.0 0.0 5.2 0.0 100.0 6.2 11.9 5.2

Compensare l'effetto di altre sostanze 5.0 0.0 1.7 0.0 0.0 6.6 6.3 3.4

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Notizie sugli autori Barbuto Andrea Andrea Barbuto, sociologo specializzato in comunicazione e in devianza adolescenziale e giovanile. Responsabile del Centro Studi e Formazione Professionale del Centro Calabrese di Solidiarietà Bianchi Claudia Psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo Analitico-Transazionale. Svolge la sua attività terapeutica prevalente nell’ambito del trattamento delle dipen-denze patologiche. Dal 1999 lavora per il Centro Accoglienza La Rupe dove attualmente, oltre all’attività psicoterapeutica (rivolta a singoli, coppie, gruppi), di prevenzione e formazione, coordina il «Servizio Rupe 2 piste per la coca». Dal 2008 svolge anche attività clinica privata di carattere libero-professionale Butelli Leonardo Giornalista pubblicista, Coordinatore del Centro Studi del Ce.I.S. Gruppo «Giovani e Comunità» di Lucca, Responsabile del CeSDoP e del Ceiscuola. È autore di numerose pubblicazioni sull’agomentyo prevenzione e sostanze psicoattive Buzzelli Massimo Attualmente Direttore della struttura di Accoglienza del Centro di Solidarie-tà Don Guerrino Rota di Spoleto lavora nel Centro dal 1986 e ha ricoperto il ruolo di Direttore in tutte le fasi del programma Progetto Uomo Calceglia Katia Psicologa-psicoterapeuta presso l’U.O. Ser.T. del AUSL di Forlì in ambito clinico e di prevenzione Caracciolo Lidia Lidia Caracciolo è educatrice /musicoterapista presso il Centro Reggino di Solidarietà di Reggio Calabria. È socio fondatore della Cooperativa sociale «inTErMEzzo» di Reggio Calabria,in cui offre il suo contributo-nell’organizzazione e conduzione di seminari tematici orientati alla scoperta della relazione uomo/suono e nell’organizzazione di convegni ed eventi formativi secondo la mission della cooperativa

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Cattelani Nives Psicologa, responsabile dell'Accoglienza e dell'Ambulatorio Toniolo del Ceis di Modena Ciarocchi Giargiana Educatrice professionale. Lavora presso il Ce.I.S. «S. Crispino» dal 1993 a tutt’oggi. Dal 1995 con incarico di responsabile di comunità. In qualità di responsabile ha prestato servizio nella Comunità Terapeutica «La Quercia», nella Comunità di Doppia Diagnosi «Diogene», ed attualmente, nella Co-munità di Orientamento «La Palanzana». Svolge attività nella fase di Acco-glienza per i primi colloqui e l’inserimento in comunità Cipressi Mario Lavora al Centro di Solidarietà di Reggio Emilia dal 1984, ora coordinatore delle attività innovative. Dirige il Sito www.drogaonline.it e il Progetto «no cocaine». Presidente dell’associazione di volontariato Servire l’Uomo di Reggio Emilia. Presidente del coordinamento degli enti accreditati per la tossicodipendenza della Regione Emilia Romagna Favaretto Alberto Educatore, Coordinatore Attività Riduzione del Danno, UOC Lavoro di Strada Interventi a Bassa Soglia, Servizio Adulti, direzione Politiche Sociali Partecipative e dell’Accoglienza, Assessorato alle Politiche Sociali e al Vo-lontariato, Comune di Venezia Fioravanti Paolo Pedagogista, opera da anni nell’ambito della dipendenza da sostanze, con particolare interesse per i problemi connessi all’abuso e dipendenza da co-caina, dal 1998 lavora presso il Centro di Solidarietà di Firenze onlus.Dal 2005 è responsabile del Programma Conoscenza, trattamento ambulatoriale per assuntori di cocaina, promosso dal Centro di Solidarietà di Firenze onlus Fontana Raoul Alan Educatore professionale. Ha prestato servizio di volontariato al Ce.I.S. «S. Crispino» dal 2000 al 2006. Dal 2007 svolge la propria attività come Edu-catore nella Comunità di Orientamento «Palanzana». È referente del Ce.I.S. di Viterbo per la rete Cocaina della F.I.C.T

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Gazzola Michele Coordinatore dei Servizi Terapeutici-riabilitativi Area dipendenze del Ceis di Treviso. Coordinatore del progetto «kriptos» Goretti Stefano Laureato in Sociologia e filosofia, ha iniziato la propria carriera professio-nale come infermiere. Ora presta servizio presso il Ser.t. di Perugia in quali-tà di sociologo. Si occupa di dipendenze patologiche da anni dopo aver oc-cupato il posto di responsabile delle comunicazione Aziendale dell’Ausl 2 Guadagnini Katia Psicologa e psicoterapeuta con l’indirizzo dello Psicodramma Analitico. Collabora al «Servizio Rupe 2 piste per la coca» in qualità di psicologa (col-loqui, gruppi terapeutici, time out). Dal 2009 svolge anche attività clinica privata di carattere libero-professionale Leonardi Andrea Psicologo, esperto in processi di comunicazione persuasiva e in problemi legati all’abuso e dipendenza da cocaina, svolga attività psicologico-clinica come libero professionista e come consulente per enti del privato sociale. Autore di numerose pubblicazioni in riviste scientifiche nazionali ed inter-nazionali, è membro della Society for Personalità and Social Psychology ed è referee per la rivista scientifica International Journal of Social Behavior and Personality. È consulente per l’attività terapeutica per il Programma Conoscenza, trattamento ambulatoriale per assuntori di cocaina, promosso dal Centro di Solidarietà di Firenze onlus Lugato Elena Psicologa clinica e di comunità, specializzanda in psicoterapia costruttivista, consulente presso la Comunità Terapeutica Villa Soranzo, svolge attività clinica, di ricerca e di formazione Memoli Fabio Sociologo, si è occupato di tossicodipendenze nelle comunità di recupero. Ad oggi è consulente per associazioni e cooperative legate all’ambito del disagio sociale ed in particolare delle dipendenze da sostanze. Mizzoni Cristina Medico psichiatra, lavoro nel settore delle tossicodipendenze dagli anni ’90. È autrice di numerose pubblicazioni sul tema

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Peper Laura Patricia Psicologa, Università di Buenos Aires, Argentina (1993). Dal 1998 al 2001 collabora con la Universita di Misiones e il Ministero di Salute della Regio-ne nel ambito della tossicodipendenza. Dal 2001 a tuttoggi si occupa di tos-sicodipendenza e alcolismo,presso il centro Gulliver di Varese, attualmente come referente della Unità di Offerta nella Comunità Tritone, struttura per alcolisti e polidipendenti Reynaudo Monica Dottore di Ricerca e Psicologa; attualmente è Responsabile del Centro Studi Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele di Torino ed è trainee presso il Centro di Terapia Cognitiva di Como Sanchini Samantha Sociologa, esperta in metodologia della ricerca sociale ed epidemiologica applicata alle dipendenze. Responsabile dell’Osservatorio delle dipendenze dell’Azienda Usl di forlì e collaboratrice dell’Osservatorio epidemiologico metropolitano dipendenze patologiche dell’azienda Usl di Bologna Scavelli Sonia Psicologa, impegnata nell’ambito della psicologia clinica e delle dipenden-ze, con particolare attenzione alle problematiche legate all’abuso e alla di-pendenza da cocaina. Svolge la mansione di operatrice terapeutica e addetta alla ricerca presso il Programma Conoscenza, trattamento ambulatoriale per assuntori di cocaina, promosso dal Centro di Solidarietà di Firenze onlus Tartarelli Olga Psicologo, mediatore sistemico, ha lavorato per 30 anni nell’Associazione Ceis Gruppo giovani e comunità. Fino al 2008 è stata Responsabile della biblioteca del Cesdop e attualmente svolge attività di libera professione in Versilia Velicogna Francesco Psicologo psicoterapeuta, Didatta della Scuola di specializzazione Qua-driennale in Psicoterapia dell’Institute of Consctructivist Psychology da Pa-dova, è socio Ordinario della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva e della Società Italiana di Psico-Oncologia. autore di oltre cento

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tra pubblicazioni e interventi a congressi nei campi della psicologia clinica, della psicodiagnostica, della psico-oncologia, della terapia delle tossicodi-pendenze Verderi Mara Laureata in Servizio sociale, operatore, responsabile di strutture e area inse-rimenti socio - lavorativi per associazione La Ricerca di Piacenza da 25 an-ni, attualmente responsabile servizio comunità terapeutica e attività di pro-gettazione sociale , membro del Comitato Esecutivo dell'Associazione Vignoli Massimiliano Educatore, svolge la sua attività di mediazione per coppie in separazione e consulenza pedagogica per singoli, coppie o famiglie presso il centro di algologia del Ceis di Pistoia,. È referente del Ce.I.S. di Viterbo per la rete Cocaina della F.I.C.T.