Qui, nelle highlands - Grace Freeman

259
1

description

Una storia d'amore tra due insospettabili personaggi combattuti tra passione e coscienza, che si snoda sullo sfondo dei meravigliosi e suggestivi paesaggi della Scozia

Transcript of Qui, nelle highlands - Grace Freeman

1

L’amore è la più saggia delle follie, una amarezza capace di soffocare, una dolcezza capace di guarire.

W. Shakespeare

2

3

“Le Highlands scozzesi sono una terra di epica bellezza: montagne di cobalto sotto un severo cielo di porpora frangiato di rosa, come se le nuvole fossero un coperchio troppo piccolo per la terra; un paesaggio dirupato di macigni avvolti nell’erba verde scura, e i laghi azzurri che riflettono il firmamento. D’estate il sole indugia per ore nel levarsi e nel calare; d’inverno, il giorno è una breve intesa tra l’alba e il tramonto. In tutte le

4

stagioni la notte è una serenata di stelle che cantano chiare nel silenzio di uno sconfinato cielo nero.”

R. Wallace

5

6

PROLOGO

Broxburn, ScoziaConvento di St. JohnAgosto 1990

“Lo sapevamo entrambi che prima o poi sarebbe arrivato questo giorno.”La luce della stanza era fioca e le gocce della pioggia che cadeva incessantemente da tre giorni rendevano ancora tutto più cupo e triste.Elaine era in piedi accanto alla finestra con lo sguardo fisso fuori su un punto indefinito del chiostro del convento.Un turbinio di emozioni e di ricordi le affollava la mente, immagini disordinate si accavallavano una sopra l’altra confusamente, e cozzavano contro la sensazione di pace infinita che dava il luogo che stava distrattamente guardando.Il silenzio era pesante, come l’angoscia che la opprimeva.Tirò un lungo respiro e cercò di dominare le lacrime.“Sì, lo sapevamo.” disse. “Quando parti?”“Domani mattina presto. Ti prego, guardami.”Elaine lentamente si voltò e i loro occhi si incontrarono.Lui riprese a parlare lentamente, come se le parole gli uscissero solo grazie ad un’immensa fatica.“Non credere che io stia meglio di te, anche se tra i due sono quello più consapevole del fatto che è normale che sia successo. Non so cosa darei per rimanere, ma ho fatto una scelta nella vita e non posso far nulla per cambiare le cose così come stanno ora. Ti può consolare il fatto che, comunque sia,

7

nonostante tutto e, ripeto, nonostante tutto, non cambierà niente tra noi due?”La voce gli cedette sopraffatta dai sentimenti.Tese le braccia verso di lei ed Elaine, senza più trattenere le lacrime, si rifugiò nelle braccia di Padre Andrew.

8

Broxburn, ScoziaGennaio 1990.

CAPITOLO 1

Elaine stava distrattamente guardando un talk-show alla televisione.Era una nevosa domenica pomeriggio di gennaio, l’ennesima domenica pomeriggio in casa, dopo che Bob l’aveva lasciata senza nemmeno un valido motivo, un mese prima di Natale.Sdraiata sul divano, Elaine pensò che, tutto sommato, Bob non fosse stato una grande perdita: erano stati insieme per circa un anno, ma non ricordava cose meravigliose di quel periodo. Certo, essere lasciata così senza grandi spiegazioni non era stato piacevole e ancora non si era rimessa in sesto.I pensieri furono interrotti dallo squillo del telefono.Allungò la mano per prendere la cornetta, sapendo già chi fosse all’altro capo.“Elaine, ciao! Sono Janet.”“Ciao Janet. Scommetto che mi hai chiamato perché avete organizzato qualcosa di meraviglioso nel pomeriggio.”Si sentì la fresca risata di Janet. Era una carissima amica d’infanzia che Elaine ringraziava il cielo di avere. L’unica che le era stata sempre vicino, nei momenti belli e in quelli brutti e difficoltosi.“Oggi andiamo a pattinare a Edimburgo…ti prego, non dire no anche questa volta! Esci un po’, datti una scossa, fa’ qualcosa!”

9

Negli ultimi due mesi la povera Janet aveva provato di tutto per far ritornare Elaine ‘quella di una volta’, ma con scarsi risultati; Elaine sorrise pensando all’amica che tra pochi minuti l’avrebbe mandata al diavolo per l’ennesima volta, ma rispose:“Mi spiace Janet, non posso proprio. Devo andare da Andrew alle tre e ti assicuro che non è una scusa bella e buona anche questa volta. Ho un appuntamento e sai che, impegnato com’è, non posso disdirlo con solo un’ora di anticipo.”“Pensi che possa fare qualcosa per te?”“Lo spero.” rispose Elaine “Forse se rimetto in ordine il mio spirito, riuscirò a ritornare, come dici tu, quella di una volta. Comunque, parlare un po’ con un sacerdote, non fa mai male, non credi?”“Credo di sì, ma forse dovresti semplicemente ributtarti in gioco e tentare di nuovo. Il mondo è pieno di uomini meravigliosi che aspettano donne meravigliose come noi!”Le due amiche si misero a ridere, e dopo qualche altra scherzosa battuta si lasciarono con la promessa di risentirsi la sera dopo cena.Riattaccando il telefono, Elaine buttò lo sguardo sull’orologio: erano le due e mezza e si doveva sbrigare se voleva arrivare in tempo. Non aveva intenzione di uscire in auto con tutta quella neve e il percorso a piedi fino alla chiesa di St. John richiedeva un buon quarto d’ora di cammino.Spense la televisione, si avviò verso l’ingresso, dove indossò giacca a vento, sciarpa, cappello, guanti e stivali, e uscì ad affrontare le intemperie.Nevicava ininterrottamente dalla sera precedente e la neve era già alta. Camminando faticosamente, Elaine ripensò alle parole di Janet: “Credi che ti possa far bene?”‘Male certo non mi farà!’ pensò, sempre più convinta.

10

‘Andrew è un caro amico. Ci conosciamo da tre anni e si è sempre dimostrato molto disponibile nei miei confronti e penso che mi voglia bene, a suo modo. E poi è un sacerdote in gamba, forse con qualche parola di conforto riuscirò a ritrovarmi in qualche modo’.Padre Andrew insegnava religione nella scuola dove Elaine era maestra elementare da cinque anni, affiancata da Janet.Era arrivato in paese tre anni prima: allora aveva ventotto anni e non aveva incontrato subito il favore dei parrocchiani. Troppo giovane, dicevano, troppo inesperto ed anche (come se la cosa contasse), troppo carino e quindi ‘pericoloso’ per le ragazze della parrocchia. In un paese piccolo come Broxburn, si sa, le malelingue abbondano, e il bigottismo impera.Poco alla volta Andrew era riuscito a conquistare tutti con la sua disponibilità, il suo modo di fare affabile e cortese, e poi, detto sinceramente, era un bravo predicatore.Anche a scuola si era dimostrato un valido insegnante, gioia questa per tutte le mamme che ormai ne dicevano un gran bene…e ‘rompevano’ un po’, come lo stesso Andrew aveva confidato a Elaine, ridendosela allegramente, durante uno dei tanti loro incontri per discutere il programma scolastico.Si era così instaurato tra loro un buon rapporto di stima, simpatia e aiuto reciproco.Ma ora, mentre si avvicinava a St. John, Elaine sentiva che qualcosa non andava, come una nota stonata, un leggero formicolio sulla nuca che aveva già avvertito il venerdì mattina precedente, quando aveva fermato Andrew e gli aveva chiesto un colloquio per se stessa, per i suoi problemi, e non, come il solito, per questioni scolastiche.

11

“E’ da un po’ che ti vedo diversa e non sei più la stessa Elaine. A parte quello che so di te e Bob, c’è qualcosa’ altro che non va?” le aveva chiesto Andrew prendendole una mano tra le sue.“Non lo so, credimi, non lo so!” aveva sinceramente risposto Elaine, sentendo, per la prima volta, una strana sensazione passarle sulla pelle al contatto con le sue mani.Andrew le aveva stretto più forte la mano e, come sempre sorridendo, le aveva detto:“Elaine, non sono forse io quello che risolve, pare, tutti i problemi delle mamme e delle nonne di questa scuola e della nostra parrocchia? Ti aspetto domenica alle tre e vediamo cosa ne possiamo fare di questa meravigliosa insegnante elementare che non sa più che cosa è! Solo non tardare, per favore: ho una funzione alle quattro e mezzo.”Ora mancavano poche centinaia di metri e pochi minuti a quell’appuntamento, ed Elaine aveva la sensazione sempre più forte di qualcosa di storto.

12

CAPITOLO 2

“Accomodati!” le disse Andrew, facendola entrare in un tranquillo salottino del convento. Le finestre si affacciavano sul chiostro, dove la neve aveva coperto il prato e gli alberi in un soffice candore.Elaine si tolse la giacca a vento, la posò su una sedia e si sedette sul piccolo divano, dove si accomodò anche Andrew, facendo un sonoro sbadiglio.“La domenica è sempre una giornata molto intensa, per me. Sono in piedi dalle sei di questa mattina e sono già abbastanza stanco da andarmene a dormire un’altra volta…invece ho ancora una messa alle quattro e mezza e la riunione del consiglio parrocchiale questa sera dopo cena. E’ un programma molto interessante, non credi?”Andrew le strizzò un occhio.“Molto più interessante del mio,” rispose Elaine sorridendogli “che prevede una cena solitaria e una solitaria serata davanti a qualche stupido programma televisivo.”Elaine non si era mai sentita così in imbarazzo accanto ad Andrew, e solo dopo qualche altra banale battuta lui la guardò seriamente e le fece la domanda che lei si aspettava di sentire.“Allora, che succede Elaine? Sei strana, sei cambiata, anche a scuola non hai più l’entusiasmo di prima e anche i tuoi bambini se ne sono accorti. Dicono che sei triste e sorridi meno…lo sai che dalle innocenti bocche dei bambini esce sempre la verità!”“Che cosa vuoi che ti dica, non so nemmeno io che cos’è. Anzi, adesso non so nemmeno perché sono qui, visto che non mi

13

sembra più di avere qualcosa da dirti o un problema ben definito da risolvere.”Elaine guardò la sua mano che era finita in quelle di Andrew senza nemmeno che lei se ne accorgesse. Cercò di guardarlo, ma quegli occhi, quel giorno, le trasmettevano inquietudine.“Non dirmi che è ancora per Bob. Pensavo fosse una cosa superata, ormai, e pensavo avessi già trovato un degno sostituto. Non dovrebbe essere difficile, bella e intelligente come sei.”Elaine sentì di nuovo quella nota stonata. Andrew le sorrideva molto dolcemente e le stringeva più forte la mano.“No, non è per Bob e non ne voglio un sostituto, non adesso, perlomeno, non prima di aver capito che cosa mi stia succedendo. In ventotto anni non mi sono mai sentita così male con me stessa. Ho perso entusiasmo per il mio lavoro, non m’interessa nulla, non ho voglia di fare nulla e il dover fare comunque quello che va fatto ogni giorno, mi toglie ulteriori energie. Arrivo a sera completamente svuotata. E’ una brutta sensazione, Andrew. E’ come sentirsi improvvisamente vecchi.”Andrew si mise a ridere.“Tu vecchia? A ventotto anni? Allora io a trentadue sono decrepito.”Elaine si alzò in piedi inquieta.“Beh, forse è proprio così che mi sento.” Si girò verso di lui.“Tu mi conosci abbastanza bene, ormai. Sai che anche a scuola sono sempre la prima a fare, organizzare, discutere e anche polemizzare, a volte, di qualsiasi cosa si tratti. In questo periodo, invece, potrebbero investirmi con un cingolato e non

14

muoverei un muscolo per spostarmi. E’ come un mare senza le maree.”Andrew attese un attimo in silenzio, poi respirò profondamente e soppesò bene le parole che stava per pronunciare. Guardava intensamente Elaine che camminava avanti e indietro in quello spazio un po’ angusto.“Elaine, non sei l’unica ad avere un periodo così. Sono momenti normali nella vita di ognuno di noi. Io sarei un po’ più ottimista: definisciti, anziché senza maree, in un periodo di bassa marea, che poi naturalmente passerà.”“Oh, lo so anch’io che passerà, ma quando? Non mi piace sentirmi così, non mi piace proprio per niente.”“Immagino che sia così.” disse sommessamente Andrew.Elaine si sedette di nuovo accanto a lui, e lo guardò.“Mi stai dicendo cose che già so, Andrew. Ero già arrivata a queste conclusioni.”“Immagino. Sai, forse avresti bisogno di andare via per un po’, per cercare di riflettere più profondamente, lontana dalla routine di tutti i giorni.”“Anche questo l’avevo già pensato. Ma sai che non è possibile, soprattutto in questo periodo. Per la scuola, più che altro.”Elaine si fermò di parlare e rimase a guardarlo attentamente: non era lo stesso Andrew che incontrava nelle aule quasi tutti i giorni, c’era qualcosa di diverso nei suoi occhi.“Ehi, non mi sei molto d’aiuto…. la tua fama è mal riposta.” Elaine cercò di sdrammatizzare un po’, perché improvvisamente l’aria si era riempita di tensione. Andrew non la guardava più.“Il guaio è che non sono molto in grado di aiutare qualcuno, in questo periodo, e tantomeno te.”

15

Aveva usato un tono di voce talmente basso che Elaine fece quasi fatica a sentirlo.“Come sarebbe? Sei anche tu in bassa marea?” cercò di essere spiritosa e si sforzò di fare una risatina alla sua battuta, ma non vi fu nessuna reazione da parte di Andrew.I pensieri le turbinavano nella mente. Chissà perché non le sembrava possibile che un sacerdote potesse avere dei problemi o dei momenti di crisi. E men che meno Andrew, sempre pronto ad ascoltare e risolvere le crisi di mezzo paese: andare da Padre Andrew era trovare un aiuto sicuro.Ma effettivamente, pensò Elaine, era anche lui un uomo, sotto le vesti sacerdotali e... accidenti, tutto sommato un uomo giovane e … molto interessante e attraente.All’improvviso Elaine lo guardò da un altro punto di vista: non il sacerdote, non l’insegnante e collega di lavoro, ma l’uomo. Chissà perché quando qualcuno ci vive accanto per tanto tempo con un certo ruolo, è difficile spogliarlo da quelle vesti.Ma quando lo si fa, è come se ci fosse davanti a noi una persona nuova.E tale apparve Andrew ai suoi occhi in quel preciso istante. Dopo tre anni Elaine si accorse che gli occhi di Andrew erano di un meraviglioso verde, lo stesso verde delle brughiere delle Highlands dove era nato.Quegli occhi la stavano ora fissando un po’ troppo intensamente.“Senti,” continuò Elaine “non mi dire che sono venuta per cercare di risolvere i miei problemi di spirito e tu sei in un momento peggiore del mio. Sarebbe una bella storia!”Questa volta fu Andrew ad alzarsi in piedi.“E’ vero, sono molto in crisi, Elaine. Sono molto stanco; stanco di ascoltare gli altri e stanco del fatto che, ormai, qualsiasi cosa

16

ci sia da mettere a posto nelle anime di questo paese, arrivino tutti in coda da Padre Andrew, nonostante tutte le critiche che mi hanno fatto a suo tempo e che non credo ancora del tutto sedate. E la mia anima? E il mio spirito? E io?” Lo sfogo era stato spontaneo ed Elaine era ammutolita sentendo le sue parole.Poco dopo si alzò e lo raggiunse accanto alla finestra. Dietro ai vetri con le tende un po’ sbiadite, la neve scendeva ancora a larghe falde.Elaine posò delicatamente una mano sulla spalla di Andrew.“Bene, allora mancavo solo io all’appello. Eccomi qui, come ultima della fila a scaricarti addosso i miei pesi e le mie pene, che magari confronto alle tue sono meno di niente.”“Elaine, mi dispiace, non volevo … non era mia intenzione reagire così. Perdonami.”“Non c’è nulla da perdonare, Andrew. Ci conosciamo da un po’ di tempo ormai, e mi considero una tua buona amica e … non so cos’altro dirti. Possiamo aiutarci a vicenda, se vuoi.”Un sorriso leggermente ironico si stampò sulle labbra di Andrew.“Se voglio … tu non immagini in realtà quanto io voglia…”Le parole uscirono dalle labbra di Elaine in un sussurro:“Quanto tu voglia che cosa, Andrew?”Elaine ora non vedeva altro che il verde degli occhi di Andrew, sempre più vicini.“Quanto io voglia te, Elaine!”Le loro labbra s’incontrarono prima timidamente, poi in un lungo e intenso bacio.Si ritrovarono l’una nelle braccia dell'altro, con una forza e una passione che Elaine non aveva mai provato, potente come l’alta marea.

17

CAPITOLO 3

Qualcuno bussò alla porta. Elaine e Andrew si allontanarono l’uno dall’altra, un po’ ansanti.“Sì?” disse Andrew senza staccare le mani e gli occhi da Elaine.La voce di Padre James li raggiunse da fuori la porta.“E’ quasi ora della messa, Andrew!”“Arrivo, James, cinque minuti!” rispose Andrew.Entrambi rimasero ad ascoltare i passi di Padre James allontanarsi nel corridoio. Si guardarono in silenzio, profondamente…Non c’era imbarazzo tra di loro, ma la convinzione che fosse quello che entrambi si aspettavano da quel loro incontro.“Elaine, io credo…” Andrew cominciò una frase che potesse essere comprensibile, ma fu interrotto da Elaine.“Io credo che tu debba solo andare, Andrew. Il dovere ti chiama. Non dire altro. Non rovinare tutto.”La voce di Elaine era più ferma e tranquilla di quanto lei stessa non si sarebbe aspettata.“Ti posso telefonare, stasera, dopo la riunione?” chiese Andrew.“Il mio numero lo sai e non hai mai avuto bisogno del mio permesso per chiamarmi.”“Grazie.” Andrew si mosse a fatica e andò verso la porta, mentre Elaine si rimetteva la giacca a vento.Rimasero ancora un momento accanto alla porta, lui con la mano sulla maniglia, lei allacciandosi la cerniera, guardandosi.Pareva che entrambi avessero capito che il loro bacio non fosse stato la debolezza di un momento, ma qualcosa che già da qualche tempo, più o meno inconsciamente, entrambi

18

avevano desiderato; che fosse solo l’inizio di qualcosa che andava valutato attentamente e che li avrebbe portati chissà dove.Andrew accarezzò il viso di Elaine e, senza dirsi più nulla, ognuno si avviò verso quello che li aspettava: lui in chiesa, lei… dove?Elaine uscì di nuovo sotto la neve e si ritrovò sul sagrato della chiesa, attorniata dalle persone che si recavano a messa.Improvvisamente sentì l’impulso di entrare in chiesa, cosa che non faceva da un bel po’ di tempo; si sedette su una sedia nelle ultime file, un po’ nascosta da una delle colonne che dividevano la chiesa in navate.Aveva la mente completamente sgombra da qualsiasi pensiero, da qualsiasi cosa che non fosse il bacio di pochi minuti prima.La chiesa si stava rapidamente riempiendo di gente che Elaine vide distrattamente, riconoscendo qualche viso, rispondendo a qualche saluto.L’organo incominciò a suonare e la messa iniziò.Vide Padre James e Andrew entrare e avviarsi all’altare, seguiti da due chierichetti.Andrew, che poco prima l’aveva baciata, era là e, pur così lontano da lui, Elaine vide sul suo viso un’espressione che avrebbe potuto definire sofferente.Poi era tornata a casa lentamente, percorrendo una strada un po’ più lunga: aveva smesso finalmente di nevicare, ma faceva un freddo terribile. Aveva camminato per più di un’ora ed era arrivata a casa che erano quasi le sette.Si era preparata un tè mentre riempiva la vasca per farsi un bagno caldo, cosa che Elaine faceva sempre quando aveva bisogno di riflettere.

19

Vi rimase immersa a lungo, alla sola luce di qualche candela.Non riusciva a pensare ad altro che al viso di Andrew, alle sue parole, ai suoi occhi, al suo bacio.Cosa le stava succedendo? Lui era un sacerdote cattolico, votato a tutt’altra vita: come poteva pensare che quello che era successo tra di loro fosse una cosa normale, senza problemi, dubbi, difficoltà? Ma Andrew era anche un uomo, un interessante uomo di trent’anni, nel pieno della vita, proprio come lei. Come avrebbero potuto fermare l’ondata di passione che aveva già avvertito così impetuosa durante quell’unico bacio?Elaine si accorse che in quell’attimo, dal punto più intimo di se stessa, si era liberato qualcosa che aveva sopito molto a lungo, qualcosa che…‘O Dio, che cosa?’ si chiese.Mentre si asciugava i capelli si fece questa domanda un sacco di volte senza trovare una risposta. Certo non si riteneva più una ragazzina di quindici anni, ma tale si sentiva quella sera.“Non sono innamorata, no, escluso. L’ho baciato una sola volta meno di cinque ore fa, come faccio a pensare una cosa così stupida? Ma lo conosco da tre anni… già, ma come collega di lavoro e sacerdote, accidenti. Che cosa devo fare?”Cercò di smettere di pensarci e si mise a preparare il programma della settimana di scuola e, finalmente, il lavoro l’assorbì completamente.Stava correggendo i compiti d’inglese dei suoi alunni, quando lo squillo del telefono la fece sussultare.“Pronto?” Elaine alzò il ricevitore con il cuore che le batteva all’impazzata, dandosi della scema per questa reazione esagerata al fatto di essere sicura di sentire la voce di Andrew dall’altra parte.

20

“Ciao, Elaine, sono io.” Già, sei tu.“Ciao, hai passato una bella serata?”“Un incubo. Le riunioni del consiglio sono un po’ noiose anche in serate normali…e non definirei questa una serata normale, per me.”Il tono di voce di Andrew era un po’ basso, stava parlando un po’ sottovoce, ed Elaine si ritrovò a pensare, senza volerlo, che avesse una voce molto sensuale. Cosa che non aveva mai notato prima.“Effettivamente anche per me non è tutto così normale.”“Ti ricordi che io domani dovrò partire per quattro giorni, vero?”“Certo. Conferenze di storia a Inverness, giusto?”Andrew aveva anche una laurea col massimo dei voti in storia e stava facendo una discreta carriera in quel campo.“I bambini non saranno molto contenti di saltare la tua lezione del mercoledì.” continuò Elaine.“Mi sostituirai egregiamente. Ma non è questo il problema. Il fatto è che vorrei vederti prima di partire e ho l’aereo domani mattina alle sei.” Elaine sentì un tuffo al cuore.“Non vorrai certo che io mi alzi alle cinque per venire a salutarti, vero?”“No, vorrei vederti adesso.”Elaine sapeva già che cosa intendesse Andrew, ma fece finta di non capire.“E allora?” chiese.“Posso venire da te? Adesso, intendo.”Elaine chiuse gli occhi e cercò di calmarsi.Che cosa doveva rispondere? Emise un lungo respiro e sentì la sua voce che gli diceva:

21

“Va bene, ma non vorrei che qualcuno ti vedesse…”“Non ti preoccupare. A quest’ora e con tutta questa neve, a Broxburn non ci sarà in giro una sola anima viva.”“Va bene, allora, ti aspetto. Tra quanto arrivi?”“Subito. Qui ho detto che ho anticipato la partenza e prendo il volo alle due di questa notte.”Elaine non riusciva a credere alle proprie orecchie: era arrivato a tal punto, per vedere lei?“Ok, dammi il tempo di vestirmi, sono in pigiama…”“No! No, stai così come sei, ti prego. E’ così che ti voglio vedere. Arrivo.”E detto questo, interruppe la comunicazione.“Non ci posso credere… non ci posso credere!”Elaine aveva parlato a voce alta, come se qualcuno la potesse ascoltare e fosse in grado di darle una spiegazione plausibile a quello che stava succedendo quel giorno nella sua vita.“Se arrivo sana di mente a domani mattina è già un miracolo.”Dopo cinque minuti stringeva ancora il telefono tra le mani, senza nemmeno la forza di muoversi.“Sta venendo qui… sta venendo qui. E dove ha intenzione di tirare le sei, per partire? Oddio, qui. Ha intenzione di rimanere tutta la notte? Che faccio, che faccio?”Si alzò di scatto dal letto e raccolse frettolosamente i fogli sparsi, si guardò allo specchio: aveva un pigiama di pile blu con gli orsetti, di almeno due taglie più grande, un paio di calzettoni bianchi, nemmeno un filo di trucco sul viso, gli occhi stanchi, le mani che le tremavano e la consapevolezza che stava per accadere qualcosa a cui non era preparata.Corse freneticamente in bagno per mettersi un velo di cipria, altrettanto freneticamente si mise una goccia di profumo sul collo, prese la spazzola per pettinarsi, e poi… poi si fermò con

22

il braccio a mezz’aria, guardando la sua immagine riflessa nello specchio.“Ma che fai?” si chiese “Che cosa stai facendo?”In quel momento suonò il campanello.

23

CAPITOLO 4

Andrew era seduto sulla poltrona del salotto di Elaine con un bicchiere di scotch in mano, e la stava guardando raggomitolata sul divano davanti a lui.“Credo di doverti delle spiegazioni per quanto è successo oggi.”Elaine abbassò gli occhi e si guardò le mani, che stavano nervosamente stropicciando la felpa del pigiama, non sapendo assolutamente cosa aspettarsi di sentire.Rimase in silenzio in attesa che lui cominciasse a parlare.Andrew appoggiò la testa allo schienale della poltrona e guardò un punto indefinibile sul soffitto.Elaine intuì che non riusciva a trovare le parole giuste.“So perfettamente di averti sconvolto la vita, oggi. Ma sono arrivato a un punto in cui non era più possibile evitarlo.Vedi, Elaine, non è facile per me parlartene, anche perché non mi è mai accaduto nella vita di dover fare discorsi di questo genere. Per me sarebbe più semplice farti un trattato di storia medioevale o un bel sermone domenicale… e sarebbe anche più logico, a voler ben vedere.”Bevve un sorso di scotch, tornando a guardarla, ma Elaine, pur sentendo i suoi occhi su di sé, non riusciva a incontrare il suo sguardo.“Non è facile vivere una vita da sacerdote. Sei comunque sempre osservato più di chiunque altro. Non parliamo poi di me, in un posto come Broxburn. So benissimo –grazie anche a te che me l’hai fatto notare- che tutti pensano che io sia troppo giovane e troppo… piacente… per non suscitare i famosi pensieri peccaminosi (testuali ridicole parole della

24

signora Jordan) nella maggior parte delle ragazze e delle gentili signore della parrocchia. Le quali signore non hanno nient’altro da fare che venire a confessarsi da me per controllare intanto quello che faccio, che dico e come mi muovo, come mi vesto, dove vado e quant’altro.”“Già,” si intromise Elaine “ ‘Padre Andrew è sempre in giro in jeans e camicia!’ ‘ Padre Andrew non c’era oggi….chissà dove è andato?’”“Esattamente. Sempre pronte a malignare… e poi è uno scandalo che io mi fermi sempre a ridere e scherzare con le ragazzine delle medie dopo le lezioni, o il fatto che alcune mamme a scuola abbiano sempre qualcosa da dirmi quando mi incontrano! Non parliamo poi del fatto che mi piace bere ogni tanto un bicchiere di scotch! Tutto quello che io faccio e dico è giudicato e criticato. Ed è per questo che, alcune volte, mi è venuta la tentazione di chiedere il trasferimento in qualche altra parte della Scozia, molto lontano da Broxburn.”Andrew si fermò di parlare per un attimo.Elaine respirava un po’ a fatica e il silenzio era pesante. Alzò gli occhi e lo guardò: Dio, com’era diverso quella sera! Aveva davanti a sé, per la prima volta in tre anni, il vero Andrew, spogliato dai ruoli che aveva e doveva assumere tutti i giorni e si accorse che era un uomo indifeso, confuso e forse un po’ infelice.Poi lui ricominciò a parlare.“Ma non potevo andarmene, Elaine, non potevo proprio. C’è qualcosa che mi lega inesorabilmente a questo stupido paese di pettegoli. Dopo un anno di permanenza in questo covo di maldicenti, mi ero accorto che gli unici momenti in cui mi sentivo veramente bene, erano le volte in cui facevo lezione nella tua classe, e durante i nostri incontri scolastici.

25

Per me starti vicino e lavorare con te era come respirare una boccata di aria pura: tu eri -tu sei- così diversa da me e da tutti gli altri! Le tue risate, le tue battute ironiche, il tuo entusiasmo e la tua amicizia mi ripulivano dalla malignità e dalla malizia che mi attorniavano.”Andrew si alzò dalla poltrona e si mise seduto sul divano accanto ad Elaine, che cercò di intervenire ancora una volta in quel fiume di parole che stava uscendo liberamente e senza più freni dalla bocca di Andrew.“Andrew,” gli disse “ io non ho mai pensato che i pettegolezzi su di te fossero veri, questo lo sai. La stupidità della gente non va mai presa in considerazione. Io vivo qui da sempre e ti ho sempre detto che Broxburn è una tana di serpenti che guardano solo alle apparenze e non bisogna mai ascoltarli. Sai bene come abbiano sparlato anche di me nel periodo in cui stavo con Bob e non facevo niente per nascondere che il sabato sera si fermasse a dormire da me anziché tornare a Edimburgo. Ma credi che mi facesse qualche effetto, tutto ciò? No di certo! Io mi ritengo libera delle mie azioni e nessuno ha il diritto di ficcare il naso nei miei affari. E se lo vogliono fare, che tirino pure le loro conclusioni, e se le tengano.”“Ed è quello che dicevo io, quando i genitori dei tuoi alunni venivano a lamentarsi con me, chiedendomi di fare qualcosa per cambiare una situazione così ‘immorale’. Ma io non avevo intenzione di intromettermi nella tua vita e avevo chiaramente detto loro che erano affari tuoi e non era certo una cosa che potesse influire sull’educazione dei loro figli. Beh, critiche anche per questa mia presa di posizione, naturalmente…”Si fermò un attimo, emettendo un lungo sospiro.“Anche perché” continuò poi “ quella particolare situazione mi faceva star male più di quanto volessi.”

26

“Perché?” chiese Elaine, dandosi subito della stupida: in cuor suo già sapeva la risposta.Lo vide alzarsi e andare vicino alla libreria, fingendosi interessato ai libri che vedeva. Tirò ancora un lungo respiro e, sempre senza guardarla, le disse con voce molto stentata:“Negli ultimi tempi ho combattuto a lungo con me stesso. Ho ingaggiato lotte a dir poco devastanti con la mia coscienza, che mi hanno portato a una sola conclusione: sei una donna stupenda, Elaine, ed io non sono che un povero essere mortale, un uomo. I tuoi occhi, i tuoi capelli, la tua bocca, tutto di te mi fa letteralmente impazzire. Mi piaci, Elaine. Non posso più tenere tutto questo dentro di me.”Aveva parlato senza mai voltarsi verso di lei, che era impietrita sul divano.Poi Elaine trovò la forza di alzarsi e gli si avvicinò, posandogli una mano sul braccio e facendolo girare.“Guardami, ti prego. Davvero ti sto facendo tutto questo male?” gli chiese.Andrew la abbracciò e lei sentì che tremava.“No, non mi stai facendo del male, non addossarti colpe che non hai. Tu non hai mai fatto niente per provocare in me tutto questo, anzi, mi chiedo come mai tu non mi abbia ancora buttato fuori di casa, dopo quello che ho detto…”Si guardarono in silenzio. “Vedi, Andrew, se fosse stato chiunque altro, l’avrei fatto da un po’ di tempo, ma siccome sei tu, non lo faccio.”“In nome della nostra amicizia?”“No, non in nome della nostra amicizia. Semplicemente perché oggi anch’io mi sono resa conto…” Elaine si staccò un po’ da lui e gli passò le mani tra i capelli, accarezzandolo dolcemente.

27

“… mi sono resa conto, mentre parlavi, che quello che provi tu, lo sento anch’io. Forse sarebbe molto meglio se ora io ti mandassi via, ma tutto quello che voglio in questo momento è averti qui vicino a me.”Andrew la baciò con un tale impeto da farla vacillare e la stringeva così forte da annebbiarle la mente.Si staccò dalle sue labbra, per poi baciarla sul collo e sulle spalle, mentre con voce un po’ arrochita le diceva:“Ti desidero Elaine. Non mandarmi via, ti prego, tienimi qui, stringimi, fammi sentire vivo per la prima volta nella mia vita…”Elaine lo strinse ancora più forte e lo baciò.Questa volta nessuno li avrebbe interrotti.

28

CAPITOLO 5

Andrew era in piedi davanti alla finestra della camera di Elaine e guardava fuori da dietro le tende. Il cielo era tornato sereno.“E’ una notte stupenda. C’è la luna piena e sembra che Dio abbia raddoppiato il numero delle stelle nel cielo.”“Non pensavo fossi così romantico!”Andrew ritornò a letto e abbracciò Elaine, che posò la testa sulla spalla dell’uomo che quella notte l’aveva amata come mai nessuno aveva fatto.Si erano presi per la prima volta molto impetuosamente, sul divano, senza nemmeno spogliarsi completamente, guidati da un’urgenza di possedere i loro corpi che mai Elaine aveva conosciuto, ed era finito tutto in pochi minuti, per ricominciare subito dopo, quando Andrew l’aveva portata in camera.Adagiandola sul letto, aveva iniziato a baciarla e ad accarezzarla dolcemente, scoprendo ogni punto sensibile del suo corpo, facendole provare emozioni ancora sconosciute.Più volte lui le aveva delicatamente chiuso la bocca con la sua mano, per cercare di fermare il piacere che Elaine non poteva impedirsi di esprimere, perché quell’uomo la stava portando al primo vero orgasmo della sua vita.Raggiunsero insieme il culmine del piacere, e da un punto lontano di se stessa, Elaine sentiva la voce di Andrew che ripeteva il suo nome, come il grido di un guerriero che vinceva la battaglia più importante della sua vita.O forse la perdeva…

29

“Non sono mai stato romantico, Elaine, con chi avrei potuto esserlo?” le disse accarezzandole i suoi lunghi capelli sparsi sulle sue braccia.“Credo che mai e poi mai dimenticherò questa notte. Sei stupenda, la tua pelle mi fa letteralmente impazzire. Sei così morbida, dolce…”Andrew ricominciò a baciarla.“Facendo l’amore con te, stanotte, ho scoperto qualcosa a cui forse, ora, sarà ancora più difficile rinunciare, per me.”Smise di accarezzarla e di baciarla, si girò e si appoggiò sui gomiti, sopra di lei.La guardava negli occhi e le sorrideva.“Che c’è?” gli chiese Elaine.“Vuoi sapere una cosa?” le domandò lui di rimando.“Dimmela, sono tutta orecchi…”“E’ strano, ma… solo stanotte ho finalmente sentito tutti gli angeli del Paradiso cantare.”Risero insieme, assaporando quel momento fino in fondo, entrambi pensando che avrebbe potuto essere l’unico o l’ultimo.Elaine lo fece girare e si mise sopra di lui.“Te li farò sentire un’altra volta, Andrew.” E allora fu lei a fargli provare intense sensazioni sconosciute.“Mi fai perdere la testa, Elaine…” le disse con quella voce arrochita che tanto cominciava a piacere a Elaine.Ancora una volta si lasciarono assalire dalla passione e dal bisogno di soddisfare i loro corpi.Dopo aver fatto ancora l’amore, si ritrovarono distesi l’uno accanto all’altra, ansanti, stremati e senza più forze.

30

Non c’era più bisogno di parole e stettero in silenzio, tenendosi abbracciati, per far durare il più a lungo possibile quei momenti.Il primo a parlare fu ancora Andrew, ma con la voce della ragione, questa volta.“E’ meglio che io vada, adesso.”“Di già? Non sono ancora le tre e l’aereo parte alle sei.”“Con tutta questa neve, meglio muoversi per tempo. Faccio una doccia e vado. Aspetterò in aeroporto… cercando di non addormentarmi. Anche se non so come farò a dormire le prossime notti.”Si alzò ed Elaine lo guardò andare in bagno.Con fatica e le gambe ancora un po’ tremolanti, si alzò anche lei. Si infilò un lungo maglione e, con la mente piena delle meravigliose sensazioni provate, si diresse verso la cucina per preparare il caffè.Tolse due tazze dall’armadietto e le posò sul tavolo, mise il bollitore sul fuoco e lo accese, ascoltando i movimenti di Andrew nella stanza da bagno.Forse sì, forse si stava innamorando.Ma capiva che intorno alla magia che si era creata tra loro quella notte, ci sarebbero stati problemi molto grossi da affrontare, e non erano certo problemi materiali. No, erano spirituali e morali. Cercò di scacciare il pensiero, per quel momento: non voleva ancora spezzare l’incantesimo.Versò il caffè nelle tazze e in quel preciso istante arrivò Andrew, completamente rivestito e con i capelli ancora umidi.La baciò e si sedette, mettendo lo zucchero nel caffè.

31

Non c’era imbarazzo, era come se fosse una cosa normale per entrambi, trovarsi lì alle tre di notte, davanti ad un caffè, dopo ore di passione.“Dove hai le conferenze, questa volta?” gli chiese Elaine.“Ne ho una stasera alla Town House di Inverness e l’altra mercoledì sera alla UHI. Torno giovedì pomeriggio. Ti telefonerò domani in serata…”“No, non voglio. Non l’avresti fatto se non… se non fosse successo niente.” gli disse.“Ma è successo, ed io voglio sentirti, in questi giorni!” ribatté Andrew.“E’ meglio di no. Diamoci del tempo, Andrew, diamoci del tempo.”“Forse hai ragione, meglio rifletterci sopra un po’.” Finì di bere il caffè e si alzò, avviandosi all’ingresso, seguito da Elaine.Mise il giubbotto e si avvicinò alla porta.“Fa’ buon viaggio, e fatti onore!” gli disse Elaine abbracciandolo: sentiva già la sua mancanza.Lui le arruffò i capelli con una mano e le diede un bacio.“Ci puoi giurare! Come puoi star certa che giovedì pomeriggio, appena arrivo, vengo da te.”“Lo so.” Elaine lo abbracciò di nuovo, e di nuovo lui si soffermò sulle sue labbra dolcemente.Poi Andrew uscì nella fredda notte.Elaine chiuse la porta, vi si appoggiò con la schiena e guardò la sua casa, tornata vuota e silenziosa dopo essere stata investita da una specie di uragano.L’immagine che vide allo specchio dell’ingresso era di una donna completamente nuova.

32

CAPITOLO 6

“Tommy, hai aggiornato il nostro calendario?”Elaine stava bevendo un succo di frutta durante l’intervallo delle 10.30, attorniata dai suoi alunni, che facevano un baccano infernale.“Oh no, mi sono dimenticato!” Elaine sorrise guardando Tommy che strappava il foglietto del calendario gridando:“Ecco fatto, oggi è giovedì 29 gennaio!”“Bravo. Ragazzi, per cortesia, potreste fare un po’ meno caos?”Elaine cercò di sedare un po’ la situazione, ma quel giorno i bambini sembravano più agitati del solito.O forse lo era lei: era giovedì e sarebbe tornato Andrew.Stava giusto pensando a quanto aveva voglia di rivederlo, quando i bambini proruppero in un grido unanime: “Padre Andrew, sei tornato!”Elaine si voltò verso la porta e Andrew era là, appoggiato allo stipite, in tonaca, con le braccia conserte, che rideva guardando quella massa di scalmanati…. ed era più bello che mai.Elaine si alzò e andò verso di lui tendendogli la mano.“Bentornato, tutto bene?”“Benissimo, grazie,” le strinse la mano e la trattenne per un momento nella sua. “meglio di quanto pensassi. E tu?”“Molto bene, sono contenta di vederti.”Tommy si era messo tra di loro facendoli allontanare un po’ l’uno dall’altra.

33

“Ciao Padre Andrew! Rimani con noi, oggi?” Tommy lo stava tirando per la manica e lo guardava con sguardo supplichevole.“No, Tommy,” rispose Andrew “purtroppo per questa settimana la nostra lezione è saltata. Sarà per la prossima settimana.”“Uffa, dai, cos’ hai da fare oggi?” Tommy arricciò il naso pieno di lentiggini. Andrew si accovacciò per guardare direttamente il bambino mentre gli rispondeva.“Oh, davvero un mucchio di cose. E poi, sono sceso da un aereo un’ora fa. Vedi, però, che sono venuto subito a salutarti.” alzò lo sguardo verso Elaine. “Mi siete mancati molto, ma sono anche molto stanco e vorrei riposare un po’.”“Allora sabato giochi con me a palle di neve, ok?” insistette Tommy.“Contaci! Ci vediamo sabato alle tre e preparati, perché ho intenzione di batterti! Adesso mi lasceresti dire un paio di cose alla maestra Elaine?”Finalmente soddisfatto, Tommy ritornò a giocare con i suoi compagni, ed Elaine e Andrew si spostarono appena fuori dalla porta.“Ciao.”“Ciao, Andrew”“Vorrei abbracciarti.”“Ma non puoi. Sei stanco? Hai il viso un po’ tirato…” Elaine lo guardava, cercando di trattenersi dal toccarlo.“Si, sono stati 3 giorni abbastanza pieni, ma gratificanti. Mi sono fatto onore, come ti avevo promesso e, come promesso, la prima cosa che ho fatto al mio ritorno è stata venire a salutarti.”

34

“Ne ero certa. Solo avevo capito che saresti tornato nel pomeriggio.”“Non c’era più molto da fare, quindi ho anticipato il rientro.”Elaine vide in fondo al corridoio Janet, che arrivava per la lezione di matematica e si affrettò a chiedere ad Andrew:“Possiamo vederci?”“Dopo cena?” propose lui.“Anche a cena, se vuoi e puoi. Niente di speciale, ma un posto in più c’è sempre. Per le sette e trenta, se ti va bene.”“Per le sette e trenta, benissimo. Ma, prima che arrivi Janet, rispondi a questa domanda: qualche ripensamento? O pentimento?”“No, per la verità. Nessuno. E tu?”Andrew attese un attimo prima di rispondere. La guardava e lei capì che la sua risposta sarebbe stata sincera.“No, nonostante…” Proprio in quell’attimo arrivò Janet.“Ma come, Padre Andrew, non dovevi stare via tutta la settimana?” Janet gli diede un’amichevole pacca sulle spalle. Era sempre molto impetuosa nelle sue manifestazioni di amicizia. Andrew rise. Elaine lo vide molto rilassato e, stanchezza a parte, molto in forma.“Come il solito, non capisci mai niente. Poi, se non fossi tornato oggi, mi sarei privato del piacere di una tua botta sulle mie povere vecchie ossa, Janet. Ma non preoccuparti: tolgo subito il disturbo.”Stava suonando la campanella di fine intervallo e i tre si salutarono.

35

Elaine e Janet rientrarono in classe e Janet appoggiò i libri sulla cattedra.“Oggi ne ho già piene le scatole. Il direttore mi ha chiamata per… olà, Elaine, pronto? Ci sei? C’è qualcuno?”“Perché?” Elaine si accorse di essere scrutata un po’ troppo interrogativamente.“Sembravi su un altro pianeta. Come mai Andrew era qui?”Janet aveva posto la domanda con tono indifferente, ma Elaine non si lasciò prendere alla sprovvista. Sapeva che Janet moriva dalla voglia di sapere com’era andato il colloquio domenicale con Padre Andrew, sul quale Elaine era stata molto vaga e aveva tergiversato molto per tutta la settimana.“E’ venuto a farsi invitare a cena da me questa sera, per continuare il discorso di domenica.”“E tu l’hai invitato?”“Certo che sì, perché mai non avrei dovuto farlo? Non è certo la prima volta che viene a casa mia. Vuoi venire anche tu?”le chiese Elaine pensando ‘dì di no, dì di no!”“No, grazie, disturberei la vostra intimità!” la battuta era scherzosa, ma non troppo convincente.“Non dire idiozie, Janet, per l’amor del cielo!”“Comunque non posso veramente, grazie. Ho già un impegno. Ma voglio dirti una cosa, e poi sarà meglio che io inizi la lezione…”Elaine capì che Janet le stava facendo uno dei suoi discorsi da amica del cuore, ma questa volta faticava a trovare le parole giuste.“Lennie, venti anni fa, su questi banchi, eravamo sedute io e te. Quindi, ritengo di conoscerti abbastanza bene: non so e non voglio sapere che cosa sia successo ultimamente, e

36

intendo negli ultimi quattro giorni della tua vita. Ti ho detto una palla: non ho impegni, ma non voglio venire a casa tua questa sera. Però, posso facilmente mettere gli ultimi giorni e questa cena in stretta relazione.”“Credo tu stia correndo un po’ troppo con la fantasia, Janet.”“Ok, va bene, non correrò più. Ti chiedo una sola cosa, per il tuo bene: stacci attenta, molto attenta. Non voglio vederti star male e chiunque, dico chiunque, ti farà ancora soffrire, questa volta se la vedrà con me.” Elaine la guardò sorridendo.“Janet, hai finito? Se hai finito, rilassati, per piacere. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, sai?” cercò di essere il più convincente possibile.“Ti credo. Non ne parlerò più e non ti chiederò più nulla finché riterrai opportuno parlarmene, se lo riterrai opportuno. Passa una buona serata e lasciami fare lezione. Ah, vai da Stone, che ha bisogno di parlarti della riunione di lunedì prossimo.”Mentre si dirigeva verso l’ufficio del direttore, Elaine pensò che sarebbe stato difficile nascondere tutto quello che le stava succedendo a Janet, perché si conoscevano troppo bene e da troppo tempo.La loro amicizia si era rinforzata ancora di più quando, tre anni prima, le avevano affiancate nella sezione B e avevano incontrato i bambini che avrebbero portato fino alla fine del primo ciclo.Elaine si trovava tra l’incudine e il martello: come poteva tradire la fiducia dell’amica, tenendogli nascosto di lei ed Andrew? E nello stesso tempo: come poteva tradire la fiducia di Andrew, parlando di loro due a Janet?Era un ennesimo problema su cui riflettere.

37

CAPITOLO SETTE

La cena era al caldo nel forno, sul tavolino del salotto era pronto l’aperitivo con olive e stuzzichini, ed Elaine era in camera a vestirsi.Voleva essere molto carina.Scelse tra gli abiti un morbido pullover turchese a collo alto e una gonna a tubino nera, abbastanza corta da rimanere sopra le ginocchia, collant di seta nere, e abbinò il tutto a delle decolleté nere a tacco alto. Semplice ma elegante.Mentre si vestiva, pensava che solo una settimana prima non sarebbe stata lì a pensare a cosa indossare per ricevere Andrew: molto probabilmente lo avrebbe accolto anche in tuta e scarpe da ginnastica.Ora era diverso: non voleva essere provocante, voleva semplicemente essere bella per lui.Raccolse morbidamente i capelli sulla nuca, si mise un po’ di fard e un po’ di mascara: ecco fatto, l’opera era compiuta.Sentì l’auto di Andrew fermarsi davanti a casa sua e corse ad aprirgli ancor prima che lui suonasse il campanello.Quando entrò, Andrew, senza nemmeno salutare o togliersi il giubbotto, la spinse contro la porta e la baciò sulla bocca.“Non resistevo più… Ehi, ma sei la fine del mondo, stasera! Non pensavo fosse una cena elegante.”“Infatti non lo è, anzi!”“Ma tu sei bellissima. A proposito,” aggiunse allontanandola un po’ da lui e abbassando lo sguardo “ti avevo mai detto che hai delle gambe meravigliose?”Elaine rise.

38

“Non mi mettere in imbarazzo,” rispose lei “e comunque, no, decisamente abbiamo sempre parlato d’altro e non delle mie gambe.”“Senza parlare di tutto il resto…” mormorò Andrew continuando a baciarla.“Andrew, piantala! Andiamo a berci l’aperitivo e ceniamo, io ho fame.”Ma lui non si staccava da lei.“Anch’ io ho fame… una grande fame, come se non mi nutrissi da quattro giorni interi.”Elaine sorvolò sul senso della frase e spinse il suo ospite verso il salotto, togliendogli il cappotto.“Sta ricominciando a nevicare.” disse Andrew accomodandosi sulla poltrona.“Davvero? Quest’inverno sta nevicando tantissimo e fa anche un freddo polare. Mi piace da impazzire, adoro l’inverno.”“Allora,” disse Andrew prendendo il bicchiere che Elaine gli stava porgendo “dovresti vivere nelle Highlands, dalle mie parti. Lì sì, che l’inverno è veramente duro!”“Forse un po’ troppo per i miei gusti… sinceramente, fosse per me, preferirei andare a vivere in Inghilterra.”“No, non dirmi questo! Impossibile pensarlo, per me. E comunque dici così perché nessuno ti ha mai fatto valutare nel modo giusto quelle terre. Non è escluso che prima o poi te le faccia conoscere veramente!”La conversazione continuò su temi abbastanza leggeri per tutta la cena, che Andrew apprezzò moltissimo.Elaine gli raccontò degli avvenimenti scolastici della settimana, informandolo anche della riunione del lunedì seguente, per decidere gli itinerari delle gite di primavera.Andrew le parlò delle sue conferenze a Inverness.

39

Poi, mentre Elaine metteva i piatti nella lavastoviglie e riordinava la cucina, lui tornò in salotto e si versò un bicchiere di scotch.“Sai una cosa, Elaine? Mi hanno offerto la cattedra di storia all’UHI University di Inverness.”Elaine lo raggiunse in salotto e si accese una delle sigarette di Andrew. Alle sue parole, sentì un campanello di allarme dentro di sé.“Hai accettato?” domandò molto esplicitamente.“Non dipende totalmente da me. Questa proposta verrà fatta direttamente ai miei superiori, i quali mi convocheranno per parlarne e decidere.”“Ma tu lo vorresti, vero?” chiese di nuovo, molto apertamente.“Sono stato sveglio una notte intera a pensarci, senza arrivare ad una conclusione. Non ti nascondo di esserne molto onorato, vuol dire che sto cominciando a raccogliere quello che ho seminato negli ultimi quattro anni.”Faceva un po’ fatica a parlare, ma Elaine lasciò che continuasse senza interromperlo.“Fino a pochi mesi fa avrei fatto di tutto per andare via da Broxburn, lo sai. In fondo, anche adesso, non mi entusiasma l’idea di rimanerci. Però… mai come questa mattina, salendo sull’aereo, ho pensato ‘sto tornando a casa’.”Elaine vide ancora una volta degli occhi sofferenti.“Credo comunque” disse lei per riempire il silenzio pesante che si era creato “che la proposta si riferisca al prossimo anno e quindi hai ancora un po’ di tempo per pensarci.”Si rese subito conto che l’ostacolo più grosso nella decisione di Andrew era lei, e questo non poteva permetterlo.

40

Si era già violentemente intromessa in una vita in cui non c’era posto per una donna.In quel momento capì che tutto era appena incominciato, ma doveva già mettersi da parte e, soprattutto, doveva dimostrarsi, tra i due, la più forte.“Credo anche un’altra cosa, Andrew, perché so quello che ti passa per la testa: non devi pensare a me. Mai. Io non c’entro nella tua vita e più che altro, non posso essere l’ostacolo nella tua carriera.”Spense nervosamente la sigaretta.Stava facendo uno sforzo enorme per sembrare più saggia e meno coinvolta di quanto in realtà non fosse.“Invece ci sei, ora.” Poche parole, ma lapidarie.“Ma non dovrei. E comunque posso occupare solo un posto molto piccolo.”“Non è vero. Perché sarei qui adesso, allora? Perché per tutto il giorno non ho fatto che aspettare questa sera per essere con te? Avevo sempre creduto di essere un uomo appagato della mia vita sacerdotale, perché allora qui con te, che pure mi hai sconvolto l’esistenza, sto provando una sensazione di pace infinita?”Elaine sapeva che la domanda non era propriamente rivolta a lei, ma a Qualcuno cui Andrew era stato solito parlare, e del quale forse non riusciva più a sentire chiaramente la voce.“Non lo so,” rispose Elaine “so solo che la stessa pace la provo io con te vicino.”Le lacrime le riempirono gli occhi, ed Elaine cercò disperatamente di rimandarle indietro.“E’ pazzesco, quello che mi sta succedendo.” disse Andrew “ non capisco più niente, non so più niente, ma sento che non

41

posso più fare a meno di te. La mia anima sarà dannata, ma il paradiso è qui con te, adesso.”Elaine non seppe cosa ribattere e rimase a guardarlo in silenzio: era dilaniato dalla lotta tra il sacerdote e l’uomo.Ma era così bello, così dolce, che lacrime ribelli le scesero lungo la guancia.“Oh, no, no, ti prego, non piangere. Non lo sopporterei. Mi costringeresti a uscire da qui e ad andarmene subito per sempre. Non voglio vederti soffrire.”“Ci stiamo facendo del male, Andrew.”“Sapessi quanto bene sento…”Elaine si asciugò le lacrime.“Senti, ti prometto di non piangere più. Non davanti a te, perlomeno.” Gli sorrise dolcemente e si sedette sulle sue ginocchia.“Grazie, almeno non darmi anche la pena di vederti star male a causa mia. Facciamo una cosa: abbandoniamo questi discorsi per un po’ di tempo, ok? Vediamo come va avanti questa storia, diamoci del tempo, come hai detto tu prima che partissi.”“Va bene, diamoci del tempo.”“Bene. Ascolta, sono già le nove, e questa sera non posso rientrare tardi. Vorrei che tu mi facessi un regalo.”“Natale è passato, sei un po’ in ritardo per i regali!” scherzò Elaine.Andrew la guardò e il disperato desiderio che traspariva dai suoi occhi fece quasi vacillare Elaine.“Facciamo finta che sia il mio compleanno, allora. Vorresti mettere della buona musica sullo stereo? Qualcosa che piaccia a tutti e due…”

42

“Tutto qui?” chiese Elaine, alzandosi e mettendo un CD dopo averlo accuratamente scelto tra decine di titoli: Phil Collins, dolce, melodico, rilassante.“Bello… la giusta carta che avvolge il regalo…” disse Andrew prendendo il bicchiere: con una mano lo teneva e con l’indice dell’altra sfiorava distrattamente il bordo, con movimenti lenti.Solo le note di ‘A groovy kind of love’ riempivano il salotto.Elaine lo osservava e, assurdamente, quel gesto la stava eccitando. Fece per sedersi di nuovo vicino a lui, ma Andrew la fermò con un cenno.“Allora, qual è il regalo?” chiese ancora una volta Elaine.“Vorrei che tu ti spogliassi per me.”

43

CAPITOLO OTTO

Elaine era impietrita.“Ma sei impazzito? No!”“Perché no?” domandò lui.“Perché… perché no, mi vergogno.”Elaine non si riteneva certo una donna pudica, ma la richiesta di Andrew la stava mettendo molto a disagio.“Perché dovresti vergognarti? Abbiamo già fatto l’amore l’altra notte e non mi sembrava che tu ti vergognassi molto…”Elaine si sentì leggermente arrossire.“Accidenti, Andrew, lo so, ma chiedermi di spogliarmi così, mentre tu mi guardi… non so se ci riuscirei. C’è troppa luce, poi…”Elaine si mise seduta il più lontano possibile da lui, imbarazzatissima.Al momento non aveva nessuna intenzione di soddisfare le sue richieste.“Non possiamo spegnere le luci. Sono solo le nove di sera e la mia auto è parcheggiata qua fuori in bella vista. Già è un rischio, ma la tua casa buia desterebbe un sacco di sospetti.”“Bene, allora niente regalo.”“Andiamo in cucina?” gli occhi di Andrew sorridevano maliziosi e lei lo guardò scuotendo la testa.“Insomma, che ti passa per la testa, Andrew? Hai appena finito di farmi un discorso angosciante, e improvvisamente ti sei trasformato in un satiro perverso!”“Perché sei così nervosa, Lennie?” si era rivolto a lei col diminutivo che solo Janet aveva il permesso di usare. Fino a quel momento.

44

“Perché la mia richiesta ti mette così tanta agitazione? Non ho intenzione di passare la serata limitandomi a guardarti negli occhi: metti da parte i discorsi di prima. Voglio fare l’amore con te, ma prima voglio guardarti mentre ti spogli, desidero guardare ogni punto del tuo corpo, il tuo seno, i tuoi fianchi, le tue gambe. Voglio imprimerli nella mia mente per non dimenticarli mai più, perché è quanto di più perfetto io abbia mai toccato. E’ una richiesta tanto assurda, secondo te? Non ne ho diritto? Preferisci passare la serata guardandomi negli occhi? Dimmelo, qualsiasi cosa andrà bene anche a me.”Andrew, parlando, le stava trasmettendo un invisibile fluido magnetico a cui Elaine non seppe più resistere.“Oh, accidenti!” disse alzandosi e prendendolo per una mano.“Al diavolo tutto quanto.”Lo portò verso la stanza da letto.“Ma… non avevamo detto in cucina?” la punzecchiò Andrew con un’espressione di trionfo dipinta in faccia: era riuscito ad ottenere quello che voleva.Elaine lo zittì bruscamente.“Mettiti sul letto e abbi la compiacenza di non dire idiozie. Sei avvisato: non ho mai fatto niente del genere, non so come farlo e mai più lo farò, anche se ti vedessi strisciare ai miei piedi.”“Starò buono, promesso.” Andrew le sorrise.Attraverso la porta filtrava la luce del salotto e si posava su Andrew, seduto con le gambe incrociate sul letto di Elaine: si era tolto scarpe e maglione e si era appoggiato al cuscino, mettendosi comodo.Elaine prese la poltroncina dove di solito appoggiava i vestiti, buttò per terra quello che vi era appoggiato e, prima in piedi e poi seduta, con movimenti lenti e studiati, cominciò a

45

spogliarsi. Le tremavano le mani, ma poco a poco si calmò e, volutamente, diventò provocante.L’uomo che aveva davanti le trasmetteva un potere inimmaginabile: se lui voleva ricordarla per sempre, lei avrebbe fatto di tutto perché fosse così.Ora indossava solo le mutandine: si era girata di spalle, appoggiandosi languidamente alla poltroncina e, guardandolo attraverso lo specchio dell’armadio, con la voce più sexy che riuscì a trovare, gli disse:“Finisco io o finisci tu?”Sempre nello specchio lo vide alzarsi dal letto e spogliarsi completamente; poi le si avvicinò, e le prese le spalle, baciandola sulla nuca e sul collo.“Mi farai impazzire, Elaine. Come potrei rinunciare più a te?”“Non pensare al futuro, Andrew. Ora io sono qui, e tu sei qui con me. Pensiamo a oggi, poi domani si vedrà.”Non parlarono più fino a quando, all’apice del piacere, Andrew si aggrappò a lei e con la voce roca che tanto piaceva ad Elaine, disse:“Dio mi perdoni, ma ti amo, Elaine, io ti amo.”Elaine pianse mentre lo raggiungeva nell’orgasmo che scosse i loro corpi, portandoli su un’alta vetta dove non esisteva più nulla, ma solo la pace infinita dei loro corpi e delle loro anime.Elaine si asciugò in fretta le lacrime, prima che lui se ne accorgesse.Solo pochi minuti dopo, Andrew si assopì.Elaine si mise sotto le coperte e, appoggiandosi su un gomito, lo guardò: mentre dormiva, il suo viso era rilassato e tranquillo.Sentiva ancora la sua voce che gli diceva che la amava ed era una sensazione bellissima.

46

Non aveva dubbi che le sue parole fossero vere, com’era vero che Andrew in così poco tempo era riuscito a possedere non solo il suo corpo, ma anche il suo spirito.Era comunque perfettamente consapevole che lui non sarebbe mai stato completamente suo.Con un dito gli sfiorò il profilo: la fronte ampia, il naso sottile e impercettibilmente incurvato, le labbra, il mento un po’ squadrato e con una piccola fossetta.Poi si avvicinò a lui e gli sfiorò dolcemente un orecchio con un bacio, dicendogli:“Andrew, da quanto tempo non ti fai una bella dormita? Svegliati, è ora di andare…”“Mhmmm.” Andrew aprì gli occhi a fatica e si volse verso di lei“Chi sei tu? Che ci faccio nel letto di una donna?”“Scemo!” risero entrambi “So che hai dormito pochissimo ultimamente, ma sono le dieci e mezza e hai detto che non potevi rientrare tardi.”“Vero.” disse lui senza muoversi. “Ma mi hai spezzato le gambe in due, non riesco praticamente a muovere un muscolo. Mi hai fatto qualche incantesimo, brutta strega?”“Sì, lo ammetto, nella cena c’era un filtro d’amore, ma ho esagerato e stai per lasciarci le penne!”“Bene!” rise Andrew “Credo che non ci sia modo migliore per morire. Ma prima, ho ancora un paio di cosine da fare….”Con uno scatto felino le fu sopra, mordicchiandole il collo.“Oh, no, basta!” Elaine si divincolò e con tutte le sue forze riuscì a buttarlo giù dal letto.“Ok, battuto, me ne vado.” disse sconsolato Andrew dal tappeto. Poi si alzò in piedi e cominciò a rivestirsi.“Che programmi hai per i prossimi giorni?” gli chiese Elaine.

47

“Troppi, per i miei gusti. Ho paura che non potremo vederci fino a lunedì mattina, a scuola. Domenica sono anche tutto il giorno a St. Giles, a Edimburgo. Non avrò molto tempo per te, mi spiace.”“Non importa. Mi riposerò un po’ e me ne andrò in giro con Janet. Poi, settimana prossima, ci aspetta un bel tour de force a scuola, tra riunioni e scrutini di fine quadrimestre. Io e lei avevamo pensato di piazzare una canadese in classe e bivaccare là per un po’ di giorni.”“Avete posto anche per me?” chiese Andrew ridendo.“No, assolutamente no.”Andrew aveva finito di vestirsi ed Elaine si avvolse nella coperta per accompagnarlo alla porta.“Bene…” disse lui prendendo le mani di Elaine e baciandole “grazie della splendida cena e … del meraviglioso regalo di compleanno.”Le sfiorò le labbra con un bacio. Faceva fatica a lasciarla.“Forza, Andrew, vai. E quando hai bisogno di me, sai dove trovarmi.”“Buona notte, tesoro.”“Ciao, buonanotte.” Elaine chiuse la porta e andò in salotto a spegnere le luci.Si accorse che Andrew aveva dimenticato le sigarette. Le prese in mano per portargliele di corsa, prima che lui andasse via, ma si rese conto di essere avvolta solo da una coperta.Allora si sedette sulla poltrona dove prima era stato seduto lui, ne sfilò una dal pacchetto e l’accese.

48

CAPITOLO NOVE

Era stata veramente una settimana infernale.Elaine non era mai rientrata prima delle nove di sera e a quell’ora tutto quello che riusciva a fare era un bagno caldo, mangiare un panino e infilarsi sotto le coperte per dormire.Raramente era riuscita a scambiare quattro parole in privato con Andrew, il quale era sempre molto di corsa e a volte sfuggente.Durante gli scrutini aveva sempre fatto in modo di sedersi accanto a lei, per poterla sfiorare con distratti gesti delle mani.Il venerdì sera era tutto finito con un po’ di anticipo, e Janet ed Elaine erano andate al pub per mangiare qualcosa insieme.Janet aveva invitato anche Andrew, che aveva accettato, e naturalmente, anche là, si era seduto a fianco di Elaine.Aveva approfittato del momento in cui Janet era andata a ordinare un’altra birra per metterle una mano sulle gambe, accarezzarla e dirle quanto la desiderasse, dandole un velocissimo bacio sulla bocca.Elaine aveva ringraziato il cielo che fossero in una saletta un po’ riservata, con solo un’altra coppia che aveva ben altro a cui pensare.Ora era sabato pomeriggio ed Elaine era a casa con Janet.Avevano organizzato uno dei loro “week-end selvaggi”.Per tradizione risalivano ad un decennio prima, quando si trovavano il sabato e la domenica pomeriggio, e se ne andavano a “caccia” di ragazzi a Edimburgo o a Stirling.Da quattro anni a quella parte, diventate ‘serie’ (per modo di dire) insegnanti, e rimasta sola Elaine perché i genitori erano tornati nel Nothumberland a vivere, la sua casa era diventata il

49

campo-base di questi week-end, che ormai, più che selvaggi, erano casalinghi.Le due amiche si trovavano per chiacchierare, cucinare (era Janet l’esperta culinaria), leggere, ascoltare musica e qualche volta si spingevano fino a Edimburgo a fare shopping.Janet arrivava con la ‘valigia del week-end’ il sabato mattina e tornava a casa sua la domenica sera tardi.In quel momento Janet era sdraiata sul tappeto del salotto, in tuta, senza scarpe, e sfogliava distrattamente una rivista.“Non ho ancora capito come Andrew possa aver accettato la proposta di Stone.” disse.“A quale ti riferisci?” chiese distrattamente Elaine facendosi la manicure.“Quella di fare da guida turistica in tutte le gite organizzate dalla scuola. Che palle gigantesche!”“Per me è stata un’abile mossa del nostro caro direttore, che risparmierà sui fondi scolastici alla voce ‘gite d’istruzione’. Non pensare che Andrew non l’abbia capito. Comunque, se ha dato la sua disponibilità è perché gli va di farlo.” Parlare di Andrew le faceva battere più forte il cuore, e si diede mentalmente della pazza.“Parli tu, poi! Che sei stata designata come quarta accompagnatrice per la gita di quattro giorni a Londra!Me lo vedo ancora, Stone, che te lo dice: ‘Signorina Locker, vorrei che lei ci affiancasse durante la gita a Londra, in quanto gli adolescenti di 12 e 13 anni sono molto difficili da gestire e due occhi in più serviranno sicuramente!’”Elaine si era alzata in piedi, imitando il tono pomposo e un po’ obsoleto del loro direttore, ed entrambe scoppiarono a ridere.

50

“Lo sai che ha una spiccata predilezione nei miei confronti, e sai anche che ci sta provando con me da anni senza cavare un ragno dal buco… ah, sessant’anni e rotti, e non sentirli!”“Peccato che ogni tanto tu faccia la cretina con lui…”“Oooh, dai! Rispondere ai suoi inviti con frasi tipo: ‘sarebbe molto interessante, Mr. Stone’ oppure ‘ne sono infinitamente lusingata, Mr. Stone’ ti pare fare la cretina? Mica ho mai accettato!”Janet guardò con fare fintamente allibito l’amica che rideva alle sue parole.“Se tu semplicemente rifiutassi, limiteresti un po’ i suoi sogni erotici da andropausa!”“Eh, lo so, ma purtroppo assomiglia così tanto a Peter O’Tool…” disse Janet guardando il soffitto con aria sognante.“Ma va’ a quel paese!” Elaine le lanciò un cuscino in faccia.In quel momento squillò il telefono.“Chi osa violare il week-end?” chiese Janet.“Sarà mia madre…” disse Elaine allungando il braccio per prendere il telefono.Ma non era la madre.“Oh, ciao..” Janet notò subito l’imbarazzo dell’amica.“O Dio, mi dispiace tantissimo …. Quando parti? …… Va bene, fammi sapere qualcosa appena puoi. Sii prudente, ciao.”Elaine aveva cambiato completamente l‘espressione del viso.“Che è successo? Chi era?” le chiese Janet, un po’ preoccupata.“Era Andrew. Suo padre ha avuto delle improvvise e violente coliche renali ed è stato portato d’urgenza all’ospedale. Lui adesso sta partendo, perché pare sia molto grave e vuole essergli vicino.”

51

“O poverino, mi spiace tantissimo. Ma, come mai ti ha avvisato?”Elaine non rispose.Si alzò e andò in cucina per bere un bicchiere di acqua.Janet la raggiunse e vide che le tremavano leggermente le mani.“Su, Lennie, non fare così, vedrai che andrà tutto bene. Perché sei così sconvolta?” Janet la abbracciò ed Elaine cercò di reagire.Avrebbe tanto voluto essere vicino ad Andrew: in quel momento lui stava partendo per un viaggio di più di 300 km, agitato ed in pensiero per il padre, e lei non aveva nessuna possibilità di essere accanto a lui e di dargli conforto.Non era giusto, no, proprio non era giusto.Sapeva quanto Andrew amasse il padre, e riuscì ad immaginare l’angoscia che poteva provare.“Niente, Janet, scusa, sono solo molto stanca …”L’amica la guardò, ed Elaine sapeva che avrebbe voluto farle mille domande: ma Janet aveva detto che non avrebbe affrontato l’argomento e mantenne la parola data.“Facciamo una cosa, Lennie: facciamoci strabelle e andiamo a Edimburgo a farci tè e pasticcini da Hayden’s, ti va?” chiese Janet.“Non so, ha detto che quando arriva e sa qualcosa di preciso mi telefona…” Elaine era titubante.“Per l’amor del cielo! Dingwall è su nelle Highlands e ci vorranno almeno quattro ore per arrivarci. Facciamo in tempo a berne due di tè. Dai, muoviti!”Elaine riuscì a calmarsi solo dopo un’ora abbondante.

52

Nel tardo pomeriggio si sedettero finalmente a un tavolino da Hayden’s, dopo aver vagato per Edimburgo guardando le vetrine dei negozi.Erano stanche e infreddolite.Janet era riuscita a riportare il buonumore, ed Elaine aveva ritrovato il solito tono di voce pieno d’ironia.“Guarda, quello ti sta mangiando con gli occhi, Janet…” disse Elaine, mentre il cameriere posava sul tavolo due vassoi, uno col tè e uno con i pasticcini.Janet guardò l’amica maliziosamente.“Se è per quello, lo sto già ‘puntando’ io da quando siamo entrate. Ma in questi giorni preferisco il cioccolato, agli uomini. E’ più appagante.”Janet aveva una relazione con James da più di tre anni, ma stavano passando un periodo di profonda crisi.“Come vanno le cose con Jimmy?” chiese Elaine.“Mmmm, non troppo bene… arenati in una palude. Sto pensando di abbandonarlo definitivamente in qualche cassonetto. No, scherzo. Ma, in effetti, questo periodo di separazione temporanea credo che si risolverà in separazione definitiva.”“Mi spiace molto.”“Ci ho riflettuto abbastanza: se mi sposassi con lui, finirei per avere in casa anche sua madre, quindi meglio che lui rimanga da lei indefinitamente e risolviamo il dilemma. Elaine, pensa che bello: diventeremo due allegre single, e andremo in giro a cuccare chi ci pare e piace!”Il tono era scherzoso, ma in fondo si vedeva che un po’ stava soffrendo.“Speravo che tu fossi sulla strada buona per sposarti, e lanciarmi il bouquet al matrimonio!”

53

“Veramente anch’io pensavo tu potessi fare un favore così a me… che razza di amica!”“E con chi avrei dovuto sposarmi, scusa, con Bob?”“Fino a poco tempo fa non esisteva che lui!”“Peccato che poi se ne sia trovata un’altra e se ne sia andato dicendomi semplicemente ‘mi spiace, non funziona’… deficiente! Oggi gli potrei dire io che cosa non funzionava a lui… e anche che cosa se ne potrebbe fare!”Elaine addentò un pasticcino ridendo.“Eh, sì, cara Janet, meglio il cioccolato.”

54

CAPITOLO 10

Erano tornate da Edimburgo a sera inoltrata, e verso le undici Janet era andata a dormire.Elaine, pur essendo molto stanca, rimase alzata, perché era in pensiero per Andrew.Nella sua mente turbinavano mille domande: mi chiamerà? Sarà arrivato? Come starà suo papà?Si mise a guardare distrattamente un programma in televisione, senza capirci un granché.Poco dopo mezzanotte, quando ormai quasi non ce la faceva più a tenere gli occhi aperti, decise di andare a dormire, sicura che Andrew non avrebbe più chiamato.Invece chiamò.Elaine aveva alzato il ricevitore prima che il telefono facesse il secondo squillo.“Ciao, sono io.”“Oh, Andrew, meno male che hai telefonato!”“Mi dispiace per l’ora…”“Non ti preoccupare. Come sta tuo papà?”“L’hanno operato d’urgenza nel pomeriggio, mentre ero in viaggio. Quando sono arrivato, lo stavano riportando in camera. L’intervento è andato bene e i medici ci hanno assicurato che si rimetterà presto.”La voce di Andrew era molto affaticata, ma libera dalla preoccupazione e dalla tensione che aveva nel pomeriggio.“Meno male.” disse Elaine davvero sollevata “Sono stata molto in pena tutto il pomeriggio e adesso ero convinta che non chiamassi più… stavo andando a letto. Sono contenta che sia andato tutto bene.”

55

“Sì, infatti.” traspariva sollievo nella voce di Andrew.“Ho già parlato con lui ma è ancora un po’ sotto l’effetto dell’anestesia e adesso dorme.”“Sei ancora in ospedale?” chiese Elaine.“Sì, ho mandato a casa la mia mamma a riposare e rimango qui tutta la notte. E se sarà necessario anche domani notte. In mattinata telefonerò a Stone per avvisarlo.”“Non ti farà certo problemi. E tu, come stai?”“Bene, solo un po’ stanco..”Molto più di un po’, pensò Elaine.“Cerca di chiudere un occhio, se riesci, questa notte.” gli disse.“Cercherò… e se non sarà possibile, lo farò domani. Non ti preoccupare per me, me la cavo!”“Ne sono più che certa, tesoro.”“Va’ a dormire, adesso, e non stare più in pensiero per me, ok? C’è Janet con te, vero?”“Sì, ma sta già dormendo.” rispose Elaine.“Raggiungila,” le disse Andrew molto dolcemente “e passa una buona notte. Ti voglio bene, Elaine…”“Anch’io ti voglio bene, Andrew, tanto…”Ci fu una pausa in cui entrambi rimasero in silenzio, un silenzio intriso di tenerezza e frasi che non hanno bisogno di essere pronunciate.“Buonanotte, Elaine.”“Buonanotte, amore.”Elaine posò il ricevitore e, mentre si alzava per andare in camera, si accorse di Janet ferma sulla porta del salotto.“Oh, ti sei svegliata. Mi spiace.”Elaine ripensò all’ultima parola che si era lasciata sfuggire al telefono con Andrew, e si chiese se Janet fosse là da molto.

56

“Sì, ho sentito il telefono, ma non ha importanza. Era Andrew, vero?” chiese.“Sì.” rispose Elaine leggermente in imbarazzo.“Tutto bene?”“Sì, tutto bene. Suo padre è stato operato nel pomeriggio e quando lui è arrivato, era già tutto finito. E’ andato tutto bene, è fuori pericolo e ha già parlato con lui. Adesso Andrew è in ospedale e ci rimarrà tutta la notte.”Elaine si accorse che le parole le erano uscite un po’ a raffica, forse per camuffare un po’ l’imbarazzo: si rendeva conto che una telefonata nel pieno della notte denota un certo grado di intimità tra due persone, e in più c’era quell’ ‘amore’ pronunciato istintivamente, che non poteva essere sfuggito a Janet.“E lui come sta?” chiese l’amica.“Bene … un po’ stanco … Janet, eri lì da molto tempo?” osò chiedere Elaine.Janet sorrise.“Un po’… ma non ti angosciare, Elaine. Sono contenta che Andrew stia bene e che suo papà sia fuori pericolo. Sei più tranquilla, adesso?” le chiese sorridendo.All’improvviso Elaine scoppiò a piangere.“Santo cielo, Elaine, cosa c’è?” chiese Janet abbracciandola.“Non lo so, Janet, non lo so. Ho solo tanta voglia di piangere!” strinse ancora più forte l’amica.“Su, cerca di calmarti, smettila. Vuoi qualcosa da bere?” chiese Janet facendola sedere sul divano e tenendola stretta.Elaine era scossa dai singhiozzi e non riusciva a calmarsi.Janet rimase in silenzio pensierosa, aspettando che l’amica si calmasse un poco.

57

“Scusami, Elaine, ma non puoi permettere che lui ti riduca in questo stato pietoso!”“Lui chi?”“Smettila di nascondermelo. Ho capito benissimo che tra te e Andrew sta succedendo qualcosa. Ti conosco troppo bene e me ne sono accorta. Di come vi guardate, di come parlate e di come vi comportate l’uno nei confronti dell’altra.”Elaine si soffiò il naso e si asciugò gli occhi.“Speravo di essere riuscita a comportarmi normalmente.” disse tirando su col naso.“Infatti. Ma ci sono cose che a un’amica come me non potevano sfuggire…”“Per esempio?” Elaine ancora non riusciva a guardare negli occhi Janet.“Ma, delle piccole cose. Toni di voce troppo bassi, sempre seduti vicini, fumate le stesse sigarette, sguardi che si incrociano con molta frequenza…. Insomma, ripeto, piccole cose, che agli altri potrebbero sembrare casuali o normali, ma che non lo sono mai state tra te ed Andrew. Non potevo non notarle… e gli avvenimenti di oggi sono stati molto esplicativi.”“E’ vero, Janet, mi conosci troppo bene.” disse Elaine sorridendo.“Ebbene?” insistette a questo punto Janet “Sta succedendo qualcosa?”Elaine rimase un attimo in silenzio: pensò che a questo punto non fosse più possibile tenere tutto dentro di sé.Janet era la sua migliore amica e quello di cui aveva bisogno in quel momento era proprio qualcuno di cui potersi fidare ciecamente.Tirò un profondo respiro e la guardò fermamente negli occhi.

58

“Non ‘sta succedendo’, Janet, ma ‘è successo’. Io e Padre Andrew McPherson abbiamo una relazione.”Janet rimase in silenzio incredula per un lungo momento.“Oddio! Scusa se te lo chiedo… è la prima volta che mi imbarazza farti una domanda del genere… ma fino a che punto siete arrivati? Intendo dire…. “Elaine tolse subito l’amica dall’imbarazzo.“Intendi dire se siamo stati a letto? La risposta è sì, Janet, sì. E ti posso dire che non avevo mai fatto l’amore così, prima di averlo fatto con lui. Sei sconvolta?” le chiese.“Sì. No. Un po’. Un po’ sì. Ma non per la cosa in sé, solo è successo tutto così velocemente e improvvisamente. Effettivamente devo riprendermi un attimo. E ho bisogno di cioccolata. Andiamo in cucina a farne una, così intanto mi racconti tutto. E non ho bisogno di dirti che ti puoi fidare ciecamente, vero?”Elaine sorrise.Ancora una volta Janet le aveva teso la mano dell’amicizia e della comprensione, senza giudizi o critiche, e l’avrebbe sostenuta ancora una volta.

59

CAPITOLO 11

Il mercoledì mattina Elaine sedeva in uno dei banchi in ultima fila della sua aula e, mentre correggeva i compiti di matematica, ascoltava la voce di Andrew che teneva la lezione di religione, seduto su un banco intorno ai bambini che lo seguivano con sguardo attento.Era tornato da Dingwall il giorno prima e, rientrando da scuola nel tardo pomeriggio, Elaine l’aveva trovato in auto ad aspettarla, fuori da casa sua.Appena varcata la soglia, l’aveva abbracciata, per poi andare a sdraiarsi sul divano, completamente stremato.Avevano scambiato quattro chiacchiere, ma poi, mentre Elaine preparava il tè in cucina, si era addormentato profondamente.Elaine non lo aveva svegliato, ed era rimasta a guardarlo per un po’ di tempo: aveva il volto segnato dalla stanchezza, non solo fisica, accumulata nei giorni precedenti, la barba un po’ lunga e anche qualche ruga in più agli angoli degli occhi.Ripensò a quello che le aveva detto Janet la notte in cui aveva deciso di confidarle tutto.“Elaine, io capisco che tu te ne sia innamorata, e non vi sto giudicando. Sono anche contenta che insieme stiate passando momenti indimenticabili. L’unica nota stonata in tutta questa storia è una sola: ritengo di conoscere un po’ anch’io Andrew, soprattutto sotto il profilo professionale. Sono sicura che per te non abbandonerà mai la sua vita sacerdotale e una sua probabile carriera accademica. Quindi, non vedo che sbocco possa avere questa storia, che comunque vive sul probabile rischio che lui si penta, o si ravveda di quanto fatto, e ritorni a essere il puro e incorruttibile sacerdote cattolico che è sempre

60

stato. Ho paura che ti lascerà con un pugno di mosche in mano… Può darsi che per te il gioco valga la candela, ma, inevitabilmente, prima o poi soffrirai. E molto, visto quanto sei coinvolta.” Guardando Andrew, Elaine capì che il lungo discorso di Janet era stato senz’altro realista e razionale.Ci aveva pensato parecchio, ma aveva deciso che valeva la pena rischiare una grossa sofferenza, pur di riuscire ad avere momenti così intensi e dolci come quelli che stavano vivendo.Mentre Andrew dormiva sul suo divano, Elaine ebbe la certezza di essere veramente viva da quando quell’uomo l’aveva baciata quella domenica pomeriggio di poche settimane prima.Ed era più che mai decisa a tenerlo gelosamente con sé finché il destino avesse concesso loro questa possibilità.Andrew si era risvegliato dopo più di un’ora.“Mi spiace, Elaine, non era mia intenzione addormentarmi,” le aveva detto “ma credo di essermi finalmente rilassato dopo questi quattro giorni. Mi sono sentito così in pace e al sicuro, qui da te, che il mio fisico è crollato miseramente in questo sonno ristoratore. Qui, con te, è come essere a casa, per me. Mi capisci, Elaine?”Lo capiva, sì, fin troppo bene.E capiva anche che Andrew la pensava come lei, per il momento.Andrew l’aveva lasciata poco dopo e si erano ritrovati a scuola quella mattina.La notte di sonno aveva completamente rigenerato Andrew, ma Elaine notò ancora le piccole rughe notate la sera prima.

61

Era di nuovo il pimpante Andrew, ricalatosi nei ruoli di sempre, ma c’era qualcosa in più che Elaine non riusciva a identificare.Finì di correggere le verifiche e poi, con un muto cenno di saluto ai bambini, lasciò l’aula per andare a bere un caffè in mensa.La lezione di Andrew terminava all’intervallo e aveva ancora un’oretta di tempo libero.Stava sorseggiando il caffè, quando arrivò Janet.“Che ci fai qui, a quest’ora? Il mercoledì cominci alle 10.30, tu!” disse Elaine.Janet rimase a guardarla in silenzio per un attimo, poi, con l’impeto che le era caratteristico, e la solita ironia, le disse:“Allora, Elaine. Qua è un casino mostruoso. C’è qualcosa che non funziona più molto bene, forse sono degli influssi astrali negativi, o magari il buco dell’ozono che comincia a fare effetti devastanti!”Elaine scoppiò a ridere davanti all’espressione allibita di Janet.“Oddio, cos’ è successo, adesso?” le chiese.“Hai presente il nostro collega, insegnante di educazione fisica alle secondarie, ragazzo per bene, gran bell’uomo, fidanzato fedele di Margareth Jordan, e miglior fisico maschile di tutta la Scozia?”“Mister Body-building Kevin McDougall?”“Sì, proprio lui!” confermò Janet.“Beh? Si è sgonfiato?” chiese di nuovo Elaine.“No. Mi ha chiesto di uscire con lui domenica sera.”Elaine guardò Janet attonita, e ricominciò a ridere.“Ma il problema” continuò Janet imperterrita “non è quello.”“E qual è?”“E’ che ho accettato! E non so se ho fatto bene o male…”

62

Elaine si riprese dalle risate, porse una tazza di caffè a Janet e le disse:“Janet, lo sai benissimo che in questo momento sono la meno indicata per poterti dire cosa è bene e ciò che è male. So qual è il tuo cruccio: primo, con Jack non hai ancora definitivamente chiuso, e secondo, Kevin è notoriamente stra-fidanzato con la sua bella Margareth. Giusto?”“Giusto. Però magari non lo è più così felicemente…”“Tutto può essere ... sei mesi fa ti avrei consigliato di rifletterci, prima di accettare. Oggi ti dico che se hai accettato subito, è perché ti va di uscire con lui.”“Esatto. E non è detto che debba succedere qualcosa, no? Lavora con noi da due anni e può darsi che sia solo un cortese invito tra colleghi.” “E se non lo è, ci penserai lunedì prossimo. Guarda, Janet, io sono arrivata alla conclusione che è meglio vivere giorno per giorno, senza fare grandi progetti per il futuro. Oggi sono felice, domani, se non lo sarò più, vedremo. L’importante è appagarsi della felicità di oggi.”“E questo è tutto?” chiese Janet.“E’ tutto, e non farmi fare più discorsi da persona sensata, perché questa mattina l’unica cosa che mi passa per la testa è di ritrovarmi il più presto possibile in un letto tra le braccia dell’uomo che sta facendo, in questo preciso momento, lezione di religione ai nostri alunni.”Elaine e Janet si guardarono.“Va bene, accetterò il tuo consiglio, nonostante tutti i bei discorsi sensati che ho fatto sabato notte.” disse Janet.“Perfetto. Come vedi, tanto per cambiare, siamo sulla stessa barca in un mare in tempesta.”

63

“Infatti.”convenne Janet “Ma ci salveremo anche questa volta. Però c’è un piccolo problema, cara… ed è grave.” aggiunse “Come mi devo vestire?”Elaine si mise a ridere.“Molto sexy, naturalmente! Devi uscire con Mister Scozia!”Il campanello dell’intervallo le sorprese di nuovo spensierate, e insieme rientrarono in classe.Andrew le guardò interrogativamente per sapere di tanto buon umore.Janet gli si avvicinò, lo prese per le spalle e gli disse a bassa voce:“Padre, le confesserò un segreto. Sto per uscire con Kevin McDougall…”“Addirittura?” disse Andrew stando al gioco.“Addirittura. E non so proprio se riuscirò a comportarmi bene.Mi dia un consiglio.”“Il mio confessionale è sempre aperto, figliola.”“Sai una cosa, Padre Andrew? Fottiti, con rispetto parlando.”“Molto bene, grazie, contessa. E tu, invece, divertiti.”Poi si rivolse a Elaine.“Posso dirti due parole?” le chiese, tirandola un po’ in disparte.“Dimmi, Andrew.” Il cuore di Elaine accelerava sempre un po’ i battiti, al tocco delle mani di Andrew.“Domenica sarò a Edimburgo. Ho una funzione a St. Giles alle sei del pomeriggio e poi di sera un intervento di storia alla New University. Verresti con me?”La domanda era informale, ma lo sguardo supplichevole.“Argomento di storia?” chiese Elaine, dissimulando l’emozione che quella richiesta di Andrew le aveva provocato.

64

“Tudor e periodo elisabettiano.”“Interessante, molto. Come hai intenzione di giustificare la mia presenza al tuo fianco?”“Un’amica e una collega. Quello che sei, insomma. Mi sarà concesso avere un’amica, non credi?” Il tono di Andrew era stato un po’ troppo brusco e sconcertò non poco Elaine.“Va bene, Andrew, tranquillo, accetto l’invito. C’è qualcosa che non va?”Aveva visto Andrew alterato rarissime volte, da che lo conosceva.“I bambini ti hanno fatto disperare?”Andrew si passò una mano tra i capelli.“No, no, sono stati buonissimi. Scusami, sarà ancora un po’ di stanchezza…”“Non ti preoccupare, va tutto bene. Ti fermi a mensa, come tutti i mercoledì?” gli chiese Elaine.“No, oggi non posso, mi spiace. Scusa, ma adesso devo andare, comincia la mia prossima lezione. Ciao, Elaine.” E detto questo, uscì dall’aula.Elaine guardò Janet, che si strinse nelle spalle interrogativamente.Anche lei aveva capito che qualcosa non andava, ma Elaine si chiese cosa fosse.E se lo chiese per tutti i successivi tre giorni in cui Andrew non si fece trovare, non si fece sentire al telefono e a scuola evitò accuratamente di parlare con lei, se non nel momento in cui la avvisò che sarebbe passato la domenica pomeriggio alle cinque a prenderla.

65

CAPITOLO 12

Alle cinque della domenica pomeriggio Elaine era a dir poco furibonda.Erano stati tre giorni infernali sia a scuola sia a casa. I bambini erano stati insolitamente turbolenti, Janet non aveva mai reso al massimo, essendo stata tutto il tempo con la testa all’appuntamento di quella sera con Kevin, sua madre aveva telefonato lamentandosi che era da Natale che non la vedeva e, soprattutto, Andrew non l’aveva mai cercata, negandosi anche alle sue telefonate.Elaine si sentiva ormai come una bomba ad orologeria che stava per scoppiare.Quella mattina le era passato per la testa di lasciargli un messaggio sulla segreteria telefonica per rifiutare l’invito a Edimburgo e ‘che se ne andasse al diavolo’ anche lui.Invece eccola lì, alla finestra del salotto, pronta ad aspettarlo, elegante, ben truccata e pettinata con cura.All’ultimo momento si era ancora scatenato in lei il desiderio di essere bella per quell’uomo … ma ciò non escludeva che gliene avrebbe dette quattro.Appena vide l’auto di Andrew prese cappotto e borsetta e uscì di casa, tirando un bel respiro, pronta alla battaglia.Salì in macchina e lui la salutò dicendole subito quanto fosse affascinante: ciò le fece un po’ passare i suoi progetti di guerra.“Ti ringrazio. Ho cercato di essere all’altezza della situazione.”“I docenti della New University mi invidieranno una collega così bella, questa sera.” disse lui guardandola in modo strano.

66

“T’importa, la cosa?” gli chiese Elaine, molto sulle sue.“Molto.” rispose lapidariamente lui.“Non mi è sembrato, in questi giorni.”“Ero molto impegnato, Elaine. Oltre a tutto il resto, ho dovuto preparare in fretta e furia questa conferenza.”La calma di Andrew fece ritornare i bollori ad Elaine.“Così impegnato da non riuscire nemmeno a rispondere al telefono?” chiese lei ormai furiosa.“Sì, così impegnato, ok?” Anche il tono di Andrew era diventato molto duro.Rimasero in silenzio un po’, senza nemmeno guardarsi.Poi, mentre imboccava l’A8 dirigendosi verso Edimburgo, Andrew sbatté violentemente una mano sul volante, completamente alterato.“Porca puttana, Elaine. Non rendere tutto più difficile di quello che è, per favore. Credimi, ti prego, non potevo veramente!”Elaine, un po’ allibita dal nuovo vocabolario di Andrew, si mosse sul sedile dell’auto e si girò verso di lui con gli occhi fiammeggianti.“Io ti credo, ma potevi concederti almeno a una telefonata, UNA, e porca puttana lo dico io! Per fortuna ti vedevo a scuola e sapevo che per lo meno stavi bene ed eri vivo. Sembrava stessi fuggendo dal demonio in persona.”Elaine non si era accorta che, nel girarsi verso di lui, la gonna le era salita, lasciandole scoperte, in maniera un po’ provocante, gran parte delle cosce.Ma Andrew se ne era accorto eccome, e lì si stava posando il suo sguardo, mentre con mani tremanti accostava sulla corsia di emergenza dell’autostrada.“Che cosa stai facendo, adesso?” chiese Elaine.“Mi fermo, non lo vedi?” rispose Andrew sprezzante.

67

“E per quale motivo?” incalzò Elaine.Andrew rimase in silenzio, senza guardarla, con le mascelle contratte.Poi lentamente si girò verso di lei e con voce fredda le disse:“Mentre ero a Dingwall, mi sono confessato.”Le poche parole ebbero l’effetto di sbollire completamente le ire di Elaine, che si accorse di come Andrew le stesse guardando le gambe, e istintivamente tirò giù la gonna.Non riusciva più a emettere un suono.Andrew, con gli occhi, le trasmise tutte le disperazioni, le angosce e le lotte affrontate con la sua coscienza in quei giorni, ed Elaine capì che dovevano essere stati faticosissimi.Vide un’immensa stanchezza e un’immensa tristezza: qualche pezzo di quel mondo dorato in cui si era trovata negli ultimi tempi cominciava a vacillare.“Che cosa hai intenzione di fare?” fu l’unica cosa che riuscì a chiedergli con voce malferma.Per correttezza non gli domandò cosa fosse successo in quel confessionale, ma capì che doveva essere stato piuttosto drammatico.“Niente.” rispose Andrew laconicamente, guardandola.“Ho intenzione di passare una piacevole serata con te, anche se non avremo molto tempo per stare da soli. Mi basta averti accanto.”Le prese la mano accarezzandole il dorso con il dito.“Perché?”Andrew respirò profondamente.“Perché io ti… perché ti voglio bene, Elaine. Ma non essere in collera con me, ti supplico.”“Scusami, non avevo nessun diritto di farti questa scenata da baracconi.”

68

“Oh sì, che l’avevi. Ma, credimi, non avevo alternative. Voglio che tu sappia una cosa; non ti starò a dire quello che è successo o cosa mi è stato detto, ma una cosa hai il pieno diritto di saperla. In quel confessionale ho avuto una lunga e faticosa discussione, ma di una cosa ero certo, e sono certo: non sono pentito di quello che abbiamo fatto Elaine, e non ho intenzione di pentirmene. E questo è tutto. Sei una donna intelligente e non ho bisogno di dirti cosa questo implichi nella mia vita.”Elaine lottava con le lacrime.“Adesso ti spiacerebbe sorridermi e dirmi se ti fa piacere stare accanto a me, questa sera?”Elaine gli sorrise: lo amò tantissimo, in quel momento.“Mi fa un immenso piacere, Andrew, anzi, ne sono onorata.E che i docenti della New University possano schiattare dall’invidia, vedendomi con te!”Andrew rise e riaccendendo il motore dell’auto si diresse un po’ più rilassato verso Edimburgo.

69

CAPITOLO 13

Era stata una serata molto interessante.Sia durante il sermone fatto a St. Giles, sia durante la conferenza alla New University, Elaine si era beata alla vista di Andrew, come sacerdote e come storico sempre più apprezzato ed ammirato.In entrambi i momenti ascoltare le sue parole era stato per lei come dissetarsi a una fonte di acqua pura.Aveva notato una cosa molto importante: in entrambi i casi Andrew era riuscito, con le sue parole, con i suoi gesti, a catalizzare l’attenzione di chi lo stava ascoltando, e nessuno dei presenti aveva perso anche solo una semplice frase da lui pronunciata.Poi Andrew l’aveva tenuta vicino a sé durante il rinfresco nell’Aula Magna dell’università: l’aveva presentata a tutti, come la collega più in gamba della Queen Mary’s School di Broxburn, facendola anche un po’ arrossire. Molte persone (di cui Elaine non ricordava nemmeno il nome) si intrattennero a parlare con lei, declamando le qualità del sacerdote.Elaine si convinse sempre di più di quanto Andrew fosse tenuto in considerazione da tutti e che veramente poteva avere davanti a sé una grande carriera.E a questo punto le venne il sospetto che lui l’avesse portata con sé per un motivo ben preciso: per farla rendere conto che non avrebbe mai rinunciato a tutto questo per rimanere a Broxburn vicino a lei.Elaine espose questo lecito dubbio che le era venuto, mentre, a serata conclusa, si avviava a piedi con Andrew al parcheggio.

70

“No,” le disse “hai fatto un buco nell’acqua, Elaine. Ti ripeto che ti ho portato con me solo per il puro piacere di averti accanto e per farti entrare un po’ nella mia vita… come dire … sociale. So benissimo che non interferirai con il mio futuro. Hai già accennato a questo fatto un paio di volte, e io ti ho sinceramente creduta.”Salirono in auto. Era gelida, e Andrew attivò al massimo le ventole del riscaldamento, per cercare di alzare in fretta la temperatura interna.“E io te lo confermo un’altra volta, Andrew. Non mi metterò in mezzo.”“Lo so” disse lui con la voce un po’ coperta dal rumore delle ventole “ed è per questo che ti … voglio bene, molto.”Elaine si accorse che da tutta la sera evitava il verbo amare, che indubbiamente aveva molte più implicazioni, ma non glielo fece notare.Andrew poi cambiò argomento, girando la macchina per uscire dal parcheggio e poi da Edimburgo, per tornare a Broxburn.“Hai avuto un successone, donna! Ne ho visti un paio sbavarti dietro, compreso il magnifico rettore, esimio professor Paul McIntyre!”“Chi era, quello basso e antipatico, con quell’insopportabile moglie piena di gioielli da far schifo, che ti si è appiccicata addosso tutto il tempo?”Elaine rise ripensando agli sguardi insofferenti lanciatigli da Andrew in quei momenti.“Proprio lui. Non ha mai staccato gli occhi da te. E in molti altri mi hanno chiesto chi fossi … ma solo io sapevo la verità.”Elaine notò una punta di orgoglio in quella frase.“Chissà che avranno pensato…”

71

“Lascia che pensino quello che vogliono, la cosa non mi riguarda.”Elaine all’improvviso si accorse che Andrew stava andando dalla parte opposta rispetto a Broxburn.“Ma, dove stai andando?” gli chiese“Voglio andare a vedere il mare di notte con te, Lennie.” le disse dolcemente.“E dove?”“Alla Eagle Rock.”“Andrew, è buio pesto, non si vedrà un accidente!”“Si vedrà, fidati di me.”In effetti, fu così. Soffiava un forte e gelido vento dal Forth e Andrew abbracciò Elaine per ripararla un po’. Sotto di loro alte onde s’infrangevano schiumando sugli scogli.“Guarda Lennie, è meraviglioso. Sono venuto qui molte volte da solo, ma questa sera con te è molto più bello.”Elaine si sentì riempire di tenerezza e si accoccolò ancora di più nelle sue braccia.L’intensità di quel momento le fece venire, tanto per cambiare, le lacrime agli occhi e questa volta lui se ne accorse.“Non piangere, tesoro, mi avevi promesso che non l’avresti fatto.” le sussurrò baciandola sulle labbra.“Andrew, io ti amo.” gli disse, ma lui non rispose.La baciò ancora più appassionatamente, buttando al vento i buoni propositi dei giorni precedenti.Felicità e disperazione: ormai erano questi due opposti sentimenti che entrambi provavano quando si ritrovavano soli, a dover affrontare la loro passione.Rimasero ancora un po’ a guardare il mare, poi Andrew disse:“Guarda, sta cominciando a nevicare: non è tutto così stupendo?”

72

“Lo sai che mi piace tantissimo… ma fa un freddo cane! Torniamo in macchina?”Andrew la prese per le spalle e ritornarono in auto, dove ricominciò a baciarla.“Elaine, facciamo l’amore.” le disse con la voce piena di desiderio.Elaine non sapeva più cosa rispondere. Poche ore prima le aveva parlato di una sconvolgente confessione in cui doveva essere stato duramente redarguito, e ora eccolo lì, che ancora chiedeva con urgenza i suoi baci, il suo corpo, il suo amore.“Ma, Andrew…”“No, zitta. So cosa vorresti dirmi, ma non farlo. Non dirmi di no, ti prego, io ti voglio. Più di qualsiasi altra cosa al mondo.”Non smetteva di toccarla e accarezzarla ed Elaine non poté più resistere.“Andiamo a casa mia.” gli disse.“No, non a casa tua.”“E dove, allora?”“Fidati di me.”Elaine annuì, vedendolo avviarsi verso il ponte che attraversava il Forth.Con una mano guidava, con l’altra le accarezzava le gambe.Elaine aveva perso il senso dell’orientamento: le sue mani che la toccavano, la notte e il magnetismo che ancora una volta stava correndo tra i loro corpi l’avevano portata di nuovo nel suo mondo magico, dove non esistevano altri che lei e Andrew McPherson.Capì le sue intenzioni quando si accorse che l’auto di Andrew stava imboccando la strada del parcheggio dell’Hilland Motel sulla M90.

73

CAPITOLO 14

Il mattino seguente Elaine e Janet si erano date appuntamento a scuola mezz’ora prima del solitoQuando Elaine entrò nell’aula, Janet era già là, seduta in cattedra, senza fare nulla di particolare.“Caspita, Elaine!” esclamò appena la vide “Hai due occhiaie che ti arrivano al mento! A che ora sei rientrata?”“Alle tre e mezza. Problemi?” chiese Elaine facendo una smorfia all’amica.“No, nessuno. Mi sembri solo distrutta. Sembra quasi che Andrew ti abbia dato un sacco di botte, ma suppongo che invece fosse un sacco di altra roba!”“Abbassa la voce e non fare la scema. E non farmi domande.”Elaine si sedette a un banco in prima fila.Effettivamente non era molto in forma e non sapeva come avrebbe fatto ad arrivare a sera.Senza contare il vuoto che sentiva sempre dentro di sé dopo aver fatto l’amore con Andrew.“Non le farò, ma mi sembra che il nostro collega ti abbia prosciugato le forze vitali!”“Esattamente. E che mi dici, cara Janet, dell’altro nostro collega?”Janet non rispose.“Pronto, Janet? Mi senti? Invece di guardarmi con quella faccia da ebete, potresti rispondermi?”Janet la fissò ancora un attimo e poi disse:“Si è ‘dichiarato’.”“Scusa?” chiese stupita Elaine.“Si è dichiarato. E’ innamorato di me. O così almeno sostiene.

74

Ti rendi conto?”Elaine si accasciò sulla sedia.“Avevi ragione, il buco dell’ozono sta facendo effetti devastanti.”“Ho sempre ragione. Ma è strano, sai? Se ci penso, non posso fare a meno di fare una cosa.” fece una pausa.“E cosa?” chiese Elaine.“Ridere!” e detto questo, Janet scoppiò in un’irrefrenabile risata che coinvolse l’amica.“Certo che siamo un po’ anormali, io e te.” continuò Janet “Tu hai una storia di cui è meglio non fare commenti, io ho fatto innamorare quello che passava per l’uomo più fedele di tutta la Scozia, ed eccoci qua a ridere come due cretine!”“Sì, è proprio vero. Il bello è che non c’è proprio niente da ridere!” disse Elaine asciugandosi gli occhi.“Infatti. Ci sarebbe da essere preoccupate…” affermò Janet.“E tu che gli hai detto, scusa?”“Il minimo che potessi dirgli. E cioè che mi aveva preso in contropiede e che ho bisogno di riflettere. Senza contare che dall’altra parte abbiamo a che fare con una Margareth Jordan, la vipera di Broxburn.” disse Janet. “E senza contare” aggiunse Elaine “che Margareth Jordan è la figlia della ben nota Petunia-ficcanaso-Jordan. Scatenerebbe la fine del mondo, se solo lo venisse a sapere. Più della vipera, suppongo.”“Elaine, ti immagini? Se solo dovesse succedere che Kevin decidesse di mollare Margareth per me, scommetto tutto quello che vuoi che la Jordan madre andrebbe, come suo solito, a lamentarsi in parrocchia da Andrew, dando della poco di buono a me e, naturalmente, anche a ‘quell’altra sua migliore amica’, cioè te.”

75

“Che casino. Che cosa potrebbe rispondere Andrew? ‘Guardi, gentile signora Petunia, con l’altra ci vado a letto io!’?”E giù risate a crepapelle.“Oddio, Elaine, te la immagini? ‘Da quale ignobile e immonda progenie siamo circondati!’”Dopo dei buoni cinque minuti smisero finalmente di ridere.“Seriamente, lui com’è?” chiese Elaine all’amica.“Purtroppo, cara mia, è un tipo molto affascinante, dolce, molto cordiale e dotato di una cosa essenziale: l’intelligenza.E’ proprio un bel tipo, fuori e dentro, accidenti. Mi sentivo bene con lui, ieri sera, rilassata e in pace.”“Questa sensazione è pericolosa, credimi. E che ti ha detto di Margareth?”“Boh, dice che ci sono dei problemi e che sono in crisi. Io e te sappiamo bene quanto poco tranquilla sia Margareth, per quanto ne possa dire Petunia a cui lei fa credere di essere tutta casa e chiesa e pura come una vestale. Pare che alla facoltà di biologia della New University non abbia una fama molto onorevole.”“Veramente? E te l’ha detto Kevin?” chiese un po’ stupita Elaine. Sapeva che quella di ragazza integerrima era solo un’abile copertura per il bigottismo di mamma Jordan, e che in realtà Margareth era una che si concedeva, lontano da Broxburn, delle buone dosi di divertimento.“Sì. Me l’ha detto lui. Si erano conosciuti tre anni fa a Edimburgo e Kevin sapeva che Margareth fosse un po’ inquieta; quando poi si erano messi insieme, sembrava essersi calmata. Però ultimamente è venuto a sapere che ha in ballo qualcosa di poco chiaro, per cui è arrivato alla conclusione che lei lo tenga solo come un bel soprammobile da mostrare a mamma per passare per una che ha la testa a posto.”

76

“Ah, salute!” disse Elaine “E che ha intenzione di fare?”“Di scoprire la verità e poi decidere.”“E nel frattempo si è innamorato di te.”“Esattamente. E a me piace molto.” disse Janet pensierosa.“Dove siete andati, ieri sera?” chiese Elaine.“In un pub a Stirling. Una cosa tranquilla, sono tornata che non era ancora mezzanotte. Poi non ho dormito molto…”“Ci credo!”‘Sempre sulla stessa barca.’ pensò Elaine: fino ad allora lei e Janet non avevano mai avuto molta fortuna, sentimentalmente parlando.“Uscirete ancora insieme?” chiese.“Credo di sì. Ne parleremo in settimana quando viene per le lezioni. E non dimentichiamo un’altra cosa importantissima, Elaine.”“Quale?”“Jimmy.” rispose sempre più seria Janet “Ho anch’io qualcosa da risolvere.”In quel momento entrò in aula Andrew e le sorprese silenziose e pensierose, tanto che loro non si accorsero della sua presenza.“Scusate … è morto qualcuno? Vi sentite male?”“Ciao.” disse Elaine.“Ciao.” disse Janet.“No, no, non tutto questo entusiasmo, vi prego! Come accoglienza del lunedì mattina non è malaccio, ragazze, grazie. Elaine, tutto ok?” chiese Andrew.“Tutto bene, tranquillo.” rispose con sguardo rassicurante Elaine.In quel preciso istante, ad Elaine venne in mente una cosa: Margareth Jordan frequentava l’ultimo anno alla New

77

University di Edimburgo. E dove erano stati, loro due, ieri sera? E dove andava spesso per lavoro Andrew? Là, ma certo che sì.“Andrew, tu conosci Margareth, vero?” gli chiese.“Come no! Ti pare una domanda da fare? Chi non la conosce?”“Sai che frequenta la New University, vero?” incalzò Elaine.“Certo. Perché?”Anche il viso di Janet aveva avuto un moto di improvvisa intuizione e aveva capito dove voleva andare a parare Elaine.Gli espose quanto di cui avevano parlato loro due poco prima.Mentre Janet parlava, Elaine osservò attentamente la faccia di Andrew e dalla sua espressione capì che lui sapeva molto più di loro e di Kevin.Quando Janet finì, gli disse:“Andrew, tu sai qualcosa. Diccela, per piacere.”“Chi ti dice che so qualcosa?” chiese lui vagamente.“Dai, si vede dalla tua faccia. Non mi prendi in giro, sai?”“Beh, va bene. Ho sentito dire, ma guardate che ho solo sentito dire, che Margareth Jordan sia da circa un anno l’amante –Elaine, tieniti forte- di Paul McIntyre.”Andrew guardò Elaine aprire la bocca senza pronunciare una parola, dal tanto stupore.Janet rimase a guardare entrambi, poi disse:“Vi spiacerebbe dire anche a me chi è questo Paul McIntyre?”“Glielo dici tu o glielo dico io?” chiese Andrew.Elaine si girò verso l’amica.“Tu non ci crederai, Janet, ma Paul McIntyre è un uomo di almeno sessant’anni…”“Cinquantotto, per l’esattezza.” si intromise Andrew.

78

“Ok … di cinquantotto anni, basso, antipatico, viscido e bavoso, ed è il magnifico rettore della New University di Edimburgo!”Quando quella mattina i bambini entrarono in aula, videro tre persone sedute silenziose ai loro banchi, due delle quali (per inciso, le loro maestre) con lo sguardo più allibito che avessero mai visto nella loro giovane e breve esistenza.

79

CAPITOLO 15

Elaine sedeva tranquilla sul divanetto della saletta del convento dove era iniziata la sua storia con Andrew, poco più di un mese prima.Era giovedì pomeriggio e lo stava aspettando, gli aveva chiesto un appuntamento ‘per delle questioni importanti’, come gli aveva detto il giorno prima a scuola.Erano stati tre giorni piuttosto agitati, di lunghe conversazioni con Janet, entrambe leggermente sconvolte dalle rivelazioni fatte da Andrew il lunedì mattina.Inutile dire che i principali argomenti delle loro discussioni fossero Margareth, Kevin e Andrew. Ormai un filo invisibile legava inesorabilmente le loro vite a quelle di queste tre persone.Ci stava ancora pensando, quando Andrew entrò, chiudendo a chiave la porta alle sue spalle.“Ciao, meraviglia! Allora?” le chiese sedendosi accanto a lei e abbracciandola.“Ciao, stai bene?”“Benone. Cos’è tutta quest’urgenza di parlarmi per ‘questioni importanti’?”Elaine si alzò in piedi e si mise a camminare avanti e indietro nella saletta.“Non so come cominciare, Andrew…” disse.“Dall’inizio, suppongo.” la incoraggiò lui.“Riuscissi a capire qual è l’inizio…” tentennò Elaine.“Avanti, su! Tanto io immagino già cosa tu mi voglia dire.”“Allora perché non incominci tu?” chiese Elaine.

80

“Perché sei tu che hai detto che mi devi parlare e che sei preoccupata per qualcosa.”“Sì, vedi… è per… insomma è per te e per me, per Janet, per Kevin e anche per Margareth.”“Pensi che ci sia un nesso tra tutta questa folla di gente?” chiese il sacerdote.“Si. Mi sembra che siamo tutti seduti su un campo minato.” disse Elaine, accendendosi una sigaretta.Andrew ne prese una a sua volta e si sedette al tavolo, davanti a lei.“Vai avanti.” la incoraggiò.“Vedi, Andrew, non so come spiegartelo. La nostra relazione è già precaria e pericolosa così com’è. Ma se saltasse fuori questa storia di Margareth, e Kevin la piantasse per Janet, immagini quanto veleno uscirebbe da casa Jordan? Sai, si fa in fretta a fare di tutta un’erba un fascio… forse ne verrei coinvolta anche io, sanno tutti quanto sono amica di Janet. Sparlerebbero di lei, e anche di me, la cosa arriverebbe magari fino da Stone… e un sacco di cose ne seguirebbero a catena.Non lo so, non capisco, non riesco a essere più chiara di così, scusami.”Andrew rimase un po’ in silenzio, poi fece un mezzo sorriso e con molta calma le chiese:“Posso sapere qual è la tua reale e più grossa paura in tutta questa assurda storia che ti sei messa in testa?”Elaine lo guardò angosciata.“Perderti. Perderti ancor prima di quando inevitabilmente ti perderò.”Andrew si alzò e si mise dietro ad Elaine, massaggiandole le spalle.

81

“Io ti posso assicurare, Lennie, che tutto questo catastrofico casino che ti sei messa in testa non succederà.” disse con molta calma.“E come mai ne sei così sicuro?” chiese lei.“Fidati, ne sono più che sicuro. Se te lo garantisco, credimi.” disse lui con tono rassicurante.“Io mi fido, ma mi devi spiegare. Me lo devi, Andrew.”Andrew rimase in silenzio, valutando l’affermazione di Elaine, poi decise di accontentarla.“Va bene, stai a sentire, e, se puoi, non irritarti troppo.”“Bene, se mi dici così, è perché si prospetta già una storia molto interessante.” aveva già assunto il tono battagliero che piaceva ad Andrew.“Allora, torniamo indietro nel tempo. Sono arrivato a Broxburn tre anni fa. Chissà come e chissà perché, durante i primi tempi facevano tutti la gara per venire a conoscermi.”“Chissà perché, eh, Padre Andrew? Ti guardi allo specchio ogni tanto, o no?” lo interruppe Elaine.“Zitta, per favore. Sono molto sensibile ai tuoi –ai tuoi, bada bene- complimenti. Insomma, tra tutte le persone, in prima fila c’era sempre Margareth Jordan, la quale insisteva per chiedermi spesso colloqui privati.”“Mi sto già innervosendo.” disse Elaine.“Senti, Elaine, se m’interrompi ancora una volta, ti spedisco a casa, ok? Dunque, il problema più grosso di Margareth erano gli uomini…”“Ti pareva! Oh, scusa, scusa!”Andrew la guardò malissimo.“Margareth non faceva altro che lamentarsi di quanti uomini le ronzassero intorno all’università e del numero impressionante, a suo dire, di spasimanti che le facevano la

82

corte. Veniva a dirmi che era preoccupata del fatto che fosse una cosa molto immorale per una ragazza rispettabile come lei.”“Che falsa! Che…” Elaine non terminò la parola che le stava uscendo dalla bocca, letteralmente fulminata dagli occhi di Andrew.“Dopo tre o quattro ‘colloqui’ di questo tenore, avevo ormai capito che tipo fosse, anche perché cominciavo ad avere qualche rapporto di lavoro all’interno della New University, e chiesi notizie di lei: brava, da voti molto alti, ma molto, come dire, allegra. Ti posso assicurare che non ha mai mancato una festa o un party in cinque anni di università… tutti i tipi di feste, intendi? E ti assicuro che la conoscono in molti.”“Conoscono in senso biblico, Andrew?” chiese Elaine, già sapendo la risposta.“Esattamente. Ero giunto alla conclusione che non fosse altro che una ninfomane e che il suo fosse un problema serio, a dispetto di quanto la volesse e se la immaginasse ‘per bene’ la cara mamma Petunia. Ma interruppi del tutto questi colloqui, quando, durante quello che effettivamente è stato l’ultimo, Margareth….”Si fermò un attimo, tanto che Elaine si inserì di nuovo tra le sue parole.“Quando Margareth che cosa, Andrew? Mi sento già scoppiare il nervo!”“Quando Margareth mi si buttò esplicitamente tra le braccia.”Elaine si alzò in piedi furiosa.“Quella puttana! Quando mi capita tra le mani, la sgozzo.” disse Elaine impetuosamente.Andrew, sempre con molta calma e ora anche con un sorrisino ironico sulla bocca, le disse:

83

“Sono lusingato da questa scenata di gelosia, ma stai parlando come se la cosa fosse successa ieri e non tre anni fa! Stai calma, anche perché non è finita qui. Allora io la liquidai perentoriamente e con molta classe. Non avevo nessuna intenzione di buttare al vento i miei voti, e tantomeno per una come lei. Sarebbe stata capace comunque di distruggermi la reputazione e la mia intera esistenza, credo.” Poi, vedendo l’espressione di Elaine aggiunse: “E nemmeno mi piace, se devo guardare la cosa da un punto di vista totalmente fisico…”“C’è ancora molto che le mie orecchie devono sentire?” chiese Elaine tamburellando nervosamente con le dita sul tavolo e accendendosi un’altra sigaretta.“Direi che il meglio non l’hai ancora sentito!” disse Andrew ridendo.La rabbia stava annebbiando la mente di Elaine: quella disgraziata aveva osato mettere le mani addosso al suo Andrew! … e il bello doveva ancora venire, aveva detto lui. Era proprio ansiosa di sapere cos’altro si era azzardata a fargli.‘Santo cielo,’ pensò Elaine ‘sarebbe bello andare a raccontare tutto alla cara Petunia, quella vecchia e stupida bigotta che pensa che la figlia sia un esempio di moralità. Che schifo.’Poi interruppe un attimo il corso dei suoi pensieri e si rese conto che lei con quello stesso sacerdote ci stava andando a letto. Per lei aveva ‘buttato’ al vento i voti…Ne rimase un attimo sgomenta, ma poi ci rifletté: era tutta un’altra faccenda. Si amavano. Era tutto anche più complicato, in effetti… Si fosse trattato solo di sesso….

84

Comunque si rimise comoda sulla sedia e si accinse a sentire il seguito della storia.

85

CAPITOLO 16

Fuori si era fatto buio ed Andrew si alzò per accendere la luce.“Poco meno di sei mesi fa,” continuò poi “se ben ricordi, ero dovuto rimanere ad Edimburgo per dieci giorni, per tenere delle lezioni di storia. Durante quella settimana, non ti spiegherò certo in che modo, ho colto Margareth e McIntyre in flagrante.”“Li hai visti insieme?” chiese Elaine incredula.“Sì, li ho visti insieme.” affermò lui. “Ma li hai visti come??” lo incalzò Elaine.“Li ho visti e basta, Elaine. Posso solo dirti che McIntyre non era certo nei consoni abiti di rettore universitario…. Naturalmente il giorno dopo ci fu una profusione di spiegazioni da parte di McIntyre che ben ti puoi immaginare. Ero riuscito a tranquillizzarlo solo dopo un paio di giorni, assicurandogli che la faccenda non poteva interessarmi di meno e che era una questione sua e della sua coscienza. Ma tu non potresti mai immaginare le palle e le scuse raccontate da Margareth per giustificarsi! Mi era venuta a dire che quando mi aveva conosciuto, si era pazzamente innamorata di me e che, avendola rifiutata e capendo che non aveva nessuna speranza di convincermi a lasciare tutto per lei, si era buttata disperata tra le braccia del primo venuto, per dimenticare me.”“Ah, bene!” sbottò Elaine “ allora è diventata così per colpa tua!”“E’ quello che non ha detto, ma che ha lasciato intendere, sì. E, detto quello, si è buttata di nuovo tra le mie braccia.”

86

“No, non ci posso credere. Io l’ammazzo.” fu il fermo commento di Elaine.“E molto più esplicitamente della volta precedente, perché me l’ero ritrovata nella camera dove dormivo in università.” Attese un attimo prima di proseguire. “Nessun commento, Elaine?” chiese Andrew apertamente divertito.“E’ malata, è pazza. Non riesco a capire come la cosa ti possa divertire.” disse Elaine.“Beh, avrebbe anche potuto essere divertente…”disse ironicamente Andrew guardando di sottecchi Elaine, provocandola.A questo punto incassò un pugno nello stomaco e uno sguardo furibondo di Elaine.“Finisci questa storia senza sparare più cavolate, mi sto stancando.” gli disse.“Anch’io.” disse Andrew, tornando serio. “Per farla breve, ho chiuso definitivamente la faccenda, minacciandola di scatenare un gran casino sia in università sia a Broxburn, e l’ho parecchio spaventata. E la minaccia è ancora valida, e lei lo sa. Credo proprio per questo che, se anche quel povero ragazzo di Kevin dovesse piantarla per Janet, si guarderebbe bene dal dire o fare qualcosa per vendicarsi di loro.”“E per vendicarsi di te?” chiese dubbiosa Elaine.“No, non credo. Scusa la schiettezza, ma ti pare che arriverebbe a tanto per una scopata mancata?” le domandò.“Non lo so, io non lo farei, ma visto il bel ritratto che hai fatto di lei… ma, secondo te, come ha fatto Kevin a venire a sapere di lei e McIntyre? Ammesso e non concesso che sia questa la faccenda di cui parla.”

87

“Non ne ho la più pallida idea. Effettivamente qualche voce circola, ma solo all’interno dell’università e Kevin è fuori da tre o quattro anni. Quindi, non saprei. Può darsi che li abbia fortuitamente beccati da qualche parte.” rispose Andrew.“Perché allora, nonostante scuse e giustificazioni, tu sei sicuro che questa relazione Jordan-McIntyre continui?” chiese Elaine.“Ne sono più che sicuro.”Elaine si alzò e andò ad abbracciare stretto Andrew.“Ho paura.” mormorò col viso contro il suo petto. Andrew la scostò e la guardò profondamente negli occhi.“Perché? Non capisco. Elaine, il tuo non sarà un problema di coscienza? Della tua coscienza, intendo dire, e non la preoccupazione per improbabili fatti esterni che non accadranno mai?” le chiese.“Non farmi questi discorsi da prete, per favore.” gli disse un po’ stizzita.“Ma lo sono… purtroppo.” osservò lui.“Beh, allora facciamo un patto. Tu mi hai detto di esserti confessato e, nonostante questo, domenica notte ci siamo buttati ancora in un letto. Quindi, presumo che anche tu avrai i tuoi bei problemi di coscienza…”“Molti.” ammise Andrew laconicamente.“Benissimo. Sarei bugiarda se ti dicessi che io non me ne faccio. Però, se continuiamo comunque a vederci e ad amarci, è perché tra di noi c’è qualcosa che, per ora, supera d’importanza la coscienza. Quindi il patto è questo: tu ti occupi della tua coscienza e io mi occupo della mia, va bene? Chiaro?”“Chiarissimo… e bruceremo nelle fiamme dell’inferno!” disse sarcasticamente Andrew.

88

“Io non ne sono così convinta, Andrew, anzi, non lo credo affatto, ma può darsi che mi sbagli. Sei tu l’esperto in materia.”“Effettivamente, Lennie, se proprio dobbiamo bruciare, tanto vale…” e detto questo la baciò impetuosamente sulla bocca, accarezzandole il seno con una mano.Quando si staccò da lei, Elaine disse:“Possibile che tu non riesca a stare più di un’ora con me senza saltarmi addosso?”“Non è colpa mia!” rispose lui ridendosela.“Ecco bravo, scarica la colpa su di me, così brucerò io all’inferno! A parte gli scherzi, posso raccontare queste cose a Janet?” gli chiese.“Ma certo, come mi fido di te, mi fido anche di lei. Siete due delle poche persone sane abitanti di questo paese. Però, mi raccomando, dille di lasciare fuori Kevin, che sicuramente ci arriverà da solo. Poi vedremo, ok?”“Ok.”“Adesso scusami, ma ti devo lasciare, ho da fare.”“Va bene. Ci vediamo?”“Come no! Domani a scuola.” rispose Andrew.“E basta?”“Hai detto tu che dobbiamo essere molto più prudenti, no?”Elaine rise uscendo dalla porta che Andrew teneva aperta.“Chissà perché sono così saggia, a volte! Grazie, Padre Andrew, arrivederci!”E detto questo se ne andò, non senza accorgersi del desiderio che trapelava dai suoi occhi verdi.Mentre tornava a casa, ripensò a tutto quello che le era successo in poco più di un mese, e sentì improvvisamente il bisogno di fare uno stacco da tutto quanto.

89

Aveva bisogno di stare un po’ lontana da Andrew e da Broxburn.Appena arrivata a casa, fece due telefonate: una a Janet, invitandola a cena per parlare delle sue ultime sconcertanti notizie, e l’altra nel Nothumberland, ai genitori, informandoli che sarebbe arrivata a Ashlington l’indomani sera, per rimanere da loro durante il week-end.Andare via per un paio di giorni le avrebbe fatto bene e le avrebbe dato modo di riflettere un po’.

90

CAPITOLO 17

Il martedì sera successivo, Elaine sedeva sul divano, in pigiama, avvolta da un piumino e stava tranquillamente leggendo un libro. Fuori nevicava ancora e faceva ancora molto freddo. Era l’inizio di marzo, ma l’inverno perdurava tenacemente, quell’anno.Squillò il campanello: Elaine guardò l’orologio e vide che erano le dieci e mezza. Era tardi, ma immaginò subito chi potesse essere.Infatti, aprendo la porta, vide che tra i fiocchi di neve c’era Andrew.“Sei pazzo. Che ci fai qui, a quest’ora?” gli chiese Elaine scrollando la testa e facendolo entrare.“Avevo bisogno di vederti, Elaine.” disse, togliendo scarpe e giaccone.“Fa un freddo bestia. Sono venuto a piedi.”“A piedi? Non potevi telefonarmi?” gli disse Elaine, facendolo sedere e buttandogli addosso il piumino.“No, dovevo vederti.”“Che cos’ hai? Che è successo?” domandò Elaine guardandolo e accoccolandosi vicino a lui.“Mi sei mancata” disse Andrew a voce bassissima.“Ma Andrew” disse Elaine infilandosi sotto il piumino “sono stata via solo tre giorni! Anzi, sono partita venerdì sera e sono tornata domenica sera! Che cosa avrei dovuto fare io, allora, quando sei andato a Inverness, o a Dingwall?”“Hai ragione. Ma io ho passato due giorni terribili.”“Ma perché, santo cielo?” gli chiese sempre più stupita.

91

“Perché quando mi hai detto che te ne andavi via per riflettere un po’, mi sono ... non so come spiegartelo, ho provato dei sentimenti molto contrastanti. E non mi hai nemmeno telefonato una volta. Avevo paura.”“Paura? Ma di che cosa?” Elaine era incredula. Andrew rivelava di avere una tale fragilità che ne rimase un po’ sconcertata.“Non so di cosa. Continuavo a combattere con me stesso.Pensavo: ‘adesso torna e mi dice che non vuole più continuare questa assurda storia.’ E questa prospettiva da una parte poteva essere la soluzione migliore, dall’altra mi angosciava. Io non riesco più ad immaginarmi senza di te, Lennie.”Elaine non disse nulla e aspettò che Andrew continuasse il suo sfogo, pensando che chi le stava parlando era, di nuovo, il guerriero che aveva perso la battaglia.“Quando mi sono confessato a Dingwall, ho sentito una delle peggiori paternali della mia vita, e quando sono tornato qui, ho cercato disperatamente di comportarmi come mi era stato imposto. Ho tentato di rivederti come una collega, una cara amica. Ma non potevo, non posso, non riesco a farlo. So benissimo che sto vivendo con un piede in due scarpe e non c’è modo, non c’è possibilità di conciliare la mia vita sacerdotale con l’amore che provo per te.”Elaine rimase ancora in silenzio, intuendo che lo sfogo sarebbe stato lungo.“Non voglio rinunciare al sacerdozio, ma non posso nemmeno rinunciare a te in questo momento. Forse la soluzione migliore sarebbe stata vederti tornare da Ashlington decisa a dare un taglio a tutto, ma nello stesso tempo avevo troppa paura che potesse succedere, perché ne sarei impazzito dal dolore.”

92

A questo punto, Andrew la abbracciò così forte da farle male. Elaine era commossa da tanto amore.“Ma come vedi, sono qui. Non ti ho chiuso la porta in faccia e non ti ho detto nulla di tragico e preoccupante.” gli disse dolcemente, accarezzandogli i capelli.“Dimmi cos’hai deciso, Elaine.”“Io non sono andata ad Ashlington per decidere qualcosa. Avevo solo bisogno di fermarmi un attimo a pensare, e cercare di capire.”“E allora?” incalzò lui.“Andrew, questa storia non durerà a lungo. Tu non lascerai mai il tuo Dio e il tuo lavoro per me, ed io non ho intenzione di passare il resto della mia vita a correrti dietro per tutta la Scozia. Anche se non me l’hai detto, io so che tu hai già deciso di accettare la cattedra di storia a Inverness. Quindi, vedi, non abbiamo così tanto tempo da passare insieme. Non ho intenzione di lasciarmelo sfuggire di mano facendomi rimorsi e menate perché non è giusto o non è bene. Non è stato un momento di debolezza che mi ha messo tra le tue braccia, o il fascino del ‘proibito’ o qualche altra scemenza freudiana. Io ti amo, Andrew, ti amo veramente, e per i prossimi cinque mesi voglio starti vicina in ogni momento in cui mi sarà possibile farlo.”“E’ complicata, questa cosa, Elaine, è piena di problemi. Perché, perché?”“Se pensi che sia veramente così difficile, per te, gestire questo amore, decidi tu cosa fare. Qualsiasi cosa andrà bene. Per me amarti vuol dire anche accettarti per quello che sei, rispettare ogni tua decisione.”Andrew si staccò da lei e si mise le mani sul viso, sospirando profondamente. Poi ricominciò a parlare, senza guardarla.

93

“Mi è stato detto che potrei amarti lo stesso, senza venire a letto con te, senza lasciarmi tentare dalla carne,” disse queste ultime parole in tono rabbioso “ma come potrei? Sono un uomo, santo Dio, ho un corpo fatto di carne che sente il bisogno del tuo e non per puro divertimento o per il semplice piacere di fare del sesso. Se fosse così, non sarei rimasto casto per trent’anni!” il tono ora era sprezzante.Andrew si alzò in piedi e camminò inquietamente con le mani in tasca. Poi le tolse e le guardò, come se le vedesse per la prima volta.“Queste mani hanno bisogno di toccarti, di accarezzarti, di sentirti, di … “ strinse le mani a pugno e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi “… di amarti, Elaine.”Lei lo guardò intensamente, ferma e calma sulle conclusioni cui era giunta in quel week-end passato ad Ashlington. Se non avesse avuto il tempo di rifletterci per due giorni, molto probabilmente a quel punto si sarebbe messa a piangere disperata, non sapendo cosa fare o cosa dire.Invece era sempre più convinta che valesse la pena stare con lui.“Ma qual è quel Dio che ti punirebbe per avermi amata, Andrew?” gli chiese.“Il mio Dio.” rispose lui duramente. Elaine si alzò e gli andò vicino: non lo toccò, ma gli parlò molto fermamente.“Questi discorsi ci stanno distruggendo. E’ per questo che ti avevo detto che sarebbe stato meglio che ognuno pensasse alla propria coscienza, senza preoccuparsi dell’altro.So che non puoi pensarla come me, e so anche che forse sono io a sbagliare pensandola così, ma il destino…”

94

“Non esiste il destino, Elaine. Siamo noi che facciamo determinate scelte e decidiamo di comportarci in un modo piuttosto che in un altro.” le disse lui, convinto.“Va bene. Però qualcuno ci ha messo sulla stessa strada e ci sarà un motivo. Magari non riusciamo a capirlo adesso, ma magari, tra qualche tempo, ci sarà tutto più chiaro. Non possiamo dannarci adesso per trovare la risposta giusta. Ricordi Shakespeare, nella ‘Tempesta’? ‘Gli enigmi diventano chiari, solo una volta scoperti’. Noi dobbiamo ancora scoprire molte cose, a mio parere.” gli sorrise.“Dai, Andrew, ti prego, smettiamola di angosciarci a vicenda, se no è meglio farla finita adesso, subito. Vuoi che sia così?”Andrew la abbracciò di nuovo.“No! Non lo voglio! Non adesso, non ancora! Ed è l’unica cosa di cui sono sicuro in questo momento.”“Bene.” disse Elaine stringendolo forte. “E adesso cosa vuoi? Uno scotch, una sigaretta, una cioccolata calda?” gli chiese.“No, grazie, devo tornare in convento. Volevo chiederti una cosa, non so se accetterai. Non voglio nemmeno costringerti.”Andrew sembrava un po’ esitare, quasi intimidito.“Spara la domanda, dai! Questa volta sono pronta a tutto!” gli disse Elaine, cercando di alleggerire il tono della conversazione.“Ho parlato con Padre James, perché questo fine settimana vorrei andare a trovare mio padre a Dingwall. Dice che può farcela da solo … ti va di venire con me? Non ti preoccupare, penso io a giustificare in qualche modo la tua presenza. Voglio portarti con me nelle Highlands.”Elaine si mise a ridere sommessamente.“Sei incredibile, Padre Andrew. Passi da un eccesso all’altro.

95

Ma mi piaci anche perché sei fatto così. Accetto, accetto molto volentieri!”

96

CAPITOLO 18

Quel venerdì partirono per Dingwall alle otto di sera, incontrandosi poco fuori Broxburn per evitare di essere visti.Elaine si mise comoda, in previsione del lungo viaggio che li attendeva.Per il primo tratto di strada parlarono un po’ di Janet e Kevin, che si erano rivisti ancora una volta durante la settimana, ed Elaine confidò ad Andrew che, secondo lei, Janet se ne stava innamorando. Andrew se ne rallegrò: conosceva molto bene Kevin, e sapeva che poteva pretendere molto più di una Margareth Jordan. E si rallegrò anche per Janet, che ultimamente aveva navigato in brutte acque, e non era certo Jimmy l’uomo giusto per lei.Dopo più di un’ora di viaggio, Elaine si stiracchiò sul sedile, già un po’ indolenzita.“A che ora arriveremo a Dingwall?” chiese ad Andrew.“Domani verso mezzogiorno.” rispose lui sogghignando.“Come, domani verso mezzogiorno??? Ma … non è così lontano! Non è la stessa Dingwall che pensavo di conoscere, allora!” disse Elaine stupita.“Vedi, tesoro, ho intenzione di approfittare di questi giorni di libertà…” le disse Andrew guardandola con la coda dell’occhio.“Non andiamo a Dingwall??”“Certo che ci andiamo. Ma voglio fermarmi a dormire da un’altra parte. Dimmi un po’: non avrai portato uno di quei tuoi pazzeschi pigiami di felpa, che nascondono tutto, vero?” le domandò.“Certo che ho il pigiama pesante! Non stiamo certo andando in un’isola tropicale!” rispose Elaine senza capire.

97

“Beh, pazienza, speravo in qualcosa di più sexy. Ma tanto, credo che non ti servirà…” Andrew non riuscì a trattenersi dal ridere vedendo l’espressione di Elaine.“Ti spiace spiegarmi meglio? Sembra un rapimento!”“E’ tutto molto semplice. Siccome penso (e sarai d’accordo con me) che a Dingwall dovremo comportarci più che dignitosamente, ho intenzione di fermarmi a dormire in qualche altro posto, stanotte, e di passarla con te nello stesso letto. Sono state due settimane pesanti, non sono mai riuscito a sfiorarti nemmeno con un dito e comincio a essere un po’ … impaziente? Credi sia il termine giusto?”Il modo in cui Andrew la guardava, fece fremere Elaine, che però non volle fargli capire quanto lo desiderasse e quanto approvava in pieno la sua decisione.“Va bene, perfetto. Comunque il pigiamone di felpa me lo metterò, siamo sottozero.”“Sì, ma non ti faccio dormire certo in mezzo ad un bosco! Comunque, sei libera di farlo… sarà perfettamente inutile.”Andrew sembrava divertirsi molto. Era bello vederlo così rilassato.“E, di grazia, dove ci fermiamo?” chiese Elaine.“Non lo so. Anzi, lo so, ma non te lo voglio dire. Dobbiamo entrare nelle Highlands. Non manca molto.”Fece una pausa e le mise una mano sulla gamba, cominciando ad accarezzarla.“Sei felice? Ora, intendo, in questo momento, qui, con me?”La guardò dolcemente ed Elaine sentì l’eccitazione salire.“Tantissimo. E tu?” gli chiese di rimando.“Sono felicissimo e rilassatissimo da quando siamo partiti da Broxburn. Sai, Elaine Kincaid, che ti adoro?”

98

Dopo un’altra mezz’ora di viaggio, Elaine vide che Andrew svoltava in una strada laterale, e dopo circa un chilometro apparve alla loro vista un’antica tipica costruzione scozzese, di pietra, molto grande e fiocamente illuminata, con l’antica insegna di una locanda.Elaine si sentì come trasportata in un altro tempo e rimase quasi senza parole.“Ma … dove diavolo siamo?” chiese incredula.“Nelle Highlands, amore. Più precisamente vicino a Dunkeld. Poco dietro la locanda scorre il Dee e dietro ancora c’è il paradiso.” L’espressione di Andrew era estasiata: era come se si fosse trasformato in un’altra persona.Guardandolo, Elaine ne rimase ancora più affascinata.“E quante anime vivranno qui? Non si vede molto oltre alla locanda.”“Che ne so, Elaine, due o trecento, sicuramente meno. L’importante è esserci noi, stanotte! Dai, andiamo!”Elaine fu quasi scaraventata fuori dall’auto da Andrew, che prese i bagagli e prenotò una camera a nome di Andrew ed Elaine McPherson: furono immediatamente accompagnati nella loro camera.L’arredamento era antico quanto la locanda stessa, ma quello che fece rimanere Elaine a bocca aperta, era l’enorme letto a baldacchino che troneggiava nella camera.“Che te ne pare, Lennie?” chiese Andrew.Era appoggiato alla porta, con le braccia incrociate, e si stava gustando lo stupore di Elaine, con stampato sulla bocca un sorriso radioso.“Dio mio … Andrew … è semplicemente … meraviglioso, meraviglioso!”

99

Elaine si spostò lentamente nella camera, toccando delicatamente i mobili, il letto, il piumino sofficissimo.Poi scostò i pesanti tendaggi di broccato e guardò fuori dalla finestra, senza peraltro riuscire a vedere niente: la notte era nera e non c’era la luna.Poi si spostò verso Andrew, ancora intento ad assaporarsi la scena.“Come hai fatto a trovare questo posto?” gli chiese.“Per caso, un po’ di tempo fa. Era andato a Inverness in macchina, e al ritorno avevo assolutamente bisogno di dormire. Vale la pena fermarsi, questa notte, eh?”“Oh accidenti, se ne vale la pena!” affermò Elaine.“Ci mettiamo comodi o hai intenzione di ispezionare questo posto fino a domani mattina? Pensavo di fare altro, sinceramente.” chiese Andrew dirigendosi verso il letto.“Andrew McPherson, fermati! Non osare salire su quel letto prima di me!” lo minacciò Elaine “Fammi andare un attimo in bagno e aspettami!”Elaine prese la sua borsa e si diresse velocemente nella stanza da bagno e quando ne uscì, poco dopo, trovò Andrew infilato sotto il piumino.“Vigliacco!” gli disse fingendosi offesa “Me la paghi!”Senza pensarci due volte si catapultò sul letto, cominciando una furibonda lotta con i cuscini.Quando lui riuscì a bloccarla sotto di sé e smisero di ridere, la guardò e s’impossessò impetuosamente della sua bocca.La baciò fino a toglierle il fiato.“Benvenuta nel mio castello incantato, Lady Elaine.”Elaine gli accarezzò dolcemente il viso, con entrambe le mani.“Grazie per avermi portato qui, Andrew. E’ un posto stupendo.”

100

“Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Adesso non devi far altro che lasciarti prendere dalla magia delle Highlands, e vedrai se non sarà veramente come essere in paradiso. Devi sentire il richiamo primitivo di questa terra e lasciarti trasportare in un mondo incantato, dove non esistono altro che Andrew McPherson ed Elaine Kincaid.”Andrew cominciò ad accarezzarla lentamente, spogliandola.“Te l’avevo detto che il pigiama non serviva, questa notte.”“Avresti perso il gusto di levarmelo, no?” mormorò Elaine.Andrew la lasciò un momento, per spogliarsi a sua volta, e quando si rimise sopra di lei, Elaine sentì quanto fosse già completamente eccitato.“Non ci hai impiegato molto a farti prendere dalla magia, vero, Andrew?” gli disse sottovoce, punzecchiandolo un po’.“Nemmeno tu, tesoro…” le disse lui di rimando, infilandole in un attimo le dita là dove Elaine era già pronta, bagnata e calda, per lui.Elaine inarcò la schiena, mentre con movimenti lenti e regolari della mano, Andrew le stava già facendo toccare il cielo, mentre con le labbra si impadroniva dei suoi capezzoli.Elaine lo strinse e lo prese per le spalle, mentre lui, riempiendola di baci, scese con la bocca dove prima era stato con le mani.Elaine si dimenticò di tutto quello che la circondava, finché Andrew non tornò su ad incontrare ancora la sua bocca. Elaine lo toccò e lo accarezzò finché sentì il suo respiro diventare sempre più veloce e irregolare.Con la voce arrochita che tanto le piaceva, Andrew le disse:“Fermati, Elaine, non ancora! Voglio sentire ancora il tuo sapore dolcissimo…”Ma Elaine sentiva di non poter più aspettare.

101

Lo fece voltare sulla schiena e si mise sopra di lui, facendosi penetrare fino in fondo, e si mosse con movimenti sempre più veloci. Quel posto l’aveva resa quasi selvaggia. I loro gemiti si fondevano incessantemente, e quando lui sentì di non resistere più, con un movimento repentino la rimise sotto di sé e, stretto tra le gambe di Elaine, cominciò ad affondare dentro di lei sempre più velocemente, facendole quasi gridare il suo piacere.L’apice era sempre più vicino e, in un momento di lucidità, Elaine gli disse:“Dimmelo, Andrew, dimmelo adesso, ti prego!”Con il volto sconvolto dal piacere, Andrew la guardò negli occhi.“Ti amo Elaine, ti amo, ti amo, ti amo…” e ripeté il suo nome finché entrambi non raggiunsero l’appagamento totale.Rimasero avvinghiati per un po’ di tempo, aspettando che i loro respiri tornassero regolari.Poi lui la guardò e con il tono più serio che Elaine avesse mai sentito, le disse:“Lennie, non dimenticare mai quello che ti ho detto pochi minuti fa, mai, qualsiasi cosa succeda in futuro. Promettimelo.”Elaine si accorse che gli occhi di Andrew erano velati di commozione.“Te lo prometto Andrew. So che è la verità, anche se a volte devo aspettare questi momenti, per sentirmelo dire.”“Sai che non posso fare altro, e non ho bisogno di dirti il perché. Ma tu non smettere mai di crederci e non pensare mai che non sia così.”“Non me lo dimenticherò, giuro.”Elaine si stava facendo vincere dalla stanchezza e dal sonno.

102

“Ehi, non avrai intenzione di dormire, vero?” le chiese Andrew.“Perché no?”“Perché non ho ancora finito con te, amore mio. Sarà una lunga notte… fidati!”

103

CAPITOLO 19

Quando aprì gli occhi, Elaine vide il volto di Andrew che la stava osservando, e con la mano le accarezzava un fianco.“Ehilà,” gli disse “anche tu qui?”“Buongiorno, tesoro.”“Che ore sono?” chiese Elaine non ancora del tutto sveglia.“E’ molto presto. Saranno le sette, più o meno.” le rispose Andrew con un sorriso.“Allora perché mi hai svegliata? Hai detto che dobbiamo essere a Dingwall a mezzogiorno e quindi mancano cinque ore!” si lamentò Elaine.La sua bocca fu prontamente chiusa da un bacio di Andrew.“E’ stato bello svegliarmi con te accanto. E’ la prima volta nella vita che trovo qualcuno vicino a me di prima mattina. Non lo dimenticherò molto facilmente.” le disse continuando a mordicchiarle il lobo dell’orecchio e a baciarla sul collo.“Ma tu non ne hai mai abbastanza?” gli chiese Elaine.“No.” le rispose Andrew, spostandosi più vicino a lei “Devo recuperare il tempo perduto…” e le sorrise.“Andrew, credo che l’aria delle Highlands ti faccia un po’ male, sai? Ti ci vorrebbe una flebo di camomilla…” scherzò Elaine.Ma Andrew si mise sopra di lei e le chiese in tono ironicamente pomposo:“Oseresti negarti a me, donna?”In effetti, Elaine non si negò e poi, dopo aver soddisfatto i loro desideri, decisero di iniziare la giornata, che si prospettava lunga e intensa.

104

Mentre Andrew era in bagno a farsi doccia e barba, Elaine si avvolse nel piumino e andò ad aprire le tende.Rimase senza fiato.La locanda era circondata da un’infinita distesa di neve, in fondo alla quale occhieggiavano le acque limpidissime del fiume e, ancora più in là, un paradiso di colline innevate, dove si riflettevano i raggi rosati del sole che stava sorgendo.Elaine si lasciò incantare dalla vista di quella terra misteriosa, e per la prima volta sentì di appartenerle.Non si era accorta della presenza di Andrew alle sue spalle.“E bello, vero?” le chiese, facendola sussultare.“Sì.” rispose Elaine “Ti ricordi quando eri rimasto stupito mentre ti dicevo che avrei preferito andare a vivere in Inghilterra?” gli chiese poi.“Mi ricordo. Ma poi mi ero ricordato che tua madre è inglese.”“Infatti sono scozzese solo per metà, non sono ‘purosangue’ come te. Anzi, come dici sempre, tu sei Highlander, non scozzese.”“Vero. Dunque?”“Beh, ho cambiato idea. Ora capisco quello che provasti quando te lo dissi. Questa mattina ho capito che questa terra non si può che amare. E l’ho capito grazie a te.”“Già.” Andrew si avvicinò alla finestra, abbracciandola. “E d’estate è ancora meglio. Ti faccio una promessa, Lennie, che spero di poter mantenere. Prima di partire da Broxburn, torneremo qui, in estate, e guardando là fuori ti perderai nel verde.”Elaine si girò verso di lui e lo guardò intensamente.“Io mi sono già persa nel verde, Andrew. Quello dei tuoi occhi.E non so chi mi potrà mai aiutare ad uscirne.”

105

Lo strinse forte, con la consapevolezza che mancava sempre meno tempo a quando lui sarebbe andato via, tornando alla vita che lei aveva osato violare.Dopo aver fatto un’abbondante colazione, si rimisero in viaggio.Elaine lasciò il loro ‘castello incantato’ con molto dispiacere.La signora della locanda, con un forte accento scozzese, la salutò con un cordiale “Arrivederci, signora McPherson!” che fece sorridere Elaine con un po’ di tristezza: nessuno l’avrebbe mai più chiamata con quel nome che quella mattina le sembrava così dolce!Durante il primo tratto di strada Elaine non parlò, e rimase con gli occhi socchiusi, ancora immersa con la mente nella notte passata.Andrew la guardava e ogni tanto le lanciava qualche battutina.“Devi cercare di rimetterti in sesto, Elaine!”“Ho ancora un paio d’ore di tempo.” gli rispose “Mi sembra che non sia stata una notte di tutto riposo, questa…”“Oh santo cielo, non mi dirai che non reggi quel poco che è successo!”“Come poco?” Elaine lo guardò attonita “Tre volte di seguito senza pause? Sei insaziabile, a volte.”“Quattro, contando stamattina. E per tua informazione, lo farei tutte le notti, se solo potessi!”Elaine alzò gli occhi e gemette sconvolta.“Non vantarti tanto, sai. Crolleresti anche tu, prima o poi!” “Mi piace fare l’amore con te, Elaine” le disse Andrew tornando serio per un momento “e mi piace guardarti mentre lo facciamo. Il tuo viso cambia completamente e hai delle espressioni che mi sarà difficile dimenticare.”“Mi metti in imbarazzo, Andrew.”

106

“Perché mai? Il mio è un puro e semplice apprezzamento, sai. Prendilo al volo, sai anche che non sono molto bravo in queste cose…”Poi, dopo un attimo, tornando a punzecchiarla, le disse:“Comunque, è meglio che ritorni ad avere la tua espressione normale, se no i mille abitanti di Dingwall riusciranno tutti a capire che cosa hai fatto stanotte!”Andrew incassò un pugno in un braccio da Elaine.“Piantala, scemo! Per te, invece, è come se niente fosse successo, vero? Tutto normale, vero?”Lui la guardò ammiccando.“Sono fatto di puro acciaio, non te ne sei accorta? Non mi sembravi distratta, stanotte…”Si prese un altro pugno.“Ok, va bene, basta, lo ammetto: sono leggermente stanco anch’io…” si arrese Andrew ridendo.Poco dopo aver passato Inverness e il Moray, Andrew accostò e si fermò sul ciglio della strada.“Scusa, Elaine, ma devo fare una cosa.” le disse, girandosi e prendendo una borsa che Elaine non aveva visto la sera precedente.Andrew la aprì e tirò fuori la tonaca, che indossò sotto gli occhi interrogativi di Elaine.“Mi spiace, tesoro. Mia madre si lamenterebbe se mi vedesse in jeans.“ le disse “Non che sia come le pettegole di Broxburn, solo è molto orgogliosa di avere un figlio sacerdote… ti dà fastidio?”“No, figurati.” disse Elaine sorridendogli, ma l’impatto con la realtà era stato un po’ improvviso e inaspettato. Quello era l’uomo che l’aveva amata per tutta la notte, facendole quasi

107

dimenticare chi fosse: ora era tornato a essere quello che era in realtà, ogni giorno della sua vita.Andrew si risistemò sul sedile e stava riaccendendo il motore dell’auto.All’improvviso si fermò, la guardò, poi, quasi disperatamente, la tirò verso di sé e la baciò.“Sono sempre il tuo Andrew, Elaine, l’uomo che ti ama. E tu sei la mia donna!”Lo disse con un tale tono di possesso che Elaine ne rimase scossa.“Non ne avevo alcun dubbio, dopo questa notte.” disse lei. “Mi hai fatto veramente sentire parte di te e parte di questa terra, Andrew, e ne sono immensamente felice. E, soprattutto, ti amo anch’io tantissimo.”Prima di arrivare a Dingwall, fecero un’altra velocissima sosta da un vecchio amico di Andrew, Angus Finley, che abitava poco fuori dal paese in una splendida casetta, insieme alla moglie e ai loro due figli di tre e sei anni.Era un allegro ed enorme ragazzone dai capelli rossi, che prese Andrew a violente pacche sulle spalle, appena lo vide sulla soglia di casa.Accolse festosamente Elaine, esclamando a gran voce: “Era ora che quell’orso di Andrew si portasse qualche faccia nuova nelle Highlands!”.Elaine fu subito conquistata dalla bellezza e dalla simpatia dei due bimbi, e dalla gentilezza di Mary, la moglie di Angus.Dopo aver accettato l’invito a cena per la sera, ritornarono in auto per compiere l’ultimo breve tragitto che portava a casa di Andrew.“Altre tappe da fare? O diretti a casa?” chiese Elaine, ancora contagiata dall’allegria di Angus.

108

“No, dritti a casa mia! Ma in questi due giorni voglio farti conoscere e vedere tutti e tutto ciò che appartiene alla mia vita. Ti piace Angus?”“Moltissimo! Un po’ impetuoso, forse…se avesse dato a me quelle pacche sulle spalle, sarei già in ospedale con gli arti in trazione! A cosa giocavate, da ragazzini? A lanciarvi i tronchi di pino?”Elaine rise di gusto, ricordandosi dell’antichissima tradizione delle Highlands e immaginando Andrew impegnato in quell’attività.“Molto spiritosa, Elaine.” le rispose Andrew storcendo il naso “Continua a trattarmi come un uomo primitivo, se vuoi. Te la farò pagare domenica sera al nostro ritorno alla ‘civiltà’ di Broxburn…”“E’ una minaccia molto allettante e non posso più di vederla messa in atto. Ma adesso cerca di parlare in modo più consono all’abito che indossi, per piacere.”“Sarà fatto, sorella, anche perché siamo arrivati.”D’un tratto Elaine si sentì un po’ in ansia per l’imminente incontro con i genitori di Andrew, e lo guardò un po’ spaurita.“Di già?”“Sì, tesoro, siamo arrivati.” Andrew le sorrise e le strinse la mano “Non ti preoccupare, te la caverai benissimo, come tuo solito! E ricordati, ti voglio bene.”Elaine non fece in tempo a scendere dall’auto: una signora dall’aria molto simpatica e giovanile le stava già venendo incontro tendendole le mani.

109

CAPITOLO 20

Elaine era distesa sul letto della camera degli ospiti di casa McPherson e ascoltava il silenzio assoluto.Era stata un’intensa giornata, molto piacevole.I genitori di Andrew erano persone molto cordiali e avevano fatto di tutto per farla sentire a proprio agio. Dopo un lauto pranzo, erano tutti andati a casa di Ann, la sorella minore di Andrew, sposata e con un bimbo di appena sei mesi, che Andrew non aveva mai smesso di coccolare per tutto il tempo della loro permanenza.Erano poi stati a cena da Angus e Mary, come loro promesso quella mattina.Mary era una ragazza molto simpatica e le due donne avevano legato molto; avevano fatto una piacevolissima chiacchierata mentre Angus e Andrew erano usciti in giardino a fumare una sigaretta e parlare di ‘alcune loro faccende’.‘Sto molto bene, qui.’ pensò Elaine. Era molto stanca, ma il sonno tardava ad arrivare.Si alzò dal letto e si affacciò alla finestra che dava sul retro della casa: c’era un giardino dove mamma McPherson amava coltivare fiori in estate, come le aveva detto nel pomeriggio.Nel cielo c’era un primo sottilissimo spicchio di luna crescente.Elaine si accorse che qualcosa si muoveva vicino ai pini, e cercò di vedere cosa o chi fosse: vide la fiamma di un accendino e capì che era Andrew.Aprì la finestra e lo chiamò sottovoce.“Andrew! Che ci fai lì, al freddo?”L’ombra si spostò e venne verso di lei.

110

“Non riesco a dormire,” le disse “ma vedo che è un problema che hai anche tu…vuoi una sigaretta?”“Grazie, sì, aspetta che esco. Se lascio la finestra aperta, poi sarà come dormire in un freezer!”Si mise il giaccone e lo raggiunse in giardino, stando attenta a non fare il minimo rumore.Andrew le accese una sigaretta e gliela mise tra le labbra, sfiorandola sulla guancia con la punta delle dita.“Dovremmo essere abbastanza stanchi da dormire per almeno dieci ore” le disse “e invece eccoci qui. Va a finire che lunedì mattina a scuola vedranno arrivare due zombie!”“E’ vero,” ammise Elaine “ma oggi ho visto troppe cose e persone nuove per rilassarmi. Vedo che ti sei tolto la tonaca…”“Infatti, non ne potevo più! Tanto, mamma adesso dorme. Che mi dici di questa giornata?” le chiese.“Devo dire che abbiamo avuto dei ritmi piuttosto sostenuti, ma mi è piaciuta molto.”Andrew la prese per mano e la portò sotto ai pini. Da un ramo pendeva un’altalena e ci si sedette sopra, prendendo Elaine sulle sue gambe e abbracciandola.“Andrew, se tua mamma si sveglia e ci vede, ti toglie il saluto per sempre!”“Non ti preoccupare, da qui non ci vede nessuno. Vuoi che non lo sappia? Ci ho vissuto diciotto anni prima di diventare sacerdote. Quest’altalena era il mio rifugio segreto.”Rimasero entrambi in silenzio per un po’, mentre Andrew dondolava pigramente.“Sai una cosa, Elaine?” disse poi “Ad Angus non ho mai potuto nascondere niente della mia vita. Tra noi c’è lo stesso tipo di amicizia che c’è tra te e Janet. Le decisioni importanti della

111

nostra vita le abbiamo sempre prese consigliandoci e consultandoci a vicenda. E litigando, a volte, naturalmente.”Andrew fece ancora una lunga pausa. Appoggiò la guancia sulla spalla di Elaine e le diede un bacio, stringendola più forte tra le braccia. “Sai cos’è stata la prima cosa che mi ha domandato Angus quando siamo usciti in giardino?” le chiese.“No, dimmela.” gli rispose Elaine.“Mi ha chiesto quanto sono innamorato di te.”Elaine si voltò verso di lui e lo guardò un po’ a disagio.“Oh, Andrew… forse ho detto o fatto qualcosa per…”“No,” la interruppe lui “no, niente di quello che pensi. E’ che Angus mi conosce troppo bene ed era impossibile nasconderglielo. Aveva già capito che avevo qualcosa di diverso la volta che ero venuto a Dingwall per mio padre, e si era chiesto per tutto questo tempo cosa mi fosse successo. Oggi ha avuto la risposta appena ti ha vista.”“E cos’altro ti ha detto?” chiese Elaine, leggermente preoccupata di questo inaspettato sviluppo.“Mi ha detto due cose molto contrastanti. Mi ha detto di rifletterci molto bene, ma di tenerti molto stretta perché ne varrà la pena.”“Solo?”“In effetti, gli ho detto che ti voglio molto bene, ma mi ha visto un po’ confuso… allora mi ha assicurato che non è necessario che io capisca tutto adesso, prima o poi mi sarà tutto perfettamente chiaro.”“Shakespeare? Eh, Andrew?” Elaine cercò di alleggerire la conversazione, ricordandogli la sua stessa affermazione di pochi giorni prima.“Già.” rispose lui baciandole un braccio.

112

“E allora?...” Elaine esitò a porre la domanda “Che farai?”“Esattamente così: ci rifletterò mentre ti terrò ben stretta, in attesa della risposta.”Si alzò dall’altalena e la fece girare verso di sé.Le prese il viso tra le mani.“Ne vale la pena, Elaine, tu vali tutte le pene di questa terra, perché, in contrapposizione a quelle, tu mi dai le più intense felicità che un uomo possa provare nella vita, lo so. Lo sento.”Elaine quasi si commosse e lo baciò così appassionatamente da fargli mancare il respiro.“Se mi baci così mi fai fare cattivi pensieri, Elaine…” le disse ridendo.“E’ tardi, andiamo a cercare di dormire?” le chiese poi.“Direi di sì. Che cosa abbiamo in programma per domani?”“Per oggi, vorrai dire, visto che è abbondantemente passata la mezzanotte!”“Hai ragione! Per oggi, allora.” ammise Elaine.“Dunque: colazione all’alba, giretto sul Loch Garve, uno spuntino in un posticino niente male alle Rogie Falls e partenza verso le sei. Ti va bene?” chiese Andrew, che ancora non riusciva a staccarsi da lei.“Direi di sì, tranne che per la colazione all’alba. Che ora intendi per alba?”“Direi intorno alle sei...”“Sei pazzo furioso! Non intendo alzarmi prima delle otto! Mi stai torturando, Andrew McPherson: mi fai passare le notti in bianco, mi scorazzi a destra e a manca per tutte le Highlands e pretendi pure che io mi alzi alle sei di una domenica mattina. Sono un essere umano con dei limiti, sai?” Il tono era scherzoso e sommesso, ma battagliero.

113

Andrew le chiuse la bocca con un bacio e la sospinse contro il tronco di un pino. Con le labbra poco scostate da quelle di Elaine, le disse:“Mi fai impazzire quando parli con questo tono bellicoso, mi accendi dentro le scintille!”Tenendola sempre bloccata contro l’albero, con una mano riuscì a insinuarsi sotto il giaccone e il maglione di Elaine e, sentendo che era senza reggiseno, le prese un capezzolo tra le dita.“Andrew, sei impazzito? Cosa credi di poter fare?” gli disse allarmata Elaine, cercando inutilmente di fermarlo.Ma lui sembrava aver perso la testa; oltretutto, la ruvida corteccia del pino le stava dolorosamente graffiando la pelle sulla schiena, dove il maglione si era sollevato.Finalmente, con un violento spintone, riuscì ad allontanarlo da lui.“Fermati, accidenti, mi fai male! Ti è saltato il cervello? Che cosa vorresti fare? Prendermi qui, sotto le finestre di casa tua, col rischio che ci vedano i tuoi? Non voglio perderti Andrew, non ancora!”Elaine era furibonda davvero, adesso, e guardava con occhi fiammeggianti Andrew, ansimante, a pochi passi da lei.“Perdonami Elaine! Io non…”disse con voce incerta.“Io non, un cavolo Andrew! Se tu vuoi rischiare tutto solo perché in questo momento ti va di sfogare i tuoi istinti più bassi, non mi sta bene. Non mi sta bene per niente. Tutte le tue belle parole di prima che significato hanno, allora?”Non ebbe risposta.“Perfetto, me ne vado a dormire. E faresti bene a farlo anche tu. Prima, fatti una bella doccia fredda, chissà mai che ti schiarisca un attimo le idee. Buonanotte!”

114

E senza aspettare risposta, lo lasciò.Quando giunse in camera, guardò fuori e vide che Andrew era ancora fermo dove l’aveva lasciato, con le mani tra i capelli.Chiuse le tende e si preparò per dormire, sconvolta dall’atteggiamento di Andrew e stupita dalla sua violenta reazione di pochi minuti prima.Andrew aveva perso la testa per un attimo, ma non era il caso di reagire così: avrebbe potuto farlo ragionare con altri modi e altre parole.Ma, come sempre, l’idea che qualcosa potesse rompere la magia dell’amore che stava vivendo, la faceva diventare una furia cieca.Si mise a letto, stanchissima ma consapevole che il sonno avrebbe tardato molto ad arrivare.

115

CAPITOLO 21

Il campanile della vicina chiesa stava suonando le sette quando Elaine decise di alzarsi e porre fine a quella notte da incubi.Era rimasta sveglia per più di tre ore, cercando di sbollire il nervoso causatole dal comportamento di Andrew, e continuò anche a domandarsi perché poi lei avesse reagito così brutalmente: non era la prima volta che Andrew manifestava il suo desiderio così all’improvviso, ma sapere di essere a casa sua, col rischio di venire scoperti e scatenare lo scompiglio totale, aveva provocato in lei una paura immane. Poi, col proposito di scusarsi con Andrew quando lo avrebbe rivisto a colazione, era riuscita ad addormentarsi, per piombare in un sogno stranissimo e inquietante.Si trovava in un edificio che aveva tutta l’aria di essere uno dei tanti castelli che punteggiano il suolo scozzese, c’era un lungo corridoio con decine di porte che immettevano in altrettante stanze: Elaine ne apriva una alla volta, ed in ognuna di esse trovava una persona conosciuta (Janet, sua mamma, la mamma di Andrew, Angus e via dicendo) che la guardava senza espressione e le diceva: ‘qui non c’è, non lo troverai.’ Apriva infine l’ultima porta e si ritrovava sui bastioni del castello. In fondo, in controluce, vedeva Andrew che le faceva cenno di seguirlo e le gridava: ’Lennie, corri, o ci prenderanno!’ Allora si metteva a correre sui camminamenti delle mura, ma non riusciva a raggiungerlo. Finché Andrew svanì.

116

Si era svegliata all’improvviso e con un forte senso di disagio che non l’aveva più abbandonata e le aveva impedito di riaddormentarsi.Anche ora, mentre si vestiva ascoltando i rassicuranti rumori quotidiani provenire dalla cucina, avvertiva come uno strano prurito sotto la pelle.‘Mi sta slittando qualche rotella nella testa.’ pensò ‘Quando ritorniamo a Broxburn devo cercare di dormire il più possibile, tutta questa mancanza di sonno mi sta annebbiando il cervello.’Quando entrò in cucina, la signora McPherson la salutò allegramente. Andrew era al telefono: le fece capire che era Padre James, mentre le sorrideva. Finito di parlare si sedette accanto a lei e si versò un bicchiere di latte, mentre Elaine metteva il tè nella tazza di acqua bollente.“Hai delle formidabili occhiaie, Elaine. Hai dormito male?” le chiese.Nel frattempo la mamma di Andrew era andata a chiamare il marito.“Vai a farti fottere.” gli rispose Elaine seccata.“Credo di doverti delle scuse, amore.”“Mi chiamo Elaine, in questa casa, non amore.”Elaine vide le mascelle di Andrew contrarsi.“Ti sto solo chiedendo scusa, Elaine. Cos’altro devo fare? Strisciare umilmente ai tuoi piedi? Fustigarmi?” le disse con tono duro. Elaine non rispose, tirò un lungo respiro e si mise le mani sugli occhi.“No,” lo guardò poi “no. Sono solo stanca, Andrew, ho dormito male e ho fatto uno strano sogno. Scusami tu, ti

117

prego, per quello che ho detto ieri sera e per come mi sto comportando stamattina.” Glielo disse con un’inflessione di voce un po’ più dolce.“Se sei stanca possiamo stare a casa o fare solo una breve passeggiata sul lago e pranzare qui.” le disse Andrew.Stava per accarezzarla, ma si trattenne: il movimento appena accennato fece sorridere Elaine.“No, andiamo pure sul lago e mangiamo pure fuori. Ma ho una piccola richiesta da farti… vorrei essere a casa per stasera e farmi una bella dormita nel mio letto.”“Va bene, anticipiamo la partenza di un paio d’ore. A un patto, però…” Andrew le strizzò l’occhio, ed Elaine rise, finalmente un po’ più rilassata.“Va bene, Andrew, ti posso tenere a cena da me, se ti accontenti di un panino e di una birra.”“Solo?”“Vedremo.”In quel momento rientrarono in cucina i genitori di Andrew e la conversazione ritornò su argomenti generali.Quella strana sensazione sottopelle non abbandonò Elaine per tutta la mattinata.Passarono delle piacevoli ore passeggiando e chiacchierando, ridendo delle peripezie di alcuni ragazzi che pattinavano sul lago ghiacciato, e pranzarono in un bel localino sulle rive del Loch Garve.Tornarono a casa solo per preparare le borse e salutare i signori McPherson. Elaine accettò l’invito di tornare da loro e li abbracciò calorosamente.Fecero poi una breve tappa per salutare Angus e Mary e verso le quattro del pomeriggio si misero sulla strada del ritorno.

118

Entrambi erano taciturni e pensierosi, e per un bel pezzo di strada nessuno parlò.Il primo a rompere il silenzio fu Andrew.“Sono molto preoccupato, Elaine.” le disse“Preoccupato? Perché?”“Per te. Non stai bene? C’è qualcosa che non va? Mi sembri strana. E’ ancora per stanotte? Mi spiace veramente molto, te l’ho detto, e ti chiedo ancora perdono.”Andrew le accarezzò una guancia.“Non sono ‘strana’, sono ‘stanca’. E’ diverso.” gli rispose Elaine trattenendo la sua mano sul viso e baciandogli le dita.“Ti va di raccontarmi il sogno che hai fatto?” le chiese.“O santo cielo! Quello sì che era strano! Ma penso sia dovuto all’atmosfera delle Highlands..”“Raccontamelo, dai!” la incitò Andrew.Elaine soddisfò la sua richiesta e glielo narrò, se lo ricordava ancora benissimo e non tralasciò nemmeno un particolare. Andrew ascoltava impassibile.“Allora? Non ti sembra strano?”“A te sembra avere qualche significato?” le chiese. Elaine indugiò un attimo.“No, non credo… è solo la stanchezza che mi ha giocato un brutto tiro.” disse mentendo, perché in realtà aveva le idee ben chiare sul significato del sogno.“Sicura?” la incalzò Andrew “ Non dire palle, tu sei sempre quella che deve trovare una spiegazione logica a tutto e sicuramente hai tirato le tue belle conclusioni. Dimmi la verità!”Elaine esitò, poi gli disse:“Ok, se proprio lo vuoi sapere, gli ho dato questa interpretazione: nessuno potrebbe mai approvare la nostra

119

relazione (il tuo amico Angus compreso), e, comunque, per quanto io corra, non ti raggiungerò mai, perché svanirai dalla mia vita. Giusto?”Andrew sembrava riflettere sulle sue parole.“Può darsi.” le disse “Che sensazioni ti ha lasciato?”“Di impotenza. E per me è una sensazione orribile. Orribile.”Passò un altro lungo momento di silenzio.“E tu rinuncerai a me?” le chiese Andrew senza guardarla.Elaine capì che si stavano avventurando in uno di quei discorsi che lei definiva ‘pericolosi’.“Non posso farcela da sola, Andrew.” le disse, convinta delle sue parole “Ho un avversario troppo potente.”“E chi sarebbe, scusa?”“Oh Andrew, piantiamola di parlare per eufemismi! Tu sei un sacerdote cattolico: vorresti rinunciare ai tuoi voti e alla tua scelta per me? lo potresti fare, così, semplicemente, senza problemi?”Era la prima volta che Elaine osava porgli una domanda così diretta. Sapeva già la risposta, che però tardava ad arrivare.“Allora?” lo incitò Elaine. Gli stava facendo pressione, e forse anche del male, ma voleva una risposta chiara.“No.” Elaine ottenne quello che cercava da lui: la schiettezza.“Non perché io non ti ami abbastanza. Dio solo sa quanto ti amo e …”“E Dio solo sa quanto io mi senta impotente in questa situazione, Andrew! Non c’è soluzione.”Elaine gli accarezzò la testa, assaporando la fugace sensazione dei bei capelli di Andrew che si inanellavano attorno alle sue dita; lui era in silenzio, senza più niente da ribattere.

120

“Povera Elaine Kincaid!” disse poi rivolta a se stessa “La Scozia è piena di pastori presbiteriani che possono sposarsi e mettere al mondo un esercito di marmocchi, e io mi vado a trovare un irreprensibile sacerdote cattolico!”Aveva cercato di farlo sorridere, ma capì che qualcosa si era incrinato e doveva in qualche modo rimediare.

121

CAPITOLO 22

Arrivarono a casa verso le otto di quella sera.Il viaggio era stato silenzioso e ad Elaine era anche sembrato interminabile.Quando vide il cartello stradale che dava il benvenuto a Broxburn, fu quasi una liberazione.Andrew parcheggiò l’auto davanti alla casa di Elaine, spense il motore e la guardò.“Vuoi ancora preparare un panino a questo irreprensibile sacerdote cattolico?” le chiese.“Non avrei mai dovuto parlare, Andrew.”“Hai detto esattamente quello che pensi.”“Ti sbagli. Ho esposto le cose esattamente come stanno, e non quello che penso.”“E che cosa pensi?”“Che è meglio entrare e mangiare qualcosa, non credi? Lo vuoi o no il panino?”“Lo voglio.”Entrarono in casa e, mentre Elaine preparava due toast in cucina, Andrew si sdraiò sul divano.“Sei molto stanco?” gli chiese Elaine affacciandosi alla porta della cucina.“Abbastanza. Anch’io ho dei limiti.” le disse sorridendo.“Mi stai prendendo in giro, ‘acciaio puro’?” gli chiese Elaine portandogli una birra.“Un po’. Così sdrammatizziamo la pessima giornata.”“Non è stata pessima, che dici? Oggi sul Loch Garve ci siamo divertiti e poi abbiamo mangiato benissimo. Beh, non certo come stiamo mangiando adesso…”

122

Elaine tornò in cucina e tolse i toast dal tostapane, posandoli su un unico piatto.Sentiva che Andrew emanava molta tensione e decise di essere carina e allegra, celando il nervosismo che anche lei sentiva sulla pelle.“Milord,” disse, sedendosi sul tappeto della sala accanto al divano dove era sdraiato Andrew “la vostra cena! La servitù è diventata pazza per prepararla!”“La servitù scarseggia nell’arte culinaria, in questa bettola, milady.” controbatté Andrew mettendosi seduto e addentando un toast “Però il posto mi piace sempre.”Si dedicarono ai panini, parlando un po’ dei due giorni passati. Poi, finito di mangiare, Andrew, guardato male da Elaine, si versò un dito di scotch e accese due sigarette, una per lui e una per Elaine.“Hai appena finito la birra, Andrew, e attacchi lo scotch…”“Chissenefrega.” disse lui freddo. Poi si strofinò la nuca e gemette.“Mi fanno male il collo e le spalle. Mi sento come se mi avessero bastonato per ore.” si lamentò.“Vieni qua, tesoro.” gli disse Elaine, facendolo sedere su una sedia “Ci penso io.”Elaine cominciò a massaggiargli abilmente le spalle e le cervicali.“Sei teso come una corda di violino. Tu sei riuscito a dormire, stanotte?” gli chiese continuando il lavoro.“Per la verità no. Ahi! O forse al massimo mezz’ora.”Elaine, volutamente, addolcì il massaggio.“Allora,” gli disse con voce carezzevole “ci vuole qualcosa di speciale per togliere questa tensione e scacciare i brutti pensieri che hai fatto per tutta la notte. E siccome ritengo di

123

essere stata io la causa della tua insonnia, sarò io a dover rimediare.”Elaine si abbassò verso la nuca di Andrew e, sensualmente, gli fece passare la lingua sul collo e vicino alle orecchie, strappandogli un mugolio di piacere. Lo baciò e gli mordicchiò le spalle, accarezzandogli il torace.“Elaine, io non ti capisco più. Questa notte mi hai guardato come se fossi il peggiore degli stupratori, poi mi hai detto che ti ritieni una povera derelitta perché ti sei innamorata di un irreprensibile sacerdote cattolico, e adesso stai cercando di portarmi nel tuo letto!”Elaine interruppe immediatamente quello che stava facendo.Si girò dall’altra parte e si mise le mani tra i capelli. Improvvisamente dalla sua bocca uscì un mezzo grido di disperazione.“Basta! Basta! Basta!”Andrew andò subito ad abbracciarla, ma Elaine quasi si accasciò sul pavimento.“Elaine…”“Basta, Andrew. Basta parlare, basta riflessioni, basta problemi di coscienza, basta stupidi sogni, basta, basta!”“Tesoro, ti prego, non fare così, mi spaventi!” le disse lui accoccolandosi accanto a lei e prendendola tra le braccia.“Non m’interessa più niente, non voglio che tu lasci niente per me, vai pure per la tua strada quando sarà il momento, ritorna pure alla tua casta e impeccabile vita. Voglio essere solo la tua… “amante”, chiamami come vuoi, voglio solo amarti e sì, portarti nel mio letto tutte le volte che ne avremo voglia, e senza pensare a niente. Voglio la dannazione eterna, qualsiasi pena, qualsiasi punizione, ma voglio te. E ti voglio senza dover

124

pensare tutte le volte se faccio bene o male, non m’interessa, me ne frego!”Si ritrovarono seduti per terra, uno vicino all’altra, stretti in un abbraccio disperato.“E allora portami nel tuo letto, facciamo l’amore e non pensiamo più a niente, niente.” le disse lui.Incominciarono a baciarsi e ad accarezzarsi, togliendosi i vestiti quasi con rabbia.“Andrew, non hai mai fatto la doccia con una donna, vero?” gli chiese Elaine con la voce piena di passione.“Certo che no, ma posso provarci.” le rispose.Si alzarono ed Elaine lo sospinse nella stanza da bagno, dove si spogliarono completamente.Accese la luce dello specchio e si fermò completamente nuda davanti a lui.“Amore” gli disse con la voce rotta dall’emozione “ti piaccio?”“Elaine, come puoi farmi una domanda del genere?”“Ti prego, Andrew, dimmi che ti piaccio, dimmi che mi ami. Dimmi che non t’importa di nient’altro. Ne ho bisogno.” Elaine stava per mettersi a piangere.“Mi piaci, Elaine. Mi fai letteralmente impazzire. Mi dai emozioni che non avrei mai immaginato si potessero provare, nemmeno nei miei sogni più proibiti. Amo guardarti, amo toccarti, amo starti vicino, amo ascoltare la tua voce, perdermi nei tuoi occhi, vederti sorridere. Ma soprattutto amo te.”Si abbracciarono e senza staccare le loro labbra si infilarono sotto la doccia, amandosi quasi con disperazione, mentre le gocce dell’acqua si mescolavano alle loro lacrime.

125

CAPITOLO 23

“E così, Janet, tra un po’ sarai ‘fidanzata’!”Elaine e Janet erano sedute a un tavolo della mensa scolastica. La storia con Kevin aveva avuto sviluppi molto accelerati durante il week-end, ed Elaine aveva appena finito di ascoltare tutti i particolari.“Calma, calma. Ho deciso di lasciare Jimmy definitivamente, questo sì, sono uscita ancora con Kevin, lui parlerà questa settimana a Margareth, sì… ma da qui al dire che sono fidanzata…” disse Janet.“Quando parlerai a Jimmy?” chiese Elaine.“Domani sera. Avevo bisogno di un paio di giorni per caricarmi per bene ed essere pronta per affrontarlo.”“Credi di essere innamorata di Kevin?”“Oh, lui dice di esserlo, e me l’ha ampiamente dimostrato. Io ci voglio riflettere ancora un po’, ma di sicuro non voglio più avere Jimmy tra i piedi. Poi vedremo. Che ore sono?” chiese poi Janet, notando che ormai la mensa era vuota.“Sono quasi le due, è ora di ricominciare le lezioni. Dovresti iniziare tu da sola, Janet, per favore. Stone mi ha fatto chiamare.” disse Elaine alzandosi dal tavolo.“Che cosa ha bisogno?” chiese Janet seguendola.“Credo un consiglio per un nuovo testo di grammatica.” rispose Elaine.Janet si avviò verso la loro classe, dove già si sentivano i bambini vociare, ed Elaine salì le scale per raggiungere l’ufficio di Stone al secondo piano.Aveva ancora quella sensazione sottopelle che non l’abbandonava. Sembrava essere tutto normale: aveva

126

finalmente dormito bene e molto, Janet stava bene, la mattina era trascorsa in modo consueto. Anche con Andrew le cose erano migliorate. Dopo aver fatto l’amore sotto la doccia ed essersi ritrovati entrambi a piangere come due bambini, avevano veramente e definitivamente fatto un patto: avrebbero vissuto la loro storia tenendo angosce e coscienze in silenzio, per non rovinare continuamente i loro già ben rari momenti di vita a due, cercando di gestire il loro rapporto nel modo più normale possibile.Elaine l’aveva visto di sfuggita nei corridoi della scuola e aveva notato che era davvero più riposato e sereno. Si erano telefonati un paio di volte e l’aveva sentito molto più rilassato.Allora, cosa non quadrava?Quello che vide appena si affacciò all’atrio del secondo piano, le paralizzò quasi le gambe: davanti al distributore del caffè c’erano Andrew e Margareth Jordan.Andrew sorrideva e Margareth con una mano teneva il caffè e con l’altra il braccio di Andrew. O meglio, pensò Elaine improvvisamente inviperita, lo arpionava. E lui non sembrava certo infastidito!Nei successivi venti secondi, Elaine riuscì a prendere almeno quattro decisioni diverse: prima decise di ritornare in classe, poi di prendersi un caffè, poi di andare direttamente nell’ufficio di Stone facendo finta di non vederli, infine di ammazzare Margareth.Scartò l’ultima ipotesi.Finalmente riuscì a muovere le gambe e si incamminò verso la direzione, accusando un’improvvisa tosse.“Elaine, ciao!” la serpe si era accorta di lei, “Da quanto tempo non ci vediamo!”

127

“Oh, Margareth, che sorpresa!” Elaine pensò di cambiare lavoro: sarebbe stata un’ottima attrice. “Come stai?” e le strinse la mano.‘Almeno’ pensò, ‘l’ha staccata dal braccio di Andrew.’“Bene, grazie. Sai che diventeremo colleghe per un po’ di tempo?”Elaine avvertì come una bastonata sulla nuca.“Davvero? Con i bambini delle elementari? Ho sentito che presto introdurranno l’insegnante di sostegno.”‘No, ti prego, Signore, non puoi farmi anche questo!’ supplicò mentalmente Elaine.“No, no, sostituirò Carolyn Linney durante la maternità!”“Ah, già, scienze naturali alle medie! Bene, mi fa piacere!” mentì spudoratamente, ringraziando nel frattempo Dio. “Allora sei qui perché devi andare da Stone?”Elaine si sentiva i capelli dritti: se la sarebbe trovata tra i piedi per almeno un anno. Poi pensò a Janet e sentì qualcosa come un pugno nello stomaco.“Sì,” rispose Margareth, “mi sta aspettando. Anzi, è meglio che vada. Grazie del caffè, Padre Andrew! Ciao, Elaine!”E detto questo si avviò ancheggiando verso l’ufficio della direzione, lasciando Elaine e Andrew impalati davanti alla macchina del caffè. Si guardarono e per un attimo nessuno dei due parlò, fino a quando la porta dell’ufficio di Stone si chiuse dietro a Margareth.“Abbiamo qualche problema.” disse lapidariamente Elaine.“Janet sa qualcosa?” chiese altrettanto lapidariamente Andrew.“Assolutamente no. Ed è meglio che glielo dica subito, prima che se la trovi davanti all’improvviso.”

128

Poi, cambiando il tono di voce e diventando un po’ più acida, gli chiese:“Come mai eri qui con lei, e come mai ti metteva le mani addosso?” “Non essere assurda, Elaine. Non è il caso di farmi queste domande senza senso. Manco mi avessi trovato a fare chissà che cosa!”“Vorrei rimanere la tua unica amante, Padre Andrew.”“E’ perfettamente inutile che tu sottolinei il ‘padre’ quando parli con me, come ha fatto lei: non abbassarti al suo livello.”Andrew le prese poi un braccio, tirandola verso di sé in modo un po’ brutale ma tanto efficace da farle decidere di non insistere sull’argomento.“E ricordati che non sei la mia amante: tu sei quella splendida ragazza che mi ha fatto perdere la testa e l’unica che io ami.Chiaro?”“Scusa…”Andrew le lasciò il braccio e le lanciò uno sguardo talmente profondo che Elaine si sentì le gambe tremare.“Margareth al tuo confronto sembra un rospo ammuffito. So bene che quando parla con me tutte le scuse sono buone per toccarmi, ma lo sa di non avere alcuna chance. Bisogna chiamarsi Elaine Kincaid per farmi eccitare in meno di mezzo minuto, solamente pronunciando il mio nome o guardandomi da lontano… vuoi la prova tangibile di che effetto mi faccia la sola tua presenza?” Con sguardo malizioso, Andrew prese una mano di Elaine, che quando capì le sue intenzioni, lo guardò inorridita.“Andrew! Sei fuori di testa.”

129

Ma a riprova di quanto fossero più rilassanti le cose fra loro dopo il patto della domenica precedente, si misero a ridere, complici dello scherzo.“Pensa, Lennie,” disse Andrew ridacchiando, “pensa al povero Stone tra le grinfie della giovane Jordan!”“Oh, sarà già in brodo di giuggiole e protrarrà il colloquio molto a lungo, credo. Ma chi le ha detto che cercavano una supplente per scienze naturali?”“Le infinite conoscenze della mammina, credo, altresì chiamata ‘Il bollettino della Scozia’. Avrà saputo della gravidanza della Linney e avrà mosso mari e monti per piazzare quella santa di sua figlia in una rigorosa e seria scuola cattolica, per insegnare a ragazzi di estrazione sociale molto alta come quelli che frequentano la Queen Mary’s.”“Ma, Andrew, cavolo…”“So cosa pensi, Lennie, ma non preoccuparti. Basterà stare ancora più attenti a come ci comportiamo. Non che ce ne sia bisogno, in ogni caso.”“Lo so, non è per noi. E’ per Janet. La situazione cambierà, questa settimana. Janet e Kevin parleranno l’una con Jimmy e l’altro con Margareth, dando un taglio alle rispettive storie. Si metteranno ufficialmente insieme, Andrew.” gli disse con un po’ di preoccupazione nella voce.“Si fidanzano? Evviva, sono felicissimo!” disse Andrew con un sorriso smagliante.“Oh! Ma che cos’hai? Ma non capisci? Kevin questa cosa non la sa, se no ne avrebbe parlato domenica sera con Janet!”“E cosa cambia? Se la deve mollare, questa faccenda non ha certo voce in capitolo. Smettila di vedere disastri ovunque, Elaine, sii felice piuttosto per la tua amica!... tanto Margareth sa già di Janet.”

130

La notizia cadde come una bomba sulla testa di Elaine.“Cosa????”“Si, non me l’ha detto esplicitamente, ma me l’ha lasciato intendere. E la cosa non la preoccupa minimamente: Kevin ormai per lei era solo una noia.”“Una noia? E quel poverino si fa magari problemi a lasciarla?”“Kevin è un buono, secondo me non ha mai veramente capito di che pasta è fatta lei. Tranquilla, anche la delusione di mamma Jordan sarà ripagata dall’entusiasmo per questo nuovo posto di lavoro. Come si dice? E vissero tutti felici e contenti!”“Oh, beh, se lo dici tu! Che fortuna, per te, averla incontrata, no? Così hai avuto notizie di prima mano…” Elaine sottolineò le parole ‘fortuna’ e ‘mano’, lasciando riaffiorare la sua gelosia.“E’ vero! Pensa che ero venuto solo a prendere un testo che avevo dimenticato in aula docenti, e il destino me l’ha fatta incontrare…” a sua volta Andrew sottolineò la parola ‘destino’.“Il destino? Bene, me ne ricorderò!” Poi misero fine al loro innocente gioco di provocazioni e si salutarono.“Vado, Elaine, ho un casino di cose da fare, oggi pomeriggio.Ti chiamo stasera, così mi dici come l’ha presa Janet, ok?”

131

CAPITOLO 24

Erano le sei del pomeriggio, ed Elaine era ancora a scuola, seduta in cattedra a correggere i compiti di matematica dei bambini.C’era silenzio.Alzò la testa e guardò fuori dalla finestra: era fine aprile, ormai, le giornate erano più lunghe e luminose, e un po’ più calde.Si appoggiò allo schienale della sedia con gli occhi chiusi, e tirò un profondo respiro.Si rese conto che era passato un mese dalla volta in cui aveva trovato Margareth con Andrew fuori dall’ufficio di Stone, e da allora gli eventi avevano avuto un ritmo a dir poco incalzante: Janet aveva chiuso la sua storia con Jimmy, e Kevin aveva lasciato Margareth, la quale, come aveva predetto Andrew, non si era preoccupata un granché della cosa e aveva accettato felicemente la nuova condizione di libertà. Aveva iniziato il periodo di supplenza alle medie, e Janet se la ritrovava ogni tanto tra i piedi. Però Janet aveva anche confidato ad Elaine che non si fidava di questa apparente calma: i toni di Margareth erano sempre un po’ aspri e le lanciava battutine strane… in compenso, pensò Elaine, quando Margareth si rivolgeva ad Andrew sembrava secernere zucchero da tutti i pori. Ma, su quest’ argomento, Andrew era una tomba.Elaine fermò i suoi pensieri su di lui: non si erano visti molto, nell’ultimo mese. Avevano lavorato parecchio entrambi, l’uno con le solite conferenze e con la parrocchia, dove era rimasto solo per più di venti giorni perché Padre James era dovuto

132

andare a Glasgow; l’altra a causa di Janet, che aveva preso il morbillo.Elaine sorrise al ricordo della telefonata fattale dall’amica la domenica pomeriggio di due settimane prima: aveva avuto la febbre molto alta per tutto il week-end, e quando l’aveva chiamata, alla sera, era in uno stato pietoso.“Elaid” le aveva detto con una voce che sembrava provenire dall’oltretomba, “ho il borbillo.”Elaine non aveva potuto far altro che scoppiare a ridere, in quel momento. Ma aveva smesso due giorni dopo, quando si era resa conto di quanto fosse faticoso gestire da sola la classe dal mattino alle otto al pomeriggio alle quattro e oltre, in quanto le rimanevano poi le lezioni da preparare, i compiti e le verifiche da correggere, i vari colloqui con i genitori.Ormai era da due settimane che viaggiava con questi ritmi e si sentiva crollare. Per fortuna, lunedì Janet sarebbe ritornata, e le aveva già promesso tremenda vendetta. E lunedì sarebbe anche entrata in vigore la novità della Queen Mary: l’insegnante di sostegno durante le ore del pomeriggio. Il direttore Stone ne aveva dato pomposamente annuncio durante una riunione dei docenti poco prima del fatidico morbillo di Janet: in pratica, l’insegnante di sostegno doveva essere presente nelle ore del pomeriggio, prima di tutto per i bambini più in difficoltà, e poi per permettere un orario più elastico alle insegnanti di ruolo.‘Di certo’ pensò Elaine, ‘settimana prossima, al pomeriggio, non mi vedrà nessuno, qui dentro!’I suoi pensieri furono interrotti da un leggero bussare alla porta. Guardò l’orologio: erano le sei e mezza e a scuola rimanevano forse solo Stone o qualche bidello.

133

“Avanti!” disse, cominciando a riordinare la cattedra, aspettandosi di vedere apparire sulla porta il direttore.“Posso portarti fuori da qui o ci stai mettendo definitivamente le radici?”“Andrew!” Elaine si accorse di aver letteralmente urlato dalla gioia.“Proprio io in carne e ossa!” Andrew chiuse la porta e le tese le braccia, dove Elaine si rifugiò prontamente.“Tesoro, mi sembra un sogno! Saranno almeno venti giorni che non ci vediamo da soli, non ce la facevo più!”“Ti ho telefonato tutte le sere, però!” le ricordò Andrew.“Mi sei mancato moltissimo lo stesso…” e lo strinse più forte “moltissimo. Come mai sei qui?” gli chiese.“Per te, dolcezza.”“Per me?”“Guardami bene, non noti niente?”Elaine lo squadrò per benino: era bello e affascinante come sempre, ma, effettivamente, dopo averlo visto per quasi un mese in rigorosi abiti sacerdotali, notò che quella sera indossava finalmente giacca e jeans, con una camicia a sottili righe dello stesso verde dei suoi occhi.“Sei in borghese, finalmente!”“Esatto.”“E sei libero?...” chiese Elaine con un filo di speranza nella voce.“Liberissimo.” confermò Andrew “James è tornato nel primo pomeriggio, abbiamo guardato alcune cose insieme, e un’ora fa gli ho detto di considerarmi disperso fino a domani mattina.Ho fatto una lunga e tonificante doccia, ho appeso la tonaca nell’armadio, ho inserito la segreteria telefonica e sono passato davanti a casa tua, ma era tutto buio e chiuso. Ho

134

pensato fossi qui e sono venuto a recuperare i tuoi poveri resti.”“Benissimo.” disse Elaine felicissima. La stanchezza era improvvisamente scomparsa e in pochi secondi aveva ritirato tutto.“Che si fa?” gli chiese infilandosi la giacca e prendendo la borsa.“Hai fame?” le chiese Andrew.“Fame è un eufemismo di quello che ho. Questo mezzogiorno ho mangiato solo della frutta e il mio stomaco urla!”“Perfetto, allora prima di tutto cena. E poi?” gli occhi di Andrew brillavano.“E poi dillo tu. Ti do carta bianca.” “Vediamo… conosco un bel posticino tranquillo in Wyndford Avenue, al 37…”Elaine sorrise sentendo il proprio indirizzo.“E dov’è andata a finire tutta la prudenza di cui abbiamo sempre parlato?” gli chiese.“Credo a farsi fottere, letteralmente. Ne ho piene le scatole di tutto e tutti, sono stanco morto, è un mese che non ho un attimo per me e stasera della prudenza mi faccio un baffo. E, soprattutto, ho voglia di portarti in un letto e ‘giocare’ con te un paio d’ore.”Elaine sentì il cuore fare un balzo vertiginoso e una ben conosciuta tensione al basso ventre.“Benissimo,” disse, “mandiamo tutto a quel paese. Ma prima andiamo a mangiare, e molto anche, se poi consumeremo molte energie…”Andrew cercò di baciarla.“No!” lo fermò Elaine, allontanandolo e aprendo la porta.“Prima si mangia!”

135

E ridendo si incamminò verso l’uscita della scuola, seguita da Andrew che si lamentava di quanto lei fosse sadica e torturatrice.

136

CAPITOLO 25

“Ti sei addormentata?” Andrew abbracciò Elaine, rannicchiata nel letto in posizione fetale, coperta dal lenzuolo fin sopra alle orecchie.“No,” rispose con la voce attutita dalle coperte “sto decidendo se fare un’altra volta l’amore con te, per recuperare il mese passato in astinenza.”“Sono stati solo una trentina di giorni, in fondo.” constatò Andrew baciandole la piccola porzione di orecchio visibile.“Solo? Mi è sembrata un’eternità, accidenti. Io non ti sono mancata?” gli chiese, riemergendo repentinamente dalle coperte, con i capelli completamente arruffati.“Neanche un po’!” rispose Andrew, immediatamente investito da un gomito di Elaine, con la forza di un propulsore atomico.“Ough!” gemette Andrew, strofinandosi il fianco dolente.“Non fare il duro e dimmi la verità!”Andrew si soffermò a guardare il soffitto della camera, illuminata solo da una fioca lampada.“Ti dirò la verità, Elaine. Ho avuto talmente tanto da fare tra la Pasqua, Padre James assente, la scuola e tutto il resto, che non ho avuto molto tempo per pensarci, davvero. Ma ci sono state alcune notti in cui effettivamente ho rischiato di uscirne pazzo. Mi ritrovavo a vagare per il convento tutta la notte, chiedendomi se fosse meglio buttarmi sotto una doccia gelata o sbattere la testa contro il muro. Il mattino sembrava non arrivare mai.”“Soltanto alcune notti in un intero mese?”“Si, senza contare però il fremito che sentivo tutte le volte che parlavamo al telefono e ogni volta che ti incontravo a scuola e

137

tu, benché si notasse che fossi molto impegnata e sempre più stanca, mi comunicavi immagini ben eloquenti…”“I miei eloquenti sguardi hanno portato all’ottima prestazione di questa sera, Andrew McPherson!”“Sono stato bravo, eh?” Andrew le fece l’occhiolino, scherzando.“Mmmm, sì…” Elaine rivelò qualche incertezza nella voce.“No? Che cosa non andava?” s’informò Andrew, fintamente preoccupato.“Beh. Non so come spiegartelo…” iniziò Elaine, tornando molto seria.“Provaci.”“E’ stato … diverso.”“In che senso ‘diverso’? Chiariscimi bene questo punto.”Elaine si assestò il cuscino dietro la schiena e vi si appoggiò, rannicchiando le ginocchia vicino al petto. Era un po’ difficile farsi capire.“Beh, vedi, ho sempre avvertito come una sensazione di angoscia nella tua voce e nei tuoi gesti, mentre facevamo l’amore.”"Continua.” le disse Andrew, attentissimo.“Queste sensazioni mi lasciavano come un senso di disperazione e di vuoto, dopo. Ma questa sera non è stato così. Ti confesserò una cosa: ogni volta che abbiamo fatto l’amore, ho sempre sentito, dopo, il BISOGNO di piangere.E quando rimanevo sola, ho SEMPRE pianto. Mi sono sempre trattenuta finché tu eri presente, perché so che non vuoi vedermi triste e afflitta a causa tua, ma poi mi sfogavo per ore. Puoi immaginare cosa sia stata per me la notte in cui siamo tornati da Dingwall…”

138

“Già avevamo pianto tutti e due… scommetto che per un pelo non hai chiamato i pompieri.” le disse Andrew sorridendo.“I pompieri?” chiese Elaine, che non capì la battuta.“Sì, per allagamento!” ribadì Andrew, ridendo apertamente.“Piantala, scemo, sto parlando seriamente!” gli disse Elaine un po’ risentita.Andrew le prese una mano tra le sue.“Lo so, e credo a quello che mi hai detto. E questa sera, invece?” “Questa sera non c’era disperazione in te, e non sento nessun vuoto. Ma mi chiedo cosa sia cambiato.”Elaine guardò Andrew che era impegnato a giocherellare con le dita della sua mano.“Allora?” lo incitò Elaine.“Due parole, semplici e chiare: consapevolezza e accettazione.” rispose Andrew, “Consapevolezza di amarti e accettazione di quello che sta succedendo tra noi. E un’altra cosa.”Andrew lasciò in sospeso la frase.Poi con un sospiro si alzò dal letto, infilandosi i jeans.“Dove vai?” gli chiese Elaine, che era ancora in attesa del completamento della risposta di Andrew.“A farmi un caffè.” rispose Andrew, dirigendosi verso la cucina.Elaine scese velocemente dal letto, infilandosi una T-shirt, e lo seguì.“Non ce n’è più Andrew. Dopo queste due settimane la mia dispensa urla vendetta. C’è solo il tè.”“Va bene anche quello.” Andrew aprì l’armadietto per prendere il bollitore, ma fu fermato da Elaine.

139

“Ehi, McPherson! Mi hai appena fatto, a modo tuo, una dichiarazione d’amore senza precedenti e mi hai anche detto che sei arrivato ad accettare la nostra relazione, ma c’è un’altra cosa. Poi vieni qua in cucina e lasci tutto in sospeso. Ora io preparo il tè e tu finisci il discorso.”Andrew si infilò le mani in tasca e si appoggiò al frigorifero.“Lunedì andrò all’Arcidiocesi a Edimburgo, dai miei superiori.”Elaine sentì una staffilata nello stomaco, ma lo lasciò proseguire.“E’ stata confermata la mia cattedra di storia alla UHI di Inverness. Lascerò definitivamente Broxburn a metà agosto.”Elaine si sentì scossa interiormente da un tremito incontrollabile.Era successo l’inevitabile.“Inverness non è in capo al mondo…” iniziò a dire, sentendosi molto stupida per non aver trovato parole migliori.“Ma non è nemmeno dietro l’angolo,” disse Andrew “e una volta che per entrambi comincerà l’anno scolastico, sarà un po’ difficile vedersi.”Elaine era impietrita, fissava il bollitore sul fuoco, dove l’acqua stava cominciando a scaldarsi.“Ci rimangono tre mesi di tempo, allora.” mormorò, pensando a quanto passassero in fretta tre mesi.“Già, e non voglio proprio buttarli via. In questo mese in cui non ci siamo frequentati molto, ho capito che ti amo davvero, e anche tu mi ami, lo so, giusto o sbagliato che sia. Non roviniamo il poco tempo che ci rimane, Elaine. E poi sarà quello che dovrà essere.”Andrew le tese le braccia, e poco dopo nessuno dei due si curò dell’acqua che bolliva sul fornello.

140

CAPITOLO 26

“Da quanto tempo non passavamo un week-end insieme?” chiese Janet.“E’ maggio. Quindi direi che sono almeno tre mesi.” rispose Elaine mentre impastava una torta al cioccolato.“E comunque,” continuò “ora che sei felicemente fidanzata, non devi sentirti in dovere di rinunciare a Kevin per passare due giorni con me.”“Affatto, è sempre piacevole stare qui con te, solo noi due, per fare il resoconto degli ultimi tempi.” Janet sorrise all’amica, che faceva l’indifferente.“Lo sai che sono sola come un cane, ultimamente.”“Come no. Quell’altro solo come un cane come sta?” chiese Janet prendendo una tortiera e cominciando a imburrarla.“Parte.” disse Elaine.“Che cosa?” Janet rimase col pezzo di burro a mezz’aria.“Pi A Erre Ti E. Parte. Va via. Esce dalla vita sociale di Broxburn. Dammi la tortiera, Janet.”L’amica pose la tortiera a Elaine e si sedette.Elaine non le aveva mai detto niente della faccenda della cattedra di storia a Inverness e quindi della possibile partenza di Andrew.“Oddio, mi hai lasciato senza parole. Quando, dove, perché, con chi?”“Ti risponderò brevemente: agosto, Inverness, cattedra di storia alla UHI University, da solo. Naturalmente.”“E tu?” Janet fissava Elaine che continuava a lavorare l’impasto senza alzare gli occhi.“E io che cosa?”

141

“E tu cosa farai?”“Oh, anche qui ti posso dare delle risposte precise: Broxburn, Queen Mary’s School, quinta elementare, da sola.”Ci fu un lungo momento di silenzio. Elaine versò l’impasto nella tortiera, lo spianò e lo mise nel forno già alla giusta temperatura.“Mi dispiace, Lennie, non riesco a dirti altro.”“Infatti, non c’è niente da dire. E’ così e basta. Questo è il rischio quando ci s’innamora di uno come lui. Ho comunque passato i mesi più belli della mia vita.”“Ma non si può vivere solo di ricordi belli…” puntualizzò Janet.“Infatti, non ho certo intenzione di farlo. Ehi, Janet, per piacere! Hai una faccia da funerale! Non è il caso che tu la prenda così, sai? E’ vero, mi dispiace molto che se ne vada ma non posso certo buttarmi da una finestra per questo. Ci amiamo molto, e non ho intenzione di dirgli addio per sempre.”“In che senso, scusa?”“Nel senso che ho intenzione di continuare a vivere come ho sempre fatto, né più né meno. Può darsi che riesca anche a trovare qualcun altro che si innamori di me, un uomo a cui riesca a voler bene, che ne sai? Magari mi sposo prima di te, che finalmente sembri aver trovato quello giusto. Non poniamo limiti al destino: non ti sto dicendo che sarò per sempre fedele a un uomo che non posso avere, Janet, sarei un po’ troppo masochista, però…” Elaine si fermò un attimo con le mani nell’acqua, dove stava lavando le stoviglie usate per l’impasto.“Però…?” la incoraggiò Janet.“Però lui saprà sempre dove trovarmi e io dove trovare lui. Per qualsiasi cosa o in qualsiasi momento della nostra vita.”

142

“Bah,” disse Janet prendendo lo strofinaccio per asciugare quello che Elaine aveva lavato, “è un proposito molto romantico, ma ti sembra giusto?”A questa domanda di Janet, tutta la calma apparente di Elaine sembrò svanire in un attimo.“Giusto???” Elaine sbatté un cucchiaio sullo scolapiatti, e la sua voce rivelò finalmente tutta la rabbia che aveva tenuto dentro da quando, pochi giorni prima, Andrew le aveva confermato la partenza per Inverness.“GIUSTO?” ripeté con più foga “Perché, forse ti sembra giusto quello che mi è successo?”Elaine si asciugò le mani e buttò con violenza lo strofinaccio sul pianale della cucina.“Mi capita di innamorarmi veramente per la prima volta nella mia vita, trovo un uomo che mi dà la più grande felicità che una donna possa mai sperare di avere, e tutto questo mi viene strappato via in poco più di sei mesi. Ti sembra giusto, questo?”Le lacrime le bruciavano gli occhi. Janet le si avvicinò e le disse:“Calmati, Elaine, sei sconvolta!”Cercò di abbracciarla per consolarla, ma Elaine la respinse.“No, Janet.” rispose, asciugandosi una lacrima che, nonostante tutti i suoi sforzi per non piangere, le era scesa su una guancia “Non sono sconvolta. Sono arrabbiata, sono incazzata, sono furente, soprattutto con questo Dio che prima ti da la gioia perfetta, e poi te la toglie come e quando più gli aggrada. Non è un Dio buono e misericordioso, Janet, per niente. E non so più se mi piace, questo Dio.”Le parole di Elaine erano molto rudi, come rude e determinato era stato il suo tono di voce.

143

“Io credo che tu stia quasi bestemmiando, Elaine, e non mi sembra il caso di farlo. Non ti riconosco, in queste parole, e mi dispiace che tutto questo ti faccia parlare così.”“Non sono mai stata una buona cattolica, lo sai.”“Questo non c’entra niente, Elaine. Questo non ti permette di inveire contro Dio e perdere il rispetto in qualcosa in cui hai sempre creduto.”“Non ci credo più, Janet, non ci credo più.”“Non è vero, hai solo bisogno di sfogare un po’ di collera e rifletterci sopra. Mi hai fatto ragionamenti migliori, un po’ di tempo fa, e la prima volta che ne abbiamo parlato eri già consapevole del fatto che l’avresti perso. Giusto?” Elaine non rispose. Janet la prese per le spalle e le diede una scrollata. “Giusto, Elaine?”Finalmente scoppiò in lacrime.“Sì,” singhiozzò “sì, giusto.”Janet la abbracciò e la portò verso il divano, dove si sedettero vicine. Finalmente dagli occhi di Elaine usciva quel fiume di lacrime che aveva trattenuto per più di una settimana, e insieme alle lacrime, svaniva la rabbia.“In fondo hai ragione, sta solo partendo, non sta certo morendo!”“Eh sì,” rispose Elaine soffiandosi il naso, “mettiamola su questo piano. Poi ci sono i telefoni, gli aerei, le auto…”“Esattissimo! Anche se la tua auto è un po’ vecchiotta, qualche viaggio a Inverness riesce a farlo, e la tua amica qui ti deve il favore di ricambiare quindici giorni di morbillo, quindi se avrai bisogno di qualche giorno di libertà, te lo prenderai tranquillamente…”Elaine finalmente sorrise.

144

“Visto?” le disse Janet tirandole un cuscino “stiamo già organizzando un piano d’emergenza perfetto! E abbiamo il quadro del tuo futuro: pendolare per amore!”Le due amiche risero.“E poi lascia che ti dica una cosa a cui non avrai sicuramente fatto caso negli ultimi giorni, impegnata com’eri a compiangerti e a compatirti.”“Avanti, spara, riportami sulla terra.”“Il nostro nuovo collega, nonché insegnante di sostegno, Christopher Wallace, è rimasto fulminato dalla visione del tuo bel faccino triste di questa settimana, e ieri mi ha chiesto se può fare qualcosa per te.” Janet alzò gli occhi e sospirò.“Oh, piantala. Ma se non mi guarda e non mi parla quasi mai!”“No, no, Elaine, santo cielo! Il caro McPherson non solo ti ha stregata e rimbambita, ma ti ha anche messo le fette di salame sugli occhi. Ti assicuro che Christopher cerca di parlarti, ma sei tu che non lo guardi neanche di striscio, quasi fosse un poltergeist! Cerca di essere meno cieca e meno antipatica, con lui!”Elaine scrollò la testa.“Sei una forza, Janet. Se non ci fossi tu, mi avrebbero già ricoverata in psichiatria!”“Per lo meno riesco a rimetterti con i piedi per terra, ogni tanto. Ultimamente sembri vagare in una dimensione tutta tua.”“Hai ragione.” ammise Elaine "Mi devo dare una regolata. Troppo sesso con McPherson non fa bene.”“Oh, cosa mi tocca sentire!! Immonda progenie !!” Janet simulò la vocetta stridula di Petunia Jordan, e rise di gusto.

145

“Ehi, promettimi di alzare gli occhi sul povero Christopher, almeno una volta al giorno. A scopo terapeutico, naturalmente.”“Naturalmente, certo. Lo farò.” Poi Elaine si sdraiò sul divano.“Sono distrutta. Comunque… grazie, Janet e scusami per tutte le volte che…”“Va bene, prego, sei scusata. Ora: cosa stavamo facendo?”Entrambe le amiche annusarono l’aria e all’unisono gridarono:“LA TORTA BRUCIA!”

146

CAPITOLO 27

Nel cortile della Queen Mary’s School l’aria era festosa: era l’ultima settimana di scuola.Il sole di giugno era caldo, e Janet e Andrew se lo stavano godendo appieno, seduti tranquillamente su una panchina, mentre guardavano i bambini giocare sugli scivoli e le altalene.Andrew non toglieva gli occhi da Elaine che, poco più in là, stava parlando con Christopher.“Reverendo, hai lezione oggi?” domandò Janet.“Tra mezz’ora, nelle quinte. Ti disturba la mia presenza?” chiese di rimando Andrew.“Assolutamente no. Però smettila!”“Di fare cosa? Sono perfettamente immobile.”“Guarda che, dietro ai tuoi occhiali da sole, vedo benissimo che non fai altro che osservare attentamente quello che fa Elaine.”Le parole di Janet erano spiritose, ma l’espressione no.“Hanno trovato una bella intesa, quei due.” bofonchiò Andrew “Anche durante gli scrutini di fine anno viaggiavano sulla stessa onda e si trovavano d’accordo su molti punti.”“Ti dà fastidio?” chiese Janet.“Perché, dovrebbe? Meglio per voi aver trovato un collega così bravo e simpatico, visto che è stato confermato per l’anno prossimo, con vostra grande gioia.”“E tu non ci sarai più, vero?”“Esatto.” confermò Andrew “Avrete qualcun altro da tormentare. Povero Chris, trovarsi in mezzo a due streghe come voi!”

147

“Però,” continuò Janet sapendo di interpretare i pensieri di Andrew “ti piacerebbe essere al suo posto.”“Di che cosa staranno parlando?” cambiò argomento Andrew.“Oh, suppongo che la starà invitando per l’ennesima volta a cena e per l’ennesima volta lei dirà di no.”“Tu credi che Christopher si sia preso una storta per Elaine?”“Non sono affari miei.” rispose asciutta Janet, cambiando posizione sulla panchina e girandosi verso di lui, con aria di sfida.“Gli affari di Elaine sono sempre anche affari tuoi, Janet.” le disse Andrew un po’ spazientito, “So benissimo che sapete tutto l’una dell’ altra.”“Perfetto. Allora, siccome so tutto, chiederò a te una cosa: ti pare di avere il diritto di essere geloso?”Tra i due si era stabilita una sorta di duello verbale e visivo: Andrew aveva finalmente staccato gli occhi da Elaine e guardava Janet; ma fu il primo ad abbassarli.“Forse no.” rispose a voce bassissima.“Andrew, non ho mai messo il becco nella vostra storia, e penso che abbiate passato dei momenti bellissimi, insieme. Però tra meno di due mesi te ne vai a seguire la tua strada, la tua vocazione e, lasciatelo dire, le tue ambizioni. Una cattedra alla UHI di Inverness darà prestigio a te sia come uomo sia come sacerdote della Chiesa Cattolica di Scozia. Saresti stato un’idiota a non accettare e questo Elaine lo sa. Ma sa anche che tra poco tempo non ci sarai più, Andrew. Quindi lascia che dia un’occhiata al mondo.”Le parole di Janet erano state dure, ma veritiere.“Hai ragione Janet. Come osservatore esterno della questione, devo dire che hai capito tutto perfettamente.”

148

In quel momento arrivò Elaine che si fermò in piedi davanti a loro a braccia conserte, guardando prima l’uno e poi l’altra.Avvertì la tensione che correva tra loro.“Ho interrotto qualcosa?” chiese“Niente di particolare.” si affrettò a rispondere Andrew “Stavamo cercando di indovinare se avresti accettato o no l’invito a cena di Christopher.”L’intonazione dura e per niente ironica di Andrew diede un po’ fastidio a Elaine.Janet si alzò per correre in soccorso a un bambino che si era incastrato nella corda dell’altalena e lei prese il suo posto sulla panchina.“Ho accettato. Contento? Chi ha vinto la scommessa?” chiese.“Ti sta facendo una corte spudorata.” osservò Andrew.“Prima o poi si stancherà.”“O tu cederai.” pronosticò Andrew di rimando.“Cos’è, vuoi fare un’altra scommessa? Ti terrò informato con dei regolari telegrammi a Inverness.”Elaine si stava alterando.“Hai le palle di traverso, stamattina, Andrew?” gli chiese.“Un po’. Avrei voglia di chiudermi da qualche parte con te per una settimana, e non posso. Avrei voglia di baciarti in questo esatto momento, e non posso. Avrei voglia di andare a dire a quel Wallace di lasciarti stare perché sei mia, e non posso. Mi sento un po’ impotente.”“Mm, brutta sensazione, vero?” lo punzecchiò Elaine “Pensa che io mi sento così da quella nevosa domenica pomeriggio di gennaio in cui ci siamo baciati per la prima volta. Ritieniti fortunato, Andrew: tu ti senti impotente oggi, io da sei mesi.”

149

“Decisamente non è la mia giornata, oggi.” osservò Andrew. “Nel giro di dieci minuti sono stato zittito due volte. Era meglio se non scendevo dal letto.”In quel momento arrivò di corsa la bidella chiamandolo a gran voce per avvertirlo che c’era una telefonata urgentissima per lui.Elaine lo guardò correre via, e un sottile velo d’inquietudine s’impossessò di lei.“Che cosa è successo?” s’informò Janet che si era riavvicinata.“Una telefonata urgentissima...” disse Elaine preoccupata.“Sarà qualche comunicazione dalle ‘alte sfere’ del clero.” scherzò Janet. “Allora, Christopher ti ha strappato un sì?”“Sì, ce l’ha fatta. E’ per domani sera, così forse mi lascerà tranquilla per un po’, non credi?” disse Elaine.“E bravo Chris!! Dove ti porta?”“Penso a Edimburgo.” Poi si voltò verso il portone della scuola, da dove si stava precipitando fuori Andrew.“Elaine!” la chiamò, e quando le fu vicino le prese le braccia, stringendo tanto da farle male.“Chi era al telefono, Andrew?” chiese Elaine vedendo il suo viso stravolto dal dolore.“Mia madre…” Andrew non riusciva a parlare.“E’ successo qualcosa a tuo papà?” Elaine rimase senza risposta, con Andrew che la guardava disperato “Per favore calmati!”Il respiro di Andrew era affannato, stentava a parlare e a stento tratteneva le lacrime.“No, Elaine, E’ ANGUS! Ha avuto poco fa un incidente ed è in coma irreversibile all’ospedale di Dingwall.”Andrew si gettò tra le braccia di Elaine, che era ammutolita.

150

“Devo andare, Lennie, devo andare subito da lui!” disse Andrew.“Aspetta. Tu, conciato così, non vai proprio da nessuna parte. Adesso vai in convento, prepari qualcosa da portarti e tra meno di mezz’ora ti passo a prendere, ok? Ti porto io da Angus. Vai!”Elaine, nel tragico momento, era riuscita a ritrovare la lucidità necessaria per decidere che spettava a lei stargli vicino, in quel momento più che mai.“Vado, grazie, non osavo chiedertelo. Sei l’unica che mi può aiutare, adesso. Ti prego, non tardare, dobbiamo arrivare presto!”Andrew le strinse le spalle, ed Elaine lo accarezzò sul viso.Poi, mentre lui si allontanava, si girò a cercare Janet, che era già dietro di lei, impietrita.“Io vado, Janet. Il mio posto è vicino a lui. Avvisa tu Stone, non so quanto starò via. E dì a Christopher che la sua cena dovrà aspettare ancora.”“Elaine, mi spiace, dimmi cosa posso fare…”“Non fare niente, non dire niente, non serve. Prega Dio, forse a te darà ascolto.”

151

CAPITOLO 28

Elaine aveva passato i tre giorni più angoscianti della sua vita.Ora sedeva al volante della sua auto, all’uscita del cimitero di Dingwall, dove Angus era appena stato seppellito.Aspettava Andrew, che in quel momento stava abbracciando Mary.Per quanto in fretta avessero fatto il viaggio, non erano arrivati in tempo all’ospedale di Dingwall, tre giorni prima: i medici avevano appena staccato le macchine alle quali Angus era stato aggrappato tra la vita e la morte per alcune ore.Ma non ce l’aveva fatta.L’auto che l’aveva investito mentre attraversava la strada non aveva causato nessun danno visibile, ma l’aveva colpito in pieno alla base del collo, provocando una lesione interna mortale.Dal momento del loro arrivo in ospedale, Elaine visse come in un incubo e capì cosa fossero il vero dolore e la vera disperazione.Non aveva dormito per due notti, vagando sola per la casa o il giardino dei McPherson, piangendo e, dopo molto tempo che non lo faceva più, pregando.Andrew era rimasto tutto il tempo a casa di Mary, sorreggendola con una forza di cui Elaine non l’avrebbe mai creduto capace.Non aveva versato nemmeno una lacrima e durante il funerale la sua voce era sempre stata forte e chiara.Era riuscito a trasmettere questa forza a Mary, che aveva seguito la sepoltura del marito con un silenzioso e dignitoso, anche se immenso, dolore sul volto.

152

Elaine non riusciva a far altro che pensare a Mary e ai suoi due bambini, che quella sera si sarebbero trovati soli in quella casa, senza Angus. Per quel poco che l’aveva conosciuto, ricordava che la sua presenza imponente e la sua esuberanza riempivano anche la stanza più vuota.In quel momento, Andrew salì in auto.“Andiamo, Elaine.” le disse.“Sei sicuro di non voler rimanere a Dingwall ancora un po’, magari fino a domani?” gli chiese Elaine mettendogli una mano sulla coscia. Andrew posò la sua mano sopra quella di Elaine e la strinse forte.“No. Gira la macchina e parti al più presto, Lennie, ti prego.”Elaine seguì le sue istruzioni per tornare sulla strada statale e lo osservò perplessa con la coda dell’occhio, mentre lui si toglieva la tonaca e la buttava in malo modo sul sedile posteriore.Andrew guardava fisso fuori dal finestrino: Elaine capì che non vedeva la strada o il panorama della sua terra, ma solo le immagini degli ultimi tre giorni. I muscoli della mascella erano contratti e aveva delle profonde occhiaie.“Non hai mai dormito, vero Andrew?”“No, non riuscivo. Ma nemmeno tu ha l’aria molto riposata. Mi dispiace averti lasciata sola per tutto il tempo, Lennie, ma sentivo di non poter fare altro.” le disse, finalmente guardandola. Elaine gli sorrise.“Non fa niente, tua mamma mi è stata molto vicina e non mi ha mai fatto mancare niente. Anzi, mi ha raccontato un sacco di cose di te e Angus.”“Ne ero sicuro.” anche Andrew sorrise.La già misera conversazione languì, e Andrew si appoggiò meglio al sedile e chiuse gli occhi.

153

Poco dopo, Elaine si accorse che si era assopito.Dopo nemmeno un’ora di viaggio, Andrew si mosse e riaprì gli occhi.“Dove siamo?” chiese.“Abbiamo appena imboccato la A889 che porta a sud,” Lo informò Elaine “continua pure a dormire un po’, tesoro” gli disse.“No, si sta facendo buio e so quanto non ti piaccia guidare al crepuscolo. Accosta, ti do il cambio… e senza protestare, per piacere.”Elaine accettò volentieri: il panorama delle Highlands era splendido, ma abbastanza monotono, e sentiva gli occhi molto pesanti.Aveva tanto insistito per passare ancora la notte a Dingwall, ma lui non aveva voluto sentire ragione ed era stato irremovibile nel voler tornare a Broxburn dopo il funerale.Così Elaine e Andrew fecero cambio di posizioni, e appena avviata l’auto, Andrew le disse:“Ti avevo detto tempo fa che ti avrei riportato in estate nel nostro castello incantato delle Highlands, ti ricordi?”“Mi ricordo tutto benissimo, Andrew.” confermò Elaine.“Mi dispiace farlo in questa maledetta occasione, ma credo che abbiamo entrambi bisogno di staccarci da questa orribile realtà.”“Sarei ben felice anch’io se si potesse cancellare tutto in un attimo, o se ci accorgessimo che è stato tutto un bruttissimo incubo.” ammise Elaine.“Già, non si può fare, purtroppo. Ma ci voglio in qualche modo provare. Questa notte torniamo a Dunkeld.”“Ma, Andrew…” la decisione di Andrew la colse alla sprovvista.

154

“Ho deciso, Lennie. Ho già telefonato questa mattina, assicurandomi di avere la stessa camera dell’altra volta. Non cercare di dissuadermi, per favore.”“Beh, davvero non era mia intenzione dissuaderti…siamo così stanchi che faremmo davvero meglio a fermarci.”“Bene, perché ho bisogno di risentirmi vivo.” E detto questo svoltò a sinistra, passando sotto il cartello stradale che indicava la direzione di Dunkeld.

155

CAPITOLO 29

Per Elaine era quasi l’alba di un’altra notte passata senza sonno e senza pace.La sera prima, appena chiusa la porta della loro camera, Andrew si era accasciato distrutto sul letto e finalmente aveva sfogato l’immenso dolore che aveva tenuto dentro di sé per quei tre lunghi giorni.Elaine non poteva togliersi dalla mente l’immagine dell’uomo che amava che, piangendo e stringendola, continuava a ripetere: “Dio, perché? Perché? Perché proprio Angus?”Era una domanda a cui, purtroppo, non c’era risposta, ed Elaine non aveva potuto far altro che tenerlo abbracciato, accarezzarlo e cullarlo come un bambino, finché non si era calmato e addormentato.Per lei non era arrivato il conforto spesso risanatore del sonno, e aveva passato gran parte della notte accovacciata sulla poltrona, davanti al letto dove Andrew dormiva.Era ancora lì a guardarlo, mentre con movimenti lenti e un po’ assonnati si stava risvegliando.Andrew allungò un braccio, per cercarla nel letto accanto a lui, e poi la vide sulla poltrona.“Lennie, cosa ci fai lì?” le chiese.Elaine alzò le spalle e gli sorrise.“Ti sto guardando.”“Da quanto tempo?” domandò Andrew alzandosi e andando da lei. Si inginocchiò accanto alla poltrona e le abbracciò le gambe, rannicchiate e avvolte da una coperta leggera.“Che ore sono, adesso?”“Sono quasi le cinque, credo. Ti sei riposato un po’?”

156

“Sì…” Andrew tentennò un po’ “mi dispiace per ieri sera. Io…”“Ti sei finalmente sfogato, amore. Non avresti potuto tenere tutto dentro, saresti impazzito.” gli disse dolcemente Elaine, accarezzando la testa di Andrew appoggiata sulle sue gambe.“Angus era più di un fratello, per me. Non l’ho potuto abbracciare e salutare nemmeno per l’ultima volta. L’avevo sentito al telefono una settimana fa, ed eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo visti tra poco tempo perché avevo intenzione di portarti ancora nelle Highlands prima di trasferirmi a Inverness. Invece mi è toccato vederlo in una bara.”“Non ricordarlo così, Andrew. Ricordatelo in tutti i momenti che avete passato insieme. Sai, Mary mi ha detto una cosa, ieri: che Angus non c’è più solo fisicamente, perché vive in tutti i nostri ricordi e, soprattutto, ha lasciato una parte di sé in ognuno dei suoi figli. Sono loro che le daranno la forza di continuare.”Elaine trasse un profondo respiro e deglutì, perché il ricordo di Mary che le diceva quelle parole le fece salire le lacrime agli occhi.“Ha ragione. Ha una grande forza, e ha anche una grande fede in Dio, che l’aiuterà.” disse lui, alzandosi e girandosi, celando la sua espressione agli occhi di Elaine.“E chi, più di te, può avere la fede e trovare conforto in Dio, Andrew?”“Lascia perdere, Elaine.” le rispose.“Perché, Andrew? Cosa ti gira nella testa?”“Perché mentre gli davo l’estrema unzione, mentre celebravo il funerale, mentre lo benedivo per l’ultima volta mentre lo seppellivano, mi sembrava tutto così inutile! E, peggio di tutto, non me ne sentivo degno.”

157

Un lungo opprimente silenzio si insinuò tra loro.“Vuoi che torniamo subito a Broxburn, Andrew?”Dicendo questo Elaine si alzò e gli andò vicino.Lui si voltò e la guardò intensamente negli occhi.“Io ti amo tanto” le disse prendendole il viso tra le mani.“Se ieri non fossi stata qui vicino a me sarei impazzito dal dolore. E con nessun altro al mondo sarei mai riuscito a denudare così i miei sentimenti e a mostrarmi così vulnerabile.”“Lo so, vuoi sempre dimostrarti duro e inattaccabile, ma io lo so bene che non lo sei così tanto…” disse Elaine abbracciandolo.“Ora invece non ho né la forza né la volontà di fare più niente, Elaine. Forse hai ragione tu, forse è meglio tornare a Broxburn.”“Allora andiamo, amore mio. E’ inutile cercare di fare cose che non potremmo o riusciremmo a fare. Siamo stanchi, siamo disperati, forse abbiamo bisogno di riprendere sì in mano la vita, ma quella di tutti i giorni.”“Ci torneremo, qui, vero? In un altro momento?” chiese lui, stringendola.“Puoi dire lo giuro, Andrew.”

158

CAPITOLO 30

Riprendere davvero la vita di tutti i giorni era stato durissimo.La stanchezza e lo sconforto avevano sempre il sopravvento, e oscuravano in un velo pesante ogni gesto e ogni parola.La scuola terminò, come tutti gli anni, con la recita scolastica e il pranzo all’aperto nel cortile della scuola, seguito da un pomeriggio di giochi e chiacchiere tra studenti e genitori.Elaine cercò di essere brillante come sempre, ma ogni tanto Janet, quando la vedeva cedere, doveva andarle vicino e scuoterla dai momenti in cui lo scoraggiamento riusciva a farla da padrone.Andrew si fece vedere molto poco, e non partecipò, come suo solito, ai festeggiamenti della chiusura.Elaine si trovava continuamente tra i piedi Christopher, che chiedeva, che voleva sapere dei giorni della sua assenza, che cercava continuamente di farla ridere e distrarla.In uno dei momenti in cui riuscirono a sedersi insieme sotto ad un pino del cortile, Elaine sbottò con Janet.“Ti prego, toglimelo dalle scatole, non lo reggo più.”“Chi, Christopher?” chiese Janet.“Sì, proprio lui. Non gli è bastato che gli raccontassi dove siamo stati io e Andrew, e il perché. Deve anche mettersi nei panni dell’angelo consolatore. Che palle!” continuò a lamentarsi Elaine.“Povero! Sta cercando di essere carino, dai, di farti pensare ad altro.” Janet cercò di intercedere a favore del nuovo collega, ma subito capì che non era il caso.“L’hai sentito, Andrew?” chiese poi.“Molto poco, Janet, molto poco. E sono molto preoccupata.

159

Quando lo chiamo, ha sempre qualcosa da fare, qualche posto dove andare. Non capisco più niente. Se non fossi stata con lui la notte del ritorno da Dingwall, sarebbe impazzito, credo. Si era aggrappato a me come se fossi la sua ultima speranza di vita, e ora credo che invece mi stia evitando.”“Vai da lui, no? Vai in parrocchia e cercalo.”“L’ho fatto, ieri. Mi si è presentato Padre James dicendomi che non c’era e non sapeva dove fosse. Ti sembra normale?” chiese Elaine, veramente senza essere più in grado di capire il comportamento di Andrew.“Oggi è venerdì, vero?”“Sì, e allora?” “Oggi è venerdì e sono le sei e mezza. Qui sta finendo tutto e posso rimanere solo io. Perché non vai in chiesa e lo becchi là?Tutti i venerdì sera c’è una messa alle sette e non ci ha mica detto che è lui che la celebra sempre?”Elaine guardò Janet, con un’improvvisa luce negli occhi.“E’ vero!” Si era già alzata in piedi.“E allora vai, no? Cosa aspetti, la mia benedizione?” la incoraggiò l’amica.“E se fosse inutile anche questa volta?” chiese, più che altro a sé stessa, Elaine.“Pazienza. Ma se non vai, non potrai nemmeno saperlo.” Janet le fece un grande sorriso. Elaine la abbracciò, e senza dire altro, recuperò la borsa, si diresse alla sua auto, vi salì e sfrecciò verso St. John.Perché non ci aveva pensato da sola? Avrebbe messo Andrew alle corde, dopo la messa, sarebbe andata in sacrestia e l’avrebbe bloccato: voleva delle spiegazioni, le esigeva.

160

Non c’era molta gente a quella funzione: Elaine, forse sentendosi anche un po’ sfrontata, si mise in un posto tre le prime file. E la messa fu celebrata proprio da Andrew.Quando lo vide entrare e si accorse di essere stata vista, Elaine si pentì un po’ della decisione che aveva preso.Andrew era sofferente, il suo viso sembrava scolpito nella roccia, il suo sguardo senza nemmeno l’ombra della dolcezza che lei tanto conosceva bene. Pensò sinceramente di aver peggiorato la situazione: lui celebrò la messa in un modo che lei riuscì solo a definire impersonale e freddo, cosa che non aveva mai visto, da parte sua, e la portò alla fine quasi velocemente, come se volesse scappare via.Ad ogni modo era ben decisa ad andare fino in fondo.Appena Andrew uscì dall’altare, andò subito in sacrestia, dove lo trovò ancora intento a cambiarsi.“Ciao.” Andrew la salutò senza nemmeno guardarla.“Ciao e basta?” chiese Elaine.“Siamo in sacrestia, cosa vuoi che ti faccia?” domandò lui di rimando.“Farmi, niente. Dirmi, molto. Perlomeno, dirmi dove sei scomparso in questi giorni.”“Perché scomparso? Sono dovuto andare un paio di volte a St.Andrews a Edimburgo, dai capi. Erano incontri già programmati da tempo. E per il resto, la parrocchia mi ha impegnato molto, come sempre.”Nel frattempo aveva finito di ritirare i paramenti sacri, e si fermò davanti a lei guardandola.“E, naturalmente, sono stato molto male.” aggiunse.“E io non ti servivo più a niente? Pensavi che non sarei riuscita a confortarti più?” chiese freddamente Elaine.

161

“Non iniziamo con le solite stronzate. E andiamo via da qui, per piacere.”Le girò le spalle e uscì dalla sacrestia. Una volta raggiunti i locali del convento, Andrew la portò nel solito salottino.Chiuse la porta dietro di sé e la baciò.“Perché devi sempre pensare di c’entrare qualcosa, quando ho dei giorni in cui non ci possiamo vedere? Tanto da portarti in una delle prime file intanto che celebro una messa? Ti sembra normale? Quando mai ti sei presentata alla messa del venerdì sera, tu?”“E’ stata l’ultima spiaggia. Non sapevo più cosa fare.”“Se avessi avuto un po’ più di pazienza e fiducia in me, stasera ti saresti accorta di aver lasciato vagare troppo la mente. Era mia intenzione telefonarti, farmi invitare da te dopo cena e raccontarti i miei ultimi giorni, come tu mi avresti raccontato i tuoi. Perché ancora temi che io voglia escluderti dalla mia vita? Con tutto quello che abbiamo condiviso e ci unisce? Ora più che mai è difficile pensare di non essere uniti da un filo che non si spezzerà mai, non credi?”“Mai? Perché dici mai, Andrew. Questo filo si spezzerà tra poco tempo, lo sai.”“Forse. Io non ne sarei così sicuro.”“Cosa intendi?”“Niente, quello che ho detto.” Andrew risultava un po’ incomprensibile e incoerente, quel giorno, ad Elaine. Ma pensò davvero che il dolore per la perdita di Angus stava giocando brutti scherzi a tutti e due, e non volle approfondire.“Allora, mi perdoni le mie incertezze e ci concediamo una serata relax?” chiese Elaine.“Direi che è doveroso. Abbiamo una cosa molto importante da decidere, tra le altre cose.” Andrew le sorrise.

162

“Davvero? E che cosa?” chiese Elaine.“Quando andare a Dunkeld. Credo che m’inventerò qualcosa per starci un paio di giorni o magari anche tre, che ne dici?”“Potresti davvero farlo?” chiese speranzosa Elaine.“Devo solo trovare la scusa giusta. Ma nessuno mi priverà di questo sogno, almeno di questo.”“Dovrai inventare una frottola, allora?”“Eh sì, per un periodo di tre giorni, sì. Ma proprio non m’interessa, Elaine. Anzi, non me ne può fregare di meno.”Elaine era un po’ stupita dall’atteggiamento di menefreghismo di Andrew, ma non commentò, si limito a pensare che ci avrebbe riflettuto bene da sola.Tornò a casa un po’ pensierosa, ma felice di vederlo, quella sera. Avrebbe potuto indagare con un po’ di astuzia sul nuovo volto che aveva intravisto sotto il suo solito Andrew.

163

CAPITOLO 31

Il ‘miracolo’ dei tre giorni a Dunkeld si avverò davvero.Andrew aveva trovato la scusa giusta (che Elaine non seppe mai), ed erano partiti verso il loro breve sogno, con la ferma intenzione che niente e nessuno l’avrebbe rovinato.Dopo la serata passata insieme il venerdì precedente, in cui i propositi di indagine non avevano portato a nulla, il mercoledì mattina alle sette Elaine prese una borsa leggera, chiuse a più mandate la porta di casa, e partì con Andrew verso Dunkeld, con la certezza che i tre giorni successivi sarebbero stati meravigliosi.Il loro mondo incantato era sempre là che li aspettava, e si sentirono veramente trasportati fuori dalla realtà per tre giorni.Elaine ebbe anche modo di vedere che effettivamente la loro locanda era un po’ fuori rispetto a Dunkeld, paese che vantava ben più di mille abitanti, ed era bellissimo.Girarono un po’ nei dintorni, e Andrew, quando andarono a visitare la cattedrale, non perse occasione per raccontarle per filo e per segno della battaglia accaduta proprio in quel territorio. Fu una cruentissima battaglia tra gli inglesi di Guglielmo d’Orange e gli highlander affiancati dagli irlandesi di Giacomo VII di Scozia, avvenuta proprio sotto le mura della cattedrale il 21 agosto del 1689.Elaine ascoltò il lungo racconto pieno di particolari, beandosi alla vista del suo uomo infervorato nel racconto, totalmente immerso nella storia, in ciò che amava di più.Una mattina passeggiarono sulle rive del Loch Lowes, poco lontano, e un pomeriggio si cimentarono anche nel golf,

164

divertendosi come matti, perché nessuno di loro due aveva mai preso in mano una mazza, di ferro o di legno che fosse.Quello che Elaine non avrebbe potuto più dimenticare, sarebbero però state le tranquille serate in camera.Stavano accoccolati uno vicino all’altra, chiacchierando tranquillamente, raccontandosi episodi della loro vita prima che si conoscessero, della scuola e di tante altre cose.Andrew parlò molto di Angus, di quanto si erano voluti bene, di quante ne avevano combinate insieme, anche di quante botte si erano dati da piccoli, prima di diventare amici inseparabili.E poi, sempre molto tranquillamente, iniziavano a fare l’amore, avvinghiati sotto le cortine del letto a baldacchino, di nuovo trasportati nel loro mondo incantato, affievolendo i dolori e riprendendo prepotentemente la vita tra le mani.Quelle notti fecero l’amore con dolcezza, senza fretta, parlando sottovoce e guardandosi a lungo.Elaine avvertiva sempre di più di essere nel mezzo di un giro di volta nel loro rapporto, come se qualcosa in più si stesse consolidando e rinforzando.Ogni volta che lo guardava, Elaine vedeva passare negli occhi di Andrew la sofferenza, il dolore, la gioia, l’amore e tutte le immagini del poco tempo che avevano potuto trascorrere insieme. Vide momenti di tensione, di felicità, di perché senza risposte, di contraddizioni, di timori e incertezze, ma sempre di gioia pura.Sentiva le labbra morbide di Andrew sulla sua pelle calda, che a ogni bacio le trasmettevano forza e vita e udiva la sua voce, bassa e dolce, sussurrarle frasi che non avrebbe mai dimenticato.

165

E la cosa che le piaceva di più, era la quantità di volte che lo vedeva sorridere.Quando Andrew sorrideva, gli apparivano delle leggere pieghe intorno agli occhi, che lo rendevano ancora più affascinante.Lo vedeva totalmente sereno, e così si sentiva lei, con, in contrapposizione, la certezza che il ritorno a Broxburn sarebbe stato durissimo.Ma, come la mente si soffermava su questo pensiero, veniva tutto immediatamente cancellato, per non turbare le ore magiche della loro unica e breve vacanza.Ripeteva ‘niente e nessuno rovinerà questi giorni’, quasi fosse un mantra: e niente e nessuno li rovinò, nemmeno il più piccolo pensiero sul futuro che li aspettava.Nessuno di loro, come in un tacito accordo, ne parlò.Erano, come sempre quando erano insieme, solo Andrew McPherson ed Elaine Kincaid.

166

CAPITOLO 32

Elaine era fuori dalla locanda ad aspettare Andrew, che stava terminando le formalità di pagamento.Era un tardo pomeriggio meraviglioso.Il sole era caldo e il solito vento delle Highlands anche quel giorno era clemente.Quando Andrew uscì, la prese sottobraccio e s’incamminò verso le rive del fiume. “Dove stiamo andando?” gli chiese.“Passeggiamo ancora un po’, ti va?”“Certo che mi va! Qui è splendido, tu sei vicino a me, la giornata è spettacolare, cosa potrei desiderare di più se non allungare questi momenti?” disse Elaine.Piano piano, raggiunsero le rive del fiume che scorreva cristallino in mezzo all’erica che era quasi del tutto fiorita.Si sedettero sul greto del fiume, l’una accoccolata tra le gambe dell’altro.Guardavano entrambi verso l’orizzonte, come se stessero scrutando il loro futuro.“Elaine.” disse Andrew. E poi silenzio.“Sono qui, parla.” lo incoraggiò Elaine.“Voglio che tu sappia una cosa.” Ancora silenzio.“Dimmela, avanti!”“In questi giorni ho pensato molto a noi due.”Una lunga pausa.“Ho deciso che lascio tutto, per poter vivere tutta la vita con te.”

167

A Elaine si fermò il respiro: erano stati insieme tre giorni, ogni minuto, e non aveva mai sospettato che Andrew le dicesse quelle parole. E poi: quante volte aveva sognato e desiderato sentirglielo dire?Lo lasciò continuare.“Dovremo vivere una vita ben diversa, però. Non è semplice rinunciare ai voti e dovremo rinunciare entrambi a molte altre cose.”“A vivere a Broxburn, per esempio?”“Esatto. E non voglio nemmeno tornare a Dingwall,comunque.Purtroppo il cattolicesimo in Scozia ha comunità molto ristrette e di conseguenza molto rigide, una cosa così creerebbe molto scalpore. Ma non è l’unica cosa…”Elaine lo interruppe di nuovo.“Dovrò rinunciare alla mia scuola, ai miei bambini e tu alla tua cattedra di storia. Insomma passeremo da una vita sicura all’incertezza più totale.”“Vedo che hai capito bene.” affermò Andrew.“Che cosa credi, che non ci abbia mai pensato? Vivere con te sarebbe meraviglioso. Ma come? Potremmo andare in Inghilterra. O andremo a finire in uno sperduto paese delle Highlands, due cuori, una capanna e quattro pecore?”“Non esagerare… c’è sempre Aberdeen, Glasgow. Scommetto che entro breve ricominceremmo entrambi ad insegnare.”“Oh, lo so bene. Ma il rischio è troppo grosso. E non è così materialistico, come lo fai sembrare tu. Io potrei anche rinunciare a tutto, ma il rischio è un altro.” Elaine si alzò e lo guardò, dall’alto verso il basso.“E quale potrebbe essere, se non il mio non poterti dare la vita perfetta che meriti?” domandò lui, alzandosi a sua volta.

168

“Andrew, io ho avuto la fortuna di sentirti durante le tue conferenze, ti ho visto l’altro giorno mentre mi raccontavi della battaglia di Dunkeld, ti ho sentito predicare, ti ho visto più volte celebrare messe, matrimoni e anche funerali, purtroppo. La tua vita è quella, amore mio.”Si interruppe, con la voce un po’ strozzata.Il cuore le batteva forsennatamente: lo amava da morire e stava rinunciando definitivamente a lui, proprio lì, nel loro regno incantato, dopo tre giorni vissuti come una normale coppia di fidanzati o marito e moglie.“Il rischio è che tu ti penta di una scelta che ti porterebbe a vivere una vita che non è nel tuo essere.”Andrew le prese le mani.“Credevo che anche tu volessi…” incominciò lui.“Oh, io lo vorrei più di ogni altra cosa al mondo, Andrew. Ma sei tu che non lo vuoi, credimi. Hai pensato a una cosa così, solo perché ti sei trovato, all’improvviso, prima nel momento più brutto della tua esistenza e poi nei tre giorni più sereni della tua vita. Ma tra qualche tempo, quando avrai ritrovato la calma, la serenità e soprattutto la razionalità, capirai che ho ragione io. Credimi, amore.”Andrew abbassò gli occhi. Lasciarono che un lungo silenzio s’insinuasse tra di loro.“Adesso lo so, Elaine.”“Cosa?”“Perché Dio ti ha messa sulla mia strada. Per assurdo, proprio tu, mi stai riportando alla ragione. Ed era nel giusto anche Angus: prima o poi, avrei capito tutto.”Elaine non volle più rompere il silenzio con parole inutili.Lo prese per mano e si rimisero a camminare sulla riva del fiume.

169

“Grazie, Elaine.” disse poi Andrew.“Di cosa?”“Di essere qui, di essere con me. Di essere entrata nella mia vita.”“Ci sarò sempre e comunque, ogni volta che mi chiamerai, io arriverò.”“E dove ti troverò?”“Qui, nelle Highlands, amore. E dove, se no?”

170

EPILOGO

Broxburn, Scozia. Settembre 1990Queen Mary’s School

Elaine stava parcheggiando l’auto nel cortile della Queen Mary’s.Scese, chiuse la macchina e si appoggiò alla portiera.C’era il solito caos del primo giorno di scuola: genitori ansiosi, bambini di prima che piangevano, i più grandi che schiamazzavano e correvano da tutte le parti, capannelli di insegnanti qua e là.Si fermò a guardare la scena che ormai conosceva da cinque anni, ma che quest’anno le sembrava diversa.Si accorse appena di Janet, che si era fermata accanto a lei.“Ciao.”“Ciao, Janet. Rieccoci qui.” disse Elaine, che, però, non accennava a muoversi.“Brutta giornata, eh?” commentò Janet.“Mi manca. Mi manca da impazzire. Soprattutto in questo momento e in questo luogo.”“Lo so, si vede. La tua malinconia di questi giorni è quasi palpabile. Ma passerà, vedrai.” la incoraggiò Janet.“Mi ha telefonato questa mattina presto, e ci augura un buon anno scolastico.”“Grazie, molto gentile. Spero non sia stato l’unico argomento della vostra conversazione…”“Certo che no. Beh, anche lui sta un po’ male.”

171

“Credo che sia normale, Lennie. Forza! Cerchiamo di iniziare questo nuovo cammino nello spirito migliore, andiamo!”“Andiamo.” si decise Elaine.Chiuse un attimo gli occhi e vide nella sua mente le immagini delle verdi brughiere delle Highlands, dove lui l’avrebbe sempre aspettata.Tirò un profondo respiro, e con il cuore che a ogni battito ripeteva il nome di Andrew, si avviò verso l’entrata della scuola.

Grace Freeman30.11.96

“Il vero amore non ha mai conosciuto limiti”Properzio

172

173

174