Questioni Equestri l'Hotte - A Cura Di Paolo Angioni

530
Avvertenza al lettore In considerazione dell’autorità di cui, nell’ambiente equestre mondiale, godono il generale L’Hotte e le sue Questions équestres, che, dall’equitazione francese, sono considerate il vangelo, questa traduzione, per garantire la fedeltà al testo originale, è stata rivista a Saumur, pagina dopo pagina, nel gennaio del 1978, dal traduttore con il Tenente Colonnello François de Beauregard 1 , che alla fine del 1984 sarebbe diventato il 34° écuyer in capo del Cadre Noir. A seguito di questo controllo, la traduzione ha ricevuto l’approvazione e la presentazione del Tenente Colonnello Pierre Durand, écuyer in capo del Cadre Noir al momento della pubblicazione. L’editore non ha consegnato le bozze di stampa al traduttore per la revisione prima della pubblicazione del libro. Nella prima edizione (La Tavola Rotonda, L.L. Edizioni Equestri, Milano luglio 1978) sono perciò comparsi alcuni errori e omissioni che sono stati conservati anche nella seconda edizione (Giorgio Bernardini editore, Milano 1990). Il traduttore ha provveduto a correggere e a integrare nella traduzione che segue. Questa non è altro che la fedele traduzione di quanto il generale l’Hotte ha scritto nel suo capolavoro. Il traduttore Col. c. Paolo Angioni 1 N.d.T.:.ufficiale di Cavalleria francese. Cavaliere sportivo poi accademico. Ha fatto parte del Cadre Noir per quattordici anni. E’ autore di L’équitation à Saumur, principes, conseils et pratiques de écuyers de 1900 à 1972 , pubblicato da Editions Charles Hérissey a Evreux nel 2001. 1

description

Traduzione a cura di Paolo Angioni

Transcript of Questioni Equestri l'Hotte - A Cura Di Paolo Angioni

Avvertenza al lettore

In considerazione dell’autorità di cui, nell’ambiente equestre mondiale, godono il generale L’Hotte e le sue Questions équestres, che, dall’equitazione francese, sono considerate il vangelo, questa traduzione, per garantire la fedeltà al testo originale, è stata rivista a Saumur, pagina dopo pagina, nel gennaio del 1978, dal traduttore con il Tenente Colonnello François de Beauregard1, che alla fine del 1984 sarebbe diventato il 34° écuyer in capo del Cadre Noir.

A seguito di questo controllo, la traduzione ha ricevuto l’approvazione e la presentazione del Tenente Colonnello Pierre Durand, écuyer in capo del Cadre Noir al momento della pubblicazione.

L’editore non ha consegnato le bozze di stampa al traduttore per la revisione prima della pubblicazione del libro. Nella prima edizione (La Tavola Rotonda, L.L. Edizioni Equestri, Milano luglio 1978) sono perciò comparsi alcuni errori e omissioni che sono stati conservati anche nella seconda edizione (Giorgio Bernardini editore, Milano 1990). Il traduttore ha provveduto a correggere e a integrare nella traduzione che segue.

Questa non è altro che la fedele traduzione di quanto il generale l’Hotte ha scritto nel suo capolavoro.

Il traduttore

Col. c. Paolo Angioni

1 N.d.T.:.ufficiale di Cavalleria francese. Cavaliere sportivo poi accademico. Ha fatto parte del Cadre Noir per quattordici anni. E’ autore di L’équitation à Saumur, principes, conseils et pratiques de écuyers de 1900 à 1972, pubblicato da Editions Charles Hérissey a Evreux nel 2001.

1

Generale Alexis François L’Hotte

QUESTIONI EQUESTRI

Presentazione

È un onore per l’écuyer in capo del Maneggio2 di Saumur presentare agli uomini di cavalli italiani l’opera principale del più illustre dei suoi trentadue predecessori. Infatti, le Questioni Equestri del generale L’Hotte costituiscono la più pura espressione delle concezioni equestri francesi. Riflettono la personalità dell’autore che fu un uomo fuori dal comune, un écuyer prestigioso e un maestro che ha reso perenne uno stile.

Modello di dirittura morale, durante tutta la sua vita egli non ebbe da rimproverarsi «una sola volontaria ingiustizia». La sua obiettività, messa a dura prova da una situazione privilegiata, ma assai delicata nei confronti di François Baucher e del conte d’Aure, è pari a quell’attitudine alla riflessione che egli si augurava ardentemente di sviluppare intorno a sé.

Nutrito alle contrapposte sorgenti dei due maestri, d’entrambi i quali fu il discepolo preferito, riuscì a operare, grazie al suo spirito così aperto, e in mancanza di una impossibile sintesi, una scelta assai certa tra i loro metodi in funzione delle finalità ricercate. Da ciò derivò da un lato il regolamento del 1876, la cui parte equestre è opera sua, e dall’altro la filosofia dell’equitazione artistica fondata sulla nozione di leggerezza che trova la sua formula nel cavaliere che mette in gioco e nel cavallo che utilizza le sole forze utili al movimento ricercato.

L’Italia che in meno di quattro secoli ha generato due illustri innovatori , Federico Grisone 3 e Federico Caprilli4 accoglierà con il più grande interesse il messaggio del generale L’Hotte. Questo è il mio augurio . E

2 N.d.T.: Per Maneggio si intende il Cadre Noir3 N.d.T.: Federico Grisone, cavaliere e scrittore napoletano nato intorno al 1500, che «hebbe per primiero maestro il Sig. Gio. Girolamo Monaco» e «si creò sotto la disciplina» di Cola Pagano (Pirro Antonio Ferraro, Cavallo frenato, Venezia 1620, pag. 52 e 53). Grisone è l’autore del primo libro di sola equitazione stampato al mondo (Gli ordini di cavalcare, in Napoli. Appresso Giovan Paulo Suganappo. Nell’Anno del Signore MDL). Dedica il suo libro «All’illustrissimo e reverendissimo don Ippolito d’Este, Reverendissimo Cardinal di Ferrara». «La famiglia Grisone non è non meno nobile che antica, e fu molto florida, e famosa per i suoi capitani che militarono con l’Imperatore Federico II dal quale hebbero molte ricchezze, e feudi [...]» (citazione da pagina sciolta di libro dell'epoca senza autore, titolo e data). Grisone a Napoli fu, probabilmente, maestro di Giovan Battista Pignatelli, anche se egli non lo cita nel suo libro e se il fatto non è citato neppure da Pirro Antonio Ferraro, che pure dà molte notizie a proposito dei suoi predecessori e dei suoi contemporanei. Pirro Antonio Ferraro scrive alla pagina 51 che dalla scuola di Gianotto Conestabile «sono usciti il Sig. Gio: Battista Pignatello e M. Leonardo, suo nipote». Nei libri antichi di equitazione gli autori non amano scrivere di se stessi. Nelle 125 carte (250 pagine) del suo libro, Grisone cita se stesso una sola volta, alla carta 96 recto, per far sapere che «Messer Vincenzo Respino di Napoli mi disse che egli hebbe nella cavallerizza del Re un Cavallo di molti anni restio, e che un giorno gli fece legare dietro la coda per un piede un animaletto, che si chiama Riccio spinoso, il quale incominciando a stridere, il Cavallo ne prese si gran terrore, che determinatamente con molta velocità si fece avante al correre, tal che da poi divenne si pronto al corso, che appresso fu necessario travagliarsi molto in aggiustarlo di bocca, che non tirasse via».4 N.d.T.: Federigo Caprilli (Livorno 1868 - Torino 1907), ufficiale di Cavalleria italiano inventore per la Cavalleria dell’esercito italiano, negli ultimi anni del XIX secolo - la prima fotografia del nuovo stile è del 1898 -, di quello che è stato chiamato il Sistema Naturale di Equitazione, presto adottato da tutti gli eserciti del mondo. Egli ha rivoluzionato il modo del cavaliere di andare a saltare, non solo per la posizione, ma soprattutto per l’insieme con il cavallo. Egli ha ignorato tutta la tradizione equestre classica, ha sconvolto gli insegnamenti che erano diventati dogmi tramandati di generazione in generazione e ha messo in pratica, per primo al mondo, la monta in avanti sul salto per la Cavalleria dell’Esercito italiano: il cavaliere pesa sulle staffe accorciate, stacca le natiche dalla sella, avanza il busto e le braccia («la ceduta») per seguite l’avanzamento della testa del cavallo durante il salto al fine di non tirare sulla sua bocca per non limitare i suoi mezzi e per liberare il suo motore, il posteriore, che produce la spinta verso l’avanti e verso l’alto. Caprilli ha rese note le sue idee in sette articoli pubblicati in vita dalla Rivista di Cavalleria tra il gennaio 1901 e il

2

mi felicito con il capitano Paolo Angioni per la sua opera di traduzione che è al servizio dell’unità equestre nel mondo.

Saumur, 17 Aprile 1978 Tenente Colonnello Pierre Durand5

33° Ėcuyer in capo del Cadre Noir

luglio del 1907. Un articolo è stato pubblicato postumo. Ma la parte più probante del suo insegnamento è stato l’esempio in sella in campagna, in corsa, nei concorsi di salto (allora detti ippici). Gli articoli di Caprilli, insieme a quarantanove brevi suoi appunti e agli scritti del collega e amico, capitano Carlo Giubbilei, che descrivono la vita e l’opera del grande maestro livornese, sono stati raccolti nel libro Federico Caprilli - Vita e scritti, Casa Editrice Italiana, via XX Settembre 121-122, Roma 1911, autore il capitano Carlo Giubbilei. Dall’invenzione di Caprilli ha preso il via la moderna equitazione sportiva e in particolare il concorso di salto ostacoli.

5 N.d.T.: ufficiale di Cavalleria francese, oggi generale a riposo, ha partecipato al concorso completo di equitazione dell’olimpiade di Roma nel 1960 e al concorso di salto ostacoli dell’olimpiade di Monaco nel 1972, ha fatto parte per anni della squadra francese di salto in Coppa delle Nazioni. Ha servito per quindici anni al Cadre Noir e ne è stato écuyer in capo dal 1975 al 1984. E’ stato direttore della Scuola Nazionale di Equitazione dal 1984 al 1989. Ha scritto un libro, L’équitation française, mon choix de coeur et de raison (L'equitazione francese, mia scelta di cuore e di ragione) pubblicato da Actes sud nel 2008. E’ reputato, oggi in Francia, una grande autorità per quanto riguarda l’equitazione accademica.

3

Il generale Alexis-François L’Hotte1825 - 1904

PREMESSA STORICA

Nella Francia dell’Ottocento si affermano numerosi uomini di cavalli, importanti per capacità e per sapere, che si succedono alla testa o all’interno delle varie istituzioni ufficiali cui allora era destinato il compito di insegnare l’equitazione. L’equitazione che serviva alla cavalleria.

La cavalleria, intesa come arma di guerra, rappresentava il movimento e la velocità dell’esercito, oltre che il suo corpo scelto. Gli studi per il suo impiego corrispondente alle necessità belliche, soprattutto per l’istruzione dei cavalieri e per l’addestramento dei cavalli che la formavano, furono il motivo per una gara accesa e fervente di tentativi per innovare, spesso infruttuosi, ma carichi dei germi da cui, anche nell’equitazione, scaturisce il progresso. Questo modo di intendere in maniera utilitaria l’equitazione si accompagnava, tra i migliori, alla consapevolezza di trattare un’arte, l’arte del montare a cavallo.

La tradizione accademica francese, giunta al suo massimo splendore nei centocinquanta anni di vita del Maneggio di Versailles (1680 - 1830), voluto da Luigi XIV, aveva lasciato un segno profondo, formando lo spirito e la sensibilità equestre di molti degli uomini che professavano l’equitazione per mestiere, attraverso l’insegnamento, in gran parte orale, in piccola parte scritto, dei maestri che si erano succeduti nella celebre accademia. Questa tradizione, il cui massimo e più famoso rappresentante fu, pur non avendo mai fatto parte del Maneggio, François Robichon de La Guérinière (1688 - 1751), aveva dato risalto all’eleganza e alla raffinatezza, esprimendo un’equitazione tipicamente di corte che ne avvalorava gli aspetti artistici.

Tra i numerosi uomini di cavalli in vista nell’Ottocento francese, due maestri spiccano per l’autorità con cui si imposero e per l’influenza che ebbero sugli sviluppi dell’equitazione: François Baucher (1796 - 1873) e Antoine Cartier d’Aure (1799 - 1863). Baucher, pur non avendo mai lavorato in una istituzione accademica francese, doveva portare l’equitazione accademica a vertici ai quali non era ancora giunta. D’Aure, allievo, poi ultimo écuyer del Maneggio di Versailles, avrebbe segnato la rottura di quella tradizione e il passaggio dal classicismo a una pratica istintiva ed energica, in cui l’equitazione di campagna aveva largo spazio. Entrambi civili, vissuti negli stessi anni, si incontrarono in una sola straordinaria e burrascosa occasione e furono divisi, nella professione dell’arte e nella produzione letteraria, dalle personali idee e dalle spesso furiose polemiche che i partigiani dell’uno e dell’altro alimentarono. Entrambi lavorarono per creare un metodo nuovo di addestramento del cavallo che fosse applicabile con successo dalla cavalleria. Entrambi, nel lavoro e nell’opera letteraria, furono guidati dal sentimento dell’arte equestre.

La storia francese, dalla fine del 1700 al 1870, è una rapida e tumultuosa successione di avvenimenti politici e militari che influirono sulle vicende dell’intera Europa. La Francia ebbe la rivoluzione (1789), la caduta della monarchia (1792), l’ascesa al potere di Napoleone (1802), le sue guerre vittoriose e la disfatta conclusiva di un’epoca (battaglia di Waterloo, 18 giugno 1815), assistendo al rapido avvicendarsi di monarchia, repubblica (1792), direttorio (1794), dittatura militare (1799), consolato (1802), primo impero (1804), prima restaurazione monarchica (1814), cento giorni (1815), seconda restaurazione (1852), l’avvicendamento di sei re (Luigi XIV, Luigi XV, Luigi XVI, Luigi XVIII, Carlo X, Luigi Filippo I), seconda repubblica (1848), secondo impero (1852), infine la terza repubblica che, come forma istituzionale, rimase stabilmente dal 1870 fino al 1940.

Malgrado questi avvenimenti, che alternativamente sovvertirono l’ordine sociale e mandarono al potere opposti regimi, la storia dell’equitazione rimase sempre legata, e ne fu direttamente influenzata, alla classe politica dominante e alle sue personalità più in vista in ragione dell’interesse pratico che rappresentava. Nessuno poté non occuparsene, nessuno poté sottovalutare l’argomento. La stessa contesa tra d’Aure e Baucher, che oggi potrebbe avere il sentore di un bisticcio tra prime donne, fu in realtà una battaglia di idee che avevano un riscontro pratico fondamentale e fu seguita con attenzione nel più alto loco della politica e

4

dell’amministrazione dello Stato. L’impeto che misero i seguaci dell’uno e dell’altro partito, l’interesse da cui fu circondata, dimostrano quanto fosse viva una contesa equestre. Essa non si limitava al campo tecnico e a un primato di bravura personale, ma riguardava la sicurezza e la salvezza di decine di migliaia di soldati e di cavalli e le sorti non di una battaglia, ma di una guerra e della salvezza dell’intera nazione. Allora l’esercito francese aveva circa ottanta reggimenti di cavalleria6. Il che vuol dire circa 80.000 cavalli in arme, a parte il numero delle giovani rimonte necessarie per sostituire i vecchi che andavano a riposo e gli infermi o i caduti in guerra. Un’efficientissima organizzazione di allevamenti di Stato provvedeva al rifornimento.

Le varie istituzioni equestri francesi - Versailles, Scuola dei cavalleggeri, Scuola militare, Scuola di Saint-Germain, Saint-Cyr, Saumur - subirono i contraccolpi degli eventi politici e sociali. Ma l’equitazione, intesa qui non come arte, ma come mestiere del montare a cavallo, conservò, anzi accrebbe la sua importanza, perché non era uno sport di pochi, ma una necessità vitale di molti, specialmente dopo l’introduzione del servizio militare obbligatorio (1793).

Nel giro di vent’anni furono pubblicati i libri che rimangono fondamentali nella storia dell’equitazione francese e che furono accompagnati da una quantità di scritti minori degli stessi d’Aure e Baucher, di loro seguaci, avversari e contendenti di minor notorietà.

Tra i libri che fanno scuola, spiccano per l’importanza che ebbero nell’ambiente equestre non solo francese, il Dictionnaire raisonné d’équitation di Baucher, pubblicato nel 1833, il Traité d’équitation di d’Aure, pubblicato nel 1834, il Méthode d’équitation basée sur de nouveaux principes di Baucher, pubblicato nel 1842 e il Cours d’équitation di d’Aure, pubblicato nel 1850.

Allievo dei due maestri fu L’Hotte, che raccolse l’eredità sia dell’equitazione semplice, pratica, facilmente trasmissibile di d’Aure, la «prosa dell’equitazione», come la definì lo stesso L’Hotte nei suoi Souvenirs, sia dell’equitazione accademica, artistica di Baucher, «la poesia dell’equitazione».

D’altra parte, uomo intelligente e colto, L’Hotte fu sensibile alle profonde trasformazioni che avvennero nel pensiero dell’800, conseguenza del forte progresso tecnico - scientifico e della nascita di nuove scienze e filosofie.

L’Hotte ascoltò, studiò, praticò gli insegnamenti ricevuti dai due maestri. Si avvalse degli apporti che la conoscenza diretta di altri écuyers di valore e lo studio del passato gli avevano offerto. Su numerosi quaderni, con una scrittura minuta, annotò esperienze e riflessioni. L’ultimo suo appunto porta la data dell’ottobre 1894. Raccolse e sintetizzò tutto questo materiale, scartando ciò che gli parve superfluo, nella sua opera principale Questions équestres, che fu pubblicata postuma nel 1906. Nel 1905 era stata pubblicata dalla Librairie Plon di Parigi la sua opera autobiografica Un officier de cavalerie, Souvenirs du général l’Hotte, considerata il complemento di Questioni Equestri.

Il più bel ritratto del generale lo ha lasciato il generale Gabriel-René Mennessier de La Lance, che è stato per diversi anni agli ordini di L’Hotte quando questi era capitano istruttore al 1° Corazzieri. Nel suo Essai de bibliographie hippique,7 Paris 1915 - 1917 - 1921, Mennessier de La Lance scrive (pag. 107): «Il generale

6 Daniel Roche (a cura di), Le Cheval et la Guerre, du XV au XX siècle, Association pour l’académie d’art équestre de Versailles, Paris 2002.7 N.d.T.: Nella prefazione del suo lavoro, Saggio di bibliografia ippica, l’autore, nato nel 1835, morto nel 1921 o nell’anno successivo, scrive: «Quando ha suonato per me l’ora del riposo [1900], non ho smesso di interessarmi dell’arma nella quale ho servito per 46 anni e del bravo animale sul dorso del quale ho percorso molte migliaia di chilometri. Ho allora occupato i momenti di libertà della mia vita di pensionato a cercare e a descrivere le opere pubblicate - soltanto in latino e in francese - sul cavallo e sulla cavalleria dall’origine della stampa ai nostri giorni». Frontespizio del libro: Général Gabriel-René Mennessier de La Lance, ancien commandant de la 5ème division de cavalerie, Essai de bibliographie hippique donnant la description détaillée des ouvrages publiés ou traduits en latin et en français sur le cheval et la cavalerie avec de nombreuses biographies d’auteurs hippiques , Lucien Dorbon, libraire, 6, rue de Seine, Paris 1915, per il primo tomo, 1917 per il secondo, 1921 per il supplemento. L’opera è stata

5

L’Hotte fu una delle glorie dell’Equitazione francese, ma soprattutto dell’Equitazione di maneggio. Nessuno fin qui, neppure Baucher, il suo maestro, l’ha spinta più lontano e ha ottenuto risultati più meravigliosi. L’addestramento di alcuni suoi cavalli aveva raggiunto una perfezione che nessuno ha uguagliato; sapeva ottenere le arie di alta scuola le più difficili senza che l’azione dei suoi aiuti fosse colta dall’occhio dello spettatore. Ma egli non amava mettersi in mostra. Il suo carattere freddo e riservato ha nociuto al suo insegnamento. Al contrario del suo maestro Baucher che era un vero apostolo, egli ha diffuso poco all’esterno i tesori del suo meraviglioso talento e ha fatto pochi allievi. I suoi lavori, a porte chiuse, nel maneggio in cui nessuno allora poteva rischiare uno sguardo indiscreto, sono rimasti leggendari. Questa riservatezza, d’altra parte, è stata, durante una gran parte della sua carriera, abbastanza spiegabile. Il generale L’Hotte era un convinto discepolo e un fervente ammiratore di Baucher il cui metodo, poco dopo che fu diventato suo allievo, fu ufficialmente proibito dal ministro della guerra. L’Hotte era un soldato disciplinato; posto tra le sue personali preferenze e gli ordini del ministro, non ha mai lasciato trapelare le prime e ha lavorato i suoi cavalli in una solitudine che nessuno poteva turbare».

***

Alexis-François L’Hotte nacque il 25 marzo 1825 a Lunéville, da una famiglia di tradizioni militari ed equestri. Pessimo allievo negli anni di collegio, come egli stesso ricorda nei Souvenirs, gratificato da un professore con le parole «zolla di terra seccata al sole della pigrizia» (Souvenirs, pag. 26), che certamente non lasciavano presagire il successo che più tardi egli avrebbe raggiunto, aveva l’abitudine di portare, nella

ristampata in due volumi in anastatica da B. de Graaf a Nieukoop, Paesi Bassi, nel 1971. E’ un’opera monumentale: un totale di 1560 pagine, con circa 6000 titoli di libri descritti brevemente o ampiamente, con la breve o ricca biografia di ciascun autore a seconda della sua importanza. Opera indispensabile per un appassionato della storia dell’equitazione e per chi vuol capire l'evoluzione del modo di montare a cavallo, cioè l'oggi. Affinché il lettore abbia un esempio dell’accuratezza dell’opera, segnalo gli scrittori italiani menzionati nei tre volumi dei quali si hanno anche notizie biografiche introvabili altrove: Lorenzo Rusio, Hippiatria sive Marescalia, (Ippiatria o mascalcia), Parisiis 1531; Leon Battista Alberti, De equo animante (Del cavallo vivente), Basilea 1556; Federico Grisone, traduttore Bernard du Poy-Monclar, L’Ecuirie du S. Federic Grison, gentilhomme napolitain [...], (La scuderia del Signor Grisone, gentiluomo napoletano), Chez Charles Perrier, Paris 1559; Cesare Fiaschi, traduttore François de Prouanne, Traicté de la maniere de bien embrider, manier et ferrer les Chevaux [...] (Trattato della maniera di ben imbrigliare, maneggiare e ferrare i cavalli), Chez Charles Perrier, Paris 1564; Ortensio Lando, Harangues lamentable, sur la mort de divers animaux, extraictes de Tuscan, rendues et augmentées en nostre vulgaire [...] (Discorsi lamentevoli sulla morte di diversi animali, tratti dal toscano, resi e aumentati nel nostro volgare), Lyon 1569; Marco de Pavari, Escuirie de M. de Pavari, Vénitien, (La scuderia del Sig. de Pavari, Veneziano), Lyon 1581; Carlo Ruini, Dell’Anatomia et dell’Infermità del Cavallo, Bologna 1598; Onofrio Panvinio, De Ludis Circencibus (Degli spettacoli del circo), Venezia 1600, 1601, 1642, 1681; Adriano Banchieri (conosciuto con lo pseudonimo di Attabalippa), La Noblesse, Excellence et Antiquité de l’Asne (La Nobiltà, l’Eccellenza e l’Antichità dell’Asino), Paris 1606; Orazio de Francini, Hippiatrique [...], Lyon 1607; Alessandro Massarius Malatesta, Tractatus de Modo Equos fraenandi [...] (Trattato del Modo di frenare i Cavalli), Venetiis 1607; Lodovico Melzo, Reigles militaires du Chevalier Frère Luys Melzo, de l’Ordre de Malta, sur le gouvernement et service particulier et propre de la Cavallerie. Traduictes d’Italien en François par Pavl Varroy. (Regole militari del Cavaliere Fratello Ludovico Melzo, dell’Ordine di Malta, sul governo e sul servizio particolare della Cavalleria, Tradotte ...), En Anverse 1615; Ulisse Aldovrandi, De quadrupedibus solipedibus (Dei quadrupedi solipedi), Bologna 1616; Francesco Saccus Riccoboni, Hippica Francisci Sacci, Romae 1634; Philippi Invernizzi Romani, De Fraenis eorumque Generibus et Partibus apud Veteres Diatriba (Dei freni, dei loro generi e delle loro parti nelle antiche discussioni), Romae 1785; Gianluigi Bianconi, Descrizione dei Circhi particolarmente di quello di Caracalla e dei giuochi in essi celebrati, Roma 1789 (corredato della versione francese); Giuseppe Oddi, Recherches mécaniques sur la théorie du Tirage des Voitures (Ricerche meccaniche sulla teoria del Tiro delle Vetture), Paris 1806; Giordano Ruffus o Ruffo o Rusto (è Giordano Ruffo), Jordani Ruffi, traduttore Jérôme Molin, Jordani Ruffi Calabriensis Hippiatria [...], 1818 (scritto tra il 1240 e il 1250 in siciliano e diffuso come manoscritto, poi stampato in italiano nel 1492); Federigo Mazzucchelli, Petit Traité d’Equitation à l’usage des Dames (Piccolo trattato di Equitazione per le Signore), Clermont - Ferrand 1827; L. Brambilla, Ferrure du cheval, Milan 1870; Carlo Nobili, La Production chevaline en Italie (La produzione cavallina in Italia), Reggio-Emilie 1873; Angelo de Gubernatis, Mythologie zoologique ou les Légendes animales (Mitologia zoologica o le leggende animali), Paris 1874; Giovanni Gozzadini, De quelques mors du Cheval Italiques (Di alcuni morsi del Cavallo Italico), Bologna 1875; Vincenzo Monti, Dissertation sur le Cheval ailé d’Arsinoé (Dissertazione sul Cavallo alato di Arsinoe), Gênes 1807; Paolo Salvi, La Russie chevaline et les courses de resistance, Milan 1881; Giulio Aristide Sartorio, Cinquante planches par Giulio Aristide Sartorio, Peintre Animalier, Turin - Paris 1914.

6

borsa dei libri di scuola, i testi di Bourgelat e di La Guérinière, presi nella biblioteca del padre, ufficiale di cavalleria. Fu la madre a mettere a cavallo e a dare le prime nozioni equestri al giovanissimo L’Hotte.

A diciassette anni entrò nell’Accademia militare di Saint-Cyr, uscendone tra i primi del corso e meritando perciò l’assegnazione in cavalleria. Fu inviato a Saumur per seguire il corso di sottotenente allievo dal 1845 al 1847.

Saumur voleva dire equitazione. Nel 1764 vi era stata costituita una Scuola di Equitazione alla quale, nel 1814, il ministro della guerra di Luigi XVIII, il maresciallo di Francia Nicolas Jean-de-Dieu Soult, aveva fatto affiancare un maneggio accademico e uno militare. II personale del primo, formato da écuyers militari e civili, destinato all’istruzione equestre degli ufficiali, vestiva l’uniforme nera su cui risaltavano galloni dorati. Da ciò la denominazione di Cadre Noir, quadro, corpo di istruttori vestiti di nero, che distingueva il personale del maneggio accademico dal personale del secondo maneggio, detto Cadre Bleu, costituito da écuyers solo militari, incaricati della formazione di istruttori per la truppa.

A Saumur L’Hotte approfittò delle molte ore passate ogni giorno in maneggio per osservare il lavoro di due rinomati écuyers del tempo, Jean-Jacques Delherm de Novital8 e Jean Rousselet9, e per far la conoscenza di un vecchio écuyer, Jean-Baptiste Cordier, che era stato, civile, dal 1825 al 1834 il primo écuyer in capo del Cadre Noir, i cui insegnamenti soddisfecero la sua sete di cultura equestre.

Grazie al primo posto nella graduatoria del corso, poté scegliere il reggimento al quale venire assegnato, il 7° Lancieri, che raggiunse a Valenciennes nel 1847. In questo reggimento, osservando e poi montando un cavallo di truppa che prendeva un’andatura difettosa non appena si metteva al trotto, ebbe la prima idea della necessità di introdurre nei reparti di cavalleria il trotto sollevato, detto all’inglese, proibito allora dal regolamento. Riuscirà a farlo adottare nel nuovo regolamento per la cavalleria, più di vent’anni dopo, nel 1876.

Nominato tenente nel 1848, passò al corpo delle Guide di Stato Maggiore, nell’Armata delle Alpi, costituita a seguito del conflitto tra Piemonte e Austria, conflitto che darà inizio alla prima guerra d’indipendenza italiana. Le Guide furono addestrate a Saumur, dove il tenente L’Hotte vide per la prima volta il conte d’Aure, allora écuyer in capo del maneggio della Scuola di Cavalleria. L’Hotte annota nei suoi Souvenirs che, osservandolo montare, «lo divorai con gli occhi» (pag.94).

Nella primavera del 1849, con il suo squadrone, venne inviato a Lione in conseguenza dei disordini seguiti ai moti popolari. La cavalleria era anche addetta al servizio che oggi chiamiamo di ordine pubblico. A Lione il ventiquattrenne L’Hotte conobbe François Baucher, «il genio equestre il più eccezionale che forse sia mai esistito» (Souvenirs,.pag. 258). Baucher lavorava in quel periodo con il circo Soullier. Ogni volta che poteva, L’Hotte si recava al circo per osservare e studiare il maestro, entrando con lui «in una completa intimità equestre» (Souvenirs, pag. 106), iniziando ad annotare tutto ciò che osservava e meditava nel lavoro.

Nell’elencare, nei suoi ricordi, i cavalli che Baucher lavorava e presentava in pubblico, L’Hotte descrive le particolarità del lavoro che i cavalli presentavano: esecuzione del passeggio e del galoppo indietreggiando, piroette eseguite con un arto anteriore sempre in sospensione, esecuzione da parte di Turban di duecento cambiamenti di piede a tempo (Souvenirs, pag. 129), senza interruzione. E’ da ricordare che la pista circolare sulla quale venivano presentati i cavalli aveva un diametro di m 13.50. E malgrado la difficoltà di queste figure, L’Hotte riporta del maestro le seguenti parole: «Dopo aver affrontato tutte le difficoltà dell’arte, troverete le vostre grandi soddisfazioni nella perfetta leggerezza, per semplici che siano i movimenti» (Souvenirs, pag. 148).

8 N.d.T.: notizie sul personaggio a pag.50 de Un officier de cavalerie. Souvenirs du général L’Hotte, Librairie Plon, Paris 1906.9 N.d.T.: idem a pag. 330.

7

A quel tempo a un cavaliere civile si offrivano diverse possibilità di mostrare il proprio valore e di poter vivere di esso. Ma la professione di istruttore in un maneggio privato, che Baucher aveva fin allora esercitato, l’impiego presso le scuderie di un principe o il servizio in una istituzione militare come écuyer civile non potevano ricompensare adeguatamente il desiderio di far conoscere la propria arte, soprattutto per un cavaliere eccezionale come Baucher. Egli, oltre tutto, propugnava un nuovo metodo d’equitazione e si batteva affinché fosse adottato dalla cavalleria. Solo il circo, allora, poteva dare la popolarità ambita e nel circo Baucher fu consacrato cavaliere di straordinaria bravura e di eccelse qualità. Con il circo egli girò non solo tutta la Francia, ma l’Austria, la Germania e l’Italia, riscuotendo grande successo di pubblico. Ciò non gli impedì di confessare amaramente al generale L’Hotte: «Sono un saltimbanco, vivo con pagliacci, e mi esibisco per dieci soldi» (Souvenirs, pag. 110). Malgrado la scelta che aveva fatto di esibirsi in un circo, non cercava l’applauso, non gli importava del consenso del pubblico, ma badava solo all’espressione della sua arte, alla perfezione dell’esecuzione.

Il circo, da spettacolo eminentemente popolano, ignorato se non disprezzato dalla buona società, era diventato poco per volta spettacolo in voga e questa era andata aumentando, attirando sui palchi anche la migliore società, specialmente da quando la città di Parigi, nel 1830, aveva fatto costruire un monumentale circo di pietra. In questo circo Baucher si guadagnò la fama, esibendosi nell’ultimo numero, rinnovando continuamente le arie e tenendo in lavoro, per queste presentazioni, ben undici cavalli.

La lezione che L’Hotte ricevette da Baucher fu quella che maggiormente influì sulla sua formazione e fece di lui un pensatore in materia equestre che, in possesso di una vasta e profonda cultura classica, cui univa l’amore per la ricerca e per la tradizione, passava al vaglio della ragione critica ogni insegnamento, anche quello che la tradizione maggiormente avvalorava. L’Hotte stesso annota che «lo studio, dal quale ero assorbito, dei principi come dei mezzi d’azione insegnati dal maestro, facendo ricorso al ragionamento, servì a esercitare la mia riflessione ed ebbe una grande influenza sullo sviluppo del mio di giudizio» (Souvenirs, pag. 146).

Malgrado il rigore intellettuale nell’emettere giudizi e il carattere non facile agli entusiasmi, l’Hotte non ebbe difficoltà a giudicare Baucher, in materia equestre, «il genio equestre più eccezionale che forse sia mai esistito»10 e ad affermare che «Baucher resterà un genio a parte, sopravvivrà nelle sue opere e il suo nome risplenderà, immortale, nella storia dell’equitazione».11

Nel 1849 Baucher aveva lasciato Lione e l’Hotte aveva raggiunto nuovamente Saumur per il corso di tenente-istruttore.

A Saumur era écuyer in capo da due anni il conte Antoine-Philippe-Henry-Léon Cartier d’Aure (1799 - 1863). A d’Aure, L’Hotte dedica quattro capitoli dei suoi Souvenirs e quasi si scusa del fatto, nel riprendere la descrizione di Baucher. Tuttavia, dai suoi giudizi sul secondo maestro, al quale, malgrado la precedente incisiva esperienza con Baucher, si affida senza riserve e senza obiezioni e definisce «mio venerato maestro» (Souvenirs, pag.158), non traspare quella identità di vedute, quello stretto rapporto e quell’intima comunione in una specie di apostolato equestre che lo legarono a Baucher. Come con Baucher, anche di d’Aure, L’Hotte, giorno dopo giorno, trascrisse gli insegnamenti. Ne ascoltò le lezioni - tiene a dichiarare - «con una passione uguale a quella che m’ispirava Baucher» (Souvenirs, pag. 156).

D’Aure, che aveva cinquant'anni quando L'Hotte, sottotenente allievo, fu trasferito a Saumur per il corso di equitazione, era «dotato fisicamente in un modo meraviglioso per l’equitazione e ne possedeva il sentimento al massimo grado»,12 scrive L’Hotte del suo maestro. Il fatto di essere écuyer in capo del

10 L’Hotte, Un officier de cavalerie, pag. 25811 idem, pag. 27012 idem, pag. 158

8

Maneggio, incarico che gli conferiva un’indiscussa autorità, dava ben altre possibilità a d’Aure, rispetto a Baucher, di farsi apprezzare nell’ambiente equestre e in quello che aveva un peso politico-militare.

D’Aure aveva iniziato giovanissimo la carriera militare come sottotenente di fanteria. A sedici anni era passato in qualità di écuyer civile al Maneggio di Versailles, poi ai servizi del re Luigi XVIII e successivamente del re Carlo X, con l’incarico di écuyer cavalcadour, il cui compito era provvedere e preparare i cavalli personali del re. Aveva montato in corsa e si era occupato di allevamento. Il fatto di essere stato istruttore di tre figli del re Luigi Filippo, i duchi di Orlèans, di Nemours e d’Aumal, oltre al prestigio di cui aveva goduto come cavaliere, spiegano la facilità con cui si svolse la sua carriera equestre.

Nel 1847 era stato nominato écuyer in capo del maneggio di Saumur, carica che mantenne per otto anni fino al 1855 quando, a seguito della decisione del Ministero della Guerra di inviare Madame Isabelle a Saumur per insegnare il suo «metodo», d’Aure dette le dimissioni e lasciò il Cadre Noir prima ancora che la signora si presentasse al Maneggio per non doverla salutare. Pensionato, era stato nominato ispettore delle scuderie dell’imperatore Napoleone III, poi ispettore degli allevamenti francesi.

Scrive di lui il Baron de Vaux13 «écuyer brillante, dotato al massimo grado del tatto e dell’ à propos 14dati dalla pratica dell’equitazione sapiente, aveva saputo conquistare a cavallo, con la sua energia e con la sua perseveranza, una tenuta e una disinvoltura ammirabili, che gli permettevano di prendersi gioco delle difficoltà che anche abili cavalieri non riuscivano a vincere. E, per di più, era rimasto capace di montare magistralmente un cavallo di scuola addestrato da un écuyer di talento traendone, immediatamente, un risultato che lasciava sorpreso lo stesso addestratore» (Les Hommes de Cheval depuis Baucher, pag. 5).

L’Hotte definisce quella di d’Aure «un’equitazione istintiva regolarizzata» (Souvenirs, pag. 178), ciò che mette in luce le sue attitudini d’improvvisatore e sottolinea l’importanza dell’istinto sviluppato al massimo grado. Annota che la sua natura «era poco portata alla riflessione e alla meditazione» (Souvenirs, pag. 158). Ne derivava un insegnamento estremamente semplice e un apprendimento facile, dal momento che riduceva al minimo indispensabile l’istruzione del cavaliere e l’addestramento del cavallo. Il tipo di equitazione che d’Aure propugnava era quello della tradizione militare, quello «degli écuyers militari che hanno sempre superato gli écuyers civili sulla strada della semplicità» (Souvenirs, pag.173), così scrive l’Hotte del suo maestro e ancora: «il suo scopo essenziale era formare cavalieri, piuttosto che perfezionare il talento negli écuyers» (Souvenirs, pag. 178).

Il ritratto che l’Hotte ci ha lasciato del maestro ne esalta le caratteristiche di cavaliere di campagna: «Era all’aperto che si manifestava in tutto lo splendore la sua natura equestre tra le più privilegiate. E quando si vedeva il conte d’Aure, con la sua grande disinvoltura, con le gambe né troppo accostate né troppo tese, passare al galoppo di caccia o al trotto sollevato che egli praticava con tanta elasticità e tanta grazia, con la staffa completamente calzata, come volentieri a quel tempo la portava, si aveva dinnanzi agli occhi il ritratto del cavaliere ideale» (Souvenirs, pag. 159).

Nel 1850 d’Aure pubblicò il suo Cours d’équitation che, per decisione del ministro della guerra e dopo che nel 1845 era stato bocciato il metodo Baucher, fu adottato ufficialmente nel 1853 come regolamento e insegnato alla Scuola di Cavalleria. Uscendo così vincitore dal conflitto che l’aveva contrapposto a Baucher.

13 Baron de Vaux, Les hommes de cheval, Rothschild éditeur, Paris 1888, pag. 5. Il Baron de Vaux, il cui vero nome era Arthur-Charles Devaux (1843 - 1915), era un sottufficiale di cavalleria, giornalista e scrittore sportivo che, lasciato il servizio verso i 24 anni di età, scrisse numerosi libri su diversi sport, particolarmente importanti quelli sull’equitazione, tra cui Les Haras et les Remontes (1887); Les hommes de sport (1888); Les Hommes de cheval depuis Baucher (1888); Ecuyers et écuyères, histoire des Cirques d’Europe (1893); A Cheval - Etude des Races françaises et étrangères au point de vue du cheval de selle [...] (1895); L’Armorial de la Vénerie - Les grands Veneurs de France [...] (1895); Les Ecoles de Cavalerie (1896); Equitation ancienne et modern De La Guérinière, d’Abzac, d’Aure, Baucher et Raabe - Dressage et élevage (1898); Aux Eleveurs - Amateurs - Propriétaires - Notre Ami le Cheval (1900).14Dell’a proposito, senso dell’opportunità;

9

Dovendo servire all’istruzione dei soldati di cavalleria e all’addestramento dei cavalli di truppa, non avrebbe potuto avvenire altra scelta, malgrado l’opinione di molti e dello stesso Baucher, il quale, nella prefazione dell’edizione del 1864 del suo metodo d’equitazione, scrive, a proposito della condanna del proprio metodo e della scelta di quello di d’Aure: «Il pubblico conosce l’inimicizia del conte d’Aure e la parzialità del duca di Nemours», come già scritto sopra, figlio del re Luigi Filippo, facendo così riferimento all’aiuto che d’Aure aveva ricevuto dal suo potente allievo di un tempo.

Gli scopi essenziali che d’Aure ricercava con i cavalli non di scuola e per il lavoro all’aperto erano: «rendere il cavallo franco davanti a sé, metterlo d’appiombo, regolarizzare e sviluppare le sue andature, sottomettendolo sufficientemente per girarlo a destra e a sinistra e poter regolare l’impiego delle sue forze nei grandi spazi in cui è chiamato a muoversi».15

Da d’Aure L’Hotte derivò l’esigenza, l’ossessione del cavallo in avanti, che gli farà scrivere tra le più belle pagine delle Questioni equestri. Parlando ancora del suo secondo maestro, L’Hotte ricorda come d’Aure fosse solito, durante l’istruzione, ripetere: «In avanti! In avanti!», «Cacciate il cavallo sulla mano» (Souvenirs, pag.236). E, ricorrendo all’immagine, sull’esempio del suo maestro, paragona il cavallo, dal quale si pretenda un movimento senza aver prima provocato l’impulso, all’imbarcazione che si pretenda di dirigere «senza che il vento soffi nelle sue vele o senza che le sue caldaie siano in azione» (Souvenirs, pag. 237). E, continuando nel paragone, aggiunge: «tanto l’imbarcazione si muove pesantemente, penosamente, quando la sua forza motrice è insufficiente, tanto facilmente e con prontezza compie evoluzioni quando questa forza è come dev’essere» (idem).

D’Aure «insisteva sulla marcia in linea retta, non amava che si facessero fare giri e rigiri ai cavalli e voleva che si lasciasse loro molta iniziativa» (Souvenirs, pag. 238).

Queste parole ricordano un episodio narrato all’inizio dell’autobiografia, quando nel 1845 L’Hotte era a Saumur per seguire il corso di equitazione come sottotenente-allievo. L’Hotte era in maneggio. Lavorava del suo meglio un cavallo giovane. Assisteva il comandante Rousselet, «che dopo i miei due maestri, Baucher e d’Aure, è l’écuyer più notevole e più rinomato che io abbia conosciuto». L’Hotte così continua: «vedendomi farlo girare e rigirare e farlo camminare su due piste, il comandante Rousselet mi disse: “la natura non ha fatto il cavallo soltanto per girare e andare di traverso, ma per andare soprattutto diritto davanti a sé. Bisogna che teniate di più e più a lungo il vostro giovane cavallo sulla linea retta”».16

L’Hotte rammenta ancora un’altra frase significativa riguardo alla visione che d’Aure aveva dell’equitazione: «Il cavaliere fa quasi sempre troppo, e le sue esigenze, molto spesso, sono contrarie allo scopo ricercato». Parole che - scrive L’Hotte - possono riassumersi così: «meno si fa, meglio si fa».17

Il confronto tra i due suoi maestri fa scrivere a L’Hotte le seguenti parole: «Ho visto montare a cavallo in un modo meraviglioso e ho visto cavalli addestrati in un modo miracoloso, perché ho visto d’Aure nella sua brillante pratica e i cavalli di scuola di Baucher lavorare sotto di lui in una completa perfezione».18

Nel 1850 L’Hotte uscì primo dal corso di tenente-istruttore. Promosso capitano, fu assegnato al I° Corazzieri, dove rimase sei anni, svolgendo un’intensa attività, «montando fino a dodici cavalli al giorno», annotano i biografi, e qui fece l’esperimento delle redini rigide di cui scriverà in Questioni equestri.

Il seguito della vita gli diede tutte le soddisfazioni che un ufficiale di cavalleria poteva allora desiderare. Promosso maggiore nel reggimento 9° Cacciatori, fu poi direttore della sezione di cavalleria alla Scuola Speciale Militare di Saint-Cyr. Scrive il Baron de Vaux, nel suo libro Les écoles de cavalerie, Rothschild

15 L’Hotte, Un officier de cavalerie, pag.223.16 L’Hotte, idem pag.7517 L’Hotte, idem pag. 23818 L’Hotte, idem pag. 279

10

Éditeur, Paris, 1896, a pag. 221, che «la sua prima cura, assumendo il comando della sezione, era stata quella di costruire uno steeple nel viale centrale del boschetto attiguo alla scuola, e, in questo stesso boschetto, fece tracciare una pista sinuosa e stretta che permetteva il passaggio di fronte di un solo cavaliere. La pista, destinata al lavoro di campagna senza staffe, serpeggiando tra gli alberi, costituì un prezioso elemento d’istruzione per confermare la tenuta in sella dei cavalieri».

Nel 1864 fu nominato écuyer in capo del Maneggio di Saumur. Indirizzò il maneggio secondo le sue chiare e precise idee e, con molta conseguenza, sebbene il fatto non possa che sorprendere, proibì agli écuyers il lavoro accademico con i cavalli appartenenti alla Scuola di Cavalleria, poiché il maneggio di Saumur doveva formare cavalieri militari e non artisti. Nella sua biografia si leggono parole molto esplicite al proposito: «Tuttavia, a mio avviso, l’écuyer in capo deve affrontare le difficoltà che fanno parte delle andature artificiali, non fosse altro che per avere ancor più autorità per vietarle, affinché, se le difende, ben si sappia che è per principio e non, come ho sentito dire, perché non le può affrontare. Così, quando io stesso sono stato écuyer in capo, uno dei miei cavalli è stato sempre messo alle andature artificiali. Ma era uno dei miei cavalli di proprietà e, di conseguenza, non impiegato nell’istruzione, per ben precisare che quella era equitazione personale e non equitazione di scuola che, a Saumur, deve avere come mira unicamente l’impiego del cavallo da guerra» (pag.229).

I suoi allievi «presero gusto a lavorare i loro cavalli, a renderli sciolti, maneggevoli e fini, trovando la giusta ricompensa del loro lavoro nel piacere di montare un cavallo ben messo, che ubbidisse senza sforzo, per così dire, alla sola volontà del cavaliere» (Baron de Vaux).

Durante i sei anni di direzione del Maneggio, in cui tutte le sue qualità professionali poterono mettersi in luce, l’Hotte si guadagnò la nomea di uomo poco incline all’insegnamento, tanto da essere ricordato come «il muto sublime» e «la fiaccola sotto il moggio», sebbene nella sua biografia egli stesso ricordi alcuni episodi che sembrano invece dimostrare la sua vocazione per l’insegnamento. Pur dichiarando di astenersi dal fare «direttamente agli allievi le osservazioni che potevano motivare», poiché era «dalla voce del loro écuyer che, d’abitudine, le facevo loro giungere», ci fa sapere che: «Solo quando arrivavano le belle giornate e l’istruzione era giunta a un punto avanzato, prendevo con me i tenenti e i sottotenenti del corso istruttori, divisi in gruppi di tre o quattro cavalieri. Li portavo fuori con cavalli di campagna e, durante queste passeggiate, che si trasformavano in vere lezioni, provocavo le domande negli ufficiali, allo scopo di chiarire i loro dubbi, di estendere e di precisare le loro idee in equitazione». Ma riconosce che questo non poteva essere che «un complemento molto limitato d’istruzione».

Lasciato il comando del maneggio di Saumur, passò a quello di un reggimento di cavalleria, il 6° Lancieri, divenuto, a seguito di varie trasformazioni, il 18° Dragoni, il reggimento con cui L’Hotte sperimentò il nuovo regolamento che stava allora elaborando.

La guerra franco-prussiana del 1870 costituì certamente una spinta determinante all’adozione del nuovo regolamento di esercizi per la cavalleria. I Francesi avevano subito una cocente sconfitta, i Prussiani erano arrivati a Parigi e l’avevano assediata. Quei Prussiani che da tempo venivano guardati da tutti gli eserciti d’Europa come i cavalieri più progrediti nell’equitazione militare.

A seguito della sconfitta subita dalla Francia, nel settembre del 1873 L’Hotte, gran diplomatico e uomo di mondo, oltre che militare competente ed esperto, fu invitato per sei mesi in Austria per studiarvi il regolamento della cavalleria austriaca, considerato all’avanguardia. Rientrato in Francia, continuò con il suo reggimento gli esperimenti per l’adozione del nuovo regolamento che doveva trasformare e rinnovare la cavalleria francese, regolamento che fu adottato nel 1876.

Comandò come generale la Scuola di Cavalleria a Saumur dal 1875 al 1880. Uno spiacevole incidente di carattere politico-diplomatico interruppe brevemente il corso della sua carriera: «l’affare Don Carlos».

11

La Francia era repubblicana quando, il 21 ottobre 1879, Don Carlos, duca di Madrid, invitato in forma privata da un amico francese, trovandosi nei pressi di Saumur, si recò a visitare la Scuola di Cavalleria. Il generale L’Hotte lo accolse con cortese ma formale correttezza. Lo accompagnò a visitare due scuderie e fece sciogliere scossi alcuni cavalli in maneggio e «fu tutto». Quando lo si seppe, la stampa repubblicana attaccò violentemente L’Hotte, accusandolo di essere un monarchico e di avere ricevuto Don Carlos con gli onori di un sovrano. «Il clamore fu tanto che il ministro della guerra non osò coprire il suo subordinato. Ringraziandolo per i servizi resi alla scuola, gli tolse il comando il 12 febbraio 1880»19.

Fu messo a disposizione per tre mesi, poi venne richiamato in servizio per comandare la Sesta brigata di cavalleria. Infine fu nominato ispettore permanente della cavalleria.

Come tale fu consultato da un comitato tecnico sull’opportunità di far sperimentare nell’arma di cavalleria il metodo di addestramento propugnato da James Fillis20, (Règlement pour le dressage du cheval d’armes), appoggiato fortemente da George Clemenceau, deputato e capo della sinistra radicale, futuro primo ministro, il quale non solo era considerato sostenitore di Fillis, ma si dice che sia stato il vero redattore del trattato Principes de dressage et d’équitation pubblicato nel 1905 sotto il nome di Fillis.

Il comitato bocciò il metodo di Fillis, «pur rendendo omaggio al suo gran talento personale», scrivono i biografi di l’Hotte.

Nel 1890, raggiunti i limiti di età, L’Hotte si ritirò nella sua città natale, Lunéville, portando con sé i tre cavalli che fino a quando poté, montò tutti i giorni nel piccolo maneggio che si era fatto costruire dietro casa.

Trascorse gli ultimi anni redigendo i suoi ricordi, studiando, leggendo, mettendo in ordine tutto il materiale, documenti, lettere, appunti, raccolto durante la sua fortunata vita.

Morì a Lunéville il 3 febbraio 1904. «Secondo un desiderio espresso in vita, i suoi tre cavalli, Glorieux, Domfront, Insensé, furono abbattuti subito dopo la sua morte. Nessuno doveva montarli dopo di lui e sarebbe stata risparmiata loro la decadenza. Sono sepolti dietro il muro del cimitero di Lunéville non lontano dalla tomba in cui riposa colui che li aveva amati». Con queste parole termina a pag. 398 l’Appendice di Un officier de cavalerie. Souvenirs du général L’Hotte.

«Di tutti i maestri dell’arte equestre, il generale l’Hotte è sicuramente il più sapiente. Dopo esser stato il miglior allievo di d’Aure e di Baucher, egli ha perlomeno eguagliato i suoi maestri nella pratica e li ha di gran lunga superati nella teoria dell’equitazione», scrive il generale Decarpentry, anch’egli gran cavaliere e autore di un trattato che fa testo, Equitation académique, pubblicato nel 1949.

Alla morte del generale L’Hotte, il giornale New York Herald ha scritto: «Non è temerario affermare che il generale L’Hotte è stato il più sapiente e il più completo degli écuyers del suo tempo. E’ dunque una gloria

19 Appendice di Un officier de cavalerie, pag. 387.20 N.d.T.: James Fillis, écuyer e professore di equitazione inglese, nato Londra nel 1834, naturalizzato francese, morto a Parigi nel 1913, cresciuto in una famiglia circense di écuyers e di acrobati, viene messo a cavallo all’età di otto anni. Si trasferisce giovane a Parigi, dove vivrà per venticinque anni. Monta al circo dei Champs Élysées sotto la direzione di Victor Franconi (1811 - 1897), allievo di Baucher. Franconi ha addestrato i cavalli di Napoleone III. Fillis studia minuziosamente il metodo di Baucher che gli viene insegnato da un allievo diretto di Baucher, François Caron, nipote di Eugène Caron, che è stato écuyer in capo dello Zar di Russia. Fillis dà lezioni di equitazione e ha una clientela altolocata, tra cui Gorge Clemenceau (1841 - 1929), che diverrà nel 1906 primo ministro del governo francese. La notorietà di Fillis si diffonde in Europa, perché Fillis gira l’Europa con il circo. Nel 1898 è richiesto dallo zar Nicola II ed è nominato écuyer in capo alla Scuola di Applicazione degli ufficiali della Cavalleria a San Pietroburgo. Va in pensione nel 1910. Fillis ha scritto Principes de dressage et d’équitation, 1890; Journal de dressage, 1903; Règlement pour le Dressage du Cheval d’Armes établi en 1908 par la Commission de l’Ecole de Cavalerie des Officiers à Saint - Pétersbourg, 1914. Si dice che l’estensore dei Principes de dressage et d’équitation, molto ben scritti, sia in realtà proprio George Clemenceau. Questa nota, come molte altre, mostra con quale ambiente avessero allora a che fare i cavalieri.

12

dell’equitazione francese che scompare. Al pari di quelli di La Guérinière, di Bohan, di d’Abzac, di d’Aure e di Baucher, il suo nome deve passare alla posterità» (Souvenirs, pag. 409).

Del talento di cavaliere del generale L’Hotte abbiamo molte testimonianze. Se ne potrebbe fare un lungo elenco. Ma poco varrebbe a rafforzare il giudizio che si può dare di un tale maestro, dopo la lettura di Questioni equestri. Tutt’al più potrebbe servire a rassicurarci che egli non praticava diversamente da come predicava.

Quel che ci ricollega ai grandi maestri del passato è il patrimonio che ci hanno lasciato. L’abilità in sella, la bravura personale, anche eccezionale, dura brevemente, quanto la vita del protagonista. Può riflettersi sui contemporanei, su coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltare la viva voce del maestro, di seguirne l’esempio, di osservarlo, di copiarlo, lavorando al suo fianco. Può formare alcuni seguaci, non una scuola. L’esempio e l’eredità s’inquinano, perché non hanno la forza di difendersi dalla corrosione del tempo e dalle trasformazioni provocate dalle interpretazioni personali dei successori.

La grandezza del generale L’Hotte è in quel che ci ha lasciato scritto. Questioni equestri non è certamente un manuale d’equitazione. Se lo fosse, oggi sarebbe superato. Invece conserva inalterate le sue prerogative di aderenza con il presente. Lasciando da parte affermazioni categoriche e per la sola soddisfazione che alla lettura ne trae la nostra ragione, c’è da pensare che il libro conserverà per sempre questo carattere, perché entra nella natura stessa dei problemi, li individua, li disamina, li chiarisce con la forza della logica. Affronta la pratica, l’analizza, ne deriva i principi immutabili, quale che sia la destinazione che prenderà l’equitazione.

L’attenta lettura delle sue pagine, nelle quali ogni frase è essenziale e piena di significato, ogni parola è necessaria, insieme alle riflessioni che esse suscitano e con le quali il lettore potrà riportarsi ai fatti e ai problemi attuali, non soltanto servirà per apprendere, per aumentare la personale cultura equestre, ma avrà la forza di suscitare una diversa visione dell’equitazione, un modo diverso e - sembra paradossale scriverlo un secolo dopo la pubblicazione del libro - un modo nuovo di considerare i problemi derivanti dalle principali, odierne necessità.

Stimolerà nel lettore il desiderio della conservazione, della difesa e della trasmissione, attraverso l’insegnamento, di un patrimonio di conoscenze, del quale la nostra equitazione sembra sia stata, finora, condannata a essere privata.

Paolo Angioni

13

14

Frontespizio, (Copia appartenente alla collezione del Col. Paolo Angioni, Parigi, Ed. 1906)

QUESTIONS ÉQUESTRES

A MES NEVEUX

ARTHUR L’ HOTTECapitaine au 18° Dragons

HENRI DE CONIGLIANOLieutenant au 1° Cuirassiers

Lunéville, le 28 octobre 1895

QUESTIONI EQUESTRI

AI MIEI NIPOTI

ARTHUR L’HOTTECapitano nel 18° Dragoni

HENRY DE CONIGLIANOTenente nel 1° Corazzieri

Lunéville, 28 ottobre 1895

15

Le général L’Hotte dit, quelque part, dans ses Souvenirs, que, rarement, il descendit de cheval sans noter aussitôt les réflexions que lui suggéraient «ces entretiens avec son meilleur compagnon ». Les nombreux cahiers que, au cours de sa longue existence, il a couverts ainsi d’une écriture fine et serrée, contiennent doué le résultat de soixante années de pratique et d’étude.

Sur le premier en date de ces cahiers sont inscrites les notes que l’adolescent de quatorze ans, déjà passionné pour le cheval, prenait à la suite de ses leçons avec le commandant Dupuis (1). Le dernier, qui se

(1) Un officier de cavalerie. Souvenirs du général L’ Hotte, PIon - Nourrit, Paris, 1905.

PREMESSA DELL’EDITORE

Il generale L’Hotte dice, da qualche parte, nei suoi Souvenirs, che raramente smontava da cavallo senza annotare subito le riflessioni che gli suggerivano «queste conversazioni con il suo migliore compagno»21. I numerosi quaderni che, nel corso della sua lunga esistenza, egli ha coperto così di una scrittura fine e fitta, contengono dunque il risultato di sessant’anni di pratica e di studi.

Sul primo in ordine di tempo di questi quaderni sono scritti gli appunti che l’adolescente di quattordici anni, già appassionato per il cavallo, prendeva dopo le lezioni con il comandante22 Dupuis.23 L’ultimo, che

21 N.d.T.: Si tratta evidentemente di una svista di chi ha scritto le pagine, non firmate, probabilmente l’editore, di introduzione alla Questioni equestri. Perché in nessuna pagina di Un officier de cavalerie - . Souvenirs du général L’Hotte si trovano queste parole virgolettate.22 N.d.T.: commandant (nell’esercito) o chef d’escadron (solo in cavalleria) è il grado militare francese che corrisponde al grado di maggiore dell’esercito italiano.23 L’Hotte, Un officier de cavalerie, pag.28.

16

termine en octobre 1894, renferme les observations que le vieil écuyer, alors septuagénaire, consignait encore, après avoir monté solitairement, dans son petit manège de Lunéville, ses derniers chevaux : Glorieux, Domfront, Insensé. Des cahiers entiers sont consacrés aux enseignements de d’Aure et de Baucher.

De cette accumulation de précieux matériaux, le général L’Hotte avait extrait les éléments d’un ouvrage considérable sur l’équitation. Retranchant de cet ouvrage tout ce qui ne lui semblait pas d’une absolue nécessité, il le réduisit au petit livre que nous présentons aujourd’hui au public. Ces deux cents pages contiennent donc l’essence même de la doctrine du célèbre écuyer.

En quelques formules lumineuses, il définit les principes de son art; il indique, en trois mots, les buts à poursuivre; et, sans se

termina nell’ottobre del 1894, racchiude le osservazioni che il vecchio écuyer, allora settuagenario, ancora consegnava, dopo aver montato solitariamente, nel suo piccolo maneggio di Lunéville, i suoi ultimi cavalli: Glorieux, Domfront, Insensé. Interi quaderni sono consacrati agli insegnamenti di d’Aure e di Baucher.

Da questo accumulo di materiali preziosi, il generale L’Hotte aveva estratto gli elementi di un’opera considerevole sull’equitazione. Togliendo da questa opera tutto quello che non gli sembrava di un’assoluta necessità, lo ridusse al piccolo libro che oggi presentiamo al pubblico. Queste duecento pagine contengono dunque l’essenza stessa della dottrina del celebre écuyer.

In alcune formule luminose, egli definisce i principi della sua arte; indica, con tre parole, gli scopi da perseguire; e, senza

17

perdre dans l’exposé des moyens à employer pour les atteindre, moyens «qui varient à l’infini», il se borne à déterminer quelques directions très nettes.

De cet ensemble de principes, de buts à poursuivre et de procédés d’exécution se dégage une méthode simple et claire, ennemie de toute complication, basée sur le bon sens et le tact équestre.

Le général L’Hotte entremêle ses enseignements de considérations générales sur l’art qui fit le bonheur de sa vie. Certaines pages, dans lesquelles il résume les méditations qui occupèrent si souvent son esprit, constituent une véritable philosophie de l’équitation. Tel, le chapitre où, après une comparaison magistrale entre l’équitation et les autres arts, il explique pourquoi, de tout temps, les écuyers de valeur furent rares et formèrent peu d’élèves.

C’est l’équitation savante qui tient la plus

perdersi nell’esposizione dei mezzi da impiegare per raggiungerli, mezzi «che variano all’infinito», si limita a stabilire alcune direzioni molto nette.

Da questo insieme di principi, di scopi da perseguire e di procedimenti d’esecuzione si delinea un metodo semplice e chiaro, nemico di tutte le complicazioni, basato sul buonsenso e sul tatto equestre.

Il generale L’Hotte intramezza i suoi insegnamenti alle considerazioni generali sull’arte che fece la felicità della sua vita. Certe pagine, nelle quali riassume le meditazioni che occuparono così spesso la sua mente, costituiscono una vera filosofia dell’equitazione. Tale il capitolo in cui, dopo un magistrale confronto tra l’equitazione e le altre arti, spiega perché, in ogni tempo, gli écuyers di valore furono rari e formarono pochi allievi.

E’ l’equitazione sapiente che occupa il più

18

large place clans cet ensemble de «questions équestres », mais les autres genres ne sont pas oubliés, et le chapitre relatif à l’équitation militaire, malgré sa brièveté, est fécond en utiles leçons. Au moment où l’adoption du service de deux ans va rendre si difficile le rôle de l’officier de cavalerie, il est bon de connaître l’extrême simplicité que l’auteur du Règlement de 1876 préconisait dans les procédés d’instruction.

Au cours de son travail, le général L’Hotte jette un coup d’œil d’ensemble sur les différentes méthodes de dressage. Avec la sereine impartialité, la parfaite équité qui le caractérisaient, il n’en condamne aucune.

Ce sera, peut - être, une déception pour certains, qui s’attendaient à trouver dans cet ouvrage un recueil de «recettes» infaillibles pour faire de tous les chevaux des merveilles de légèreté et de tous les cavaliers des écuyers accomplis. C’est le cas de

gran spazio in questo insieme di «questioni equestri», ma gli altri generi non sono dimenticati, e il capitolo relativo all’equitazione militare, malgrado la brevità, è fecondo di utili lezioni. Nel momento in cui l’adozione del servizio di due anni rende così difficile il ruolo dell’ufficiale di cavalleria, è bene conoscere l’estrema semplicità che l’autore del Regolamento del 1876 preconizza nei procedimenti di istruzione.

Nel corso del suo lavoro, il generale L’Hotte getta un colpo d’occhio d’insieme sui differenti metodi di addestramento. Con la serena imparzialità, la perfetta equità che lo caratterizzano, non ne condanna alcuno.

Sarà, può darsi, una delusione per certuni, che si aspettavano di trovare in quest’opera una raccolta di infallibili «ricette» per fare di tutti i cavalli meraviglie di leggerezza e di tutti i cavalieri écuyers completi. E’ il caso di

19

se rappeler l’anecdote racontée par Gaspard Saunier et rapportée dans les Souvenirs du général L’Hotte:

«Je me souviens qu’un des premiers seigneurs de France, conduisant son fils chez M. Duplessis, qui était alors à la tête de tous les célèbres écuyers que j’ai nommés, je me souviens, dis - je, que ce seigneur lui dit, en l’abordant: «Je ne vous amène pas mon fils pour en faire un écuyer, mais je vous prie de vouloir bien lui enseigner à bien accorder ses jambes et ses mains avec la pensée de ce qu’il voudra faire faire à son cheval.» M. Duplessis lui répondit devant moi, qui avais l’honneur d’être alors un de ses disciples: «Monseigneur, il y a environ soixante ans que je travaille pour apprendre ce que vous me faites l’honneur de me dire; et vous me demandez là précisément tout ce que j’ambitionne de savoir.»

ricordarsi dell’aneddoto raccontato da Gaspard Saunier e riportato nei Souvenirs del generale L’Hotte:

«Mi ricordo che uno dei primi signori di Francia, che conduceva suo figlio dal Signor Duplessis, che era allora alla testa di tutti i celebri écuyers che ho nominato, mi ricordo - dico io - che questo signore gli disse, avvicinandosi: «Non vi porto mio figlio per farne un écuyer, ma vi prego di voler proprio insegnargli ad accordare bene le sue gambe e le sue mani con il pensiero di quello che vorrà far fare al suo cavallo.» Il Signor Duplessis gli rispose davanti a me, che avevo l’onore di essere allora uno dei suoi discepoli: «Monsignore, è circa sessant’anni che lavoro per imparare quello che mi fa te l ’onore d i d i rmi ; e voi mi chiedete precisamente tutto quello che ambisco sapere.”»

20

Le général L'Hotte, qui savait combien de cavaliers, même parmi les professionnels, ressemblent au «seigneur» dont parle Gaspard Saunier, n'a pas manqué de s'élever contre cette tendance; et nous ne pouvons mieux conclure cette courte introduction qu'en citant les paroles par lesquelles l'auteur des Questions équestres termine son exposé des différentes méthodes de dressage:

«Aucune méthode, quelque logique et bien ordonnée qu'elle puisse être, ne saurait donner des résultats infaillibles; toute action équestre exigeant, pour obtenir l'effet qu'on en attend, ce qu'aucun écrit ne saurait donner: l'à propos et la mesure, autrement dit le tact équestre. Ici surtout, on peut dire: Tant vaut l'homme, tant vaut le moyen.»

Il generale L’Hotte, che sapeva quanti cavalieri, anche tra i professionisti, assomigliano al «signore» di cui parla Gaspard Saunier, non ha mancato di insorgere contro questa tendenza; e noi non possiamo concludere meglio questa breve introduzione che citando le parole con le quali l’autore delle Questioni Equestri termina la sua esposizione sui differenti metodi di addestramento:

«Nessun metodo, per logico e ben ordinato possa essere, potrebbe dare risultati infallibili; poiché ogni azione equestre esige, per ottenere l’effetto che se ne attende, quello che nessun scritto potrebbe dare: il senso dell’opportunità e della misura, altrimenti detto il tatto equestre. Qui soprattutto si può dire: Tanto vale l’uomo, tanto vale il mezzo.»

21

QUESTIONS ÉQUESTRES

CHAPITRE PREMIER

Enseignement - Principes; doctrines; moyen; méthode. Variété dans l'application des procédés d'instruction - . Parler peu, mais à propos - . Chaque art a un langage qui lui est propre - . Désaccord entre les langages équestre et scientifique -.L'art ne s'apprend pas dans les livres. - . Buts à poursuivre : Calme; En Avant; Droit - Caractère de la légèreté.

C'est sous l'inspiration de mes deux illustres maîtres, Baucher et d'Aure, et en m'éclairant aussi d'une longue expérience, aujourd'hui mon partage, que je vais aborder quelques questions équestres.

En équitation, il faut savoir beaucoup pour pouvoir en bien enseigner même les éléments.

QUESTIONI EQUESTRI

CAPITOLO PRIMO

Insegnamento. - Principi; dottrine; mezzi; metodo. Varietà nell’ applicazione dei procedimenti d’istruzione. - . Parlare poco, ma a proposito. - . Ogni arte ha un linguaggio che le è proprio. - . Disaccordo tra i linguaggi equestre e scientifico. - . L’arte non s’impara sui libri. - . Scopi da perseguire: Calmo; In avanti; Diritto. - . Carattere della leggerezza.

Ispirato dai miei due illustri maestri, Baucher e d’Aure, e illuminato inoltre da una lunga esperienza, oggi mio patrimonio, affronterò alcune questioni equestri.

In equitazione bisogna sapere molto per poterne insegnar bene perfino i principi elementari.

22

Au savoir l'écuyer doit joindre l'intelligence, la volonté et, avant tout peut - être, le sentiment propre à son art, aussi utile pour le guider dans son enseignement que dans sa pratique personnelle.

Al sapere l’écuyer24 deve ag-giungere l’intelligenza, la volontà e, forse innanzitutto, il sentimento proprio della sua arte, tanto utile per guidarlo nell’insegnamento come nella pratica personale.

24 N.d.T.: Oggi in Francia, il titolo d’écuyer è proprio dei cavalieri del Cadre Noir e di alcuni cavalieri civili (un nome: Michel Henriquet) maestri dell’arte il cui compito è quello di tramandare, attraverso l’insegnamento e l’esempio, la dottrina francese. L’écuyer è definito da François Baucher, nel suo Dictionnaire raisonné d’équitation pubblicato nel 1830, «l’uomo che sa addestrare un cavallo, condurlo con precisione, e rendere conto dei mezzi che gli hanno procurato questi risultati». Aggiunge che «è il professore capace di formare veri uomini di cavalli». Le forme antiche della parola sono le seguenti: escuier (appare per la prima volta nel 1080), escuyer (appare nel 1549), écuyer (appare 1701) derivano dal basso latino scutarius che ha il significato di «colui che porta lo scudo» (in francese écu, da cui prende il nome la scuderia, écurie, che era inizialmente la casa dello scudiero). Solo dal XVII secolo ha preso in Francia il significato di «maestro di equitazione», poi quello di «colui che monta bene a cavallo». Il Littré, dizionario della lingua francese in sette volumi, elenca i seguenti significati per le lingue estere: spagnolo, escudero; portoghese escudeiro; inglese squire, italiano scudiero. Salomon de La Broue intitola la sua opera nel 1602 Le cavalerice françois e non l’escuyer françois, perché, scrive (pag. 10 del primo libro, edizione del 1686), «se la parola escuyer non significasse altra cosa in Francia che buon uomo di cavalli me ne sarei servito. Ma siccome si può adattare a molti altri significati ho trovato più rapido usare una parola straniera, avendo anche avuto il consiglio di alcuni amici molto capaci in quest’arte». I «molti altri significati» sono elencati sul Dictionnaire de la langue française di Emile Littré (1956), sul Dictionnaire de la langue française di Paul Robert (1959), in nove volumi. I significati sono: écuyer de cusine (compare per la prima volta nel 1393), primo ufficiale della cucina del re o di un principe; écuyer tranchant (1429), colui che taglia la carne; écuyer de bouche (1680), che serve alla tavola de re; écuyer de main, colui che dà la mano a un principe o a una principessa per aiutarli a scendere da una vettura; o semplicemente écuyer, «l’intendente delle scuderie di un principe». La parola straniera che usa La Broue è appunto cavalerice, derivata dall’italiano cavallerizzo o cavallarizzo. La Broue aveva lavorato nella seconda metà del Cinquecento cinque anni a Napoli con Giovan Battista Pignatelli. Osserva La Broue, a proposito dei termini che usa nel suo trattato (Le cavalerice françois, 1^ ed., La Rochelle 1593 - . 1594; pag. 10 della 4^ ed., Paris 1646): «Poiché nella lingua francese quest’arte manca di termini appropriati, ho fatto ricorso alla lingua italiana, sia perché i Cavalieri ne fanno un uso più comune, sia anche perché i termini italiani hanno un non so che di più gagliardo, sono più significativi, e possono spiegare il significato con una sola parola, mentre ne occorrerebbero diverse per farlo capire in francese. Nondimeno poiché queste parole e altre dell’arte non sono conosciute da tutti i Francesi, ho voluto sollevarli da questa pena con la seguente interpretazione». Elenca di seguito quarantotto parole italiane francesizzate con a fianco la loro spiegazione, così come sono usate nel testo. Oggi in Italia si fa ricorso alle lingue estere: il governo del cavallo è grooming, le gare di stile sono di equitation (equitescion), il passeggio è passage, il piaffo o far ciambella, bellissima antica dizione, è piaffer o piaffe o piaf, i salti di scuola hanno perso il loro nome originale con il quale gli Italiani li hanno fatti conoscere in Europa (la corvetta, «corbetta» la chiama D’Aquino) è la.courbette, la capriola è la cabriole, la piroetta è la pirouette, e via di seguito, lo stesso montare come si monta da secoli in Italia e dopo che gli Italiani hanno insegnato agli Inglesi come si monta a cavallo - si legga al proposito il duca di Newcastle - è definito non «all’italiana», ma «all’inglese». Pur avendo noi il nostro ricco ed esauriente vocabolario. Come se invece non ci fosse e avessimo bisogno di termini esteri. Si tenga conto che nella prima metà del Cinquecento, comunque prima della pubblicazione del suo libro, aveva già insegnato in Francia e poi in Inghilterra Claudio Corte, autore de Il cavallarizzo, pubblicato a Venezia preso Giordano Zilletti nel 1562. Quindi aveva insegnato in Francia prima che Salomon de La Broue scrivesse il suo trattato, che è il primo trattato di equitazione scritto da un Francese, ma pubblicato dopo la pubblicazione in Francia della traduzione dei libri di Grisone (1559) e di Fiaschi (1564). Il primo trattato equestre che vede la luce in Inghilterra è Gli Ordini di cavalcare del Grisone, tradotto nel 1560 da Blundeville, un cavaliere-traduttore che Newcastle ridicolizza nel suo libro Méthode et invention nouvelle de dresser les chevaux, Anversa 1657. Il termine cavallerizzo ha perso con il tempo il significato nobile che aveva in origine in Italia di maestro di equitazione, di capo dei cavalieri di una scuderia principesca o cardinalizia o reale o papale. Molti illustri personaggi hanno portato questo titolo. Ne citiamo alcuni: Giovanni Battista Ferraro, autore Delle razze, disciplina del cavalcare, pubblicato nel 1560 a Napoli, era cavallerizzo di Don Antonio di Aragona; il figlio, Antonio Pirro Ferraro, autore del Cavallo frenato, pubblicato a Napoli presso Antonio Pace nel 1602, era - è scritto sul frontespizio del libro - «cavallerizzo della maestà di Filippo II re di Spagna N.S. nella Real Cavallerizza di Napoli»; Lorenzino Palmieri, fiorentino, autore delle Perfette regole et modi di cavalcare, Venezia 1625, era «cavallerizzo del Serenissimo Granduca di Toscana»; il barone d’Eisemberg, autore de La Perfezione e i Difetti del Cavallo, Firenze 1753, era «direttore e primo cavallerizzo dell’Accademia di Pisa»; il primo direttore di equitazione della Regia Scuola di Equitazione italiana a Venaria Reale, il maestro Otto Wagner, dal 1825 al 1845 aveva il titolo di cavallerizzo capo; Enrico Conti, autore de L’ippossiade o L’accademico equestre (1823), era «cavallerizzo al Reale Maneggio di Torino». Cavallerizzo sarebbe perciò la migliore traduzione di écuyer, nel significato che ha preso dal XVII secolo. Cavallerizzo: «l’uomo di cavalli che riuniva l’esperienza al talento e al sapere», scrive il generale L’Hotte nei suoi Souvenirs (pag. 301). Ma in Italia il significato del termine si è nel tempo alterato ed è arrivato a identificarsi con quello del cavaliere del circo equestre, che oggi ha perso la rinomanza che aveva nell’Ottocento.

23

Dans son enseignement il doit distinguer:

Les Principes, bases fondamentales de l'art, établies par l'expérience et justifiées par le raisonnement;

La Doctrine, qui trouve son expression dans les théories découlant de l'ensemble des principes reliés entre eux;

Les Moyens, qui sont les procédés d'exécution;

La Méthode, qui unit aux préceptes les moyens et règle l'ordre de leur emploi.

Les moyens, servant à l'application des principes, ne sauraient être fixés d'une façon invariable, soit qu'il s'agisse du cavalier, soit qu'il s'agisse du cheval.

La conformation, et aussi le caractère du cavalier, la nature propre à chaque cheval demandent

Nel suo insegnamento deve distinguere:

I Princìpi, basi fondamentali dell’arte, stabiliti dall’esperienza e giustificati dal ragionamento;

La Dottrina, che trova la sua espressione nelle teorie che derivano dall’insieme dei princìpi collegati tra loro;

I Mezzi, che sono i procedimenti d’esecuzione;

Il Metodo, che unisce ai precetti i mezzi e regola l’ordine del loro impiego.

I mezzi, poiché servono all’applicazione dei princìpi, non potrebbero essere fissati in modo invariabile, sia che si tratti del cavaliere sia che si tratti del cavallo.

La conformazione, e anche il carattere del cavaliere, la natura propria di ciascun cavallo richiedono

24

fréquemment, dans l'emploi des moyens, des tempéraments ou des modifications que le savoir et l'expérience du maître peuvent seuls lui faire saisir.

Il faut aussi, qu'aidé de son jugement, qui d'ailleurs doit toujours le guider dans sa pratique personnelle comme dans son enseignement, il sache choisir, parmi les préceptes, ceux qui peuvent être appliqués par l'homme qu'il instruit, ou qui répondent à l'emploi auquel le cheval en dressage est destiné.

Quel que soit cet emploi, le point de départ de l'obéissance du cheval est le même. Il ne saurait, évidemment, se trouver dans le désir de nous être agréable, et encore moins dans l'accomplissement du devoir. Il réside uniquement dans l'instinct de conservation de l'animal, qui le porte à éviter la douleur, en répondant à l'avertissement venant des agents qui peuvent la provoquer et, au besoin, la produiraient jusqu'à l'obtention de

frequentemente, nell’impiego dei mezzi, dei temperamenti25 o modifiche che soltanto il sapere e l’esperienza del maestro gli possono far scegliere.

Bisogna inoltre che, aiutato dal suo giudizio, che d’altronde deve sempre guidarlo nella pratica personale come nell’insegnamento, egli sappia scegliere, tra i precetti, quelli che possono essere applicati dall’ uomo che istruisce o che rispondono all’impiego cui è destinato il cavallo in addestramento.

Quale che sia questo impiego, il punto di partenza dell’obbedienza del cavallo è uno solo. Non potrebbe evidentemente trovarsi nel desiderio di esserci piacevole e ancor meno nell’adempimento del dovere. Risiede unicamente nell’istinto di conservazione dell’animale, che lo porta a evitare il dolore, rispondendo all’avvertimento che proviene dagli agenti che possono provocarlo e, all’occorrenza, lo produrrebbero fino all’ottenimento

25 N.d.T.: Modi di agire. «Mescolanza di più elementi in giusta proporzione» (Devoto - Oli).

25

l'obéissance. Nos moyens de domination n'ont pas d'autre base.

Leur empire s'incruste chez le cheval à l'aide de la mémoire, cette faculté de se souvenir, que le cheval possède à un haut degré, et qui le conduit à discerner, dans les impressions qu'il reçoit des aides, les nuances si variées que comporte leur langage.

C'est à lui, qu'en principe, le cheval doit obéir, et non à la routine, à laquelle il n'y a lieu de faire appel que lorsqu'il s'agit d'un dressage élémentaire, appliqué au cheval destiné à obéir à toutes mains.

La routine est le résultat de nombreuses répétitions de mouvements, exécutés toujours dans un même ordre, qui fait que, en ayant contracté l'habitude, le cheval les exécute de lui - même, et parfois à l'encontre de la volonté de son cavalier.

Pour y parer - et cela est indispensable lorsque le dressage a des visées un peu élevées - il faut varier constamment l'ordre des

dell’obbedienza. I nostri mezzi di dominio non hanno altra base.

Il loro dominio s’incrosta nel cavallo con l’aiuto della memoria, questa facoltà di ricordare, che il cavallo possiede in alto grado, e che lo conduce a discernere, nelle impressioni che riceve dagli aiuti, le sfumature così varie che il loro linguaggio comporta.

È a questo linguaggio che, di norma, il cavallo deve ubbidire e non alla routine, alla quale è il caso di ricorrere soltanto quando si tratta di un addestramento elementare, applicato al cavallo destinato a ubbidire a tutte le mani.

La routine è il risultato di numerose ripetizioni di movimenti, eseguiti sempre in uno stesso ordine, che fa sì che, avendone contratta l’abitudine, il cavallo li esegua da solo e talvolta contro la volontà del cavaliere.

Per evitarlo - e questo è indispensabile quando l’addestramento ha mire un po' elevate - bisogna variare costantemente l’ordine dei

26

mouvements et ne jamais permettre au cheval d'en prendre l'initiative.

L'exécution ne doit alors se faire qu'au commandement des aides, le cheval étant maintenu dans leur respect plutôt encore que dans leur crainte, et, ici, il appartient à leur langage seul, non plus à la routine, de présider à l'obéissance du cheval, qui, d'autre part, et quel que soit le but du dressage, se trouve influencée par le moral du sujet, son tempérament, son degré de sang, sa conformation.

Le moral du cheval est la source d'où émane sa prédisposition à nous livrer ses forces ou, au contraire, à les retenir. De là, les chevaux francs, généreux ou, au contraire, rétifs, ramingues.

Son tempérament lui fait apprécier, de façons variables, le toucher des agents appelés à le gouverner. Ici, le cheval chatouilleux est à signaler d'une manière particulière.

Son degré de sang, point de départ de l'énergie et de l'élasticité de ses actions, est

movimenti e mai permettere al cavallo di prenderne l’iniziativa.

L’esecuzione deve allora avvenire solo per ordine degli aiuti, con il cavallo mantenuto nel loro rispetto ancor più che nel loro timore, e in questo caso spetta solo al loro linguaggio, non più alla routine, di presiedere all’obbedienza del cavallo che, d’altra parte e quale che sia lo scopo dell’addestramento, si trova influenzata dal morale del soggetto, dal suo temperamento, dal suo grado di sangue, dalla sua conformazione.

Il morale del cavallo è la sorgente da cui emana la sua predisposizione ad affidarci le forze o, al contrario, a trattenerle. Da cui cavalli franchi, generosi o, al contrario, restii, raminghi.

Il suo temperamento gli fa apprezzare in modi variabili il tocco degli agenti chiamati a governarlo. Qui è doveroso segnalare in un modo particolare il cavallo esageratamente sensibile.

Il suo grado di sangue, punto di partenza dell’energia e dell’elasticità delle sue azioni, è

27

établi par son origine, qui le rapproche plus ou moins des races supérieures, arabe ou anglaise de pur sang. On peut dire, sans grande exagération, que, chez le cheval destiné à la selle, la noblesse du sang remplacera presque tout ce qui pourra lui manquer, tandis que rien ne saurait la remplacer. Ceux - là seuls qui en sont dotés sont d'acier; les autres, les' chevaux communs, ne peuvent être que de fer.

La conformation est jugée à l'aide des connaissances que tout vrai cavalier doit posséder sur l'extérieur du cheval, la distribution de son poids, dont la bonne répartition est indispensable à la régularité de ses allures, à la facilité de sa conduite.

Le cheval de selle devant être célère, la légèreté est l'une des conditions primordiales qu'il doit remplir, sa mobilité étant, en principe, en raison inverse de son poids.

Il n'en est pas autrement chez l'homme. On ne voit pas d'hercules, de lutteurs, ces

stabilito dalla sua origine, che lo avvicina più o meno alle razze superiori, araba o puro sangue inglese. Si può dire, senza grande esagerazione, che nel cavallo destinato alla sella la nobiltà del sangue rimpiazzerà quasi tutto ciò che potrà mancargli, mentre nulla potrebbe rimpiazzarla. Soltanto i cavalli che ne sono dotati sono di acciaio; gli altri, i cavalli comuni, non possono essere che di ferro.

La conformazione è giudicata con l’aiuto delle conoscenze che ogni vero cavaliere deve possedere dell’esteriore del cavallo, della distribuzione del suo peso, la cui buona ripartizione è indispensabile alla regolarità delle andature, alla facilità della sua condotta.

Poiché il cavallo da sella dev’essere veloce, una delle prime condizioni che deve soddisfare è la leggerezza, essendo la sua mobilità, in linea di massima, in ragione inversa al suo peso.

Nell’uomo non avviene altrimenti. Non si vedono ercoli, lottatori, quegli

28

hommes à constitution athlétique, avoir leur place parmi les gymnastes. Leur poids s'y oppose, en prenant la prédominance sur leurs puissances musculaires, malgré ses développements.

Le cheval lourd, en perdant sa mobilité, perd aussi son individualité, et on peut dire que, à moins d'être doués de hautes qualités, sous la selle tous les lourds chevaux se ressemblent.

Il en est autrement des chevaux légers, dont l'individualité se conserve, même lorsqu'ils n'ont pas de grandes qualités en partage.

Le cheval de selle de gros poids trouve cependant sa place pour monter les cavaliers pesants; toutes choses égales d'ailleurs, le cheval portant d'autant plus facilement son cavalier que la surcharge qui en résulte, comparée au propre poids du porteur, est moins considérable.

Les doctrines équestres, de même que les

uomini dalla costituzione atletica, trovar posto tra i ginnasti. Il loro peso vi si oppone, poiché prende il sopravvento sulle loro potenze muscolari, malgrado il loro sviluppo.

Il cavallo pesante, perdendo la sua mobilità, perde anche la sua individualità, e si può dire che, a meno di essere dotati di grandi qualità, sotto la sella tutti i cavalli pesanti si rassomigliano.

Avviene altrimenti per i cavalli leggeri, la cui individualità si conserva anche quando non hanno in dote grandi qualità.

Il cavallo da sella di gran peso trova tuttavia il suo impiego per montare i cavalieri pesanti; tutte cose d’altra parte uguali, dal momento che il cavallo porta tanto più facilmente il suo cavaliere quanto il sovrappeso che ne risulta, paragonato al peso proprio del portatore, è meno considerevole.

Le dottrine equestri, come i mezzi

29

moyens pratiques qui s'y rapportent, peuvent être traitées sans que la concision préside à leur exposé. Mais il n'en est pas ainsi des principes qui en forment l'essence.

Tout principe doit être exprimé en quelques mots, n'ayant pas de synonymes; ou bien, alors, il n'a pas trouvé sa véritable formule.

L'écuyer ne parvient à cette concision qu'à l'aide de mûres réflexions ayant marché longtemps d'accord avec une persévérante et intelligente pratique.

C'est dans celle - ci, et non dans des recherches spéculatives, que l'écuyer doit trouver ses inspirations. De cette source seule peuvent découler des principes, vraiment utiles à l'emploi du cheval et présentant le caractère de permanence qui doit les consacrer.

Au cours de son enseignement pratique - qu'il s'agisse de l'instruction du cavalier ou du dressage du cheval, - l'écuyer doit être

pratici che a esse si rapportano, possono essere trattate senza che la concisione presieda alla loro esposizione. Ma non è così per i princìpi che ne formano l’essenza.

Ogni principio dev’essere espresso in poche parole, non avendo sinonimi; altrimenti, in tal caso, il principio non ha trovato la sua vera formula.

L’écuyer non perviene a questa concisione che con l’aiuto di mature riflessioni che abbiano proceduto a lungo in accordo con una perseverante e intelligente pratica.

È in questa e non in ricerche speculative che l’écuyer deve trovare le proprie ispirazioni. Soltanto da questa sorgente possono scaturire i princìpi, veramente utili all’impiego del cavallo e che presentino il carattere di permanenza che deve consacrarli.

Nel corso del suo insegnamento pratico - che si tratti dell’istruzione del cavaliere o dell’addestramento del cavallo - l’écuyer dev’essere

30

sobre de paroles, signaler clairement le but à atteindre, et ne jamais poursuivre deux buts à la fois.

Ainsi en était - il des grands maîtres, des d'Abzac, des d'Aure, des Baucher. Tout en sachant beaucoup, et par cela même, dirai - je, ils parlaient peu, mais savaient parler à propos.

Là est la difficulté; là se trouve caractérisé le talent du vrai maître.

Il sait aussi trouver des expressions faisant image. Peut - être ne sont - elles pas toujours irréprochables aux yeux du puriste; mais peu importe, car, du moment où elles sont saisissantes, bien mieux que le langage le plus correct, les expressions faisant image sont propres à éclairer le sentiment du cavalier.

Chaque art a un langage qui lui est propre et n'a que rarement à faire des emprunts aux langues scientifiques.

L'art équestre se trouve même parfois,

sobrio di parole, segnalare chiaramente lo scopo da raggiungere e mai perseguire due scopi alla volta.

Così era dei grandi maestri, dei d’Abzac26, dei d’Aure, dei Baucher. Sapendone molto, e proprio per questo, direi, parlavano poco, ma sapevano parlare a proposito.

Là é la difficoltà; là si trova caratterizzato il talento del vero maestro.

Egli sa anche trovare espressioni che fanno immagine27. Può darsi che non sempre siano irreprensibili agli occhi del purista; ma poco importa, perché dal momento che colpiscono, molto meglio del più corretto linguaggio, le espressioni che fanno immagine sono adatte per illuminare il sentimento del cavaliere.

Ogni arte ha un linguaggio che le è proprio e solo raramente deve far ricorso ai prestiti dei linguaggi scientifici.

L’arte equestre, si trova talvolta persino

26 N.d.T.: i fratelli d’Abzac, il visconte Pierre-Marie (1744-1827) e il cavaliere Jean-François (1747-1831), alla cui scuola «tutta grazia e finezza» (L’Hotte, Souvenirs, pag. 175) s’istruì d’Aure. Il visconte Pierre-Marie d’Abzac, cui l’Hotte dedica numerose pagine dei suoi Souvenirs e che ebbe la maggiore influenza su d’Aure, «aveva raggiunto la più grande celebrità che un écuyer possa pretendere e l’ha conservata fino ai limiti della sua lunga esistenza. Non smontò da cavallo che per entrare nella tomba.» Era stato paggio, poi, a diciotto anni, écuyer cavalcadour, quindi écuyer ordinario della Grande Scuderia del Maneggio di Versailles (al proposito si veda la nota 108 a pag. 194), diresse il secondo maneggio che lasciò al fratello nel 1781. Nel 1791, durante la Rivoluzione, dovette emigrare e professò l’equitazione ad Amburgo. Rientrato in Francia, dal 1814 diresse il primo maneggio, dove ebbe allievo d’Aure, mentre il fratello dirigeva il secondo maneggio. Quando il cavalier Jean-François d’Abzac si ritirò, i due maneggi furono riuniti in uno solo che il visconte d’Abzac diresse fino alla morte. Ebbe allievi tre re: Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo V.27 N.d.T.: nei Souvenirs (pag. 209), a proposito di immagini, l’A. riferisce ciò che d’Aure, che amava esprimersi per immagini, scriveva dell’assetto: «Si potrebbe dire dell’assetto del cavaliere, a seconda che questi sia rigido o sciolto, come di una mela cruda o cotta posta sulla sella. La prima rotolerà facilmente, non avendo che poca aderenza con la sella, mentre la seconda vi resterà tanto meglio fissata, tanto meglio la sposerà per quanto potrà espandersi e aumentare così i suoi punti di contatto.»

31

dans son langage, en désaccord avec les principes que la science consacre.

Ainsi en est - il de « la force» qui, en équitation, s'applique uniquement à l'action musculaire, et jamais au poids de la masse, alors que celui - ci, en mathématiques, représente également une force.

Je dirai aussi que, à mon avis, lorsque la répartition du poids, ses translations, ont à intervenir dans ses démonstrations, l'écuyer doit éviter de parler du centre de gravité; d'abord, parce qu'ici le point qu'il occupe n'est pas fixe comme dans les corps inanimés, sa position variant sans cesse chez l'animal par suite des manifestations de la vie ; puis, parce que les démonstrations équestres ne doivent pas reposer sur une pointe d'aiguille, l'art demandant d'être traité d'une manière plus large, plus pratique, plus saisissable pour tout le monde.

L'intervention du centre de gravité dans les questions équestres pourrait aussi ouvrir

nel suo linguaggio, in disaccordo con i princìpi che la scienza consacra.

Così é de «la forza» che, in equitazione, si applica unicamente all’azione muscolare e mai al peso della massa, che invece in matematica rappresenta ugualmente una forza.

Dirò anche che, a parer mio, quando la ripartizione del peso, le sue traslazioni, devono intervenire nelle dimostrazioni dell’écuyer, questi deve evitare di parlare del centro di gravità; prima di tutto, perché qui il punto che occupa non è fisso come nei corpi inanimati, variando continuamente la sua posizione nell’animale in conseguenza delle manifestazioni della vita; poi perché le dimostrazioni equestri non devono poggiare sulla punta di un ago, dal momento che l’arte richiede di essere trattata in una maniera più ampia, più pratica, più comprensibile per tutti.

L’intervento del centro di gravità nelle questioni equestri potrebbe anche aprire

32

la voie aux démonstrations mathématiques. Or celles - ci, par suite de ce qu'elles ont de positif, d'absolu, sont peu applicables à l'équitation, car la nature ne nous divulguera jamais tous ses secrets et le cheval nous réservera éternellement des nouveautés, des surprises, ressortant de la vie même.

Le langage équestre ne peut non plus presente l'uniformité qui se rencontre dans le langage scientifique, celui - ci reposant sur le raisonnement, tandis que le premier s'imprègne profondément du sentiment personnel à l'écuyer. D'où il résulte que l'équitation, surtout dans ses parties synthétiques, peut être exposée dans des termes, et aussi sous un aspect, qui deviennent le propre de l'écuyer - . de l'écuyer d'expérience et de savoir s'entend, - . quelles que soient d'ailleurs l'école d'où il est sorti, la valeur des maîtres qui l'ont instruit.

Chez l'écuyer qui débute dans l'enseignement, la prolixité est habituelle. Il est porté

la strada a dimostrazioni matematiche. Ora queste, in conseguenza di ciò che hanno di positivo, d’assoluto, sono poco applicabili all’equitazione, perché la natura non ci divulgherà mai tutti i suoi segreti e il cavallo ci riserverà eternamente novità, sorprese, che derivano dalla vita stessa.

Il linguaggio equestre non può neppure presentare l’uniformità che si incontra nel linguaggio scientifico, basandosi quest’ultimo sul ragionamento, mentre il primo s’impregna profondamente del sentimento personale dell’écuyer. Da cui risulta che l’equitazione, soprattutto nelle sue parti sintetiche, può essere esposta in termini e anche sotto un aspetto che diventano il carattere proprio dell’écuyer - dell’écuyer con esperienza e, s’intende, sapiente - quali che siano d’altronde la scuola da cui è uscito, il valore dei maestri che lo hanno istruito.

Nell’écuyer che debutta nell’insegnamento la prolissità è abituale. Egli è portato

33

à dire tout ce qu'il sait, et aussi à faire de la science là où elle n'est pas de mise, son intervention n'apparaissant souvent que pour masquer le manque de connaissances pratiques.

Ce n'est que par la suite que la concision et la simplicité pourront se rencontrer dans le langage de l'écuyer, alors qu'il aura su tirer l'essence de ses connaissances agrandies.

Les livres traitant de l'équitation n'ont vraiment d'utilité que pour le cavalier déjà complètement familiarisé avec la pratique du cheval. L'art ne s'apprend pas dans les livres, qui n'instruisent guère que ceux qui savent déjà.

Quant aux théories équestres plus ou moins savantes, c'est à l'écuyer qu'il appartient de les posséder. Elles lui sont utiles pour l'éclairer complètement dans la pratique de son art et le perfectionner dans son enseignement, tout en le mettant à même d'aborder toute discussion s'y rapportant.

a dire tutto ciò che sa e anche a far scienza laddove questa non è pertinente, manifestandosi spesso il suo intervento solo per mascherare la mancanza di conoscenze pratiche.

Solo in seguito si potranno trovare la concisione e la semplicità nel linguaggio dell’écuyer, allorquando questi avrà saputo trarre l’essenza dalle sue accresciute conoscenze.

I libri che trattano di equitazione non sono veramente utili che per il cavaliere già completamente familiarizzato con la pratica del cavallo. L’arte non si apprende sui libri che istruiscono soltanto coloro che già sanno.

Quanto alle teorie equestri più o meno sapienti, spetta all’écuyer possederle. Gli sono utili per illuminarlo completamente nella pratica della propria arte e perfezionarlo nell’insegnamento, mettendolo nello stesso tempo in grado di affrontare ogni discussione che vi si riferisca.

34

Mais on peut poser en principe que les théories savantes, quelles qu'elles soient, ne sauraient demeurer présentes à l'esprit du praticien, lorsque, se trouvant en pleine exploitation du cheval, il est aux prises avec sa monture.

Pour diriger le cavalier d'une manière constante dans sa pratique, il lui faut d'autres guides plus simples.

Il les trouvera dans la succession des buts à poursuivre, parce que, simples à envisager et peu nombreux, ils peuvent être toujours présents à son esprit.

Quant aux moyens à employer pour les atteindre, ils varient à l'infini et comprennent presque tout l'art équestre.

Ces buts peuvent s'exprimer en trois mots: calme, en avant, droit. Pour le cavalier peu habile, au lieu de droit, je dirai direction.

L'ordre, dans lequel ces trois buts doivent être poursuivis, est invariable, absolu, et il

Di norma si può stabilire che le teorie sapienti, quali che siano, non potrebbero essere presenti alla mente del praticante allorquando, trovandosi nel bel mezzo dell’utilizzazione del cavallo, è alle prese con la sua cavalcatura.

Per dirigere il cavaliere in modo costante nella pratica gli sono necessarie altre guide più semplici.

Le troverà nella successione degli scopi da perseguire, perché, essendo semplici da considerare e poco numerosi, possono essere sempre presenti nella sua mente.

Quanto ai mezzi da impiegare per raggiungerli, questi variano all’infinito e comprendono quasi tutta l’arte equestre.

Questi scopi possono essere espressi in tre parole: calmo, in avanti, diritto. Per il cavaliere poco abile, al posto di diritto, dirò direzione.

L’ordine, nel quale questi tre scopi devono essere perseguiti, è invariabile, assoluto, e

35

ne faut rechercher le suivant qu'après avoir atteint le précédent.

Pour que le cheval puisse apprécier nos actions, y répondre avec justesse, il faut, avant tout, qu'il soit calme et confiant.

Chacun n'a qu'à faire appel à ses souvenirs, pour être assuré que tout travail entrepris sur un cheval irrité, impatient, inquiet, préoccupé de ce qui l'entoure ou en crainte de son cavalier, ne peut être que mauvais.

Ce premier but, comparé aux deux suivants, offre ceci de particulier qu'il doit être atteint complètement, quel que soit le degré de soumission qu'on veuille, par la suite, imposer au cheval.

Le cheval étant calme et confiant, il faut qu'il nous livre ses forces impulsives pour que nous puissions ensuite les exploiter.

La franchise de la marche en avant en est le premier témoignage et caractérise le but offert au cavalier qui ne veut soumettre son cheval qu'à peu d'exigences.

e non bisogna ricercare il seguente che dopo aver raggiunto il precedente.

Affinché il cavallo possa apprezzare le nostre azioni, rispondervi con giustezza, bisogna, prima di tutto, che sia calmo e fiducioso.

Ogni cavaliere non ha che da richiamare i propri ricordi per essere certo che ogni lavoro intrapreso su un cavallo irritato, impaziente, inquieto, preoccupato da ciò che lo circonda o in soggezione del cavaliere, non può essere che cattivo.

Questo primo scopo, paragonato ai due seguenti, offre questo di particolare, che dev’essere raggiunto completamente, quale che sia il grado di sottomissione che si voglia, in seguito, imporre al cavallo.

Una volta calmo e fiducioso, bisogna che ci affidi le sue forze impulsive, affinché possiamo in seguito utilizzarle.

La franchezza del movimento in avanti ne è la prima testimonianza e caratterizza lo scopo che si offre al cavaliere che vuol sottomettere il proprio cavallo solo a poche esigenze.

36

Le résultat sera obtenu, lorsqu'au premier appel des talons le cheval répondra en étendant son action, ses forces coulant et se maintenant en avant, sans que les mouvements gagnent sensiblement en élévation.

C'est ainsi que le cheval pourra être mis franchement dans le mouvement en avant, même en marchant au pas; tandis que les allures vives ne donneraient pas ce résultat, si le trot, au lieu d'être franc et délibéré, gagnait en hauteur plutôt qu'en étendue, et si, au lieu de s'étendre, en prenant le galop, le cheval revenait sur lui.

C'est donc dans la manière dont l'allure, qu'elle soit lente ou vive, se présente, el non dans les allures vives elles - mêmes, que se trouve le témoignage que le cheval nous livre ses forces impulsives, et de façon à suffire aux exigences de l'équitation courante.

Mais, pour le cavalier qui a de hautes visées, le but ne sera atteint que du jour où, au cours de tout mouvement, dans toute

Il risultato sarà ottenuto quando, al primo richiamo dei talloni, il cavallo risponderà distendendo la sua azione, con le forze che scorrono e si mantengono in avanti, senza che il movimento guadagni sensibilmente in altezza.

È così che il cavallo potrà essere messo francamente nel movimento in avanti, anche camminando al passo; mentre le andature vive non darebbero questo risultato, se il trotto, anziché essere franco e deciso, guadagnasse in altezza piuttosto che in estensione e se, invece di distendersi, prendendo il galoppo, il cavallo tornasse su se stesso.

È dunque nel modo in cui l’andatura, che sia lenta o viva, si presenta, e non nelle andature di per se stesse vive, che si trova la testimonianza che il cavallo ci affida le forze impulsive e quanto basta alle esigenze dell’equitazione corrente.

Ma, per il cavaliere che ha elevate mire, lo scopo non sarà raggiunto che il giorno in cui, durante tutto il movimento, in ogni

37

situation, le cheval témoignera le désir de se porter en avant. Il doit en être ainsi, même du sauteur dans les piliers, et sans que, pour cela, il pousse sur les cordes qui le contiennent.

Tant que le cheval reste un instant sur les jambes, lorsqu'on veut le déterminer en avant, au lieu de se montrer coulant et comme insaisissable dans les jambes; tant que, dans la transition d'une allure vive au pas, il revient sur lui, ralentissant cette dernière allure, au lieu de l'activer aussitôt prise;

situazione, il cavallo testimonierà il desiderio di portarsi in avanti. Dev’essere così anche del saltatore28

nei pilieri 29e senza che, per questo, spinga sulle corde che lo contengono.

Finché il cavallo rimane per un momento sulle gambe quando lo si vuole determinare in avanti, anziché mostrarsi scorrevole e come imprendibile tra le gambe del cavaliere; finché nella transizione da un’andatura viva al passo, torna su se stesso, rallentando quest’ultima andatura, anziché attivarla non appena presa;

28 N.d.T.: saltatore è il cavallo che esegue i salti di scuola, le arie rilevate che «“stilizzano” i salti naturali del cavallo o le sue attitudini preparatorie alla loro esecuzione». (Decarpentry, Equitation académique, Henry Neveu, Paris 1949, pag. 21). I salti di scuola della tradizione francese sono la courbette, la croupade e la cabriole, traduzioni dei termini italiani corvetta (saltino del corvo quando si muove sul terreno), sgroppata e capriola (salto del capro), appresi e importati in Francia da Salomon de La Broue e da Antoine de Pluvinel che avevano lavorato a Napoli con Giovan Battista Pignatelli nella seconda metà del Cinquecento. «Bisogna segnalare che la maggior parte dei termini di maneggio derivano dall’Italiano; perché gli Italiani sono i primi inventori delle regole e dei principi di quest’arte» (François Robichon de La Guérinière, Ecole de cavalerie, Jacques Collombat, Paris 1733, pag. 79)29 «I pilieri sono due pezzi di legno rotondi, ciascuno con una testa, piantati nel maneggio, a cinque piedi l’uno dall’altro. Devono avere sei piedi fuori da terra. Si fanno a ciascun piliere buchi di distanza in distanza per i Cavalli di differente altezza: oppure si mettono anelli di ferro, per passare e attaccare le corde del capezzone. L’uso dei pilieri è abituare un Cavallo a temere il castigo del frustone; di animarlo; di insegnargli a piaffare, e ad alzare il davanti. Ci si serve anche comunemente dei pilieri nelle Accademie per mettervi i cavalli destinati a saltare» (François Robichon de La Guérinière, Ecole de Cavalerie, Jacques Collombat, Paris 1733, pag. 67). Sono due pilastri di legno dell’altezza di m 1.80, della circonferenza di circa cm 30, distanti l’uno dall’altro da cm 70 a m 1. La storia dei pilieri è la seguente: «[…] il Sig. Gio: Battista Pignatello nostro Gentil’huomo Napolitano, uno dei primi huomini del suo tempo in questo esercizio, quando fu in età, che non poteva più cavalcare, dava lettione in casa sua in un luoco discoverto dove era piantato un arbore, del quale si serviva alle volte con alcuni Cavalli di mala voluntà, dell’istesso modo quando un’huomo stà in terra in mezzo alla volta, e tiene la corda del capezzone in mano; furono à quel tempo suoi discepoli il signor della Broue, e il signor di Pluvinel Gentil’huomini Francesi, i quali osservarono molto bene i buoni effetti, che causavano il tenere i Cavalli in quella suggettione, ritornorono in Francia, e fatti già Maestri di molta qualità, fecero piantare un palo in terra tondo, e alto quanto un’huomo e si servirono indifferentemente con tutti i Cavalli di questo Piliere […] anzi di più introdussero doi Pilieri i quali servivano per alleggerire, rendere obediente, unirlo, e per far mettere bene le anche ad un Cavallo. […] occorrendo à me non molto tempo dopo passare per la Francia, volsi arrivare a Parigi solo per visitare i predetti gran Maestri, e in particolare il Signor della Broue mio amicissimo infin quando egli era in Napoli, e trovandolo con mio grandissimo dispiacere morto, con eterno nome di lui, massime nelle giustezze, che non hebbe, né haverà pari; fui à vedere travagliare il Signor di Pluvinel ancor vivente, il quale invero conobbi essere di gran lunga maggiore di quel che predicava la sua fama, e considerai con quanto giudicio e arte egli si serviva dell’uso di quel Piliere; per lo che io non volsi partir di là infino à tanto, che non hebbi di questo uso intiera cognizione, e prattica» (Frà Gio: Paolo D’Aquino – Cavaliere di S.Giovanni Gerosolimitano, Disciplina del Cavallo con L’uso del Piliere, In Udine, MDCXXXVI, Appresso Nicolò Schiratti, pag.4 e 5).

38

tant que les hanches ne dévient pas sous la plus légère pression de l'un ou l'autre talon, que, dans la marche de deux pistes, la croupe est lourde, paresseuse, et que le cheval marque un instant d'hésitation pour se porter droit devant lui; tant qu'il se couche dans la volte, ne passe pas instantanément de la volte sur les hanches, de la pirouette soit sur les épaules, soit sur les hanches, à la marche directe ; tant qu'il marque un temps d'arrêt

finché le anche30 non deviano alla più leggera pressione dell’uno o dell’altro tallone,31 finché, nel movimento su due piste, la groppa è pesante, pigra, e finché il cavallo ha un istante d’esitazione nel portarsi diritto davanti a sé; finché si corica nella volta,32 finché non passa istantaneamente dalla volta sulle anche,33 dalla piroetta sia sulle spalle, sia sulle anche,34 al movimento sulla linea retta; finché segna un tempo d’arresto

30 N.d.T.: «Conformemente al modo di dire in uso un tempo e appropriatissimo, a mio avviso, al linguaggio equestre, io prendo la parte per il tutto. Dicendo “spalle” intendo l’insieme degli arti anteriori e dicendo “anche”, comprendo gli arti che vi si attaccano. Oggi si dice molto comunemente “groppa” al posto di “anche”. Quest’ultima espressione, pur essendo forse invecchiata, dev’essere conservata nel linguaggio equestre. E’ più caratteristica e permette, quando ve n’è bisogno, - è questo il suo principale vantaggio - di fare distinzione tra l’arto posteriore destro e il sinistro, ciò che non permette l’espressione “groppa”, che li comprende entrambi» (l’Hotte, Souvenirs, pag.56).31 N.d.T.: come dirà più avanti e come annota nei Souvenirs, per tallone l’A. intende la parte inferiore della gamba e lo sperone.32 N.d.T.: sposta il suo peso sul bipede laterale interno e si piega verso l’interno della volta.33 N.d.T.: la volta sulle anche viene eseguita con le anche che percorrono una pista circolare interna a quella percorsa dalle spalle.34 N.d.T.: La piroetta sulle anche è l’estremo limite della volta sulle anche: le anche fanno da perno, le spalle ruotano intorno alle anche. La piroetta sulle spalle viene anche detta piroetta rovesciata.

39

pour passer du reculer au mouvement en avant, qu'il ne se porte pas droit devant lui, sans y être sollicité, à l'instant même où cessent les actions déterminant le reculer, le but n'est pas complètement atteint. Les hanches, ce foyer des forces impulsives, qui doivent s'animer, vibrer sous la plus légère pression des talons, ne sont pas suffisamment agissantes, diligentes, suivant l'expression de La Guérinière.

Dans le cours du travail, le jeu actif des hanches doit donc se montrer constant. Jamais les hanches ne doivent se présenter inertes, paresseuses, les forces se fixant sur elles. Toujours le cavalier doit sentir les forces passer en avant, ou toutes disposées à le faire, si une autre direction leur était donnée.

La diligence des hanches a sa répercussion sur l'ensemble du cheval, dont elle provoque l'animation. Chez lui, to ut s'enchaîne, et ses ressorts, dont aucun ne saurait demeurer inerte sans devenir un germe de résistance,

per passare dall’indietreggiare al movimento in avanti, finché non si porta diritto davanti a sé senza esservi sollecitato, nello stesso istante in cui cessano le azioni che determinano l’indietreggiare, lo scopo non sarà completamente raggiunto. Le anche, questo focolaio di forze impulsive, che debbono animarsi, vibrare sotto la più leggera pressione dei talloni, non sono sufficientemente operose, «diligenti», secondo l’espressione di La Guérinière.35

Nel corso del lavoro, il gioco attivo delle anche deve dunque mostrarsi costante. Mai le anche debbono presentarsi inerti, pigre, con le forze che vi si fissano. Sempre il cavaliere deve sentire le forze passare in avanti o tutte disposte a farlo se un’altra direzione venisse loro data.

La diligenza delle anche ha la sua ripercussione sull’insieme del cavallo, di cui provoca l’animazione. Nel cavallo tutto è concatenato e le sue molle,36 nessuna delle quali potrebbe rimanere inerte senza diventare un germe di resistenza,

35 N.d.T.: François Robichon de la Guérinière (1688 - . 1751), il più celebre écuyer francese di tutti i tempi, è considerato il padre dell’equitazione francese. È autore del trattato École de cavalerie, pubblicato nel 1729, del 1733 è l’edizione in folio stampata a Parigi da Jacques Collombat, trattato definito «monumento» della letteratura equestre, ritenuto tuttora alla Scuola Spagnola di Vienna «la Bibbia equestre». La Guérinière, dopo aver tenuto un maneggio a Parigi, diresse, fino alla morte, il maneggio delle Tuileries, che trasformò in «una vera scuola superiore d’equitazione che ebbe una grande rinomanza» (l’Hotte). È ritenuto l’inventore (colui che ha dato al movimento questo nome) della spalla in dentro, la lezione definita dallo stesso La Guérinière «come la prima e l’ultima di tutte quelle che si possono dare ad un cavallo»36 N.d.T.: l’Autore spiegherà a pag. 49 che sono vere e proprie molle viventi, animate.

40

se trouvent alors tous incités à se montrer vivants et à entrer en action au premier appel des aides.

Lorsque l'activité des hanches ne laissera plus rien à désirer, le cheval, par son attitude, et en toutes circonstances, semblera dire: «C'est en avant que je veux aller».

Le fonctionnement parfait des forces impulsive ne peut évidemment être obtenu qu'à la longue, mais ce qui importe, dans la marche progressive du dressage, c'est que la préoccupation de l'impulsion prenne toujours le pas sur les exigences qui vont suivre.

Le cheval étant calme et nous livrant ses forces, il s'agit de les régir.

Ici, deux manières de faire se présentent, selon que le cavalier est plus ou moins habile.

Si le cavalier est peu habile, c'est par la répétition des changements de direction, et des mouvements en général, qu'il parviendra à plier le cheval à ses exigences.

si trovano allora tutte incitate a mostrarsi vive e a entrare in azione al primo richiamo degli aiuti.

Quando l’attività delle anche non lascerà più nulla a desiderare, il cavallo, con la sua attitudine e in ogni circostanza, sembrerà dire: «È in avanti che voglio andare».

Il perfetto funzionamento delle forze impulsive non può essere evidentemente ottenuto che a lungo andare, ma ciò che importa, nel progressivo cammino dell’addestra-mento, è che la preoccupazione dell’impulso preceda sempre le esigenze che seguiranno.

Una volta che il cavallo è calmo e ci affida le sue forze, si tratta di governarle.

A questo punto si presentano due maniere di fare, a seconda che il cavaliere sia più o meno abile.

Se il cavaliere è poco abile, é con la ripetizione dei cambiamenti di direzione e dei movimenti in generale, che arriverà a piegare il cavallo alle sue esigenze.

41

Cette manière de faire doit aussi être employée par tout cavalier q ui veut limiter le dressage à l'emploi usuel du cheval.

Par suite, il n'y a pas lieu de faire appel aux procédés qui ont en vue la perfection dans l'exécution.

Il importe surtout ici d'agir sur la masse, en établissant la balance entre les forces qui chassent en avant et celles qui modèrent.

Suivant la construction du cheval, le poids sera renvoyé là où il est nécessaire pour arriver à sa bonne distribution.

La régularité des allures en découlera et les changements de direction seront obtenus en engageant la masse, qui n'a guère à céder que dans son ensemble, dans la direction ù suivre.

Les mouvements à envisager, étant simples, en petit nombre, ne comportent, par suite, que peu de modifications dans l'équilibre de la masse et n'exigent, par conséquent, qu'une flexibilité limitée des ressorts.

Questa maniera di fare dev’essere anche impiegata da ogni cavaliere che voglia limitare l’addestramento all’usuale impiego del cavallo.

Di conseguenza non c’è ragione di ricorrere ai procedimenti che mirano alla perfezione nell’esecuzione.

Importa soprattutto qui di agire sulla massa37, stabilendo l'equilibrio tra le forze che cacciano in avanti e quelle che moderano.

A seconda di com’è costruito il cavallo, il peso sarà rinviato là dov’è necessario38 per arrivare alla sua buona distribuzione.

Ne scaturirà la regolarità delle andature e i cambiamenti di direzione saranno ottenuti impegnando la massa, che non ha quasi da cedere nel suo insieme, nella direzione da seguire.

I movimenti presi in conside-razione, essendo semplici e in piccolo numero, non comportano successiva-mente che poche modifiche nell’equilibrio della massa e non esigono, di conseguenza, che una limitata flessibilità delle molle39.

37 N.d.T.: agire sul cavallo nel suo insieme, spingendolo in avanti o moderandolo.38 N.d.T.: dalle spalle alle anche e viceversa.39 N.d.T.: l’A. considera le articolazioni del cavallo come vere e proprie molle, dirà a pag.49, «viventi», dotate di una maggiore o minore flessibilità a seconda del grado di addestramento raggiunto. Molle sono le articolazioni delle anche, dei garretti, delle spalle. Molla è la bocca del cavallo, la giuntura della testa con l’incollatura, ogni punto in cui una parte del cavallo si articola, si snoda su un’altra e che può essere un punto di forza, ma anche di resistenza.

42

Il serait, dès lors, superflu de s'attarder dans l'exercice de procédés ayant en vue la complète soumission de tous les ressorts.

Le but sera atteint, du moment où, sans efforts marqués de la part du cavalier, les forces déterminant le mouvement recherché l'emporteront sur les forces contraires; une position rigoureusement exacte n'étant pas à ambitionner ici.

Avec ce but en vue, s'il s'agit de marcher sur le droit, il importe peu au cavalier que l'encolure ou les hanches ne soient pas exactement sur la ligne à suivre, du moment où le cheval, dans son ensemble, n'en dévie pas.

Mais il en est autrement de l'écuyer qui veut mener loin le dressage. Pour lui, c'est sur la recherche du cheval rigoureusement droit, de la tête aux hanches, que doit reposer son travail. En principe, la domination du cheval sera complète, du moment où le cavalier pourra

Sarebbe perciò superfluo attardarsi nell’esercizio di procedimenti che mirino alla completa sottomissione di tutte le molle.

Lo scopo sarà raggiunto dal momento in cui, senza pronunciati sforzi da parte del cavaliere, le forze che determinano il movimento ricercato avranno il sopravvento sulle forze contrarie; non essendo il caso a questo punto di ambire una posizione rigorosamente esatta.

Mirando a questo scopo, se si tratta di avanzare in linea retta, poco importa al cavaliere che l’incollatura o le anche non siano esattamente sulla linea da seguire, dal momento in cui il cavallo nel suo insieme non devia40.

Ma è diverso per l’écuyer che vuole perfezionare l’addestramento. Per lui è sulla ricerca del cavallo rigorosamente diritto, dalla testa alle anche, che deve fondarsi il suo lavoro. Di norma, il dominio del cavallo sarà completo dal momento in cui il cavaliere potrà

40 N.d.T.: come, precedentemente, l’A. ha stabilito una gradazione nel modo di avanzare del cavallo, distinguendo tra un primo, elementare grado d’impulso - . la decisa marcia in una determinata direzione - . e il desiderio di portarsi in avanti - . l’impulso vero e proprio - . così ora stabilisce una gradazione nella rettitudine (termine non comune, ma accettato dal vocabolario per esprimere «un andamento riconducibile alla linea retta», la rectitude francese) che si può pretendere dal cavallo.

43

placer, maintenir les différentes régions de l'animal dans une direction exactement déterminée et la reprendre avec facilité a près tout mouvement exigeant que le cheval s 'en écarte.

Or, la ligne droite, s'étendant de la tête aux hanches, a été choisie pour cette direction, non seulement parce qu'elle répond à la marche habituelle du cheval et sert de trait d'union pour relier les différents mouvements, mais encore parce qu'elle présente une base d'autant mieux assurée qu'elle n'admet pas de degrés comme la ligne courbe, qu'elle est une et déterminée de la manière la plus absolue.

En outre, lorsque le cheval est droit, les pieds de derrière suivant exactement les lignes tracées par les pieds de devant, il s'ensuit que les hanches et les épaules se présentent dans des conditions qui assurent la rectitude de leur jeu réciproque.

Les deux hanches fonctionnant également,

mettere, mantenere le differenti regioni dell’animale in una direzione esattamente determinata e riprenderla con facilità dopo ogni movimento che abbia imposto al cavallo di allontanarsi da essa.

Ora, la linea retta, che si prolunga dalla testa alle anche, è stata scelta per questa direzione, non soltanto perché risponde alla marcia abituale del cavallo e serve come tratto d’unione per collegare i differenti movimenti, ma anche perché presenta una base tanto più sicura in quanto non ammette gradi come la linea curva, in quanto è una e determinata nel modo più assoluto.

Inoltre, quando il cavallo è diritto, con i piedi posteriori che seguono esattamente le lince tracciate dai piedi anteriori, ne consegue che le anche e le spalle si presentano in condizioni che assicurano la rettitudine del loro reciproco gioco.

Quando le due anche funzionano ugualmente,

44

la distribution du poids est régulière. Ses translations sont faciles, les forces qui émanent des deux bouts du cheval n'éprouvant dans leur jeu combiné aucune contradiction et fonctionnant toutes vers un but commun: la marche directe, pour laquelle le cheval se trouve alors accordé, ou, si l'on veut, ajusté, aligné, harmonisé; ces diverses expressions ayant toutes même signification.

Mais si, marchant sur le droit, les hanches sortent de la ligne suivie par les épaules, on voit disparaître, à la fois, le rapport harmonique qui existait entre les forces de l'arriéré et de l’avant - main, la juste répartition du poids, l'égale facilité que présentaient les diverses directions à prendre, et l'on verra les hanches former arc - boutant en opposition aux épaules. Enfin, il en sera alors du cheval comme d'un instrument à, cordes qui aurait perdu l'accord.

Dans le cours du travail, les positions commandant les différents mouvements seront

la distribuzione del peso è regolare. Le sue traslazioni sono facili, poiché le forze che si sprigionano dalle due estremità41 del cavallo non incontrano nel loro gioco combinato alcun contrasto e funzionano tutte verso uno scopo comune: il movimento in linea retta, per il quale il cavallo si trova allora accordato o, se si vuole, aggiustato, allineato, armonizzato; avendo queste diverse espressioni tutte lo stesso significato.

Ma se, camminando sulla linea retta, le anche escono dalla linea seguita dalle spalle, si vedono scomparire insieme l’armonico rapporto che esisteva tra le forze del treno posteriore42 e del treno anteriore, la giusta ripartizione del peso, l’uguale facilità che presentavano le diverse direzioni da prendere, e si vedranno le anche formare un arco di spinta43 in opposizione alle spalle. Infine sarà allora del cavallo come di uno strumento a corde che abbia perso l’accordo.

Nel corso del lavoro, le posizioni che comandano i vari movimenti44 saranno

41 N.d.T.: l’estremità anteriore e l’estremità posteriore del cavallo, testa e incollatura da una parte, anche dall’altra.42 N.d.T.: intendendo per treno anteriore o posteriore la parte che sta davanti o dietro al cavaliere. Mentre in zoognostica il treno anteriore va dalla punta del naso alla fine del dorso. Letteralmente i termini francesi, avant - main e arrière -.main, andrebbero tradotti con avanmano e retromano, dizioni non usate nel linguaggio equestre italiano.43 N.d.T.: l’A. usa efficacemente, riprendendolo da Baucher, un termine architettonico, che sta a significare puntello. Il cavallo punta, si puntella, prende appoggio, per esempio, sul posteriore sinistro per non girare a sinistra.44 N.d.T.: in libertà il cavallo assume istintivamente la posizione idonea a compiere un determinato movimento. Al riguardo il movimento esemplare è il salto. L’oggetto esterno che induce l’istinto del cavallo a determinare la sua postura più idonea è l’ostacolo da saltare. L’istinto non ha invece oggetto esterno quando il cavallo deve eseguire movimenti programmati e richiesti dal cavaliere, per esempio, un’appoggiata. In tal caso, per una corretta esecuzione, interviene il cavaliere provocando con i suoi aiuti la postura più idonea.

45

d'autant plus justes qu'elles s'écarteront moins de la position droite. Moins l’écart sera sensible, plus parfaite sera l'exécution; plus facile deviendra la succession rapide des mouvements les plus variés, même contraires. C'est alors que, pour le spectateur, le cheval semblera se mouvoir avec la légèreté de l'oiseau.

Pour l'écuyer, tout travail juste, aisé et brillant, repose sur le cheval droit et les hanches vibrantes, donnant finalement ce résultat qui doit être constamment ambitionné: Le cheval allant et se m aniant comme de lui - même.

Cette perfection d'exécution a pour point de départ - on ne saurait trop l'affirmer - la constance dans l'énergie de l'impulsion.

Si l'impulsion vient à faiblir, en même temps s'amoindrit le secours indispensable qu'elle doit donner aux procédés ayant en vue et le cheval droit et les positions commandant les différents mouvements.

tanto più giuste quanto meno si scosteranno dalla posizione diritta. Meno sensibile sarà lo scarto, più perfetta sarà l’esecuzione; più facile diventerà la rapida successione dei più svariati movimenti, anche contrari45. E’ allora che, per lo spettatore, il cavallo sembrerà muoversi con la leggerezza di un uccello.

Per l’écuyer, ogni lavoro giusto, facile e brillante, si basa sul cavallo diritto e sulle anche che vibrano, che danno infine quel risultato che dev’essere costantemente ambito: Il cavallo che va e che lavora come da solo.

Questa perfezione d’esecuzione ha come punto di partenza - non lo si affermerà mai abbastanza - la costanza nell’energia dell’impulso.

Se l’impulso s’indebolisce, nello stesso tempo diminuisce l’indispen-sabile soccorso che esso deve dare ai procedimenti che hanno come mira e il cavallo diritto e le posizioni che comandano i differenti movimenti.

45 N.d.T.: che richiedono rovesciamenti di posizione, anche se poco pronunciati, come, per esempio, una serie di cambiamenti di galoppo a tempo, una serie di controcambiamenti di mano appoggiando.

46

Non seulement la base, sur laquelle ces procédés prennent leur appui, se trouve ainsi atteinte, mais encore, et tout naturellement, l'exécution qui suit subit les conséquences de l'affaiblissement de l'impulsion.

La marche perd alors sa franchise pour devenir incertaine, douteuse, trainante. Les mouvements n'ont plus ni élasticité, ni éclat. Toute exécution devient molle et tardive.

D'une manière générale, les conséquences du manque d'impulsion s'étendent à toutes les actions du cheval, qui ne se présentent plus qu'appauvries, à tous ses moyens de conduite, quels qu'ils soient, et qui bientôt ne trouveront même plus sur quoi s'exercer.

Pour tout dire en deux mots : plus d'impulsion, plus de cheval.

Il est à remarquer que la recherche de la position droite, comportant le redressement de toutes les fausses inflexions et inclinaisons qui peuvent se produire de la tête aux hanches, tarit, par cela même, les principales sources

Non soltanto la base, sulla quale questi procedimenti prendono il loro appoggio, si trova così danneggiata, ma inoltre, e del tutto naturalmente, l’esecuzione che segue subisce le conseguenze dell’affievolimento dell’impulso.

La marcia perde allora la sua franchezza per diventare incerta, indecisa, trascinata. I movimenti non hanno più né elasticità né splendore. Ogni esecuzione diventa molle e tardiva.

In linea di massima, le conseguenze della mancanza d’impulso si ripercuotono su tutte le azioni del cavallo, che si presentano soltanto più impoverite, si ripercuotono su tutti i mezzi di condotta, quali che siano, e che ben presto non troveranno neppur più alcunché su cui esercitarsi.

Per dir tutto in due parole: più impulso, più cavallo.

C’è da notare che la ricerca della posizione diritta, comportando il raddrizzamento di tutte le false inflessioni e inclinazioni che possono prodursi dalla testa alle anche, esaurisce, per ciò stesso, le principali sorgenti

47

des résistances que les ressorts peuvent présenter.

Mais la légèreté, dont le caractère réside dans la flexibilité élastique et moelleuse de tous les ressorts, ne pourra être acquise qu'après la disparition complète des résistances, c'est - à dire de toutes les contractions inopportunes.

Tout en supposant ce résultat obtenu, il faut bien se convaincre que la légèreté, cette pierre de touche de l'équitation savante, ne se maintiendra dans le cours du travail, qu à l'aide de l'harmonie que le cavalier saura établir dans le jeu des forces, alors sous sa dépendance.

Ceci demande explications et me porte à élargir d'abord la question.

di resistenze che le molle possono presentare.

Ma la leggerezza, il cui carattere risiede nella elastica e morbida flessibilità di tutte le molle, non potrà essere acquisita che dopo la completa scomparsa delle resistenze, vale a dire di tutte le contrazioni inopportune.

Supponendo di aver raggiunto questo risultato, bisogna proprio convincersi che la leggerezza, questa pietra di paragone dell’equitazione sapiente, non si manterrà nel corso del lavoro che con l’aiuto dell’armonia che il cavaliere saprà stabilire nel gioco delle forze, da quel momento sotto la sua dipendenza.

Ciò richiede spiegazioni e mi porta anzitutto ad ampliare la questione.

48

CHAPITRE II

Définition de l'art équestre. - Sur quoi repose la soumission du cheval. - Combinaison de l'impulsion et de la flexibilité des ressorts chez le cheval de course, le cheval de campagne, le cheval d'armes, le cheval de haute école - le Ramener, le Rassembler. - Leur perfection se trouve dans une position- mère: le Cheval droit.

Envisagée d'une manière générale, l'équitation est l'art de régir les forces musculaires du cheval.

Cette définition trouve sa justification dans les considérations qui suivent.

La force - autrement dit l'action musculaire - et le poids propres au cheval sont les deux éléments exploités pour le gouverner, réserve étant faite de la part à donner ici au moral de l'animal.

Il est donc nécessaire que la force et le

CAPITOLO II

Definizione dell’arte equestre. - Su cosa si basa la sottomissione del cavallo. - Combinazione dell’impulso e della flessibilità delle molle nel cavallo da corsa, nel cavallo di campagna, nel cavallo di servizio, nel cavallo d’alta scuola. - Il Piego, la Riunione. - La loro perfezione si trova in una posizione - madre: il Cavallo Diritto.

Considerata in un modo generale, l’equitazione è l’arte di governare le forze muscolari del cavallo.

Questa definizione trova la sua giustificazione nelle considerazioni che seguono.

La forza - altrimenti detta l’azione muscolare - e il peso propri del cavallo sono i due elementi utilizzati per governarlo, fatta riserva della parte da assegnare in questo caso al morale dell’animale.

È dunque necessario che la forza e il

49

poids convergent vers un même but, en marchant d'accord.

Mais, la masse étant inerte par elle - même, ses translations sont subordonnées à la force, d'où il résulte que le bon emploi de celle - ci donnera la bonne distribution du poids.

C'est ainsi que se justifie la définition que j'ai donnée de l'art équestre.

Et, pour compléter la démonstration, j'ajouterai que nous serons maîtres de régir la force, ou, si l'on veut, les puissances musculaires, du moment où nous aurons su marier intimement l'impulsion à la flexibilité élastique des ressorts.

Si l'on passe en revue les différentes affectations que peut recevoir le cheval de selle, on verra que, pour toutes, sa soumission repose sur la flexibilité de ses articulations - disons de ses ressorts, car ce sont de véritables ressorts vivants - obtenue conjointement avec l'impulsion, qui est l'essence même du mouvement.

peso convergano verso uno stesso scopo, procedendo d’accordo.

Ma, essendo la massa di per se stessa inerte, le sue traslazioni sono subordinate alla forza, da cui risulta che il buon impiego di quest’ultima darà la buona distribuzione del peso.

E’ così che si giustifica la definizione che ho dato dell’arte equestre.

E, per completare la dimostrazione, aggiungerò che noi saremo padroni di governare la forza o, se si vuole, le potenze muscolari, dal momento in cui avremo saputo sposare intimamente l’impulso con l’elastica flessibilità delle molle.

Se si passano in rassegna le differenti destinazioni che può ricevere il cavallo da sella, si vedrà che, per tutte, la sua sottomissione si basa sulla flessibilità delle articolazioni - diciamo delle molle, perché sono vere molle viventi - ottenuta congiuntamente all’impulso, che è l’essenza stessa del movimento.

50

Quel que soit le service auquel le cheval est destiné, la réunion de ces deux éléments de sa soumission est indispensable, comme donnant la marche et les moyens de la diriger. Seulement, ils se combinent dans des proportions différentes, suivant le genre de service auquel le cheval doit satisfaire.

Ainsi, chez le cheval de course, c'est l'impulsion qui l'emporte, et de beaucoup. Elle doit pouvoir être portée à son paroxysme, tandis que la flexibilité des ressorts est suffisante, du moment où elle donne la possibilité de régler le train, de prendre de larges tournants, d'obtenir l'arrêt à l'aide d'un ralentissement progressif.

Chez le cheval destiné à l'équitation de campagne, c'est encore l'impulsion qui doit l'emporter, mais dans des proportions moindres; tandis que la soumission des ressorts doit, au contraire, dépasser sensiblement celle qui suffit au cheval de course, eu raison des

Quale che sia il servizio al quale il cavallo è destinato, è indispensabile la riunione di questi due elementi della sua sottomissione, poiché essa dà il movimento e i mezzi per dirigerlo. E’ solo che i due elementi si combinano in differenti proporzioni, secondo il genere di servizio che il cavallo deve soddisfare.

Così, nel cavallo da corsa, prevale l’impulso e di molto. Deve poter essere portato al parossismo, mentre la flessibilità delle molle è sufficiente, dal momento in cui dà la possibilità di regolare il treno46 di galoppo, di prendere ampie girate, di ottenere l’alt per mezzo di un progressivo rallentamento.

Nel cavallo destinato all’equitazione di campagna è ancora l’impulso che deve prevalere, ma in minori proporzioni; mentre la sottomissione delle molle deve, al contrario, superare sensibilmente quella sufficiente al cavallo da corsa, in ragione

46 N.d.T.: è la velocità del galoppo

51

applications plus variées que comporte l'équitation de campagne.

Il en est du cheval d'armes comme du précédent, mais en élevant à un degré supérieur les exigences, par suite des nécessités plus nombreuses et plus impérieuses qui pèsent sur lui.

Quant au cheval de haute école, l'impulsion et la flexibilité des ressorts doivent s'équilibrer chez lui d'une façon telle que la prédominance n'appartienne pas plus à l'une qu'à l'autre.

Il est à remarquer que, chez le cheval de campagne, le cheval d'armes, le cheval de course surtout, si l 'on restreint dans des limites un peu serrées la marche en avant, l'impulsion cesse de fonctionner; elle s'éteint par suite de la flexibilité imparfaite des ressorts.

Tandis que, chez le cheval de haute école, quelque restreint que soit le mouvement, les forces impulsives conservent leur activité

delle applicazioni più variate che l’equitazione di campagna comporta.

Quanto al cavallo di servizio47 è come per il precedente, ma portando le sue esigenze a un grado più elevato in conseguenza delle più numerose e delle più imperiose necessità che gravano su di lui.

Quanto al cavallo d’alta scuola, l’impulso e la flessibilità delle molle debbono equilibrarsi in modo tale che la predominanza non appartenga più all’uno che all’altra.

C’è da osservare che nel cavallo di campagna, nel cavallo di servizio e soprattutto nel cavallo da corsa, se si restringe la marcia in avanti in limiti un po’ ristretti, l’impulso smette di funzionare; si spegne a causa dell’imperfetta flessibilità delle molle.

Mentre nel cavallo d’alta scuola, per quanto il movimento sia ristretto, le forze impulsive conservano la loro attività:

47 N.d.T.: il cavallo di servizio dell’ufficiale era, quando la cavalleria era montata, il mezzo per l'esercitazione, per la battaglia, il mezzo di trasporto dal proprio domicilio alla sede del reparto d’appartenenza e ovunque dovesse recarsi. Doveva essere un buon cavallo di campagna, essere in grado di lavorare correttamente e di eseguire correttamente.una ripresa. Veniva presentato al campionato del cavallo d’arme, simile agli attuali concorsi completi d’equitazione, dal quale i concorsi completi sono derivati. Soprattutto doveva essere un ottimo cavallo militare per le manovre e per il combattimento.

52

leur jeu ne subit jamais d'arrêt, parce qu'il se marie complètement à la flexibilité des ressorts qui, ici, doit être parfaite.

Cette perfection dans le fonctionnement des ressorts ne peut être acquise qu'après avoir discipliné, façonné les muscles, ou, si l'on veut, les cordes qui les font mouvoir, et les avoir accordés dans leurs actions combinées.

Cet accord trouve deux de ses applications essentielles, et en suivant l'ordre qui doit régler leur recherche:

1° Dans le Ramener, caractérisé par l'attitude soutenue et l'élasticité que le bout de devant doit présenter dans ses différentes régions pour assurer son bon fonctionnement;

2° Dans le Rassembler, caractérisé par la flexibilité des hanches, entraînant l'engagement des jarrets sous la masse; les différents degrés de cet engagement répondant à la nature du mouvement recherché.

Mais tout se tient, se relie et s'enchaîne chez le cheval. Ainsi en est - il du Ramener et du Rassembler, et leur perfection se trouve dans une source commune, une position mère, qui est donnée par le cheval droit, dont j'ai déjà parlé et dont je parlerai encore.

il loro gioco non s’interrompe mai, perché si sposa completamente con la flessibilità delle molle che, qui, dev’essere perfetta.

Questa perfezione nel funzionamento delle molle non può essere acquisita che dopo aver disciplinato, plasmato i muscoli, o, se si vuole, le corde che li fanno muovere, e dopo averle accordate nelle loro azioni combinate.

Questo accordo trova due delle sue essenziali applicazioni e seguendo l’ordine che deve regolare la loro ricerca:

1° nel Piego48, caratterizzato dall’attitudine sostenuta e dall’elasticità che deve presentare l’estremità anteriore nelle sue differenti regioni per assicurare il suo buon funzionamento;

2° nella Riunione49, caratterizzata dalla flessibilità delle anche, che provoca l’avanzamento dei garretti sotto la massa; rispondendo i differenti gradi di questo avanzamento alla natura del movimento ricercato.

Ma nel cavallo tutto è unito, collegato e concatenato. Così è del Piego e della Riunione, e la loro perfezione si trova in una comune sorgente, in una posizione madre, che é data dal cavallo diritto, di cui ho già parlato e di cui parlerò ancora.

48 N.d.T.: nei vecchi regolamenti di esercizi per la cavalleria italiana, il ramener francese era detto flessione o piego verticale o piego diretto. È la flessione della testa sull’incollatura che avviene tra l’occipite, osso della nuca, l’atlante, prima vertebra dell’incollatura, e l’epistrofeo, seconda vertebra cervicale. La nuca deve rimanere il punto più alto dell’incollatura. Definito così, il piego è soltanto una posizione. L’A. spiegherà nel cap. XII a pag. 201 che si tratta non della direzione verticale della testa, quale per esempio viene ricercata nei circhi, ma della flessibilità delle molle dell’estremità anteriore - testa e incollatura - e dell’elastica rispondenza della mandibola alla minima azione della mano del cavaliere.49 N.d.T.: «Stato di equilibrio superiore di un cavallo la cui istruzione in alta scuola raggiunge lo scopo finale. E’ realizzata dalla flessibilità delle anche, portate in avanti sotto il corpo, che provoca l’alleggerimento e il rilevamento della parte anteriore e che serve come molla d’impulso per la massa, in ogni istante e in ogni direzione» (Michel Henriquet - Alain Prevost, L’équitation, un art, une passion, Paris 1972. Pag. 269).

53

CHAPITRE III

Équitation savante. - Définition de la légèreté. -La légèreté est la caractéristique de l'équitation savante, que les mouvements soient simples ou compliqués. - La force et le poids du cheval sont les deux éléments exploitas pour le gouverner. - Ce que constate la position droite.

Ceci dit, il va s'agir spécialement, dans ce qui suit, de l'équitation savante, c'est-à-dire des exigences les plus grandes et les plus délicates, à la fois, auxquelles le cheval puisse être soumis.

Lorsqu'à la flexibilité d es ressorts, à leur élasticité moelleuse, l'impulsion s'unit intimement, l'extension des allures s'obtient avec autant de facilité que leur raccourcissement ou leur élévation. Le cavalier a le pouvoir de jouer, en quelque sorte, avec les forces du

CAPITOLO III

Equitazione sapiente. - Definizione della leggerezza. - La leggerezza è la caratteristica dell’equitazione sapiente, che i movimenti siano semplici o complicati. - La forza e il peso del cavallo sono i due elementi utilizzati per governarlo. - Ciò che la posizione diritta constata.

Ciò detto, in quel che segue si tratterà specialmente dell’equitazione sapiente, vale a dire, delle esigenze insieme le più grandi e le più delicate alle quali un cavallo possa essere sottomesso.

Quando alla flessibilità delle molle, alla loro morbida elasticità si unisce intimamente l’impulso, l’estensione delle andature si ottiene con tanta facilità quanto il loro raccorciamento o la loro elevazione. Il cavaliere ha il potere di giocare, in qualche modo, con le forze del

54

cheval dont toutes les inflexions et inclinaisons lui sont soumises.

Le cheval se présente alors comme un instrument docile auquel on peut demander tous les mouvements que comporte son organisation, tous les airs de manège que l'imagination des écuyers a pu enfanter.

Si la soumission du cheval se caractérise par la flexibilité de ses ressorts que l'impulsion anime; d'autre part, le maintien de celte flexibilité dans le cours du travail est la preuve du juste emploi que le cavalier sait faire de ses aides, de leur complet accord avec l'organisation du cheval.

De la flexibilité des ressorts que doit présente le cheval dressé, en vue de l’ équitation savante s'entend, et de la justesse des actions du cavalier qui le monte, découle ce qu'on est convenu d'appeler la légèreté, c'est-à-dire la parfaite obéissance du cheval aux plus légères indications de la main et des talons de son cavalier.

cavallo essendo padrone di tutte le sue inflessioni e inclinazioni.

A questo punto il cavallo si presenta come un docile strumento al quale si possono richiedere tutti i movimenti che la sua organizzazione50

comporta, tutte le arie di maneggio che l’immaginazione degli écuyers ha potuto partorire.

Se la sottomissione del cavallo si caratterizza con la flessibilità delle molle che l’impulso anima, d’altra parte il mantenimento di questa flessibilità durante il corso del lavoro è la prova del giusto impiego che il cavaliere sa fare degli aiuti, del loro completo accordo con l’organizzazione del cavallo.

Dalla flessibilità delle molle che il cavallo addestrato deve presentare, s’intende in vista dell’equitazione sapiente, e dalla giustezza delle azioni del cavaliere che lo monta scaturisce ciò che si è convenuto chiamare la leggerezza, vale a dire la perfetta obbedienza del cavallo alle più leggere indicazioni della mano e dei talloni del cavaliere.

50 N.d.T.: s’intende, per organizzazione, il complesso delle strutture organiche e funzionali del cavallo.

55

La légèreté caractérisant donc, en mémo temps, l'état du cheval parfaitement mis et la rectitude des moyens employés pour le conduire, il s'ensuit que l'expression «légèreté» s'applique à la fois au dressage du cheval et au talent du cavalier. Elle en est le critérium.

Que le cheval résiste de quelque part, que sa soumission ne soit pas complète, et la résistance se manifestera par la tension de certains ressorts, dont la conséquence sera une altération de la légèreté.

Il en sera de même, non seulement dans le cas où le manque d'accord entre le cavalier et le cheval provoquerait chez celui-ci une résistance, mais encore si le cavalier ne sait pas éveiller et entretenir le jeu des forces propres à chaque mouvement et qui en assurent l'harmonie.

D'où il suit que la légèreté - la légèreté parfaite s'entend - trouve sa formule dans la mise en jeu par le cavalier et l ’emploi que fait

Poiché dunque la leggerezza carat-terizza, nello stesso tempo, lo stato del cavallo perfettamente messo e la giustezza dei mezzi impiegati per condurlo, ne consegue che l’espressione «leggerezza» si applica insieme all’addestramento del cavallo e al talento del cavaliere. Essa ne è il criterio.

Che il cavallo resista da qualche parte, che la sua sottomissione non sia completa, la resistenza si manifesterà con la tensione di certe molle, la cui conseguenza sarà un’alterazione della leggerezza.

Sarà la stessa cosa non soltanto nel caso in cui la mancanza d’accordo tra il cavaliere e il cavallo provocasse in quest’ultimo una resistenza, ma anche nel caso in cui il cavaliere non sapesse risvegliare e mantenere il gioco delle forze proprie a ciascun movimento che ne assicurano l’armonia.

Da cui consegue che la leggerezza - la perfetta leggerezza, s’intende - trova la sua formula nella messa in gioco da parte del cavaliere e nell’impiego che

56

le cheval des seules forces utiles au mouvement envisagé; toute autre manifestation des forces produisant une résistance, et, partant, une altération à la légèreté.

Mieux donc le cheval aura été dressé et plus habile sera le cavalier qui le monte, plus complète sera la légèreté.

Dès lors, on reconnaîtra que si la haute école est l'expression du cheval le mieux dressé et le mieux monté, si elle représente l'application la plus élevée de l'art, elle ne saurait prêter son nom à des mouvements, quelque brillants qu'ils puissent être, du moment où ils s'exécutent sans être accompagnés de la légèreté.

La marque de la haute école, de l'équitation savante, artistique, haute équitation, comme on voudra l'appeler, se trouve donc, non dans des mouvements plus ou moins extraordinaires, mais dans la parfaite légèreté; que les mouvements soient simples ou compliqués.

il cavallo fa delle sole forze utili al movimento previsto; poiché ogni altra manifestazione di forze produce una resistenza e pertanto un’alterazione della leggerezza.

Meglio dunque il cavallo sarà stato addestrato e più abile sarà il cavaliere che lo monta, più completa sarà la leggerezza.

Perciò si riconoscerà che se l’alta scuola è l’espressione del cavallo addestrato nel modo migliore e montato nel modo migliore, se rappresenta la più alta applicazione dell’arte, non potrebbe prestare il proprio nome a movimenti che, per quanto brillanti possano essere, vengono eseguiti senza essere accompagnati dalla leggerezza.

Il marchio dell’alta scuola, dell’equitazione sapiente, artistica, alta equitazione, come la si vorrà chiamare, si trova dunque non in movimenti più o meno straordinari, ma nella perfetta leggerezza; che i movimenti siano semplici o complicati.

57

La légèreté trouve, avant tout, son témoignage dans la soumission de la mâchoire, qui est le premier ressort recevant l'effet de la main, et sa soumission est mise en évidence lorsqu'elle répond avec moelleux à l'action sollicitant son jeu.

La mobilité de la mâchoire ne constate pas seulement sa soumission; la flexibilité de cette région va plus loin, en provoquant celle de l'encolure, puis des autres ressorts, par suite de la corrélation existant instinctivement entre toutes les contractions musculaires.

Par le fait même de cette corrélation, les résistances se soutenant mutuellement, il en résulte que la résistance de la mâchoire, si elle se produisait, aurait sa répercussion sur les autres régions, et vice versa.

De ces considérations découle l'importance toute spéciale qu'il y a lieu d'accorder à la soumission de la mâchoire, comme témoignage de la légèreté.

Il faut que son détachement moelleux, qui

La leggerezza trova anzitutto la sua testimonianza nella sottomissione della mandibola, che è la prima molla a ricevere l’effetto della mano, e la sua sottomissione è messa in evidenza quando risponde con morbidezza all’azione che sollecita il suo gioco.

La mobilità della mandibola non constata soltanto la sua sottomissione; la flessibilità di questa regione va più lontano, provocando quella dell’incollatura, poi delle altre molle, in conseguenza della correlazione esistente istintiva-mente tra tutte le contrazioni muscolari.

Per il fatto stesso di questa correla-zione, poiché le resistenze si sostengono mutualmente, ne risulta che la resistenza della mandibola, se si producesse, avrebbe ripercussione sulle altre regioni, e viceversa.

Da queste considerazioni scaturisce l’importanza del tutto speciale che conviene accordare alla sottomissione della mandibola, come testimonianza della leggerezza.

Bisogna che il suo morbido distacco51, che

51 N.d.T.: «Distacco» esprime la minima apertura concepibile, quella dei denti che non sono più a contatto.

58

peut n'être qu'un léger murmure, se produise, au cours du travail, au premier appel de la main, pour cesser dès qu'il n'est plus provoqué.

Ayant recours à l'image, je dirai que le cheval qui satisfait à la légèreté ne doit être ni muet, ni bavard.

Le bon emploi des forces, que la légèreté constate, entraînera la bonne répartition du poids, et de l'équilibre qui en sera la conséquence découlera l'harmonie des mouvements.

La position droite, en constatant l'exactitude de la balance que se font les forces antagonistes et, par suite, l'exacte distribution du poids, assure l'harmonie des mouvements, lorsque le cheval marche sur le droit. Il s'agit de la conserver dans les divers changements de direction qui se présentent au cours du travail.

Ils devront donc s'opérer de façon à ne porter aucune atteinte à la légèreté, ce critérium du juste emploi des forces.

può non essere che un leggero mormorìo, si produca, nel corso del lavoro, al primo richiamo della mano, per cessare dal momento in cui non viene più provocato.

Facendo ricorso all’immagine, dirò che il cavallo che soddisfa la leggerezza non dev’essere né muto né chiacchierone.

Il buon impiego delle forze, che la leggerezza constata, determinerà la buona ripartizione del peso e dall’equilibrio che ne sarà la conseguenza scaturirà l’armonia dei movimenti.

La posizione diritta, constatando l’esattezza dell'equilibrio che si fanno le forze antagoniste e, di conseguenza, l’esatta distribuzione del peso, assicura l’armonia dei movimenti quando il cavallo avanza sulla linea retta. Si tratta di conservarla nei diversi cambiamenti di direzione che si presentano durante il lavoro.

I cambiamenti di direzione dovranno dunque operarsi in modo da non portare alcun attacco alla leggerezza, questo criterio del giusto impiego delle forze.

59

CHAPITRE IV

Disposition des hanches. - Le cheval Amerah.- Cheval droit, disposition des hanches: c'est l'alpha et l'oméga de l'équitation savante. - L'équitation de campagne et la disposition des hanches. - Dans les hanches se trouve le grand foyer des résistances. - «Le cheval droit dans la balance des talons ». - Le gouvernail du cheval réside bien plutôt dans ses hanches que dans son bout de devant. - Le Tourner. - Utilisation des deux bouts du cheval. - Comment le cheval se meut sur le cercle. - Deux manières d'utiliser le bout de devant pour le tourner.

C'est ici qu'apparaît l'importance de la disposition des hanches, répondant à toute nouvelle direction à prendre et la précédant.

Si l'initiative du changement de direction est prise par l avant-main, l'harmonie des forces s'altère, les hanches continuant à chasser dans la direction primitive, alors que l'avant-main en prend une nouvelle.

CAPITOLO IV

Disposizione delle anche. - Il cavallo Amerah. - Cavallo diritto, disposizione delle anche: è l’alfa e l’omega dell’equitazione sapiente. - L’equitazione di campagna e la disposizione delle anche. - Nelle anche si trova il grande focolaio delle resistenze. – «Il cavallo diritto nella bilancia dei talloni» - Il timone del cavallo si trova più nelle anche che nell’estremità anteriore. - La Girata. - Utilizzazione delle due estremità del cavallo. - Come si muove il cavallo sul circolo. - Due modi di utilizzare l’estremità anteriore per la girata.

È qui che si manifesta l’importanza della disposizione delle anche, che risponde a ogni nuova direzione da prendere e la precede.

Se l’iniziativa del cambiamento di direzione viene presa dal treno anteriore l’armonia delle forze si altera, poiché le anche continuano a cacciare nella primitiva direzione, mentre l’avantreno ne prende una nuova.

60

Les hanches forment alors une sorte d arcboutant faisant obstacle au changement de direction et, quelque léger que le cheval se présentait lorsqu'il marchait droit devant lui, une résistance plus ou moins accentuée se produira, au moment où le changement de direction s'entamera.

Pour éviter ce manque d'accord entre les deux bouts du cheval, il faut tout d'abord, et par une légère déviation des hanches, disposer le foyer d'où part l'impulsion dans le sens répondant à la nouvelle direction à prendre; l'attitude donnée à la tête et à l'encolure faisant aussitôt écho à la déviation des hanches.

C'est ainsi que l'harmonie des forces, obtenue lorsque le cheval marchait droit devant lui, se maintiendra dans les divers changements de direction, qu'ils se fassent d'une ou de deux pistes, ou qu' ils envisagent les pirouettes.

Il est d'autant plus important de songer

Le anche formano allora una specie di arco di spinta che fa da ostacolo al cambiamento di direzione e, per quanto leggero si presentava il cavallo quando avanzava diritto innanzi a sé, si produrrà una resistenza più o meno accentuata nel momento in cui inizierà il cambiamento di direzione.

Per evitare questa mancanza d’accordo tra le due estremità del cavallo, bisogna anzitutto, e con una leggera deviazione delle anche, disporre il focolaio da cui parte l’impulso nel senso che risponde alla nuova direzione da prendere; dal momento che l’atteggiamento dato alla testa e all’incollatura fa subito eco alla deviazione delle anche.

È così che l’armonia delle forze, ottenuta quando il cavallo avanzava diritto innanzi a sé, si manterrà nei diversi cambiamenti di direzione, che si facciano su una o due piste, o che abbiano come fine le piroette.

È tanto più importante occuparsi

61

d’abord aux hanches, qu'elles ne sauraient se déplacer par côté avec la même facilité, autant de promptitude, que la tête et l'encolure.

Il faut bien comprendre que la disposition des hanches constitue l'action préparatoire au changement de direction qui, lui, s'exécute, la tête précédant.

Faisant appel à l'image, je dirai que cette disposition préalable des hanches, c'est le coup de barre du gouvernail, précédant et déterminant le changement de direction du navire. Et, de même que le coup de barre, la disposition des hanches détermine le changement de direction; elle l’impose; tandis que l'attitude donnée à la tête et à l'encolure ne peut que le solliciter.

Certainement, on domine et dirige le cheval en agissant sur ses deux bouts; mais des faits, qui se présentent journellement, prouvent que ce sont les hanches, bien plutôt que le bout de devant, qui impriment la direction.

dapprima delle anche, in quanto non potrebbero spostarsi lateralmente con la stessa facilità, con altrettanta prontezza della testa e dell’incollatura.

Bisogna comprender bene che la disposizione delle anche costituisce l’azione preparatoria al cambiamento di direzione che, dal canto suo, si esegue con la testa che precede.

Facendo ricorso all’immagine, dirò che questa disposizione preliminare delle anche è il colpo di barra del timone che precede e determina il cambiamento di direzione dell’imbarcazione. E, come il colpo di barra, la disposizione delle anche determina il cambiamento di direzione; lo impone; mentre l’attitudine data alla testa e all’incollatura non può che sollecitarlo.

Certamente, si domina e si dirige il cavallo agendo sulle sue due estremità52 ma alcuni fatti che si presentano quotidianamente provano che sono le anche, ben più dell’estremità anteriore, che imprimono la direzione.

52 N.d.T.: L'Hotte, a pag.167 dei suoi Souvenirs, riporta di d'Aure la seguente frase: «Ne è del cavallo come del battello, lo si dirige con le due estremità».

62

Cela se comprend d'ailleurs. Le bout de devant, c'est-à-dire la tête et l'encolure, en raison de son mode d'articulations, pouvant prendre des attitudes qui lui sont propres et tout à fait indépendantes du reste du corps, ne peut que solliciter la direction à donner aux épaules, et non l'imposer; tandis qu'il n'en est pas de même des hanches, par suite de leur soudure intime au tronc, qui fait que leur disposition détermine forcément la direction des épaules.

Ainsi, lorsqu'il y a opposition entre la direction donnée par le bout de devant et celle donnée par les hanches, c'est toujours cette dernière qui l'emporte.

Exemple: Un cheval tient à l'écurie et veut y retourner par un demi-tour à gauche. C'est en vain que, pour s'y opposer, le cavalier, en ouvrant la rêne droite, infléchira la tête et l'encolure à droite. Le cheval n'en fera pas moins son demi-tour à gauche, si les hanches, résistant, le poussent dans

D’altronde ciò è comprensibile. L’estremità anteriore, cioè la testa e l’incollatura, in ragione del modo in cui è articolata, potendo prendere attitudini che le son proprie e del tutto indipendenti dal resto del corpo, non può che sollecitare la direzione da dare alle spalle53 e non imporla; mentre non è la stessa cosa per le anche, a causa della loro intima saldatura con il tronco54, che fa sì che la loro disposizione determini forzatamente la direzione delle spalle.

Così, quando c’è opposizione tra la direzione data dalla estremità anteriore e quella data dalle anche, è sempre quest’ultima che ha la meglio.

Esempio: un cavallo tira verso la scuderia e vuole ritornarvi con un dietro-front a sinistra. È invano che, per opporvisi, il cavaliere, aprendo la redine destra, fletterà la testa e l’incollatura a destra. Il cavallo farà comunque il suo dietro-front a sinistra, se le anche, resistendo, lo spingono in

53 N.d.T.: le spalle del cavallo mancano di clavicola.54 N.d.T.: «La colonna vertebrale è appoggiata come un ponte su due paia di pilastri, un paio anteriori e un paio posteriori, costituiti dalle estremità o arti. L’appoggio della colonna vertebrale agli arti si fa mediante due cinture ossee, cintura toracica e cintura pelvica. La cintura toracica, incompleta, è semplicemente appoggiata alle estremità anteriori della gabbia toracica e legata a questa per mezzo di muscoli e fasce in modo da permettere grande mobilità; invece la cintura pelvica, completa, è solidamente fissata ad una parte della colonna vertebrale nella quale parecchi segmenti ossei sono saldati insieme (osso sacro) e forma con questa la pelvi o bacino» (Bruni - Zimmerl, Anatomia degli animali domestici, Vallardi 1974).

63

cette direction, en se refusant à dévier à gauche.

Autre exemple : Un homme à pied conduit un cheval qui veut lui échapper. L'homme tire de toutes ses forces sur les rênes du bridon, qu'il tient à deux mains. Le cheval lui livre complètement sa tête et son encolure, qui s'infléchissent fortement à gauche, et il n'en fuit pas moins à droite, parce que c'est dans cette direction que le chassent ses hanches, qui se sont infléchies à gauche. Tout homme qui a pratiqué les chevaux a vu le fait se produire maintes fois.

C'est donc de l'exploitation des hanches que le cavalier doit surtout se préoccuper, pour exercer sa puissance de domination sur le cheval.

En dehors de tout raisonnement, un fait particulier, dont j'ai été témoin à Saumur, m'a montré, jusqu'à l'évidence, la puissance de direction émanant de la disposition des hanches et l'importance qu'il y a lieu de lui

questa direzione, rifiutandosi di deviare a sinistra.

Altro esempio: un uomo a piedi conduce un cavallo che gli vuole scappare. L’uomo tira con tutte le sue forze sulle redini del filetto, che tiene con le due mani. Il cavallo gli dà completamente testa e incollatura, che si flettono fortemente a sinistra, e sfugge ugualmente a destra, perché è in questa direzione che lo cacciano le anche, che sono flesse a sinistra. Ogni uomo che ha praticato i cavalli ha visto il fatto verificarsi più volte.

Il cavaliere deve dunque preoccuparsi soprattutto dello sfruttamento delle anche per esercitare la sua potenza di dominio sul cavallo.

Al di fuori di ogni ragionamento, un fatto particolare, di cui sono stato testimone a Saumur, mi ha mostrato fino all’evidenza la potenza di direzione che emana dalla disposizione delle anche e l’importanza che è il caso di accordarle

64

accorder pour la facilité des mouvements.

Je me trouvais dans l'un des manèges, dans le manège Kellermann, au moment où une reprise d'officiers allait monter. Les chevaux, en attendant leurs cavaliers, étaient rangés, comme d'habitude, sur la ligne du milieu et, à l'extrémité du rang, se trouvait un cheval, nommé Amerah, qui se signalait par sa petite taille et son caractère joueur. De même que tous les chevaux de la reprise, il était entier, à tous crins, et de race navarine. Placé en face de lui, son palefrenier tenait par son extrémité la longe du caveçon de main.

Livré ainsi en partie à lui-même, le petit cheval prit le galop. Puis, toujours faisant face au palefrenier, il se mit à exécuter une série de contre-changements de main avec une facilité, une légèreté surprenantes, et sans jamais quitter le galop.

Tout étonné, je le suivais attentivement des yeux, et je vis qu'une déviation accentuée des hanches en dehors précédait et facilitait

per ottenere la facilità dei movimenti.

Mi trovavo in uno dei maneggi, nel maneggio Kellerman, nel momento in cui una ripresa di ufficiali era in procinto di montare. I cavalli, nell’attesa dei cavalieri, erano allineati come d’abitudine sulla linea di centro e all’estremità dello schieramento si trovava un cavallo, chiamato Amerah, che si distingueva per la sua piccola taglia e per il suo carattere giocoso. Come tutti i cavalli della ripresa, era intero, con ciuffo, criniera e coda55, e di razza navarrina56. Posto di fronte a lui, il palafreniere teneva l’estremità della corda del capezzone.

Lasciato così parzialmente in balia di se stesso, il piccolo cavallo prese il galoppo. Poi, facendo sempre fronte al palafreniere, si mise a eseguire una serie di controcambiamenti di mano57 con una facilità, una leggerezza sorprendenti, e senza mai lasciare il galoppo.

Tutto sorpreso, lo seguivo attentamente con gli occhi e vidi che un’accentuata deviazione verso l’esterno delle anche precedeva e facilitava

55 N.d.T.: ciuffo, coda e criniera che solitamente venivano tagliati. Consuetudine che l’A., nei suoi ricordi, condanna.56 N.d.T.: mezzo sangue di tipo leggero della Navarra.57 N.d.T.: Una serie di brevi diagonali, appoggiando a destra e a sinistra. Siccome l’A. scrive «facendo sempre fronte al palafreniere» e «senza mai smettere di galoppare», è logico intendere una serie di cambiamenti di piede praticamente sul posto.

65

d'une manière frappante chaque mouvement de retour. J'interrogeai le palefrenier, qui me dit que cette manière de se jouer était familière à ce petit cheval, et je fis mon profit de ce que l'instinct lui avait suggéré.

Le point de départ de tout changement de direction doit donc être marqué par la disposition des hanches, et, lorsqu'elle est reliée avec à propos à l'attitude donnée au bout de devant, le tout dans une juste mesure, l'impulsion étant ce qu'elle doit être, les mouvements les plus variés peuvent se succéder avec une facilité telle que le cheval semble obéir au souffle des aides.

Ainsi doit-il en être de l'équitation savante, où Baucher était sans rivaux et que deux mots suffisent à caractériser : Cheval droit, disposition des hanches.

Là est l'alpha et l'oméga de cette équitation savante qui a pour couronnement la légèreté.

in un modo sorprendente ogni movimento di ritorno58. Interrogai il palafreniere, che mi disse che quel modo di divertirsi era familiare al cavallino e io trassi profitto da ciò che l’istinto gli aveva suggerito.

Il punto di partenza di ogni cambiamento di direzione deve essere dunque contrassegnato dalla disposizione delle anche e, quando essa è opportunamente collegata con l’atteggiamento dato all’estremità anteriore, il tutto in una giusta misura, con l’ impulso che é quello che deve essere, si possono susseguire i più svariati movimenti con una tale facilità che il cavallo sembra obbedire al soffio degli aiuti.

Così deve essere dell’equitazione sapiente, nella quale Baucher era senza rivali e che due parole sono sufficienti a caratterizzare: Cavallo diritto, disposizione delle anche.

Qui è l’alfa e l’omega di quella equitazione sapiente che ha come coronamento la leggerezza.

58 N.d.T.: ogni volta che il cavallo cambiava direzione per appoggiare nella direzione contraria.

66

L'importance ressortant de la disposition des hanches ne doit pas non plus rester étrangère à l'équitation de campagne.

Celle-ci, il est vrai, ne réclame pas un emploi des forces de l'animal, ayant la pureté d'harmonie qui doit caractériser l'équitation savante; mais toujours est-il qu'elle exige la domination des forces du cheval dans la mesure que comporte son emploi usuel.

Cette domination rencontrera ses principaux obstacles dans les hanches, qui renferment le foyer des résistances les plus habituelles et les plus énergiques que le cheval peut présenter.

Son instinct semble lui dire que sa puissance est là où résident ses forces impulsives, et il ne nous en livre pas volontiers la source.

C'est ainsi que, à la demande de la déviation de ses hanches, le cheval est tout porté à les soustraire, au moins en partie, à notre domination, en faisant participer au mouvement

L’importanza risultante dalla disposizione delle anche non deve essere estranea neppure all’equitazione di campagna.

Quest’ultima, è vero, non richiede un impiego delle forze dell’animale che abbia la purezza d’armonia che deve caratterizzare l’equitazione sapiente; ma succede sempre che essa esiga il dominio delle forze del cavallo nella misura in cui il suo usuale impiego comporta.

Questo dominio incontrerà i principali ostacoli nelle anche, che racchiudono il focolaio delle resistenze le più abituali e le più energiche che il cavallo può presentare.

L’istinto sembra dire al cavallo che la sua potenza è là dove risiedono le sue forze impulsive ed esso non ce ne affida volentieri la sorgente.

È così che, alla richiesta della deviazione delle anche, il cavallo è tutto portato a sottrarle, almeno in parte, al nostro dominio, facendo partecipare al movimento

67

ses épaules, dont le déplacement par côté réduit d'autant la soumission que nous voulons imposera ses hanches.

Il faut s'opposer rigoureusement à cette tendance, sous peine de n'arriver jamais à dominer parfaitement les hanches, à les détacher complètement.

Lorsqu'on demandera leur déviation, les épaules devront donc être maintenues exactement dans la direction qu'elles suivaient, si le cheval est en marche, et sur une même place, si le cheval est de pied ferme.

Dans ce dernier cas, il ne faudra pas rechercher l'immobilité des épaules; loin de là, surtout s'il s'agit d'équitation savante; la légèreté, qui ne doit être alors jamais perdue de vue, réclamant la mise en jeu de tous les ressorts, sa perfection ne permettant qu'aucun d'eux demeure inerte.

Que de fois les résistances du bout de devant ont leur origine dans le manque de soumission des hanches, en sont la conséquence,

le sue spalle, il cui spostamento laterale riduce in proporzione la sottomissione che vogliamo imporre alle anche.

Bisogna opporsi rigorosamente a questa tendenza, per non correre il rischio di non arrivare mai a dominare perfettamente le anche, a non spostarle completamente.

Quando si richiederà la loro deviazione, le spalle dovranno essere dunque mantenute esattamente nella direzione che seguivano, se il cavallo è in movimento, e nello stesso posto, se il cavallo è a piè fermo.

In quest’ultimo caso non si dovrà ricercare l’immobilità delle spalle; tutt’altro, soprattutto se si tratta d’equitazione sapiente; poiché la leggerezza, che non dev’essere dunque mai persa di vista, esige la messa in gioco di tutte le molle, poiché la sua perfezione non permette che qualcuna rimanga inerte.

Quante volte le resistenze dell’estremità anteriore hanno la loro origine nella mancanza di sottomissione delle anche, ne sono la conseguenza,

68

par suite de la solidarité qui se manifeste instinctivement entre toutes les contractions musculaires et qui fait que les résistances se soutiennent mutuellement!

En raison du mode de rapport existant entre le cavalier et son cheval, toute résistance du bout de devant est aussitôt perçue par le cavalier; sa main l'en avertissant dès qu'elle se manifeste. Mais il n 'a pas toujours dans son assiette le sentiment nécessaire pour se rendre compte, avec la même évidence, des résistances émanant des hanches.

Il en résulte que, souvent, l'impression ressentie par sa main, trompant le cavalier et lui faisant prendre l'effet pour la cause, le porte à trop concentrer ses efforts sur la mâchoire et l'encolure. Qu'il interroge aussi les hanches, leur demandant de s'actionner, de dévier à droite, à gauche, en se détachant nettement avec légèreté, et il verra combien de fois les résistances perçues par sa main avaient leur source dans l'inertie des hanches.

a causa della solidarietà che si manifesta istintivamente tra tutte le contrazioni muscolari e che fa sì che le resistenze si sostengano vicendevolmente!

In ragione del tipo di rapporto esistente tra il cavaliere e il cavallo, ogni resistenza dell’estremità anteriore è immediatamente percepita dal cavaliere; poiché la sua mano l’avverte non appena si manifesta. Ma non sempre il cavaliere ha nell’assetto il sentimento necessario per rendersi conto, con la stessa evidenza, delle resistenze che emanano dalle anche.

Ne risulta che, sovente, l’impressione provata dalla mano, ingannando il cavaliere e facendogli prendere l’effetto per la causa, lo porta a concentrare troppo i suoi sforzi sulla mandibola e sull’incollatura. Che interroghi pure le anche, chiedendo loro di mettersi in azione, di deviare a destra, a sinistra, spostandosi nettamente con leggerezza, e vedrà quante volte le resistenze percepite dalla mano avevano la loro sorgente nell’inerzia delle anche.

69

Les hanches ne cesseront de provoquer les résistances à la main qu'après leur complète soumission, qui sera constatée par leur détachement, c'est-à-dire lorsqu'elles dévieront avec promptitude et moelleux à la légère pression de l'une ou de l'autre jambe.

C'est alors seulement que le cavalier pourra mettre le cheval droit, dans la balance des talons.

Arrivé à ce point, si le cavalier provoque une légère augmentation d'impulsion et ne laisse pas la masse y céder, il ressentira comme des ondulations, semblables à une nappe d'eau passant sous son assiette.

Là se trouve le but qu'il y aurait lieu d'atteindre, si c'était l'équitation savante qui fût envisagée.

Ce n'est pas sans motifs - je crois en donner des preuves - que je m'étends aussi longuement sur le rôle qui revient aux hanches dans l'exploitation des forces du cheval.

On voit d'ailleurs, lorsqu'on examine sa

Le anche non cesseranno di provocare le resistenze alla mano che dopo la loro completa sottomissione, che sarà constatata dal modo in cui si sposteranno, cioè quando devieranno con prontezza e scioltezza alla leggera pressione dell’una o dell’altra gamba.

Soltanto allora il cavaliere potrà mettere il cavallo diritto, nella bilancia dei talloni.

Arrivato a tal punto, se il cavaliere provoca un leggero aumento d’impulso e non lascia che la massa vi ceda, sentirà come delle ondulazioni, somiglianti a una superficie d’acqua che scorre sotto il suo assetto.

Là si trova lo scopo che converrebbe raggiungere se fosse l’equitazione sapiente a esser presa in considerazione.

Non è senza motivo - credo di darne prove - che mi soffermo così a lungo sul ruolo che spetta alle anche nell’utilizzazione delle forze del cavallo.

Si vede d’altronde, quando si esamina la sua

70

construction, que les épaules ne sont faites, en quelque sorte, que pour donner réponse aux hanches, à l'impulsion qui en émane. Certainement, les épaules ont des qualités et des imperfections qui leur sont propres ; mais que de fois elles fonctionnent, s'étendent mal, parce que les hanches ne les chassent pas bien!

En forçant un peu l'image, on pourrait dire qu'il en est des épaules et des hanches comme des ailes du moulin à vent et de la force qui les met en action.

Lorsque les jarrets traînent, fonctionnent mal, il est donc inexact de dire, ainsi que cela a lieu communément: «Les jarrets ne suivent pas les épaules». Pour rester dans la vérité des choses, il y aurait lieu de renverser la proposition en disant: «Les jarrets ne chassent pas les épaules». Car ce n'est pas aux épaules qu'il appartient de tirer à elles les hanches, mais bien aux hanches de chasser en avant les épaules.

costruzione, che le spalle non sono fatte, in qualche modo, che per dar risposta alle anche, all’impulso che ne emana. Certamente, le spalle hanno qualità e imperfezioni che sono loro proprie; ma quante volte funzionano, si distendono male, perché le anche non le cacciano bene!

Forzando un po’ l’immagine, si potrebbe dire che per le spalle e le anche succede come per le pale del mulino a vento e della forza che le mette in azione.

Quando i garretti si trascinano, funzionano male, è dunque inesatto dire, come comunemente avviene: «I garretti non seguono le spalle». Per restar nella verità delle cose converrebbe rovesciare la proposizione dicendo: «I garretti non cacciano le spalle». Perché non tocca al le spal le t i rare a sé le anche, bensì alle anche cacciare avanti le spalle.

71

Le cheval de campagne se dirigeant presque uniquement à l'aide de la main, et le cavalier étant d'ailleurs prédisposé à s'en servir bien plutôt que de ses jambes, il est devenu vulgaire de dire que le gouvernail du cheval réside dans son encolure.

Cela peut être vrai pour le cheval qui est obéissant et auquel on ne demande que ce que comporte l'équitation courante. Mais, comme je l'ai dit déjà, il en est autrement, lorsque les exigences, augmentant, demandent plus d'accord entre l'avant et l'arrière-main, et surtout si le cheval se refuse à l'obéissance. Dans ce dernier cas, le cavalier, tout en pouvant, je suppose, diriger l'encolure comme il l'entend, ne sera cependant nullement maitre d'engager le cheval récalcitrant dans la direction qu'il se refuse à prendre.

Comme exemple, je rappellerai ce que j'ai dit du cheval qui, tenant à l'écurie, s'obstine à y retourner par un demi-tour à gauche. L'inflexion à droite de son encolure est

Poiché il cavallo di campagna si dirige quasi unicamente con l’aiuto della mano e il cavaliere è peraltro predisposto a servirsene assai più che delle gambe, è diventato comune dire che il timone del cavallo risiede nell’incollatura.

Ciò può esser vero per il cavallo obbediente e al quale non si richieda se non ciò che comporta l’equitazione corrente. Ma, come ho già detto, le cose stanno altrimenti quando le esigenze, aumentando, richiedono un maggior accordo tra l’estremità anteriore e quella posterio-re, e soprattutto se il cavallo si rifiuta di obbedire. In quest’ultimo caso, il cavaliere, potendo, suppongo, dirigere l’incollatura come vuole, non sarà tuttavia affatto padrone di mandare il cavallo ricalcitrante nella direzione che si rifiuta di prendere.

Come esempio ricorderò ciò che ho detto del cavallo che, tirando verso la scuderia, si ostinava a ritornarvi con un dietro-front a sinistra. L’inflessione a destra dell’incollatura è

72

impuissante à empêcher ce demi-tour. Mais que le cavalier, concentrant ses efforts sur les hanches, les fasse dévier à gauche, les disposant ainsi en arc-boutant, et le demi-tour de ce côté deviendra impossible.

Le cavalier aura donc à faire appel à deux forces du même côté, rêne et talon droits, pour dominer les hanches, les faire dévier. Ce n'est qu'après les avoir disposées à gauche, c'est-à-dire après avoir assuré la direction en se prémunissant contre le demi-tour, que la marche sera sollicitée.

Chaque fois que la défense se renouvellera, il faudra revenir à la même succession de procédés.

Une raison analogue doit engager à mettre au galop sur le pied gauche le cheval qui, à l'obstacle, est disposé à se dérober à gauche; parce qu'alors le cavalier, pouvant plus facilement traverser sa monture à gauche, l'entravera d'autant mieux dans sa tendance à obliquer de ce côté: c'est généralement le

impotente a impedire il dietro-front. Ma che il cavaliere, concentrando i suoi sforzi sulle anche, le faccia deviare a sinistra, disponendole così ad arco di spinta e il dietro-front da questa parte diventerà impossibile.

Il cavaliere dovrà dunque far ricorso a due forze dello stesso lato, redine e tallone destri, per dominare le anche, per farle deviare. È solo dopo averle disposte a sinistra, vale a dire dopo aver assicurato la direzione, premunendosi contro il dietro-front, che verrà sollecitato il movimento in avanti.

Ogni volta che si ripeterà la difesa, bisognerà tornare alla stessa successione di procedimenti.

Un’analoga ragione deve obbligare a mettere al galoppo sul piede sinistro il cavallo che, in direzione dell’ostacolo, è disposto a scartare a sinistra; perché in tal caso il cavaliere, potendo mettere più facilmente di traverso la sua cavalcatura a sinistra, tanto meglio l’ostacolerà nella tendenza a obliquare da questo lato: generalmente si

73

contraire qui se fait, dans la croyance que le cheval, galopant sur le pied droit, obliquera moins facilement à gauche. Mais les conséquences qu'entraîne la disposition des hanches priment les considérations qui peuvent militer en faveur de celte dernière manière de faire. La pratique est là pour en témoigner.

Il est important aussi, en pareille occurrence, d'empêcher le cheval de prendre un surcroît d'impulsion, dont il s'emparerait pour nous dominer et fuir l'obstacle qu'il ne veut pas aborder.

La disposition des hanches doit être, certainement, l'objet de préoccupations moins constantes dans les exercices du dehors que dans la pratique de l'équitation savante; mais son importance est trop grande pour ne pas fixer l'attention du cavalier, dans tout emploi du cheval, quel qu'il soit.

D'Aure faisait de fréquents appels à la disposition des hanches, et avec une grande habileté, s'aidant souvent et avec un à-propos rare

fa il contrario, nella credenza che il cavallo, galoppando sul piede destro, obliquerà meno facilmente a sinistra. Ma le conseguenze che la disposizione delle anche provoca superano le considerazioni che possono militare a favore di quest’ultima maniera di fare. La pratica è là per testimoniarne.

È importante inoltre, in simile circostanza, impedire al cavallo di prendere un sovrappiù d’impulso di cui si impadronirebbe per dominarci e sfuggire l’ostacolo che non vuole affrontare.

La disposizione delle anche dev’essere certamente l’oggetto di preoccupazioni meno costanti negli esercizi all’aperto che nella pratica dell’equitazione sapiente; ma la sua importanza è troppo grande per non fissare l’attenzione del cavaliere in ogni impiego del cavallo, quale esso sia.

D’Aure faceva frequenti ricorsi alla disposizione delle anche e, con una grande abilità, si aiutava spesso e con un raro a proposito

74

de la rêne d'opposition, soit au manège, soit dans l 'équitation de campagne.

Le gouvernail du cheval réside donc dans son arrière-main plutôt que dans son avant main. Mais ce serait agir en opposition avec la nature même de l'animal si, pour le tourner, nous n'utilisions pas, à la fois, ses deux bouts.

Pour s'en convaincre, il suffit d'examiner le cheval livré à lui-même et tournant en employant alors ses moyens instinctifs. Un cheval vient d'échapper aux mains de l'homme qui le conduisait, et lorsque, tout animé, il se cadencera dans un trot énergiquement soutenu, l'œil du spectateur pourra suivre, avec toute facilité, les moyens employés par l'animal pour opérer le tourner. A moins qu'une cause d'effroi ne le fasse revenir brusquement sur lui-même, jamais ses épaules n'iront adroite sans que ses hanches dévient à gauche. Et, aussi longtemps que le cheval tournera, il en sera ainsi.

della redine di opposizione, sia in maneggio, sia nell’equitazione di campagna.

Il timone del cavallo risiede dunque nel treno posteriore, piuttosto che in quello anteriore. Ma sarebbe agire contrariamente alla natura stessa dell’animale se, per farlo girare, non utilizzassimo contem-poraneamente le sue due estremità.

Per convincersene, basta esaminare il cavallo in libertà e che quindi gira impiegando i suoi mezzi istintivi. Un cavallo è appena scappato dalle mani dell’uomo che lo conduceva e quando, tutto animato, si cadenzerà in un trotto energicamente sostenuto, l’occhio dello spettatore potrà seguire con tutta facilità i mezzi impiegati dall’animale per operare la girata. A meno che una causa di spavento non lo faccia ritornare bruscamente su se stesso, mai le sue spalle andranno a destra senza che le anche devìino a sinistra. E per quanto a lungo il cavallo girerà, sarà così.

75

On peut s'en convaincre, en examinant les traces laissées sur le sol par les pieds du cheval mis en cercle au trot à la longe. Elles montrent que les épaules chevauchent de dehors en dedans; tandis que les hanches, au contraire, chevauchent de dedans en dehors. Ce chevauchement sera surtout appréciable si le trot est franc et si le cercle, sur lequel le cheval tourne, n'est pas d'un trop grand rayon.

Le cheval se meut donc instinctivement sur le cercle en prenant une succession de tangentes, et non en se ployant conformément à la courbure de la ligne qu'il suit.

Certainement, le dressage aidant, on peut arriver à ployer sur le cercle le cheval monté, mais dans une certaine mesure seulement; car, si les articulations de l'encolure permettent de donner à celte région le degré d'inflexion qui convient au cavalier, il n'en est plus de même du rein, et surtout de la tige dorsale, dont les articulations ne jouissent que d'un jeu très restreint.

Ci si può convincere di ciò esaminando le orme lasciate sul terreno dai piedi del cavallo messo alla corda in circolo, al trotto. Esse mostrano che le spalle si scavalcano dall’esterno all’interno; mentre le anche, al contrario, si scavalcano dall’interno all’esterno. Questo scavalcamento sarà soprattutto apprezzabile se il trotto è franco e se il circolo, sul quale gira il cavallo, non è di un raggio troppo grande.

Il cavallo sul circolo si muove dunque istintivamente prendendo una successione di tangenti e non piegandosi conformemente alla curvatura della linea che segue.

Certamente, con l’aiuto dell’addestramento, si può arrivare a incurvare sul circolo il cavallo montato, ma soltanto in una certa misura; perché, se le articolazioni dell’incollatura permettono di dare a questa regione il grado di flessione che al cavaliere conviene, non succede altrettanto per le reni e soprattutto per la spina dorsale, le cui articolazioni non godono che di un gioco molto limitato.

76

Dans l 'équitation de campagne, bien que le cavalier conduise le cheval avec la main, les hanches n'en sont pas moins sollicitées à participer au tourner. Nos actions ne sauraient s'exercer sur l'un des deux bouts du cheval, sans tendre à réagir sur l'autre bout. Par suite, lorsque la main détermine le déplacement des épaules à droite, elle provoque, en même temps, la déviation des hanches à gauche.

Cette réaction sur les hanches se produit, quelle que soit la façon dont la tète et l'encolure sont utilisées pour le tourner, et elles peuvent l'être de deux manières.

Ainsi, pour le tourner à droite, la tète peut être dirigée à droite et entraîner l'encolure, puis les épaules, du côté du tourner.

Ou bien, la tète peut être portée à gauche, puis refoulée sur l'encolure qui s'infléchit à gauche, tout en s'inclinant et portant son poids à droite, de manière à entraîner les épaules dans cette direction.

Nell’equitazione di campagna, benché il cavaliere conduca il cavallo con la mano, le anche non sono meno sollecitate a partecipare alla girata. Le nostre azioni non potrebbero esercitarsi su una delle due estremità del cavallo senza tendere a reagire sull’altra estremità. Di conseguenza, quando la mano determina lo spostamento delle spalle a destra, provoca nello stesso tempo, la deviazione delle anche a sinistra.

Questa reazione sulle anche si produce quale che sia il modo in cui la testa e l’incollatura sono utilizzate per la girata, ed esse possono esserlo in due modi.

Così, per la girata a destra, la testa può essere diretta a destra e trascinare l’incollatura, poi le spalle, dal lato della girata.

Oppure, la testa può essere portata a sinistra, poi respinta sull’incollatura che si flette a sinistra, inclinandosi e portando il proprio peso a destra, in modo da trascinare le spalle in questa direzione.

77

Dans un cas comme dans l'autre, les hanches, par suite de la réaction qu'elles éprouvent, contribuent à diriger le cheval vers la droite Dans le premier cas, c'est en déviant à gauche, conséquence naturelle du déplacement à droite de l'autre bout du cheval.

Dans le second cas,' c'est en s'infléchissant à gauche; cette inflexion é tant provoquée parcelle de l'encolure, qui tend instinctivement à s'étendre à toute la tige vertébrale.

Les actions du cavalier, répondant à ces deux modes d'emploi du bout de devant pour le tourner, sont:

Pour le premier, l'ouverture de la rêne du dedans, dite aussi «rêne directe»;

Pour le second, la pression contre l'encolure de la rêne du dehors, dite aussi «rêne contraire».

Le premier mode est le plus simple, le plus naturel, celui qui éclaire le mieux le cheval et dont l'effet est le plus certain.

In un caso come nell’altro, le anche, in conseguenza della reazione che subiscono, contribuiscono a dirigere il cavallo verso destra. Nel primo caso ciò si verifica con la deviazione delle anche a sinistra, naturale conseguenza dello spostamento a destra dell’altra estremità del cavallo.

Nel secondo caso con la flessione a sinistra, poiché questa flessione è provocata dalla flessione dell’incollatura che tende a propagarsi istintivamente a tutta la colonna vertebrale.

Le azioni del cavaliere, rispondenti a questi due modi d’impiego dell’estremità anteriore per la girata, sono:

nel primo modo l’apertura della redine interna, detta anche «redine diretta»;

nel secondo, la pressione contro l’incollatura della redine esterna, detta anche «redine contraria».

Il primo modo è il più semplice, il più naturale, quello che illumina meglio il cavallo e il cui effetto è il più certo.

78

Le deuxième ne peut donner le résultat visé que si l'encolure présente une certaine flexibilité.

Si, dans la demande du tourner à droite, l'encolure ne s'infléchissait pas à gauche, ce serait le tourner à gauche, au contraire, qui serait provoqué.

En effet, la pression d'une rêne ne présente pas la simplicité d'impression qui caractérise son ouverture, et dont l'effet est un.

Ainsi, dans la demande du tourner à droite, la pression de la rêne gauche sur l'encolure tend bien à porter les épaules à droite; mais cette pression est accompagnée forcément d'une action d'avant en arrière, répondant à l'emploi de la rêne d'opposition, si fréquent pour vaincre la résistance des hanches et parfois si délicat pour les disposer en secondant l'action du talon du même côté.

Si c'est l'effet dû à la traction de la rêne qui prédomine, ce qui se produit quand l'encolure ne s'infléchit pas,

Il secondo non può dare il risultato cui si mira se l’incollatura non presenta una certa flessibilità.

Se, nella richiesta di girare a destra, l’incollatura non si flettesse a sinistra, sarebbe, al contrario, la girata a sinistra a essere provocata.

In effetti, la pressione di una redine non presenta la semplicità d’impressione che ne caratterizza l’apertura e il cui effetto è unico.

Così nella richiesta di girare a destra, la pressione della redine sinistra sull’incollatura tende sì a portare le spalle a destra, ma questa pressione è accompagnata forzatamente da un’azione dall’avanti all’indietro, che risponde all’impiego della redine d’opposizione, così fre-quente per vincere la resistenza delle anche e talvolta così delicato per disporle assecondando l’azione del tallone dello stesso lato.

Se predomina l’effetto dovuto alla trazione della redine, ciò che si verifica quando l’incollatura non si flette,

79

les hanches se rangeant à droite, le cheval fera face à gauche.

Ainsi en est-il chez le jeune cheval qui n'a pas été familiarisé avec l'emploi de la bride, lorsque le cavalier, voulant le diriger avec la main de la bride seule, portera la main à droite. Suivant la manière dont son encolure répondra à cette action, on le verra disposé à tourner soit à droite, soit à gauche.

Afin qu'il en soit autrement, il faudra recourir aux moyens que donnent les méthodes de dressage pour amener le cheval à l'obéissance de la main de la bride, puis laisser faire le temps, d'où découlera l'habitude, ce f acteur essentiel du dressage du cheval destiné à l'équitation courante.

il cavallo farà fronte a sinistra, poiché le anche si spostano a destra.

Così succede nel cavallo giovane non familiarizzato con l’uso della briglia, quando il cavaliere, volendo dirigerlo solo con la mano della briglia59, porterà la mano a destra. A seconda del modo in cui l’incollatura risponderà a questa azione, lo si vedrà disposto a girare sia a destra sia a sinistra.

Affinché succeda altrimenti, bisognerà ricorrere ai mezzi che i metodi d’addestramento offrono per portare il cavallo all’obbedienza della mano della briglia, poi lasciar fare al tempo; da cui scaturirà l’abitudine, questo fattore essenziale dell’addestramento del cavallo desti-nato all’equitazione corrente.

59 N.d.T.: nella terminologia classica, mano della briglia era la mano sinistra. La sinistra guidava, la destra teneva l’arma o la bacchetta, la gaule in francese.

80

CHAPITRE V

Inflexion à gauche de la tige vertébrale; ses causes; ses conséquences. - Travail qu'exige la recherche de la position droite. - Conséquences d'une résistance invaincue. - Combinaisons d'aides que comporte la recherche du cheval droit. - Les rênes. - Les talons. – Mode d'emploi de chaque talon.

L'inflexion, par côté, de la tige vertébrale, dont je viens de parler à propos du tourner, ne se manifeste pas seulement lorsque le cavalier la provoque. Elle existe a priori, à des degrés divers, chez tous les chevaux, pourrait-on dire, et c'est à gauche, presque toujours, qu'elle apparaît. En voici les raisons:

Dans le ventre de la mère, le poulain est, d'habitude, replié à gauche, sa tête touchant son épaule de ce côté. Puis, viennent les pratiques

CAPITOLO V

Inflessione a sinistra della colonna vertebrale; le cause; le conseguenze. - Lavoro che la ricerca della posizione diritta esige. - Conseguenze di una resistenza non vinta. - Combinazione di aiuti che la ricerca del cavallo diritto comporta. - Le redini. - I talloni. - Modo d’impiego di ciascun tallone.

L’inflessione da un lato della colonna vertebrale, della quale ho appena parlato a proposito della girata, non si manifesta soltanto quando il cavaliere la provoca. Esiste a priori, a diversi gradi, in tutti i cavalli, si potrebbe dire, ed è a sinistra, quasi sempre, che si manifesta. Eccone le ragioni:

nel ventre della madre, il puledro è, d’abitudine, ripiegato a sinistra, con la testa che tocca la spalla di questo lato. Poi vengono le pratiche

81

journalières du cavalier. Le cheval est toujours disposé à regarder l'homme qui vient à lui. Or, c'est à gauche que le cavalier aborde le cheval pour lui donner sa nourriture, le panser, le seller, le sangler, le brider. C'est encore à gauche qu'il lui fait faire demi-tour pour le sortir de l'écurie, puisqu'il le monte ou le conduit en main. J'ai cru remarquer aussi que la plupart des chevaux se couchent plus volontiers sur le côté droit, et ce décubitus concorde avec l'inflexion à gauche.

En Autriche, en Allemagne, pour les promenades en main, beaucoup de chevaux de maîtres sont pourvus à droite d'une fausse rêne fixée au surfaix, de manière à empêcher l'inflexion de l'encolure à gauche.

On a avancé que, pour combattre cette inflexion, il suffisait de faire tomber la crinière à droite. L'explication en est ainsi donnée: Pour voir les mouvements de son cavalier, qui ne sont pas sans appeler son

giornaliere del cavaliere. Il cavallo è sempre pronto a guardare l’uomo che gli si avvicina. Ora, è a sinistra che il cavaliere avvicina il cavallo per dargli la razione, per governarlo, per sellarlo, per stringere il sottopancia, per mettergli la briglia. È ancora a sinistra che gli fa fare dietro - front per farlo uscire dalla scuderia, sia che lo monti o che lo porti a mano. Ho creduto anche di notare che la maggior parte dei cavalli si coricano più volentieri sul lato destro, e questo decubito concorda con l’inflessione a sinistra.

In Austria, in Germania, per le passeggiate a mano, molti cavalli di maestri60 sono provvisti a destra di una falsa redine fissata al sopraffascia, in modo da impedire l’inflessione dell’incollatura a sinistra.

È stato affermato che, per combattere questa inflessione, fosse sufficiente far cadere la criniera a destra. La spiegazione ne é così data: per vedere i movimenti del suo cavaliere, che richiamano necessariamente la sua

60 N.d.T.: erano cavalli da sella destinati a cavalieri di un certo rango sociale.

82

attention, le cheval, pour les apercevoir à droite aussi bien qu'à gauche, est incité à tourner la tête plus à droite qu'à gauche, par suite de l'obstacle que la crinière présente à son regard . Et cela suffirait pour combattre victorieusement l'inflexion à gauche. Peut être en est-il ainsi chez les chevaux à crinière très fournie, mais non chez les autres, autant du moins que j'ai pu l'observer.

L'opinion, qui attribue une importance réelle au côté où tombe la crinière, a été fortement défendue par M. de Sainte-Reine, homme de cheval d'une grande valeur, que j'ai beaucoup connu. Je me souviens qu'obéissant à son amour des chevaux, il ramassait, pour les jeter à l'égout, tous les clous et pointes qu'il trouvait sur son chemin, dans la crainte que le pied d'un cheval n'en fût offensé.

Pour vaincre l'inflexion à gauche de l'encolure, on croit communément - et que de fois l'ai-je entendu dire! - qu'en l'infléchissant à droite, c'est ce côté qu'on assouplit.

attenzione, il cavallo, per scorgerli a destra altrettanto bene che a sinistra, è spinto a girare la testa più a destra che a sinistra, in conseguenza dell’ostacolo che la criniera rappresenta per il suo sguardo. E ciò sarebbe sufficiente per combattere vittoriosamente l’inflessione a sinistra. Può darsi che sia così nei cavalli con una criniera molto folta, ma non negli altri, per quanto almeno abbia potuto notare.

L’opinione, che attribuisce una reale importanza al lato in cui cade la criniera, è stata fortemente difesa dal Signor de Sainte-Reine, uomo di cavalli d’un grande valore, che ho conosciuto bene. Ricordo che, obbedendo al suo amore per i cavalli, raccoglieva, per gettarli nel fossato, tutti i chiodi e gli oggetti appuntiti che trovava sul suo cammino, nel timore che il piede di un cavallo ne fosse offeso.

Comunemente si crede - e quante volte l’ho sentito dire! - che per vincere l’inflessione dell’incollatura a sinistra si ammorbidisce il lato destro se lo si flette a destra.

83

C'est le contraire, c'est la rétraction des muscles de gauche que l'on fait disparaître. D'une manière générale, lorsqu'on fait fléchir une articulation, ce ne sont pas les muscles déterminant la flexion qu'on assouplit, mais bien ceux qui s'y opposent, car ce sont ceuxlà qui doivent céder, se détendre.

L'inflexion à gauche, si commune chez les chevaux, ayant pour conséquence de donner aux hanches une disposition qui leur fait chasser les épaules vers la droite, il en résulte que, aussi longtemps que cette fausse position subsistera, l'harmonie parfaite des mouvements ne saurait être obtenue, car il sera impossible d'établir entre l'arrière et l'avantmain l'exactitude de rapport qui assure cette harmonie ; et l'écuyer rencontrera là une source intarissable de résistances.

La haute équitation exige que cette source soit tarie. L'œuvre est longue à accomplir et réclame tout le talent de l'écuyer. Voici ce

È il contrario, é la ritrazione dei muscoli di sinistra che si fa scomparire. Nella maggior parte dei casi, quando si fa flettere un’articolazione, non si ammorbidiscono i muscoli che determinano la flessione, bensì quelli che si oppongono, perché sono quelli che debbono cedere, distendersi.

Poiché l’inflessione a sinistra, così comune nei cavalli, ha come conseguenza di dare alle anche una disposizione che fa loro cacciare le spalle verso destra, ne risulta che, per quanto a lungo durerà questa falsa posizione, non potrà essere ottenuta la perfetta armonia dei movimenti, perché sarà impossibile stabilire tra il treno anteriore e il posteriore l’esattezza del rapporto che assicura questa armonia; e l’écuyer si imbatterà in una inestinguibile sorgente di resistenza.

L’alta equitazione esige che questa sorgente venga prosciugata. L’opera è lunga da compiere e richiede tutto il talento dell’écuyer. Ecco quello

84

qu'en dit le célèbre d'Auvergne: «L'homme de cheval, avec toute la perfection de l'art, passe sa vie à corriger cette imperfection». Baucher n'eût pas mieux dit.

La position rigoureusement droite ne peut être obtenue, en effet, qu'à l'aide d'un travail aussi persévérant qu'intelligent, qui consiste à suivre les résistances dans toutes leurs manifestations, pour les combattre et les détruire.

Si une résistance était laissée incomplètement vaincue, si elle n'était pas détruite jusque dans ses dernières racines et que le cavalier passât outre, il serait certain de la rencontrer dans la suite de son travail, et en toute occasion où cette résistance trouverait à se manifester.

Mais l'art n'est pas ingrat et cette lutte contre les résistances offre un intérêt de tous les instants à l'écuyer qui possède vraiment le sentiment de son art. Si la tâche est laborieuse, le but qui lui est offert est trop fertile

che ne dice il celebre d’Auvergne61: «L’uomo di cavalli, con tutta la perfezione dell’arte, passa la vita a correggere questa imperfezione.» Baucher non avrebbe detto meglio.

La posizione rigorosamente diritta non può essere ottenuta, in effetti, che con l’aiuto di un lavoro tanto perseverante quanto intelligente, che consiste nel seguire le resistenze in tutte le loro manifestazioni, per combatterle e distruggerle.

Se una resistenza fosse lasciata non completamente vinta, se non fosse distrutta fin nelle sue ultime radici e se il cavaliere passasse oltre, sarebbe certo di incontrarla nel proseguo del lavoro e in ogni occasione in cui questa resistenza trovasse modo di manifestarsi.

Ma l’arte non è ingrata e questa lotta contro le resistenze offre in ogni momento un interesse all’écuyer che possegga veramente il sentimento della propria arte. Se il compito è laborioso, la meta che gli viene offerta è troppo fertile

61 N.d.T.: Jacques-Amable d’Auvergne (1729 - 1798) «può essere considerato il fondatore dell’equitazione militare francese» scrive l’Hotte nei suoi Souvenirs, a pag. 340: «Ha spogliato l’equitazione militare delle ultime superfluità che ancora presentava, per rinchiuderla nei soli bisogni della truppa a cavallo». In d’Auvergne, che dichiarava di considerare assai poco «tutto quel lavoro brillante del maneggio che non serva nulla», attraverso tre suoi illustri allievi, Boisdeffre, Bohan, Chabannes, l’A. ritrova le affinità con il passato dell’equitazione di d’Aure.

85

en conséquences heureuses pour qu'on ne s'efforce pas d'y atteindre. Le cheval droit a une importance telle qu'il constitue - je l'ai dit déjà et le répète encore - la base même sur laquelle repose l'équitation savante; la légèreté ayant pour pierre angulaire la position droite.

Les moyens pratiques qui conduisent à cette rectitude de position, étant commandés par les résistances qui s'y opposent, varient comme ces résistances mêmes. Ils font, par suite, appel à toutes les combinaisons que comportent les aides supérieures et inférieures. Je vais en donner une esquisse:

Les deux rênes, dans leurs actions combinées, peuvent agir par ouverture, pression ou traction. Lorsque j'ai parlé du tourner, demandé avec les mains, j'ai indiqué les effets produits sur l'avant-main d'une part, sur l'arrière-main d'autre part, par ces différentes actions que j'ai appliquées à l'emploi isolé d'une rêne.

di felici conseguenze perché non ci si sforzi di raggiungerla. Il cavallo diritto ha una tale importanza da costituire - l’ho già detto e lo ripeto ancora - la base stessa sulla quale poggia l’equitazione sapiente; poiché la leggerezza ha come pietra angolare la posizione diritta.

I mezzi pratici che conducono a questa rettitudine di posizione, poiché sono comandati dalle resistenze che le si oppongono, variano come queste stesse resistenze. Di conseguenza fanno ricorso a tutte le combinazioni che gli aiuti superiori e inferiori comportano. Ne darò una traccia:

Le due redini, nelle loro azioni combinate, possono agire per apertura, pressione o trazione. Quando ho parlato della girata, richiesta con le mani, ho indicato gli effetti prodotti da una parte sul treno anteriore, dall’altra sul treno posteriore, da quelle differenti azioni che ho applicato all’impiego isolato di una redine.

86

Mais, suivant le besoin, l'autre rêne apporte son concours pour affermir, compléter ou limiter l'action de la rêne dont j'ai développé les effets, et c'est ainsi, que les actions des deux rênes se combinent.

Il faut y ajouter le soutien plus ou moins énergique des poignets, avec leur immobilité absolue, lorsqu'il s'agit de localiser les effets des mains sur le bout de devant.

N'ayant encore rien dit des effets que peuvent produire les actions combinées des deux talons, je vais en parler avec détails. Quand je dis: «talons», je comprends - et l'ai dit déjà autre part - les jambes, ainsi que les éperons; et les éperons ont de grandes vertus.

Le rôle, que jouent les hanches dans l'exploitation des forces du cheval et sur lequel je me suis longuement étendu, est trop important, pour ne pas appeler, d'une manière toute spéciale, l'attention sur les a ides appelées à gouverner le plus directement l'arrière-main, sur l'emploi des talons.

Ma secondo il bisogno, l’altra redine apporta il suo concorso per rinforzare, completare o limitare l’azione della redine di cui ho sviluppato gli effetti ed è così che le azioni delle due redini si combinano.

Bisogna aggiungervi il sostegno più o meno energico dei polsi, con la loro assoluta immobilità, quando si tratta di localizzare gli effetti delle mani sull’estremità anteriore.

Poiché non ho ancor detto alcunché degli effetti che le azioni combinate dei due talloni possono produrre, ne parlerò dettagliatamente. Quando dico: «talloni», intendo - e l’ho già detto altrove - le gambe, così come gli speroni; e gli speroni hanno grandi virtù.

Il ruolo, che le anche svolgono nella valorizzazione delle forze del cavallo e sul quale mi sono tanto dilungato, è troppo importante, per non richiamare, in un modo del tutto speciale, l’attenzione sugli aiuti chiamati a governare il più direttamente il treno posteriore, cioè sull’impiego dei talloni.

87

Leur jeu ne se borne pas à chasser le cheval en avant, à ranger sa croupe soit à droite, soit à gauche. Ce sont là des effets simples qui suffisent à l'équitation élémentaire.

La haute équitation demande aux talons d'autres ressources, que je vais exposer et qui envisageront, à la fois, la recherche de la position droite et l'exécution de mouvements divers.

Les actions combinées des deux talons donnent les résultats suivants, lorsque, un talon pressant les côtes, l'autre talon s'oppose à la déviation des hanches.

Le talon agissant par pression, qui est le premier dont je parle et sur le quel les effets recherchés doivent se concentrer, sollicite le lever du jarret du même côté, puis provoque son engagement sous la masse; et, par son énergie croissante, cette pression détermine l'inflexion du corps, et enfin son inclinaison du côté où elle s'exerce.

Le talon, appelé à produire ces effets, doit

Il loro gioco non si limita a cacciare il cavallo in avanti, a spostare la groppa sia a destra sia a sinistra. Quelli sono effetti semplici che bastano all’equitazione elementare.

L’alta equitazione richiede ai talloni altre risorse, che esporrò e che riguarderanno, contemporaneamente, la ricerca della posizione diritta e l’esecuzione di diversi movimenti.

Le azioni combinate dei due talloni danno i seguenti risultati quando, mentre un tallone preme il costato, l’altro tallone si oppone alla deviazione delle anche.

Il tallone che agisce per pressione, che è il primo di cui parlo e sul quale debbono concentrarsi gli effetti ricercati, sollecita la levata del garretto dallo stesso lato, poi ne provoca l’avanzamento sotto la massa; e, con la sua crescente energia, questa pressione, determina l’inflessione del corpo e infine l’inclinazione dal lato in cui la pressione si esercita.

Il tallone, chiamato a produrre questi effetti

88

faire sa pression tout à fait sur place; tandis que le talon opposé, qui n'agit que suivant le besoin, exerce la sienne d'avant en arrière, mais sans avoir, pour cela, à se déplacer.

Cette dernière action est aussi celle qui doit être employée, lorsqu'il s'agit de faire dévier les hanches. Pratiquée comme elle doit l'être, le regard du spectateur ne saurait la saisir.

Les conséquences, qu'entraîne la pression d'un talon et que je viens d'énumérer, s'appliquent, bien entendu, à la haute équitation, et non à l'équitation élémentaire; mais elles n'en trouvent pas moins leur source dans l'instinct du cheval.

En effet, cette action du talon fait tout d'abord, et tout naturellement, appel au jeu du jarret qui avoisine le point où elle s'exerce. Si elle s'accroît, le cheval y répond par l'inflexion, comme il le ferait à l'écurie, lorsque son corps ne cède pas à la pression de la main appliquée sur les côtes. L'inflexion du corps, s'accentuant sous une pression plus prononcée,

deve esercitare la sua pressione esattamente sul posto; mentre il tallo-ne opposto, il quale non agisce che secondo il bisogno, esercita la sua pressione dall’avanti all’indietro, ma non dovendo per questo spostarsi.

Quest’ultima azione è anche quella che dev’essere impiegata quando si tratta di far deviare le anche. Praticata come dev’esserlo, lo sguardo dello spettatore non riuscirebbe a coglierla.

Le conseguenze, che la pressione di un tallone determina e che ho appena enumerato, si applicano, ben inteso, all’alta equitazione e non all’equitazione elementare; ma non di meno trovano la loro sorgente nell’istinto del cavallo.

In effetti, questa azione del tallone fa ricorso prima di tutto e del tutto naturalmente al gioco del garretto che è vicino al punto in cui si esercita l’azione. Se l’azione aumenta, il cavallo vi risponde con l’inflessione, come lo farebbe in scuderia quando il suo corpo non cede alla pressione della mano applicata sul costato. Accentuandosi, sotto una pressione più pronunciata, l’inflessione del corpo

89

entraîne, par suite, son inclinaison.

Ces effets, basés sur l'instinct, et qui servent à concourir à l'obtention de la position droite, s'accentuent, se régularisent et sont exploités, au fur et à mesure que le dressage progresse.

Ainsi le piaffer est déterminé et rythmé par l'appui alternatif de chaque talon, réglant le lever et le soutien du jarret qui lui correspond et provoquant, en même temps, une certaine inflexion du corps du même côté; comme il en est, en quelque sorte, de l'effet produit chez la danseuse par l'appui de la main sur son flanc, du côté où son corps doit s'infléchir.

Les départs au galop, les changements de pied sont obtenus, avec le cheval maintenu rigoureusement droit, au moyen du talon direct, attirant sous la masse le jarret du même côté.

Par suite du même effet, le talon du dedans

determina, di conseguenza, la sua inclinazione.

Questi effetti, basati sull’istinto, e che servono a concorrere all’ottenimento della posizione diritta, si accentuano, si regolarizzano e vengono utilizzati man mano che l’addestramento progredisce.

Così il piaffo62 é determinato e ritmato dall’appoggio alternato di ciascun tallone che regola la levata e la sospensione del garretto corrisponden-te e provoca nello stesso tempo una certa inflessione del corpo dalla stessa parte; come succede, in qualche modo, alla ballerina per l’effetto prodotto dall’appoggio della mano sul fianco, dal lato in cui il corpo deve flettersi.

Le partenze al galoppo, i cambiamenti di piede sono ottenuti, con il cavallo mantenuto rigorosamente diritto, per mezzo del tallone diretto,63 che attira sotto la massa il garretto dello stesso lato.

In conseguenza dello stesso effetto, il tallone interno

62 N.d.T.: il piaffo, in francese le piaffer, in inglese the piaffe, in tedesco die Piaffe, trotto o passeggio eseguito sul posto, è un’andatura molto rilevata e ritmata. Gli arti prolungano il loro tempo di sospensione. Delle arie basse è quella che esige la più grande riunione. Pur eseguendosi sul posto, «dev’essere sempre animata da un energico impulso che farà avanzare il cavallo non appena cesseranno le azioni che la determinavano» (Articolo 414/4 del Regolamento della F.E.I. dei Concorsi di Addestramento, 1975).63 N.d.T.: tallone diretto. Nel capitolo VII, a pag. 56, l’A. definisce diretto il tallone interno, contrario il tallone esterno.

90

chasse le cheval en avant dans la marche de deux pistes; rengagement, sous le centre, du jarret du dedans entraînant forcément le même engagement du jarret du dehors, à cause du chevauchement de celui-ci sur le premier.

Une raison analogue doit nous guider dans l'emploi de nos talons, lorsque nous pratiquons la leçon de l'épaule en dedans. Pour que le chevauchement du jarret du dedans sur celui du dehors amène le cheval à plier sous lui le jarret du dedans, ce qui est l'un des buts envisagés par cette leçon, il faut que le talon du dehors ait d'abord attiré sous la masse le jarret qui lui correspond.

Pour le tourner, le talon du dedans ayant donné la disposition des hanches en agissant d'avant en arrière, il appartient ensuite à l'un ou à l'autre talon, en pressant sur place, de faire sentir son effet dans le cours du mouvement et suivant la manière d'être du cheval; le talon du dedans agissant, si c'est

caccia il cavallo in avanti nel movimento su due piste; poiché l’avanzamento, sotto il centro, del garretto interno determina forzatamente lo stesso avanzamento del garretto esterno, a causa dello scavalcamento di quest’ultimo sul primo64.

Una ragione analoga deve guidarci nell’impiego dei nostri talloni, quando pratichiamo la lezione della spalla in dentro. Affinché lo scavalcamento del garretto interno su quello esterno porti il cavallo a piegare sotto di sé il garretto interno, ciò che è uno degli scopi ricercati da questa lezione, bisogna che il tallone esterno abbia dapprima attirato sotto la massa il garretto corrispondente65.

Per la girata, avendo il tallone interno dato la disposizione delle anche agendo dall’avanti all’indietro, spetta successivamente all’uno o all’altro tallone, premendo sul posto, di far sentire il proprio effetto nel corso del movimento e secondo il modo d’essere del cavallo; agendo il tallone interno, se è

64 N.d.T.: movimento su due piste, ad esempio appoggiata a sinistra: il posteriore - «garretto» - esterno, in questo caso il destro, scavalca il posteriore interno, sinistro. Se il tallone interno, sinistro, richiama e fa avanzare maggiormente il posteriore sinistro sotto la massa, il posteriore esterno, per poterlo scavalcare, è costretto ad aumentare di altrettanto il suo avanzamento sotto la massa di quanto è avanzato il posteriore interno. L’attività dei due posteriori è ovviamente strettamente interdipendente.65 N.d.T.: movimento su due piste, spalla sinistra in dentro: il posteriore interno, in questo caso il sinistro, scavalca il posteriore esterno. Se il tallone esterno richiama c fa avanzare il posteriore esterno sotto la massa, il posteriore interno, per scavalcarlo, è costretto ad aumentare di altrettanto il suo avanzamento sotto la massa di quanto è avanzato il posteriore esterno.

91

l'inflexion qui est recherchée ; celui du dehors se faisant sentir, s'il y a lieu d'attirer le jarret du dehors, qui a le plus de chemin à faire et qui reste si souvent en arrière.

Il en est de même pour la pirouette.

Dans ce que je viens de dire, qu'on ne voie ri en de nouveau. Frédéric Grison, qui vivait au seizième siècle, attribue à chaque talon, au cours du tourner, le même emploi que celui que je viens d'indiquer. Il s'exprime seulement en d'autres termes, répondant au langage de l'époque.

Quant à l'emploi des aides supérieures et inférieures combinées, je l'appliquerai seulement au redressement du cheval qui s'éloigne de la position droite en se traversant ou en s'infléchissant.

De ces deux fausses positions qui exigent, pour être combattues, une combinaison d'aides inverses, celle qui provient de l'inflexion est la plus fréquente, et aussi la plus longue, la plus difficile à déraciner.

l’inflessione ad essere ricercata; facendosi sentire quello esterno, se occorre attirare il garretto esterno, che ha la strada più lunga da fare e che resta così spesso indietro.

Lo stesso dicasi per la piroetta.

In ciò che ho appena detto non si veda alcunché di nuovo. Federico Grisone66, che viveva nel sedicesimo secolo, attribuisce a ciascun tallone, nel corso della girata, lo stesso impiego di quello che ho testé indicato. Si esprime soltanto in altri termini, rispondenti al linguaggio dell’epoca67.

Quanto all’impiego degli aiuti superiori e inferiori combinati, l’applicherò soltanto al raddriz-zamento del cavallo che si allontana dalla posizione diritta traversandosi o flettendosi.

Di queste due false posizioni che per essere combattute esigono una combinazione di aiuti inversi68, quella che proviene dall’inflessione è la più frequente, ed anche la più lunga, la più difficile da sradicare.

66 N.d.T.: Federico Grisone, cavallerizzo napoletano vissuto nel XVI secolo, «che ebbe per primiero maestro il Sig.Gio. Girolamo Monaco», poi fu allievo di Cola Pagano (si veda Pirro Antonio Ferraro, Cavallo frenato, Venezia 1620, pag. 52 e 53), morì intorno al 1570. Fu, probabilmente maestro di Giovan Battista Pignatelli. E’ autore di un trattato, Gli ordini di cavalcare, stampato a Napoli nel 1550 (« Nell’Anno del Signore MDL») da Giovanni Paolo Suganappo. Il libro fu tradotto presto in quasi tutte le lingue europee e a Parigi, tradotto da Bernard du Poy-Monclar, fu pubblicato da Charles Perrier nel 1559 con il titolo L’ Écurie du S. F. Grisone. Ebbe undici successive edizioni. È considerato il primo vero trattato d’equitazione pubblicato al mondo. Nel suo libro Grisone.non cita, neppure indirettamente, se stesso. Quindi quasi nulla si sa della sua vita.67 N.d.T.: Federico Grisone, Gli ordini di cavalcare, libro primo, carta XVII: «[...] vi dico che hall’ora che farete i torni dalla man destra, si gli vuole tenere la gamba sinistra verso la spalla, ò veramente al dritto delle cegne, e la destra un poco più indietro, vicino al fianco. Et se i torni saranno dalla man sinistra, con simile ordine gli ponerete la gamba destra avante, verso la spalla, e la sinistra verso il fianco, [...]». Questa nota è stata aggiunta al solo scopo di far apprezzare dal lettore la cultura di uomini di cavalli come il generale L’Hotte, che conosceva, e bene, il nostro Federico Grisone anche nei particolari più minuti.68 N.d.T.: come si leggerà nella spiegazione che segue, l’A. stabilisce l’uso di aiuti laterali sinistri per raddrizzare il cavallo traversato che porta la groppa a sinistra, l’uso di aiuti laterali destri per raddrizzare il cavallo che s’incurva, che si flette a sinistra. Perciò l’A. definisce gli aiuti «inversi».

92

Lorsque le cheval se traverse, les hanches sont ramenées sur la ligne que suivent les épaules, par remploi du talon du côté où les hanches dévient et que seconde la rêne du même côté; ainsi, dans le cas où le cheval se traverse à gauche, talon gauche pressant d'avant en arrière, rêne gauche réagissant sur les hanches et fonctionnant comme rêne d'opposition.

Lorsque le cheval s'infléchit, il est redressé par le talon et la rêne du côté opposé à l'inflexion. Par conséquent, dans le cas d'inflexion à gauche, talon droit agissant sur place, rêne droite infléchissant l'encolure à droite, et, par suite, concourant à l'inflexion du corps que le talon provoque.

Je n'irai pas plus loin dans l'emploi des aides supérieures et inférieures combinées, et dont se trouvent ailleurs des applications.

Quando il cavallo si traversa, le anche sono riportate sulla linea che seguono le spalle con l’impiego del tallone del lato verso il quale le anche deviano e che la redine dello stesso lato asseconda; così, nel caso in cui il cavallo si traversi a sinistra, tallone sinistro che preme dall’avanti all’indietro, redine sinistra che reagisce sulle anche e che funziona come redine d’opposizione.

Quando il cavallo si flette, é raddrizzato dal tallone e dalla redine del lato opposto all’inflessione. Di conseguenza, nel caso d’inflessione a sinistra, tallone destro che agisce sul posto, redine destra che flette l’incollatura a destra e, di conseguenza, concorre all’inflessione del corpo che il tallone provoca.

Non andrò oltre nell’impiego degli aiuti superiori e inferiori combinati e di cui altrove si trovano applicazioni.

93

CHAPITRE VI

Pratiques équestres basées sur l'instinct. - Le cheval de course. - Le Rouler. - Moment où les éperons doivent se faire sentir. - Fixité de la position du cavalier. -. Position de Frédéric Archer, des jockeys américains, de Lamplugh. - Inconvénients qu'entraîne l'emploi de la cravache. - Opinion de M. de Baracé. - Utilité pour tout homme de cheval de se servir également de ses deux mains. - Tares des membres postérieurs chez les chevaux de pur-sang. - L'instinct du cheval peut nous éclairer. - Rôles respectifs de la force et du poids dans la marche. - Pourquoi les chevaux de troupe, abandonnés de la main, se couronnent. - Nécessité d'habituer le cheval à parcourir des chemins accidentés. - Les chevaux de chasse du comte d'Aure. - La nature est le premier des maîtres.

Il est à remarquer que la plupart des pratiques auxquelles le cheval est soumis, de même que les effets des talons sur lesquels je me suis étendu, trouvent leur point de départ dans l'instinct même de l'animal;

CAPITOLO VI

Pratiche equestri basate sull’istinto. - Il cavallo da corsa. - Il Rouler. - Momento in cui gli speroni devono farsi sentire. - Fermezza della posizione del cavaliere. - Posizione di Frédérick Archer, dei fantini americani, di Lamplugh. - Inconvenienti che l’impiego della frusta comporta. - Opinione del Signor de Baracé. - Utilità per ogni uomo di cavalli di servirsi ugualmente di ambedue le mani. - Tare degli arti posteriori nei cavalli purosangue. - L’istinto del cavallo può illuminarci. - Ruoli rispettivi della forza e del peso nella marcia. - Perché i cavalli di truppa, abbandonati dalla mano, si incoronano. - Necessità di abituare il cavallo a percorrere cammini accidentati. - I cavalli da caccia del conte d’Aure. - La natura è il primo maestro.

Bisogna notare che la maggior parte delle pratiche alle quali é sottomesso il cavallo, come pure gli effetti dei talloni sui quali mi sono dilungato, trovano il loro punto di partenza nell’istinto stesso dell’animale;

94

son obéissance s'accentuant ensuite, à mesure que ces pratiques lui deviennent plus familières.

C'est ainsi que le cheval est amené à se porter en avant à une légère pression des jambes, après avoir été préalablement soumis aux coups de talons. Aux coups, l'animal ne saurait répondre que par la fuite ou la révolte; et, en raison de sa nature propre, c'est le premier effet qui se produit instinctivement chez le cheval, à moins que le caractère du sujet ne le porte à la rétivité.

Les postillons d'autrefois, empêchés par leurs pesantes bottes fortes de se servir de leurs éperons, et même de leurs jambes, y suppléaient par les saccades de la bride, dont l'effet instinctif est de faire tendre la tête, l'encolure et, par suite, de disposer le cheval à se porter en avant; ce qui faisait dire alors que la bride était l'éperon du postillon. Journellement on voit les paysans employer ce même procédé pour faire marcher leurs chevaux.

dal momento che la sua obbedienza si accentua successivamente, man mano che queste pratiche gli divengono più familiari.

È così che il cavallo è indotto a portarsi in avanti a una leggera pressione delle gambe, dopo esser stato innanzitutto sottomesso ai colpi dei talloni. Ai colpi l’animale non potrebbe rispondere che con la fuga o la rivolta; e, in ragione della sua stessa natura, questo è il primo effetto che istintivamente si produce nel cavallo, a meno che il carattere del soggetto non lo porti alla ritrosia.

I postiglioni69 di un tempo, impossibilitati dai loro pesanti stivaloni70 di servirsi degli speroni, ed anche delle gambe, vi supplivano con gli strapponi della briglia, il cui effetto istintivo è quello di far distendere la testa, l’incollatura e, conseguentemente, di disporre il cavallo a portarsi in avanti; ciò che a quel tempo faceva dire che la briglia era lo sperone del postiglione. Tutti i giorni si vedono i contadini impiegare questo stesso procedimento per far camminare i loro cavalli.

69 N.d.T.: il conducente della vettura di posta o della diligenza. A metà del Cinquecento «si vede comparire un nuovo tipo d’uomo: il postiglione. All’inizio quest’uomo è nello stesso tempo responsabile dei cavalli, della vettura, dei passeggeri e dell’itinerario del viaggio. Fa il viaggio a cavallo. Poco per volta le sue funzioni si scindono in due mestieri differenti: il cocchiere, seduto sulla vettura, condurrà l’insieme, mentre il postiglione, sempre a cavallo, regolerà l’andatura dei cavalli tra due stazioni di posta». (Joseph Jobé, Au temps de cochers, Lausanne 1976).70 N.d.T.: Avevano lo scopo di aumentare, con il loro peso, la stabilità dei postiglioni. I quali potevano anche essere presi da un colpo di sonno, senza il pericolo di cadere.

95

Je dirai encore qu'avec un simple cordeau, fixé au côté gauche du mors du cheval de devant, le charretier le fail tourner, soit à gauche soit à droite; à gauche, en tirant sur le cordeau; à droite, en produisant des saccades, et, plus tard, à l'aide du seul flottement de la corde; parce que l'instinct du cheval le porte à tourner l'encolure du côté où la traction s'exerce et lui fait jeter la tête du côté opposé à celui où la saccade se fait sentir.

Si, allant d'un extrême à l'autre, du cheval de trait on passe au cheval de course, on voit apparaître, pour l'exploiter, des pratiques basées également sur l'instinct de l'animal.

La première condition que doit remplir le cheval de course, c'est la fixité d'appui sur la main.

Pour provoquer cet appui, le cavalier doit agir des mains d'une façon diamétralement opposée à celle que j'ai indiquée, lorsque, envisageant l'équitation savante, je proposais la légèreté comme but; parce que, ici, loin de

Dirò inoltre che con una semplice corda, fissata al lato sinistro del morso del cavallo di testa, il carrettiere lo fa girare, sia a sinistra, sia a destra; a sinistra, tirando la corda; a destra, producendo strapponi, e in seguito, con l’aiuto della sola oscillazione della corda; perché l’istinto del cavallo lo porta a girare l’incollatura dalla parte in cui si esercita la trazione e gli fa gettare la testa dalla parte opposto a quello in cui si fa sentire lo strappone.

Se, andando da un estremo all’altro, dal cavallo da tiro si passa al cavallo da corsa, per utilizzarlo si vedono comparire pratiche ugualmente basate sull’istinto dell’animale.

La prima condizione che il cavallo da corsa deve soddisfare è la fermezza dell’appoggio sulla mano.

Per provocare quest’appoggio, il cavaliere deve agire con le mani in un modo diametralmente opposto a quello che ho indicato quando, mirando all’equitazione sapiente, proponevo la leggerezza come scopo; perché, qui, lungi dal

96

viser ce but, les procédés à employer doivent, au contraire, rechercher la tension plus ou moins énergique des ressorts du bout de devant, qui provoquera la tension des au tres ressorts, le perçant du mouvement, et donnera cette fermeté d'appui donile secours est indispensable au développement de tous les moyens du cheval.

Pour provoquer la tension de l'encolure, les mains ne doivent donc pas, comme pour vaincre ses résistances, s'immobiliser dans leur fixité; loin de là.

Les bras, agissant comme des ressorts mollement trempés, doivent exercer sur les rênes du bridon une traction, à laquelle on verra le cheval opposer instinctivement la tension de sa tête et de son encolure. Les bras, cédant alors progressivement, suivront l'encolure dans son extension, pour s'arrêter là où la tête devra être fixée, et revenir à la traction, si le cheval ne tenait pas, de lui-même, l'appui.

mirare a questo scopo, i procedimenti da impiegare devono, al contrario, ricercare la tensione più o meno energica delle molle dell’estremità anteriore, che provocherà la tensione delle altre molle, la prontezza e l’energia del movimento, e darà quella fermezza d’appoggio il cui ausilio è indispensabile allo sviluppo di tutti i mezzi del cavallo.

Per provocare la tensione dell’incollatura, le mani non devono, come per vincere le sue resistenze, immobilizzarsi nella loro fermezza; al contrario.

Le braccia, agendo come molle morbidamente temprate, devono esercitare sulle redini del filetto una trazione, alla quale si vedrà il cavallo opporre istintivamente la tensione della testa e dell’incollatura. Le braccia, cedendo allora progressivamente, seguiranno l’incollatura nella sua distensione, per fermarsi là dove la testa dovrà essere fissata, e tornare alla trazione, se il cavallo non tenesse, da solo, l’appoggio.

97

Dans l'instinct de l'animal se trouve donc le point de départ des moyens à employer, pour amener le cheval à aller chercher de lui-même la main et pour pouvoir régler ensuite les différents degrés d'extension de l'encolure. Je m'étendrai sur ces moyens lorsque je traiterai de l'équitation de course.

Dès maintenant cependant, je vais en f aire une application au rouler, qui vise l'extension extrême de la tête et de l'encolure, de façon que le poids apporte, dans le dernier et suprême effort, tout le secours qu'il peut donner.

Le rouler doit être réglé. Il ne doit pas se présenter sous la forme d'une agitation désordonnée des bras, se produisant sur des rênes flottantes, ce qui met le cheval hors de lui, le désunit et apporte le désordre dans son action, spectacle qui n'est donné que trop souvent par les cavaliers n'ayant pas l'expérience des luttes de l'hippodrome et qui perdent tout sang-froid à l'approche du poteau gagnant.

Nell’istinto dell’animale si trova dunque il punto di partenza dei mezzi da impiegare per portare il cavallo ad andare a cercare da se stesso la mano e per poter regolare in seguito i differenti gradi di estensione dell’incollatura. Mi dilungherò su questi mezzi quando tratterò l’equitazione da corsa.

Fin d’ora, tuttavia, farò un’applicazione al rouler71, che mira all’estrema distensione della testa e dell’incollatura, in modo che il peso apporti, nell’ultimo e supremo sforzo, tutto il soccorso che può dare.

Il rouler dev’essere regolato. Non deve presentarsi sotto forma di una disordinata agitazione delle braccia che si produce su redini oscillanti, ciò che mette il cavallo fuori di sé, lo disunisce e apporta disordine alla sua azione, spettacolo troppo spesso offerto dai cavalieri che non hanno l’esperienza delle lotte dell’ippodromo e che perdono tutto il sangue freddo all’avvicinarsi del palo d’arrivo.

71 N.d.T.: rouler, è il movimento che il fantino fa con le braccia per spingere il cavallo in corsa, particolarmente nella dirittura d'arrivo, in sincronia con la falcata di galoppo durante l’ultimo tempo (posata dell’anteriore che dà il nome al galoppo). E’ il tentativo di spingere il più avanti possibile la testa del cavallo, perché più l’incollatura si distende, più guadagna l'avanzamento dei posteriori sotto il corpo, quindi la spinta e l'estensione della falcata di galoppo,

98

Pour que le rouler produise un effet utile, il doit marcher de concert avec l'action propre au galop; et voici comment cet accord est obtenu.

Les mains, de la position basse et fixe qu'elles affectaient, ont dû d'abord un peu s'élever. C'est là un premier avertissement donné au cheval. Puis, au moment où ses épaules quittent terre, les poignets, dans un mouvement légèrement circulaire, augmentent la tension des rênes et provoquent ainsi l'opposition instinctive que fait le cheval à ce surcroit d'action des bras, en tendant sa tête et son encolure.

Les mains, alors, suivent le bout de devant dans son extension, qui doit être complète lorsque les épaules s'abaissent, de façon à leur faire couvrir un peu plus de terrain à chaque foulée.

Le rouler, on le conçoit, demande que le cavalier joigne au sentiment des mouvements du cheval un assez long exercice, pour arriver

Affinché il rouler produca un utile effetto, deve procedere di concerto con l’azione propria del galoppo; ed ecco come viene ottenuto questo accordo.

Le mani, dalla posizione bassa e ferma che tenevano, dapprima hanno dovuto alzarsi un po’. Questo è un primo avvertimento dato al cavallo. Poi, nel momento in cui le spalle del cavallo lasciano il terreno, i polsi, con un movimento leggermente circolare, aumentano la tensione delle redini e provocano così l’istintiva opposizione che il cavallo fa a questo sovrappiù d’azione delle braccia, tendendo la testa e l’incollatura.

Le mani, allora seguono l’estremità anteriore nella sua distensione, che dev’esser completa quando le spalle si abbassano, in modo da far loro coprire un po’ più di terreno a ogni falcata.

Il rouler, lo si può immaginare, richiede che il cavaliere unisca al sentimento dei movimenti del cavallo un esercizio abbastanza lungo per arrivare

99

à sa bonne exécution, et que le sang-froid surtout préside à son application.

Employé mal à propos, et surtout exécuté à contretemps, le rouler est désastreux.

Il n'est pas moins important que les éperons, toujours en raison des effets instinctifs, agissent de concert avec le galop.

Les éperons sollicitant l'engagement des jarrets sous la masse, si leur effet se fait sentir à l'instant où les j arrets produisent leur effort, loin d'accroître leur puissance de projection, ils l'amoindrissent, en arrêtant, pour ainsi dire, dans son cours, la détente des ressorts.

C'est à l'instant où, arrivant à la limite de leur extension, les jarrets quittent le sol, que les éperons doivent agir. Alors, ramenant les jarrets sous la masse, les éperons leur font embrasser plus de terrain.

L'instant où les éperons doivent se faire sentir peut être assez facilement saisi, leur rapprochement des côtes, au moment que j'ai

alla sua buona esecuzione e richiede che alla sua applicazione presieda soprattutto il sangue freddo.

Impiegato a sproposito, e soprattutto eseguito controtempo, il rouler è disastroso.

Non è meno importante che gli speroni72, sempre in considerazione degli effetti istintivi, agiscano di concerto con il galoppo.

Poiché gli speroni sollecitano l’avanzamento dei garretti sotto la massa, se il loro effetto si facesse sentire nell’istante in cui i garretti producono il loro sforzo, lungi dall’aumentarne la potenza di proiezione, la diminuirebbero, interrompendo, per così dire, mentre si verifica, lo scatto delle molle.

Gli speroni devono agire nell’istante in cui i garretti lasciano il suolo73, essendo arrivati al limite della loro estensione. Allora, richiamando i garretti sotto la massa, gli speroni fanno abbracciare ai garretti più terreno.

L’istante in cui gli speroni devono farsi sentire può essere colto abbastanza facilmente, poiché il loro avvicinamento ai costati, nel momento che ho

72 N.d.T.: quando i fantini montavano staffati lunghi, prima dell’arrivo del fantino statunitense Tod Sloan in Europa nel 1897, l’uso degli speroni era normale.73 N.d.T.: quando gli arti posteriori sono distesi completamente indietro e hanno terminato la loro spinta.

100

indiqué pour leur emploi, étant alors naturellement provoqué par le branle même du galop.

L'accord des mains et des talons avec la succession des actions propres au galop assure l'union entre les hanches, qui chassent, et les épaules, qui reçoivent. Si, en même temps, le cavalier sait donner à sa position la fixité et maintenir dans un cercle étroit les mouvements que comportent les opérations de ses mains et de ses talons, aucun trouble ne sera apporté dans la régularité d'action du cheval, qui doit être toujours suivie. Toute déperdition de forces sera ainsi évitée.

On verra converger vers le but poursuivi, qui est une vitesse soutenue, dont le sentiment du train, si important, donne la mesure, toutes les ressources que le cavalier peut puiser dans les forces et dans le poids du cheval, qui semblera, en même temps, glisser comme une ombre.

indicato per il loro impiego, é allora provocato naturalmente dalla stessa oscillazione del galoppo.

L’accordo delle mani e dei talloni con la successione delle azioni proprie del galoppo assicura l’unione tra le anche che cacciano e le spalle che ricevono. Se, nello stesso tempo, il cavaliere sa dare fermezza alla propria posizione e mantenere in un ristretto circolo i movimenti che le operazioni delle sue mani e dei suoi talloni comportano, non verrà arrecato alcun disturbo alla regolarità d’azione del cavallo, che dev’essere sempre seguita. Verrà così evitata ogni dispersione di forze.

Si vedranno convergere verso lo scopo perseguito, che è una sostenuta velocità, di cui il sentimento del treno di galoppo, così importante, dà la misura, tutte le risorse che il cavaliere può attingere dalle forze e dal peso del cavallo, che sembrerà contemporaneamente scivolare come un’ombra.

101

La position que doit prendre le cavalier ne saurait reposer sur des données fixes, du moins en ce qui concerne les courses plates. Pour s'en convaincre, il suffirait de mettre en présence la position de Frederick Archer et celle des jockeys américains, celle de Sloan, pour citer un nom.

Frederick Archer qui, pendant dix ans, a eu, sur les hippodromes, une réputation qu'aucun autre n'a surpassée, étrivait long, avait la cuisse très descendue et s'isolait peu ou pas de la selle.

Les jockeys américains, qui, aujourd'hui, jouissent d'une grande vogue, justifiée d'ailleurs par leurs succès, étrivent très court. Ils ont la cuisse horizontale, les mollets plaqués aux épaules du cheval, le corps couché sur l'encolure, les bras tendus en avant, les fesses en l'air. En fait, ils se présentent en forme de V et rappellent assez le singe se cramponnant sur le cheval.

En s'immobilisant dans cette attitude accroupie

La posizione che il cavaliere deve prendere non dovrebbe fondarsi su basi fisse, per lo meno in ciò che concerne le corse piane. Per convincersene, basterebbe mettere a confronto la posizione di Frederick Archer74 e quella dei fantini americani, quella di Sloan75, per citare un nome.

Frederick Archer che, per dieci anni, ha avuto, sugli ippodromi, una reputazione che nessun altro ha superata, si staffava lungo, aveva la coscia molto discesa e si isolava poco o nulla dalla sella.

I fantini americani, che oggi sono in gran voga, giustificata per altro dai loro successi, si staffano molto corti. Hanno la coscia orizzontale, i polpacci applicati alle spalle del cavallo, il corpo coricato sull’incollatura, le braccia tese in avanti, le natiche per aria. In effetti si presentano a forma di V e ricordano abbastanza la scimmia che si aggrappa al cavallo.

Immobilizzandosi in questa attitudine accovacciata,

74 N.d.T.: Fred Archer, era «il più celebre Maestro» tra i fantini che montavano staffati lunghi. Scrive Tesio: «il cavallo nelle sue mani era come il violino in quelle di Paganini. [...].Montava con staffe e redini lunghissime [...] Il numero delle sue vittorie fu impressionante! Rimase per dieci anni di seguito in testa alla lista dei fantini vincitori. Montò 8084 corse, vinse 2748 volte. Si suicidò in un attacco di febbre tifoide all’età di 29 anni. Il principe di Galles andò ai suoi funerali. A Newmarket dicono che certe notti si vede il suo fantasma galoppare sulle piste, in sella al fantasma dell’imbattuto Ormonde» (Federico Tesio, Tocchi in penna al galoppo, Editoriale Sportiva, Milano 1946, pag.59).75 N.d.T.: Tod Sloan, fantino statunitense. «Lord William Beresford lo fece venire dall’America in Inghilterra nel 1897. Fu il maggior responsabile della monta all’americana in Europa. [...] Staffe e redini cortissime, ginocchia sul garrese e testa sulla criniera. In questa posizione scimmiesca Tod Sloan rovesciò la forma dei cavalli e diventò l’idolo delle folle come una stella del cinematografo [...]» (Federico Tesio, cit., pag. 61).

102

le jockey américain assure la fixité dans la répartition de son propre poids; et, en course, là est le point essentiel, quelle que soit d'ailleurs la position prise par le jockey; tout déplacement de son poids troublant le cheval dans l'emploi de ses forces.

Mais cette position du jockey américain, grotesque en elle-même, ne saurait être prise non seulement qu'en course plate, mais encore qu'avec des chevaux très bien préparés, s'employant volontiers, ne demandant qu'à être exploités dans la plénitude de leurs moyens.

La position à prendre en course d'obstacles doit être le contre-pied de la position prise par les jockeys américains.

Celle de Lamplugh, le jockey de steeple, le meilleur et le plus correct que j'aie vu, répondait à la position de Frederick Archer, telle que je l'ai caractérisée.

En abordant l'obstacle, Lamplugh, pour n'apporter aucun trouble dans l'action du

il fantino americano assicura la fermezza nella ripartizione del proprio peso; e, in corsa, questo è il punto essenziale, quale che sia d’altronde la posizione presa dal fantino; poiché ogni spostamento del suo peso disturba il cavallo nell’impiego delle sue forze.

Ma questa posizione del fantino americano, di per sé grottesca, potrebbe esser presa soltanto in corsa piana, ma per di più con cavalli ben preparati, che si impiegano volentieri e chiedono solo di essere utilizzati nella pienezza dei loro mezzi.

La posizione da prendere in corsa ostacoli dev’essere il rovescio della posizione presa dal fantino americano.76

Quella di Lamplugh, il fantino da steeple, il migliore e il più corretto che io abbia visto, rispondeva alla posizione di Frederick Archer, quale l’ho caratterizzata.

Affrontando l’ostacolo, Lamplugh, per non arrecare alcun disturbo all’azione del

76 N.d.T.: invece il tempo ha dimostrato che può essere la stessa.

103

cheval, ne modifiait pas sa position. Son habileté, sa grande habitude de ce genre de course le lui permettaient. Mais il disait qu'en général le cavalier devait alors bien s'asseoir, car, avant tout, il devait se prémunir contre une chute.

Les coups qui fouettent chassant le cheval en avant mieux que les coups qui piquent, on pourrait croire, pour rester d'accord avec les dispositions instinctives de l'animal, qu'il serait préférable de faire appel à la cravache plutôt qu'aux éperons. Mais, l'emploi de la cravache enlevant une main aux rênes, le point d'appui s'en trouverait modifié, l'encolure moins fermement soutenue, et, d'une manière générale, les opérations afférentes aux mains on seraient amoindries et rende moins efficaces. De grands mouvements de bras, devenant nécessaires, ne permettraient plus au cavalier d'agir près de lui et pourraient porter atteinte à la fixité de sa position. Puis, en raison de son éloignement des côtes

cavallo, non modificava la posizione. La sua abilità, la sua grande abitudine a questo genere di corse glielo permettevano. Ma egli diceva che in generale in tale circostanza il cavaliere doveva sedersi bene, perché, prima di tutto, doveva premunirsi contro una caduta.

Siccome i colpi che sfiorano cacciano avanti il cavallo meglio dei colpi che pungono, si potrebbe credere, per rimanere in accordo con le disposizioni istintive dell’animale, che sarebbe preferibile ricorrere alla frusta, piuttosto che agli speroni. Ma poiché l’impiego della frusta leva una mano dalle redini, il punto d’appoggio verrebbe a esserne modificato, l’incollatura sarebbe sostenuta con minor fermezza e, generalmente, verrebbero a esserne limitate e rese meno efficaci le operazioni relative alle mani. Divenendo necessari grandi movimenti di braccia, questi non permetterebbero più al cavaliere di agire vicino a se stesso e potrebbero nuocere alla fermezza della sua posizione. Poi, in ragione del suo allontanamento dai costati

104

qu'elle doit frapper et de la violence de ses effets, la cravache demande, pour son emploi, plus d'adresse et plus d'à-propos encore que les éperons; un seul coup de cravache pouvant suffire pour couper, en quelque sorte, la détente des ressorts, s'il est appliqué au moment où les jarrets font leur effort.

Si l'intervention de la cravache était jugée indispensable, pour obtenir l'effet qu'on en attend, il suffira souvent de sa menace, qui peut être exprimée par des moulinets, permettant au cavalier d'agir près de lui. Ayant un effet tout moral, la menace n'exige plus, d'ailleurs, le même à-propos que le coup.

Un jour que je m'entretenais avec M. de Baracé, que j'ai déjà eu l'occasion de citer (1), des difficultés que présentait le juste emploi des éperons et surtout de la cravache, il me dit, avec la grande expérience qu'il avait de l'hippodrome; «On me donnerait trois chevaux

(1) Un officier de cavalerie. Souvenirs du général L’Hotte. Plon-Nourrit. Paris, 1905.

che la frusta deve colpire e della violenza dei suoi effetti, la frusta richiede, per il suo impiego, più abilità e ancor più senso dell’opportunità degli speroni; perché un solo colpo di frusta è sufficiente a interrompere, in qualche modo, lo scatto delle molle se viene dato nel momento in cui i garretti compiono il loro sforzo77.

Se l’intervento della frusta fosse ritenuto indispensabile, per ottenere l’effetto che ci si attende spesso basterà la sua minaccia, che può essere espressa girando la frusta, permettendo al cavaliere di agire con azioni di poca ampiezza. D’altra parte, poiché ha un effetto solo morale, la minaccia non esige più lo stesso senso d’opportunità che esige il colpo.

Un giorno in cui m’intrattenevo con il signor de Baracé, che ho già avuto occasione di citare78, sulle difficoltà che presenta il giusto uso degli speroni e soprattutto della frusta, egli, con la grande esperienza che aveva dell’ippodromo, mi disse: «Se mi dessero tre cavalli

77 N.d.T.: «Generalmente la frusta fa perdere la corsa. E quando si vince a suon di legnate si sarebbe vinto lo stesso senza bastonare» (Federico Tesio, cit., pag. 62).78 N.d.T.: proprietario di scuderia da corsa, citato nei Souvenirs (pag. 57) a proposito di alcune parole intorno alla struttura dei cavalli, il sangue e la tempra. Tra una bella struttura e una buona tempra è preferibile la seconda. «È il sangue che dà la tempra», (L’Hotte, Un officier de cavalerie. Souvenirs du Général L’Hotte, Paris 1905).

105

de même classe, montés par des gentlemen peu expérimentés, que je me ferais fort de faire gagner celui que je voudrais. Je n'aurais qu'à lui enlever sa cravache et ses éperons. ».

Mais il y a des chevaux avec lesquels l'emploi effectif de la cravache est tout à fait indispensable. Alors il faut passer outre sur les inconvénients et les difficultés que présente son usage.

Le cavalier, qui est assez adroit et assez expérimenté pour monter les chevaux de cette sorte, doit s'être exercé à manier la cravache de l'une et de l'autre main; afin que, si un cheval l'approche à droite, il puisse saisir sa cravache de la main gauche; car il serait disqualifié, s'il atteignait de sa cravache un autre cheval que le sien, ou le cavalier qui le monte.

Tout homme de cheval, d'ailleurs, devrait s'exercer de manière à pouvoir se servir, avec une facilité à peu près égale, de sa main droite

della stessa classe, montati da gentlemen con poca esperienza, mi impegnerei a far vincere il gentleman che vorrei. Non dovrei che togliergli frusta e speroni. ».

Ma vi sono cavalli con i quali l’effettivo uso della frusta è assolutamente indispensabile. Allora bisogna passar oltre agli inconvenienti e alle difficoltà che il suo uso presenta.

Il cavaliere, che é abbastanza abile e abbastanza esperto per montare i cavalli di tal fatta, dev’essere esercitato a maneggiare la frusta con l’una e con l’altra mano; affinché, se un cavallo lo avvicina a destra, possa afferrare la frusta con la mano sinistra; perché sarebbe squalificato, se colpisse con la frusta un altro cavallo che non fosse il suo o colpisse il cavaliere che lo monta.

Ogni uomo di cavalli, d’altra parte, dovrebbe esercitarsi in modo da potersi servire, con quasi uguale facilità, della mano destra

106

et de sa main gauche. Au cours de sa pratique, il en reconnaîtra l'utilité; ainsi, dans le travail à la longe, pour pouvoir tenir la chambrière avec le bras voisin du cheval, quelle que soit la main à laquelle il marche.

De même, pour dresser et employer les sauteurs aux piliers, il y a une utilité particulière à ce que l’écuyer puisse se servir, avec une égale adresse, de la chambrière tenue dans l'une ou l'autre main.

Je vais consigner ici une particularité que j'ai été à même de constater chez les chevaux anglais de pur sang, et qui pourrait trouver sa cause dans les pratiques de l'hippodrome. L'école de Saumur possédait, en octobre 1879, 189 chevaux anglais de pur sang.

Après un examen scrupuleux de leurs membres, un état détaillé des tares qui les affectaient a été établi.

De cet état il ressort que la jarde, lorsqu'elle n'existe qu'à un jarret, se présente, à peu de chose près, deux fois au jarret droit,

e della mano sinistra. Nel corso della pratica, ne riconoscerà l’utilità; così come nel lavoro alla corda, per poter tenere il frustone con il braccio vicino al cavallo, quale che sia la mano alla quale il cavallo si muove.

Parimenti, per addestrare e impiegare i saltatori ai pilieri, c’é una particolare utilità affinché l’écuyer possa servirsi, con uguale abilità, del frustone tenuto nell’una o nell’altra mano.

Annoterò qui una circostanza particolare che ho potuto constatare nei cavalli inglesi purosangue e che potrebbe trovare la propria causa nelle pratiche dell’ippodromo. La scuola di Saumur possedeva, nell’ottobre del 1879, 189 cavalli inglesi purosangue.

Dopo uno scrupoloso esame dei loro arti, é stato compilato un elenco dettagliato delle tare da cui erano affetti.

Da questo prospetto risulta che la giarda, quando si presenta a un solo garretto, si evidenzia, pressappoco due volte al garretto destro,

107

pour une fois au jarret gauche; tandis que, pour l'éparvin, c'est exactement le contraire.

La cause en est à chercher. Ne se trouverait-elle pas dans les tournants d'hippodrome qui, se faisant toujours à droite, fatiguent surtout la partie externe du jarret du dedans et la partie interne du jarret du dehors; ces régions répondant au côté vers lequel le cheval, en s'inclinant, porte son poids?

De l'examen de ces 189 chevaux anglais de pur sang il est aussi ressorti que, sur ce nombre, 24 seulement avaient les membres complètement exempts de tares.

L'instinct, alors qu'il se manifeste sous la seule impulsion de la volonté de l'animal, nous éclaire souvent sur ce que nous avons à faire pour ne pas entraver le cheval, et par fois le seconder, dans l'emploi des moyens que la nature lui a départis.

Ainsi e n est-il de l'emploi que le cheval fait de son encolure, alors que, livré à lui-même, il a à passer ou franchir des obstacles

una al garretto sinistro; mentre per lo sparaguagno è esattamente il contrario.

Bisogna ricercarne la causa. Non si dovrebbe trovare nelle girate dell’ippodromo che, facendosi sempre a mano destra, affaticano soprattutto la parte esterna del garretto interno e la parte interna del garretto esterno; perché queste regioni che rispondono al lato verso il quale il cavallo, inclinandosi, porta il suo peso?

Dall’esame di questi 189 cavalli inglesi purosangue è anche risultato che, di tal numero, solo 24 avevano gli arti completamente esenti da tare.

L’istinto, quando si manifesta sotto il solo impulso della volontà dell’animale, spesso ci illumina su ciò che dobbiamo fare per non ostacolare il cavallo e talvolta per assecondarlo, nell’uso dei mezzi che la natura gli ha concesso.

Così è dell’impiego che il cavallo fa della propria incollatura, quando, lasciato a se stesso, deve passare o superare ostacoli

108

de diverses natures, à gravir ou descendre des pentes raides. L'attitude qu'affecte alors l'encolure nous dicte clairement l'usage que nous avons à faire de nos bras.

Je vais m'étendre ici sur le rôle que le cheval donne instinctivement à son encolure lorsque, pouvant en disposera son gré, il faut qu'il continue une marche qui a déjà épuisé en grande partie ses forces.

Son encolure s'étend, se baisse, afin que le poids, porté en avant, se substitue, en quelque sorte, à la force qui fait défaut. Aucune contrainte de la main, on le conçoit, ne doit s'opposer à l'attitude de l'encolure, que son instinct dicte alors au cheval.

On peut avancer, et d'une manière générale, que le poids prend une part d'autant plus large dans la marche que la force fait défaut. Ainsi en est-il de l'enfant dont les forces ne sont pas encore venues, du vieillard qui les a perdues.

di diversa natura, salire o discendere ripide pendenze. L’attitudine che prende allora l’incollatura ci detta chiaramente l’uso che dobbiamo fare delle nostre braccia.

Mi dilungherò qui sul ruolo che il cavallo dà istintivamente alla sua incollatura quando, potendo disporne a suo piacimento, bisogna che continui una marcia che ha già esaurito in gran parte le sue forze.

La sua incollatura si distende, si abbassa, in modo che il peso, portato in avanti, si sostituisca, in qualche modo, alla forza che viene a mancare. Nessuna costrizione della mano, lo si capisce, deve opporsi all’attitudine dell’incollatura che l' istinto detta allora al cavallo.

Si può avanzare l’idea, e in un modo generale, che il peso prenda una parte tanto più grande, quanto la forza viene a mancare. Così é del bambino le cui forze non sono ancora arrivate e del vecchio che le ha perse.

109

Chez l'un comme chez l'autre, la marche n'est entretenue qu'à la condition que le corps, en s'inclinant, porte son poids en avant.

Il en est de même chez l'homme fatigué. Qu'on examine une troupe d'infanterie se mettant en marche, puis arrivant au terme d'une longue étape. Au départ, les hommes, ayant sac au dos, marchent le corps droit, le jarret tendu. A la fin de la marche, le corps s'est incliné en avant, les genoux demeurent fléchis, et il semble que les jambes, ne chassant plus le corps, sont entraînées par lui. Ici, de même que le cheval épuisé, l'homme obéit à l'instinct. Il ne saurait avoir de guide plus sûr.

Lorsque l'Arabe sent son cheval à bout de forces, on rapporte que, pour le faire marcher encore, la dernière ressource à laquelle il ait recours, c'est d'enlever la bride. Le cheval, n'ayant plus à redouter le mors meurtrier de la bride arabe, trouve, dans l'extension complète et l'affaissement de son encolure, la possibilité de répondre encore aux exigences extrêmes de son maitre.

Nell’uno come nell’altro, la marcia é mantenuta solo a condizione che il corpo, inclinandosi, porti il proprio peso in avanti.

E’ lo stesso nell’uomo affaticato. Si esamini una truppa di fanteria che si mette in marcia, poi quando arriva al termine di una lunga tappa. Alla partenza, gli uomini, con lo zaino sul dorso, camminano con il corpo dritto, i polpacci tesi. Alla fine della marcia, il corpo si è inclinato in avanti, le ginocchia rimangono piegate, e sembra che le gambe, non cacciando più il corpo, ne siano trascinate. Qui, così come il cavallo sfinito, l’uomo obbedisce all’istinto. Non potrebbe avere una guida più sicura.

Quando l’Arabo sente il proprio cavallo allo stremo delle forze, riferiscono che per farlo marciare ancora l’ultima risorsa alla quale fa ricorso sia levare la briglia. Il cavallo, poiché non ha più da temere il morso micidiale della briglia araba, trova, nella completa distensione e nell’abbandono della sua incollatura, la possibilità di rispondere ancora alle estreme esigenze del suo padrone.

110

S'en remettre ainsi à l'instinct du cheval pourrait paraître une imprudence, si on jugeait qu'une chute devient imminente lorsque le cheval n'est plus tenu dans la main.

Il est vrai que, dans les rangs de la Cavalerie, les chevaux se couronnent souvent par suite de l'abandon de la main - et aussi du propre abandon du cavalier, pourrais-je ajouter. Mais il y a une raison à cela. Ces chevaux étant habitués à marcher dans un certain équilibre que leur impose la main, si, sans préparation, la main cessant son effet, cet équilibre se trouve rompu par une surcharge des épaules, alors que la fatigue se fait sentir, une chute sur les genoux est à redouter.

Il n'en est plus de même lorsque, à l'aide d'un dressage bien entendu et de ses fréquentes applications, les chevaux de troupe ont été habitués à marcher avec les différentes attitudes que comporte l'emploi de leur encolure.

Affidarsi così all’istinto del cavallo potrebbe sembrare un’imprudenza, se si giudicasse che é imminente una caduta quando il cavallo non è più tenuto dalla mano.

È vero che, nei ranghi della Cavalleria, i cavalli si incoronano spesso in seguito all’abbandono della mano - e anche all’abbandono proprio del cavaliere, potrei aggiungere. Ma c’é una ragione per ciò. Poiché questi cavalli sono abituati a marciare in un certo equilibrio imposto loro dalla mano, se, senza preparazione, cessando la mano il proprio effetto, questo equilibrio sì trova rotto da un sovraccarico delle spalle, quando la fatica sì fa sentire, c’è da temere fortemente una caduta sulle ginocchia.

Non capita più la stessa cosa quando, con l’aiuto di un addestramento ben intrapreso e delle sue frequenti applicazioni, i cavalli di truppa sono stati abituati a camminare con le differenti attitudini che comporta l’impiego della loro incollatura.

111

Combien sont rares les chevaux de paysans, portant aux genoux des traces de chutes! et ils ne se font pas faute cependant de marcher, l'encolure étendue et basse. Mais ils en ont l'habitude. Il est vrai que ces chevaux ne sont pas surchargés du poids du cavalier. Quelquefois cependant: ainsi, les chevaux lorrains d'autrefois, à l’encontre de ceux d'aujourd'hui, étaient légers et souvent mis aux allures vives. Le charretier conduisait, d'habitude, son attelage, assis à califourchon sur le cheval tenant la place du porteur; et je ne sache pas que les chevaux des campagnes, marqués aux genoux, fussent alors plus nombreux qu'aujourd'hui.

Mais t out voyageur qui a fait des excursions dans les Pyrénées a pu voir, un jour ou l'autre, dans le cheval qu'il montait, un cheval de troupe réformé et portant au genoux les traces de chutes faites au régiment. Quelle est pourtant la première et constante recommandation du guide? De ne pas se servir

Come sono rari i cavalli di contadini che hanno sulle ginocchia tracce di cadute! e tuttavia non fanno a meno di camminare con l’incollatura distesa e bassa. Ma sono abituati a farlo. È vero che questi cavalli non sono sovraccaricati dal peso del cavaliere. Tuttavia qualche volta: così, i cavalli lorenesi di un tempo, al contrario di quelli d’oggi giorno, erano leggeri e venivano spesso mandati alle andature vive. Il carrettiere guidava abitualmente il suo carro seduto a cavalcioni sul cavallo che occupava il posto del portatore79; e non mi risulta che i cavalli delle campagne, segnati alle ginocchia, fossero allora più numerosi che oggigiorno.

Ma ogni viaggiatore che ha fatto escursioni nei Pirenei ha potuto vedere, un giorno o l’altro, nel cavallo che montava, un cavallo di truppa riformato che portava sui ginocchi le tracce dì cadute fatte al reggimento. Tuttavia qual è la prima e costante raccomandazione della guida? Di non servirsi

79 N.d.T.: così chiamato per il fatto che portava il conduttore.

112

des rênes. Et, clans son abandon, le cheval ne bronche pas, bien qu'ayant à suivre des chemins présentant des difficultés de tout genre; parce que, depuis sa sortie du rang, livré à lui-même, libre de son encolure, affranchi de toute contrainte, il marche sous la seule direction de son instinct et a pris l'habitude de parcourir des terrains accidentés. Cette habitude est nécessaire pour préserver le cheval de chutes dont il a pourtant l'effroi; mais son état de domestication lui refuse parfois les. moyens d'acquérir l'adresse qui l'empêchera de broncher, en ne le laissant pas s'accoutumer à parcourir les terrains pouvant provoquer des chutes.

Ainsi en est-il du cheval de course à l'entraînement, qui ne rencontre, sur le tapis qu'il foule, ni ornières, ni pierres, ni inégalités. Sorti de l'entraînement, il est nécessaire de l'exercer à parcourir des terrains présentant les accidents, les difficultés que son pied ignore. Au début, surtout s'il est d'un caractère

delle redini. E, nel suo abbandono, il cavallo non inciampa, pur dovendo percorrere strade che presentano difficoltà di ogni genere; perché, dopo l’ uscita dal rango, lasciato a se stesso, con l’incollatura libera, liberato da ogni costrizione, cammina con la sola guida dell’istinto e ha preso l’abitudine di percorrere terreni accidentati. Questa abitudine è necessaria per preservare il cavallo da cadute dalle quali é spaventato; ma il suo stato di addomesticamento gli rifiuta talvolta i mezzi per acquisire la destrezza che gli impedirà d’inciam-pare, non permettendogli di abituarsi a percorrere i terreni che possono provocare cadute.

Così succede al cavallo da corsa durante l’allenamento che non trova sul tappeto sul quale galoppa né solchi di ruote né pietre né disugua-glianze. Uscito dall’allenamento, è necessario esercitarlo a percorrere terreni che presentino irregolarità, le difficoltà che il suo piede ignora. All’inizio, soprattutto se ha un carattere

113

distrait, il bronchera fréquemment. La main, parfois, pourra bien lui donner un avertissement utile, mais, le plus souvent, elle ne l'empêchera pas de chopper. C'est peu à peu qu'il acquerra, par l'exercice et l'habitude, l'adresse qui lui fera franchir, sans broncher, les plus mauvais pas.

Dans mon étude sur le comte d'Aure, j'ai dit que, lorsqu'il était écuyer cavalcadour, ses chevaux de chasse étaient fort recherchés, et j'en ai donné les raisons. Marchant au côté du roi, pour laisser le bon chemin au souverain, d'Aure mettait son cheval dans l'ornière. De là découlaient tout naturellement, pour ses chevaux de chasse, une sûreté de pied, une adresse, qui en faisaient des objets d'envie à la cour (1).

C'est ainsi qu'à l'aide de son seul instinct, que la nature lui donne pour guide, le cheval peut atteindre, par lui-même, une

(1) Un officier de cavalerie. Souvenirs du général L'Hotte. Plon-Nourrit. Paris, 1903.

distratto, inciamperà frequentemente. La mano, talvolta, potrà ben dargli un utile avvertimento, ma, il più delle volte, non gli impedirà d’inciampare. E’ poco per volta che acquisterà, con l’esercizio e l’abitudine, l’abilità che gli farà superare senza inciampare i passaggi più difficili.

Nel mio studio sul conte d’Aure80

ho detto che, quando egli era écuyer cavalcadour81, i suoi cavalli da caccia erano molto ricercati, e ne ho dato le ragioni. Camminando a fianco del re, per lasciare la buona strada al sovrano, d’Aure metteva il suo cavallo nel solco laterale. Da ciò derivavano del tutto naturalmente ai suoi cavalli da caccia una sicurezza di piede, un’abilità, che ne facevano oggetto d’invidia alla corte.

È così che con l’aiuto del suo solo istinto, che la natura gli dà per guida, il cavallo può raggiungere da solo una

80 N.d.T.: in Un officier de cavalerie, da pag . 155 a pag. 252.81 N.d.T.: «L’écuyer che comandava la scuderia dei cavalli che servivano alla persona dei re e dei principi» (L’Hotte, Un officier de cavalerie).

114

adresse que l'écuyer le plus habile, avec tout sou talent, serait impuissant ù lui faire jamais acquérir.

La nature est le premier des maîtres. Son livre est le plus juste, le plus savant des livres, le plus utile à consulter. Des effets qu'enregistrent ses pages, il nous conduit aux causes qui les engendrent. Mieux que les plus séduisantes théories, les plus belles dissertations, il nous éclaire et nous guide dans notre pratique.

abilità che il più abile écuyer, con tutto il suo talento, sarebbe impotente di fargliela mai acquisire.

La natura è il primo maestro. Il suo libro è il più giusto, il più sapiente dei libri, il più utile da consultare. Dagli effetti che le sue pagine registrano, ci porta alle cause che li producono. Meglio delle più seducenti teorie, delle più belle dissertazioni, ci illumina e ci guida nella nostra pratica.

115

CHAPITRE VII

Quelques points controversés. - Actions diagonales, leur condamnation. - Le pli de l'encolure. - Talon du dedans, ou talon du dehors, pour le tourner. - Les actions du cavalier réglées sur la motion des membres du cheval. - Ne se préoccuper que de la position, en laissant au cheval le soin et le temps de disposer ses points d'appui. - C'est sur l'attitude du cheval que nos actions doivent se régler. - Changement de pied. -Emploi du talon contraire, ou du talon direct. - Départ au galop. - Sentiment des contractions.

Je vais aborder quelques points controversés.

Si l'on accorde au cheval droit et à la disposition des hanches précédant tout changement de direction l'importance qui leur revient dans la pratique de la haute équitation, il en ressort la condamnation des actions diagonales, lorsqu'elles sont présentées comme

CAPITOLO VII

Alcuni punti controversi. - Azioni diagonali, loro condanna. - Il piego dell’incollatura. - Tallone interno o tallone esterno per la girata. - Le azioni del cavaliere regolate sul movimento degli arti del cavallo. - Non preoccuparsi che della posizione, lasciando al cavallo la responsabilità e il tempo di disporre i suoi punti d’appoggio. - Le nostre azioni si devono regolare sull’atteggiamento del cavallo. - Cambiamento di piede. - Uso del tallone contrario o del tallone diretto. - Partenza al galoppo. - Sentimento delle contrazioni.

Affronterò qualche punto controverso.

Se si accorda al cavallo diritto e alla disposizione delle anche che precede ogni cambiamento di direzione l’importanza che spetta loro nella pratica dell’alta equitazione, ne deriva la condanna delle azioni diagonali82, quando sono presentate come

82 N.d.T.: le azioni che agiscono contemporaneamente sui due lati del cavallo, ad esempio mano destra, gamba sinistra.

116

devant régir l'emploi habituel des aides; ces actions, en raison des effets qu'elles produisent, allant à la fois à rencontre du cheval droit et de la disposition des hanches. Elles ne doivent apparaître que comme l'un des nombreux moyens employés momentanément pour soumettre les ressorts et en arriver à la position droite.

Mais, si une résistance un peu énergique se présentait, pour la dominer facilement, on ne saurait avoir recours aux actions diagonales . L'emploi de deux forces, rêne et talon du même côté, est alors nécessaire.

Si l'on avait recours à l'effet diagonal droit, par exemple, lorsque les hanches ou les épaules se refusent à dévier à droite, la rêne droite, dans le premier cas, le talon gauche, dans le deuxième, donneraient un appui à la résistance, en soutenant l'opposition soit des épaules aux hanches, soit des hanches aux épaules.

Le pli par côté, donné à l'encolure, lorsque

come quelle che debbono governare l’impiego abituale degli aiuti; perché queste azioni, in ragione degli effetti che producono, vanno contemporane-amente contro il cavallo diritto e contro la disposizione delle anche. Esse non devono manifestarsi che come uno dei numerosi mezzi momentaneamente impiegati per sottomettere le molle e grazie a loro arrivare alla posizione diritta.

Ma, se si presentasse una resistenza un po’ energica, per dominarla facilmente non si potrebbe far ricorso alle azioni diagonali. L’impiego di due forze, redine e tallone dello stesso lato, è allora necessario..

Se, per esempio, quando le anche o le spalle si rifiutano di deviare a destra, si fosse fatto ricorso all’effetto diagonale destro, la redine destra nel primo caso, il tallone sinistro nel secondo, darebbero un appoggio alla resistenza, sostenendo l’opposizione sia delle spalle alle anche, sia delle anche alle spalle.

Il piego laterale dato all’incollatura, quando

117

le cheval va droit devant lui, et sur lequel les écuyers d'autrefois insistaient, doit être condamné. Pour l'emploi du cheval au dehors, le pli, qu'on appelait aussi le placer, n'était pas en usage. Mais il était admis que, dans le manège, le cheval était sans grâce, s'il n'était plié suivant la main à laquelle il marchait. Le pli devait partir du garrot, le cheval regardant vers l'intérieur du manège. Suivant les écoles, l'inflexion de l'encolure était plus ou moins prononcée. De là, le pli complet et le pli en arc , ou demi-pli.

On ne saurait voir dans cette position, imposée au cheval qui marche droit devant lui, qu'une affaire de mode, de convention, car les lois naturelles la réprouvent.

N'est-il pas, en effet, dans la nature, de regarder en suivant la direction dans laquelle ou marche, et, partant, contre nature, d'avoir la tête portée de côté, lorsqu'on va droit devant soi?

Le pli de l'encolure a une autre conséquence,

il cavallo va diritto davanti a sé, e sul quale insistevano gli écuyers d’un tempo, dev’essere condannato. Per l’impiego del cavallo all’aperto, il piego laterale, che veniva chiamato anche il placer, non era in uso. Ma si ammetteva che, in maneggio, il cavallo fosse senza grazia se non era piegato a seconda della mano alla quale avanzava. Il piego laterale doveva partire dal garrese, con il cavallo che guardava verso l’interno del maneggio. Secondo le scuole, l’inflessione dell’ incollatura era più o meno pronunciata. Da cui il piego completo e il piego ad arco o mezzo-piego.

Non si potrebbe vedere in questa posizione, imposta al cavallo che avanza dritto davanti a sé, che un fatto di moda, di convenzione, perché le leggi naturali la disapprovano.

Non è in effetti naturale guardare seguendo la direzione nella quale si cammina e, quindi, contro natura, avere la testa tenuta di lato, quando si va dritti davanti a sé?

Il piego laterale dell’incollatura ha un’altra conseguenza,

118

enregistrée d'ailleurs par les écuyers qui le pratiquaient. Il ne se limite pas à l’encolure; une tendance instinctive le faisant s'étendre à toute la tige vertébrale. De là découle un échec complet au cheval droit.

Lorsque j'ai parlé du cheval droit et fait ressortir ses avantages, j'ai dit que, dans le cours du travail, les positions commandant les différents mouvements étaient d'autant plus justes qu'elles s'écartaient moins de la position droite, qui demeurait leur trait d'union, et que, moins l'écart était sensible, plus facile devenait la succession rapide de mouvements variés.

Il ne saurait en être ainsi lorsque l'inflexion du cheval est prise comme base du travail; puisqu'il en résultera inévitablement un renversement complet de position, chaque fois qu'on changera de main, qu'on passera d'un mouvement, quel qu'il soit, au mouvement contraire.

Il faut dire, à la défense des écuyers d'autrefois,

registrata d’altronde dagli écuyers che lo praticavano. Non si limita all’incollatura; poiché una istintiva tendenza lo fa propagare a tutta la colonna vertebrale. Da cui deriva un completo fallimento del cavallo diritto.

Quando ho parlato del cavallo diritto e ho messo in evidenza i suoi vantaggi, ho detto che, nel corso del lavoro, le posizioni che comandano i differenti movimenti erano tanto più giuste quanto meno si scostavano dalla posizione diritta, che continuava a essere il loro tratto di unione, e che, meno lo scarto era sensibile, più facile diventava la rapida successione di variati movimenti.

Non potrebbe essere così quando l’inflessione del cavallo é presa come base del lavoro; poiché ne risulterà inevitabilmente un completo rovesciamento di posizione, ogni volta che si cambierà di mano, che si passerà da un movimento, quale esso sia, al movimento contrario.

Bisogna dire, in difesa degli écuyers di un tempo,

119

que leurs vues ne se portaient pas vers des exercices entraînant des changements de position rapides et rapprochés.

Quoi qu'il en soit, en principe, le cheval ne saurait être complètement harmonisé dans l'emploi de ses forces, si l'accord n'existe pas entre ses différentes régions, qui doivent être disposées en raison de la ligne à suivre. De la tête aux hanches, il doit donc être droit, s'il suit un ligne droite, et infléchi, dans le cas seulement où il suit une ligne courbe.

Dans les pas de côté, toutefois, le placer trouve sa place. Il fait regarder le cheval dans la direction où il va, ajoute à sa grâce, et contribue à attirer l'épaule du dehors, à laquelle incombe la tâche la plus laborieuse. Mais encore le pli doit-il être très peu prononcé, pour que l'action de la rêne qui le provoque ne réagisse pas sur les hanches, et pour ne pas entraîner un renversement accentué de position clans les contre-changements de main et mouvements analogues.

che le loro mire non si rivolgevano verso esercizi che comportassero rapidi e ravvicinati cambiamenti di posizione.

Comunque sia, di norma, il cavallo non potrebbe essere completa-mente armonizzato nell’impiego delle sue forze se non esistesse l’accordo tra le sue differenti regioni che devono essere disposte in ragione della linea da seguire. Dalla testa alle anche deve dunque essere diritto, se segue una linea diritta, e flesso, solamente quando segue una linea curva.

Tuttavia il placer trova il suo posto nei passi laterali. Fa guardare il cavallo nella direzione in cui va, accresce la sua grazia e contribuisce ad attirare la spalla esterna, alla quale spetta il compito più laborioso. Ma inoltre il piego dev’essere molto poco pronunciato, affinché l’azione della redine che lo provoca non reagisca sulle anche e per non determinare un accentuato rovesciamento di posizione nei controcambiamenti di mano e in analoghi movimenti.

120

La disposition des hanches, en raison de son action déterminante pour imprimer la direction, pourra donner les moyens d'éclairer certaines questions.

Ainsi devra-t-il en être de la question se rapportant à l'emploi du talon du dedans ou du talon du dehors pour le tourner.

On est même en droit de se demander comment l'opinion attribuant le rôle principal au talon du dehors a pu persister chez ceux qui, prenant la nature pour guide, ont vu la manière dont le cheval en liberté opère le tourner. Mais, sans en référer ù ce témoignage, et même sans s'appesantir sur les conséquences découlant de la disposition des hanches, la question devait trouver sa solution dans la seule décomposition des aides.

Un cavalier est en marche; on lui dit de tourner à droite en se servant uniquement de ses jambes. Aura-t-il la pensée de se servir de sa jambe gauche? Évidemment non

La disposizione delle anche, in considerazione della sua azione determinante per imprimere la direzione, potrà dare i mezzi per chiarire certe questioni.

Così dovrà essere della questione che si riferisce all’impiego del tallone interno o del tallone esterno per la girata.

Si ha anche il diritto di domandarsi come l’opinione che attribuisce il ruolo principale al tallone esterno abbia potuto persistere per coloro che, prendendo per guida la natura, hanno visto il modo in cui il cavallo in libertà compie la girata. Ma anche senza riferirsi a questa testimonianza e anche senza insistere troppo sulle conseguenze che scaturiscono dalla disposizione delle anche, la questione doveva trovare la soluzione nella sola decomposizione degli aiuti83.

Un cavaliere sta avanzando; gli si dice di girare a destra servendosi unicamente delle gambe. Avrà l’idea di servirsi della gamba sinistra? Evidentemente no

83 N.d.T.: constatare l’effetto di ciascun aiuto considerato isolatamente.

121

puisqu'alors le cheval tournerait infailliblement à gauche.

Or, du moment où une action produit un effet en opposition directe avec le but recherché, elle ne peut constituer une action déterminante et ne saurait représenter qu'un moyen rectificatif.

Ainsi en est-il de la jambe du dehors dans le tourner; j'ajoute; lorsqu'il rentre dans l'équitation élémentaire.

S'il s'agit de la haute équitation, comme je l'ai expliqué, il en est autrement. Ce n'est plus un rôle rectificatif, mais complémentaire, qui est dévolu au talon du dehors, pour parfaire le tourner, dont l'initiative appartient toujours au talon du dedans.

Une autre question, qui demeure toujours ouverte, est celle qui se rapporte aux actions du cavalier, se réglant, ou non, sur la motion des membres du cheval.

Il y a même désaccord entre ceux qui professent la première opinion. Ainsi, les uns

poiché allora il cavallo girerebbe infallibilmente a sinistra.

Ora, dal momento in cui un’azione produce un effetto in opposizione diretta con lo scopo ricercato, non può costituire un’azione determinante e non potrebbe rappresentare che un mezzo rettificativo.

Così ne é della gamba esterna nella girata; aggiungo: quando rientra nell’equitazione elementare.

Se si tratta dell’alta equitazione, come ho spiegato, è diverso. Non è più un ruolo rettificativo, ma complementare, che viene riservato al tallone esterno, per perfezionare la girata, la cui iniziativa spetta sempre al tallone interno.

Un’altra questione, che resta sempre aperta, è quella che si riferisce alle azioni del cavaliere, che si regolano o no sul movimento degli arti del cavallo.

C’è persino disaccordo tra coloro che professano la prima opinione. Così gli uni

122

veulent que le tourner s'entame avec l'épaule du dehors; les autres, avec l'épaule du dedans. La Brode, La Guérinière comptent parmi les premiers; Aubert et plusieurs auteurs modernes parmi les seconds.

Sans aller plus loin, on voit déjà la question perdre beaucoup de son importance, puisque les uns et les autres faisaient certainement fort bien tourner leurs chevaux.

Toutefois, s'il fallait opter entre les deux opinions, c'est à celle de La Guérinière qu'il y aurait lieu de se ranger.

En effet, dans le tourner, c'est à l'épaule du dehors, qui chevauche par-dessus celle du dedans, qu'échoit le rôle le plus laborieux, et son premier pas serait rendu plus laborieux encore par l'écart de l'épaule du dedans, si celle-ci prenait l'initiative du déplacement par côté.

La Guérinière et Aubert ne parlent que des épaules, mais il y a lieu d'envisager aussi les

vogliono che la girata s’inizi con la spalla esterna; gli altri con la spalla interna. La Broue84, La Guérinière sono tra i primi; Aubert85 e molti autori moderni tra i secondi.

Senza andar più lontano, si vede già la questione perdere molta della sua importanza, dal momento che gli uni e gli altri facevano girare certamente benissimo i loro cavalli.

Tuttavia, se si dovesse optare tra le due opinioni, sarebbe il caso di schierarsi con quella di La Guérinière.

In effetti, nella girata, é alla spalla esterna, che scavalca passando sopra quella interna, cui tocca il ruolo più laborioso e il suo primo passo sarebbe reso ancor più laborioso dallo scarto della spalla interna, se questa prendesse l’iniziativa dello spostamento laterale.

La Guérinière e Aubert non parlano che delle spalle, ma è il caso di considerare inoltre le

84 N.d.T.: Salomon de la Broue (circa 1530 – circa1610), considerato da Lancosme-Brèves «il restauratore dell’equitazione francese», alla fine del Cinquecento lavorò per cinque anni a Napoli con Giovanbattista Pignatelli. Tornato in Francia scrisse Préceptes principaux que les bons cavalerisses doivent exactement observer en leurs Escoles, tant pour bien dresser les chevaux aux exercices de la guerre et de la carrière que pour les biens emboucher , pubblicato nel 1593-1594, e Le Cavalerice françois, pubblicato nel 1602, trattati che, insieme al Manège Royal di Antoine de Pluvinel (1555-1620), pubblicato nel 1623-24; 1626-58 (Mennessier de La Lance), danno inizio alla grande tradizione letteraria equestre francese. Ma in Francia erano già state pubblicate le traduzioni di Grisone nel 1559 (traduttore Bernard du Poy-Monclar) e di Fiaschi nel 1564 (traduttore François de Prouane).85 N.d.T.: P. – A. Aubert (circa 1783 - 1863), a dieci anni già allievo di Louis-Charles Perrier, illustre e classico professore di equitazione che trasferì la passione nel giovanissimo allievo. Aubert, ammiratore della tradizione classica, fu avversario di Baucher e lo accusò di aver copiato l’opera di Federico Mazzucchelli, Elementi di cavallerizza, Milano 1802, nel suo Traité raisonné d’équitation, pubblicato nel 1833, ciò che è storicamente vero.

123

hanches, dont le jeu donne également raison à La Guérinière.

Pour rendre ce que je vais en dire plus facilement saisissable, je prendrai le cheval marchant au trot écouté, ainsi d'ailleurs que le fait Aubert pour sa démonstration concernant les épaules.

Le cheval tourne par ses deux bouts, il ne faut pas l'oublier, et, si le mouvement s'entame avec l'épaule du dehors, il se trouve favorisé par le jarret du dedans qui, s'engageant sous la masse, chasse les hanches en dehors. Tandis que, si le tourner débute par l'épaule du dedans, le jarret du dehors, en raison de son écart, forme une sorte d'arcboutant qui, loin de favoriser la déviation des hanches en dehors, peut l'entraver.

La discussion dans laquelle je viens d'entrer n'est, à mes yeux, d'aucune valeur, d'aucun intérêt pour l'écuyer. Tout autres sont ses préoccupations, lorsqu'il prend la disposition des hanches pour point de

anche, il cui gioco dà ugualmente ragione a La Guérinière.

Per rendere più facilmente comprensibile ciò che dirò, prenderò il cavallo che avanza al trotto écouté86, così come d’altronde fa Aubert per la dimostrazione che concerne le spalle.

Il cavallo gira con i suoi due treni, anteriore e posteriore, non bisogna dimenticarlo, e, se il movimento inizia con la spalla esterna, si trova favorito dal garretto interno che, avanzando sotto la massa, caccia le anche in fuori. Mentre, se la girata comincia con la spalla interna, il garretto esterno, in ragione del suo spostamento, forma un arco di spinta che, lungi dal favorire la deviazione delle anche in fuori, può ostacolarla.

La discussione che ho appena iniziato non ha ai miei occhi, alcun valore, alcun interesse per l’écuyer. Ben altre sono le sue preoccupazioni quando prende la disposizione delle anche come punto di

86 N.d.T.: la traduzione letterale italiana è «ascoltato» che ha comunque bisogno di una spiegazione. Baucher scrive che «ascoltare un cavallo è essere attento a non disturbarlo per nulla quando si muove e si atteggia bene» ( Dictionnaire raisonné d’équitation, 1833). Per far questo, il cavaliere deve avere molta sensibilità. Il termine è tratto da La Guérinière. Esprime insieme la regolarità, il ritmo e l’armonia dell’andatura.

124

départ de la position commandant le tourner.

La position seule le préoccupe; c'est le seul langage auquel ses aides aient recours, et il laisse au cheval le soin et le temps de disposer en conséquence ses points d'appui. Il en est de même pour tout autre mouvement que le tourner.

D'Aure, dans sa large pratique; Baucher, pour l'exécution des plus hautes difficultés, n'ont, ni l 'un ni l'autre, réglé leurs actions sur la motion des membres du cheval.

En équitation, il ne s'agit pas d'alambiquer, de suivre minutieusement le cheval dans le lever et le poser de chacun de ses membres, de régler nos actions sur l'un ou l'autre de ces phénomènes si fugitifs. Il faut envisager l' art à un point de vue plus large, sous peine de s'engager dans une voie peu pratique et d'aggraver les difficultés, si nombreuses déjà, inhérentes à l'équitation.

Ainsi en est-il, en particulier, du départ

partenza della posizione che comanda la girata.

Soltanto la posizione lo preoccupa; è il solo linguaggio al quale i suoi aiuti abbiano fatto ricorso e lascia al cavallo l’incarico e il tempo di disporre conseguentemente i suoi punti d’appoggio. E’ come per ogni altro movimento oltre la girata.

D’Aure, nella sua larga pratica; Baucher, per l’esecuzione delle più alte difficoltà, non hanno, né l’uno né l’altro, regolato le loro azioni sul movimento degli arti del cavallo.

In equitazione, non si tratta di lambiccare, di seguire minuziosamente il cavallo nella levata e nella posata di ciascun arto, di regolare le nostre azioni sull’uno o sull’altro di questi fenomeni così fuggitivi. Bisogna considerare l’arte da un punto di vista più largo, sotto pena di cacciarsi in una via poco pratica e di aggravare le difficoltà, già così numerose, inerenti all’equitazione.

Così é, in particolare, della partenza

125

au galop sur un pied déterminé, basé sur le poser d'un membre, et tel qu'Aubert l'établit.

Il veut que le départ au galop sur le pied droit soit déterminé au moment du poser du pied gauche de derrière. C'est ce que l'auteur appelle: «Saisir le temps de jambe».

Il faut donc, à la fois, que le poser du pied soit parfaitement senti par le cavalier, que celui-ci soit assez maître de sa main et de ses jambes pour les mettre, à cet instant même, en jeu, avec l'accord réclamé pour l'enlevé du galop, et que l'obéissance du cheval soit instantanée; sans quoi le moment opportun, le temps de jambe, est perdu.

Que d'exigences auxquelles il faut satisfaire, pendant ce court instant que dure l'appui d'un pied sur le sol!

Pour tourner, au moins en partie, ces difficultés, Aubert en arrive à conseiller l'abandon de tout effet de main et, avec les chevaux froids, l'emploi d'un appel de langue,

al galoppo su un determinato piede, basata sulla posata di un arto, e come lo stabilì Aubert.

Egli vuole che la partenza al galoppo sul piede destro sia determinata nel momento della posata del piede posteriore sinistro. È ciò che l’autore chiama: «Cogliere il tempo della gamba».

Bisogna dunque che, contempora-neamente, la posata del piede sia perfettamente sentita dal cavaliere, che questi sia sufficientemente padrone della sua mano e delle sue gambe per metterle, nello stesso istante, in gioco, con l’accordo richiesto per prendere il galoppo, e che l’obbedienza del cavallo sia istantanea; senza di che il momento opportuno, il tempo della gamba, è perso.

Quante esigenze da soddisfare in questo breve istante che dura l’appoggio di un piede sul suolo!

Per aggirare, almeno in parte, queste difficoltà, Aubert arriva a consigliare l’abbandono di ogni effetto di mano e, con i cavalli freddi, l’impiego di un richiamo della lingua,

126

ou d'un léger coup de gaule derrière la botte, qu'il substitue alors à l'aide des jambes.

Dans les applications de l'équitation savante, il y a certains mouvements qui exigent une grande précision dans l'emploi des moyens qui les déterminent. Cette précision peut bien répondre à la motion des membres, mais ce n'est pas elle qui règle nos actions. C'est l'attitude que le cheval affecte clans son ensemble et dont la motion des membres n'est que la conséquence, qui nous guide et nous fait sentir l'instant où nos aides doivent agir.

Ainsi en est-il du changement de pied sur une foulée de galop désignée.

Pour en arriver là, il y a une progression à suivre.

Dans le principe, le changement de pied n'est pas obtenu aussitôt que la position qui le sollicite est donnée. J'en dirais autant du départ au galop. Il faut alors attendre le cheval, car c'est lui qui exécute.

o di un leggero colpo di frusta dietro lo stivale, che egli sostituisce in tal caso all’aiuto delle gambe.

Nelle applicazioni dell’equitazione sapiente vi sono certi movimenti che esigono una grande precisione nell’impiego dei mezzi che li determinano. Questa precisione può ben rispondere al movimento degli arti, ma non è lei che regola le nostre azioni. È l’atteggiamento che il cavallo assume nel suo insieme e di cui il movimento degli arti non è che la conseguenza, che ci guida e ci fa sentire l’istante in cui i nostri aiuti devono agire.

Così è del cambiamento di piede su una falcata di galoppo stabilita.

Per arrivarvi c’è una progressione da seguire.

All’inizio il cambiamento di piede non è ottenuto non appena è data la posizione che lo sollecita. Direi altrettanto della partenza al galoppo. Bisogna allora aspettare il cavallo, perché è il cavallo che esegue.

127

Si l'on voulait qu'aussitôt demandé le changement de pied fût obtenu chez le cheval qui n'est pas encore familiarisé avec ce mouvement, il faudrait l'arracher, en quelque sorte, par le renversement des épaules, le traversement des hanches, ce que la saine équitation réprouve.

A mesure que le cheval se familiarise avec le changement de pied, plus facilement il prendra la position qui le provoque, et plus promptement l'exécution y répondra.

Lorsque la prompte obéissance du cheval sera assurée, pour changer de pied sur une foulée désignée, le cavalier n'aura qu'à se régler sur le branle même du galop. C'est lui qui nous guidera dans l'emploi de nos aides, dont l'effet devra se faire sentir, à l'instant où l'avant-main descendra vers le sol.

C'est, de même, sur l'attitude qu'affecte l'ensemble du cheval, dans le piaffer, le passage, en se portant alternativement d'un diagonal

Se si volesse che, non appena richiesto, il cambiamento di piede fosse ottenuto nel cavallo che non è ancora familiarizzato con questo movimento, bisognerebbe strapparlo, in qualche modo, con il rovesciamento delle spalle e con il traversamento delle anche, ciò che la sana equitazione condanna.

Man mano che il cavallo si familiarizza con il cambiamento di piede, più facilmente prenderà la posizione che lo provoca e più prontamente l’esecuzione vi risponderà.

Quando sarà assicurata la pronta obbedienza del cavallo, per cambiare di piede a una falcata designata, il cavaliere non avrà che da regolarsi sull’oscillazione stessa del galoppo. È lei che ci guiderà nell’impiego degli aiuti, il cui effetto dovrà farsi sentire nell’istante in cui il treno anteriore scenderà verso il suolo.

Parimenti è nell’atteggiamento che assume l’insieme del cavallo nel piaffo, nel passeggio87, nel portarsi alternativamente da un diagonale

87 N.d.T.: il passeggio, in francese le passage, in inglese the passage, in tedesco die Passage, è un trotto ascoltato, molto riunito, molto rilevato e molto cadenzato, in cui le anche avanzano in modo pronunciato e gli arti rimangono più a lungo in sospensione.

128

sur l'autre, que se règle la succession de nos actions.

L'instant où le changement de pied doit être demandé sur une foulée désignée se trouve donc précisé sans que le cavalier ait à se préoccuper de la motion des membres.

Quant à la combinaison d'aides à employer pour obtenir l'interversion du jeu des bipèdes latéraux, qui constitue le changement de pied, il n'y a pas unanimité d'opinion chez les écuyers.

L'accord existe bien sur l'emploi de la main à laquelle il appartient de décharger l'épaule qui doit gagner du terrain, en reportant le poids de l avant-main sur l'épaule qui doit rester en arrière; par conséquent, sur l'épaule droite, s'il s'agit de passer du galop à droite au galop à gauche. On y parvient en ouvrant la rêne droite, si l'encolure est raide; si elle est flexible, en l'infléchissant à gauche et la faisant refluer sur l'épaule droite.

En équitation savante, la perfection veut

sull’altro, che si regola la successione delle nostre azioni.

L’istante in cui il cambiamento di piede deve essere richiesto su una determinata falcata si trova dunque precisato senza che il cavaliere abbia da preoccuparsi del movimento degli arti.

Quanto alla combinazione di aiuti da impiegare per ottenere l’inversione del gioco dei bipedi laterali, che costituisce il cambiamento di piede, non c’è unanimità d’opinione negli écuyers.

L’accordo esiste sicuramente sull’im-piego della mano alla quale spetta il compito di alleggerire la spalla che deve coprire più terreno, riportando il peso dell’avantreno sulla spalla che deve rimanere indietro; di conseguenza, sulla spalla destra, se si tratta di passare dal galoppo destro al galoppo sinistro. Vi si arriva aprendo la redine destra, se l’incollatura è rigida; se è flessibile, flettendola a sinistra e facendola rifluire sulla spalla destra.

Nell’equitazione sapiente la perfezione vuole

129

que le dé placement du poids soit réduit aux dernières limites du nécessaire, au moyen d'un léger effet latéral de la main, et sans modifier la direction de l'encolure, tout changement de direction imprimé à cette région ayant pour conséquence de porter atteinte à la position droite, et par lui-même, et par la réaction qu'il produit sur les hanches.

Là où le désaccord se présente, c'est dans l'usage à faire des talons; les uns préconisant l'emploi du talon du dehors, dit aussi talon contraire, les autres l'emploi du talon du dedans, dit aussi talon direct. Ces deux moyens, convenablement employés, peuvent, l'un et l'autre, produire l'effet recherché.

Ainsi, le cheval galopant sur le pied droit, le changement de pied sera obtenu au moyen du talon contraire, talon droit, lorsqu'il sera employé de manière à faire dévier les hanches à gauche; cette déviation ayant pour conséquence de chasser en avant le jarret

che lo spostamento del peso sia ridotto agli estremi limiti del necessario, per mezzo di un leggero effetto laterale della mano, e senza modificare la direzione dell’incollatura, poiché ogni cambiamento di direzione impresso a questa regione ha come conseguenza di portar danno alla posizione diritta, e di per se stesso e per la reazione che produce sulle anche.

Là dove il disaccordo si presenta è nell’uso che bisogna fare dei talloni; dal momento che gli uni preconizzano l’impiego del tallone esterno, detto anche tallone contrario, gli altri l’impiego del tallone interno, detto anche tallone diretto. Impiegati convenientemente, questi due mezzi, l’uno e l’altro, possono produrre l’effetto ricercato.

Così, se il cavallo galoppa sul piede destro, il cambiamento di piede sarà ottenuto per mezzo del tallone contrario, tallone destro, quando sarà impiegato in modo da far deviare le anche a sinistra; poiché questa deviazione ha come conseguenza di cacciare in avanti il garretto

130

gauche, tout en portant le cheval au traversement, qu'il est naturellement disposé à prendre, lorsqu'il galope sur le pied gauche.

Le même changement de pied sera obtenu au moyen du talon direct, talon gauche, lorsqu'il sera employé - ainsi que je l'ai expliqué ailleurs - de façon à attirer sous le centre le jarret gauche.

Ces deux moyens trouvent chacun leur emploi:

Le premier, lorsque l'obéissance du cheval aux aides n'est pas complète. Il satisfait, d'autre part, à toutes les exigences que comporte l’équitation de campagne; le cheval pouvant, d’ailleurs, sans inconvénient, se traverser un peu dans la pratique de l'équitation usuelle.

Le second, d'un emploi plus fin, plus délicat, offre à l’équitation savante l'avantage de maintenir le cheval droit, avantage inappréciable pour ce genre d'équitation, et qui donne le moyen d'obtenir, avec toute facilité,

sinistro, portando il cavallo al traversamento che è naturalmente disposto a prendere, quando galoppa sul piede sinistro.

Lo stesso cambiamento di piede sarà ottenuto per mezzo del tallone diretto, tallone sinistro, quando sarà impiegato - così come l’ho spiegato altrove - in modo da attirare sotto il centro il garretto sinistro.

Questi due mezzi trovano ciascuno il proprio impiego:

Il primo, quando l’obbedienza del cavallo agli aiuti non è completa. Soddisfa, d’altra parte, tutte le esigenze che l’equitazione di campagna comporta; potendo il cavallo, d’altronde, senza inconveniente, traversarsi un po’ nella pratica dell’equitazione corrente;

il secondo, di un impiego più fine, più delicato, offre all’equitazione sapiente il vantaggio di mantenere il cavallo diritto, vantaggio inestimabile per questo genere d’equitazione, e che dà il mezzo di ottenere, con tutta la facilità,

131

les changements de pied aux trois temps, aux deux temps, au temps.

Cela se comprend. Le cheval droit écarte tout traversement, toute inflexion par côté. Il exige que les déplacements de poids soient réduits à l'indispensable. Partant, aucun renversement de position, pour passer du galop sur un pied au galop sur l'autre; et la modification de position, que réclame chaque changement de pied, devient alors assez peu sensible pour que, un changement de pied obtenu, un autre puisse être aussitôt demandé.

La facilité d'obtenir des changements de pied rapprochés repose donc entièrement sur la perfection du changement de pied isolé. Là gît la difficulté, et, ici comme en tout, si l'à-peu-près est facile, il en e st autrement de la perfection, ou do ce qui en approche.

Tout ce que j'ai dit de l'emploi de la main et des talons, pour obtenir les changements de pied, s'applique également aux départs au galop.

i cambiamenti di piede a tre tempi, a due tempi, a tempo.

Ciò si comprende. Il cavallo diritto esclude ogni traversamento, ogni inflessione laterale. Esige che gli spostamenti di peso siano ridotti all’indispensabile. Pertanto, nessun rovesciamento di posizione, per passare dal galoppo su un piede al galoppo sull’altro; e la modificazione di posizione, che ciascun cambiamento di piede esige, diventa allora abbastanza poco sensibile affinché, ottenuto un cambiamento di piede, un altro possa essere subito richiesto.

La facilità di ottenere cambiamenti di piede ravvicinati si basa dunque interamente sulla perfezione dei cambiamenti di piede isolato. Là sta la difficoltà, e, qui come in tutto, se il press’a poco è facile, è diverso della perfezione o di ciò che le si avvicina.

Tutto quel che ho detto dell’impiego della mano e dei talloni, per ottenere i cambiamenti di piede, si applica ugualmente alle partenze al galoppo.

132

Les uns et les autres doivent être obtenus sans actions apparentes de la part du cavalier, lorsque c'est l'équitation savante qui est envisagée.

Dans les changements de pied rapprochés, il faut surtout éviter les déplacements d'assiette; qu'ils se fassent par une torsion du buste, ou en le portant d'une fesse sur l'autre. Ces mouvements, auxquels le cavalier n'est alors que trop enclin, rompent l'harmonie qu'il doit conserver avec sa monture. Disgracieux en eux-mêmes, le bon goût les condamne, et ils f ont perdre à l'air toute son élégance et tout son charme.

Le cavalier, demeurant intimement lié à son cheval, n'a qu'à l'accompagner dans le léger bercement où il doit paraître se complaire et qui le fait passer successivement du galop sur un pied au galop sur l'autre.

L'application des changements de pied rapprochés peut se faire de deux manières:

1° En faisant une reprise complète, comprenant

Gli uni e le altre devono essere ottenuti senza azioni apparenti da parte del cavaliere, quando il fine è l’equitazione sapiente.

Nei cambiamenti di piede ravvicinati, bisogna soprattutto evitare gli spostamenti d’assetto; che si facciano con una torsione del busto o portandolo da una natica all’altra. Questi movimenti, ai quali il cavaliere non è allora che troppo incline, rompono l’armonia che deve conservare con la sua cavalcatura. Sgraziati di per se stessi, il buon gusto li condanna e fanno perdere all’aria tutta la sua eleganza e tutto il suo fascino.

Il cavaliere, restando intimamente legato al cavallo, non ha che da accompagnarlo nel leggero dondolio di cui deve sembrare compiacersi e che lo fa passare successivamente dal galoppo su un piede al galoppo sull’altro.

L’applicazione dei cambiamenti di piede ravvicinati si può fare in due maniere:

1. Effettuando una ripresa completa, comprendente

133

la marche circulaire et de deux pistes, d'a bord aux trois temps, ensuite aux deux temps, puis au temps;

2° En mariant ces différents changements de pied dans une seule reprise et les alternant avec le maintien du galop sur le même pied.

Celte manière d'émailler la reprise de galop, en l’entremêlant de changements de pied rapprochés, apporte de la variété dans le travail et, tout en évitant sa monotonie, empêche le cheval de céder à la routine, en ne le laissant pas continuer, de lui-même, des changements de pied qui ne seraient plus provoqués.

Au lieu de chercher à régler ses actions sui la motion des membres, l'écuyer trouvera un champ d'études autrement intéressant et fécond, en s'appliquant à perfectionner la position, c'est-à-dire la combinaison des forces et, par suite, la répartition de la masse propres à chaque mouvement.

il movimento circolare e su due piste, dapprima a tre tempi, in seguito a due tempi, poi a tempo;

2. Sposando questi differenti cambiamenti di piede in una sola ripresa e alternandoli con il mantenimento del galoppo sullo stesso piede.

Questa maniera di smaltare la ripresa di galoppo, intramezzandola con cambiamenti di piede ravvicinati, apporta varietà nel lavoro e, evitando la sua monotonia, impedisce al cavallo di cedere all’abitudine, non lasciandolo continuare da sé, dei cambiamenti di piede che non fossero più provocati.

Invece di cercare di regolare le proprie azioni sul movimento degli arti, l’écuyer troverà un campo di studi di gran lunga più interessante e fecondo applicandosi a perfezionare la posizione, cioè la combinazione delle forze e, di conseguenza, la ripartizione della massa, proprie a ciascun movimento.

134

Pour pouvoir détruire promptement les résistances qui s'opposeraient à la rectitude de la position et provoquer l'emploi des forces qui en assureront la justesse, l'écuyer doit s'efforcer d'acquérir le sentiment des contractions.

Afin d e mettre ce sentiment en évidence et de faire apprécier sa valeur, je prendrai le cheval qui, à la demande du galop sur le pied droit, répondrait par la combinaison de forces donnant le galop sur le pied gauche.

Le cavalier dénué de tout sentiment équestre ne pourra s'en rendre compte que par les yeux, lorsque le galop sera déterminé.

Celui qui sent un peu son cheval s'apercevra à l'aide de l'assiette, et après deux ou trois foulées de galop, que le cheval est parti sur le pied gauche.

L'homme de cheval, qui a assez de tact pour apprécier la position d'où découlerait le galop à gauche, la rectifiera et, avant de provoquer

Per poter distruggere prontamente le resistenze che si opponessero alla rettitudine della posizione e provocare l’impiego delle forze che ne assicureranno la giustezza, l’écuyer deve sforzarsi di acquisire il sentimento delle contrazioni.

Per mettere questo sentimento in evidenza e per farne apprezzare il valore, prenderò il cavallo che, alla richiesta del galoppo sul piede destro, rispondesse con la combinazione delle forze che danno il galoppo sul piede sinistro.

Il cavaliere privo di ogni sentimento equestre non potrà rendersene conto che con gli occhi, quando il galoppo sarà determinato.

Colui che sente un po’ il proprio cavallo si accorgerà con l’aiuto dell’assetto, e dopo due o tre falcate di galoppo, che il cavallo è partito sul piede sinistro.

L’uomo di cavalli, che ha abbastanza tatto per apprezzare la posizione da cui deriverebbe il galoppo a sinistra, la rettificherà e, prima di provocare

135

le départ, lui substituera la position propre au galop à droite.

Enfin l’écuyer qui a le sentiment des contractions n'aura pas à rectifier une fausse position, ne la laissant pas se produire. Il la préviendra, en combattant, dès leur origine, les contractions qui devaient l'entraîner, pour leur substituer celles donnant la position propre au départ au galop sur le pied droit.

L'échelle que je viens d'établir suffit pour mettre en évidence la lenteur ou la rapidité que présentera un dressage, par suite du degré de talent qui sera le partage du cavalier qui l'entreprendra.

Il faut assurément être doué d'une manière exceptionnelle pour l'équitation et avoir beaucoup travaillé, pour en arriver à posséder ce sentiment si fin, qui s'appelle sentiment des contractions. Mais les résultats qu'il entraîne sont trop enviables pour ne pas s'efforcer de l'acquérir.

la partenza, le sostituirà la posizione propria al galoppo a destra.

Infine l’écuyer che ha il sentimento delle contrazioni non dovrà rettificare una falsa posizione, non lasciando che si produca. La preverrà, combattendo, fin dalla loro origine le contrazioni che dovevano determinarla, per sostituirle con quelle che danno la posizione propria alla partenza al galoppo sul piede destro.

La scala che ho appena stabilito è sufficiente per mettere in evidenza la lentezza o la rapidità che presenterà un addestramento in conseguenza del grado di talento che avrà avuto in dono il cavaliere che lo intraprenderà.

Bisogna sicuramente esser dotato in una maniera eccezionale per l’equitazione e aver lavorato molto per arrivare a possedere quel sentimento così fine, che si chiama sentimento delle contrazioni. Ma i risultati che esso determina sono troppo invidiabili per non sforzarsi di acquisirlo.

136

Donnant le moyen de prévenir les fautes, au lieu d'avoir à les corriger, le dressage prend, avec son aide, la marche la plus rapide, et l'exécution pourra atteindre à la perfection.

Dando il mezzo di prevenire gli errori, anziché doverli correggere, l’addestramento prende, con il suo aiuto, la via più rapida e l’esecuzione potrà raggiungere la perfezione.

137

CHAPITRE VIII

Répartition du poids du cheval entre ses épaules et ses hanches. - Modifications qu'y apportent les changements d'attitude de l'encolure. - Trot enlevé; on mécanisme; ses avantages.

Il importe à la conduite du cheval, surtout pour son emploi à l'extérieur, de connaître l'action exercée par l'encolure et ses changements d'attitude sur la répartition du poids entre les épaules et les hanches.

Voici, à ce sujet, des expériences qui on tété faites au moyen de deux balances de proportion, à planchers mobiles, sur l'une desquelles reposaient les pieds de devant du cheval et, sur l'autre, ceux de derrière.

Trente-deux chevaux de conformations diverses servirent à ces expériences, et la

CAPITOLO VIII

Ripartizione del peso del cavallo tra spalle e anche. - Modificazioni che vi apportano i cambiamenti d’attitudine dell’incollatura. - Trotto sollevato; suo meccanismo; suoi vantaggi.

E’ importante per la condotta del cavallo, soprattutto per il suo impiego all’aperto, conoscere l’azione esercitata dall’incollatura e i suoi cambiamenti d’attitudine sulla ripartizione dei pesi tra le spalle e le anche.

Ecco, a questo proposito alcune prove88 che sono state fatte per mezzo di due bilance di proporzione, a piattaforme mobili, sull’una delle quali poggiavano i piedi anteriori del cavallo e sull’altra quelli posteriori.

Trentadue cavalli di diversa conformazione servirono per queste prove e la

88 N.d.T.: si tratta degli esperimenti fatti nel 1835 dal generale Louis-Michel Morris (1803-1867) con François Baucher e nel 1857 con il veterinario Bellanger. I risultati sono riportai da pag. 41 a pag. 46 del libro del generale Morris, Essai sur l’extérieur du cheval, Paris 1857.

138

moyenne des pesées adonné les résultats suivants:

La tête é tant à 45 degrés sur la verticale et plutôt basse qu'élevée, le poids supporté par les épaules l'emporte sur celui qui pèse sur les hanches d'un neuvième à peu près du poids total du cheval. Partant de cette position de la tète, selon qu'elle est relevée et jetée en arrière, ou abaissée et ramenée vers le poitrail, dix kilogrammes environ sont reportés des épaules aux hanches ou, au contraire, des hanches aux épaules.

Ces mêmes expériences ont montré qu'une encolure longue, bien que légère, met plus de poids sur les épaules qu'une encolure épaisse, mais courte, et que ses changements d'attitude entraînent des déplacements de poids bien autrement sensibles. La simple réflexion suffit d'ailleurs à en démontrer l'évidence.

Les expériences n'ont pas compris d'autres changements de position de la tête que ceux

media delle pesate ha dato i seguenti risultati:

quando la testa è a 45 gradi sulla verticale e piuttosto bassa che alta, il peso sopportato dalle spalle supera quello che pesa sulle anche di circa un nono del peso totale del cavallo. Partendo da questa posizione della testa, secondo che sia rialzata e gettata indietro o abbassata e riportata verso il petto, circa dieci chilogrammi sono spostati dalle spalle alle anche o, al contrario, dalle anche alle spalle.

Queste stesse prove hanno dimostrato che un’incollatura lunga, benché leggera, mette più peso sulle spalle di un’incollatura grossa ma corta e che i suoi cambiamenti di attitudine determinano cambiamenti di peso di gran lunga più sensibili. La semplice riflessione basta d’altronde a dimostrarne l’evidenza.

Le prove non hanno incluso altri cambiamenti di posizione della testa se non quelli

139

que j'ai mentionnés. Il eût été intéressant de connaître la modification qu'entraîne, dans la répartition du poids, l'extension complète du bout de devant, telle, par exemple, qu'elle se présente chez le cheval de course mis dans tous ses moyens. A défaut de pesées ayant donné ce renseignement, on entrevoit la surcharge de poids qu’une encolure ainsi tendue doit apporter sur les épaules au profit des hanches.

D'autres expériences furent faites pour savoir comment le poids du cavalier se répartissait sur sa monture. Elles constatèrent que le cheval porte sur ses épaules environ les deux tiers du poids du cavalier, quand celui-ci tient le buste droit; la moitié, lorsqu'il incline sensiblement le corps en arrière; et les cinq sixièmes lorsqu'il se porte entièrement sur les étriers. On peut juger par là quelles translations de poids considérables peuvent être obtenues, soit vers les épaules, soit vers les hanches, lorsque la position que

che ho menzionato. Sarebbe stato interessante conoscere la modificazione che produce nella ripartizione del peso la completa estensione della estremità anteriore, tale per esempio quale si presenta nel cavallo da corsa al culmine dello sforzo. In mancanza di pesate che abbiano dato questa informazione, si intuisce il sovraccarico di peso che un’incollatura così tesa deve apportare sulle spalle a profitto delle anche.

Altre prove furono fatte per sapere come il peso del cavaliere si ripartisse sulla cavalcatura. Esse constatarono che il cavallo porta sulle spalle circa i due terzi del peso del cavaliere, quando questi tiene il busto diritto; la metà, quando inclina sensibilmente il corpo indietro; e i cinque sesti, quando si mette interamente sulle staffe. Con ciò si può valutare quali considerevoli traslazioni di peso possano essere ottenute, sia verso le spalle, sia verso le anche, quando la posizione che

140

peut prendre le cavalier se combine avec l'extension de l'encolure ou, au contraire, son élévation.

Sans aller à des limites extrêmes, le cavalier peut trouver, dans la distribution de son propre poids, les moyens de contribuer à la modification d'équilibre qu'il y aurait lieu de rechercher chez le cheval, soit pour allonger ou raccourcir ses allures, soit pour les régulariser. D'Aure y excellait.

Les expériences dont je viens de parler, en montrant l'influence exercée sur la répartition du poids par l'attitude donnée à l'encolure, suffiraient à faire toucher du doigt l'erreur dans laquelle tombent les cavaliers qui s'obstinent à demander, chez les chevaux portant bas naturellement, une élévation accentuée de l'encolure. Les actions de mains qui recherchent cette élévation ne s’arrêtent même pas à un déplacement inopportun du poids; elles vont plus loin, en prenant aussi sur les forces impulsives, qu'on ne sent plus

può prendere il cavaliere si combina con l’estensione dell’incollatura o, al contrario, con il suo innalzamento.

Senza andare a estremi limiti, il cavaliere può trovare, nella distribuzione del proprio peso, i mezzi per contribuire alla modificazione d’equilibrio che sarebbe opportuno ricercare nel cavallo, sia per allungare o raccorciare le andature, sia per regolarizzarle. D’Aure in ciò eccelleva.

Le prove di cui ho appena parlato, mostrando l’influenza esercitata dalla posizione data all’incollatura sulla ripartizione del peso, sarebbero sufficienti a far toccare con mano l’errore nel quale cadono i cavalieri che si ostinano a richiedere, nei cavalli che portano l’incollatura naturalmente bassa, una sua accentuata elevazione. Le azioni delle mani che ricercano questa elevazione non si limitano soltanto a un inopportuno spostamento di peso; vanno più lontano, sottraendo alle forze impulsive che non si sentono più

141

alors aller généreusement en avant. Certes, tout cavalier voudrait avoir son cheval bâti en montant et se trouver couvert par une encolure haut greffée; mais tous les chevaux employés à la selle ne sont pas construits d'une façon aussi avantageuse, et de tous cependant le cavalier doit savoir tirer parti, en faisant les concessions nécessaires.

Il faut d'ailleurs s'en convaincre: C'est en vain que le cavalier s'efforcera d'amener le cheval à conserver son encolure élevée, lorsque sa construction s'éloignera sensiblement de celle que j'ai signalée comme étant désirable. Ce n e sera jamais que momentanément que le cheval maintiendra de lui-même son encolure dans une attitude qui lui est imposée et qui est contraire à sa construction. Si les exigences du cavalier s'exagèrent, alors, sous l'opposition sans cesse renouvelée de ses mains, le cheval deviendra contraint, perdra sa liberté d'allures; et, sou rein, ses jarrets, étant surchargés, entravés dans leur jeu, l'harmonie des mouvements sera détruite.

andare generosamente in avanti. Di certo ogni cavaliere vorrebbe avere il proprio cavallo costruito in salita89 e trovarsi coperto da un’incollatura attaccata alta; ma tutti i cavalli da sella non sono costruiti in un modo così vantaggioso e ciononostante il cavaliere deve saper trarre profitto da tutti, facendo le necessarie concessioni.

Bisogna d’altronde convincersene: invano il cavaliere si sforzerà di indurre il cavallo a mantenere l’incollatura alta, quando la sua struttura si allontanerà sensibilmente da quella che ho segnalato come desiderabile. Accadrà soltanto momentaneamente che il cavallo manterrà da solo l’incollatura in una attitudine che gli è imposta e che è contraria alla sua costruzione. Se le esigenze del cavaliere diventano esagerate, allora, sotto l’opposizione delle mani che si rinnova continuamente, il cavallo diverrà costretto, perderà la libertà delle andature; e verrà distrutta l’armonia dei movimenti, poiché le sue reni, i suoi garretti saranno sovraccaricati, ostacolati nel loro gioco.

89 N.d.T.: «L’altezza relativa del treno anteriore e del treno posteriore, senza considerare le disposizioni proprie degli arti, determina l’orientamento delle andature verso la radenza o l’elevazione. Per lo sviluppo delle arie di Scuola, è necessario che gli sforzi del posteriore possano svilupparsi facilmente dal basso in alto. La conformazione che facilita questo orientamento è quella del cavallo “costruito in salita”» (Decarpentry, Équitation académique, Paris 1949, pag.34). Secondo il generale Decarpentry, ciò che importa è che il centro delle oscillazioni della spalla sia più alto dell’articolazione dell’anca (articolazione coxo-femorale).

142

Le but à poursuivre ici doit se borner au soutien et à l'élasticité de l'encolure; rien de plus. Son élévation, pour arriver à ce résultat, pourra bien être sollicitée, mais seulement momentanément, le cavalier laissant ensuite l'encolure prendre la direction répondant à la conformation propre au cheval dont il entreprend le dressage.

Pour mettre en lumière l'influence que le corps du cavalier, la répartition de son poids peuvent exercer sur les allures, sur leur allongement, leur raccourcissement, leur régularisation, il suffit d e faire appel au trot enlevé.

On sait que, avec cette manière de trotter, le buste du cavalier se porte alternativement en avant, puis en arrière, pour revenir à sa position primitive. Ces déplacements marchent d'accord avec le lever et le poser d'un même bipède diagonal. Le cavalier reçoit la

Lo scopo da perseguire a questo punto deve limitarsi al sostegno e all’elasticità dell’incollatura; niente di più. Il suo innalzamento, per arrivare a questo risultato, potrà ben essere sollecitato, ma soltanto momentaneamente, perché il cavaliere lascia in seguito che l’incollatura prenda la direzione rispondente alla conformazione propria del cavallo di cui intraprende l’addestramento.

Per mettere in luce l’influenza che il corpo del cavaliere, la ripartizione del suo peso possono esercitare sulle andature, sul loro allungamento, sul loro raccorciamento, sulla loro regolarizzazione, è sufficiente ricorrere al trotto sollevato.

Si sa che, con questo modo di trottare, il busto del cavaliere si porta alternativamente in avanti, poi indietro, per ritornare alla primitiva posizione. Questi spostamenti avvengono d’accordo con la levata e con la posata di uno stesso bipede diagonale. Il cavaliere riceve la

143

réaction produite par la détente du bipède avec lequel il s 'accorde, et y cède, en inclinant légèrement et progressivement le buste en avant. Puis, prenant un léger appui sur les étriers, il se maintient, un instant, dans cette position, les fesses près, mais isolées de la selle, pendant que se produit la détente de l'autre diagonal, dont la réaction est ainsi évitée. Le fond de la selle est repris, en même temps que le diagonal, avec lequel on trotte, revient au poser.

Avant d'aller plus loin, je ferai remarquer que je dis ; avec, et non sur, ainsi qu'il est dit communément, parce que cette dernière expression peut prêter à confusion, le cavalier prenant appui sur les étriers, au moment où le diagonal, opposé à celui avec lequel il doit s'accorder, fait sa battue.

Les déplacements du buste que comporte le trot enlevé, bien que maintenus dans des limites restreintes, n'en exercent pas moins sur le cheval une action assez sensible pour que le diagonal, avec lequel le cavalier marche d'accord, couvre plus de terrain que l'autre.

reazione prodotta dallo scatto del bipede con il quale si accorda e vi cede, inclinando leggermente e progressivamente il busto in avanti. Poi, prendendo un leggero appoggio sulle staffe, si mantiene, un istante in questa posizione, con le natiche vicine, ma isolate dalla sella, mentre si produce lo scatto dell’altro diagonale, la cui reazione è così evitata. Il fondo della sella é ripreso nello stesso momento in cui il diagonale con il quale si trotta ritorna alla posata.

Prima di andare oltre, farò notare che dico: con, e non sul, così come vien detto comunemente, perché quest’ultima espressione può prestarsi a confusione, prendendo il cavaliere appoggio sulle staffe, nel momento in cui fa la battuta il diagonale opposto a quello con il quale deve accordarsi.

Gli spostamenti del busto che il trotto sollevato comporta, benché mantenuti in ristretti limiti, esercitano pur sempre sul cavallo un’azione abbastanza sensibile affinché il diagonale con il quale il cavaliere si accorda copra più terreno dell’altro.

144

Tout cavalier qui a pratiqué le trot enlevé avec un peu d'attention a pu s'en convaincre.

Voici l'explication de ce que la pratique constate:

Supposons que le cavalier, trottant avec le diagonal droit, vient de recevoir la réaction produite par la détente de ce diagonal et qu'il y cède. Lorsque, l'inclinaison du buste en avant arrivant à sa limite, le cavalier pèse suites étriers, c'est l'instant où se produit tout l'effet de la détente du diagonal gauche, qui fait cheminer et chasse en avant le diagonal droit, en ce moment au soutien. Celui-ci gagne alors d'autant plus de terrain que le poids du cavalier, porté en entier vers les épaules, l'y sollicite.

Lorsque le diagonal droit arrive, à son tour, au poser, c'est l'instant où le cavalier prend le fond de la selle, et, pour cela, il se laisse aller en arrière. Le poids de son buste,

Ogni cavaliere che abbia praticato il trotto sollevato con un po’ d’attenzione ha potuto convincersene.

Ecco la spiegazione di ciò che la pratica constata:

Supponiamo che il cavaliere, trottando con il diagonale destro, abbia appena ricevuto la reazione prodotta dallo scatto di questo diagonale e che vi ceda. Quando, essendo arrivata l’inclinazione del busto in avanti al proprio limite, il cavaliere pesa sulle staffe, è questo l’istante in cui si produce tutto l’effetto dello scatto del diagonale sinistro, che fa camminare e caccia in avanti il diagonale destro, in questo momento in sospensione. Quest’ultimo allora guadagna tanto più terreno quanto il peso del cavaliere, portato interamente verso le spalle, lo sollecita.

Quando il diagonale destro arriva a sua volta alla posata è l’istante in cui il cavaliere tocca il fondo della sella, e, per questo, si lascia andare indietro. Il peso del busto,

145

se trouvant ainsi porté vers les hanches, amortit l'effet produit par la détente du diagonal droit et, par suite, restreint l'embrasse de terrain du diagonal gauche, alors au soutien.

En dehors de l'influence exercée par ces deux translations de poids inverses, dues aux déplacements du buste, il faut remarquer que, le cavalier se trouvant isolé de la selle au moment du poser du diagonal gauche, la détente de celui-ci s'en trouve encore favorisée. Tandis que, le contact avec la selle étant pris au moment du poser du diagonal droit, le choc qui en résulte, quelque léger qu'il soit, contrarie néanmoins la détente de ce diagonal. L'effet de ce léger choc est, d'ailleurs, rendu plus sensible, par suite de l'instant où il se produit et qui répond au départ même de la détente.

Le diagonal avec lequel trotte le cavalier, en gagnant plus de terrain que l'autre, a pour conséquence d'entraîner les hanches de son côté et, par suite, de les faire dévier à

trovandosi così portato verso le anche, ammortizza l’effetto prodotto dallo scatto del diagonale destro e, di conseguenza, restringe il terreno abbracciato dal diagonale sinistro, in quel momento in sospensione.

A parte l’influenza esercitata da queste due traslazioni di peso contrarie, dovute agli spostamenti del busto, bisogna notare che, trovandosi il cavaliere isolato dalla sella nel momento in cui si appoggia il diagonale sinistro, lo scatto di quest’ultimo viene maggiormente favorito. Mentre il contatto con la sella, avvenendo nel momento della posata del diagonale destro, il colpo che ne risulta, per leggero che sia, contrasta nondimeno lo scatto di questo diagonale. D’altronde l’effetto di questo leggero colpo è reso più sensibile in conseguenza dell’istante in cui si produce, che corrisponde all’inizio stesso dello scatto.

Il diagonale con il quale il cavaliere trotta, guadagnando più terreno dell’altro, ha come conseguenza di trascinare le anche dalla propria parte e quindi di farle deviare a

146

droite, si c'est avec le diagonal droit que le cavalier s'accorde.

L'effet en est appréciable chez tous les chevaux, mais particulièrement chez ceux qui, par le dressage, ont acquis une position rigoureusement droite. Chez ceux-ci, une seule promenade, faite en trottant toujours avec le même diagonal, suffit pour porter atteinte a la rectitude de la position. Que, le lendemain, le cheval soit monté au manège, et, au début du travail, on s'en apercevra.

Chez certains de ces chevaux confirmés dans la position droite, il s'en trouve même qui sont assez impressionnés par les déplacements du corps du cavalier, pour que, dès la première battue, les hanches dévient soit à droite, soit à gauche, lorsque le cavalier passe alternativement d'un diagonal à l'autre.

Il faut donc trotter tantôt avec l'un, tantôt avec l 'autre, afin que le trot enlevé ne porte pas atteinte à la rectitude de la position du cheval, par suite, à la régularité de ses mouvements,

destra, se é con il diagonale destro che il cavaliere si accorda.

L’effetto è apprezzabile in tutti i cavalli, ma particolarmente in quelli che hanno acquisito con l’addestramento una posizione rigorosamente diritta. In questi cavalli è sufficiente una sola passeggiata, fatta trottando sempre con lo stesso diagonale, per danneggiare la rettitudine della posizione. Che il giorno dopo il cavallo sia montato in maneggio e, all’inizio del lavoro, ci si accorgerà del fatto.

In certi cavalli confermati nella posizione diritta, se ne trovano anche alcuni che sono abbastanza impressionati dagli spostamenti del corpo del cavaliere, di modo che, fin dalla prima battuta, le anche devìino sia a destra, sia a sinistra, quando il cavaliere passa alternativamente da un diagonale all’altro.

Bisogna dunque trottare ora con l’uno, ora con l’altro diagonale, affinché il trotto sollevato non porti danno alla rettitudine della posizione del cavallo, di conseguenza alla regolarità dei suoi movimenti,

147

et aussi pour égaliser le travail de ses membres.

Rarement le cheval qui n'y a pas été préparé présente une égale facilité pour être trotté indistinctement avec l'un ou l'autre diagonal.

La préférence pour l'un d'eux trouve souvent sa source dans des imperfections de structure, la nature paraissant si souvent s'être négligée dans une partie de son œuvre. D'autres fois, c'est la conséquence d'une fausse position résultant d'habitudes acquises.

Toujours est-il que, chez le cheval présentant un écart un peu accentué à la position droite, le trot enlevé est pris aussi facilement avec le diagonal du côté où le cheval se traverse que difficilement avec le diagonal opposé.

Dans ce cas, on voit des chevaux perdre tout le brillant de leurs actions et ne plus présenter qu'embarras et confusion dans leurs mouvements. Il y en a même qui se trouvent

e anche per rendere uguale il lavoro dei suoi arti.

Raramente il cavallo che non è stato preparato presenta una uguale facilità per essere trottato indistintamente con l’uno o con l’altro diagonale.

La preferenza per l’uno dei due trova spesso la sua origine in imperfezioni di struttura, sembrando la natura così spesso aver trascurato una parte della sua opera. Altre volte è la conseguenza di una falsa posizione che risulta da abitudini acquisite.

Succede sempre che, nel cavallo che presenta uno scarto un po’ accentuato dalla posizione diritta, il trotto sollevato sia preso tanto facilmente con il diagonale del lato in cui il cavallo si traversa quanto difficilmente con il diagonale opposto.

In questo caso, si vedono alcuni cavalli perdere tutta la brillantezza delle loro azioni e non presentare che movimenti impacciati e confusi. Ce ne sono perfino alcuni che si trovano

148

tellement gênés qu'ils font un véritable changement de pas pour que les sollicitations exercées par le corps du cavalier, cessant de contrarier leur position traversée, marchent d'accord avec elle.

Il est à remarquer aussi que, soit par un fait d'habitude, soit par suite d'irrégularité dans leur position, bien des cavaliers ont une prédisposition marquée pour trotter toujours avec le même diagonal et éprouvent une grande difficulté pour passer de ce diagonal à l'autre. Pour le faire sans interruption, il suffit cependant de recevoir les deux réactions qui se succèdent et, au lieu de céder à la première, de céder à la seconde.

L'absence de toute préférence pour un diagonal parle presque autant en faveur du cavalier qu'en faveur du cheval.

Les avantages que présentent le trot enlevé sont nombreux.

Le cavalier, tout le premier, en a retiré de grands bienfaits, n'ayant plus à supporter

così a disagio che fanno un vero cambiamento di passo, affinché le sollecitazioni esercitate dal corpo del cavaliere, cessando di contrariare la loro posizione traversata, si muovano d’accordo con essa.

C’è anche da segnalare che, sia per un fatto d’abitudine sia in seguito a irregolarità nella loro posizione, molti cavalieri hanno una marcata predisposizione a trottare sempre con lo stesso diagonale e provano una grande difficoltà a passare da questo diagonale all’altro. Per farlo senza interruzione è tuttavia sufficiente ricevere le due reazioni che si succedono e, anziché cedere alla prima, cedere alla seconda.

L’assenza di qualsiasi preferenza per un diagonale parla quasi tanto a favore del cavaliere quanto a favore del cavallo.

I vantaggi che il trotto sollevato presenta sono numerosi.

Il cavaliere, per primo, ne ha tratto grandi benefici, non avendo più da sopportare

149

qu'une réaction sur deux, et encore celle-ci se trouvant singulièrement amortie. Aussi la maladie, désignée anciennement sous le nom de «maladie des hommes de cheval», et qui était assez commune, a t-elle complètement disparu. Cette affection provenait de l’échauffement de l'assiette, dû aux chocs, aux frottements, qui étaient encore augmentés par le drap ou le velours qui jadis recouvrait la plupart des selles.

Le cheval, autant que le cavalier, plus que lui peut-être, tire bénéfice du trot enlevé, en ne recevant plus, à chaque battue, la secousse à laquelle sa tige dorsale, ébranlée, devait résister. L'allure devient plus coulante, s'étendant d'elle-même aussitôt que le temps d'enlevé est pris.

Le cavalier trouve aussi, dans cette manière de trotter, des ressources pour redresser le cheval qui se traverse, régulariser l'allure, obtenir le galop sur le pied que le cheval se refusait à prendre.

che una reazione su due e inoltre quest’ultima si trova singolarmente ammortizzata. Anche la malattia, anti-camente designata con il nome di «malattia degli uomini di cavalli» e che era abbastanza comune, è completamente sparita. Questa affezione derivava dal riscaldamento dell’assetto, dovuto agli urti e agli strofinamenti, che erano inoltre aumentati dal panno o dal velluto che un tempo ricopriva la maggior parte delle selle.

Il cavallo, quanto il cavaliere, e forse più di lui, trae beneficio dal trotto sollevato, non ricevendo più a ogni battuta lo scossone al quale la colonna vertebrale, colpita, doveva resistere. L’andatura diventa più scorrevole, distendendosi da sola appena é preso il tempo di trotto sollevato.

Perciò il cavaliere trova, in questo modo di trottare, risorse per raddrizzare il cavallo che si traversa, per regolarizzare l’andatura, per ottenere il galoppo sul piede con il quale il cavallo si rifiuta di galoppare.

150

Pour atteindre ce dernier résultat, le cavalier doit trotter avec le pied sur lequel le galop ne peut s'obtenir, et allonger progressivement l'allure. Lorsque, arrivé au bout de son trot, le cheval ne pourra plus conserver cette allure, il sera entraîné à prendre de lui-même le galop du côté où il se traverse, partant, sur le pied gagnant le plus de terrain et qui est celui avec lequel trotte le cavalier.

Per raggiungere quest’ultimo risultato, il cavaliere deve trottare con il piede sul quale il galoppo non può essere ottenuto e allungare progressivamente l’andatura. Quando, arrivato al limite del trotto, il cavallo, non potrà più conservare questa andatura, sarà obbligato a prendere da se stesso il galoppo dalla parte in cui si traversa, partendo sul piede che abbraccia più terreno e che è quello con cui il cavaliere trotta.

151

CHAPITRE IX

Position du cavalier dans l'équitation savante. - Le cavalier accompagne le cheval. - Les déplacements d'assiette sont proscrits. - Les aides doivent être secrètes. - C'est le cheval qui est l'exécutant. - Position du cavalier dans les défenses. - Emploi que, à l'état libre, le cheval fait de son encolure. - Soumission de l'encolure chez le cheval monté. - Sa liberté relative dans le saut.

Dans la pratique de la haute équitation, la position que le cavalier doit observer est la position académique, qui ne devra s'altérer à aucun moment du travail.

Dans les changements de direction, pour rester en parfaite harmonie avec le cheval, la disposition que le corps du cavalier doit affecter ne devra pas précéder celle que prend sa monture, ni même la suivre, mais l ’accompagner . Il y a là

CAPITOLO IX

Posizione del cavaliere nell’equitazione sapiente. - Il cavaliere accompagna il cavallo. - Gli spostamenti d’assetto sono proscritti. - Gli aiuti debbono essere segreti. - È il cavallo l’ esecutore. - Posizione del cavaliere nelle difese. - Impiego che, allo stato libero, il cavallo fa dell’ incollatura. - Sottomissione dell’incollatura nel cavallo montato. – Sua relativa libertà nel salto.

Nella pratica dell’alta equitazione la posizione che il cavaliere deve osservare è la posizione accademica, che non dovrà alterarsi in alcun momento del lavoro.

Nei cambiamenti di direzione, per rimanere in perfetta armonia con il cavallo, la disposizione che il corpo del cavaliere deve prendere non dovrà precedere quella che prende la propria cavalcatura e neppure seguirla, ma accompagnarla . C’é in questo

152

une nuance que devra sentir le cavalier pratiquant l'équitation savante, et qui fait qu'il se liera de la façon la plus intime à son cheval.

Il en est de même pour tous les mouvements, qu'ils se fassent d'une ou de deux pistes, et particulièrement pour les changements de pied, que le corps du cavalier ne doit surtout jamais accuser.

Les déplacements d'assiette sont proscrits en toutes circonstances, le cavalier devant toujours rester soudé à son cheval.

Les opérations des mains, des jambes doivent être assez secrètes pour que l'œil ne puisse les saisir.

Enfin, tout ce qui peut attirer l'attention sur sa personne doit être évité par le cavalier. C'est le cheval qui est l'exécutant, et le cavalier n'a qu'à s'efforcer de s'identifier avec lui.

Dans les cas de défense, loin de se maintenir d'accord avec les translations de poids émanant du cheval, le cavalier doit imprimer

una sfumatura che dovrà percepire il cavaliere che pratica l’equitazione sapiente e fa sì che egli si leghi nel modo più intimo al proprio cavallo.

Lo stesso dicasi per tutti i movimenti, che si facciano su una o due piste, e particolarmente per il cambiamento di piede, che il corpo del cavaliere non deve soprattutto mai accusare.

Gli spostamenti d’assetto sono proscritti in ogni circostanza, dal momento che il cavaliere deve rimanere sempre saldato al proprio cavallo.

Le operazioni delle mani e delle gam-be debbono essere abbastanza segrete affinché l’occhio non possa coglierle.

Infine il cavaliere deve evitare tutto ciò che possa attirare l’attenzione sulla propria persona. È il cavallo l’esecutore e il cavaliere non ha che da sforzarsi di identificarsi con lui.

Nei casi di difesa, lungi dal mantenersi in accordo con le traslazioni di peso che emanano dal cavallo, il cavaliere deve imprimere

153

à son buste une direction qui leur est diamétralement opposée; bien moins en vue de combattre les défenses par une opposition de poids, tout à fait insuffisante pour les paralyser, que dans le but de rester en selle, en résistant aux cabrades ou ruades.

Le cheval fait de son encolure un emploi des plus variés, alors qu'à l'état libre il peut en disposer à son gré. Tantôt il la met en concordance avec le mouvement, d'autres fois l'y laisse indifférente, ou bien lui donne une attitude contraire.

C'est ainsi que, au cours d'un même tourner, on peut voir le cheval donner à son encolure des attitudes diverses et parfois la porter tout à fait du côté opposé au tourner; souvent alors pour faire contrepoids à une inclinaison trop accentuée de la masse.

Dans ce dernier cas, le cheval emploie son encolure à la façon de l'acrobate son balancier, pour rétablir l'équilibre. Il en est de même dans d'autres circonstances. Qu'un

al proprio busto una direzione che è loro diametralmente opposta; assai meno in vista di combattere le difese con una posizione di peso, del tutto insufficiente per paralizzarle, che allo scopo di restare in sella, resistendo alle impennate o alle scalciate.

Il cavallo fa della propria incollatura un impiego dei più vari, mentre allo stato libero, può disporne a suo piacere. Talvolta la mette in accordo con il movimento, altre volte la lascia indifferente oppure le dà una posizione contraria.

È così che, nel corso di una stessa girata, si può vedere il cavallo dare alla propria incollatura diverse attitudini e talvolta portarla completamente dalla parte opposta alla girata; spesso in tal caso per far da contrappeso a una inclinazione troppo accentuata della massa.

In quest’ultimo caso il cavallo impiega l’incollatura come l’acrobata impiega il suo bilanciere per ristabilire l’equilibrio. Lo stesso dicasi per altre circostanze. Se un

154

cheval tombe sur le côté, accidentellement, ou qu'il y soit contraint pour subir une opération, il jette avec force son encolure du côté opposé à celui où le corps incline. Aussi est-il donné comme principe au cavalier, aussitôt qu'une chute sur le côté devient certaine, de se jeter, lorsqu'il le peut, du côté où le cheval porte sa tête, pour ne pas être pris sous lui.

L'indépendance avec laquelle le cheval libre use de son encolure ne peut, bien entendu, lui être conservée lorsqu'il est monté. Il est indispensable que l'encolure soit alors maintenue dans l'obéissance, son degré de soumission répondant aux exigences du service auquel le cheval est employé.

Toutefois, lorsque le cheval est appelé à faire un effort demandant l'emploi de tous ses moyens et qu'il est éclairé sur ce qu'il a à faire par l'objet même motivant son effort, un obstacle à franchir, par exemple, toute liberté doit lui être laissée dans l'emploi de

cavallo cade accidentalmente di quarto o è costretto a farlo per subire un’operazione, getta con forza la propria incollatura dalla parte opposta a quella in cui è inclinato il corpo. Così, non appena diventa certa una caduta di quarto, vien dato come prassi al cavaliere di gettarsi, quando può, dalla parte in cui il cavallo porta la testa, per non esser preso sotto.

L’indipendenza con la quale il cavallo in libertà usa l’incollatura non può, ben inteso, essergli conservata quando è montato. È indispensabile che l’incollatura sia allora mantenuta nell’obbedienza, poiché il suo grado di sottomissione risponde alle esigenze del servizio nel quale il cavallo é impiegato.

Tuttavia, quando il cavallo è chiamato a fare uno sforzo che richiede l’impiego di tutti i suoi mezzi e quando è informato su quello che ha da fare dallo stesso oggetto che motiva il suo sforzo, un ostacolo da superare, per esempio, dev’essergli lasciata tutta la libertà nell’impiego

155

sou encolure. Son seul instinct, bien mieux que tout ce que pourrait faire le cavalier, le guidera dans l'utilisation des différentes ressources que la nature lui a données.

La liberté d'encolure, qu'il est si utile de laisser au cheval pour l'aider dans les sauts et passages d'obstacles, n'exige pas l'abandon de sa tête, si ce n'est par les cavaliers d'une habileté douteuse, ainsi par les hommes de troupe, parce que, pour ceux-ci, il faut opter entre l'abandon complet de la tête ou sa contrainte, et le choix ne saurait être douteux. Si la solidité de ces cavaliers est compromise, pour ne pas s'attacher aux rênes ou éviter une chute, ils doivent saisir le pommeau de la selle. Dans la conjoncture, c'est la solution la moins fâcheuse.

Quant aux cavaliers habiles, familiarisés avec les sauts d'obstacles, ils savent laisser au cheval toute liberté dans l'emploi de son encolure, sans que, pour cela, ils aient besoin d'abandonner sa tête.

dell’incollatura. Il suo solo istinto, molto meglio di tutto ciò che il cavaliere potrebbe fare, lo guiderà nell’utilizzazione delle differenti risorse che la natura gli ha dato.

La libertà d’incollatura, che è così utile lasciare al cavallo per aiutarlo nei salti e nei passaggi di ostacoli, non esige l’abbandono della testa, se non da parte dei cavalieri di dubbia abilità, come gli uomini di truppa, perché, per questi ultimi, bisogna optare tra l’abbandono completo della testa o la sua costrizione, e la scelta non può essere dubbia. Se la solidità di questi cavalieri é compromessa, per non attaccarsi alle redini o per evitare una caduta, devono afferrare il pomo della sella. Nella congiuntura, risulta essere la soluzione meno dannosa.

Quanto ai cavalieri abili, familiarizzati con i salti d’ostacoli, essi sanno lasciare al cavallo tutta la libertà nell’impiego dell’incollatura, senza che, per questo, abbiano bisogno di abbandonare la testa.

156

Il est à remarquer que, pour les sauts en hauteur en particulier, le cavalier inexpérimenté, au lieu de baisser les mains, est toujours disposé à les élever. Il en résulte même parfois que le cheval retombe sur les jarrets, après avoir franchi l'obstacle, au lieu de se recevoir sur les épaules.

Il suffit d'avoir vu des chevaux sauter en liberté pour se convaincre de l'entrave que l'élévation des mains apporte à l'effort que le saut réclame.

Un cheval libre aborde la barrière; le spectateur, placé derrière lui, le suit du regard et voit ses oreilles au-dessus de sa ligne du dos. Au moment où le devant s'enlèvera pour passer au-dessus de l'obstacle, la tête et l'encolure, loin de s'élever, s'étendront, et les oreilles, masquées par le garrot, disparaîtront. Le cheval semble alors, à la fois, vouloir regarder au delà de l'obstacle et s'inquiéter bien plus de faire passer ses jarrets que ses genoux.

È da notare che, in particolare per i salti in altezza, il cavaliere inesperto, invece di abbassare le mani, è sempre portato ad alzarle. Ne risulta persino che il cavallo talvolta ricada sui posteriori, dopo aver superato l’ostacolo, invece di riceversi sugli anteriori.

È sufficiente aver visto cavalli saltare in libertà per convincersi dell’impedimento che l’alzare le mani apporta allo sforzo richiesto dal salto.

Un cavallo libero affronta la barriera; lo spettatore, posto dietro di lui, lo segue con lo sguardo e vede le orecchie al di sopra della linea del dorso. Nel momento in cui l’anteriore si innalzerà per passare sopra l’ostacolo, la testa e l’incollatura, lungi dall’alzarsi, si distenderanno, e le orecchie, nascoste dal garrese, scompariranno. Il cavallo sembra allora, allo stesso tempo, voler guardare al di là dell’ostacolo e preoccuparsi assai più di far passare i garretti che i ginocchi.

157

La surveillance que le cavalier doit exercer sur lui-même, en abordant l'obstacle à franchir, peut s'exprimer en trois mots: assis, jambes près, mains basses.

En disant assis, il ne faut pas voir là une inclinaison exagérée du corps en arrière qui, surchargeant l'arrière-main, amoindrirait l'effet de la détente des jarrets, à son point de départ même. Le cavalier doit s'asseoir en chassant l'assiette sous lui, de façon que, par l'élan du cheval, elle soit entraînée comme par une nappe d'eau, l'inclinaison du corps en arrière n'en étant que la conséquence et ne se produisant alors qu'après la détente des jarrets.

La sorveglianza che il cavaliere deve esercitare su se stesso, affrontando l’ostacolo da superare, può essere espressa in tre parole: seduto, gambe vicine, mani basse.

Dicendo seduto, non bisogna intendervi una esagerata inclinazione del busto indietro che, sovraccaricando il posteriore, diminuirebbe l’effetto dello scatto dei garretti, proprio nel momento in cui lo scatto si verifica. Il cavaliere deve sedersi cacciando l’assetto sotto di sé, in modo che l’assetto sia trascinato dallo slancio del cavallo come da un corso d’acqua, essendo l’inclinazione indietro del corpo soltanto la sua conseguenza e non producendosi dunque se non dopo lo scatto dei garretti.

158

CHAPITRE X

Cheval à l'état de révolte. - Sa domination. - Rênes rigides; leur importance; leur description; leur emploi pour déterminer le cheval en avant, pour obtenir le tourner, pour combattre certaines défenses; leur effet moral. - Première application, faite au 1er Cuirassiers. - Mameluck. - Capucin. - Expérience faite devant le général de Noüe.

Lorsque le cheval, se présentant à l'état de révolte, se livre à des défenses, à des attaques, parfois, pourrait-on dire, il fait usage de tous ses moyens. Son encolure et ses hanches y sont employées.

L'encolure est la région qui peut être le plus facilement maîtrisée; mais comme, avant tout, c'est le mouvement en avant qu'il s'agit de décider, ici encore c'est des hanches que le cavalier doit surtout se préoccuper.

CAPITOLO X

Cavallo in stato di rivolta. - Suo dominio. - Redini rigide; loro importanza; loro descrizione; loro impiego per decidere il cavallo in avanti, per ottenere la girata, per combattere certe difese; loro effetto morale. - Prima applicazione, fatta al I° Corazzieri. - Mameluck. - Capucin. - Esperimento fatto davanti al generale de Noüe.

Quando il cavallo, che si presenta in stato di rivolta, si abbandona a difese, ad attacchi, talvolta, si potrebbe dire, fa uso di tutti i suoi mezzi. Si serve perciò della sua incollatura e delle sue anche.

L’incollatura è la regione che può essere più facilmente dominata; ma siccome, prima di tutto, é il movimento in avanti che si tratta di decidere, in questa circostanza ancora è delle anche che il cavaliere deve soprattutto preoccuparsi.

159

Le cheval rétif, qui entre en défenses, commence par retenir ses forces impulsives; il se refuse à nous les livrer, et, lorsqu'il les emploie, c'est pour se débarrasser de son cavalier. Il faut donc l'obliger à mettre ses forces en action et leur donner, en même temps, une direction telle qu'elles ne puissent être employées aux défenses que le cheval peut méditer.

Le mouvement en avant, franchement accusé, donnera ce résultat. Tant qu'il sera entretenu, la cabrade, la ruade deviendront impossibles, le cheval ne pouvant se livrer à ces défenses sans revenir sur lui-même. Les bonds, s'ils se produisent, seront alors d'autant moins durs et répétés qu'ils auront lieu en avançant et non sur place.

Mais, au lieu de céder à la pression des jambes qui l'invite à se porter en avant, le cheval rétif s'appuie sur elles, et, si la défense n'apparaît pas à ce moment, elle éclatera lorsque les éperons se feront sentir, car le

Il cavallo restio90, che entra in difesa, comincia con il trattenere le forze impulsive; si rifiuta di affidarcele e, quando le impiega, è per sbarazzarsi del cavaliere. Bisogna dunque obbligarlo a mettere le proprie forze in azione e dar loro nello stesso tempo una direzione tale che non possano essere utilizzate per le difese che il cavallo può meditare.

Il movimento in avanti, franca-mente messo in azione, darà questo risultato. Finché esso sarà conservato, l’impennata, la scalciata diventeranno impossibili, non potendo il cavallo abbandonarsi a queste difese senza mettersi indietro. I colpi di schiena, se si producessero, saranno allora tanto meno duri e ripetuti quanto avranno luogo avanzando e non sul posto.

Ma anziché cedere alla pressione delle gambe che lo invita a portarsi in avanti il cavallo restìo si appoggia a esse e, se la difesa non compare in questo momento, esploderà quando si faranno sentire gli speroni, perché

90 N.d.T.: restio «è il cavallo che si rifiuta d’obbedire, lasciandosi andare ad ogni sorta di difese» (Baucher, Dictionnaire raisonné d’équitation, 1833 ).

160

cheval ramingue, au lieu de les fuir, s'y attache. Certes, un cavalier vigoureux, qui a de la tenue, triomphera quand même. Il forcera le cheval à répondre à l'étreinte de ses jambes, dont la puissance sera centuplée par les attaques énergiques et vivement répétées des éperons, attaques qui se continueront jusqu'à l'obtention de l'obéissance et cesseront aussitôt, mais sans que les jambes cessent aussi promptement leur étreinte.

Mais, quand ce ne serait que dans l'intérêt de la conservation du cheval, il est bon de ne pas engager la lutte. Le cavalier trouvera des moyens de l'éviter dans l'emploi des rênes rigides, sur lesquelles je vais m'étendre.

Ce qui m'engage à en parler avec détail, c'est que, si les moyens mécaniques proposés pour arrêter les chevaux qui s'emportent sont nombreux, il n'en est pas de même de ceux qui ont en vue de porter en avant le cheval qui s'y refuse. Ceux-là sont en petit nombre, et leur emploi opportun souvent difficile.

il cavallo ramingo91, invece di sfuggirli, vi si attacca. Certo, un cavaliere vigoroso, che ha tenuta, trionferà egualmente. Costringerà il cavallo a rispondere alla stretta delle gambe, la cui potenza sarà centuplicata dagli attacchi energici e vivamente ripetuti degli speroni, attacchi che continueranno fino all’ottenimento dell’obbedienza e cesseranno subito, ma senza che le gambe cessino altrettanto prontamente la loro stretta.

Ma, quando non fosse che nell’interesse della conservazione del cavallo, è bene non ingaggiare la lotta. Il cavaliere troverà mezzi di evitarla nell’impiego delle redini rigide, sulle quali mi dilungherò.

Ciò che m’induce a parlarne dettagliatamente è che, se i mezzi meccanici proposti per fermare i cavalli che prendono la mano sono numerosi, lo stesso non si può dire di quelli che hanno lo scopo di portare in avanti il cavallo che si rifiuta di avanzare. Questi ultimi sono in piccolo numero e il loro impiego opportuno è spesso difficile.

91 N.d.T.: ramingo è il cavallo «che si difende soltanto allo sperone e si rifiuta di avanzare non appena lo sente avvicinarsi» (Baucher, cit.).

161

forces impulsives que le cheval se refuse à nous livrer. Les hanches n'ont pas à prendre l'initiative; elles n'ont qu'à suivre le poids, mis d'abord seul enjeu et qui les entraîne. Elles se trouvent en même temps soulagées, la translation du poids vers les épaules étant tout à leur bénéfice. La soumission du cheval en sera encore facilitée, si la source de ses défenses, ainsi qu'on en préjuge souvent, se trouve dans des imperfections affectant son arrière-main.

Les moyens communément employés pour dominer le cheval et l'éclairer sur nos volontés émanent de l'empire exercé sur ses forces; mais on peut aussi agir directement sur son moral. Ainsi en est-il des rênes rigides. Non seulement, en s'emparant de l'encolure, elles paralysent les ressources que le cheval pourrait y puiser pour se défendre, mais, en même temps, la libre disposition de sa tête ne lui appartenant plus, il s'en trouve, en quelque sorte, enlevé à lui-même et annihilé dans sa volonté.

forze impulsive che il cavallo si rifiuta di consegnarci. Le anche non devono prendere l’iniziativa; non devono far altro che seguire il peso che è il solo a esser messo inizialmente in gioco e dal quale sono trascinate. Nello stesso tempo vengono a essere alleggerite, perché la traslazione di peso verso le spalle è a tutto loro beneficio. La sottomissione del cavallo ne sarà maggiormente facilitata se la fonte delle sue difese, così come sovente si può anzitempo giudicare, si trova in imperfezioni che riguardano il treno posteriore.

I mezzi comunemente impiegati per dominare il cavallo e rendergli chiare le nostre volontà emanano dal dominio esercitato sulle sue forze; ma si può anche agire direttamente sul suo morale. Così è delle redini rigide. Impadronendosi dell’incollatura, non soltanto paralizzano le risorse che il cavallo potrebbe attingervi per difendersi, ma, nello stesso tempo, non appartenendogli più la libera disposizione della propria testa, si ritrova in qualche modo sottratto a se stesso e annullato nella propria volontà.

162

modifier la direction habituelle donnée à l'emploi de ses bras, qui ont alors à agir d'arrière en avant, et non plus d'avant en arrière.

Pendant l'emploi des rênes rigides, qui ne doit être que transitoire, les jambes du cavalier ne restent pas inactives. C'est en combinant leur action avec celle de ces rênes, dont on diminue progressivement l'emploi, que le cheval est amené à répondre avec franchise aux jambes et aux éperons employés seuls.

Ce dernier résultat, qui doit être finalement atteint, le sera d'autant plus promptement qu'ici, les mains agissant directement en vue du but poursuivi par les jambes, le cavalier ne peut plus, comme cela se présente si souvent, contrarier avec sa main l'effet que ses jambes s'efforcent de produire.

Les rênes rigides donnent un moyen de domination doux et puissant à la fois. Loin de provoquer les défenses, ces rênes les éloignent, en ne s'adressant pas directement aux

modificare l’abituale direzione data all’impiego delle braccia che devono allora agire dall’indietro in avanti, e non più dall’avanti all’indietro.

Durante l’ impiego delle redini rigide, che non dev’esser che passeggero, le gambe del cavaliere non restano inattive. È combinando la loro azione con quella di queste redini, di cui si diminuisce progressivamente l’impiego, che il cavallo è portato a rispondere con franchezza alle gambe e agli speroni usati da soli.

Quest’ultimo risultato, che deve essere finalmente raggiunto, lo sarà tanto più prontamente quanto, in tale circostanza, agendo le mani direttamente in vista dello scopo perseguito dalle gambe, il cavaliere non può più, come così spesso capita, contrariare con la mano l’effetto che le gambe si sforzano di produrre.

Le redini rigide danno un mezzo di dominio insieme dolce e potente. Lungi dal provocare le difese, queste redini le allontanano, perché non si rivolgono direttamente alle

163

façon à imprimer au mors un mouvement de torsion, qui oblige la tête à se porter à droite. Aussitôt la tête arrivée vers la direction à suivre, le cavalier, agissant d'arrière en avant sur les deux rênes, y engage le cheval.

Les moyens que je viens d'indiquer sont applicables aux chevaux qui refusent de se porter en avant, font des tête à queue, et aussi à ceux qui se cabrent, ruent sur place ou en s'acculant.

Quant aux chevaux qui se défendent tout en se portant en avant, les rênes rigides ont sur eux une efficacité moindre; mais encore, le mouvement en avant pouvant être prononcé aussi vivement qu'on le désire, les défenses perdent une grande partie de leur dureté, et, si l'encolure est maintenue dans toute son extension, l'enlevé de la croupe, seul, sera rendu possible.

Le maniement des rênes rigides étant simple et des plus faciles, quelques instants suffisent pour le bien saisir, le cavalier n'ayant qu'à

modo da imprimere al morso un movimento di torsione che obbliga la testa a portarsi a destra. Non appena la testa arriva verso la direzione da seguire, il cavaliere, agendo da dietro in avanti sulle due redini, vi spinge il cavallo.

I mezzi che ho appena indicato sono applicabili ai cavalli rifiutano di portarsi in avanti, che fanno dietro-front, e anche a quelli che s’impennano, scalciano sul posto o si siedono92.

Quanto ai cavalli che si difendono pur portandosi in avanti, le redini rigide hanno su questi una minore efficacia; ma tuttavia, poiché il movimento in avanti può essere pronunciato tanto vivamente quanto lo si desidera, le difese perdono gran parte della loro durezza, e, se l’incollatura é mantenuta in tutta la sua estensione, solo l’innalzamento della groppa sarà reso possibile.

Poiché il maneggio delle redini rigide è semplice e dei più facili, bastano alcuni istanti per capirlo bene, non dovendo il cavaliere che

92 N.d.T.: «Un cavallo è seduto tutte le volte che le sue forze e il suo peso vengono respinti sulla parte posteriore; l’equilibrio di conseguenza è compromesso, e diventano impossibili la grazia, la cadenza e la precisione [...]» Per evitare tale difesa, «bisogna che in tutti i movimenti le gambe del cavaliere precedano la mano, e che tale sostegno di gambe perduri finché abbia ottenuto la leggerezza» (Baucher, cit.).

164

l'invite - au besoin l'entraîne - à se porter en avant.

Il faut d'abord se servir de ces rênes avec modération, car leur action engage si naturellement le cheval dans le mouvement en avant qu'habituellement il obéit aussitôt.

Mais, lorsque des chevaux ramingues résistent énergiquement, employées avec vigueur, ces rênes acquièrent une puissance en quelque sorte irrésistible.

Avec les chevaux de cette nature, la gourmette doit être serrée un peu plus que d'habitude, afin qu'elle reçoive d'une façon bien entière, sans que les montants de la bride y prennent une part, l'action qui lui est destinée.

Les rênes rigides offrent encore au cavalier de puissantes ressources pour obtenir le tourner chez le cheval qui s'y refuse.

Si c'est le tourner à droite que le cheval se refuse à prendre, le cavalier pousse en avant la rêne gauche et tire à lui la rêne droite, de

lo invita - all’occorrenza lo costringe - a portarsi in avanti.

Bisogna anzitutto servirsi di queste redini con moderazione, perché la loro azione spinge così naturalmente il cavallo nel movimento in avanti che abitualmente ubbidisce subito.

Ma, quando certi cavalli raminghi resistono energicamente, queste redini, impiegate con vigore, acquistano una potenza in qualche modo irresistibile.

Con i cavalli di tal natura, il barbozzale dev’esser stretto un po’ più che d’abitudine, affinché riceva in maniera completa, senza che i montanti della briglia vi prendano parte, l’azione che gli è destinata.

Le redini rigide offrono inoltre al cavaliere potenti risorse per ottenere la girata con il cavallo che vi si rifiuta.

Se é la girata a destra che il cavallo si rifiuta di prendere, il cavaliere spinge in avanti la redine sinistra e tira a sé la redine destra in

165

Les rênes rigides sont formées de deux fortes lames d'acier recouvertes de cuir et fixées à la partie antérieure des œils de porte-mors, où la gourmette est attachée. Elles ont l'aspect de rênes de filet ordinaires et ne sont souples que dans la partie reposant sur le garrot. Les parties rigides doivent être assez longues pour que le cavalier puisse en tenir les extrémités lorsque la tête et l'encolure sont étendues.

Pour en faire usage, le cavalier, devant abandonner les rênes de la bride, y fait un nœud, de manière à pouvoir, en cas de besoin, les ressaisir prompte nient. Abandonnées, elles doivent faire guirlande pour ne pas mettre obstacle à l'extension de l'encolure.

Pour déterminer le cheval en avant, le cavalier, ayant saisi à pleine main chacune des rênes rigides, agir sur elles d'arrière en avant. Leur effet, se portant directement sur la gourmette, oblige le cheval à étendre sa tête, son encolure, et à céder à l'action qui

Le redini rigide sono formate da due robuste lame di acciaio ricoperte di cuoio e fissate alla parte anteriore degli occhi porta morso, dov’è attaccato il barbozzale. Hanno l’aspetto di normali redini di filetto e sono morbide solo nella parte che appoggia sul garrese. Le parti rigide devono essere abbastanza lunghe affinché il cavaliere possa tenerne le estremità quando la testa e l’incollatura sono distese.

Poiché per farne uso il cavaliere deve abbandonare le redini della briglia, fa a queste ultime un nodo, in modo da poterle riprendere prontamente in caso di bisogno. Abbandonate, le redini della briglia devono far ghirlanda per non far ostacolo alla distensione dell’incollatura.

Per decidere il cavallo in avanti, il cavaliere, dopo aver preso a piene mani ciascuna redine rigida, agisce su esse dall’indietro in avanti. Il loro effetto, applicandosi direttamente al barbozzale, obbliga il cavallo a distendere la testa, l’incollatura, e a cedere all’azione che

166

J'ai commencé l'emploi des rênes rigides lorsque j'étais capitaine-instructeur au 1° Cuirassiers.

Le premier essai en fut fait sur un chevai appartenant à mon ami, le capitaine Paul de Courtivron, excellent cavalier. Ce cheval se cabrait de la façon la plus dangereuse. J'en avais fait l'expérience personnelle et je vois encore mon ami, pâle et tremblant, un jour qu'il crut que le cheval se renversait sur moi. Tout en se cabrant, il avait fait demi-tour du côté du mur du manège que je longeais. Au bout de peu de temps, les rênes rigides eurent raison de ses défenses et purent être abandonnées.

Mes fonctions de capitaine-instructeur comportaient le dressage de tous les jeunes chevaux. Les remontes que recevait le régiment provenaient des plaines de Normandie, des marais de Rochefort et de Saint-Gervais. La plupart de ces chevaux n'avaient jamais porté l'homme avant leur arrivée au corps; beaucoup

Ho iniziato ad usare le redini rigide quand’ero capitano istruttore al 1° Corazzieri.

Il primo esperimento fu fatto su un cavallo appartenente al mio amico, capitano Paul de Courtivron, eccellente cavaliere. Questo cavallo s’impennava nel modo più pericoloso. Ne avevo fatto la personale esperienza e vedo ancora il mio amico, pallido e tremante, un giorno che credette che il cavallo mi si rovesciasse addosso. Impennandosi, aveva fatto un dietro-front verso la parete del maneggio lungo la quale avanzavo. Di lì a poco, le redini rigide ebbero ragione delle sue difese e poterono essere abbandonate.

Le mie funzioni di capitano-istruttore comportavano l’addestra-mento di tutti i cavalli giovani. Le rimonte che il reggimento riceveva provenivano dalle pianure di Normandia, dalle regioni paludose di Rochefort e di Saint-Gervais. La maggior parte di questi cavalli non avevano mai portato l’uomo prima dell’arrivo al corpo; molti

167

n'avaient même été soumis à aucune sujétion.

Le première et grande difficulté à surmonter chez ces chevaux, très peu généreux de nature, était de les amener à marcher avec franchise droit devant eux sous le cavalier. Pour les plus récalcitrants j'ai employé les rênes rigides, et avec plein succès.

N'ayant pas de ces rênes telles que je les ai décrites, je les avais remplacées simplement par des bâtons et de fortes ficelles. L'appareil, malgré sa grossièreté, n'a donné que de bons résultats dans les mains de mes cuirassiers.

Lorsque je commandais la section de cavalerie de Saint-Gyr, un fait particulier me montra, de la façon la plus évidente, l'empire que les rênes rigides prennent sur le moral du cheval.

Il y avait, au manège, un cheval entier, de robe grise, nommé Mameluck, que le voisinage des juments exaspérait et qui se faisait alors remarquer par la violence de ses hennissements.

non erano stati neppure sottomessi a una qualsiasi forma d’obbedienza.

La prima e grande difficoltà da superare con questi cavalli, per natura assai poco generosi, era quella di portarli a camminare con franchezza sotto il cavaliere dritti davanti a se stessi. Con i più ricalcitranti ho usato le redini rigide e con pieno successo.

Non avendo di queste redini tali quali le ho descritte, le avevo rimpiazzate semplicemente con bastoni e con forti cordicelle. L’apparecchio, malgrado la grossolanità, non ha dato che buoni risultati nelle mani dei miei corazzieri.

Quando comandavo la sezione di cavalleria di Saint-Cyr, un fatto singolare mi mostrò, nel modo più evidente, l’autorità che le redini rigide prendono sul morale del cavallo.

In maneggio c’era un cavallo intero, di mantello grigio, chiamato Mameluck, che la vicinanza di giumente esasperava e che in quel momento si faceva notare per la violenza dei suoi nitriti.

168

Un jour que les élèves étaient réunis pour le travail militaire, je fis venir Mameluck, muni des rênes rigides. Le lieutenant écuyer Roques, qui le montait, tourna autour du peloton, où ne se trouvaient que des juments et des chevaux hongres, et passa plusieurs fois entre les rangs ouverts. Non seulement Mameluck ne chercha pas à s'arrêter, mais il ne faisait plus entendre que quelques petits hennissements tout à fait avortés.

Les rênes rigides que j'employais alors étaient moins grossières que celles dont j'avais fait usage au 1° Cuirassiers. Les bâtons étaient bien façonnés, enveloppés de cuir, et le cuir également avait remplacé les ficelles.

J'avais emporté l'un de ces appareils à Saumur, lorsque j'y fus envoyé en qualité d'écuyer en chef. Deux ou trois jours après mon arrivée, dans une réunion où j'avais convoqué les écuyers, je fus questionné sur

Un giorno che gli allievi erano riuniti per il lavoro militare, feci venire Mameluck, munito di redini rigide. Il tenente-écuyer Roques, che lo montava, girò intorno al plotone, dove non si trovavano sia giumente che cavalli castroni, e passò diverse volte tra i ranghi aperti93. Non soltanto Mameluck non cercò di fermarsi, ma non faceva più sentire che qualche piccolo nitrito, assolutamente vano.

Le redini rigide che utilizzavo allora erano meno grossolane di quelle di cui avevo fatto uso al 1° Corazzieri. I bastoni erano ben lavorati, ricoperti di cuoio, e il cuoio aveva ugualmente rimpiazzato le cordicelle.

Avevo portato con me uno di questi apparecchi a Saumur, quando vi fui inviato in qualità d’écuyer in capo. Due o tre giorni dopo il mio arrivo, in una riunione nella quale aveva convocato gli écuyers, fui interrogato sulle

93 N.d.T.: Rango è la disposizione dei soldati a cavallo sulla stessa riga, uno a fianco dell’altro. I ranghi potevano essere chiusi o aperti a seconda della minore o maggiore distanza che separava una riga dalla successiva. Quando i ranghi erano chiusi, o serrati, la distanza dalla coda di un cavallo alla punta del naso del cavallo che seguiva era di un metro e mezzo.

169

les rênes rigides, dont je fis alors connaître le maniement et l'emploi.

A la suite de mes explications, un cheval de carrière, de robe grise, bistourné, nommé Capucin, me fut signalé comme ramingue invétéré, se défendant avec violence aux éperons et se débarrassant souvent de son cavalier.

Le lieutenant sous-écuyer Javey s'étant appesanti sur les difficultés que ce cheval présentait, je lui dis que, séance tenante, il allait juger par lui-même de l'efficacité des rênes rigides.

Capucin, muni de l'appareil, fut amené au manège des écuyers, et M. Javey le monta avec un succès complet. Sous l'attaque des éperons, plusieurs fois renouvelée et appuyée de l'action énergique des bras, le cheval ne sut que fuir en avant, et sans qu'il se défendît une fois.

Cette même année de mon arrivée à Saumur, le général de Noüe inspectait l'école.

redini rigide, di cui feci allora conoscere il maneggio e l’impiego.

In seguito alle mie spiegazioni, un cavallo di carrière94, di mantello grigio, castrato, di nome Capucin, mi fu segnalato come inveterato ramingo, che si difendeva con violenza agli speroni e si sbarazzava spesso del cavaliere.

Al tenente sotto-écuyer95 Javey, che aveva insistito sulle difficoltà che questo cavallo presentava, dissi, seduta stante, che andasse a giudicare da sé l’efficacia delle redini rigide.

Capucin, munito dell’apparecchio, fu condotto nel maneggio degli écuyers96, e il Signor Javey lo montò con un completo successo. Sotto l’attacco degli speroni, più volte rinnovato e sostenuto dall’enèrgica azione delle braccia, il cavallo non poté che fuggire in avanti, e senza difendersi una volta.

L’anno stesso del mio arrivo a Saumur, il generale de Noüe ispezionava la scuola.

94 N.d.T.: Era una classe di cavalli destinata all’istruzione dell’equitazione in campagna.95N.d.T.: Fin dalla sua costituzione, nel 1825, gli ufficiali del Cadre Noir erano écuyers e sotto-écuyers. I sottufficiali erano maestri e sottomaestri di maneggio. Tali qualifiche, conservate fino a una quarantina d’anni fa, quando il Cadre Noir era interamente formato da cavalieri militari e dipendeva dal Ministero della Difesa, oggi sono abolite, essendo il Maneggio formato per lo più da cavalieri civili, maschi e femmine, ed essendo passato alle dipendenze del Ministero della Gioventù e dello Sport. Tutti gli écuyers e tutte le écuyères del Cadre Noir vestono la tradizionale uniforme nera e sono sottoposti a unasevera disciplina. L’écuyer in capo, fino a oggi, è stato ed è un maggiore o un tenente colonnello o un colonnello di cavalleria.96 N.d.T.: Dando le spalle al palazzo, sede del comando della Scuola di Cavalleria, che guarda un vasto piazzale, chiamato Place du Chardonnet, già piazza d’armi, chiuso ai lati da una serie ininterrotta di maneggi, di scuderie, di magazzini e di laboratori (sellaio, stivalaio, sarto, ...), il maneggio degli écuyers è il primo sulla destra.

170

Il désira juger par lui-même de l'efficacité des rênes rigides, dont lui avait parlé le général Crespin, commandant l'école.

Je fis venir au manège quatre chevaux, réputés les plus rétifs de la catégorie désignée alors sous le nom de «petite carrière», et qui était composée, en grande partie, des chevaux vicieux envoyés des régiments. Ces quatre chevaux furent d'abord montés et conduits avec toute facilité par les sous-maîtres de manège. Le général de Noüe m'ayant demandé si, avec des cavaliers moins vigoureux et adroits, le succès serait le même, je fis enfourcher ces chevaux par les cavaliers de remonte qui les avaient amenés au manège. Ils durent monter pieds nus, leurs sabots ne pouvant entrer dans les étriers. Je leur expliquai qu'à mon avertissement de se porter en avant, ils n'auraient qu'à agir sur les bâtons, comme s'ils poussaient une brouette. Ces hommes avaient vu se défendre les chevaux qu'ils allaient monter et auxquels il

Volle giudicare personalmente dell’efficacia delle redini rigide, di cui gli aveva parlato il generale Crespin, comandante la scuola.

Feci venire in maneggio quattro cavalli, considerati i più restii della categoria designata allora con il nome di «petite carrière», e che era composta, in gran parte, dai cavalli viziati inviati dai reggimenti. Questi quattro cavalli fin dal primo momento furono montati e condotti con tutta facilità dai sotto-maestri di maneggio. Poiché il generale de Noüe mi aveva domandato se, con cavalieri meno vigorosi e abili, il successo sarebbe stato lo stesso, feci inforcare quei cavalli dai palafrenieri che li avevano portati in maneggio. Dovettero montare a piedi nudi, poiché i loro zoccoli97

non potevano entrare nelle staffe. Spiegai loro che, al mio avvertimento di portarsi in avanti, non avrebbero dovuto che agire sui bastoni, come se spingessero una carriola. Questi uomini avevano visto difendersi i cavalli che avrebbero montato e ai quali

97 N.d.T.: I palafrenieri, durante il servizio in scuderia, portavano gli zoccoli, così come nella nostra cavalleria. A Pinerolo se ne conservano ancora alcuni esemplari.

171

donnaient seulement les soins d'écurie. Aussi l'émotion de ces cavaliers si peu expérimentés était bien visible. Ils n'en firent pas moins sortir très facilement les chevaux du rang. Je leur avais recommandé d'agir avec vigueur des bras, si le cheval opposait de la résistance. Le cavalier qui montait le Carme, réputé le plus rétif des rétifs, n'attendant pas que la résistance se produisît, poussa immédiatement le cheval en avant avec une telle force qu'il faillit le faire tomber sur les genoux.

Pendant tout le temps que je fus écuyer en chef, deux paires de rênes rigides figurèrent au porte-chambrières placé près des piliers, afin qu'en cas de besoin chacun put avoir sous la main ce moyen de domination.

On avait donné mon nom à ces rênes, mais c'est à tort; ce n'est pas moi qui les ai inventées; je n'ai fait que les vulgariser aux époques dont je viens de parler. C'est en 1854 que Baucher me les fit connaître, me demandant

davano soltanto le cure di scuderia Perciò l’emozione di questi cavalieri così poco esperti era molto visibile. Non di meno essi fecero uscire molto facilmente i cavalli dal rango. Avevo raccomandato loro di agire energicamente con le braccia, se il cavallo avesse opposto resistenza. Il cavaliere che montava Carme, considerato il più restio dei restii, senza attendere che si producesse la resistenza, spinse immediatamente il cavallo in avanti con una tale forza che corse il rischio di farlo cadere sui ginocchi.

Durante tutto il periodo in cui fui écuyer in capo, sul porta frustoni posto vicino ai pilieri, si trovavano due paia di redini rigide, affinché, in caso di bisogno, ciascuno potesse avere sotto mano questo mezzo di dominio.

A queste redini era stato dato il mio nome, ma a torto; non sono stato io che le ho inventate; non ho fatto altro che divulgarle nell’epoca di cui ho appena parlato. Baucher me le fece conoscere nel 1854, chiedendomi

172

de les expérimenter. Il me montra le modèle qui lui avait été envoyé d'Italie et qui était tel que celui que j'ai dépeint. L'inventeur se nommait Giovanni Sala et avait été élève de Baucher, lorsque celui-ci donnait leçon à Milan. C'était l'époque où l'équitation du maître exigeait chez le cavalier un emploi énergique et constant des jambes. Giovanni Sala manquait de force dans les jambes, et c'est en cherchant le moyen de les remplacer par un autre agent que lui vint l'idée des rênes rigides.

di provarle. Mi mostrò il modello che gli era stato mandato dall’Italia e che era tale quale quello che ho dipinto. L’inventore si chiamava Giovanni Sala ed era stato allievo di Baucher, quando questi dava lezioni a Milano. Era l’epoca in cui l’equitazione del maestro esigeva nel cavaliere un energico e costante impiego delle gambe. Giovanni Sala mancava di forza nelle gambe e cercando il mezzo di sostituirle con un altro agente gli venne l’idea delle redini rigide.

173

CHAPITRE XI

Equitation militaire. - Nécessité de procédés d'instruction très simples. - Bases de ces procédés. - Avantages du travail à distances indéterminées. - Emploi du travail à distances fixes. - Avantages du carré tracé en terrain libre. - Indications à tirer de la manière dont la piste est tracée. - Sauts des obstacles par les hommes de troupe. - Saut de la barre par le 18° Dragons en colonne de pelotons. - Utilité de laisser les chevaux livrés à leur instinct. - Quelques emprunts au Règlement de 1876 ; Conversion du régiment; marche à volonté; ralliement.

L'équitation militaire a occupé une trop large place dans ma vie pour que je ne lui consacre pas quelques pages toutes spéciales.

CAPITOLO XI

Equitazione militare. - Necessità di procedimenti d’istruzione molto semplici. - Basi di questi procedimenti. - Vantaggi del lavoro a distanze indeterminate. - Impiego del lavoro a distanze fisse. - Vantaggi del campo addestrativo tracciato su un terreno aperto e libero. - Indicazioni da trarre dal modo in cui è tracciata la pista. - Salti d’ostacoli eseguiti da soldati. - Salto della barriera eseguito dal 18° Dragoni in colonna di plotoni. - Utilità di lasciare i cavalli al loro istinto. - Alcuni riferimenti al Regolamento del I876; Conversione del reggimento; marcia a volontà; adunata.

L’equitazione militare ha occupato un posto troppo importante nella mia vita98 perché non le dedichi alcune pagine del tutto particolari.

98 N.d.T.: Cinquant’anni di servizio dedicato alla pratica, allo studio, alla ricerca e all’applicazione di tutto ciò che, in campo equestre militare, fosse migliore e più utile. Perché L’Hotte écuyer praticava, secondo Baucher, l’arte dell’equitazione, l’equitazione artistica, ma L’Hotte militare cercava procedimenti semplici, praticabili da tutti, sia per quanto riguardava l’istruzione del cavaliere militare di truppa, coscritto, cioè obbligato a montare, sia per quanto riguardava l’addestramento del cavallo, che doveva essere sicuro, coraggioso, veloce, semplice da condurre in campagna, su qualsiasi terreno, il terreno sul quale avrebbe dovuto combattere. E quando giunse a ricoprire l’incarico più importante in Francia come cavaliere militare, quello di écuyer in capo del maneggio, Cadre Noir, della Scuola di Cavalleria, dette dimostrazione di come considerava necessario non confondere le due equitazioni: proibì il lavoro che si riferisce «alle grandi difficoltà equestri» a tutti i cavalieri che montassero cavalli destinati a diventare cavalli da guerra. In questo capitolo, l’Hotte offre un saggio ammirevole delle sue idee in fatto della semplicità alla quale deve essere ridotta l’equitazione militare.

174

Les considérations dans lesquelles je vais entrer viseront le Règlement de 1876 sur les exercices de la Cavalerie, que je supposerai connu. Elles relieront le dressage du cheval de troupe à l'instruction du cavalier du rang, ainsi qu'à renseignement qui peut être donné par les instructeurs dont nos régiments disposent.

Le considerazioni che farò riguarderanno il Regolamento del 187699 sugli esercizi della Cavalleria, che supporrò conosciuto. Collegheranno l’addestramento del cavallo di truppa all’istruzione del cavaliere del rango100, così come all’insegnamento che può venir dato dagli istruttori di cui dispongono i nostri reggimenti.

99 N.d.T.: Il Reggimento 18° Dragoni, comandato dal colonnello L’Hotte, fu incaricato di sperimentare il nuovo regolamento che l’A. stava allora elaborando. Venne chiamato «il reggimento austriaco», perché sperimentava procedimenti tratti anche dal regolamento austriaco che l’A. aveva studiato durante il soggiorno di sei mesi in Austria. Nel frattempo l’Hotte fu promosso generale, ma venne considerato in missione per continuare a Versailles, con il 18° Dragoni, gli esperimenti. Alla fine degli esperimenti fu costituita una commissione per giudicare e decidere. Le cose andavano per le lunghe, finché l’intervento di un deputato che aveva assistito alle prove, meravigliato per la facilità e la semplicità con cui venivano eseguite le evoluzioni del reggimento, non dette un rapido sviluppo all’innovazione. Il 19 luglio del 1876 il Ministro della Guerra prescrisse che il nuovo regolamento, giunto alla definitiva redazione, fosse applicato in tutta la cavalleria. La parte del regolamento riguardante l’istruzione del cavaliere forma oggi, con qualche variante e diversi arricchimenti, la parte del manuale d’equitazione della federazione francese, dedicata all’equitazione elementare, così com’è avvenuto per il nostro primo Manuale di equitazione pubblicato dalla Federazione Italiana Sport Equestri nel 1957, tratto, tale e quale, senza modifiche e arricchimenti, dal regolamento militare Istruzione a cavallo e addestramenti ippico per l’arma di cavalleria edito nel 1932. Il primo regolamento militare di derivazione caprilliana è del 1901, esaminato e criticato dallo stesso Caprilli in un lungo articolo, «Sul nuovo regolamento di equitazione», pubblicato nel febbraio del 1902 dalla Rivista di Cavalleria. Dal regolamento militare del 1932 è eliminato tutto il lavoro considerato di scuola. Conseguentemente anche dal Manuale di Equitazione della F.I.S.E..100 N.d.T.: rango: «Quella linea che formano i cavalieri posti gli uni accanto agli altri» (Esercizio ed evoluzioni della cavalleria, 1861). Il soldato doveva imparare a dirigere il proprio cavallo inquadrato in un reparto, guidandolo con le quattro redini riunite nella mano sinistra, conservando precise distanze dal cavaliere che lo precedeva e da quello che lo affiancava, tenuto conto che lo scopo finale dell’istruzione era l’efficienza del reparto nel suo insieme, considerato come corpo, come massa unica.

175

Les instructeurs des régiments, sauf de rares exceptions, ne sont pas des savants en équitation. D'autre part, les moyens employés pour l' instruction doivent être choisis de manière à se trouver à la portée de tous les cavaliers du rang. De là nécessité de procédés d'instruction d'une grande simplicité.

Le règlement l'a prévu, en prenant pour bases essentielles de ses procédés des lignes droites à suivre et les tourner qui les relient. Je parlerai d'abord des lignes droites, ensuite des tourner.

Les lignes droites sont exactement déterminées, d'une part, par les jalons limitant le carré, unis à ceux marquant le milieu des côtés; d'autre part, parla perpendiculaire au côté vers lequel le cavalier se dirige lorsqu'il traverse le carré, soit dans sa largeur, soit dans sa longueur.

Gli istruttori dei reggimenti, salvo rare eccezioni, non sono sapienti in equitazione. D’altra parte i mezzi impiegati per l’istruzione devono essere scelti in modo da essere alla portata di tutti i cavalieri101

del rango. Da ciò la necessità di procedimenti d’istruzione di una grande semplicità.

Il regolamento l’ha previsto, prendendo per basi essenziali dei suoi procedimenti le linee rette che bisogna seguire e le girate che le collegano. Parlerò dapprima delle linee rette, poi delle girate.

Le linee rette sono determinate esattamente, da una parte, dai picchetti che limitano il campo addestrativo102, uniti a quelli che segnano la metà dei lati; dall’altra parte, dalla perpendicolare al lato verso il quale il cavaliere si dirige quando attraversa il campo addestrativo, sia nella larghezza, sia nella lunghezza.

101 N.d.T.: Nei Souvenirs, l’Autore sì rallegra del fatto che, quando nel 1848 fu assegnato alle Guide dì Stato Maggiore, gli uomini che le componevano erano stati «l’oggetto dì una scelta eccezionale; sapevano tutti leggere e scrivere». Mentre la norma era l’analfabetismo. Si comprende come l’Autore scriva di mezzi «alla portata di tutti i cavalieri del rango».102 N.d.T.: L’Autore, chiamandolo semplicemente «carré», descrive una vasta zona rettangolare di terreno (che il nostro regolamento di esercizi di cavalleria del 1861 chiama «quadrìlungo»), tracciata per mezzo di picchetti, per esempio in una piazza d’armi. Per effettuare quella che si chiamava «scuola delle distanze», affinché i cavalieri imparassero a stimare le distanze e a fare l’orecchio alle cadenze delle andature, tenuto conto che per manovrare e marciare le cadenze erano di m 100 al minuto per il passo, di m 200 per il trotto, dì m 333 per il galoppo, l’istruttore, munito di orologio, si collocava al centro del terreno e dirigeva l’esercizio. I comandi venivano dati con segnali dì tromba. Qui l’Autore mette in rilievo l’utilità del terreno picchettato per l’istruzione individuale e in particolare per quella che viene chiamata «scuola degli aiuti». La mancanza di una parete o di una recinzione, che il cavallo segue per abitudine, costringe il cavaliere a far uso continuamente dei propri aiuti.

176

On a avancé que suivre la ligne droite était l'une des choses les plus difficiles en équitation. Il n'en est rien. Il est bien plus difficile de maintenir le cheval sur un cercle dont le rayon est exactement déterminé. Mais ce qui est vrai, c'est qu'une ligne droite bien précisée donnant une direction très facile à saisir, tandis qu'il n'en est pas de même de la ligne courbe, il s'en suit que, dès qu'un écart à cette direction se produit, le cavalier s'en aperçoit aussitôt. Guidé alors, pour ainsi dire, par son seul instinct, le cavalier fait usage de sa main et de ses jambes pour ramener le cheval dans la direction à suivre, et ces rectifications ré pétées conduisent peu à peu le cavalier à faire un juste emploi de ses aides, si son attention est soutenue.

Pour ce qui est du cheval, il ne suit pas de lui-même ces lignes droites, et le fait seul de le ramener dans la direction à suivre, chaque fois qu' il s'en écarte, lui impose la soumission.

Si è sostenuto che seguire la linea retta fosse una delle cose più difficili in equitazione. Non è affatto vero. È ben più difficile mantenere il cavallo su un circolo il cui raggio sia esattamente determinato. Ma quello che è vero è che una linea retta ben precisata dando una direzione facilissima da tenere, mentre non é la stessa cosa della linea curva, ne consegue che, appena si produce uno scarto da questa direzione, il cavaliere se ne accorge subito. Guidato allora, per così dire, dal suo solo istinto, il cavaliere fa uso della mano103 e delle gambe per riportare il cavallo nella direzione da seguire, e queste ripetute rettifiche portano poco a poco il cavaliere a fare un giusto impiego degli aiuti, se la sua attenzione è sostenuta.

Per quello che riguarda il cavallo, esso non segue di sua iniziativa queste linee rette, e il solo fatto di riportarlo nella direzione da seguire, ogni volta che se ne discosta, gli impone la sottomissione.

103 N.d.T.: Della sola mano sinistra.

177

D'autre part, l'instructeur trouve dans les lignes droites à tenir, et qui sont déterminées pour lui d'une manière tout aussi précise que pour le cavalier, une base assurée pour faire ses observations et rappeler au cavalier ce qu'il doit faire lorsqu'il le néglige.

Ceci dit des lignes droites, passons au tourner.

Il est dans l'instinct du cheval de les adoucir le plus qu'il peut et, par suite, de réduire en un seul deux tourner qui se succèdent à courte distance. C'est ainsi que le cheval, livré à lui-même, ne suit pas plus le petit côté du carré qu'il ne fait un doubler. Son tourner s'étend d'un grand côté du carré à l’autre; pas un instant, le cheval n'est sur la ligne droite, et, plus l'allure est vive, plus l'arc de cercle s'accentue.

Les progrès de l'instruction du cavalier et du dressage du cheval se caractérisent par le redressement progressif de cet arc de cercle. II peut n'y avoir d'abord dans le doubler que

D’altra parte, l’istruttore trova nelle linee rette da tenere, e che sono determinate per lui in una maniera tanto precisa quanto per il cavaliere, una base sicura per fare le sue osservazioni e ricordare al cavaliere quello che deve fare quando le trascura.

Detto questo delle linee rette, passiamo alle girate.

È nell’istinto del cavallo addolcirle più che può e, di conseguenza, ridurre in una sola due girate che si succedono a breve distanza104. È così che il cavallo, lasciato a se stesso, non segue più il lato corto del campo addestrativo senza fare un tagliate. La sua girata si allarga da un lato lungo all’altro; neppure per un istante il cavallo è sulla linea retta e, più l’andatura è viva, più l’arco di circolo si accentua.

I progressi dell’istruzione del cavaliere e dell’addestramento del cavallo si caratterizzano con il progressivo raddrizzamento di quest’arco di circolo. Può non esserci all’inizio nel tagliate che

104 N.d.T.: Ciò che succede nei nostri maneggi, in cui la pista lasciata sui lati corti da una ripresa di cavalli montati da principianti ha la forma dì un’unica grande curva. La raccomandazione di «entrare negli angoli» ha lo scopo di combattere questa tendenza e dì far usare gli aiuti. Ma se non ci fossero le pareti del maneggio, si presenterebbe un altro inconveniente, sul quale l’autore si soffermerà tra breve.

178

quelques pas obtenus en ligne droite lorsque le cheval arrive vers la ligne milieu du carré; mais cette sorte de trait d'union reliant ces deux larges tourner doit peu à peu s'étendre, jusqu'à ce que le doubler s'exécute ainsi que le prescrit le règlement.

Du moment où les lignes droites sont exactement tenues, les tourner exécutés régulièrement aux trois allures, on peut dire que le cavalier connaît assez l'emploi de ses aides el que le cheval y est assez soumis pour que l'un et l'autre satisfassent au service qui les attend. Les quelques mouvements nécessaires encore à l'emploi du cheval de troupe ne se présentent plus guère que comme choses accessoires.

Ce qui précède montre que les instructeurs, à défaut d'un savoir équestre étendu, avec de l'attention seulement, feront progresser l'instruction. Mais il faut que leur attention soit constante, et ils ne se montrent généralement pas assez pénétrés de cette nécessité. Que de

qualche passo ottenuto in linea retta quando il cavallo arriva verso la linea mediana del campo addestrativo; ma questa specie di tratto d’unione che unisce queste due larghe girate deve poco per volta allungarsi, fino a che il tagliate si esegua così come lo prescrive il regolamento.

Dal momento in cui le linee rette sono tenute esattamente, le girate eseguite regolarmente alle tre andature, si può dire che il cavaliere conosca abbastanza l’impiego degli aiuti e che il cavallo vi é abbastanza sottomesso affinché, l’uno e l’altro, soddisfino il servizio che li attende. I pochi movimenti necessari inoltre all’impiego del cavallo di truppa non si presentano quasi più che come cose accessorie.

Quel che precede mostra che gli istruttori, in mancanza di un ampio sapere equestre, soltanto con l’attenzione, faranno progredire l’istruzione. Ma bisogna che la loro attenzione sia costante, ed essi non si mostrano generalmente abbastanza convinti di questa necessità. Quante

179

fois, lorsque l'œil de l’instructeur ne les suit pas, on voit des cavaliers, bien qu'exercés depuis longtemps, transformer en lignes courbes les petits côtés du carré et les doubler, se laissant aller ainsi à l'instinct du cheval, au lieu de lui imprimer une direction! Alors, il n'y a profit ni pour l'instruction du cavalier ni pour le dressage du cheval.

Plus les procédés d'instruction sont simples, plus rigoureuse doit être leur application, et, alors surtout, il importe que l'instruction n'envisage pas seulement l'exécution, mais bien la bonne exécution.

Les procédés d'instruction, que je viens d'exposer et qui se signalent par leur simplicité et leur précision, se relient intimement au travail à distances indéterminées. Leur utile application réclame ce genre de travail. Ils perdent toute leur valeur avec les reprises établies à distances courtes et fixes.

En effet, avec ces reprises, chaque cavalier suit machinalement, pour ainsi dire, celui

volte, quando l’occhio dell’istruttore non li segue, si vedono cavalieri, benché esercitati da molto tempo, trasformare in linee curve i lati corti del campo addestrativo e i tagliate, abbandonandosi così all’istinto del cavallo, invece di imprimergli una direzione! Allora non c’è profitto né per l’istruzione del cavaliere né per l’addestramento del cavallo.

Più i procedimenti d’istruzione sono semplici, più rigorosa deve essere la loro applicazione e, allora soprattutto, importa che l’istruzione non miri soltanto all’esecuzione, bensì alla buona esecuzione.

I procedimenti d’istruzione, che ho appena esposto e che si segnalano per la loro semplicità e per la loro precisione, si collegano intimamente al lavoro a distanze indeterminate105. La loro utile applicazione esige questo genere di lavoro. Perdono tutto il loro valore con le riprese stabilite a distanze corte e fisse106.

In effetti, con queste riprese, ogni cavaliere segue macchinalmente, per così dire, colui

105 N.d.T.: equivalente all’ordine: «Per uno sulla pista, dividersi la pista» che permette l’esecuzione di un lavoro individuale.106 N.d.T.: equivalenti all’ordine: «Sulla pista, in sezione sul tal cavaliere a un passo di distanza», ciò che non permette il lavoro individuale.

180

qui le précède, lorsque les mouvements sont successifs. Et si, pour rendre le travail plus profitable, on a recours aux mouvements individuels, d'autres inconvénients se présentent. Comme il est, avant tout, indispensable que les cavaliers, qui doivent rentrer en même temps sur la piste, la gagnent avec un ensemble parfait, afin que chacun retrouve sa place dans la colonne, cette nécessité devient pour les cavaliers la préoccupation essentielle, et l'instructeur se trouve entraîné à porter son attention sur l'ensemble de la figure plutôt que sur la manière dont chaque cavalier conduit son cheval.

Ces inconvénients sont évités avec le travail à distances indéterminées, bien que tous les mouvements y soient individuels. Les uns s'exécutent à un point déterminé de la piste; les autres à un point quelconque; mais ils se font toujours individuellement, la préoccupation de l'ensemble n'apparaissant jamais.

Les reprises à distances fixes trouvent leur

che lo precede, quando i movimenti si succedono. E se, per rendere il lavoro più profittevole, si è fatto ricorso ai movimenti individuali, altri inconvenienti si presentano. Siccome è, innanzi tutto, indispensabile che i cavalieri, che devono rientrare nello stesso istante sulla pista, la raggiungano in un perfetto insieme, affinché ciascuno ritrovi il suo posto nella colonna, questa necessità diventa la preoccupazione essenziale dei cavalieri e l’istruttore si trova costretto a rivolgere la propria attenzione sull’insieme della figura piuttosto che sul modo in cui ogni cavaliere conduce il proprio cavallo.

Questi inconvenienti sono evitati con il lavoro a distanze indeterminate, benché tutti i movimenti siano individuali. Gli uni si eseguono in un determinato punto della pista; gli altri in un punto qualsiasi; ma si fanno sempre individualmente, non comparendo mai la preoccupazione dell’insieme.

Le riprese a distanze fisse trovano il loro

181

emploi dans le cours des exercices de cavaliers déjà habiles, lorsque les moyens d'exécution de chaque cavalier n'absorbent plus l'attention de l'instructeur. Ces reprises apportent alors delà variété dans le travail, tout en satisfaisant davantage l'œil du spectateur. Mais, en raison du temps limité donné à l'instruction des hommes de troupe, du degré d'habileté qu'il est possible de leur faire acquérir, ces reprises n'ont pas d'emploi dans leur instruction, autrement que comme préparation au travail d'ensemble, c'est-à-dire à l'école du peloton. Telles sont les limites étroites dans lesquelles le règlement renferme ce genre de travail.

Il y a encore lieu de remarquer que l'indépendance donnée à chaque cavalier par le travail à distances indéterminées enlève au «travail à volonté» la valeur qui pouvait lui être attribuée lorsque les reprises se faisaient, d'une manière constante, à distances fixes. Aujourd'hui, le travail à volonté ne doit plus

impiego nel corso degli esercizi di cavalieri già abili, quando i mezzi d’esecuzione di ogni cavaliere non assorbono più l’attenzione dell’istruttore. Queste riprese apportano allora varietà al lavoro, soddisfacendo maggiormente l’occhio dello spettatore. Ma, in ragione del limitato tempo dato all’istruzione degli uomini di truppa, del grado di abilità che è possibile far loro acquisire, queste riprese non hanno impiego nella loro istruzione se non come preparazione al lavoro d’insieme, vale a dire alla scuola del plotone. Tali sono i ristretti limiti in cui il regolamento racchiude questo genere di lavoro.

E’ il caso inoltre di notare che l’indipendenza data a ciascun cavaliere dal lavoro a distanze indeterminate toglie al «lavoro a volontà» il valore che poteva essergli attribuito quando le riprese si facevano, in un modo costante, a distanze fisse. Oggi il lavoro a volontà non deve più

182

être considéré que comme un moyen de délassement pour les cavaliers et les chevaux.

Le carré, tracé en terrain libre au moyen de jalons, est d'une grande utilité pour l'application des procédés d'instruction que je viens de développer. Leur valeur se trouve, en effet, de beaucoup réduite lorsque la piste longe le garde-botte du manège ou d'une carrière fermée, car le cheval suit alors d'instinct le garde-botte, et ce n'est qu'au passage des coins que les cavaliers ont à faire appel à leurs moyens de conduite.

Pour se convaincre de la valeur, de l'importance du travail en terrain libre, il suffit de savoir que, une fois la piste tracée par les pieds des chevaux sur un carré limité seulement par des jalons, la manière dont elle se présente révèle à la fois le degré de l'instruction des cavaliers, l'attention qu'ils ont apportée au travail, et celle de l'instructeur.

Si les cavaliers en sont au début de leur instruction et, en tout temps, si, mal surveillés,

essere considerato che come un mezzo di rilassamento per i cavalieri e i cavalli.

Il campo addestrativo, tracciato in terreno libero per mezzo di picchetti, è di una grande utilità per l’applicazione dei procedimenti d’istruzione che ho appena spiegato. Il loro valore si trova, in effetti, di molto ridotto quando la pista costeggia il parastivali del maneggio o di un campo d’esercizio chiuso, perché il cavallo segue allora d’ istinto il parastivali, e non è che nel passaggio degli angoli che i cavalieri devono far ricorso ai loro mezzi di condotta.

Per convincersi del valore, dell’importanza del lavoro in terreno libero, è sufficiente sapere che, una volta che la pista tracciata dai piedi dei cavalli su un campo addestrativo limitato soltanto da picchetti, la maniera in cui essa si presenta rivela contemporaneamente il grado d’istruzione dei cavalieri, l’attenzione che hanno posto nel lavoro e quella dell’istruttore.

Se i cavalieri sono all’inizio della loro istruzione e se, mal sorvegliati, trascurano sempre,

183

ils se négligent, la piste se présente en ovale allongé.

Lorsque l'instruction est un peu plus avancée et que la surveillance de l'instructeur s'exerce, chaque côté de la piste affecte une forme en S. J'en dirai les raisons plus loin.

Enfin, lorsque les quatre côtés se présentent, chacun en ligne droite, et se relient par des tourner serrés, on a la preuve de la soumission des chevaux, de la bonne instruction des cavaliers et de l'exacte surveillance exercée par l'instructeur. On est assuré que chacun a fait son devoir. Tout officier qui a suivi avec attention l'instruction d'une classe de recrues a pu faire ces remarques.

La forme en S qu'affecte la piste, à une certaine période de l'instruction des recrues, est la conséquence de l'emploi incorrect que les cavaliers font de leurs aides.

En effet, le cheval, livré à lui-même, réduit, comme je l'ai dit, en un seul les deux tourner répondant à un petit côté. Il y parvient

il loro dovere, la pista si presenta come un ovale allungato.

Quando l’istruzione è un po’ più avanzata e quando si esercita la sorveglianza dell’istruttore, ogni lato della pista prende una forma a S. Ne dirò le ragioni più avanti.

Infine, quando i quattro lati si presentano ciascuno in linea retta e si collegano con strette girate, si ha la prova della sottomissione dei cavalli, della buona istruzione dei cavalieri e della esatta sorveglianza esercitata dall’istruttore. Si è certi che ciascuno ha fatto il proprio dovere. Ogni ufficiale che abbia seguito con attenzione l’istruzione di una classe di reclute ha potuto fare queste osservazioni.

La forma a S che prende la pista, a un certo punto dell’istruzione delle reclute, è la conseguenza dello scorretto impiego che i cavalieri fanno dei loro aiuti.

In effetti, il cavallo, lasciato a se stesso, riduce, come ho già detto, in una sola le due girate di un lato corto. Vi giunge

184

en entamant de loin le premier tourner et, alors, la piste affecte une forme ovale. Mais, lorsque le cavalier commence à faire usage de ses moyens de conduite, il veut empêcher son cheval de tourner aussitôt. Ne sachant pas encore régler ses actions, il les exagère et, au lieu de maintenir seulement le cheval sur la ligne à suivre, il le pousse eu dehors. Arrive ensuite le tourner, et, comme le cavalier n'est pas assez maître de ses aides pour le serrer suffisamment, le cheval gagne du terrain en dehors, après avoir passé le piquet qui marque le tournant. Le piquet suivant, qui répond au milieu du côté, oblige alors le cavalier à se porter en dedans du carré; et voilà la moitié de l'S formée. L'autre moitié se produira de même, au tourner suivant.

Une fois la piste indiquée ainsi, son incorrection se maintiendra avec d'autant plus de persistance qu'hommes et chevaux ont une tendance naturelle à suivre une ligne tracée.

iniziando da lontano la prima girata e allora la pista prende una forma ovale. Ma quando il cavaliere comincia a far uso dei propri mezzi di condotta, vuole impedire al cavallo di girare in anticipo. Non sapendo ancora regolare le proprie azioni, le esagera e, anziché mantenere il cavallo soltanto sulla linea da seguire, lo spinge in fuori. Poi arriva la girata e, siccome il cavaliere non è abbastanza padrone dei propri aiuti per stringerla sufficientemente, il cavallo guadagna terreno verso l’esterno, dopo aver superato il picchetto che segna la girata. Il successivo picchetto, che corrisponde alla metà del lato, obbliga allora il cavaliere a portarsi verso l’interno del campo addestrativo; ed ecco formata la prima metà della S. L’altra metà si produrrà nello stesso modo alla girata successiva.

Una volta così tracciata la pista, la sua scorrettezza si manterrà con tanta più persistenza in quanto uomini e cavalli hanno una naturale tendenza a seguire una linea tracciata.

185

Si le carré offre des avantages particuliers, le manège n'en a pas moins sa grande utilité.

Ainsi, au début de l’instruction, l'homme de recrue s'y trouve plus en confiance et n'a pas à se préoccuper de la conduite du cheval qui suit de lui-même le garde-botte. Le jeune cheval y est plus calme, plus attentif. De plus, par les mauvais temps - ils sont fréquents et prolongés dans nos climats, - les manèges deviennent indispensables.

On atténue alors l'inconvénient que j'ai signalé, en faisant tracer fréquemment une piste intérieure à une distance déterminée du mur et en insistant sur le travail en sens inverse. Mais, dès que le degré de l'instruction le permet et que le temps en donne la possibilité, on doit, dans les régiments, travailler en plein air. L'instruction y gagnera, en même temps que la santé des hommes et des chevaux.

Lorsque j'ai dit quelques mots sur les sauts

Se il campo addestrativo offre particolari vantaggi, il maneggio ha pur sempre la sua grande utilità.

Così, all’inizio dell’istruzione, la recluta si trova più a suo agio e non ha da preoccuparsi della condotta del cavallo il quale segue da sé il parastivali. Il cavallo giovane in maneggio è più calmo, più attento. Inoltre, con i brutti tempi - sono frequenti e prolungati nei nostri climi - i maneggi diventano indispensabili.

Si attenua così l ‘inconveniente che ho segnalato facendo tracciare frequentemente una pista interna a una determinata distanza dalla parete e insistendo sul lavoro in senso inverso. Ma, non appena il grado di istruzione lo permette e il tempo ne dà la possibilità, si deve, nei reggimenti, lavorare all’aperto. L’istruzione ne guadagnerà, con-temporaneamente alla salute degli uomini e dei cavalli.

Quando ho detto qualche parola sui salti

186

d'obstacles, j'ai avancé que, en raison du degré limité d'habileté que les hommes de troupe pouvaient acquérir, il fallait opter entre une sujétion trop grande de la tète du cheval ou son complet abandon et que, dans l'alternative, c'est le dernier parti qu'il fallait prendre. Je vais en donner la preuve.

A l'époque où, colonel du 18° Dragons, je me livrais aux essais qui devaient conduire au Règlement de 1876, il y avait un exercice qui frappait d'une manière toute particulière les officiers venant voir nos manœuvres. C'était le saut des obstacles par le régiment marchant en colonne de pelotons.

Je dois dire tout d'abord que l'ordonnance de 1829, alors en vigueur, exigeait que le saut s'effectuât rang par rang. La colonne devait donc s'arrêter, à l'exception du premier rang du peloton tête de colonne, puis chaque rang successivement se mettait en mouvement.

On comprend l'étonnement des officiers

d’ostacoli, ho prospettato che, in ragione del limitato grado di abilità che gli uomini di truppa potevano acquisire, bisognava optare tra una troppo grande soggezione della testa del cavallo o il suo completo abbandono e che, nell’alternativa, è l’ultimo partito che bisogna scegliere. Ne darò la prova.

All’epoca in cui, colonnello del 18° Dragoni, mi dedicavo alle prove che dovevano portare al Regolamento del I876, vi era un esercizio che impressionava in modo particola-rissimo gli ufficiali che venivano a vedere le nostre manovre. Era il salto di ostacoli eseguito dal reggimento che marciava a plotoni incolonnati.

Debbo dire innanzitutto che l’ordinanza del 1829, allora in vigore, esigeva che il salto si effettuasse rango per rango. La colonna doveva dunque fermarsi, all’eccezione del primo rango del plotone testa di colonna, poi ciascun rango successivamente si metteva in movimento.

Si comprende lo stupore degli ufficiali

187

qui avaient toujours mis ce procédé en pratique, lorsqu'ils virent une colonne de pelotons franchir les obstacles sans arrêt ni ralentissement dans sa marche.

Cette manière de faire paraissait, à ceux qui ne l'avaient pas pratiquée, offrir de véritables dangers. C'est à ce point qu'à Rambouillet, le général Ameil, inspectant mon régiment, fit arrêter le mouvement après le passage du premier peloton, «ne voulant pas, dit-il, que sa dernière inspection fût marquée par un accident». Le mouvement cependant se continua, lorsque j'eus assuré le général que, chaque jour, le régiment faisait semblable exercice.

Jamais il n'y avait eu d'accidents causés par les chevaux du deuxième rang, et par le fait seul que, n'étant pas assujettis par les mains de leurs cavaliers, ils se trouvaient livrés à leur propre instinct.

Pour prouver ù ceux qui en doutaient tout l'avantage que présentait l'abandon complet

che avevano sempre messo in pratica questo procedimento, quando videro una colonna di plotoni superare gli ostacoli senza fermare né rallentare la marcia.

A coloro che non l’avevano praticata, questa maniera di fare sembrava offrire veri pericoli. È a questo punto che, a Rambouillet, il generale Ameil, ispezionando il mio reggimento, fece interrompere il movimento dopo il passaggio del primo plotone, «non volendo, disse, che la sua ultima ispezione fosse contras-segnata da un incidente». Tuttavia il movimento continuò, quando ebbi assicurato il generale che ogni giorno il reggimento faceva simile esercizio.

Mai c’erano stati incidenti causati dai cavalli del secondo rango e per il solo fatto che, non essendo assoggettati dalle mani dei loro cavalieri, si trovavano affidati al loro proprio istinto.

Per dimostrare a coloro che ne dubitavano tutto il vantaggio che presentava il completo abbandono

188

de la tète, je. les faisais placer près de la barrière à franchir, qui était formée d'un arbre ayant une certaine sonorité, et je les priais de prêter l’oreille lorsque les chevaux franchiraient l'obstacle. Mon régime nt marchant en colonne de pelotons au trot, je lui faisais franchir deux fois la barrière; une première fois, les cavaliers tenant seulement les rênes du filet, les rênes de la bride faisant guirlande; une seconde fois, en abandonnant complètement les rênes.

Bien que ce régiment fût exercé aux sauts d'obstacles autant, je crois, qu'une troupe de cavalerie puisse l'être; bien que les cavaliers n'eussent dans les mains que le frein le plus doux, le filet, et que ma dernière recommandation, au moment où la colonne se mettait en marche, fût de baisser les poignets, de desserrer les doigts en abordant l'obstacle; jamais les quatre pelotons d'un escadron ne franchissaient la barrière sans qu'on entendit les pieds de derrière de quelques chevaux

della testa, li facevo stare vicino alla barriera da superare, che era formata da un tronco che aveva una certa sonorità, e li pregavo di fare attenzione quando i cavalli avreb-bero superato l’ostacolo. Mentre il mio reggimento marciava in colonna di plotoni al trotto, gli facevo superare la barriera due volte; una prima volta con i cavalieri che tenevano soltanto le redini del filetto, mentre le redini della briglia facevano ghirlanda; una seconda volta abbandonando completamente le redini.

Benché il reggimento fosse esercitato al salto di ostacoli quanto, credo, una truppa di cavalleria possa esserlo; benché i cavalieri non avessero nelle mani che il freno più dolce, il filetto, e benché la mia ultima raccomandazione, nel mo-mento in cui la colonna si metteva in marcia, fosse di abbassare i polsi, di aprire le dita affrontando l’ostacolo; i quattro plotoni di uno squadrone superavano la barriera non facendo mai sentire i piedi posteriori di alcun cavallo

189

frapper l'arbre. Je faisais en suite recommencer l'exercice en abandonnant complètement les rênes et, d'habitude, les quatre escadrons franchissaient la barrière sans que les pieds d'un seul cheval l'eussent rencontrée.

Au milieu des principes nouveaux que je préconisais, et en découlant, il y avait encore, entre autres, trois exercices qui, par la facilité avec laquelle ils s'exécutaient, surprenaient les praticiens de l'ordonnance de 1829.

C'était:

La conversion du régiment déployé en bataille, que la rapport placé en tète de l'ordonnance de 1829 déclarait «impraticable»;

La marche à volonté, qui permettait à une colonne de pelotons de traverser tout terrain et de passer un défilé, encore assez étroit, sans allongement de la colonne, alors que l'ordonnance de 1829 exigeait la rupture par quatre, dès que la largeur d'un défilé était inférieure au front d'un peloton;

Le ralliement, qui donnait le moyen

colpire il tronco. In seguito facevo ricominciare l’esercizio abbandonando completamente le redini e, d’abitudine, i quattro squadroni superavano la barriera senza che i piedi di un sol cavallo l’avessero incontrata.

Tra i nuovi principi che raccomandavo e che da questi scaturivano, c’erano inoltre, fra gli altri, tre esercizi che, per la facilità con la quale si eseguivano, sorprendevano coloro che praticavano l’ordinanza del 1829.

Erano:

la conversione del reggimento spiegato in battaglia, che il rapporto posto in testa all’ordinanza del 1829 dichiarava «impraticabile»;

la marcia a volontà, che permetteva a una colonna di plotoni di attraversare ogni terreno e di passare una strettoia, anche abbastanza angusta, senza allungamento della colonna, mentre l’ordinanza del 1829 esigeva la rottura per quattro, non appena la larghezza di una strettoia era inferiore al fronte di un plotone;

l’adunata, che dava il mezzo

190

de se former promptement en bataille, dans une direction quelconque, lorsque les procédés réguliers demandaient trop de temps ou faisaient défaut. Rien d'analogue ne se trouvait dans l'ordonnance de 1829.

Je ne ferai pas d'autres incursions dans le Règlement de 1876, me réservant d'entrer dans ses détails et de faire l'exposé complet de sa genèse, du moins en ce qui me concerne, lorsque le cours de mon récit me conduira à l'époque qui a marqué, pour moi, la préparation de ce Règlement (1).

(1) Le général L'Hotte ne put malheureusement exécuter ce projet. La rédaction de ses Souvenirs fut interrompue par une douloureuse maladie, qui se termina par sa mort, survenue le 3 février 1904. (Note des Éditeurs.)

di disporsi prontamente in ordine di battaglia, in una qualsiasi direzione, quando i procedimenti regolari richiedevano troppo tempo o non la trattavano. Nulla di analogo si trovava nell’ordinanza del 1829.

Non farò altre incursioni nel Regolamento del 1876, riservandomi di entrare nei suoi dettagli e di farne la completa esposizione della genesi, almeno per quanto mi riguarda, quando il corso del mio racconto mi condurrà all’epoca che ha segnato, per me, la preparazione di questo Regolamento.107

107 N.d.E.: il generale L’Hotte non poté sfortunatamente eseguire questo progetto. La redazione dei suoi Souvenirs fu interrotta da una dolorosa malattia che finì con la sua morte, sopravvenuta il 3 febbraio 1904.

191

CHAPITRE XII

Programme d'un traité l'équitation. - L'équitation de cirque. - Son caractère est l'opposé de celui de l'équitation savante. - Allures artificielles de nos anciens manèges. - Inconvénients des mouvements hors nature. - Ne rechercher le rassembler qu'après le ramener. - Obligations imposées aux écuyers de cirque. – Baucher au cirque et hors du cirque. - Le passage pris, à tort, pour estampille de la haute école. - Le doux passage; le grand passage. - Passage d'Ourphaly. - Le piaffer.

Si je traitais de l'équitation en entier, cette étude, qui se présenterait alors comme étant un manuel, serait ainsi divisée:

1° Haute équitation,

2° Équitation de campagne,

3° Équitation de course,

4° Équitation militaire.

Dans les pages que j'ai écrites se trouvent

CAPITOLO XII

Programma di un trattato d’equitazione. - L’equitazione del circo. - Il suo carattere è l’opposto di quello dell’equitazione sapiente. - Andature artificiali dei nostri antichi maneggi. - Inconvenienti dei movimenti non naturali. - Non ricercare la riunione che dopo il piego. - Obblighi imposti agli écuyers da circo. - Baucher al circo e fuori del circo. - Il passeggio preso, a torto, come garanzia di autenticità dell’alta scuola. - Il passeggio dolce; il gran passeggio. - Passeggio di Ourphaly. - Il piaffo.

Se trattassi dell’equitazione nella sua completezza, questo studio, che in tal caso si presenterebbe come fosse un manuale, sarebbe così suddiviso:

1° Alta equitazione;

2° Equitazione di campagna;

3° Equitazione da corsa;

4° Equitazione militare.

Nelle pagine che ho scritto108 si trovano

108 N.d.T.: l’Autore si riferisce alle pagine del già citato Un officier de cavalerie. Souvenirs du général l’Hotte, in cui sono compresi gli studi su Baucher e su d’Aure, le considerazioni sull’equitazione istintiva, le annotazioni sulla scuola di Versailles e sul lavoro di Ourphaly, che menziona in questo capitolo.

192

de nombreux éléments concernant ces différentes équitations.

La haute équitation et l'équitation de campagne y sont envisagées sous bien des aspects, à partir du moment où mon récit m'amène à Saumur, alors qu'en 1845 j'y arrivais officier-élève (1). Mais ces deux équitations trouvent surtout de larges développement dans mon étude sur Baucher et d'Aure, et dans les questions que j'ai traitées sous l'inspiration de mes deux maîtres (2).

L'équitation militaire et celle de course ont aussi une part dans ce que j'ai écrit.

L'équitation instinctive ne reposant sur aucun principe et n'étant régie par aucune règle, je n'ajouterai rien à ce que j'ai déjà pu en dire (3).

Quant à l'équitation de cirque, je vais exposer,

(1) Voir Un officier de cavalerie. Souvenirs du général L'Hotte. Plon-Nourrit, 1905.

(2) Idem.

(3) Idem.

numerosi elementi che concernono queste differenti equitazioni.

L’alta equitazione e l’equitazione di campagna vi sono considerate sotto molti aspetti, a partire dal momento in cui il mio racconto mi conduce a Saumur, allorché nel 1845 vi giunsi ufficiale-allievo. Ma queste due equitazioni trovano soprattutto larghi sviluppi nel mio studio su Baucher e su d’Aure, e nelle questioni che ho trattato ispirato dai miei due maestri.

L’equitazione militare e quella da corsa hanno anche una parte in quello che ho scritto.

Poiché l’equitazione istintiva non si basa su alcun principio e non è governata da alcuna regola, non aggiungerò nulla a quello che ho già potuto dirne.

Quanto all’equitazione da circo, esporrò,

193

dans les pages qui suivent, tout ce que j'ai à dire à son sujet et n'y reviendrai plus. Cet article sera clôturé par des considérations sur le passage.

L'équitation pratiquée clans les cirques et qualifiée de «haute école» est, dans son essence même, en opposition directe avec l'équitation savante ou haute équitation.

Il est facile de s'en rendre compte.

L'équitation de cirque, devant frapper les yeux des foules, est loin de demander que, dans le cours du travail, la position du cavalier demeure invariable et régulière. Si les mouvements du cavalier sont apparents et révèlent l'effort, ils n'en impressionnent que davantage le public, qui applaudit d'autant plus que ce qu'il voit lui semble plus difficile à obtenir. Le succès s'augmente si le cheval paraît contraint, forcé à l'obéissance, s'il produit des mouvements hors nature, contre nature surtout. Plus ils seront extraordinaires, plus grand sera le succès. Et, s'il y a apparence

nelle pagine che seguono, tutto quello che ho da dire al suo riguardo e non vi tornerò più sopra. Questo articolo sarà chiuso da considerazioni sul passeggio.

L’equitazione praticata nei circhi e qualificata come «alta scuola» è, nella sua stessa essenza, in opposizione diretta con l’equitazione sapiente o alta equitazione.

È facile rendersene conto.

L’equitazione da circo, dovendo colpire gli occhi delle folle, è lungi dal richiedere che, nel corso del lavoro, la posizione del cavaliere rimanga invariabile e regolare. Se i movimenti del cavaliere sono palesi e rivelano lo sforzo, essi non impressionano che maggiormente il pubblico, che applaude tanto più quello che vede quanto più gli appare difficile da ottenere. Il successo cresce se il cavallo sembra costretto, forzato all’obbedienza, se produce movimenti fuori natura, soprattutto contro natura. Più saranno straordinari, più grande sarà il successo. E, se c’è probabilità

194

d'une lutte dont le cavalier sort victorieux, alors les bravos éclatent.

Il en est tout autrement de l'équitation savante, dont les caractères se trouvent en prenant le contre-pied même de ce qui fait le succès de l'équitation de cirque. Ici, la position du cavalier doit se maintenir toujours correcte, sinon irréprochable. C'est la première condition à remplir. Qu'on se rappelle ce que j'ai dit du soin que l'école de Versailles

di una lotta da cui il cavaliere esca vittorioso, allora scoppiano gli applausi.

Le cose stanno assai diversamente per l’equitazione sapiente, i cui caratteri si trovano come se prendessero in contropiede persino quello che fa il successo dell’equitazione da circo. Qui, la posizione del cavaliere deve mantenersi sempre corretta, se non irreprensibile. È la prima condizione da soddisfare. Si ricordi quello che ho detto della cura che la scuola di Versailles109

109 N.d.T.: il maneggio di Versailles rappresenta il massimo splendore raggiunto dall’equitazione classica francese. Fu inaugurato nel 1682, quando Luigi XIV, uomo di cavalli e gran cacciatore, trasferì la corte da Parigi a Versailles. Era costituito dalla Grande scuderia, o primo maneggio, e dalla Piccola scuderia, o secondo maneggio. Sovraintendeva tutta l’organizzazione equestre del regno il grande écuyer, Monsieur le Grand, carica ereditaria che, dal 1587 al 1825, si trasmisero i principi di Lorena. Il grande écuyer di Francia era il primo dignitario della corte, possedeva grande potere e molti privilegi. Era direttamente a capo della Grande scuderia. A capo della Piccola era Monsieur le Premier. Le scuderie erano alloggiate nelle due grandi costruzioni sulla piazza d’armi di fronte al castello, simmetriche rispetto all’odierna Avenue de Paris. In esse risiedeva tutto il personale delle due scuderie che era numeroso. Riferisce Michel Henriquet, nella introduzione a una riproduzione degli scritti di La Guérinière, di Newcastle e di altri scrittori classici (Les maîtres de l’équitation classique, André Gerard, Verviers 1974, pag. 6), che nel 1733 la Grande scuderia era formata da circa ottocento persone per quattromila cavalli e la piccola, durante il regno di Luigi XVI, da circa trecentocinquanta persone per trecento cavalli: écuyers, divisi in allievi, cavalcadour, ordinari; paggi destinati al servizio a corte o futuri ufficiali di cavalleria o futuri écuyers, cocchieri, postiglioni, palafrenieri, fabbricanti di carrozze, d’armi, di speroni, sellai, musicisti, addetti a innaffiare i maneggi, farmacisti, genealogisti. La Grande scuderia, scrive nel 1896 il Baron de Vaux nella sua storia delle scuole di cavalleria, «era considerata come un’accademia equestre, destinata all’istruzione dei futuri ufficiali o degli alti funzionari del Regno, aveva cavalli da sella destinati specialmente alla guerra, alle grandi cacce, alle grandi cerimonie e all’insegnamento equestre. L’equitazione che vi si praticava si fondava «in una eccessiva finezza di aiuti, in un tatto e in un sentimento particolari. Gli effetti di forza e di violenza erano severamente proscritti. [...] La posizione del cavaliere era facile, elegante, corretta, esente insieme da rigidezza e da disinvoltura. Il cavallo era naturalmente equilibrato, morbido, leggero, gustava la propria imboccatura. Ne risultava un lavoro fine, delicato, grazioso e molto piacevole da vedere». Henriquet cita il barone d’Etreillis il quale affermò che il maneggio di Versailles rappresentò per l’equitazione ciò che l’Accademia rappresenta per le scienze, la Comedie française per l’arte drammatica, l’Opéra per la musica. Il maneggio fu chiuso una prima volta durante la Convenzione (1792 - I795), riaperto da Napoleone, chiuso definitivamente nel 1830.

195

apportait à la position (1) et qu'on se demande ce qu'aurait dit un d'Abzac, en voyant les positions acceptées dans les cirques. Rien, chez le cavalier, ne doit faire pressentir l'effort, ni mettre en évidence ses moyens de conduite; le cheval devant obéir à l'effleurement des aides qui, toujours discrètes, doivent même devenir secrètes. Le cavalier doit se faire oublier, en quelque sorte, en ne faisant qu'un avec son cheval, dans lequel il doit

(1) Voir Un officier de cavalerie. Souvenirs du général L'Hotte. Plon-Nourrit, 1905.

metteva nella posizione110 e ci si domandi quello che avrebbe detto un d’Abzac, vedendo le posizioni accettate nei circhi. Nulla nel cavaliere deve far presentire lo sforzo, né mettere in evidenza i suoi mezzi di condotta; dal momento che il cavallo deve obbedire allo sfiora-mento degli aiuti che, sempre discreti, devono perfino diventare segreti. Il cavaliere deve farsi dimenticare, in qualche modo, non facendo che un sol corpo con il cavallo, nel quale deve

110 N.d.T.: «Per rendersi conto della progressione che l’istruzione seguiva e dell’importanza che, prima di tutto, veniva data all’assetto del cavaliere, punto di partenza di ogni buona equitazione, basta sapere che i paggi che montavano al maneggio per tre anni, prendevano le staffe soltanto il terzo anno. Lo stesso dicasi degli speroni». (Un officier de cavalerie. Souvenirs du général l’Hotte, pag. 201).

196

se fondre. Si le cheval paraît se manier de lui-même, dans une exécution toujours brillante, jamais tardive ou languissante; si, en même temps, le cavalier et le cheval semblent faire la chose la plus simple, la plus facile, ce sera au mieux.

Les beautés du cheval résident dans la noblesse, la grâce, la fierté de ses attitudes, dans l'harmonie de ses mouvements, leur éclat, leur énergie. La belle équitation, dans sa délicatesse et son bon goût, recherche le développement de ces beautés, en s'appuyant sur les dons propres au cheval, et non en les dénaturant. C'est la nature qu'elle prend pour guide, et non l'extraordinaire, l'excentricité, qu'elle recherche.

Le champ est d'ailleurs fertile à exploiter; l'étendue, l'élévation, la direction à donner aux mouvements naturels, pouvant varier à l'infini; les changements de pied acquérir une pureté, une élasticité, un moelleux et une délicatesse, qui font qu'ils ne ressemblent

fondersi. Se il cavallo sembra lavorare da solo, in una esecuzione sempre brillante, mai lenta o languente; se, nello stesso tempo, il cavaliere e il cavallo sembrano fare la cosa la più semplice, la più facile, questo sarà quanto meglio si possa fare.

Le bellezze del cavallo risiedono nella nobiltà, nella grazia, nella fierezza delle sue attitudini, nell’armonia dei suoi movimenti, nel loro splendore, nella loro energia. La bella equitazione, nella sua delicatezza e nel suo buon gusto, ricerca lo sviluppo di queste bellezze, appoggiandosi sui doni propri del cavallo e non snaturandoli. È la natura che prende per guida, e non è lo straordinario, l’eccentricità, che ricerca.

Il campo d’altra parte è fertile da sfruttare; poiché l’estensione, l’elevazione, la direzione da dare ai movimenti naturali possono variare all’infinito; i cambiamenti di piede acquisire una purezza, una elasticità, una morbidezza e una delicatezza, che fanno sì che in nulla rassomiglino

197

en rien aux changements de pied des débuts.

Les mouvements sortant des allures naturelles doivent être réprimés; tandis qu'il est habile, dans les cirques, de les fa ire naître ou de les saisir, de les exploiter, si le cheval en prend l'initiative.

Lorsqu'il y a lieu d'y contraindre le cheval, c'est à des moyens tout particuliers, employés à pied, que les cirques ont le plus souvent recours. Mais si on peut admettre que pareils procédés sont du domaine du dressage, ils demeurent en tous cas, en dehors de l'équitation proprement dite, car c'est seulement lorsque le cavalier est sur le cheval qu'elle s'exerce.

Les pratiques de nos anciens manèges, alors que l'équitation était noble et belle, comprenaient bien des allures artificielles, divisées, suivant leur nature et leur élévation, en airs bas ou près de terre et en airs relevés; mais là ne se rencontrait que le perfectionnement

ai cambiamenti di piede degli inizi.

I movimenti che sono al di fuori delle andature naturali devono essere repressi; mentre nei circhi è abilità farli nascere o afferrarli, sfruttarli, se il cavallo ne prende l’iniziativa.

Quando c’è da costringere il cavallo, è a mezzi del tutto particolari, impiegati a piedi, che i circhi hanno il più spesso fatto ricorso. Ma se si può ammettere che simili procedimenti fanno parte dell’addestramento, rimangono, in tutti casi, al di fuori dall’equitazione propriamente detta, perché è soltanto quando il cavaliere è sul cavallo che essa si esercita.

Le pratiche dei nostri antichi maneggi, allorquando l’equitazione era nobile e bella, comprendevano molte andature artificiali, divise, secondo la loro natura e la loro elevazione, in arie basse o vicino a terra e in arie rilevate111; ma là non si incontrava che il perfezionamento

111 N.d.T.: secondo la suddivisione stabilita da La Guérinière nel suo capolavoro École de cavalerie del 1729 - 1730 - 1731, le arie basse o vicino a terra sono il passage, il piaffer, la galopade, il cambiamento di mano, la volta, la mezza volta, la passade, la piroetta e il terre - à - terre. Le arie rilevate sono la pesade, il mézair, la courbette, la croupade, la ballottade, la capriole e le pas-et-le-saut. Tra le arie basse, in questa suddivisione, non poteva essere compreso il cambiamento di galoppo a ogni tempo, inventato da Mazzucchelli e attribuito a Baucher.

198

des allures habituelles ou des mouvements naturels au cheval, que le dressage régularisait, et aucun hors nature.

En ces temps-là, on avait coutume de dire que le cheval devait être «puissant dans ses hanches, galant dans sa bouche». C'était dire beaucoup en peu de mots, ces expressions établissant, d'une part, la base sur laquelle reposent les moyens du cheval, et constatant, d'autre part, sa parfaite soumission, sa légèreté.

Des expressions, employées alors et inusitées depuis, avaient leur élégance. Par exemple, du cheval portant beau du devant, on disait «qu'il portait en beau lieu». Certaines manières de dire ont été aussi écartées de notre langage équestre, et sans y être remplacées par des expressions équivalentes. Ainsi en est-il de celle qui comprenait les procédés recherchant la légèreté et qu'un mot résumait; «allégir» le cheval. On disait aussi: «allégérir».

delle andature abituali o dei movimenti naturali del cavallo che l’addestramento regolarizzava, e nessuno al di fuori della natura.

A quei tempi era costume dire che il cavallo doveva essere «potente nelle anche, galante nella bocca». Era dire molto in poche parole, poiché queste espressioni stabilivano, da una parte, la base sulla quale appoggiano i mezzi del cavallo, constatando, dall’altra, la sua perfetta sottomissione, la sua leggerezza.

Certe espressioni, impiegate allora e desuete poi, avevano la loro eleganza. Per esempio, del cavallo che aveva un bel portamento davanti, si diceva che «portait en beau lieu».112

Certi modi di dire sono stati anche esclusi dal nostro linguaggio equestre, e senza esservi rimpiazzati da espressione equivalenti. Così è successo di quella che comportava i procedimenti che ricercavano la leggerezza e che una parola riassumeva: «allégir» il cavallo. Si diceva anche: «allégérir».

112 N.d.T.: letteralmente: portava in un bel luogo; sta per «aveva un bell’aspetto».

199

Les mouvements hors nature, tels que jambette, pas espagnol, qui entraînent la fixité ou le manque d'activité des hanches, alors que toute l'action se porte sur les épaules, ont pour conséquence d'entraver la marche du véritable dressage, loin d'y concourir, et par cela même qu'ils sont en opposition avec l'action générale et unie des ressorts, la diligence des hanches surtout, que la légèreté, l'harmonie des allures réclament impérieusement. Les allures artificielles d'autrefois, contrairement à celles des cirques, avaient particulièrement en vue de combattre l'inertie des hanches, et c'est tout à leur avantage.

Le seul mérite des mouvements hors nature, s'ils en ont un, se renferme, pour chacun d'eux, dans une difficulté toute spéciale vaincue, mais sans que la victoire ai t d'horizons.

Encore est-il sage de ne les a border que lorsque le dressage est assez avancé pour que leur

I movimenti al di fuori della natura, quali gambetta, passo spagnolo113, che coinvolgono la fissità o la mancanza d’attività delle anche, mentre tutta l’azione si trasferisce sulle spalle, hanno come conseguenza di ostacolare il cammino del vero addestramento, lungi dal concorrervi, e proprio per la ragione che sono in opposizione con l’azione generale e uniforme delle molle, soprattutto con la diligenza delle anche, che la leggerezza, l’armonia delle andature esigono imperiosamente. Le andature artificiali di un tempo, contrariamente a quelle dei circhi, miravano particolarmente a combattere l’inerzia delle anche, e ciò a tutto loro vantaggio.

Il solo merito dei movimenti fuori natura, se uno ne hanno, si riduce, per ciascuno d’essi, a una specialissima difficoltà vinta, ma senza che la vittoria abbia orizzonti.

Inoltre è saggio affrontarli solo quando l’addestramento è abbastanza avanzato affinché la loro

113 N.d.T.: «Le andature dette spagnole modificano le proporzioni del gioco naturale dell’avantreno e del treno posteriore. Differiscono dunque, per definizione, dalle andature dell’Equitazione Accademica e non fanno parte dell’alta scuola. Sono andature di fantasia». (Decarpentry, Équitation académique, 1949, pag 20, nota 1).

200

recherche n'entraîne pas trop d'inconvénients. Ainsi doit agir le véritable écuyer, qui veut donner la preuve qu'aucune difficulté de l'art ne lui est étrangère.

Comme règle générale de conduite, et ayant toujours la légèreté en vue, l'écuyer expérimenté sait d'ailleurs qu'il ne doit rechercher le rassembler qu'après le ramener; car, s'il engageait les jarrets sous la masse prématurément, ses mains ne trouveraient plus dans la direction de l'impulsion l'opposition qui leur est indispensable pour vaincre les résistances propres au bout de devant.

Dans les cirques, l'enrênement à l'écurie, au moyen du jockey de bois ou de rênes fixées au surfaix, est souvent employé pour obtenir le ramener. Il est jugé acquis lorsque la tête se maintient dans une direction verticale ou s'en rapprochant. Cette position, il est vrai, assure une certaine soumission de la tête et donne le moyen de faire apprécier l'effet du mors au cheval d'une façon plus juste, de

ricerca non comporti troppi inconvenienti. Così deve agire il vero écuyer che vuole dare la prova che nessuna difficoltà dell’arte gli è estranea.

Come regola generale di condotta, e mirando sempre alla leggerezza, l’écuyer sperimentato sa d’altra parte che non deve ricercare la riunione che dopo il piego; perché, se facesse avanzare prematuramente i garretti sotto la massa, le sue mani non troverebbero più nella direzione dell’impulso l’opposizione che è loro indispensabile per vincere le resistenze proprie dell’estremità anteriore.

Nei circhi, l’imbrigliamento in scuderia, per mezzo del fantino di legno114 o di redini fissate al sopraffascia, è spesso impiegato per ottenere il piego. E’ giudicato acquisito quando la testa si mantiene in una direzione verticale o che le si avvicina. Questa posizione, è vero, assicura una certa sottomissione della testa e dà il mezzo di fare apprezzare l’effetto del morso al cavallo in un modo più giusto, di

114 N.d.T.: «Il jockey inglese o uomo di legno è una struttura a forma biforcuta che si fissa per mezzo di una cinghia sul dorso del cavallo; alle estremità superiori delle due forcelle. sono fissate le redini del filetto; un meccanismo, il cui sistema varia, lascia a queste redini un certo gioco, al limite del quale il cavallo trova una resistenza fissa» (Baucher, Dictionnaire raisonné d'équitation, Paris 1851, 2^ ed.). Baucher condanna aspramente questo strumento che insegna ai cavalli «come evitare gli effetti della mano dei cavalieri».

201

mieux régler l'emploi de ses forces, que s'il portait au vent, mais rien de plus. Des résistances à la main, même très énergiques, peuvent encore se produire.

Le ramener, tel que le comprend la haute équitation, ne se concentre pas dans la direction de la tête. Il réside, tout d'abord, dans la soumission de la mâchoire, qui est le premier ressort recevant l'effet de la main. Si ce ressort répond avec moelleux à l'action qui sollicite son jeu, il entraînera la flexibilité de l'encolure et provoquera le liant des autres ressorts, par suite de la corrélation existant instinctivement entre toutes les contractions musculaires. Si, au contraire, la mâchoire, résistant, se refuse à se mobiliser, alors plus de légèreté, car, par nature, les résistances se soutenant mutuellement, celle-ci aura de nombreux échos. Ainsi, en équitation savante, ce que le ramener représente, c'est bien moins une direction invariable de la tête qu'un état général de soumission des ressorts.

meglio regolare l’impiego delle sue forze che se portasse la testa al vento, ma nulla di più Resistenze alla mano, anche molto energiche, possono ancora prodursi.

Il piego, quale lo intende l’alta equitazione, non si concentra nella direzione della testa. Risiede innanzi tutto nella sottomissione della mandibola, che è la prima molla che riceve l’effetto della mano. Se questa molla risponde con morbidezza all’azione che sollecita il suo gioco, determinerà la flessibilità dell’incollatura e provocherà il legame delle altre molle, in conseguenza della correlazione che esiste istintivamente tra tutte le contrazioni muscolari. Se, al contrario, la mascella, resistendo, si rifiuta di mobilizzarsi, allora niente più legge-rezza, perché per natura, poiché le resistenze si sostengono mutuamente, quest’ultima avrà numerose ripercussioni. Così, nell’equitazione sapiente, quello che il piego rappresenta è molto meno una direzione invariabile della testa che uno stato generale di sottomissione delle molle.

202

L'équitation de cirque, recherchant uniquement le mouvement lui-même, ne se préoccupe pas de la légèreté et passe outre. Mais il n'en est pas de même de la haute équitation et si, fortuitement, par le fait delà recherche d'un mouvement nouveau, la soumission de la mâchoire, ce témoignage évident de la légèreté, s'altère, le premier soin de l'équitation savante est de la reconquérir aussitôt que possible.

L'équitation de cirque compte certainement des hommes fort habiles, mais leur position même les oblige à pratiquer un genre d'équitation tout spécial. Ainsi en a-t-il été de Baucher. Certains ont même voulu incarner la méthode du maître dans le travail des chevaux qu'il produisait en public. Il n'en est rien. Sorti des exigences que sa position au cirque faisait peser sur lui, Baucher ne portait ses études que sur l'exploitation des allures naturelles, les seules d'ailleurs qu'il envisageât dans ses cours, qui se renouvelaient périodiquement.

L’equitazione del circo, ricercando unicamente il movimento di per se stesso, non si preoccupa della leggerezza e passa oltre. Ma non è lo stesso dell’alta equitazione e se, fortuitamente, per il fatto della ricerca di un nuovo movimento, la sottomissione della mascella, questa evidente testimonianza della leggerezza, si altera, la prima preoc-cupazione dell’equitazione sapiente è di riconquistarla il più presto possibile.

L’equitazione del circo conta certamente uomini molto abili, ma la loro stessa posizione li obbliga a praticare un genere d’equitazione tutto speciale. Così è stato per Baucher. Alcuni hanno anche voluto incarnare il metodo del maestro nel lavoro dei cavalli che egli presentava in pubblico. Non è affatto vero. Uscito dalle esigenze che la sua posizione nel circo faceva pesare su di lui, Baucher non rivolgeva i suoi studi che sullo sfruttamento delle andature naturali, le sole d’altronde prese in considerazione nei suoi corsi115, che si rinnovavano periodicamente.

115 N.d.T.: l’A. ne scrive nei suoi Souvenirs, a pag. 111, descrivendo il modo in cui si svolgeva la giornata di Baucher. «Alle tre del pomeriggio dava lezioni agli allievi che venivano a istruirsi alla sua scuola. Ogni corso aveva una durata di sei settimane, che il maestro giudicava sufficiente a iniziare i cavalieri al suo metodo»

203

La désignation d'équitation excentrique, ou, si l'on veut, fantaisiste, conviendrait mieux à l'équitation de cirque que celle de «haut e école», qui lui est communément donnée et que le public, de même que bien des cavaliers, n'applique, pour ainsi dire, qu'aux mouvements hors nature. L'expression a dévié de son sens primitif. Autrefois, on entendait simplement, par haute école, l'équitation supérieure, par opposition à la basse école, ou équitation élémentaire.

Pour beaucoup de cavaliers, mettre son cheval au passage constitue une prouesse équestre, et ils voient là, quelle que soit la façon dont l'air s'exécute, l'estampille de la haute école; de celle de cirque peut-être, mais non de l'autre, de la vraie, car alors ils se tromperaient.

Le caractère de celle-ci, je l'ai répété maintes fois, c'est la légèreté. Or - et cela se voit tous les jours- si le passage est obtenu sans remplir cette condition qui permet au

La designazione di equitazione eccentrica o se si vuole fantasiosa, converrebbe meglio all’equitazione da circo che quella di «alta scuola» che le è comunemente data e che il pubblico, così come molti cavalieri, non applica, per così dire, che ai movimenti non naturali. L’espressione ha deviato dal suo primitivo significato. Un tempo si intendeva semplicemente per alta scuola l’equitazione superiore, in opposizione alla bassa scuola o equitazione elementare.

Per molti cavalieri mettere il proprio cavallo al passeggio costituisce una prodezza equestre e in qualsiasi modo venga eseguita l’aria, là vedono la garanzia di autenticità dell’alta scuola; può darsi di quella da circo, ma non dell’altra, della vera, perché in questo caso si sbaglierebbero.

Il carattere dell’alta scuola, l’ho ripetuto molte volte, è la leggerezza. Ora - e questo si vede tutti i giorni - se il passeggio è ottenuto senza soddisfare questa condizione che permette al

204

cavalier de le graduer à son gré, loin de conduire le cheval vers la légèreté, il l'en éloigne, par suite de la tension accrue des ressorts.

Les écuyers d'autrefois n'admettaient et ne pratiquaient que le «doux passage», celui qui a pour caractère la flexion accentuée des membres, accompagnée de la flexibilité, du liant de tous les ressorts. Ce genre de passage dérive directement du piaffer et tout naturellement, si, dans ce dernier air, et comme cela doit être, le cheval témoigne du désir du mouvement en avant, auquel il n'y a alors qu'à donner satisfaction.

Quant au «grand passage», celui qui se caractérise par l'extension énergique et soutenue des membres, la tension des ressorts, et qui a pris place dans les pratiques modernes, il peut être obtenu de deux manières:

Directement; ou bien en le faisant découler du doux passage, autant dire du piaffer.

Dans le premier cas, il se prés ente comme étant un air particulier, ne se rattachant à

cavaliere di graduarlo secondo il suo volere, lungi dal condurre il cavallo verso la leggerezza, lo allontana da essa, in conseguenza della accresciuta tensione delle molle.

Gli écuyers di un tempo non ammettevano e non praticavano che il «passeggio dolce»116, quello che ha come carattere l’accentuata flessione degli arti, accompagnata dalla flessibilità, dal legame di tutte le molle. Questo genere di passeggio deriva direttamente dal piaffo e del tutto naturalmente, se, in quest’ultima aria, e così come dev’essere, il cavallo testimonia il desiderio del movimento in avanti, al quale non resta allora che dar soddisfazione.

Quanto al «gran passeggio», quello che si caratterizza con l’energica e sostenuta estensione degli arti, con tensione delle molle, e che ha preso posto nelle pratiche moderne, può essere ottenuto in due modi:

direttamente; oppure facendolo derivare dal passeggio dolce, vale a dire dal piaffo.

Nel primo caso, si presenta come se fosse un’aria particolare, che non si riallaccia ad

116 N.d.T.: il generale Decarpentry scrive (in Equitation académique, 1949, pag. 199) che l’andatura del trotto, in quanto saltata, ha in sé due componenti: quella della spinta dei posteriori verso l’avanti e quella verso l’alto. Dalla proporzione tra le due spinte dipendono l’estensione della falcata e la durata del tempo di sospensione, cioè le varie forme di passeggio. Se aumenta la spinta verso l’alto a detrimento della spinta verso l’avanti, si ha il passeggio dolce, caratterizzato dal prolungamento del tempo di sospensione e dal raccorciamento della falcata. Se aumenta energicamente la spinta verso l’alto e di tanto quella verso l’avanti, si ha il trotto passeggiato. Il passeggio eseguito nelle attuali riprese di addestramento si colloca tra il passeggio dolce e il trotto passeggiato. Se la spinta verso l’alto aumenta e si annulla quella verso l’avanti, si ha il passeggio sul posto o piaffo. Gli écuyers di un tempo avevano fissato le misure dell’estensione e dell’elevazione del passeggio. Ma tali misure si applicavano ai loro cavalli, diversi per modello dagli attuali. Il grado di sangue è aumentato. La selezione attuata nell’allevamento, per aumentare la velocità, ha allungato l’avambraccio e fatto scendere il ginocchio. Di conseguenza l’azione si è allungata e abbassata. Perciò ogni cavallo, in rapporto al grado di sangue, alla particolare struttura fisica e ai suoi angoli articolari, ha il «suo» passeggio. Nel regolamento dei concorsi di addestramento, la F.E.I. ha stabilito la forma del passeggio e del piaffo richiesta nelle attuali competizioni.

205

aucun autre. II peut être facilement obtenu chez les chevaux d'action, dont il suffit de contenir le trot, tout en augmentant son énergie. Acquis ainsi, le passage ne saurait exercer aucune influence heureuse sur l'ensemble du dressage; loin de là. Il s'exécute alors d'une façon en quelque sorte machinale. Il a son cran, dont il ne saurait sortir en étendant davantage son action, devenue, pour ainsi dire, automatique, et encore bien moins en la raccourcissant.

Il en est tout autrement, lorsque le grand passage se relie au doux passage et, par suite, au piaffer. Tous les degrés d'extension et de raccourcissement de l'action sont alors de son domaine.

Pour le bien faire comprendre et pour compléter ce que je pourrais avoir encore à dire du passage, je rappellerai ce que j'ai avancé à propos du passage d'Ourphaly, le cheval d'école du commandant de Novital, lequel était écuyer en chef lorsque je me trouvais à

alcun’altra. Può essere ottenuto facilmente nei cavalli d’azione, di cui è sufficiente contenere il trotto, aumentandone l’energia. Così acquisito, il passeggio non potrebbe esercitare alcuna felice influenza sull’insieme dell’addestramento; al contrario. Si esegue allora in una forma in qualche modo meccanica. Ha il suo limite dal quale non potrebbe uscire estendendo maggiormente la propria azione, divenuta, per così dire automatica, e ancor molto meno raccorciandola.

È del tutto diverso, quando il gran passeggio si collega al passeggio dolce e, di conseguenza, al piaffo. Tutti i gradi di estensione e di raccorciamento dell’azione sono in suo possesso.

Per farlo comprender bene e per completare quello che potrei avere ancora da dire del passeggio, ricorderò quello che ho anticipato a proposito del passeggio di Ourphaly, il cavallo di scuola del comandante de Novital, il quale era écuyer in capo quando mi trovavo a

206

Saumur, en qualité d'officier-élève (1). Le passage d'Ourphaly était plein de vie e t ne ressemblait en rien à ce passage automatique qui se rencontre chez nombre de chevaux plus ou moins bien ajustés.

Chez les uns, les épaules font tout et traînent à leur remorque les hanches, qui, rasant le tapis, ne semblent suivre qu'à regret, les jarrets ayant perdu tout ressort.

Chez d'autres, ce sont les épaules qui ne s'étendent pas, les hanches, qui n'agissent qu'en élévation. Ils semblent vouloir ramener sous eux leurs genoux à demi pliés, et l'impuissance du cavalier à étendre les mouvements est manifeste.

Chez Ourphaly, au contraire, les hanches, par leur impulsion énergique, chassaient les épaules, les faisaient s'élever, s'ouvrir, s'étendre, et donnaient à l'ensemble des mouvements leur parfaite harmonie.

(1) Un officier de cavalerie. Souvenirs du général L'Hotte. Plon-Nourrit. Paris, 1905.

Saumur in qualità di ufficiale allievo. Il passeggio di Ourphaly era pieno di vita e in nulla assomigliava a quel passeggio automatico che si incontra in numerosi cavalli aggiustati più o meno bene.

Negli uni le spalle fanno tutto e trascinano a rimorchio le anche che, radendo il tappeto117, non sembrano seguire che malvolentieri, poiché i garretti hanno perso ogni forza.

In altri sono le spalle che non si distendono, non agendo le anche che in elevazione118. Sembrano voler portare sotto di sé i ginocchi piegati119 a metà, e l’impotenza del cavaliere di estendere i movimenti é manifesta.

Al contrario, in Ourphaly, le anche, con il loro energico impulso, cacciavano le spalle, le facevano alzare, aprire, distendere, e davano all’insieme dei movimenti la loro perfetta armonia.

117 N.d.T: «radere il tappeto» espressione usata nel mondo delle corse. Il tappeto è il manto erboso della pista uniforme e liscio come un tappeto.118 N.d.T.: nel senso che hanno perso la spinta verso l’avanti.119 N.d.T.: senza che l’avambraccio tenda all’orizzontale.

207

Toutefois, je dois dire que le passage d'Ourphaly avait son cran, dont il ne sortait pas. Il ne présentait pas tous les degrés d'extension et n'avait pas cette perfection qui permet d'aller, par gradations insensibles du piaffer au passage le plus étendu, le plus énergique, puis de revenir au piaffer, toujours en coulant et en parcourant toute la gamme ascendante et descendante, sans que jamais se produisent de modifications brusques dans la nature des mouvements.

Cette perfectionne peut être atteinte qu'en maintenant, d'une manière constante, l'activité du jeu des ressorts, conjointement avec leur souplesse. Elle exige, lorsque le passage est porté à sa plus grande extension, que les ressorts, tout en se tendant, demeurent flexibles; et, lorsqu'il est raccourci, lorsqu'il descend jusqu'au piaffer, il faut que les jarrets, tout en s'engageant sous la masse, conservent l'énergie de leur jeu et que les

Tuttavia debbo dire che il passeggio d’Ourphaly aveva il suo limite dal quale non usciva. Non presentava tutti i gradi di estensione e non aveva quella perfezione che permette di andare, con insensibili gradazioni, dal piaffo al passeggio il più disteso, il più energico, poi di ritornare al piaffo sempre scorrendo e percorrendo tutta la gamma ascendente e discendente, senza che mai si producano brusche modificazioni nella natura dei movimenti.

Questa perfezione non può essere raggiunta che mantenendo, in una maniera costante, l’attività del gioco delle molle, congiuntamente alla loro flessibilità. Essa esige, quando il passeggio é portato alla sua più grande estensione, che le molle, pur tendendosi, rimangano flessibili; e quando è raccorciato, quando scende fino al piaffo, bisogna che i garretti, spingendosi sotto la massa, conservino l’energia del loro gioco e le

208

genoux, bien que s'ouvrant moins, se lèvent avec action, tout en se portant en avant, comme si le cheval voulait gagner du terrain.

C'est ainsi que le grand passage, le doux passage, le piaffer se marient, et que le cavalier peut, à sa volonté, modifier la nature des mouvements, régler leur étendue.

Mais, le doux passage reposant sur la flexibilité des ressorts, les conséquences qui en découlent sont tout à l'avantage de l'avenir et de la perfection du dressage; tandis que des conséquences contraires se rencontreraient, si le grand passage é tait demandé prématurément. Exigeant la tension des ressorts, il ne doit être sollicité qu' après leur soumission, c'est-à-dire après que le doux passage sera acquis.

Celui-ci découlant du piaffer, il faut débuter par la recherche de ce dernier air, qui repose sur l'opposition rigoureusement exacte que doivent se faire les actions combinées

ginocchia, pur aprendosi meno, si alzino con azione, portandosi in avanti, come se il cavallo volesse guadagnare terreno.

È così che il gran passeggio, il passeggio dolce, il piaffo si sposano e che il cavaliere può, a volontà, modificare la natura dei movimenti, regolare la loro estensione.

Ma, poiché il passeggio dolce riposa sulla flessibilità delle molle, le conseguenze che ne scaturiscono sono a tutto vantaggio dell’avvenire e della perfezione dell’addestramento; mentre non si incontrerebbero che conse-guenze contrarie se il gran passeggio fosse richiesto prematuramente. Esigendo la tensione delle molle, non deve essere sollecitato che dopo la loro sottomissione, vale a dire dopo che sarà acquisito il passeggio dolce.

Poiché quest’ultimo scaturisce dal piaffo, bisogna debuttare con la ricerca di quest’ultima aria, che si appoggia sull’opposizione rigorosa-mente esatta che devono farsi le azioni combinate

209

des hanches et des épaules, afin que les foulées successives se couvrent exactement.

Les pratiques de nos anciens manèges facilitaient la tâche, en mettant tout d'abord le cheval nu au piaffer dans les piliers, afin de le familiariser avec cet air. Ce n'était qu'après l'avoir réglé qu'on demandait au cheval monté de piaffer, puis de passager. On avait alors coutume de dire que «les piliers donnaient de l'esprit aux chevaux».

Lorsque le passage est pris par routine, ce qui est fréquent, il n'apporte alors que trop souvent son contingent de difficultés, en amenant le cheval à répondre par cet air à toute contrainte des aides visant la soumission des ressorts.

Mieux que ce passage automatique, que des faux temps viennent encore si fréquemment défigurer et où le cavalier ca hoté perd souvent toute grâce, le trot naturel, écouté et libre, charmera le véritable homme de cheval,

delle anche e delle spalle, affinché le successive falcate si coprano esattamente.

Le usanze dei nostri antichi maneggi facilitavano il compito, mettendo anzitutto il cavallo scosso al piaffo nei pilieri, per familiarizzarlo con quest’aria. Solo dopo averlo regolato si richiedeva al cavallo montato di piaffare, poi di passeggiare. A quel tempo c’era l’abitudine di dire che «i pilieri davano spirito ai cavalli».

Quando il passeggio é preso per abitudine, ciò che capita frequentemente, non apporta allora che troppo spesso il suo contingente di difficoltà, portando il cavallo a rispondere con questa aria a tutte le costrizioni degli aiuti che mirano alla sottomissione delle molle.

Meglio di questo passeggio automatico, che falsi tempi vengono inoltre così frequentemente a sfigurare e in cui il cavaliere, sballottolato, perde spesso ogni grazia, il trotto naturale, écouté e libero, affascinerà il vero uomo di cavalli,

210

qui, autrement que les foules, a le sentiment du beau en équitation. Et ici comme en tout, c'est le suffrage de ceux qui savent qu'il y a lieu d'ambitionner, sans quoi ce serait sacrifier aux faux dieux.

che, diversamente dalle folle, ha il sentimento del bello in equitazione. E qui, come in tutto, è all’approvazione di coloro che sanno che egli ha motivo di ambire, altrimenti sarebbe sacrificare ai falsi dei.

211

CHAPITRE XIII

Méthodes de dressage. - Base de la rapidité des progrès. - Les leçons données au manège doivent être courtes, mais, au besoin, répétées. - Les leçons du dehors sont prolongées avec avantage. - Paroles de Rousselet. - Transformation, et non progrès, de l'équitation. - Rapprochement et divergence des différentes doctrines. - Ce qui peut appartenir à tout homme de cheval.

Les méthodes de dressage ressortant des écoles dont mes deux maîtres ont été les chefs ne sont pas les seules; d'autres les ont précédées ou suivies.

Les moyens dont peut disposer le cavalier pour s'emparer des forces du cheval étant nombreux, il en est résulté que les méthodes de dressage, qui les groupent, se sont présentées elle-même en grand nombre. Les écrits des hommes de cheval, tant anciens que modernes,

CAPITOLO XIII

Metodi di addestramento. - Base della rapidità dei progressi. - Le lezioni date in maneggio debbono essere brevi, ma, all’occorrenza, ripetute. - Le lezioni all’aperto sono prolungate vantaggiosamente. - Parole di Rousselet. - Trasformazione e non progresso dell’equitazione. - Confronto e divergenza tra le differenti dottrine. - Quello che può appartenere a ogni uomo di cavalli.

I metodi d’addestramento che derivano dalle scuole di cui i miei due maestri sono stati i capi non sono i soli; altri li hanno preceduti o seguiti.

Poiché i mezzi di addestramento di cui il cavaliere può disporre per impadronirsi delle forze del cavallo sono numerosi, ne risulta che i metodi di addestramento che li raggruppano si sono presentati anch’essi in gran numero. Gli scritti degli uomini di cavalli, tanto antichi che moderni,

212

en font foi. Ces méthodes procèdent de manières fort diverses.

Les unes mettent de suite le cheval en marche, donnent une grande extension au travail à la longe, et recherchent la soumission du cheval en agissant surtout sur son ensemble.

D'autres prescrivent de maintenir d'abord le cheval en place et de soumettre successivement chacune de ses régions.

Certaines donnent au travail à pied une grande extension et font usage, les unes, des piliers; les autres, des instruments de main seulement.

Les procédés propres à chacune de ces méthodes de dressage varient dans leur application, suivant le degré de soumission recherché par le cavalier et déterminé par les exigences du service auquel le cheval en dressage est destiné.

Bien comprises, ces méthodes peuvent servir de guide pour atteindre les différents buts qu'elles se proposent.

ne fanno fede. Questi metodi derivano da modi di fare assai diversi.

Gli uni mettono immediatamente il cavallo in marcia, danno una grande estensione al lavoro alla corda e ricercano la sottomissione del cavallo agendo soprattutto sul suo insieme120.

Altri prescrivono di mantenere dapprima il cavallo sul posto e di sottomettere successivamente ciascuna sua regione121.

Certuni danno una grande estensione al lavoro a piedi e fanno uso, gli uni, dei pilieri; gli altri, soltanto di strumenti da usare a mano122.

I procedimenti propri a ciascuno di questi metodi di addestramento variano nella loro applicazione, secondo il grado di sottomissione ricercato dal cavaliere e determinato dalle esigenze del servizio al quale è destinato il cavallo in addestramento.

Ben compresi, questi metodi possono servire di guida per raggiungere i differenti scopi che si propongono.

120 N.d.T.: d’Aure121 N.d.T.: Baucher122 N.d.T.: sono gli strumenti usati dagli addestratori che lavorano i cavalli a mano, stando a piedi: briglia o filetto, frusta, frustone.

213

Aucune toutefois, quelque logique et bien ordonnée qu'elle puisse être, ne saurait donner des résultats infaillibles, toute action équestre exigeant, pour obtenir l'effet qu'on en attend, ce qu'aucun écrit ne saurait donner: «l'à-propos et la mesure», autrement dit, le tact équestre. Ici surtout on peut dire: «Tant vaut l'homme tant vaut le moyen.»

Quelle que soit la méthode employée, les progrès seront d'autant plus rapides que la répression des fautes sera plus prompte. Et elle se fera au moment tout à fait opportun, lorsque le cavalier, averti par son tact, saura prévenir tout faux mouvement, en modifiant à temps les contractions donnant la position qui en est le précurseur.

Les leçons de dressage données au manège, en raison de la sujétion qu'elles imposent au cheval, doivent être de courte durée, et le cheval devra rentrer à l'écurie aussi gai qu'il en sera sorti.

S'il y avait lieu de hâter le dressage, la

Nessuno tuttavia, per quanto logico e ben ordinato possa essere, potrebbe dare risultati infallibili, poiché ogni azione equestre, per ottenere l’effetto atteso, esige ciò che nessun scritto saprebbe dare: «il senso dell’opportunità e della misura», altrimenti detto, il tatto equestre. Qui soprattutto si può dire: «Tanto vale l’uomo, tanto vale il mezzo».

Quale sia il metodo impiegato, i progressi saranno tanto più rapidi quanto più pronta sarà la repressione degli errori. E questa verrà fatta nel momento più opportuno, quando il cavaliere, avvertito dal suo tatto, saprà prevenire ogni falso movimento, modificando in tempo le contrazioni che danno la posizione che ne è il precursore.

Le lezioni di addestramento date in maneggio, in ragione della soggezione che impongono al cavallo, debbono essere di breve durata e il cavallo dovrà rientrare in scuderia così allegro come ne è uscito.

Se vi fosse ragione di accelerare l’addestramento, la

214

leçon ne serait pas prolongée, mais renouvelée une et même deux fois chaque jour.

Il en est autrement de l'exercice pris au dehors. Le cheval, se trouvant presque entièrement livré à lui-même, en même temps que le cavalier a presque toute sa liberté d'esprit, l'exercice peut se prolonger, non seulement sans inconvénients, mais au grand avantage de l'emploi des forces du cheval et de sa santé.

Aussi est-il bon de marier la marche en plein air aux leçons du dedans. On donnera ainsi satisfaction au besoin de mouvement du cheval, du jeune cheval surtout, et, si ce moyen faisait défaut, on y suppléerait par le trot à la longe.

Dans le cours du dressage, il faut savoir se contenter d'un petit progrès chaque jour, l'exiger, mais pas plus. Par conséquent, à chaque leçon, le cavalier doit avoir présent à l'esprit le point où le cheval en était la veille, et non une parfaite exécution.

lezione non sarà prolungata, ma rinnovata una e anche due volte ogni giorno.

È diverso per l’esercizio svolto all’aperto. Poiché il cavallo si sente quasi completamente lasciato a se stesso, nello stesso tempo in cui il cavaliere ha quasi tutta la libertà della mente, l’esercizio può prolungarsi, non solo senza inconvenienti, ma con gran vantaggio dell’impiego delle forze del cavallo e della sua salute.

È anche bene sposare la marcia all’aperto con le lezioni all’interno. Si darà così soddisfazione al bisogno di movimento del cavallo, soprattutto del cavallo giovane, e, se questo mezzo facesse difetto, vi si supplirebbe con il trotto alla corda.

Nel corso dell’addestramento, bisogna sapersi accontentare di un piccolo progresso ogni giorno, esigerlo, ma niente di più. Di conseguenza, a ogni lezione, il cavaliere deve avere in mente a che punto era il cavallo la vigilia e non una perfetta esecuzione.

215

La progression du dressage ne saurait être trop graduée, la gradation étant une cause primordiale de son succès; et, si, un jour, un progrès inespéré est atteint, qu'il ne soit pas regardé comme définitivement acquis et qu'il ne soit pas pris pour base de la leçon du lendemain, sans quoi on courrait, presque à coup sûr, à une déception.

Quant à la patience, impuissante en elle même, il n'y a pas lieu d'y faire appel lorsque, sachant ce qu'on peut exiger du cheval, on ne lui demande que ce qu'il est en état de donner. Bien plutôt que patience, le cavalier doit avoir jugement, savoir et pas d'impatience, mais persévérance dans l'emploi des moyens, dont le bon choix est affirmé par les progrès journaliers (1).

(1) L'opinion émise ici par l'auteur sur le rôle secondaire de la patience dans le dressage, nous remémore l'anecdote suivante. Un jour que le général L'Hotte montait un de ses chevaux devant un prince de sang royal qui l'en avait prié, l'Altesse, enthousiasmée par le spectacle auquel elle assistait, s'écria: «Quelle patience, il vous a fallu, général…»

La progressione dell’addestramento non potrebbe essere troppo graduata, essendo la gradazione una causa primordiale del suo successo; e se un giorno fosse raggiunto un progresso insperato, che non sia considerato come definitivamente acquisito e che non sia preso per base della lezione del giorno dopo, altrimenti si andrebbe incontro, quasi a colpo sicuro, a una delusione.

Quanto alla pazienza, impotente di per se stessa, non c’è ragione di farvi ricorso quando, sapendo quello che si può esigere dal cavallo, non gli si richiede che quello che è in grado di dare. Molto più che di pazienza, il cavaliere deve avere giudizio, sapere e non impazienza, ma perseveranza nell’impiego dei mezzi, la cui buona scelta é confermata dai progressi giornalieri123.

123N.d.E.: (1) L’opinione emessa qui dall’autore sul ruolo secondario della pazienza nell’addestramento ci rammenta il seguente aneddoto. Un giorno in cui il generale L’Hotte montava uno dei suoi cavalli davanti a un principe di sangue reale che di far ciò lo aveva pregato, l’Altezza, entusiasmata dallo spettacolo al quale assisteva, esclamò: «Che pazienza vi è occorsa, generale, per arrivare a un tale risultato!» - «E anche un po’ di scienza, Monsignore», ribatté il vecchio écuyer con un leggero sorriso. Questa replica, che può stupire nel generale L’Hotte, di cui si conosce l’estrema modestia, era giustificata dalla sua grande autorità in materia equestre ed era autorizzata dagli eccellenti rapporti esistenti da lungo tempo tra il principe e il generale.

216

La patience, prise dans toute l'acception du mot, n'est vraiment utile que lorsqu'on se trouve en face d'une difficulté, toujours renaissante, ne s'atténuant que peu ou pas. Ainsi en est-il de certaines difficultés, ressortant d'infirmités physiques, par exemple d'une mauvaise vue.

Les leçons de dressage données au de hors assujettissant moins le cheval, et surtout d'une manière beaucoup moins continue, que les leçons du dedans, leur durée devra être augmentée, et ce sera tout à l'avantage du dressage que l'équitation de campagne comporte; l'habitude, ou, si l'on veut, la routine, y prenant une large part, et le maintien du cheval dans les milieux où il est destiné à être employé,

(1) «…pour arriver à un tel résultat!» - « Et aussi un peu de science, Monseigneur », repartit le vieil écuyer avec un fin sourire. Cette réplique, qui peut étonner chez le général L'Hotte, dont on connaît l’extrême modestie, était justifiée par sa grande autorité en matière équestre et autorisée par les excellents rapports oui existaient, de longue date, entre le prince et fui (Note des Editeurs.).

La pazienza, presa in tutta l’accezione del termine, non è veramente utile che quando ci si trova di fronte a una difficoltà che rinasce sempre, che non si attenua che poco o per nulla. Così succede per certe difficoltà, derivanti da infermità fisiche, per esempio da una cattiva vista.

Siccome le lezioni di addestramento date all’aperto assoggettano meno il cavallo, e soprattutto in un modo assai meno continuo, delle lezioni date all’interno, la loro durata dovrà essere aumentata, e questo sarà a tutto vantaggio dell’addestramento che l’equitazione di campagna comporta; poiché l’abitudine o, se si vuole, la routine, vi giocano una gran parte e il mantenimento del cavallo nell’ambiente in cui è destinato a essere impiegato,

217

étant tout indiqué pour le familiariser avec ces milieux, rasséréner et gagner son moral.

Par la suite, ce sera dans un travail en plein air prolongé, mais sagement gradué, sans excès de fatigue surtout, que le cavalier trouvera les moyens de compléter le développement des forces du cheval, d'étendre son haleine, d'assurer sa résistance à la fatigue.

C'est ainsi que satisfaction sera donnée aux sages paroles du commandant Rousselet, posant en principe que: «Exercice, instruction, travail» constituent trois objets distincts, «trop souvent confondus», ajoute le vieil écuyer.

Les méthodes de dressage se sont modifiées, ou, pour généraliser davantage la question, je dirai: l'équitation s'est modifiée, en raison des besoins et des goûts des différentes époques, de la nature des chevaux répondant à chacune d'elles. Mais, à l'inverse des sciences, on ne saurait dire que l'équitation,

è del tutto indicato per familiarizzarlo con questi luoghi, rasserenarlo e conquistare il suo morale.

In seguito sarà in un prolungato lavoro all’aria aperta, ma saggiamente graduato, soprattutto senza eccessi di fatica, che il cavaliere troverà i mezzi per completare lo sviluppo delle forze del cavallo, per aumentarne il fiato, per assicurarne la resistenza alla fatica.

È così che verrà data soddisfazione alle sagge parole del comandante Rousselet, che stabilivano di norma che: «Esercizio, istruzione, lavoro» costituiscono tre obiettivi distinti, «troppo spesso confusi», aggiunge il vecchio écuyer.

I metodi di addestramento si sono modificati o, per generalizzare maggiormente la questione, dirò: l’equitazione si è modificata, in ragione dei bisogni e dei gusti delle differenti epoche, della natura dei cavalli corrispondente a ciascuna d’esse. Ma, al contrario delle scienze, non si potrebbe dire che l’equitazione,

218

pas plus que les autres arts, ait suivi une marche progressive avec les temps.

Les grandes vérités équestres apparaissent à toutes les époques, sont de toutes les écoles, et, entre les doctrines des différents mais vrais maîtres, se trouvent de nombreux points de connexité, qu'un parti pris ou des rivalités d'écoles ont seuls pu empêcher de reconnaître.

Il est vrai que la forme, sous laquelle les principes et les règles équestres sont exposés, est souvent personnelle au maître. Mais les divergences, lorsqu'elles existent, ne reposent souvent que sur les différents degrés que peut offrir l'application d'un même principe ou sur la manière dont il est interprété. J'en ai eu particulièrement la preuve, alors que je m'instruisais aux leçons de Baucher et de d'Aure, ces deux grands rivaux, mes illustres maîtres.

Toutefois; ce qu'il y a lieu d'admettre, c'est que tout homme de cheval, doué de l'esprit

non più delle altre arti, abbia seguito un cammino progressivo con i tempi.

Le grandi verità equestri appaiono in tutte le epoche, sono di tutte le scuole e, tra le dottrine dei differenti ma veri maestri, si trovano numerosi punti di connessione, che un partito preso o rivalità di scuola hanno soltanto potuto impedire di riconoscere124.

È vero che la forma, sotto la quale i princìpi e le regole equestri sono esposti è spesso personale al maestro. Ma le divergenze, quando esistono, non riposano spesso che sui differenti gradi che può offrire l’applicazione di uno stesso principio o sul modo in cui è interpretato. Ne ho avuto particolarmente la prova, allorché mi istruivo alle lezioni di Baucher e di d’Aure, questi due grandi rivali, miei illustri maestri.

Tuttavia, quello che bisogna ammettere, è che ogni uomo di cavalli, dotato di spirito

124 N.d.T.: l’affermazione sottolinea il non dogmatismo, l’intelligente e saggia, ma non disimpegnata, relatività dell’autore. La profonda conoscenza della storia dell’equitazione e lo studio dei maestri del passato, di cui aveva il culto, gli davano buon diritto di farla. La seguente considerazione, tratta dai suoi Ricordi, testimonia il pensiero del generale L’Hotte circa il rispetto che l’allievo deve al maestro, l’autore a coloro che l’hanno preceduto: «Anche prima che l’esperienza li abbia nutriti, si vedono cavalieri scrivere con la presunzione di non mettere in risalto che loro stessi, di non dovere alcunché ai loro maestri, né a coloro che li hanno preceduti. A leggerli, si crederebbe veramente che prima di loro non esistesse nessuno. E tuttavia, quante pretese novità che non sono che riesumazioni! Quanti grossi volumi, apparsi ai nostri giorni, che racchiudono meno insegnamenti del piccolo libro l’Equitazione di Senofonte, per non parlare che del più antico libro d’equitazione che sia giunto fino a noi e la cui data risale a quattro secoli prima dell’era cristiana!» (Souvenirs, pag. 348). Com’è attuale questa riflessione: quanti maestri, quanti scrittori senza passato sono fioriti nel nostro tempo!

219

d'observation et ayant pour lui une longue pratique, a pu faire certaines remarques qui n'ont pas été signalées par ses devanciers ou leur ont échappé, la connaissance et l'emploi du cheval présentant un champ inépuisable de recherches et d'observations.

d’osservazione e con una lunga pratica, ha potuto fare certe osservazioni che non sono state segnalate dai suoi predecessori o sono loro sfuggite, poiché la conoscenza e l’impiego del cavallo rappresentano un campo inesauribile di ricerche e di osservazioni.

220

CHAPITRE XIV

Grands artistes ayant illuminé certaines époques. - Raisons justifiant les maîtres de faire peu d'élèves. - Les difficultés de l'équitation reposent sur trois ordres d'exigences: le Praticien; le Cheval; le Professorat. - De tout temps, les écuyers de valeur ont été rares. - Ils sont rares surtout hors de Frange. - Souvenirs de Stuttgart. - Le comte de Taubenheim. - Rareté, à l'étranger, des écrits équestres de valeur. - Le livre de La Guérinière dénommé «La Bible équestre». - Conclusion.

Si l'équitation n'a pas, avec les temps, suivi une marche progressive, son histoire nous apprend que de grands artistes ont comme illuminé certaines époques.

Tels sont La Broue, Pluvinel; après eux, Duplessis; puis, La Guérinière, Nestier, Lubersac, d'Auvergne; et, pour parler d'une époque qui nous touche, d'Abzac, Chabannes;

CAPITOLO XIV

Grandi artisti che hanno illuminato certe epoche. - Ragioni che giustificano i maestri di fare pochi allievi. - Le difficoltà dell’equitazione si basano su tre ordini d’esigenze: il Praticante; il Cavallo; il Professorato. - In ogni tempo gli écuyers di valore sono stati rari. - Sono rari soprattutto fuori di Francia. - Ricordi di Stuttgart. - Il conte di Taubenheim. - Rarità, all’estero, di scritti equestri di valore. - Il libro di La Guérinière denominato «La Bibbia equestre» - Conclusione.

Se l’equitazione non ha, con i tempi, seguito un cammino progressivo, la sua storia ci insegna che grandi artisti hanno per così dire illuminato certe epoche.

Tali sono La Broue, Pluvinel; dopo di loro, Duplessis125; poi La Guérinière, Nestier126, Lubersac127, d’Auvergne; e, per parlare di un’epoca che ci è vicina, d’Abzac, Chabannes128;

125 N.d.T.: Du Vernet du Plessis, conosciuto con il nome di Duplessis, considerato da Saint-Simon, «primo uomo di cavalli del suo secolo», tenne un’accademia d’equitazione a Parigi. Poi divenne, lavorandovi, uno degli écuyers che contribuirono a fondare la reputazione del maneggio di Versailles, istituito da Luigi XIV nel 1680. Il re lo scelse per insegnare equitazione al Delfino (l'erede al trono di Francia), che aveva sei anni. Morì nel 1696. La Guérinière menziona «la grazia e la precisione» di Duplessis e L’Hotte lo definisce l’écuyer più celebre del suo tempo (Souvenirs, pag. 287)..126 N.d.T.: Louis de Cazaux de Nestier (1684 - 1754) fu écuyer al maneggio di Versailles e dal 1734 fu primo écuyer cavalcadour di Luigi XV, al quale aveva dato lezioni d’equitazione facendolo diventare «un cavaliere di notevole prestanza». L’Hotte definisce Nestier «écuyer che ha dominato la sua epoca» (Souvenirs, pag. 297) e ne ricorda soprattutto la perfetta posizione a cavallo, divenuta sinonimo di correttezza, tanto che per definire la buona posizione di un écuyer si diceva «è un Nestier».127 N.d.T.: François - Louis de Lubersac (1713 - I78?) fu écuyer al maneggio di Versailles. D’Auvergne, che fu suo allievo e si definì «misero discepolo di un così grande maestro», scrisse che Lubersac «ha portato l’arte dell’equitazione a un livello al quale non era ancora giunta» (Souvenirs, pag. 337). Viene ricordata la sua particolarità di addestrare i cavalli montandoli per due anni solo al passo. E quando dava da montare un cavallo così lavorato a un suo allievo, questi si stupiva di trovarlo addestrato a tutte le andature. Ciò prova, commenta L’Hotte, «che egli aveva un tatto abbastanza fine per sentire, al passo, tutte le resistenze, per leggere che fossero, e che sapeva distruggerle fino alle più profonde radici». E L’Hotte ne fornisce la seguente spiegazione: «Poiché le contrazioni muscolari sono istintivamente solidali le une con le altre, l’intensità delle resistenze cresce in ragione dell’energia dell’andatura e tale resistenza, che per un cavaliere meno dotato al passo è impercettibile, diventa sensibile quando prende un’andatura viva» (Souvenirs, pag. 338-339)128 N.d.T.: Jean - François Ducroc de Chabannes (1754 - 1835), rappresentante dell’equitazione di tradizione militare, considerato un écuyer straordinario «per il suo sapere e il suo talento equestre» è autore di tre opere «raccomandabili» - scrive L’Hotte - «per la loro semplicità e per una profonda conoscenza dell’arte» (Souvenirs, pag. 353). Écuyer al maneggio di Saumur, era civile, come tutti gli écuyers del maneggio a quel tempo. Era stato allievo di d’Auvergne e professava le dottrine del suo maestro. Si trovò schierato, da solo, contro il personale del maneggio, écuyer in capo e generale comandante la scuola compresi, che professava invece secondo gli insegnamenti di Montfaucon de Rogles. A seguito dell’adozione di un manuale d’equitazione ispirato ai princìpi di Montfaucon, non volle tradire l’insegnamento del suo maestro. Perciò fu radiato dal maneggio.

221

enfin d'Aure, ce centaure tant admiré, et Baucher, ce novateur d'une fécondité sans pareille, qui, chacun dans le genre qui lui était propre, ont été et demeurent deux grandes illustrations pour l'équitation française.

Aux noms peu nombreux, que je viens de citer et qui appartiennent aux écuyers qui ont le plus illustré l'art, j'aurais eu d'autres noms à ajouter pour compléter la galerie des écuyers français qui, à partir du seizième siècle et à différents titres, ont eu de la célébrité. Mais il n'en ressortirait pas moins que les écuyers dont les noms méritent de figurer dans les fastes de l'équitation sont en petit nombre. Je vais en donner les raisons, et, en même temps, j'espère justifier les hommes chargés de l'enseignement équestre du reproche, qui leur est communément adressé, de ne pas faire d'élèves. Ici, bien entendu, il faut entendre, par élèves, des écuyers d'une valeur réelle,

infine d’Aure, questo centauro tanto ammirato, e Baucher, questo novatore di una fecondità senza pari, i quali, ciascuno nel genere che gli era proprio, sono stati e restano due grandi modelli dell’equitazione francese.

Ai poco numerosi nomi che ho appena citato e che appartengono agli écuyers che hanno maggiormente dato lustro all’arte, avrei avuto altri nomi da aggiungere per completare la galleria degli écuyers francesi che, a partire dal XVI secolo e a differenti titoli, hanno avuto la celebrità. Ma ne risulterebbe lo stesso che gli écuyers i cui nomi meritano di figurare nei fasti dell’equitazione sono in piccolo numero. Ne darò le ragioni e, nello stesso tempo, spero di rendere giustizia agli uomini incaricati dell’insegnamento equestre dal rimprovero, che è loro comunemente rivolto, di non fare allievi. Qui, ben inteso, bisogna intendere, per allievi, écuyers d’un reale valore,

222

dont le savoir comme professeur répond au talent comme praticien.

L'équitation a toujours possédé moins d'hommes marquants que les autres arts, et cela dans tous les temps, même aux époques où l'équitation, ne se bornant pas à l'emploi usuel du cheval, représentait un art généralement répandu et honoré, pouvant offrir à ceux qui le cultivaient une véritable carrière.

Les raisons s'en trouvent dans des conditions toutes spéciales à cet art, art complexe, présentant trois sortes d'exigences ou de difficultés particulières, se rapportant:

1° Au praticien lui-même;2° A l'instrument sur lequel il agit,

c'est-à-dire au cheval;3° Aux moyens de transmission de

l'art.

La justification de ce que j'avance ressortira, je l'espère, des développements dans lesquels je vais entrer et des points de comparaison que j'établirai entre l'équitation et d'autres arts.

il cui sapere come professore risponda al talento come praticante.

L’equitazione ha sempre posseduto meno uomini ragguardevoli delle altre arti, e questo in tutti i tempi, anche nelle epoche in cui l’equitazione, non limitandosi all’usuale impiego del cavallo, rappresentava un’arte, generalmente diffusa e onorata, che poteva offrire a coloro che la coltivavano una vera carriera.

Le ragioni si trovano in condizioni tutte particolari di quest’arte, arte complessa, che presenta tre specie di esigenze o di particolari difficoltà, che si riferiscono :

1° Al praticante in persona;2° Allo strumento sul quale

agisce, vale a dire il cavallo;3° Ai mezzi di trasmissione

dell’arte.

La giustificazione di quel che prospetto risulterà, lo spero, dai ragionamenti nei quali entrerò e dai punti di confronto che stabilirò tra l’equitazione e altre arti.

223

Parlons du praticien.

Pour pouvoir espérer faire un jour, d'un cavalier, un écuyer un peu complet, il est indispensable que le sujet présente un ensemble de qualités natives qui se rencontrent rarement réunies chez un même individu.

Ces qualités résident d'abord dans la structure même de l'homme, structure qui doit satisfaire à des exigences particulières et bien définies. Ici déjà, nous voyons le peintre et le sculpteur, complètement affranchis de ces exigences qui, toutes physiques, ne sauraient, par conséquent, les intéresser, tandis qu'elles pèsent lourdement sur le cavalier.

A ces condition de conformation le cavalier doit joindre un caractère calme et énergique à la fois, pour que la douceur sans faiblesse, la fermeté sans rudesse puissent être ses guides constants.

Toujours maître de lui, il doit dominer ses impressions, de manière à pouvoir agir sur le cheval parles contraires, opposant la patience

Parliamo del praticante.

Per poter sperare di fare un giorno, di un cavaliere, un écuyer un po’ completo, è indispensabile che il soggetto presenti un insieme di qualità innate che raramente si trovano riunite in uno stesso individuo.

Queste qualità risiedono anzitutto nella struttura stessa dell’uomo, struttura che deve soddisfare particolari e ben definite esigenze. Già a questo punto vediamo il pittore e lo scultore completamente liberi da queste esigenze che, tutte fisiche, non potrebbero, di conse-guenza, interessarli, mentre gravano pesantemente sul cavaliere.

A queste condizioni di conforma-zione, il cavaliere deve unire un carattere calmo e insieme energico, affinché la dolcezza senza debolezza, la fermezza senza rudezza possano essere le sue costanti guide.

Sempre padrone di sé, deve dominare le proprie sensazioni, in modo da poter agire sul cavallo con un atteggiamento contrario, opponendo la pazienza

224

à l'impatience, le calme à la violence, l'énergie à la paresse et aussi au refus d'obéissance.

Son amour de l'art doit s'étayer sur un moral d'une certaine trempe, qu'aucune déception ne rebute, qu'aucune difficulté ne fait reculer. Et, plus peut-être qu'à tout autre artiste, la persévérance, cette qualité maîtresse, est nécessaire à l'écuyer. Le témoignage s'en trouvera, lorsque je parlerai du cheval, en voyant combien sont nombreuses les difficultés, et aussi les déceptions qui peuvent en ressortir.

Il faut encore que le cavalier possède l’intelligence particulière à son art, qui le portera à se rendre compte de tout et le dirigera dans sa propre pratique comme, plus tard, dans le professorat.

Enfin, vient un sentiment tout spécial, dénommé tact équestre, et qui a dans son domaine de faire discerner la nature, bonne ou mauvaise, des contractions du cheval, de

all’impazienza, la calma alla violenza, l’energia alla pigrizia e anche al rifiuto d’obbedienza.

Il suo amore per l’arte deve puntellarsi su un morale di una certa tempra, che nessuna delusione scoraggia, che nessuna difficoltà fa indietreggiare. E, forse più che a ogni altro artista, la perseveranza, questa prima qualità é necessaria all’écuyer. La testimonianza si troverà, quanto parlerò del cavallo, vedendo quanto sono numerose le difficoltà e anche le delusioni che possano risultarne.

Bisogna inoltre che il cavaliere possegga l’intelligenza particolare della propria arte, che lo porterà a rendersi conto di tutto e lo dirigerà nella propria pratica come più tardi nel professorato.

Infine viene un sentimento tutto speciale, denominato tatto equestre, e che ha la proprietà di far discernere la natura, buona o cattiva, delle contrazioni del cavallo e di

225

guider l'écuyer dans l'à-propos et la mesure de ses actions.

Ce sentiment, que le travail développe mais ne saurait faire naître, est aussi nécessaire à l'écuyer, c'est-à-dire au cavalier artiste, qu'est indispensable au peintre le sentiment du coloris, au musicien le sentiment de l'harmonie des sons.

Bien que la patience soit souvent signalée comme devant être le partage du cavalier, je ne saurais lui donner ici qu'une place restreinte; d'abord, parce qu'en elle-même elle est impuissante et que, portée au delà de certaines limites, elle devient une qualité négative; ensuite, parce qu'au lieu de demander au cavalier de la patience, il vaudrait mieux se borner à lui recommander de ne pas avoir d'impatience.

Quelque bien doué que soit le cavalier, une longue pratique lui est, en outre, indispensable pour mériter le titre d'écuyer.

Les raisons en deviendront évidentes lorsque

guidare l’écuyer nel senso dell’opportunità e della misura delle sue azioni.

Questo sentimento, che il lavoro sviluppa, ma non saprebbe far nascere, è tanto necessario all’écuyer, vale a dire al cavaliere artista, quanto al pittore è indispensabile il sentimento del colore, al musicista il sentimento dell’armonia dei suoni.

Benché la pazienza sia spesso segnalata come se dovesse essere il retaggio del cavaliere, non saprei dargli qui che uno spazio limitato; anzitutto perché di per se stessa è impotente e perché, portata al di là di certi limiti, diventa una qualità negativa; inoltre, perché invece di richiedere al cavaliere pazienza, sarebbe meglio limitarsi a raccomandargli di non aver impazienza.

Per quanto ben dotato sia il cavaliere, gli è inoltre indispensabile una lunga pratica per meritare il titolo d’écuyer.

Le ragioni ne diventeranno evidenti quando

226

je parlerai du cheval. Mais, dès maintenant, un exemple suffira pour prouver que l'expérience est plus nécessaire à l écuyer, lui fait gagner davantage qu'à tout autre artiste. Cet exemple concerne d'Aure et je vais rappeler ce que j'ai déjà eu l'occasion de dire de mon maître.

D'Aure était, au point de vue équestre, l'homme le plus heureusement doué et il avait été instruit à la meilleure des écoles. De plus, sa nature toute d'initiative et de sentiment, peu portée vers la réflexion, était de celles qui devaient le moins gagner au contact de l'expérience. Eh bien! qu'on mette en parallèle son traité publié en 1834, qu'il a écrit au moment où il sortait des mains des d'Abzac, et son cours d'équitation de 1853, et l'on trouvera, entre ces deux ouvrages, presque toute la distance qui sépare l'œuvre d'un élève de celle d'un maître. J'ajouterai que ces deux ouvrages du grand cavalier donnent, suivant moi, la mesure de son talent,

parlerò del cavallo. Ma per il momento basterà un esempio per provare che l’esperienza è più necessaria all’écuyer, che gli apporta vantaggi più che a ogni altro artista. Tale esempio concerne d’Aure e ricorderò quel che ho già avuto occasione di dire del mio maestro.

Dal punto di vista equestre, d’Aure era l’uomo il più felicemente dotato ed era stato istruito alla migliore delle scuole. Per di più, la sua natura tutta iniziativa e sentimento, poco portata alla riflessione, era di quelle che dovevano meno avvantaggiarsi a contatto dell’esperienza. Ebbene! che si metta in parallelo il suo trattato pubblicato nel 1834, che ha scritto nel momento in cui usciva dalle mani di d’Abzac, e il suo corso d’equitazione del 1853, e tra queste due opere si troverà quasi tutta la distanza che separa l’opera di un allievo da quella di un maestro. Aggiungerò che le due opere del grande cavaliere danno, secondo me, la misura del suo talento,

227

presque autant que de son savoir équestre, à ces deux époques de sa vie.

Que l'on consulte les autres arts, et je ne crois pas qu'entre l'œuvre d'un peintre de trente et quelques années, par exemple, et l'œuvre de ce même artiste, quelque vingt ans plus tard, on trouve une progression de supériorité aussi sensible que celle qui se remarque dans les œuvres de d'Aure.

De l'artiste, passons a l'instrument qu'il doit manier : au cheval.

Pour bien monter le cheval, il faut le connaître, et, pour acquérir cette connaissance raisonnée, il faudra à l'écuyer presque autant d'étude et de pratique que pour apprendre à soumettre le cheval et à régir ses mouvements, ce qui est le but de l'équitation proprement dite. Une étude analogue à celle-là ne se trouve ni dans la peinture ni dans la sculpture.

Si l'on considère le cheval comme matière première à façonner, on en voit ressortir un

quasi quanto del suo sapere equestre, in queste due epoche della sua vita.

Che si controllino le altre arti e non credo che tra l’opera di un pittore a poco più di trent’anni d’età, per esempio, e l’opera di questo stesso artista, all’incirca vent’anni dopo, si trovi una progressione di superiorità così sensibile come quello che si nota nelle opere di d’Aure.

Dall’artista passiamo allo strumento che deve maneggiare: il cavallo.

Per montar bene il cavallo, bisogna conoscerlo e, per acquisire questa conoscenza ragionata, occorrerà all’écuyer quasi tanto studio e tanta pratica quanto gliene occorreranno per imparare a sottomettere il cavallo e a governare i suoi movimenti, quello che è lo scopo dell’equitazione propriamente detta. Uno studio analogo a quello non si trova né nella pittura né nella scultura.

Se si considera il cavallo come materia prima da plasmare, se ne vede uscire un

228

ensemble de difficultés qui ne se rencontrent pas dans les autres arts. Le statuaire, par exemple, trouve, dans le marbre qu'il sculpte ou dans la terre qu'il pétrit, une matière première, à peu de chose près, toujours la même; tandis que l'élément, sur lequel l'écuyer doit exercer son art, varie à l'infini.

Chaque cheval, en effet, représente une individualité résultant d'un moral, de conditions physiques, qui lui sont propres, et commandant par cela même, chez le cavalier, une manière de procéder particulière.

Que de cavaliers ont été découragés par ces difficultés premières qui, souvent, font trouver un échec complet, au lendemain même d'un succès! Dans la pratique des autres arts, l'artiste peut, il est vrai, faire, un jour, moins bien que l'autre; mais une déception aussi complète ne saurait jamais l'atteindre.

Passons outre et supposons que le cheval ait été soumis à ce long et difficile travail,

insieme di difficoltà che non si trovano nelle altre arti . Per esempio, la scultura trova, nel marmo che scolpisce o nella terra che plasma, una materia prima pressappoco sempre la stessa; mentre l’elemento sul quale l’écuyer deve esercitare la sua arte varia all’infinito.

Ogni cavallo, in effetti, rappresenta una individualità risultante da un morale, da condizioni fisiche che gli sono proprie e che per ciò stesso impongono al cavaliere un modo particolare di procedere.

Quanti cavalieri sono stati scoraggiati da queste prime difficoltà che spesso fanno incontrare un completo fallimento, l’indomani stesso di un successo! Nella pratica delle altre arti, è vero, l’artista può fare un giorno meno bene dell’altro; ma una così completa delusione non potrebbe mai colpirlo.

Passiamo oltre e supponiamo che il cavallo sia stato sottomesso a questo lungo e difficile lavoro,

229

qui consiste à obtenir la soumission et la flexibilité élastique de tous ses ressorts. Il reste à les faire jouer, ces ressorts, et, ici, c'est au musicien que je demanderai un terme de comparaison.

Si l'on met en présence les moyens dont chacun de ces deux artistes fait usage pour se servir de son instrument, on est tout d'abord frappé de la simplicité du mécanisme du musicien, comparé au mécanisme du cavalier. Pour celui-ci, en effet, ce n'est pas, comme pour le violoniste, les mains et les bras seuls, qui doivent montrer de l'adresse et de l'habileté. Toutes les régions de son corps sont appelées à agir, et avec accord, pour faire jouer les ressorts du cheval, pour étendre ou restreindre ses mouvements, les harmoniser, de même que le musicien harmonise les sons.

L'instrument sur lequel le musicien agit est inerte par lui-même.

che consiste nell’ottenere la sottomissione e l’elastica flessibilità di tutte le sue molle. Non resta che farle funzionare, queste molle, e qui è al musicista che chiederò un termine di confronto.

Se si mettono di fronte i mezzi di cui ciascuno dei due artisti fa uso per servirsi del suo strumento, si è anzitutto colpiti dalla semplicità del meccanismo del musicista, paragonato al meccanismo del cavaliere. Per costui, in effetti, non sono soltanto le mani e le braccia, come per il violinista, che debbono dimostrare destrezza e abilità. Tutte le parti del suo corpo sono chiamate ad agire, e in accordo, per far funzionare le molle del cavallo, per distendere o raccorciare i suoi movimenti, per armonizzarli, nello stesso modo in cui il musicista armonizza i suoni.

Lo strumento sul quale il musicista agisce è di per sé inerte.

230

Il en résulte que, les conditions qu'il présente étant invariables, une même action produira toujours sur lui un même effet. Il en est tout autrement de l'instrument dont se sert le cavalier. La vie, la volonté animent le cheval, et, de là, mille et une nuances dans sa manière de se présenter aux actions de celui qui le monte et d'y répondre. Il y a là, pour le cavalier, tout un dédale de difficultés, au milieu duquel il ne pourra que s'égarer, s'il n'a pas pour guide ce sentiment particulier dont j'ai parlé: le tact équestre.

Vient enfin pour l'écuyer une cause particulière de déception, dont le musicien se trouve complètement affranchi: c'est la perte de l'instrument. Le musicien peut aussitôt remplacer par un autre l'instrument qu'il a perdu. L'écuyer n'a pas cette ressource. Que le cheval, le cheval d'école, qu'il monte depuis plusieurs années peut-être et qui est pour lui son brevet vivant d'écuyer, vienne à mourir, et plusieurs années lui seront nécessaires pour mettre le nouveau cheval

Ne risulta che, essendo invariabili le condizioni che presenta, una stessa azione produrrà sullo strumento sempre uno stesso effetto. Succede ben diversamente allo strumento di cui si serve il cavaliere. La vita, la volontà animano il cavallo e da esse derivano mille e una sfumatura nel modo di presentarsi alle azioni di colui che lo monta e nel modo di rispondervi. Per il cavaliere c’è qui tutto un dedalo di difficoltà in mezzo al quale non potrà che smarrirsi, se non ha per guida il particolare sentimento di cui ho parlato: il tatto equestre.

Infine per l’écuyer giunge una particolare causa di delusione, dalla quale il musicista si trova completamente affrancato: è la perdita dello strumento. Il musicista può subito sostituire con un altro lo strumento che ha perso. L’écuyer non ha questa risorsa. Che muoia il cavallo, il cavallo di scuola, che monta forse da tanti anni e che è il suo brevetto vivente di écuyer, e gli saranno necessari parecchi anni per mettere il nuovo cavallo

231

en condition de remplacer complètement celui qu'il a perdu. Oui, il lui faudra tout ce temps, s'il possède à un haut degré le sentiment de l'art, parce que, avec pareil cavalier les progrès du cheval sont incessants; ses mouvements peuvent être nuancés à l'infini, et la pureté du travail n'a pas, pour ainsi dire, de limites.

Cela pourra paraître une exagération. Mais pourquoi en serait-il, ici, de l'équitation autrement que des autres arts?

En thèse générale, du moment où un artiste croit avoir atteint les derniers sommets de l'art, il donne, par cela môme, la mesure de sa médiocrité. L'artiste, au contraire, qui croit voir le terme de ses efforts s'éloigner à mesure que son talent grandit, prouve ainsi la valeur et la portée de son sentiment, qui, alors, lui fait voir le but de plus en plus éloigné, en lui faisant de mieux en mieux sentir ce qu'est la perfection.

Ainsi en est-il du véritable cavalier-artiste,

in condizione di sostituire completamente quello che ha perso. Sì, gli occorrerà tutto questo tempo se possiede in un alto grado il sentimento dell’arte, perché con un simile cavaliere i progressi del cavallo sono incessanti; i suoi movimenti possono essere sfumati all’infinito e la purezza del lavoro non ha, per così dire, limiti.

Questo potrà sembrare una esagerazione. Ma perché, in tal caso, per l’equitazione la situazione sarebbe diversa in confronto alle altre arti?

Come tesi generale, dal momento in cui un artista crede di aver raggiunto le ultime sommità dell’arte, dà per ciò stesso la misura della sua mediocrità. Al contrario, l’artista che crede di vedere il limite dei suoi sforzi allontanarsi man mano che il suo talento aumenta, dimostra in tal modo il valore e la portata del suo sentimento, che allora gli fa vedere la meta via via più lontana, facendogli sentire sempre meglio cos’è la perfezione.

Così è del vero cavaliere-artista,

232

de l'écuyer. il ne fait qu'un avec son cheval et il sent que le talent, chez lui-même; l'exécution, chez le cheval, sont indéfiniment perfectibles.

Le vicomte d'Abzac, alors qu'il avait quatre-vingts ans, ne disait-il pas qu'il apprenait encore tous les jours? Et les recherches de Baucher, en n'ayant jamais eu de terme, ne témoignent-elles pas que son talent, quelque grand qu'il fut, le dressage de ses chevaux, malgré ce qu'il présentait de perfection, ne donnaient pas encore complète satisfaction au maître; son sentiment lui révélant des perfections plus grandes encore? Un jour que je disais à Baucher n'être jamais complètement satisfait du dressage de mes chevaux, il me répondit: «Mais il en sera toujours ainsi; il reste toujours quelque chose à désirer».

Je vais parler maintenant du professorat.

La transmission de l'art rencontre, en dehors des difficultés ressortant de ce que j'ai déjà pu dire, deux obstacles particuliers

dell’écuyer. Non fa che un uno con il proprio cavallo e sente che il talento, in se stesso, l’esecuzione, nel cavallo, sono perfettibili all’infinito.

Il visconte d’Abzac, quando aveva ottant’anni, non diceva che imparava ancora tutti i giorni? E le ricerche di Baucher, non avendo mai avuto termine, non testimoniano che il suo talento, per quanto grande fosse, e l’addestramento dei suoi cavalli, per quanto perfetto, non davano ancora completa soddisfazione al maestro; poiché il sentimento gli rivelava perfezioni ancor più grandi? Un giorno che dicevo a Baucher di non essere mai completamente soddisfatto dell’addestramento dei miei cavalli, mi rispose: «Ma sarà sempre così; rimane sempre qualcosa da desiderare».

Voglio ora parlare del professorato.

La trasmissione dell’arte, al di fuori delle difficoltà che emergono da ciò che ho già potuto dire, incontrano due ostacoli particolari

233

qui sont basés, l'un sur le manque de permanence des effets équestres, l'autre sur la difficulté qu'éprouve le maitre à amener la conviction chez l'élève.

Pour rendre bien saisissable le premier de ces obstacles, je ferai appel à la peinture. Ici, on voit l'œuvre du peintre rester constamment sous les yeux de son élève, et avec toutes ses perfections, toutes les leçons à en tirer. Si le maître donne un coup de pinceau au tableau de l'élève, un coup de crayon à son esquisse, cette rectification, étant permanente, se gravera d'autant mieux dans l'esprit du disciple, en même temps qu'elle éclairera plus facilement son sentiment. Pour l'équitation, il n'en est pas ainsi. Ce n'est que momentanément que l'œuvre du maître, le cheval dressé, apparaît à l'élève, peut être apprécié par lui. Et si, pour rectifier une fausse position, un mouvement irrégulier du cheval, l'action de l'écuyer s'est substituée pour un moment à celle du cavalier qu'il instruit, la rectification

che si basano l’uno sulla mancanza di permanenza degli effetti equestri, l’altro sulla difficoltà che il maestro prova nel trasmettere la convinzione nell’allievo.

Per rendere ben comprensibile il primo ostacolo, ricorrerò alla pittura. Qui vediamo l’opera del pittore rimanere costantemente sotto gli occhi dell’allievo e con tutte le sue perfezioni, con tutte le lezioni da trarne. Se il maestro dà un tocco di pennello al quadro dell’allievo, un tratto di matita al suo abbozzo, questa correzione, essendo permanente, si imprimerà ancor meglio nella mente del discepolo, nello stesso tempo in cui illuminerà più facilmente il suo sentimento. Per l’equitazione non è così . E’ solo momentaneamente che l’opera del maestro, il cavallo addestrato, appare all’allievo e può essere da lui apprezzata. E se, per rettificare una falsa posizione, un movimento irregolare del cavallo, l’azione dell’écuyer si è sostituita per un momento a quella del cavaliere che istruisce, la rettifica

234

produite ne pourra jamais être que fugitive.

Voici maintenant les difficultés que rencontre l'écuyer pour convaincre l'élève de la vérité des principes qui lui sont enseignés.

Ce n'est qu'avec peine et avec le temps que la conviction pénétrera dans l'esprit de l'élève, parce que les moyens dont l'écuyer dispose sont insuffisants pour l'imposer. Cette insuffisance ressort déjà de ce que j'ai dit du manque de permanence des effets équestres, des conditions variables que présente le cheval et qui font que, sur lui, les mêmes actions ne produisent pas toujours les mêmes résultats. Mais là ne s'arrêtent pas les causes qui s'opposent à une prompte conviction. Il faut encore y ajouter la difficulté qu'éprouve l'écuyer à faire apprécier, d'une manière un peu évidente, les moyens que lui-même emploie, et enfin une cause particulière et fréquente de doute, dont je vais parler.

Pour l'équitation, de même que pour tous les arts, une démonstration doit toujours

prodotta non potrà mai esser che fuggitiva.

Ecco ora le difficoltà che incontra l’écuyer per convincere l’allievo della verità dei princìpi che gli sono insegnati.

Non è che a fatica e con il tempo che la convinzione penetrerà nella mente dell’allievo, perché i mezzi di cui dispone l’écuyer sono insufficienti per imporla. Quest’insufficienza risulta già da quello che ho detto della mancanza di permanenza degli effetti equestri, delle variabili condizioni che il cavallo presenta e che fan sì che, sul cavallo, le stesse azioni non producano sempre gli stessi risultati. Ma le cause che si oppongono a una pronta convinzione non si fermano qui. Bisogna ancora aggiungervi la difficoltà che prova l’écuyer a far apprezzare, in modo un po’ evidente, i mezzi che egli stesso impiega, e infine una causa particolare e frequente di dubbio, di cui sono in procinto di parlare.

Per l’equitazione, così come per tutte le arti, una dimostrazione deve sempre

235

aboutir à une action physique; autrement, cette démonstration serait sans but utile, puisqu'elle serait sans portée pratique. Mais lorsqu'à la démonstration succédera l'action équestre, celle-ci, quelque justifiée qu'elle soit, n'entraînera pas forcément le résultat qui lui a été assigné par le maître. Pour avoir sa valeur et produire l'effet qu'on en attend, il est indispensable que toute action équestre, quelque simple qu'elle puisse être, soit «basée sur l'à-propos et régie par la mesure». Or, cet à-propos et cette mesure, ressortant d'un sentiment particulier à l'élève lui-même, échappent en grande partie à la surveillance du maître. Malgré les soins de celui-ci, il arrivera donc que, souvent, bien souvent, le succès n'accompagnera pas l'emploi du moyen qu'il a prescrit; et, après plusieurs essais infructueux, le doute viendra naturellement se glisser dans l'esprit de l'élève, à moins qu'il n'ait une confiance absolue dans le talent autant que dans la parole du maître.

avere come risultato una azione fisica; altrimenti questa dimostrazione sarebbe senza scopo utile, poiché essa sarebbe senza portata pratica. Ma quando alla dimostrazione seguirà l’azione equestre, quest’ultima, per quanto sia giustificata, non determinerà forzatamente il risultato che le è stato assegnato dal maestro. Per avere il suo valore e produrre l’effetto che se ne attende, é indispensabile che ogni azione equestre per semplice che possa essere sia «basata sul senso dell’opportunità e governata dalla misura». Ora, questo senso dell’opportunità e questa misura, poiché scaturiscono da un sentimento particolare all’allievo stesso, sfuggono in gran parte alla sorveglianza del maestro. Malgrado le cure di quest’ultimo, succederà dunque che, spesso, molto spesso, il successo non accompagnerà l’impiego del mezzo che ha prescritto; e dopo parecchi infruttuosi tentativi, il dubbio verrà naturalmente a insinuarsi nella mente dell’allievo, a meno che questi non abbia un’assoluta fiducia nel talento, come nella parola del maestro.

236

Que de cavaliers, sous l'empire de ce doute, ont dit en parlant de celui qui les instruit: «Il fait autrement qu'il dit!». L'écuyer, digne de ce nom, ne fait pas autrement qu'il enseigne, mais mieux que l'élève n'exécute. Si des faits semblent parfois donner raison à cette parole des élèves, c'est que ceux qui en sont témoins ne savent pas se rendre compte qu'un précepte peut recevoir une foule de modifications dans son application, sans que, pour cela, la moindre atteinte soit portée à sa vérité.

Le maître a une sphère d'action qui, certainement, présente de l'étendue. Il a dans les mains tous les moyens de faire de ses élèves des cavaliers, mais des cavaliers de campagne s'entend. Ainsi, il peut leur donner de la tenue, régulariser leur position et les mettre, pas suite, à même de se lier au cheval, de se servir de leurs aides avec précision. Par des démonstrations claires, précises, il peut rendre évidents les buts à poursuivre.

Quanti cavalieri, dominati da questo dubbio, parlando di colui che li istruisce, hanno detto: «Fa diversamente da come dice!». L’écuyer, degno di questo nome, non fa altrimenti da come insegna, ma meglio di quanto non esegua l’allievo. Se talvolta alcuni fatti sembrano dar ragione alle parole degli allievi, è perché coloro che ne sono testimoni non sanno rendersi conto che un precetto può ricevere nella sua applicazione una gran quantità di modifiche senza che, per questo, la sua verità sia minimamente intaccata.

Il maestro ha una sfera d’azione che ha certamente un’ampiezza. Ha nelle mani tutte le possibilità di fare dei suoi allievi dei cavalieri, ma cavalieri di campagna, s’intende. Così, può dar loro una certa tenuta, regolarizzare la loro posizione e metterli in grado di legarsi con il cavallo, di servirsi degli aiuti con precisione. Per mezzo di chiare, precise dimostrazioni, può rendere evidenti gli scopi da perseguire.

237

Il peut tracer les moyens qui y conduisent, régler en conséquence les exercices du dedans et du dehors et, avant tout, payer d'exemple. Il parlera ainsi aux yeux des élèves et éclairera leur intelligence.

Mais là s'arrête à peu près son rôle; car espérer pouvoir agir d'une manière directe sur le mécanisme du cavalier, sur son sentiment surtout, ce serait aspirer à l'impossible.

Le perfectionnement du mécanisme, le développement du sentiment équestre rentrent dans le domaine exclusif du praticien lui-même et peuvent seuls faire acquérir à l'élève les qualités, qui lui permettront de devenir un jour éminent dans la pratique de son art. Au praticien seul revient donc la responsabilité de son avenir d'écuyer.

Après m’être étendu sur les difficultés qui entourent la pratique et l'enseignement de l'équitation, je vais, comme confirmation de

Può tracciare i mezzi che vi conducono, di conseguenza stabilire gli esercizi al chiuso e all’aperto e, anzitutto, dare l’esempio. In questo modo parlerà agli occhi degli allievi e illuminerà la loro intelligenza.

Ma all’incirca a questo punto si ferma il suo ruolo; perché sperare di poter agire in un modo diretto sul meccanismo del cavaliere, soprattutto sul suo sentimento, sarebbe aspirare all’impossibile.

Il perfezionamento del meccanismo, lo sviluppo del sentimento equestre rientrano nell’esclusivo dominio del praticante stesso e, soli, possono far acquisire all’allievo le qualità che gli permetteranno di diventare un giorno eccellente nella pratica della sua arte. Al solo praticante spetta dunque la responsabilità del suo avvenire di écuyer.

Dopo essermi dilungato sulle difficoltà che circondano la pratica e l’insegnamento dell’equitazione, a conferma di

238

ce que j'ai avancé, entrer dans des détails témoignant de la rareté des écuyers de valeur.

Au cours de ma carrière, à Saumur particulièrement, et à l'époque où l'équitation artistique avait sa vogue, que de fois ai-je vu des cavaliers, doués d'heureuses dispositions, ayant l'amour du cheval, faire d'abord de rapides progrès, puis s'arrêter à un degré d'habileté qu'ils ne dépassaient plus! Le sentiment du praticien semble alors ne rien lui révéler au delà des résultats qu'il a acquis. Et puis, la persévérance aussi peut lui faire défaut; sans compter qu'elle est fréquemment combattue par un amour-propre qui n'aveugle que trop souvent le cavalier.

A l'époque où d'Aure et Baucher brillaient de tout leur éclat, ce n'est certes pas les maîtres ni les exemples qui manquaient.

A d'Aure tout le monde reconnaissait la plus brillante exécution. Certains, il est vrai, et contrairement à mon opinion personnelle,

quello che ho anticipato, entrerò in dettagli che testimoniano la rarità degli écuyers di valore.

Durante la mia carriera, a Saumur particolarmente, e nell’epoca in cui era in voga l’equitazione artistica, quante volte ho visto cavalieri, dotati di felici attitudini, in possesso di amore del cavallo, fare dapprima rapidi progressi, poi fermarsi a un grado di abilità che non superavano più! Il sentimento del praticante sembra allora non rivelargli nulla oltre i risultati che ha raggiunto. E poi può fargli difetto anche la perseveranza; senza contare che essa è spesso combattuta da un amor proprio che troppo spesso acceca il cavaliere.

All’epoca in cui d’Aure e Baucher brillavano di tutto il loro splendore, non erano certo i maestri né gli esempi che mancavano.

A d’Aure tutti riconoscevano l’esecuzione più brillante. Certuni, è vero, e contrariamente alla mia opinione personale,

239

lui contestaient le don de transmettre son savoir. Mais, quant à Baucher, en outre de son exécution irréprochable de justesse, personne ne pouvait lui refuser l'aptitude la plus remarquable au professorat, car là peut-être se trouvait le côté le plus frappant du savant écuyer. Baucher, il est vrai, n'a pas été appelé à diriger une école normale d'équitation, mais sa vie néanmoins s'est passée à professer en France et à l'étranger.

La rivalité, qui s'établit entre les écoles de d'Aure et de Baucher et qui passionna leurs disciples, donna à l'équitation française un élan sans précédents. Eh bien! qu'on cherche, et l'on verra combien sont rares les hommes sortis de ce grand mouvement équestre et qui ont marqué dans l'équitation.

La rareté d'écuyers de mérite n'est nullement particulière à cette époque. Ainsi que je l'ai dit, elle a existé de tout temps. Entre autres preuves, je vais faire appel à un document officiel, dont j'ai déjà eu l'occasion de parler.

gli contestavano il dono di trasmettere il proprio sapere. Ma, quanto a Baucher, oltre la sua esecuzione irreprensibile in giustezza, nessuno poteva negargli la più notevole attitudine al professorato, perché in questo particolare forse si trovava il lato più impressionante del sapiente écuyer. Baucher, è vero, non è stato chiamato a dirigere una scuola normale di equitazione, ma nondimeno la sua vita è trascorsa a professare in Francia e all’estero.

La rivalità che si stabilì tra le scuole di d’Aure e di Baucher e che appassionò i loro discepoli diede uno slancio senza precedenti all’equitazione francese. Ebbene! Che si cerchi, e si vedrà quanto sono rari gli uomini usciti da questo grande movimento equestre e che hanno lasciato il segno nell’equitazione.

La rarità di écuyers di valore non è per nulla particolare di questa epoca. Come ho detto, è esistita in ogni tempo. Tra le altre prove, ricorrerò a un documento ufficiale, del quale ho già avuto occasione di parlare.

240

Lorsque le vicomte d'Abzac, écuyer en chef du manège de Versailles, mourut, - ce fut en 1827, - les mutations que cette mort entraîna dans le personnel du manège motivèrent un échange de lettres entre le duc de Polignac, Premier Écuyer de Charles X, et le duc d'An ville, ministre de la maison du roi. Dans une lettre du Premier Écuyer se rencontre ce membre de phrase: «Le service du manège, où M. d'Aure se trouve actuellement être le seul homme d'un véritable talent». Ainsi, les d'Abzac une fois disparus, on ne comptait plus qu'un seul homme d'un véritable talent, dans le personnel des écuyers de ce manège de Versailles, si hautement réputé.

Si les écuyers de mérite ont été rares en France, ils l'ont été plus encore ailleurs, car, contrairement à la France, l'étranger a dû, à des époques différentes, chercher au dehors les hommes qu'il ne pouvait trouver chez lui.

C'est ainsi que, au cours de l'émigration, la

Quando morì il visconte d’Abzac, écuyer in capo del maneggio di Versailles - fu nel 1827 - i mutamenti che tale morte comportò nel personale del maneggio motivarono uno scambio di lettere tra il duca di Polignac, Primo Écuyer di Carlo X, e il duca d’Anville, ministro della casa reale. In una lettera del Primo Écuyer si trova questa parte di frase: «Il servizio del maneggio, in cui il Signor d’Aure si trova attualmente a essere il solo uomo di un vero talento». Così, una volta scomparsi i d’Abzac, nel personale degli écuyers di questo maneggio di Versailles così altamente rinomato, non si contava più che un sol uomo di vero talento.

Se gli écuyers di valore sono stati rari in Francia, son stati ancor più rari altrove, perché, contrariamente alla Francia, gli stranieri, in epoche differenti, hanno dovuto cercare all’estero gli uomini che non potevano trovare in casa loro.

È così che, durante l’emigrazione, la

241

ville libre de Hambourg fit, mais en vain, au vicomte d'Abzac, de brillantes propositions pour qu'il prit la direction du manège que cette ville voulait faire établir. La direction des haras de Prusse fut aussi offerte au vicomte d'Abzac, qui répondit par un refus.

A la même époque, le roi Maximilien de Bavière fit faire des ouvertures au marquis de la Bigne, qui avait eu du renom au manège de Versailles, pour qu'il vînt établir à Munich des écuries et un manège sur le modèle de ceux de Versailles. Un traitement de cinquante mille livres lui était assuré; il refusa.

A une époque moins éloignée de nous, M. de Sainte-Reine , écuyer français de valeur, fut demandé et employé par la Sardaigne. Plus tard, en 1861, le Grand Écuyer de Prusse, qui était, si j'ai bonne mémoire, le général de Willisen, fit, en vain, près de Sainte-Reine, d'instantes démarches, lui assurant des avantages considérables, pour qu'il

città libera di Amburgo fece, ma invano, brillanti proposte al visconte d’Abzac perché assumesse la direzione del maneggio che questa città voleva far istituire. La direzione degli allevamenti della Prussia fu anche offerta al visconte d’Abzac, che rispose con un rifiuto.

Nello stesso periodo, il re Massimiliano di Baviera fece fare proposte al marchese de la Bigne, che aveva avuto rinomanza al maneggio di Versailles, perché venisse a creare a Monaco scuderie e un maneggio sul modello di quelli di Versailles. Gli veniva assicurato uno stipendio di cinquantamila lire; egli rifiutò.

In un periodo meno lontano da noi, il Signor de Sainte-Reine, écuyer francese di valore, fu richiesto e impiegato dalla Sardegna. Più tardi, nel 1861, il Grande Écuyer di Prussia, che era, se ho buona memoria, il generale de Willisen, fece invano pressanti interventi nei confronti di Sainte-Reine, assicurandogli considerevoli vantaggi, affinché

242

vint à Berlin prendre la direction du manège du roi, avec le titre de Premier Écuyer.

Désirant satisfaire à la demande qui lui était adressée par M. de Linden, commandant les écuries royales de Belgique, le comte de Damas d'Hautefort, qui avait été l'écuyer du comte de Chambord, m'écrivait en 1884 pour me demander si je connaissais un écuyer ayant la capacité et les qualités voulues pour être placé à la té te de l'écurie des chevaux de selle du roi Leopold.

Trois ans plus tard, en 1887, je recevais de nouveau, de Belgique, une requête analogue. Le lieutenant-colonel de cavalerie Bricou, commandant le département du Grand Écuyer, me demandait si je pourrais lui désigner un homme capable de remplir l'emploi d'écuyer dresseur aux écuries du roi, dont il avait le commandement.

Je rappellerai aussi que, au cours du dix-huitième siècle, c'est à la France que nombre d'étrangers de distinction vinrent demander

andasse a Berlino a prendere la direzione del maneggio del re, con il titolo di Primo Écuyer.

Desiderando soddisfare la richiesta che gli era stata rivolta dal Signor de Linden, che comandava le scuderie reali del Belgio, il conte di Damas d’Hautefort, che era stato écuyer del conte di Chambord, nel 1884 mi scriveva per domandarmi se conoscessi un écuyer che avesse la capacità e le qualità necessarie per essere messo alla testa della scuderia dei cavalli da sella del re Leopoldo.

Tre anni più tardi, nel 1887, ricevevo nuovamente dal Belgio un’analoga richiesta. Il tenente colonnello di cavalleria Bricou, che comandava il dipartimento del Grande Écuyer, mi domandava se potevo segnalargli un uomo capace di assolvere il compito di écuyer addestratore alle scuderie del re, di cui aveva il comando.

Ricorderò anche che, nel corso del diciottesimo secolo, è alla Francia che numerosi ragguardevoli stranieri vennero a chiedere

243

le développement de leur instruction équestre et les moyens de «faire leur académie », ainsi qu'on disait alors; entre autres, les ministres anglais Pitt et Fox; Arthur Wellesley, plus tard duc de Wellington.

Le descendant du «Duc de Fer» fit venir à Londres et attacha à sa maison, pour dresser et monter ses chevaux, Henri Baucher, le fils de mon maitre, l'autorisant, en même temps, à faire usage de son manège privé pour y donner leçons.

Si on remontait dans l'histoire, on trouverait encore les Anglais nous faisant des emprunts. Ainsi, en se reportant au règne de Henri IV, on verrait la cour d'Angleterre faire appel à Saint-Antoine, et, plus tard, à Foubert, écuyer des écuries royales de France, pour faire, du premier, le maitre d'équitation du Prince héritier, et pour donner au second la direction de l'Académie que fondait le souverain anglais.

Afin de ne pas parler uniquement

lo sviluppo della loro istruzione equestre e i mezzi di «fare la loro accademia», così come si diceva allora; tra gli altri, i ministri inglesi Pitt e Fox; e Arthur Wellesley, più tardi duca di Wellington.

Il discendente del «Duca di Ferro» fece venire a Londra e lo assegnò al suo servizio, per addestrare e montare i suoi cavalli, Henri Baucher, il figlio del mio maestro, autorizzandolo nel contempo a far uso del suo maneggio privato per impartirvi lezioni.

Se si tornasse indietro nella storia, si troverebbe che anche gli Inglesi ricorrevano ai nostri prestiti. Così, riferendosi al regno di Enrico IV, si vedrebbe la corte d’Inghilterra far appello a Saint-Antoine e più tardi a Foubert, écuyer delle scuderie reali francesi, per fare del primo il maestro d’equitazione del Principe ereditario e per dare al secondo la direzione dell’Accademia fondata dal sovrano inglese.

Per non parlare unicamente

244

des écuyers appartenant et demandés à la France, je dirai que l'Angleterre a emprunté Quantin à l'Allemagne et demandé Meyer au continent pour l'employer comme Premier Ecuyer de son armée; que la cour d'Autriche, puis la cour de Prusse, ont emprunté Campen au Hanovre. Je dirai encore que le comte de Taubenheim, qui devint un cavalier réputé et Grand Ecuyer du roi de Wurtemberg, n'ayant pas trouvé, dans son pays, les hommes pouvant développer son instruction équestre, dut les chercher au dehors: à Göttingen, école du Hanovre, fondée en 1737, depuis longtemps disparue et qui a eu sa célébrité; au manège espagnol de Vienne, aujourd'hui encore existant (1).

En 1885, je me trouvais à Stuttgart, en qualité de chef de la mission française chargée,

(1) Nous avons retrouvé dans les papiers du général L'Hotte une note de sa main sur le Manège espagnol de Vienne. Nous publions cette note à la fin du présent volume. (Les Éditeurs.)

degli écuyers appartenenti e richiesti alla Francia, dirò che l’Inghilterra ha imprestato Quantin alla Germania e richiesto Meyer al continente per impiegarlo come Primo Écuyer del suo esercito; che la corte d’Austria, poi la corte di Prussia, hanno imprestato Campen ad Hannover. Dirò ancora che il conte di Taubenheim, che divenne un rinomato cavaliere e Grande Écuyer del re del Wurttemberg, non avendo trovato, nel suo paese, gli uomini che potevano sviluppare la sua istruzione equestre, dovette cercarli al di fuori: a Gottinga, scuola di Hannover, fondata nel 1737, scomparsa da molto tempo e che ha avuto la sua celebrità; al maneggio spagnolo di Vienna, ancor oggi esistente.129

Nel 1885 mi trovavo a Stoccarda, in qualità di capo della missione francese incaricata,

129 N.d.E.: «Abbiamo ritrovato tra le carte una nota di sua mano sul Maneggio spagnolo di Vienna. Pubblichiamo la nota alla fine del presente volume».

245

cette année-là, de suivre les manœuvres allemandes. C'est alors que je connus le comte de Taubenheim et qu'il me parla de ses origines équestres. Au cours d'un dîner, puis de plusieurs visites aux manèges et aux écuries du roi que le Grand Écuyer me fit voir dans tous leurs détails, il m'entretint de questions fort intéressantes concernant son service, l'équitation, les écuyers et les chevaux allemands (1).

A l'époque où je le connus, le comte de Taubenheim se trouvait en possession de la charge de Grand Écuyer depuis quarante ans et était âgé de quatre-vingts ans. Le jour où il atteignit cet âge, pour prouver que de la vigueur lui restait, il franchit la barrière du manège, élevée à sa plus grande hauteur.

(1) Ces détails, que le général L'Hotte devait, au cours de ses Souvenirs, donner sur l'équitation, les écuyers et les chevaux allemands, avaient été consignés par lui, à son retour d'Allemagne. Nous avons eu la bonne fortune de retrouver ces notes, que nous reproduisons plus loin, sous forme d'appendice. (Les Éditeurs.)

quell’anno, di seguire le manovre tedesche. È allora che conobbi il conte di Taubenheim e che egli mi parlò delle sue origini equestri. Nel corso di una cena, poi di diverse visite ai maneggi e alle scuderie del re che il Grande Écuyer mi fece vedere in tutti i loro dettagli, mi intrattenne su questioni molto interessanti concernenti il suo servizio, l’equitazione, gli écuyer e i cavalli tedeschi.130

Nell’epoca in cui lo conobbi, il conte di Taubenheim era in possesso dell’incarico di Grande Écuyer da quarant’anni e aveva ottant’anni. Il giorno in cui raggiunse questa età, per provare che gli restava del vigore, superò la barriera del maneggio, alzata alla sua più grande altezza.

130 N.d.E.: «(1) Questi dettagli, che il generale L’Hotte, nel corso dei suoi ricordi, doveva riferire sull’equitazione, sugli écuyers e sui cavalli tedeschi, erano stati da lui consegnati, al suo ritorno dalla Germania. Abbiamo avuto la fortuna di ritrovare queste note che riproduciamo più avanti».

246

Grand, maigre, je l'ai vu encore fort beau cavalier. Dans sa prestance à cheval, il rappelait Laurent Franconi, pour lequel, d'ailleurs, il avait conservé une grande admiration.

Non seulement les écuyers de mérite, mais aussi les écrits équestres, ayant de la portée, ne sont pas communs à l'étranger. Il n'en faudrait pour preuve que l'autorité dont y est entouré le livre de notre La Guérinière. Dans les manèges d'outre-Rhin, et à l'honneur de l'équitation française, ce livre a été dénommé «La Bible équestre».

Pour conclusion de la question sur laquelle je me suis longuement étendu, je reviendrai à son point de départ, en disant: C'est l'Équitation, l'art lui-même, qui, par suite de ses nombreuses exigences, est responsable si les écuyers de valeur ne se présentent qu'à l'état de rares exceptions.

Alto, magro, l’ho visto ancora cavaliere assai bello. Nella sua prestanza a cavallo, egli ricordava Laurent Franconi, per il quale, d’altra parte, egli aveva conservato una grande ammirazione.

Non soltanto gli écuyers di valore, ma anche gli scritti equestri che hanno valore, non sono comuni all’estero. Non basterebbe come prova che l’autorità da cui è circondato il libro del nostro La Guérinière. Nei maneggi d’oltre Reno, e, all’onore dell’equitazione francese, questo libro è stato denominato «la Bibbia equestre»

Per concludere la questione sulla quale mi sono tanto dilungato, ritornerò al suo punto di partenza, dicendo: è l’Equitazione, l’arte stessa, che, in conseguenza delle sue numerose esigenze, è responsabile del fatto che gli écuyers di valore non si presentano che allo stato di rare eccezioni.

247

APPENDICE

AUTRICHE

Écoles d'équitation. - L'École espagnole.

Bien que l’équitation soit très répandue en Autriche, cependant les hommes de cheval d'un mérite exceptionnel y sont rares, et c'est pour leur créer une pépinière, pour conserver les traditions équestres dans l'armée, que «l'école d'équitation» a été établie.

Cette école n'est pas la seule que possède l'Autriche. Une autre école, plus spéciale encore, dont l'action s'exerce dans un cercle plus restreint, est établie au palais impérial; elle porte le nom d'École espagnole

APPENDICE

AUSTRIA

Scuole d’equitazione. – La scuola spagnola.

Benché l’equitazione sia molto diffusa in Austria, tuttavia gli uomini di cavalli di un valore eccezionale vi sono rari ed è per crear loro un vivaio, per conservare le tradizioni equestri nell’esercito che è stata fondata «la scuola di equitazione».

Questa scuola non è la sola che l’Austria possiede. Un’altra scuola, ancora più speciale, la cui azione si esercita in un circolo più ristretto, è istituita nel palazzo imperiale; porta il nome di Scuola spagnola131.

131 N.d.T.: il generale Decarpentry ha scritto un libro eccellente sulla Scuola di Vienna: L’école espagnole de Vienne, pubblicato a spese dell’Autore dalle Imprimeries Oberthur di Rennes nel 1947. L’Autore, a riguardo della Scuola spagnola, dà anche notizia degli avvenimenti degli ultimi tempi della Seconda guerra mondiale e di quelli immediatamente successivi alla sua fine, quando Germania e Austria, quest'ultima occupata e annessa [«Anschluss»] dalla Germania nel 1938 per formare «la Grande Germania», erano uscite sconfitte dalla guerra ed erano state occupate dalla Nazioni Alleate vincitrici, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica, che si erano divise il territorio in quattro zone di occupazione, dopo la conferenza di Yalta (febbraio 1945). Nell’introduzione l’Autore scrive: «La più antica e la più celebre Accademia d’Equitazione dei tempi moderni fu fondata a Versailles nel 1680. Soppressa durante la Rivoluzione, ristabilita nel 1816, ha chiuso le porte nel 1830. Fondata circa quarant’anni dopo la nostra, l’Accademia di Vienna fu una replica di quella di Versailles e divenne ben presto la sua rivale. Più favorita di quest’ultima, è sopravvissuta a tutte le burrasche del cielo europeo. Né le guerre né le rivoluzioni hanno interrotto la sua attività e il suo irraggiamento sull’Europa centrale non si è mai affievolito. Se la sua maniera, che non è variata da due secoli, comporta alcune pratiche che le sono proprie, i suoi principi sono gli stessi di Versailles ed essa non ha mai smesso di raccomandarsi altamente al nostro François Robichon de La Guérinière, la cui opera è da lei qualificata come «Bibbia Equestre». Nella grande miseria che seguì a Vienna la caduta della Doppia Monarchia [1919], l’Accademia fu salvata dalla rovina dalla devozione del suo Direttore, il Conte van der Straten. che, per evitare la dispersione del personale e dei cavalli, non esitò a impegnare la propria fortuna e fece fronte al loro mantenimento finché il nuovo governo li ebbe presi in carico. Nella seconda catastrofe in cui l’Austria si è lasciata trascinare [la Seconda guerra mondiale], la Scuola Spagnola troverà questa volta ancora un salvatore? L’ultimo conservatorio dell’Arte Equestre sfuggirà al disastro? Quale che sia la sua nazionalità, nessun artista, nessun cavaliere potrà restare indifferente alla minaccia di una perdita che sarà irreparabile, ma i Francesi saranno particolarmente interessati alla salvezza di una istituzione che proclama la sua fedeltà ai principi della Scuola Francese del XVIII secolo. Il Maneggio di Saumur aveva ben raccolto una parte dell’eredità di Versailles. Ne aveva salvato tutto quello che poteva essere applicato all’equitazione militare e forse qualcosa in più. Ma che ne resterà domani, in cui il ruolo del cavallo negli eserciti sarà ridotto a così poca cosa? Quale che sia, tra quelle di ciascuna Nazione Alleata, la zona di Vienna in cui si troverà la Scuola Spagnola, essa può, senza alcun dubbio, contare sull’appoggio illuminato dell’autorità da cui dipenderà. Ma la Francia non ha il dovere e il diritto di interessarsi più di ogni altra nazione al presente e all’avvenire dell’ultimo tempio di un’Arte che ha brillato nel nostro paese di un così vivo splendore e durante tanti secoli?

Grazie al fermo appoggio del Generale Patton [NdT: il quale ha posto sotto la protezione dei carri armati dell'esercito degli Stati Uniti tutto il complesso equestre], il cui nome glorioso risuona ancora nei due lati del Reno, il Maneggio della Hofburg, così come le sue dipendenze sono stati resi alla loro destinazione e ciò che resta del personale e del materiale della Scuola vi ha ripreso il suo posto. Vecchio allievo di Saumur, cavaliere fervente e sapiente, il Generale si era fatto un devoto dovere di rendere al culto dell’Arte Equestre un tempio che gli è consacrato da più di due secoli.

Il fatale incidente [incidente stradale nel dicembre 1945 in Baviera nel quale si ruppe l’osso del collo] che è costato la vita del Generale Patton ha privato la Scuola di Vienna di un appoggio di cui essa ha il più grande bisogno per perdurare. Possa la Federazione Equestre Internazionale ottenere dal Comitato Culturale dell’O.N.U., per questa istituzione unica al mondo, il sostegno che le permetterà di ritrovare l’incomparabile splendore di cui così a lungo ha brillato!»

248

Cet te école, dont la fondation remonte à l'empereur Charles VI, pratique les airs bas et relevés de notre ancienne équitation et tient on grand honneur notre La Guérinière. Elle est placée sous la direction du Grand Écuyer. Son personnel, dirigé par M Niedermeyer (1), est civil. Des jeunes gens de famille, quelques officiers, vont y puiser une instruction spéciale, et les hommes des écuries y sont instruits. Dans son fonctionnement, cette école rappelle notre manège de Versailles de la Restauration, alors que le vicomte d'Abzac en était le chef; mais d'autres errements y sont suivis. Elle présente cette particularité que la plupart des chevaux qui y figurent sont de race espagnole, et c'est à eux que l'école a emprunté son nom. Ces chevaux descendent de cinq étalons; Majestoso, Conversano, Napolitano, Pluto, Favori, qui ont été importés en Autriche sous le règne de Charles VI. Les cinq familles, sorties de ces étalons, sont maintenues tout à fait distinctes au haras de Lippiza, qui appartient à l'empereur. Dans le manège, où se donnent les fêtes équestres, se trouve un portrait de Charles VI, monté sur Favori, et, lorsqu'on voit les descendants de ce cheval, on juge du soin avec lequel la race est conservée, par leur ressemblance si parfaite avec le chef de la famille. Ces chevaux ont l'action ronde, ce qui les rend tout à fait propres au travail de manège. Leur cachet est la force et la souplesse:

(1) Ceci était écrit en 1884.

Questa scuola, la cui fondazione risale all’imperatore Carlo VI132, pratica le arie basse e rilevate della nostra antica equitazione e tiene in grande onore il nostro La Guérinière. E’ posta sotto la direzione del Grande Écuyer. Il suo personale, diretto dal Signor Niedermeyer133, è civile. Giovani di buona famiglia, alcuni ufficiali, vanno ad attingervi un’ istruzione speciale, e vi sono istruiti gli uomini di scuderia. Nel suo funzionamento questa scuola ricorda il nostro maneggio di Versailles della Restaurazione, allorché il visconte d’Abzac ne era il capo; ma altre usanze vi sono seguite. Essa presenta questa particolarità che la maggior parte dei cavalli che vi figurano sono di razza spagnola ed è da loro che la scuola ha preso il nome. Questi cavalli discendono da cinque stalloni: Majestoso, Conversano, Napolitano, Pluto, Favori, che sono stati importati in Austria sotto il regno di Carlo VI. Le cinque famiglie, che provengono da questi stalloni, sono mantenute del tutto distinte nell’allevamento di Lipizza, che appartiene all’imperatore. Nel maneggio, dove si danno le feste equestri, si trova un ritratto di Carlo VI, che monta Favori, e, quando si vedono i discendenti di questo cavallo, si giudica la cura con la quale questa razza è conservata, per la loro rassomiglianza tanto perfetta con il capo della famiglia. Questi cavalli hanno l’azione rotonda, ciò che li rende del tutto adatti al lavoro di maneggio. La loro carat-teristica è la forza e la scioltezza:

132 N.d.T.: Carlo VI: 1685 - 1740. La Scuola è fondata nel 1729.133 N.d.E.: (1) questo è stato scritto nel 1884.

249

près de terre, bien corsés, bien membres, l'encolure haute et rouée, la tête busquée, ils rappellent tout à fait l'ancienne race espagnole. Je dis: «l'ancienne», car j'ai vu, il y a dix ans, un cheval, envoyé d'Espagne comme le plus beau qu'on ait pu se procurer, et, bien que se rapprochant sensiblement de la race conservée avec tant de soins en Autriche, il était loin de posséder, au même degré, l'ensemble de qualités que présentent les chevaux espagnols élevés à Lippiza.

Le manège de l'Ecole espagnole présente, à l'intérieur, une galerie de loges, ornée de sculptures, qui lui donne l'aspect d'une salle de spectacle. Sous les loges, se trouve un large couloir, permettant la circulation des chevaux. Une tribune, avec cheminée, sorte de salon, occupe tout un petit côté. Le plancher de cette tribune, établi à 0 m. 75 environ au-dessus du sol, permet au cavalier de mettre le pied à l'étrier sans avoir à marcher dans le sol poussiéreux du manège. Le couloir, qui passe sous la galerie des loges, aboutit aux côtés de cette tribune et donne le moyen d'y amener les chevaux sans leur faire traverser le manège. De brillantes fêtes équestres ont été données dans ce bâtiment, qui est pourvu d'un riche éclairage au gaz.

costruiti vicino a terra, ben robusti, ben proporzionati, l’incollatura alta e arrotondata, la testa dal profilo convesso, ricordano del tutto l’antica razza spagnola. Ho detto: «l’antica», perché ho visto, dieci anni fa, un cavallo, inviato dalla Spagna come il più bello che si sia potuto procurare e, benché si avvicinasse sensibilmente alla razza conservata con tanta cura in Austria, era lungi dal possedere, allo stesso grado, l’insieme di qualità che presentano i cavalli spagnoli allevati a Lipizza.

Il maneggio della Scuola spagnola presenta, all’interno, una galleria di logge, ornate di sculture, che le danno l’aspetto di una sala per spettacoli. Sotto le logge si trova un largo corridoio che permette la circolazione dei cavalli. Un tribuna, con caminetto, una specie di salotto, occupa tutto un lato corto. Il pavimento di questa tribuna, sistemato a circa 75 centimetri sopra il suolo, permette al cavaliere di mettere il piede nella staffa senza dover camminare sul suolo polveroso del maneggio. Il corridoio, che passa sotto la galleria delle logge, porta ai lati di questa tribuna e dà il mezzo di portarvi i cavalli senza far loro attraversare il maneggio. Brillanti feste equestri sono state date in questo edificio, che è provvisto di una ricca illuminazione a gas.

250

ALLEMAGNE

École de Hanovre.

L'école de Hanovre, telle qu'elle est constituée aujourd'hui (1) ne rappelle en rien l'ancienne école de Hanovre, qui a marqué dans les fastes de l'équitation. Celle-ci visait à perpétuer les traditions de l'art équestre, dans ce qu'il peut avoir d'élevé et de délicat, et ne s'adressait qu'à un personnel restreint. Il ne reste plus rien de cette ancienne école. Depuis 1806, ses éléments ont été dispersés; les bâtiments, placés dans l'intérieur de la ville, ont été vendus pour recevoir une autre destination, et une nouvelle école a été fondée.

L'école de Hanovre d'aujourd'hui est l'école de cavalerie allemande et, par suite, a pris un tout autre développement que l'ancienne école. Établie à l'extrémité de l'un des faubourgs de la ville, elle touche à la campagne et peut recevoir facilement

(1) En 1885.

GERMANIA

Scuola di Hannover.

La scuola di Hannover, qual è costituita oggigiorno,134 non ricorda in alcunché la vecchia scuola di Hannover, che ha lasciato un marchio nei fasti dell’equitazione. Quest’ultima mirava a perpetuare le tradizioni dell’arte equestre, in quello che può avere di elevato e di delicato, e non si rivolgeva che a un ristretto personale. Nulla più resta di questa vecchia scuola. Dopo il 1866 i suoi elementi sono stati dispersi; gli edifici, posti all’interno della città, sono stati venduti per ricevere un’altra destinazione e una nuova scuola è stata fondata.

La scuola di Hannover di oggi è la scuola di cavalleria tedesca e, di conseguenza, ha preso un tutt’altro sviluppo rispetto alla vecchia scuola. Posta all’estremità di un sobborgo della città, confina con la campagna e può ricevere facilmente

134 N.d.E.: «(1) Nel 1885».

251

toute l'extension qu'on jugerait à propos de lui donner encore.

L'école présente, à son centre, un vaste espace servant de carrière, encadré par les bâtiments d'habitation, les manèges et les écuries (1).

Les manèges couverts sont au nombre de sept, dont un circulaire. Les manèges rectangulaires ne sont pas établis sur un type uniforme. Les uns ont une tribune, placée sur l'un des petits côtés; d'autres ont, en outre, une petite tribune sur le milieu de l'un des grands côtés. Au point de vue de la construction et du terrain à ménager, la tribune placée sur un petit côté est, sans doute, préférable. Mais, pour bien juger du travail qui se fait dans l'intérieur du manège, c'est sur le grand côté que la tribune doit être placée. De cette position centrale, on voit bien mieux l'ensemble des mouvements, et surtout chaque cavalier, que l'on peut suivre sur une longue ligne et à courte distance, alors qu'il se présente de profil, c'est-à-dire de la manière la plus favorable à son examen.

(1) Suivent des renseignements très détailles sur le règlement de l'école, son cadre, ses bâtiments, l'aménagement de ses écuries, etc. Parmi ces renseignements nous publions seulement ceux qui ont trait aux manèges et à l'équitation, les autres n'ayant qu'un rapport plus lointain avec les «Questions équestres» (Note des Éditeurs.)

tutta l’estensione che si giudicasse opportuno darle ancora.

La scuola presenta al centro un vasto spazio che serve come campo di esercizio, inquadrato dalle case di abitazione, dai maneggi e dalle scuderie.135

I maneggi coperti sono in numero di sette, di cui uno circolare. I maneggi rettangolari non sono costruiti secondo un tipo uniforme. Alcuni hanno una tribuna, posta su un lato corto; altri hanno, inoltre, una piccola tribuna al centro di un lato lungo. Dal punto di vista della costruzione e del terreno da percorrere la tribuna posta sul lato corto è, senza dubbio, da preferire. Ma per ben giudicare il lavoro che si fa all’interno del maneggio, è sul lato lungo che la tribuna deve essere posta. Da questa posizione centrale si vede molto meglio l’insieme dei movimenti e soprattutto ogni cavaliere, che si può seguire su una lunga linea e a breve distanza quando si presenta di profilo, cioè nella maniera più favorevole per esaminarlo.

135 N.d.E.: «(1) Seguono informazioni molto dettagliate sul regolamento della scuola, sull’organico, sugli edifici, sulla sistemazione delle scuderie, ecc.. Di queste informazioni pubblichiamo soltanto quelle relative ai maneggi e all’equitazione, non avendo le altre che un rapporto più distante con le Questioni equestri»..

252

Deux de ces manèges, qui se suivent, sont reliés par un hangar, offrant un large abri aux chevaux, qui auraient à attendre avant d'entrer dans les manèges.

Le sol des manèges est entretenu uniquement avec du sable. La sciure de bois est de beaucoup préférable.

Les chevaux se divisent en plusieurs catégories comprenant:

1. Des chevaux d'officiers. Chaque officier amène deux chevaux: le cheval d'armes donné par l'Étal et un cheval appartenant en propre à l'officier;

2. Des chevaux de remonte, qui doivent être dressés par les officiers et les sous-officiers. Les sujets les moins distingués sont dressés par ces derniers;

3. Une centaine de chevaux, maintenus de fondation à l'école et parmi lesquels figurent douze chevaux, dits «d'école », dont je parlerai plus loin, et douze chevaux de piqueurs. Ces derniers se font remarquer par la queue coupée très courte, alors que tous les autres chevaux ont la queue coupée au-dessous du jarret.

Lorsque les chevaux appartenant à l'école ne satisfont plus à leur service, et souvent dès l'âge de dix ans, ils sont livrés aux officiers d'infanterie pour un prix très modique, 200 ou 300 marks.

Due di questi maneggi, che si seguono, sono collegati da un capan-none, che offre un ampio riparo ai cavalli che dovrebbero attendere prima di entrare nei maneggi.

Il suolo dei maneggi è provvisto unicamente di sabbia. La segatura di legno è di molto preferibile.

I cavalli si dividono in parecchie categorie, che comprendono:

1. Cavalli per ufficiali. Ogni ufficiale porta due cavalli: il cavallo d’arme dato dallo Stato e un cavallo di proprietà dell’ufficiale;

2. Cavalli di rimonta, che devono essere addestrati dagli ufficiali e dai sottufficiali. I soggetti meno distinti sono addestrati da questi ultimi;

3. Un centinaio di cavalli, mantenuti come fondo per la scuola, tra i quali figurano dodici cavalli, detti «di scuola», di cui parlerò più avanti, e dodici cavalli per il personale136

addetto all’ammansimento dei cavalli giovani. Questi ultimi si fanno notare per la coda tagliata molto corta, mentre tutti gli altri cavalli hanno la coda tagliata sotto il garretto.

Quando i cavalli che appartengono alla scuola non soddisfano più il loro servizio, e spesso dall’età dei dieci anni, sono dati agli ufficiali di fanteria per un prezzo molto modesto, 200 o 300 marchi.

136 N.d.T.: in francese è piqueurs. «Quando il titolo di écuyer apparteneva esclusivamente alla nobiltà, i piqueurs erano, nelle accademie reali, semplici assistenti che ammansivano e davano i primi elementi dell’addestramento ai cavalli giovani. Oggi è un titolo desueto che si dà all’impiegato incaricato della scuderia». (Michel Henriquet - Alain Prevost, L’équitation, un art, une passion, Paris 1972, pag. 247).

253

Deux chevaux, dits «d'école » furent montés devant moi par deux des sous-officiers préposas spécialement à leur dressage. Le travail au galop s'est fait tantôt juste, tantôt à faux. Le dressage de ces chevaux ne comporte pas de changements de pied en l'air, mais seulement terre à terre, c'est-à-dire en prenant le pas pour passer du galop sur un pied au galop sur l'autre.

Ayant vu, sur les murs du manège, de grands dessins au fusain représentant des chevaux exécutant des airs relevés, tels que la courbette, j'ai demandé si ces airs de manège étaient pratiqués. Comme il me fut répondu que oui, j'ai demandé de vouloir bien faire exécuter une courbette. L'un nés deux chevaux s'y refusa absolument. Quant à l'autre, il fit, non pas une courbette, mais une cabrade, ce qui est tout autre chose, en pivotant sur ses pieds de derrière.

Ce qui caractérise spécialement le travail de ces chevaux, c'est le passage à extension soutenue, c'est-à-dire un trot à actions énergiques et très hautes, dans lequel le cheval se cadence avec lenteur. Mais, en exécutant cet air de manège, qui est brillant, du reste, les chevaux ne présentaient, dans leurs ressorts, aucune flexibilité; leur raideur, celle de l'encolure particulièrement, était évidente, et, lorsque je demandai si ces chevaux

Due cavalli, detti «di scuola», furono montati davanti a me da due sottufficiali incaricati specialmente del loro addestramento. Il lavoro al galoppo è stato fatto sia al galoppo giusto sia al galoppo rovescio. L’addestramento di questi cavalli non comporta cambiamenti di piede in aria, ma soltanto terra a terra, cioè prendendo il passo per passare dal galoppo su un piede al galoppo sull’altro.

Avendo visto sulle pareti del maneggio grandi disegni al carboncino che rappresentano cavalli che eseguono arie rilevate, quali la corvetta, ho domandato se queste arie di maneggio erano praticate. Siccome mi venne risposto di si, ho chiesto di voler fare eseguire una corvetta. Uno dei due cavalli si rifiutò del tutto. Quanto all’altro fece non una corvetta, ma un’impennata, che è tutt’altra cosa, facendo perno sui piedi posteriori.

Quello che caratterizza specialmente il lavoro di questi cavalli è il passeggio a estensione sostenuta, cioè un trotto con azioni energiche e molto alte, nel quale il cavallo si cadenza con lentezza. Ma, eseguendo quest’aria di maneggio, che è del resto brillante, i cavalli non presentavano nelle loro molle alcuna flessibilità; la loro rigidezza, particolarmente quella dell’incollatura, era evidente e, quando domandai se questi cavalli

254

allaient du passage au piaffer, c'est-à-dire du trot cadencé au trot sur place, on me répondit que non. En effet, avec des chevaux se maintenant ainsi contractés, la transition du passage au piaffer était de toute impossibilité.

Le passage, tel que je l'ai vu exécuter, présente un brillant qui peut frapper le public; mais je nie demande en quoi cet air de manège, dans lequel les chevaux semblaient routines et qu'ils exécutaient, en quelque sorte, d'une manière machinale et tout automatique; en quoi, dis-je, cet air de manège peut-il servir de moyen de perfectionnement pour l'instruction équestre des officiers? Si c'est là l'expression de ce qu'on appelle «la baule école», ce n'est pas, à coup sûr, une application de l'équitation savante, et les deux ne doivent faire qu'un.

La chasse occupe une très grande place dans l'instruction équestre, à l'école de Hanovre. Cet exercice qui, à une époque de l'année, se renouvelle trois fois par semaine, est gradué depuis un parcours de deux kilomètres jusqu'à une durée qui, par suite des exigences mêmes de la chasse, atteint parfois huit heures.

Au début, pour régler la durée et le parcours de la chasse comme on l'entend et pouvoir entraîner ainsi progressivement hommes et chevaux,

andavano dal passeggio al piaffo, cioè dal trotto cadenzato al trotto sul posto, mi si rispose di no. In effetti, con cavalli che si mantenevano così contratti, la transizione dal passeggio al piaffo era del tutto impossibilitata.

Il passeggio, quale l’ho visto eseguire, presenta una forma brillante che può colpire il pubblico; ma mi domando in cosa quest’aria di maneggio, nella quale i cavalli sembravano abituati e che eseguivano, in qualche modo, in maniera meccanica e del tutto automatica; in cosa, dico io, quest’aria di maneggio può servire come mezzo di perfezionamento per l’istruzione equestre degli ufficiali? Se quel modo è l’espressione di quella che si chiama «l’alta scuola», non è, certamente, un’applicazione dell’equitazione sapiente e l’alta scuola e l’equitazione sapiente non devono fare che una sola cosa.

La caccia occupa un posto molto importante nell’istruzione equestre alla scuola di Hannover. Questo esercizio che, in un periodo dell’anno, si ripete tre volte alla settimana, è graduato da un percorso di due chilometri fino a una durata che, per le esigenze stesse della caccia, raggiunge talvolta otto ore.

All’inizio, per regolare la durata e il percorso della caccia secondo le intenzioni e poter allenare così progressivamente uomini e cavalli,

255

on emploie la chasse à la traine (drag), ce qui permet de déterminer exactement le chemin à suivre et la limite de la chasse. La traine est préférable aux petits papiers, qui n'offrent pas l'animation que donnent les chiens. En outre, au lieu de regarder à leurs pieds, comme cela est nécessaire lorsque la piste à suivre est tracée par des morceaux de papier, les cavaliers, quand ils suivent les chiens, regardent au loin et s'habituent ainsi à voir le terrain et à en juger.

Pour conserver un certain ordre pendant la chasse, les cavaliers sont placés sur huit de front, mais ce rangement n'est pas rigoureusement observé.

Un capitaine est spécialement chargé des chasses. C'est le même capitaine depuis six ans. Quatre sous-officiers sont employés comme piqueurs. L'un d'eux, leur chef direct, occupe l'emploi depuis huit ans et doit le conserver.

La meute se compose de 80 chiens, anglais pour la plupart. On chasse le sanglier, le renard et le cerf. Lorsque les cours sont terminés et que les officiers sont en congé ou retournés à leurs régiments, la meute est divisée et prêtée aux régiments voisins.

En résumé, d'après ce que j'ai vu et surtout entendu dire, à Hanovre, l'équitation reçoit une

si utilizza la caccia alla strusa137

(drag), ciò che permette di determinare esattamente il percorso da seguire e il limite della caccia. La strusa è preferibile ai piccoli pezzi di carta, che non offrono l’animazione che danno i cani. Inoltre, anziché guardare davanti ai loro piedi, com’è necessario quando la pista da seguire è tracciata da pezzi di carta, i cavalieri, quando seguono i cani, guardano lontano e si abituano così a guardare il terreno e a giudicarlo

Per conservare un certo ordine durante la caccia, i cavalieri sono disposti in otto sulla fronte, ma questa disposizione non è osservata rigorosamente.

Un capitano è incaricato specialmente per le cacce. E’ lo stesso capitano da sei anni. Quattro sottufficiali hanno l’incarico di addetti ai cani. Uno di loro, il loro capo diretto, occupa quel posto da otto anni e lo deve conservare.

La muta è composta da 80 cani, per la maggior parte inglesi. Si cacciano il cinghiale, la volpe e il cervo. Quando i corsi sono terminati e gli ufficiali sono in congedo o ritornati ai loro reggimenti, la muta viene divisa e imprestata ai reggimenti vicini.

Riassumendo, secondo quello che ho visto e soprattutto sentito dire, ad Hannover l’equitazione riceve una

137 NdT: termine lombardo. In francese «à la traine», in inglese «drag». La mattina della caccia un addetto a cavallo trascina un mazzetto di paglia intriso del forte odore di orina di volpe fino al punto stabilito. I cani seguono l'odore lasciato dalla strusa.

256

fort bonne direction pour tout ce qui est travail d'extérieur, sauts d'obstacles, chasse surtout. Mais je ne saurais en dire autant de la haute école.

forte buona direzione per tutto quello che è lavoro in campagna, salti di ostacoli, soprattutto cacce. Ma non saprei dire altrettanto dell’alta scuola.

257

Aperçu sur quelques écuries princières.

Le haras de Trakehnen fournit la presque totalité des chevaux figurant dans les écuries impériales. En 1848, lorsque les haras de Trakehnen, Graditz et Bebereck passèrent de l'administration de la Couronne à celle do l'Etat, le souverain se réserva le privilège de choisir, chaque année, quarante chevaux dans ;es trois haras, pour remonter ses écuries. L'an dernier (1), sur les quarante chevaux, trente furent pris au haras de Trakehnen; c'est dire la supériorité de ses produits.

Les chevaux d'attelage de l'empereur d'Allemagne sont de robe noire. Les chevaux do selle des écuries impériales présentent des robes variées.

Les écuries impériales sont sous la direction de S. E. le Vice-Grand-Écuyer von Rauch. C'est le comte Pückler qui est Grand-Écuyer. Devenu

(1) Ecrit en 1885.

Cenni di ragguaglio su alcune scuderie principesche

L’allevamento di Trakehnen fornisce la quasi totalità dei cavalli che figurano nelle scuderie imperiali. Nel 1848, quando gli allevamenti di Trakehnen, Graditz e Bebereck, passarono dall’amministrazione della Corona a quella dello Stato, il sovrano si riservò il privilegio di scegliere, ogni anno, quaranta cavalli nei suoi tre allevamenti, per rimontare le sue scuderie. L’anno scorso138, sui quaranta cavalli, trenta furono presi nell’allevamento di Trakehnen, cioè il meglio dei suoi prodotti.

I cavalli da carrozza dell’imperatore di Germania sono di mantello nero. I cavalli da sella delle scuderie imperiali hanno vari mantelli.

Le scuderie imperiali sono sotto la direzione di S.E. il vice-Grande Scudiere von Rauch. E’ il conte Pückler il Grande Scudiere. Diventato

138 N.d.E.: scritto nel 1885.

258

presque aveugle, il conserve le titre de Grand Écuyer, bien que ne pouvant plus en remplir les fonctions.

S. E. M. de Rauch est un grand et beau cavalier, montant, même au dehors, ses chevaux dans la cadence et la mesure qui caractérisent le travail de manège de l'écuyer. Sa réputation le signale surtout comme étant grand connaisseur en chevaux. Il vint en France étudier l'organisation des écuries impériales, alors que le général Fleury était Grand Ecuyer, et il établit les écuries de la cour de Prusse sur un pied à peu près semblable.

J'ai visité les écuries du roi de Wurtemberg, qui devaient comprendre 150 chevaux et qui n'en contiennent aujourd'hui que 120. Ces écuries ne sont plus à hauteur de la réputation qu'elles atteignirent jadis, mais elles en conservent encore le reflet. Le précédent roi, mort à plus de quatre-vingts ans, avait la passion des chevaux, et une prédilection marquée pour le cheval arabe. Le haras de la couronne, situé à comte distance de Stuttgart, fournir, presque seul, les chevaux des écuries du roi. Sur les six étalons, véritables tableaux, que j'ai examinés,

(1) Très peu de temps après que ces lignes furent écrites, le comte Pückler, en raison de ses infirmités, dut se démettre de sa charge de Grand-Ecuyer. C'est M. de Rauch qui lui succéda.

quasi cieco, conserva il titolo di Grande Scudiere, sebbene non ne possa più assolvere le funzioni139.

Sua Eccellenza il Signor de Rauch è un grande e bel cavaliere, che monta, anche in campagna, i suoi cavalli nella cadenza e nella misura che caratteriz-zano il lavoro di maneggio dell’écuyer. La sua reputazione lo segnala soprattutto come grande conoscitore di cavalli. Venne in Francia a studiare l’organizzazione delle scuderie imperiali, quando il generale Fleury era Grande Scudiero e organizzò le scuderie della corte di Prussia in modo quasi simile.

Ho visitato le scuderie del re del Wurttemberg, che dovevano contenere 150 cavalli e che oggi non ne contengono che 120. Queste scuderie non sono più all’altezza della reputazione che raggiunsero un tempo, ma ne conservano ancora il riflesso. Il precedente re, morto a più di ottant’anni, aveva la passione dei cavalli e una spiccata predilezione per il cavallo arabo. L’allevamento della corona, situato a breve distanza da Stuttgart, fornisce quasi solo i cavalli delle scuderie del re. Dei sei stalloni, veri dipinti, che ho esaminato,

139N.d.E.: dopo poco tempo che queste righe furono scritte, il conte Pückler, in ragione delle sue infermità, dovette dimettersi dal suo incarico di Gran Scudiere. Gli successe M. de Rauch.

259

un seul vient directement de Syrie; cinq sortent du haras du roi. Ces derniers, parla suprême distinction, l'harmonie des formes, rappellent en tout point leur noble origine. L'un d'eux joint au cachet de sa race un gros qui en est rarement le partage, et l'ensemble des qualités que présente ce cheval en fait un étalon de la plus haute valeur. Ces étalons sont de petite taille, mais leurs produits, beaucoup plus grands, justifient le proverbe, vrai surtout pour l'étalon arabe:«Il vant mieux consulter la hauteur du sac d'avoine que la taille de l'étalon».

J'ai vu aussi, dans les écuries du roi, deux étalons de pur sang achetés en Angleterre. Ces deux chevaux se font remarquer par leur gros plutôt que par leur distinction et ne représentent que des étalons de croisement. Ils sont de robe noire, tandis que les étalons arabes sont tous de robe grise. Tous les chevaux des écuries du roi sont noirs ou gris. Je demandai au Grand-Ecuyer pourquoi les chevaux d'autres robes étaient exclus; il me répondit que c'était pour l'harmonie des couleurs, la livrée royale étant écarlate.

Tous les chevaux des écuries du roi se font remarquer par leux extrême douceur. Un seul fait exception, et également par sa robe, qui est alezane. Ce cheval, pur sang anglais, est venu par

uno solo viene direttamente dalla Siria; cinque escono dall’allevamento del re. Questi ultimi, per la suprema distinzione, per l’armonia delle forme, ricordano del tutto la loro nobile origine. Uno unisce al marchio della sua razza una statura grande che raramente è suo retaggio, e l’insieme delle qualità che questo cavallo presenta ne fanno uno stallone del più grande valore. Questi stalloni sono di piccola taglia, ma i loro prodotti, molto più grandi, giustificano il proverbio, vero soprattutto per lo stallone arabo: «E’ meglio consultare l’altezza del sacco d’avena che la taglia dello stallone.»

Ho visto anche, nelle scuderie del re, due stalloni purosangue acquistati in Inghilterra. Questi due cavalli si fanno notare per la loro grandezza piuttosto che per la loro distinzione e non rappresentano che stalloni d’incrocio. Hanno mantello nero, mentre gli stalloni arabi sono tutti grigi. Tutti i cavalli delle scuderie del re sono neri o grigi. Domandai al Grande Scudiero perché i cavalli di altri mantelli erano esclusi; mi rispose che era per l’armonia dei colori, essendo la livrea reale scarlatta.

Tutti i cavalli delle scuderie del re si fanno notare per la loro estrema dolcezza. Uno solo fa eccezione, e anche per il mantello, che è sauro. Questo cavallo, purosangue inglese, è arrivato

260

circonstance dans les écuries royales. Il sort des écuries du prince héritier.

Le Grand Écuyer de la cour de Wurtemberg, comte de Taubenheim a trois écuyers sous ses ordres immédiats. Il est en possession de ses fonctions depuis quarante ans et a aujourd'hui plus de quatre-vingts ans. C'est encore un magnifique cavalier, dont la position à cheval rappelle celle de nos anciens écuyers, de Laurent Françoni particulièrement, mort il y a plus de trente ans et qui est resté, dans la mémoire du Grand Écuyer de Wurtemberg, comme un type accompli.

Le comte de Taubenheim est élève de la célèbre école d'équitation de Gœttingue (Hanovre), qui était alors la première école d'Allemagne et dont le renom n'était dépassé, en Europe, que par celui de notre école de Versailles, dirigée par les d'Abzac. Le manège de Goettingue, transporté ensuite à Hanovre, a été illustré par les écuyers les plus célèbres d'Allemagne: Ayrer, le général Mayer (dont le fils, aujourd'hui capitaine, est chargé du dressage des chevaux de selle de l'empereur), les majors Kampe, Schweppe. Ce dernier, le plus remarquable de tous peut-être, vit encore. Il a résisté aux avances qui lui ont été faites, après 1866, pour entrer dans les écuries du roi de Prusse et vit dans la retraite à Hanovre, fidèle au souvenir

occasionalmente nelle scuderie reali. Esce dalle scuderie del principe ereditario.

Il Grande Scudiero della corte di Wurttemberg, conte di Taubenheim, ha tre écuyers ai suoi immediati ordini . E’ in possesso del le sue funzioni da quarant’anni e ha ad oggi più di ottant’anni. E’ ancora un magnifico cavaliere, la cui posizione a cavallo ricorda quella dei nostri antichi écuyers, particolarmente di Laurent Franconi, morto da più di trent’anni, e che è rimasto, nella memoria del Grande Scudiero di Wurttemberg, come un tipo perfetto.

Il conte di Taubenheim è allievo della celebre scuola di equitazione di Gottinga (Hannover), che era allora la prima scuola della Germania e la cui fama non era superata, in Europa, se non da quella della nostra scuola di Versailles, diretta dai d’Abzac. Il maneggio di Gottinga, trasferito poi a Hannover, ha avuto lustro dai più celebri écuyers della Germania: Ayrer, il generale Mayer (il cui figlio, oggi capitano, è incaricato dell’addestramento dei cavalli da sella dell’imperatore), i maggiori Kampe, Schweppe. Quest’ultimo, forse il più degno di nota, è ancora in vita. Ha resistito alle proposte che gli sono state fatte, dopo il 1866, per entrare nelle scuderie del re di Prussia e vive ritirato ad Hannover, fedele al ricordo

261

de son roi, dont il a été le dernier écuyer. Le comte de Taubenheim passa de Goettingne à Vienne, où il fréquenta pendant un an le manège de l'École espagnole, dont j'ai parlé ailleurs avec détails.

Le manège des écuries royales de Stuttgart rappelle, sous certains rapports, le manège espagnol de Vienne, bien qu'établi avec moins de luxe que ce dernier. Ainsi une galerie, destinée aux spectateurs, en fait tout le tour et sous cette galerie se trouve un couloir où les chevaux peuvent circuler, mais ce manège n'a pas la tribune-salon de celui de Vienne. Des lustres permettent d'y donner des fêtes de nuit. L'une de ces fêtes, donnée il y a plusieurs années et dans laquelle figuraient les chevaliers opposés aux Maures, a eu, dans le pays, un grand retentissement. L'une des particularités du manège de Stuttgart consiste dans l'élévation du garde-botté. Sa hauteur répond à l'épaule du cavalier. Les garde-botte des manèges de Hanovre se font aussi remarquer par leur hauteur, qui est moindre toutefois, ne dépassant pas les épaules d'un homme à pied.

J'ai vu à Hanovre des chevaux de robes à peu près inconnues en France et provenant des écuries du feu roi. Ce sont des chevaux blancs, mais du blanc de lait le plus pur, sans aucun mélange

del suo re, di cui è stato l’ultimo écuyer. Il conte di Taubenheim passò da Gottinga a Vienna, ove frequentò per un anno il maneggio della Scuola spagnola, di cui ho parlato altrove dettagliatamente.

Il maneggio delle scuderie reali di Stuttgart ricorda, per certi rapporti, il maneggio spagnolo di Vienna, sebbene sia costruito con meno lusso di quest’ultimo. Così una galleria, destinata agli spettatori, ne fa tutto il giro e sotto questa galleria si trova un corridoio nel quale i cavalli possono circolare, ma questo maneggio non ha la tribuna-salone come di quello di Vienna. Vari lampadari permettono di darvi feste di notte. Una di queste feste, data molti anni fa e nella quale figuravano i cavalieri opposti ai Mori, ha avuto nel paese una grande risonanza. Una particolarità del maneggio di Stuttgart consiste nell’altezza del parastivali. La sua altezza corrisponde alla spalla del cavaliere. I parastivali del maneggio di Hannover si fanno anche notare per la loro altezza, che è tuttavia inferiore, non superando le spalle di un uomo a piedi.

Ho visto ad Hannover cavalli con mantelli all’incirca sconosciuti in Francia e provenienti dalle scuderie del defunto re. Sono cavalli bianchi, ma di un bianco latte il più puro, senza alcuna mescolanza

262

d'autres poils, et des chevaux café au lait très clair. Les uns et les autres sont dénués de poils aux ouvertures naturelles, au pourtour des paupières particulièrement; leurs yeux sont de nuance claire et ils représentent, en quelque sorte, les albinos de l'espèce. La destination de ces chevaux était de former les attelages des voitures de gala. Ils ont la taille, le volume, la prestance que réclame ce service. Les chevaux blancs, beaucoup plus beaux que les café au lait, se font remarquer par le soyeux et la longueur de leurs crins. La crinière tombe audessous du coude et la queue touche la litière. Ces chevaux proviennent d'étalons arabes et de juments danoises. Il est à remarquer que la consanguinité amène, à la longue, une altération de la robe qui perd son blanc si éclatant, pour prendre une nuance légèrement jaunâtre. Il faut alors, pour rendre à la robe tout son éclat, rafraîchir le sang et avoir recours à de nouvelles juments danoises. L'écurie, que j'ai visitée et qui est celle du palais du roi de Hanovre, contient dix chevaux blancs, dont deux sont employés comme étalons, et huit chevaux café au lait. L'un de ces derniers, qui fait encore la monte, est âgé de vingt-quatre ans. Tous ces chevaux sont de la plus grande douceur. D'autres chevaux, de môme espèce, et que je n'ai pu voir, se trouvent disséminés

di altri peli, e cavalli caffèllatte molto chiaro. Gli uni e gli altri sono privi di peli intorno alle aperture naturali, intorno alle palpebre in particolare; i loro occhi sono di una sfumatura chiara e rappresentano, in qualche modo, la specie albina. La destinazione di questi cavalli era di formare gli equipaggi delle vetture di gala. Hanno la taglia, il volume, la prestanza che questo servizio richiede. I cavalli bianchi, molto più belli che i caffellatte, si fanno notare dall’aspetto serico e dalla lunghezza dei loro crini. La criniera cade sotto il gomito e la coda tocca la lettiera. Questi cavalli provengono da stalloni arabi e da giumente danesi. È da notare che la consanguineità porta, alla lunga, un’alterazione del mantello che perde il suo bianco così brillante, per prendere una sfumatura leggermente giallastra. Bisogna allora, per ridare al mantello tutto il suo splendore, rinfrescare il sangue e aver fatto ricorso a nuove fattrici danesi. La scuderia, quando l’ho visitata, ed è quella del palazzo del re di Hannover, ha dieci cavalli bianchi, di cui due sono impiegati come stalloni, e otto cavalli caffellatte. Uno di questi ultimi, che fa ancora la monta, ha ventiquattro anni. Tutti questi cavalli sono della più grande dolcezza. Altri cavalli, della stessa specie, e che non ho potuto vedere, si trovano disseminati

263

dans los fermes avoisinantes. Les uns et les autres, comme tout ce qui appartient au duc de Cumberland dans le royaume du Hanovre, sont placés sous séquestre.

A Vienne, j'ai vu dans les écuries impériales un rang de ces chevaux café au lait qui avaient été don nés à l'empereur par le roi de Hanovre. Pas un seul étalon n'y figurait, le roi ne voulant pas qu'en dehors de Hanovre la race pût se perpétuer. Les écuries impériales d'Autriche renferment également des chevaux blancs, se rapprochant sensiblement de ceux dont je viens de parler. Ils ont même destination, mais peut-être moins de noblesse et de finesse de crins. Ces écuries comprennent aussi des chevaux complètement noirs, du même modèle que les blancs, moins distingués, et qui se signalent par la longueur, l'abondance, mais non la finesse de leurs crins. Ces chevaux sont destinés aux voitures de deuil. Ils sortent, ainsi que les blancs, du haras de Kladrubb, situé en Bohême et appartenant à l'empereur. L'autre haras appartenant à Sa Majesté, le haras de Lippiza, situé près de Trieste, ne fournit aucun cheval de ce genre. Ce dernier haras est exclusivement réservé au sang arabe et à cette race espagnole, conservée avec tant de soin, dont j'ai parlé à propos de l'école espagnole d'équitation. Les chevaux de

nelle fattorie confinanti. Gli uni e gli altri, come tutto quello che appartiene al duca di Cumberland nel regno di Hannover, sono posti sotto sequestro.

A Vienna, ho visto nelle scuderie imperiali una fila di questi cavalli caffellatte che erano stati donati all’imperatore dal re di Hannover. Non ne faceva parte un solo stallone, perché il re non voleva che la razza potesse perpetrarsi fuori del regno di Hannover. Le scuderie imperiali d’Austria contengono ugualmente cavalli bianchi, che si avvicinano sensibilmente a quelli di cui ho parlato. Hanno la stessa destinazione, ma forse meno nobiltà e finezza di crini. Queste scuderie comprendono anche cavalli completamente neri, dello stesso modello dei bianchi, meno distinti, e che si segnalano per la lunghezza, l’abbondanza, ma non la finezza dei loro crini. Questi cavalli sono destinati alle carrozze funebri. Provengono, come i bianchi, dall’allevamento di Kladrubb, situato in Boemia e di proprietà dell’imperatore. L’altro allevamento appartenente a Sua Maestà, l’allevamento di Lipizza, situato vicino a Trieste, non fornisce alcun cavallo di questo genere. Questo ultimo allevamento è esclusivamente riservato al sangue arabo e a questa razza spagnola, conservata con tanta cura, di cui ho parlato a proposito della scuola spagnola di equitazione. I cavalli di

264

Lippiza, non seulement fournissent la remonte de l'école espagnole, mais ils trouvent encore leur place dans d'autres catégories des écuries impériales, particulièrement dans l'escadron des gardes à cheval, qui est remonté, en grande partie, eu chevaux de celte provenance.

Lipizza forniscono non solo le rimonte della scuola spagnola, ma trovano ancora il loro posto in altre categorie delle scuderie imperiali, particolarmente nello squadrone delle guardie a cavallo, che è montato, in gran parte, su cavalli di questa provenienza.

265

Saumur (Paul de Cordon)

266

Il Tenente Colonnello L’Hotte, écuyer in capo del Cadre Noir,.su Laruns,.esce dal Maneggio degli Écuyers nella Place du Chardonnet (acquerello del colonnello Margot)

267

La composizione Maneggio nel 1864 - 1867 e fotografia del tenente colonnello L'Hotte quand'era écuyer in capo del Maneggio (Jean-Pierre Tuloup, Une histoire des Écuyers du Cadre Noir de Saumur, Grandvaux,.2000)

268

Il comandante L’Hotte, écuyer in capo del Cadre Noir, durante una presentazione al Grand Palais a Parigi nel 1866

269

Targa sulla casa a Lunéville in cui morì il generale L’Hotte

270

Il conte Antoine Cartier d’Aure

271

Il conte d’Aure écuyer in capo del Cadre Noir (1847 - 1857)

272

La Scuola di Cavalleria nel 1870 - Place du Chardonnet a Saumur, la piazza d'armi di allora, esistente oggi tale e quale. Sullo sfondo il palazzo sede del comando della Scuola di Cavalleria.

273

Il palazzo sede del comando della Scuola di Cavalleria a Saumur

274

Il Maneggio degli Écuyers nella Place du Chardonnet in cui hanno lavorato d'Aure, Baucher, L'Hotte e tutti i cavalieri citati nelle Questioni equestri. In primo piano i pilieri.

275

Il palazzo della Spanischereitschule di Vienna costruito nel 1735 (da Bundesminister für Land-und Forstwirtschaft)

276

Il maneggio della Spanischereitschule a Vienna

277

La Scuola Spagnola di Vienna

278

La Scuola di Hannover dal 1885 (da Carl Friedrich Mossdorf, Kavallerieschule Hannover, FN-Verlag, Warendorf 1986)

279

Copertina del primo volume della bibliografia di Mennessier de La Lance

280

1623 Pluvinel, Le Maneige Royal - il piliere unico importato da Napoli

1623 Pluvinel, Le Maneige Royal - i due pilieri invenzione di Pluvinel

281

1990 I Pilieri e il portafrustoni dell'ENE

1983 - Quinta do Brejo - Oliveira e un cavallo ai pilieri

282

Bunker e il fantino di legno – 1983

Oliveira lavora Bunker con il fantino di legno. Quinta do Brejo - 1983

283

Postiglione che torna alla stazione di posta dopo aver sostituito un cavallo della diligenza

Lo stivale del postiglione

284

Il comandante de Novital, écuyer in capo del Cadre Noir, intorno al 1844 osserva il lavoro di François Baucher in sella a Buridan sulla pista del circo Marigny (acquerello del colonnello Margot)

285

IndiceAvvertenza al lettore....................................................................................................................................1

Presentazione................................................................................................................................................2

Premessa storica...........................................................................................................................................4

Premessa dell’editore.................................................................................................................................16

Capitolo I ...................................................................................................................................................22

Insegnamento. - Principi; dottrine; mezzi; metodo. Varietà nell’ applicazione dei procedimenti d’istruzione. - Parlare poco, ma a proposito. - Ogni arte ha un linguaggio che le è proprio. - Disaccordo tra i linguaggi equestre e scientifico. - L’arte non s’impara sui libri. - Scopi da perseguire: Calmo; In avanti; Diritto. - Carattere della leggerezza.

Capitolo II ..................................................................................................................................................49

Definizione dell’arte equestre. - Su cosa si basa la sottomissione del cavallo. - Combinazione dell’impulso e della flessibilità delle molle nel cavallo da corsa, nel cavallo di campagna, nel cavallo di servizio, nel cavallo d’alta scuola. - Il Piego, la Riunione. - La loro perfezione si trova in una posizione - madre: il Cavallo Diritto.

Capitolo III.................................................................................................................................................54

Equitazione sapiente. - Definizione della leggerezza. - La leggerezza è la caratteristica dell’equitazione sapiente, che i movimenti siano semplici o complicati. - La forza e il peso del cavallo sono i due elementi utilizzati per governarlo. - Ciò che la posizione diritta constata.

Capitolo IV ................................................................................................................................................60

Disposizione delle anche. - Il cavallo Amerah. - Cavallo diritto, disposizione delle anche: è l’alfa e l’ omega dell’equitazione sapiente. - L’equitazione di campagna e la disposizione delle anche. - Nelle anche si trova il grande focolaio di resistenze. – «Il cavallo diritto nella bilancia dei talloni." - Il timone del cavallo si trova più nelle anche che nell’estremità anteriore. - La Girata. - Utilizzazione delle due estremità del cavallo. - Come si muove il cavallo sul circolo. - Due modi di utilizzare l’estremità anteriore per la girata.

Capitolo V...................................................................................................................................................81

Inflessione a sinistra della colonna vertebrale; le sue cause; le sue conseguenze. - Lavoro che la ricerca della posizione diritta esige. - Conseguenze di una resistenza non vinta. - Combinazione di aiuti che la ricerca del cavallo diritto comporta. - Le redini. - I talloni. - Modo d’impiego di ciascun tallone.

Capitolo VI.................................................................................................................................................94

Pratiche equestri basate sull’istinto. - Il cavallo da corsa. - Il Rouler. - Momento in cui gli speroni devono farsi sentire . - Fermezza della posizione del cavaliere. - Posizione di Frédérick Archer, dei fantini americani, di Lamplugh. - Inconvenienti che l’impiego della frusta comporta. - Opinione del Signor de Baracé. - Utilità per ogni uomo di cavalli di servirsi ugualmente di ambedue le mani. - Tare degli arti posteriori nei cavalli purosangue. - L’istinto del cavallo può illuminarci. - Ruoli rispettivi della forza e del peso nella marcia. - Perché i cavalli di truppa, abbandonati dalla mano, si coronano. - Necessità di abituare il cavallo a percorrere cammini accidentati. - I cavalli da caccia del conte d’Aure. - La natura è il primo maestro.

Capitolo VII..............................................................................................................................................116

Alcuni punti controversi. - Azioni diagonali, loro condanna. - Il piego dell’incollatura. - Tallone interno o tallone esterno per la girata. - Le azioni del cavaliere regolate sul movimento degli arti del cavallo. - Non preoccuparsi che della posizione, lasciando al cavallo la cura e il tempo di disporre i suoi punti d’appoggio. - Le nostre azioni si

286

devono regolare sull’atteggiamento del cavallo. - Cambiamento di piede. - Uso del tallone contrario o del tallone diretto. - Partenza al galoppo. - Sentimento delle contrazioni.

Capitolo VIII............................................................................................................................................138

Ripartizione del peso del cavallo tra spalle e anche. - Modificazioni che vi apportano i cambiamenti d’attitudine dell’incollatura. - Trotto sollevato; suo meccanismo; suoi vantaggi.

Capitolo IX...............................................................................................................................................152

Posizione del cavaliere nell’equitazione sapiente. - Il cavaliere accompagna il cavallo. - Gli spostamenti d’assetto sono proscritti. - Gli aiuti debbono essere segreti. - È il cavallo l’ esecutore. - Posizione del cavaliere nelle difese. - Impiego che, allo stato libero, il cavallo fa dell’ incollatura. - Sottomissione dell’incollatura nel cavallo montato. – Sua relativa libertà nel salto.

Capitolo X.................................................................................................................................................159

Cavallo in stato di rivolta. - Suo dominio. - Redini rigide; loro importanza; loro descrizione; loro impiego per decidere il cavallo in avanti, per ottenere la girata, per combattere certe difese; loro effetto morale. - Prima applicazione, fatta al I° Corazzieri. - Mameluck. - Capucin. - Esperimento fatto davanti al generale de Noüe.

Capitolo XI...............................................................................................................................................174

Equitazione militare. - Necessità di procedimenti d’istruzione molto semplici. - Basi di questi procedimenti. - Vantaggi del lavoro a distanze indeterminate. - Impiego del lavoro a distanze fisse. - Vantaggi del campo addestrativo tracciato su un terreno aperto e libero. - Indicazioni da trarre dal modo in cui è tracciata la pista. - Salti d’ostacoli eseguiti da soldati. - Salto della barriera eseguito dal 18° Dragoni in colonna di plotoni. - Utilità di lasciare i cavalli al loro istinto. - Alcuni riferimenti al Regolamento del I876: Conversione del reggimento; marcia a volontà; adunata.

Capitolo XII..............................................................................................................................................192

Programma di un trattato d’equitazione. - L’equitazione del circo. - Il suo carattere è l’opposto di quello dell’equitazione sapiente. - Andature artificiali dei nostri antichi maneggi. - Inconvenienti dei movimenti non naturali. - non ricercare la riunione che dopo il piego. - Obblighi imposti agli écuyer da circo. - Baucher al circo e fuori del circo. - Il passeggio preso, a torto, come garanzia di autenticità dell’alta scuola. - Il passeggio dolce; il gran passeggio. - Passeggio di Ourphaly. - Il piaffo.

Capitolo XIII............................................................................................................................................212

Metodi di addestramento. - Base della rapidità dei progressi. Le lezioni date in maneggio debbono essere corte, ma, all’occorrenza, ripetute. - Le lezioni all’aperto sono prolungate vantaggiosamente. - Parole di Rousselet. - Trasformazione, e non progresso dell’equitazione. - Confronto e divergenza tra le differenti dottrine. - quello che può appartenere ad ogni uomo di cavalli.

Capitolo XIV.............................................................................................................................................221

Grandi artisti che hanno illuminato certe epoche. - Ragioni che giustificano i maestri di fare pochi allievi. - Le difficoltà dell’equitazione poggiano su tre ordini d’esigenze: il Praticante; il Cavallo; il Professorato. - In ogni tempo gli écuyers di valore sono stati rari. - Sono rari soprattutto fuori di Francia. - Ricordi di Stuttgart. - Il conte di Taubenheim. - Rarità, all’estero, di scritti equestri di valore. - Il libro di La Guérinière denominato «La Bibbia equestre» - Conclusione.

287

Appendice

Austria. Scuole di equitazione: «La Scuola spagnola».........................................................................248

Germania.Scuola di Hannover...............................................................................................................251

Cenni di ragguaglio su alcune scuderie principesche...........................................................................258

Raccolta immagini...................................................................................................................................266

288