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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it NEL 2005 E PRIMA La Germania sforò il tetto del 3% Giardina a pag. 16 LEGA NORD Scoppiano risse al vertice Bucchi a pag. 12 PER ORA Ucraina, ha perso Putin Pasolini Zanelli a pag. 15 con guida «Tuir 2014» a € 6,00 in più; con guida «Bilanci 2014» a € 6,00 in più; con guida «Voluntary Disclosure» a € 6,00 in più Nuova serie - Anno 23 - Numero 48 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Mercoledì 26 Febbraio 2014 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,40 Francia € 2,50 INNOVAZIONE PER LA SALUTE www.aboca.com Oltre 500 sostanze funzionali prodotte dalla Natura, selezionate da Aboca Nella Natura c è tutto Non solo vitamine e minerali per risvegliare la tua energia sostegno vigore vitalità 90 secondi La rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv canale 27, ore 20) Enti locali - Contratti inte- grativi con le mani bucate, soldi recuperati dal nuovo Ccnl Cerisano a pag. 27 Impresa - Gli aiuti della Sabatini-bis estesi al fotovol- taico, ma non all’acquisto dei terreni De Stefanis a pag. 28 Lavoro - Sicurezza, modello organizzativo semplificato nelle pmi Cirioli a pag. 29 su www.italiaoggi.it Documenti/1 - La sentenza della Consulta sui vizi dei decreti legge Documenti/2 - Affitti e ac- quisti, i chia- rimenti delle Entrate Documenti/3 - Danno non pa- trimoniale, la sentenza della Cassazione LA DNA PROTESTA Il gip a Bologna aspetta dieci mesi per autorizzare un arresto Il governo di Matteo Renzi è il primo che passa da una teorica par condicio tra uomini e donne a un reale fifty fifty. Sino al 1976 l’Italia non ha avuto ministri di sesso femminile. In quell’anno la prima fu Tina Anselmi. Poi sem- pre pochine: quattro con Silvio Berlusconi nel 2008 e tre con Mario Monti (2011). Enrico Letta ne volle un terzo (7 su 21). Matteo ha raggiunto la parità: 8 su 16. La nona musa. Poco disposta a fare la first lady. Ma come sono queste muse di Renzo? Di certo ibernato il vecchio modello della prima donna, «tutta casa, tutta chiesa, tutta letto», come diceva Franca Rame, o «figli, chiesa e cucina» di Lutero. Superato anche il modello del femminismo esa- sperato, esploso e spentosi nei decenni Sessanta-Settanta. La prima donna ministro fu Tina Anselmi. Nel 1976 IL Giornale dei professionisti * * * Stop ai decreti legge omnibus La regola era nota, ma sempre disattesa. Ora la Corte costituzionale fissa il principio che non si possono caricare in fase di conversione norme eterogenee Stop all’assalto ai decreti legge. Sul carro del provvedimento d’urgenza non si possono, nell’iter parlamen- tare di conversione, caricare dispo- sizioni eterogenee e sfruttare la corsia preferenziale. Tanto meno quando sul decreto si pone la fiducia e il parlamento è chiamato a «pren- dere o lasciare». A puntare il dito contro l’abuso della decretazione d’urgenza e contro i vizi formali del procedimento è la Corte costituzio- nale con la sentenza depositata ieri in materia di droghe. Ponziano a pag. 11 Ciccia a pag. 23 CI SONO SPAZI LEGALI Che cosa dice la Convenzione internazionale riguardo ai marò MEDIA Mondadori sta studiando un settimanale sul Papa AUDIWEB Mediaset sui video ha battuto Rai e Sky Cominotto a pag. 14 Plazzotta a pag. 21 Secchi a pag. 8 Morra a pag. 8 Do - q r E D - Da Matteo Salvini di Paolo Panerai Amava il mare ed è voluto andare sul mare, nella sua Varazze, per lasciare in serenità e consapevolezza la terra. Si svegliava e vedeva il mare, si riaddormentava per poi risvegliarsi e rivedere il mare; nel pomeriggio di ieri, dopo aver visto per l’ultima volta il mare, non si è più risvegliato, sereno come un bambino. Giorgio Trombetta Panigadi è stato una parte fondamentale dell’ani- ma di Class Editori, ma ancor prima, per me, dai tempi di Panorama, del grande Panorama di Lamberto Sechi, è stato un fratello maggiore; severo ma sempre entusiasta ed entusiasmante; severo nell’accordare a me e Maurizio De Luca la miseria del 4% per i diritti d’autore del primo libro di Panorama, Il Crack–Sindona il Vaticano, la Dc e gli altri amici. Ma quel libro lo trasformò in un best seller. Aveva cominciato all’ufficio pubblicità della Pirelli e lì aveva con- tratto l’amore per il mare, frequentando Caprera, lui che era nato sul lago di Como. Poi alla Necchi, per la quale inventò slogan famosi. Ma la sua passione era scrivere e soprattutto far scrivere. Per questo ap- prodò alla Mondadori, e il fondatore Arnoldo, intuendone le qualità, lo mandò subito a New York per uno stage a Time Life e a Walt Disney. Amava il mare In memoria di Giorgio Trombetta Panigadi primo vero editore non proprietario continua a pag. 8 €1,20 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

www.italiaoggi.it

NEL 2005 E PRIMALa Germania sforò il tetto del 3%Giardina a pag. 16

LEGA NORDScoppiano risse al verticeBucchi a pag. 12

PER ORAUcraina, ha perso PutinPasolini Zanelli a pag. 15

con guida «Tuir 2014» a € 6,00 in più; con guida «Bilanci 2014» a € 6,00 in più; con guida «Voluntary Disclosure» a € 6,00 in più

Nuova serie - Anno 23 - Numero 48 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano

Mercoledì 26 Febbraio 2014 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,40 Francia € 2,50

INNOVAZIONE PER LA SALUTEwww.aboca.com

Oltre 500 sostanze funzionaliprodotte dalla Natura, selezionate da Aboca

Nella Natura c’è tuttoNon solo vitamine e minerali per risvegliare la tua energia

sostegno vigore vitalità

90 secondiLa rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class t v c a n a l e

27, ore 20)

Enti locali - Contratti inte-grativi con le mani bucate, soldi recuperati dal nuovo Ccnl

Cerisano a pag. 27

Impresa - Gli aiuti della Sabatini-bis estesi al fotovol-taico, ma non all’acquisto dei terreni

De Stefanis a pag. 28

Lavoro - Sicurezza, modello organizzativo semplificato nelle pmi

Cirioli a pag. 29

su www.italiaoggi.itDocumenti/1 - La sentenza della Consulta sui vizi dei decreti legge

Documenti/2 - Affitti e ac-quisti, i chia-rimenti delle Entrate

Documenti/3 - Danno non pa-

trimoniale, la sentenza della Cassazione

LA DNA PROTESTA

Il gip a Bologna aspetta dieci mesi per autorizzare

un arresto

Il governo di Matteo Renzi è il primo che passa da una teorica par condicio tra uomini e donne a un reale fifty fifty. Sino al 1976 l’Italia non ha avuto ministri di sesso femminile. In quell’anno la prima fu Tina Anselmi. Poi sem-pre pochine: quattro con Silvio Berlusconi nel 2008 e tre con Mario Monti (2011). Enrico Letta ne volle un terzo (7 su 21). Matteo ha raggiunto la parità: 8 su 16.

La nona musa. Poco disposta a fare la first lady. Ma come sono queste muse di Renzo? Di certo ibernato il vecchio modello della prima donna, «tutta casa, tutta chiesa, tutta letto», come diceva Franca Rame, o «figli, chiesa e cucina» di Lutero. Superato anche il modello del femminismo esa-sperato, esploso e spentosi nei decenni Sessanta-Settanta.

La prima donna ministro fu Tina Anselmi. Nel 1976

IL Giornale dei

professionisti* * * Stop ai decreti legge omnibus

La regola era nota, ma sempre disattesa. Ora la Corte costituzionale fissa il principio che non si possono caricare in fase di conversione norme eterogenee

Stop all’assalto ai decreti legge. Sul carro del provvedimento d’urgenza non si possono, nell’iter parlamen-tare di conversione, caricare dispo-sizioni eterogenee e sfruttare la corsia preferenziale. Tanto meno quando sul decreto si pone la fiducia e il parlamento è chiamato a «pren-dere o lasciare». A puntare il dito contro l’abuso della decretazione d’urgenza e contro i vizi formali del procedimento è la Corte costituzio-nale con la sentenza depositata ieri in materia di droghe.

Ponziano a pag. 11

Ciccia a pag. 23

CI SONO SPAZI LEGALI

Che cosa dice la Convenzione internazionale

riguardo ai marò

MEDIA

Mondadori sta studiando

un settimanale sul Papa

AUDIWEB

Mediaset sui video ha battuto Rai e Sky

Cominotto a pag. 14 Plazzotta a pag. 21 Secchi a pag. 8Morra a pag. 8

Do- qrE

D- Da

Matteo Salvini

di Paolo PaneraiAmava il mare ed è voluto andare sul mare, nella sua Varazze, per

lasciare in serenità e consapevolezza la terra. Si svegliava e vedeva il mare, si riaddormentava per poi risvegliarsi e rivedere il mare; nel pomeriggio di ieri, dopo aver visto per l’ultima volta il mare, non si è più risvegliato, sereno come un bambino.

Giorgio Trombetta Panigadi è stato una parte fondamentale dell’ani-ma di Class Editori, ma ancor prima, per me, dai tempi di Panorama, del grande Panorama di Lamberto Sechi, è stato un fratello maggiore; severo ma sempre entusiasta ed entusiasmante; severo nell’accordare a me e Maurizio De Luca la miseria del 4% per i diritti d’autore del primo libro di Panorama, Il Crack–Sindona il Vaticano, la Dc e gli altri amici. Ma quel libro lo trasformò in un best seller.

Aveva cominciato all’uffi cio pubblicità della Pirelli e lì aveva con-tratto l’amore per il mare, frequentando Caprera, lui che era nato sul lago di Como. Poi alla Necchi, per la quale inventò slogan famosi. Ma la sua passione era scrivere e soprattutto far scrivere. Per questo ap-prodò alla Mondadori, e il fondatore Arnoldo, intuendone le qualità, lo mandò subito a New York per uno stage a Time Life e a Walt Disney.

Amava il mareIn memoria di Giorgio Trombetta Panigadi

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2 Mercoledì 26 Febbraio 2014 I C O M M E N T I

Renzi ha trop-pa conside-razione di sé per poter tenere in ade-

guata considerazione il talento degli altri. Gestire il futuro di un paese è un compito immane. Persino nel cicli-smo, dove, alla fine, ciò che conta, è il talento del campione, anche quest’ul-timo ha bisogno di una squadra forte e affiatata, non certo messa assieme all’ultimo momento.

La sensazione che Renzi con-siderasse i suoi più stretti colla-boratori come una sorta di codazzo facoltativo la si è avuta, nettamente, quando ha formato la sua segreteria di 12 persone. Sette donne e cinque uo-mini. Tutti giovani. Come se queste ca-ratteristiche, certo signifi cative, fossero determinanti. Il più importante di questo cenacolo, perché è l’incaricato delle «politiche economiche», è Filippo Tad-dei. Quest’ultimo, prima anomalia, è l’estensore del programma economico di Pippo Civati che era l’antagonista di Renzi nelle primarie del Pd. Che cosa vuol dire? Che tra Renzi e Civa-ti non c’è alcuna differenza? Allora, perché si combattono?

Renzi avrebbe dovuto chia-mare, al suo fi anco, nella segreteria del Pd, un economista sicuramente fuori dal branco degli internaziona-

listi plurimasteriz-zati, ma comunque preparatissimo e ri-

soluto nel tenere loro testa. Taddei invece è stato bocciato all’esame di prof. associato dove è stato giudicato inidoneo in tutti i quattro parametri di selezione. Un ko.

Nella segreteria del Pd è stata nominata anche Marianna Madia che, a 33 anni, è già alla sua seconda legislatura. Era stata paracaduta da Veltroni in Parlamento a soli 27 anni. Anch’essa, esordendo nell’emiciclo, aveva riconosciuto: «Sono piena di incompetenze» che non si eliminano certo in fretta. Credevo che la scelta

di Renzi di piazzar-la nello segreteria del Pd fosse stato uno scivolone o un favore. Poco male, mi sono detto, visto che Renzi, questo or-ganismo, lo usa per

far alzare presto queste giovani spe-ranze. Ma quando vedo ricomparire la Madia come ministro, per di più in quello della riforma burocratica, dove dovrebbe confrontarsi e domare l’alta dirigenza burocratica dello Stato abi-tuata da mezzo secolo a fare il bello e il cattivo tempo, tenendo sulla corda, non solo singoli ministri ma anche l’intero parlamento, mi sono cadute le braccia. Se costoro si soffi ano il naso, la Madia cade per terra.

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Un uomo soloal comando vale

soltanto nel ciclismo

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

L’ANALISI

Matteo Renzi non sacostruirsi la squadra

DI SERGIO SOAVE

Presentando il suo go-verno, Matteo Renzi ha cercato di parlare agli italiani attra-

verso il televisore più che ai parlamentari cui chiedeva la fiducia. Questo artificio reto-rico riuscito solo a metà ha prodotto un effetto curioso e per certi aspetti deludente. Al di là dell’efficacia della scel-ta comunicativa, che richiede di sicuro qualche perfeziona-mento, essa fa intendere che Renzi è consapevole di avere uno spazio di convinzione nei confronti degli ascoltatori, cioè domani degli elettori, mentre nei confronti delle rappresentanze politiche può solo far valere una sorta di potere di ricatto. Quello di Renzi sarà l’ultimo gover-no della legislatura, questa è la sua forza, forse l’unico elemento indiscutibile della sua avventura governativa. Tutto il resto è friabile. La maggioranza che ha ottenu-to al Senato col voto palese non reggerebbe a un voto segreto, nel quale sia i set-tori nostalgici (quelli che

rimpiangono Letta e quelli che rimpiangono D’Alema) del Partito democratico sia i centristi cui viene chiusa la prospettiva farebbero pesa-re la loro peraltro evidente insoddisfazione. Il governo reggerà solo perché metter-

lo in crisi significa andare al voto e per il soccorso azzurro, garantito formalmente solo per le riforme elettorali, ma che potrebbe entrare in funzione, magari dietro il paravento del voto segreto, per riforme di altro genere, come quelle promesse per la burocrazia o per la giustizia amministrativa e forse civile (quella penale è esclusa dal cartello «Chi tocca le procure muore»).

La sostanziale dipenden-za dalla benevolenza di Sil-vio Berlusconi rappresenta insieme la carta di riserva e la debolezza principale del

nuovo quadro politico. Il ri-schio che corre Renzi è che, se quella dipendenza diven-terà visibile, si crei un’area di contestazione alla sua si-nistra, più ampia di quella del micro-partito di Nichi Vendola, che alla fine non sia più riconducibile a una alleanza elettorale con il Pd renziano, che quindi po-trebbe perdere la sfi da con il centrodestra per la mag-gioranza relativa, premiata dalla nuova legge elettorale. Se però, per svincolarsi dal-la protezione berlusconia-na Renzi si avventurerà su scelte care alla demagogia di sinistra, come la sciagurata idea di tassare i Bot, fini-rebbe col perdere l’appoggio anche dei centristi che non vogliono lasciare a Forza Ita-lia il monopolio della difesa fi scale del ceto medio.

Mantenere un equilibrio che consenta di non sbattere su nessuno di questi due sco-gli sarà il principale rovello di Renzi, come si è già capito dal modo un po’ furbesco ed elusivo in cui ha affrontato il dibattito sulla fi ducia.

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IL PUNTO

La forza di Renzi è che dopo di lui si andrà alle elezioni

DI MARCO BERTONCINI

Si prevedevano diffi coltà per Matteo Renzi dalla si-nistra del Pd. A conti fatti, tutto si è limitato a parole poco amichevoli e male au-guranti, espresse da espo-nenti che combatterono la candidatura Renzi alla se-greteria.

Le due correnti che si erano espresse per Gian-ni Cuperlo e Pippo Civati sono rimaste pesantemen-te spiazzate dall’esito con-gressuale. Ancor più le si-nistre interne sono rimaste intontite per il dinamismo impresso da Renzi al parti-to, prima con i nomi inseriti nella segreteria, poi con la linea politica, infi ne con il confl itto avviato con un go-verno in cui il Pd era magna pars. Ancor più sono state imbrigliate dalla fulminea assunzione del comando diretto nell’esecutivo.

Come reagire? L’unica strada percorribile era vo-tare contro l’esecutivo Ren-zi, con ciò schierandosi fuori del partito e avviando una scissione. La manovra era

rischiosa, perché postulava in certa misura una con-fl uenza, pur non immediata, con Sel, partito travagliato da convulsioni in vista di un’alleanza europea da al-cuni postulata nel solco del socialismo (ove si schiererà fra pochi giorni il Pd) e da altri nell’ultrasinistra radi-cale. Nessuno se l’è sentita di ripercorrere una strada già in certo qual modo se-guita da Rifondazione.

A questo punto si po-tevano solo attuare forti distinguo negli interventi in aula, come hanno fat-to i vari Casson, Civati, Fassina. Fallito l’obietti-vo di colpire Renzi uomo di governo, il prossimo traguardo sarà azzoppare Renzi uomo di partito, con-testandone la permanenza alla segreteria. Di fatto, l’unica, concreta possibi-lità in mano ai contesta-tori, vista la composizione dei gruppi parlamentari del Pd, sarà di ostacolare e mutare le proposte che giungeranno alle Camere dal governo.

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LA NOTA POLITICA

La sinistra Pd trama vendetta

L’asso nella manica

è Berlusconi

Prime Minister Matteo Renzi has too much self-esteem to be able to properly take into account the talent of others.

Managing the future of a country is a hard task. Even in cycling, where at the end of the day only the win-ner matters, you need a strong and close-knit team, not put together at the last minute .

The feeling that Renzi con-sidered his closest collaborators as a kind of optional retinue, was clearly perceived when he formed his office of 12 people. Seven women and five men. All young people. As if these features were decisive. The most important of this group, because he has to monitor the «economic policy», is Filippo Taddei. But Mr Taddei, first ano-maly, wrote MP Pip-po Civati’s economic program. MP Civati was Renzi’s antagonist in the Democratic Par-ty primary elections. What does is it mean? Does it mean, perhaps, that is there no difference between Renzi and Civati? So why Civati and Ren-zi fight against each other?

Renzi would have to call at his side, for the office of the Democratic Party, an economist definitely out of the herd of multiple Ph.d scholars, but well educated and resolute to cope with them. Taddei instead was

rejected at the examination of asso-ciate professor where he was judged unfit in all four selection parame-ters. A knockout.

At the office of the Democra-tic Party was also appointed MP Marianna Madia: she is 33 years old and already in her second term. Veltroni let she run for the Italian Parliament when Madia was only 27 years old. As she made her debut in the Chamber of Deputies, Madia declared: «I’m full of incompeten-ce». This is an issue you cannot resolve so quickly. I thought Ren-zi’s decision to appoint her for the Democratic Party office had been

a blunder or a fa-vour. Never mind, I said to myself, as Renzi uses his of-fice to raise these young promising politicians. But when I saw Madia

reappear as a minister, and what’s more as appointed minister for bureaucracy reform, where she should confront and subdue the senior management of Italian sta-te bureaucracy accustomed for half a century to be a law upon them-selves, taking on a string not just single ministers but also the entire parliament, this exasperates me. If they blow their noses, Madia falls to the ground.

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IMPROVE YOUR AMERICAN ENGLISH

Matteo Renzi doesn’t know how to build his team

“Lonely runner at the front of the race” applies only

in cycling

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3Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26 FebbraiP R I M O P I A N OIl premier incassa la i ducia e conferma: pagherà il conto chi vive di rendita e non sul lavoro

Renzi: meno tasse, ma non per tuttiBersani e Letta in Aula fra applausi e forti imbarazzi

DI FRANCO ADRIANO

Il conto lo pagherà chi vive di rendite e non sul lavoro. Il sottosegretario alla pre-sidenza del consiglio Gra-

ziano Delrio non si era mica sbagliato parlando con Lucia Annunziata. Nonostante la smentita, Matteo Renzi, ieri, durante il dibattito sulla fidu-cia (incassata senza sorprese con 378 sì, 220 no e un aste-nuto) lo ha ripetuto. Certo, lo ha fatto a modo suo; ma non per questo in maniera meno determinata. Il sindaco dice di doverlo a quel cassintegra-to che gli ha detto: «Non ho il coraggio di guardare negli oc-chi mio figlio e trovo ingiusto che voi continuiate a dire che difendete una Costituzione di un Paese che si definisce una Repubblica democratica fon-data sulla rendita, perché non è fondata sul lavoro, è fondata sulla rendita. Perché nel mo-mento in cui voi continuate sempre con le solite persone non siete fondati sul lavoro. Io sono affondato sul lavoro, non fondato sul lavoro». È l’unica

occasione in cui Renzi sembra mettere le mani avanti sulle possibili accuse di sentimen-talismo. «È un elemento di un dibattito vero», ha tagliato corto. «Come rispondi a questa esigenza?», ha continuato. «Io credo avendo il coraggio di rivo-luzionare il sistema economico e anche normativo del Paese». Insomma, alle critiche che gli sono giunte da più parti di non voler indicare nei dettagli che cosa vuole fare e soprattutto dove reperirà le risorse, ieri il premier ha rilanciato: «Allora diremo che cosa, come e in che tempi faremo le riforme».

Tutto in tre tweet

«Sono sintetizzabili in tre brevissimi tweet», ha prose-guito: «Uno, il mondo corre ad una velocità doppia dell’Euro-pa». All’interno dell’Europa, «secondo tweet, l’Italia ha un grado di diffi coltà che è mag-giore rispetto ad altri Paesi». Tre. «Ma in Europa possiamo avere il ruolo che meritiamo se cambiamo profondamente la pubblica amministrazione,

il fi sco, il sistema della giusti-zia civile, amministrativa e penale, le regole del lavoro». «I compiti», gli era scappato di dire al Senato, ieri li ha chiamati «i nodi strutturali» da sciogliere. C’è, dunque, da aspettarsi una sorta di legge comunitaria straordinaria at-traverso la quale l’Italia aspi-ra a conformarsi ai maggiori Paesi europei per avere mag-giore voce in capitolo. E fra questi c’è anche la tassazione

sulle rendite. «Per presentar-ci a quell’appuntamento o sciogliamo i nodi strutturali che abbiamo, o non avremo la forza».

L’avvio in passerella

Se è vera la premessa poli-tica di quersto governo, ossia che Renzi è stato messo di fronte alla grande tentazione di andare a palazzo Chigi pro-prio dai suoi nemici che così

vogliono ben presto sgonfi are il fenomeno del renzismo, è vero anche che Renzi intende tenersi caldo nel caso tutto precipiti e si vada a votare. Non ha alcuna intenzione di chiudersi a Palazzo, ma fi n da primo giorno, ancor prima di aver nominato i sottosegre-tari avvia la sua personale passerella nazionale e inter-nazionale.Il primo viaggio istituzionale con il ministro Federica Mogherini, «a Tu-nisi la settimana prossima, nel cuore di quel Mediterra-neo, di quel mare nostrum che noi vogliamo che torni ad essere un luogo centrale della politica, direi internazionale ma anche europea». Intanto, oggi è a Treviso per visitare una scuola, ma anche H-Farm, «un contenitore di aziende in-novative. Ma incontreremo anche i rappresentanti di alcune aziende in difficoltà. Cercheremo di portare fuori dal Palazzo le speranze che chi è in diffi coltà affi da a chi sta dentro al Palazzo».

Vignetta di Claudio Cadei

Continua a pagina 4

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4 Mercoledì 26 Febbraio 2014 P R I M O P I A N ORenzi non deve temere imboscate nella Camera alta. Non è nella situazione del Prodi II

La maggioranza al Senato è buonaE in caso di necessità ha delle altre carte da giocare

DI MARCO BERTONCINI

Le situazioni profonda-mente diverse, quanto a numeri, di Montecitorio e di palazzo Madama co-

stringono il governo a stare più attento al Senato, posto che a Montecitorio i deputati del Pd superano il 46% del plenum. Ebbene, i 169 voti ricevuti dal nuovo esecutivo alla sua prima fiducia a palazzo Madama sono parsi, a più di un osservatore, risicati, deboli, quasi insuffi-cienti, preludio di accidentati cammini. Più di un quotidiano ha rimarcato i quattro voti ot-tenuti in meno rispetto al go-

verno Letta ultima versione. Bisognerebbe, prima di

lanciare previsioni nega-tive per il gabinetto Renzi, guardare a quanti voti ha riportato l’opposizione, anzi, al plurale, hanno riportato le opposizioni, posto che assom-mano berlusconiani e leghisti, grillini in servizio ed ex grillini, autonomisti di centro-destra e vendoliani. I voti contrari sono stati 139, cioè 30 in meno. Il margine è ampio. L’esperien-za insegna che gli incidenti di percorso sono sempre pos-sibili; che qualche imboscata un’opposizione coesa ed effi -

ciente potrebbe tenderla; che indifferenza e assenze nella maggioranza provocano guai. Tuttavia, non si possono azzar-dare previsioni semplicemente fondandosi su un margine di teorici otto voti rispetto alla maggioranza assoluta dei com-ponenti l’assemblea.

Non sussistono, almeno

ora, le condizioni politiche per ritenere che il governo possa subire offensive inter-ne e, contemporaneamente, assalti parlamentari esterni. Siamo, insomma, lontani dalle sbrindellate condizioni in cui si dibatteva la maggioranza del

Prodi II: due senatori a vita presumibilmente favorevoli al governo, cioè Renzo Piano ed Elena Cattaneo, erano assen-ti, e nulla fa presumere che nel prossimo avvenire Renzi debba implorarli di venire a votare. Allo stesso modo non si preve-de un’imminente necessità di chiamare a sostegno qualche ex grillino del gruppo misto o qualche prossimo espulso dal M5s o, ancora, alcuni autono-misti del gruppo Gal. Appartie-ne al futuribile l’ipotesi di un sostegno, concordato con De-nis Verdini, da parte di sena-tori eletti nel Pdl. Come resta sullo sfondo la possibile nuova

nomina, da parte del Quirina-le, di un insignito del laticlavio vitalizio, possibile dopo la mor-te di Claudio Abbado.

Non si dice che Renzi deb-

ba stare tranquillo, contando sull’appoggio sicuro e indefetti-bile di una buona maggioranza a palazzo Madama. Tuttavia, leggere l’esordio come un se-gnale di malaugurio sarebbe come minimo improprio. Se sventure si abbatteranno sul governo, saranno ben diverse dal risultato dell’altra notte: trenta voti di differenza non sono certo un malanno.

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DI MASSIMO TOSTI

Intervistata in Tv, una signora di Pontassieve (sua compaesana) ha detto che Matteo, se non si fosse dato alla politica, avrebbe avuto

successo in qualunque campo di atti-vità. Il giudizio è abbastanza fondato. Va soltanto corretto perché è opinabile che Renzi sarebbe stato in grado di sfondare anche come scienziato o come filosofo. Nel marketing è imbattibile: se avesse scelto di vendere tappeti, o di calcare le scene come attore, sicu-ramente avrebbe ottenuto risultati di assoluta eccellenza. È un genio del marketing, uno che sa vendere perfet-tamente la propria immagine, incan-tando chi lo ascolta. Ha il talento di Gioacchino Rossini che una volta disse di se stesso «Datemi il conto della lavandaia, e vi metto in musica anche quello». L’altro ieri Renzi ha offerto il meglio di se stesso. È salito sul tettuc-cio di un camioncino (come facevano i

politici alla fine degli anni Quaranta, quando non esisteva ancora la tv) è ha parlato a braccio per un’ora, esibendosi in un comizio da manuale. Alla fine, qualche malevolo ha commentato: «Lo valuteremo quando ci illustrerà il suo programma di governo».

Mago assoluto dell’affabulazio-

ne, il neopresidente del Consiglio ha promesso di salvare l’Italia, ma non ha spiegato come. Qualche senatore si è risentito: Giovanardi si è ribellato all’idea di essere stato trattato (esat-tamente come gli altri 319 colleghi di Palazzo Madama) come un ragazzino al quale il maestro insegna a leggere e a scrivere (proprio l’altra sera, Rai Uno ci ha raccontato la storia di Alberto Manzi, quello di «Non è mai troppo tardi», che sottrasse all’analfabetismo alcuni milioni di italiani). Matteo ha fatto la stessa cosa: parlava agli ita-liani, che lo ascoltavano in tv, non agli onorevoli senatori. Ha messo in

musica il conto della lavandaia, con indiscutibile talento. Ha promesso di ridurre le tasse, togliere due cifre al cuneo fi scale, restituire subito agli imprenditori i soldi arretrati che gli deve lo Stato, ricostruire le scuole che rischiano di crollare.

Un programma (è stato calco-

lato) che comporta 120 miliardi di euro di spesa. Non ha detto dove troverà tutti questi quattrini, con le casse detto Stato vuote, esattamente come i portafogli della maggioranza degli italiani. Un dettaglio trascura-bile: neanche Rossini si preoccupava di quanto sarebbe costata la messa in scena del Barbiere di Siviglia.

Sicuramente i giudizi dei senatori (“boni viri”, mentre il Senato è una “mala bestia” da cancellare al più pre-sto) sono stati meno indulgenti di quel-li della gente comune che, dal salotto di casa, ascoltava affascinata l’incan-tatore di serpenti. È abbastanza chiaro

che se si votasse domani, Renzi non avrebbe bisogno neppure del premio di maggioranza per tornare in parlamen-to con più del 50 per cento dei seggi (e, forse, la tentazione di piantarla qui e andare alle urne il prima possibile non è estranea al bambino prodigio della politica italiana).

Capace (quanto, e forse più, del

Berlusconi del 1994, del 2001 e del 2008) di incolonnare i topolini elettori dietro il suono del piffero, Renzi è chia-mato adesso all’impresa titanica di tener fede alle sue promesse (la sfi da non riuscita a Berlusconi). Ha sconfi t-to nel voto sulla fi ducia i disincantati (e invidiosi) avversari che si annidano nel Palazzo e nel suo stesso partito. Ce l’ha fatta per una totale mancanza di alternative. Ma adesso è anche lui senza alternative: o ce la fa, o fi nirà anche lui annegato nel fi ume Weser, nei dintorni di Hamelin.

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PASSI PERDUTI IN TRANSATLANTICO

Per poter fare le cose che ha promesso, adesso Renzi deve riuscirea trovare 120 miliardi di euro che però non si sa dove possa trovare

Da Bersani e Letta un colpo di scena

Proprio quando Renzi stava interpretando l’ennesimo siparietto, questa volta con un ex compagno di scuola oggi deputato di Forza Italia, Guglielmo Picchi, il ritorno dell’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani è avvenuto mediante un perfetto colpo di scena. «Signor presidente, signor Presidente del consiglio, tocchiamo pochi punti del suo discorso programmatico; parten-do dalla scuola, la scuola che io e lei abbiamo frequentato tra fi ne anni Ottanta e primi anni Novanta: quella era un’ottima scuola. Poi siamo passati per anni e anni in cui la sua parte poli-tica ha ideologizzato tutto e tutti», ha attaccato in Aula alla Camera il suo discorso il deputato berlusconiano. «Il Picchi lo conosco...», lo ha rin-tuzzato Renzi. «Eh, sì. Bravo», ha detto Picchi. Ma ad interrompere il clima da rimpatriata di ex allievi, si è affacciato il Bersani. «Onorevole Pic-chi, un secondo: adesso... Salutiamo l’onorevole Bersani», non ha perso l’occasione la presidente Laura Boldrini. «Bene. Credo che il benvenuto all’onorevole Bersani sia stato molto caloroso e molto chiaro: mi associo a questo lungo applauso, pur non potendo farlo da qua. Onorevole Picchi, avevo ovviamente sospeso il suo cronometro: ha

ancora 2 minuti e 28 secondi». Ma il tempo della battuta era ormai perso. Non solo per Picchi, ma anche per Renzi che in altri passaggi ha potuto dare sfoggio della sua maestria (come quando ha citato la Famiglia Addams. Bella anche la conclusione del discorso con la citazione di Che-sterton «che mi rende triste»: «Il mondo non fi ni-rà mai per la mancanza di meraviglie. Il mondo fi nirà per la mancanza di meraviglia». Niente in confronto all’ingresso dell’ex presidente del consiglio Enrico Letta, il quale ha incassato la stessa dose di applausi di Bersani, che si sono ulteriormente intensifi cati nel loro abbraccio. «Applausi di coccodrillo», li ha defi niti Beppe Severgnini riferito al Pd. E infatti Letta non è andato a sedersi fra i banchi del suo (ex?) par-tito. Renzi nel corso della replica ha detto che quando ha perso le primarie con Bersani non se n’è andato e viceversa, ma evidentemente non se l’è sentita di dire la stessa cosa di Letta.

Intanto Rehn dà la i ducia a Padoàn

Renzi ha avuto la fi ducia del parlamento mentre il neo-ministro all’Economia Pier Carlo Padoan incassava la sua personale fi ducia dal commissa-

rio europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn ribadendo che l’Italia deve fare più per ridurre «l’elevato debito pubblico». Parlando du-rante la conferenza stampa a Strasburgo, che ha seguito la pubblicazione delle stime invernali della Commissione europea, Rehn ci ha tenuto a dire nel giorno dell’avvio formale del governo Renzi che Pa-doan, che ha scritto rapporti dell’Ocse su crescita e riforme, «sicuramente sa cosa deve essere fatto per rilanciare la crescita economica» dell’Italia. «Non vedo l’ora di lavorare» con il governo di Matteo Renzi, ha aggiunto Rehn dicendosi «convinto che l’Italia resterà impegnata nel rispetto dei trattati Ue». «Sono convinto che l’Italia continuerà a ri-spettare i Trattati» dell’Unione europea (che pre-vedono di non sforare il rapporto defi cit/Pil del 3%) e «a sostenere gli sforzi per riformare l’economia» e «far ripartire la crescita e soprattutto la creazione di posti di lavoro», ha concluso il commissario. Tra le curiosità Ue anche l’attacco a Renzi del leghista Giancarlo Giorgetti perché ha lasciato a casa Enzo Moavero Milanesi. «Se l’avessimo fatto noi, saremmo stati degli euro scettici, euro critici, condannati, invece lei l’ha fatto, sacrifi cando anche un ottimo ministro, a cui oggi rendiamo l’onore delle armi».

SEGUE DA PAGINA 3

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5Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26 FebbraiP R I M O P I A N OIl programma è chiaro, le priorità anche. Sono invece i soldi che debbono essere trovati

Per ora, Renzi ha dato la scossa E mette in primo piano la riforma della legge sul lavoro

DI STEFANO CINGOLANI

«Servono sogni e co-raggio» ha detto Matteo Renzi e, di sogni e coraggio, ne

ha gettati in quantità ai parla-mentari, cominciando dalla pro-posta (ripetuta in modo esplicito e circostanziato) di mandare a casa i senatori. Ma il presidente del Consiglio incaricato non ha fatto solo 70 minuti di retorica a braccio. Chi ha stentato a trova-re cose concrete, sbaglia, perché ce ne sono tante, forse troppe per i tempi strettissimi che si è dato. Il problema semmai è che non ha fornito indicazioni chiare su come trovare le risor-se, quelle fi nanziarie e quelle politiche. Proprio tempi e risor-se, infatti, possono diventare la trappola sulla strada dei sogni e del coraggio.

Renzi ha fatto bene a dare subito il senso dell’urgenza. È la differenza più evidente tra lui, il piè veloce, e il suo prede-cessore Enrico Letta, il tempo-reggiatore. Sono diversi i tempe-ramenti, differenti le condizioni politiche (dalle intese larghe ma paralizzanti a quelle piccole in cui il Pd ha una chiara leader-ship) e peggiori le circostanze esterne perché il governo Letta ha atteso troppo: a questo punto c’è il rischio di non acchiappare nemmeno per la coda il nuovo ciclo economico.

Renzi si è dato tempo fi no al primo luglio, quando l’Italia as-sumerà la presidenza semestra-

le dell’Unione europea. Dunque, poco più di cento giorni nei quali bisogna «fare i compiti a casa» per avere la credibilità di pro-porre un passo in avanti nella stessa Europa. Non ha specifi ca-to di che si tratta, forse non era quella la sede, anche se avreb-be potuto riportare qualche eco concreta della telefonata con Angela Merkel. In ogni caso, il carnet è bello ricco. Vediamolo in estrema sintesi.

C’è un pacchetto di pri-mo intervento diviso in tre misure:

1) lo «sblocco totale» dei debiti della Pubblica amministrazione anche utilizzando la Cassa depo-siti e prestiti, la quale, a quel che si capisce, potrebbe anticipare la liquidità necessaria; l’impatto sul bilancio pubblico è momen-taneo, perché comunque in sede di competenza le uscite dovute sono già contabilizzate;

2) un fondo di garanzia per le pmi passando anche qui per la Cdp, che a questo punto diventa il volano degli interventi di bre-ve termine;

3) «una riduzione a doppia ci-fra del cuneo fi scale».Che cosa vuol dire doppia cifra? Oltre 10 miliardi di euro oppure oltre il 10%, arrivando al 37% che ci avvicina alla media Ocse (35%)? Secondo le stime pubblicate da lavoce.info, per coprire una ri-duzione del 10% nei contributi sociali per i lavoratori sotto i 40 anni, occorrono 27,5 miliardi. Molto di più, naturalmente, se l’intervento fosse generalizzato.

Aspettiamo dettagli. Davvero un vasto pro-

gramma sul quale Renzi ha trovato il sostegno aperto della Confindustria, anche se non ha specificato come recupera i quattrini necessari. Non ha detto nemmeno come farà ad allentare il patto di stabilità interno per aprire spazi a un ri-lancio dell’edilizia scolastica da realizzare, questo l’impegno, tra giugno e settembre, cioè men-tre le scuole sono chiuse per le ferie estive.Buone intenzioni, si attendono gli allegati. Ma le sal-merie seguiranno, secondo la fi -losofi a renziana. Ciò vale anche per gli altri punti programmati-ci che seguono passo dopo passo gli annunci dei giorni scorsi, a cominciare dalla riforma del la-voro tenendo fermo l’impianto del Jobs Act.

«Noi partiremo, entro il mese di marzo, con la discus-sione parlamentare del cosiddet-to Piano per il lavoro, che, modifi -cando uno strumento universale a sostegno di chi perde il posto di lavoro, interverrà attraverso nuove regole normative, anche profondamente innovative. In-fatti, se non riusciamo a creare nuove assunzioni, il problema delle garanzie dei nuovi assunti neanche si pone», ha detto Renzi. Qui la diffi coltà non è solo trova-re il denaro (non basta abolire la cassa integrazione in deroga e quella straordinaria per fi nan-ziare una indennità di disoccu-pazione universale), ma ottenere il consenso politico e la forza di

resistere all’onda del no che arri-verà dal fronte sindacale.

Sul fi sco, Renzi ha glissa-to, però il governo ha cominciato male con la gaffe di Graziano Delrio, il braccio destro del pre-sidente incaricato, quello che avrebbe dovuto fare il ministro dell’Economia. Oggi la percezio-ne collettiva è che le tasse sono troppe. Punto. E non si tratta di un’illusione monetaria.

Silenzioso, se non proprio reticente, Renzi è rimasto sula revisione della spesa, citata

appena, e sui frutti che se ne possono ricavare quest’anno. Le cifre circolate fi nora, tra 4 e 5 miliardi, sono del tutto in-suffi cienti per coprire impegni di spesa tanto ambiziosi. Senza contare che la sopravvalutazio-ne del prodotto lordo fatta dal governo passato lascia aperto il rischio di una manovra aggiun-tiva, insomma una stangatina prima dell’estate per poter re-stare entro la gabbia del 3% nel rapporto tra defi cit e Pil.

Ilsussidiario.net

DI FRANCO ADRIANO

A Matteo Renzi non bastano gli uffici di palazzo Chigi e di largo del Nazareno. A circa metà strada tra la sede della segreteria nazionale politica del Pd e quella istituzionale del Consiglio dei ministri, a

palazzo Chigi, che il presidente del consiglio utilizzerà anche come alloggio personale quando sarà a Roma, l’ex sindaco di Firenze ha preso in affitto un bicamere, uso ufficio, al secondo piano di via Santa Maria in Via, 12, dietro galleria Alberto Sordi, nel palazzo di proprietà di Inarcassa in cui si trova anche la sede nazionale dell’Idv di Antonio Di Pietro e pure l’ufficio di corrispondenza da Roma di questo giornale. Una circostanza piuttosto significativa anche se per ora non pienamente decifrabile sotto il profilo della funzione che avrà questa struttura, potendo Renzi già disporre di due ampi staff. Va detto che molti suoi predecessori a capo del gover-no hanno utilizzato uffici di natura privata durante il loro mandato, distinti dalle sedi ufficiali dei rispettivi partiti di provenienza e da quelle istituzionali. Per adattare gli uffici sono già al lavoro alcuni operai di nazionalità rumena.

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IL PREMIER HA AFFITTATO UN BICAMERE

Terzo ufficio per Renzi

DI RICCARDO RUGGERI

Una decina di giorni fa scrissi, proprio su Italia Oggi, una lettera aperta a Matteo Renzi facendo, tra l’altro,

alcune considerazioni su di lui, sul suo linguaggio, sulla differenza fra Capo e Leader, concludevo chiedendomi se si sarebbe palesato come un «Fonzie da elezioni» o una «Thatcher da governo». Oggi, Renzi ha iniziato un percorso che, se tutto dovesse andare bene lo porterà a fi ne legislazione, nel 2018, oppure nel 2016 alle elezioni, dopo l’approvazione delle riforme istituzio-nali. Per quel che vale, come analista di comportamenti organizzativi nella politica, mi pare professionalmente corretto dargli la stessa fi ducia e le stesse chance date a suo tempo a Mon-ti e a Letta. Comunque, una prima risposta l’ho avuta, Matteo Renzi non è un «Fonzie da elezioni», ma non è neppure una «Thatcher da governo», semplicemente un politico di mestie-re, che ha messo a punto un software originale, scoppiettante nella forma, modesto nella sostanza. Gli spettano quindi, non i classici 100 giorni, ma

tutto il tempo necessario per farci ca-pire se ha il «quid» che differenzia i politici che parlano da quelli che fanno, quella dote rara anche nel mondo del business e del management che gli inglesi chiamano «execution».

Lo vedremo nei prossimi mesi, forse nelle prossime settimane, quan-do dovrà dire dove e a chi prenderà i quattrini. C’è una metafora che ho tratto dalla mia infanzia contadina che mi pare ben si attanagli al caso Matteo Renzi Premier: la «cagliata», per fare il pecorino dell’Alta Garfagna-na. Dopo la coagulazione del latte, la cagliata viene rotta, poi sminuzzata, con l’utilizzo di strumenti antichi come lo spino, facilitando così lo spurgo. Il valore del casaro si gioca tutto sulla modalità con cui procede alla rottura della cagliata. Ricordo che i casari più richiesti in Garfagnana avevano mani grandi, calde, sapevano accarezzare la pasta come fossero membra femminili, erano in grado di scegliere il momento topico della «rottura», poi procedeva-no senza incertezze alla successiva frantumazione. Sarà Matteo Renzi il casaro che tutti noi attendiamo.

Il discorso in Senato è stata una

piccola, grande delusione. Ha avuto l’arroganza di non prepararsi (lo giu-dico grave), ha usato il solito pastone della Leopolda, venuto ormai a noia, le locuzioni che allora erano fresche ora appaiono un pò fané, lui stesso le ripete con una certa stanchezza. Resta il suo pezzo forte: la narrazione popola-re che vuole far passare il «renzismo» come somma di «uomini coraggiosi», votati a un Capo, che sognano e voglio-no fortemente cambiare il Paese. Sono tutti troppo giovani per ricordarlo, ma nel 1960 uscì il fi lm «Dieci uomini co-raggiosi» (Ten Who Dared) che ben si adatta a questo manipolo di giovani ri-usciti in tempi brevi ad arrivare al po-tere. Il fi lm inizia quando la guerra di secessione è fi nita, le giubbe blu hanno vinto, il maggiore (nordista) Powell parte con 9 uomini coraggiosi per sco-prire il punto in cui il fi ume Colorado sbocca nel lago Mead. Il maggiore, che ha molte delle caratteristiche umane di Renzi, dopo terribili avventure, tra cui la perdita di parte dei suoi uomini, massacrati dagli indiani, arriverà alla meta: sarà un’altra persona.

Un leader non parla mai più di 15 minuti, questo è il livello massi-

mo per ottenere massima attenzione dallo spettatore, lui ha parlato per 70 minuti. Nei momenti importanti, per rispetto verso gli ascoltatori, si parla con un testo scritto, se poi vuoi fi n-gere di parlare a braccio per dargli maggior impatto comunicazionale, allora lo impari a memoria e lo reciti. Ho seguito in contemporanea in tv e su Twitter, passo a passo, il discorso di Renzi, anche attraverso i geniali tweet di molti amici, tra cui Giulia-no Ferrara (uno che lo critica, ma si capisce che gli vuol bene).

Il colpo d’ala non c’è stato, ma non dobbiamo pretendere troppo, la strada sarà lunga e faticosa. Il suo tentativo merita attenzione, ma non cadiamo nella trappola dei suoi mento-ri che vogliono farci credere che Matteo Renzi sia l’ultima occasione, non è vero. Siamo un popolo che ne viste tante, forse troppe, troveremo anche questa volta una soluzione, con o senza Renzi. L’importante è che non perdiamo mai di vista chi sono i nostri nemici, sono pochi, ma ottusamente cattivi.

[email protected] @editoreruggeri

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IL CAMEO DI RICCARDO RUGGERI

Chissà se Renzi, dopo tante parole, possiede le doti del casaroche rompe la cagliata per fare il pecorino dell’Alta Garfagnana

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6 Mercoledì 26 Febbraio 2014 P R I M O P I A N ODopo i paletti del capo dello stato, ghigliottina anche sulle modii che parlamentari

Decreti legge, è finita la festaCamera e senato non accettano più emendamenti eterogeneiDI ALESSANDRA RICCIARDI

Serviranno competenza tecnica e perizia poli-tica a Matteo Renzi. Perché muoversi nella

giungla del parlamento sarà ancora più difficile di quanto non sia accaduto al governo di Enrico Letta. E non tanto (o solo) per quanto riguarda gli equilibri politici della maggioran-za, stretta nella morsa dei malpan-cisti del Pd e dei distinguo degli alleati. In ballo c’è la stessa capaci-tà legislativa del governo. Il dossier più scottante è quello della decretazione d’urgenza, a cui gli esecutivi eterogeni degli ultimi anni hanno fatto massicciamen-te ricorso. Ora continuare a produrre decreti legge a ogni occasione, tra l’altro sovracca-ricandoli di modifiche e nor-me aggiuntive nel passaggio parlamentare, non sarà più possibile. La dura reprimenda del capo dello stato, Giorgio Napolitano, a fine dicembre 2013 in merito al dl SalvaRo-ma, che fa seguito un’ampia giurisprudenza in materia della Corte costituzionale, l’ultima sentenza è stata de-positata appena ieri (si veda il

servizio a pag. 23), ha prodotto un controllo molto più rigido da parte degli uffici preposti dello stesso Quirinale sul ri-corso alla decretazione e sul rispetto dei requisiti di neces-sità ed urgenza previsti dalla Costituzione. Requisiti che renderebbero ingiustificabile, per esempio, un decreto nel caso in cui questo poi rinvias-

se a norme attuative differite nel tempo. Insomma, la tecni-ca legislativa sarà importan-te per evitare di vedersi poi bloccati, dal capo dello stato o dai presidenti di camera e se-nato. In parlamento in queste settimane è scattata infatti più volte la ghigliottina su emendamenti sia parlamen-tari che governativi ai disegni di legge di conversione dei dl, emendamenti che una volta sarebbero passati indenni e che oggi invece sono giudicati inammissibili per estraneità. L’ultimo caso nei giorni scorsi a Palazzo Madama, quando

il presidente Pietro Grasso ha giudicato inammissibili 15 dei 26 emendamenti al dl Enti locali, che ha assorbito parte delle norme del SalvaRoma, modifiche su cui pure c’era stato il parere favorevole del governo e si erano già espressi favorevolmente anche i com-ponenti della commissione

competente. Tra gli emenda-menti che sono venuti a salta-re, il cosiddetto SalvaVenezia e una proroga per i lavoratori socialmente utili delle scuole. Molteplici e trasversali i dis-sensi, dal Pd a Movimento-5Stelle. Ma a chi richiamava l’attenzione sulle conseguenze sociali e politiche delle boccia-

ture, Grasso ha risposto che non era possibile fare diver-samente in riferimento a quel dl. Le norme bisogna saperle scrivere.

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DI DIEGO GABUTTI

Non c’è politico italiano che non si metta, prima o poi, in costume da leader «provvidenziale». A carne-

vale, i bambini si vestono da Princi-pessa Merida o da Buzz Lightyear; in politica, dove piovono stelle filanti e coriandoli per l’intera legislatura e il carnevale non finisce mai, i politici di scarso carisma ma con una gran faccia tosta si travestono da salva-tori della patria.

In piedi sul carro allegorico, con un gigantesco Napolitano di cartapesta che ondeggia sopra di loro, i leader sponsorizzatissimi che si propongono di salvare l’Ita-lia sono bravi e buoni, portano il loden, conoscono il tedesco, citano Giorgio La Pira e il Pulcino Pio, sono simpatici e gentili, ma, su un punto, non transigono: vogliono es-sere creduti sulla parola, persino quando non hanno niente da dire. Come i profeti, che vengono visita-ti dal Dio quando tutti dormono e

poi riferiscono ai seguaci, e questi zitti, molto ammirati, persino un po’ estatici, anche i leader provvi-denziali non fanno che promettere miracoli, sempre che si disturbino a promettere qualcosa. Spesso, in-fatti, ai leader provvidenziali non basta essere creduti sulla parola. Vogliono essere creduti e basta: solo perché sono belli, e senza star lì a promettere alcunché.

Qualcuno ha capito che cosa

di preciso si ripromettessero, prima che Matteo Renzi salisse a Palazzo Chigi con un colpo di mano, i suoi predecessori, Mario Monti ed Enrico Letta? Qualcu-no ha capito che cosa si riprometta Renzi? C’è un programma politi-co, un brogliaccio, qualche cosa da leggere? Non diteci che c’è solo il discorso a braccio in senato e le in-solenze da comizio ai grilliti? Non si pretende un romanzo fiume, e nemmeno niente di profondo, tipo una nuova Dichiarazione dei di-ritti dell’uomo o una Tavola della Legge con un nuovo comandamen-

to (magari un comandamento li-berale: «Il padre si prenda cura della sua casa, l’artigiano della sua arte, l’ecclesiastico dell’amore reciproco; e la polizia non disturbi la festa», come diceva Goethe nei Colloqui con Eckermann, Einaudi 2008).

Sappiamo accontentarci, naturalmente. Basterebbero quattro righe, ma chiare e ine-quivocabili, su tasse e spesa pub-blica, su riforme e leggi elettorali. Ma qui non c’è niente, nemmeno un volantino, neanche una pa-ginetta da leggere in piedi sul tram, oppure in bagno, la mattina presto. Renzi dice: entro febbraio, che è praticamente già passato, una nuova «legge elettorale e le riforme istituzionali». Seguiran-no, assicura il premier, la riforma del «mercato del lavoro» a marzo, ad aprile la riforma della pubbli-ca amministrazione «per sburo-cratizzare il paese», a maggio la riforma del fisco (qui si spiega meglio: «Non prometto niente,

ma proverò ad abbassare le tas-se»). Molto bene. Ma sono slogan, parole. Riforma come? Riforma in che senso? Riforma quanto? Renzi non entra nel merito, la sua claque giornalistica nemme-no. Bisogna fidarsi, lasciar fare al premier e ai suoi ministri: le donne e i giovani (salvo un bab-bione o due) del suo esecutivo yè yè. Dopotutto è la Provvidenza (per chiamare così la presiden-za della repubblica) che ce li ha mandati. Adoriamoli e basta, loro non chiedono di più.

Questo per dire che il carne-vale continua. Dai carri allego-rici s’apprestano a lanciare sulla folla qualche manciata di bonbon. Accettateli: non sono caramelle offerte dagli sconosciuti, ma dai soliti noti. Non sono caramelle d’alta pasticceria. Sono caramelle da supermercato, un po’ appicci-cose. Ma non ci avveleneranno. Ci daranno, tutt’al più, il solito mal di pancia.

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IN CONTROLUCE

Basterebbero quattro righe, ma chiare ed inequivocabili su tasse,spesa pubblica e su riforme e leggi elettorali. Ma non si trovano

Vignetta di Claudio Cadei

DI CORRADO MIRASOLE

Fatto il governo c’è da rifare il Pd, era la battuta che circolava al Quirinale la matti-na del giuramento. Sarà. Ma per ora super Matteo intende tenere entrambi gli incari-chi. Poi si vedrà. Certo, conoscendo un (bel) po’ i miei polli....i mugugni non tarderanno ad arrivare.

...

Il neo ministro Padoan doveva succedere a Giovannini alla guida dell’Istat. Ed ora? Uno dei nomi più autorevoli che si fanno per guidare l’istituto di statistica è quello di una donna, Fiorella Kostoris.

...

Apro e chiudo parentesi: ma dalle parti del Colle hanno perso i superpoteri? Ah sa-perlo...

...

Non mi fate fare le riforme? E allora porto il paese al voto (tentando di fare il pieno di voti cavalcando il malcontento della gente e atteggiandosi davanti all’opinione pubblica come vittima del mondo cinico e baro che gli impedirebbe di fare le riforme, proprio come fa da vent’anni qualcuno più esperto, più fur-bo e più ricco di lui). Caro Renzi, se questa

in soldoni è la tua strategia (quella vera, non quella ad uso e consumo dei media e dei cre-duloni) volevo dirti che a governare il paese così, eravamo buoni tutti. O no?

Ad ogni modo ti auguriamo ogni successo: se vuoi fare dell’Italia il paese delle opportu-nità e della meritocrazia sei il benvenuto. Se vuoi tenere a bada la burocrazia come hai dichiarato (distinguendo però tra quelli che hanno a cuore il bene della cosa pubblica e quelli che pensano solo ai fatti propri e dei loro amici) e come ti avevamo suggerito da questa rubrica sarai un grande (il punto però non è dichiarare tout court guerra alla burocrazia. Il punto è mettere in condizioni di non nuocere quei cento super mandarini con super emolumenti, super stipendi e/o super pensioni in grado di riciclarsi sotto ogni bandiera politica e di fatto inamovibili che prosperano sia a livello nazionale che locale).

Se poi riuscirai a far pagare le tasse in Italia a quel 10% di italiani che detengono la metà della ricchezza del paese sarai un mito!

...

AAA, portavoce cercasi possibilmente già direttore di giornale, anche cattolico. Va bene anche senza capelli ma meglio se è brizzolato. Firmato. Pap

VOCI DI CORRIDOIO

Si veda altro servizioa pag. 23

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7Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26 FebbraiP R I M O P I A N OPer Marco Demarco sta crescendo. Vota per Renzi ma chiudendosi il naso. Fino a quando?

La tribù Pd dei nasi otturatiAnche se Renzi manda precise scelte di discontinuità

DI GOFFREDO PISTELLI

Nella sue nuova veste di editorialista del Corriere della Sera, Marco Demarco,

già direttore del Corriere del Mezzorgiorno, s’era subito ci-mentato, nei giorni scorsi, con l’incontro-scontro fra Matteo Renzi e Beppe Grillo. Sezio-nando chirurgicamente quello streaming, Demarco aveva scritto che i due leader ave-vano perso entrambi. Ora che il segretario Pd è premier e il suo governo ha avuto la fi ducia, quello scontro sarà la costante del prosieguo della legislatu-ra. Lo raggiungiamo al tele-fono mentre sta preparando l’uscita, domani, del libro che ha scritto a quattro mani con don Maurizio Patriciello, il

prete-coraggio della Terra dei fuochi: Non aspettiamo l’Apo-calisse (Rizzoli).

Domanda. Demarco, sempre più scontro Grillo-Renzi?

Risposta. Sì, e saranno le contraddizioni che questo esecutivo si porta addosso a dare materia all’opposizione di Grillo.

D. E quali contraddizioni vede?

R. Innanzitutto il rapporto con Silvio Berlusconi. Si op-pone o sostiene questo gover-no? Ora, è vero che il Cavaliere ha fatto spesso così coi nuovi leader di turno a sinistra: li ap-poggia e poi li abbandona. Fu così con Massimo D’Alema, con cui fece la Bicamerale, e anche con Walter Veltroni ci fu una fase iniziale di confron-to, quasi di pacifi cazione. Però è facile pensare che il M5s andrà a nozze con l’opposizione mor-bida di B. Così come, sulla te-nuta stessa della maggioranza, avranno da eccepire.

D. Intende il rapporto fra Pd e Ncd?

R. Il rapporto è ancora più ambiguo, se possibile, di quello con B. Il volto di Angelino Al-fano al Senato, mentre il pre-sidente Renzi parlava, rendeva bene l’idea. Renzi ogni tanto lo toccava, quasi come per scuo-terlo. Perché in effetti, ogni volta che, in quel discorso, il premier segnalava una discon-tinuità col passato, Alfano, che di Enrico Letta era il vice, era coinvolto. Insomma, quando ha parlato di burocrazia, a chi ascoltasse veniva spontaneo di chiedersi perché il ministro de-

gli Interni non ci avesse mano nel precedente esecutivo.

D. Prevede quindi una opposizione durissima del M5s?

R. Per il M5s si aprono pra-terie e Grillo punta a rende-re permanente quella sfida all’Ok Corrall che è stato il confronto di al-cuni giorni fa.

D. Anche se perse qualco-sa anche lui, no?

R. Certo. Era andato per-ché costretto dalla votazione sul suo blog ma poi non aveva ascoltato né dialogato. In più, aveva detto cose di cui proba-bilmente si dovrà pentire come l’essere conservatore e antide-mocratico.

D. Veniamo a Renzi. Come giudica questo inizio?

R. Siamo sicuramente di fronte a una straordinaria no-vità. Abbiamo un premier gio-vanissimo e un governo che ha una presenza femminile molto forte. Le discontinuità sono molte e chi guida ha una cari-ca di energia, una buona dose di coraggio e anche una visione programmatica che, per quanto non dettagliata del tutto, è si-curamente visibile.

D. Cosa l’ha colpita mag-giormente?

R. Come elemento oggettivo di positività c’è senza dubbio la demitazzione della politica che Renzi porta, rendendola merce pop, nel senso di popolare. Tutti gli atteggiamenti, i suoi modi fare, il potente uso dei social, tende a dare un’idea non più aristocratizzata ma neppu-re plebea e populistica della politica. E aggiungo un’altra cosa…

D. Prego…R. Non è vero che sia un solo

uomo al comand. Renzi ha die-tro di se squadra di giovani e meno giovani, tutt’altro che impreparati. E d’altra parte, se fosse impreparato e solo al comando, come dicono i suoi detrattori, come potrebbe allo stesso tempo rappresentare i poteri forti di questo mondo, altra accusa che gli si muove?

D. Passiamo agli elementi negativi…

R. Sono napoletano e forse sono condizionato da alcuni politici meridionali e napoleta-ni, però quando a volte sento parlare Renzi mi torna l’eco di Luigi de Magistris, sindaco di Napoli. Altre volte sento fi schiare le orecchie e ci trovo qualcosa di Nichi Vendola.

D. Oddio. E quando suc-cede?

R. Quando Renzi fa tutta una serie di annunci, quando butta là tutta una serie di sca-denze precise, mi pare di sen-tire il sindaco di Napoli. Ecco non vorrei facesse le stesse col

governo.D. Un esempio, Demar-

co…R. La legge elettorale dove-

va essere fatta a febbraio. Ora agganciarla alle altre riforme,

come quella del Senato, significa ri-mandarla, forse spo-starla a fi ne legislatura. Per favore, allora, non faccia il de Magistris.

D. Ven-dola, invece?

R. Beh Vendola è il più apo-calittico dei nostri politici. Evo-ca disastri epocali, sconquassi esistenziali, la fi ne di ogni pro-getto umano. È portatore di una linea utopica. Quando Renzi va in parlamento e dice: «Ora o mai più, è l’ultima occasione», mi torna in mente il governato-re pugliese. Anche se il segreta-rio Pd premette sempre che ci mette la faccia, che si assume la responsabi-lità. Tra l’altro s’era detto an-che per Letta che si tratta-va dell’ultima chance: vedia-mo che non è così.

D . C ’ è dell’altro?

R. Mi preoccupa il destino del Parlamento. Recentemente succedono cose come se, da qui a qualche tempo, ci dovessimo rinunciare in toto. Come quan-do il ministro Maria Elena Boschi dice che, sulle riforme, alla competenza del Parlamen-to bisogna aggiungere quella del governo e cioè limitando quella del Parlamento stesso. Oppure quando Letta, sfi du-ciato, non viene rimandato alle camere, fatto singolare. O, an-cora, quando Renzi assume un atteggiamento sopra le righe.

D. Nel discorso al Se-nato?

R. Massì, e non è questione di mani in tasca. Li ha trattati come fossero «senatori a mor-te», insomma a esaurimento. Un fatto anche un po’ ipocrita: da un lato gli dice che sono de-stinati a scomparire mentre, dall’altro, fa di tutto per tenerli in vita, posponendo la riforma. Insomma, fare a meno di una camera, di alcune funzioni tipi-che del Parlamento mi pare un segnale preoccupante.

D. D’altra parte Renzi è sempre stato fan della legge elettorale dei sindaci, dove i consigli comunali non contano…

R. Lei dice che ci dobbiamo fidare della concretezza dei sindaci? Beh dipende da qua-li. E francamente preferirei di no. Comunque c’è un rischio ulteriore.

D. Quale, Demarco?R. Quando si assume questo

atteggiamento un po’ irrispet-toso delle liturgie, dei riti, at-tenzione, perché lì si gioca con il fuoco cioè il M5s. Se cioè, Ren-zi interviene dicendo di parla-

re al Paese oltre che alle camere, deve ricordare che si mette sul piano stesso dei grillini. E infatti nel dibattito par-l a m e n t a r e è stata una

gara a chi è stato più irrispet-toso verso Renzi.

D. Qualcuno gli ha dato del venditore di pentole…

R. Ho sentito, del Giorgio Mastrota, il tele-imbonitore. Insomma, è vero che Renzi deve porre discontinuità ma deve stare attento a non strafa-re. Anche perché c’è quell’apo-logo della zia di Talleyrand che racconta Paolo Mieli nel suo ultimo libro, I conti con la storia.

D. Che cosa dice?R. Questa vecchia signora,

una volta all’anno, convocava tutti i suoi contadini, tutta la

servitù e ascoltava tutti. E a tutti indicava una pozione per i propri malanni. Ogni pozione aveva un colore e ognuno pren-deva la sua. Poi la zia diventò sorda ma, malgrado non capis-se cosa i contadini gli dicevano, continuava a indicare pozioni e quelli a berle. Ciò nonostante, stavano bene perché c’era chia-ramente un effetto placebo.

D. Lei dice che quei ri-tuali…

R. Quei rituali parlamentari hanno un valore: creano condi-visione, rispetto istituzionale. Insomma a qualcosa servono.

D. Per restare al Parla-mento. L’intervento di Ste-fano Fassina alla Camera ha lasciato basiti tanto era polemico col premier. Non è che questa scissione del Pd, che ci aspettavamo per i vecchi del partito, alla fi ne

la faranno i giovani?R. Nel Pd è nata una tribù

non una corrente. Quella dei nasi otturati, montanelliana-mente parlando. Pippo Civa-ti fa lo stesso, dicendo d’esser contrario al governo ma di votarlo, in un contorcimento esistenziale.

D. Non è che finiscono per fare gli Tsipras (nuovo leader della sinistra greca, ndr) anche loro facendo una nuova forza a sinistra?

R. Allo stato attuale è una prospettiva ma ci sono tantis-sime incognite. Come si muove-rà Sel, per esempio? Cercherà accordo con i nasi otturati o si farà cooptare dalla maggioran-za. Che cosa farà Letta, quando torna da Londra? Anche l’av-vento di Tony Blair segnò un momento di rottura nel Labour ma credo tutto questo rancore, questi veleni, non ci fossero al-lora. Intendiamoci, può darsi che Renzi, in pochi mesi, possa fare il miracolo di tenere in-sieme tutte queste diversità. Però…

D. Però?R. Però deve riflettere su

un dato: la credibilità del Pd è in calo. Il partito ha liquidato Pier Luigi Bersani…

D. Beh, lui s’è liquidato da solo…

R. Sì, ma quando dice che vorrebbe aver perso il 5% di memoria per dimenticare cer-ti fatti, dice che ci sono state lotte durissime. E poi Letta. E Romano Prodi, che dice non è più il mio tempo. Insomma, la tribù dei nasi otturati potrebbe crescere ancora.

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Renzi vuol demitizzare la politica, renden-

dola merce pop, nel senso di popola-re. Non più aristo-cratica ma neppure

plebea o populistica, intendiamoci

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Quando Renzi fa degli annunci, buttando là anche delle scadenze, senza però indicare i mezzi necessari, mi

pare di sentire il sindaco di Napoli,

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E quando Renzi va in Parlamento e dice: «Ora o mai più, è l’ul-tima occasione» mi fa venire in mente Vendo-la che è il più apocalit-tico dei nostri politici

Non ci si può nascon-dere che adesso per il M5s si stanno aprendo

immense praterie. Ecco perché Grillo ren-de permanente la sua

sfi da all’Ok Corral

Basta con le montagne che partoriscono topolini. Non se ne può più. Basta anche con la montagna che va a Maometto se Maometto non va alla montagna. Ci sono metafore che stanno al buon costume linguistico come le tasse cannibali a un’economia sana. Usciamo dalla metafora e dalle frasi fatte: il nuovo governo non convince nessuno, adulatori e parenti stretti del premier a parte, ma Matteo Renzi non è una montagna e il suo governo non è un topolino. Nessuno pretende che giornalisti e politici inventino ogni volta delle metafore originali. Si vorrebbe, però, che lasciassero le mon-tagne e i topolini in pace (per non parlare del Profeta). Visto che l’Accademia della crusca tace, e che il rottamatore non ha annunciato una riforma linguistica a maggio o giugno, potrebbero intervenire la Protezione degli animali, il Wwf, l’Unicef e le associazioni degli alpini.

IL CORSIVO

Esaurite le metaforeper poterlo tenere sù

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8 Mercoledì 26 Febbraio 2014 P R I M O P I A N OEra Tina Anselmi. Con Berlusconi solo quattro: salirono a un terzo col governo Letta

Prima donna ministro: nel 1976DI GIANFRANCO MORRA

Come l’Apollo di Del-fi sull’Elicona, anche quello di Rignano è salito sul Colle accom-

pagnato dalle nove Muse. Il suo governo è il primo che passa da una teorica par condicio tra uo-mini e donne ad un reale fifty fifty. Sino al 1976 l’Italia non ha avuto ministri di sesso femmini-le. In quell’anno la prima: Tina Anselmi. Poi sempre pochine, ultimamente 4 con Berlusconi (2008) e 3 con Monti (2011). Let-ta ne volle un terzo (7 su 21), ma non gli è andata molto bene. Matteo ha raggiunto la parità: 8 su 16. E la nona musa? Era in sala coi tre figli, poco disposta a fare la first lady e desidero-sa di tornare ai suoi studenti di liceo.

Il giuramento dei mini-stri si è svolto in un clima di austerity, come richiede il mo-mento attuale, nel quale alcune rondinelle non ci hanno ancora

portato la primavera. Ma come erano queste muse di Renzo? I giornali, ovviamente, hanno fatto colore, puntando sugli abiti. Ai quali qualcuno ha dato i voti (in genere bassi). Giusto: l’abito non fa solo il monaco, ma anche le ministre. Purché si cerchi di leggere in profon-dità, oltre i colori e i tacchi. In altre parole: quale tipo di donna emergeva dal look delle Segre-tarie di Stato?

Donne per lo più giovani non hanno ostentato né lusso nè griffe. Se etichetta signifi ca spettacolo, ne abbiamo visto poco. Forse ha fatto eccezione solo la ministra delle riforme, Boschi, esuberante come la sua aderentissima mise color blu elettrico. Ma se etichetta vuol dire garbo e rispetto, allora hanno dominato. È stata, a loro modo, la scelta di uno stile, che appare per più ragioni la cifra del momento attuale.

Tutte insieme, le otto mi-nistre, con le loro «mises» in-

sieme moderne e tradizionali (gonna batte calzoni, 5 a 3) ci hanno offerto l’immagine di un superamento dei primi due tipi di donne, che si sono succedute nella nostra democrazia. Di cer-to ibernato il vecchio modello della prima donna, «tutta casa, tutta chiesa, tutta letto», come si esprimeva ironicamente Franca Rame. E come aveva fi ssato nelle sue regole Martino Lutero, con i famosi tre K: «fi gli, chiesa e cucina» (Kinder, Kirche, Küche). Anche la democrazia italiana ha superato questo modello limitativo, inconcepi-bile in una società industriale avanzata.

Senza che, con ciò, trion-fasse il modello della seconda donna, quello del femminismo esasperato, esploso e spentosi nei decenni Sessanta-Settanta. Nel quale le giuste rivendica-zioni di eguaglianza e liber-tà spesso si degradavano in una imitazione del modello maschile «odiato», che mette-

va in forse l’autenticità della condizione femminile, la sua «anima» (Jung), anzi il suo «genio» (Giovanni Paolo II). Il femminismo delle «mache» cancellava la femminilità. Ma la donna è troppo importante per essere una copia ritardata del maschio.

Ciò che oggi sta emergen-do in tutto l’Occidente è un ter-zo modello di donna. Anche se gli strumenti comunicativi del Pensiero Unico, ritardati e stuc-chevoli, continuano a parlare di «rivoluzione femminile», la co-scienza comune vive il problema in modo diverso. Sta nascendo ciò che non pochi sociologi, a partire da Lipovetsky, hanno chiamato «troisième femme». Consapevole della sua dignità, decisa a difendere i suoi diritti, la donna non è «contro» l’uomo, bensì «al suo fi anco». Eguale e diversa, libera ma non liberta-ria, lavoratrice ma anche ma-dre. Non più «l’un contro l’altro armato», i due sessi cercano la

parità dei diritti, sia pure am-mettendo alcune giustifi cate e insuperabili diversità, anche se non di rado ruoli e compiti sono interscambiabili.

In tal senso il giuramento sul Colle ha avuto un simbolo forte nel pancione della mini-stra della Pubblica Ammini-strazione, Marianna Madia, «già vicina a sciogliere / il grembo doloroso» (Manzoni). Chi dice che la donna, per rea-lizzare se stessa nella professio-ne, debba essere «single»? Anzi, come diceva Edith Stein, essa realizzerà meglio la sua profes-sione, se difenderà il suo «ethos specifi co», se sarà non solo don-na, ma anche madre. Il papa emerito Ratzinger aveva capito sino in fondo il problema, quan-do nella sua Lettera Apostolica del 31 luglio 2004 ha lanciato lo slogan: «La donna deve essere protagonista, non antagoni-sta». Può essere assunto come augurio anche per le muse di Renzi.

Al ritorno fu nominato, primo caso in Italia, editore incaricato, cioè editore nelle veci dell’editore-imprenditore. Di fatto, una trasposizione del publisher americano, per il nascente Panorama settimanale e per Epoca, che allora era il settimanale di punta della Monda-dori. Non chiamava mai i direttori nel suo uffi cio ma li andava a trovare lui e si fermava in redazione. Era già un uomo maturo, ma con i giovani di Panorama si trovava a suo agio e se sapeva che organizzavamo una festa non voleva mancare.

Quando, per la morte di Arnoldo, ar-rivò a capo della Mondadori Mario For-menton dagli stabilimenti di Verona e diede via libera a Panorama, fi no ad allora frenato perché a sinistra, Gior-gio compì il suo capolavoro, sorreggen-do Sechi, quando stava per essere li-cenziato e andando in giro per il modo a scoprire i segreti dei newsmagazine di successo. Ricordo una riunione me-morabile alla quale partecipò anche Formenton per trasmettere alla reda-zione la straordinaria esperienza del tedesco Der Spiegel: non parlava solo di Bonn e di Francoforte, ma di tutta la Germania. Nacque così a Panorama la sezione Italia 2, dove chiamai a lavo-rare Maurizio De Luca da La Nazione e Giulio Anselmi da corrispondente di Stampa Sera da Genova. Era amato dai giornalisti e quando Panorama co-minciò a macinare record su record di diffusione, 150, 200, 250, 300, 350 mila copie nel giro di pochi mesi, fu Giorgio a organizzare una grande festa alla Briosca, un locale dei Navigli dove cantavano il Pinza (appena uscito da S.Vittore) e la Wanda o Wandissima, prototipo di travestito da spettacolo. Travolto, anche Formenton fi nì per cantare Bella Ciao.

Ma Giorgio sapeva che quei giovani sinistrorsi erano bravi giornalisti e lui, che certo non era a sinistra, era felice di vederli sfogare dopo le nottate di lavoro a Panorama.

Fu promosso vicedirettore generale dei periodici di Mondadori, ma non an-dava d’accordo con il direttore Nando Sampietro, ex direttore di Epoca e a destra quanto lo era Giorgio Monda-dori.

Insieme a Sechi, Giorgio fu il guar-

diano della formula fortunata di Pano-rama dei fatti separati dalle opinioni e in una gestione molto affettuosa del personale non mancava mai di pre-miare, d’accordo con Sechi, gli scoop più importanti. Quando feci i tre scoop su Michele Sindona, con grande sotto-lineatura mi disse che nello stipendio avrei trovato un premio che equivale-va a una doppia mensilità.

Furono proprio quegli scoop e il li-bro su Sindona a cementare il nostro rapporto e quando Giorgio decise di accettare la proposta di Angelo Rizzo-li di diventare direttore genera-le dei periodici della Rizzoli e di Editoriale Corriere della Sera, fu il primo sostenitore insieme allo stesso Rizzoli di trasformare il Mondo nel primo settimanale economico e politico italiano, fa-cendo abbandonare il progetto di farne un giornale letterario diretto da Valerio Riva. Fui a lungo incerto se accettare, per-ché sapevo che Rizzoli era stato aiutato dalla Montedison presie-duta da Eugenio Cefi s nell’acqui-sto dell’Editoriale Corriere della Sera. Fu Giorgio che mi portò da Angelo alla presenza del capo del personale Franco Petrelli e mi fece garantire dal giovane Rizzoli che avrei avuto piena libertà.

Quando decisi di mettere Rizzoli alla prova, pubblicando una copertina dal titolo «I giochi del piccolo chimico» e l’immagine di Cefi s ridotto a pupazzo insieme agli alambicchi, Giorgio fu il primo a portare una copia a Rizzoli, assicurandosi che non sarei stato li-cenziato, e Angelo fu di parola.

Purtroppo Giorgio rimase in Rizzo-li Corriere della Sera non molti anni, perché aveva intuito prima di tutti la svolta che l’azienda stava avendo sot-to il peso dei debiti e l’impossibilità di resistere alla P2. Con la dignità che pochi ho visto avere nella vita delle case editrici, rassegnò le dimissioni senza avere un posto di lavoro.

I due anni di sabbatico li impiegò molto bene, nello studio che si era cre-ato sui Navigli, per sentire scorrere l’acqua come fosse sulla scogliera di Varazze: scrisse il primo libro-guida sulla Cina (è stata una delle sue pas-

sioni, insieme al tennis e alla galan-teria) che pubblicai come libro di Ca-pital: Viaggiare in Cina. Era il 1980 e fu il suo modo di partecipare al grande successo di Capital. Ma il capolavoro lo compì traducendo in italiano moderno Il Milione di Marco Polo.

Furono due anni anche di grande sofferenza, perché non riusciva anco-ra a maturare il lutto per la morte di Paoletta, la fi glia minore, che ci aveva lasciato dopo un incidente stradale in vacanza all’Argentario, in auto con i fratelli Mauri delle Messaggerie. Lo-

renzo, che era il ragazzo di Paoletta, gli è rimasto legato fi no all’ultimo, as-secondandolo nel suo desiderio di an-dare al mare (ma non in ambulanza) insieme al fi glio Eugenio (che lavora nel gruppo Mondadori, come ammi-nistratore delegato di Edizioni Piem-me e direttore generale di Sperling e Kupfer, dopo essersi seduto sulla sedia che fu di Giorgio a Panorama), e alle fi glie Laura (sinologa di grande livello) e Francesca (professoressa universita-ria di diritto internazionale). E Giulia, la moglie serena anche nelle ore più buie, che rassicurava i ragazzi: se il papà vuole così, lo dobbiamo fare.

Il destino lo aveva fatto rincontrare con Giorgio Mondadori e Sampietro quando il fi glio maggiore di Arnoldo fu invitato dalle sorelle a lasciare la presidenza di Segrate e aveva deci-so di ripartire. Per quella ripartenza Giorgio fu fondamentale: la scelta di lanciare Airone, Bell’Italia, Gardenia,

e di fare l’edizione italiana di Architec-tural Digest (subito sintetizzata in Ad, le case più belle del mondo da Giorgio), insieme ai giornali d’arte acquistati da Bolaffi . La cura, la sapienza nella scelta dei direttori e dei grafi ci, nella decisione di quale copertina fare sono state tutte prerogative di Giorgio. Fino a quando sulla bellezza dei giornali ha preso il sopravvento l’aspetto ammi-nistrativo: così, per la seconda volta lasciò la carica di amministratore de-legato, senza porsi il problema di avere o meno un posto alternativo.

Appena lo seppi, ci incontram-mo a El Tombon di San Marc. Giorgio era esitante a ricomin-ciare per la terza volta, ma l’amicizia e il progetto lo fece-ro cedere e per più di 20 anni è stato il consigliere generale di Class Editori, il confessore di direttori e manager, il mae-stro di tanti product manager e stagisti che volevano imparare il mestiere editoriale. Per me è stata la sicurezza, la sicurezza che analizzando con lui coper-tine e progetti non si sarebbe sbagliato. A 80 anni decise di venire in via Burigozzo solo due giorni la settimana. Voleva scrivere, giocare a tennis, an-

dare a Varazze, lasciare una grande eredità umana e culturale ai cinque amatissimi nipoti. Al più grande, Pietro, ha scritto un libro bellissimo, Lettere a un mio giovane nipote, e ha anche pubblicato un libretto delizio-so fuori commercio, Elogio della vec-chiaia. Ma non ha mai dimenticato di curare direttamente la collana Il Tagliamare, che abbiamo ereditato da Mauro Mancini, un altro grande amante come lui del mare. Soltanto pochi mesi fa, quando ha percepito che avanzava la malattia che aveva tenuto a bada per anni e anni, mi ha consegnato il suo libro più intimo di poesie: Canti della Sera – Diario Mi-nimo, con sulla copertina una spiga di granturco e la scritta Ut Vivat. Sono tutte bellissime. Ho scelto quella dedi-cata a Pietro, il primo nipote:

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Giorgio T. Panigadi con due dei suoi nipotini

continua a pag. 11

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9Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26 FebbraiP R I M O P I A N OEssendo già stato eletto presidente di un grossa provincia e poi sindaco di Firenze

Renzi è più eletto di tanti on.E la Costituzione non prevede l’elezione del premier

DI CESARE MAFFI

Si possono, e forse si debbono, lanciare cri-tiche in abbondanza a Matteo Renzi. Di

certo, bisognerebbe sopras-sedere a quella bufala costi-tuzionale che è la reiterata accusa di non essere «eletto dal popolo».

Individualmente, essendo egli stato, prima, presidente di una popolosa provincia e, poi, sindaco di una grande città, ha avuto due volte un’investitura popolare di-retta, senza paragoni più rilevante che non la nomina occorsa a centinaia di depu-tati e senatori. Questi sono approdati in Parlamento in virtù della posizione nelle li-ste di candidati, come è stato imposto dal porcellum nelle ultime tre elezioni politiche. Sotto questo aspetto, Renzi si è misurato direttamente con il voto popolare.

Non è né deputato né senatore. E con ciò? Non erano parlamentari altri presidenti del Consiglio, come Carlo Azeglio Ciam-pi e Lamberto Dini, per tacere di Giuliano Amato nel suo secondo giro a palaz-zo Chigi. Pur non risultan-do da alcuna parte che per occupare la prima poltrona nel governo bisognerebbe essere titolari della carica di deputato o senatore, c’è ad-dirittura chi in questi giorni asserisce che il presidente del Consiglio dovrebbe es-sere, in atto, un parlamen-tare eletto. Applicando que-sta assurda tesi, i senatori a vita non potrebbero pre-siedere un governo: eppure capitò a Giovanni Leone e ad Amintore Fanfani e, sia pure artificiosamente, a Mario Monti.

Andiamo avanti. Il pre-sidente del Consiglio è un eletto dal popolo, si sostiene, specie da Fi: l’ultimo eletto sarebbe (guarda caso) Sil-vio Berlusconi. Si tratta di una tesi propagandisti-ca, politicamente utile, ma fondata sul nulla giuridi-co. Costituzionalmente, è inconsistente, anzi falsa. Di presidenti del Consiglio eletti dal popolo si ricorda-no precedenti in Israele (un Paese che modificò presto questa peculiarità istitu-zionale). Il popolo elegge il Parlamento: punto e basta. Abbondano i casi di presi-denti eletti da maggioranze diverse da quelle iniziali (per restare nella seconda repubblica, si citano Dini, D’Alema I, D’Alema II, Amato II, Monti e Letta), senza dimenticare che le stesse maggioranze parla-mentari iniziali potevano non rispondere al voto po-polare. Successe allo stesso

Berlusconi, il quale alle urne capeggiava due distin-te coalizioni ed era privo di numeri solidi a palazzo Ma-dama.

In questi giorni si sono perfino lette assurde rico-struzioni storiche, che estra-

evano da poco documentati ricordi storici i precedenti di presidenti toscani, qua-li Adone Zoli e Giovanni Spadolini, per asserire che tutti avevano presieduto go-verni «senza passare dalle elezioni», in corso di legi-

slatura. È appena il caso di notare che non c’è davvero limite all’inventiva costitu-zionale e storica. In effetti, qualcuno è perfino arrivato a sostenere che il governo sarebbe eletto dal popolo: poiché i vari Alfano, Guidi,

Mogherini, Madia ecc. non sono stati nominativamente scelti dagli elettori un anno fa, non sarebbero legittimi. Un po’ di serietà, condita da un minimo di onestà intel-lettuale, non guasterebbe.

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10 Mercoledì 26 Febbraio 2014 P R I M O P I A N OMonti e Letta hanno voluto autol agellarsi più di quanto chiedesse loro Bruxelles

L’Italia poteva spendere di piùIn tal modo hanno depresso la domanda e spento la ripresa

DI GUSTAVO PIGA*

Si mormora. Cuneo fiscale finanziato da tagli lineari della spesa… Ci risiamo?

Renzi come Alesina e Gia-vazzi? Aspettiamo di vedere con ansia il DEFPP, il docu-mento di economia e finanza di Piercarlo Padoan di pri-mavera. Ma se questa sarà la mossa … povero nostro pil, destinato a scendere al di sotto dello zero per la ter-za volta consecutiva, record assoluto. Intrappolato in una mancanza di domanda, il no-stro Paese ha bisogno di più spesa pubblica, per appalti di alta qualità, altro che meno spese. E siccome le minori tasse vengono risparmiate quando non si ha fiducia nel futuro, come avviene oggi, l’effetto netto di una mano-vra à la Alesina-Giavazzi, è noto, è recessivo, perché to-glie più domanda di quanta non ne aggiunga.Ma come si fa a spendere di più? Non è forse impossibile, visto che non ci è consentito dall’Eu-

ropa? Già. Peccato che i passati Governi, Monti e Letta, abbiano voluto evitare di spendere di più malgrado gli fosse consen-tito, dall’Europa.

In un impeto che non fa onore alla storia del no-stro Paese, pur di mostrarsi belli di fronte ai tedeschi ed al resto dell’Europa del Nord, hanno fatto molta più austerità di quanta non ne chiedeva l’Europa. Sprecan-do così risorse utili a rilanciare la domanda interna, l’occupa-zione e la produzione, ed il fu-turo dell’Europa.Questa ansia di prestazione verso i tedeschi ha partorito il più assurdo lap-sus freudiano che si potesse immaginare. Nell’importare il fi scal compact europeo nella legislazione italiana non solo lo abbiamo sancito in Costituzio-ne (cosa non dovuta) ma, nella legge ordinaria che lo recepisce nel dettaglio, la legge 243 del 2012, possiamo leggere, come al contempo (art. 3 comma 2) «l’equilibrio dei bilanci corri-sponde all’obiettivo di medio termine» europeo eppure anche

che (art. 3 comma 5): «l’equili-brio dei bilanci si considera conseguito quando il saldo strutturale … risulta almeno pari all’obiettivo di medio ter-mine …». Due defi nizioni incoe-renti l’una con l’altra, in cui la contraddizione gioca attorno a questa parolina, «almeno».

Fare più di almeno: traccia di ansia di «piacere al Nord», sfuggita al legislatore, debor-dando in un errore che parreb-be comico, se non fosse che ha avuto una realistica attuazione nei comportamenti dei Governi appena e già dimenticati. Ecco alcune citazioni dei documenti uffi ciali che comprovano tanta

meschina sudditanza:1) Monti, il DEF, e la

regola della spesa: «Il limi-te massimo per la crescita dell’aggregato della spesa che si applica all’Italia per il prossimo triennio (ri-duzione dell’aggregato di 0,8%) risulta che il quadro di fi nanza pubblica è in li-nea con le disposizioni della regola della spesa». In linea? Oh no, molto di più: è stata «almeno in linea»: -1,4% nel

2011, -1,1% nel 2012, -1,7% nel 2013. E -0,8% nel 2014 quan-do questa avrebbe addirittura potuto crescere del +0,3%, se-condo i dettami europei.

2) Letta, Nota di aggior-namento del DEF, e la regola del debito: «Tuttavia, lo sforzo fiscale attuato dal Governo nell’anno in corso, pari a 0,9% di Pil, risulta essere nettamen-te superiore alla correzione fi -scale richiesta per il rispetto della regola del debito».

3) Corte dei Conti, pochi giorni fa: «per i Paesi che non hanno ancora raggiunto l’obiet-tivo di medio termine (di defi cit strutturale dello 0%) è richie-

sto un aggiustamento pari ad «almeno» allo 0,5% di Pil …». Aggiustamento 2012 del Go-verno Monti? Altro che 0,5% di Pil. 2,4% di Pil (da -3,6 a -1,2% di Pil). Aggiustamento 2013? 0,8% di Pil (da -1,2 a -0,4%). E come ovvio risultato? Pil 2012 -2,4%, Pil 2013 -1,7%.

Follia. Per non avere usato la domanda pubblica di appalti per rallentare questa terribile emorragia di lavoro ed oppor-tunità c’erano risorse eccome. Altro che «obblighi europei» come scusa. Speriamo che il Defpp del prossimo aprile del governo Renzi sia «alme-no» meno austero di quanto ci chiede l’Europa. Sarebbe il primo segnale di discontinui-tà, anche rispetto agli obblighi europei. Vorrebbe dire andare contro il Fiscal Compact? Cer-to. E se ci dicono di no? Lo facciano. Noi tireremo avanti lo stesso, come fecero Chirac e Schroeder qualche annetto fa. Almeno questo val la pena di aver fatto.

*docente di economia all’Università di Roma,

Tor Vergata

Enrico Letta e Mario Monti

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11Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26 FebbraiP R I M O P I A N OÈ questa l’accusa formulata dalla Direzione nazionale antimai a ai gip di Bologna

10 mesi per dire ok a un arrestoIn tal modo non si contrasta l’infi ltrazione mafi osa

DI GIORGIO PONZIANO

Per dare un ok a una richiesta di arresto oc-corrono 10 mesi. E in questo lasso di tempo

il mancato arrestato non solo può cercare di fare sparire le prove a suo carico ma ne può commettere di tutti i colori. Succede a Bologna, che subisce un duro attacco dalla Direzione nazionale antimafia: mentre si moltiplicano gli allarmi per le infiltrazioni della criminalità organizzata, i gip se la prendo-no comoda e se impiegano 10 mesi a decidere se concedere o meno un arresto è chiaro che la lotta alla malavita è sicura-mente perdente.

Il fascicolo è già sul ta-volo del neo-ministro alla Giustizia, Andrea Orlando. E dal (presunto) attivismo del governo renziano ci si attende un deciso intervento poiché una giustizia inceppata è tra le cause della crisi di un Pae-se. Tra l’altro, in questo caso, la denuncia arriva addirittu-ra dalla Direzione antimafi a e quindi ha i crismi dell’uffi -cialità. Al ministro, in uno dei suoi primi atti, spetterà quindi monitorare questa situazione e prendere gli opportuni prov-vedimenti.

Roberto Pennisi, consi-gliere della Procura naziona-

le antimafi a e in passato alla Dda di Bologna, non ha dubbi e scrive che questi ritardi alle richieste degli investigatori per arresti e sequestri «provocano conseguenze non di poco conto, fi no a inceppare le indagini e costringere la Dda di Bologna a non potere svolgere al me-glio le proprie funzioni». Un j’accuse senza appello che sta provocando un terremoto negli ambienti giudiziari bolognesi, fi nora piuttosto tranquilli. Sì perché i casi di infiltrazioni mafi ose hanno già provocato inchieste sui giornali e interro-gazioni politiche ma le delicate indagini per cercare di blocca-re sul nascere l’espansione della criminalità organizzata rischiano di essere vanifi cate. E non solo per una questione di tempi.

Nell’atto di accusa di Pennisi si intravede anche una critica alle maglie troppo larghe di certi gip, che usereb-bero un metro assai restrittivo nel concedere il placet ai ma-gistrati della Dda, i quali sono costretti a ricorrere al Riesa-me, che spesso gli dà ragione. L’ultimo caso riguarda quattro richieste di arresto per sospetti legami con la ‘ndrina rifi utati dal gip e poi concessi dal Rie-same. Si tratta di una diatriba di non poco conto perché Pen-nisi ricorda che in Emilia «il

crimine organizzato calabrese stringe accordi con esponenti della mafi a casalese, alle cui tipologie comportamentali (come il fatto di rendersi auto-nomi dal potere di origine) si è ispirato». Quindi c’è un pe-ricolo incombente ma, dinanzi a esso, negli uffi ci giudiziari si bisticcia. Tra l’altro, il proble-ma non riguarda solo Bologna e l’Emilia: «La ‘ndrangheta - scrive Pennisi - giunta via A 1, devia sulla destra imboccando la A 21 verso Brescia e quindi va verso il cuore del Veneto con la A4». Ministro, se ci sei batti un colpo.

Da parte sua il presiden-te del tribunale di Bologna, Francesco Scutellari, cer-ca di gettare acqua sul fuoco: «Auspico una rifl essione per arrivare a soluzioni migliori, ad una giustizia più rapida ed efficiente. Ogni attività è perfettibile, ma dovremmo pretendere che anche la pro-cura ci venga incontro. Loro impiegano mesi e talora anni a formalizzare un’indagine e noi invece dovremmo deci-dere in poche settimane». Il fatto è che la giustizia è uno degli ambiti su cui è urgente intervenire. Al di là del j’accu-se della Direzione nazionale antimafi a, gli uffi ci bolognesi hanno avuto l’onore della cro-naca anche perché la mancata

notifi ca dell’avviso dell’udienza del Riesame a un difensore, ha fatto scarcerare tre pachista-ni accusati dell’omicidio di un connazionale e per quanto riguarda la giustizia civile in Emilia-Romagna occorrono in media dieci anni per arrivare a una sentenza. E spesso dietro a una causa civile vi sono inte-ressi economici rilevanti.

Disse Mario Draghi, quando lasciò Bankitalia: «La perdita annua di prodot-to interno lordo attribuibile ai difetti della nostra giustizia civile sembra raggiungere un punto percentuale del Pil». Ovvero 18 miliardi di euro e in più la conseguenza che le multinazionali rinunciano ad aprire fabbriche o fi liali terro-rizzate dal tempo occorrente per risolvere una controversia. Da parte sua Confi ndustria ha stimato che, tagliando del 10% la durata dei procedimenti, si avrebbe un aumento dello 0,3% della dimensione media delle imprese. Mentre la Fon-dazione Hume ha calcolato che in media nei Paesi Ocse occorrono 511 giorni per ve-dere risolta la controversia, in Italia i giorni in media sono 1210. Per non parlare dei costi: le spese legali assorbono quasi il 30% del valore della causa. C’è poi il report comparativo del Consiglio d’Europa tra i

sistemi giudiziari dei 48 Paesi: la lentezza del processo civile italiano supera di tre volte la durata del processo tedesco e del 71% la durata media nei Paesi del Consiglio.

Il caos giudiziario ita-liano, civile e penale, sta ingolfando la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che in un anno ha condannato l’Italia a pagare 120 milioni di euro in indennizzi, la cifra più alta mai sborsata da uno degli Stati membri (e a pagare sono i contribuenti). Una speranza può essere quella di arrivare a tribunali nazionali che agisca-no come «corti d’Europa» nei settori di diretta competenza comunitaria: dalla proprie-tà intellettuale agli appalti pubblici, dall’ambiente alla protezione dei consumatori. Sarebbe un primo passo per allineare la giustizia italia-na agli standard europei. Ma il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Euro-pa, Nils Muiznieks, avverte: «Solo un cambiamento radicale della cultura giudiziaria» potrà mettere la giustizia italiana su un binario virtuoso. Insomma, l’opposto delle liti che scoppia-no qui e là, l’ultima è appunto quella, a Bologna, tra gip e Di-rezione nazionale antimafi a.

twitter: @gponziano© Riproduzione riservata

DI DOMENICO CACOPARDO

Non è la speranza il criterio cui ispirare il giudizio su Renzi e sul suo governo. È l’analisi, solo l’analisi, dei

passi e delle scelte sin qui compiuti, dalle dichiarazioni in Parlamento alle esternazioni più o meno estemporanee del presidente del consiglio, delle sue donne e dei suoi uomini. I punti più importanti e significativi dei quattro giorni trascorsi dal giuramento sono il discorso programmatico e le con-clusioni ai dibattiti al Senato e alla Camera. È inutile girare intorno alla questione: la sensazione è di totale inadeguatezza, di sottovalutazione del caso «Italia» e delle sue complessità, di un avventurismo senza ancoraggi ai fondamentali economici, sociali e politici.Per il disprezzo verso i senatori Renzi pagherà un conto molto salato che mette già in forse l’architrave del-la sua politica, cioè la semi abolizione della camera alta. Un’offesa gratuita e non necessaria, manifestata più per parlare al Paese che ai suoi occasionali interlocutori. Data la natura dell’as-semblea, una delegittimazione senza il potere di farlo, giacché ogni riforma, anche quella della legge sui condomi-ni, deve passare ancora da entrambi i rami del Parlamento, ottenendone

l’approvazione.In definitiva, una prova, non la prima né l’ultima, di autolesioni-smo. Se questo è un indizio, il futuro dell’Italia torna sulle Montagne russe,

anche perché l’endocrinologo reggia-no Graziano Del Rio, sottosegretario alla presidenza, intervistato da Lucia Annunziata, non ha avuto difficoltà ad annunciare la tassazione dei titoli di Stato. L’ha fatto perché non si ren-deva conto del significato di ciò che stava dicendo. L’ha fatto perché non ha pensato che, magari, su un argomen-to del genere, sarebbe stato opportuno prima che necessario, interpellare il ministro dell’Economia appena sbar-cato dall’aereo che da Sidney l’ha con-dotto a Roma.

Altri indizi sono davanti a noi. La nomina di Marianna Madia a mini-stro della semplificazione e della fun-zione pubblica conferma l’incapacità di valutare i compiti che attendono il governo. Si tratta di una ragazza eletta alla Camera nel 2008, su de-cisione di Veltroni. Da allora, una grigia carriera parlamentare, culmi-nata nella nuova pesante responsa-bilità. Se Renzi vuole correre nella soluzione dei problemi e colloca tra i principali l’Amministrazione, come farà la gentile Madia, in attesa di un bebé, a occuparsene?Non sarà che la sua nomina sia un tributo pagato a san Veltroni, protettore del primo ministro?E la giovane Guidi allo sviluppo economico non c’entra con la vici-nanza familiare all’inner circle ber-lusconiano? Sui nomi, per oggi, basta. Ma le parole sin qui spese davanti a deputati e senatori fanno rabbrividire per dilettantismo e approssimazione: non una delle promesse è suffragata da un’idea di copertura finanziaria (e l’Europa?). Renzi dovrebbe sapere bene che senza copertura finanzia-ria nemmeno il parroco di Rignano sull’Arno gli canterà il Te Deum di ringraziamento per le grazie sin qui ricevute.

www.cacopardo.it© Riproduzione riservata

E CHE DIRE DI DELRIO CHE, PRIMA CHE IL PREMIER PARLI, ANNUNCIA IN TV COME TASSERÀ LE RENDITE?

I senatori non possono subire il benservito come se fosserodelle cameriere ad ore: le conseguenze si faranno sentire

PIETRONon partire.Ho bisogno ancora di averti vicinoperché tu sai leggere la

mia angoscia.

Ancora,vorrei parlartidi mema è diffi cile rompere il silenzio.

Cosìlascio che si consumiil tempo troppo brevee nella melanconiadell’addiomi perdo.

Ora soffrolacrime amarema al tuo ritornosarà più bellorivederti.

Ciao Giorgio. Quando ti ho salutato per l’ultima volta e ti ho detto: almeno ritrovi Pa-oletta, mi hai risposto: sarà una gioia, ma ho amato e amerei ancora stare con voi, con la mia famiglia e la fami-glia di Class Editori; vedrete che ce la farete. Sì, Giorgio, con il tuo insegnamento ce la faremo. E scriverò su questo saluto l’ultimo titolo che ab-biamo fatto insieme e che hai voluto come unica scritta sulla tua lapide: AMAVA IL MARE.

Paolo Panerai

SEGUE DA PAG. 8

L’aula del Senato

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12 Mercoledì 26 Febbraio 2014 P R I M O P I A N OLa battaglia interna è fra l’assessore lombardo all’agricoltura, Fava, e il segretario

Risse al vertice della Lega NordSalvini ha dichiarato guerra all’euro. Altri si oppongono

DI GIOVANNI BUCCHI

Nei salotti televisivi a rappresentare il Movimento, con quel suo atteggiamento da

«duro e puro», barba incolta e capello spettinato, ci va sempre lui. Così come alla radio, che è stata poi la sua scuola. Imper-versa Matteo Salvini, il poco più che quarantenne segretario federale della Lega Nord che al congresso ha surclassato il senatùr Umberto Bossi, ri-prendendo in mano un partito falcidiato dalle guerre intesti-ne, ridicolizzato dalle inchieste delle Procure tra diamanti, af-fari in Tanzania, lauree farloc-che del figlio del capo e l’epopea quasi romanzesca del cerchio magico.

Conquistata la Lombar-dia, l’ex leader delle ramazze Roberto Maroni ha voluto la-sciare lo scettro al «padano co-munista» Salvini. Testa calda, animo barricadero, ben lontano dalla Lega in giacca e cravatta immaginata dallo stesso Maro-ni. «Ma riuscirò a controllarlo, Matteo deve crescere, noi lo aiuteremo». pensava Bobo. E

invece non è andata così, e la cosa gli sta sfuggen-do di mano, seppure il governatore lombardo sia più concentrato sulla sua Regione e sull’Expo che non sulle beghe interne al Carroccio.

Il nuovo corso di Sal-vini non piace a tutti nella Lega. Anzi. In tan-ti pensano che, bucando a modo suo lo schermo, potrebbe pure riuscire nell’impresa di conqui-stare il 4% alle elezioni europee, ma da qui a go-vernare il Movimento ce ne passa. Al congresso federale l’esclusione di alcuni competi-tor come il vicecapogruppo alla Camera Gianluca Pini per un vizio di forma nella consegna delle fi rme, quindi la mancata partecipazione per non aver raggiunto il quorum di soste-nitori del presidente del Co-pasir Giacomo Stucchi e del consigliere regionale bolognese Manes Bernardini, hanno creato diversi dissapori. Screzi e divergenze che gradualmen-te si stanno trasformando in una silenziosa ma assai atti-

va (e combattiva) minoranza interna, che sta prendendo forma attorno alla figura di Giovanni ‘Gianni’ Fava. E’ lui, l’assessore regionale lom-bardo all’Agricoltura, il nuovo avversario interno di Salvini. I motivi di scontro, a partire dai contenuti, non sono mancati in questi ultimi tempi. Ricordate il tweet di Fava seguito da in-terviste a favore della legalizza-zione della cannabis? E i forti, fortissimi dubbi, dell’assessore lombardo, e di altri come Pini e il sindaco di Verona Flavio Tosi,

sulla battaglia di Salvini per uscire dalla moneta unica? La campagna elet-torale impostata dal se-gretario federale al grido «Basta Euro», spalleggiato in questo dall’economista milanese Claudio Borghi Aquilini, fa storcere più di un naso. Soprattutto quello di Fava. Tanto che c’è chi nella Lega si chiede perché la linea politico-economica del partito debba essere dettata da uno studioso come Borghi che non fa parte del gruppo dirigente e scrive su il Giornale della

famiglia Berlusconi. D’altron-de, sabato scorso all’evento per la presentazione del manuale «Basta Euro» a Milano la sala della Provincia era sì piena, ma si contavano parecchie assen-ze eccellenti tra i maggiorenti padani. Così come domenica scorsa a Modena, quando Sal-vini ha convocato una manife-stazione dopo il ritrovamento di una bomba vicino alla sede del Carroccio. Anche lì erano ben pochi i dirigenti nazionali presenti.

La battaglia interna tra

Salvini e Fava è comunque iniziata da tempo. Qualche settimana fa il direttivo nazio-nale lombardo ha respinto il ri-corso per il commissariamento della segreteria provinciale di Mantova, guidata da Cedrik Pasetti, uomo vicino a Fava. Il risultato è stato letto da più parti come una vittoria dell’assessore regionale sul segretario federale, che aveva deciso di fare pulizia in terra virgiliana per imporre gente di sua fi ducia. Incassato il colpo, Salvini è subito passato al con-trattacco: la settimana scorsa il vice segretario della Lega Nord – Lega Lombarda Stefa-no Borghesi, suo uomo di fi du-cia, ha comunicato la nomina di due vicesegretari nazionali (della ‘nazione’ Lombardia): Cristian Invernizzi e Mas-similiano Romeo. Peccato che, con Invernizzi, l’altro vi-cesegretario fi no al giorno pri-ma fosse lo stesso Fava, che in vista delle elezioni è stato così defenestrato senza nemmeno una telefonata per informarlo. Facile immaginare che la faida non fi nisca qui.

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Matteo Salvini

DI TINO OLDANI

Ma allora perché andare a votare? si chiedeva ieri nell’editoriale il direttore di Italia Oggi. Domanda

più che giusta se si guarda con disin-canto la composizione del governo di Matteo Renzi. Con la Bce, ha osser-vato Pierluigi Magnaschi, l’Europa ha già sottratto all’Italia la politica mo-netaria con la Banca centrale europea, la politica di bilancio con il Trattato di Maastricht, e la politica commerciale con la Commissione Ue. In teoria, ci restava un pezzetto di autonomia sul-la politica economica e fiscale. Ma con la nomina a ministro dell’Economia di Pier Carlo Padoan anche quel resi-duo piccolo piccolo di sovranità naziona-le è stato cancellato: nulla da dire sulla persona e sulla sua competenza tecnica (è il numero due dell’Ocse, l’Organizza-zione mondiale per la cooperazione e lo sviluppo), ma la sua nomina a ministro dell’Economia è stata imposta a Renzi (che non la voleva) dal presidente del-la Repubblica, Giorgio Napolitano, convinto che sia l’uomo giusto per non scontentare l’Europa che conta. Soprat-tutto per non irritare la Banca centrale europea di Mario Draghi, che aveva fatto di tutto perché fosse confermato Fabrizio Saccomanni, fedele esecu-tore dei diktat sia della Bce che della cancelliera Angela Merkel durante il governo Letta. Dunque, se così stanno le cose, perché andare a votare?

Il tema sollevato da Magnaschi rimanda a un altro quesito non piccolo: esiste davvero una democrazia euro-

pea? In parole più semplici, possiamo veramente dire che l’Unione europea, attraverso le sue istituzioni principali (Commissione Ue, Parlamento europeo, Bce), rappresenta una vera democrazia, dove a contare è il popolo, cioè il voto? E se così non è, chi comanda davvero in Europa? Con quale legittimità? Può sembrare un paradosso porsi doman-de simili proprio quando l’Ucraina sta facendo di tutto per entrare in Europa, così da realizzare il grande desiderio di libertà e di democrazia del suo popolo, che si è ribellato con grande coraggio a un dittatore-gangster come Yanuko-vich. Non solo.

Per contrasto, in vista delle ele-zioni per il Parlamento europeo del 24-25 maggio, in molti Paesi stanno crescendo a vista d’occhio i movimen-ti euroscettici, alcuni dei quali pronti addirittura ad uscire dall’Europa, con-siderata una gabbia nociva per le eco-nomie nazionali. Ne discende che chi si interroga sulla democrazia in Euro-pa potrebbe essere scambiato per un «populista», etichetta politica piuttosto deprecata di questi tempi, soprattutto da chi non accetta che si mettano in discussione i superpoteri di Berlino e della Bce. Tra questi ultimi, va anno-verato senza alcun dubbio l’ex premier Mario Monti, per il quale la signora Merkel ha sempre avuto parole di gran-de elogio. Eppure, anche se la cosa può stupire non poco, Monti è tra coloro che dopo essersi interrogati a lungo sulla democrazia in Europa, hanno concluso che il dibattito sulla governance euro-pea è soltanto all’inizio di un percorso ancora lungo, tutto da compiere.

Le rifl essioni di Monti sono com-pendiate in un libro di pochi mesi fa, utile se riletto oggi, scritto a quattro mani con la francese Sylvie Goulard (“La democrazia in Europa. Guardare lontano”, Best Bur). Gli autori raccon-tano l’avventura europea fi n dalle origi-ni e si interrogano più volte sull’esisten-za o meno di una democrazia europea, con citazioni colte e raffi nate. Jacques Delors ha defi nito l’Europa «un ogget-to politico non identifi cato». Altri, per dare un nome alle modalità operative dell’Unione europea, parlano di «gover-nance». Un termine che il fi losofo tede-sco Jurgen Habermas, guru dei so-cialdemocratici tedeschi, stronca senza pietà: «Governance è soltanto una bella parola, un eufemismo che serve a indi-care una forma dura di dominio politico la cui unica legittimazione, quanto mai fragile, sono i trattati internazionali».

Ed è in base a questi trattati che sono stati costruiti dei veri paradossi democratici. Ad esempio il parlamento europeo, per il quale saranno chiamati a votare 27 Paesi, è solo chiacchiera e distintivo, e sull’euro non conta nulla, meno di zero. Al contrario, conta mol-tissimo la Bce di Draghi, che, per le sue decisioni, deve preoccuparsi di ciò che pensano i due maggiori azionisti della Banca centrale europea, vale a dire Germania e Francia, cioè Merkel e Hollande. Ergo, qui le quote aziona-rie contano più dei voti popolari. E il bilancio europeo, dove lo mettiamo? In base ai trattati, è pari all’1 per cento del pil europeo, e ogni Paese contribuisce in proporzione, cercando di recuperare almeno i contributi versati. Ma le som-

me che si possono mobilitare in tempi rapidi per fare fronte alle crisi sono irrilevanti. E Monti ne deduce che «il bilancio europeo non è stato concepito né per accompagnare la moneta uni-ca, né per stimolare la crescita». Lui stesso, quando nel 2010 gli fu richiesto di un contributo di idee e proposte dal vertice Ue, propose di ricorrere agli eurobond, la cui creazione è defi nita nel suo libro come «la naturale pro-secuzione dell’introduzione dell’euro». Così naturale che la Merkel ha risposto con una sola parola,«nein», e non se n’è fatto più nulla.

Nel suo libro Monti e Goulard hanno parole di ammirazione per Alexander Hamilton, il ministro del Tesoro americano che nel 1790 riuscì a mettere insieme i debiti degli Stati confederati, facendo compiere agli Stati Uniti un passo decisivo verso una vera federazione di Stati. Dopo la guerra ci-vile, molti di quegli Stati erano sull’orlo della bancarotta e Hamilton dovette su-perare un durissima battaglia politica per ristrutturare il debito di guerra degli Stati Uniti. Grazie a lui, quel de-bito è stato rimborsato completamente e sono nati gli Stati Uniti d’America. Una democrazia vera. L’Eurozona in-vece – conclude Monti – «non ha ancora trovato il suo Hamilton». Forse sperava di poterlo diventare lui stesso, ma non ce l’ha fatta. Che lo possa diventare la Merkel, è da escludere: il federalismo è inconciliabile con l’egemonia di un solo Paese. Anche per questo, oggi l’Europa è solo una democrazia fi nta. E votare per una fi nzione non basta più: serve ben altro.

L’EUROPA È UNA DEMOCRAZIA FINTA DOVE IL VOTO, PURTROPPO, AD OGNI LIVELLO, NON CONTA NULLA

È giusto chiedersi: perché andare a votare? Certo che lo èE lo sarà fino a quando l’Europa sarà una democrazia finta

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13Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26 FebbraiP R I M O P I A N O

La rivoluzione di Renzi è iniziata: ieri è stato visto men-tre faceva shopping a Roma con la bici blu.

Filippo Merli

Deliri di onnipotenza di Renzi

Pare che alla frase «La ricreazione è finita» il «ri» sia stato aggiunto dall’ufficio stampa.

Gianni Macheda

Quanto durano, questi qui

Questi qui durano come un gatto sulla tangenzialeEttore Della Giovanna

Sul ponte si continua a giocare

«Per come si è svolta questa vicenda e per come il presiden-te del Consiglio ha interpretato questo voto di fiducia, da domani gli italiani vorranno misurare lo spread tra parole e fatti», ha commentato acido Pier Luigi Bersani lasciando l’aula di Montecitorio dopo la discussione sulla fiducia al Governo Renzi. «Lei, Renzi, è gagliardo, non è radical chic e parla alla pancia del Paese», ha invece gorgheggiato Michaela Biancofiore di Forza Italia nel suo intervento. Il Titanic affonda ma sul ponte si continua a giocare.

Amanda Chiegni – Corsico (Milano)

Il ruolo della stampa seria

Molto interessante il fondo di Marino Longoni su Ita-liaOggi7 attualmente in edicola e relativo alle deva-stazioni informative del web. Credo che nel frastuono mediatico invasivo ogni giorno di più (siti web di tutti i tipi, social, blog, forum, etc…), il lettore avrà sempre più bisogno di orientarsi. Avrà sempre più bisogno di certezze. Secondo me, queste certezze si chiameranno sempre “redazioni”. Ecco perché i media tradizionali resisteranno, finché la gente avrà bisogno di infor-marsi seriamente.

Luciano Majelli, Consultant, Barabino&Partners

Sdoganata la violenza istituzionale

Sapete cosa ho pensato dopo aver assistito ai 9 minuti dello scontro Renzi-Grillo in diretta streaming? Non a chi avesse vinto o perso tra i due (anche se una idea, dentro di me, me la sono fatta, ed è pure molto chiara), ma a chi ha perso nel Paese. Ho immaginato che al posto di Grillo e Renzi, su quelle due sedie, ci fossero stati un figlio con il padre, o un allievo e il suo insegnante. Ho immaginato due persone che non si sanno ascoltare, che si urlano addosso (almeno, uno dei due lo fa), con una violenza verbale che non ha nulla di diverso da quella che può produrre un cazzotto o un calcio nel sedere. Ecco, penso che ieri sia stata sdoganata definitivamente la violenza istituzionale, legittimando chiunque ad aggredire piut-tosto che a ragionare con gli altri: tanto fanno tutti così, si dirà. Brutta giornata, per l’Italia. Davvero.

Carlo Olivi - Roma

Lagarde (Fmi): Hitler sì che ci sapeva fare

Intervistata dalla tv australiana, la direttrice genera-le del Fondo Monetario Internazionale, Christine La-garde, ha detto che bisogna festeggiare il fatto che «la Grecia è riuscita ad avere un avanzo primario, cosa che non succedeva dal 1943». Ah, però, come erano bravi nel 1943. Ma in quell’anno chi c’era ad Atene al posto della Troika a rimettere in ordine i conti di quei pasticcioni dei greci? L’esercito tedesco comandato da un certo Adolf Hitler. L’inverno 1942-43 è anche ricordato per la grande carestia di Atene, che ha fatto circa 300 mila morti. Qualche greco si è indignato per le affermazioni della Lagarde. Meno male che ieri il Commissario Ue, Olli Rehn l’ha corretta, dicendo che la Grecia non aveva un avanzo primario dal 1948…

Marcello Bussi

Retrocessi alla quinta elementare

«Le risorse messe a disposizione degli enti debitori della Pubblica Amministrazione per il pagamento nel 2013 di debiti commerciali certi, liquidi ed esigibili al 31.12.2012, nella misura di 27 miliardi di euro, sono stati in larga misura assorbiti e utilizzati per il paga-mento dei creditori…». Questo è un comunicato uffi-ciale del ministero dell’economia e delle finanze del 22 febbraio scorso. Mi chiedo: ma gente che non è in grado di scrivere correttamente uno straccio di comunicato stampa, può portare un Paese fuori dalla crisi?

Alfredo Padelli - Torino

LETTERE

DI PAOLO SIEPI

Vespa c’è rimasto male perché Renzi ha fi r-mato il contratto con gli italiani in Senato e non a Porta a Porta. Non c’è più rispetto per le istituzioni. Il Rompi spread. MF.

Se Renzi è il meglio che abbiamo, pensa agli altri… Jena. La Stampa.

Renzi fa jogging, va a messa, si carica l’au-to da solo e cammina sulle acque… Matteo Salvini, segretario Lega Nord, a Radio Anch’io.

Siamo qui sulle punte. Dopo i nani, fi nal-mente il governo delle ballerine. Maurizio Crippa. Il Foglio.

«Il governo delle facce nuove» (La Stampa). «Più donne e giovani» (Corriere). «La nuova ge-nerazione». «Le signore della competenza» (la Repubblica). «I due partiti maggiori… stanno compiendo un atto coraggioso. Sanno che, per loro, questa è l’ultima chiamata. Sanno che non possono fallire» (Pigi Battista, Corsera) «Questa è l’ultima spiaggia della Penisola: più in là, c’è solo il mare in tempesta e un azzardo pericoloso… L’Italia ha voglia di novità. È prima-vera. Bisogna cambiare aria nelle stanze e nel cervello» (Beppe Severgnini, Corsera). «L’Italia, paese considerato gerontocratico, fa un salto in avanti inatteso e si colloca all’avanguardia in Europa» (Aldo Cazzullo, Corsera). «Il risultato corrisponde pienamente all’impegno preso… con una pre-senza femminile mai verifi cata prima… Se i fatti corrisponderanno alle parole, molte soffe-renze saranno lenite e molte speranze riaccese (Eugenio Scalfari, Repubblica). Ecco, questo erano i commenti di dieci mesi fa sul governo Letta. Marco Travaglio. Il Fatto.

Il Maalox, citato da Giuliano Ferrara come antidoto alla nausea di molti nei con-fronti delle giovani e dei giovani renziani al governo, in realtà cura l’acidità di stomaco e non la nausea. Il che mi pare ancor più appropriato. Chicco Testa. Il Foglio.

Una volta ho criticato ciò che ha scritto uno del M5S. Mi hanno mandato una busta con delle scie chimiche. Spinoza. Il Fat-to.

Dilaga il Renzi Style. Je-ans, sneakers, felpe, giub-botti. Ma anche, quando è il momento, abito nero, camicia bianca e cravatta molto scura e scarpe nere.

Easy, practical and nice. Carlo Rossella. Il Foglio.

La frase intimamente più applaudita è stata «vado alla conclusione». (@Tomma-solabate, via Twitter, a proposito del discorso di Renzi a Senato per la fi du-cia).

Li smentirà tirando diritto per una strada che sa bene qual è. Ha dimostrato di co-noscerla negli incontri già operati, nei con-fronti sollecitati, nei consigli da lui richiesti fuori dai vecchi schemi, alla larga dal solito, piccolo establishment. Sostengono, gli infa-mi, che l’Amorazzo nostro (Renzi, ndr) si sia messo nelle mani di De Benedetti da un lato e di Giavazzi per l’altro. Non è vero. Ha incontrato Barricco, ieri ha incontrato Gino Strada, ha chiesto a Mentana, ha visto Carlo Rossella, ha consultato Diego Dalla Valle. Solo ieri. E domani, Moira Orfei. Andrea’s version. Il Foglio.

Se fallisce Grillo, fi nisce il tentativo di gestire con gli strumenti parlamentari un dissenso di massa quale non si era mai visto. Ma, se fallisce Renzi, si esaurisce l’ultima speranza di restituire un minimo di credi-

bilità a una politica mai così sputtanata. E allora per Grillo si aprirebbero le più vaste praterie. Antonio Padellaro. Il Fatto.

«Perché quello abbaia così?». «Prima delle di-rette streaming, Casaleggio lo tiene a digiuno». Vignetta di ElleKappa. la Repubblica.

All’inizio della crisi emerse, tra gli econo-misti, il partito dei minimalisti. Tra questi si distinse Guido Tabellini, allora rettore della Università Bocconi, che con-dusse e concluse un lungo dibattito sul Sole 24 Ore con queste parole: «Come sarà ricordata questa crisi nei libri di storia economica? Come una crisi sistemica e un punto di svolta, oppure come un incidente temporaneo (sottolineatura aggiunta) e presto (sottolineatura aggiunta) riassorbito, dovuto a una crescita troppo rapida dell’innovazione fi nanziaria? Se guardiamo alle cause della cri-si, e alle lezioni da trarne, la risposta è senz’al-tro (sottolineatura aggiunta) la seconda. In estrema sintesi la crisi è scoppiata per via di alcuni specifi ci problemi tecnici riguardanti il funzionamento e la regolamentazione dei mercati fi nanziari ed è stata acuita da una serie di errori commessi durante la gestione della crisi». Marco Vitale. Il Fatto.

Noi italiani ci facciamo fregare su tutto, altro che. Un esempio? Prenotiamo un hotel a Milano e il sito è americano, call center in Oriente. Ma vi rendete conto? Altro che start up, qui si è tornati indietro a prima del Medio-evo, quando almeno gli osti e gli albergatori toscani inventarono le stelle da affi ggere sul portone, un sistema che detta ancora legge nel pianeta. Nessuno oggi fa l’infermiere, il fi ora-io, il benzinaio di notte, il pizzaiolo e potrem-mo continuare all’infi nito. Grandi progetti e piccoli mestieri sono stati delegati agli immi-grati. Le nuove imprese di ristrutturazione degli immobili (un business che a Roma ha mantenuto un sacco di famiglie) sono interes-sati ai romeni ex manovali. I nostro ragazzi migliori si accontentano, è terribile dirlo, di fare i camerieri laureati a Londra o a Miami. Barbara Palombelli. Il Foglio.

Certo che sento il peso del fl op elettorale nel-le elezioni regionali sarde che però è un fl op

aritmetico e non politico. In cinque anni il centrosinistra ha smarrito 65 mila voti mentre Cappellacci, leader del centrodestra ne ha persi 165 mila. Noi, sette mesi fa non esistevamo, siamo par-

titi in 300 e siamo arrivati in 76 mila. Allora, chi ha perso? Me lo dica lei. E poi abbiamo dovuto combattere con una legge liberticida e anticostituzionale che premia partitini con un decimo dei nostri voti purché si intruppi-no col Pd o con Forza Italia. Cioè nel sistema. Con queste leggi elettorali la democrazia, mi creda, se la passa male. Michela Murgia, scrittrice, candidata alle elezioni sarde. La Stampa.

Il giornalismo è un mestiere inutile di cui non si può fare a meno. Enzo Magrì in Guer-re di carta, Pietro Macchione editore.

Letta avrebbe dovuto capire che quando ti sparano tutti addosso dal tuo stesso partito, devi dimetterti senza fare tante storie. Subito. Paolo Cirino Pomicino. Il Giornale.

Berlusconi non è più l’uomo di allora. È un signore invecchiato, pieno di acciacchi politici e giudi-ziari, come senatore è decaduto e, soprattutto, non può essere can-didato a nessun incarico pubbli-

co. Giampaolo Pansa. Libero.

Posso rinunciare a tutto, meno che all’abuso dei miei privilegi. Roberto Gervaso. Il Mes-saggero.

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14 Mercoledì 26 Febbraio 2014 P R I M O P I A N OAl G20 di Sidney non si è tenuto conto degli effetti sui Bric delle politiche americane

L’Europa appiattita sugli UsaSvalutazioni in 12 mesi: Brasile -24%, Russia -17 %

DI MARIO LETTIERI* E PAOLO RAIMONDI **

Il recente summit di Syd-ney tra i ministri delle Finanze ed i governatori delle banche centrali del

G20 è stato, più che un incon-tro di coordinamento, un vero e proprio scontro tra poteri e in-teressi differen-ti. E’ avvenuto in un momento assai delicato, all’apice della destabilizzazione valutaria e della spinta inflazio-nistica in tutti i Paesi emergenti. Ma sembra che sull’argomento sia stato impo-sto il silenzio.Nel comunicato finale, infatti, si ignora quasi completamente questo aspetto. Ci si limita a parlare genericamente di «vo-latilità sui mercati finanziari» che potrebbe danneggiare la crescita economica. Si rico-nosce che in molte economie avanzate la politica monetaria dovrà restare «accomodante» e che il suo superamento ri-chiederà tempi non definibili e condizionati dalla stabilità dei prezzi e dalla ripresa.

Addirittura si afferma

che «dato che i mercati re-agiscono a varie politiche di transizione e a differenti circo-stanze nazionali, i prezzi delle

attività e i tassi di interesse si aggiustano di conseguenza». In pratica si ritiene che la realtà di oggi non sarebbe altro che il «banale adeguamento» ad una astratta teoria economica dei vasi comunicanti. Nessuna parola, invece, viene spesa sul-le politiche yo-yo della Federal

Reserve, che prima ha inondato di liqui-dità il sistema e poi ha cominciato a riti-rarla creando choc e fughe di capitali dai Paesi emergenti.Ma c’è di più. La di-chiarazione del G20 vede come evento principale i recenti segnali di un pre-sunto miglioramento dell’economia globa-le ed in particolare il rafforzamento della

crescita negli Usa, in Gran Bretagna, nel Giappone.

Perché si sottace il fat-

to che negli ultimi 12 mesi il real brasiliano ha perso il 24% nei confronti del dollaro, la rupiah indiana si è svaluta-ta del 28%, il rublo russo del 17% ed il rand sudafricano del 31%? Eppure alla vigilia del summit di Sydney i governi del Brics si erano fortemente lamentati del fatto che la Fed e le banche centrali di Londra, di Tokyo, e in parte anche la Bce, avessero attuato politiche mo-netarie senza tener conto delle possibili ricadute negative sul resto del mondo, sollecitando

l’indispensabile coordinamen-to delle politiche economiche e monetarie.

L’atteggiamento america-

no è a dir poco sconcertante. Il ministro del Tesoro Usa, Jack Lew, ha «rivoltato la frittata» rovesciando le responsabilità sui governanti dei Paesi emer-genti. »I mercati emergenti - ha detto - sono chiamati a prendere iniziative per met-tere in ordine il loro sistema fi scale e per operare delle rifor-me strutturali». In altre parole, non è stata l’eccessiva liquidità della Fed a drogare e a scon-volgere le altre economie, ma sono state le loro disfunzioni interne a determinare le si-tuazioni di crisi. Ancora una volta l’Unione europea non si

è distinta dalla Fed ne ha cer-cato di comprendere le ragioni dei Paesi emergenti. Anzi. Non a caso è stato il governatore della Bundesbank tedesca a dare la linea dicendo che «non si deve sovrastimare il peso dei Paesi emergenti sull’economia mondiale».

Per rendere ancora più

chiara la rottura con le econo-mie emergenti, gli Stati Uniti hanno bloccato la riforma del-le quote di controllo del Fondo Monetario Internazionale che sarebbe dovuta entrare in vi-gore il primo gennaio 2014. Perciò, anche al fi ne di limita-re il controllo anglo-americano del Fmi, al meeting di Sydney il G20 ha deciso di sollecitare, per iscritto, gli Usa « a ratifi ca-

re la riforma del 2010 del Fmi prima del prossimo summit di aprile». Secondo la Cina, sul-la riforma del Fmi si gioca la stabilità del sistema globale, la credibilità del G20 e la stessa legittimità del Fondo.

In realtà il tema princi-

pale del summit sarebbe dovuto essere la politica di investimenti di lungo termine per riavviare la ripresa e il ri-lancio dei settori delle nuove tecnologie, delle Pmi e delle infrastrutture. Invece esso è stato marginale.

Si calcola che, per soste-

nere la crescita economica globale fi no al 2030, sarebbe-ro necessari 57 trilioni di dol-lari di fi nanziamento per i vari progetti infrastrutturali. L’ef-fetto sulla nuova occupazione potrebbe essere di circa 8.000 posti di lavoro per ogni miliar-do di dollari investito.

Anche per conto dell’OCSE, il nuovo ministro dell’Econo-mia, Pier Carlo Padoan, ha partecipato al summit. Ci auguriamo che ciò sia di buon auspicio anche per il rilan-cio della nostra economia e dell’occupazione, essendo egli stato uno dei primi fautori della politica di investimenti a lungo termine nelle grandi infrastrutture.

*Sottosegretario all’Economia

del governo Prodi**Economista

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DI CRISTIANO COMINOTTO* E SIMONE MELZI**

La Corte Suprema dell’India dovrà a breve pronunciarsi sulla legittimità della scelta di accusare i due fucilieri di

Marina italiani sulla base del c.d. SUA Act, la legge di ratifica indiana della Convenzione per la repressione dei reati diretti contro la sicurezza della navigazione marittima sotto-scritta a Roma nel 1988, in vigore dal 1992. Questa Convenzione, ra-tificata sia dall’Italia che dall’India, si configura come un trattato inter-nazionale multilaterale volto alla re-pressione di tutti e solo quegli atti illeciti compiuti contro la sicurezza della navigazione marittima e con-notati da una matrice terroristica in ambito marittimo. La Convenzione di Roma trae origine dalla vicenda dell’Achille Lauro, in cui erano ap-parse chiare le lacune giuridiche sovranazionali in tema di tutela della sicurezza marittima. Difatti le distinte norme internazionali sulla repressione della pirateria, racchiu-

se nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, apparivano non assimilabili e ina-deguate. La Convenzione di Roma si configura dunque come positivo esito settoriale di codificazione del diritto internazionale.

Oggi l’importanza della Con-venzione del 1988 è stata ribadita dal Consiglio di sicurezza delle Na-zioni Unite che, attraverso varie ri-soluzioni, nel contesto del contrasto internazionale alla risorta pirateria marittima, ha ritenuto legittimo il suo utilizzo purché solo nei confronti di atti terroristici violenti in mare e tali da porre in pericolo la sicurezza della navigazione o l’incolumità delle persone imbarcate. Questa precisa-zione è importante perché ne limita in maniera chiara il ricorso, a livel-lo giuridico internazionale. La Con-venzione di Roma impone dei doveri agli Stati fi rmatari tra cui l’obbligo giuridico, vincolante a livello inter-nazionale, di individuare le pene più adeguate agli illeciti in essa previsti, tenuto conto della loro gravità. Le condotte illecite previste nella Con-

venzione del 1988 sono descritte nel suo articolo 3. Tra le varie fattispe-cie da incriminare si prevede che sia punito chiunque, illecitamente e intenzionalmente (quali prerequisiti indispensabili), commetta, tramite violenza, un atto violento nei con-fronti di una persona che si trovi a bordo di una nave, ove questo atto sia di natura tale da pregiudicare la sua sicurezza. Dovrà essere punito inoltre chiunque ferisca o uccida una persona, qualora tale fatto sia attua-to commettendo una delle fattispecie previste nell’articolo in esame.

In relazione all’obbligo inter-nazionale per ogni Stato fi rmatario della Convenzione di Roma di rece-pire, con pene adeguate, nel proprio sistema penale interno gli illeciti in essa previsti, il legislatore indiano attraverso il c.d. SUA Act, la già ricordata legge interna di ratifi ca della Convenzione per la repressio-ne dei reati diretti contro la sicurez-za della navigazione marittima, ha previsto in particolare nell’art. 3, c. 1, lett. g), par. i) la pena capitale per chiunque causi la morte di una per-

sona a bordo di un’imbarcazione. A questa norma ha fatto riferimento la pubblica accusa indiana nell’impu-tazione prevista per i due soldati ita-liani, prediligendo tuttavia la scelta di derubricare l’incriminazione, in base a quanto previsto nella diversa lett. a) del medesimo articolo, in cui si prevede una pena fi no a 10 anni di carcere per chi commetta un atto di violenza contro una persona a bordo di una nave.

Su un piano di stretto diritto quindi la scelta indiana di applica-re la Convenzione per la repressione dei reati diretti contro la sicurezza della navigazione marittima, come trasposta nel proprio ordinamento interno, appare dubbia. L’opzione più effi cace rimane quella di ricor-rere al Tribunale internazionale del diritto del mare o a un arbitrato in-ternazionale, in modo da garantire una maggiore imparzialità.

*Avvocato, presidente AL Assistenza Legale

**Avvocato ALAssistenza Legale

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ESSA È STATA FORMULATA NEL 1988 ED È IN VIGORE DAL 1992

Processo ai Marò: che cosa dice la Convezione di Roma, ratificata dall’Italia e dall’India, a proposito di lotta al terrorismo in mare

Il Renzi tribuno di Riccardo Ruggeri

- Il bello del Parlamento è che lì appari come sei- Che bella coppia Renzi Premier, Pertini Presidente.- Immagino che Letta guardandolo da Londra abbia re-cuperato il buonumore- Dalle “convergenza parallele” alle “confusioni paralle-le”.- Parla come Farinetti o Farinetti parla come lui?- Poca focalizzazione, troppi aggettivi, stancante. Che fortuna aver sentito Thatcher e De Gaulle, che fortuna vivere in Svizzera- Lo dico con sofferenza: non vorrei che mio nipote Jacopo a 39 anni fosse cosìPer fatto personale

- Il mio destino: da 80 anni vengo “sgambettato” due volte all’anno

BRIOCHE E CAPPUCCINO

Gian Carlo Padoan

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15Mercoledì 26 Febbraio 2014MESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIADella crisi in questo paese conosciamo il bollettino di vittoria ma non una soluzione

Ucraina: ha perso Putin. Per oraCon 50 euro di reddito al mese, esporta solo badanti

DI ALBERTO PASOLINI ZANELLI

Vladimir Putin ha vinto le Olimpiadi di Sochi. Ha portato a casa un bel sacchetto

di medaglie e soprattutto la soddisfazione della smentita delle previsioni catastrofiche che erano circolate, forse non a caso, in Occidente all’immedia-ta vigilia. Sono rimasti fuori, soprattutto, i terroristi la cui ombra si era stesa sull’intera celebrazione, teoricamente solo sportiva. Ma, per il resto, il presidente russo è rientrato al Cremlino sotto il peso di una sconfitta politica, non definiti-va ma per ora innegabile. Da Kiev, Putin non ha riportato a casa nemmeno una medagliet-ta di bronzo. La crisi ucraina, certo non risolta, presenta tut-tavia un bilancio provvisorio negativo per la Russia. Sulle piazze ucraine si è ripetuto, aggravato e tinto di sangue, il sogno della Rivoluzione Aran-cio, trasformandola di nuovo in una copia della Primavera del Tahrir del Cairo.

Quella sulla piazza Mai-dan di Kiev nacque tre anni fa dalla ribellione a un test elettorale inquinato e portò sul momento alla vittoria dei partiti «occidentalisti», che aspiravano a integrare il Pa-ese in Europa e nella Nato, tranciando il cordone ombeli-cale millenario con la Russia. Però poi gli «amici» di Mosca rivinsero le elezioni e, tornati al potere, ne abusarono, per esempio gettando in carcere il leader uscente Julija Timo-shenko. Il nuovo presidente Yanukovich aveva cercato, per il resto, di barcamenarsi, tenendosi buono Putin e in-camminandosi sulla strada di una cooperazione con l’Ue. Finché fu costretto a sceglie-re e, proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto concludere le trattative con Bruxelles, si tirò indietro, «convinto» da un massiccio prestito fi nanziario del Cremlino.

Dal quel giorno, la paro-la è tornata alla piazza e il governo ha alternato invano repressione e concessioni, am-manettando i critici un giorno sì, e cooptandoli al potere un giorno no. Ma non è riuscito a fermare la piazza, ad evitare che la violenza prendesse il sopravvento. Alla fi ne, la paci-fi ca protesta è degenerata in golpe. Il Parlamento ha «cac-ciato» un presidente che era stato eletto dal popolo. Julija Timoshenko è uscita dall’in-fermeria del carcere, Yanu-kovich è partito per l’esilio. A Kiev è rifi orita una speranza che rischia però di confonder-si con lo smarrimento. Putin ha cercato di evitare tutto questo, ha scelto le mosse

sbagliate, ha perso.Per ora. Perché della

crisi ucraina conosciamo un bollettino della vittoria, non una soluzione. L’unica cosa chiara è come essa è nata: da una crisi economi-ca, anzi dal peggioramento

continuo di impoverimento del Paese, dai tentativi dei suoi governanti (gli uni e gli altri, gli «europeisti» e i «rus-sofi li») di risolverla con l’aiuto dell’estero. L’Ucraina è e re-sta in condizioni economiche disastrose. Il reddito mensile

della maggior parte dei suoi 45 milioni di abitanti si aggira sui 50 euro, la disoc-cupazione è enorme, enorme l’emigra-zione verso le aree prospere della Rus-sia ma soprattutto verso tutti i Paesi dell’Occidente. Li ve-diamo arrivare, sono milioni, in grande maggioranza donne. L’Ucraina ci dona le sue badanti.

L’Occidente ave-va da offrire una miscela tra qualche aiuto immediato, molte promesse, un ambizioso program-ma di semi inte-grazione politica. Il

governo di Kiev si era bar-camenato, sperando di poter fruire di una specie di asta fra l’Ue (con il sostegno neppur troppo discreto dell’Ameri-ca) e i contanti che Putin era pronto a calare sul tavolo: un prestito di 15 miliardi e uno

sconto del 35 per cento sulle forniture energetiche. Yanu-kovich ha scelto Mosca, non prevedeva che ne sarebbe scaturita una rivolta molto simile a una rivoluzione. For-se sperava che l’Occidente avrebbe «rilanciato», magari attenuando per l’occasione i toni severi e poco invitanti dell’Austerity. Invece diversi governi europei hanno sof-fi ato sul fuoco. Caso limite la Polonia, il cui ministro degli esteri ha minacciato i leader della protesta di abbandonarli se non si fossero attenuti alle sue istruzioni: «Altrimenti», ha detto, «vi troverete addosso la legge marziale, l’esercito. E sarete tutti morti». L’Ameri-ca ha tenuto altri toni, diversi però dal consiglio che il presi-dente Usa, George H. Bush, diede vent’anni fa da un bal-cone sulla Maidan a una folla plaudente: «Portate pazienza, date la precedenza alla demo-crazia sull’indipendenza». Lo ascoltarono allora, non oggi.

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Le immagini satellitari di Google daranno il loro contributo all’ana-lisi della deforestazione

sul pianeta. Il piano si chiama Global Forest Watch (osserva-zione globale delle foreste) ed è stato lanciato dall’organismo americano World Resources Institute in collaborazione con un gruppo di partner che comprende, appunto, Google e l’università del Maryland.Per costituire il suo database, il motore di ricerca ha lavorato con la Nasa alla compilazione e trasformazione di milioni di immagini satellitari, accumu-late in oltre 40 anni dal pro-gramma Landsat. Il problema era quello di rendere sfruttabi-le questa mole di dati. Alla fi ne è stata realizzata una mappa ad alta risoluzione della situa-

zione delle foreste e della loro evoluzione tra il 2000 e il 2012. Un meccanismo complesso: per far funzionare l’algoritmo si è dovuto far lavorare simultane-amente 10 mila computer.

È nato un sito internet in-terattivo (www.globalfore-stwatch.org): gli osservatori sul campo sono invitati a com-mentare, confermare o precisa-re le informazioni disponibili. L’iniziativa ha ottenuto un fi nanziamento di 25 milioni di dollari (18,2 mln euro), di cui 10 milioni dalla Norvegia, il maggior erogatore davanti al Regno Unito e agli Stati Uniti (5 mln di dollari ciascuno). Il progetto Global Forest Watch impegnerà una ventina di per-sone a tempo pieno durante i primi tre anni.

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Immagini satellitari in tempo reale

Deforestazione, Google vigila

Gli appassionati dei dischi di vinile co-minciano ad avere gli incubi: ci sarà

ancora modo di sistemarli tra i mobili di casa? I vecchi 33 giri, oggigiorno ricercatissimi dai cultori della musica, non sono certo comodi da conser-vare tra le mura domestiche a causa del loro formato ingombrante.

Una soluzione l’aveva escogitata Ikea: gli scaf-fali Expedit erano adat-ti allo scopo grazie alle dimensioni di 30 centi-metri. E invece, adesso, è arrivato il dietrofront dell’azienda svedese, che ha ritirato il mobi-le dal catalogo tedesco. Non solo: questa inizia-tiva potrebbe fare da apripista alla completa scomparsa dai magazzi-ni Ikea.

La notizia, ovviamen-te, è stata accolta con stupore dagli affezio-nati del vinile. Essi hanno lanciato una protesta sulle reti sociali. Twitter riporta il disorientamento generale e la pagina Facebook tedesca di Ikea è stata sommersa di messaggi di disapprovazio-ne. Nel giro di pochi giorni, inoltre, la pagina creata per

difendere gli scaffali Expedit ha registrato oltre 22 mila like.

La sollevazione popolare non ha lasciato indifferente il colosso dell’arredamento, che ha annunciato la com-mercializzazione, a partire da aprile, di una nuova li-nea chiamata Kallax, con le

stesse caratteristiche della precedente. Ciononostante, le polemiche sulla rete non si sono ancora placate. In ogni caso, chi ha avuto la saggez-za di conservare il vecchio mobilio di casa, alla fi ne ha avuto ragione.

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Stop agli scaffali per i vecchi 33 giri

Ikea chiude la porta al vinile

Lo scaffale Expedit

Piazza Maidan a Kiev è stata messa a ferro e fuoco

Le foreste viste dal satellite

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16 Mercoledì 26 Febbraio 2014 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAL’ultima volta nel 2005 ma anche prima. Però hanno investito bene le risorse aggiuntive

La Germania sforò il tetto del 3% Risanato in 20 anni l’Est. Il nostro Sud: sempre in crisi

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Quando arriva la pri-mavera, nel centro di Berlino appaiono spe-cialisti del gioco delle

tre carte, in trasferta dall’Est. E c’è sempre qualche pollo che ci casca. La polizia, ogni tanto, li ferma, ma i giudici li assolvono: chi è così stupi-do da cadere in trappola, non può sostenere di essere stato truffato. Anche la Germania, nonostante i pregiudizi posi-tivi, è maestra nel gioco del-le tre carte, e inganna i suoi partner europei presentando conti non sempre corretti, come vorrebbero le cosiddette antiche virtù prussiane.

Sforiamo il 3% (nel rap-porto debito/pil, ndr) lo ha fatto anche la Germania, si protesta in Italia. L’austerità esagerata e forzata strozza la nostra ripresa. Come farà Renzi a mantenere le sue promesse se non rinuncerà ad aumentare le tasse, e, allo stesso tempo, non si preoccu-

perà eccessivamente del rosso in bilancio. È vero, anche Ber-lino, quando le è servito, ha violato il parametro imposto da Maastricht (e voluto pro-prio da Kohl quando Mitter-rand e Andreotti gli impo-sero di rinunciare all’amato Deutsche Mark per l’euro).

L’ultima volta è stata nel 2005, l’anno del cam-bio della guardia tra Schröder e la Mer-kel: giunsero al 3,3%, su un pil di 2.245,5 miliardi di euro. Non fu neanche un record, l ’anno precedente erano giunti al 3,8, e il massimo fu toccato nel 2003 con il 4%, nel 2002 erano al 3,7, e nel 2001 appena sotto il limite di guardia. Il massimo fu superato anche nel 1996 e nel 1995. «Quando si chiedeva di controllare i conti sospetti della Grecia, i tedeschi erano sempre contrari» mi disse tempo fa Romano Prodi. «Per equità si sarebbero do-

vuti controllare i bilanci di tutti, e loro non volevano che si scoprisse che i loro conti non erano a posto».

È probabile che Berlino abbia superato il tetto altre volte, e in misura più grave da quanto risulta uffi cialmente. Come appunto nel gioco delle tre carte, i tedeschi spostano

il passivo da un conto all’altro, sfruttando il fatto di essere uno stato federale: dal Bund, la federazione, ai Länder, le regioni, e infine ai comuni, che infatti sono con le casse

vuote. Tutto al limite della correttezza.

Ma c’è una differenza: loro i soldi li hanno bene impiegati, non sprecati come noi. Erano gli anni difficili del dopo riunificazione: si doveva risanare le cinque ex regioni della Germania Est, e mantenere una popolazio-

ne di 17 milioni di tedeschi, che non avevano mai versato un centesimo per il fondo pensioni o per la mutua. Tutto garantito dallo Stato so-cialista. L’ex Ddr fu paragonata al nostro meridio-ne, ma noi non abbiamo risolto i problemi del Sud, a quasi

settant’anni dalla fi ne della guerra. I tedeschi hanno tra-sformato le regioni orientali costruito autostrade, fabbri-che, ospedali moderni, creato collegamenti telefonici. Han-

no compiuto errori, qualcuno ci ha mangiato anche su (nel limite, si calcola, del 10%), e a quarto di secolo dalla cadu-ta del «muro», tutti pagano, anch’io, l’addizionale per la ricostruzione dell’Est.

Doveva rimanere per qualche anno, probabilmen-te non verrà mai abolita. E questo rimane l’unico punto di contatto con noi. I tedeschi hanno compiuto un piccolo miracolo. Che cosa sarebbe mai stata oggi la Repubblica federale senza il peso della Ddr? Un problema enorme è stato trasformato in una chance di sviluppo. Per tutti, a Est e a Ovest. La Germania e l’Europa sono pronte a chiu-dere un occhio, ma desiderano garanzie: gli euro fi niranno in un buco senza fi ne come quel-lo del Monte dei Paschi di Sie-na, compreremo F35 che nem-meno gli americani vogliono, pagheremo stipendi a inetti amministratori locali pari al triplo di quanto guadagna in un anno la signora Angela?

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DI ETTORE BIANCHI

Gli osservatori sono concordi: per il comparto del lusso europeo la festa è finita. Intesa come crescita a dop-pia cifra, ricavi e utili da record con-

seguiti negli anni eccezionali tra il 2010 e il 2012. Un periodo irripetibile, dopo che l’anno scorso il calo dei consumi e il rafforzamento dell’euro hanno pesato negativamente sui bi-lanci. Ma si è fatta sentire anche la stretta del governo cinese contro la corruzione, che intende mettere un freno al malcostume che coin-volge migliaia di fun-zionari pubblici: essi, in cambio di favori, si fanno regalare orologi di lusso, gioielli o pre-giate bottiglie di vino.

Il numero uno Lvmh ha registrato nel 2013 un modesto incremento del 4% nelle vendite a 29,1 miliardi, con un utile stabile a 3,4 mld. Il tallone d’Achille è il marchio Louis Vuitton, cuore del gruppo francese, che ha visto le vendite in calo dello 0,4%. Ancor prima che entrassero in vigore le misure anticorruzione in Cina, Vuitton aveva registrato una disaffezione della clien-tela nel paese asiatico. La società ha deciso di bloccare l’apertura di nuovi negozi e di attuare una strategia di innalzamento qualitativo dei prodotti, puntando in partico-lare sulle borse di cuoio. Stes-

so discorso per Gucci (Kering), le cui vendite mondiali sono scese del 2,1% a 3,5 miliardi, con un quarto trimestre 2013 in contrazione del 5,5%.

A non aver sofferto della frenata cinese è Hermès, molto meno presente nell’ex Celeste impero rispetto ai suoi concorrenti. Le vendite sono migliorate l’anno scorso del 7,8% a 3,7 miliardi. Ma ancor meglio ha fatto Prada, che ha messo a segno un +9% a 3,85 miliardi e che continua ad affascinare la clientela asiati-

ca, che ha garantito un aumento delle vendite pari all’11%.

Un altro aspetto critico è relativo alla nuova legge, voluta da Pechino, che vieta alle agenzie turistiche ci-nesi di proporre viaggi sottocosto, finanziati grazie alle commissioni provenienti dallo shop-ping in alcuni negozi di lusso. Molti turisti approfi ttano delle loro

vacanze, specialmente a Hong Kong e Ban-gkok, per comprare borse, orologi, profumi e altro, risparmiando almeno il 20% rispetto alla madrepatria. Intanto a Parigi, in magaz-zini come le Galeries Lafayette, si accusano i contraccolpi del super euro, perché il 60%

del fatturato è garantito dai cinesi. Lo shopping esentasse, stando ai dati di Global Blue, è diminuito di due punti per-centuali in Francia fra otto-bre e dicembre.

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Colpa anche della legge anticorruzione applicata in Cina

Lusso, i giganti europei sono in forte affanno

DI SIMONETTA SCARANE

I giapponesi si sono dovuti armare di pazienza pri-ma di poter acquistare la PlayStation 4 di Sony.

In Giappone è stata messa in vendita sabato scorso, a tre mesi di distanza dalla com-mercializzazione negli Stati Uniti. È la prima volta che accade. Di norma i giapponesi erano stati abituati a essere i primi a poter acquistare le consolle del-la Sony, ma questa volta, invece, sono stati gli ul-timi. Serviti persino dopo mercati asia-tici meno importanti per il settore dei videogiochi come la Thailandia o le Filippine. Addirittura la Corea del Sud l’ha ricevuta prima del Giap-pone, il 17 dicembre. Si direb-be un affronto viste le poco buone relazioni diplomatiche fra i due paesi. Il primo atto di questo comportamento di Sony verso la propria nazione risale all’anno scorso, quan-do il 21 febbraio 2013 scelse New York e non Tokyo per la presentazione mondiale della sua nuova PlayStation. Una scelta strategica per Sony in

difficoltà economiche. Il grup-po lottava per la sopravvi-venza e decise di spendere le poche risorse disponibili lad-dove, come negli Stati Uniti, avrebbe potuto ottenere il ri-sultato migliore per le consol-le da salotto. A dimostrare la giustezza del ragionamento di Sony sono stati i risultati dopo lo spettacolare lancio americano della Ps4 che sul mercato ha staccato di net-to la Xbox One di Microsoft,

s u p e r a n d o la soglia di 5 milioni di pezzi venduti nel mondo a metà febbraio. Senza bisogno del Giappone.

Questo relativo disinteresse della Sony per il pubblico di casa sua si spiega anche con i pochi mezzi accordati al marketing, diversamente dal passato. Ma in Giappo-ne, le consolle di Sony non hanno praticamente concor-renti. Sony spera di vendere 500 mila consolle di qui alla fine dell’anno fiscale, a mar-zo. Un obiettivo tutto som-mato modesto se comparato con i milioni di Ps4 vendute negli Stati Uniti in appena 24 ore.

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Sony per la consolle snobba il mercato locale

Giappone ultimoa ricevere la Ps4

Olli Rehn, commissario Ue agli affari economici e monetari

Un negozio Hermès a Parigi

Le due pagine di «Este-ro - Le notizie mai lette

in Italia» sono a cura di Sabina Rodi

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23Mercoledì 26 Febbraio 2014

RYREDirittoconin edicola c

& Fisco

Nella sentenza della Consulta sulle droghe un principio che condizionerà il Parlamento

Stop all’assalto ai decreti leggeNo alle norme eterogenee, inserite grazie alla fi ducia

DI ANTONIO CICCIA

Stop all’assalto ai decre-ti legge. Sul carro del provvedimento di ur-genza non si possono,

nell’iter parlamentare di con-versione, caricare disposizioni eterogenee e sfruttare la cor-sia preferenziale. Tanto meno quando sul decreto si pone la fi ducia e il parlamento è chia-mato a «prendere o lasciare». A puntare il dito contro l’abu-so della decretazione d’urgen-za e contro i vizi formali del procedimento legislativo di conversione dei decreti legge è la Corte costituzionale con la sentenza n. 32 depositata il 25 febbraio 2014 (redattore Marta Cartabia). L’occasio-ne (si veda ItaliaOggi del 13 febbraio scorso, che anticipò i contenuti della decisione) è stata la normativa che ha equiparato droghe leggere (tra cui la cannabis) e droghe pesanti. Il veicolo dell’equi-parazione (con innalzamento della punizione per le droghe leggere) è stato un decreto leg-ge, il n. 272 del 2005. Su que-sto decreto, dedicato principal-mente ai fi nanziamenti delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, sono state imbarcate le disposizioni sull’inasprimento sanzionatorio.

Per effetto di quelle modi-fi che, le sanzioni per i reati concernenti le cosiddette «dro-ghe leggere» e, in particolare, i derivati dalla cannabis, pre-cedentemente stabilite nella

reclusione da due a sei anni e della multa da euro 5.164 a euro 77.468, sono state eleva-te, prevedendosi la pena della reclusione da sei a vent’anni e della multa da euro 26.000 a euro 260.000.

La Corte di cassazione, chia-mata a pronunciarsi su una vi-cenda riguardante il trasporto di quasi quattro kg di hashish, ha sollevato la questione di co-stituzionalità.

La Consulta, nel merito, ha accolto la tesi della Cassazio-ne e ha bocciato la modifi ca, ripristinando la situazione antecedente e quindi il tratta-mento sanzionatorio più mite per i reati relativi alle droghe leggere. Nel dettaglio è stata dichiarata l’illegittimità co-

stituzionale degli artt. 4-bis e 4-vicies ter, del decreto legge n. 272/2005.

Ma è soprattutto la moti-vazione della decisione che si fa strada più in generale nel dibattito legislativo attuale, citando espressamente anche un monito formulato dal pre-sidente della repubblica sulla prassi parlamentare.

Il vizio della legge è stato ritenuto nella diversità di oggetto (eterogeneità) delle norme aggiunte dalla legge di conversione al decreto legge.

Il decreto legge, tra l’altro, già in origine di per sé ave-va disposizioni diverse tra loro: assunzione di personale della polizia di stato, misure per assicurare la funzionali-

tà all’amministrazione civile dell’interno, fi nanziamenti per le Olimpiadi invernali, il recu-pero dei tossicodipendenti de-tenuti e il diritto di voto degli italiani residenti all’estero.

Tra queste, un minimo di attinenza con le sanzioni per i reati di droga ce l’avevano solo le disposizioni sul recu-pero dei tossicodipendenti. Ma questo non è bastato alla Consulta. Il decreto aveva sì varato norme di natura processuale per impedire l’interruzione dei program-mi di recupero dalla tossico-dipendenza. Tuttavia queste riguardavano la persona del tossicodipendente e non il trattamento sanzionatorio.

Le modifiche aggiunte in

sede di conversione sono con-notate, secondo la sentenza in esame, da evidente estraneità rispetto ai contenuti e alle fi -nalità del decreto legge in cui sono state inserite.

Tra l’altro la Corte costitu-zionale ricorda che le aggiunte hanno fi nito, invece, per essere frettolosamente inserite in un «maxiemendamento» del go-verno, su cui il governo ha po-sto la questione di fi ducia, così precludendo una discussione specifi ca del parlamento. La Consulta si dichiara del tutto in linea con Giorgio Napoli-tano, che con una lettera sul decreto legge «salva Roma» ha richiamato a mantenere omo-geneità dei contenuti nella de-cretazione d’urgenza. Raffor-za il principio la sentenza in commento: il rispetto del re-quisito dell’omogeneità e della interrelazione funzionale tra decreto legge e legge di con-versione, imposto dall’articolo 77, secondo comma della Co-stituzione, è di fondamentale importanza per mantenere entro la cornice costituziona-le i rapporti istituzionali tra governo, parlamento e presi-dente della repubblica nello svolgimento della funzione legislativa.

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Dal prossimo anno novità in arrivo per le comunicazioni tra comuni in materia elettorale, anagrafica e di stato civile, nonché per le comuni-cazioni trasmesse dai notai alle am-ministrazioni comunali relative alle convenzioni matrimoniali. L’inoltro cartaceo, infatti, cederà il posto all’in-formatica, in quanto i documenti sa-ranno trasmessi esclusivamente per via telematica con notevole risparmio di costi e con maggiore sicurezza delle informazioni scambiate. È quanto si prevede nel testo del decreto del mini-stero dell’interno 12.2.2014, pubblicato in G.U. n. 46 di ieri, emanato in attua-zione dell’articolo 6, comma 1, del dl n. 5/2012 (decreto semplificazioni). Una decisa spinta verso la completa

dematerializzazione è quella che preve-de che gli atti e i documenti in materia elettorale dovranno essere sostituiti da un nuovo modello (allegato al dm in os-servazione) la cui trasmissione dovrà avvenire per posta elettronica istitu-zionale. A dare il sigillo dell’ufficialità alla trasmissione, occorrerà prende-re alcune precauzioni, nel rispetto delle prescrizioni indicate dal codice dell’amministrazione digitale. Infatti, per essere sicura, la trasmissione dei documenti dovrà essere accompagna-ta da uno dei seguenti requisiti. Su tutti, la firma digitale o un altro tipo di firma elettronica qualificata, la se-gnatura di protocollo prevista dall’art. 55 del dpr n. 445/2000, ovvero l’inoltro per il tramite di una casella di posta

elettronica certificata. Addio all’inoltro cartaceo anche per le comunicazioni tra comuni di atti e documenti previsti dal regolamento anagrafico. Sul punto, il dm in osservazione prevede che gli atti regolamentati dal dpr n. 223/1989, dovranno essere trasmessi in coopera-zione applicativa (termine tecnico che si riferisce a una specifica capacità di due o più sistemi informativi che sono connessi in rete), ovvero per il tramite di caselle di posta elettronica istituzio-nale. In quest’ultimo caso, occorrerà seguire le prescrizioni in materia di sicurezza dell’inoltro dei dati sopra indicati.Alle stesse disposizioni, inoltre, sog-giacciono le comunicazioni e le tra-smissioni tra enti previsti dal regola-

mento di stato civile (il dpr 396/2000). Per queste, la priorità che viene data dal dm è la trasmissione per il tramite di caselle di posta elettronica istituzio-nale. Infine, anche i notai sono chia-mati allo snellimento della macchina burocratico-amministrativa. L’articolo 4 del decreto in osservazione prevede che le comunicazioni e le trasmissioni degli atti, anche ai fini delle annota-zioni delle convenzioni matrimoniali, dovranno essere effettuate dai notai a mezzo di posta elettronica certificata. È altresì previsto che gli atti trasmes-si, unitamente alla comunicazione, dovranno essere firmati digitalmen-te al fine di attestarne la conformità all’originale.

Antonio G. Paladino

IN MATERIA ELETTORALE, ANAGRAFE E STATO CIVILE, MATRIMONI (INTERESSATI ANCHE I NOTAI)

Dal 2015 comunicazioni tra municipi solo in via digitale

Il presidentedella Consulta,

Gaetano Silvestri

Il testo della sen-tenza sul sito inter-net www.italiaoggi.it/documenti

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24 Mercoledì 26 Febbraio 2014 GIUSTIZIA E SOCIETÀPRIVACY/ Il via libera del garante al casellario istituito dal decreto legge 78/2010

Assistenza sociale al setaccioOk all’anagrafe che servirà per stanare i falsi poveri

DI ANTONIO CICCIA

Via libera del garante della privacy al ca-sellario Inps dell’as-sistenza sociale. È

l’anagrafe delle posizioni as-sistenziali, che servirà anche a stanare i falsi poveri (pare-re n. 26 del 23 gennaio 2014, reso noto dalla newsletter del 25 febbraio 2014).

Nel casellario, istituito con l’articolo 13, comma 4, del decreto legge 78/2010, saranno raccolti, conserva-ti e gestiti i dati personali e familiari dei beneficiari, le informazioni sugli enti eroganti e sulle prestazioni assegnate. Inoltre, in apposi-te sezioni separate, dedicate alla non autosuffi cienza, ai minori in condizioni di disa-gio e alla povertà, saranno trattate le informazioni sul-la presa in carico da parte dei servizi sociali, in forma del tutto anonima nei casi più delicati.

I dati direttamente identi-fi cativi saranno consultabili esclusivamente dagli enti lo-cali, solo per le prestazioni da essi erogate, e dall’Inps, dalla Guardia di fi nanza e dall’Agenzia delle entrate per effettuare controlli sui benefi ciari delle prestazioni sociali agevolate.

Saranno, dunque, possibili controlli incrociati fi nalizza-ti a verifi care se i benefi ciari abbiano effettivamente dirit-to alle prestazioni erogate.

Ma il casellario non serve solo per fare vigilanza. La base di dati serve anche a obiettivi di programmazio-ne e pianifi cazione; tra gli altri scopi anche quello di monitorare la spesa sociale e valutare l’effi cienza degli interventi ed elaborare sta-tistiche e studi.

Il casellario costituisce l’anagrafe generale delle in-formazioni utili alla presa in carico dei soggetti benefi cia-ri, e conserva anche le infor-mazioni sulle caratteristiche personali e familiari e sulla valutazione del bisogno. Il casellario deve, comunque, raccogliere informazioni con-nesse alle sole prestazioni sociali per la cui erogazione è necessaria l’identifi cazione del beneficiario. L’archivio sarà alimentato dalle ammi-nistrazioni locali e ogni altro ente che eroga le prestazio-ni assistenziali. L’Inps, oltre che per le fi nalità di vigilan-za, metterà a disposizione le informazioni raccolte in forma individuale, ma pri-ve di ogni riferimento che ne permetta il collegamento con gli interessati, al mini-stero del lavoro, al ministero dell’economia e delle fi nanze, alle regioni, alle province au-tonome e ai comuni.

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Ricerche mediche su dializzati solo con il loro consenso; e indagini sui dati di pazienti deceduti, solo se non hanno manifestato dissenso in vita. Lo ha stabilito il garante della privacy con due pronunce in materia sanitaria. Con la prima decisione il garante ha vietato l’uso dei dati per-sonali dei pazienti a un’associazione di medici nefrologi, che gestisce un importante registro italiano delle persone con insuffi cienza renale cronica (provvedimento n. 16 del 16/1/2014). Gli enti privati che si occupano di ricerca medico-epidemiologica non possono, quindi, utilizzare dati personali raccolti dalle strutture pubbliche di dialisi senza aver prima informato i pazienti in cura e aver ac-quisito il loro consenso. In alternativa, devono utilizzare solo dati anonimi. Il garante ha autorizzato un’azienda ospedaliera a trattare anche senza il consenso di tutti i malati coinvolti i dati sanitari e genetici di circa 200 pazienti nell’ambito dello studio monocentrico Polimor-fi smi genetici di Interleuchina 28B (provvedimento n. 51 del 30/1/2014). Lo studio, volto a monitorare gli esiti clinici di malati con cirrosi epatica sottoposti a trapianto di fegato nel periodo 1/1/2005-31/12/2010, include infatti anche i dati e i campioni dei pazienti deceduti nel periodo successivo al trapianto e quindi impossibilitati a fornire il consenso. L’azienda potrà trattare i dati purché i pazienti deceduti non si siano opposti in vita al loro uso per ricerca ma dovrà avere il consenso delle persone ancora vive.

Antonio Ciccia

Dializzati, ricerca medica solo con il consenso

Le sanzioni privacy hanno superato nel 2013 i 4 milioni di euro. E i controlli del garante continuano l’impennata. Le ispezioni effettuate sono state 411 e le segnalazioni all’autorità giudiziaria per violazioni penali sono state 71. I 411 accertamenti hanno registrato un +4% rispetto al 2012. Cresciuto anche il numero di procedimenti sanzio-natori avviati: 850 procedimenti, a fronte dei 578 del 2012 (con un aumento quindi del 47%). Le sanzioni hanno ri-guardato, innanzitutto, la omessa o inidonea informativa (476) e il trattamento illecito dei dati (277), legato prin-cipalmente al telemarketing e all’uso dei dati personali senza consenso. Ma i procedimenti avviati sono relativi anche alla mancata adozione di misure di sicurezza, alle violazioni connesse alla conservazione dei dati di traffi co telefonico, all’omessa notifi cazione al garante, all’inosser-vanza dei provvedimenti dell’autorità. Sono aumentate anche le segnalazioni all’autorità giudiziaria salite a 71 (con una crescita del 27% rispetto al 2012), in particolare sono state contestate la mancata adozione delle misure minime di sicurezza a protezione dei dati personali, le vio-lazioni riguardanti il controllo a distanza dei lavoratori, casi di trattamento illecito dei dati, false dichiarazioni e notifi cazioni al garante e l’inosservanza dei provvedi-menti dell’authority. Nel mirino telefonate promozionali indesiderate, banche dati del fi sco, credito al consumo e «centrali rischi», gps, tlc (data breaches).

Antonio Ciccia

Effettuate 411 ispezioni Sanzioni oltre 4 mln €

INDENNIZZI

Vincono le tabelle milanesi

DI DEBORA ALBERICI

Le tabelle milanesi vincono la partita contro i parametri studiati dagli altri tribunali d’Italia. Infatti devono essere sempre applicate per la liqui-dazione equitativa del danno non patrimoniale perché sono le maggiormente rappresen-tative. Di più. È legittimo il ristoro in favore dei fi gli del-la vittima ridotto rispetto a quello del coniuge.Rilanciando l’importanza del-la personalizzazione del pre-giudizio, la Corte di cassazio-ne, con la sentenza n. 4447 del 25 febbraio 2014, incorona gli standard meneghini come i parametri per eccellenza. La terza sezione civile ha quindi respinto il ricorso dei fi gli di una donna che la-mentavano una liquidazione del danno non patrimoniale inferiore rispetto a quella accordata al padre. Lamenta-vano inoltre l’invalidità delle tabelle milanesi. La tesi non ha fatto breccia presso il Col-legio di legittimità che ha anzi affermato come le tabelle mi-lanesi assumono rilievo come «fonti» in base alle quali è possibile considerare corret-tamente esercitato il potere di liquidazione equitativa.

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La Cassazione rende più facile il risarcimento del dan-no non patrimoniale. Infatti, al di là della nomenclatu-ra usata, il ristoro può essere accordato dimostrando l’effettivo pregiudizio subito in relazione alla salute, all’immagine all’ambiente e a tutte le altre voci. Lo ha sancito la Suprema corte che, con la sentenza n. 4439 del 25 febbraio 2014, ha respinto il ricorso incidentale presentato dal ministero di difesa contro la sentenza della Corte d’appello di Trento che aveva accordato al comune di Cavalese il risarcimento del danno all’immagine per il disastro del Cermis. Insom-ma, il nostro dicastero dovrà farsi carico dei danni all’immagine provocati dal pilota americano che non è mai stato giudicato, per questioni di giurisdizione da un giudice italiano, al comune teatro della tragedia.Inutile il tentativo della difesa di smontare l’impianto costruito dalla Corte d’appello: anche se l’ente locale nel ricorso ha chiesto genericamente la liquidazione del danno da reato non viene infi ciata la pretesa della difesa in quanto per il Supremo collegio il danno non patrimoniale è omnicomprensivo. In sentenza si legge infatti che anche se può manifestarsi in molti modi di-versi, il danno non patrimoniale è un categoria unitaria e omnicomprensiva, al pari del resto di quello patrimo-niale, che non muta la propria natura solo perché si sia abbattuto su beni di natura diversa. Da ciò sul piano processuale deriva che quando si invoca il risarcimento del danno non patrimoniale non sussiste alcun onere di adottare l’una piuttosto che l’altra delle varie formule qualifi catorie elaborate dalla prassi. Non è rilevante, pertanto, che il comune di Cavalese abbia qualifi cato il pregiudizio di cui chiedeva il ristoro dapprima come morale, e quindi come ambientale, né che non abbia mai fatto uso, nei propri scritti, della formula del «danno all’immagine». In particolare il legale dell’ente locale aveva usato la formula danno da reato, rinviando poi per la descrizione dei concreti pregiudizi patiti alla motivazione dell’atto di citazione, nella quale si dava

conto, tra l’altro, degli ef-fetti pregiudizievoli che la criminale condotta del pilota ebbe per le vittime e per l’amministrazione.

Debora Alberici

Danno non patrimoniale, più facile il risarcimento RILASCIO CON

SUBCONDUTTORE

«Il locatore può chie-dere la risoluzione del contratto e la condanna al rilascio del bene nei confronti del conduttore anche nel caso in cui, al momento della propo-sizione della domanda, detto bene sia ritenuto da un terzo, immessovi dal conduttore, perché la sentenza di condanna al rilascio ha effetto anche nei confronti del terzo, il cui titolo presuppone quello del conduttore. In questo caso, il terzo detentore dell’immobile, per il quale il locatore ha ottenuto, nei con-fronti del conduttore, una sentenza di con-danna al rilascio, può opporsi all’esecuzione, ai sensi dell’art. 615 cpc, se sostiene di detenere l’immobile in virtù di un titolo autonomo; oppu-re può, ai sensi dell’art. 404, comma secondo, cpc, proporre opposizione di terzo alla sentenza, se invece sostiene la deri-vazione del suo titolo da quello del conduttore, ed essere la sentenza frutto di collusione tra questi e il locatore in suo danno». Sentenza Cassazione n. 12895/12, inedita.

a cura dell’Uffi cio legale della

Confedilizia

GIURISPRUDENZA CASA

La sentenza sul sito www.italiaog-gi.it/documenti

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25Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26 I M P O S T E E TA S S EIl chiarimento fornito dalle Entrate a un quesito dei commercialisti

Affitti e acquisti, due vieSenza vincolo, il canone è per competenza

DI FABRIZIO G. POGGIANI

Senza una clausola di trasferimento vinco-lante per entrambe le parti (proprietario e

conduttore), l’affi tto di un im-mobile con opzione all’acquisto da parte del conduttore deve essere trattato fi scalmen-te, e fi no al trasferimento, come una mera locazio-ne, con imputazione dei canoni in ogni periodo d’imposta.

Questa l’indicazio-ne fornita dall’Agenzia delle entrate (parere n. 954-63/2013) nell’ambito di una consulenza giuri-dica richiesta di un ordi-ne territoriale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, in re-lazione alla presenza di nuovi schemi contrat-tuali atipici di locazione e vendita di immobili.

L’ordine istante ha fatto presente che molte imprese costruttrici, per venire incon-tro alle esigenze dei potenziali acquirenti, hanno introdotto alcune forme contrattuali inno-vative e, in particolare, quella con la quale il costruttore affi t-ta l’immobile, recuperando una parte dei costi sostenuti per la

costruzione, blocca il prezzo e dà facoltà al conduttore, entro un determinato lasso di tempo, di esprimere la facoltà (opzio-ne) all’acquisto, con la possi-bilità di decurtare, dal prezzo fi ssato, gli acconti di volta in volta versati e i canoni di loca-zione pagati fi no alla data di

trasferimento dell’immobile.Di fatto, la proposta contrat-

tuale, per la quale si chiede di indicare il relativo trattamento fi scale, si compone di due con-tratti, di cui uno riferibile alla locazione a uso abitativo, con la corresponsione di un canone annuo e l’altro, di opzione, con-tenente la facoltà per il condut-

tore di procedere nell’acquisto dell’immobile locato, con il ver-samento di una rata mensile a titolo di acconto sul prezzo di trasferimento.

Per l’istante, il locatore do-vrebbe fatturare per compe-tenza i canoni di locazione e, nel periodo d’imposta in cui si

realizza il trasferimento della proprietà, l’impresa realizzerebbe una «com-ponente straordinaria» di reddito determinata come differenza tra il prezzo fi ssato, al netto dei canoni incassati, e il valo-re di carico (acquisto e/o produzione) dell’immobi-le, mentre ai fi ni Iva tutto dovrebbe essere rinviato al momento in cui avvie-ne il detto trasferimento, in assenza di una vera e propria cessione di beni.

Per le Entrate, invece, non si confi gura una lo-cazione con clausola di

trasferimento della proprietà «vincolante» per entrambe le parti, con la conseguenza che i canoni devono concorrere alla formazione del reddito imponi-bile in ogni periodo d’imposta (pro rata temporis), ai sensi dell’ultimo periodo, della lett. b), comma 1, art. 109, dpr 917/1986 e, nel momento del

perfezionamento della cessione per effetto dell’esercizio dell’op-zione da parte del conduttore, emerge un componente di red-dito rilevante ai fi ni dell’impo-sizione diretta determinato per differenza tra il prezzo di ces-sione concordato, al netto dei canoni di locazione, e il costo fi scale dell’immobile, di cui al comma 2, dell’art. 86 del Tuir.

Ai fi ni Iva, i canoni rilevano all’atto del pagamento, ai sen-si del comma 3, dell’art. 6, dpr 633/1972 e, in caso di acquisto dell’immobile da parte del con-duttore, si rende applicabile la relativa disciplina al contrat-to definitivo, con possibilità di eseguire variazioni di ali-quota qualora, in alternativa all’applicazione dell’aliquota del 10%, l’acquirente possa in-vocare i requisiti «prima casa» (4%), determinando la base imponibile quale differenza tra il prezzo pattuito, al netto degli acconti e dei canoni di locazione pagati, i quali han-no già rilevato ai fi ni del detto tributo.

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Dai nuovi bandi di con-corso delle Entrate scom-parirà il riferimento agli incarichi dirigenziali at-tribuiti ai funzionari. «Il nuovo bando, basato sui criteri indicati» all’art. 8 c. 24 del dl 16/2012 «non potrà non tenere conto del-la pronuncia del giudice amministrativo». L’indica-zione emerge nella diffi da che il direttore dell’Agenzia Attilio Befera ha inviato a Dirpubblica. La sentenza, a cui fa riferimento, è la pro-nuncia che ha annullato il bando per 175 posti poiché nella valutazione dei tito-li privilegiava coloro che avevano svolto gli incari-chi dirigenziali ritenuti illegittimi dallo stesso Tar. Attualmente il decreto legge 150/2013, articolo 1 com-ma 4 ha riconosciuto legit-timi gli incarichi conferiti e prorogati nelle more della predisposizione del concor-so. Dirpubblica aveva diffi -dato l’Agenzia delle entrate dal replicare nel bando del concorso i contenuti del precedente bando per 175 posti ritenuto appunto ille-gittimo da parte del giudice amministrativo.

AGENZIA

Incarichi, concorsi ripuliti

Una società non ha il diritto di cu-riosare sulle imposte pagate dalle imprese concorrenti. Quindi, non può avere la pretesa di accedere agli atti adottati dall’amministra-zione comunale se la documenta-zione richiesta serve a verifi care l’importo della tassa rifi uti pagato dalle imprese che operano nello stesso settore di attività. L’istanza di accesso è infondata anche se il contribuente dimostri che l’esame della documentazione è fi nalizzato a proporre ricorso innanzi al giu-dice tributario per contestare gli atti di accertamento Tarsu emanati dal comune. Lo ha stabilito il Con-siglio di stato, quinta sezione, con la sentenza n. 556 del 5 febbraio 2014. Nel caso in esame, il ricor-rente aveva interesse a utilizzare nel giudizio tributario i documenti con l’intento di dimostrare la di-sparità di trattamento ai fi ni Tar-su tra le imprese esercenti nella stessa zona. Secondo il Consiglio di stato, però, spetta all’ammini-strazione pubblica «la valutazione dell’astratta inerenza dell’istanza a quel giudizio; diversamente opi-nando, l’intenzione annunciata di proporre un’azione giudiziaria giu-stifi cherebbe la richiesta di qualsi-voglia documento». Del resto, per consentire l’accesso agli atti ammi-nistrativi il titolare deve indicare le ragioni e, soprattutto, «la coerenza di tali ragioni con gli scopi alla cui realizzazione il diritto d’accesso è

preordinato». I giudici di palazzo Spada (sentenza 5144/2008) hanno chiarito che nonostante l’articolo 24 della legge 241/1990 escluda il diritto di accesso ai procedimenti tributari, questa norma deve essere intesa nel senso che l’inaccessibili-tà sia temporalmente limitata alla fase di pendenza dei procedimenti stessi, non rilevandosi esigenze di «segretezza» nella fase che segue la sua conclusione con l’emanazione dell’atto di accertamento dell’im-posta dovuta. Il contribuente ha diritto a verifi care la correttezza dell’esercizio del potere di auto-tutela, anche se l’amministrazio-ne non è obbligata a emanare un provvedimento di annullamento dell’atto impositivo.

Sergio Trovato

Una società non può curiosare sulle imposte delle concorrenti

L’imminente decadenza del potere accertativo non giustifi ca la fretto-losità degli uffi ci. La contestazio-ne fi scale mossa senza attendere il termine di legge dei 60 giorni dalla consegna del pvc è nulla. In caso contrario l’amministrazione finanziaria avrebbe a disposizio-ne un «jolly» da giocare periodi-camente, ogniqualvolta l’esercizio oggetto del controllo sta andando incontro alla prescrizione. Lo dice la Ctp Reggio Emilia con sentenza n. 218/3/13. Il contenzioso vede-va un contribuente opporsi a una rettifi ca Irpef, Irap e Iva scaturita da una verifi ca Gdf. Durante un ac-cesso presso terzi, le Fiamme gialle avevano riscontrato una contabilità occulta dell’imprenditore. L’accer-tamento, però, era stato emesso a

fi ne anno prima dei 60 giorni dalla data di notifi ca del pvc, in deroga cioè alla norma di garanzia ex art. 12, c. 7, legge 212/2000. Secondo le Entrate, l’esigenza di impedire la decadenza del potere di accerta-mento dell’amministrazione costi-tuiva uno dei casi di «particolare e motivata urgenza» ammessi dallo Statuto del contribuente. Una tesi che però non convince i giudici reg-giani. Conformandosi s.u. Cassazio-ne 18184/2013, la Ctp evidenzia che la necessità di non incorrere nella scadenza del termine quadriennale per la rettifi ca non può considerar-si valida. Ammettendo il contrario, infatti, gli effetti sarebbero decisa-mente in contrasto con il principio di cooperazione previsto dal citato art. 12. La possibilità di giustifi care accertamenti precoci con l’urgenza di non perdere il diritto alla rettifi -ca «permetterebbe all’amministra-zione, ogniqualvolta non fosse in grado per ineffi cienza o negligenza di procedere per tempo alla sua at-tività di controllo, di eludere la por-tata normativa della norma», recita la sentenza. I casi di reale urgenza sottendono invece «a cause contin-genti adeguatamente documentate o effettive, cosicché, come speci-fi cato dalle s.u., l’inosservanza del termine dilatorio possa dirsi legittimamente giustifi cato». Per questi motivi atto annullato e Agenzia condannata alle spese.

Valerio Stroppa

L’imminente scadenza dei controlli non giustifi ca l’uffi cio frettoloso

Stop all’aumento dell’accisa sulla birra, mentre dal 1° marzo entrano in vigore gli incrementi di aliquota di accisa sugli altri prodotti alco-lici. A ricordarlo sono due determinazioni dell’Agenzia delle dogane pubblicate ieri sul sito. La prima è il provvedimento a fi rma del diret-tore dell’Agenzia, Giuseppe Peleggi, che recependo le indicazioni della legge di conversione del destinazione Italia, legge 9/2014, stabilisce che è soppresso l’aumento dell’aliquota di accisa sulla birra. Il se-condo, a fi rma del direttore centrale Pasquale Di Maio, è indirizzata agli operatori ricordando le novità del destinazione Italia e ribadendo gli altri aumenti. L’accisa sulla birra resta pertanto per il 2014 stabilita nella misura di euro 2,70 (per ettolitro e per grado-Plato) mentre i prodotti al-colici sono ritoccati a 80,71 a ettolitro e l’alcol etilico a 942,49 per ettolitro anidro.

Accisa sulla birra, stop aumenti

La rispostasul sito www.italia-oggi.it/documenti

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26 Mercoledì 26 Febbraio 2014 I M P O S T E E TA S S ELe nuove scadenze contenute nel Destinazione Italia pubblicato in Gazzetta Ufi ciale

Ruling internazionale lungoGli accordi preventivi avranno validità di 5 anni

DI VALERIO STROPPA

Potenziato il ruling di standard internazio-nale. Gli accordi pre-ventivi tra le multi-

nazionali e il fisco saranno validi per cinque anni (e non più tre). L’intesa potrà inoltre riguardare la sussi-stenza o meno dei requisiti che configurano una stabi-le organizzazione in Italia: un’opportunità significativa per molti gruppi internazio-nali, a cominciare da quelli operanti su internet, tenuto conto che è proprio la stabile organizzazione (insieme al transfer pricing) uno degli argomenti più frequente-mente contestati dai verifi-catori. È quanto prevede il decreto «Destinazione Ita-lia», convertito nella legge n. 9/2014.

L’articolo 7 del dl n. 145/2013 introduce modi-fi che volte a incrementare l’accesso agli accordi pre-ventivi tra il contribuente e l’Agenzia delle entrate sul trattamento tributario delle operazioni internazionali. Il ruling, disciplinato dal dl n. 269/2003, consente infatti di stabilire in anticipo, dia-logando con l’amministra-zione fi nanziaria, le regole rilevanti per il calcolo delle imposte. Le tematiche fi nora contemplate erano i prezzi di trasferimento, i pagamen-

ti infragruppo di interessi, dividendi e royalties e l’ap-plicazione a casi concreti di norme convenzionali (per esempio nell’attribuzione di utili o perdite alle diver-se società del gruppo). Circa il 90% degli accordi conclusi fi nora riguarda il transfer pricing.

Per effetto delle novità del Destinazione Italia, però, alle ipotesi già previste dal-la disposizioni vigenti viene aggiunta anche la valuta-zione preventiva della sus-sistenza o meno di una sta-bile organizzazione situata nel territorio dello Stato. Attività di verifi ca che do-vrà necessariamente tenere conto sia dei criteri previsti dall’articolo 162 del Tuir sia delle vigenti convenzioni contro le doppie imposizioni stipulate all’Italia.

A rendere più appetibile l’istituto c’è poi l’estensione della validità giuridica del ruling, che passa tre a cin-que periodi d’imposta (com-preso quello in cui lo stesso viene stipulato). L’accordo è vincolante per le parti, salvo che intervengano mu-tamenti sostanziali di fatto o di diritto. Durante la sua vigenza, l’amministrazione finanziaria può effettuare verifiche soltanto in rela-zione a questioni diverse da quelle trattate nell’intesa.

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Meno responsabilità penali per i professio-nisti sulla voluntary disclosure. Il nuovo reato di esibizione di atti falsi e documenti non rispondenti al vero va limitato solo al contribuente richieden-te. Per quanto riguarda la procedura, andreb-bero previsti metodi di calcolo forfettari per i patrimoni di minore importo e garantita al richiedente una fase anonima («no name») all’inizio del contrad-dittorio. Sono queste le principali proposte che l’Unione nazionale gio-vani dottori commercia-listi ed esperti contabili presenterà oggi alla ca-mera, quando sarà rice-vuta in audizione dalla commissione fi nanze in merito al dl n. 4/2014. L’Ungdcec chiede al parlamento di tratteg-giare meglio alcune disposizioni della pro-cedura di autodenun-cia: per esempio sta-bilendo con chiarezza la non applicazione della presunzione di evasione per gli asset detenuti in paesi black list (articolo 12 del dl n. 78/2009) relativamente ai periodi d’imposta non più accertabili. Come pure precisando l’ambito di applicazione della presunzione di redditività delle somme

possedute all’estero fi ssata dall’articolo 6 del dl n. 167/1990. Il sindacato auspica misure per alleggerire il gravoso compito dei professionisti: a cominciare dall’eli-

minazione di alcuni ob-blighi antiriciclaggio, per proseguire con una migliore defi nizione del ruolo degli «altri sog-getti coinvolti» nella procedura. «Si tratta di modifiche procedurali o normative volte ad agevolare e in-centivare i contribuenti italiani verso la regola-rizzazione degli investi-menti costituiti e/o pos-seduti all’estero», spiega il presidente Ungdcec, Eleonora Di Vona, «le nostre osservazioni sono state elaborate tenendo conto dei condivisi obiet-tivi del governo di perve-nire a un cospicuo rientro dei capitali». Secondo l’Unione, al con-tribuente dovrebbe esse-re consentita la facoltà di compensare quanto do-vuto all’erario a seguito dell’adesione alla disclo-sure. Infi ne, l’abbattimen-

to al 50% dei minimi edittali previsto per le sanzioni da quadro RW andrebbe esteso pure alle violazioni in materia di successio-ni e donazioni.

Valerio Stroppa

Ungdc: voluntary senza responsabilità

Ultimi giorni per segnalare al fi sco giu-stifi cazioni sulle anomalie degli studi di settore per l’anno 2012. Scade infatti ve-nerdì prossimo, 28 febbraio, il termine per comunicare le informazioni o gli elementi giustifi cativi relativi a situazioni di non congruità, non normalità o non coerenza tramite l’utilizzo dell’apposito software «segnalazioni». Oltre alle suddette ano-malie si potranno dare informazioni aggiuntive al fi sco anche in ordine all’indicazione in dichia-razione di cause di inap-plicabilità o di esclusione dagli studi. Ancora pochi giorni a disposizione dei contribuenti e degli in-termediari per decidere se sia o meno opportuno fornire al fi sco indicazioni aggiuntive cir-ca le criticità evidenziate nei calcoli di Gerico 2013 o in ordine alle cause di inap-plicabilità o esclusione indicate in dichia-razione. Utilizzare la fi nestra temporale residua per dialogare con l’uffi cio tramite il software «segnalazioni» può essere utile in tutte quelle circostanze nelle quali la criticità evidenziata dai calcolo di Gerico 2013 necessita di chiarimenti e giustifi ca-zioni aggiuntive da parte del contribuen-te. Attraverso l’apposito canale telema-

tico infatti il contribuente dispone di un ulteriore contraddittorio preventivo per fornire informazioni all’uffi cio circa le ragioni per le quali il calcolo dello studio di settore, applicato ai dati strutturali e contabili dell’anno 2012, ha evidenziato

anomalie e incoerenze. Grazie a tale strumento informativo il contri-buente potrebbe infatti evitare un vero e proprio invito al contraddittorio da parte dell’uffi cio con il conseguente avvio di un accertamento basato proprio sulle anomalie evidenziate da Gerico 2013. Tutto sta nel riu-scire ad indicare elemen-ti e giustifi cazioni tali da convincere i funzionari del fisco della bontà e

correttezza del comportamento tenuto dal contribuente indipendentemente dalle risultanze dello studio di settore. È chiaro che nulla è pregiudicato anche nel caso in cui si decida di non utilizzare il software segnalazioni entro venerdì prossimo. Le giustifi cazioni che il contribuente avreb-be potuto fornire in tale sede potranno essere fornite all’uffi cio in caso di invito al contraddittorio o al giudice tributario in caso di ricorso.

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Studi di settore, entro il 28/2le segnalazioni di anomalie

L’ottima Cristina Bartelli stavolta esagera. La «Dichiarazione annuale per gli investimenti e le attività» fa riferimento alla detenzione «nel periodo d’imposta» di investimenti/attività estere di natura finanziaria da parte di persone fisiche, enti non com-merciali e società semplici residenti in Italia, suscet-tibili di produrre redditi imponibili.PayPal è un servizio di gestione di moneta elettronica, non un conto corrente. Non è quindi suscettibile di produrre (eventuali) in-teressi.L’unica cosa vera è che PayPal per l’Europa ha sede in Lussemburgo.

Andrea Tribulini

Risponde Cristina BartelliCome chiarito da ultimo dalla circolare n. 38/E del 2013, i conti correnti detenuti all’estero (cioè pres-so un intermediario estero) devono essere sempre indicati nel modulo RW. Peraltro la stessa circo-lare richiama anche gli «altri rapporti finanziari stipulati fuori dal territorio dello Stato». Posto che PayPal sarl è un intermediario lussemburghese, in un caso o nell’altro la detenzione del rapporto sem-bra rientrare nell’obbligo. Il fatto che non è suscet-tibile di produrre interessi è ininfluente, in quanto come chiarito dalle Entrate l’esonero per le attività finanziarie/patrimoniali infruttifere compete solo se queste sono affidate in amministrazione o gestione presso un intermediario italiano. In caso contrario, anche se infruttifere vanno dichiarate in RW eviden-ziando che le stesse non hanno prodotto redditi nel periodo d’imposta.

LETTERA

PayPal nel quadro RW

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27Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì ENTI LOCALI E STATOCorsia preferenziale al senato per il ddl che recupera le norme espunte dal dl Salva Roma

Contratti locali, chi sbaglia paga I soldi vanno recuperati dal nuovo Ccnl, non dai lavoratori

DI FRANCESCO CERISANO

Le regioni e gli enti locali che hanno sforato i vin-coli alla contrattazione integrativa dovranno

recuperare le risorse erogate in eccesso dai fondi che ver-ranno stanziati quando sarà chiuso il prossimo Ccnl. Non ci sarà dunque nessun rischio di prelievo in busta paga per il personale (dirigenziale e non) che ha ricevuto le somme ex-tra, ma solo un «graduale ri-assorbimento delle stesse, con quote annuali e per un nume-ro massimo di annualità cor-rispondenti a quelle in cui si è verificato il superamento dei vincoli». Gli enti spendaccio-ni, però, dovranno ridurre le spese per il personale fino ad arrivare a un taglio di almeno il 20% dei dirigenti e del 10% dei dipendenti da attuare at-traverso piani di snellimento delle strutture amministrati-ve e accorpamento di uffici.

La cura draconiana contro la lunga sfi lza di enti locali, soprattutto comuni, che in questi anni hanno largheg-giato nell’erogazione di ri-sorse (gli accertamenti della Ragioneria sono ancora in corso, ma la lista annovera nomi illustri come Roma, Reg-gio Calabria, Messina, Vene-zia), è contenuta nel disegno di legge che recupera tutti gli emendamenti al dl Salva Roma bis (dl 151/2013) appro-vati dalla commissione bilan-cio del senato e poi cassati in aula dal presidente Pietro Grasso (si veda ItaliaOggi del 21/2/2014).

Il ddl, fi rmato da tutti i ca-pigruppo delle forze politiche presenti in senato (ad eccezio-ne della Lega e del M5S), è stato già assegnato alla com-missione presieduta da An-tonio Azzollini che inizierà oggi a esaminarlo in sede deliberante con l’obiettivo di approvarlo in tempi rapidis-simi per poi passare la palla a Montecitorio dove dovrebbe godere della stessa corsia pre-ferenziale. «Il nostro auspicio è che anche la camera pos-sa riconoscerlo stesso iter», spiega a ItaliaOggi Gior-gio Santini (Pd), estensore dell’emendamento contro gli enti spreconi e di molte altre norme confl uite nel ddl, «an-che perché si tratta di dispo-sizioni già approvate su cui c’è ampia condivisione». È il caso per esempio della norma sulla relazione di fi ne mandato che potrà essere redatta con un po’ di ansia in meno dai circa 4000 sindaci in scadenza. Il termine entro cui il sindaco dovrà firmare il documen-to, redatto dal responsabile fi nanziario o dal segretario, viene infatti ridotto da 90 a 60 giorni dalla data di scaden-za del mandato. Consentendo così una tempistica più rilas-

sata ai comuni che andranno al voto a maggio che diversa-mente avrebbero già dovuto attivarsi in tal senso (si veda ItaliaOggi del 20/2/2014).

Il ddl recupera anche l’im-

posta di sbarco nelle isole minori (2,50 euro elevabili a 5 in caso di fenomeni vulca-nici) e le norme ad hoc per il riequilibrio di bilancio nei comuni in dissesto con più

di 20 mila abitanti. In que-sti enti, se l’assestamento dei conti è condizionato alla riduzione dei costi dei servizi e alla razionalizzazione delle partecipate, il comune potrà

raggiungere il riequilibrio en-tro l’esercizio in cui ha portato a termine la riorganizzazione e in ogni caso entro tre anni (compreso quello in cui è stato deliberato il dissesto).

Nei comuni con più di 60.000 abitanti che non hanno rispettato il patto di stabilità nel 2012 (L’Aquila, Cremona e Sanremo tra i più importanti) la riduzione dei trasferimen-ti sarà irrogata dal ministero dell’interno nel terzo esercizio consecutivo a quello in cui è stato raggiunto l’equilibrio di bilancio.

Confermate anche le norme pro Venezia e Chioggia. I due comuni che hanno sforato il patto di stabilità a causa dei contributi ricevuti dallo Sta-to non andranno incontro al blocco delle assunzioni e riceveranno una riduzione soft dei trasferimenti che non potrà essere superiore al 3% delle entrate correnti re-gistrate nell’ultimo bilancio consuntivo.

A completare il quadro degli interventi urgenti in favore degli enti locali si segnala anche la proroga che garantisce una continu-ità nella pulizia delle scuole consentendo alle ammini-strazioni di acquistare (alle stesse condizioni economiche e tecniche) tali servizi dalle imprese che li assicuravano al 31 dicembre 2013.

Nel ddl trova spazio anche una rilevante modifica al codice antimafi a in materia di beni confi scati alla crimi-nalità organizzata. I cespiti, sottratti alle cosche e fi nora acquisiti solo al patrimonio dello stato, potranno essere trasferiti anche ai comuni, alle province e alle regioni in cui si trovano. L’unica con-dizione è che la nuova desti-nazione del bene non sia tale da pregiudicare i diritti dei creditori dell’azienda espro-priata».

Completano il quadro alcu-ni interventi settoriali, come la stabilizzazione nelle Fon-dazioni lirico-sinfoniche (che entro 60 giorni dovranno re-golarizzare il personale arti-stico che abbia svolto attività lavorativa per almeno 340 giorni nell’ultimo triennio), gli interventi per l’alluvione in Sardegna e per il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto e del 2009 in Abruzzo, nonché l’alleggeri-mento delle sanzioni per i ti-tolari di libretti al portatore con saldo pari o superiore a 1.000 euro (si veda ItaliaOggi del 19/2/2014). Chi ha ancora questi titoli in banca o alla po-sta e non li ha estinti o ridotti sotto la soglia di 1.000 euro, non rischierà più una sanzio-ne dal 30 al 40% del saldo, ma una molto più leggera: dall’1 al 10%.

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La tassa sui telefonini va pagata. Il pre-lievo sui cellulari in abbonamento era già legittimo prima del dl n. 4/2014, ma lo è ancor di più dopo la norma interpreta-tiva che ha ricompreso tra le «stazioni radioelettriche» anche le apparecchiatu-re terminali per il servizio radiomobile terrestre di comunicazione. È quanto ha affermato ieri il procuratore generale del-la Corte di cassazione davanti alle sezioni unite, riunitesi per mettere l’ultima paro-la sul caso della tassa telefonini. Balzello, questo, che porta nelle casse dell’erario quasi un miliardo di euro all’anno. La de-cisione è attesa nelle prossime settima-ne. Rischiano così di andare in fumo le speranze delle centinaia di comuni che hanno avviato un contenzioso di massa contro l’Agenzia delle entrate, ottenendo nella maggior parte dei casi un verdetto di merito favorevole.

Il procuratore generale ha chiesto l’accoglimento del ricorso presentato dall’amministrazione fi nanziaria, rilevan-do la debenza del tributo (pari a 5,16 euro mensili per le utenze private e a 12,91 euro per le utenze business). Principio, questo, già affermato dalla Cassazione con la sentenza n. 23052/2012, che ha ri-

levato come l’attività di fornitura dei ser-vizi di comunicazione resta subordinata «a un regime autorizzatorio da parte della p.a.», giustifi cando così l’applicazione del-la tassa di concessione governativa.

Una tesi che però non trova d’accordo i comuni, rappresentati e difesi dell’Anci dell’Emilia Romagna e del Veneto. Secon-do gli enti locali, il mercato della telefo-nia è ormai privatizzato e non più in mano pubblica. Poiché la vecchia licenza statale è stata sostituita dal contratto, non è più dovuta alcuna tassa. Nel richiamare l’atten-zione sulle motivazioni dell’ordinanza di rimessione alle sezioni unite, i legali dei sindaci hanno anche evidenziato l’illogicità della normativa: se l’articolo 160 del dlgs n. 259/2003 era suffi ciente a «reggere» il pre-lievo, allora non ci sarebbe stato bisogno di emanare alcuna norma interpretativa.

Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, un’ulteriore richiesta sarebbe quella di esentare i comuni dal pagamento della Tcg telefonini, qualora dovuta, in applica-zione del principio di sussidiarietà sanci-to dall’articolo 114 della Costituzione. La palla passa ora ai magistrati delle sezioni unite per l’interpretazione decisiva.

Valerio Stroppa

Dalla tassa sui telefonini non si scappa

Le principali novità del disegno di legge

• La sanzione per i titolari di libretti al portatore con saldo pari o superiore a mille euro potrà oscillare dall’1 al 10% del saldo. Oggi la sanzione va dal 30 al 40%.

• Il testamento politico dei sindaci, al debutto nel 2014 (dovranno redigerlo circa le 4 mila amministrazioni che andranno al voto a maggio), potrà essere redatto con un po’ di ansia in meno. Il termine entro cui il sindaco dovrà i rmare il documento, redatto dal responsabile i nanziario o dal segretario, viene infatti ridotto da 90 a 60 giorni dalla data di scadenza del mandato.

• Nei comuni in dissesto con più di 20 mila abitanti se l’assestamento dei conti è condizionato alla riduzione dei costi dei servizi e alla razionalizzazione delle partecipate, il comune potrà raggiungere il riequilibrio entro l’esercizio in cui ha portato a termine la riorganizzazione e in ogni caso entro tre anni (compreso quello in cui è stato deliberato il dissesto).

• Ai comuni con più di 60 mila abitanti che non hanno rispettato nel 2012 i vincoli del patto di stabilità la riduzione dei trasferimenti sarà irrogata dal Viminale nel terzo esercizio successivo a quello in cui è stato raggiunto l’equilibrio i nanziario.

• Per il 2014 Venezia e Chioggia che hanno sforato il patto di stabilità a causa dei contributi ricevuti dallo Stato non andranno incontro al blocco delle assunzioni e riceveranno una riduzione soft dei trasferimenti che non potrà essere superiore al 3% delle entrate correnti registrate nell’ultimo bilancio consuntivo.

• Le fondazioni lirico-sinfoniche dovranno stabilizzare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge il personale artistico «che ha svolto attività professionale nel triennio precedente per almeno 340 giorni, selezionato a seguito di procedure a evidenza pubblica».

• I comuni delle isole minori potranno applicare un’imposta di sbarco ai passeggeri dei collegamenti di linea. L’imposta potrà arrivare un massimo di 2,5 euro per l’accesso al territorio comunale e i no a 5 euro «in relazione a determinati periodi di tempo e all’accesso a zone disciplinate nella loro fruizione per motivi ambientali» e «in prossimità di fenomeni attivi di origine vulcanica». A riscuotere saranno le compagnie di navigazione e aree.

• I beni aziendali coni scati alla mai a, i nora mantenuti solo al patrimonio dello Stato, potranno essere trasferiti anche ai comuni, alle province e alle regioni in cui si trovano. L’unica condizione è che non sia tale da pregiudicare i diritti dei creditori dell’azienda espropriata.

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28 Mercoledì 26 Febbraio 2014 DIRITTO E IMPRESALe risposte del ministero dello sviluppo economico ai quesiti sulla nuova agevolazione

Fotovoltaico con la Sabatini-bisL’acquisto di terreni non rientra tra le spese ammissibili

DI CINZIA DE STEFANIS

Sabatini-bis anche per gli impianti fotovoltai-ci. Rientra tra le spese ammissibili della Sa-

batini-bis l’acquisto di un im-pianto fotovoltaico funzionale allo svolgimento dell’attività d’impresa. Al contrario non ri-entra tra le spese ammissibili l’acquisto di un terreno o di un fabbricato da destinare a uso produttivo. In quanto le spese relative a «terreni e fabbrica-ti», incluse le opere murarie, non sono classifi -cabili nell’attivo dello stato patri-moniale alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4 dell’artico-lo 2424 del codice civile.

Queste le due precisazioni con-tenute nelle Faq, spese ammissibi-li pubblicate sul sito dello sviluppo economico nella sezione beni stru-mentali nuova Sabatini. I tecnici di prassi del Mise sottoline-ano che l’acquisto di un im-pianto fotovoltaico funzionale allo svolgimento dell’attività d’impresa è considerata spesa ammissibile alle agevolazioni, laddove rientri nel concetto di «impianti», come chiarito nelle varie risoluzioni dell’Agenzia delle entrate ( circolare 19 di-cembre 2013 n. 36/E, circolare 19 luglio 2007, n. 46/E, circo-lare 11 aprile 2008, n. 38/E). Quindi gli impianti fotovoltai-ci rientrano trai i macchina-ri, impianti diversi da quelli infi ssi al suolo, e attrezzature varie, classifi cabili nell’attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2 e B.II.3 dello sche-ma previsto dall’art. 2424 c.c. L’impianto fotovoltaico rea-lizzato viene ad assumere la qualifi ca di bene strumentale e quale bene relativo all’im-presa (al pari di un qualsiasi altro bene) parteciperà alla determinazione del reddito d’impresa sia dal lato dei com-ponenti negativi, sotto forma di quote di ammortamento, sia da quello dei componenti positivi. Nell’ambito di tali componenti positivi vanno in-clusi sia la tariffa incentivan-te, sia i ricavi derivanti dalla vendita dell’energia. Ricor-diamo che nel punto 6 della circolare Mise del 10 febbraio 2014 n. 4567 vengono regola-mentate le spese ammissibili previste per la Sabatini-bis. Gli investimenti devono esse-re a uso produttivo, correlati all’attività svolta dall’impresa ed essere ubicati presso l’uni-tà locale dell’impresa in cui è realizzato l’investimento. Gli investimenti devono essere avviati successivamente alla data della domanda di acces-

so al contributo, fatti salvi gli in-vestimenti relativi al settore agricolo che possono es-sere avviati solo successivamente al provvedimento di concessione de-gli aiuti. In fase di realizzazione l’im-presa ha facoltà di variare l’oggetto

degli investimenti rispetto a quello preventivato nella domanda e ammesso in sede di concessione del contributo, senza preventiva autorizza-zione da parte del ministero, a condizione che gli investi-menti effettivamente soste-nuti posseggano tutti i re-quisiti. Qualsiasi variazione degli investimenti realizzati non può comunque comporta-re un incremento del contri-

buto concesso. L’impresa non può modifi care il sistema di acquisizione dei beni dalla locazione finanziaria all’ac-quisto diretto o viceversa. Le imprese tenute per legge alla redazione e pubblicazione del bilancio devono iscrivere i beni acquistati nell’attivo dello stato patrimoniale, nel rispetto dei principi contabili applicati. Le imprese in regi-me di contabilità semplifi cata esonerate dalla redazione del bilancio, ai fi ni dell’identifi -cazione dei beni acquistati, devono dare evidenza del-la corretta applicazione dei principi contabili in materia di immobilizzazioni materiali, mediante una dichiarazione sostitutiva resa dal legale rappresentante dell’impresa ai sensi degli articoli 47 e 76 del dpr 28 dicembre 2000, n. 445, da tenere agli atti dell’impresa stessa.

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Entro il 4 marzo 2014 il governo dovrà emanare il decreto legislativo che cambierà formalmente la normativa sulla vi-visezione. Per questo la Federazione italiana as-sociazioni diritti animali e ambiente con Enpa, Lav, Leida, Lega nazionale Difesa del Cane, Oipa, chiedono ai cittadini di fi rmare l’appello decisivo al governo (pubblicato su www.lav.it) affinché rispetti i principi stabiliti, per legge, nell’art. 13 della legge di delegazione euro-pea 96/2013 che prevede, fra l’altro, il divieto di allevamenti come Green Hill.

Il gruppo dei 512 idonei non vincitori del concorso per 964 allievi agenti della polizia (pubblicazione G.U. 29/12/2013) ha scritto al ministro dell’in-terno Angelino Alfano per chiedere di assumere immediatamente le 672 unità (160 vincitori in seconda aliquota più i 512 idonei non vincitori) di-chiarate idonee all’ultima procedura concorsuale per il concorso di allievi agenti della polizia. Tra le motivazioni, l’imminenza di Expo 2015 a Milano che richiede «necessariamente un incremento delle forze dell’ordine presenti nella città protagonista della manifestazione».

BREVI

Leggo alle pagg. 1 e 22 di ItaliaOggi del 25 febbraio 2014, sotto il titolo «Ispettori del la-voro più liberi», la notizia secondo cui il nuovo codice di comportamento degli ispettori del lavoro 2014, consente agli stessi di avverti-re il titolare dell’azienda «che è nella sua facoltà farsi assistere da un professionista e rilasciare dichiara-zioni» solo al termine dell’accertamento e della relativa attività istruttoria.Niente di più illegitti-mo!Quale garante del con-tribuente, rivendico i diritti e le garanzie del titolare dell’azien-da, previsti dall’art. 12 dello Statuto del contri-buente, una legge rin-forzata, vale a dire che prevale su ogni altra legge ordinaria. L’art. 1 della legge medesima dispone, infatti, espressamente che le disposizioni dalla stessa previste attuino gli artt. 3, 23, 53 e 97 della Costituzione.L’art. 12 citato detta talune regole al cui rispetto sono tenuti gli ispettori del lavoro ed è legata la legittimità dell’accertamen-to. Esse si riferiscono a «tutti gli accessi, ispezioni e verifiche fiscali (e tale è quella degli ispettori del lavoro) nei locali destinati all’esercizio di attività commerciali, indu-striali, agricole, artistiche o professionali».Ecco i punti salienti:- all’inizio dell’accertamento (e non alla fine!) il contribuente ha diritto di essere informato delle ragioni che l’abbiano giu-stificato e dell’oggetto che lo riguarda, della facoltà di farsi assistere da un professioni-sta abilitato alla difesa, nonché dei diritti e degli obblighi che vanno riconosciuti al con-

tribuente in occasione degli accertamenti;- il titolare dell’azienda ha diritto a che le osservazioni e rilievi, propri e del professioni-sta che eventualmente lo assiste, siano fedel-mente riportati nel verbale delle operazioni di verifica;- ove il titolare dell’azienda ritenga che i ve-

rificatori procedano con modalità non con-formi alla legge, può rivolgersi al garante del contribuente.Tali disposizioni si applicano anche alle at-tività ispettive o di controllo effettuate dagli enti di previdenza e assistenza obbligatoria ai sensi dell’art. 7, comma 2, lettera d) del dl 13 maggio 2011, n. 70, convertito in legge 12 luglio 2011, n. 106.Ove, pertanto, il nuovo codice di comporta-mento degli ispettori del lavoro 2014 dovesse disattendere i suddetti principi, il provvedi-mento adottato in base allo stesso sarebbe radicalmente nullo ed esporrebbe l’ammini-strazione al risarcimento del danno, ove pro-vato (cfr. Cass. 2-20 aprile 2012, n. 6283).

Avv. Andrea Di Franciagarante del contribuente per la

provincia autonoma di [email protected]

L’INTERVENTO/ ISPETTORI DEL LAVORO

Codice di comportamento illegittimo

Spese ammissibili per la Sabatini-bis

Impianto fotovoltaico

Impianto fotovoltaico funzionale allo svolgimento dell’attività d’impresa è considerata spesa ammissibile alle agevolazioni

Terreno ofabbricato

No spesa ammissibile in quanto non sono classii cabili nell’attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4 dell’articolo 2424 c.c

Spese ammissibili in generale Sabatini-bis

Riguardano l’acquisto o l’acquisizione in leasing di macchinari, impianti, beni strumentali d’impresa e attrezzature nuovi di fabbrica a uso produttivo, nonché di hardware, software e tecnologie digitali, classii cabili nell’attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4 dell’articolo 2424 del cc

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29Mercoledì 26 Febbraio 2014MercoleLAVORO E PREVIDENZAVia alle nuove procedure per escludere la responsabilità in caso di gravi incidenti sul lavoro

Sicurezza, lo scudo è su misuraModello organizzativo e di gestione semplifi cato nelle pmi

DI DANIELE CIRIOLI

Via libera all’utilizzo del-la procedura semplifi -cata di adozione dei modelli organizzativi

di gestione della sicurezza sul lavoro. La procedura si rivolge alle piccole e medie imprese, ma è una soluzione «onerosa» per quelle di ridotte dimensio-ni, cioè con un numero minimo di lavoratori e una struttura organizzativa semplice. Lo spiegano le linee guida alla modulistica approvata dalla commissione consultiva per-manente per la salute e sicu-rezza sul lavoro e recepite dal dm 13 febbraio pubblicato sul-la G.U. n. 45/2014. L’adozione della procedura semplifi cata, possibile dal 24 febbraio, crea uno scudo protettivo e preven-tivo dei reati di omicidio colpo-so, lesioni gravi e gravissime.

Il decreto. Il decreto de-riva dalle previsioni dell’art. 30 del T.u. sicurezza (dlgs n. 81/2008) il quale, tra l’altro, affi da il compito alla commis-sione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul

lavoro di elaborare procedure semplifi cate per l’adozione di modelli di organizzazione e gestione della sicurezza (Mog) nelle piccole e medie imprese. La commissione ha approvato tali procedure il 27 novembre 2013 e sono state recepite con decreto del ministero del lavoro del 13 febbraio. Con il passaggio sulla Gazzetta Uf-fi ciale, adesso, possono essere praticamente utilizzate con effi cacia esimente per i reati previsti dal dlgs n. 231/2001 (responsabilità delle persone giuridiche, società e associa-zioni).

Le Pmi. Il decreto precisa che, ai fi ni dell’individuazione

dei datori di lavoro benefi ciari della procedura semplifi cata, cioè delle Pmi, si fa riferimen-to al dm 18 aprile 2005. Per-tanto le imprese interessate sono quelle che soddisfano i requisiti indicati in tabella.

La procedura sempli-fi cata. Il dm spiega che per procedura semplificata per l’adozione dei modelli di orga-nizzazione e gestione s’intende una serie di scelte organizzati-ve, assistite da specifi che mo-dalità attuative, fi nalizzate a osservare l’adempimento di tutti gli obblighi in materia di sicurezza. L’adozione di un Mog, in base alle linee guida approvate dal decreto, dipende

dalla complessità dell’organiz-zazione aziendale più che dalla sua dimensione. In particolare, spiegano che la realizzazione di un Mog rappresenta un im-pegno per le imprese con un numero minimo di lavoratori e una struttura organizzativa semplice. Pertanto, alle azien-de di dimensioni e/o comples-sità ridotte, suggeriscono di valutare l’opportunità di im-plementare un Mog aziendale il quale, sebbene quando effi -cacemente attuato migliori la gestione della salute e sicurez-za sul lavoro, la sua adozione, non essendo obbligatoria, va valutata dalla direzione azien-dale in virtù delle proprie ne-

cessità ed esigenze gestionali e organizzative.

Lo scudo. L’adozione del Mog ha l’effetto di costituire uno scudo a prevenire i reati disciplinati dall’art. 25-septies del dlgs n. 231/2001 (introdot-to dall’art. 300 del T.u. sicu-rezza). Tale articolo, in parti-colare, stabilisce che in caso di condanna per omicidio colposo (art. 589 del cp) in materia di sicurezza sul lavoro, si appli-ca una sanzione pecuniaria in misura pari a 1.000 quote (una quota va da un minimo di 258 a un massimo di 1.549 euro e non è mai ammesso il pagamento in misura ridotta), nonché le sanzioni interdittive (esercizio attività, contratta-zione con la pubblica ammini-strazione, incentivi e agevola-zioni, licenze e autorizzazioni) per la durata dai tre mesi a un anno. Inoltre prevede che, in caso di condanna per il reato di lesioni personali colpose, commesse con violazione del-le norme sulla sicurezza del lavoro, si applica una sanzio-ne pecuniaria in misura non superiore a 250 quote.

DI CARLA DE LELLIS

Stop ai controlli dei rapporti di col-laborazione con le società e associa-zioni sportive riconosciute dal Coni. L’esito costantemente sfavorevole

del contenzioso ha spinto il ministero del la-voro e l’Inps ad abbandonare la vigilanza in questi enti per concentrarsi esclusivamente sulle imprese che comunque svolgono atti-vità sportiva, ma senza il riconoscimento del Coni. Lo spiega lo stesso ministero del lavoro nella nota prot. n. 4036/2014.

Il riconoscimento del Coni. La decisio-ne è giunta al termine di un confronto, tra Inps e ministero del lavoro, sulle proble-matiche di carattere giuridico sulle realtà occupazionali delle società e associazioni sportive dilettantistiche. Il quadro giuri-dico che emerge, spiega la nota ministe-riale, evidenzia un particolare trattamento di favore sulle collaborazioni (sotto tutti i punti di vista: fiscale, previdenziale e nor-mativo) riservato dalla legge alle società e associazioni sportive dilettantistiche e giu-stificato dalla funzione sociale svolta. Un trattamento agevolato, però, di cui possono fruire solamente le società e le associazioni sportive dilettantistiche (Ssd e Asd) ricono-sciute dal Coni e iscritte nell’apposito re-gistro (delle società e associazioni sportive dilettantistiche) tenuto dallo stesso Coni. Solo così, infatti, le attività vengono carat-terizzate dall’assenza di finalità lucrative (art. 90 della legge n. 289/2002). Pertanto, precisa il ministero, il riconoscimento da parte del Coni certifica lo svolgimento da parte delle Ssd o Asd di attività sportive a livello dilettantistico e costituisce il pre-

supposto per l’applicazione del trattamento di favore.

Le imprese sportive nel mirino. Que-ste caratteristiche, aggiunge il ministero, delineano una netta differenziazione tra le Ssd e Asd e le realtà imprenditoriali che «gestiscono» lo sport con fi ni di lucro. Poiché l’attività di vigilanza svolta nei confronti delle Ssd e delle Asd ha determinato l’insor-gere di contenziosi con esito in buona parte non favorevole per il ministero e per l’Inps, la decisione dei due enti è quella di concen-trare la propria attività sulle diverse realtà imprenditoriali non riconosciute dal Coni, dalle Federazioni sportive nazionali o dagli enti di promozione sportiva e non iscritte nel registro delle società e delle associazioni sportive dilettantistiche. Resta ferma, tut-tavia, l’attività di vigilanza già avviata e i contenziosi in essere. Come pure resta ferma la possibilità di intervenire in ogni settore nell’ambito di attività congiunte con l’ammi-nistrazione fi scale, interessata alla verifi ca dei presupposti di affi liazione al Coni e quin-di della applicabilità del citato trattamento di favore, nonché nelle ipotesi di richieste di intervento per presunto svolgimento di prestazioni di natura subordinata.

Serve nuova normativa. Infi ne, il mi-nistero ritiene opportuno di farsi promotore con l’Inps di specifi che iniziative a carattere normativo, volte a una graduale introduzione di forme di tutela previdenziale a favore dei soggetti che, nell’ambito delle associazioni e società sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni e da parte di Federazioni sportive nazionali, svolgono attività sportiva dilettan-tistica o attività amministrativo gestionale non professionale.

Stop ai controlli: nel contenzioso l’Istituto sempre perdente

Associazioni sportive,l’Inps depone le armi

DI SIMONA D’ALESSIO

Braccia aperte (e tasse più basse) ai «cervel-li» in trasferta nei pa-esi europei, come in-

centivo concreto allo sviluppo della competitività nel lungo periodo. È un investimento sugli studenti e i ricercatori extracomunitari più talentuo-si, nonché sulla crescita eco-nomica delle singole nazioni del Vecchio continente, quello contenuto nell’aggiornamen-to delle norme comunitarie, votato ieri dal Parlamento di Strasburgo (con 578 voti favo-revoli, 79 contrari e 21 asten-sioni), e fi nalizzato a creare condizioni ottimali per ren-dere l’Ue più appetibile per i cittadini di paesi terzi che de-siderano cogliere opportunità per compiere i propri percorsi di apprendimento e confronto culturale, ma anche per effet-tuare un tirocinio retribuito o meno, per impegnarsi in at-tività di volontariato o nello scambio «alla pari». In base al testo approvato, al termine dell’iter gli stranieri dovrebbe-ro avere il diritto di rimanere nello stato che li ha accolti per un periodo di 18 mesi (la com-missione, all’inizio, ne aveva proposti 12), per cercare un’oc-cupazione, o avviare una pro-

pria società, e i loro familiari dovrebbero potervi restare e lavorare per lo stesso periodo; contestualmente, le nazioni europee potrebbero imporre il pagamento delle tasse per il trattamento delle domande di soggiorno, di livello, però, di-chiarano i deputati, «non così eccessivo», aggiungendo che se le imposte fossero versa-te dalla persona interessata, quest’ultima dovrebbe essere rimborsata o dall’ente o dalla famiglia ospitante.

Inoltre, i ricercatori, gli stu-denti e i tirocinanti godrebbe-ro della chance di potersi spo-stare in altri paesi dell’Unione e svolgere le loro attività fi no a un massimo di sei mesi, oc-casione che, secondo gli euro-parlamentari, dovrebbe essere estesa anche a chi si dedica al volontariato. L’obiettivo per la relatrice svedese Cecilia Wi-kström (Alde, Se) è «attrarre lavoratori competenti e qua-lifi cati», superando procedu-re burocratiche «complicate» con regole «chiare e semplici». Dopo il via libera del Parla-mento al progetto di legge, in prima lettura, il fascicolo sarà esaminato successivamen-te dai rappresentanti della prossima legislatura, quella cioè che uscirà dalle elezioni di maggio.

Agevolazioni burocratiche e fiscali

ExtraUe, l’Ue apre ai cervelli

Quali impreseLe Pmi sono un universo di imprese che comprende le microimprese, le piccole e le medie imprese

I requisiti di PmiÈ una Pmi l’impresa che ha: meno di 250 occupati, un fatturato annuo non superiore a 50 mln di euro, oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 43 mln euro

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L’universo delle Pmi

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30 Mercoledì 26 Febbraio 2014 P R O F E S S I O N IParlano i presidenti interessati dalla riorganizzazione imposta dalla nuova geograi a giudiziaria

Ordini dei commercialisti in tiltPronti i ricorsi contro la soppressione dei consigli territoriali

DI BENEDETTA PACELLI

La nuova revisione della geografia giudiziaria manda in corto circuito gli organismi territo-

riali dei commercialisti. Che si dichiarano pronti a dare battaglia se, da Via Arenula, si vedranno calare dall’alto un decreto che ne sancisce la soppressione.

I primi presidenti senti-ti da ItaliaOggi che fanno parte di quei 54 ordini inte-ressati, in maniera diversa, dalla chiusura o dagli ac-corpamenti a seguito della modifi ca del relativo bacino di competenza, infatti, sono disposti anche a nuovi con-fronti nella aule di tribu-nale se si vedranno negare il proprio diritto di voto. «I provvedimenti con cui sono stati istituiti i nostri ordini territoriali non sono ancora ancorati all’esistenza o meno del tribunale», dice Andrea Maggio, presidente dell’Or-dine di Nicosia che secondo la nuova mappa potrebbe essere assorbito a quello di Enna, «e se al ministero vo-gliono evitare il contenzioso, in questo modo ci vanno a fi nire dentro, perché siamo pronti a fare opposizioni ri-spetto a qualsiasi determi-nazione che ci porterà alla soppressione».

«Ci facciano votare per il nuovo consiglio», dice inve-ce Mario Cardillo, presi-dente di Lucera (confl uirà a Foggia), che ha pronta una lettera per il ministero per chiedere la salvaguardia dei diritti acquisiti: «siamo stati in piedi fi no ad ora e non è giusto che ci chiudano così. E non ci arrenderemo».

Sulla stessa scia anche Giuseppe Nicolò, presiden-te dell’ordine di Vigevano, destinato assieme a Voghera all’accorpamento con Pavia. «Sono un commercialista e vorrei poter votare per chi curerà i nostri interesse. A Vigevano abbiamo costitui-to un comitato per salvare il tribunale ancora funzio-nante per alcune materie e se necessario faremo lo stes-so per il nostro ordine». Se quindi c’è chi chiede di anda-re al voto cristallizzando la situazione attuale, andarci a geografia professionale invariata, potrebbe indurre qualsiasi componente delu-sa dalle urne a eccepire il mancato adeguamento dei nuovi confini dell’ordine. Soprattutto per quegli ordi-ni (37 ordini secondo la lista ministeriale) che si vedono modifi care il proprio circon-dario e sono costretti a cede-re parte degli iscritti. E se la coincidenza con il circonda-rio giudiziario signifi ca per alcuni raddoppiare o tripli-care gli iscritti, vuol dire

pure avere in tasca un po’ di voti in più per il Consiglio nazionale visto che gli ordini pesano in base a un comples-so meccanismo regressivo in relazione al numero di appartenenti all’albo. Per questo, dice per esempio il presidente di Padova Dante Carolo, «è necessario prima risolvere questo problema e poi andare a nuove elezio-ni. Il punto non è cedere i circa 90 iscritti, ma gestire, nell’incertezza delle norme attuali, il contingente come una semplice iscrizione di un nuovo soggetto». Almeno facciano presto», sottolinea Mario Tagliaferri, presi-dente dell’ordine di Crema, in via di accorpamento con Cremona, «perché se non si risolve questo problema del-la geografi a, non si potrà an-dare al voto. E la nostra ca-

tegoria che già sta lavorando molto per lo stato non se lo può più permettere».

Tiene a smorzare i toni, invece, il presidente dell’or-dine di Napoli Vincenzo Mo-retta, il cui Ordine si trova comunque nella situazione di cedere iscritti (circa 800) all’Ordine di Napoli nord, nato in conseguenza del nuovo Tribunale a cui sono stati assegnati comuni pri-ma ricompresi nei circondari dei Tribunali di Napoli e di Santa Maria Capua Vetere, e dice: «I decreti attuativi non ci sono, quindi si potrebbe pensare di procedere prima a nuove elezioni e poi al rior-dino della mappa degli ordi-ni. Ma questa valutazione va fatta con il ministero e con estrema chiarezza e a patto di essere tutti d’accordo».

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C’è tempo fi no al 28 febbraio per partecipare ai tre bandi promossi dalla Cassa di previdenza dei dottori commercialisti: uno per contributi per spese di ospitalità in case di riposo per anziani (per il periodo 1° gennaio 2013-31 dicembre 2013); uno relativo a borse di studio a favore di dottori commercialisti che abbiano frequentato corsi universitari ed extra universitari di specializzazio-ne, di qualifi cazione, master nel corso dell’anno 2012; uno per l’assegnazione di borse di studio a favore di fi gli di dottori commercialisti per l’anno scolastico e accademico 2011/2012.

Case di riposo. Sono messi a disposizione degli iscritti dieci assegni in totale: quattro per «l’anziano , cronico o lungodegente» di importo pari alla spesa sostenuta sino a concorrenza massima di 9 mila euro ciascuno e sei per «l’anziano, cronico, o lungodegente non autosuffi ciente» di importo pari alla spesa sostenuta sino a concorrenza massima di 19 mila euro ciascuno.

Corsi di spe-cializzazione. Le borse di stu-dio sono erogate dalla Cassa per un importo mas-simo di 2.500 euro ciascuna o comunque sino alla concorren-za delle spese sostenute do-cumentate ove inferiori. I corsi universitari ed extrauniversitari di specializzazione, di qualifi cazione, master dovranno essere attinenti a ma-terie e tematiche di area economico-fi nanziarie

Borse di studio per i fi gli. Sono 210 in tutto le borse di studio messe a disposizione per i fi gli dei dottori com-mercialisti che nell’anno accademico 2011/2012:

a) abbiano conseguito il diploma di Istituto di istru-zione secondario di I grado con voto fi nale di almeno 9/10 senza essere stati ripetenti (n. 40 assegni da 1.500 euro);

b) abbiano conseguito la promozione a classe succes-siva, nell’ambito di corsi di istruzione secondaria di II grado con almeno la votazione media di 7,60 senza essere stati ripetenti (90 assegni da 2 mila euro);

c) abbiano conseguito il diploma ovvero superato gli esami di maturità previsti al termine dell’anno di cor-si di istruzione secondaria di II grado con votazione di almeno 80/100 senza essere stati ripetenti (40 assegni da 2.500 euro);

d) siano iscritti a corsi universitari ed abbiano soste-nuto nello stesso anno di riferimento tutti gli esami per l’anno di corso dal piano di studi uffi ciale con una media non inferiore ai 27/30 (40 assegni da 3.500 euro;

e) abbiano frequentato regolarmente corsi universitari ed extrauniversitari di specializzazione, di qualifi cazione, master o simili (gli assegni sono erogati per l’ammontare delle spese sostenute e documentate fi no al massimo di 2 mila euro pro capite).

Le domande, redatte su apposita modulistica messa a disposizione dall’ente di previdenza ovvero in forma libera purché contenenti tutte le informazioni richieste dal bando, dovranno essere consegnate direttamente presso gli uffi ci dell’Istituto pensionistico oppure in-viate alla Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei Dottori Commercialisti - via Mantova 1, Roma (00198) – mediante Pec ([email protected]) o a mezzo raccomandata con avviso di rice-

vimento e dovranno es-sere corredate a pena di inammissibilità dai documenti richiesti dai rispettivi bandi.

Ignazio Marino

Borse di studio, istanzealla Cnpadc entro il 28/2

È guerra aperta tra avvocati e medici sui risarcimen-ti per malasanità. Il Consiglio nazionale forense ha infatti annunciato formale diffi da rivolta all’Asso-ciazione di medici Amami per lo spot «Medici-pa-zienti-avvoltoi», presentato l’altro ieri nel corso di un convegno, dove l’immagine dell’avvoltoio sarebbe riferita all’avvocato che incita il paziente a ricor-rere alla giustizia contro il trattamento sanitario ricevuto. Lo spot intende rispondere a un altro messaggio pubblicitario, «obiettivo risarcimento», dove un gruppo di avvocati invita a denunciare i presunti errori sanitari. Il Cnf chiede al ministro della salute di «prendere immediatamente le distanze dallo spot presentato in un convegno dallo stesso patrocinato, e dunque sotto la sua responsabilità, e di assumere tutte le iniziative necessarie ad affermare la propria estraneità e non condivisione di tale iniziativa pub-blicitaria». Contro lo spot Amami prende posizione anche Osservatorio sanità: «Questo spot avrà il solo prevedibile effetto di rinforzare il messaggio negati-vo nei confronti del sistema», afferma il presidente Francesco Lauri.

Gabriele Ventura

Malasanità, uno spotfa litigare avvocati e medici

«Un altro colpo basso agli studi professionali». Così Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, commenta la notizia anticipata da ItaliaOggi l’altro ieri relativa alla posizione dell’Inps di negare al comparto i benefici contributivi previ-sti dalla legge n. 223/1991 in capo ai lavoratori che, seppur iscritti nelle liste di mobilità, risultino essere licenziati da studi professionali. «Si tratta di una decisione», aggiunge, «assolutamente iniqua per un settore che, con tutta pro-babilità, subirà una integrale esclusione dal sistema degli ammortizzatori sociali».

LA PROTESTA

Colpo basso agli studi

«Un altro colpo basso agli studi professionali». Così GaetanoSt ll id t di C f f i i t l ti i

29Martedì 25 Febbraio 2014

P R O F E S S I O N I

Per l’Inps non spettano le riduzioni contributive, nonostante il parere contrario del ministero

Studi, mobilità senza incentiviNiente sgravi per gli ex dipendenti dei professionisti

DI DANIELE CIRIOLI

Senza incentivi le as-sunzioni degli ex dipendenti di studi professionali. Poiché

riguardano lavoratori licen-ziati da datori di lavoro non impresa (studi professionali), non danno diritto agli sgravi previsti sulle assunzioni dei lavoratori iscritti nelle liste di mobilità (legge n. 223/1991). Lo precisa l’Inps nel messag-i 2761/2014 i dendo

presa. Quando ciò non dovesse ricorrere, non riconosce l’incen-tivo. E questa posizione è riba-dita nel recente messaggio n. 2761/2014, facendo un esplicito riferimento ai «lavoratori licen-ziati da studi professionali».

La posizione del mini-stero. La soluzione dell’In-ps è contraria a quella del ministero del lavoro che, in due interpelli (n. 10/2011 e n. 35/2012, ha lasciato chiara-mente intendere che la pos-sibilità di fruire i predetti in-

meno di 15 dipendenti, con la specifi ca fi nalità (appunto) di agevolarli nella riassunzione mediante il riconoscimento di incentivi. Con il più recente interpello n. 25/2012, inoltre, il ministero ha ribadito la ra-tio dell’istituto della mobilità non indennizzata, senza ope-rare alcuna esclusione quanto a datori di lavoro e lavoratori interessati, precisando che «risiede nella fi nalità di as-sicurare il reinserimento nel mercato del lavoro del perso-

l li i t t ndo

Lavoratori in

mobilità (arti-

colo 8, comma

2, della legge n.

223/1991)

Possono essere assunti con contratto a termine i no a 12 mesi pagando contributi in misura pari a quella degli apprendisti

Lavoratori iscritti

nelle liste di mo-

bilità (articolo 25,

comma 9 della leg

L’azienda che li assume a tem-po indeterminato per i primi 18 mesi paga i contributi in

di i

Gli incentivi

I bandi sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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31Mercoledì 26 Febbraio 2014DOTTORI COMMERCIALISTI ED ESPERTI CONTABILI DI ROMAL’Odcec di Roma ha redatto un documento sulle operazioni di leveraged buy out

LBO, serve chiarezza dal fiscoL’erario non dovrebbe contestare la deducibilità degli oneri

DI ALBERTO SANTI *

L’operazione fi nanzia-ria di leveraged buy-out (sintetizzata con la sigla LBO) è una

tecnica di acquisto di parte-cipazioni attraverso il ricorso all’indebitamento, nata negli Stati Uniti alla fi ne degli anni Sessanta e diffusasi poi anche in Europa e in Italia.

Essa si fonda sulla capacità e sulla possibilità di rimbor-sare il debito contratto per l’acquisizione della società cd. «target», utilizzando i flussi di cassa generati dalla stessa società acquistata. Per conse-guire tale obiettivo, una delle modalità più utilizzate consi-ste nella fusione tra la società veicolo, utilizzata per forma-lizzare l’acquisto e la società obiettivo acquistata, ottenen-do così l’allocazione del debito al medesimo livello dei fl ussi di cassa operativi (operazione così defi nita di merger levera-ged buy-out, MLBO).

L’esame dei suoi contenuti pone alcune questioni fiscali di fondamentale importanza, che vanno verifi cate anche alla luce dell’art. 37-bis del D.P.R. n. 600/1973.

Partendo da queste premes-se, la Commissione Imposte Dirette – Operazioni Straor-dinarie dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma ha elabo-rato un documento di analisi intitolato «Il leveraged buy out

tra valide ragioni economiche, abuso del diritto e fobie antielu-sive», con il quale si tenta di for-nire una corretta impostazione dei problemi sul tappeto.

Rapportando il quadro de-scrittivo al contesto normativo italiano, occorre notare che nel nostro Paese, le operazioni di LBO hanno convissuto, fi no alla recente riforma del diritto so-cietario, con il rischio di essere in opposizione con le previsioni del codice civile che sanciscono il «divieto di assistenza fi nan-ziaria» a presidio della conser-vazione dell’integrità del capi-tale sociale.

Ora, dopo la riforma del 2004, le operazioni di LBO hanno ri-cevuto una specifi ca e stringen-te regolamentazione civilistica ad opera dell’art. 2501-bis del Codice Civile a conferma del fatto che l’ordinamento non vie-ta l’acquisto di partecipazioni attraverso l’indebitamento con successiva fusione della società veicolo (indebitata) con la socie-tà target.

In tale contesto, quindi, l’Am-ministrazione fi nanziaria non dovrebbe contestare la deduci-bilità degli oneri fi nanziari che ne scaturiscono, laddove sussi-stano valide ragioni economi-che e imprenditoriali che giusti-fi chino l’acquisizione, essendo il ricorso all’indebitamento una legittima opzione che si presen-ta all’acquirente. In questo sen-so si è recentemente espressa la sentenza 96/65/2013 della Ctr Lombardia, sezione staccata di

Brescia. Se guardiamo la prospetti-

va che ci viene dall’economia aziendale, le operazioni di ac-quisizione di partecipazioni con ricorso all’indebitamento (c.d. leveraged buy-out) trova-no fondamento nella normale vita dell’impresa, soprattutto nell’ottica dell’investititore/acquirente, quando è indot-to all’acquisizione dell’asset strutturando l’acquisizione con ricorso (anche) al capitale di credito.

Ciò nonostante, nella prassi operativa, non sono mancate le contestazioni mosse dall’Agen-zia delle Entrate per disco-noscere la deducibilità degli interessi passivi correlati al fi -nanziamento dell’acquisizione. I rilievi operati si basano su una gamma di contestazioni che so-stanziano gli accertamenti: dal-la carenza di inerenza, all’abuso del diritto e fi no a tematiche in materia di transfer price quan-do gli investitori sono soggetti non residenti.

L’operazione di acquisizione dovrebbe, invece, essere esami-nata in un’ottica complessiva, avendo riguardo alle finalità effettivamente perseguite. Spesso, invece, le censure mos-se alle operazioni di MLBO mostrano di non tenere conto adeguatamente delle valide ragioni economiche che, di soli-to, sono insite a tali operazioni. L’eventualità che l’acquisizione abbia ad oggetto una parteci-pazione di controllo (e si attui,

quindi, per effetto della stessa un “change of control”) è un ar-gomento di rilevanza decisiva al fi ne di escludere che l’opera-zione possa essere stata attuata per il perseguimento di altre fi -nalità rispetto a quella, appun-to, di garantirsi il controllo della società target. Diversamente, la circostanza per cui l’operazione abbia ad oggetto l’acquisizione di una partecipazione non di controllo non rappresenta, di per sé, un indizio che possa le-gittimare una censura dell’ope-razione da parte della Ammini-strazione fi nanziaria.

Dunque, occorre riferirsi all’essenza di un’operazione che, sotto il profi lo civilistico, si presenta come unitaria, ben-ché a formazione progressiva, in relazione alla quale, quindi, perde di logica il sindacato li-mitato alla sua sola fase ter-minale, costituita dalla fusione della società target con quella veicolo, grazie alla quale è stato perfezionato l’acquisto.

Per una corretta e coerente valutazione di queste operazio-ni occorre aver presente l’im-portanza che il ricorso all’inde-bitamento ha per l’investitore/acquirente, quasi sempre deci-siva per rendere l’acquisizione possibile. Il fatto che sia possi-bile ottenere la deduzione degli oneri fi nanziari non può perciò in alcun caso essere valutato come un obiettivo (né tanto-meno il principale) dell’intera operazione rappresentando, semmai, una conseguenza del-

la scelta legittima di ricorrere all’indebitamento per fi nanzia-re parzialmente l’acquisizione.

Se si riscontra la terzietà sostanziale tra venditori ed acquirenti e tra finanziatori e venditori, nonché l’assenza di soggetti residenti in Stati o territori a fi scalità privilegiata, si può normalmente concludere per la genuinità dell’operazione di acquisizione. In questi casi l’Amministrazione fi nanziaria dovrebbe quindi riconoscere la legittimità tributaria delle ope-razioni di MLBO.

All’importanza dell’indebi-tamento segue, come logica conseguenza, la necessità (o anche talvolta l’opportunità, in termini economico-fi nanziari) di strutturare le operazioni in modo tale da soddisfare le le-gittime esigenze delle banche fi nanziatrici tra cui, in primis, quella di avvicinare i fl ussi di cassa generati dalla gestione al debito contratto: fi nalità ti-picamente perseguita, appunto, attraverso la fusione tra veicolo utilizzato per l’acquisizione e la società bersaglio.

Il documento, alla cui stesura hanno collaborato Gian Mar-co Committeri (coordinatore del progetto), Barbara Fasoli Braccini, Riccardo Gabrielli e Alberto Santi, sarà pubblicato a breve sul sito dell’Ordine (www.odcec.roma.it).

*Presidente Commis-sione Imposte Dirette –

Operazioni straordinarie dell’Odcec di Roma

Nella seduta dello scorso 10 febbraio il Consiglio Direttivo dell’Odcec di Roma, prendendo atto delle oggettive diffi coltà incontrate dagli Iscritti nello svolgimen-to dell’attività professionale nel corso dell’ultimo triennio e dell’impegno stra-ordinario necessario per assolvere gli obblighi formativi, aderendo tra l’altro alle istanze presentate dalle associazio-ni sindacali, ha deliberato di: riconosce-re a tutti gli Iscritti interessati la facoltà di chiedere, con una apposita istanza da presentare agli uffi ci dell’Ordine entro il 15 giugno 2014, l’attribuzione dei crediti formativi maturati nel periodo 1° genna-io - 31 maggio 2014 al triennio formativo 2011-2013. Si intende inoltre dare evidenza sul sito web dell’Ordine, a decorrere dal pros-simo 1° marzo, degli Iscritti che hanno conseguito un numero di crediti forma-tivi non inferiore al numero minimo pre-visto per il triennio 2011-2013 (secondo quanto previsto nell’articolo 9.3 del Re-golamento attuativo della Formazione Professionale Continua), ed ag-giornare tali indicazioni al termi-ne del primo semestre del 2014 in ragione delle certifi cazioni e delle istanze di attribuzione al triennio 2011-2013 nel frattempo pervenute.

Ai fi ni del conteggio, si ram-menta che qualora siano stati

conseguiti crediti formativi presso altri Ordini o a seguito di attività particola-ri previste dall’art. 7.1 del Regolamento attuativo della FPC non inclusi nel to-tale dei crediti che risultano agli uffi ci dell’Ordine, ovvero l’iscritto dovesse trovarsi in una delle condizioni di eso-nero previste dall’art. 8 del medesimo regolamento, è possibile inviare la rela-tiva documentazione entro il 10 marzo 2014 all’Uffi cio Formazione Professio-nale Continua dell’Ordine (email: [email protected]).

Si ricorda che il mancato assolvimento dell’obbligo formativo sarà comunicato al Consiglio di Disciplina Territoriale che valuterà la rilevanza disciplina-re dell’inadempimento. Al riguardo si rinvia alle “Linee guida per gli Ordini territoriali per la valutazione dell’adem-pimento dell’obbligo formativo da par-te degli iscritti” emanate dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili il 17 dicembre 2009.

Formazione professionale continua, riconoscimento crediti triennio 2011-201303/03/2014

Voluntary disclosure - Il rientro dei capitali dall’estero. Opportunità e prospettiveMuseo MAXXIVia Guido Reni, 4/a -ore 17,30 -19,30

04/03/2014Corso Revisione LegaleSede dell’OrdinePiazzale delle Belle Arti, 2 - ore 09,00 - 13,00

06/03/2014La composizione delle crisi d’impresa: aspetti rilevanti per l’attività del commercialistaFacoltà di Economia La Sapienza - Sala delle Lauree Via Del Castro Laurenziano, 9 - ore 15,00 - 19,00

06/03/2014L’attività degli organi sociali negli stati di pre-crisi e di crisi dell’impresaSede dell’Ordine Piazzale delle Belle Arti, 2 - ore 09,00 - 13,00

10/03/2014L’avvio della start up in Italia: problemi e so-luzioniUniversità Niccolò Cusano - Aula Magna Via Don Carlo Gnocchi, 3 - ore 10,00 - 12,30

13/03/2014Le attestazioni dell’esperto nell’utilizzo degli strumenti legali per il superamento dello stato di crisiSede dell’OrdinePiazzale delle Belle Arti, 2 - ore 09,00 - 13,00

CORSI FPC - MARZO 2014

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32 Mercoledì 26 Febbraio 2014

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

IN EDICOLA CON IN EDICOLA CON

AgricolturaOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELOPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DEL

Oggi

Il neopresidente di UeCoop descrive la nuova centrale e torna sulla questione parmigiano

In sei anni chiuse 15 mila stalleLosapio: danni al made in Italy dall’import di similgrana

DI LUIGI CHIARELLO

«In sei anni sono state chiuse in Italia oltre 15 mila stalle, che produ-cevano latte e formag-

gi». E ancora: «Le importazioni di formaggi similgrana in Ita-lia sono aumentate dell’88% in dieci anni e hanno raggiunto i 27,3 mln di chili». Di più: si sti-ma che questi prodotti abbiano «un mercato equivalente all’ex-port complessivo di grana e parmigiano» e un giro d’affari in valore «pari a un mld di euro alla produzione», che raddop-pia «a prezzi di distribuzione». Il neopresidente di UeCoop, Gianpietro Losapio, non lesina cifre. Fresco di nomina al vertice della nuova centrale cooperativa fortemente voluta da Coldiretti, Losapio torna sulla querelle che ha coinvolto il presidente del Consorzio del parmigiano reggiano, Giusep-pe Alai, per via di suoi investi-menti in una società straniera produttrice di similgrana. E con ItaliaOggi sviscera tutti i timori legati alle importazioni di latte straniero e alle possi-bili contraffazioni del prodotto principe delle Dop.

Domanda. Cominciamo dai numeri. Lei è il nuovo presidente UeCoop. Quan-te cooperative associa il nuovo sodalizio e in quali settori opera?

R. UeCoop, Unione europea delle cooperative, è stata co-stituita appena un anno fa per essere ricono-sciuta e autoriz-zata il 24 aprile 2013 con decre-to del ministro dello sviluppo economico. Attualmente rappresenta oltre 4 mila cooperative che operano in tutti

i settori cooperativi (agricoltu-ra, pesca, produzione lavoro, so-ciale, abitazione, cultura, turi-smo, sport ecc.) e sono dislocate in tutte le regioni del aese.

D. È in grado di stimare il numero complessivo dei soci e il fatturato comples-sivo generato?

R. I soci di queste cooperati-ve sono ad oggi oltre 500 mila e dalle prime stime emerge che le cooperative associate forma-no un dato aggregato del fattu-rato che supera gli 8 miliardi di euro.

D. Quali le nuove sfide che vi ponete e con quali linee intendete sedere ai tavoli della cooperazione?

R. Per il rilancio del siste-ma paese è urgente misurare e adeguare la cooperazione a imponenti sfi de globali: inter-nazionalizzazione, innovazione tecnologica, credito solidale, contratti di rete. In una parola è richiesto un «salto» di com-petitività, che può essere vera-mente tale solo se le coopera-tive coinvolgono i propri soci. Serve una governance solidale, coesa e unita. In altri termini, una «governance a rete». È fondamentale sia nei rappor-ti con le istituzioni pubbliche, nazionali e sovranazionali, sia nei rapporti con il mercato e gli attori che vi operano.

D. Quale la sua posizione sulla vicenda «parmigiano», prodotto simbolo del made in Italy?

R. Partiamo innanzitutto dal problema che oggi vi

è una crisi etica oltre che economica

nella coopera-zione italiana. Per questo, ba-

sti pensare alla vicenda di Lam-pedusa, nella quale abbiamo visto migranti

nudi e all’aperto mentre un opera-

tore spruzzava ad-dosso loro un farmaco

contro la scabbia. Una vergogna disumana che

fa male alla vera coope-razione.

La stessa cosa, vale per il secondo arre-

sto del direttore del Consorzio del par-migiano reggiano voluto e riconfer-mato dal presiden-te Giuseppe Alai,

che ammette candidamente di avere avuto interessi, attraver-so un complesso meccanismo di partecipazione societarie, presso l’impresa ungherese Magyar, produttrice di for-maggi di imitazione che fanno concorrenza al re dei formaggi italiani.

Domanda. Il presidente Alai sostiene che sia sta-ta solo una operazione finanziaria. Secondo lei è lecito condur-re operazioni simili, perché legale lo è.

R. Forse non vi è nessun ri-lievo penale e forse non c’è un problema di statuto che credo comunque vada adeguato. In compenso, è palese un rilevan-te confl itto di interessi: il presi-dente del Consorzio che tutela il parmigiano reggiano, fa af-fari con una società ungherese che commercializza formaggio che non è parmigiano reggiano, ma una sua imitazione cosid-detta similgrana. Ecco perché UeCoop ha predisposto un proprio codice etico, perché casi come questo non devono essere possibili.

D. Coldiretti più volte ha denunciato le importazioni al Brennero di latte stranie-ro. Lei teme che dietro la vi-cenda parmigiano si possa agitare lo spettro di impor-tazioni di latte straniero che fi nirebbe nel processo produttivo del formaggio?

R. La questione non è ri-ferita al fatto che si usi latte non prodotto nell’areale della

Dop, ma è certo che dall’estero arrivano ingenti quantità di formaggi che fanno concorren-za al parmigiano reggiano e in generale alle nostre produzioni di latte e formaggi. Pensi: sono state chiuse oltre 15 mila stalle da latte in sei anni. Il latte sfu-

so ungherese e le cagliate tedesche o della Litua-nia arrivano per produr-re formaggi, latticini e yo-

gurt che possono essere «spac-ciati» come italiani perché sul-le etichette non è obbligatorio scrivere la provenienza della materia prima.

D. Tutto ciò, però, sem-bra dare ragione a chi so-stiene che il superamento della quota latte assegnata all’Italia non sia in realtà mai avvenuto in questo pa-ese e che, dunque, le multe comminate sarebbero tutte da restituire…

R. In questo caso vanno restituite prima di tutto le somme che i produttori onesti hanno versato per mettersi in regola.

D. Se così fosse il sistema delle Dop rischierebbe di saltare: verrebbe minac-ciato anche il suo prodotto principe.

R. A questo proposito le voglio fornire un altro dato. Le importazioni italiane di formaggi duri di latte bovino non Dop, assimilabili a dei similgrana, sono aumentate dell’88% in dieci anni e hanno raggiunto i 27,3 mln di chili.

I similgrana sono arrivati in Italia soprattutto dall’Europa a partire dalla Germania e dalla Repubblica Ceca, anche se in forte crescita risulta es-sere l’Ungheria. Si tratta di formaggi di diversa origine e qualità che non devono rispet-tare i rigidi disciplinari di pro-duzione approvati dall’Unione europea per i formaggi Dop. Il rischio è che vengano scambiati dai consumatori come prodotti made in Italy perché vengono spesso utilizzati nomi, imma-gini e forme che richiamano all’italianità. Nessuno di questi formaggi indica in etichetta da dove proviene il latte con cui è realizzato, ma sono confusi con i «nostri» anche perché appare il bollo Ce con la It di Italia se il formaggio viene semplicemen-te confezionato in Italia. Se pensiamo, dunque, che chi do-vrebbe difendere il formaggio principe, ovvero il parmigiano reggiano, partecipa a società che importano, noi diciamo no, in quanto dobbiamo salvaguar-dare le nostre produzioni di ec-cellenza e i nostri allevatori e produttori.

D. A quanto ammonta la produzione e il giro d’affari dei similgrana?

R. Si stima che il mercato di questi formaggi prodotti nell’Est Europa e venduti nel mondo equivalgano in termini di quantità all’export italiano di parmigiano reggiano e grana padano: 2.200.000 forme da 38 kg ciascuna. Esse corrispon-dono a un valore di 1 miliardo di euro valutato ai prezzi alla produzione e a 2 miliardi alla distribuzione.

«Coldiretti genera un clima di non tra-sparenza, torna su questioni che sono state ampiamente chiarite un anno fa, diffonde notizie false sugli incarichi del presidente del Consorzio, arriva quasi ad attribuire al Con-sorzio stesso la responsabilità delle imitazioni di cui il nostro formaggio è oggetto nel mondo e parla irresponsabilmente di contraffazioni che non esistono». Le affermazioni, di Antonio Dosi, coordinatore di Agrinsieme Emilia Romagna, rispondono alle polemiche inne-scate sul Consorzio del parmigiano reggiano. Per il presidente di Agrinsieme, che raggruppa Cia, Confagricoltura, Agci, Confcooperative e Legacoop, quelli di Coldiretti Emilia Romagna sono «comportamenti irresponsabili, strumen-talizzazioni e falsità inaccettabili perché lesive della credibilità del mondo agricolo e dannose

per una delle sue grandi eccellenze». E poi Dosi se la prende anche con la politica, con quegli esponenti che «esprimono opinioni a ruota li-bera, arrivando a presentare interpellanze o interrogazioni in sedi istituzionali senza nep-pure preoccuparsi di verifi care l’attendibilità di informazioni acquisite da fonti del tutto estranee al Consorzio». Per Agrinsieme, tutto questo «rischia di generare danni a carico di quel mondo agricolo che la Coldiretti sarebbe chiamata a tutelare». E contro quella che Dosi defi nisce un’«azione inaccettabile», «useremo ogni mezzo per fare chiarezza, invitando a un analogo impegno quel mondo politico e istitu-zionale che non può sottrarsi alla responsa-bilità di tutelare un’eccellenza italiana anche a fronte di falsità e irresponsabilità che ne ledono l’immagine».

Agrinsieme: Coldiretti avvelena i pozzi

Gianpietro Losapio

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Il giro d’affaridei similgrana è pari

all’export totaledi Grana e Parmigiano

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33Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26 Febbraio 20AT T U A L I TÀMedia spagnoli: il Fondo strategico italiano vuole comprare la holding

Deoleo, tutti la vogliono...In corsa Tata, Cargill e la spagnola Dcoop

DI ALBERTO GRIMELLI

L’Italia potrebbe rien-trare nella partita per il controllo del merca-to mondiale dell’olio

d’oliva, secondo indiscrezioni iberiche. Negli ultimi giorni in Spagna sono apparsi articoli su El Confi dential e Olimerca che indicherebbero un inte-ressamento della holding sta-tale «Fondo strategico italiano» (Fsi) per Deoleo. Il colosso spagnolo dell’olio d’oliva, che da solo commercializza il 10% della produzione mondiale d’olio d’oliva con marchi come Carapelli, Bertolli e Sas-so, è in vendi-ta da qualche mese. Gli isti-tuti di credito che posseggono il 35% del capitale so-ciale di Deoleo hanno infatti conferito a JP Morgan l’inca-rico di advisor per la vendita delle quote. Dopo voci di ma-nifestazioni di interesse cinesi, dissoltesi a causa di preoccu-pazioni sull’elevato indebita-

mento della società spagnola, gli unici contatti concreti con la banca d’affari londi-nese sono di gruppi fi nanziari e fondi. CVC, Carlyle e PAI Partners avevano uffi-cializzato il loro interessamento per Deoleo ma nessuna opera-zione si è conclusa per l’aperta ostilità del governo di Madrid che vorreb-be come principale azionista di Deoleo un gruppo industriale

con un progetto di rilancio. È ritornata così in

scena la pista italiana. Già a settembre 2013 su Italia-Oggi Biagio

Mataluni, patron di Dante, aveva lanciato

l’idea di una cordata italiana, sostenuta finanziariamente proprio dal Fondo strategico italiano, per riportare in patria i marchi Carapelli, Bertolli e Sasso. Sebbene si siano rin-corse voci, mai nessun gruppo

italiano si è concretizzato. Così oggi alcune testate iberiche

ipotizzano un interessa-mento diretto del Fsi

per un’operazione del valore di 250 milioni di euro. L’acquisto di Deoleo da par-te del fondo so-vrano nazionale,

partecipato per l’80% dalla Cassa

depositi e prestiti e per il 20% dalla Banca d’Italia, costituirebbe una vera e pro-pria nazionalizzazione del set-tore oleario proprio nel momento in cui è stato avviato un processo di privatizza-zione di altri asset, come le Poste. Dubbio an-che il gradimento del governo iberico per il fondo italiano dopo il diniego a finanziarie private internazionali. Da con-siderare, inoltre, la reazione negativa e allarmata di Dcoop alle indiscrezioni di stampa. La più grande cooperativa

olivicola-olearia spagnola ten-tò la scalata a Deoleo due anni fa ma fu bloccata dall’Antitrust e oggi vorrebbe far ritornare in auge il progetto di una fusio-ne Dcoop-Deoleo, puntando sulla difesa degli interessi na-zionali rispetto al competitor Italia. Se appaiono inverosi-mili i rumors di un interessa-mento italiano per Deoleo, così non è per un possibile ritorno di Cargill. La multinazionale americana, leader nel settore degli oli e grassi insieme con Bunge, non ha mai nascosto il proprio interesse per il mer-

cato dell’olio d’oliva, pur considerando

eccessivi i 250 mil ioni di euro richiesti dagli istituti

di credito spa-gnoli. Un’altra pi-

sta porta all’India. Il colosso indiano dell’automobile Tata si sta infatti interessando sem-pre più all’agroalimentare. È già il secondo produttore al mondo di tè e potrebbe voler entrare anche nel settore ole-ario da leader di mercato.

DI ANDREA SETTEFONTI

Avviato il processo di re-cupero degli antichi grani italiani. Ed il primo è un cereale lucano. Si tratta della Saragolla Lucana, la prima ad essere iscritta al registro delle varietà vegetali come «Varietà da conservazione». Ovvero, sottolinea il Centro di Ri-cerca per la Cerealicoltura del Cra, «quelle varietà tradizionalmente coltivate in particolari località e mi-nacciate da erosione geneti-ca». La Saragolla è un’an-tica varietà di frumento duro diffusa in provincia di Potenza e oggi recuperata grazie all’impegno dell’as-sociazione lucana Cerea-listi di Antiche Varietà di Palazzo San Gervasio, del Cra Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia (Cra-Cer) e alla Regione

Basilicata. «Le Saragolle anticamente rappresenta-vano il frumento duro per eccellenza, base per la pro-duzione di pasta», spiega Roberto Papa, direttore del Cra-Cer. «Oggi, queste varietà sono praticamente scomparse, sostituite dai più produttivi frumenti duri moderni a taglia bas-sa. Restano tuttavia piccole coltivazioni confi nate prin-cipalmente nelle aree inter-ne dell’Appennino meridio-nale che alimentano piccole fi liere legate alla commer-cializzazione di prodotti ti-pici». Tra le caratteristiche della Saragolla lucana, le spighette contengono di so-lito 2-3 semi di colore scuro e di grandi dimensioni, ha un’altezza che oscilla tra i 140 e i 160 cm e l’epoca di spigatura è più tardiva ri-spetto a quella dei frumenti duri più comuni. Il recupe-ro è stato possibile anche al progetto Buongrano che ha portato al recupero dei materiali genetici. «Lo sco-po dell’iniziativa è quello di tutelare e valorizzare il patrimonio genetico delle antiche varietà di frumento duro tipiche della regione per proporre nuovi prodot-ti, diversifi cando l’offerta e acquisendo maggiore competitività in questo che resta un settore di nic-chia», sottolinea Pasqua-le De Vita del Cra-Cer e responsabile scientifi co del progetto Buongrano.

CON IL CRA

Al recupero del grano

antico

INTESA

Biologico, pagamentipiù veloci

DI ANDREA SETTEFONTI

Pagamenti più rapidi per i produttori biologici. È possi-bile, grazie all’accordo tra il gruppo Apofruit, attraverso la controllata Canova, e Inte-sa Sanpaolo per il pagamen-to immediato delle forniture di prodotti biologici. Un progetto innovativo che, dopo i soci pro-duttori di pomodoro da indu-stria, coinvolge ora i fornitori di prodotti biologici. Per effetto di questo accordo, i produttori potranno «factorizzare» le fat-ture di vendita, in modo che i pagamenti delle forniture che vengono realizzati normalmen-te a 60 giorni potranno essere pressoché immediati, ad un tas-so particolarmente vantaggio-so, il 2,8% annuo. Per Ernesto Fornari, direttore di Canova si tratta di un accordo importan-te. «I nostri partner utilizzano normalmente le nostre fatture per scontarle anticipatamente in banca ma ad un tasso che oscilla tra il 5 e l’8%. Con que-sto accordo, invece, potranno avere un risparmio consistente nei tassi di interesse e disporre delle fi nanze per la propria atti-vità». L’accordo è stato possibile, conclude Fornari, grazie «alla solidità fi nanziaria del gruppo considerato a rischio zero dal sistema bancario».

Un sospiro di sollievo per l’industria ole-aria, ma solo nel dicembre 2013, quan-do, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente le imprese associate ad

Assitol hanno visto una crescita dell’export del 16,6%. Se guardiamo ai dati complessivi della campagna olearia 2012/2013 forniti dal Coi, in-vece, c’è ben poco da sorridere per il comparto oleario nazionale che, in controtendenza rispet-to all’export agroalimentare italiano, ha fatto registrare un -5% e addirittura un -8% nei paesi extra comunitari. Particolarmente sensibile proprio questo ultimo dato, consideran-do che il 60% delle nostre esportazioni è destinato pro-prio a nazioni fuori dall’Unione europea. I princi-pali acquirenti di olio confezionato da marchi italiani sono gli Stati Uniti, che ne ha acquistato il 30%, seguiti da Giappone, Canada, Cina e Svizzera. Una situazione di difficoltà che in Assitol spiegano con il forte calo nell’offerta di materia prima, legata alla caduta della pro-duzione in Spagna. La diminuita offerta aveva fatto lievitare i prezzi all’origi-ne. Ciò, in una difficile situa-zione economica, ha provocato una diminuzione delle vendite, che ha pesato a lungo su tutto il comparto oleario. Più il prezzo

all’ingrosso si mantiene basso e meglio andrà il commercio mondiale. Se questa equazione è vera, ben poca speranza c’è quest’anno per l’ex-tra vergine 100% italiano che, dopo aver toccato la quotazione minima proprio a dicembre 2013, a 2,8 euro/kg ha iniziato, a partire da gennaio 2014, una corsa al rialzo raggiungendo a metà febbraio i 3,4 euro/kg. Al contrario, grazie a una campagna positiva e una produzione abbondan-te, il prezzo all’origine spagnolo è in costante ribasso da molte settimane, ed è arrivato a 2,2

euro/kg. È proprio la Spagna a trascinare verso il basso le quotazioni, con Tuni-

sia e Grecia che invece spuntano, ri-spettivamente i 2,4 euro/kg e 2,9 euro/kg. Sarà quindi la Spagna

a rifornire il boom delle vendi-te dell’industria olearia italia-na. L’85% delle esportazioni

nazionali è infatti rap-presentato da oli con-

venzionali, miscele di oli comunitari ed

extra comunitari, con un trend in crescita del 12,7%. La restante parte dell’export è 100% italiano, Dop/Igp e bio-logico. L’industria olearia italiana sembra quin-di sempre più preferire l’approvvigionamento

dall’estero. Proprio nel 2012/13, a fronte di un calo delle vendite del 5%, le importazioni di olio da paesi comunitari ed extra-comunitari sono aumentate dell’8% secondo i dati Coi.

Bene l’export nel 2013, ma la produzione di olio rallenta

L’industria dell’olio respiraGli olivicoltori invece no

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Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

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34 Mercoledì 26 Febbraio 2014 TECNOLOGIA & INNOVAZIONEOggi a Roma la presentazione del progetto Amalattea-Cra-Granarolo

Capra! Capra! Capra!Nasce la fi liera tutta italiana di latte caprino

DI LUISA CONTRI E LUIGI CHIARELLO

Far rinascere la filie-ra italiana del latte di capra. È il sogno di Amalattea, azienda

specializzata nella produzione, lavorazione e trasformazione in formaggi, nel suo stabilimento di Villagrande Strisaili (Og), di 15 mln di litri di latte di capra l’anno (4 mln l prodotti in Sar-degna e gli altri 11 mln l im-portati) per un fatturato 2013 di 15,5 mln euro.

Per farlo avverare Amalattea ha siglato con il Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimenta-zione in agricoltu-ra) un protocollo di collaborazione quinquennale, che ha avuto il patroci-no del Mipaaf e che sarà presentato sta-mani a Roma presso la sede dell’istituto di ricerca durante il convegno «Latte di capra: un patto per lo sviluppo». Il progetto poggia su una domanda di mercato così solida che, volendo parafrasare, lo slogan potrebbe essere l’esclamazione: «Capra! Capra! Capra!» di «sgarbiana» memoria, quasi a indicare la determinazione dei soggetti che intendono realizzarlo.

«Insieme al nostro partner Granarolo», anticipa a Ita-liaOggi Maurizio Sperati, presidente di Amalattea, «ab-biamo valutato in 30 mln di litri di latte di capra il nostro fabbisogno a breve. La doman-da di questo prodotto e dei suoi derivati da parte del consuma-tore italiano è d’altronde forte e non c’è ragione di continuare a importare la materia prima dall’estero, quando potremmo produrla in Italia, oltretutto a prezzi remunerativi per gli allevatori». Oggi la produzione

di latte di capra in Italia è stimata in-torno ai 115 mln l/anno, contro i 657 della Francia, i 540 della Spa-

gna, i 402 della Grecia e i 190 dell’Olanda.

I n s i e -me ai suoi p a r t n e r : Cra, Ismea, Arpes, Gra-narolo, Ama-lattea punta da un lato a solleci-tare la già solida domanda interna di latte di capra, un prodotto al-tamente digeribile per le pic-cole dimensioni delle sue mo-lecole di grasso (1/10 di quelle del latte vaccino), nonché un valido sostituto delle bevan-de a base di soia e riso (se ne consumano 50 mln l/anno in Italia) su cui s’orientano spesso gl’intolleranti al latte vaccino. E dall’altro

di far ripartire l’allevamento di capre da latte in Italia, garan-tendo ai neopartner nella fi lie-ra l’acquisto del latte prodotto per i primi cinque anni.

«Auspichiamo», spiega Spe-rati, «di riuscire a far partire nei prossimi 3-5 anni 40-50 al-levamenti di circa 500 capre

ciascuno sia

di razza murc ia -

na, d’origi-ne spagnola, vocata alla produzione

di latte per la trasformazio-

ne in formag-gi, sia di razza saanen, d’ori-

gine svizze-ra, vocata a

quella di latte da bere. Il tutto nel Centrosud del paese. Pen-so a Puglia, Lazio, Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna. Al momento ne stanno per partire tre, due da mille capi in Sar-degna e uno da 2 mila capi in Basilicata».

«Il modello d’allevamento che abbiamo messo a punto insieme al Cra e all’Arpes (la società che ha messo a punto

per Granarolo il progetto del latte Alta Qualità, ndr)», pro-segue Sperati, «e che consente d’ottenere un ebitda del 30%, è quello intensivo in stabulazio-ne, che garantisce una maggio-re continuità della produzione di latte. Abbiamo calcolato che, a fronte d’un investimento ini-ziale nell’ordine dei 250-400 mila euro, un allevamento di 500 capre murciane potrebbe produrre 325 mila l/anno di latte, per un valore di 300 mila euro, e uno d’altrettante capre saanen 450 mila l/anno di latte per 340 mila euro».

di latte di capra in di far ripartire l’allevamento di quella di latte da bere Il tutto

La carne Chianina allevata con un fi liera tutta non Ogm. Lo stabilisce un protocollo d’intesa che vede in prima fi la allevatori e Cia. Un protocollo grazie al quale per gli allevatori si aprono nuovi sbocchi commerciali, in parti-colare nei confronti della grande distribuzio-ne organizzata. Attualmente solo il 7% delle aziende zootecniche toscane che alleva razza Chianina, utilizza una parte di mangime per l’alimentazione animale di origine Ogm, in particolare soia importata. La soia non Ogm costa il 15% in più. La Toscana conta com-plessivamente circa 600 allevamenti di Chia-nina. Per quanto riguarda i 400 allevamenti controllati dal progetto, Il 60% circa ha una consistenza di 10-50 capi, mentre rientrano

nella fascia 50-100 capi il 20% circa degli allevamenti. Per Chiara In-nocenti, presidente Cia Arezzo, «vogliamo dare un valore aggiunto alle nostre aziende e allevamenti, offrire opportunità ulteriori di mer-cato. La fotografi a dell’allevamento

di Chianina ci mostra, comunque, un settore vitale, basato su allevamenti medio-piccoli con prevalenza di ciclo chiuso ed alimentazione locale ed una discreta integrazione di fi liera». Passaggio fondamentale è la certifi cazione No Ogm che, secondo Marco Failoni della Cia Toscana, «potrebbe essere raggiunta senza cambiamenti dei processi produttivi e senza eccessivi costi aggiuntivi».

Fra i problemi maggiori, per una produ-zione di carne chianina no-Ogm, ci sono i costi di produzione, i mangimi sono più cari. Tuttavia, come sottolinea Stefano Mengo-li, responsabile commerciale Cooperativa Bovinitaly, «la certifi cazione No-Ogm non è un requisito dell’Igp ed è facoltativa. La cer-tifi cazione degli alimenti riguarda esclusi-vamente soia, mais e derivati». Quello della Chianina, fa parte del progetto Prosperano - Protocollo sperimentale alimentazione no Ogm cofi nanziato dalla Regione Toscana. Il costo del progetto è stato di 495 mila euro.

Andrea Settefonti

Arriva la Chianina libera da Ogm

SPANDICONCIME

M. Gaspardo ora produce con Unicka

Fra giugno e luglio pros-simi nello stabilimento Primis di San Vito al Ta-gliamento (Pn) prenderà il via la produzione di mac-chine spandiconcime. A fi -nanziare l’operazione due aziende padovane, partner da parecchi anni: il grup-po Maschio Gaspardo Unigreen, produttore di macchine per la lavora-zione del terreno, semina, trattamento delle colture e manutenzione del verde (280 mln euro di fatturato nel 2013, per l’85% realiz-zati al di fuori dei confi -ni italiani, 13 impianti produttivi di cui otto in Italia e tre all’estero, in Cina, India e Romania, e 13 fi liali commerciali) e Unicka, specialista nello stampaggio su lamiera. I due soci di Primis, rispet-tivamente con quote del 40 e del 60%, investiranno 5 mln euro quest’anno per avviare la produzione che sarà realizzata da 110 ad-detti di nuova assunzione (oggi l’impianto ne occupa 15). Con questa iniziativa il gruppo Maschio Ga-spardo Unigreen, che ha intenzione di diventare un operatore full line, fa un passo avanti nel suo progetto di dar vita a un polo industriale del-le macchine agricole nel territorio compreso tra il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Grazie alla recen-tissima acquisizione della Feraboli (macchine per la fi enagione) e all’ingresso nel capitale della Visini (rimorchi agricoli, carri botte e dumper) il gruppo Maschio Gaspardo Uni-green conta di chiudere il 2014 a quota 350 mln euro.

Luisa Contri

Maurizio Sperati

ACOS, LA DIVISIONE COMMODITIES AGRICOLE DEL GRUPPO PEDON (poco meno di 90 mln euro), ha siglato una partnership con Univeg Trade Italia (gruppo belga Univeg, 3,1 mld euro) per la distribuzione e la commercia-lizzazione di prodotti grocery nell’area del Mediterraneo e del Medio oriente che transiteranno sulla piazza di Dubai.

PALADIN CAPITAL PARTNERS GROUP, azionista di maggioranza dl gruppo Fini (94 mln euro), ha rilevato il 100% della Greci Ind. Alim., società specia-lizzata nel foodservice con un fatturato di 80 mln euro. L’operazione consen-tirà a Fini d’ampliare il portafoglio prodotti proposto alla clientela.

ITALIA ORTOFRUTTA, L’ASSOCIAZIONE cui aderiscono 131 Op per 1,6 mld euro, ha siglato un accordo col Banco

Popolare che s’impegna a mettere a disposizione delle Op e dei loro asso-ciati prodotti e servizi fi nanziari per il sostegno della crescita delle loro aziende.

LA COOPERATIVA DELLA RISTORAZIONE COLLETTIVA CIR FOOD (500,7 mln euro previsti per il 2014) investirà 20 mln euro quest’anno per potenziare la sua produttività. In particolare rinnoverà alcuni centri di cottura, acquisirà macchinari tecnologicamente più avanzati e nuovi programmi IT e adot-terà misure per migliorare la propria sostenibilità ambientale.

IL GRUPPO LAVAZZA ha siglato un accordo pluriennale con l’america-na Green Muntain Coffee Roasters, principale player sul mercato Usa delle macchine per caffè e bevande Keuring nel canale domestico, per la

distribuzione, a partire dall’autunno negli Usa e dal 2015 in Canada, di caffè in capsule nelle miscele Lavazza gran aroma, classico, gran selezione e perfetto.

LA HOLDING TREVIGIANA DEL CAFFÈ MASSIMO ZANETTI BEVERAGE GROUP (1,349 mld euro) mette piede diret-tamente in Nuova Zelanda, mercato d’export fi n dagli anni 90. La control-lata Segafredo Zanetti Australia, il mese prossimo subentrerà alla guida di EspressoWorkz, società con sede ad Auckland che commercializza caffè e macchine da caffè in tutto il paese.

IL COMITATO PERMANENTE DELLA CATENA ALIMENTARE e della salute ani-male dell’Ue ha approvato un secondo round di test del Dna da condursi la prossima primavera nei paesi europei per verifi care se la carne di cavallo è

ancora aggiunta a prodotti fraudo-lentemente etichettati come di carne bovina. Nel primo round di questi controlli, nel 2013, era emerso che questa frode in commercio riguardava il 4,6% di prodotti controllati.

NUOVA DENUNCIA DELL’UNIONE SPA-GNOLA dei piccoli agricoltori e alleva-tori (Upa) contro la fi liale spagnola di Carrefour davanti all’Agenzia di informazione e controllo alimentare per sottocosto, pratica illegale in Spa-gna. Il retailer già accusato il mese scorso da Upa per il sottocosto sull’olio d’oliva, incassa una seconda denuncia per quello sulla carne di coniglio.

IL GRUPPO AGROALIMENTARE TURCO YILDIZ HOLDING ha ceduto la sua controllata nel settore dei lieviti Dosu Maya alla società francese Le Saffre per 162 mln euro.

RISIKO AGRICOLO

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35Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì P O LT R O N E I N E R B ADonna, 25 anni. È il neopresidente giovani Coldiretti

Potare le scartoffieGardoni: più credito alle imprese

DI GIUSY PASCUCCI

Ha il viso fresco e la grin-ta dei suoi 25 anni, ma parla con una sicurez-za e una

concretezza da veterana Maria Letizia Gardo-ni, neoeletta pre-sidente dei giova-ni di Coldiretti ieri, a Roma, al termine dell’as-semblea dei Gio-vani Impresa di Palazzo Rospiglio-si. «Per prima cosa vorrei proseguire il percorso in-trapreso dal precedente pres idente ( V i t t o r i o Sangiorgio, ndr) nel por-tare avanti tutte le inizia-tive possibili per abbattere le barriere che ci sono nell’avvia-re le aziende agricole», ha det-to subito dopo l’elezione a Ita-

liaOggi. «Sono tutte diffi coltà che ho provato io stessa e che si legano l’una con l’altra. Direi che le più importanti sono la-vorare sull’accesso al credito e

rivolgersi sempre più alle istituzio-ni e allo stato per accorciare l’iter burocratico, ma è importante pun-tare anche sulla formazione. La qualifi cazione non è secondaria nel nostro settore». La neopresidente

non dimentica però un altro anello debole della catena. «Vorrei fare di più per incre-mentare gli incontri e la connessione tra il mondo dell’istruzio-ne e il mondo

del lavoro. Sono ancora troppo lontani e questo è un elemen-to negativo per i giovani e il mondo del lavoro». L’aspetta-

no cinque anni di battaglie, ma Gardoni sembra ottimista anche contando sul fatto che il nuovo governo è molto giovane. «Ci aspettiamo che venga dato più spazio ai giovani e siamo pronti a una piena collabora-zione col governo Renzi per fare proposte che diano ai gio-vani nuove opportunità». «Non siamo cervelli in fuga, noi siamo i cervelli che restano. E dobbiamo mostrare a tutti quanto i giovani imprenditori agricoli siano intraprendenti e quanto impegno mettiamo tut-ti i giorni nelle nostre attività», aveva detto precedentemente nel suo discorso di apertura, chiedendo a tutti i presenti un percorso collettivo di compar-tecipazione e condivisione del-le decisioni fi nali «che devono servire a restituire ai giovani occupazione, reddito, dignità». Anche all’Expo 2015. «I giova-ni, ha spiegato a ItaliaOggi, devono essere in prima linea per raccontare al mondo com’è la nostra nuova agricoltura che non è fatta solo di tradizione ma anche di avanguardia, di estro creativo, di passione».

UN TESTO UNICO PER IL VINO. Il documento, che ha coinvolto Agrinsieme (il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane dell’agroalimentare), Unio-ne italiana vini, Federvini, Assoenologi e Federdoc uni-fi ca tutte le disposizioni che disciplinano la materia del comparto vitivinicolo. Pre-sentato ieri in commissione agricoltura della camera dei deputati, il testo unico vuole sburocratizzare e semplifi -care le norme e gli adempi-menti cui devono rispondere le aziende.

ARRIVA IN ITALIA L’11ª EDIZIONE DEL CONGRES-SO MONDIALE DEL POMODORO, dopo le preceden-ti tappe in Tunisia, Canada, Portogallo e Cina. L’appuntamento si terrà a Sirmione dall’8 all’11 giugno 2014. Attesa la par-tecipazione di 500 opera-tori. L’evento è organizzato da Amitom-Association Méditerranéenne interna-tionale de la Tomate, dal World Processing Toma-to Council e da Ishs, la principale organizzazione mondiale di scienze ortofrut-

ticole operante in 50 paesi.

RISTRUTTURAZIONE VIGNETI TOSCANI. Scade il prossimo 31 marzo il termine entro il quale presentare le doman-de di sostegno per la ristrut-turazione e riconversione dei vigneti a cui la regione Toscana ha destinato quasi 17 milioni di euro. Lo stabi-lisce un decreto dell’Artea, l’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura.

STOP ALLA VENDITA DELL’OLIO TOSCANO MARCHIATO HAR-RODS presso i famosi ma-gazzini di Londra e sul sito

web www.harrods.com. A comunicarlo il Depart-ment for environment food & rural affairs del Regno Unito, a seguito

dell’apertura della pro-cedura ex offi cio avviata

dall’ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressioni frodi pro-dotti agroalimentari contro la commercializzazione del «Tuscan Extra-virgin Olive Oil». L’ispettorato aveva chiesto di bloccare la vendita in quanto l’olio, imbottiglia-to in Uk, recava in etichetta riferimenti evocativi della produzione di extra vergine di oliva Igp Toscano, protetta in ambito Ue.

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Marchigiana, di Osimo (Ancona), 25 anni, Maria

Letizia Gardoni è laureata in scienze e tecnologie agrarie

all’Università politecnica delle Marche. Coltivatrice di ortaggi

con metodo macrobiotico nell’azienda familiare,

rifornisce i punti macrobiotici della provincia di Ancona

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36 Mercoledì 26 Febbraio 2014 AT T U A L I TÀ

Anche la Polonia si è schierata con l’Ita-lia nella battaglia contro l’etichettatura a semaforo degli alimenti che la Gran Bre-tagna vuole adottare su base volontaria. E il vicepresidente della Commissione Ue con delega all’industria Antonio Tajani sta valutando la possibilità di aprire una procedura di infrazione contro Londra. I tecnici Ue stanno esaminando la risposta di Downing Street a un’indagine preli-minare della Commissione Ue chiusa la settimana scorsa. «Se la risposta non è soddisfacente», ha spiegato Tajani a margine del Consiglio competitività del 20 febbraio, «sarò costretto ad aprire una

procedura d’infrazione». L’etichettatura a semaforo, nata come sistema di infor-mazione ai consumatori per i prodotti con più ingredienti, è stata elemento di scontro nel dibattito sul regolamento 1169/2011 per le etichette alimentari. Alla fi ne era stato stralciato dal testo le-gislativo perché i bollini furono ritenuti fuorvianti e discriminatori, affi bbiando bollini rossi a gran parte delle Dop euro-pee, l’arancione all’extra vergine di oliva e il verde all’olio di semi. Ma il regola-mento approvato lasciava la facoltà agli stati di adottare schemi nazionali di eti-chettatura volontari. La Gran Bretagna

vuole sfruttare questa possibilità e all’eti-chetta colorata hanno già aderito il 98% delle più grandi catene di distribuzione d’Oltremanica. Circostanza che suscita perplessità e domande: «Ci troviamo di fronte a una pratica concordata, un car-tello, a un boicottaggio collettivo o altro?», ha attaccato l’ex ministro Enzo Moave-ro Milanesi durante l’ultima riunione con i suoi omologhi europei. L’Italia fi n dal primo momento è stata molto critica con l’iniziativa. Ad oggi sono 16 gli stati che hanno appoggiato le critiche mosse da Roma al semaforo, mentre la Germania ha preso posizione a favore di Londra.

Semaforo Uk sui cibi: 17 stati contro, Germania a favore

DI ANGELO DI MAMBRO

Gli stati europei mag-giori esportatori di carne di maiale sconfessano la Commissione Ue e cerca-no l’accordo separato per mettere fi ne al blocco delle importazioni da tutta l’Ue, imposto dalla Russia a fi ne gennaio in seguito a pochi casi di cinghiali trovati positivi alla peste suina in Lituania e Polonia, vicino al confi ne con la Bielorussia. Il 18 febbraio emissari dei servizi veterinari di Fran-cia, Danimarca, Olanda e Lituania hanno incontrato le autorità di Mosca per trovare un’intesa bilaterale. Tutto è documentato in un video (link: http://fsvps.ru/fsvps/news/9036.html) pubblicato sul sito della Rosselkhoznadzor, l’agenzia russa per il control-lo veterinario e fi tosanitario. Il delegato francese dice di parlare anche a nome delle autorità italiane. Il tenore delle dichiarazioni è lo stes-so per tutti: «Noi possiamo fornire maggiori garanzie degli altri su tracciabilità e salubrità», «l’Ue ci mette troppo, meglio accordi bila-terali tra gli stati presenti al tavolo». Il delegato lituano parla anche di presunti pia-ni per «uccidere migliaia di cinghiali» e di un «grande recinto» per «delimitare la foresta» dove sono stati tro-vati i capi infetti. Qualsiasi cosa pur di compiacere il ne-goziatore russo che, visibil-mente soddisfatto, detta le sue condizioni: lavorare su certifi cati sanitari addizio-nali e su approccio regiona-le alla profi lassi alla russa, ovvero «per paesi» e non per aree interne ai paesi.

Uno schiaffo alla Com-missione europea, che uffi -cialmente non commenta l’accaduto. L’Esecutivo co-nosce bene la strategia del «divide et impera» dei russi e ha sempre raccomandato compattezza nella trattativa. Tanto che il 21 febbraio una delegazione della Commis-sione era a Mosca per nego-ziare a nome di tutta l’Ue. Lo stesso giorno il commissario alla salute Tonio Borg ha scritto alle capitali europee per «ricordare loro l’obbligo di rispettare i principi del mercato interno». Troppo tardi per Francia, Olanda e Danimarca. I più grandi paesi esportatori di carne suina verso la Federazione russa hanno preferito serra-re i tempi e, insieme all’Ita-lia, stanno lavorando a un certificato transitorio con garanzie supplementari per permettere la ripresa di un export che per l’Ue vale tra i 4 e i 5 milioni al giorno.

EXPORT SUINI

Bruxellessnobbatada 5 stati

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37Mercoledì 26 Febbraio 2014

Il Ftse Mib ha chiuso a -0,02%. Bene le aste Ctz e Btpei con rendimenti al minimo

Borse europee restano deboliChiusure ancora in rosso, anche se in buon recupero

Dopo il calo di ieri, oggi le borse euro-pee sono state un po’ più movimen-

tate, anche se il risultato finale non è stato molto diverso da quello di lunedì. Gli indici principali hanno chiuso in territorio negati-vo, anche se hanno recupe-rato dai minimi di giorna-ta. Il Ftse Mib ha chiuso in rosso dello 0,02% a 20.473 punti. In calo il Ftse 100 (-0,52%), il Cac-40 (-0,1%) e il Dax (-0,1%), mentre l’Ibex ha guadagnato lo 0,48%. A metà seduta, a New York, il Dow Jones segnava +0,11%, l’S&P 500 +0,07%, il Nasdaq Composite +0,01%.

Le aste italiane di ti-toli di stato sono andate bene. Il Tesoro ha collocato 2,5 mld euro di Ctz a di-cembre 2015 allo 0,822%, rendimento sui minimi dall’introduzione dell’eu-ro e 1 mld di Btpei 2018 all’1,2%, anche qui in calo.Quanto allo spread Btp-Bund, ha chiuso in lieve ri-basso a 194 punti base, con un rendimento al 3,61%.

A piazza Affari, il peg-gior titolo del Ftse Mib è stato Prysmian, che ha perso il 3,36% a 18,41 euro, dopo i dati 2013. In controtendenza Popola-re Milano (+6,93%), men-tre è stato contrastato il resto dei titoli del compar-to bancario: Banco popo-lare +2,88%, Mediobanca +1,96%, Bper +0,87%, Ban-ca Mps +0,44%, Intesa San-paolo +0,09%, Ubi banca -0,08%, Unicredit -0,08%.

Sul resto de l l i s t ino, Banca Car ige -0 ,31%.In rosso Moncler, che ha per-so il 10,99% a 13,2 euro all’in-domani della presentazione dei conti preliminari 2013. Vendite anche su De’ Longhi (-0,86%), Salini Impregilo (-2,02%); acquisti su Indesit (+3,19%), Cir (1,71%), Car-raro (+5,83%) all’indoma-ni della pubblicazione dei dati 2013 e Saras (+6,84%).Tra i migliori titoli di piaz-za Affari si è posizionata Ti-scali (+10,57%) che da inizio febbraio ha guadagnato cir-

ca il 100%. Quanto all’euro, ha chiu-

so stabile a 1,3725 dollari e a 140,22 yen. Gli investi-

tori attendono i numerosi dati macroeconomici che verranno diffusi dagli Usa nel corso della settimana

per prendere posizioni più nette. Poco mosso anche il cambio dollaro-yen, a quota 102,15. Continua a indebo-lirsi lo yuan, che ieri è sceso al di sotto del punto medio della banda di oscillazione, per la prima volta dal set-tembre 2012, scendendo a quota 6,1250 sul dollaro.

Infi ne il petrolio, in lieve calo a metà seduta: a New York, il Wti era quotato 101,62 dollari al barile, con-tro i 109,81 dollari del Brent a Londra.

© Riproduzione riservata

Le vendite al dettaglio sono crollate del 2,1% nel 2013 rispetto al 2012, il peg-gior dato dall’inizio delle serie storiche comparabili, almeno dal 1990.

Secondo l’Istat, il dato è sintesi di fl es-sioni dell’1,1% per i prodotti alimentari (dato peggiore dal 2009) e del 2,7% per i prodotti non alimentari.

In dicembre si è registrato invece un calo dello 0,3% rispetto a novembre e del 2,6% rispetto all’analogo periodo del 2012.

Il dato di dicembre ha messo in luce un calo che ha colpito sia la grande distri-buzione (-2,7% su dicembre 2012) sia le piccole superfi ci (-2,4%) e si è incrociato con il calo della fi ducia dei con-sumatori, che a febbraio è tornata a scendere (da 98 a 97,5 punti) dopo l’incremento segnato a gennaio.

«Ormai siamo all’emer-genza nazionale, la fl essione record delle vendite nel 2013 certifi ca il terzo anno conse-

cutivo di crollo della domanda interna», ha sottolineato Confesercenti, che chie-de al nuovo esecutivo di «intervenire con urgenza con una strategia shock per sostenere il reddito degli italiani e le aziende che si rivolgono al mercato interno, che rischiano la chiusura. Nel solo commercio al dettaglio, nel 2013», ha proseguito Confesercenti, «abbiamo registrato la cessazione di 46.061 impre-se, per un saldo fi nale di 18.618 unità in meno. Trend estremamente negativo

anche per i negozi alimentari, che hanno chiuso l’anno in rosso di 2.055 aziende. In totale, a fi ne 2013 sono rimaste 95.667 imprese alimentari, meno di 1,6 ogni mille abitanti».

«Da troppo tempo ormai la spending review degli italiani si applica anche sul cibo», è stato invece il commento della Cia.Continuano a parlare di crisi anche i numeri del commercio estero: a gennaio, secondo l’Istat, l’import è sceso del 5,2% rispetto a dicembre, mentre l’ex-

port si è contratto dell’1,1%. Al netto dei prodotti ener-

getici, le esportazioni sono, però, risultate in crescita (+1%). Su base tendenziale, poi, entrambi i fl ussi si sono confermati in diminuzione: più rilevante per le impor-tazioni (-11,9%) che per le esportazioni (-2,7%).

Il defi cit commerciale si è attestato intanto a 894 milio-ni, in forte contrazione rispet-to allo stesso mese del 2012.

Riproduzione riservata

Mai così scarse le vendite al dettaglio: 2013 a -2,1%

CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

EuriborEuribor Euribor Scadenza Scad. Euro $ Usa Sterl. Fr. sviz. Yen

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

Il primo quotidiano

i nanziario italiano

Corona Ceca 27,346 27,362 -0,0160 19,8822

Corona Danese 7,4624 7,4624 - 5,4256

Corona Norvegese 8,288 8,278 0,0100 6,0259

Corona Svedese 8,9313 8,9372 -0,0059 6,4936

Dollaro Australiano 1,5239 1,5271 -0,0032 1,1080

Dollaro Canadese 1,5233 1,5243 -0,0010 1,1075

Dollaro N Zelanda 1,6508 1,6558 -0,0050 1,2002

Dollaro USA 1,3754 1,3735 0,0019 -

Fiorino Ungherese 309,12 310,24 -1,1200 224,7492

Franco Svizzero 1,2193 1,2209 -0,0016 0,8865

Rand Sudafricano 14,7691 14,998 -0,2289 10,7380

Sterlina GB 0,82395 0,82465 -0,0007 0,5991

Yen Giapponese 140,65 140,69 -0,0400 102,2612

Zloty Polacco 4,1525 4,1578 -0,0053 3,0191

Tasso uffi ciale di riferimento 0,25 0,50 -0,25

Rendistato Bankitalia(lordi) 2,62 - -

Tasso Infl azione ITA 0,70 0,70 0,00

Tasso Infl azione EU 0,70 0,80 -0,10

Indice HICP EU-12 117,60 120,10 -2,50

HICP area EURO ex tobacco 115,93 117,28 -1,35

Tasso annuo crescita PIL ITA -0,80 -1,90 1,10

Tasso di disoccupazione ITA 11,25 12,04 -0,79

1 sett 0,199

1 mese 0,160

2 mesi 0,147

3 mesi 0,139

4 mesi 0,133

5 mesi 0,129

6 mesi 0,126

7 mesi 0,122

8 mesi 0,120

9 mesi 0,118

10 mesi 0,118

12 mesi 0,118

Preziosi ($ per oncia)Oro 1342,6 1342,8Argento 21,96 22Palladio 736 739,5Platino 1441 1444,9Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1771,5 1771Rame 7065 7064,5Piombo 2120 2119Nickel 14300 14295

Stagno 23310 23290Zinco 2045,5 2045Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 217,42 247,42Sterlina (n.c.) 220,34 255,96Sterlina (post 74) 220,34 255,96Marengo Italiano 175,08 192,12Marengo Svizzero 174,05 188,51Marengo Francese 173,92 187,63Marengo Belga 173,92 187,63

1 Sett. 0,192

2 Sett. 0,200

1 M 0,222

2 M 0,252

3 M 0,289

6 M 0,387

9 M 0,470

12 M 0,553

1 sett 0,091 0,088 0,464 -0,012 0,069

1 sett 0,156 0,122 0,465 -0,010 0,081

1 mese 0,197 0,155 0,483 -0,007 0,104

2 mesi 0,226 0,194 0,500 0,008 0,124

3 mesi 0,261 0,234 0,523 0,020 0,139

6 mesi 0,337 0,331 0,611 0,082 0,188

12 mesi 0,512 0,553 0,893 0,202 0,352

1 anno 0,323 0,363

2 anni 0,388 0,428

3 anni 0,480 0,520

4 anni 0,613 0,653

5 anni 0,774 0,814

6 anni 0,943 0,983

7 anni 1,105 1,145

8 anni 1,258 1,298

9 anni 1,400 1,440

10 anni 1,529 1,569

12 anni 1,749 1,789

15 anni 1,980 2,020

20 anni 2,143 2,183

25 anni 2,198 2,238

30 anni 2,217 2,257

Fonte: Icap

TA S S I E VA L U T E

$)37,9,0 +3&56,50 (, %655, , 13)99, (, &9,0/,! *0/(,! 4,'&7! .&5)3,)

13,.) 4, 10440/0 -)++)3) +3&56,5&.)/5) .)/53)4, *03.&/0 46 888",5&-,&0++,",5#.)3'&5, '-,''&/(0

46- 3,26&(30 & ()453& Quotazioni Realtime

on44444401012020202020000000222222 11444442222 444402222220000000111444444Mercati

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38 Mercoledì 26 Febbraio 2014 MERCATI E FINANZA

Valori al 25/02/2014

EMG Ivy Asset Strategy A (EUR) EUR 1359,88

POLAR CAPITAL FUNDS

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Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 17,28 24/02/2014 GBP 14,2500 24/02/2014 USD 23,7000 24/02/2014

Healthcare Opportunities EUR 16,81 24/02/2014 GBP 13,8700 24/02/2014 USD 10,8800 29/05/2012

Polar Japan Fund USD 21,43 25/02/2014 GBP 12,8400 25/02/2014 JPY 2193,0900 25/02/2014

UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

Valori al 24/02/2014

www.ram-ai.com

RAM (Lux) Systematic FundsEm Mkts Eq B($) USD 154,75Em Mkts Eq F($) USD 152,16Em Mkts Eq J(Chf) CHF 133,10Em Mkts Eq L EUR 150,14Em Mkts Eq O EUR 151,46European Equities B EUR 313,73European Equities C(Chf) CHF 271,68European Equities D($) USD 296,5800European Equities F EUR 303,58European Equities H EUR 295,65Long/Short Em.Mkts Eq B ($) USD 112,12Long/Short Em.Mkts Eq E EUR 111,11Long/Short European Eq B EUR 117,47Long/Short European Eq D ($) USD 117,77North American Eq. B($) USD 207,52North American Eq. E EUR 193,9200North American Eq. F($) USD 201,7900North American Eq. G EUR 187,4400North American Eq. H($) USD 190,6100

RAM (Lux) Tactical FundsDiv Income D USD 128,81Div Income E EUR 130,70Div Income F EUR 128,25Div Income H USD 126,65Quality Bond Fund D USD 132,47Quality Bond Fund E EUR 133,26Quality Bond Fund F EUR 129,53Quality Bond Fund H USD 128,87

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MetLife Liquidità 1,000

MetLife Protezione in Crescita 70% 1,223

MetLife Protezione in Crescita 80% 1,155

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,075

Alico Monet. Protetto 22/02/14 1,107

Alico P.P. Eur 2014 22/02/14 1,016

Alico P.P. Eur 2015 22/02/14 0,993

Alico P.P. Eur 2016 22/02/14 1,011

Alico P.P. Eur 2017 22/02/14 1,029

Alico P.P. Eur 2018 22/02/14 1,053

Alico P.P. Eur 2019 22/02/14 1,073

Alico P.P. Eur 2020 22/02/14 1,075

Alico P.P. Eur 2021 22/02/14 1,091

Alico P.P. Eur 2022 22/02/14 1,085

Alico P.P. Eur 2023 22/02/14 1,102

Alico P.P. Eur 2024 22/02/14 1,065

Alico P.P. Eur 2025 22/02/14 1,038

Alico P.P. Eur 2026 22/02/14 1,245

Alico P.P. Eur 2027 22/02/14 1,067

Alico P.P. Eur 2028 22/02/14 0,961

Alico P.P. Eur 2029 22/02/14 1,039

Alico P.P. Eur 2030 22/02/14 1,069

Alico P.P. Eur 2031 22/02/14 1,081

Alico P.P. Eur 2032 22/02/14 1,054

Alico P.P. Usa 2014 22/02/14 1,029

Alico P.P. Usa 2015 22/02/14 1,046

Alico P.P. Usa 2016 22/02/14 1,083

Alico P.P. Usa 2017 22/02/14 1,085

Alico P.P. Usa 2018 22/02/14 1,127

Alico P.P. Usa 2019 22/02/14 1,157

Alico P.P. Usa 2020 22/02/14 1,153

Alico P.P. Usa 2021 22/02/14 1,199

Alico P.P. Usa 2022 22/02/14 1,160

Alico P.P. Usa 2023 22/02/14 1,182

Alico P.P. Usa 2024 22/02/14 1,107

Alico P.P. Usa 2025 22/02/14 1,127

Alico P.P. Usa 2026 22/02/14 1,357

Alico P.P. Usa 2027 22/02/14 1,128

Alico P.P. Usa 2028 22/02/14 1,050

Alico P.P. Usa 2029 22/02/14 1,086

Alico P.P. Usa 2030 22/02/14 1,149

Alico P.P. Usa 2031 22/02/14 1,175

Alico P.P. Usa 2032 22/02/14 1,125

Alico P.P. Global 2014 22/02/14 1,009

Alico P.P. Global 2015 22/02/14 0,992

Alico P.P. Global 2016 22/02/14 1,019

Alico P.P. Global 2017 22/02/14 0,966

Alico P.P. Global 2018 22/02/14 1,070

Alico P.P. Global 2019 22/02/14 1,144

Alico P.P. Global 2020 22/02/14 1,093

Alico P.P. Global 2021 22/02/14 1,112

Alico P.P. Global 2022 22/02/14 1,076

Alico P.P. Global 2023 22/02/14 1,105

Alico P.P. Global 2024 22/02/14 1,074

Alico P.P. Global 2025 22/02/14 1,067

Alico P.P. Global 2026 22/02/14 1,282

Alico P.P. Global 2027 22/02/14 1,041

Alico P.P. Global 2028 22/02/14 0,960

Alico P.P. Global 2029 22/02/14 1,050

Alico P.P. Global 2030 22/02/14 1,045

Alico P.P. Global 2031 22/02/14 1,090

Alico P.P. Global 2032 22/02/14 1,040

Alico Prot.Trim. Eur 22/02/14 1,081

Alico Prot.Trim. Usa 22/02/14 1,076

Alico Gest.Bilanc.Glob 22/02/14 1,305

Alico Gest.Cresc.Glob 22/02/14 1,301

Alico Gest.Azion.Glob 22/02/14 1,329

Alico Gest.Bilanc.Eur 22/02/14 1,354

Alico Gest.Cresc. Eur 22/02/14 1,305

Alico Gest.Azion. Eur 22/02/14 1,372

Alico Aper.Indiciz.Eur 22/02/14 0,985

Alico Aper.Indiciz.Usa 22/02/14 1,267

Alico Aper.Indiciz.Glo 22/02/14 1,107

Alico Aper.Indiciz.Ita 22/02/14 0,833

Alico Liquidita’ 22/02/14 1,086

Alico R. Prudente 22/02/14 1,151

Alico R. Bilanciato 22/02/14 1,070

Alico R. Crescita 22/02/14 1,078

Alico R. Multi Comm. 22/02/14 0,750

Alico Multi Comm. 22/02/14 0,783

Alico R. Peak Usa 2014 22/02/14 1,039

Alico R. Peak Usa 2015 22/02/14 1,036

Alico R. Peak Usa 2020 22/02/14 1,114

Alico R. Peak Usa 2025 22/02/14 1,126

Alico R. Peak Usa 2030 22/02/14 1,120

Alico R. Peak Usa 2035 22/02/14 1,052

Alico R. Peak Eur 2014 22/02/14 1,041

Alico R. Peak Eur 2015 22/02/14 1,074

Alico R. Peak Eur 2020 22/02/14 1,141

Alico R. Peak Eur 2025 22/02/14 1,141

Alico R. Peak Eur 2030 22/02/14 1,172

Alico R. Peak Eur 2035 22/02/14 1,055

Alico R. Peak Asia 2014 22/02/14 1,086

Alico R. Peak Asia 2015 22/02/14 1,124

Alico R. Peak Asia 2020 22/02/14 1,230

Alico R. Peak Asia 2025 22/02/14 1,274

Alico R. Peak Asia 2030 22/02/14 1,320

Alico R. Peak Asia 2035 22/02/14 1,219

Alico Sec. Acc. 2016 22/02/14 0,983

Alico Sec. Acc. 2017 22/02/14 1,087

Alico R. Sec. Acc. 2017 22/02/14 1,123

Alico P.P. Asia 2014 22/02/14 1,118

Alico P.P. Asia 2015 22/02/14 1,149

Alico P.P. Asia 2020 22/02/14 1,239

Alico P.P. Asia 2025 22/02/14 1,253

Alico P.P. Asia 2030 22/02/14 1,243

Alico P.P. Asia 2035 22/02/14 1,218

Alico Long Investment 22/02/14 0,711

Alico Energy 22/02/14 0,350

Alico Agriculture 22/02/14 0,597

Alico Metals 22/02/14 0,597

22/02/14

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APF-Linea bilanciata 24/02/2014 50,4500

APF-Linea europea 24/02/2014 96,5400

APF-Linea mondiale 24/02/2014 55,1500

APF-Linea nord america 24/02/2014 94,2600

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UNIDESIO 760071 11,944 14/02/2014

UNIDESIO 760072 11,331 14/02/2014

UNIDESIO 760073 11,370 14/02/2014

UNIDESIO 760074 12,635 14/02/2014

UNIDESIO 760075 12,645 14/02/2014

UNIDESIO 760077 11,4450 14/02/2014

UNIDESIO 760078 11,0110 14/02/2014

UNIDESIO 760079 11,2410 17/01/2014

UNIDESIO 760080 11,2360 14/02/2014

UNIDESIO 760082 10,8260 14/02/2014

UNIDESIO 760085 10,754 14/02/2014

UNIDESIO 760087 12,2020 14/02/2014

UNIDESIO 760088 11,7670 14/02/2014

UNIDESIO 760091 11,7850 14/02/2014

UNIDESIO 760095 10,566 14/02/2014

UNIDESIO 760096 10,8930 14/02/2014

UNIDESIO 760097 11,304 15/03/2013

UNIDESIO 760098 11,829 14/02/2014

UNIDESIO 760099 11,4790 14/02/2014

UNIDESIO 760100 11,4660 14/02/2014

UNIDESIO 760102 10,990 14/02/2014

UNIDESIO 760104 10,8340 14/02/2014

UNIDESIO 760105 10,7380 14/02/2014

UNIDESIO 760106 11,4950 14/02/2014

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,3690 14/02/2014

AZZOAGLIO DINAMICO 4,8800 14/02/2014

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,0500 14/02/2014

UNIDESIO PRUDENTE 11,1820 14/02/2014

UNIDESIO MODERATO 11,0170 14/02/2014

UNIDESIO ATTIVO 10,9100 14/02/2014

UNIDESIO VIVACE 10,3440 14/02/2014

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,4430 14/02/2014

AZIONARIO EURO 8,8970 14/02/2014

AZIONARIO GLOBALE 10,2950 14/02/2014

FTSE MIB 98,8230 19/02/2014

FTSE MIB 2010 99,9080 19/02/2014

EUROSTOXX 50 - 2010 100,3050 19/02/2014

DUAL INDEX - 2013 91,3150 19/02/2014

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 93,9680 19/02/2014

INDEX TRENTA 2011 106,8030 19/02/2014

INDEX FOUR E 50 - 2011 106,2910 19/02/2014

INDEX STOXX EUROPE - 2011 105,4030 19/02/2014

EUROSTOXX 50 - 2012 104,4290 19/02/2014

PREVIMISURATO 12,9900 13/02/2014

PREVIBRIOSO 11,7530 13/02/2014

PREVIDINAMICO 12,8390 13/02/2014

LINEA 1 12,0600 31/01/2014

LINEA 1 - FASCIA A 12,4780 31/01/2014

LINEA 1 - FASCIA B 12,1800 31/01/2014

LINEA 2 12,0340 31/01/2014

LINEA 2 - FASCIA A 12,2740 31/01/2014

LINEA 2 - FASCIA B 12,3400 31/01/2014

LINEA 3 11,9180 31/01/2014

LINEA 3 - FASCIA A 12,0750 31/01/2014

LINEA 3 - FASCIA B 12,9540 31/01/2014

UNIDESIO 760109 11,3430 14/02/2014

UNIDESIO 760110 10,8480 24/05/2013

UNIDESIO 760125 11,652 14/02/2014

UNIDESIO 760129 11,828 14/02/2014

UNIDESIO 760130 10,8760 14/02/2014

UNIDESIO 760133 11,1520 29/11/2013

UNIDESIO 760137 10,6390 14/02/2014

UNIDESIO 760139 11,646 14/02/2014

UNIDESIO 760140 11,6390 14/02/2014

UNIDESIO 760141 10,3150 14/02/2014

UNIDESIO 760145 11,7280 14/02/2014

UNIDESIO 760147 11,5180 14/02/2014

UNIDESIO 760149 11,4880 14/02/2014

UNIDESIO 760150 11,4690 14/02/2014

UNIDESIO 760156 10,299 14/02/2014

UNIDESIO 760157 11,6890 14/02/2014

UNIDESIO 760158 10,2500 14/02/2014

UNIDESIO 760159 11,3580 14/02/2014

UNIDESIO 760160 11,0860 14/02/2014

UNIDESIO 760163 10,1510 14/02/2014

UNIDESIO 760167 11,002 14/02/2014

UNIDESIO 760170 11,202 14/02/2014

UNIDESIO 760173 11,1280 14/02/2014

UNIDESIO 760174 11,2710 14/02/2014

UNIDESIO 760179 11,064 14/02/2014

UNIDESIO 760180 11,2460 14/02/2014

UNIDESIO 760181 11,3150 14/02/2014

UNIDESIO 760182 7,7200 14/02/2014

UNIDESIO 760183 10,827 14/02/2014

UNIDESIO 760184 10,7930 14/02/2014

UNIDESIO 760185 10,7990 14/02/2014

UNIDESIO 760186 10,7380 14/02/2014

UNIDESIO 760187 11,0070 14/02/2014

UNIDESIO 760188 10,6560 08/11/2013

UNIDESIO 760189 11,0130 14/02/2014

UNIDESIO 760191 10,425 14/02/2014

UNIDESIO 760192 11,1400 14/02/2014

UNIDESIO 760193 11,0720 14/02/2014

UNIDESIO 760198 7,4300 14/02/2014

UNIDESIO 760201 10,785 14/02/2014

UNIDESIO 760202 11,2050 14/02/2014

UNIDESIO 760203 11,8630 14/02/2014

UNIDESIO 760205 10,6900 14/02/2014

UNIDESIO 760206 10,5310 14/02/2014

UNIDESIO 760210 10,884 14/02/2014

UNIDESIO 760216 10,101 14/02/2014

UNIDESIO 760229 10,000 14/02/2014

BILANCIATO 10,6360 14/02/2014

CONSERVATIVE 10,3910 14/02/2014

BOND MIX 10,5170 14/02/2014

BALANCED 10,9680 14/02/2014

GLOBAL EQUITY 12,4790 14/02/2014

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,3140 14/02/2014

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 10,8410 14/02/2014

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 10,5210 14/02/2014

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 12,2880 14/02/2014

HELVETIA 4-30 105,70 19/02/2014

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 11,1900 18/02/2014

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 11,1900 18/02/2014

HELVETIA WORLD EQUITY 122,6500 18/02/2014

HELVETIA EUROPE BALANCED 189,7700 18/02/2014

HELVETIA WORLD BOND 214,6800 18/02/2014

HELVETIA GLOBAL BALANCED 157,7600 18/02/2014

HELVETIA GLOBAL EQUITY 105,2100 18/02/2014

LINEA GARANTITA 11,8950 31/01/2014

LINEA BILANCIATO 12,5870 31/01/2014

LINEA OBBLIGAZIONARIO 11,8610 31/01/2014

LINEA AZIONARIO 9,0420 31/01/2014

HELVETIA QUATTRO.10 101,3123 19/02/2014

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PROSPETTO DEI VALORI CORRENTIDELLE POLIZZE INDEX LINKED

DATA ULTIMA QUOTAZIONE AL 31 GENNAIO 2014

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY | S&P | FITCH EMITTENTE OPZIONE MOODY | S&P | FITCH 31/01/2014 OBBLIGAZIONARIO

Index Up 1-2008 99,030 MORGAN STANLEY Baa2 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A

Carismi Più Certezza 9 99,660 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB | - SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY | S&P | FITCH EMITTENTE OPZIONE MOODY | S&P | FITCH 31/01/2014 OBBLIGAZIONARIO

Lombarda vita 6&6 105,240 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB | - COMMERZBANK AG Baa1 | A- | A+

Lombarda vita 6&6 New 105,190 MORGAN STANLEY Baa2 | A- | A ABN AMRO BANK NV A3 | A- | A

Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 115,000 ABN AMRO BANK NV A3 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A

Lombarda Vita Classic Markets 104,139 CREDIT SUISSE, LONDON BRANCH A1 | - | -

Lombarda Vita Classic Markets New 105,420 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB | - BANCO BILBAO SA Baa3 | BBB- | BBB+

Lombarda Vita Euro Sector 105,680 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB | - FORTIS BANK SA A2 | A+ | A+

Lombarda Vita Euro Sector New 105,410 BANCA IMI S.p.A. - | BBB | BBB+ BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

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40 Mercoledì 26 Febbraio 2014 MERCATI E FINANZARiviste in leggero rialzo le previsioni 2014-2015 nell’Eurozona, guidata da Berlino

Al ribasso stime Ue sull’ItaliaIn lieve calo le stime sul pil, ma migliorerà il defi cit

La Commissione eu-ropea ha rivisto leg-germente al rialzo le stime sull’andamento

dell’economia dell’Eurozo-na, e ha previsto una cre-scita del prodotto interno lordo aggregato dell’1,2% nel 2014 e dell’1,8% nel 2015. Le ultime previsioni di novembre indicavano un aumento del pil dell’Euro-zona dell’1,1% nel 2014 e dell’1,7% nel 2015.

Per i singoli paesi, la Commissione ha rivisto ulteriormente al rialzo la crescita tedesca nel 2014 e ha sottolineato che l’ac-celerazione è dettata dalla domanda interna, che im-plica anche una riduzione del surplus commerciale.

Per Bruxelles la cre-

scita del pil tedesco sarà dell’1,8% (1,7% a novem-bre) nel 2014 e del 2% nel 2015, «guidata dalla do-manda interna».

La Ue ha invece rivisto al ribasso le stime per l’Italia, la cui crescita è ora vista allo 0,6%, contro il +0,7 di novembre.

Non è cambiata invece la previsione sulla cresci-ta del pil italiano nel 2015, che rimane dell’1,2%, come già stimato a novembre.

Anche il dato sul calo del pil nel 2013 è stato peggio-re rispetto alle precedenti stime: non più -1,8%, ma -1,9%.

Per la Commissione, tut-tavia, «una lenta ripresa è in corso». Con il miglio-ramento delle condizioni

del credito, ha sottolineato Bruxelles, «la crescita do-vrebbe aumentare ulterior-mente nel 2015».

Per la Commissione eu-ropea, a frenare l’economia italiana è stato finora «il forte calo della domanda domestica».

Quanto alla disoccupa-zione, nel 2014 sarà del 12,6%, superiore rispetto al 12,4% previsto a novem-bre, ma inferiore rispetto al picco del 12,8% registrato sempre a novembre. Per il 2015, è prevista al 12,4% (12,1% la previsione fatta a novembre).

Tuttavia, la Commissio-ne ha previsto un miglio-ramento del defi cit italia-no: dopo il 3% del 2013, nel 2014 l’indebitamento netto

sarà del 2,6% del pil contro il 2,7% stimato in novem-bre, e nel 2015 scenderà al 2,2% (la stima precedente era al 2,5%).

La spesa primaria è cre-sciuta nel 2013 di circa l’1% in un anno dopo esse-re scesa dell’1,5% nel 2010-2012.

Ma le fi nanze pubbliche hanno benefi ciato del calo dei tassi di interesse sui titoli di stato, che hanno portato a una riduzione della spesa per interessi dal 5,5% del pil nel 2012 al 5,3%.

Nel 2014, ci si aspetta una stabilizzazione della spesa per gli interessi e un aumento dell’avanzo primario al 2,7% del pil. In miglioramento anche le

previsioni della Commis-sione europea sul debito italiano: secondo le stime, infatti, nel 2013 è ammon-tato al 132,7% del pil (133% nelle previsioni di novem-bre) e sarà del 133,7% nel 2014 (era previsto al 134%) per scendere al 132,4% nel 2015 (contro il 133,1%).

«Dopo aver incorporato un ulteriore 1,5% di pil in pagamenti di debiti arre-trati e uno 0,5% di ricavi dalle privatizzazioni», per la Commissione, «il rappor-to debito-pil raggiungerà il suo picco nel 2014, vicino al 134%, e poi comincerà una lieve discesa nel 2015 grazie a un più alto avanzo primario e alla crescita del pil nominale».

© Riproduzione riservata

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COMUNE DI GENOVASTAZIONE UNICA APPALTANTE DEL COMUNE V. Garibaldi 9 Ge 16124 • [email protected] D’APPALTO AGGIUDICATO

Si rende noto che il Comune di Genova,mediante procedura aperta, ha assegnato ilservizio per l’esecuzione degli accertamentie delle ispezioni per il controllo delrendimento di combustione e dello stato diesercizio e manutenzione degli impiantitermici nel Comune di Genova.L’avviso di appalto aggiudicato è statoinviato alla G.U.C.E. il 24/02/2014, è affissoall'Albo Pretorio del Comune, è in corso dipubblicazione sulla G.U.R.I. ed è scaricabilesui siti internetwww.comune.genova.itwww.appaltiliguria.itwww.serviziocontrattipubblici.it

IL DIRIGENTE

Dott.ssa Cinzia MARINO

Ministero delle Infrastrutture e dei TrasportiProvveditorato Interregionale per le OO.PP. - Campania –Molise

Via Marchese Campodisola n°21 - 80133 NapoliTel. 081/5692.200 Fax 081/5519234STAZIONE UNICAAPPALTANTE

ENTE DELEGATO DAL COMUNE DI ACERRA (NA)(Convenzione rep.n. 7215 del 09.03.2012 ai sensi del-

l’art. 33 D.Lvo 163/2006 e s.m.i.)ESTRATTOBANDODIGARACONPROCEDURAAPERTAEnte Appaltante: Stazione Unica Appaltante Ente delegato dalComune DiAcerra (NA) - Provveditorato Interregionale per leOO.PP. Campania –MoliseViaMarchese Campodisola, 21 Na-poli Tel.081/5692.238.340.229; Procedura di gara: Proceduraaperta con criterio aggiudicazione offerta economicamente piùvantaggiosa ai sensi dell’art.83 e seguenti del D.Lgs 163/2006e s.m.i.; Appalto a Misura : “Riqualificazione ambientale delcentro storico e dell’emergenza monumentale del castello delComune di Acerra” CUP F32110000300002 - CIG. N.5461084514. Importo complessivo Euro 3.595.135,60= cosìdistinto: 1) importo dei lavori a Misura soggetto a ribasso Euro3.480.891,45; 2) importo oneri di sicurezza Euro 114.244,15non soggetti a ribasso. Lavorazioni di cui si compone l’inter-vento: categoria prevalente OG2 Classifica IV; scorporabileOG11 Classifica III ; Termine ricevimento offerte: ore 12.00 -04/04/2014; Data gara apertura offerte: ore 10.00 - 08/04/2014,Ulteriori informazioni sito : www.provveditorato-ooppcampa-niamolise.it. www.serviziocontrattipubblici.it.Napoli, lì 15 gennaio 2014

IL PROVVEDITORE (Dott.Ing. Donato CARLEA)

IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO: Dott. Saverio CALABRESE

AVVISO DI APPALTO AGGIUDICATOSi rende noto che è stato aggiudicato il seguente appalto:

Oggetto: BALAV041-13. SS.SS. 16 - 17 - 17 Var. - 90 - 655 - 673 - Lavori di Manutenzione

Straordinaria consistenti nel ripristino della pavimentazione stradale in tratti saltuari.

CODICE CUP: F27H12001600001 - CODICE CIG: 52035991BD. Importo a base d’appalto:

€ 1.243.000,00 comprensivo di € 74.580,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso;

Aggiudicatario: CO.GE.STRA. S.r.l., con sede in 81039 VILLA LITERNO (CE) alla Via Salvo

D’Acquisto n. 2. Importo di Aggiudicazione: € 867.224,44 (comprensivo di oneri per la

sicurezza) - Ribasso del -32,161%. Data di Aggiudicazione: 29 gennaio 2014. Operatori

Economici offerenti: 26. Per ulteriori informazioni rivolgersi al Compartimento della

Viabilità per la Puglia - BARI - U.O. gare e Contratti - Viale Einaudi 15 - tel. 080-509111.

ANAS S.p.A.

Compartimento della viabilità

per la Puglia

VIA L. EINAUDI, 15 - 70125 BARI

Tel. 080/5091111 - Fax 080/5091437 • sito internet www.stradeanas.it

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41Mercoledì 26 Febbraio 2014Mercoledì 26MERCATI E FINANZAOsservatorio auto di Aiba e di Innovation team

Rca, eppure calaDecise riduzioni in zone calde

Le tariffe Rc auto sono scese nel 2013: 589 euro è stato il premio medio lordo pagato da-

gli italiani per assicurare l’au-to, -4,4%. Sono questi i dati più significativi sulle tariffe, emersi dall’Osservatorio auto di Aiba, l’Associazione italia-na brokers di assicurazioni e riassicurazioni, realizzato in collaborazione con la società di consulenza Innovation team.

Le riduzioni tariffarie, affer-ma ancora il rapporto, hanno interessato tutte le province, ma sono state più marcate nel-le aree considerate a maggiore rischio: Bari (-12,1%); Palermo (-11,3%); Napoli (-11,1%), Bo-logna (-10,3%), Verona (-9,8%) e Trento (-8,6%).

La raccolta premi del ramo

Rc auto è scesa nel 2013 a 16,5 miliardi di euro (-5,9%) e i risultati tecnici delle com-pagnie sono i migliori degli ultimi vent’anni. I combined ratio, cioè il rapporto fra spe-se generali e costo dei sinistri di competenza da una parte e premi di competenza dall’al-tra si sono attestati al 92,1%.Il 2013 è stato anche il primo anno senza differenze di pre-mio tra uomini e donne, per ef-fetto della Gender directive.

I listini delle compagnie tradizionali sono scesi più ve-locemente rispetto agli altri canali: -8,6%; il calo dei prez-zi applicati dalle assicurazio-ni tradizionali a fi ne gennaio 2014, rispetto al dicembre 2012; ha registrato un -8,1% per le compagnie dirette;

+8,5% per il canale bancario, che tuttavia applica politiche di sconti particolarmente rile-vanti per i propri correntisti.

Dai monitoraggi su tutto il territorio di Check It auto, si confermano dinamiche com-merciali fortemente differen-ziate per profi lo di rischio. An-che gli automobilisti virtuosi devono imparare a scegliere: con un attento confronto ta-riffario, per esempio, a Bari si possono risparmiare fino a 720 euro, tra il minimo di 368 euro richiesti da Allianz e i 1.008 euro di Crédit agricole. Nel 2014, in caso di sinistro, lo stesso assicurato subirà un rincaro medio del premio di 428 euro; nel 2009 la diffe-renza era di 250 euro.

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Braccio di ferro scon-giurato, o per lo meno ri-mandato, tra Fondazione e Banca Carige. «Per quanto ci riguarda, è un ramoscel-lo d’ulivo alla banca», ha spiegato Paolo Momiglia-no, presidente dell’ente che controlla il 46,5% dell’istitu-to ligure, sottolineando poi che «chiediamo di modulare l’esecuzione dell’aumento di capitale, portandolo a com-pimento entro giugno. Se concordiamo le modalità, anche con l’avallo di Banki-talia, confi do che non ci sia nemmeno bisogno dell’as-semblea».

La Fondazione ha chie-sto «cautelativamente» ai vertici della banca la con-vocazione di un’assemblea straordinaria, per differi-re a giugno l’esecuzione dell’aumento di capitale fi no a 800 milioni.

Secondo diverse fonti, la strategia della Fondazio-ne sarebbe quella di avere trenta giorni in più di tem-po per cedere una parte delle azioni a nuovi soci e ottenere quindi le risorse per partecipare pro quota all’aumento e ridurre la di-luizione della propria parte-cipazione nella banca.

Mentre la prima op-zione comporterebbe la necessità di modifi care lo statuto, la seconda sem-bra la più percorribile: si tratterebbe di una dila-zione di soli 30 giorni in quanto, qualora l’aumento fosse deliberato entro il 31 marzo e varato immedia-tamente, verrebbe a esse-re chiuso entro fi ne maggio.Ieri sono stati ricevuti in Bankitalia il presidente dell’istituto di credito, Ce-sare Castelbarco Albani e l’a.d. Piero Montani. L’ipo-tesi rinvio di un mese si starebbe consolidando.

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AUMENTO

In vistatregua

in Carige

Prysmian ha chiuso il 2013 con un uti-le netto adjusted di 268 mln euro, -4,3%.

I ricavi sono stati di 7,2 mld (-3,1%), l’ebitda adjusted di 612 mln (-5,5%), mentre il risultato operativo adjusted è stato di 457 mln (-5,4%). L’ebitda di gruppo è stato di 562 mln (+2,9%), il risultato operativo di 360 mln (362).

Il saldo degli oneri fi nan-ziari netti è stato di 138 mln (+15%). L’utile netto è stato di 154 mln (-8,6%). La posizio-ne fi nanziaria netta è stata di 834 mln (918).

Il cda ha convocato l’assem-blea per il 16 aprile, in unica convocazione in sede ordina-ria e in sede straordinaria e proporrà un dividendo uni-

tario di 0,42 euro per azione, per un totale di circa 89 milio-ni. Il dividendo, se deliberato, sarà posto in pagamento dal 25 aprile e verrà corrisposto alle azioni in circolazione alla data di stacco cedola, il 22 aprile 2014.

Infi ne il cda ha preso atto delle dimissioni rassegnate da Frank Dorjee dalla carica di amministratore. Il consiglio, preso atto della indisponibi-lità a ricoprire la carica da parte dei candidati non eletti presenti nella lista nella qua-le anche Dorjee era presente, ha cooptato Massimo Battai-ni, attuale responsabile Busi-ness energy projects, già coo del gruppo e ancor prima a.d. in Gran Bretagna.

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Ma distribuirà dividendo di 0,42 euro

Prysmian, giùutili e margini

Eni ha rinnovato con il Cnr l’Accordo quadro di collaborazione avviato nel 2009 per la ricerca, incen-trato sulla produzione di energia sostenibile, sulla salvaguardia ambientale e sulla sperimentazione di nuove tecnologie.

Le attività previste coinvolgono tecnici e ri-cercatori Eni e Cnr in un ampio programma di ricerca applicata su diversi ambiti, tra cui la sperimentazione di nuove tecniche per la caratteriz-zazione di giacimenti di idrocarburi, il monitorag-gio ambientale fi nalizza-to alla sostenibilità della produzione di petrolio e gas, soluzioni eco soste-nibili per la mobilità.

Nel prossimo quadrien-nio Eni ha in programma di spendere circa 1,1 mld di euro per le attività R&D.

Eni-CnrIntesa bis

Sogefi ha chiuso il 2013 con un calo dell’utile netto a 21,1 milioni di euro (28,2 nel 2012). I ricavi sono cresciu-ti dell’1,2% a 1,335 mld e il risultato operativo ha messo a segno un +16,6% a 107,8 mln. L’ebit è salito del 9% a 69,1 mln e l’indebitamento netto si è ridotto a 304,6 (339 al 30 settembre). Il cda ha deciso di non distribuire il dividendo per garantire la solidità patrimoniale in vista della ristruttu-razione, avviata nel 2013 e che conti-nuerà quest’anno.

Assicurazioni. Dal 30 aprile, per leg-ge, dovranno essere assicurati anche i droni, secondo il nuovo regolamento pubblicato dall’Enac. La decisione ha trovato titubante il mercato nazionale delle assicurazioni, che ora deve for-nire coperture ad hoc.

Parmalat. Il fatturato netto prelimina-re del 2013 è stato di 5.350,3 mln euro, +3,7% rispetto al 2012. L’ebitda è stato di 437,2 mln (+2,8%). Intanto, Gabriella Chersicla, Francesco Gatti, Yvon Gue-rin, Marco Jesi, Daniel Jaouen, Mar-co Reboa, Antonio Sala, Franco Tatò e Riccardo Zingales hanno comunicato le dimissioni dal cda con effetto dall’ap-provazione del bilancio al 31 dicembre.

Unicredit ha presentato a Milano Uni-credit start lab, piattaforma di formazio-ne, coaching, servizi di incubazione, risor-se fi nanziarie e spazi fi sici messa a punto per supportare le start-up, l’innovazione e le nuove tecnologie. Unicredit start lab si propone di selezionare le start-up nei settori life science, clean tech, innovative made in Italy, services & industrial e ict/web/digital, mentre la banca, affi ancata

da partner come H-Farm, M31, LVenture group, TtVenture, Digital magics e Como next, potrà investire fi no a 250 mila euro a sostegno delle iniziative più meritevoli.

Ligresti. La Gdf di Torino ha sequestra-to 2,5 mln di euro fra titoli UnipolSai e disponibilità finanziarie, che stavano per essere trasferiti su conti svizzeri ri-conducibili a Gioacchino Paolo Ligresti. Il provvedimento di sequestro conserva-tivo è stato emesso per l’elevato rischio di sottrazione di beni alla possibile azione della giustizia.

AgustaWestland (Finmeccanica), si è aggiudicata commesse per 260 mln euro per elicotteri destinati a impieghi com-merciali e governativi da parte di clienti di diversi paesi tra cui Stati Uniti, Bra-sile, Regno Unito e Giappone.

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di cui: Ratei attivi su titoli 1.125.359 1.051.181

Passività patrimoniali 5.246 3.993

Debiti per spese di revisione contabile 5.246 3.993

Saldo attività della gestione separata 94.015.666 64.013.433

SOCIETÀ CATTOLICA DI ASSICURAZIONE - SOCIETÀ COOPERATIVA - Sede legale: Lungadige Cangrande, 16 - 37126 Verona (Italia) - Tel. 045 8 391 111 -

Fax 045 8 391 112 - C.F./P.I. e numero di iscriz. al registro delle imprese di Verona 00320160237 - R.E.A. della C.C.I.A.A. di Verona n. 9962 - Società iscritta all’Albo delle Società Cooperative al n. A100378 - Albo Imprese presso IVASS n. 1.00012 Capogruppo del Gruppo Cattolica Assicurazioni, iscritto all’Albo dei gruppi assicurativi presso IVASS al n. 019 - Impresa autorizzata all’esercizio delle assicurazioni a norma dell’art. 65 R.D.L. numero 966 del 29 aprile 1923 - www.cattolica.it

Riserve matematiche 122.018.882 147.920.455Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

PERSONA LIFEEUROSUN DINAMICO

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fi sso 113.614.304 114.935.980

BTP 68.397.761 63.300.438

CCT 19.613.858 20.553.275

Altri titoli di Stato emessi in euro 3.692.883 2.198.298

Obbligazioni quotate in euro 21.909.802 28.883.969

Titoli di capitale 8.335.498 9.652.061

Azioni quotate in euro 8.335.498 9.652.061

Altre attività patrimoniali 8.774.297 30.836.742

Prestiti 125.977 92.673

Quote di OICR 5.360.590 5.696.847

Liquidità 1.572.273 23.005.249

Altre tipologie di attività 1.715.457 2.041.973

di cui: Ratei attivi su titoli 1.715.457 2.041.973

Passività patrimoniali 10.941 10.803

Debiti per spese di revisione contabile 10.941 10.803

Saldo attività della gestione separata 130.713.158 155.413.980

Riserve matematiche 170.681.363 203.556.728Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

ASPAVAlla chiusura del periodo

di osservazione 31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fi sso 163.695.776 194.093.968

BTP 82.063.227 87.450.370

CCT 4.330.633

Altri titoli di Stato emessi in euro 1.001.062 16.733.781

Altri titoli di Stato emessi in valuta 1.799.526

Obbligazioni quotate in euro 78.719.809 83.401.267

Obbligazioni non quotate in valuta 112.152 2.177.917Titoli di capitale 11.367.809 15.261.023

Azioni quotate in euro 11.367.809 15.261.023Altre attività patrimoniali 13.054.293 11.139.222

Prestiti 1.391.688 2.273.926

Quote di OICR 6.750.000 3.000.000

Liquidità 3.119.723 3.892.413

Altre tipologie di attività 1.792.882 1.972.883

di cui: Ratei attivi su titoli 1.792.882 1.972.883Passività patrimoniali 19.147 18.905

Debiti per spese di revisione contabile 19.147 18.905Saldo attività della gestione separata 188.098.731 220.475.308

098105098108105111103114

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Page 37:  · QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO  NEL 2005 E PRIMA La Germania sforò il tetto del 3% Giardina a pag. 16 LEGA NORD Scoppiano risse al vertice Bucchi a p

DELLE GESTIONI SEPARATEPeriodo di Osservazione:

dal 01 Gennaio 2013 al 31 Dicembre 2013

Pubb

licazione

ai sensi delle disposizioni IV

ASS vigenti

Riserve matematiche 286.879.982 164.180.454Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

GESTIONE PREVIDENZA PIÙAlla chiusura del periodo

di osservazione 31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 256.997.710 146.033.441BTP 145.792.857 91.959.192CCT 11.518.574Altri titoli di Stato emessi in euro 15.897.892 5.478.731Obbligazioni quotate in euro 83.788.387 48.199.935Obbligazioni non quotate in euro 395.581Titoli di capitale 10.524.410 2.664.228Azioni quotate in euro 10.524.410 2.664.228Altre attività patrimoniali 25.346.709 16.976.172Quote di OICR 15.866.070 7.052.990Liquidità 6.102.968 7.676.842Altre tipologie di attività 3.377.671 2.246.340di cui: Ratei attivi su titoli 3.377.671 2.246.340Passività patrimoniali 20.222 22.305Debiti per spese di revisione contabile 20.222 22.305Saldo attività della gestione separata 292.848.607 165.651.536

Riserve matematiche 138.043.998 77.795.273Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

CP PREVIAlla chiusura del periodo

di osservazione 31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 123.808.130 68.082.949BTP 76.872.010 36.613.383CCT 6.021.383 1.191.454Altri titoli di Stato emessi in euro 2.646.440 6.678.429Altri titoli di Stato emessi in valuta 27.013 25.342Obbligazioni quotate in euro 38.241.284 23.574.340Titoli di capitale 4.946.419 1.280.873Azioni quotate in euro 4.946.419 1.280.873Altre attività patrimoniali 10.915.107 9.063.346Quote di OICR 7.778.930 2.768.266Liquidità 1.372.441 5.219.471Altre tipologie di attività 1.763.736 1.075.608di cui: Ratei attivi su titoli 1.763.736 1.075.608Passività patrimoniali 16.177 17.704Debiti per spese di revisione contabile 16.177 17.704Saldo attività della gestione separata 139.653.479 78.409.464

CATTOLICA PREVIDENZA S.P.A. - Sede legale: Largo Tazio Nuvolari, 1 - 20143 Milano (Italia) - tel. 02 27 731 - Fax 02 2 773 889 - Codice Fiscale/Partita IVA e numero di iscrizione al

registro delle imprese di Milano 03669740965 - R.E.A. della C.C.I.A.A. di Milano n. 1693484 - Albo Imprese presso IVASS n. 1.00146 - Società del Gruppo Cattolica Assicurazioni, iscritto all’Albo dei gruppi assicurativi presso IVASS al n. 019 - Capitale Sociale Euro 14.350.000 interamente versato - Impresa autorizzata all’esercizio delle assicurazioni con provvedimento ISVAP del 2 marzo 2004 - G.U. n. 57 del 9 marzo 2004 - Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento da parte della Società Cattolica di Assicurazione - Società Cooperativa - Verona - www.cattolicaprevidenza.com

BERICA VITA S.P.A. - Direzione generale e sede operativa: Via Carlo Ederle, 45 - 37126 Verona (Italia) - Numero verde 800 219 191 - E-mail: [email protected] - Sede

legale: Via Btg. Framarin, 18 - 36100 Vicenza (Italia) - Codice Fiscale/Partita IVA e numero di iscrizione al registro delle imprese di Vicenza 03096340249 R.E.A. della C.C.I.A.A. di Vicenza n. 298604 - Albo Imprese presso IVASS n. 1.00147 - Società del Gruppo Cattolica Assicurazioni, iscritto all’Albo dei gruppi assicurativi presso IVASS al n. 019 - Capitale Sociale Euro 31.000.000 interamente versato - Impresa autorizzata all’esercizio delle assicurazioni con provvedimento ISVAP n. 2265 del 2 aprile 2004 G.U. n. 84 del 9 aprile 2004 - Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento da parte della Società Cattolica di Assicurazione - Società Cooperativa - Verona - www.bericavita.it

Riserve matematiche 47.192.228 32.257.134Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

GESTIONE PREVIDENZAAlla chiusura del periodo

di osservazione 31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 38.913.758 27.677.627

BTP 27.952.697 19.726.380

CCT 1.496.746

Altri titoli di Stato emessi in euro 748.699 1.327.621

Obbligazioni quotate in euro 8.715.616 6.623.625

Titoli di capitale 1.120.974 657.500

Azioni quotate in euro 1.120.974 657.500

Altre attività patrimoniali 7.400.616 4.126.560

Quote di OICR 5.140.493 1.966.516

Liquidità 1.704.107 1.749.781

Altre tipologie di attività 556.016 410.263

di cui: Ratei attivi su titoli 556.016 410.263

Saldo attività della gestione separata 47.435.348 32.461.687

Riserve matematiche 69.972.084 3.492.983Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

BERICA FUTUROAlla chiusura del periodo

di osservazione 31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 68.624.349 11.933.931

BTP 67.827.857 11.814.340

Altri titoli di Stato emessi in euro 119.590

Obbligazioni quotate in euro 796.492

Titoli di capitale 2.000.000

Azioni non quotate in euro 2.000.000

Altre attività patrimoniali 3.147.725 416.850

Quote di OICR 2.049.946

Liquidità 242.328 215.719

Altre tipologie di attività 855.451 201.131

di cui: Ratei attivi su titoli 855.451 201.131

Saldo attività della gestione separata 73.772.074 12.350.781

Riserve matematiche 1.062.215.185 921.153.604Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

BERICAPITALAlla chiusura del periodo

di osservazione 31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 1.010.545.778 883.631.172

BTP 773.776.233 613.410.268

CCT 55.919.652 37.780.641

Altri titoli di Stato emessi in euro 39.792.956 28.726.528

Obbligazioni quotate in euro 141.056.937 203.713.732

Titoli di capitale 17.849.532 30.952.867

Azioni quotate in euro 15.769.532 28.912.867

Azioni non quotate in euro 2.080.000 2.040.000

Altre attività patrimoniali 51.800.136 64.889.283

Quote di OICR 40.879.097 39.020.546

Liquidità 1.235.285 15.904.009

Altre tipologie di attività 9.685.754 9.964.698

di cui: Ratei attivi su titoli 9.685.754 9.964.698

Passività patrimoniali 24.007 23.528

Debiti per spese di revisione contabile 24.007 23.528

Saldo attività della gestione separata 1.080.171.439 979.449.794

Riserve matematiche 26.148 3.336.949Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

UNIGESTAlla chiusura del periodo

di osservazione 31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 30.601 3.326.498

BTP 30.601 2.451.246

CCT 297.422

Altri titoli di Stato emessi in euro 228.382

Obbligazioni quotate in euro 349.448

Altre attività patrimoniali 1.223 90.649

Liquidità 1.049 51.031

Altre tipologie di attività 174 39.618

di cui: Ratei attivi su titoli 174 39.618

Passività patrimoniali 2.735 2.701

Debiti per spese di revisione contabile 2.735 2.701

Saldo attività della gestione separata 29.089 3.414.446

Riserve matematiche 318.869 359.271Riserve matematiche relative a contrattistipulati con le controparti di cui all’articolo 5del Regolamento Isvap n 25/2008

Premi del periodo di osservazione relativi acontratti stipulati con le controparti di cuiall’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

Oneri relativi a sinistri, sostenuti nel periodo di osservazione, relativi a contratti stipulati con le controparti di cui all’articolo 5 del Regolamento Isvap n 25/2008

PERSONA LIFE DIMENSIONE EUROPA

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Alla chiusura del periodo di osservazione

31/12/2013

Alla chiusura del periodo di osservazione

precedente 31/12/2012

Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 402.249 547.043

BTP 171.780 97.479

Altri titoli di Stato emessi in euro 9.959 150.014

Obbligazioni quotate in euro 220.510 299.550

Altre attività patrimoniali 31.077 33.631

Quote di OICR 17.012

Liquidità 13.375 31.485

Altre tipologie di attività 690 2.146

di cui: Ratei attivi su titoli 690 2.146

Passività patrimoniali 2.735 2.701

Debiti per spese di revisione contabile 2.735 2.701

Saldo attività della gestione separata 430.591 577.973

098105098108105111103114

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