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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it I senz’albo trovano casa La riforma sarà pubblicata sabato sulla Gazzetta Ufficiale Interessate 3 milioni di persone. Uni detterà le norme tecniche Riforma dei senz’albo in dirittura. La legge approvata il 19 dicembre scorso dalla camera dei deputati sarà pubbli- cata sulla G.U. n. 22 di sabato 26 gen- naio. Entrerà in vigore dall’11 febbraio disciplinando le professioni non rego- lamentate: circa 3,5 milioni di autono- mi e dipendenti che esercitano attività professionali senza essere iscritti in ordini o albi. E che saranno obbligati, siano o meno iscritti a un’associazione, a indicare in ogni documento scritto presentato al cliente il riferimento agli estremi della nuova legge. A dettare le regole tecniche sarà l’Uni. Ventura a pagina 23 PARTITO RISORGIMENTALE Il glorioso Pri è finito per sempre. Da quattro parlamentari a nessun candidato Bertoncini a pag. 5 Maurizio Landini, segre- tario Fiom, entra a gam- ba tesa nella campagna elettorale. Punta il dito contro Mario Monti, ma anche contro Beppe Grillo e Pier Luigi Bersani. Se li dovranno scordare, i tre leader, i voti dei fiommini. Se li scorda il Pd, anche perché, se va al governo, la sua patrimoniale non va. «Continuo a pensare che un nuovo governo, se vuole cominciare a far pa- gare anche chi non ha mai pagato e vuole recuperare risorse, oltre a combattere l’evasione fiscale deve in- trodurre una patrimoniale non solo sui beni immobi- liari». Ponziano a pag. 6 Landini (Fiom) scomunica Monti e chiede la patrimoniale non solo sugli immobili • Nuova serie - Anno 22 - Numero 20 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Giovedì 24 Gennaio 2013 VOTO ALL’ESTERO La faccenda Erasmus è una bufala Giardina a pag. 16 CULTURA Oslo, il museo di Renzo Piano Galli a pag. 15 ULTIMO TRIMESTRE Le vendite di Cartier rallentano in Cina Bianchi a pag. 15 * con «L’Atlante delle 1000 banche leader» a € 1,40 in più; con «L’Atlante delle 350 assicurazioni leader» a € 1,40 in più; con guida «Il decreto crescita 2.0» a € 6,00 in più; con guida «Le mie tasse» a € 2,00 in più; con guida «La legge di stabilità» a € 6,00 in più; con guida «Le 6 manovre del 2012» a € 6,00 in più; con guida «Il nuovo avvocato. Guida alla Riforma Forense» a € 7,90 in più; con guida «Le pensioni dei professionisti» a € 5,00 in più; con guida «TUIR 2013» a € 6,00 in più le da ca na di la m pr or si a pr es re 90 secondi La rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20) Fallimenti - Concordato preventivo, sulla fattibilità decidono i creditori Pollio a pag. 25 Cassazione - Gli occhi del fisco sui conti delle colf. E il datore di lavoro rischia Alberici a pag. 26 Pensioni - L’integrativa non decolla: scarse risorse e poca fiducia frenano i giovani D’Alessio a pag. 31 su www.italiaoggi.it Documenti/1 - La legge di riforma dei senz’albo Documenti/2 - Concorda- to preventivo, la sentenza della Cassazione a s.u. Documenti/3 - Produttività, il testo del dpcm Documenti/4 - Controlli sui conti delle colf, la sentenza della Cassazione D P d D Co d ll Ca o c i r A IL Giornale dei professionisti * * * IN EDICOLA CON Il Pd è imbarazzato a dire che cosa pensa della riforma del lavoro del- la Fornero. L’elettorato renziano (per rendere l’idea) pensa che la ri- forma dovrebbe essere completata in chiave di maggiore flessibilità. L’elettorato camussiano (sempre per rendere l’idea) vorrebbe reintro- durre le rigidità precedenti. Bersa- ni ha ammesso, lunedì scorso, che «qualcosa da correggere c’è». Poca roba, insomma. Ma l’ex ministro del lavoro, il Pd Cesare Damia- no, ha detto, lo stesso giorno che «le riforme del ministro Fornero vanno profondamente corrette». Insom- ma, il Pd al governo farà come dice Bersani o come dice il suo futuro ministro del lavoro? Un’ambiguità del genere non è tollerabile. DIRITTO & ROVESCIO Il Garante della privacy ha bloccato la diffusione di dati relativi a disabili e rimborsi delle spese sanitarie La salute non va mai online Vietato mettere online informazioni sullo stato di salute, patologie o handicap di una persona. Il divieto vale anche per le pubbliche amministrazioni. E in caso di violazione il Garante privacy può bloccare l’ulteriore diffusione in internet dei dati sulla salute rispettivamente di cittadini disabili e di persone che hanno beneficiato di rimborsi per spese sanitarie. Lo stabilisce un provvedimento dell’Authority. Ciccia a pagina 24 TEFAF 2013 A Maastricht 30 mila opere per 3 miliardi di euro Cervini a pag. 17 p d n « r d n r p m B m d EDITORIA Giacobini, un boomerang i cut price dei periodici Plazzotta a pag. 21 e in più IL SETTIMANALE DEI PROFESSIONISTI DEL DIRITTO da pag. 35 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

www.italiaoggi.it

I senz’albo trovano casaLa riforma sarà pubblicata sabato sulla Gazzetta Ufficiale

Interessate 3 milioni di persone. Uni detterà le norme tecnicheRiforma dei senz’albo in dirittura. La

legge approvata il 19 dicembre scorso dalla camera dei deputati sarà pubbli-cata sulla G.U. n. 22 di sabato 26 gen-naio. Entrerà in vigore dall’11 febbraio disciplinando le professioni non rego-lamentate: circa 3,5 milioni di autono-mi e dipendenti che esercitano attività professionali senza essere iscritti in ordini o albi. E che saranno obbligati, siano o meno iscritti a un’associazione, a indicare in ogni documento scritto presentato al cliente il riferimento agli estremi della nuova legge. A dettare le regole tecniche sarà l’Uni.

Ventura a pagina 23

PARTITO RISORGIMENTALE

Il glorioso Pri è finito per sempre. Da quattro parlamentari a nessun candidato

Bertoncini a pag. 5

Maurizio Landini, segre-tario Fiom, entra a gam-ba tesa nella campagna elettorale. Punta il dito contro Mario Monti, ma anche contro Beppe Grillo e Pier Luigi Bersani. Se li dovranno scordare, i tre leader, i voti dei fi ommini. Se li scorda il Pd, anche perché, se va al governo, la sua patrimoniale non va. «Continuo a pensare che un nuovo governo, se vuole cominciare a far pa-gare anche chi non ha mai pagato e vuole recuperare risorse, oltre a combattere l’evasione fi scale deve in-trodurre una patrimoniale non solo sui beni immobi-liari».

Ponziano a pag. 6

Landini (Fiom) scomunica Monti e chiede la patrimoniale non solo sugli immobili

• Nuova serie - Anno 22 - Numero 20 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Giovedì 24 Gennaio 2013 •

VOTO ALL’ESTEROLa faccenda Erasmus è una bufalaGiardina a pag. 16

CULTURAOslo, il museo di Renzo PianoGalli a pag. 15

ULTIMO TRIMESTRELe vendite di Cartier rallentano in CinaBianchi a pag. 15

* con «L’Atlante delle 1000 banche leader» a € 1,40 in più; con «L’Atlante delle 350 assicurazioni leader» a € 1,40 in più; con guida «Il decreto crescita 2.0» a € 6,00 in più; con guida «Le mie tasse» a € 2,00 in più; con guida «La legge di stabilità» a € 6,00 in più; con guida «Le 6 manovre del 2012» a € 6,00 in più; con guida «Il nuovo avvocato. Guida alla Riforma Forense» a € 7,90 in più; con guida «Le pensioni dei professionisti» a € 5,00 in più; con guida «TUIR 2013» a € 6,00 in più

ledacanadilamprorsia presre

90 secondiLa rubrica di Pierluigi Magnaschi a Punto e a capo (Class tv Msnbc, canale 27, ore 20)

Fallimenti - Concordato preventivo, sulla fattibilità decidono i creditori

Pollio a pag. 25

Cassazione - Gli occhi del fisco sui conti delle colf. E il datore di lavoro rischia

Alberici a pag. 26

Pensioni - L’integrativa non decolla: scarse risorse e poca fiducia frenano i giovani

D’Alessio a pag. 31

su www.italiaoggi.itDocumenti/1 - La legge di riforma dei senz’albo

Documenti/2 - Concorda-to preventivo, la sentenza della Cassazione a s.u.

Documenti/3 - Produttività, il testo del dpcm

Documenti/4 - Controlli sui conti

delle colf, la sentenza della Cassazione

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IL Giornale dei

professionisti* * *

IN EDICOLA

CON

Il Pd è imbarazzato a dire che cosa pensa della riforma del lavoro del-la Fornero. L’elettorato renziano (per rendere l’idea) pensa che la ri-forma dovrebbe essere completata in chiave di maggiore fl essibilità. L’elettorato camussiano (sempre per rendere l’idea) vorrebbe reintro-durre le rigidità precedenti. Bersa-ni ha ammesso, lunedì scorso, che «qualcosa da correggere c’è». Poca roba, insomma. Ma l’ex ministro del lavoro, il Pd Cesare Damia-no, ha detto, lo stesso giorno che «le riforme del ministro Fornero vanno profondamente corrette». Insom-ma, il Pd al governo farà come dice Bersani o come dice il suo futuro ministro del lavoro? Un’ambiguità del genere non è tollerabile.

DIRITTO & ROVESCIO

Il Garante della privacy ha bloccato la diffusione di dati relativi a disabili e rimborsi delle spese sanitarie

La salute non va mai online Vietato mettere online informazioni sullo stato di salute,

patologie o handicap di una persona. Il divieto vale anche per le pubbliche amministrazioni. E in caso di violazione il Garante privacy può bloccare l’ulteriore diffusione in internet dei dati sulla salute rispettivamente di cittadini disabili e di persone che hanno benefi ciato di rimborsi per spese sanitarie. Lo stabilisce un provvedimento dell’Authority.

Ciccia a pagina 24

TEFAF 2013

A Maastricht 30 mila opere per 3 miliardi

di euroCervini a pag. 17

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EDITORIA

Giacobini, un boomerang i cut price

dei periodiciPlazzotta a pag. 21

e in più IL SETTIMANALE DEI PROFESSIONISTI DEL DIRITTOdapag.35

098105098108105111103114

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2 Giovedì 24 Gennaio 2013 I C O M M E N T I

Potrà sembra-re incredibile ma nel 2012, anno di collasso sistemico

delle banche iberiche, il Pil spagnolo si è contratto molto meno di quello italiano: -1,6 contro il -2,4%. Il 33% in meno se misurato sui dati italiani e addirittura il 50% meglio se si pren-de per base il Pil di Madrid. Perché? Perché nel 2012 l’economia italiana è stata la peggiore dell’eurozona Grecia esclusa? La risposta è molto semplice: perché l’Italia, tranne per le pensio-ni, continua a rinviare le riforme in-dispensabili per restare allineati con la globalizzazione.

Il presidente della Bce, nell’estate del 2011, con la sua let-tera era entrato nello storico problema della legislazione del mer-cato del lavoro italia-no suggerendo addirittura i dettagli delle riforme da adottare: meno rigi-dità nelle norme sui licenziamenti dei contratti a tempo indeterminato, in-terventi sul pubblico impiego, supera-mento del modello attuale imperniato sull’estrema fl essibilità dei giovani e precari e sulla totale protezione degli altri, una contrattazione aziendale che incentivi la produttività.

Neppure lo spread a quota 550 ha ottenuto un effetto riformista;

neppure la minaccia rappresentata per il benessere collettivo

e per le future generazioni da un costo del debito insostenibile. L’Ita-lia rimane un paese non facilmente liberalizzabile.

Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna il mercato del lavoro lo hanno riformato. In Grecia il tecnico Papademos ha fatto approvare una riforma di totale liberalizzazione del mercato del lavoro con il taglio del 20% del salario minimo. In Portogal-lo, il Premier Pedro Passos Coelho, è riuscito addirittura a far votare un

taglio delle ferie per 3 giorni ed ad introdur-re la possibilità di far lavorare i dipendenti fi no a 150 ore all’anno senza retribuzione. In Spagna il governo di Mariano Rajoy ha

introdotto un’unica forma di contratto a tempo indeterminato nelle aziende con meno di 50 addetti, prevedendo, contemporaneamente una totale libe-ralizzazione dei licenziamenti.

Inoltre, i contratti di impresa pre-varranno su quelli nazionali o regio-nali, che alla loro scadenza saranno validi solo per altri due anni. L’Irlanda, infi ne, ha oggi post crisi il mercato del lavoro più fl essibile nell’eurozona.

Twitter@EdoNarduzzi © Riproduzione riservata

IL PUNTO

Senza riforma del lavoroil pil cade in picchiata

DI EDOARDO NARDUZZI

Spagna 2012 -1,6%in Italia invece

è crollato del 2,4%

La Gran Breta-gna guarda, da sempre, con diffidenza, all’Europa

continentale dalla quale, del resto, sono venuti tutti coloro che l’hanno dominata, dagli antichi romani ai francesi. Da quando è stata scoperta l’America, la Gb ha visto, nella zona Nord del Nuovo continente, una sorta di dépendance sulla quale ha perso il controllo ma con la quale conserva una sorta di relazione privilegiata. La Gb inoltre è a tal punto un’isola (tra l’altro così compiaciuta di se stes-sa) che, quando il mare è in burrasca e non è navigabile, a Londra dicono che l’Europa è isolata.

La Gb era (e in parte resta) allergi-ca all’Unione europea tant’è che, pur potendo essere fra i paesi fondatori della Ceca-Mec (in quanto vecchia democrazia e potenza vincitrice del-la seconda guerra mondiale), se ne guardò bene dall’aderire ai primi passi dell’integrazione europea che partì senza poter contare su Londra. Quest’ultima però si accorse che non poteva tagliarsi fuori dal graduale processo di abbattimento delle bar-riere doganali per cui si diede da fare per fondare l’Efta, che metteva insie-me anche i paesi nordeuropei che non si erano accodati a Bruxelles. L’Efta, anziché essere un progetto, era un di-spetto nei confronti del Mec. E, come tutti i dispetti, fi nì in niente. Per cui Londra venne a Canossa con i paesi

del Mec che, lungi, a quel punto, dal por-re condizioni precise

per la ritardata e dubbiosa adesione della Gb, abbatterono il vitello gras-so, come capita anche nella parabola del fi gliol prodigo, per accogliere una nazione che però non si presentava contrita (dopo aver bagordato altro-ve) ma che era anche schifi ltosa. Per colpa dei paesi storici, la Gb entrò nel Mec ma alle sue condizioni. Quelle cioè di un paese recalcitrante che sce-glieva solo quello che le piaceva, ri-fi utando programmaticamente ogni ipotesi di approfondimento dell’inte-grazione fra i paesi aderenti, che è la sola condizione di sopravvivenza della Ue, come del resto è dimostrato dalla vicende dell’euro, una moneta senza i connotati di potere di cui essa dovrebbe essere la risultante.

Da tempo gli altri paesi della Ue avrebbero dovuto mettere la Gb da-vanti alle sue responsabilità, chie-dendole che gioco voleva fare e se si ostinava a voler giocare a cricket su un campo di football, sarebbe stato meglio chiederle di cambiare campo di gioco. Ma i paesi europei fondatori sono fl accidi e temono di porre degli aut aut. Meno male che il premier David Cameron adesso vuol indire un referendum per chiedere agli in-glesi che cosa vogliono fare della Ue. Sì o no che dicano, si uscirà dall’am-biguità. Finalmente.

© Riproduzione riservata

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

L’ANALISI

La Gb dica che cosavuol fare con la Ue

DI ANTONIO CALITRI

Piero Fassino accelera per dedicare per primo un luogo della sua città alla scienziata Rita Levi-Montalcini a nemmeno un mese dalla sua scomparsa ma rischia di fare una gaf-fe sistemandola all’ombra della futura ruota panora-mica che dovrebbe essere costruita nei prossimi mesi nel parco del Valen-tino. E che trasformerà la zona in una sorta di parco giochi per cittadini e turisti, se non frequen-tata come la più grande London Eye della capita-le britannica alla quale vuole ispirarsi, almeno a quella storica del parco del Prater a Vienna. C’è ansia al comune di Torino per conquistare il primato di dedicare un luogo all’il-lustre premio Nobel e su-perare in velocità Gianni Alemanno che, anche per motivi elettorali, starebbe raccogliendo l’appello del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifi ci che aveva detto che

«sarebbe giusto intitolare a Rita Levi di Montalcini una strada o una piazza di Roma. Un riconoscimento di così alto livello è alla portata di una donna che

ha lasciato il segno nella storia e il mio appello al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, mi permetto di estenderlo agli altri am-ministratori d’Italia af-fi nché tutto il paese possa

ricordare il lavoro fatto, lungo più di un secolo, da Rita Levi di Montalcini». Di fatto a Torino si sono mossi per primi è hanno individuato già il luogo da dedicare alla scienzia-ta, il piazzale di accesso al parco del Valentino, vicino a Torino Esposizioni, che è anche a poca distanza dall’abitazione natia del-la scienziata, in via Niz-za. Peccato che proprio al fi anco del piazzale, un altro progetto dell’assesso-re alla cultura Maurizio Braccialarghe rischia di farle ombra. Si tratta del-la costruzione della ruota panoramica da 60 metri la cui delibera sarà pre-sentata martedì prossimo in giunta. Un progetto al quale si è già opposta la soprintendenza ai beni architettonici e paesag-gistici ma che l’assessore avrebbe trovato il modo di superare trasformando la ruota da attrazione fi ssa in «spettacolo viaggiante», come le giostra delle feste di paese

© Riproduzione riservata

IL CASO DEL GIORNO

Fassino dedica alla Montalcini una piazza con ruota panoramica

DI MARCO BERTONCINI

La tecnica dei centristi è palese: pestare a destra e a sinistra, stando però at-tenti a distinguere. Verso il centrodestra, non si va per il sottile: si colpiscono sia l’ala «estrema», ossia la Lega, sia il «populismo», così individuando Silvio Berlusconi. Spesso è lo stesso Cav a essere oggetto di attacchi. Mario Monti predilige contrapporsi ai leghisti, accusati di condi-zionare l’intero centrode-stra, e riserva a Berlusco-ni più individuati assalti, spesso motivati dalla mai repressa rabbia per il ritiro dell’appoggio parlamenta-re. Pier Ferdinando Ca-sini e Gianfranco Fini badano soprattutto ad az-zannare Berlusconi.

Tutti, al centro, sono convinti del ruolo di le-adership del Cav e della sua capacità, pur ridotta rispetto agli anni anda-ti, di traino: non appena possono si buttano contro Berlusconi, che avvertono

come un concorrente pe-ricoloso, al quale debbono essere sottratti voti (sia di chi gli è rimasto fedele, sia di chi l’ha lasciato e potreb-be tornare a lui).

Diverso è l’atteggia-mento verso il centro-sinistra. Monti, Fini e Casini sono di una coralità perfetta nel tenere distin-to Pier Luigi Bersani da Nichi Vendola, il Pd da Sel, la sinistra «riformista» dalla sinistra «estrema». Il presidente del Consiglio è arrivato a encomiare la «storia gloriosa» del Pd, ne-gandone l’essenza comuni-sta. È stata un’imprudenza linguistica, che ha fornito eccellenti argomenti ai sostenitori di Berlusconi e messo in allarme quei numerosi elettori modera-ti che, invece, non credono né alla «gloria» del Pd né al suo distacco dal comu-nismo. Tuttavia, anche quest’affermazione rientra nella linea politica di aper-tura al Pd in quanto tale, senza l’alleata Sel, oggi re-spinta (e domani?).

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LA NOTA POLITICA

Politica dei centristi,ecco dove picchiano

Piero Fassino

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3Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24 GennaiP R I M O P I A N OAttacca Pd e Pdl ma Bersani gli rinfaccia gli esodati. Il Cav afi da la replica ad Alfano

Monti fa l’anti-partiti come Grillo Cresce il caso politico Mps. Appello di Squinzi sulla crisi

DI FRANCO ADRIANO

Mario Monti non fa più mistero di pen-sarla come Beppe Grillo su Pd e Pdl,

pur tuttavia sottolineando che a differenza del leader di M5S intende offrire un’aletranti-va di governo. Ieri, aprendo i lavori del forum economico internazionale di Davos ha affermato di essere entrato in politica «per tutelare le vit-time dei governi precedenti». Di promesse elettorali «che spesso hanno aggravato la crisi»; «di governi che spesso non sono stati abbastanza forti contro l’evasione fisca-le, la corruzione, gli interessi particolari, le manipolazioni del mercato finanziario». Ciò, dopo aver manifestato «una grande sfiducia» sia nei con-fronti di Silvio Berlusconi che di Pier Luigi Bersani. Un ulteriore passaggio nella metamorfosi del Professore che ha aggiunto pepe alla campagna elettorale.

Bersani non si fa fare le pulci da Monti

«Non accetto di farmi fare le pulci da chi ha provocato problemi come quello degli esodati». Bersani non ci sta ad essere trattato da Monti alla stessa stregua di Berlu-sconi e allora ha sparato ad alzo zero su entrambi: «Non credo che né dal miliardario né dal tecnico ci possa essere orecchio alla grande questio-ne sociale, che è in atto. Non c’è più tempo, c’è troppa gen-te che ha bisogno e bisogna prendere in mano la questio-ne». Sì, perché, le accuse del Prof al Pd, Bersani, non se le aspettava proprio: «No, non

me le aspettavo, fi nché il Pd era nel governo andava tutto bene, ora pare che tutto quello che il Pd fa sia tutto sbaglia-to». Il segretario Pd imputa al governo tecnico di aver ab-bandonato i temi sociali.

Breve pausa per Berlusconi Alfano si occupa di Monti

Va detto che Monti era stato particolarmente acido, a Ballarò su Rai3, con il se-gretario del Pdl, Angelino Alfano, reo di averlo messo nel mirino come fosse la causa della crisi economica in Italia e non il medico chiamato per curarla. «L’onorevole Alfano è spiritosissimo», aveva replica-to al segretario del Pdl, «devo dire che quando l’ho visto in compagnia del suo capo non è così vivace». Ma nel momento in cui Berlusconi ha rimanda-to in scena Alfano dopo il suo tour de force televisivo l’unico oggetto degli strali del segreta-rio Pdl è stato proprio il Prof, perfi no sul caso Monte Paschi di Siena divenuto per molti esponenti politici l’occasione per attaccare il Pd: «Le ban-che hanno badato troppo alla fi nanza e poco all’economia re-ale, alle famiglie e alle imprese. Monti ha coccolato le banche e dato schiaffi al ceto medio», ha dichiarato Alfano al Tg3. Alte-ro Matteoli, candidato Pdl in Toscana, ha inteso riequilibra-re la posizione: «Monti ed il Pd hanno l’obbligo di fare chiarez-za sulla vicenda del Monte dei Paschi. Spieghino quali ruoli hanno esercitato e Bersani non se ne lavi le mani».

Il caso Monte dei Paschi disturba il Pd

I democratici hanno cerca-

to di uscire immediatamente dall’angolo in cui la Lega e il Pdl hanno cercato di metterli come «responsabili politici» della crisi che sta portando l’istituto di credito di Siena verso il default. Accuse che Bersani, ancora una volta in difesa, ha respinto con decisio-ne le accuse al mittente: «Non c’è nessuna responsabilità del Pd, per amor di dio: il Pd fa il Pd, le banche fanno le ban-che». Il più duro nei confronti del Pd sulla vicenda è stato il montiano Benedetto Della Vedova: «La responsabilità è dell’azionista politico che ha gestito la fondazione che con-trolla il Monte dei Paschi. Ed è una responsabilità politica che devono assumersi piena-mente e pubblicamente Pds, Ds e Pd: la sinistra che ha governato Siena e la Fonda-zione, determinando la gestio-ne fallimentare della banca». «Se fossero azionisti privati «, ha continuato, «pagherebbero perdendo il valore dei propri

investimenti. Essendo azio-nisti politici devono rendere conto ai senesi e al Paese di quello che è successo».

Squinzi vuole una terapia d’urto sulla crisi

L’Italia è in emergenza eco-nomica e ha bisogno «di una vera e propria terapia d’urto, che deve segnare una forte di-scontinuità e produrre effetti immediati». Questo l’allarme lanciato da Confi ndustria nel documento programmatico ri-volto ai partiti in vista delle elezioni. Il presidente Gior-gio Squinzi è convinto che si deve avviare «senza ritardo» un processo di riforme «sul quale ci aspettiamo che tut-te le forze politiche prendano un impegno». Con «la terapia d’urto» che Confi ndustria sug-gerisce alla politica sarebbe possibile «mobilitare 316 mi-liardi di euro in cinque anni». In questo modo il tasso di cre-scita si innalzerà al 3%; il Pil

aumenterà in cinque anni di 156 miliardi di euro (al netto dell’infl azione); l’occupazione si espanderà di 1,8 milioni di unità, il tasso di occupazione salirà al 60,6% nel 2018 dal 56,4% del 2013 (+4%) e il tas-so di disoccupazione scenderà all’8,4% dal 12,3% atteso per il 2014». Non ci sono, secondo gli industriali, alternative a questa cura: «se il Paese non sarà capace di fare scelte for-ti, anche nei prossimi anni ci sarà una ripartenza che non supererà lo 0,5%».

L’adesione di Brunetta, l’assicurazione di Monti

Prontissima l’adesione all’appello di Squinzi ad par-te dell’ex ministro Renato Brunetta: «Nel documento di Confi ndustria per l’Italia che alle forze politiche impegna-te nella campagna elettorale chiede di eliminare i fardelli di una burocrazia ossessiva e di una pressione fi scale or-mai intollerabile, ritroviamo non solo i principali punti del programma del Pdl per le prossime elezioni, ma anche gli obiettivi, in gran parte re-alizzati, dell’ultimo governo Berlusconi». Sulla possibile ripresa è intervenuto anche Monti. Nel giorno in cui il Fon-do Monetario ha annunciato una previsione del Pil a -1% nel 2013, ha assicurato: «La crescita tornerà dalla seconda metà del 2013». «Sebbene si tratti di un dato ancora nega-tivo», ha spiegato, «dimostra che l’azione del governo per il consolidamento dell’economia italiana sta proseguendo e i dati del Pil nel terzo trimestre 2012 sono stati migliori delle attese».

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Vignetta di Claudio Cadei

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4 Giovedì 24 Gennaio 2013 P R I M O P I A N OB. si augura che, nella Camera alta, il Pd non abbia la maggioranza nemmeno coi centristi

Il sogno Pdl risiede nel SenatoPunta su Lombardia, Veneto, Lazio, Sicilia e Campania

DI CESARE MAFFI

L’obiettivo del Pdl si conferma sem-pre più diretto verso il Senato.

Alla Camera i sondaggi accreditano, diremmo in maniera estesa e unani-me, una solida risalita del centrodestra. Bisogna far riferimento sempre alla co-alizione e non al solo Pdl, perché contano non soltanto la Lega (in indubbia ripresa rispetto al tracollo registra-to subito dopo gli scandali che toccarono tesoriere, Tro-ta ecc.), ma anche la Destra di Francesco Storace (che sembra irro-bustirsi soprat-tutto in alcune regioni, par-tendo soprat-tutto dal La-zio, mercé il traino della c a n d i d a -tura alla presiden-za regio-nale) , i n e o n a t i F r a t e l l i d’Italia e gli alleati sudisti.

Tuttavia si nota un ostentato ottimismo di facciata, con un coro di scon-tate dichiarazioni di fi ducia nel recupero stile 2006, tale insomma da far impensierire il Pd. Nel mondo del centro-destra, però, vive altresì una più sconfortata e realistica

considerazio-n e s u l l e

oggettive d i m e n -sioni del recupero dei trop-pi delusi: u n ’ i m -

presa smi-

surata. Diversa, invece, appare

la prospettiva per il Senato. Nel centrodestra si guarda con serenità non solo al ba-stione lombardo-veneto, ma altresì alla riconquistabile Sicilia (andata persa alle regionali per divisioni che oggi sarebbero, almeno in parte, ricomposte), all’in-certa Campania (col mistero sui pacchetti di voti detenuti da personaggi non ricolloca-ti in lista) e alla Puglia. Non si tratta soltanto di ottenere i seggi riservati alla mag-gioranza; si spera che il Pd debba vedersela, nello spar-tire i senatori spettanti alle minoranze, con i montiani,

i grillini e gli ingroiani, questi ultimi accredita-ti, oggi, del superamen-to della soglia dell’8% tanto in Sicilia (non da tutti, però) quanto in Campania.

Ecco, allora, la spe-ranza vera: che il Pd non soltanto fallisca il raggiungimento dell’au-tosuffi cienza a palazzo Madama (diversamen-te da quanto avveniva qualche settimana ad-dietro, pochi analisti

ora gliel’assegnano), ma che non ci arrivi nemmeno con l’aiuto dei centristi. Almeno, ci si augura che i democratici stentino ad arrivarci, fi nendo in una condizione defi nibile neoprodiana (con riferimento al governo Prodi II, privo di maggioranza vera alla Ca-

mera alta). Insomma: dalle parti di palazzo Grazioli si punta alla possibilità (al so-gno?) che i democratici siano costretti a una grande coali-zione, con un governo politi-co e non più tecnico, e senza l’ingombro del terzo polo.

© Riproduzione riservataSilvio Berlusconi

DI RICCARDO RUGGERI

Clamoroso a Londra, fratelli coltelli fra gli ottimati. Una piccola soddisfazione personale, da cittadino imprestato al giornalismo: al di là della perfezione stilistica e dell’eleganza di esposizione considero da tempo, e lo scrivo, la grande stampa anglosassone

e centro-nord europea totalmente «embedded» al potere e agli interessi economici dei loro paesi, affascinante come linguaggio, inaffidabile come contenuti. Il Financial Times pubblica un pezzo del suo vice direttore Münchau sull’Italia del 2012, ricordando alcune ovvietà, che noi cittadini conosciamo perfettamente: gli indicatori sono lì a dimostrarlo, l’anno dei professori è stato un anno, se non vogliamo dire negativo per rispetto verso l’impegno, quantomeno «neutro». Se leggi i «numeri» dell’azienda Italia al novembre 2011 e li confronti con quelli del dicembre 2012, deduci che, se il paese era «tecnicamente fallito» allora, lo è tuttora.

Sosteneva poi che Monti «non è l’uomo giusto per guidare l’Italia» confermando un’ovvietà: stante i sondaggi l’85% degli elettori ne è con-vinto, a Monti preferisce non solo la coppia Bersani-Vendola ma anche quella Berlusconi-Maroni. Il nostro Premier si inalbera, telefonate, inter-viste, stilettate verso Londra. Il direttore del Financial Times, in 24 ore, «scarica» il suo vice, nel frattempo descritto come un «tedesco» (ci sarà mica una sfumatura di razzismo?) talmente ossessionato dalla Merkel da attaccare tutti quelli, come Monti, che collaborano con lei. Il FT, per ricuperare il suo status di embedded sfuggitogli per 24 ore, trasforma il povero Münchau in un «poveretto», si lancia in varie sgradevolezze su noi italiani, dandoci degli «abbindolabili» e altre british volgarità. Un povero giornale.

Fermiamoci qui. Stante l’età e una serena valutazione delle qualità pro-fessionali e morali dei giovani giornalisti italiani mi sento di consigliare i miei colleghi a rifl ettere a lungo su questa oscena vicenda etico-professio-nale anglo-italiana: continuate a leggere FT (e similari) esclusivamente per migliorare l’inglese e le tecnicalità espositive, ma mi raccomando ragazzi fermatevi lì, siate seri, perché questo è un mestiere serio.

[email protected]

COME DIMOSTRA LA RIDICOLA VICENDA MÜNCHAU-MONTI

Ft buono per migliorare l’inglese per il resto è tutto embedded

DI ISHMAEL

Già Caro Leader, da oggi Povero Leader, Mario Monti pensava che, «dopo aver contribuito a salvare la nazione restando al di sopra delle parti» avrebbe «svolto tranquillamente» le sue importanti e solenni «funzioni di senatore a vita in attesa che qualcuno, forse»,

lo «chiamasse». E invece, «a un certo punto, con l’avvicinarsi delle elezioni», il Povero Leader ha notato con raccapriccio che «le riforme incontravano ostacoli crescenti, erano sempre più figlie di nessuno» e, quanto alla «strana maggioranza», essa «mutava pelle sotto i miei occhi»: a destra «emergeva un fronte populista e antieuropeo» e la sinistra tornava su posizioni «radicali e massimaliste» associandosi con Sel e Cgil.

Che fare? «Salire in politica»: non c’erano alternative. Questo, o in capo a «sei mesi», forse meno, i leader della strana maggioranza avrebbero dissipato «tutti i sacrifi ci che gl’italiani avevano fatto, con grande senso di respon-sabilità, per sottrarre il paese a un sicuro fallimento. Sarebbero tornati al governo i vecchi partiti, i vecchi apparati di potere, veri responsabili del declino dell’Itala».

Povero Leader: non ha avuto scelta, doveva intervenire. Senza contare che Angela Merkel, Barak Obama e François Holland hanno insistito: sali in politica, ferma il declino, salva l’Italia e l’Europa. Anche il Papa ha insistito, gli chiede il Corriere della sera? E lui, il Povero Leader, schernendosi, senza dire di no, senza dire di sì: «Non trasciniamo il Santo Padre nelle nostre vicende così terrene…» Ma insomma, spronato di qui, spinto di là, alla fi ne il Povero Leader s’è scelto due degni compari, l’ex fascista e il postdemocristiano, ed eccolo in lizza. «Sarebbe stato immorale se io avessi pensato a me stesso, non trova? Gratifi cazioni di prestigio non sarebbero mancate», dice, ma l’ex rettore, impavido, ha preferito «rischiare tutto». Perché l’ha fatto? Be’, per spirito di sa-crifi cio, si capisce. Ma soprattutto perché, a dispetto dei dispiaceri che i partiti hanno dato al suo vecchio cuore generoso, era cambiata in lui «la percezione di che cosa sarebbe stato moralmente giusto». D’un tratto, sulla «bilancia delle valutazioni morali», ha «pesato meno il piatto di ciò che io ritenevo in linea col mio stile di persona al di sopra delle parti» ed è «invece aumentato il peso del senso del dovere». Ammirati e riconoscenti, votiamolo. Amen.

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DALLA MERKEL AD OBAMA E AD HOLLANDE. UNA TESTA COSÌ

Tutti a dirmi: sali in politica,salva l’Italia e anche l’Europa

Nicola Cosentino non era poi fuggito con le liste elettorali, e neppure aveva minacciato i maggiorenti del partito, persino il Fidanzato in persona, con un «candidatemi o vi rovino»: concorso in associazione mafiosa è una cosa, le bambinate un’altra. È dunque un dispettuccio accusare l’ex ras napole-tano del Pdl di volersi vendicare della mancata candidatura ricorrendo a dispettucci. Significa non riconoscere il suo ran-go. È come dare a Lex Luthor del ladro di polli o a Fantomas del taccheggiatore da supermercato (Fantomas che fugge con una busta di salame cotto mentre suona l’allarme e una vecchia impicciona lo colpisce con un’ombrellata). Nick ’o americano merita di meglio: dopotutto è un «impresentabi-le», mica un bullo da intervallo scolastico. Non ha commesso reati (sempre che abbia commesso reati) spinto dalla fame, come le donne perdute di Victor Hugo e Carolina Invernizio, ma l’ha fatto (se l’ha fatto) per amore dell’arte, spinto da una vocazione, da un impulso irresistibile. Come il Fidanzato quando adocchia una gonnella e alè, lo fermi chi può.

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IL CORSIVO

Fantomas non fuggecon il salame cotto

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5Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24 GennaiP R I M O P I A N OIl partito risorgimentale che fu dei La Malfa non ce l’ha fatta a presentare un suo candidato

Oddio, è evaporato l’intero PriDispersi in varie formazioni ne erano rimasti solo 4

DI MARCO BERTONCINI

Comunque vadano le ele-zioni, fra gli esclusi ci sarà pure il Pri. Il più antico partito nello

schieramento politico italiano non ce l’ha fatta né a inserire contrattualmente propri can-didati in altre liste, come in svariate elezioni era avvenuto dal 1994 in avanti, né a pre-sentare proprie liste autonome. Quest’ultima scelta era stata decisa dagli organi centrali, con l’evidente speranza di riuscire a stipulare un’intesa con Mario Monti o con Silvio Berlusconi per garantire una «rappresen-tanza parlamentare», com’era quasi sempre avvenuto dopo i rivolgimenti del ’94. Non si era però concluso nulla.

Oggettivamente, tanto al centro quanto al centro-de-stra sarebbe convenuto avere una lista d’appoggio con l’ede-ra. Non che il peso elettorale residuo dei repubblicani possa essere ritenuto importante, po-sto che ormai sono rarissime le presentazioni di liste auto-nome del Pri in elezioni locali, mentre l’ultima valutazione su base nazionale risale alle eu-ropee del 2004, quando repub-blicani e liberal Sgarbi uniti

superarono di poco i 200mila voti (0,7%, nessun eletto).

Tuttavia qualche decina di migliaia di voti sarebbero potuti arrivare, specie se anti-chi elettori dell’edera avessero ritrovato sulla scheda il sim-bolo del proprio storico partito. Qua e là (Romagna, Campania, Calabria) presenze repubblica-ne si avvertono ancora, tramite eletti in amministrazioni loca-li. La conclusione, però, sono la sparizione quasi totale di liste e candidati repubblicani dalle prossime elezioni e l’az-zeramento del Pri dalle due Camere.

L’ultima legislatura era

stata tormentata per gli eredi di Mazzini. Alla Camera erano stati eletti, nel Pdl, in posizioni sicure, Francesco Nucara e Giorgio La Mal-fa. Curiosamente, all’inizio il primo si era inserito nel grup-po misto mentre il secondo aderiva al gruppo pidiellino; il trascorrere degli anni portava Nucara alla fedeltà piena per l’alleanza con Berlusconi e La Malfa all’opposizione verso il Cav, fi no alla sua espulsione dal Pri. La complicata presenza dei due nel gruppo misto (ove La Malfa era approdato dopo aver lasciato i berlusconiani) indica ripetuti mutamenti di etichette e alleanze estempo-ranee con altri deputati va-

ganti, per avere il minimo di tre deputati utile per costituire una componente del misto. Dal marzo scorso era giunto alla Camera un subentrante, Giu-seppe Ossorio, eletto nelle liste del Pd in rappresentanza di un gruppetto di repubblicani campani dissidenti, ma ritor-nato nell’alveo del Pri.

Anche al Senato i re-pubblicani hanno vicende curiose. Luciana Sbarbati, eletta nelle liste democratiche in quota del movimento da lei fondato (Repubblicani europei) per raccogliere i repubblicani orientati a sinistra, dopo una presenza nel gruppo del Pd è passata in quello dell’Udc e

altri, restandovi anche dopo essere tornata nel Pri.

La dizione Pri l’ha invece recata nel gruppo misto An-tonio Del Pennino, suben-trato in una lista del Pdl. In sintesi: a legislatura in chiusu-ra i repubblicani del Pri sono quattro, due nel gruppo misto della Camera, uno nel misto del Senato e una con Udc e al-tri, sempre al Senato. In più, c’è La Malfa fuori del partito e anche lui destinato a restar fuori del Parlamento, come gli ex colleghi, la prossima legisla-tura (era entrato la prima vol-ta a Montecitorio nel ’72), dopo improduttivi accasamenti nel dissolto terzo polo.

© Riproduzione riservata

DI DIEGO GABUTTI

Alla fine degli anni Ottanta, quando l’Urss e i suoi sa-telliti implosero secondo i voti dei popoli e le profezie

di filosofi ed economisti, «tutti noi ci accorgemmo in ritardo che po-tevamo far vivere le risorse della sinistra italiana soltanto fuori dal perimetro del comunismo», dice Massimo D’Alema in Controcorren-te. Intervista sulla sinistra al tempo dell’antipolitica (Laterza 2013, pp. 170, 12,00 euro, ebook 7,99 euro) rispondendo alle domande di Pep-pino Caldarola. Non fu un ritardo da poco e, per la verità, non fu neanche un ritardo: fu il peso di tutti quei fantasmi novecenteschi, delle uto-pie disumanistiche, della sociologia marxleninista spicciola, di un’idea à la King Kong della situazione inter-nazionale, degli spropositi sull’im-perialismo altrui.

Se i comunisti credevano in que-ste chimere, gli ex comunisti non ci credono più. C’è un problema, però: essere comunisti ai tempi della guerra fredda e dei grandi conflitti sociali era una cosa, buona per alcuni, pessima per altri, ma una cosa fondata su dati di realtà, mentre essere ex comunisti vent’anni dopo, nell’età del liberismo e della globalizzazione, non è più nul-la, nulla di concreto. Non è una nuova identità, tanto meno un’identità che

sostituisce l’altra, e neppure qualco-sa d’inafferrabile, mentre D’Alema, che di tutti gli ex comunisti italiani è quello insieme politicamente più abile e umanamente più spigoloso, pensa che sia una ragion sociale più che solida, quando, in realtà, «post-comunismo» è soltanto un grosso, un enorme buco in corrispondenza dei «segni caratteristici» sul docu-mento d’identità. Non è una via d’uscita dal comunismo, ma è la tradizione delle generazioni comu-niste passate, parafrasando Marx, che pesa come un incubo, anche dopo la caduta del Muro di Berli-no, sul cervello degli ex comunisti viventi.

Dice D’Alema che in Italia, stra-no caso, «la sinistra è vista come sinonimo di Stato. Uno Stato che, per di più, appare come invadente e inefficiente», anche se lui non ha «mai capito fino in fondo se è l’inefficienza che dà fastidio o se, invece, non vi sia insofferenza verso l’idea stessa di le-galità» (e qui lo «Stato», fateci caso, diventa sinonimo di legalità, che a sua volta diventa il Valore di cui la sini-stra si è fatta carico, fino a incarnarlo, combattendo i nemici della legalità, Berlusconi in primis). A parte l’ultima considerazione, degna di Micromega o dei magistrati in carriera, più che d’uno statista, come D’Alema ama definirsi, proprio la statolatria, l’idea cioè che lo Stato maiuscolo debba

presiedere tutte le transazioni socia-li, dai prezzi ai salari fino ai rappor-ti interpersonali, è quel che rimane agli ex comunisti di un’ideologia che, prima di votarsi al Gulag e al «modo di produzione asiatico», si propone-va d’abbattere lo stato borghese e d’estinguere, un attimo dopo, anche lo stato socialista. Un riformismo postsovietico e metafisico, preoccu-pato perché c’è una «parte d’opinione pubblica italiana», come dice D’Alema al suo intervistatore, «che reinterpre-ta ogni cosa in chiave individualistica, ponendosi una domanda di fondo: «A me che cosa ne viene?»

D’Alema, intendiamoci, ha ragione da vendere quando rifiuta d’identificare la sinistra con le crociate mo-rali (anzi moralistiche) della magistratura politicizzata, così come quando prende le distanze, a sopracciglio sol-levato, da Angela Merkel e dai suoi amici, «i guru del monetarismo europeo». Non ha torto neppure quando rivendica la sua posizione filopalestinese ai tempi in cui era ministro degli este-ri nel governo Prodi. Essere filopalestinesi è possibile: lo era anche Craxi, trent’anni fa, prima di Tangentopoli. Ma essere contemporanea-mente filopalestinesi ed ex o post comunisti è una combi-

nazione minacciosa. Quando Matteo Renzi, prima di diventare lo zerbi-notto dei vincitori delle primarie, si proponeva di rottamarlo, in realtà intendeva rottamare, rottamando lui, l’ideologia di cui D’Alema, anche suo malgrado, è una della icone, se non l’Icona. Persino «l’idea fissa» di cui lui accusa Repubblica, cioè la pretesa di «dirigere la sinistra», «liquidare la si-nistra storica» e «sostituirsi alle for-ze politiche del centrosinistra», ha le sue ragioni. È ora che le generazioni passate smettano di pesare come un incubo sui viventi.

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RESTA UN NOSTALGICO COME SI DESUME CHIARAMENTE DAL LIBRO INTERVISTA DI PEPPINO CALDAROLA

D’Alema la smetta di pesare come un incubo sui viventi

Massimo D’Alema

DA MAZZINI A NUCARA

Francesco NucaraGiorgio La MalfaGiuseppe Mazzini Ugo La Malfa

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6 Giovedì 24 Gennaio 2013 P R I M O P I A N OIl leader della Fiom fulmina Monti, ammacca Bersani, getta fuori strada Beppe Grillo

Landini non fa sconti a nessunoE la patrimoniale non deve essere solo sugli immobili

DI GIORGIO PONZIANO

Maurizio Lan-dini, segretario della Fiom Cgil, entra a gamba

tesa nella campagna elet-torale. Punta il dito contro Mario Monti, ma anche contro Beppe Grillo e Pierluigi Bersani. Se li dovranno scordare, i tre leader, i voti dei fiommini.

Ha il maglione blu su camicia azzurra, come l’avversario Sergio Mar-chionne. Nell’assemblea emiliana del suo sindacato fa la lista dei politici cattivi e dopo Silvio Berlusconi (ma qui siamo al deja vu) mette Mario Monti: «Le sue proposte», dice, «sono gravi e inaccettabili, in pra-tica per il mondo del lavoro sarebbe un ritorno all’800. Poi fa sorridere che chi ha guidato il governo cominci a fare promesse, chi gli ha impedito di realizzare quel-lo che adesso propone? Ave-va una larga maggioranza che lo sosteneva. Invece niente e adesso eccolo qui a promettere. È un’offesa all’intelligenza degli italia-ni, non è più il tempo delle promesse».

Landini ribadisce che la Fiom non arretrerà d’un centimetro anche se Mar-chionne (con la complicità di Cisl e Uil) l’ha messa fuori dalle fabbriche. E pro-mette guerra al nuovo go-verno se non ci sarà quella che chiama «discontinuità» col governo Monti, che ha goduto dell’appoggio anche del Pd: «un errore», per il guru della Fiom. Del resto Pierluigi Bersani è nel cal-derone dei politici sinda-calmente da rottamare: «è anacronistico, mi sorpren-de. Adesso dice addirittura no alla patrimoniale che

invece è l’unico modo per uscire dal cul de sac in cui siamo precipitati. È ora di finirla di fare pagare il con-to sempre e solo al mondo del lavoro».

Perciò un governo Ber-sani-Monti non può essere accettato dal sindacato per-ché «Monti pensa di andare avanti sulla strada traccia-ta in questo anno di gover-no e ciò sarebbe un danno per i lavoratori».

Se Monti sbaglia, il se-gretario Pd non fa meglio: «in Italia», afferma Landi-ni, «di fronte ad una dise-guaglianza sociale e ad una

disparità di trattamento economico, dire che non si introduce una patrimoniale è un errore. L’Imu non può essere sostitutiva perché la patrimoniale non riguarda solo le ricchezze immobilia-ri ma anche quelle finanzia-rie. Continuo a pensare che un nuovo governo, se vuole cominciare a far pagare an-che chi non ha mai pagato e vuole recuperare risorse, oltre a combattere l’evasio-ne fiscale deve introdurre una patrimoniale non solo sui beni immobiliari».

Il fuoco di fila di Landi-ni non risparmia neppure Beppe Grillo, che in verità sul fronte sindacale se l’è andata a cercare, urlando in piazza che i sindacati andrebbero aboliti («perché le aziende debbono essere di chi vi lavora»). «Abolire i sindacati? Vorrei ricor-dare che attraverso le loro organizzazioni i lavorato-ri sono stati un baluardo della democrazia in questo paese», risponde Landini. «C’è già Marchionne che sta tentando di farlo, quin-di Grillo, per favore, lasci ai lavoratori il diritto di or-ganizzarsi e di scegliere il sindacato che preferiscono. Se vuole fare qualcosa di positivo, si impegni a pre-sentare in parlamento una legge sulla rappresentan-za. Lo sa Grillo che mentre lui fa campagna elettorale perché tutti hanno il diritto di votare ci sono luoghi in cui questo è vietato e sono quelli di lavoro, dove i la-voratori non hanno più il diritto di scegliere? È come se alle elezioni politiche po-tessero votare solo coloro che sono iscritti ai partiti. Se uno dicesse una cosa del genere lo legherebbero perché penserebbero che è impazzito, invece nelle fab-briche succede proprio così e sarebbe opportuno che Grillo entrasse in queste fabbriche per rendersene conto».

Il leader Fiom vede come fumo negli occhi un’allean-za tra Monti e Bersani: «Se dovessi dare un consiglio a

Bersani gli direi che la fase dei professori universitari l’abbiamo già avuta, sa-rebbe utile che ora si rap-presentassero gli interessi delle persone che lavorano. Penso che il nuovo gover-no dovrà cambiare tutto ciò che Monti ha fatto, le riforme che la Fornero ha realizzato sono sbagliate e il nuovo governo deve es-sere in grado di cancella-re l’articolo 8, ripristinare l’articolo 18 e rimettere mano alla riforma delle pensioni».

«Chiediamo ai partiti», aggiunge, «di voltare dav-vero pagina rispetto alle politiche del governo Ber-lusconi prima e Monti poi. Abbiamo chiesto una legge sulla rappresentanza. Se i partiti hanno a cuore che si superi una fase di divisione tra sindacati senza prece-denti, il tema centrale oggi è fare una legge sulla rap-presentanza che rimetta nelle mani dei lavoratori il diritto a costruire una vera unità sindacale. È una del-le priorità che indichiamo al nuovo governo. Ciò vuol dire anche introdurre forme di partecipazione alla vita delle imprese per decidere le scelte e gli investimen-ti. Invece in questi anni si è sottorappresentato il lavoro e il peggioramento delle sue condizioni mette a rischio la presenza stessa delle imprese. Questo chia-ma in causa scelte di poli-tica industriale e anche di intervento pubblico in eco-nomica che chi si propone al governo del paese deve affrontare».

Peccato che Bersani sem-bri non sentirci sul ritorno dello Stato come gestore di imprese industriali. Rima-ne solo Antonio Ingroia e Landini, dopo la premessa rituale che «il sindacato è autonomo e indipendente», ammette che «Ingroia è senz’altro una persona che ha dimostrato di fare il suo lavoro con autonomia ed indipendenza e può essere una possibile risorsa».

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DI ANTONIO GIANCANE

La novità del programma elettorale del Pd è l’istituzione di una imposta patrimoniale. Non una tassa sulla ricchezza, bensì «una proposta per

l’equità fiscale dei patrimoni», cioé innanzi-tutto un riequilibrio dell’Imu, imposta molto impopolare e piuttosto regressiva, vista la distribuzione della proprietà della casa in Italia.

Insomma a Largo del Naz-zareno non pensano ad aboli-re l’Imu, ma all’istituzione di un’imposta erariale progressiva sul patrimonio immobiliare di valore superiore ad una soglia «media» (ad esempio 1,5 mi-lioni di euro), mentre il gettito dell’Imu affl uirebbe ai comuni con aliquota al 3% fi no a 300.000 di valore degli immobili ed una detrazione uguale per tutti di 500 euro. «È evidente», ha scritto il responsabile economico del partito Stefano Fassina, «che in relazione all’Imu vigente benefi ciano (sic!) della proposta le abitazioni di residenza di valore inferiore a 1,5 milioni e le aziende e le seconde case fi no ai 300mila euro».

Fin qui l’idea di Bersani, abbastanza si-mile all’Impôt de Solidarité sur la Fortune adottata in Francia. Restano tuttavia da capire due cose.

La prima: come compensare la perdita di gettito della riforma dell’Imu (500 euro di sconto), pari ad almeno 2 miliardi e mezzo

di euro?In teoria, la base imponibile della patri-

moniale, se riferita ai valori di mercato degli immobili, supera i 5.000 miliardi di euro (10 biliardi di vecchie lire) cioé il valore corrente degli immobili secondo i calcoli della Banca d’Italia; in pratica, con i valori catastali at-tuali (pur rivalutati dal governo Monti) non arrivano a 500 miliardi.

Ma solo una modesta percen-tuale di contribuenti eccede la soglia di esenzione di 1,5 milioni. Risultato: per ottenere un getti-to di 2,5 miliardi di euro sarebbe necessario adottare una aliquota superiore al 4 per cento del valore del patrimonio. Con forti proba-bilità di illegittimità costituzio-nale di una aliquota prossima all’esproprio.

Per avere idea, l’Isf di Hollande ha l’aliquota massima (che si ap-plica ai patrimoni superiori ai 3 milioni) dello 0,5 per cento, men-

tre in Italia si dovrebbe adottare un’aliquota del 4,1 per cento per i patrimoni superiori a 1,5 milioni.

La seconda domanda riguarda le grandi fortune fi nanziarie. Qui Pierluigi Bersani è stato chiaro: «Io non sono per mettere delle patrimoniali sulle grandi ricchezze non im-mobiliari». Clamorosa sarebbe l’asimmetria impositiva tra beni immobili (tassati al 4%) e ricchezza fi nanziaria netta delle famiglie, 3.500 miliardi di euro, che resterebbe esclu-sa dall’imposta Fassina/Bersani.

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SI AGGIUNGERÀ ALL’IMU E NON COLPIRÀ LE RICCHEZZE

Da Bersani e Fassina una tassache vale doppio sulla casa

Maurizio Landini

Stefano Fassina

SCOVATI NELLA RETE

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7Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24 GennaiP R I M O P I A N OIl senatore uscente Vallardi, messo in 12ma posizione (cioè out,) dà fuoco alle polveri

Debossizzazione veneta indigestaZaia accusato di non aver moderato lo strapotere di Tosi

DI GOFFREDO PISTELLI

La guerra della ex-Liga veneta non è finita. Anzi forse è appena (ri)cominciata. Debos-

sizato il Carroccio, a breve ci sarà la reazione dei fedeli al Senatur ma soprattutto è pronosticabile che venga alla luce lo scontro, che cova da tempo sotto le ceneri del par-tito, quello fra il segretario Flavio Tosi e il governatore Luca Zaia. Lo testimoniano queste parole raccolte ieri dal Corriere Veneto: «Ora pensia-mo al bene della Lega ma è chiaro che il giorno successivo alle elezioni qualcuno dovrà darci delle spiegazioni. E ci conteremo». A preannunciare il redde rationem è un leghi-sta doc, Giampaolo Vallar-di, senatore uscente, e sinda-co di lungo corso nella Marca trevigiana. È furioso, Vallardi, per la ricandidatura «simboli-ca» nella lista senatoriale del Carroccio: 12ma posizione, la-ticlavio impossibile, presenza del tutto di bandiera.

Vallardi se l’è presa sia con chi le liste le aveva compilate, vale a dire appunto Tosi, ma soprattutto a chi s’era mos-so a tutela di esclusi come lui e cioè Zaia. «Ha la mia

massima stima», ha detto il senatore all’indirizzo del governatore, «ma è eviden-te a tutti che, col senno di poi, il suo disimpegno si sta rivelando un grave errore», perché, ha aggiunto «c’è una guerra in corso e le guerre si combattono anche sui terreni che si preferiva non calcare». Nello sfogo amaro del fedelissimo, Val-lardi, trevigia-no come Zaia e capogruppo del Carroc-cio quando il governatore presiedeva la provincia, nello sfogo, dicevamo, c’è anche la certi-fi cazione di quello che, da mag-

gio dell’anno scorso, in Veneto si combatte sotto le insegne dell’Alberto da Giussano, pa-dre della patria padana, ossia un confl itto sottotraccia fra Tosi e Zaia.

Da maggio 2012, perché era stato subito chiaro, a poche ore dallo spoglio delle comunali veronesi, col sinda-co uscente in carrozza verso l’unico vero trionfo leghista

di quella tornata di ammi-nistrative, che il fortissi-mo Tosi sarebbe finito in rotta di collisione con Zaia.

Giancarlo Galan, il presidente forzista che aveva preceduto Zaia a Palazzo Balbi a Venezia,

sede del governo regionale,

s’era divertito a dirlo subito, e ad alta voce, nel dopo voto: «Adesso Tosi vorrà il Veneto».

Qualcuno ci aveva letto il risentimento del ras ber-lusconiano, nato da quando il Cavaliere aveva deciso di mollare la regione alla Lega, interrompendo proprio la luna di miele di Galan con l’imprenditoria veneta.

Che l’ex-governatore però avesse visto giusto s’era capi-to già poche settimane dopo, mentre Tosi marciava dritto e veloce, come il Freccia bian-ca fra Verona a Venezia, verso la segreteria regionale. Zaia era infatti sbottato alle pri-ma voce di movimenti sulla sanità, materia che era stata di Tosi quando era assessore proprio con Galan e che «go-verna» anche col suo fedelis-simo Luca Coletto.

E le scintille c’erano state quando Tosi, da poco eletto segretario, volendo commis-sariare la federazione pado-vana del partito utilizzando un assessore: i cellulari erano diventati incandescenti.

Scontro aperto e plateale poi a Treviso, in ottobre, presente Roberto Maroni e davanti a molti sindaci padani, quando Zaia aveva respinto l’idea di

fare ricorsi alla Corte Costitu-

zionale contro il Patto di stabi-lità, come avrebbe auspicato il partito e cioè Tosi: «Non faccio prove tecniche di rivoluzione per conto terzi», aveva tirato diritto.

E poi la composizione delle liste, appunto, dove il sindaco di Verona non ha fatto sconti a nessuno, nemmeno agli uo-mini del governatore.

Zaia d’altra parte gode di un grosso consenso nell’elet-torato ed è stato sempre un passo indietro quando sotto schiaffo era Tosi, pressato in Veneto e da Milano, per le sue posizioni nuoviste. Per questo, quando Bossi è caduto, nessu-no ha potuto alzare le scope del repulisti contro di lui.

Il sindaco di Verona ne fa una questione politica: è lui il segretario ora, è lui che detta la linea ora. Anche in Regione.

Che poi, come dice qualcu-no, nella poltrona di Zaia, nel 2015, voglia accomodarcisi lui, sarebbe invece una que-stione personale.

Aspetti politici e personali si fonderanno, da febbraio, in uno scontro di cui anche in Via Bellerio, quartier ge-nerale leghista a Milano, do-vranno occuparsi.

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DI PIETRO BONAZZA

La campagna elettorale si sta sviluppando sul filo delle col-pe delle vecchie facce, ma sulla «spesa pubblica», che è il nodo

dolente e anche la loro colpa: silenzio; meglio giocare al più simpaticone in Tv e promettere improbabili riduzione di tasse. Si sostiene che l’Italia è povera e indebitata (debito pubblico oltre 2mila miliardi di euro), ma gli italiani sono ricchi e che se, invece del rapporto «De-bito pubblico/Pil», per noi disastroso, si considerasse la ricchezza privata netta, l’Italia sarebbe più virtuosa degli altri stati europei. Invece, il rapporto tradi-zionale è deviante e lo spread, nuovo mito di questi tempi, determinato da furbizia e reticenza tedesca, sarebbe azzerato. Intanto, cerchiamo di chiarire perché la povera Italia sarebbe popola-ta da cittadini ricchi.

Individuo due cause:a) gli italiani, o buona parte di

essi, sono effi caci lavoratori ed è il lavoro che, più del capitale, alla fi ne, produce ricchezza. Bisogna immaginare l’uomo come un convertitore calorico: un motore che dà un output maggiore dell’input, e la differenza è ricchezza novella, che fa cumulo con la precedente;

b) la spesa pubblica non produce direttamente ricchezza, spesso, invece,

pessimi servizi e si può sostenere che si risolve in solo trasferimento, reso possibile da imposte o debito pubblico. Bisogna verifi care, quando è prelevato 100 al contribuente A per trasferirlo a B, l’uso diverso dei due.

L’Italia deve soppor-tare due guai: i) la spe-sa pubblica è spesso un trasferimento di risorse a soggetti con le mani bucate, che non produ-cono alcunché; ii) l’eva-sione fi scale, che in certe condizioni di mala spe-sa pubblica non è quel mostro che si vuole far credere. In altri termini: tra spesa pubblica (tra-sferimento) e spesa pri-vata esiste trade-off e a vincere è sempre lo stato che usa la forza della sua sovranità, come direbbe Carl Schmitt.

Se gli imprenditori ita-liani sono stati (e sono) evasori, ma le imposte evase le hanno dirottate al potenziamento e all’espan-sione di processi produttivi validi, si è verifi cato una sottrazione di imposte che sarebbero destinate dallo stato a usi perversi.

Piaccia o no, gran parte della ric-

chezza nazionale privata è nata così. Qui non si sta facendo l’elogio della evasione, ma la condanna dell’incal-lito cattivo trasferimento di risorse da parte dello stato, che ha smarrito l’etica e la giustifi cazione della sua

esistenza.Si sente dire spesso

che su ogni cittadi-no grava una fetta di debito pubblico di x. Pensiamo al paradosso statistico di Trilussa e, allora, si conclude che: se il cittadino y è già caricato di un debito pubblico virtuale di x, formalizziamo il tutto e così la fi niremo di gio-care a rimpiattino con «Debito pubblico/PIL», a patto che finisca la festa degli sprechi.

Questa è una provoca-zione. Quanto a metter-la in pratica, c’è proprio bisogno di tabula rasa.

Ormai, non è più questione di mandarli a casa, ma di lasciarli a casa, anche se sono professoroni. Chiudiamoli nella cittadella degli studi e buttiamo via la chiave. Tanto gli studenti sanno come difendersi.

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Spesso si risolve in un trasferimento di risorse a soggetti con le mani bucate

Elezioni, spesa pubblicagrande assente dal dibattito

«Dovrebbero proibire ai minori di 60 anni i di-battiti politici visto che fi niscono sempre con un linguaggio da caserma»: lo ha detto il regista Giuliano Montaldo, pro-tagonista ieri alla Casa del Cinema di Roma del convegno dedicato ai 30 anni dalla messa in onda del suo ‘Marco Polo’, lo sceneggiato colossal che allora fece 26 milioni di spettatori. Montaldo ha anche sottolineato che «durante le riprese è suc-cesso di tutto, abbiamo dovuto abbandonare al-cuni paesi per alcuni con-fl itti e in Cina lavoravamo in condizioni durissime. Un giorno la troupe, tut-ta di romanisti, si bloccò perchè non riuscivano ad avere notizie della Roma. Allora il capo dei cavalie-ri mongoli che era sul set ha parlato con Pechino e l’ambasciata italiana e in cinque giorni abbiamo avuto notizie. Quando gli ho detto che la Roma ave-va perso 1-0 con l’Avelli-no non hanno più voluto sapere nulla fi no a fi ne riprese».

Donato de’ Bardi© Riproduzione riservata

Montaldoe i romanisti

Flavio Tosi

Mario Monti

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8 Giovedì 24 Gennaio 2013 P R I M O P I A N OA trentadue anni dal sisma che nel 1980 devastò un’area di 17.000 km quadrati

Irpinia, c’è ancora il terremotoA Cassa depositi e prestiti la gara per fi nanziare il mutuo

DI GIAMPIERO DI SANTO

Eccoci ancora qua, trenta anni dopo. Anzi, oltre 32 anni dopo quel 23 no-

vembre del 1980, quando alle 19,34 la terra tremò e il sisma devastò l’Irpinia e buona parte della Campa-nia. Un evento seguito a breve distanza, nel 1981 e 1982, da altre scosse non prive di conseguenze anche gravi. Ebbene, dopo 11.749 (undicimilasettecentoqua-rantanove!) giorni e mi-gliaia di miliardi di vecchie lire (moneta allora in corso legale e ben lungi dall’es-sere sostituita dall’euro) impiegate, la ricostruzione non è ancora finita. Ci sono lavori da ultimare e danni da risarcire.

Tanto che la regione Cam-pania, nell’agosto scorso aveva lanciato un avviso pubblico per la «selezione del soggetto finanziatore del mutuo, con oneri a ca-rico della Stato» sulla base del Decreto del presidente del consiglio dei ministri n.3967 del 2010. Quell’av-viso fissava in 33 milioni di euro l’importo del mu-tuo. E stabiliva il termine

del 18 settembre scorso, ore 13, per il ricevimento delle offerte. Non che ci sia sta-ta la fila, a dire il vero in questi mesi. Sì, perché alla fine, a bussare alla porta della regione guidata da Stefano Caldoro è stata una sola istituzione finan-ziaria. Quella Cassa depo-siti e prestiti che ha offerto uno spread del 2,38% e si è aggiudicata l’erogazione del mutuo che riceverà, come previsto dalla legge, i contributi quindicennali versati dal Dipartimento della Protezione civile.

Ma al di là della gara, che in sostanza non c’è sta-ta, colpisce ancora una vol-ta, malgrado non stupisca più di tanto, il fatto che sia in pieno svolgimento una vicenda drammatica che risale ormai ai pri-mi anni 80 del secolo scorso. Certo, quel ter-remoto, 6,9 di M a g n i t u d o della scala Richter e de-cimo grado della ormai d e s u e t a scala Mer-calli è stato

uno dei più terribili che mai abbiano colpito l’Italia, se-condo per intensità soltan-to ai catastrofici eventi di Messina (1908) e Avezzano (1915). Certo, le vittime fu-rono quasi 3.000, i senza-tetto 280.000 e le province interessate 8, per un’area di 17.000 chilometri quadrati, pari al 5,5% dell’intera

s u p e r f i c i e dell’Italia.

Ma al di là della gravità d e l l a t r a g e -dia, in Irpinia t r o p -

po sono stati gli e r r o r i

nella fase di impostazione degli interventi di ricostru-zione. Tanto che da una sti-ma iniziale dei danni pari a circa 8.000 miliardi di lire, si è saliti nel 2000 a circa 60.000 miliardi di lire, e a 32 miliardi di euro nel 2008. Un fiume di denaro che ha finito per irrigare copiosa-mente le casse della malavi-ta organizzata, grazie anche alla decisione di rilanciare l’economia con la creazione di venti aree industriali e all’inserimento di nuovi comuni nella lista di quel-li danneggiati dal sisma: gli enti furono prima 36, poi divennero 280 e, infine, 687. La progressione della spesa fu tale che nove anni dopo il terremoto Oscar Lu-igi Scalfaro fu incaricato di guidare la «Commissione

parlamentare d’inchie-sta sull ’attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo svi-

luppo dei territori colpiti dai terremoti del novembre 1980 e del febbraio 1981 della Campania e della Basilicata», organismo che doveva fare luce sulla quantità di

soldi destinati dallo Stato alla zona colpita.

Ma a distanza di oltre trenta anni, ad Avellino, tanto per fare un esempio, sono ancora visibili i segni di distruzione di quel ter-remoto. Per non parlare dell’Alta Irpinia, dove si trovano i comuni maggior-mente colpiti: Andretta, Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Bisaccia. Qui, al con-fine con la Basilicata e con l’Alto Salernitano, ci sono ancora famiglie che vivono nei container.

E invece città e comuni distanti centinaia di chilo-metri dell’epicentro, e fuori dalla cosiddetta area del cratere, sono state veloce-mente ricostruite, pur non avendo riportato danni. Magari solo qualche lesio-ne, mentre in Alta Irpinia e nella provincia di Potenza interi paesi erano crollati al suolo. Ed è così che addirit-tura sono arrivati finanzia-menti a Torre Annunziata, sono state costruite ville plurifamiliari persino sul mare. Ora, si spera, la festa di molti e le pene di tantis-simi dovrebbero volgere al termine.

© Riproduzione riservataStefano Caldoro

DI CONTRARIAN

Per gli analisti Telecom Italia è un rebus. Ci provano, si mettono lì con modelli e proiezioni, considerando dati e congiuntura economica, ma per

quanto ogni volta vengano prodotti documenti professionali, le variabili sono troppe: il bu-siness mobile, il debito, le tasse, La7, la rete, per non parlare poi dell’effetto Italia. Così, a pochi giorni di distanza, possono uscire re-port che, apparentemente, sostengono uno il contrario dell’altro. Société Générale, la set-timana scorsa ha ribadito un convinto buy (acquista) sul titolo, sulla base delle attese per il raggiungimento del target di riduzione del debito a 28 miliardi di euro e di un calo dei ricavi mobile nel quarto trimestre inferiore a quanto inizialmente temuto.

Equita invece, nel suo recente studio, ha confermato che il target di 28 miliardi di indebitamento a fi ne 2012 è effettivamente raggiungibile, ma ha aggiunto che il target di 25 miliardi nel 2013 è «quasi irraggiungi-bile se non agendo sul dividendo», conferendo quindi alle news sul debito una luce del tutto diversa.

La settimana scorsa erano stati gli analisti di Deutsche Bank a parlare proprio di «luci ed ombre» su Telecom Italia, riferendosi, in particolare, al quarto trimestre e al nuovo piano industriale 2013-2015. In defi nitiva, spiegava la banca d’affari tedesca, dovrebbe-ro però prevalere le notizie positive (e non a caso il giudizio è buy), tra le quali la riduzione

del debito nel 2012 e nel 2013. L’unica cosa chiara, che peraltro il presidente operativo Franco Bernabè sa benissimo, è che l’indebi-tamento è uno dei temi principali (se non il principale) attraverso i quali il mercato legge i conti di Telecom.

L’altro dato è l’ebitda, e, su quello, gli ana-listi sembrano concordare. «Ci aspettiamo che il 2013 sarà un anno sfi dante e che le attuali stime, nostre e del consenso, di un calo dell’ebitda dell’1% siano sfi danti a meno di severe azioni sui costi che ci aspettiamo es-sere parte rilevante del nuovo piano», spiega Equita, seguita a ruota dagli esperti di Mor-gan Stanley, secondo cui il consenso sul 2013 potrebbe essere stato troppo ottimista sulle prospettive dell’azienda. In particolare, le diffi coltà sul fronte dei ricavi porteranno a un ebitda 2013 signifi cativamente inferio-re alle stime. E, per questo, il broker vede un margine operativo lordo a 11,1 miliardi di euro (con l’ebitda domestico destinato a scendere da 8,2 a 8,1 miliardi) a fronte delle previsioni del consenso a 11,5 miliardi. Una girandola di numeri che fi nisce con l’intac-care anche le previsioni di dividendo per le azioni ordinarie sul bilancio 2012 scese da 4 a 2 centesimi. Senza contare che «un taglio del rating di credito, ora a BBB/Baa2, resta una possibilità; i livelli di spese per inve-stimenti potrebbero aumentare e resta poco chiaro se il governo sarà un co-investitore o un competitor nella rete ad alta velocità». Tante variabili, troppe variabili. Praticamen-te un rebus.

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TANTE VARIABILI. TROPPE VARIABILI. PRATICAMENTE UN REBUS

Sui numeri di Telecom gli analististanno dando, anche loro, i numeri

DI ANDREA GIACOBINO

Doppia cura dimagrante per Roberto Poli, pro-fessore e commercialista da sempre vicino all’ex premier Silvio Berlusconi tanto da essere stato da lui nominato consigliere d’amministrazione di

Fininvest e Arnoldo Mondadori Editore, oltre a sedere nei board di Coesia (la holding di Isabella Seragnoli), Ospe-dale San Raffaele e Maire Tecnimont. Nei giorni scorsi, infatti, davanti al notaio di Milano, Gabriella Quatra-ro, si è svolta un’assemblea straordinaria della boutique consulenziale Poli e Associati, presieduta dallo stesso Poli, che ha preso due deliberazioni: la trasformazione da so-cietà per azioni in società a responsabilità limitata e la riduzione volontaria del capitale da 120.000 a 50.000 euro mediante rimborso all’unico socio, la Fimita che fa capo ai coniugi Poli.

Lo stesso Poli nel verbale d’assemblea ha sottoline-ato che le operazioni sono necessarie «al fi ne di consentire una più snella, effi cace ed economica gestione dell’atti-vità sociale». In particolare, «la riduzione del capitale permetterà, ove i soci lo deliberassero, di non nominare, in futuro, l’organo di controllo (il collegio sindacale, ndr) con conseguente snellimento della struttura societaria e contenimento dei costi di gestione». I ricavi della bouti-que consulenziale di Poli, peraltro, sono in contrazione e la società risulta detenere fra gli attivi due autovetture Audi.

Ma contestualmente alla controllata anche la Fi-mita «si asciuga» riducendo il capitale da da 850.000 a 100.000 euro, mentre amplia l’oggetto sociale anche all’at-tività immobiliare tenuto conto che fa gli asset, oltre alla Poli e Associati, fi gurano una serie di appartamenti e nove posti auto nel condominio milanese «Le Terrazze di Brera» sito nella centrale via Pontaccio.

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POLI E ASSOCIATI E FIMITA

Roberto Poli mette a dieta le sue società

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9Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24 GennaiP R I M O P I A N OIl Demanio lancia un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria del mattone di stato

Immobili, maxiristrutturazioneInterventi su 30.500 complessi. Costo di partenza: 280 mln

DI STEFANO SANSONETTI

Maxiristruttura-zione di Stato, verrebbe da dire. Perché quello che

sta per prendere il via è un piano di manutenzione ordinaria e straordina-ria di circa 23.500 im-mobili pubblici, a cui si aggiungono quasi 7 mila complessi privati, ma in uso alla pubblica amministrazione. Tutti, chi più chi meno, hanno bisogno di una serie di in-terventi che non può essere rinviata. E che presenta un costo di partenza di 280 milioni di euro. At-tenzione, però, per-ché si tratta solo di una prima tranche di manutenzioni, alle quali segui-ranno altre nel corso del 2013. Con un conto che, quindi, è verosimilmente destinato ad au-mentare.

L’operazione viene porta-ta avanti in questi giorni dal ministero dell’economia retto da Vittorio Grilli, in particolare dall’Agenzia

del demanio. Nei pros-simi mesi l ’obietti-vo del la s t r u t t u -r a g u i -data da Stefano Scalera è quel lo di firma-

re qualcosa come 63 accordi quadro al fine di individuare gli operatori, in sostanza le aziende, che effettueranno i vari interventi sugli edifici pubblici. La mole di lavoro non è certo uno scherzo. Sul-la base della documentazio-ne predisposta dal Demanio è in gioco la manutenzione di 30.427 immobili. Di que-sti 23.505 sono di proprie-tà pubblica e comprendono anche una parte di cespiti che rientrano nel dema-nio storico-artistico. Poi ci sono 6.922 immobili priva-ti ma concessi in locazione passiva alla pubblica am-

ministrazione. Alcuni interventi, quindi, ri-guarderanno anche questo pacchetto.

Ma che cosa rien-tra nella dicitura «manutenzione or-dinaria e straordi-naria»? Qui viene il bello, perché le carte indicano una lista di una quarantina di voci nella quale

rientra un po’ di tutto: in-dagini sulla struttura degli edifici, scavi, demolizioni, bonifiche, opere murarie, impermeabilizzazioni, opere di protezione termica e acu-stica, consolidamenti, into-naci, controsoffitti e così via. Ora, per raggiungere i suoi obiettivi, l’Agenzia guidata da Scalera ha predisposto 15 bandi di gara regionali,

tutti divisi in lotti, il cui va-lore base complessivo è ap-punto di 280 milioni e 798 mila euro.

Lo scopo, naturalmente, è quello di cavarsela alla fine con una cifra inferiore. Ad ogni modo, avvertono i documenti, i valori dei sin-goli bandi sono basati «su una parametrizzazione con interventi manutentivi rea-lizzati nell’ultimo anno».

Facendo un’analisi disag-gregata dei bandi territoria-li, si scopre che quello più costoso e più complesso in assoluto riguarda la regione Lazio. Qui c’è in ballo la ri-strutturazione di 5.020 im-mobili di proprietà pubblica e di 804 asset in locazione passiva. Il valore base di tutti e 9 i lotti in cui è stata suddivisa la relativa gara è di 99 milioni e 410 mila euro. A seguire troviamo il bando di Toscana e Umbria, con i suoi 27 milioni e 832 mila euro, e quello di Puglia e Basilicata con 21 milioni e 800 mila.

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Stefano Scalera

Vittorio Grilli

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11Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24 GennaiP R I M O P I A N OI media italiani, obbedendo più che altro alle loro speranze, hanno preso i schi per i aschi

La Merkel non è affatto crollataIn Bassa Sassonia, ha perso le elezioni per 6 mila voti

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Crollo della Merkel, si gioisce soprattutto all´estero (e in parti-colare in Italia) dopo

il risultato delle elezioni in Bassa Sassonia. Ma è proprio vero che ci sia stato questo crollo? Ci sono sconfitte utili, e vittorie fatali, e bisogna sa-per far di conto per giudicare un verdetto, senza confonde-re desideri con realtà per non prendere lucciole per lanter-ne. Quello in Bassa Sassonia è stato un confronto politico che si è deciso deciso sul fil di lana, con uno scarto tra le due compagini di soli due decimi di punto percentuale, in pratica solo sei o settemila voti, rimasto incerto fin verso mezzanotte, mentre la vitto-ria passava di continuo da una squadra all´altra. Alla fine, il nuovo premier Ste-phan Weil, potrà governare con un seggio di maggioran-za, 69 a 68. In Italia sarebbe sottoposto a continui ricatti di questo o di quello, in Ger-mania basta, ma non è questo il punto.

Il voto nel Land, il se-condo per grandezza,

47mila kmq. 9 milioni di abi-tanti, ex feudo rosso, patria di Gerhard Schröder che ha sempre casa nella capita-le Hannover, ma governato dalla CDU della Cancelliera dal 1999, era visto come una prova generale per le elezio-ni nazionali del 22 settembre. In un match di pugilato è lo sfi dante a dover dare prova di rimonta. La coalizione di socialdemocratici e di ver-di era data in testa per 13 punti a dicembre, e il vantaggio è qua-si svanito. Per colpa dello sfi dante nazio-nale, Peer Stein-brück, che parla troppo e sproposito, e ha un debole per i guadagni extra parla-mentari grazie a confe-renze e interviste a pagamento (un milione e 300mi la euro). Alle venti di do-m e n i c a , q u a n d o l´ago della b i l a n c i a sembrava pendere a f av o -re de l la

CDU, i compagni di partito ne chiedevano le immediate dimissioni. A mezzanotte lo hanno accolto come un trion-fatore. Ormai resterà sul ring fi no alla prima domenica di autunno, e la Cancelliera non può che esserne contenta. Il buon Peer è «l´uomo migliore nella squadra della Merkel», come ha scritto ironico Der Spiegel, «ma avrà bisogno di

due guardie del cor-po che gli impe-

discano passi falsi».

I sondag-gi nazionali sono diversi da quelli lo-

cali: i cristia-n o d e m o -

cratici distanziano l´SPD di dieci punti, 43 a 33. In un con-fronto all´americana, Angela batte Peer con un punteggio da basket: 67 a 18. Non c´è partita? Qualche timore ri-mane. Anche in Bassa Sasso-nia, il premier David McAl-lister (fi glio di un militare scozzese), molto amato dai locali sopravanzava il rivale Stephan Weil per 51 a 37, ma il prestigio personale non basta. La CDU dipende dal-la Merkel, e infatti ha perso tutte le ultime consultazioni regionali dove la Cancelliera ha un peso minore.

Si può essere la leader del partito di maggioranza rela-tiva e perdere contro i riva-li, SPD e verdi, se il partner cede, come in un doppio di tennis. I liberali, al 13 nel 2009 oggi sono scesi al 4, sotto la soglia del 5 necessaria per entrare al Bundestag. A Han-nover, il “crollo” della Merkel festeggiato a Madrid, a Pari-gi, a Atene, e pure a Roma, è spiegato con l´aiuto dato agli alleati: l´FDP, data alla vigilia sotto il cinque, ha sfiorato il 10, quasi esattamente i punti per-duti dalla CDU (circa 6). Più esattamente, dalla CDU all´FDP domenica

sono passati 110mila voti. Una mossa indispensabile: a che serve arrivare primi se il compagno affoga?

Avverrà lo stesso a livel-lo nazionale? Non sarebbe neanche necessario salvare i liberali in crisi esistenziale. In Bassa Sassonia sono spari-ti i Piraten, per pigrizia chia-mati i grillini teutonici (sono altra cosa), e l´estrema sini-stra della Linke. E´probabile che a settembre i simpatici corsari, un anno fa al 13, scompaiono, ma i “rossi” no: nelle grandi città e negli ex Länder orientali hanno sim-patizzanti a suffi cienza, e la loro presenza al Bundestag potrebbe rovinare i giochi a Peer. Si dovrà accontentare di fare il ministro delle Finan-ze in una Grosse Koalition governata sempre da Ange-la. Chi spera all´estero che la signora vada in pensione probabilmente resterà deluso. E, comunque avrà un´amara sorpresa. Oggi, Peer critica la Merkel per la politica euro-pea, ma a leggere bene il suo programma si scopre che se fosse Cancelliere si compor-terebbe esattamente come lei. Cambierebbe solo lo stile.

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DI BARTOLOMEO SCAPPI

La passione per l’Africa non l’ha mai dimenticata: Walter Veltroni pensa sempre al continente nero, anche se non si è mai trasferito laggiù, e proprio per questo domani pomeriggio, nella sala Pietro da Cortona dei musei Ca-pitolini, celebrerà Nelson Mandela, premio Nobel per la pace nel 1993. La tavola rotonda per il leader che ha combattuto per tutta la vita contro l’apartheid e il raz-zismo è stata ideata in occasione dell’uscita del nuovo numero della rivista missionaria “Nigrizia”, dedicata in-teramente a Mandela. “Nigrizia” è il mensile edito dalle missioni Comboniane che pone al centro dell’attenzione la politica, la storia, l’economia e la cultura dell’Africa. All’incontro, moderato da Paolo Masini, oltre a Veltroni parteciperanno l’ambasciatore del Sudafrica Thembi Tambo, Jean-Leonard Touadi, il direttore di “Nigrizia” Efrem Tresoldi e la scrittrice Itala Vivan.

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Veltroni celebra Mandela

Onore al giornalista radicaleche di nome fa Massimo Bordin

Da attento ascoltatore di Radioradicale ero curio-so di sentire se Massimo Bordin, nella sua rassegna stampa, avrebbe tenuto conto di quanto aveva scritto ItaliaOggi a proposito della confusione in cui era in-corso a proposito dell’inesistente obbligo del Pdl per depositare le fi rme di sottoscrittori delle liste. Ebbene, ho sentito con piacere che il curatore di «Stampa e regime» ha dichiarato di fare «amplissima ammenda» per l’errore commesso, presentando «ampie scuse» e dando «riconoscimento a ItaliaOggi». Onore al giorna-lista radicale, per la correttezza dimostrata. Quanti altri giornalisti avrebbero glissato oppure mendicato scuse o scivolato per la tangente?

Marzio Corvi - Roma

LETTERA

Angela Merkel

DI PUCCIO D’ANIELLO

Ma Raitre copia Canale 5? Da Giovanni Flo-ris sono così politicamente scorretti? Certo la battuta su Monica Bellucci che, da francese, tifa per Mario Monti, nel giro di pochi minuti è stata pronunciata sia da Ezio Greggio che da Maurizio Crozza. Striscia la notizia ar-riva subito dopo il Tg5, mentre Ballarò se la prende con più calma, in un orario che accon-tenta i ritardatari e chi trova molto traffico per tornare a casa. Ma il sospetto che Croz-za abbia dato un’occhiata al televisore, concentrandosi sulla trasmissione di Anto-nio Ricci, c’è.

* * *

Tornano i problemi tecnici, nel telegiornale di Enrico Mentana. C’è qualcosa che non va, a La7. Purtroppo accade solo quando in vi-deo appare il direttore.

* * *

Scenario sudamericano: è quello che i partiti di sini-stra hanno sempre paven-tato, indicando la vittoria della destra. Ma le opinioni cambiano, e oggi pomeriggio il responsabile esteri e relazioni internazionali del Partito democratico Lapo Pistelli e il responsabile America Latina Francesca D’Ulisse saranno ospiti dell’Istituto Italo-Latino Americano, dove incontreranno gli ambasciatori latino-americani di venti nazioni, per uno scambio di idee sui rapporti politici, economici e di amicizia con l’America Latina.

L’artista Jannis Kounellis inaugurerà «Frammenti di bellezza», la sezione incon-tri dell’edizione 2013 di «Una porta verso l’Infinito. L’uomo e l’assoluto nell’arte», progetto ideato e curato dall’ufficio comu-nicazioni sociali del Vicariato di Roma in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura. Il pittore e scultore greco, naturalizzato italiano, sarà protagonista di un incontro-intervista con la giornalista

Monica Maggioni, appe-na arrivata alla direzione di RaiNews, nella basilica di Santa Maria in Monte-santo, Chiesa degli Artisti, domani.

* * *

Il Centro Alberto Benedu-ce, guidato dal presidente onorario di Dexia Crediop Antonio Pedone, ha ban-dito il sesto concorso del «premio Mauro Cicchinè», destinato a tesi di laurea, di dottorato di ricerca o ad altre ricerche inedite di carattere economico/giuridico aventi per ogget-to il «finanziamento delle infrastrutture dopo le tra-sformazioni indotte dalla

crisi: ridefinizione del ruolo degli operatori di mercato e degli strumenti finanziari». L’associazione ha lo scopo di promuovere ricerche e studi, con particolare riferimento agli aspetti connessi con l’intervento pubbli-co nell’economia e la crescita delle infrastrut-ture. Per informazioni: http://www.dexia-crediop.it/cgi/bjcms.custom.H_Site_Index.showPage?section=64

INDISCREZIONARIO

Enrico Mentana

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12 Giovedì 24 Gennaio 2013 P R I M O P I A N OA Roma si incontrano il ministro e il sindaco Matteo Renzi per risolvere la grana

Firenze, l’assolo di OrnaghiMaggio musicale fi orentino commissariato dal Mibac

DI PIERRE DE NOLAC

Le grane non finiscono mai, per il ministro per i beni e le attività cul-turali Lorenzo Orna-

ghi: oggi a Roma incontrerà il sindaco di Firenze Matteo Renzi per tentare di salvare il Maggio musicale fiorentino. All’ordine del giorno, il com-missariamento del teatro, deciso proprio ieri dal Mibac. Dal Collegio Romano hanno precisato che «il provvedi-mento si è reso necessario in attuazione delle disposizioni previste dal decreto legisla-

tivo 367/96, considerata la situazione economica e patri-moniale dell’ente lirico». Un procedimento che prevede un termine di sette giorni per le eventuali controdeduzioni.

Il comune fiorentino sta lottando per far continuare a vivere l’istituzione culturale, come ha detto il vicesindaco Dario Nardella: «Uno degli obiettivi della nostra ammi-nistrazione è salvare il Mag-gio musicale fi orentino e noi continueremo a lavorare in questa direzione. Abbiamo ereditato dal passato una situazione diffi cile, ma nono-stante questo siamo riusciti fi nora ad ottenere risultati importanti, anche se siamo perfettamente consapevoli che non bastano». E «con la nuova dirigenza è iniziata un’importante operazione di risanamento del teatro che ha interessato più fronti dell’attività, portando ri-sultati visibili, ad esempio, su politica gestionale, costo della dirigenza e del suo staff, gestione del personale e produzione artistica che è

incrementata». E Nardella ha ricordato «il grande impe-gno per il Maggio degli enti pubblici, della regione, della provincia e del comune di Fi-renze che versa 4 milioni di euro l’anno, cifra senza para-goni. Contributi, questi, che sono aumentati negli ultimi anni. A fronte di ciò abbiamo assistito al disimpegno dallo stato centrale: i governi che negli anni si sono succeduti hanno ridotto il proprio soste-gno economico che è passato dai 21 milioni del 2009 ai 15 del 2012. Se i contributi del Fus fossero rimasti ai livelli del 2008, quando al governo c’era il centrosinistra, ad oggi il Maggio non si troverebbe nella condizione attuale».

Intanto la sovrintendente Francesca Colombo ha difeso il suo operato: «Noi abbiamo portato risultati artistici, atti gestionali, abbiamo messo strutturalmente il Maggio in pareggio. Mi chiedo perchè il commissariamento arrivi adesso, mi pongo tanti per-chè e soprattutto mi chiedo cosa mi viene criticato. Que-

sto nessuno me l’ ha ancora detto. Io devo fare cultura e gestire bene i soldi pubblici. Questo l’ho fatto e i risultati concreti che sono pubblicati lo dimostrano. Perchè allora il commissariamento?». Per lei «il commissariamento è stato deciso perchè non c’è una patrimonializzazione. La patrimonializzazione non è responsabilità di un sovrintendente». Colombo a questo proposito ha spiegato che la «ristrutturazione del-la situazione debitoria» con l’accensione di un mutuo è un processo in corso: «Le banche hanno approvato il piano in-dustriale, ma hanno subordi-nato la fattibilità dello stesso a precise garanzie patrimo-niali. Le garanzie sono quei 26 miliardi del nuovo teatro che attendiamo sia conferito». Quelle promesse erano nate durante gli incontri romani del sindaco Renzi con l’allora sottosegretario alla presiden-za del consiglio Gianni Letta, quando il premier era Silvio Berlusconi.

© Riproduzione riservata

di Pierre de Nolac

Corona era in Portogallo.

Gli avevano parlato dell’esilio di una testa coronata a Cascais.

* * *

Monti: «L’atmosfera che circonda l’Italiaè cambiata».

È pronto per fare anchele previsioni del tempo.

* * *

Casini: «Non siamo crocerossine».

Portando peròlo scudocrociato.

* * *

Lagarde sulla crisi: «Nel 2013 o la vao la spacca».

Ma l’economianon era una scienza?

PILLOLE

Se al politico ciò che scri-vi torna utile, sei un gran giornalista. Se è a suo dan-no, sei mediocre e scrivi su un giornale che leggono solo tre persone anche se poi, querelando (o minac-ciando di farlo) chiede dei danni come se fosse letto da dieci milioni

Luigi Chiarello

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13Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24 GennaiP R I M O P I A N ODei due ex presidenti (Bobba e Olivero) il primo si è schierato con il Pd e l’altro con Monti

Per chi voteranno gli aclisti?Sono in gioco, complessivamente, un milione di voti

DI GOFFREDO PISTELLI

Deputato Pd uscen-te, ricandidato come vincitore di primarie in Piemonte, Luigi

Bobba, classe 1955, ha l’elo-quio pacato dei vercellesi e passa per uno che non perde mai le staffe. Anche quando nel suo partito qualcuno lo defi niva «teodem» e lo addita-va come ideologo dei cattolici sempre pronti a impuntarsi sui temi etici, invocando la coscienza, lui non faceva una grinza. E se anche lo si provo-ca, sfrucugliandolo sul rischio che il suo successore alla gui-da con le Acli, Andrea Olive-ro, «salito» con Mario Monti, si porti via il milione di voti aclisti, piddini fi nora, lui non si scompone: «Mai dare nulla di scontato», risponde.

Domanda. Onorevole, quindi si preoccupa?

Risposta. A dicembre un sondaggio Swg fra i cattolici praticanti dava moltissimi incerti. Addirittura il 40% sembrava non intenzionato a votare, anzi quella percen-tuale era superiore alla media degli italiani. E stiamo par-lando di un’area che guarda con attenzione alla politica. Tuttavia…

D. Tuttavia?R. Fra quelli che esprime-

vano una intenzione di voto, il Pd era il primo partito. E cre-do che comunque che il mon-do delle Acli, quello che cioè conosco meglio, continuerà a esprimersi maggioritariamen-te per il centrosinistra.

D. Ma lei, da aclista, che ne pensa della scelta di Olivero?

R. La rispetto, anche se per-sonalmente non l’avrei fatta. Il primo manifesto centrista era del tutto generico e poi ci sono anime fortemente diver-se, non so se se riusciranno a dar vita a un soggetto capace di durare nel tempo o se si ri-schia d’aver un altro partito personale. Peraltro, in quella lista, dicono cose altalenanti: a volte che vorrebbero creare un’alleanza riformista col Pd, altre che siamo inaffidabili. In ogni caso il mondo aclista resta pluralista.

D. Scusi ma gli aclisti con chi staranno, con Bobba o con Olivero?

R. Guardi che intanto, nella liste, e in posizioni di eleggibi-lità. ne abbiamo molti di più noi.

D. Qualche nome?R. Nella circoscrizione este-

ra, c’è Franco Narducci, delle Acli svizzere. In Lom-bardia c’è Francesco Prina, che potrebbe essere eletto se il Pd lì farà un buon risultato. C’è Giorgio Zanin che a Por-denone ha vinto le primarie e Federico Gelli in Toscana.

D. Due renziani, questi ultimi due, ma Gelli rischia

di non farcela.R. Beh non è detto, dipen-

de dal risultato di Sel e quello complessivo della coalizione. Ma non ho fi nito…

D. Prego…R. In Sardegna c’è Silvio

Lai, già segretario regionale, e poi ci metterei anche le re-gionali del Lazio, che sono im-portanti, dove c’è Christian Carrara nel listino di Nicola Zingaretti.

D. Invece con Monti, ol-tre a Olivero, in posizione sicura, c’è solo quel diri-gente delle Acli di Vene-zia...

R. Andrea Causin, cer-to. Ovviamente parlo solo di quelli eleggibili e di cui ho notizia.

D. Ma dopo il voto ci sarà dialogo?

R. La penso come il mio se-gretario, Pierluigi Bersani, un dialogo dovrà esserci coi montiani. A prescindere dal fatto che vogliano o non vo-gliano collaborare.

D. Un altro pezzo di mon-do cattolico che sta dichia-rando di voler fare una scelta pluralista è quello di Comunione e liberazio-ne. Voi teodem pensate di rappresentare un’offerta politica adeguata? Risul-terebbe che, per esempio, i ciellini padovani siano già dalla vostra…

R. Sì, parlavo nei giorni scorsi con un collega veneto

che mi raccontava appunto della presa di posizione di un loro dirigente, Graziano De-bellini. Io credo che la nostra esperienza abbia molto da dire a quel mondo.

D. E invece qualcuno, durante il clima accesso delle primarie, pensava che si tornasse indietro dal Pd, verso i Ds. Un cattolico come lei non ha avuto que-sto timore?

R. No, a me sembra che il percorso del Pd di questi anni sia stato fruttuoso. Che i ri-formismi che ven- gono da sinistra e quel-li cattolici si siano con-taminati e abbiano in comu-ne quei valori di solidarie-tà che un certo radica-l i -

smo etico e un certo indivi-dualismo tendono a minare. C’è sempre comunque un rischio che la cultura del libertarismo diventi egemo-nica: non è una questione da dare per risolta e da mettere in un cassetto.

D. Per esempio?R. Sui temi del lavoro,

della formazione, della coo-perazione, della promozione della famiglia, sul ruolo del non profi t e del volontaria-to abbiamo visioni comuni, come abbiamo dimostrato nell’Intergruppo per la sus-sidiarietà (eletti cattolici di vari schieramenti, ndr).

D. E sui temi etici? Mol-ti, in quell’area, temono che si vada verso il ma-trimonio e le adozioni ai gay…

R. Il Pd a luglio ha elabo-rato un documento per il ri-

conoscimento dei diritti degli omossessuali. Chi pensasse

di equiparare quel riconoscimen-to ad altro si scontrerebbe

con gli ar-ticoli 29-

3 0 - 3 1 d e l l a Costi-tuzio-ne, in cui i

p a d r i c o s t i -

tuenti han-

no defi nito molto chiaramen-te la famiglia. Però mi faccia dire una cosa…

D. Prego…R. Su questi temi occor-

re evitare una sorta bipar-titsimo etico e un dialogo è necessario per mobilitare le coscienze e non lasciarsi irre-tire da un certo individuali-smo radicale. E comunque il nostro gruppo parlamentare riconosce la libertà di cono-scenza ma non lo dico come rifugio perché non si riesce a trovare la strada.

D. Tornando ai cattolici in politica. Quella ricom-posizione dall’alto che era sembrata Todi, è archivia-ta?

R. Pur non essendo stato invitato, in quanto politico, cosa che mi parve incom-prensibile, posso dire che la prima Todi ebbe il limite di non portare a una proposta capace di mobilitare le realtà sui territori. Parlo della pos-sibilità di un’azione unitaria, non riconducibile a un par-tito, di un movimento civico insomma che non diventasse lista (ride), ma unisse perso-ne intorno a certi temi.

D. E Todi 2?R. Beh lì sono visti i po-

sizionamenti diversi. Siamo rimasti a metà. E comunque i cattolici vivono un tempo segnato dal pluralismo dal quale non si torna indietro.

© Riproduzione riservata

DI PAOLO MASSOBRIO

È un mese di gennaio scoppiet-tante, quello che sta passan-do lentamente. Quegli amici più giovani di me, di almeno

vent’anni, che ho incontrato una sera a casa di Simone hanno deciso di fare un corso sul vino da Fabio Scarpitti, che è uno dei più illuminati sommelier di Milano. Ed io e Marco Gatti li accom-pagneremo per cantine, sabato 9 marzo, quando verranno a celebrare il secondo weekend di Golosaria. Ma anche sabato a Milano, alla convention dei Delegati del Club di Papillon, c’era fermento, con tante iniziative, dalla Puglia alla Valtel-lina al Canavese, che già intorno all’8 di febbraio celebrerà il mitico Carnevale di Ivrea.

Quest’anno, i caki raccolti nel mio giar-dino stanno ancora maturando e ce ne sarà fi no alla fi ne del mese: dolcissimi e buonissimi. Li tengo in cantina, al fre-sco, insieme alle noci che ho acquistato a Monzambano all’agriturismo Monte Oliveto.

L’altra mattina ho scritto su twitter che tre noci al giorno fanno bene alla salute, e subito si è aperta una discus-sione con richiesta di approfondimenti e di notizie circa i benefi ci degli Omega 3. Ma martedì sera, con Gianni e con un suo amico, mi ritaglierò uno spazio proprio

per capire meglio. Questa faccenda del cibo e della nuova

comunicazione che s’è spostata su twitter è interessante.

Ieri sulla Stampa il direttore Mario Calabresi ha fatto un’intervista a John Elkann su suo nonno Gianni Agnelli, che è mancato 10 anni fa. E su twitter è su-bito rimbalzata la passione dell’Avvocato per i cibi di stagione, la sua curiosità, i viaggi per accaparrarsi alcune specialità che sicuramente gli facevano racconti. Si, il cibo ha una forza evocativa fortissima, soprattutto qui in Italia. Il prossimo we-ekend, essendo dalle parti di Magenta, andrò a prendere il gorgonzola in un piccolo caseifi cio che sta prima dell’Ab-bazia di Morimondo. E con le noci che m’ha dato Claudio e gli ultimi cardi di Nizza Monferrato, farò un piatto caldo e sfi zioso, che vi ripropongo per i giorni della merla che verranno. Si tratta dei Cardi stufati con gorgonzola e noci.

La ricetta di Giovanna Ruo Ber-chera pubblicata sul libro Adesso 2013 prevede:

2 cardi bianchi di circa 600 grammi ciascuno

6 dl di latte fresco parzialmente scre-mato

200 g di Gorgonzola40 g di noci sgusciate2 limoni1 noce di burro

saleStaccate le coste dei cardi, eliminate

quelle vuote e le parti rovinate, cercando di non sprecarne troppe, quindi toglie-te i fi lamenti. Tagliate le coste a pezzi lunghi (se si tagliassero subito a pezzi piccoli, cuocendo, si perderebbero dei principi nutritivi nel liquido di cottura) circa una spanna e mettetele, a mano a mano, a bagno in acqua acidulata con il succo dei limoni.

Portate a ebollizione 5 dl di latte con un litro di acqua, salate leggermente e aggiungete i cardi sciacquati in acqua e sgocciolati.

Cuocete a fuoco moderato per un tem-po variabile dai 20 minuti a oltre 40 mi-nuti, dipende dalle varietà, dal fatto se sono stati interrati o meno, da quanto freddo hanno preso e altri fattori anco-ra. A cottura ultimata, scolate i cardi eliminando il liquido di cottura. Appena tiepidi, tagliateli a pezzi lunghi 3-4 cm. In una padella larga mettete il burro con il gorgonzola tagliato a pezzetti e fatelo sciogliere.

Se la crema fosse troppo densa, aggiun-gete un poco di latte rimasto. Unite i car-di, fateli saltare per alcuni istanti, quindi cospargeteli con le noci tritate e servite, anche con del pane abbrustolito. E non fatevi mancare un vino rosso “rotondo”. Ottimo un Dolcetto di Dogliani.

* ilsussidiario.net

SONO I CARDI STUFATI CON GORGONZOLA E NOCI NELLA RICETTA DI GIOVANNA RUO BERCHERA

Un piatto delizioso per i giorni della merla

Luigi Bobba

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14 Giovedì 24 Gennaio 2013 P R I M O P I A N OI due fratelli si dividono sulle candidature. E Casini gode

Lombardo controAngelo dichiara guerra a Raffaele

DI ANTONIO CALITRI

Più che la magistratura poté la candidatura. E i fratelli Lombar-do, da sempre uniti

nella politica e nei guai giu-diziari, litigano per un posto in Parlamento; guerra senza quartiere da parte del de-putato uscente e minore dei due Angelo, all’ex governa-tore Raffaele. All’indomani dell’ufficializzazione delle liste dei candidati, in Sicilia una grana che rischia di az-zoppare il progetto di Silvio Berlusconi di riportare in scena l’ex governatore e di intercettare i suoi voti per cercare di aggiudicarsi il premio regionale del Sena-to. Raffaele Lombardo dovrà guardarsi dal fratello. Soltan-to pochi giorni fa con l’accordo stretto tra ex premier ed ex governatore siciliano i Lom-bardo festeggiavano il ritorno in scena da protagonista ad appena tre mesi dall’uscita da palazzo d’Orleans con il partito di famiglia. Ma qual-cosa è andato storto proprio tra i due fratelli visto che il maggiore si è inserito come capolista al senato della li-sta Partito dei siciliani (l’ex Mpa) gemellata con Grande

Sud, mentre il minore non risultava nell’elenco. Un se-gno di delicatezza da parte dell’ex governatore più volte accusato di familismo, che non poteva mettere ai pri-mi posti del partito, gli unici che potrebbero conquistare uno scranno, due Lombar-do. A maggior ragione dopo le polemiche per la staffetta all’assemblea regionale tra lui e il fi glio Toti. Ad Angelo che ha condiviso tutti i passi politici con Raffaele, e anche le disavventure giudiziarie, la cosa non è andata giù. E anzi-ché lavare i panni in famiglia, ha deciso di uffi cializzare lo strappo con una nota dove spiega che «questa è stata la campagna elettorale più velo-

ce della mia carriera politica. Il mio dovere personale verso le liste Mpa può considerarsi nullo, già a partire da oggi» e, siccome non si riconosce «nei criteri di metodo utilizzati per la composizione delle liste, né nella lettura politica del mo-mento attuale. Preso atto del-la chiusura opposta alla mia recente esperienza politica e in assenza di ragionamenti stimolanti e di ampio respiro preferisco concentrarmi sul-le imminenti amministrative catanesi, con le mani libere e senza alcun vincolo date le mutate condizioni attuali, verso la candidatura Stanca-nelli, che non ritengo più va-lida per il futuro della città di Catania». In pratica sbatte la porta al fratello e al parti-to e annuncia di boicottare il candidato di famiglia. Intan-to però, mentre dalla parte di Raffaele che ha preferito non esprimersi pubblicamente sulla questione, pensano che alla fi ne il fratel prodigo ri-entrerà, quelli vicino allo scissionista raccontano che sarebbe già in viaggio verso Pier Ferdinando Casini, che ha già dato ospitalità all’altro nemico dell’ex gover-natore Giovanni Pistorio.

© Riproduzione riservata

DI MICHELE ARNESE

Negli scorsi giorni è stato ri-marcato l’equilibrio con cui il candidato premier di Pd e Sel, Pier Luigi Bersani, ha

affrontato la questione fiscale evitan-do di rincorrere promesse di riduzioni tributarie tanto facili da sbandierare tanto difficili da attuare viste le con-dizioni della finanza pubblica.

Ma con la stessa franchezza si deve rimarcare come le ultime dichiarazio-ni sugli F35 di Bersani (non ci servono i caccia, ci serve il lavoro, ha detto in sostanza) denotano o un mero fine elettoralistico o, peggio, una preoccupante idea dei rapporti internazionali e di allean-za con gli Stati Uniti. Non a caso le prime reazioni entusiaste sono state del leader di Sel, Nichi Vendola, del capo di Rivoluzio-ne Civile, Antonio Ingroia, e di altri due ex magistrati come Luigi De Magistris e Antonio Di Pietro.

Dire, come ha fatto il segretario del Pd che «nell’ambito delle spese militari biso-gna assolutamente rivedere il nostro im-pegno per gli F35» e aggiungere che «la nostra priorità non sono i caccia, la nostra priorità è il lavoro», può scaldare gli animi di militanti vecchi e nuovi ma può anche indurre a qualche legittimo e preoccupato interrogativo.

Un partito che può conquistare il 55%

della Camera con meno del 40% dei voti può tacere sulla iniziativa di un governa-tore di centrosinistra, come quello siciliano, Rosario Crocetta, che sospende la realiz-zazione di un sistema satellitare del dipar-timento della Difesa Usa che è strategico anche per l’Italia?

E può, con una battuta in campagna elet-torale, contestare un progetto come quello degli F-35 che ha risvolti militari e diplo-matici rilevanti per l’Italia?

Ovviamente può farlo, così come sono comprensibili rilievi e critiche, ma è legit-timo pensare che per guadagnare qualche voto in più si può anche fare una dichiara-zione guerra all’America ma non si riesce a governare un Paese come l’Italia.

© Riproduzione riservata

Le dichiarazioni sui caccia F35 preoccupanti per gli Usa

Sulla Difesa Bersani fa troppa propaganda

Raffaele Lombardo

DI PAOLO SIEPI

Con Igroia c’è dejà vu: il modello arruffapo-polo da terrazza romana. Dipietrismo, giroton-dismo, travaglismo. Grillo se li mangia tutti, perché ha pure un radicamento popolare. Non condivido mezza parola di quel che dice, ma ho gran rispetto del M5S. Andrea Romano, direttore di Italia Futura. Sette.

Scrissi che le primarie (quando tutti le osannavano) erano un fi glicidio da parte di padrini che non volevano alcun rin-novamento: quei comunisti sono sempre i soliti, conformisti ma soprattutto cominternisti il cui vero godimento non è la vittoria sul nemico ma assaporare le tenere carni dei compa-gni riformisti: l’incesto cannibalistico inaugurato da Lenin, esaltato da Stalin e ripreso da Pol Pot, Castro e compagnia brutta. Umberto Silva, psicanalista. Il Foglio.

Con il passaggio dalla monarchia alla repubblica un cor-sivista della Voce repubblicana scrisse: «Oggi si chiude un periodo di sventure e se ne apre un altro». Vittorio Gorre-sio: I moribondi di Montecitorio. Longanesi, 1947.

La Minetti guadagna di più del segretario generale dell’Onu. Massimo Fini, Il Fatto quotidiano.

Gli italiani faticano a defi nirsi conservatori, anche se ta-lora lo sono, soprattutto a sinistra. Aldo Cazzullo. Sette.

A distanza di tre lustri, vengo ancora as-salito da un senso di smarrimento se ripen-so alla prima volta che entrai da Mandara, una bottega di gastronomia a pochi passi dal mio giornale, per acquistarvi le moz-zarelle di bufala. Erano le 13,30. Al centro del negozio, incuranti di chi vi faceva la spesa, decine di impiegati, ammassati l’uno agli altri mangiavano in piedi come i cavalli del mio nonno Tano, reggendo fra le mani un piatto di plastica riempito con cubetti di mozzarella e pomodoro. Alcuni tenevano la ventiquattrore serrata fra le ginocchia: lo sbigottimento aumentò quanto appresi che questi infelici, una volta ingurgitata la caprese, dovevano trasferirsi in massa al bar all’angolo per sorbirvi un bic-chiere di minerale, non avendo Madara la licenza per la somministrazione delle bevande. Stefano Lorenzetto:

Cuor di veneto. Marsilio.

A tavola sono vegetariano; a letto, carnivo-ro. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Eserciti in fuga, stendardi nella polvere... E le sfi late dei vincitori sotto i balconi, con

pifferi, trombe, tamburi. Tutto da ridere fi no alla lacrime. Se non fosse per le madri. Gesualdo Bufalino: Bluff di parole. Bompiani.

Ricordo un edicolante veneto che una domenica portò un quotidiano, in prova, a un coldiretto e la domenica succes-siva ritentò il colpo, ma si sentì rispondere: «Eh, can da l’ostrega, ne te credarè miga che compra el giornal tute le domeniche!». Cesare Marchi: Non siamo più povera gente. Rizzoli

La banda si schierava davanti all’osteria della piazza ed eseguiva un pezzo d’obbligo: un valzer infernale intitolato L’usignolo. La banda al completo, meno il clarino che era dislocato, se il parroco lo permetteva, sul campanile oppure a una fi nestra della casa più alta della piazza. In modo che, quando la banda arrivava a un certo punto dell’ esecuzione, il clarino interveniva dall’alto con un assolo formidabile con miliardi di semibiscrome, una cascata di trilli da far morire di invidia un usignolo. Beppe Gualazzini: Guareschi. Editoriale Nuova.

«Mi faccia vedere il registro, maestro Mombello», disse il direttore. Sfogliò il registro e si portò le mani nei capelli. «Signor maestro stia attento alle anellate! La elle deve toc-care la riga superiore; la effe deve toccare quella superiore e quella inferiore; la di invece è l’unica anellata che non deve toccare la riga superiore ma deve fermarsi poco sotto, alla stessa altezza della t... Ah! Non c’è un’anellata che sia ben anellata, signor maestro! Veda qui: la bi è più alta della elle, la gi più bassa delle effe. Ma, signor maestro, il registro è un documento uffi ciale!». Lucio Mastronardi: Il maestro di Vigevano. Einaudi, 1962

Una volta Gianfranco Vissani, per evitare una tavola con tredici commensali, fece se-dere tra gli invitati un cameriere. Giorgio Dell’Arti. Sette.

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Epifferi, trombe,

Pier Luigi Bersani

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15Giovedì 24 Gennaio 2013ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAVoluto dagli Astrup Fearnley, una famiglia di armatori, raccoglie opere contemporanee

Oslo, il museo di Renzo PianoL’edifi cio assomiglia a una nave con le vele di vetro

DI MASSIMO GALLI

È firmato da Renzo Piano il nuovo mu-seo di Oslo che rac-coglie la collezione

Astrup Fearnley. Si presen-ta come una nave, divisa in due da un canale che separa le parti dell’edificio, con due vele di vetro che arrivano al suolo. L’idea è quella di unire l’arte alla natura, la visione di quadri e sculture alla contemplazione della natura.

Il museo raggruppa alcu-ne delle opere più gettonate dell’arte contemporanea. La Fondazione Astrup Fearnley, creata da una grande fami-glia di armatori norvegesi, cerca di non farsi scappare nulla che possa arricchire la struttura, sia dal punto di vista dell’immagine che da quello della sostanza. Così non mancano Michael Jackson in compagnia del suo scimpanzé Bubble, i qua-dri di Hulk e i delfi ni gon-fi ati. Poi l’intero bestiario di Damien Hirst, con tanto di

intestini di mucche, vi-telli e montoni. Ancora, la più grande collezione mondiale di Matthew Barney.

Ma, al di là di queste icone, il museo ricco di 1.500 opere sa anche aprire percorsi fino-ra sconosciuti, grazie all’intervento dell’islan-dese Gunnar Kvaran, che dirige la struttura da una decina d’anni e consiglia i proprietari in tutte le operazioni di acquisto. Egli spiega che una delle caratteristiche dell’Astrup Fearnley è quella di continuare a sopravvivere agli artisti, qualunque sia la variazione del loro valore nel tempo.

Ovviamente, in questa prospettiva, il dialogo fi du-cioso con i grandi mercanti d’arte si rivela di fondamen-tale importanza. Inoltre vie-ne dedicato parecchio tem-po alle ricerche nei paesi emergenti. È il caso di India, Cina e Brasile, anche se la presenza americana, che fa

tendenza, è sempre al centro dell’attenzione.

I programmi, dunque, sono ambiziosi. Proprio per que-sto si è deciso di investire in una nuova sede, all’altezza dei tempi e della fi losofi a del museo, che trasmette inno-vazione e apertura culturale. Tutto è cominciato quando un promotore ha contattato il museo per proporre un ac-

cordo: nell’ambito dell’ope-razione immobiliare che era stata pianifi cata per il por-to, è stata negoziata con la municipalità la presenza di uno spazio culturale. Se la Fondazione Astrup Fearnley fosse stata favorevole, sareb-be stato possibile insediarvi l’intera sua collezione a co-sto zero.

Così è stato, non senza

che il direttore del-la struttura ponesse alcune condizioni: la superficie avreb-be dovuto essere il doppio del previsto. Oslo ha detto sì. Un’iniziativa nuova, pianifi cata da priva-to a privato, per un paese di tradizione socialista, che ha fatto storcere il naso a più di una perso-na. Tanto più che altri musei pubblici, dal Munch al nazio-nale, faticano a svi-lupparsi. Ma questo, probabilmente, non è un buon motivo per

bloccare progetti alternativi, che alla fi ne arricchiscono la proposta culturale della ca-pitale norvegese.

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DI ETTORE BIANCHI

Fine anno difficile per Riche-mont, società proprietaria di Cartier, Van Cleef, Bau-me & Mercier, Iwc, Jaeger-

LeCoultre e Piaget. Dopo aver visto le vendite aumentare del 12% nel primo semestre, chiuso a fine set-tembre, quindi del 7% in ottobre, il gruppo ha registrato un giro d’affa-ri in crescita del 5% negli ultimi tre mesi del 2012 a quota 2,9 miliardi di euro. Richemont evidenzia una performance soddisfacente in Eu-ropa (+9%) e un’accelerazione dello sviluppo in America (+13%), ma a inquietare i mercati è l’andamento in controtendenza in Asia, principale motore della crescita del mercato mondiale del lusso da diversi anni. La casa svizzera ha spiegato che, dopo vari anni di incremento eccezionale messo a se-gno nella regione Asia-Pacifi co, soprattutto in Cina, le vendite sono rimaste stabili in rapporto a una base di comparazione esi-gente per lo stesso periodo dell’anno scorso. Il rallentamento sembra aver colpito in ma-niera particolare Cartier, secondo marchio del lusso a livello globale dopo Louis Vuitton e principale apportatore di utili al gruppo Richemont.

La battuta d’arresto nello sviluppo del mercato degli orologi di lusso in Cina si spiega in parte con il passaggio di potere nella nazione asiatica all’interno del Parti-to comunista, che dovrebbe durare ancora qualche mese prima della nomina dei nuovi responsabili su scala regionale e locale. Un movimento che ha paralizzato il mercato dei

regali, e che era stato un potente motore per l’avanzata del lusso negli ultimi anni.

Richemont ha aggiunto che, allo stato at-tuale, non è possibile sapere come potranno svilupparsi i modelli di business e come gli affari evolveranno nella regione Asia-Pacifi -co. La società sottolinea di avere una visione a lungo termine e continuerà a investire nel-lo sviluppo delle sue maison. Ottimisti, gli analisti ritengono che il Capodanno cinese, che cadrà il 10 febbraio, tre settimane più tardi rispetto al 2012, può avere ritardato gli acquisti.

Richemont sembra più colpita del suo concorrente Swatch Group, leader mondiale dell’orologeria, la cui attività non è concen-trata sul segmento lusso e la cui crescita mondiale è stimata all’8% nell’ultimo tri-mestre 2012. I colossi francesi Lvmh e Ppr, meno dipendenti dagli orologi, pubblicheran-no i risultati fi nanziari tra fi ne gennaio e metà febbraio.

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Nell’ultimo trimestre, dopo il boom dei mesi precedenti

Le vendite di Cartier rallentano in Cina

Quest’anno i disoccu-pati nel mondo arri-veranno a quota 202 milioni. È la previ-

sione formulata dall’Orga-nizzazione internazionale del lavoro, secondo cui nel prossimo quinquennio il numero salirà ancora a 210 milioni. Il tasso dei senza lavo-ro è destinato a portarsi stabil-mente al 6,2%. Come sottolinea l ’ o r g a n i s m o , non sono attesi miglioramenti prima del 2016 perché la cre-scita è rallen-tata a tal punto da impedire la creazione di nuovi posti.

I paesi sviluppati fanno la parte del leone in questo tri-ste primato, assorbendo un quarto dell’incremento della disoccupazione, vale a dire circa un milione di perso-ne, con un tasso più elevato, pari all’8,6%. La situazione è peggiore nell’eurozona, dove l’incertezza continua a regnare, mentre si assiste a un lieve miglioramento negli Stati Uniti. Ma il fenomeno non risparmia neppure le

aree emergenti del pianeta, dall’Asia all’Africa subsaha-riana.

L’Organizzazione lancia nuovamente l’allarme per la fascia giovanile, dove il tasso di disoccupazione è del 12,6%. In Grecia e Spa-

gna la percentuale supera il 50%. Oltre un terzo dei sen-za lavoro tra i 15 e i 24 anni non è occupato da sei mesi o più. Gli esperti sostengono che la pessima congiuntura è aggravata da un proble-ma strutturale: la perdita di competenze rende molto difficile il ritorno all’im-piego. Per questo vengono caldeggiati i programmi di formazione e riconversione, privilegiando i settori pro-duttivi.

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È la previsione mondiale per il 2012

Senza lavoroin 202 milioni

Le due pagine di «Estero - Le notizie mai lette in Italia» sono a cura di Sabina Rodi

Il museo di Oslo i rmato Renzo Piano

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16 Giovedì 24 Gennaio 2013 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAPersino lo Zaire (ex Congo), non dico gli Usa o la Gb, ammette il voto per via postale

La faccenda Erasmus è una bufalaI politici non vogliono facilitare le votazioni all’estero

da BerlinoROBERTO GIARDINA

Gli studenti dell’Era-smus non potranno votare. Avrebbe vio-lato il principio di

eguaglianza, spiega il gover-no, e mi pare evidente, anche se negli ultimi tempi la Co-stituzione è stata stiracchia-ta, stropicciata, manipolata. Sarà per la prossima volta, si promette. Sono un gattopar-desco siciliano se ne dubito? Anzi, ne sono certo. Forse si farà in tempo per i fi gli di chi oggi studia a Madrid o a Ber-lino. O per i nipoti, chissà.

Ho trascorso parte del-la mia vita fuori d’Italia, e a ogni elezione si ripete la stessa storia: come faranno a votare gli italiani all’estero?

Gli studenti Erasmus, circa 25 mila, per esercitare il loro diritto, dovranno prendere l’aereo, mettersi al volante o salire su un treno. La nostra Italia rimborsa perfi no il bi-glietto in seconda classe. Ca-pisco i giovani, ma per anni le loro condizioni furono le

mie e di quanti vivevano fuo-ri d’Italia. Prima che venisse escogitato l’attuale e assurdo sistema di voto per gli italiani lontani, che non vale per loro, espatriati per breve tempo.

Ritengo che il problema ve-nisse rimosso per colpa della sinistra, quando ancora esi-stevano un partito socialista e un Pci. Per il voto del mag-gio 1972, il mio giornale di allora, Il Giorno, mi chiese di indagare su come avrebbero votato i Gastarbeiter, i lavo-ratori italiani in Germania. Ad Amburgo, dove abitavo, eravamo pochissimi, così me ne andai a Stoccarda, a parla-re con gli italiani della Merce-des. Conobbi Bruno Zoratto: ex operaio, aveva creato una sorta di dopolavoro, un paio di poltrone sfondate e una tv dalle immagini sfocate. Era un fascista, puro e tenero, non avevamo nessuna idea in co-mune, ma diventammo amici (è scomparso alcuni anni fa). Per gli italiani che andavano a votare in treno preparava cestini da viaggio con mezzo pollo arrosto e un panino, av-

volto in carta con la fi amma tricolore. Scrissi un reportage in cui dicevo che non sapevo come avrebbero votato gli ita-liani di Germania, ma che gli unici a occuparsi di loro erano i fascisti, e il prete della mis-sione cattolica. Il mio pezzo non venne mai pubblicato.

Zoratto continuò a pren-dersi cura dei Gastarbeiter, e a battersi per il diritto di voto, era il terrore dei nostri consoli e ambasciatori a cui non ne faceva passare una. Ma quando infi ne fu istituito il voto per gli emigrati, non venne messo in lista dai suoi, che candidarono un qualche gerarca di partito romano. Lui era rimasto puro, i suoi camerati un po’ meno. Il so-spetto era (ed è) che gli esuli per nostalgia votino a destra. Io sono convinto, ma non pos-so dimostrarlo, che votino come gli pare, esattamente come parenti e amici rimasti a casa. Anche quanti si man-giarono i polli preparati da Bruno.

Anni dopo, Walter Vel-troni venne a Berlino e in-

contrò alcuni italiani. Giu-seppe Vita, allora a capo della Schering, l’italiano più stimato in Germania ancor oggi, gli chiese di fare qual-cosa per il voto di chi abitava all’estero: «In fondo perché? Non pagano le tasse in Ita-lia». Restammo senza parole. Il voto legato al censo? E i po-veracci o gli evasori d’Italia non vanno alle urne? A parte il fatto che io, e molti altri italiani, paghiamo le tasse per la casa in patria, perfi no per i bidoni della spazzatura che non produciamo. Veltroni temeva che tutti avrebbero votato per Silvio.

Poi la destra, sempre lei, creò i collegi esteri, nella cer-tezza di conquistare voti fa-cili, ma Prodi vinse, guarda un po’, proprio grazie ai seggi conquistati oltre confi ne. Co-munque, un altro pastrocchio. Perché non votare per lettera come fanno tutti i paesi civili, compreso lo Zaire ex Congo? I miei amici tedeschi se ne partono in vacanza e spedi-scono la loro scheda qualche settimana prima per posta.

Da noi avverrebbero brogli? Sospetto umiliante, e perché posso votare per lettera alle elezioni europee?

Gli eletti all’estero, dodi-ci deputati e sei senatori, in questi anni non si sono dati da fare per cambiare il sistema. Per loro, ovvio, an-dava bene. Ora protestano in nome dei poveri studenti Erasmus. Si devono sempli-cemente vergognare, e il 24 febbraio non voterò in Ger-mania (il mio collegio arriva fi no a Vladivostock), per non correre il rischio di eleggere qualcuno di loro paracaduta-to da Roma. Verrò in Italia, ma non sono sicuro. Poter vo-lare senza preoccuparmi del costo è un privilegio. E mi sento a disagio. I biglietti in quella data sono già cari an-che nelle compagnie low cost. Potrei sfruttare il biglietto in seconda che mi viene regala-to, sempre che esista ancora, 22 ore da Berlino a Roma. Ma temo che nessuno mi offrirà un cestino con una coscia di pollo e una mela.

© Riproduzione riservata

DI CARLOS GARCIA

Nicola Cosentino non può ricoprire la carica di parlamentare in Italia, ma potrebbe dirigere una banca in Spagna. Il ministero dell’economia

di Madrid ha appena presentato un decreto che ammorbidisce gli impedimenti per sede-re sulle poltrone che contano degli istituti di credito. I requisi-ti di «onorabilità, esperienza e buon governo», indispen-sabili per ottenere la nomina, verreb-bero giudicati dalla Banca di Spagna, ma potrebbero ac-quisire ora una stra-na discrezionalità. Condannati, inda-gati, inquisiti: tutti potrebbero arrivare a decidere i destini dei risparmiatori.

Per la prima vol-ta, infatti, la condizione di «condannato per delitti dolosi» non sarà più un impedimento valido per essere un banchiere. L’onorabilità, si legge nel testo presentato dal ministro Luis de Guindos, verrà riconosciuta a «chiunque abbia dimostrato una condotta personale, commerciale e professionale al di sopra di ogni dubbio sulla propria capacità di svolgere una diligente e prudente gestione dell’entità bancaria».

In altre parole, un delinquente, purché ca-pace, ce la può fare. Conterà il grado della con-

danna e della gravità dell’accusa nei confronti del candidato che si trovi sotto processo. Ma, anche qui, tutto è relativo: il supervisore (la Banca di Spagna, appunto) punterà gli occhi soprattutto sui reati contro il patrimonio, il fi sco, il servizio sanitario nazionale o le norme che regolano l’attività del credito.

Si terrà in considerazione, infi ne, il tempo trascorso dalla con-danna, l’eventuale danno a terzi e il profitto personale che l’imputato ne ha tratto e la reite-razione del reato. Il tutto, però, precisa Guindos, dovrà ri-spondere a «indagini rilevanti e fondate, sia in ambito penale sia in quello ammini-strativo». L’esempio più diffuso in Spagna è quello di Alfredo Saenz, amministra-tore delegato del Banco de Santander,

il più grosso istituto di credito spagnolo. È stato condannato a tre mesi di reclusione e inabilitato dalla carica per lo stesso periodo con l’accusa di falso in bilancio. Ha ricevuto l’indulto dal governo di Mariano Rajoy, che aveva commutato la pena in una multa. La magistratura ha presentato ricorso. Ma per la Banca di Spagna, quell’indulto pulisce de-fi nitivamente la sua fedina penale. E Saenz, quindi, può continuare a occupare quella pol-trona che non ha mai abbandonato.

© Riproduzione riservata

In Spagna, in base al decreto del ministro dell’economia

Cosentino potrebbe dirigere una banca

Con i suoi vent’anni di crescita economica e un tasso di disoc-cupazione attorno al

5%, l’Australia attira ormai migranti di tutte le età e da un lungo elenco di paesi. Oltre a un numero crescente di stu-denti: secondo l’Ocse almeno il 7% degli studenti internazio-nali. Dal 2000 il numero degli stranieri nelle 39 università australiane è raddoppiato. E se gli asiatici sono i più numerosi, non mancano i francesi.

Nel 2012 si contavano 1.900 studenti francesi iscritti in una università australiana e 2.800 in un centro per l’ap-prendimento dell’inglese o di formazione professionale. Se-condo l’Unesco, il loro numero

è balzato del 146% tra il 2005 e il 2010. Per gli studenti l’Au-stralia offre un’ampia scelta di insegnamento di qualità. Alle 37 università pubbliche e ai due atenei privati si aggiun-gono più di 4 mila strutture di formazione professionale. Scienze sociali e management sono le specialità più gettona-te. E i centri di ricerca spalan-cano le loro porte ai dottorandi, in particolare nelle discipline scientifi che. Tanto che nel 2009 più di un quarto degli studenti post-master era straniero.

Ultima considerazione: aver studiato in Australia dà dirit-to a punti supplementari per il dossier delle domande di im-migrazione.

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Sempre più francesi studiano nel paese

Atenei, il fascino dell’Australia

Nicola Cosentino

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Giovedì 24 Gennaio 2013 - S.397

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Informativa a cura della FNAARC Federazione Nazionale Associazioni Agenti e Rappresentanti di Commercio

FNAARC:appuntamento fondamentale

per la vita associativa

Venerdì primo febbraio avrà luogo

il Consiglio Direttivo di Fnaarc con

un importante ordine del giorno.

In esso sono presenti, oltre alle co-

municazioni del Presidente e all’in-

formazione sullo stato dell’arte del-

l’AEC dell’Industria, tre elementi fon-

danti per la vita associativa: la ra-

tifica della nomina dei 6 Vicepre-

sidenti e del Vicepresidente Vica-

rio, ai sensi degli artt. 7 e 9 dello

Statuto. Successivamente la deter-

minazione del numero dei membri

di Giunta, ai sensi dell’art. 8 e l’e-

lezione dei membri di Giunta, ai

sensi dell’art. 9. Al termine dei lavori

sarà quindi composta la squadra

direttiva per affrontare le sfide del

quinquennio in favore dei diritti de-

gli associati.

Lunedì 28 gennaio Fnaarc, assieme

a Confcommercio, partecipa alla

Giornata di Mobilitazione Naziona-

le indetta da Rete Imprese Italia, il

soggetto di rappresentanza unita-

rio delle piccole e medie imprese

promosso dalle cinque maggiori or-

ganizzazioni nazionali dell'artigia-

nato, del commercio, dei servizi e

del turismo: Confcommercio, Casar-

tigiani, Cna, Confartigianato, Con-

fesercenti.

La Giornata di Mobilitazione Nazio-

nale del 28 gennaio vuole espri-

mere il grande momento di difficol-

tà che le imprese stanno vivendo,

una situazione che gli agenti di com-

mercio purtroppo ben conoscono.

Sarà un momento per la protesta,

ma anche di proposta con la presen-

La Giornata vuole avere il signifi-

cato di coinvolgere la cittadinanza,

i consumatori, di renderli partecipi

di una situazione drammatica per le

imprese per trovare una svolta po-

sitiva a beneficio di tutti.

Fnaarc darà la massima visibilità

alla giornata per il coinvolgimento

di tutte le Associazioni Territoriali.

tazione di un’agenda di priorità per

chi avrà il compito di governare nel-

l’imminente prossima legislatura.

Il 28 gennaio mattina collegamen-

to in diretta web con lo streaming

della Giornata che si apre (sito

Confcommercio) alle 10.30 con l’in-

tervento a Roma del nostro Presi-

dente di Confcommercio Carlo San-

galli, Presidente portavoce di Rete

Imprese Italia.

Poi lo streaming prosegue a Mila-

no con la sala Colucci di Palazzo

Castiglioni in Corso Venezia 47,

sede della Confcommercio milane-

se, che diverrà – con la rete, i live

twitter, i collegamenti, i video – una

«piazza» interattiva aperta al con-

tributo testimonianze e adesioni alla

Giornata e ai suoi contenuti.

Corso Venezia, 51

20121 Milano

Tel. 02.76.45.191

Fax 02.76.00.84.93

Web: www.fnaarc.itEmail: [email protected]

Adalberto Corsi(Presidente FNAARC)

e Carlo Sangalli(Presidente di Confcommercio)

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23Giovedì 24 Gennaio 2013

3

con

TUIR 2013

in edicola cDiritto& Fisco

Sabato in G.U. la legge che disciplina le professioni non regolamentate: ecco cosa cambia

I senz’albo trovano una casaDall’11 febbraio nuove regole per 3,5 milioni di persone

Pagina a cura DI GABRIELE VENTURA

Riforma dei senz’albo in dirittura d’arrivo in Gazzetta Ufficiale. La legge approvata il

19 dicembre scorso dalla Ca-mera dei deputati sarà infatti pubblicata sulla G.U. n. 22 di sabato prossimo 26 gennaio, probabilmente con il n. 4. En-trerà quindi in vigore dall’11 febbraio prossimo il provve-dimento che disciplina le pro-fessioni non regolamentate: circa 3,5 milioni di lavoratori autonomi e dipendenti che esercitano attività professio-nali senza essere iscritti in ordini o albi professionali sa-ranno quindi obbligati, dall’11 febbraio prossimo, che siano o meno iscritti a un’associazione, a indicare in ogni documento scritto presentato al cliente il riferimento agli estremi della nuova legge. A sua volta, il con-sumatore che vorrà usufruire di una prestazione da parte di un professionista non iscritto a un ordine, potrà consultare l’elenco delle associazioni pro-fessionali pubblicato sul sito del ministero dello sviluppo economico, a cui sono affi dati, tra l’altro, i compiti di vigilanza sulla corretta attuazione della legge. Le associazioni hanno invece l’obbligo di pubblicare online sul proprio portale tutti gli elementi informativi, impe-gnandosi a rispettare criteri di trasparenza, correttezza, veridicità. Nel dettaglio, le as-sociazioni devono assicurare la piena conoscibilità dei seguen-ti elementi: atto costitutivo e statuto, precisa identifi cazio-ne delle attività professionali, composizione degli organismi deliberativi e titolari delle ca-riche sociali, struttura organiz-zativa, eventuali requisiti per la partecipazione all’associa-zione. Le associazioni professio-nali possono anche rilasciare ai propri iscritti, previe le neces-sarie verifi che, delle attestazio-ni, che però non rappresentano requisito necessario per l’eser-cizio dell’attività, su molteplici aspetti (regolare iscrizione del professionista, requisiti e stan-dard qualitativi), al fi ne di tu-telare i consumatori.

La professionenon organizzata

in ordini

Si intende l’attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale

Il riferimentoobbligatorio

Chiunque svolga una professione non organizzata in albi o collegi contraddi-stingue la propria attività, in ogni documento e rapporto scritto col cliente, con l’espresso riferimento, quanto alla disciplina applicabile, agli estremi della presente legge

L’eserciziodella professione

La professione è esercitata: in forma individuale, • in forma associata, societaria, cooperativa • nella forma del lavoro dipendente•

Le associazioniprofessionali

Non hanno alcun vincolo di rappresentanza esclusiva • Hanno il i ne di valorizzare le competenze degli associati e garantire il rispetto • delle regole deontologicheGarantiscono con gli statuti e le clausole associative la trasparenza delle attività • e degli assetti associativiPromuovono la formazione permanente degli iscritti• Adottano un codice di condotta ai sensi dell’art. 27-bis del codice del consumo• Vigilano sulla condotta professionale degli associati•

Stabiliscono le sanzioni disciplinari

L’elenco delle associazioni professionali

È pubblicato dal ministero dello sviluppo economico sul proprio sito internet

Forme aggregativeLe associazioni professionali, mantenendo la propria autonomia, possono riunirsi in forme aggregative da esse costituite come associazioni di natura privatistica

PubblicitàLe associazioni professionali pubblicano sul proprio sito web gli elementi informativi utili al consumatore secondo criteri di trasparenza, correttezza, veridicità

Gli elementi informativi

Le associazioni professionali assicurano la piena conoscibilità dei seguenti elementi:

Atto costitutivo e statuto • Precisa identii cazione delle attività professionali• Composizione degli organismi deliberativi e titolari delle cariche sociali• Struttura organizzativa • Requisiti per la partecipazione all’associazione•

L’autoregolamentazione volontaria

La qualii cazione della prestazione professionale si basa sulla conformità alla • normativa tecnica UniIl ministero dello sviluppo economico promuove l’informazione riguardo l’avve-• nuta adozione, da parte dei competenti organismi, di una norma tecnica Uni

Sistemadi attestazione

Le associazioni professionali possono rilasciare ai propri iscritti un’attestazione relativa a:

Iscrizione del professionista all’associazione• Requisiti necessari alla partecipazione all’associazione• Standard qualitativi che gli iscritti sono tenuti a rispettare• Garanzie fornite dall’associazione all’utente• Possesso della polizza assicurativa per la responsabilità professionale• Possesso di una certii cazione rilasciata da un organismo accreditato relativa • alla conformità alla norma tecnica Uni

VigilanzaI compiti di vigilanza sulla corretta attuazione della legge spettano al ministero dello sviluppo economico

La professione Si intende l’attività economica anche organizzata volta alla prestazione di

LA RIFORMA DEI SENZ’ALBO IN PILLOLE

La leggesul sito www.italia-oggi.it/documenti

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24 Giovedì 24 Gennaio 2013 GIUSTIZIA E SOCIETÀPRIVACY/ Il Garante: in caso di violazione scatta il blocco dell’ulteriore diffusione

Lo stato di salute non va onlineIl divieto vale anche per le pubbliche amministrazioni

Pagina a cura DI ANTONIO CICCIA

Vietato mettere online informazioni sullo stato di salute, patolo-gie o handicap di una

persona. Il divieto vale anche per le pubbliche amministra-zioni. E in caso di violazione il Garante privacy può inter-venire per bloccare l’ulteriore diffusione in internet dei dati sulla salute rispettivamente di cittadini disabili e di per-sone che hanno benefi ciato di rimborsi per spese sanitarie. Come è successo a un comu-ne (provvedimento 369/2012) e ad una Asl (provvedimento 362/2012). Tra l’altro il divie-to, oltre che prescritto dal codice della privacy (artico-lo 22), è anche ribadito dalle Linee guida del garante sulla pubblicazione online di atti e documenti del 2 marzo 2011. Le norme prevedono, nel det-taglio, il divieto assoluto di diffusione di dati sulla salu-te. Nei provvedimenti in esa-me il Garante ha dichiarato illecito il trattamento di dati effettuato dal Comune e dal-la Asl perché in contrasto con la norma che vieta ai soggetti pubblici di diffondere i dati da cui si possano desumere malattie, patologie e qualsia-si riferimento a invalidità, disabilità o handicap fi sici o psichici.

Dagli accertamenti è emerso infatti che sul sito del comune era liberamente consultabile un allegato al Piano comunale di protezio-ne civile contenente l’elenco delle persone non autosuffi -cienti che abitano da sole o con altri inabili. Nell’allega-to erano riportati in chiaro il nome e cognome, la sigla della disabilità oppure la sua indicazione per esteso (ad esempio non vedente) e in alcuni casi anche la data di nascita o l’indirizzo della persona non autosuffi ciente. Sul sito della Asl, nella se-zione dedicata all’albo preto-rio, era presenti le determi-nazioni con le liquidazioni degli indennizzi per pato-logie contratte per cause di servizio, rimborsi per spese sanitarie (anche a favore di trapiantati o di persone affette da determinate pa-tologie), che riportavano in chiaro il nominativo o il co-dice fi scale degli interessati o dei familiari che avevano benefi ciato dei rimborsi. Co-mune e Asl rischiano anche una eventuale sanzione am-ministrativa. Con riferimen-to all’albo pretorio sarebbe, tuttavia, utile un approfon-dimento considerato che, per gli enti locali, in base all’ar-ticolo 124 del dl 267/2000, sussiste l’obbligo di pubbli-care tutte le deliberazioni e che, secondo il Consiglio di

stato (sentenza n.1370 del 15/03/2006) la pubblicazio-ne deve riguardare anche le determinazioni. Ma se la pubblicazione è obbligatoria, questa non potrebbe avveni-re con omissis.

AdozioniCon altro provvedimento

(n. 329/2012) il garante si è occupata di adozioni e ha sta-

bilito che qualunque attesta-zione di stato civile riferita a una persona adottata deve essere rilasciata con la sola indicazione del nuovo cogno-me e senza l’annotazione del-la sentenza di adozione.

Le notizie sullo stato di adozione di una persona, in-fatti, possono essere fornite da un uffi ciale pubblico solo su espressa autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

Nel caso specifico una persona ha contestato al Comune di aver rilasciato ai parenti la copia integrale del suo atto di nascita con incluse le informazioni sul provvedimento giudiziario riguardante la sua adozio-ne. I funzionari comunali ri-tenevano che la consegna del documento recante le infor-mazioni sull’adozione fosse giustifi cata dalla necessità degli eventuali eredi di po-ter difendere i propri diritti in sede giudiziaria.

Il Garante ha spiegato che la normativa vigente prevede che le indicazioni sul rappor-to di adozione possano esse-re fornite solo su espressa autorizzazione dell’autorità giudiziaria. L’uffi ciale di sta-to civile del Comune commet-terebbe una illecita comuni-cazione di dati personali a soggetti diversi dal diretto interessato.

Il Garante ha vietato ai parenti dell’uomo l’ulteriore utilizzo delle informazioni sull’adozione contenute nella copia dell’atto di nascita. Al Comune è stato prescritto di fornire al proprio personale di stato civile adeguate istru-zioni per evitare che si com-mettano ulteriori violazioni sui dati relativi alle persone adottate.

Anche perchè c’è il rischio di pesanti sanzioni pecunia-rie amministrative.

Privacy tutelata nel trasferimento di dati verso multinazionali estere. Un’azienda stabilita in Italia che intenda far tratta-re in outsourcing dati personali da una multinazionale con sedi o fi liali extra-Ue potrà essere garantita se la multinazio-nale ha elaborato un sistema di norme vincolanti, approvato dall’Ue.In particolare, sulla base di una nuova

procedura, istituita dai Garanti per la privacy dei Paesi Ue riuniti nel Gruppo «Articolo 29», si potranno approvare «Norme d’impresa vin-colanti» (Binding cor-porate rules, Bcr) per «responsabili del tratta-mento» («Bcr for proces-sors»). Le Bcr sono re-gole di condotta relative al trattamento dei dati personali all’interno di un gruppo multinazio-nale che consentono di trasferire dati personali

fra le società del gruppo con sede in Ue e quelle situate in Paesi terzi.La nuova procedura permetterà di ap-

provare Bcr messe a punto da un’im-presa multinazionale che sia nominata responsabile del trattamento per conto di titolari (clienti) stabiliti in un Paese dell’Ue, sulla base di uno specifi co con-tratto di servizi (generalmente indicato come «Service agreement»).

Schedature vietateIl Garante per la privacy, con il provve-dimento 371/2012, ha vietato a una Casa circondariale il trattamento dei dati per-sonali dei partecipanti a una manifesta-zione sindacale autorizzata che si è svolta, senza incidenti, all’esterno della struttu-ra carceraria e al di fuori dall’orario di servizio. I dati raccolti sono sensibili e il garante ha accertato un illegittima con-servazione. A seguito del divieto la Casa circondariale non potrà più trattare i dati dei partecipanti alla manifestazione, sal-va la loro conservazione esclusivamente per eventuali esigenze di tutela dei diritti in sede giudiziaria. La Casa circondariale dovrà, inoltre, informare della loro inuti-lizzabilità le amministrazioni alle quali li aveva comunicati (Ministero della giusti-zia, Prefettura, Tribunale di sorveglianza, Provveditorato regionale).

Multinazionali, passaggio dati tutelato

in collaborazione con

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25Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24I M P O S T E E TA S S ELe condizioni per applicare il regime agevolato nel dpcm i rmato dal premier Monti

Sconti fiscali alla flessibilitàLa detassazione premia le intese su orario di lavoro e ferie

DI DANIELE CIRIOLIE CRISTINA BARTELLI

Produttività fa rima con fl essibilità. Almeno ai fini dell’applicazione della detassazione per

l’anno 2013. Infatti, il regime fi scale agevolato (Irpef al 10%) si applica alle voci di retribu-zione erogate in virtù di accordi aziendali o territoriali che pre-vedano, tra l’altro, misure di fl essibilità dell’orario di lavoro, delle ferie, nell’impiego di nuo-ve tecnologie e di adattamen-to delle mansioni. A stabilirlo è il dpcm fi rmato martedì dal presidente del consiglio che autorizza la detassazione ai lavoratori con reddito fi no a 40 mila euro per un massimo di 2.500 euro di retribuzione (si veda ItaliaOggi di ieri).

Detassazione 2013. Due le condizioni per la detassazione: 1) la presenza di una quota di retribuzione di produttività; 2) l’erogazione di tale retribuzione in esecuzione di accordi azien-dali o territoriali.

La retribuzione agevola-bile. Quanto al primo aspetto,

la nuova disciplina stabilisce due vie per defi nire la retribu-zione di produttività. La prima è quella tradizionale: comprende tutte le voci retributive erogate con espresso riferimento a indi-catori quantitativi di produtti-vità/redditività/qualità/effi cien-

za/innovazione. La seconda, totalmente nuova, comprende le voci retributive erogate in conseguenza dell’attivazione di «almeno una misura in al-meno tre aree di intervento» delle quattro previste dal dpcm. Questa seconda via altro non è

che la traduzione delle richie-ste delle parti sociali avanzate nell’accordo del 21 novembre scorso. La prima area (fl essibi-lità orario) consiste nella ride-fi nizione dei sistemi di orari e della loro distribuzione con mo-delli fl essibili, anche in rappor-to a investimenti, innovazione tecnologica e fl uttuazione dei mercati. fi nalizzati al più effi -ciente utilizzo delle strutture produttive, e idoneo a raggiun-gere gli obiettivi di produttività mediante una programmazione mensile della quantità e della collocazione oraria della pre-stazione. La flessibilità delle ferie (seconda area) consiste nella programmazione azien-dale, anche non continuativa, delle giornate di ferie eccedenti le due settimane. Terza area è la fl essibilità dell’impiego delle nuove tecnologie al fi ne di ren-derle compatibili con la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori (per esempio: il loro controllo), per facilitare l’attiva-zione di strumenti informatici ordinari, indispensabili per lo svolgimento delle attività lavo-rative. Infi ne, quarta area è la

fl essibilità delle mansioni, me-diante la possibilità di adottare criteri di «equivalenza» anche funzionali a processi di innova-zione tecnologica.

I contratti aziendali e territoriali. La seconda con-dizione implica la previsione dell’erogazione delle retribu-zioni di produttività da parte di accordi aziendali e territoriali. Il dpcm stabilisce che i contratti devono essere depositati presso la direzione territoriale del la-voro competente per territorio entro 30 giorni dalla sottoscri-zione, con allegata un’autodi-chiarazione di conformità alla nuova disciplina.

Chi ne benefi cia. La detas-sazione spetta solo ai dipenden-ti del settore privato a patto che abbiano percepito, nel 2012, redditi di lavoro dipendente non superiore a 40 mila euro. Il bonus è riconosciuto fi no al massimo di 2.500 euro di retri-buzione di produttività.

Sono 119 mila le liti tributarie di importo fi no a 20 mila euro defi nite dai contribuenti in modo agevolato. L’incasso per lo Stato è di 173 milioni di euro. La «pace fi scale» è quindi costata in media 1.453 euro per ogni cittadino o impresa. È questo il risultato fi nale della doppia tornata della chiusura agevolata dei giudizi pendenti nel 2011 of-ferta dall’articolo 39 del dl n. 98/2011 e poi prorogata dal dl n. 216/2011. I dati defi nitivi sono stati resi noti dall’Agenzia delle entrate attraverso la rivista tele-matica Fiscooggi.it. Il bilancio consuntivo perfeziona quindi i numeri diffu-si la scorsa estate, che parlavano di 133 mila domande di defi nizione presentate e un gettito di 170 milioni di euro (si veda ItaliaOggi del 24 luglio 2012). Le istanze accettate dagli uffi ci sono risultate circa 119 mila: 77 mila di queste riguardano controversie ancora in attesa del giudizio della Ctp; 33 mila le liti chiuse nelle Ctr, 4.500 in Cassazione e altrettante in Ctc. Nei restanti 11 mila casi l’Agenzia ha invece notifi cato un provvedimento di diniego al contribuente, in quanto non sussistevano i requisiti di legge per accedere alla sanatoria. L’iniziativa, oltre a ridurre in maniera rilevante i ca-richi pendenti presso le commissioni, ha anche fatto affl uire nelle casse erariali 173 milioni di euro, che si vanno a sommare alle somme già incassate in penden-za di giudizio a titolo di riscossione provvisoria. Va tuttavia sottolineato che, proprio per questo motivo, alcune liti sono state estinte senza esborsi da parte del contribuente, in quanto gli importi già versati a seguito dell’iscrizione parziale risultavano maggiori o uguali al quantum dovuto per chiudere il giudizio (che poteva spaziare, a seconda dello stato di avanzamento del processo, da 150 euro forfetari fi no al 50% della pretesa). A livello territoriale, la regione nella quale è stato defi nito il maggior numero di contenziosi è la Sicilia (18.700 chiusure). A seguire Campania (15.300), La-zio (13.600) e Lombardia (11.300). Le Entrate hanno altresì precisato che sono in via di completamento le attività di sgravio dei ruoli relativi alle liti defi nite.

Valerio Stroppa©Riproduzione riservata

La pace fi scale è costata 1.453 euro a persona Per la Corte di cassazione la fattibilità del

concordato spetta ai soli creditori, in quanto diretti interessati. Tuttavia bisogna distin-guere tra fattibilità economica e fattibilità giuridica. Con la sentenza n. 1521 deposita-ta ieri, le sezioni unite si sono pronunciate sulla nota querelle in merito al sindacato del tribunale in punto di fattibilità del concor-dato preventivo. La pronuncia tuttavia non metterà fi ne allo scontro giurisprudenziale, poiché molti sono gli aspetti che non vengono univocamente chiariti. Ciò che è certo è che al tribunale è sottratto ogni sindacato circa la convenienza della proposta ed anzi «la rela-tiva valutazione (sotto i diversi aspetti della verosimiglianza dell’esito e della sua conve-nienza)» è rimessa al giudizio dei soli credi-tori. La sentenza, infatti chiarisce che «non rientra nell’ambito del controllo sul giudizio di fattibilità esercitabile dal giudice un sin-dacato sull’aspetto pratico-economico della proposta, e quindi sulla correttezza della in-dicazione della misura di soddisfacimento percentuale offerta dal debitore ai creditori». È giusto e coerente con l’impianto generale dell’istituto che siano i creditori a farsi esclu-sivo carico del rischio, una volta che vi sia stata corretta informazione sul punto. Non vi è dubbio, tuttavia, che spetti al giudice veri-fi care la fattibilità giuridica del concordato e quindi esprimere un giudizio negativo in ordine all’ammissibilità quando modalità attuative risultino incompatibili con norme inderogabili. Il nuovo art. 160 l.f., contraria-mente a quanto risultante dalla precedente formulazione, riconosce oggi la più ampia libertà di forma, limitandosi sostanzialmen-te a stabilire che l’imprenditore in stato di crisi può proporre ai creditori un concordato preventivo sulla base di un piano, del quale non è predeterminato il contenuto. Il modulo procedimentale delineato di-stingue dunque tre elementi, individuati rispettivamente in una domanda di accesso alla procedura, in una pro-

posta rivolta ai creditori in essa contenuta, nella prospettazione di un piano, indicato come lo strumento idoneo a perseguire gli obiettivi delineati. Il debitore quindi ha la possibilità di proporre una qualsiasi solu-zione, purché giuridicamente compatibile e non contraria all’ordinamento e purché sia prevista una minima percentuale di soddi-sfazione dei creditori. La proposta e il piano devono essere accompagnati dalla relazione di un professionista «che attesti la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano medesimo» (art. 161, terzo comma, l.f.). La sentenza sancisce che «alla stregua della non equivoca formulazione della disposizione da ultimo citata non sembra potersi dubitare del fatto che il legislatore ha inteso deman-dare esclusivamente al professionista il com-pito di certifi care la veridicità dei dati rap-presentati dall’imprenditore e di esprimere una valutazione in ordine alla fattibilità del piano dallo stesso proposto».

Il professionista chiamato a esprimersi con il giudizio di attestazione dei dati e della fat-tibilità deve quindi avere idonee professiona-lità e garantire una corretta attuazione del dettato normativo. Deve dunque ritenersi che egli, benché nominato dall’imprenditore (ed oggi sottoposto a specifi che e gravi responsa-bilità), svolga funzioni assimilabili a quelle di un ausiliario del giudice, come pure si de-sume dal signifi cativo ruolo rivestito in tema di fi nanziamento e continuità aziendale (art. 182 quinquies l.f. introdotto dal dl 83/2012), «circostanza questa che esclude che destina-tari naturali della funzione attestatrice sia-no soltanto i creditori e viceversa comporta che il giudicante ben possa discostarsi dal relativo giudizio, così come potrebbe fare a fronte di non condivise valutazioni di un suo ausiliario». La partita è ancora aperta e il

boccino è certamente in mano al professionista che attesta la fattibilità del piano e della proposta.

Marcello Pollio

Concordato, fattibilità decisa dai creditori

la nuova disciplina stabilisce za/innovazione La seconda

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La detassazione (Irpef al 10%) si applicaalle voci retributive erogate in esecuzione

di contratti aziendali o territoriali:

che fanno espresso riferimento a indicatori a) quantitativi di produttività, redditività, qualità, efi cienza, innovazione;

o in alternativa

che prevedano l’attivazione di almeno una b) misura in almeno tre delle seguenti aree di intervento:

l essibilità dell’orario di lavoro;1) l essibilità delle ferie (oltre le prime due 2) settimane);impiego di nuove tecnologie;3) fungibilità delle mansioni e integrazione 4) delle competenze

chstnesc

csnsLa detassazione (Irpef al 10%) si applica

LA RETRIBUZIONE AGEVOLATA

Il testo del dpcmsul sito www.italia-oggi.it/documenti

La sentenzasul sito www.italia-oggi.it/documenti

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26 Giovedì 24 Gennaio 2013 I M P O S T E E TA S S ECASSAZIONE/ Evasione i scale e dichiarazione fraudolenta se c’è la riconducibilità

Occhi del fisco sui c/c delle colfVersamenti sospetti? Condannato il datore di lavoro

DI DEBORA ALBERICI

L’occhio «indiscreto» dell’amministrazio-ne arriva anche sulle provviste dei collabo-

ratori domestici. Infatti, i ver-samenti sospetti sul conto cor-rente bancario della colf ri-conducibili al contribuente suo datore di lavoro fan-no scattare la condanna per evasione fiscale e di-chiarazione fraudolenta mediante ar-tifi ci.

È quanto emerge dalla sentenza n. 3438 depositata dalla Corte di cas-sazione il 23 gennaio 2013. In-somma la terza sezione penale ha confermato il sequestro fi -nalizzato alla confi sca a carico di un contribuente che aveva versato sul conto della sua colf oltre 200 mila euro.

Per l’amministrazione fi nan-ziaria l’operazione era senz’al-tro sospetta e non giustifi cata dalla prestazione lavorativa della donna.

La misura è stata poi confer-mata dal tribunale delle libertà di Padova. Ora la Cassazione l’ha resa defi nitiva.

Il contribuente, spiega la terza sezione penale, cerca di ricondurre nell’area della erro-nea applicazione della legge pe-nale la valutazione operata dal tTribunale laddove si afferma la sussistenza di ricavi e reddi-ti per complessivi 280.000 euro senza tenere conto dei costi e calcolando quindi gli importi al lordo e non al netto. Ma anche tale genere di censure, a fronte della analitica motivazione del tribunale (che ha tenuto conto dell’ammontare di somme af-fl uite sul conto corrente inte-stato alla collaboratrice dome-stica dell’indagato ma ritenute di pertinenza dell’indagato che non ha sostanzialmente conte-stato la circostanza), si risolvo-no in motivi in fatto non propo-nibili in questa sede. Peraltro il tribunale, in sede di riesame di provvedimento cautelare emesso per un reato tributa-rio non è tenuto ad accertare l’imponibile e l’imposta evasa contestata al contribuente, in quanto l’accertamento inci-dentale proprio del giudizio di riesame non prevede l’esercizio di poteri istruttori da parte del giudice della cautela.

Insomma nessuna delle tesi della difesa prospettate ai giu-dici del Palazzaccio per smon-tare l’impianto accusatorio per evasione fi scale e dichiarazione fraudolenta hanno fatto brec-cia. Per i giudici il legale non ha fatto altro che chiedere una rivisitazione dei fatti già mol-to chiara al tribunale. Infatti,

la motivazione contestata dal contribuente, dice a chiare lettere «Piazza Cavour», non risulta apparente o senza fi lo logico. Infatti i giudici di merito hanno analizzato il materiale emerso dalle indagini in modo coerente e anzi si sono dati ca-

rico di affron-tare le varie questioni alla luce delle ar-gomentazioni difensive che hanno poi disatteso in modo convin-cente.

Ora, dun-que, i conti della colf re-steranno sotto sequestro in

attesa che sia defi nitivo il ver-detto di colpevolezza sul reato di evasione fi scale contestato al suo datore di lavoro.

© Riproduzione riservata

L’Agenzia del territorio non deve risar-cire il contribuente per aver attribuito con ritardo la rendita catastale con-dannandolo a versare, magari per anni, un importo superiore del tributo sulla base di principi contabili. Ciò perché l’attribuzione di rendita non è mai re-troattiva.Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 1594 del 23 gen-naio 2013, ha respinto il ricorso di una grande società che aveva pagato l’Ici su dei capannoni industriali, sulla base di valori contabili, perché la rendita era stata attribuita, nonostante le richieste, molti anni dopo. Con una lunghissima motivazione la terza sezione civile del Palazzaccio ha dato torto al contribuente basandosi su principi generali di irretroattività dell’attribuzione della rendita, sanci-ti dalle sezioni unite civili della Corte di cassazione con la sentenza n. 13359 del 1999.«Al provvedimento di attribuzione della rendita catastale all’immobile», si legge testualmente in sentenza, «va ricono-sciuta natura costitutiva e non dichia-rativa, priva di effi cacia retroattiva e pertanto non applicantesi ai periodi

di imposta precedenti all’attribuzione della rendita, in relazione ai quali con-siderava trovare applicazione esclusi-vamente il criterio del valore contabi-lizzato, ossia fi ssato sulla base dei costi contabili». Fra l’altro, «in tema di Ici e con riferimento alla base imponibile dei fabbricati non iscritti in catasto pos-seduti da imprese e distintamente con-tabilizzati, fi no alla attribuzione della rendita catastale l’art. 5, comma 3, dlgs n. 504 del 1992 ha previsto un metodo di determinazione della base imponibile collegato alle iscrizioni contabili».Dunque, mentre anteriormente alla ri-chiesta di attribuzione della rendita il proprietario del fabbricato di categoria D è tenuto ad applicare il regime del valore contabile, successivamente a tale richiesta il medesimo, pur applicando ormai in via precaria il metodo conta-bile, diventa titolare di una situazione giuridica nuova, derivante dall’adesione al sistema generale della rendita cata-stale, e può avere il dovere di pagare una somma maggiore ovvero il diritto di pagare una somma minore, e di chie-dere il rimborso, nei termini di legge, di quanto pagato in eccedenza.

Debora Alberici

Catasto-lumaca, il Territorio non paga

Mandatari politici. Antiriciclaggio in agguato. Nessuna deroga per banche e poste alle prese con l’applicazio-ne delle severe norme antiriciclaggio ai conti correnti aperti dai mandatari designati dai candidati politici e attraverso i quali dovranno essere gestite le spese elettorali e raccolti i fi nanziamenti politici. Anzi norme ancora più rigide in quanto trattasi di rapporti aperti per conto di persone politicamente esposte alle quali il decreto antiriciclaggio e i più recenti orientamen-ti emersi nel corso di ispezioni associano un rischio di riciclaggio maggiore e pertanto da assoggettare a una verifica rafforzata per il completamento della quale andrà pertanto individuato anche il titolare effettivo per conto del quale il mandatario politico sta aprendo il conto corrente. E qui nascono i problemi in quanto non è chiaro se il titolare effettivo ovvero il soggetto per conto e nell’interesse del quale il mandatario opera sia il politico locale ovvero il partito ovvero il segretario politico o amministrativo dello stesso. La lettura del decreto legislativo 231 del 2007 pare esclude-re che il titolare effettivo, il cui nominativo andrà anche registrato nell’archivio antiriciclaggio della banca, possa essere un’associazione come il partito. La scelta quindi si ristringe: va identificato come titolare effettivo il politico locale per il quale il mandatario opera ovvero il segretario del partito per e dal quale il politico è stato candidato? In as-senza di orientamenti o chiarimenti da parte delle autorità di vigilanza la scelta pare più correttamen-te dover cadere sul primo in quanto a lui compete poi l’obbligo, a elezioni concluse, di trasmettere alla camera di appartenenza e al collegio regionale di garanzia elettorale le comunicazioni e il rendiconto previsto dalla legge n. 441/1982. Banche e poste dovranno velocemente organizzare le loro procedure al fine di assicurare il corretto adempimento degli obblighi aAntiriciclaggio e ga-rantire altresì che vengano raccolte, come richiede l’articolo 3, comma 4 della legge 515/1993, le complete generalità di coloro che effettuano versamenti sui con-ti correnti o postali aperti dal mandatario politico.

Fabrizio Vedana©Riproduzione riservata

Antiriciclaggio in agguato sui mandatari politici Il ministro dello svilup-

po economico, Corrado Passera, e il ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, hanno trasmesso ai presidenti di camera e senato, per acquisire il parere delle competenti commissioni parlamentari, uno sche-ma di decreto in cui sono determinate le quote di investimento fi nanziario e di programmazione nei palinsesti che le emittenti televisive sono tenute a riservare alle opere cine-matografi che di espressio-ne originale italiana. Il provvedimento stabilisce per la Rai che il 3,6% dei ricavi complessivi annui debba essere destinato a produzione, fi nanziamen-to, pre-acquisto e acquisto di opere cinematografi che italiane, mentre per le al-tre emittenti tale obbligo riguarda il 3,5% degli introiti netti.

L’Antitrust ha sanzio-nato per pratiche com-merciali scorrette due società, Agenzia debiti e B&p che chiedevano ai cittadini compensi di cen-tinaia di euro per rinego-ziare i debiti con Equitalia promettendo forti sconti, fi no al 70%. Lo comunica Equitalia in una nota dove si precisa che la denuncia è partita dall’Agenzia di riscossione. Quello dello sconto, si spiega nella

nota, era un «obiettivo impossibile visto che tutte le attività di riscossione sono regolate dalla legge e che Equitalia può solo ra-teizzare i pagamenti degli importi richiesti dai vari enti creditori». Per tali comportamenti, l’Autorità ha disposto una «sanzione amministrativa di 100 mila euro per Agenzia debiti mentre B&p è stata sanzionata con una multa di 50 mila euro».

L’Associazione nazio-nale avvocati italiani (Anai) ribadisce il suo no alla chiusura di mille uffici giudiziari. Oua, Cnf, ordini e associazioni si sono coalizzati promuo-vendo iniziative giudizia-rie che hanno già colto nel segno: tre ordinanze di rimessione alla Corte costituzionale (Pinerolo, Montepulciano e Alba); tre provvedimenti del Tar di annullamento di soppres-sione di sezioni distaccate (Basilicata e Lombardia) e tre provvedimenti di annullamento di provve-dimenti di spostamento del personale (Sulmona, Rossano e Melfi ). Si ag-giunge adesso, spiega il presidente Anai Maurizio de Tilla, un disegno di legge di iniziativa popo-lare per la riforma della geografi a giudiziaria, pre-sentato grazie a 60 mila fi rme raccolte.

BREVI

Le sentenzesul sito www.italia-oggi.it/documenti

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27Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 2V I D E O F O R U M 2 0 1 3

Appalti, responsabilità limitataLe risposte degli esperti

di ItaliaOggi ai quesiti dei lettori arrivati durante la videoconferenza 2013

Rivalutazioni e donazio-ne

In caso di donazione di quo-ta di partecipazione non qua-lifi cata, rivalutata negli anni precedenti, in una società in li-quidazione, il donatario assume come costo fi scale della stessa l’importo rivalutato? In caso di risposta affermativa, come è possibile dare rilevanza fi scale a tale valore se per l’imposta di donazione il valore delle parte-cipazioni è assunto in base al patrimonio netto contabile ri-sultante dell’ultimo bilancio, e quindi a valori sicuramente più bassi? Se la società attribuisce al donatario nei vari anni un reddito di liquidazione, ma lo stesso è inferiore al valore riva-lutato e vi è una minusvalenza, come dovrà essere dichiarata? Se la liquidazione durasse meno di cin-que anni, la donazione può essere rite-nuta come non avvenuta, come indica la disposizione ai fi ni del capital gain dell’art.16 della legge del 18 ottobre 2001 n. 383?

Quesito via internet

Risponde Norberto VillaIl comma 6 dell’art. 68 del Tuir pre-

vede che Le plusvalenze indicate nelle lettere c), c-bis) e c-ter) del comma 1 dell’articolo 67 sono costituite dalla differenza tra il corrispettivo percepito ovvero la somma o il valore normale dei beni rimborsati e il costo o il valore di acquisto assoggettato a tassazione, aumentato di ogni onere inerente alla loro produzione, compresa l’imposta di successione e donazione, con esclusio-ne degli interessi passivi. «Nel caso di acquisto per donazione si assume come costo il costo del donante».

Quindi il donatario assume come costo fi scalmente riconosciuto quello che già esisteva in capo al donante (e quindi nel caso di specie quello riva-lutato) a nulla infl uendo il valore in-vece dichiarato ai fi ni dell’imposta di successione.

Tale precisa indicazione della norma permette nel caso di specie di superare i problemi. Il costo fi scalmente ricono-sciuto in capo al donante al momento della donazione si trasferisce in capo al donatario. Riteniamo ininfl uente il fatto che la liquidazione duri meno di cinque anni. La donazione continua ad assumere valenza (in primis in ottica civilistica e conseguentemente anche fi scalmente).

Responsabilità solidale negli appalti

L’ambito oggettivo della normativa ri-guarda i contratti di appalto e di subap-palto di opere, forniture e servizi. Nella realtà, tali contratti non esistono «per iscritto», ma solamente verbalmente o per consuetudine. Anche in tali fatti-specie occorre applicare la normativa o non essendoci alcun contratto scritto, la normativa non si applica?

Quesito via internet

Risponde Norberto VillaLa normativa si applica anche in

presenza di contrattio non stipulati in forma scritta. Tale situazione ha come unica conseguenza quella di rendere ancor più diffi cile l’esatta qualifi cazione giuridica del contratto. Ma qualora lo

stesso dovesse qualifi carsi come appal-to o sub appalto non vi è dubbio circa l’applicabilità della normativa.

Iva per cassaIva per cassa: la circolare 44/2012 ha

chiarito che l’incasso si ha con «l’accre-dito sul c/c della somma». Nei casi di bonifi ci/riba, con data valuta fi ne mese e data accredito primi del mese succes-sivo, quale data occorre considerare al fi ne di liquidare correttamente l’Iva? La data di valuta o la data di accredito? Anche per un solo giorno, infatti, può cambiare la liquidazione Iva (si pen-si a un trimestrale con bonifi co avente valuta 31/03 e data accredito 02/04). Tale osservazione vale sia per le fatture emesse che per i pagamenti.

Quesito via internet

Risponde Norberto VillaAnche dopo le ultime indicazioni con-

tenute nella circolare 44/e del 2012 si ritiene che nel caso di bonifi co o riba la data da considerare sia quella di effetti-vo accredito sul conto corrente. Questa è la data che deve essere considerata.

La circolare 44 ha infatti chiarito (ribadendo una posizione già assunta dalla prassi) che: «Resta inteso che per individuare il momento del pagamento non effettuato per contanti, al verifi car-si del quale l’imposta diventa esigibile, il cedente o prestatore farà riferimento alle risultanze dei propri conti dai quali risulta l’accreditamento del corrispetti-vo (per esempio, assegni bancari, riba, rid, bonifi co bancario).

Adempimenti per la responsabi-lità negli appalti

Una nostra assistita ha stipulato un contratto di subappalto per servi-zi di pulizia nel mese di marzo 2012 e, dato che la norma in vigore (art. 13-ter dl 83/2012) ne esclude l’ap-plicazione a tutti i contratti stipulati prima del 12/8/12, vorrei sapere se, detta norma in questo caso può essere applicata anche se nel contratto viene esplicitamente richiesta l’attestazione della regolare esecuzione degli adem-pimenti richiesti, ivi compreso il Durc mensile e quindi, escludere quanto stipulato dalle parti? E inoltre, se la nostra assistita decide di applicare la norma in vigore non tenendo conto di quanto sopra, può il committente rifi utarsi di saldare il servizio reso? Come ci si deve comportare?

Quesito via internet

Risponde Norberto VillaRiteniamo che anche al caso di specie

non si debba applicare la normativa in tema di responsabilità solidale fi scale (discorso differente invece per quanto riguarda gli aspetti contributivi per cui la norma è invece da ritenersi applica-bile). Ciò in quanto la circolare 40/2012 afferma: «Si è dell’avviso che le disposi-zioni contenute nell’articolo 13-ter del dl n. 83 del 2012 debbano trovare appli-cazione solo per i contratti di appalto/subappalto stipulati a decorrere dalla data di entrata in vigore della norma, ossia dal 12 agosto 2012. Inoltre, con-siderato che la norma introduce, sia a carico dell’appaltatore che del subap-paltatore, un adempimento di natura tributaria, si deve ritenere che, in base all’articolo 3, comma 2, della legge n. 212 del 2000 (Statuto del contribuente), tali adempimenti siano esigibili a parti-re dal sessantesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore della norma, con la conseguenza che la certifi cazione deve essere richiesta solamente in re-lazione ai pagamenti effettuati a par-tire dall’11 ottobre 2012, in relazione ai contratti stipulati a partire dal 12 agosto 2012. Tale soluzione si basa sul-la considerazione che la disposizione, intervenendo su un elemento fonda-mentale delle prestazioni contrattuali quale il pagamento del corrispettivo, potrebbe alterare il rapporto sinallag-matico relativo ai contratti già stipula-ti. La norma attribuisce, infatti, a una delle parti (appaltatore/committente) il diritto potestativo di sospendere la propria prestazione (il pagamento) in attesa che l’altra parte (appaltatore/subappaltatore) produca una docu-mentazione attestante la regolarità degli adempimenti fi scali».

La conseguenza di ciò è che la certifi -cazione deve essere richiesta solamente in relazione ai pagamenti effettuati a partire dall’11 ottobre 2012, in relazio-ne ai contratti stipulati a partire dal 12 agosto 2012.

Committente il condominioVolevo sapere se la norma in materia

di responsabilità solidale degli appalti si applica anche quando il committente sia un condominio. Inoltre considerato che la «verifi ca» va fatta prima del pa-gamento della fattura, in caso di più corrispettivi relativi a uno stesso con-tratto di appalto, tale verifi ca vada fatta per ogni pagamento.

Quesito via internet

Risponde Norberto VillaL’individuazione dell’ambito

soggettivo della disposizione è identifi cato dal comma 28-ter, il quale dispone che le dispo-sizioni di cui ai commi 28 e 28-bis si applichino in rela-zione ai contratti di appalto e subappalto di opere, forniture e servizi conclusi da soggetti che stipulano i predetti contratti nell’ambito di attività rilevan-ti ai fi ni dell’imposta sul valore aggiunto.

Da qui vi è un’esclusione del condominio (in quanto privato ai fi ni Iva) dall’applicazione del-la normativa. Infatti in prima battuta ciò parrebbe suffi ciente per affermare che i privati sono esclusi da tale normativa. In realtà nonostante sia questa la soluzione da preferire sarebbe bene un intervento che elimini qualsiasi dubbio. Infatti fer-mandosi al testo i dubbi possono esistere. Il committente infatti in base a quanto indicato nel

comma 28- bis è responsabile nel caso di irregolari inadempimenti sia dell’ap-paltatore che del subappaltatore. Nel contempo è da ricordare che l’ambito di applicazione è stato disegnato dal legislatore più che altro da un punto di vista oggettivo. Se ipotizziamo una situazione in cui con un committen-te privato (condominio) intervengono quali appaltatore e subappaltatore due esercenti attività d’impresa, è chiaro che il contratto tra questi ultimi due è concluso «da soggetti che stipulano i predetti contratti nell’ambito di attività rilevanti ai fi ni dell’Imposta sul valore aggiunto». Da qui potrebbe anche es-sere sostenuto che con riguardo a tale contratto la norma si applica con una ricaduta (a livello di responsabilità) anche in capo al condominio.

Pagamenti delle fattureNel caso in cui un soggetto emetta un

fattura con l’indicazione che trattasi di regime Iva per Cassa nell’anno 2013, ma il cliente non provveda al pagamen-to dell’importo fatturato entro l’anno solare 2013, l’Iva deve essere comun-que da me versata entro l’anno 2013 o potrò portare l’imposta nell’anno/negli anni successivo/i (2014-2015), ovvero quando verrà realmente salda-ta? O l’Iva dovrà essere integralmente pagata dopo un anno solare dall’emis-sione della fattura (per esempio, emetto fattura nel giugno 2013, verserò l’Iva, anche se la fattura non è stata paga-ta, nel giugno 2014 o attenderò il reale incasso, che potrebbe avvenire nel gen-naio 2015, prima di versare l’imposta). In sostanza l’Iva si versa: 1) nell’anno di competenza (fatture 2013-Iva 2013, anche senza incasso), 2) al reale incasso della fattura anche se con anni diffe-renti (fattura 2013-incasso 2014, l’Iva si versa nell’anno 2014); 3) nell’anno solare dall’emissione della fattura (fat-tura giugno 2013-Iva giugno 2014, l’Iva si versa, anche senza pagamento, nel giugno 2014).

Quesito via internet

Risponde Norberto VillaIl cedente o prestatore deve compu-

tare l’imposta, relativa alle operazioni per le quali ha esercitato l’opzione, nella liquidazione periodica relativa al mese o trimestre nel corso del quale è incas-sato il corrispettivo ovvero nel corso del quale scade il termine di un anno

Continua a pagina 28

Un momento del videoforum del 17 gennaio

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28 Giovedì 24 Gennaio 2013

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IN EDICOLA

REGIONE UMBRIA - GIUNTA REGIONALESERVIZIO PROVVEDITORATO GARE E CONTRATTI

Estratto di avviso di aggiudicazione – CIG 3530664C17

si rende noto

che questa Amministrazione ha aggiudicato in data 20.12.2012 l'affidamento dei servizi di assistenza evolutiva, manutentiva e sistemistica del Sistema Informativo Regione Umbria (SIRU) per la gestione procedurale, fisica e finanziaria delle attività cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo P.O.R. FSE Ob. “Competitività regionale e occupazione 2007-2013” della Regione Umbria.L’aggiudicatario è il Raggruppamento Temporaneo d’Imprese tra: Performer Spa con sede in Bologna via della Liberazione, 6 (mandatario) e Tech.it Srl con sede in Bologna via della Liberazione, 6 (mandante).L’avviso di aggiudicazione di appalto, in forma integrale, è stato inviato all'U.P.U.E. in data 08.01.2013, è stato pubblicato sulla G.U.R.I. – 5° Serie speciale relativa ai contratti pubblici, n. 7 del 16.01.2013, sui siti informatici di cui all’art. 66, comma 7, del D.Lgs. n. 163/2006 e sul B.U.R.U., Parte III del 22.01.2013 ed è disponibile sul sito internet www.regione.umbria.it, link “Gare e Appalti”, “Procedure di gara”, “Avvisi relativi agli appalti aggiudicati”, “Servizi”.

Il Dirigente del Servizio Avv.to Maria Balsamo

REGIONE UMBRIA - GIUNTA REGIONALESERVIZIO PROVVEDITORATO GARE E CONTRATTI

Estratto di avviso di aggiudicazione – CIG 2068433CE5si rende noto

che questa Amministrazione ha aggiudicato in data 05.12.2012 l’affidamento del servizio di riorganizzazione dei processi lavorativi e di ottimizzazione delle risorse degli Uffici Giudiziari della Regione Umbria (Procura della Repubblica di Perugia, Corte d’Appello di Perugia, Tribunale di Orvieto, Procura della Repubblica di Orvieto e Giudice di Pace di Orvieto e Giudice di Pace di Città della Pieve), - POR Umbria FSE 2007-2013 Obiettivo 2 “Competitività Regionale ed Occupazione.L’aggiudicatario è il Raggruppamento Temporaneo d’Imprese tra: SCS AZIONINNOVA Spa con sede in Bologna via Marco Emilio Lepido, 182/3 (capogruppo) INTERSISTEMI ITALIA Spa con sede in Roma via dei Galla e Sidama, 23 e LUISS GUIDO CARLI con sede in Roma viale Pola, 12 (mandanti).L’avviso di aggiudicazione di appalto, in forma integrale, è stato inviato all’U.P.U.E. in data 08.01.2013, è stato pubblicato sulla G.U.R.I. – 5° Serie speciale relativa ai contratti pubblici, n. 7 del 16.01.2013, sui siti informatici di cui all’art. 66, comma 7, del D.Lgs. n. 163/2006 e sul B.U.R.U., Parte III del 22.01.2013 ed è disponibile sul sito internet www.regione.umbria.it, link “Gare e Appalti”, “Procedure di gara”, “Avvisi relativi agli appalti aggiudicati”, “Servizi”.

Il Dirigente del Servizio Avv.to Maria Balsamo

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V I D E O F O R U M 2 0 1 3

Iva, vale la data dell’accredito dal momento di effettuazione dell’ope-razione, salvo il caso in cui, come già chiarito, il cessionario o committente sia stato precedentemente assoggettato a procedure concorsuali.

Fatture pagate a rateIn riferimento a un argomento af-

frontato, se la fattura viene pagata ra-tealmente (ovvero non copre l’importo totale della fattura), ma in diversi anni successivi alla emissione del documen-to fi scale l’Iva dovrà comunque essere versata totalmente o dovrò versare solo l’imposta calcolata sulla percentuale dell’importo pagato?»

Quesito via internet

Risponde Norberto VillaNel caso in cui sia effettuato un incas-

so parziale del corrispettivo, l’imposta diventa esigibile ed è computata nella liquidazione periodica limitatamente al corrispettivo incassato. Vedi per confer-ma la circolare 44/E del 2012.

Momento dell’Iva esigibileSarebbe utile una analisi dettagliata

delle casistiche relative ai vari metodi di pagamento al fi ne di individuare esat-tamente il momento in cui l’Iva diventa esigibile (riba, bonifi ci, cambiali, assegni

...) è la valuta? La data dell’operazione? La messa a disposizione da parte della banca di fondi a fronte di presentazione di riba o fatture all’anticipo? Grazie.

Quesito via internet

Risponde Norberto VillaAnche dopo le ultime indicazioni con-

tenute nella circolare 44/e del 2012 si ritiene che nel caso di bonifi co o riba la data da considerare sia quella di effettivo accredito sul conto corrente. Questa è la data che deve essere con-siderata.

La circolare 44 ha infatti chiarito (ribadendo una posizione già assunta dalla prassi) che «Resta inteso che per individuare il momento del pa-gamento non effettuato per contanti, al verifi carsi del quale l’imposta di-venta esigibile, il cedente o prestatore farà riferimento alle risultanze dei propri conti dai quali risulta l’ac-creditamento del corrispettivo (per esempio, assegni bancari, riba, rid, bonifi co bancario).

A nulla rileva l’eventuale anticipa-zione di fondi da parte della banca nel caso di riba, sconto fatture, factoring ecc.

Responsabilità appalti campo d’applicazione

La nuova normativa sulla respon-sabilità solidale committente/appal-

tatore/subappaltatore si applica solo alle imprese edili? I contratti d’opera (art. 2222 c.c.) e di subfornitura (l. 192/98) sono esclusi dalla suddetta normativa?

Quesito via internet

Risponde Norberto Villa La norma in questione è contenuta

nell’art. 13-ter del dl 83/2012 e preci-sante nel capo III del provvedimento titolato misure per l’edilizia. Da tale situazione si è cercato di sostenere che l’ambito applicativo della stessa sia da far coincidere solo con i con-tratti di appalto e subappalto stipula-ti nel settore edile. Una sorta di conti-nuazione della norma che ha previsto l’applicazione in ambito Iva del re-verse charge per le prestazioni rese dai subappaltatori in forza dell’art. 17, comma 6, lett. a del dpr 633/72 che dispone l’applicazione dell’in-versione contabile «alle prestazioni di servizi, compresa la prestazione di manodopera, rese nel settore edile da soggetti subappaltatori nei confronti delle imprese che svolgono l’attività di costruzione o ristrutturazione di immobili ovvero nei confronti dell’ap-paltatore principale o di un altro su-bappaltatore.

La disposizione non si applica alle prestazioni di servizi rese nei con-fronti di un contraente generale a

cui venga affi data dal committente la totalità dei lavori». Ma la collocazione dell’art. 13-ter nell’articolato legislati-vo è l’unico elemento che può sostenere tale tesi. Ed è un elemento che non pare essere decisivo almeno fi no a quando la prassi non dovesse confermare tale soluzione.

A riprova di ciò è anche da sottoli-neare che la norma è «di passaggio» in questo provvedimento in quanto l’art. 13-ter in questione va a sostituire il comma 28 dell’articolo 35 del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modifi cazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 articolo titolato «Misure di contrasto dell’evasione e dell’elusione fi scale» compreso nel titolo III, a sua volta titolato «Misure in materia di con-trasto all’evasione ed elusione fi scale, di recupero della base imponibile, di potenziamento dei poteri di controllo dell’amministrazione finanziaria, di semplifi cazione degli adempimenti tri-butari e in materia di giochi». Ma allora nel contesto naturale in cui devono ora essere letti i commi da 28 a 28-ter il riferimento al solo settore edile non è più esplicitato, confermandosi al-lora un’applicazione ben più ampia della norma in esame.

3-ContinuaLa quarta parte

sarà pubblicata domani

Segue da pagina 27

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Page 24: Abruzzo · QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO  I senz’albo trovano casa La riforma sar pubblicata sabato sulla Gazzetta Ufficiale Interessate 3 milioni di persone.

29Giovedì 24 Gennaio 2013GPUBBLICA AMMINISTRAZIONEPronta circolare del Viminale su un tormentone che nasce dal web

Regole per (non) votareIstruzioni ai seggi sull’astensione attiva

DI FRANCESCO CERISANO

Una circolare con le istruzioni ai presi-denti di seggio su come comportarsi

davanti a un elettore che, dopo essere stato registra-to al seggio, rifiuti la sche-da chiedendo di mettere a verbale le ragioni del non-voto. Si chiama «astensione attiva», un ossimoro che però inizia a creare qualche preoccupazione nelle stanze del Viminale. Tanto che nei prossimi giorni una nota del ministro Anna Maria Can-cellieri dovrebbe chiarire de-finitivamente se e in quali termini una condotta del genere può definirsi o meno legittima.

Tutto trae origine dalle rete. E da un tormentone che nell’ultimo periodo im-pazza sui social network per assecondare la platea di in-decisi, indignati e «irriduci-bili del non voto» sempre più convinti a recarsi alle urne il prossimo 24-25 febbraio senza ritirare la scheda che,

anzi, avvertono, non dovrà essere nemmeno toccata. A quel punto, consigliano le istruzioni che circolano sul web, si dovrà pronunciare la fatidica frase: «rifiuto la sche-da e chiedo che sia verbalizzato» e pretendere che questo sia messo a verbale assieme alle ragioni della protesta.

In questo modo, dicono, si trasmet-te un messaggio «ben più forte del-la semplice asten-sione passiva» o del votare scheda bianca o nulla. Una scelta, quest’ul-tima, che avrebbe lo stesso effetto di non esprimere nes-suna preferenza elettorale, ma nasconderebbe l’identità dell’elettore. E soprattutto non rischierebbe di far sbal-lare e rallentare i conti dello spoglio che probabilmente, come effetto non voluto, non dispiace ai contestatori. Con

l’«astensione attiva», inve-ce, si esce allo scoperto e si guadagna una menzione nei verbali elettorali.

Le istruzioni per l’«asten-

sione attiva», infi ne, consi-gliano di evitare di farsi coin-volgere in discussioni con i componenti del seggio (si ri-schia di incorrere nelle san-zioni previste per chi turba il regolare svolgimento delle operazioni di voto) e chiede-re direttamente l’intervento della forza pubblica.

L’ «astensione attiva», da pratica sporadica (per ef-fetto della costante opera di dissuasione da parte dei presidenti di seggio) sta però

accumulando sem-pre più proseliti. Complice anche una normativa non molto chiara in ma-teria. Le istruzioni ministeriali ai pre-sidenti sono infatti lacunose sul pun-to. Tanto che, già in occasione delle elezioni regionali in Sicilia dello scor-so mese di ottobre, il ministero dell’in-terno attraverso le questure ha dispo-sto la diffusione

di una circolare consegnata brevi manu dai carabinieri ai presidenti dei seggi sparsi nell’Isola, con le direttive di comportamento per i com-ponenti del seggio nel caso in cui si fossero presentati cittadini intenzionati a non votare.

©Riproduzione riservata

Al via le quote rosa nei consigli di amministrazio-ne e nei collegi di revisio-ne delle partecipate pub-bliche. Anche le società controllate dalla p.a. do-vranno garantire al gentil sesso almeno un terzo dei posti negli organi direttivi (un quinto in sede di prima applicazione). A estende-re alla galassia pubblica il principio già previsto dalla legge sulle quote rosa (legge n. 120/2011) è un decreto del presidente della repubblica approvato dal consiglio dei ministri a fi ne ottobre 2012 (si veda ItaliaOggi del 23/10/2012) e che sarà pubblicato lune-dì 28 gennaio in Gazzetta Uffi ciale. Sul rispetto delle norme vigilerà il ministero delle pari opportunità che dovrà relazionare ogni tre anni al parlamento. A questo scopo le società dovranno comunicare a palazzo Chigi la composi-zione degli organi sociali.

IL 28/1 IN G.U.

Quote rosa al via

nella p.a.

Spett.le redazione,si parla tanto di mobilità in-

terna (dentro i diversi settori dell’ente di appartenenza) ed esterna (da un ente all’altro) dei dipendenti pubblici adducendo la scusa che gli impiegati pubblici non vogliono spostarsi.

Niente di più sbagliato! Que-sta è una calunnia che merite-rebbe la denuncia per falso in atto pubblico o quantomeno per calunnia.

Ci sono infatti centinaia di migliaia di domande di mobili-tà interna/esterna ma che non vengono nemmeno degnate di uno sguardo.

Allora qual è il problema? Sem-plice, il problema sono i dirigenti che fanno i bambocci dispettosi non concedendo il nulla osta sic-come la legge prevede che per la mobilità serve almeno l’assenso del dirigente di arrivo. Come rimediare a tale immobilismo? Semplice, riformare la legge to-gliendo ai dirigenti la possibilità di dare un parere alla mobilità esterna/interna, così i dipenden-ti pubblici vanno dove effettiva-mente servono!

È così complicato capire il mec-canismo signor ministro della funzione pubblica?

Grazie per l’attenzione.Lettera fi rmata

LE FACCINE DI BRUNETTANON FUNZIONAVANOPER RAGIONI TECNICHE

Gentile redazione,In relazione alla lettera del

sig. Igor Donizetti pubblica-ta sul vostro giornale in data 22 gennaio dal titolo «La farsa della valutazione ai dipendenti p.a.» si precisa che il sistema di rilevazione del gradimento del servizio, cosiddette «faccine di Brunetta», installato presso gli sportelli dell’agenzia complessa di Milano Missori risultava cor-rettamente funzionante presso tutte le postazioni adibite al rice-vimento dell’utenza, ad eccezio-ne di quella utilizzata dal vostro lettore, a causa di un problema tecnologico che il funzionario preposto non aveva provveduto a segnalare ai responsabili del servizio. L’immediato intervento dei tecnici ha già risolto l’anoma-lia riscontrata, che, si ribadisce, è stata causata esclusivamente da un problema di natura infor-matica, pur sempre possibile in un sistema moderno ormai domi-nato dalla telematica.

Cordiali salutiGiuliano Quattrone

direttore regionale

LETTERA

Dirigenti contro la mobilità

DI MARILISA BOMBI

L’obbligo per le regioni e gli enti locali di adegua-re i propri ordinamenti ai principi di liberalizzazio-

ne stabiliti dal governo non limita, ma valorizza, l’iniziativa normati-va della p.a. E «non è irragionevo-le, quindi, che il legislatore abbia previsto un trattamento premiale differenziato fra enti che decidono di perseguire un maggiore sviluppo economico attraverso politiche di ri-regolazione dei mercati ed enti che, al contrario, non lo fanno». Scaduto il termine del 31 dicembre entro il quale regioni, comuni e province dovevano adeguare leggi e regolamenti ai crite-ri stabiliti dall’art. 1, comma 1, 2 e 3 del dl 1/2012, la Corte costituzionale ha depositato ieri la sentenza n. 8 con la quale è stata dichiarata inam-missibile la questione di legittimità costituzionale della norma contenuta al comma 4 del suddetto art. 1 del dl 1/2012 che qualifi ca «virtuosi», ai fi ni del patto di stabilità, quegli enti che hanno rispettato il termine di fi ne anno.

Secondo il giudice delle leggi, intro-durre un regime fi nanziario più fa-vorevole per gli enti che sviluppano adeguate politiche di crescita econo-mica costituisce, dunque, una misura premiale non incoerente rispetto alle politiche economiche che si intendono, in tal modo, incentivare.

Del resto, l’impostazione di fondo

della normativa dei provvedimenti di questi ultimi due anni, è stata tutta ispirata a quelle evidenze eco-nomiche empiriche che individuano una signifi cativa relazione fra libe-ralizzazioni e crescita economica, su cui poggiano anche molti interventi delle istituzioni europee. Ed è, quin-di, grazie alla tecnica normativa pre-scelta, che le regioni seguiteranno a esercitare le proprie competenze in materia di regolazione delle attività economiche, essendo anzi richiesto che tutti gli enti territoriali diano attuazione ai principi dettati dal legislatore statale. Le regioni, in sostanza, contrariamente a quanto hanno ritenuto Toscana e Veneto, non risultano menomate né tanto meno private delle competenze legislative e amministrative loro spettanti. Ma sono orientate ad esercitarle in base ai principi indicati dal legislatore statale, che ha agito nell’esercizio della sua competenza in materia di concorrenza.

La Consulta respinge il ricorso delle regioni

Le liberalizzazioni non limitano gli enti

I lettori possono inviare le segnalazioni sui quotidianidisservizi riscontrati nel rapporto con gli uffi ci della pubblica

amministrazione a: [email protected]

La Corte costituzionale

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30 Giovedì 24 Gennaio 2013 DIRITTO E IMPRESAEmendamenti dell’Europarlamento alla Pac. Polizze i nanziate dall’Ue

Facilitati gli aiuti agricoliSu piccole aziende, colture arboree e sommerse

da BruxellesANGELO DI MAMBRO

Esenzione dal greening dei pagamenti diretti delle aziende di dimen-sioni inferiori a dieci et-

tari e per quelle il cui 75% della superfi cie è coltivata a colture sommerse (riso) per una parte signifi cativa dell’anno. Colture arboree «verdi per defi nizione» (quindi anch’esse esentate da-gli obblighi del greening come i prati permanenti), sostegno accoppiato possibile per tutti i prodotti agricoli, più gradualità nell’applicazione del processo di redistribuzione degli aiuti e per quanto riguarda il tetto alle erogazioni per le grandi azien-de, da cui vengono escluse le co-operative. Sono solo alcuni dei passaggi della posizione sulla riforma della Pac, in corso di approvazione in Commissio-ne agricoltura del Parlamento europeo. Con una maratona di voto che sta sostanzialmente conferma le previsioni della vigilia, gli eurodeputati stan-no approvando quella che si delinea a tutti gli effetti come una riscrittura della proposta di riforma della Commissione Ue. Ieri sono stati approvati tre dei quattro rapporti sulla nuova Pac, quello sui paga-menti diretti (31 voti a favore su 44) e quello sulle misure di mercato (34 voti) e quello, che ha rischiato fi no all’ultimo di spaccare l’assemblea, sulle misure di mercato (26 voti). Le operazioni di voto si chiuderan-no oggi con l’esame della rela-zione fi rmata da Giovanni La Via su fi nanziamento, gestione e monitoraggio della Pac.

Tra le novità introdotte da-gli eurodeputati, una maggio-re gradualità nella cosiddetta convergenza, ovvero la redistri-buzione degli aiuti diretti tra agricoltori e tra stati membri. Il dispositivo pensato dagli euro-deputati prevede che nessuno stato possa percepire, alla fi ne del periodo di adattamento, meno del 65% della media Ue. Secondo il presidente della Commissione agricoltura Pao-lo De Castro, «si tradurrà per l’Italia in un aumento di circa 44 milioni di euro annui a re-gime». Limite introdotto anche per la convergenza interna, tra gli agricoltori, con una riduzio-ne del pagamento per azienda che non potrà essere superiore al 30% nel periodo 2015-20. Sulle misure verdi introdotte nel primo pilastro, il cosiddetto greening, solo l’incidenza sulle quote nazionali, il 30%, resta in-variata rispetto alla originaria proposta della Commissione. Per il resto tutto viene riscritto: ampliata la platea delle azien-de «verdi per defi nizione», in-trodotti regimi di certifi cazione nazionali e regionali, applicata una gradualità a misure come la diversifi cazione colturale e la creazione di aree di interesse

ecologico, con l’esclusione delle aziende di dimensioni inferiori di 10 ettari. Se la Commissio-ne Ue proponeva tre misure «verdi» da applicare a tutte le aziende con superfi cie maggio-re di 3 ettari, secondo l’idea del Parlamento tra 10 e 30 ettari si potrà diversifi care con due colture, con più di 30 ettari si dovrà con tre; la percentuale di area eleggibile per le aree ecologiche sarà del 3% con progressione secondo criteri temporali (5% dal 2016, 7% dal 2018), ma solo dopo un analisi d’impatto della Commissione Ue e senza deleghe all’Esecu-tivo. Viene innalzato il limite, dal 10 al 15%, per le risorse delle dotazioni nazionali da destinare ai giovani agricoltori. La novità più rilevante rispetto alla proposta Ciolos per quanto riguarda lo sviluppo rurale, è la proposta di rafforzare le misure di gestione del rischio, non solo fondi mutualistici, ma anche co-fi nanziamento delle as-sicurazioni sul raccolto. I parlamentari chiedono anche una «revisione di medio-termine»

(mid-term review) che possa ul-teriormente sviluppare questo tipo di sostegno a copertura dei rischi. Il voto meno compatto, che preannuncia una non facile negoziazione in sede di trilogo con Commissione e Consiglio, è stato espresso sulle misure di mercato. Troppe le deroghe chieste alle regole sulla concorrenza secondo il gruppo dei libe-rali, che ha votato contro molte delle proposte del rap-porteur Michel Dantin. Tra le altre, manteni-mento delle quote l’estensione delle regole del pacchetto

latte sul fronte dei contratti a tutti i prodotti e il principio del-la programmazione produttiva a tutte le Dop e Igp.

Dopo il voto di oggi sull’ulti-mo rapporto, la parola passerà ai capi di stato e di governo, chiamati il 7 febbraio a trova-re un accordo sul budget 2014-

2020. A marzo, sempre che i tagli annunciati alla

Pac siano considerati accettabili dal Par-lamento, la plenaria di Strasburgo voterà la propria posizione sulla riforma e, se anche il Consiglio ne avrà elaborata una,

potrà cominciare un negoziato che si pre-vede diffi cile.

DI ANGELO DI MAMBRO

Non c’è nessun «congela-mento fino al 2014» delle autorizzazioni per le col-tivazioni ogm a livello Ue. Non c’è alcuna sospensione a tempo determinato delle autorizzazioni, come ri-portato da alcuni media. Sui sette organismi gm in attesa di permesso per la coltivazione (sei varietà di mais e una di soia) non ci sarà decisione nelle pros-sime settimane, ma «non è vero» che la Commissio-ne Ue le «congelerà» fino al 2014, come riportato in modo «fuorviante». A pre-cisarlo è Frederic Vincent, portavoce del commissario alle politiche dei consuma-tori Tonio Borg. La priorità dell’Esecutivo, ha aggiunto Vincent, è avviare «colloqui con i rappresentanti di al-cuni stati membri», come Germania, Francia e Gran Bretagna, per sbloccare l’iter della direttiva, ferma da due anni in Consiglio, che darebbe maggiore di-screzionalità agli stati per applicare divieti e limita-zioni delle coltivazioni gm a livello nazionale o regio-nale, anche se questi sono autorizzati a livello comu-nitario. La revisione delle attuali norme (direttiva 2001/18/Ce) è considerata necessaria da Bruxelles, vi-sto che sette Stati (Francia, Germania, Lussemburgo, Austria, Grecia, Ungheria e Bulgaria) applicano la «clausola di salvaguardia», il dispositivo che consente di bandire specifi ci ogm a de-terminate condizioni, come la presentazione di nuove evidenze sulla loro perico-losità. La Francia, soste-nendo di avere nuove prove sui «danni ambientali» pro-vocati dal mais MON810, ha invocato per due volte la clausola di salvaguar-dia, ottenendo altrettante bocciature, una per motivi procedurali, l’altra per dati insuffi cienti. La Polonia ha annunciato a più riprese un bando dello stesso mais, ma non ha ancora comunicato nulla all’Ue. In questi giorni si è parlato anche di un’im-minente richiesta di una clausola di salvaguardia da parte dell’Italia, senza conferme uffi ciali. Il nostro paese ha già perso una cau-sa contro una grande azien-da sementiera perché aveva rifi utato di autorizzare la coltivazione di un ogm già autorizzato dalle norme Ue. Bruxelles sta ancora aspet-tando da Roma la risposta a una lettera inviata alla fi ne dell’anno scorso sulle falle dell’applicazione della direttiva del 2001.

COMMISSIONE UE

L’Europa non congela

gli ogm

DI MARILISA BOMBI

Non è consentita agli imprenditori agricoli la vendita di mobili in legno, né oggetti di carta, vetro o ceramica. Mentre non ci sono problemi per la

vendita di decorazioni, oggettistica o addobbi realizzati con materiali provenienti dal fondo. Lo ha stabilito il ministero dello sviluppo eco-nomico, divisione IV, promozione della concor-renza, nella risoluzione 264073 del 31 dicembre 2012, in risposta a una società la quale chie-deva il parere al fi ne di una corretta interpre-tazione delle norme riguardanti l’attività commerciale consentita all’imprenditore agrico-lo, (art. 4 dlgs 228/2001 e art. 2135 codice ci-vile). Nello specifico, l’impresa dubbiosa delle sue facoltà opera nel settore fl orovivaistico di propria produzio-ne e commercia anche prodotti provenienti da altre aziende agricole, nonché prodotti agricoli e articoli connessi all’attività agricola. Il dubbio sorto riguarda, in sostanza, quest’ultimi pro-dotti, ovvero se tra i prodotti connessi possono farsi rientrare anche quei prodotti derivanti da attività non strettamente connesse alla trasfor-mazione di prodotti agricoli, ma anche prodotti derivanti da attività collegate, ovvero prodotti la cui tipologia di realizzazione e i cui materiali di composizione confi gurino la nozione di con-nessione e valorizzazione della società agricola (per esempio, oggettistica, decorazioni, mobili e attrezzature da giardino in legno, vetro, cerami-

ca e altre materie prime naturali). Nella citata nota, il Mise, dopo aver richiamato la disciplina di riferimento, afferma che dal combinato dispo-sto della normativa risulta espressamente che i produttori agricoli sono legittimati a vendere prodotti non provenienti dai propri fondi, ma anche quelli che risultano oggetto di un ciclo in-dustriale di trasformazione fermo, ovviamente, l’obbligo di rispettare il criterio della prevalenza rispetto al reddito complessivo e quello dei rica-

vi della vendita dei prodotti non pro-venienti dalle rispettive aziende

che non può superare il valore massimo di 160 mila euro per gli imprenditori indi-viduali e 4 milioni di euro per le società. Ma il limi-te concreto alla vendita, rileva il Mise, è ricondu-cibile alla defi nizione di «imprenditore agricolo» stabilita dall’art. 2135

del codice civile, così come modifi cato dall’art. 1 del dlgs

228/2001 il quale tra le attività ammesse ha inserito anche le «attività connesse». Secondo il Mise, il fatto che il codice civile stabilisce che in quest’ultime rientrano le attività esercitate dal medesimo imprenditore, dirette alla mani-polazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodot-ti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco, nonché le attività dirette alla fornitura di beni mediante l’utilizzazione di attrezzature e risorse dell’azienda, comporta che possa essere consentita soltanto la vendita di quei prodotti i cui materiali di composizione sono stati ottenuti dall’utilizzazione diretta di risorse proprie dell’azienda agricola.

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31Giovedì 24 Gennaio 2013GioveLAVORO E PREVIDENZALa fotograi a sul futuro della previdenza scattata da Censis e Covip

L’integrativa non decollaScarse risorse e poca fi ducia frenano i giovani

DI SIMONA D’ALESSIO

La pensione, un traguar-do (sempre più) lonta-no, quasi una chimera. Soprattutto per almeno

quattro giovani su dieci che, nella fascia 18-34 anni, «van-tano» un percorso contributivo intermittente, a causa dei mol-ti incarichi precari accumulati. Ma è quasi la metà dei lavo-ratori italiani (il 46%) a colti-vare la paura di ritrovarsi in vecchiaia a poter contare su assegni di poco superiori alla metà dello stipendio, e «senza grandi risorse da spendere». E, se il 24% dell’intera platea teme dovrà aspettare di spe-gnere 70 candeline prima di potersi ritirare, la stragrande maggioranza (l’84%) è sicura che le regole sulla previdenza siano destinate a cambiare an-cora. È «paura» la parola chia-ve dell’indagine che il Censis ha condotto su 2 mila e 400 la-voratori pubblici e privati per la Covip, la Commissione di vi-gilanza sui fondi pensione, da cui emerge la scarsa propen-sione, per l’esiguità di risorse e per la limitata fi ducia, verso il secondo pilastro: il 41% degli interpellati afferma, infatti, di

non poterselo permettere, il 28% non crede alla bontà degli strumenti di previdenza com-plementare, il 19% si ritiene troppo giovane per pensare alla pensione, mentre il 9% prefe-risce lasciare il tfr in azienda. Un orizzonte di reale diffi coltà fi nanziaria si staglia dinanzi alle nuove generazioni, poiché i versamenti «a singhiozzo», frutto di un iter occupaziona-le frammentato e inaffi dabile, creano inquietudine: c’è chi è terrorizzato all’idea di perdere il posto e non riuscire a essere in regola con la contribuzio-ne (il 34,3%), o di diventare

improvvisamente precario e, quindi, di poter assolvere agli obblighi previdenziali soltanto in modo saltuario (32,7%).

In generale, comunque, la forza lavoro della penisola immagina il futuro assegno ben meno cospicuo confronta-to con quello di chi è andato in pensione negli anni scorsi, visto che si aspetta la corre-sponsione di una somma pari in media al 55% del proprio reddito attuale. I dipendenti pubblici sono chiaramente più ottimisti, e si spingono a presumere una prestazione aderente al 62% del reddito,

mentre i lavoratori autonomi prevedono un 51%. Quanto all’età in cui godere del me-ritato riposo permane una vi-sione cupa, ma gli intervistati dal Censis non rinunciano a esprimere i loro legittimi de-sideri: il 31,2% sostiene di aspirare ad accedere al pen-sionamento addirittura prima dei 60 anni (il 25,9% dei ma-schi e il 37,5% delle donne), il 46% tra 60 e 63 anni e il 10% degli autonomi dice di voler concludere la carriera dopo i 70, affi ancato dal 2,5% dei dipendenti privati e dal 2,1% degli impiegati pubblici.

DI DANIELE CIRIOLI

Il lavoratore può comu-nicare anche per e-mail o per fax il cambio d’indi-rizzo per la visita fi scale di malattia. Lo stabilisce l’Inps nel messaggio n. 1290/2013. È il processo di progressiva telematiz-zazione, spiega l’Inps, che ha reso evidente l’esigenza di attivare modalità di co-municazione tra gli utenti e l’istituto caratterizzate da sicurezza e tempesti-vità al fine di garantire l’immediata ricezione del-le informazioni. A tal fi ne, sono stati individuati nuo-vi canali per la comunica-zione di eventuali cambi di reperibilità da parte dei lavoratori del solo setto-re privato, aventi diritto all’indennità di malattia, che necessitano di risie-dere, durante il periodo di prognosi, presso un do-micilio diverso da quello comunicato nel certifi cato medico. Anche per i nuovi canali restano valide le precedenti indicazioni in merito alla responsabilità del lavoratore di fornire, con la massima diligenza, le informazioni relative al domicilio (indirizzo com-pleto di numero civico e codice di avviamento po-stale, frazione, contrada, cognome presso cui si è trasferito il domicilio).

I nuovi canali sono:1. posta elettronica:

inviando una e-mail alla casella composta con la seguente sintassi «[email protected]» (dove NOMESEDE as-sume valore differente in base al territorio di resi-denza del lavoratore);

2. fax: inviando spe-cifica comunicazione a numeri fax dedicati che ciascuna struttura terri-toriale dovrà individuare tra quelli già in dispo-nibilità della medesima struttura a uso esclusivo della funzione medico le-gale e, in particolare, dei soggetti incaricati della gestione delle visite me-diche di controllo; oppure avanzando richiesta ai re-ferenti regionali del ser-vizio FaxServer reperibili nella intranet aziendale, nel qual caso si provvede-rà a creare un nuovo nu-mero FaxServer associato alla casella istituzionale [email protected].

Il numero di fax dovrà essere comunicato nel più breve tempo possibile e, comunque, non oltre il 31 gennaio, all’Inps per la necessaria pubblicità agli utenti sul sito web.

MALATTIA

Cambio di domicilioper e-mail

non poterselo permettere il improvvisamente precario e mentre i lavoratori autonomi

Un milione di persone riceverà («in tempi rapidi») gli estratti conto integrati relativi ai contributi versati, così da poter «verifi care la propria posizione previden-ziale». Si allungano invece, ulteriormente, i tempi perché gli italiani possano essere destinatari, come avviene nei paesi scan-dinavi, della cosiddetta «busta arancione», ossia la stima dell’assegno mensile che si percepirà una volta andati in pensione: si punta, infatti, a rendere noto l’impor-to soltanto a coloro che «non sono molto lontani» dalla fi ne dell’attività lavorativa.

Parola di Elsa Fornero, ministro del wel-fare, che chiarisce come «comunicare l’im-porto dell’assegno è una questione delica-ta», sebbene quasi un anno fa il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua avesse dato per imminente l’invio delle «buste» (si veda ItaliaOggi dell’11/05/2012). «Non vogliamo alimentare l’incertezza», incalza la titolare di via Veneto, ribadendo che è, invece, prossimo l’inoltro dei documenti contenenti il montante accumulato dai lavoratori pubblici e privati.

Simona D’Alessio

In arrivo gli estratti conto integrati

La vigilanza privata ha un nuovo contratto di lavoro a distanza di quattro anni dalla scadenza del precedente contratto. L’in-tesa per la fi rma del nuovo Ccnl (per i dipendenti da istituti e imprese di vigi-lanza privata e servizi fi du-ciari) è stata siglata dalle organizzazioni di categoria Assiv/Confi ndustria, Lega Coop Servizi, Federlavoro e Servizi-Confcooperative e Agci-Servizi, in rappresen-tanza della parte datoriale, Filcams Cgil, Fisascat Ci-sl, in rappresentanza dei lavoratori. Il contratto, di durata triennale, scadrà il 31 gennaio 2016 e riguarda 48 mila addetti del settore vigilanza, di cui 45 mila con qualifi ca di guardia giu-rata armata. Per la prima volta nel perimetro contrat-tuale sono compresi anche i servizi fi duciari forniti da personale non armato.

L’Unione europea ha assegnato 680 milioni di euro a 302 ricercatori di alto livello. Si tratta di sovvenzioni assegnate a ricercatori di alto livello e di fama, di qualunque na-zionalità ed età, scientifi ca-mente indipendenti, aventi un’esperienza recente e un profilo nel campo della ricerca che li qualifi cano come leader nei rispettivi

settori. I progetti selezionati riguardano una grande varietà di temi: in Italia, per esempio, riceverà la sovvenzione un ricercatore che analizza come gli ope-ratori economici formano e modificano le proprie convinzioni in merito ai propri contesti e ai propri omologhi, inserendo ele-menti emotivi e psicologici nei modelli esistenti.

Ingegneri pronti a scen-dere in campo nell’inte-resse del paese. Questo il messaggio lanciato ieri da Armando Zambiano, presi-dente del Consiglio nazio-nale degli ingegneri (Cni), all’assise promossa dalla categoria «Al governo che verrà. Sicurezza, ambiente, open data: gli ingegneri per il futuro dell’Italia», nel cor-so della quale gli ingegneri hanno presentato alle forze politiche le proprie proposte. «Siamo pronti a prenderci ogni responsabilità nel rilascio di pareri e autoriz-zazioni pur di accelerare lo sviluppo e la crescita della nostra economia», ha detto Zambrano. «Chiediamo però di essere ascoltati nel momento della formazione delle leggi, nei campi di nostra competenza, perché siamo stanchi che siano in-comprensibili e, soprattutto, inapplicabili».

BREVI

DI CARLA DE LELLIS

Durc regolare alle im-prese dell’Abruzzo che stanno restituen-do premi e contribu-

ti sospesi in misura del 40%. Lo spiegano Inail (nota prot. n. 337/2012) e Inps (msg n. 1143/2012) ricordando, inoltre, la scadenza del 31 gennaio per presentare la dichiarazione «de minimis» ai fi ni della fruizione della riduzione al 40%.

Sisma in Abruzzo. La vi-cenda riguarda la sospensione di premi e contributi a seguito del sisma in Abruzzo del 2009. A partire da gennaio 2012, le imprese li stanno restituendo nell’importo scontato del 60% (cioè nella misura del 40% del dovuto). La riduzione è stata riconosciuta solo ai soggetti ri-entranti nell’ambito di applica-zione del regime «de minimis» in materia di aiuti di stato, mentre l’estensione agli altri soggetti è stata subordinata all’eventuale esito positivo della valutazione di compati-bilità da parte della Commis-sione europea. Quest’ultima, con decisione 17 ottobre 2012, ha informato l’Italia di aver

avviato un procedimento d’in-dagine e, nello stesso tempo, ha ingiunto alle autorità italiane di sospendere tutti gli aiuti il-legali concessi nei casi oggetto di indagine formale.

Durc regolare. Il ministero del lavoro ha scritto agli enti (Inps e Inail) evidenziando che, in attesa della decisione defi nitiva della Commissione europea, né le disposizioni co-munitarie in materia di appal-ti, né quelle di diritto interno, ostano al rilascio del Durc. Pertanto, le imprese che stan-no effettuando il pagamento di premi e contributi sospesi nella misura ridotta possono essere considerate regolari fi no alla decisione dell’Ue, e il relativo Durc verrà rilasciato con l’annotazione «salvo l’esito della decisione della Commis-sione europea».

Scadenza del 31 gennaio. Inail e Inps, infi ne, hanno ri-cordato che, in ottemperanza alla predetta decisione Ue del 17 ottobre 2012, resta confer-mato il termine del 31 gennaio entro il quale le imprese devo-no presentare la dichiarazione «de minimis» al fi n della frui-zione della riduzione al 40%.

Inps e Inail sulla restituzione al 40%

Contributi ridottiDurc regolare

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32 Giovedì 24 Gennaio 2013 A S S O S O F T WA R ESaranno rilasciate entro i primi di febbraio le prime procedure in aiuto ai contribuenti

Controlli, il redditest non bastaSoftware con i conti familiari per opporsi al redditometro

DI FABIO GIORDANO

Con un anno di ritardo rispetto alla tabella di marcia, l’Agen-zia delle entrate alla fi ne dello scorso novembre ha pubbli-

cato sul proprio sito il ReddiTest, il software che consente ai contribuenti di autovalutare ai fi ni fi scali la coe-renza tra il proprio reddito familiare e le spese sostenute nell’anno e che di fatto rappresenta uno strumento per prevenire gli eventuali accertamenti sintetici da nuovo Redditometro, ai sensi del riformulato art. 38, del dpr n. 600/1973.

L’attenzione della stampa e dell’opi-nione pubblica si è molto concentrata in questi ultimi mesi, complice anche la delicata situazione politica ed eco-nomica che sta attraversando il nostro paese, sui rischi derivanti dall’applica-zione del nuovo Redditometro e sull’in-vasività dell’operato dell’AdE sulla vita dei privati cittadini. Ma il nuovo Redditometro è davvero più «pericolo-so» del vecchio redditometro?

Si possono fare sicuramente alme-no due ordini di considerazioni. La prima è che dal punto di vista tec-nico il nuovo Redditometro, ancorché comunque strumento «imperfetto», è assai più equo del precedente che si basava sul presupposto del semplice possesso di beni. Ora, ad esempio, dal possesso di un’autovettura di elevata cilindrata non viene più presunto il reddito necessario per l’acquisto (a meno che questa non sia stata acqui-stata nell’anno accertato), ma più cor-rettamente viene presunto il reddito necessario a far fronte alle spese per l’utilizzo e per la manutenzione. Chia-ramente nei casi limite in cui tale au-tovettura non sia stata utilizzata, se non saltuariamente, la presunzione delle spese di utilizzo e manutenzio-ne potrebbe non essere corretta, ma in ogni caso l’effetto sul reddito ac-certato risulta più contenuto che in passato.

La seconda considerazione trae spunto dalla conoscenza di alcuni numeri che possono dare un’idea più precisa della dimensione del rischio di accertamento. Lo scorso 2012 gli ac-certamenti da vecchio Redditometro relativi all’annualità 2008 sono stati in Piemonte poco più di 3 mila (su oltre tre milioni di abitanti), mentre a livello nazionale il numero si è at-testato a poco più di 40 mila. L’AdE del Piemonte ritiene che quest’anno il numero di accertamenti con il nuovo Redditometro per l’annualità 2009 do-vrebbe mantenersi sullo stesso ordine di grandezza.

Letti così i numeri, potrebbe sem-brare che le probabilità di subire un accertamento da Redditometro siano davvero irrisorie. In realtà ciò potreb-be non essere vero in quanto l’AdE sembra intenzionata, a partire da quest’anno, a inviare un questionario con la richiesta di specifi che informa-zioni giustifi cative circa l’origine del denaro utilizzato per fronte alle spese sostenute, a tutti i contribuenti le cui spese superano del 20% il reddito di-chiarato (importo che probabilmente dovrà in ogni caso non essere inferiore a un minimo di 12 mila euro, vale a dire 1 mila euro al mese).

Di conseguenza sarà comunque opportuno, non tanto per le spese

correnti, quanto per le spese straordi-narie quali l’acquisto di autovetture, immobili, beni di pregio, viaggi, ecc., effettuate con denaro non dichiarato nell’anno stesso in cui si è sostenuta la spesa, essere in grado di documen-tare la provenienza di tale denaro, utilizzando modalità e canali che con-sentano di tracciare eventuali entrate straordinarie (donazioni da parte dei genitori o familiari, disinvestimenti, vincite ecc.) al fi ne di poter disporre di adeguata documentazione da fornire in risposta al questionario.

In defi nitiva pur non essendo neces-sario nutrire timori ingiustifi cati per un eventuale accertamento da Reddi-tometro, è comunque opportuno non sottovalutarne la portata e iniziare a prendere confi denza con il ReddiTest, strumento che pur essendo dotato del medesimo motore di calcolo del Redditometro (e che quindi dovrebbe tendenzialmente fornire i medesimi risultati), è caratterizzato da peculia-rità specifi che che lo rendono di fatto assai diverso.

Come funzionano il ReddiTest e il Redditometro e in che cosa diffe-riscono? È davvero possibile con il ReddiTest difendersi e prevenire gli accertamenti da Redditometro? Quali soluzioni potranno fornire le software house per indirizzare al meglio le scel-te dei contribuenti?

Di seguito proviamo a fare qual-che considerazione su questi inter-rogativi.

Come funzionano il ReddiTest e il Redditometro. Il ReddiTest è un software che si installa esclusiva-mente sul computer del contribuente, dopo l’installazione gli archivi risulta-no completamente vuoti e le informa-zioni digitate restano in locale e non vengono in nessun modo comunicate all’AdE, ancorché l’applicazione ese-gua delle connessioni a Internet per la ricerca degli aggiornamenti.

Il contribuente deve indicare alcu-ne informazioni relative alla famiglia, quali la composizione del nucleo, la somma dei redditi del nucleo (compre-si quelli esenti ed esclusi), il comune di residenza e a seguire distinte per cia-scun componente del nucleo le spese sostenute nell’anno suddivise in sette categorie: abitazione, mezzi di traspor-to, assicurazioni e contributi, istruzio-ne, tempo libero e cura della persona, altre spese signifi cative, investimenti immobiliari e mobiliari.

La funzione di elaborazione stima la coerenza e produce come unico risul-tato esclusivamente l’indicazione se il reddito del nucleo è coerente o meno con i redditi dichiarati.

Il Redditometro utilizzato dall’AdE per contro si avvale delle informazioni dell’Anagrafe tribu-taria e dell’archivio delle spese disponibili ivi presenti, non acces-sibile al contribuente. Si tratta sostanzial-mente dei dati che l’AdE raccoglie grazie ai fl ussi telematici che con diversa periodicità (mensile, trimestrale o annuale a seconda dei casi) raccoglie dalle banche e dalle fi nan-

ziarie, dalle società di leasing, dalle compagnie di assicurazioni, dai tour operator e dalle alle agenzie di viaggi, dai gestori di telefonia fi ssa e mobile, dai soggetti che erogano energia (elet-trica, gas, ecc.), relativi ai contratti sti-pulati o in essere con ciascun contri-buente (persona fi sica ovvero impresa o professionista).

Viene fatto riferimento, inoltre, quali elementi indicativi della capacità con-tributiva del contribuente, alle spese sostenute per l’acquisizione di servizi e di beni e per il relativo mantenimen-to elencate nella tabella A allegata al decreto del 24/12/2012 del ministro dell’economia e delle fi nanze e rilevate con criteri statistici dall’Istat.

Le differenze tra il ReddiTest ed il Redditometro. Il calcolo del ReddiTest si avvicina, in prima ap-prossimazione, al calcolo del Reddi-tometro così come previsto dal del decreto 24/12/2012, ma differisce per due aspetti fondamentali:

- il ReddiTest esamina l’intero nucleo familiare e alla fi ne l’indicazione di co-erenza è sul reddito del nucleo, mentre il Redditometro verifi ca il nucleo ma accerta le spese del singolo arrivando al reddito presunto dello stesso;

- il ReddiTest effettua sempre una regressione statistica sulle singole variabili di spesa assegnando a cia-scuna un coeffi ciente di peso, men-tre il Redditometro somma le singo-le spese effettive come risultano in Anagrafe tributaria e solo per alcune considera il valore medio risultante dalle tabelle Istat.

Naturalmente poiché il ReddiTest utilizza dati digitati direttamente dal contribuente, mentre il Redditometro utilizza i dati presenti in Anagrafe tributaria (dati che peraltro non sono verifi cabili in nessun modo dal contri-buente), gli esiti possono non coincide-re per cui un contribuente che risulta coerente dall’autovalutazione potrebbe comunque essere accertato per effetto, ad esempio, di informazioni impreci-se presenti in Anagrafe tributaria o di spese che ha omesso di indicare (anche solo per dimenticanza) in fase di auto-valutazione.

È davvero possibile con il Red-diTest difendersi dal Redditome-tro? Il meccanismo che prevede, ai fi ni della determinazione della coe-renza, l’applicazione negli algorit-mi di calcolo del valore più elevato tra le spese realmente sostenute e quelle determinato considerando la spesa media statistica è quello che dal punto di vista logico appare si-curamente il più discutibile e quindi anche quello sul quale si potranno

più facilmente far valere le proprie ra-gioni in fase di con-traddittorio.

Infatti tale mecca-nismo «funziona» per quei contribuenti con abitudini di vita si-mili a quelle «medie» statistiche, mentre per gli altri che utiliz-zano il proprio reddito solo esclusivamente per sostenere deter-minate tipologie di spese e non per altre

potrebbero emergere incoerenze che dovranno essere giustifi cate dal con-tribuente in fase di contraddittorio.

Il problema è che il ReddiTest non fornisce alcuna indicazione circa le voci di spesa elencate nell’allegato A utilizzate nel calcolo e dunque non fornisce al contribuente gli elementi necessari verifi care i motivi dell’inco-erenza e per elaborare una eventuale strategia difensiva.

Le software house potranno fornire soluzioni specializzate in grado di indirizzare al meglio le valutazioni dei contribuenti? Sono allo studio varie ipotesi di soluzioni evolute, quali ad esempio la gestione della contabilità familiare che tenga a riferimento i parametri del Reddi-tometro, con funzioni dedicate che permettano di memorizzare le infor-mazioni necessarie per giustifi care le spese più rilevanti e maschere che evi-denzino le variabili di calcolo e i valori di riferimento Istat.

In ogni caso all’interno dei principali gestionali per commercialisti e asso-ciazioni di categoria sono già in fase di sviluppo nuovi moduli software, che prevederanno:

• un data-entry per l’operatore ana-logo a quello del ReddiTest;

• l’integrazione della base dati ana-grafi ca con le informazioni presenti sui sistemi (nucleo familiare);

• l’acquisizione automatica relati-ve alle abitazioni dei componenti del nucleo;

• il reperimento di informazioni rela-tive ad alcune tipologie di spese (mezzi di trasporto, assicurazioni ecc.)

• l’elaborazione del calcolo di coe-renza ottenuto attraverso l’interfac-ciamento al motore, con le modalità uffi cialmente previste da Sogei.

I software più specializzati potranno prevedere successivamente:

• un data entry web, con accesso di-retto via Internet da parte dei clienti degli Studi o delle Associazioni, per la digitazione dei dati utili per la compi-lazione del ReddiTest;

• una gestione del bilancio familia-re in cui il contribuente potrà via via memorizzare direttamente le informa-zioni necessarie a giustifi care le spese più rilevanti;

• l’evidenziazione delle variabili di calcolo relative alla spesa media ri-levata dai risultati dell’indagine sui consumi dell’Istat.

Naturalmente le elaborazioni neces-sarie ad evidenziare i dati di calcolo verranno effettuate nel rispetto di quanto consentito dall’AdE e previsto dalle specifi che tecniche Sogei.

Alcune software house rilasceranno le procedure già entro i primi di feb-braio, le altre renderanno propri sof-tware disponibili a seguire, sulla base dei propri piani di sviluppo.

Si tratta ora di capire se e quando l’Agenzia delle Entrate metterà a di-sposizione delle software house oltre al ReddiTest anche l’elaborazione più analitica e puntuale relativa al calcolo del Redditometro, in modo da far emer-gere non solo l’informazione di coeren-za/incoerenza, ma anche l’esatta entità dell’eventuale scostamento del reddito presunto rispetto a quello dichiarato, in modo da suggerire se ritenuto op-portuno, un adeguamento «spontaneo» da parte del contribuente.

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33Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 2C O N F P R O F E S S I O N INei programmi elettorali spicca l’assenza di proposte per uno dei pochi settori ancora vitali

La scomparsa dei professionistiOltre 2 milioni di italiani ignorati dall’agenda politica

DI GAETANO STELLA PRESIDENTE

DI CONFPROFESSIONI

In Italia c’è un settore econo-mico che, nonostante la cri-si e la burocrazia, continua a dare segnali di vitalità:

crea posti di lavoro, scopre nuo-ve nicchie di mercato, investe e innova. Eppure, il settore delle libere professioni appare il con-vitato di pietra di questa cam-pagna elettorale. Nell’agenda politica degli schieramenti, nei talk show televisivi, nelle dot-te analisi dei notisti politici, il professionista, con tutte le sue problematiche e le sue poten-zialità di sviluppo, rimane ai margini dei programmi politi-ci e di governo delle coalizioni che si candidano alla guida del paese.

Il prossimo 24-25 febbraio oltre 2 milioni di liberi pro-fessionisti e altrettanti dipen-denti degli studi professionali saranno chiamati alle urne per esprimere il loro voto per il rinnovo dei due rami del parlamento italiano: la came-ra dei deputati e il senato della repubblica. Una scelta quanto mai complessa e tormentata.

Assieme al quadro di sfi du-cia generalizzato che accomu-na pressoché tutti gli elettori italiani, nelle proposte degli

schieramenti non si sono an-cora palesati quegli elementi distintivi che possano gui-dare la scelta consapevole di un intero settore economico, quello delle libere professioni. L’attuale scenario è caratteriz-zato dall’insuffi cienza di un chiaro progetto politico e di governo che sappia realmente rispondere alle diver-se istanze di sviluppo e crescita sostenibile, che scaturiscono dal-la società e dai corpi intermedi che ne for-mano l’ossatura; che sappia interpretare le trasformazioni sociali ed economiche in atto nel paese, sulla base dei prin-cipi di equità e coesione; che sappia rivalutare l’etica e la conoscenza, quale fondamento di qualsiasi iniziativa legisla-tiva a venire; che sappia rico-noscere il valore e il ruolo delle forze economiche e sociali, in un’ottica di dialogo e confronto senza discriminazioni o dispa-rità di trattamento; che sappia finalmente considerare, così come ha fatto la Commissione europea, le libere professioni come un settore economico che contribuisce allo sviluppo economico e alla creazione di posti di lavoro.

Al di là dei tatticismi e del-le alleanze, vere o presunte, la prima fase di questa «ano-mala» campagna elettorale è caratterizzata dalla diffusa ca-renza di contenuti e program-mi che ci si attenderebbe da

chi si candida alla guida del paese. In questo vuoto di idee spicca la totale assenza di pro-poste serie che coinvolgano il lavoro professionale e, più in generale, il lavoro autonomo. Al termine di una legislatura, contrassegnata da una profon-da crisi economica, numerose disposizioni hanno investito unilateralmente il settore professionale, spostando il baricentro normativo dalle competenze agli adempimen-ti formali. In questo modo si sono sottratte risorse ai liberi professionisti, deteriorando profondamente la loro capaci-

tà reddituale (e fi scale). Ci si attendeva maggiore sensibili-tà da parte delle forze politiche alla vigilia del voto democrati-co. Invece, nessun riferimento politico alla rimozione degli ostacoli che impediscono il

pieno sviluppo di un settore economico che muove un volume d’affari complessivo di 195,8 miliardi di euro, pari al 15,1% del pil regolare. Nes-suna indicazione di programma a favore degli oltre 2 milioni di professionisti che ope-rano nell’area sanita-ria, nell’area tecnica, nell’area economica o

in quella giuridica; né tanto-meno si intercettano iniziative in grado di favorire politiche di welfare e misure occupazionali stabili a favore dei neolaureati e dei giovani professionisti; né si scorgono all’orizzonte politi-che a sostegno dei lavoratori degli studi professionali, che rappresentano un bacino oc-cupazionale, tra occupazione diretta e indotto, stimato in oltre 4 milioni di posti di la-voro, pari al 15,9% della forza lavoro in Italia.

Da questo punto di vista, i professionisti sono il sintomo di una visione politica sgancia-

ta dai problemi quotidiani dei cittadini. È giunto il momento di rompere questo silenzio as-sordante che circonda la no-stra società. Il nostro paese è in affanno e la classe politica, al di là delle facili promesse, deve dare prova di compren-dere il disagio di milioni di italiani davanti alle urne e dare risposte chiare e precise. Debito pubblico insostenibile, pressione fi scale non più tolle-rabile, mercato del lavoro in-gessato… sono le priorità per qualsiasi agenda politica cre-dibile. Ma sono anche i punti cardinali del «Piano d’azione» di Confprofessioni, che verrà presentato nei prossimi gior-ni agli schieramenti politici in vista delle elezioni di febbraio. Una piattaforma di idee e di proposte che mettono al cen-tro i problemi veri del paese e che, grazie alle competenze dei professionisti, individua-no innovativi percorsi virtuo-si sulla strada della crescita e dello sviluppo. Nel bene del nostro paese.

«È arrivato il momento di dare, piut-tosto che pretendere. Ma la classe politica e il futuro governo della Re-gione Lazio deve metterci nelle con-dizioni di dare il nostro contributo, nel rispetto del nostro ruolo di parte sociale e con spirito di servizio». È uno dei passaggi più significativi del documento predisposto dalla giunta di Confprofessioni Lazio, che verrà consegnato ai candidati per la carica di governatore della regione ne-gli incontri che la delegazione presieduta da Elvira Bellelli terrà prima del-le elezioni del 24-25 febbraio 2013.Confprofessioni Lazio, infatti, si pro-pone di avviare un confronto con i candidati alle prossime elezioni re-gionali al fine di contribuire alla co-struzione del programma di gover-no per il prossimo mandato. «Siamo convinti che il prossimo governo regionale riuscirà a superare e a ri-solvere le tante problematiche che occorre affrontare soltanto attraver-so l’interlocuzione e la collaborazio-ne con le parti sociali», aggiunge la presidente Bellelli, «Confprofessioni Lazio ha pieno titolo per poter parte-cipare al tavolo della concertazione della regione Lazio in rappresentan-za del mondo professionale».

Legge sulle libere professioni, ge-stione dei fondi europei, carta etica negli appalti pubblici, formazione professionale, registro degli usi ci-vici e diritti edificatori, tutela del territorio, tutela della salute e siste-ma dei controlli sono i punti chiave proposti da Confprofessioni Lazio su cui i candidati alla governance della rRegione Lazio dovranno con-frontarsi. «Il comparto delle libere

professioni rap-presenta il 15% del pil della regione Lazio», sottolinea Bel-lelli, «ma con-tinua a essere considerato un mondo resi -duale rispetto

all’impresa e al lavoro dipendente. Vorremmo che anche e soprattut-to nel Lazio (ove rappresenta un comparto particolarmente rilevan-te), analogamente a quanto sta già avvenendo a livello nazionale e in sede europea, la politica consideras-se le libere professioni quale motore della crescita e dello sviluppo, come opportunità di lavoro per donne e giovani, strumento di mobilità so-ciale. Così come il paese, la nostra regione necessita di processi inclu-sivi: siamo sicuri che su questo pia-no troveremo terreno fertile nelle istituzioni regionali, ma anche nelle altre parti sociali».

DOCUMENTI AI CANDIDATI GOVERNATORI

Lazio, otto idee per la regioneOtto ore di formazione per le cate-gorie a rischio basso (dipendenti di studi notarili, legali, commerciali ecc.); 16 ore di formazione per le categorie a rischio alto (dipendenti di studi professionali dell’area sa-nitaria). Al via i corsi di formazione per i lavoratori in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, re-alizzati da Ebipro. L’Ente bilaterale nazionale per gli studi professionali ha deciso di fornire a datori di lavoro e lavoratori uno strumento utile per la gestione delle problematiche della sicurezza nello studio .I corsi prevedono due moduli carat-terizzati da una attività formativa di base di quattro ore che viene svolta e-learning attraverso una piattaforma di formazione a distanza. A questa si aggiunge un corso specifico di ap-profondimento di 4 o 12 ore ulteriori, a seconda della categoria di rischio prevista dagli accordi in Conferenza stato-regioni, da svolgersi in aula o presso lo studio a opera di soggetti in possesso di determinati requisiti (per esempio, i datori di lavoro che svolgono personalmente i compiti di responsabile del servizio di preven-zione e protezione). La formazione specifica viene svolta da enti accre-ditati da parte dell’ente bilaterale e si tiene in ogni provincia. La piatta-forma, che è attiva durante il nor-male orario di lavoro, è strutturata secondo le disposizioni dell’accordo in Conferenza stato-regioni che preve-

de obbligatoriamente la presenza di un tutor e la tracciatura dell’intero percorso. Nella parte riservata del sito di Ebipro (www.ebipro.it) è pos-sibile verificare l’andamento dell’in-tero percorso.L’accordo in Conferenza stato-regioni stabilisce che possono essere docen-ti coloro che risultano in possesso di un’esperienza professionale o for-mativa almeno triennale in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Se pertanto all’interno dello studio vi sono dei soggetti in possesso di tali caratteristiche potranno effi-cacemente svolgere l’attività forma-tiva. In tal caso il datore di lavoro potrà scegliere di realizzare parte del percorso in e-learning e parte internamente allo studio mediante un apposito manuale che sarà mes-so a disposizione da Ebipro gratui-tamente.Per accedere ai corsi realizzati da Ebipro attraverso le strutture accre-ditate occorre essere iscritti all’Ente bBilaterale nazionale per il settore degli studi professionali, e a Cadi-prof, la Cassa di assistenza sanitaria per i lavoratori degli studi professio-nali ed essere in regola con i relativi versamenti. Il contributo all’Eente bilaterale, pari a 4 euro mensili per 12 mensilità di cui 2 euro a carico del lavoratore e 2 euro a carico del datore di lavoro, si versa mediante mod. F24 aggiungendo i 4 euro al contributo Cadiprof di 14 euro.

SICUREZZA SUL LAVORO

Al via i corsi Ebipro

Pagina a cura diCONFPROFESSIONI

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34 Giovedì 24 Gennaio 2013 CONSULENTI TRIBUTARI - ANCOTIl presidente Ancot illustra le proposte agli schieramenti politici

Previdenza su misuraAliquote contributive e prestazioni più eque

L’approssimarsi della scadenza elettorale rappresenta un im-portante momento

di analisi e di rifl essione per quanto riguarda il contesto nel quale opereranno i con-sulenti tributari nei prossi-mi anni. Di questo i tribu-taristi iscritti all’Ancot sono perfettamente consapevoli ed è per questo motivo che l’associazione intende sotto-porre ai candidati dei diver-si schieramenti una serie di proposte. «Innanzitutto», ha detto il presidente nazionale dell’Ancot Arvedo Marinel-li, «intendiamo richiamare l’attenzione dei candidati sulla soluzione del proble-ma della gestione separata dell’Inps».

Domanda. Una proble-matica che ha coinvolto l’associazione sino a scri-vere un libro bianco?

Risposta. Nei mesi scor-si abbiamo predisposto uno studio che evidenzia tutte le criticità del sistema pre-videnziale con riferimento alla situazione attuale della previdenza dei professioni-sti nella gestione separata dell’Inps. È ovvio che una legge si rende necessaria a questo punto, per armo-nizzare tale situazione con quelle previste delle altre formule previste dalle casse

dei professionisti iscritti in albi. Per armonizzazione in-tendiamo eque aliquote con-tributive e altrettante eque prestazioni previdenziali.

D. Per quanto riguarda il «mercato» delle profes-sioni?

R. Il prossimo esecutivo dovrà proseguire nel pro-gramma di liberalizzazione ed evitare i colpi di coda o i risentimenti a questo punto inopportuni e dannosi per il mercato e soprattutto per i giovani che possono essere portati avanti dalle forze corporative e conservatrici come ad esempio è avvenuto per le nuove riserve conte-nute nella riforma dell’av-vocatura».

D. Per quanto riguarda la riforma fi scale e la ri-forma della burocrazia?

R. Confermiamo la nostra disponibilità a un costante e costruttivo confronto, come è sempre avvenuto in passato, per fornire nel pieno rispetto dei ruoli il nostro contribu-to per modernizzare la mac-china fi scale per arrivare ad esempio alla riduzione degli adempimenti e delle forma-lità troppo pesanti e one-rosi a carico delle imprese. Inoltre ci impegneremo per individuare con la collabora-zione dei nostri uffi ci studi le modalità più effi caci da adottare per quanto riguar-da l’applicazione degli studi di settore.

D. Qual è la vostra proposta per rendere il mondo delle professioni in linea con quanto av-viene in Europa?

R. Una spinta all’inno-

vazione potrebbe essere ga-rantita dall’equiparazione dei professionisti alle impre-se ai fi ni delle agevolazioni creditizie con particolare vantaggio per l’ingresso nel mondo del lavoro dei nuovi operatori. In concreto pro-poniamo di allargare anche agli studi professionali i bo-nus sulle assunzioni e sulle agevolazioni creditizie per coloro che intendono avviare una nuova attività nel setto-re della consulenza.

D. Come intendete far conoscere alle forze poli-tiche le vostre proposte?

R. Nei prossimi gior-ni completeremo la realizzazione di un appos i to d o c u m e n t o contenente le proposte d e l l ’ A n c o t che inviere-mo a tutti i candidati premier alle prossime elezio-ni e a tutte le for-ze politiche coinvol-te nella campagna elettorale.

Il mini-master sul tema: «I principi contabili na-zionali e Oic» costituisce uno dei momenti più im-portanti nel percorso formativo organizzato dall’An-cot, Associazione nazionale consulenti tributari. Un programma fi nalizzato a informare e aggiornare costantemente i tributaristi iscritti all’associazio-ne. Il programma di formazione tributaria continua dell’Ancot, Associazione nazionale consulenti tri-butari, è, infatti, notoriamente molto articolato e costante: basti pensare che, solo fi no all’inizio di giugno di quest’anno, sono in calendario ben 87 giornate formative su tutto il territorio nazionale grazie all’importante fattiva e concreta collabora-zione instaurata da anni con la Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze «E. Vanoni» di Roma. Ora dal 25 al 26 gennaio prossimo, con inizio alle

ore 15,00 del 25 gennaio e conclusione alle ore 13,00 del 26 gennaio, l’offerta formativa, in collaborazione con la Fondazione Ancot, si arricchirà del primo mini-master, sul tema de «I principi contabili nazionali e Oic». Relatore sarà Giuseppe Ripa, commerciali-sta pubblicista e docente della Facoltà di Economia dell’Università di Macerata. «Il mini-master», ha detto il referente regionale dell’Ancot Associazione nazionale consulen-ti tributari Paolo Principi, «che si svolgerà

nella sede di Confi ndustria Ancona, in via Ingegner Roberto Bianchi, ha lo scopo

di partire dai principi contabili per parlare poi dei rifl essi

della corretta contabi-lità sul reddito d’im-presa: sono già 128 gli iscritti e sono sta-te invitate a parteci-pare la Guardia di fi nanza e l’Agenzia delle entrate». Per maggiori informa-zioni sulle moda-lità di partecipa-zione è possibile chiamare il nu-mero unico An-cot allo 0735-568320.

Ad Ancona il mini-mastersui principi contabili

Pagina a curaDELL’UFFICIO STAMPA

ASSOCIAZIONE NAZIONALE

CONSULENTI TRIBUTARI

Sede nazionale P.zza di Villa Fiorelli, 1 - 00182 Roma

Tel: 0735/568320-scelta 2

Ufficio di presidenza0735/568320-scelta 6

www.ancot.it - e-mail: [email protected]

DATA EVENTO ORA INIZIO ORA FINE TEMA LUOGO EVENTO INDIRIZZO NR. CITTÀ

24/1/2013 14.30 18.30Legge di stabilità

2013Politecnico Milano Via Ampere 2 MILANO

24/1/2013 14.30 18.30Legge di stabilità

2013Hotel Tulip Inn

Turin WestCorso

Allamano153 RIVOLI

24/1/2013 09.00 13.00Legge di stabilità

2013

Agenzia entrate Venezia 2

Polo Formativo

Via Giuseppe De Marchi

16MARGHERA

VENEZIA

25-26/1/13 09.00 19.00Legge di stabilità

2013Resort Villa Marsili Via Casilina 1604 ROMA

25/1/2013 15.00 19.00 Principi Contabili Assindustria Via Filonzi ANCONA

26/1/2013 09.00 13.00Legge di stabilità

2013NH Parco

degli AragonesiViale Kennedy Loc. La Playa

CATANIA

IL NUOVO CALENDARIO DELLA FORMAZIONE

Per informazioni sui corsi di formazione ed iscrizione all’associazione chiamare Tel. 0735568320 int. 6

Arvedo Marinelli

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35Giovedì 24 Gennaio 2013

VRE

con

LE 6 MANOV

DEL 2012

in edicola cLa Legge

in edicola

& la Giustizia

RIFORMA FORENSE/ Dossier Cnf sulla legge 247/2012. Le reazioni della categoria

Si parte il 2 febbraio prossimoFormazione, compensi e pubblicità: subito in vigore

DI GABRIELE VENTURA

Riforma forense, si parte il 2 febbraio. Ma non per tutto. Lo spiega il vademecum del Cnf

sulla riforma forense: il Consi-glio nazionale ha infatti invia-to l’altro ieri agli ordini forensi il dossier 1/2013, esplicativo della nuova legge di riforma dell’ordinamento professionale, pubblicata venerdì 18 gennaio nella Gazzetta Uffi ciale n. 15 (legge n. 247/2012). L’obiettivo è di coordinare la successione degli interventi normativi che si sono susseguiti nell’ultimo anno e fornire risposte sulle norme applicabili sin dall’en-trata in vigore della legge, il 2 febbraio prossimo.

Il testo del dossier è stato ampiamente approfondito dal plenum e consta di diverse se-zioni con livelli diversi di ap-profondimento (si veda la sin-tesi nella tabella in pagina). Il testo integrale è disponibile sul sito del Cnf all’indirizzo: (http://www.consiglionazionaleforen-se.it/site/home/pubblicazioni/studi-e-ricerche/articolo7858.html). Nel frattempo, le altre anime della categoria forense si sono espresse sulla legge appena entrata in vigore, non risparmiando critiche al prov-vedimento, soprattutto in me-rito all’eccessivo differimento della sua piena attuazione. Secondo Nicola Marino, pre-sidente dell’Oua, «siamo lieti che la riforma fi nalmente pos-sa entrare in vigore, anche se la piena attuazione è ancora lontana. L’Oua, auspicando un dialogo che coinvolga tutta l’avvocatura, seguirà la defi ni-zione dei regolamenti attuativi, tenendo ben presenti le mozio-

ni approvate dal recente con-gresso forense in cui si chiede-vano precise modifi che». «Pur apprezzando che, dopo circa 70 anni, sia stata varata la necessariamente migliorabile legge professionale», aggiunge Marino, «registriamo, assieme alla costante modifi ca in sen-so peggiorativo del sistema di quantifi cazione dei compensi professionali, come dimostra anche l’ultimo parere del Con-siglio di Stato che censura la proposta concordata a dicem-

bre con il ministero di giustizia, mettendo in discussione, tra gli altri aspetti, l’accordo sul-la quantifi cazione delle spese forfettarie». «Urgono, perciò», conclude il presidente Oua, «una maggiore e più consona considerazione dell’attività forense in sede di defi nizione dei parametri e di liquidazione giudiziale e l’adozione di inter-venti a tutela dei giovani, che vanno sostenuti per affrontare un mercato oggi poco capace di assorbirli: gli avvocati sono

oltre 230 mila». Duro il com-mento dell’Associazione na-zionale forense. «La riforma forense entrerà in vigore il 2 febbraio: si fa per dire», af-ferma il segretario generale, Ester Perifano. «Purtroppo, come abbiamo detto più volte, dopo un’attesa lunga 80 anni, la montagna ha partorito un topolino: gli avvocati avranno sì il loro nuovo statuto, ma solo dopo che verranno varati i numerosissimi regolamenti attuativi previsti». Secondo il

presidente di Anai, Maurizio de Tilla, infine, si tratta di «una riforma che è comunque un passo avanti ma che pur-troppo si caratterizza per la forte ingerenza dello stato che limita l’autonomia degli ordini forensi».

©Riproduzione riservata

COSÌ L’OPERATIVITÀ DELLA RIFORMA

Attività riservate e non. La tendenziale riserva della consulenza stragiudiziale scatta dal 2 febbraio insieme con la riserva dell’attività di rappresentanza e difesa negli arbitrati rituali.

Società tra avvocati. Immediatamente operative le nuove norme su associazioni professionali e stp e associazioni in partecipazione; per le società di capitali occorre un decreto delegato; per le associazioni multidisciplinari occorre un decreto del ministero della giustizia.

Specializzazioni. Occorre il decreto ministeriale

Pubblicità informativa. Ammessa sin dal 2 febbraio con qualunque mezzo; è vietata quella comparativa

Formazione continua. Dal 2 febbraio scatta l’obbligo normativo da adempiere secondo le attuali modalità in attesa che il Cnf adotti il nuovo regolamento

Polizza assicurativa. Chi è già in possesso della polizza, dovrà informare il cliente degli estremi e darne comunicazione al proprio Consiglio dell’Ordine. L’adempimento dell’obbligo scatterà dopo che il ministero della giustizia abbia approvato il regolamento e la stipula delle convenzioni con le compagnie.

Compensi e Incarichi. Immediatamente in vigore la libera pattuizione dei compensi, i doveri di informazione sulla complessità dell’incarico e sul livello di oneri ipotizzabili, l’obbligo di preventivo su richiesta, il divieto di concordare come compenso una quota del bene oggetto della prestazione (patto quota lite). Dunque sì alla libera determinazione dei compensi secondo le varie modalità previste (a tempo, in relazione alle fasi ecc.). La pattuizione del compenso dovrà avvenire, di regola, per iscritto e al momento del conferimento dell’incarico. Quando l’accordo sia stato raggiunto verbalmente e non si sia in grado di provarlo o quando manchi si applicano i parametri adottati con regolamento ministeriale. In attesa di quest’ultimo, in via analogica si applica il decreto 140/2012. Scatta anche l’obbligo di fornire un preventivo in forma scritta su richiesta del cliente. Il divieto di patto di quota scatta con l’entrata in vigore della legge; dunque sono nulli i patti sottoscritti e in itinere che prevedono che il compenso consista «in tutto o in parte una quota del bene oggetto della prestazione o della ragione litigiosa». Tali patti andranno rivisti alla luce delle nuove norme che ammettono comunque che il compenso possa avvenire in percentuale in relazione al valore dell’affare o a quanto si prevede possa giovarsene il cliente.

Incompatibilità di impieghi con la professione di avvocato. Ferme le incompatibilità con lavoro autonomo, dipendente, impresa commerciale.

Esercizio continuativo della professione. Norma di non immediata applicazione, subordinata all’emanazione del regolamento ministeriale da adottarsi entro due anni dall’entrata in vigore della legge. Escluso ogni riferimento al reddito

Iscrizione nell’Albo dei cassazionisti. Non più per maturata anzianità ma subordinata alla frequenza della Scuola superiore dell’Avvocatura regolamentata dal Cnf.

Tirocinio ed esame. La legge a regime recepisce le novità introdotte dagli ultimi interventi normativi in materia. Resta confermato sin da subito la durata del tirocinio a 18 mesi

Consigli dell’Ordine. Gli attuali Coa sono prorogati i no al 31 dicembre 2014 in attesa che vengano adottati i nuovi regolamenti elettorali e organizzativi. Delle incompatibilità previste per garantire qualsiasi conl itto di interesse, scatta sin dal 2 febbraio quella tra la carica di consigliere e componenti degli organi della Cassa forense. L’opzione dovrà esercitarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge.

In arrivo lo sportello per il cittadino, destinato a fornire un servizio di orientamento gratuito ai cittadini.

Disciplinare. Occorre un regolamento del Cnf per la costituzione dei consigli distrettuali di disciplina e per il nuovo procedimento disciplinare. Nel frattempo si applicano le norme del vecchio ordinamento.

Fonte: Cnf

IL NUOVO AVVOCATO

Luci e ombre

della nuova Riforma Forense

IN EDICOLA CON

Il testo della leggesul sito www.italia-oggi.it/documenti

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36 Giovedì 24 Gennaio 2013 L A L E G G E

«La questione del debito della giustizia può essere risolta in modo struttura-le e defi nitivo solo con un aumento delle materie at-tribuite alla cognizione del giudice di pace, in tal modo deflazionando di pesan-tissimi oneri i tribunali». Lo dice Vincenzo Crasto, presidente Associazione nazionale giudici di pace sottolineando che «l’agi-lità dei riti a disposizione consentirebbe di abbatte-re le lungaggini: in media dinanzi al giudice di pace un giudizio dura meno di un anno. Nel civile può aversi un incremento della competenza generale per valore del giudice di pace fino ad almeno 25 mila euro. Altresì possono es-sere affi date al giudice di pace “blocchi” di materie, quali ad esempio il risar-cimento danni da sinistri stradali, le cause relative al condominio ecc. In ma-teria penale, accanto a una robusta depenalizzazione potrebbe essere attribu-ita alla competenza del giudice di pace una par-te sostanziale dei reati contravvenzionali».

PROPOSTE

Più compiti ai giudici di pace

Circolare Dap sull’esercizio del diritto dei detenuti

In 30 mila al votoAdeguata informativa in carcere

DI PATRIZIO GONNELLA

Il dipartimento dell’Ammi-nistrazione penitenziaria ha posto le basi per ren-dere effettivo un diritto,

quello di voto, non sempre adeguatamente garantito negli istituti di pena italiani. Con circolare numero 4 del 7 gennaio 2013, divulgata nei giorni scorsi a tutti i provve-ditori dell’amministrazione penitenziaria, si è ribadita la procedura utile a fare vota-re, i prossimi 24 e 25 febbraio 2013, quei detenuti che non abbiano perso il godimento dei diritti civili e politici. Si rammenta che «le modalità per esercitare l’elettorato attivo da parte delle persone recluse sono state disciplina-te con legge 23 aprile 1976, n. 136, e in particolare, dagli articoli 8 e 9 secondo cui il diritto di voto è in concreto subordinato all’iscrizione nel-le liste elettorali del comune presso cui è ubicato l’istituto penitenziario di assegnazio-ne, previo rilascio da parte del sindaco (del comune di iscri-zione elettorale) dell’attesta-zione di avvenuta inclusione nell’apposito elenco. È inoltre necessaria l’esibizione della tessera elettorale permanen-

te (quello che un tempo era il certifi cato elettorale) istituita ai sensi del dpr 8 settembre 2000, n. 299». I provveditori regionali vengono invitati a verifi care che in ciascun car-cere «tutti i detenuti aventi diritto al voto abbiano rice-vuto la tessera elettorale, impartendo altresì le oppor-tune disposizioni affi nché le direzioni provvedano, per quanti non l’abbiano ancora ricevuta, a richiederne un duplicato ai competenti Uf-fi ci elettorali. Si procederà, inoltre, a verifi care che siano predisposte tutte le misure utili a garantire il regolare esercizio di tale diritto». Al-tro tema sollevato è quello della informazione circa le concrete modalità di svolgi-mento e di partecipazione al voto. Non può bastare una generica affi ssione dell’ora-rio o dei manifesti recanti la indicazione delle liste, bensì va sensibilizzata tutta la po-polazione detenuta alla cir-costanza che dispone di un diritto politico essenziale in una democrazia. Dal nume-ro degli effettivi votanti si capirà quanto l’informazione abbia funzionato e quanta so-lerzia vi sia stata nella rac-colta dei certifi cati elettorali

ci sia stata. Va ricordato che i detenuti essendo in prigione hanno poche chance di pro-curasi la tessera elettorale. C’è bisogno necessariamente della mediazione istituziona-le. Va ricordato che non tutti i detenuti possono votare. L’articolo 28 del codice pena-le prevede che il condannato può essere privato del diritto di elettorato attivo e passivo e di ogni altro diritto politi-co. L’interdizione può essere temporanea qualora la pena infl itta abbia una durata non inferiore a un anno né supe-riore a cinque anni oppure perpetua qualora consegue alla pena dell’ergastolo e alla reclusione non inferio-re a cinque anni. Nel tempo ci sono state varie proposte di riforma di questa norma col tentativo di estenderne la portata. La questione ha avuto anche un impatto eu-ropeo, infatti si è costruito un braccio di ferro tra la Corte europea dei diritti umani e il Regno Unito, fermo nel non voler cambiare la propria le-gislazione restrittiva. Guar-dando alla composizione della popolazione detenuta italiana più o meno 30 mila persone hanno il diritto di voto.

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Riparte la polizza sani-taria «Grandi interventi chirurgici e gravi eventi morbosi» stipulata da Cas-sa forense con Unisalute, società del gruppo Unipol specializzata in assicurazio-ni sanitarie. La polizza, ope-rativa dal 1/01/2013 sino al 31/12/2013, è gratuita e automatica per tutti gli avvocati, praticanti e pen-sionati iscritti alla Cassa forense, informa una nota. Ma la novità di quest’anno riguarda la sottoscrizione di una polizza integrativa con cui Cassa forense offre ai sui associati la possibi-lità di ampliare la propria assicurazione sanitaria. La polizza base per i «Grandi interventi chirurgici e gravi eventi morbosi», che arriva a coprire sino a un massimo di 260 mila euro annue per ciascun assicurato, risarci-sce tutti i costi relativi al ricovero in strutture sani-tarie pubbliche e private: le spese per l’operazione, la degenza, l’assistenza, le visite specialistiche, i trasferimenti, il vitto e l’alloggio dell’eventuale accompagnatore.

CASSA FORENSE

Avvocati, polizza

sanitaria

DI DARIO FERRARA

È incostituzionale l’articolo 569 Cp laddove stabilisce che scatta sempre la perdita della potestà genitoriale in caso di

condanna per il delitto di soppressione di stato: l’automatismo nella sanzione accessoria risulta illegittimo perché preclude al giudice ogni possibilità di valutazione dell’interesse del minore nel caso concreto, laddove si tratta invece di un principio fondamentale indicato dai protocolli internazionali. È quanto emerge dalla sentenza 7/2013, deposi-tata ieri dalla Consulta.

Dichiarazione tardiva. A sollevare la questione di legittimità è la Cassa-zione. La Corte di appello di Brescia ha confermato la colpevolezza degli impu-tati per il delitto di cui all’articolo 566, secondo comma, Cp: nella loro qualità di genitori di una bambina nata a Bre-scia nell’ottobre 2000 hanno omesso di dichiarare all’uffi ciale di stato civile la nascita della stessa entro il termine pre-visto dal dpr 396/00 («la dichiarazione può essere resa, entro dieci giorni dalla nascita, presso il Comune nel cui terri-torio è avvenuto il parto o in alternati-va, entro tre giorni, presso la direzione sanitaria dell’ospedale o della casa di cura in cui è avvenuta la nascita»). L’esi-stenza in vita della bambina è rimasta

nascosta fi no al 27 gennaio 2005. Alla condanna principale segue la perdita della potestà genitoriale sulla minore. Anche se in effetti una dichiarazione di nascita all’anagrafe c’è stata, per quanto tardiva.

A misura di minore. I riferimenti vanno all’articolo 117 della Costitu-zione. L’automatismo della sanzione accessoria risulta illegittimo alla luce, ad esempio, la Carta dei diritti fonda-mentali dell’Unione europea: l’articolo 24, secondo e terzo comma, da un lato prescrive che «in tutti gli atti relativi ai minori, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l’inte-resse superiore del minore deve essere considerato preminente» e, dall’altro, stabilisce che «il minore ha diritto di intrattenere regolarmente relazioni personali e contatti diretti con i due genitori, salvo qualora sia contrario al suo interesse». Analoghi principi posso-no essere desunti della Convenzione sui diritti del fanciullo siglata a New York il 20 novembre 1989 e dalla Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fan-ciulli adottata dal Consiglio d’Europa il 25 gennaio 1996. L’ordinamento interna-zionale, dunque, considera preminente l’interesse del bambino, che peraltro in Italia è stato posto alla base della riforma del diritto di famiglia e della disciplina dell’adozione.

Mancata dichiarazione all’anagrafe del neonato

Il condannato non perde la potestà

DI CINZIA DE STEFANIS

L’onorario dell’avvocato non può essere parametrato al passivo fallimentare. Nei giudizi di opposizione alla

risoluzione del concordato preventivo e alla conseguente dichiarazione del fallimento del debitore il va-lore della causa non va desunto dall’entità del passivo . Que-sto è il principio espresso dalla Corte di cassazione (Sezione civile) con la sentenza 21 gennaio 2013 n. 1346. Il fatto in sintesi: la Corte di appello confermava una sentenza di primo grado con la quale veniva revocata la sentenza di risoluzione del concordato preventivo e veniva dichiarato il fallimento di un ingegne-re. Le spese di giudizio poste a cari-co della curatela fallimentare, erano pari a 3.600 euro. Il calcolo delle spese di giudizio arriva in Cassazione. Nel ricorso si denuncia la violazione del dm n. 585/1994 (successivi decreti) in tema di determinazione degli onorari spettanti agli avvocati per prestazioni giudiziali. E viene sottolineato che il valore della causa, che è di revoca del-

la risoluzione del concordato preven-tivo con conseguente dichiarazione di fallimento, è di 2 milioni di euro. Per-tanto viene richiesto il riconoscimento degli onorari per lo studio della con-troversia, consultazioni con il cliente, comparsa conclusionale e replica, per un totale di 16.500 euro. Secondo gli

Ermellini il cri-terio di calcolo basato sul valo-re della causa è errato. In quan-to «in sede di opposizione alla sentenza dichia-

rativa di fallimento, il valore della causa, da determinarsi sulla base della domanda ex articolo 10 cpc, non va desunto dall’entità del passivo, non essendo applicabile in via analogica l’articolo 17 del cpc riguardante esclu-sivamente i giudizi di opposizione a esecuzione forzata, ma deve conside-rarsi indeterminabile, atteso che la pronuncia richiesta è di revoca del fal-limento e l’oggetto del giudizio, relati-vo all’accertamento dell’insolvenza, si fonda sulla comparazione tra i debiti dell’imprenditore e i mezzi fi nanziari a sua disposizione senza investire la delimitazione quantitativa del disse-sto, riservata al subprocedimento di verifi cazione».

La Corte di cassazione sulle parcelle del legale

Compensi, il passivo non fa da parametro

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37Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24 Gennaio 201L A L E G G ELa Corte: appropriazione indebita distrarre somme

Patrimonio sacro Anche se creato con false fatture

DI DEBORA ALBERICI

Commette un’appro-priazione indebita il socio che distrae del-le somme dal patri-

monio dell’azienda anche se queste sono riferibili a false fatture.

Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sen-tenza n. 3397 del 23 gennaio 2013, ha confermato il sequestro di buona parte del patrimonio di due noti impren-ditori romani rimasti coinvolti nell’inchiesta sui campionati mon-diali di nuoto.

Ma non è tutto. All’interno della decisione i giudici con l’Er-mellino chiariscono inoltre che il bilancio della società può considerarsi validamen-te presentato anche senza la sottoscrizione da parte degli amministratori.

Sul fronte del tipo di rea-to che ha giustifi cato il maxi sequestro la seconda sezione penale del Palazzaccio, fre-nando rispetto a precedenti in parte difformi, ha messo

nero su bianco che «nell’ipo-tesi in cui un soggetto ponga in essere atti di aggressione al patrimonio societario, ap-propriandosi del denaro o del-la cosa mobile dell’ente di cui abbia la disponibilità in ragio-ne della carica, la disposizio-ne normativa prevede, come quella di cui all’art. 2634 c.c., che in questa materia è stata

direttamente o indirettamen-te evocata per escludere l’ap-plicabilità dell’art. 646 c.p. aggravato ai sensi dell’art. 61, n. 11 c.p., come elemento costitutivo la deminutio pa-trimoni della persona offesa e l’ingiusto profi tto». Tuttavia, l’appropriazione indebita è attuata con l’interversione del possesso e si qualifi ca non solo per la natura del bene che esclusivamente ne può esse-

re l’oggetto e l’irrilevanza del perseguimento di un semplice vantaggio in luogo del profi t-to, ma anche e soprattutto per l’assenza di un preesistente ed autonomo confl itto di in-teressi, quale presupposto necessario per individuare la deviazione dell’atto di di-sposizione dal suo fi ne istitu-zionale e ricondurre quindi la

condotta nell’alveo del reato socie-tario. Infatti, la norma contenuta nell’articolo 2634 c.c., non esaurisce la tutela penale verso le aggressio-ni ai beni sociali da parte di sogget-ti qualifi cati, come se il legislatore avesse sottratto la materia degli il-

leciti societari alla generale disciplina dei reati contro il patrimonio. Al contrario, la legge tipizza le condotte di infedeltà connesse all’attività di gestione.

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DI DARIO FERRARA

È obbligatorio per il giu-dice disporre il differi-mento della trattazio-ne della causa quando

l’avvocato che aderisce allo sciopero convocato per il giorno incriminato porta a conoscen-za dell’uffi cio il suo proposito di partecipare all’astensione col-lettiva proclamata dagli organi-smi di categoria. Ma attenzione: è sempre la parte che chiede il rinvio onerata di dimostrare che gli altri interessati siano a conoscenza della circostanza. È quanto emerge dalla sentenza 1567/13, pubblicata il 23 gen-naio dalla sezione lavoro della Cassazione. Bocciato il ricorso del lavoratore che chiedeva la declaratoria di nullità del processo e della sentenza sul rilievo che la Corte territoriale avrebbe ignorato l’adesione del difensore allo sciopero indetto dall’Organismo unitario dell’av-vocatura in concomitanza con un’udienza della causa. In real-tà la causa promossa dal dipen-dente contro l’azienda riguarda una controversia su questioni come demansionamento e dif-ferenze retributive e non la repressione della condotta an-tisindacale che, fra i temi del lavoro, è indicata fra i processi

che devono comunque andare avanti dalla commissione di garanzia per l’attuazione del-lo sciopero nei servizi pubblici essenziali. E altrettanto vale per i licenziamenti individuali o collettivi ovvero trasferimenti, anche ai sensi della normativa di cui al dlgs 165/01. E lo stop si impone a maggior ragione sul fronte penale quando l’imputa-to si trova nello stato di custo-dia cautelare o di detenzione. Ci sono anche casi nel civile, come lo sfratto dall’alloggio (sospen-sione dell’esecuzione, sospensio-ne o revoca dell’esecutorietà di provvedimenti giudiziali) e in tema di provvedimenti cautela-ri che possono riguardare anche la famiglia e le controversie in materia elettorale (cfr. articoli 4 e 5 della delibera 02/137 della commissione e art. 2-bis della legge 146/90). È vero: la sera prima dello sciopero dallo stu-dio del difensore parte un fax destinato alla Corte d’appello, ma non risulta che la comuni-cazione sia stata effettivamente portata a conoscenza del colle-gio giudicante e della difesa della controparte, vale a dire l’azienda datrice. Il lavora-tore, insomma, viene meno all’onere della prova. Non resta che pagare le spese di giudizio.

Giudice e parti devono saperlo

Legale in sciopero Il fax non basta

Con ordinanza 1528/2012 il Tar Lom-bardia-Brescia ha stabilito che quan-do una causa è «facile» il compenso dell’avvocato debba essere diminuito del 50%, poiché, ai sensi dell’art. 1, comma 7, del dm 140/2012 «il com-penso è indicativo, e può essere di-minuito al di sotto dei minimi in casi in cui, come il presente, la causa sia di minima complessità».Si tratta di un trend giurispruden-ziale annoso e sostanzialmente co-stante, ma questa decisione offre l’opportunità per qualche riflessione pratica, e anche in senso autocritico per l’avvocatura.

La questione al vaglio del Colle-gio, secondo quanto si ricava dalla ordinanza in esame, era effettiva-mente piuttosto semplice sotto il profilo tecnico, ma purtroppo an-che in questo caso la magistratura, come ogni volta che si confronta con il compenso dell’avvocato, dimostra nella sua componente maggioritaria di non capirne e di non rispettarne il lavoro.Una silente e unidirezionale lotta di classe che, salvo sporadiche eccezio-ni, encomiabili per la loro apertura mentale, vede il giudice contrapporsi sempre all’avvocato, come se questi fosse un nemico da abbattere e non, come invece è, un soggetto coessen-ziale alla giurisdizione.Ovvio che in un epoca in cui, almeno in Occidente, le guerre si svolgono sul piano dell’economia, per sconfiggere

l’avversario è sufficiente soffocarlo sui ricavi: nel nostro ambito ciò av-viene con disarmante regolarità, sia in sede di liquidazione delle spese a favore della parte vittoriosa in giu-dizio, sia in sede di controversia sul compenso tra cliente e avvocato.

Ricordo, un esempio fra tanti, che già alcuni anni fa un giudi-ce mi quantificò seccamente in 750 euro più i fatidici accessori, le spese in una causa piuttosto complessa in tema di licenziamento, cassa inte-grazione e demansionamento, con ingente documentazione, escussione di molti testimoni e con prova de-legata svolta in città distante circa 600 chilometri.Non intendo porre questo esempio in parallelo con la decisione del giu-dice amministrativo bresciano, che almeno una motivazione la offre, ma solo dimostrare che, nel passaggio dalla precedente tariffa a questa, l’avere cambiato il lessico (para-metri in luogo di diritti e onorari), non ha affatto risolto il problema di fondo.Accade così che anche oggi ven-ga esercitato in maniera distorta il potere che l’art. 1 comma 7 dm 140/2012 concede, laddove stabilisce che: «In nessun caso le soglie nume-riche indicate, anche a mezzo di percentuale, sia nei minimi che nei massimi, per la liqui-dazione del compenso,

nel presente decreto e nelle tabelle allegate, sono vincolanti per la liqui-dazione stessa».La disposizione stabilisce che i pa-rametri non sono vincolanti solo per il giudice che si trovi a quantificare il compenso, e, di converso, che sono vincolanti per le parti che si basino su di essi per contrattualizzare il rapporto cliente/avvocato.In teoria però.

Nella pratica la questione tor-nerà sempre al vaglio giurisdizio-nale quante volte il cliente impu-gni l’accordo per una qualche vera o presunta patologia, e così siamo da capo: infatti, se i parametri mini-steriali sono del tutto derogabili dal magistrato, a cosa servono?A nulla ovviamente.Basterà a chiunque dolersi che quanto richiestogli dal professioni-sta è eccessivo, anche laddove siano stati rispettati i minimi tariffari e l’accordo sia per il resto del tutto legittimo, per ottenere dal giudice, con ragionevole certezza, una quan-tificazione spesso al di sotto della dignità professionale.Il punto è che, con buona pace dei «parametri» ministeriali, diventa così impossibile non solo per il pro-fessionista, ma anche per il cliente,

avere dei corretti e stabili riferimenti in sede di negozia-zione.Il moloch del «Mer-

cato», divinità che sana (per chi ciecamente ci crede) qualunque di-sequilibrio economico, diviene così la giustificazione di ogni ingiustizia economica, ma, anche chi non con-dividesse l’esistenza di una lotta di classe, non potrà negare che in tal modo il giudice si sostituisce al mercato, piuttosto che recepirne gli esiti.

Oltretutto il giudice considera solo la parte di attività forense che vede svolta innanzi a sé, men-tre le fasi di attività previste dal dm 140/2012, nella loro onnicomprensi-vità, includono ogni aspetto del la-voro dell’avvocato, che spesso è più arduo, per esempio, - proprio nella gestione del cliente prima, durante e dopo la causa. Tutte cose che ri-chiedono tempo, organizzazione ed energie, ossia, in sintesi, costi da coprire.E così, mentre la magistratura ha saputo difendere benissimo la pro-pria retribuzione, l’avvocatura si è persa nell’antipatica e sterile lotta per rialzare le tariffe e ha perso la battaglia più importante, anzi non l’ha neppure iniziata, omettendo di combattere per rendere i parame-tri vincolanti in sede di liquidazione giurisdizionale. Questa sarebbe sta-ta l’unica norma che avrebbe impe-dito l’arbitrio della magistratura e ristabilito un corretto equilibrio tra le parti.

Armando Argano

L’INTERVENTO

Magistrati contro avvocati con la sponda delle spese legali

L’ordinanzasul sito www.italia-oggi.it/documenti

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38 Giovedì 24 Gennaio 2013 L A L E G G EA Campobasso ha preso corpo un’idea del Progetto best practice

Molise, mille atti onlineUn archivio informatizzato per la procura

DI MARZIA PAOLUCCI

Un archivio informatiz-zato di circa mille atti per la procura genera-le di Campobasso e un

sistema ad allert per difendersi dall’incalzare delle scadenze di tempistica di reato. Sono alcu-ne delle idee macinate in Mo-lise dal Progetto best practice. Qui nessun uffi cio giudicante si è fatto avanti ma solo tre uf-fi ci inquirenti: la procura gene-rale di Campobasso, la procura della Repubblica di Campo-basso e la procura per i mino-renni della regione. Volto alla riorganizzazione dei processi lavorativi e all’ottimizzazione delle risorse degli uffici, in questo 2013, il Progetto, della durata complessiva di 24 mesi, entra nella fase conclusiva. Sei le linee di intervento fi ssate a livello nazionale: analisi e riorganizzazione degli uffici

giudiziari, analisi dell’utilizzo delle tecnologie, costruzione della Carta dei servizi, accom-pagnamento alla certifi cazione di qualità ISO 9001, costruzio-ne del Bilancio Sociale e tutto l’asset della Comunicazione sia al cittadino che istituzio-nale. «Un work in progress su cui stiamo tuttora lavorando fi no al convegno di chiusura fi ssato in primavera», spiega a ItaliaOggi Matteo Zanza di Deloitte Consulting srl, la società del Raggruppamento temporaneo di imprese che con Kpmg e Pwc si è aggiudicata la gara per la consulenza riorga-nizzativa. Tra queste, rivesto-no una particolare importanza insieme al supporto per la revi-sione e l’adeguamento dei siti web alle direttive ministeriali, la carta dei servizi e il bilancio sociale pensati e realizzati per la prima volta nella storia or-ganizzativa degli uffi ci. Altre attività trasversali tra gli uffi -ci, sono da considerarsi, spiega il consulente, «quelle soluzioni che consentano di arrivare a

modalità operative uniformi condividendo best practice e favorendo l’interscambiabilità delle persone, la rilevazione del livello di soddisfazione degli utenti attraverso questionari ai cittadini per misurare la qualità delle prestazioni ero-gate e il supporto alla promo-zione di collaborazioni con una rosa di soggetti con cui l’uffi cio interagisce come Università, Comune, Tribunale e Ordine degli avvocati». I consulenti di impresa con i referenti de-gli uffici tra amministrativi e magistrati, hanno poi lavo-rato su interventi specifi ci e distinti. La procura generale ha concorso per la progetta-zione e strutturazione di un archivio informatizzato per la gestione documentale digitale che agevoli la rintracciabilità dei documenti e lo scambio di informazioni a beneficio del livello di sicurezza in termi-ni di riservatezza e rischio di smarrimento. «Lavoravano ancora su cartaceo, ci hanno così chiesto di gestire con loro

la creazione e organizzazione di un archivio informatizzato di circa mille atti», sottolinea Zanza. Il secondo intervento della procura generale ha così portato alla progettazione e realizzazione di un cruscotto di monitoraggio delle tempi-stiche nella fase di indagini preliminari. «Si tratta di un applicativo excell dove abbia-mo individuato degli allert per le cancellerie che indichino le scadenze delle tempistiche di reato. Tutto questo», considera Zanza, «facilita il monitoraggio dei termini di scadenza, c’è an-che un servizio di reportistica, richiesto su loro indicazione». Analogo cruscotto per l’anda-mento delle indagini prelimi-nari di ogni singolo fascicolo anche per la procura della repubblica. L’altro progetto riguarda invece la digitalizza-zione dell’albo dei consulenti tecnici d’uffi cio che permette sia l’equa distribuzione degli incarichi monitorando sia il numero di chiamate che il rispetto dei relativi tempi di

consegna, in altre parole, le performance. Chiude il trian-golo delle procure, quella dei minori che ha chiesto l’imple-mentazione del sito internet, in particolare di una sezione dedicata, graficamente più accattivante, semplice nel lin-guaggio e intuitiva nell’utilizzo per enfatizzare le funzioni di tutela e prevenzione dell’Uffi -cio a favore dei più piccoli. Ma l’aspetto forse più importante su cui consulenti e magistrati stanno lavorando in team è il coordinamento della procu-ra minorile con le cancellerie delle altre due nel momento in cui ricevano notizie di reato che coinvolgano minori come coindagati o parti offese. Come avvisare la procura minorile? Per Zanza «la soluzione c’era, l’avevamo trovata ma ci siamo scontrati con problemi di pri-vacy, intanto ci indirizzeremo verso un protocollo interno che però allunga i tempi sen-za risolvere nell’immediato il problema».

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Autori – Giu-seppe Bordolli, Gianfranco Di RagoTitolo – La nuo-va disciplina del condominio negli edificiCasa editrice – Maggioli, Rimini, 2012, pp. 200

Prezzo – Euro 19Argomento – La riforma del condo-minio è finalmente legge. Lo scorso 20 ottobre 2012 la commissione giusti-zia del senato in sede deliberante ha dato il via libera definitivo al disegno di legge che ha riformato gli articoli 1117 ss. del codice civile e 61 ss. delle relative disposizioni di attuazione. La nuova disciplina è stata emanata con la legge 10 dicembre 2012 n. 220 «Modifiche alla disciplina del condo-minio negli edifici» (pubblicata sulla G.U. n. 293 del 17 dicembre 2012). La legge entrerà dunque in vigore nei sei mesi successivi a detta pubblicazione, dunque nel prossimo mese di giugno. Sono tantissime le novità, molte del-le quali riguarderanno da vicino la vita quotidiana della maggior parte degli italiani. Il volume in questione, seguendo l’articolato della legge di riforma, riporta, articolo per articolo, il nuovo testo delle varie norme del codice civile e delle relative disposi-zioni di attuazione messo a confronto con quello degli articoli a oggi ancora in vigore, evidenziando in grassetto le modifiche e le integrazioni. Ogni disposizione è quindi seguita da un sintetico commento teso a evidenziare le principali novità e le prime ricadu-te applicative delle nuove previsioni legislative.

Autori – Aa.vv., a cura di Emilio TosiTitolo – La tutela dei consumatori in internet e nel commercio elettronicoCasa editrice – Giuffrè, Milano, 2012, pp. 1.080Prezzo – Euro 98Argomento – I mercati dello spazio virtuale possono essere definiti come i luoghi di incontro di soggetti dispo-sti a scambiare beni secondo regole procedimentali e tecniche differen-ziate in ragione del diverso codice informatico-telematico utilizzato per la programmazione. La globalizzazio-

ne del diritto trova compimento con la nuova dimensione immateriale e de-localizzata gene-rata da internet: «cadono, o meglio non sono mai esi-stite, nel mondo virtuale, le frontie-re». I nuovi mercati dello spazio virtua-le sono caratteriz-

zati da nuove modalità di fruizione di beni immateriali e servizi: il diritto esclusivo di proprietà cede il passo a forme negoziali di fruizione non esclu-siva e reiterata di beni immateriali e servizi. Dal consumo di beni materiali acquistati in internet (abbigliamento, scarpe, computer e smartphone) si è passati, in pochi anni, al consumo, sempre crescente, di beni immateriali (musica, film, suonerie, audiovisivi e software). La diffusione del commer-cio elettronico e dei contenuti digita-li favoriscono lo sviluppo di modalità di consumo dematerializzate e la conseguente emersione di un nuovo soggetto attivo nei mercati virtuali:

il consumatore telematico, virtuale o digitale che dir si voglia. Il progressi-vo crescente utilizzo di internet e del-lo spazio virtuale anche per finalità commerciali (e non più solo di scam-bio di informazioni a titolo di cortesia o nell’esercizio di attività istituzionali non profit) ha richiamato l’attenzione del giurista su una serie di problemi resi ancora più complessi dalla inter-nazionalità del fenomeno.In Italia il commercio elettronico rap-presenta un volume di affari di circa 9 miliardi di euro ed è in costante cre-scita. Questi dati fanno capire come sia importante per i consumatori conoscere le regole che ne disciplina-no i diritti e le tutele. A tal proposito segnaliamo il testo scritto da Emilio Tosi, professore aggregato di diritto privato e diritto delle nuove tecnologie presso l’Università Bicocca di Milano, che rappresenta una raccolta di studi proprio sulla tutela dei consumatori in internet e nel commercio elettronico. La raccolta, a cui hanno collaborato autorevoli docenti universitari, magi-strati, dirigenti AgCom e ufficiali della Guardia di finanza, intende fornire un contributo al tema dei rapporti tra con-sumatori e nuove tecnologie e verte su fondamentali temi quali, ad esempio: i riflessi giuridici dell’innovazione tec-nologica sul diritto dei contratti e della responsabilità civile, i diritti dell’acqui-rente online e dell’utente di servizi telematici; l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e la tutela del consumatore tra normativa europea e Agenda digitale europea; i contratti assicurativi telematici e moltissimo altro ancora.

Autori – Giuseppe Cassano e Corra-do Marvasi

Titolo – Spese e costi detraibili per l’avvocatoCasa editrice – Cedam, Padova, 2012, pagg. 273Prezzo – Euro 30Argomento – Ad eccezion fatta per i professionisti specializzati in dirit-to tributario, il rapporto tra gli avvo-cati e la normativa fiscale è sempre stato combattuto e mal sopportato. Questo a causa della disorganicità e della continua mutevolezza delle leggi tributarie che mal si accompa-gnano con la «certezza del diritto» e con la matrice giuridica che contrad-distingue la predisposizione cultura-le degli avvocati. Tuttavia, le norme

fiscali regolano anche l ’ intera vita professionale dell’avvocato che, pertanto, deve conoscerne ap-profonditamente le sfaccettature per poter gestire senza «rischi fi-scali» la propria attività. Da qui è nata l’idea di un

testo sulla fiscalità degli avvocati: un volume che da un lato favorisce la maturazione di una sensibilità fiscale e, dall’altro, «promuove la convivenza costituzionale con un compagno occulto, ma reale, che compartecipa all’esercizio della professione di avvocato: il Fisco». Si tratta, in definitiva, di una cassetta degli attrezzi che fornisce quelle in-dispensabili conoscenze fiscali utili per svolgere l’attività professionale in maniera serena pur in presenza di tale «scomodo» compagno.

a cura di Francesco Romano

Letture di diritto

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39Giovedì 24 Gennaio 2013

In altalena le altre piazze europee, anche per le previsioni al ribasso del Fmi

Su Milano pesa l’affaire MpsI bancari trascinano il Ftse Mib, peggiore Ue, a -0,77%

Quella di ieri è stata una giornata negativa e priva di spunti in tut-ta Europa e Milano ha

pagato più di altre piazze per i decisi cali dei bancari dopo lo scoppio dell’affaire Monte dei Paschi.

Sulle incertezze europee hanno però pesato anche le previsioni aggiornate del Fmi, che ha rivisto al ribasso le pre-visioni sulla crescita globale nel biennio in corso (+3,5% e +4,1% nel 2014, -0,1 punti rispetto alle previsioni di otto-bre; per l’Italia, il Fmi attende una contrazione del pil dell’1%, contro il precedente -0,7%).

Non hanno infl uito invece né l’indice di fi ducia dei consuma-tori dell’area euro a -23,9 punti in gennaio, contro i -26,3 di di-cembre, né la domanda settima-nale di mutui negli Usa, +7%. Il differenziale sul decennale Btp-Bund è rimasto sostan-zialmente stabile rispetto a martedì a 261 punti base dai 265 dell’avvio.

A piazza Affari, il Ftse Mib ha chiuso a - 0,77% a 17.579 punti; Ftse All share a -0,68%, Ftse Mid cap a -0,41%, Ftse Star a -0,09%. Contrastate le altre borse europee. Dax +0,15%, Cac-40 -0,4%, Ibex-35 -0,22% e Ftse 100 +0,3%. A metà seduta, a New York, il Dow Jones segnava +0,37%, l’S&P 500 -0.05%, il Nasdaq Composite +0,25%.

Le vendite a Milano sono state infl uenzate dai cali del settore bancario. Il titolo di Banca Mps è stato il peg-giore del paniere principale e ha perso l’8,43% a 0,2541 euro. In rosso tutte le altre banche. Ubi banca -4,14%, Banco popolare -4,11%, Po-polare Milano -2,62%, Intesa

Sanpaolo -2,6%, Bper -0,91%, Unicredit -0,84% e Medio-banca -0,74%.

Male anche Finmeccanica (-3,15% a 4,98 euro). A pesa-re sul titolo, sarebbero state le voci secondo cui il settore della difesa in Italia potrebbe subire tagli nel medio lungo

termine. Inoltre la decisione sulla cessione di Ansaldo ener-gia potrebbe slittare a dopo le elezioni.

In calo anche Buzzi Uni-cem (-2,56%), Telecom Ita-lia (-2,48%), Azimut holding (-2,11%) e Prysmian (-1,71%).In rialzo Tenaris (+1,67%), Au-

togrill (+1,59%), Fiat industrial (1,27%). Premafi n ha perso il 7,47%, Camfi n il 7,28%). Geox ha guadagnato l’8,5%, se-gnando la migliore perfor-mance del Ftse Mid cap.

Quanto all’euro, ha chiuso stabile a 1,3279 dollari dopo aver toccato un massimo di 1,3354 dollari. Euro-yen a 117,59, dollaro-yen a 88,53.

Infi ne il petrolio: a metà seduta, a New York, il Wti segnava 96,46 dollari al ba-rile, contro i 112 dollari del Brent a Londra.

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A dicembre il saldo commerciale con i paesi extra-Ue è stato ampiamente positivo (+3,3 miliardi) e ha consentito di conseguire un avanzo nell’interscambio annuale di 2,1 mi-liardi. Secondo l’Istat, entrambi i fl ussi commerciali con i pa-esi extra-Ue hanno registrato una fl essione congiunturale, meno marcata per l’export (-0,4%) rispetto all’import (-1,3%).L’avanzo commerciale è stato sostenuto dall’ampio surplus registrato per i prodotti non energetici, quasi raddoppiato rispetto al 2011 (da 39,1 miliardi nel 2011 a 64,3 miliardi), con la punta dei beni strumentali che da sola ha realizzato quasi il 70% del surplus dei beni non energetici.

Nell’ultimo trimestre, la dinamica congiunturale delle esportazioni è stata positiva (+0,7%), trainata dai beni stru-mentali (+2,5%) e dai beni di consumo durevoli (+1,9%), mentre la fl essione dell’im-port (-4,6%) si è accentuata per i beni di consumo durevoli (-9,3%) e per l’energia (-7,1%).Su base annua, le esportazio-ni hanno mostrato una con-tenuta espansione (+1,5%) mentre le importazioni hanno presentato una mar-cata fl essione (-7,0%).

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Saldo commerciale 2012positivo nell’extra-Ue

Il rapporto debito-pil dell’Eurozona si è attestato al 90% alla fi ne del terzo trimestre 2012, in rialzo dall’89,9% del secondo trimestre. Secondo Eurostat, nello stesso periodo, nell’Ue a 27 il rapporto debito-pil si è attestato all’85,1% dall’85% precedente.

Male, ancora una volta, l’Italia. Nel terzo trimestre, il rapporto debito-pil si è attestato al 127,3%, +1,3% rispetto al secondo trimestre, con il debito pubblico a 1.995 miliardi di euro.

Il debito pubblico dell’Italia, secondo i dati di Eurostat, è il secondo in termini assoluti dopo quello della Germania, pari a 2.150 miliardi di euro, e secondo anche in termini di incidenza sul pil dopo quello della Grecia, dove il debito si è attestato al 152,6%. Su base annua, il debito-pil gre-

co è calato di circa 11 punti percentuali; va ricordato che la penisola ellenica ha effet-tuato una ristrutturazione della quota di debito dete-nuta da investitori privati. Il terzo debito-pil più alto è stato quello del Portogallo, al 120%, seguito da quello dell’Irlanda, con il 117%.

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Eurostat: defi cit-pil Italiaal 127,3% a fi ne anno

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CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

EuriborEuribor Euribor Scadenza Scad. Euro $ Usa Sterl. Fr. sviz. Yen

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

Il primo quotidianoi nanziario italiano

Corona Ceca 25,597 25,613 -0,0160 19,2026

Corona Danese 7,4629 7,4636 -0,0007 5,5986

Corona Norvegese 7,4015 7,442 -0,0405 5,5525

Corona Svedese 8,6909 8,6909 - 6,5198

Dollaro Australiano 1,2635 1,2613 0,0022 0,9479

Dollaro Canadese 1,3222 1,3242 -0,0020 0,9919

Dollaro N Zelanda 1,5827 1,5837 -0,0010 1,1873

Dollaro USA 1,333 1,3317 0,0013 -

Fiorino Ungherese 294,57 294,32 0,2500 220,9827

Franco Svizzero 1,2385 1,2383 0,0002 0,9291

Rand Sudafricano 11,965 11,7943 0,1707 8,9760

Sterlina GB 0,8407 0,83965 0,0011 0,6307

Yen Giapponese 117,98 118,18 -0,2000 88,5071

Zloty Polacco 4,1638 4,1737 -0,0099 3,1236

Tasso uffi ciale di riferimento 0,75 1,00 -0,25

Rendistato Bankitalia(lordi) 3,23 - -

Tasso Infl azione ITA 2,30 2,50 -0,20

Tasso Infl azione EU 2,20 2,10 0,10

Indice HICP EU-12 119,30 118,90 0,40

HICP area EURO ex tobacco 116,39 115,97 0,42

Tasso annuo crescita PIL ITA -2,40 -2,30 -0,10

Tasso di disoccupazione ITA 9,76 10,50 -0,74

1 sett 0,076

1 mese 0,085

2 mesi 0,093

3 mesi 0,103

4 mesi 0,109

5 mesi 0,114

6 mesi 0,122

7 mesi 0,129

8 mesi 0,135

9 mesi 0,142

10 mesi 0,149

12 mesi 0,162

Preziosi ($ per oncia)Oro 1688,51 1688,88Argento 32,4 32,44Palladio 723,25 729,25Platino 1685 1695Metalli ($ per tonn.)Alluminio 2047 2048Rame 8115 8116Piombo 2372 2373Nichel 17475 17485

Stagno 24825 24850Zinco 2066 2067Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 290,51 330,96Sterlina (n.c.) 295,91 338,28Sterlina (post 74) 295,91 338,28Marengo Italiano 229,82 260,82Marengo Svizzero 227,01 258,67Marengo Francese 226,05 256,02Marengo Belga 226,05 256,01

1 Sett. 0,081

2 Sett. 0,089

3 Sett. 0,099

1 M 0,112

2 M 0,166

3 M 0,209

4 M 0,261

5 M 0,311

6 M 0,353

7 M 0,395

8 M 0,436

9 M 0,472

10 M 0,511

11 M 0,551

12 M 0,586

1 sett 0,014 0,160 0,476 0,000 0,086

1 sett 0,024 0,176 0,484 0,000 0,100

2 sett 0,034 0,186 0,491 0,000 0,113

1 mese 0,056 0,204 0,494 0,000 0,129

2 mesi 0,098 0,250 0,499 0,006 0,146

3 mesi 0,134 0,301 0,511 0,018 0,167

4 mesi 0,169 0,351 0,549 0,039 0,199

5 mesi 0,209 0,416 0,619 0,064 0,239

6 mesi 0,247 0,481 0,659 0,086 0,272

7 mesi 0,285 0,547 0,708 0,110 0,319

8 mesi 0,326 0,601 0,773 0,136 0,360

9 mesi 0,358 0,652 0,826 0,160 0,390

10 mesi 0,386 0,700 0,874 0,193 0,420

11 mesi 0,422 0,751 0,936 0,231 0,447

12 mesi 0,464 0,808 0,994 0,272 0,472

1 anno 0,414 0,454

2 anni 0,528 0,568

3 anni 0,653 0,693

4 anni 0,801 0,841

5 anni 0,966 1,006

6 anni 1,137 1,177

7 anni 1,302 1,342

8 anni 1,454 1,494

9 anni 1,591 1,631

10 anni 1,713 1,753

12 anni 1,918 1,958

15 anni 2,127 2,167

20 anni 2,274 2,314

25 anni 2,325 2,365

30 anni 2,340 2,380

Fonte: Icap

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40 Giovedì 24 Gennaio 2013 MERCATI E FINANZABANCA MPS/ Contro gli ex amministratori dopo l’affaire derivati

Azioni di responsabilitàDa Fondazione, provincia e istituto credito

Le repentine dimissio-ni di Giuseppe Mus-sari dalla presidenza dell’Abi aprono adesso

più di un interrogativo in vista dell’avvicendamento, data la natura traumatica dell’addio.

La nomina del successore spetta formalmente al comi-tato esecutivo. La prossima riunione ordinaria dell’or-ganismo, già prevista per il 20 febbraio, potrebbe essere anticipata da una riunione straordinaria per abbrevia-re i tempi della successione. Un ulteriore nodo da scioglie-re è se il nuovo numero uno di palazzo Altieri debba arriva-re da uno dei grandi istituti di credito o da una banca di piccole o medie dimensioni.

Un criterio di massima sulla scelta del nuovo pre-sidente è il cosiddetto «lodo Patuelli», che fi ssa un pat-to di alternanza alla guida dell’associazione tra grandi e piccole banche. La prima do-manda cui dare risposta è se il lodo valga ancora: se così fosse, la presidenza dell’Abi

spetterebbe ancora alle gran-di banche fi no a luglio 2014, scadenza naturale del man-dato di Mussari. Non è però da escludere che il cambio della guardia tra grandi e piccoli avvenga subito.

Ieri in serata, in una nota, Banca Mps, su richiesta del-la Consob, ha ulteriormen-te precisato alcuni dettagli dell’intera vicenda. Mps ritie-ne di essere «in condizioni di assorbire, dal punto di vista patrimoniale, le conseguenze delle scelte fi nanziarie, conta-bili e gestionali» relative alle tre operazioni «Alexandria», «Santorini» e «Nota Italia».

L’istituto ha avviato nei mesi scorsi analisi sulle tre operazioni, che sono «attual-mente in via di completamen-to» e che consentiranno al cda, «in tempi brevi, prevedi-bilmente entro la prima metà di febbraio», di valutarne «con precisione gli impatti e, quindi, di adottare eventuali misure, inclusa la modifica retrospettiva della relativa rappresentazione contabile».

In un’intervista a Sky Tg24,

poi, l’a.d., Fabrizio Viola, ha sostenuto che «i Monti bond sono obbligazioni emesse dal-la banca e sottoscritte dallo stato», che il Montepaschi «si è impegnato a rimborsare fi no all’ultimo euro», per cui «per lo stato è un investimento fi -nanziario e non una spesa».

Per Viola, «la banca in que-sto momento è impegnata nella realizzazione di un pia-

no industriale che ha come primo obiettivo di riportare la gestione in utile e miglio-rare gli indici di patrimonia-lizzazione, quindi l’ipotesi di nazionalizzazione non è nelle nostre agende».

Intanto l’affaire Alexandria continua a suscitare reazioni a Siena. Gabriello Mancini, nel suo intervento all’assem-blea straordinaria del Monte dei Paschi in calendario do-mani, userà toni molto duri nei confronti degli ultimi avvenimenti e di fatto aprirà le porte all’azione di respon-sabilità nei confronti degli ex vertici della banca, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni.

È scesa in campo anche la provincia di Siena, che no-mina cinque membri nella deputazione generale della Fondazione: anch’essa sa-rebbe intenzionata a varare azioni di responsabilità nei confronti degli ex manager. Sulla stessa linea Banca Mps. Ieri il titolo ha subito un nuo-vo crollo: ha chiuso a 0,25 euro, -8,43%.

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Tod’s ha chiuso il 2012 con un fatturato consoli-dato in crescita a 963,1 mln euro (+7,8%); i rica-vi sono saliti del 16,8% a 569,7 mln. Nel solo quarto trimestre, i ricavi sono stati di 213,2 mln, 9,6%. A cambi costanti, i ricavi si attesterebbe-ro a 937,2 mln (+4,9%).I risultati dei marchi Hogan e Fay sono stati infl uenzati dalla decisio-ne del gruppo di raziona-lizzare la distribuzione italiana. Quanto ai mar-chi Tod’s e Roger Vivier, il gruppo ha evidenziato come siano già di grande successo nei mercati este-ri, che ne rappresentano la componente predomi-nante dei ricavi. I ricavi del marchio Hogan sono stati pari a 243,4 mln; le vendite del marchio Fay, principalmente in Italia, sono state di 74,5 mln.Confermata sull’intero esercizio la performance del marchio Roger Vivier, ormai riconosciuto come uno dei più esclusivi mar-chi di accessori e calzatu-re di lusso, a livello mon-diale. Nel 2012, i ricavi del marchio sono stati di 74,5 mln, più che raddoppiati.

In una nota, il patron di Tod’s, Diego Della Valle, ha detto che «il nostro gruppo ha ulteriormente rafforza-to la sua posizione di im-portante attore nel merca-to dei beni di lusso, in un contesto di mercato non facile. Abbiamo deciso di rendere ancor più seletti-va, nel mercato interno, la distribuzione indipenden-te, per preservare l’esclu-sività e il posizionamento dei nostri prodotti».

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FATTURATO +7,8%

Tod’s non sentela crisi

FINO AL 2020

Ikea avvia piano di crescita

Se i dati preliminari verran-no confermati, Ikea chiuderà l’esercizio fi scale terminato il 31 agosto con un utile netto di 3,2 miliardi di euro, +8% su base annua, in scia alla cresci-ta del 9,5% delle vendite e dei maggiori proventi generati da-gli investimenti fi nanziari.

Il gigante svedese dei pro-dotti d’arredamento a basso costo, che nel periodo in esa-me dovrebbe aver prodotto ricavi di 27,63 miliardi, pun-ta a espandersi in modo più aggressivo nei mercati globali, ma lamenta che la sua strate-gia è frenata dalle lungaggini amministrative, che in molti casi costringono la società ad attendere anni prima di otte-nere il permesso ad aprire un nuovo punto vendita.

Proprio su questo punto si è soffermato l’a.d. del gruppo, Mi-keal Ohlsson, nel corso di una recente intervista, sottoline-ando come il tempo necessario per aprire un nuovo negozio sia raddoppiato negli ultimi anni. Ikea vuole crescere rapida-mente e ha messo in preven-tivo di spendere, dal prossimo anno, 15 miliardi di euro entro il 2020, con l’obiettivo di au-mentare il fatturato di alme-no il 60%, tra 45 e 50 miliardi di euro.

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Siemens ha annunciato un calo degli utili e degli ordini nel primo trimestre, ma ha lasciato invariate le stime di fi ne 2013. Il gruppo, nel primo trimestre fi scale (ottobre-dicembre) ha previsto un calo del 3% dei nuovi ordini a 19,141 miliardi di euro, ma un aumento del fatturato del 2% a 18,128 miliardi di euro e utili netti in calo del 12% a 1,214 miliardi di euro.

Ibm, nel quarto trimestre, ha registrato un utile netto di 5,83 mld, +6,3% grazie a una migliore redditività nel cloud com-puting e nel business analytics software. I ricavi hanno ceduto lo 0,6% a 29,3 mld usd, l’ebitda è salito al 51,8% dal 49,9%.

Texas instruments, nel quarto tri-mestre, ha registrato un calo dell’uti-le netto dell ’11% a 264 mln usd. L’ebitda è salito al 48,5% dal 45,3%.

Google ha registrato nel quarto tri-mestre un utile netto di 2,89 miliardi di dollari, +6,7%. I ricavi si sono at-testati a 11,34 miliardi, al di sotto dei 12,34 miliardi previsti dagli analisti.

Amd, nel quarto trimestre, ha registrato una perdita di 473 mln usd. La società produttrice di chip continua a fare i con-ti con la debolezza della domanda di pc. I ricavi sono calati del 32% a 1,16 mld usd. L’ebitda si è ristretto al 15,4% dal 45,7%.

Unilever, nel quarto trimestre, ha regi-strato un incremento dell’utile netto del 5,4% a 4,48 mld euro a fronte dei 4,25 mld euro dello stesso periodo dello scor-so anno. Le vendite sono aumentate del 7,8%. I volumi sono migliorati del 4,8%.

Novartis, nel quarto trimestre, ha re-gistrato un incremento dell’utile netto a 2,05 mld usd (1,18). Le vendite nette sono

rimaste invariate a 14,83 mld usd, batten-do in ogni caso le previsioni degli esperti.

Blockbuster. Dish network, che ave-va rilevato Blockbuster nel 2011 con l’asta seguita al fallimento, chiuderà 300 negozi dell’ormai ex colosso del vi-deonoleggio negli Stati Uniti. La de-cisione porterà al licenziamento di circa 3 mila persone, il 40% della for-za lavoro della divisione americana.

McDonald’s, nel quarto trimestre, ha registrato un incremento dell’utile netto dell’1,4% a 1,4 mld usd (1,38 QLD nel-lo stesso periodo 2011). Il dato è legato alla crescita sorprendente delle vendi-te same-store Usa e al miglioramento dei margini. I ricavi sono migliorati dell’1,9% a 6,95 mld usd. Il margine operativo è salito al 31,6% dal 31,1%.

Motorola solutions ha concluso il quarto trimestre con un aumento dell’utile netto a 336 mln usd (184 nell’analogo periodo 2011). I ricavi sono saliti del 6,1% a 2,44 mld usd, appena sotto le previsioni de-gli analisti; l’ebitda si è assottigliato dal 50,4% al 50,3%

Enel ha ottenuto il Sustainability distin-ction, riconoscimento frutto dell’analisi condotta dalla RobecoSam sulle politiche per la sostenibilità nell’ambito del Sustai-nability yearbook, presentato ieri a Davos nel corso del World economic forum.

Servizi Italia, tramite la partecipata brasiliana Lavsim higienizacao Textil, ha perfezionato la sottoscrizione di un nuo-vo contratto con una delle più importanti strutture ospedaliere dello stato di San Paolo. Il contratto ha una durata di 10 anni, rinnovabile per altri 10 e il valore complessivo annuo a regime è di 20 mln reais (7,4 mln euro annui).

BREVI

Alitalia deve cedere alcuni slot sulla Roma Fiumicino-Milano Li-nate, come richiesto dall’Autorità antitrust, per garantire la concor-renza su una delle tratte più redditizie d’Italia.

Lo ha deciso la sezio-ne sesta del Consiglio di stato, che ha defi nitiva-mente respinto il ricorso presentato da Alitalia.

La compagnia inglese Easyjet, molto interes-sata a entrare con i suoi voli sulla rotta, ha sa-lutato la sentenza come la tanto attesa apertura del mercato, sulla linea fi nora monopolizzata da Alitalia.

Alitaliacederà slot

Gabriello Mancini

098105098108105111103114

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Page 36: Abruzzo · QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO  I senz’albo trovano casa La riforma sar pubblicata sabato sulla Gazzetta Ufficiale Interessate 3 milioni di persone.

41Giovedì 24 Gennaio 2013Giovedì 24MERCATI E FINANZA

Fincantieri, attraverso la controllata Fincantieri oil & gas, ha perfezionato l’acquisizione del 50,75% di Stx Osv da Stx Euro-pe per 455 milioni di euro e ha ribadito la volontà di acquisire la restante quota attraverso un’opa.L’operazione, includendo l’acquisto del 50,75% e l’opa obbligatoria, ha un valore complessivo di circa 900 milioni di euro e «sarà fi nanziata prevalentemen-te tramite l’uso di risorse interne di Fincantieri e fa-cendo ricorso a un fi nanzia-mento bancario concesso da un pool composto da Banca Imi, Bnp Paribas, Carige e Unicredit». Il fi nanziamento vedrà inoltre la partecipa-zione della Cdp, garantita da Sace.

L’operazione, sottolinea il gruppo, «segna l’ingresso di Fincantieri in un segmento di mercato complementare. Con 21 cantieri in 3 diversi continenti, quasi 20 mila di-pendenti e ricavi per 4 mi-liardi di euro, il gruppo rad-doppia le sue dimensioni e diventa il quinto costruttore navale di riferimento su sca-la mondiale alle spalle dei primi quattro, tutti coreani».Stx Osv è quotata alla bor-sa di Singapore ed è «leader mondiale nella costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione e pro-duzione di petrolio e gas na-turale. Nell’ultimo triennio «ha generato mediamente ricavi per circa 1,6 miliardi di euro».

Fincantieri è stata assi-stita da Banca Imi, Crédit Suisse e Nomura come fi -nancial advisor

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ACQUISIZIONI

Fincantieri nel settore oil&gas

Terna è l’unica socie-tà elettrica italiana pre-sente nella Gold class, il Gotha mondiale della sostenibilità. Questo l’esito del RobecoSam, Sustainability yearbo-ok 2013, presentato al World economic forum annual meeting in corso a Davos, che posiziona Terna sul podio del set-tore Electricity guidato da Iberdrola. Con questo risultato, l’azienda gui-data da Flavio Cattaneo ottiene per il secondo anno consecutivo la Gold class, in cui rientrano quest’anno solo 67 azien-de al mondo. RobecoSam ha valutato quest’anno oltre 2 mila società, di 58 settori diversi.

Terna sostenibile

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Healthcare Opportunities EUR 10,13 22/01/2013 GBP 8,48 22/01/2013 USD 10,88 29/05/2012

Polar Japan Fund USD 18,06 23/01/2013 GBP 11,39 23/01/2013 JPY 1596,43 23/01/2013

UK Absolute Return EUR 11,89 23/01/2013 GBP 10,00 23/01/2013 USD 15,86 23/01/2013 EUR 12,14 23/01/2013 GBP 10,21 23/01/2013 USD 16,19 23/01/2013

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

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Ivy Asset Strategy A1 EUR 1197,08

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UNIDESIO 760100 10,962 18/01/2013

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UNIDESIO 760104 10,415 18/01/2013

UNIDESIO 760105 10,723 18/01/2013

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,2120 18/01/2013

AZZOAGLIO DINAMICO 4,6260 18/01/2013

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 5,8190 18/01/2013

UNIDESIO PRUDENTE 11,0930 18/01/2013

UNIDESIO MODERATO 10,6020 18/01/2013

UNIDESIO ATTIVO 10,1900 18/01/2013

UNIDESIO VIVACE 9,3600 18/01/2013

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,1920 18/01/2013

AZIONARIO EURO 7,7440 18/01/2013

AZIONARIO GLOBALE 9,1830 18/01/2013

E.W.MEMORY INDEX 102,5100 27/12/2012 A/S&P

INDEX TOP 22 104,8200 27/12/2012 A+/S&P

THREE 2009 104,3000 27/12/2012 AA-/S&P

INDEX SIX 2009 99,6500 27/12/2012 AA-/S&P

FTSE MIB 95,6790 23/01/2013

FTSE MIB 2010 93,9970 23/01/2013

EUROSTOXX 50 - 2010 94,0860 23/01/2013

INDEX TRENTA 2011 97,2060 23/01/2013

INDEX FOUR E 50 - 2011 98,3850 23/01/2013

INDEX STOXX EUROPE - 2011 98,3670 23/01/2013

EUROSTOXX 50 - 2012 94,8230 23/01/2013

PREVIMISURATO 12,5930 17/01/2013

PREVIBRIOSO 10,5800 17/01/2013

PREVIDINAMICO 12,0340 17/01/2013

LINEA 1 11,9850 31/12/2012

LINEA 1 - FASCIA A 12,3530 31/12/2012

LINEA 1 - FASCIA B 12,0340 31/12/2012

LINEA 2 11,6440 31/12/2012

LINEA 2 - FASCIA A 11,8550 31/12/2012

LINEA 2 - FASCIA B 11,8810 31/12/2012

LINEA 3 11,2870 31/12/2012

LINEA 3 - FASCIA A 11,4050 31/12/2012

LINEA 3 - FASCIA B 12,1920 31/12/2012

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UNIDESIO 760129 11,689 18/01/2013

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UNIDESIO 760188 10,611 18/01/2013

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UNIDESIO 760191 10,307 18/01/2013

UNIDESIO 760192 10,809 18/01/2013

UNIDESIO 760193 10,758 18/01/2013

UNIDESIO 760198 9,749 18/01/2013

UNIDESIO 760201 10,671 18/01/2013

UNIDESIO 760202 10,726 18/01/2013

UNIDESIO 760203 11,173 18/01/2013

UNIDESIO 760205 10,406 18/01/2013

UNIDESIO 760206 10,446 18/01/2013

UNIDESIO 760210 10,105 18/01/2013

BILANCIATO 10,0370 18/01/2013

CONSERVATIVE 10,3040 18/01/2013

BOND MIX 10,3780 18/01/2013

BALANCED 10,6060 18/01/2013

GLOBAL EQUITY 11,3210 18/01/2013

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,2300 18/01/2013

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 10,7080 18/01/2013

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 9,2160 18/01/2013

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 10,7270 18/01/2013

HI EUROCHINA 100,00 15/10/2012 A+/S&P

5,5Y CHINA KOREA&SWISS GRO. NOTE 100,00 15/01/2013 A+/S&P

S&BRIC 8-40 106,75 15/01/2013 A2/S&P

S&BRIC LOOK BACK 8 - 40 125,70 15/01/2013 A2/S&P

IES - ITALIAN EQUITY SELECTION 103,00 17/12/2012 A+/S&P

HELVETIA 4-30 96,50 23/01/2013

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 9,9800 22/01/2013

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 9,9800 22/01/2013

HELVETIA WORLD EQUITY 110,4500 22/01/2013

HELVETIA EUROPE BALANCED 184,8300 22/01/2013

HELVETIA WORLD BOND 217,8100 22/01/2013

HELVETIA GLOBAL BALANCED 149,4600 22/01/2013

HELVETIA GLOBAL EQUITY 95,3600 22/01/2013

LINEA GARANTITA 11,4990 03/01/2013

LINEA BILANCIATO 11,9360 03/01/2013

LINEA OBBLIGAZIONARIO 11,9750 03/01/2013

LINEA AZIONARIO 7,9320 03/01/2013

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* Rating della Società Incorporante Banco Popolare Scarl ** Rating della Società Incorporante Madre Unicredit S.p.A.

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 31/12/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 31/12/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

Index Linked Bull Dividend 99,400 BARCLAYS BANK PLC A3 | A | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

SoloFrutti serie I 155,000 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie II 154,000 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie III 153,000 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie IV 152,000 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

SoloFrutti serie V 154,150 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

PROSPETTO DEI POLIZZE INDEX

Adesso Index Aprile ‘07 99,230 MERRILL LYNCH & CO. INC. Baa2 | A- | A BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Adesso Index Febbraio ‘07 99,954 B.CA POPOLARE DI VERONA NOVARA Scarl Baa3 | BBB- | BBB * BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg altiplano marzo 07 99,941 CREDITO BERGAMASCO S.p.A. - | BBB- | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg Altiplano Aprile ‘07 99,160 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg Polar Aprile ‘07 99,060 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Index Up 1-2008 96,260 MORGAN STANLEY Baa1 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Scelgo Index 14 99,906 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - JP MORGAN CHASE BANK A2 | A | A+

CARISMI Più Certezza 8 97,190 UNICREDIT S.p.A. Baa2 | BBB+ | A- ** SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Carismi Più Certezza 9 96,500 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

SEMPREINDIPENDENTE

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PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 31/12/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

CRESCITA SICURA SERIE I 2007 100,320 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+

CRESCITA SICURA SERIE II 2007 99,350 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Crescita Sicura Serie III 2007 99,240 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa2 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+

Crescita Sicura Serie IV 2007 99,000 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

EUROSTOXX 4% SERIE I GENNAIO 2007 100,320 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+

EUROSTOXX 4,20% SERIE III FEBBRAIO 2007 99,350 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007 98,100 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa2 | - | A CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

INDEX “DJ EUROSTOXX 6Y” BSG 2007/2013 SERIE V 99,350 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A COMMERZBANK AG A3 | A | A+

INDEX “EUROSTOXX50 - SWING 6Y” BSG-2007/2013 SERIE II 100,320 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VI 99,240 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa2 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VII 99,000 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

Lombarda vita 6&6 102,790 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Lombarda vita 6&6 New 102,520 MORGAN STANLEY Baa1 | A- | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+

Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 108,080 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+ SOCIETÉ GENERALE A2 | A | A+

Lombarda Vita BRIC 40 “5 + 5” 101,740 NIBC Bank NV - | (1) | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

LOMBARDA VITA BRIC 40 “5,10 + 5,10” 101,269 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

Lombarda Vita Classic Markets 101,362 CREDIT SUISSE INTERNATIONAL A1 | A+ | A

Lombarda Vita Classic Markets New 102,240 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - BANCO BILBAO SA Baa3 | BBB- | BBB+

Lombarda Vita Euro Sector 102,610 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - FORTIS BANK SA A2 | A+ | A+

Lombarda Vita Euro Sector New 101,670 BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A- BNP PARIBAS A2 | A+ | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie II 2007 100,320 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie V 2007 99,350 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A COMMERZBANK AG A3 | A | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie VI 2007 99,240 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE Baa2 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie X 2007 99,000 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A3 | A | A BANCO SANTANDER S.A. Baa2 | BBB | BBB+

(1) La Compagnia assume integralmente il rischio di controparte

VALORI CORRENTI DELLE LINKED DATA ULTIMA QUOTAZIONE AL 31 DICEMBRE 2012

PENSIONELA

www.cattolicaprevidenza.com

Previsioni nelle città d’Italia

min max G V S

PIEMONTE Alessandria 0 6 Asti 0 6 Cuneo -3 7 Novara -2 8 Torino 1 7 Verbania -2 7 Vercelli -2 7 VALLE D’AOSTA

Aosta -9 -1 LOMBARDIA

Bergamo -2 4 Brescia -4 2 Como -2 6 Cremona -1 4 Lecco -2 7 Lodi -1 6 Mantova -1 4 Milano -1 6 Pavia -2 5 Sondrio -2 6 Varese -2 6 TRENTINO-ALTO ADIGE

Bolzano -5 5 Trento 3 7 VENETO

Belluno -1 5 Padova -1 5 Rovigo 0 4 Treviso 0 7 Venezia 1 6 Verona -1 4 Vicenza -1 6 FRIULI-VENEZIA GIULIA

Gorizia 3 8 Pordenone 1 7 Trieste 2 6 Udine 2 7 LIGURIA

Genova 4 10 Imperia 5 9 La Spezia 4 6 Savona 2 9 EMILIA-ROMAGNA

Bologna 1 3 Ferrara 0 2 Forlì 2 4 Modena 2 4 Parma 2 4 Piacenza -2 4 Ravenna 2 3 Reggio Emilia 3 5 Rimini 2 3 TOSCANA

Arezzo 2 5 Firenze 2 6 Grosseto 2 9 Livorno 3 8 Lucca 4 7 Massa Carrara 4 6 Pisa 3 8 Pistoia 5 7 Prato 4 7

min max G V S

Siena 2 6 UMBRIA

Perugia 2 5 Terni 4 8 MARCHE

Ancona 3 6 Ascoli Piceno 3 7 Macerata 3 5 Pesaro 3 4 Urbino 2 3 LAZIO

Frosinone 1 9 Latina 2 10 Rieti 4 7 Roma 3 11 Viterbo 1 7 ABRUZZO

Chieti 2 9 L’Aquila -1 4 Pescara 3 12 Teramo 2 8 MOLISE

Campobasso 1 4 Isernia 1 6 CAMPANIA

Avellino 3 8 Benevento 5 9 Caserta 5 10 Napoli 4 12 Salerno 6 10 PUGLIA

Bari 4 12 Brindisi 6 12 Foggia 4 8 Lecce 6 11 Taranto 5 11 BASILICATA

Matera 2 8 Potenza 1 4 CALABRIA

Catanzaro 6 10 Cosenza 7 9 Crotone 7 9 Lamezia Terme 7 12 Reggio Calabria 8 12 Vibo Valentia 4 8 SICILIA

Agrigento 7 10 Caltanissetta 6 9 Catania 3 14 Enna 3 6 Messina 8 12 Palermo 9 12 Ragusa 3 9 Siracusa 6 13 Trapani 8 12 SARDEGNA

Cagliari 4 12 Nuoro 3 8 Olbia 6 12 Oristano 6 11 Sassari 6 9

• Aosta

• Torino • Milano

• Trieste

• Venezia

• Genova

• Bologna

• Firenze

• Ancona

• Perugia

• ROMA

• L’Aquila

• Campobasso

• Napoli

• Bari

• Potenza

• Catanzaro

Palermo•

• Cagliari

• Trento

AGLI ESTREMI

Catania +14Aosta -9

Domani

classmeteo.com

POCO NUVOLOSO NUVOLOSONEBBIASERENO VARIABILE

PIOGGIA INTENSA

PIOGGIA MODERATA

NEVE PIOGGIA

NEVETEMPORALI

PER SAPERE CHE TEMPO FA E FARÀ IN ITALIA E NEL MONDOBASTA DIGITARE LA LOCALITÀ SU WWW.CLASSMETEO.COM

Canale 27 digitale terrestre

MARE

Calmo

QuasicalmoPoco

mosso

Mosso

Moltomosso

Agitato

Moltoagitato

Grosso

VENTO

Debole

Moderato

Forte

Molto forte

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Il valore degli investimenti e i proventi da essi generati non sono garantiti e possono diminuire così come aumentare. Alla liquidazione dell’investimento si può ricevere un ammontare inferiore a quanto originariamente investito. Il Prospetto e il Documento contenente Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID) devono essere letti prima di effettuare un investimento. Questo documento è promozionale e non deve essere considerato una raccomandazione ad investire. Rating al 31 dicembre 2012. Copyright © 2012 Morningstar. Tutti i diritti riservati. I rating non sono indicativi di rendimenti futuri. BNY Mellon Euroland Bond Fund è un comparto di BNY Mellon Global Funds, plc, una società di investimento di tipo aperto a capitale variabile, con separazione delle passività tra i comparti ed è costituita ai sensi delle leggi vigenti in Irlanda. Il Prospetto e i KIID sono disponibili sul sito www.bnymellonam.com, presso i Collocatori o presso i seguenti indirizzi dei nostri soggetti incaricati dei pagamenti: BNP Paribas Securities Services, Succursale di Milano, Via Ansperto 5, 20123 Milano; Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A., Sede operativa: Via L. Grossi 3, 46100 Mantova; Société Générale Securities Services S.p.A., Sede operativa: Via Santa Chiara 19, 10122 Torino; Allfunds Bank S.A, Via Santa Margherita 7, 20121 Milano. Questo documento è emesso in Italia da BNY Mellon Asset Management International Limited, BNY Mellon Centre, 160 Queen Victoria Street, Londra EC4V 4LA. Registrata in Inghilterra con il n. 1118580. Autorizzata e regolata dalla Financial Services Authority.CP9441-18-01-2013(3M).

Fonte dei rendimenti: Lipper al 31 dicembre 2012. *Classe di azioni Euro A. I rendimenti indicati sono al netto delle commissioni di gestione e al lordo degli oneri fi scali e delle commissioni d’ingresso del fondo. **Barclays Capital Euro Aggregate Bond Index. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.

1 anno 3 anni 5 anni

BNY Mellon Euroland Bond Fund* 13,09 19,33 45,09

Indice di riferimento** 11,19 17,30 33,25

RENDIMENTI CUMULATI (%)

BNY Mellon Euroland Bond Fund

www.bnymellonam.com/italia

Morningstar RatingTM

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