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Regione Siciliana – Dipartimento del Personale e dei SS.GG. Area Interdipartimentale Coordinamento delle Attività di Tutela della Salute e Sicurezza del Personale Regionale www.regione.sicilia.it/presidenza/personale/area626 DOMANDE E RISPOSTE SULL'ELETTROMAGNETISMO A cura del Comitato Scientifico del Consorzio Elettra 2000 Elettra 2000 è un consorzio costituito senza fini di lucro dalla Fondazione Ugo Bordoni, dalla Fondazione Guglielmo Marconi e dall’Università di Bologna. Il Consorzio ha scelto questo nome per simboleggiare che intende guidare gli sviluppi straordinari delle comunicazioni in modo trasparente e compatibile con l'ambiente fornendo elementi discientificità e razionalità all’approccio protezionistico. L’obiettivo che si pone Elettra 2000 è quello di creare conoscenza in materia di bioelettromagnetismo e avviare un dialogo tra mondo scientifico, mondo politico, industria e cittadinanza, coinvol gendo anche i giovani e la scuola. Elettra 2000 intende promuovere la diffusione della cultura scientifica, attraverso la costante informazione sullo stato delle conoscenze relative all’impatto sanitario, ambientale e sociale dei campi elettromagnetici. Elettra 2000 si propone quale soggetto di supporto per Enti ed Amministrazioni locali nella costruzione del rapporto informativo e comunicativo con i cittadini, legato alla gestione delle problematiche connesse con lo sviluppo delle reti di telecomunicazione. 1) Che cosa si intende per elettrosmog e quali apparecchiature lo generano? Il termine elettrosmog è entrato nell’uso comune per indicare la presenza di campi elettromagnetici nell'atmosfera. Ogni corpo con temperatura diversa dallo zero assoluto (- 273° C), e quindi anche il corpo umano e anche la terra, emette una radiazione elettromagnetica che dipende dalla temperatura a cui si trova. Pertanto, esiste un fondo elettromagnetico naturale. L'introduzione di sorgenti elettromagnetiche artificiali non ha fatto altro che innalzare questo fondo naturale che ha assunto, per il pensare comune, un’accezione negativa, da cui il termine elettrosmog. Qualsiasi elettrodomestico (sia esso alimentato dalla rete elettrica o da comuni pile), un'installazione per telefonia cellulare, un trasmettitore radiotelevisivo, un qualunque cavo attraversato da corrente, ecc…, produce un campo elettromagnetico (principalmente alle relative frequenze di funzionamento) contribuendo così ad un innalzamento del livello di fondo elettromagnetico. 2) Cos’è un campo elettromagnetico? Il campo elettromagnetico è un’entità fisica che rende conto delle interazioni tra cariche elettriche. In particolare, il campo elettrico (E) rappresenta la forza che agisce su una carica elettrica di valore unitario; esso può essere considerato come la rappresentazione delle proprietà di un ambiente in relazione alla presenza di cariche elettriche. La sua intensità si misura in Volt per metro (V/m). In modo analogo, il campo magnetico (H) rappresenta la forza che agisce su oggetti in movimento dotati di carica elettrica, o sui

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1) Che cosa si intende per elettrosmog e quali apparecchiature lo generano? www.regione.sicilia.it/presidenza/personale/area626 2) Cos’è un campo elettromagnetico? A cura del Comitato Scientifico del Consorzio Elettra 2000 Regione Siciliana – Dipartimento del Personale e dei SS.GG. Area Interdipartimentale Coordinamento delle Attività di Tutela della Salute e Sicurezza del Personale Regionale

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DOMANDE E RISPOSTE SULL'ELETTROMAGNETISMO

A cura del Comitato Scientifico del Consorzio Elettra 2000

Elettra 2000 è un consorzio costituito senza fini di lucro dalla Fondazione Ugo Bordoni, dalla Fondazione Guglielmo Marconi e dall’Università di Bologna. Il Consorzio ha scelto questo nome per simboleggiare che intende guidare gli sviluppi straordinari delle comunicazioni in modo trasparente e compatibile con l'ambiente fornendo elementi discientificità e razionalità all’approccio protezionistico. L’obiettivo che si pone Elettra 2000 è quello di creare conoscenza in materia di bioelettromagnetismo e avviare un dialogo tra mondo scientifico, mondo politico, industria e cittadinanza, coinvol gendo anche i giovani e la scuola. Elettra 2000 intende promuovere la diffusione della cultura scientifica, attraverso la costante informazione sullo stato delle conoscenze relative all’impatto sanitario, ambientale e sociale dei campi elettromagnetici. Elettra 2000 si propone quale soggetto di supporto per Enti ed Amministrazioni locali nella costruzione del rapporto informativo e comunicativo con i cittadini, legato alla gestione delle problematiche connesse con lo sviluppo delle reti di telecomunicazione.

1) Che cosa si intende per elettrosmog e quali apparecchiature lo generano? Il termine elettrosmog è entrato nell’uso comune per indicare la presenza di campi elettromagnetici nell'atmosfera. Ogni corpo con temperatura diversa dallo zero assoluto (-273° C), e quindi anche il corpo umano e anche la terra, emette una radiazione elettromagnetica che dipende dalla temperatura a cui si trova. Pertanto, esiste un fondo elettromagnetico naturale. L'introduzione di sorgenti elettromagnetiche artificiali non ha fatto altro che innalzare questo fondo naturale che ha assunto, per il pensare comune, un’accezione negativa, da cui il termine elettrosmog. Qualsiasi elettrodomestico (sia esso alimentato dalla rete elettrica o da comuni pile), un'installazione per telefonia cellulare, un trasmettitore radiotelevisivo, un qualunque cavo attraversato da corrente, ecc…, produce un campo elettromagnetico (principalmente alle relative frequenze di funzionamento) contribuendo così ad un innalzamento del livello di fondo elettromagnetico.

2) Cos’è un campo elettromagnetico? Il campo elettromagnetico è un’entità fisica che rende conto delle interazioni tra cariche elettriche. In particolare, il campo elettrico (E) rappresenta la forza che agisce su una carica elettrica di valore unitario; esso può essere considerato come la rappresentazione delle proprietà di un ambiente in relazione alla presenza di cariche elettriche. La sua intensità si misura in Volt per metro (V/m). In modo analogo, il campo magnetico (H) rappresenta la forza che agisce su oggetti in movimento dotati di carica elettrica, o sui

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magneti; si misura in Ampére per metro (A/m). Sia E che H sono vettori, ovvero sono grandezze che per essere completamente definite necessitano di un numero (l’intensità), di una direzione e di un verso. Quando E ed H variano nel tempo, risultano legati l’uno all’altro. Per questo, in tale caso, si parla di campo elettromagnetico. I campi elettromagnetici sono stati studiati fin dall’ottocento; in particolare, Hertz dimostrò sperimentalmente la propagazione, alla velocità della luce, del campo elettromagnetico nello spazio, a partire dalla sorgente che lo irradia. Marconi dimostrò che tale propagazione poteva essere utilizzata per trasportare informazione.

3) Che cosa si intende per frequenza di un campo elettromagnetico? Alla variazione temporale dell’ampiezza del campo elettromagnetico si associa il concetto di frequenza (f). Nel caso semplice in cui, fissato un punto dello spazio, il campo in quel punto vari nel tempo con un andamento sinusoidale, allora la frequenza del campo corrisponde al numero di cicli che il campo compie in un secondo. La frequenza si misura in Hertz (Hz).

4) Che differenza esiste tra alte e basse frequenze? I campi a bassa frequenza (Extremely Low Frequency, ELF) sono caratterizzati dal fatto di poter considerare separatamente il campo elettrico e il campo magnetico. Essi hanno una frequenza minore di 3kHz (3x103 Hz). I campi ad alta frequenza sono usualmente caratterizzati da una semplice dipendenza tra campo elettrico e magnetico. Inoltre, al contrario dei campi a bassa frequenza, possono essere facilmente radiati da strutture di dimensioni finite. Hanno una frequenza maggiore di 3kHz (3x103 Hz). Esempi di campi a bassa frequenza sono quelli associati alle linee ad alta tensione ed agli elettrodomestici in genere. Esempi di campi ad alta frequenza sono quelli generati dai radar, dai telefonini, dai forni a microonde.

5) Qual è la differenza tra radiazioni ionizzanti e non-ionizzanti? La parte più piccola di ogni elemento è l’atomo, il quale è costituito da un nucleo centrale e da un numero di elettroni che orbitano intorno al nucleo stesso. Una radiazione ionizzante ha un’energia associata tale da estrarre un elettrone dalla sua orbita (» 10 eV). Di conseguenza una radiazione non-ionizzante ha una energia associata minore di 10 eV.

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L’energia associata ad una radiazione è proporzionale ad una costante (h= costante di Planck) e alla frequenza della radiazione (Energia = hf) quindi aumenta all’aumentare della frequenza stessa. Attraverso questa semplice relazione si arriva a calcolare la frequenza di confine tra le radiazioni ionizzanti e non, la quale risulta essere 2.42x1015 Hz (vd tabella). Tabella descrittiva del legame tra i campi, la loro frequenza e l’energia di ionizzazione associata. Tipo di radiazione Frequenza (Hz) Energia associata (eV) Basse Frequenze (ELF) < 3x103 < 12.39x10-12 UHF (trasmissioni televisive e radio private) 7x108 2.88x10-6 TACS, GSM 9x108 3.72x10-6 DUAL BAND 9x108/18x108 3.72x10-6/7.43x10-6 Microonde, radar 1010 4.12x10-5 Onde millimetriche 3x1011 1.24x10-3 Luce Visibile 6x1014 2.47 UV Ionizzante 1016 41.2 Raggi - x 1018 4120 Raggi - x penetranti 1020 4.12x106

6) cellulari e le antenne radiobase producono radiazioni elettromagnetiche? Sì. I cellulari e le antenne radiobase emettono campi elettromagnetici alle relative frequenze di funzionamento che per i sistemi cellulari sono 900 o 1800 MHz.

7) La radiazione dei cellulari è dello stesso tipo di quella dei raggi X? Entrambe sono radiazioni elettromagnetiche, così come la luce, ma con caratteristiche piuttosto diverse. La differenza sostanziale tra le radiazioni dei cellulari e quelle dei raggi X è che le prime sono non-ionizzanti mentre le seconde lo sono. Considerando che una radiazione si dice o meno ionizzante in base al valore dell’energia associata (il limite è di circa 10 eV), la quale è proporzionale alla sua frequenza, un criterio di discriminazione è proprio la frequenza delle due radiazioni. La frequenza del campo emesso da un cellulare è 900 MHz (9x108 Hz); nel caso dei DUAL-BAND è presente una seconda frequenza a 1800 MHz (18x108 Hz). La frequenza associata ai raggi X è di 1018 Hz, che è circa un miliardo di volte superiore a quella associata ad un cellulare. Corrispondentemente, l’energia associata ai raggi X è pari a 4120 eV, ed è circa un miliardo di volte superiore a quella associata ai campi elettromagnetici emessi dai telefoni cellulari (pari a circa 8 x 10-6 eV).

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8) I campi elettromagnetici emessi dai cellulari sono dello stesso tipo di quelli associati alle linee ad alta tensione? In entrambi i casi si parla di campi elettromagnetici, ma con caratteristiche piuttosto diverse. La differenza sostanziale tra i campi emessi dai cellulari e quelli associati alle linee ad alta tensione è nella loro frequenza. Alle linee ad alta tensione sono associati un campo elettrico e uno magnetico alla frequenza di 50 Hz, quindi a bassa frequenza. I cellulari emettono un campo elettromagnetico a 900 MHz (9x108 Hz), nel caso dei DUAL-BAND è presente una seconda frequenza a 1800 MHz (18x108 Hz), quindi emettono ad alta frequenza.

9) Quali sono le differenze esistenti tra TACS, GSM e DUAL BAND? Il TACS costituisce il sistema cellulare di prima generazione ed è a carattere nazionale. E’ prevalentemente dedicato alla trasmissione del segnale vocale. La frequenza a cui opera è 900 MHz. Il GSM è invece un sistema di seconda generazione; ha carattere continentale e offre, oltre al servizio di fonia (voce), anche servizi dati (fax, internet). La frequenza a cui opera è 900 MHz. Il GSM "dual band" è stato attivato in Europa, data la necessità di soddisfare un numero di abbonati sempre crescente. Esso è un’evoluzione del GSM a 900 MHz che permette di utilizzare anche altri canali di trasmissione a frequenze più elevate cioè 1800 MHz. Grazie all’evoluzione tecnologica tra le due generazioni di sistemi cellulari, il GSM permette di usare potenze medie di trasmissione (250/125 mW) notevolmente più basse rispetto al TACS (600 mW).

10) Fabbricheranno mai un cellulare schermato? Non è possibile pensare ad un cellulare schermato, in quanto per trasmettere un cellulare deve irradiare energia. Comunque, la ricerca sta arrivando a mettere a punto soluzioni per diminuire l’emissione di onde verso la testa dell’utente e dirigerle verso la stazione base, migliorando le prestazioni del telefono. Allo stesso modo, per esempio, si può arrivare a produrre automobili che percorrono sempre più chilometri a parità di consumo, ma è pur vero che qualsiasi automobile per funzionare avrà sempre bisogno di carburante.

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11) É vero che è consigliabile tenere l’antenna del cellulare alzata durante la conversazione? Sì. Dimensioni e posizione dell’antenna del telefono cellulare non sono casuali, ma sono studiate al fine di ottenere le migliori prestazioni in termini di qualità del collegamento radio. Estrarre l’antenna dei telefonini a ciò predisposti migliora le prestazioni dell’antenna, pertanto il telefonino ha bisogno di minore potenza per comunicare

12) É vero che nella zona sottostante un’antenna di unità base non sono presenti campi elettromagnetici? Sono presenti campi elettromagnetici ma trascurabili. Infatti, le antenne presenti nelle stazioni radiobase presentano una certa direttività ovvero, la potenza da esse irradiata è concentrata in maggior parte in direzione frontale al pannello d'antenna (direzione di massimo) e va via via riducendosi allontanandosi da tale direzione. Conseguenza di ciò è che il campo elettromagnetico in zone sottostanti l'antenna, così come dietro al pannello stesso, è trascurabile. Inoltre, il campo che penetra all’interno delle abitazioni risulta ulteriormente diminuito (attenuato) dal passaggio attraverso le strutture dell’edificio

13) Moltiplicando le stazioni radiobase, i livelli di campo diminuiscono? Sì. Quando un gestore aumenta il numero di stazioni radiobase riduce l'area di copertura di una singola stazione, ovvero il percorso che il segnale radio deve compiere per collegare l’antenna radiobase ed il generico telefono cellulare, e ciò produce un duplice vantaggio: permette di servire un numero maggiore di utenti; permette di utilizzare, da parte di ogni stazione e di ogni telefono mobile, una potenza di trasmissione minore producendo così livelli complessivi di campo elettromagnetico inferiori.

14) Quali sono i livelli di campo associati alle antenne per la diffusione del segnale dei telefoni cellulari? Dipende dai casi. Comunque, i livelli di campo elettrico, dovuti a tali antenne, in aree accessibili alla popolazione, devono essere minori del limite massimo imposto dalla legge, cioè 20 V/m. Generalmente le antenne sono collocate in zone difficilmente accessibili alla

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popolazione e sono direttive ovvero la potenza da esse irradiata è concentrata in maggior parte in direzione frontale al pannello d'antenna (direzione di massimo). Dove tale limite viene superato, come può avvenire vicino all’antenna di fronte al pannello (direzione di massimo), viene definito un volume di rispetto all’interno del quale si impedisce l’accesso della popolazione. Tale zona ha comunque dimensioni di pochi metri.

15) Che cosa si intende per campo vicino? Il campo vicino è quella regione dello spazio, che circonda una sorgente, caratterizzata da una distanza (r) dalla sorgente stessa minore di 2d2/l dove d è la dimensione massima dell’elemento radiante e l è la lunghezza d’onda della radiazione emessa (legata alla frequenza dalla relazione fl=c=3.0 x108 m/s). L’intensità della radiazione, in campo vicino, si attenua al crescere della distanza come r3, al contrario di quanto accade in condizione di campo lontano dove si attenua come r. Quando un soggetto si trova in una zona di campo vicino possono essere presenti fenomeni di accoppiamento tra la sorgente e il soggetto. Per accoppiamento si intende che la sorgente cambia le sue capacità radiative a causa della presenza del soggetto. Un esempio di interazione in campo vicino è quello della testa con il cellulare.

16) A chi devo rivolgermi per controllare se l’unità radiobase è conforme alle normative vigenti? Tutte le nuove stazioni radiobase sono installate nel rispetto della recente legge n°381 del 3 novembre 1998 operativa dal 3 gennaio 1999. Gli operatori sono in grado di effettuare il calcolo delle dimensioni del volume di rispetto all’interno del quale i limiti di legge sono superati. All’interno di questo volume è vietato l’accesso alla popolazione. Se nell’installazione di una stazione radiobase non sono evidenziate zone di questo tipo vuol dire che negli spazi utilizzabili la legge è pienamente rispettata. La documentazione per i nuovi impianti contiene in allegato la certificazione del rispetto di tali normative. Per una verifica del rispetto di tali norme ci si può rivolgere a enti pubblici quali ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente), ASL/USL, PMP (Presìdi Multizonali di Prevenzione).

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17) Quali sono le normative della regione, dello Stato relative alle emissioni elettromagnetiche? Negli anni passati alcune Regioni hanno promulgato leggi relative all’inquinamento elettromagnetico. Attualmente è in vigore una legge nazionale relativa alle stazioni radiobase e ai trasmettitori radiotelevisivi che fissa limiti relativi a tutto il territorio nazionale (n°381 del 3 novembre 1998 operativa dal 3 gennaio 1999). Il valore di campo elettrico massimo alle frequenze di interesse della telefonia mobile è fissato a 20 V/m, valore inferiore ai livelli previsti dalle norme internazionali ed europee. Inoltre in ambienti dove è prevista la permanenza di soggetti per un periodo superiore alle quattro ore, la legge fissa un valore indicativo di qualità di 6 V/m. Da evidenziare, inoltre, che una riduzione di campo elettrico alla metà corrisponde alla riduzione della potenza ad un quarto e che quindi l’ulteriore riduzione a 6 V/m corrisponde a ridurre la potenza di 10 volte. A 1800 MHz le normative europee prevedono un valore intorno a 60 V/m, la riduzione a 6 V/m equivale a ridurre la potenza di 100 volte rispetto ai limiti di sicurezza previsti dalle normative europee.

18) Nel futuro ci sarà una norma a livello europeo? Esistono normative europee, in particolare il CENELEC (European Committee for Electrotechnical Standardization), che regolano l’esposizione agli apparati di telecomunicazione per tutte le nuove installazioni. In particolare vengono identificati i livelli di campo massimo ai quali la popolazione può essere esposta per tutta la giornata. Per le frequenze di funzionamento degli apparati di telefonia mobile in Italia questi valori risultano essere di circa 42 V/m per 900 MHz e di 63 V/m per i 1800 MHz. La Commissione Europea ha approvato il 12 Luglio 1999 una Raccomandazione, Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee del 30.7.99, ai paesi membri che determina i limiti sanitari di massima esposizione. I valori di questa Raccomandazione coincidono con quelli del CENELEC, precedentemente illustrati.

19) É vero che in Italia si applicano limiti normativi più restrittivi rispetto al resto della UE? Il valore di campo elettrico massimo alle frequenze di interesse della telefonia mobile è fissato in 20 V/m, valore inferiore ai livelli previsti dalle norme internazionali ed europee. Inoltre la legge fissa in ambienti dove è prevista la permanenza di soggetti per un periodo superiore alle quattro ore, un valore indicativo di qualità di 6 V/m. E’ da evidenziare che una riduzione di campo elettrico alla metà corrisponde alla riduzione della potenza ad un quarto e che quindi l’ulteriore riduzione a 6 V/m corrisponde a ridurre la potenza di 10

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volte. A 1800 MHz le normative europee prevedono un valore intorno a 60 V/m, pertanto una riduzione a 6 V/m equivale a ridurre la potenza di 100 volte rispetto ai limiti di sicurezza previsti dalle normative europee. Pertanto l’attuale legge italiana risulta essere la norma più restrittiva in tutta Europa.

20) Quali sono le distanze di sicurezza dai telefoni cellulari, e dalle unità radiobase? Per quanto riguarda i telefoni cellulari, la distanza dall’utente è imposta dalle caratteristiche d’uso del telefono. E’ opportuno che l’antenna, nei telefoni in cui questo è previsto, sia estratta durante la conversazione. Nei telefoni cellulari più recenti, la geometria è studiata in modo tale da minimizzare l’emissione verso la testa, in quanto rappresenta un’emissione che non può essere ben sfruttata per la comunicazione. Una persona che si trovi nelle vicinanze dell’utente è esposta a campi in genere già molto ridotti (come riferimento possiamo dire che si riducono dell’ordine di 100 volte per una distanza di circa 30 cm). Per quanto riguarda le stazioni radiobase, esistono dei criteri di buona costruzione che impediscono l’avvicinamento alle antenne al di qua di una zona di rispetto che viene calcolata sulla base delle caratteristiche dell’antenna stessa (queste distanze sono dell’ordine di qualche metro).

21) I cellulari senza antenna estraibile sono maggiormente nocivi di quelli con l’antenna estraibile? No. Posizione, dimensione e forma dell'antenna dei telefonini cellulari non sono casuali. Estrarre l’antenna dei telefonini a ciò predisposti migliora le prestazioni dell’antenna, pertanto il telefonino ha bisogno di minore potenza per comunicare Se un telefonino non prevede l’estrazione dell’antenna vuole dire che il collegamento migliore lo si ottiene in quel modo.

22) Se abito all’ultimo piano di un edificio, sul tetto del quale è stata installata un’antenna radiobase, è pericoloso? Non vi è una pericolosità specifica perché il campo sottostante all’antenna è molto basso. Inoltre, il campo che penetra all’interno dell’abitazione risulta ulteriormente diminuito (attenuato) dal passaggio attraverso le strutture dell’edificio.

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23) É vero che una stazione radiobase è meno dannosa se istallata sul mio palazzo che sul palazzo attiguo? Non è il caso di parlare di danno, ma di livelli di campo elettromagnetico. Il criterio con il quale si istallano le antenne è quello di porle nei punti più alti in modo che possa meglio coprire il territorio e non incontri ostacoli nel suo cammino. Se un’antenna viene istallata su un palazzo in modo che un appartamento di un palazzo attiguo si trovi nella direzione di emissione dell’unità radiobase, i valori di campo presenti nell’abitazione sono forse più elevati di quelli che si hanno sotto l’antenna, ma devono comunque rispettare la legge italiana.

24) Le parabole sono pericolose? No. Infatti, le parabole per ricevere la TV satellitare, che solitamente si vedono montate su terrazzi privati, sono esclusivamente per la ricezione e come tali si limitano a captare campi elettromagnetici di ridottissima intensità provenienti dai satelliti e già presenti nell'atmosfera indipendentemente da qualsiasi parabola. Le parabole dei ponti radio sono invece utilizzate anche per la trasmissione e sono progettate per collegare due punti lontani nello spazio. Per questo possiedono un'elevata direttività ovvero, come un fascio di luce laser, tutta la potenza è irradiata nella direzione del punto da raggiungere e mai contro un edificio. Quindi, anche se le potenze di trasmissione delle parabole dei ponti radio sono superiori a quelle delle stazioni radiobase per la telefonia cellulare, sicuramente non coinvolgono zone accessibili alla popolazione.

25) Le persone che lavorano ogni giorno in una sede dove tutti usano il cellulare, le rende soggette a maggiori rischi? Questo dipende dalla situazione specifica. Se consideriamo il caso peggiore, cioè molte persone addensate in uno spazio limitato e contemporaneamente con il telefono in uso, l’intensità delle onde ricevute in un punto dipende dalla somma delle intensità in quel punto delle onde provenienti da tutti i telefoni. Tuttavia va detto che l’effetto è minimizzato dalla distanza tra una persona e l’altra, poiché l’intensità decresce in prima

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approssimazione con il quadrato della distanza. A titolo di esempio basta ricordare che l’emissione viene ridotta di circa 100 volte per una distanza di 30 centimetri.

26) L’uso di cellulari/la presenza di unità radiobase può comportare variazioni fisiologiche o metaboliche? Per quello che riguarda le emissioni delle unità radiobase, gli studi sono ancora così recenti da non poter permettere di affermare con sicurezza che vi siano variazioni metaboliche o fisiologiche dovute ai campi emessi dalle unità radiobase. Per quanto riguarda l’uso del cellulare, alcuni studi condotti su animali hanno mostrato piccole variazioni in alcuni parametri fisiologici nei soggetti esposti a valori di campo corrispondenti ai limiti superiori delle emissioni dei telefoni cellulari attualmente in commercio. Queste variazioni riguardano in particolare i rilasci ormonali. Sono comunque variazioni ai limiti delle significatività che spesso vanno a confondersi con i normali sbalzi fisiologici dei parametri, inoltre non è ancora stato dimostrato che quello che accade sugli animali possa avere riscontro anche sull’uomo. Sono comunque in corso studi epidemiologici sul tema.

27) É vero che usando il telefonino si compromette la fertilità o si possono avere danni al feto? No. Infatti, i potenziali effetti nocivi a breve termine delle radiofrequenze possono essere spiegati come risposta a riscaldamenti indotti nell’organismo. Nel caso di innalzamenti di temperatura superiori ad un grado in tutto il corpo, impossibili con l’uso di telefoni cellulari (dovuti quindi ad "incidenti di altra natura", ipotizzabili, eventualmente solo in ambiente di lavoro, vicino a sorgenti di alta intensità), il riscaldamento indotto nei tessuti corporei può provocare varie risposte fisiologiche legate alla termoregolazione, compresa la ridotta capacità di svolgere attività mentali o fisiche. Il riscaldamento indotto può anche influenzare lo sviluppo fetale e la fertilità sia maschile che femminile, inoltre può portare alla induzione di cataratta. Tuttavia, in questi casi si parla comunque di riscaldamenti locali superiori ai 2-3 gradi, mentre gli innalzamenti di temperatura dovuti all’uso di telefoni cellulari sono di pochi decimi di grado.

28) É vero che se uso il telefonino rischio il tumore al cervello? Non esiste attualmente nessun dato scientifico che giustifichi questa ipotesi. L’evidenza scientifica attuale indica, infatti, che l’esposizione a bassi livelli di campi RF, compresi quelli

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emessi dai telefoni mobili e dalle stazioni radiobase, non induce né favorisce l’insorgenza di tumori. Sono in corso con il contributo della OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) studi di carattere internazionale su animali aventi come obiettivo lo stabilire l’evidenza scientifica dei possibili effetti sulla salute dei campi elettromagnetici, compresi quelli a radiofrequenza emessi dai telefoni mobili e dalle stazioni radio base. Sono stati condotti studi epidemiologici sugli effetti dei campi emessi da antenne televisive, con risultati negativi; per quanto riguarda le emissioni correlate alla telefonia cellulare, sono in corso studi a livello nazionale ed internazionale, ma la problematica è così giovane che i risultati definitivi si potranno avere solo fra alcuni anni.

29) Le crisi di emicrania possono essere causate dall’uso del cellulare o dalla vicinanza di unità radiobase? Al momento sembra che i casi di sintomi soggettivi (emicrania, malesseri, improvvisi giramenti di testa, ecc) non siano tanto collegati all’azione dei campi elettromagnetici, quanto all’uso indiscriminato di strumenti quali il telefono che, posto a contatto con l’orecchio per parecchio tempo puo’ dare dolori alla testa. Questo accade non solo con il telefono cellulare, ma anche con un normale telefono di casa; il telefono infatti, se usato per lungo tempo puo’ dare, al termine dell’utilizzo, una sensazione di fastidio se non di leggero mal di testa. Analogamente il computer, se usato per troppe ore al giorno senza le opportune e necessarie pause, può provocare mal di testa, affaticamento, dolore agli occhi.

30) I cellulari/le unità radiobase possono causare problemi ai portatori di pace-maker? La presenza di un’unità radiobase nei pressi dell’abitazione di un portatore di pace maker non è in grado di causare nessun tipo di problema. Per quanto riguarda i telefoni cellulari, esistono studi che evidenziano una possibile interferenza dei campi elettromagnetici con i pace-maker. Tuttavia, per la maggioranza dei telefoni attualmente in uso non vi sono problemi in questo senso, purché si abbia l’avvertenza di non tenere il telefono in vicinanza diretta al pace-maker. Una buona regola è attenersi alle istruzioni d’uso del cellulare, dove ai portatori di pace-maker viene suggerito di tenerlo ad una distanza dal pace-maker superiore ai 10-15 cm: ad esempio non tenere il cellulare nel taschino della giacca, vicino al dispositivo.

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Domande e risposte sull'elettromagnetismo a cura del Comitato Scientifico del Consorzio Elettra 2000

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31) Perché la ricerca scientifica non riesce a dare una parola definitiva sull’argomento? Nessuno studio scientifico può dimostrare con assoluta certezza l’assenza di effetti per qualsivoglia materiale, tecnologia o alimento. Pertanto, non è realistico richiedere alla scienza una sicurezza assoluta, o totale.

32) É vero che esistono studi epidemiologici che hanno dimostrato che l’esposizione ai campi elettromagnetici dei cellulari causa problemi alla salute? No. Infatti, non sono ancora disponibili studi epidemiologici relativi ad esposizioni a radiofrequenze nelle bande utilizzate per la telefonia cellulare, né ad esposizioni umane associate alla residenza in prossimità di antenne radio-base, né ad esposizioni legate all'uso di telefoni portatili. Per quanto riguarda il primo tipo di esposizione, le antenne radio base non dovrebbero comportare problemi, perché le emissioni sono molto basse. Per le esposizioni dovute all'uso del cellulare, sono in corso alcuni studi, ma la problematica è così giovane che i risultati definitivi si potranno avere solo fra alcuni anni.

33) Che si intende per interferenza tra sistemi elettronici? Si può collegare il concetto di interferenza a quello dell’entrare in comunicazione: affinché ciò accada due soggetti si devono trovare nelle stesse condizioni di azione (es. due persone interagiscono tra loro se si trovano nella stessa stanza e parlano la stessa lingua). Riportando questo concetto nell’elettromagnetismo, due apparati elettronici possono interferire tra loro nel caso in cui si verifichi un accoppiamento tra i due apparati ovvero quando la presenza del campo emesso dal primo vada a falsare l’informazione che l’altro deve ricevere. Ciò può avvenire o se vengono ad essere modificate le condizioni di lavoro di un apparato oppure se il campo emesso viene ‘sentito’ dall’apparato stesso (es. nell’interferenza tra telefonini e pace-maker, il sensore del pace-maker registra la presenza del campo come un segnale di pericolo dal corpo).

34) Le onde radio prodotte da una stazione radiobase possono interferire con il funzionamento di elettrodomestici, dell’elettronica dell’auto, e altro? Si. Il campo prodotto da una stazione radiobase o da un telefonino può interferire con tutti quegli apparati elettronici nei quali sia presente qualche circuito in grado di interagire con

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il campo emesso. Esempi di apparati elettronici con cui possono interferire i telefonini sono la televisione, la radio e la strumentazione di bordo dell’aereo (in modo particolare in fase di decollo e di atterraggio).

35) Perché il pubblico si preoccupa di più per le stazioni radio base che per i telefoni cellulari? Generalmente, le preoccupazioni del pubblico sono guidate più dalla percezione del rischio che dai reali valori di rischio, se mai ve ne fosse: infatti, i livelli di esposizione dovuti ai telefoni cellulari sono molto maggiori di quelli delle stazioni radio base .

36) Quali sono i principali effetti termici che si hanno nel corpo umano a causa dell’esposizione ai campi elettromagnetici? I principali effetti termici provocati nel corpo umano dall’esposizione ad un campo elettromagnetico di sufficiente intensità sono la sensazione di calore e di dolore sulla pelle, l’alterazione del funzionamento di alcune componenti del sangue, la formazione di cataratta nell’occhio, e il così detto "effetto uditivo". Questi effetti sono provocati dall’esposizione a campi elettromagnetici di intensità molto al di sopra di quelle prodotte dai sistemi di telefonia mobile. Infatti, studi recenti dimostrano che un telefono cellulare non è in grado di indurre nella testa umana variazioni significative di temperatura (valore massimo ottenuto: 0.18 °C).

37) Possiamo valutare da un punto di vista teorico gli effetti dei campi elettromagnetici sui sistemi biologici a livello microscopico/atomico? In principio ciò è possibile, anche grazie ad un promettente approccio basato sulla Simulazione Molecolare. Alcuni risultati hanno dimostrato la validità ed accuratezza di tale approccio, malgrado alcuni problemi siano ancora aperti, dovuti fondamentalmente all’enorme potenza di calcolo richiesta ai computer.

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38) L’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza generati da telefoni cellulari e stazioni radiobase può concorrere all’insorgenza del cancro negli esseri umani? Malgrado la ricerca in questo settore sia molto ampia ed estesa, non esistono prove derivate da studi replicati in laboratorio o da studi epidemiologici che dimostrino che l’esposizione del pubblico alle microonde emesse da telefoni cellulari e stazioni radio base sia associabile all’insorgenza del cancro.

39) Come è possibile valutare se i campi elettromagnetici presenti nell'ambiente non sono pericolosi per me e per la mia famiglia ? Tramite il calcolo o la misura dei campi elettromagnetici nelle vicinanze di sorgenti come le stazioni radio-base per le comunicazioni mobili, in modo tale da confrontarli con i limiti fissati nelle normative di protezione della salute (vedere anche domanda numero 16)

40) Esistono procedure per eseguire test di conformità su dispositivi di telefonia mobile? Si. Alcune linee guida internazionali sono espresse in termini dei valori massimi di SAR per l’intero corpo, o per parti specifiche dello stesso. Da questi valori sono poi derivati i livelli massimi permessi di esposizione ai campi elettrici e magnetici. I test sperimentali di conformità per telefoni cellulari consistono nel verificare che i valori di SAR indotti da questi dispositivi siano minori dei valori indicati dalle linee guida. I test sono condotti tramite sonde di campo elettrico che misurano i valori di SAR in appositi simulatori della testa (fantocci).

41) Come è possibile riprodurre sperimentalmente l’esposizione ambientale in modo tale da poter valutare gli effetti biologici? Condizioni di esposizione ben definite sono essenziali per ottenere risultati riproducibili e sono un prerequisito indispensabile per degli studi sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici scientificamente significativi. Per questo vengono realizzati sistemi di esposizione le cui caratteristiche sono in grado di riprodurre l’esposizione ambientale e di corrispondere ai requisiti imposti dalle diverse attività sperimentali dei laboratori di biologia

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42) Quale tipo di antenna è impiegato nei telefoni cellulari? Le antenne più comunemente impiegate nei telefoni cellulari sono essenzialmente antenne “a filo metallico sottile”: dipoli e antenne ad elica. Queste antenne devono essere leggere, piccole, poco costose ed allo stesso tempo devono garantire apprezzabili prestazioni dal punto di vista elettrico e di radiazione.

43) Quali sono i criteri per la valutazione degli effetti a lungo termine dei campi elettromagnetici? La valutazione del rischio derivato dall’esposizione cronica ai campi elettromagnetici è basata principalmente sull’epidemiologia. Ad ogni modo, per stabilire una relazione causale, i risultati degli studi epidemiologici dovrebbero essere sostenuti da adeguate evidenze di effetti su cellule e animali.

44) Quali sono le evidenze di effetti a lungo termine dei campi elettromagnetici a Radiofrequenza? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (vedi www.who.int/eph-emf) dalla letteratura scientifica disponibile, non si ha nessuna evidenza che l’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza riduca le aspettative di vita degli uomini, o che induca o promuova il cancro. Ad ogni modo, per meglio chiarire la questione, è stata pianificata una ricerca ad ampio raggio, che include studi epidemiologici relativi agli utenti di telefoni cellulari.

45) L’esposizione alle radiofrequenze e alle microonde può causare conseguenze dannose nei tessuti umani? L’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza con potenza elevata (ovvero con valori molto maggiori dei limiti imposti dalle normative) può causare effetti patologici alla salute tramite il riscaldamento dei tessuti. Invece, attualmente non è stato scientificamente dimostrato alcun effetto sanitario sui tessuti umani derivante dall’esposizione a campi elettromagnetici a bassa potenza (come quelli associati ai telefoni cellulari). Studi sul sistema immunitario hanno dimostrato che l’esposizione a campi a radiofrequenza con livelli di potenza non tanto elevati da aumentare la

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temperatura degli organi non modifica la risposta del sistema immunitario. Gli studi sul sangue umano hanno dimostrato che in assenza di un significativo aumento nella temperatura corporea, l’esposizione ai campi a microonde e a radiofrequenza non produce effetti ematologici. Riguardo il sistema nervoso, non esiste attualmente evidenza sperimentale di alcun effetto dannoso significativo derivante dall’esposizione ai campi a microonde caratteristici dei radiotelefoni. Per concludere, non è stato dimostrato nessun effetto sul sistema cardiovascolare.

46) Le funzioni della membrana nelle cellule umane possono essere influenzate dai campi elettromagnetici a radiofrequenza? Le cellule interagiscono con gli stimoli esterni, siano essi chimici o fisici, principalmente tramite la membrana cellulare, quindi le funzioni della membrana possono essere influenzate dalla esposizione ai campi elettromagnetici. Tuttavia le alterazioni della membrana indotte dai campi a radiofrequenza finora osservate non sono sufficientemente stabilite né sono ben comprese le loro implicazioni per la salute umana.

47) È possibile curare le fratture ossee tramite l’uso di campi elettromagnetici? Si. La metodica rientra nelle tecniche di stimolazione elettrica della osteogenesi.É possibile indurre, mediante l’uso di elettrodi (avvolgimenti di rame denominati solenoidi) posti sulla sede di frattura, la formazione di tessuto osseo capace di ottenere la guarigione della frattura stessa. La terapia è particolarmente indicata nei casi di mancata consolidazione, ovvero fratture non guarite a più di tre mesi dal trauma. Queste metodiche sono impiegate in campo ortopedico da oltre 20 anni con successo ed in assenza di effetti collaterali negativi.

48) Dal momento che campi elettromagnetici di elevata intensità producono calore nei tessuti esposti si è mai pensato di utilizzarli a scopo terapeutico? Il riscaldamento dei tessuti realizzato tramite campi elettromagnetici è ampiamente utilizzato nei sistemi per ipertermia clinica (terapia ipertermica), per indurre temperature di poco superiori a quella fisiologica (da 40-41 °C fino a 45 °C). In tale terapia, si utilizza l’intervallo di frequenza che va dalle microonde (2450 MHz) sino alle onde lunghe (da 0,5 MHz a qualche MHz). L’ipertermia viene principalmente utilizzata in fisioterapia e nella

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terapia dei tumori, nella quale è associata alle terapie più tradizionali in uso, cioè alla radioterapia e alla chemioterapia.

49) Come funziona una stazione radio base? Un terminale mobile, per poter comunicare con qualunque corrispondente deve connettersi con un apparato di terra detto stazione radio base. Esso agisce come intermediario per qualunque comunicazione tra il telefonino e ogni altro telefono inserito in reti fisse o mobili. Alla stazione radio base spetta il compito di assicurare la dovuta qualità di servizio, distribuendo convenientemente il segnale sul territorio ad essa assegnato, la cella, e captando i segnali emessi dal terminale mobile. Nella sua parte interna sono collocate le sezioni trasmittenti e riceventi che operano su tutti i canali assegnati alla posizione, sito, in cui si trova la stazione. I canali disponibili devono essere sufficienti per fare si che un utente che vuole comunicare trovi un canale libero con alta probabilità

50) Come funzionano i telefonini? Il telefonino deve collegarsi alla stazione radio base della cella dove si trova per attuare la comunicazione. Un collegamento via radio permette di superare la distanza che separa il terminale mobile dalla stazione radio base più adatta a servirlo, usualmente la più vicina, mentre tutto il resto del percorso i segnali lo compiono nella infrastuttura di rete fissa che collega tra di loro le varie stazioni radio base. Una rete radiomobile è costituita da quattro elementi: usa serie di calcolatori in grado di tenere memoria della posizione dell'utente e di rintracciare la stazione radio base che è in grado di servirlo, una serie di centrali di commutazione che stabiliscono le comunicazioni tra i due corrispondenti prescelti, siano essi ambedue mobili o uno mobile e uno fisso, le stazioni radio base ed infine il telefonino.

51) Quale tipo di effetto comportamentale può essere indotto dall'esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza? È stata rilevata un'influenza sul comportamento umano e animale, ma nella maggioranza dei casi, gli effetti osservati sono di natura reversibile e sono associati ad esposizioni a potenze elevate con conseguente aumento di temperatura negli organismi esposti.

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52) Esistono reazioni psicologiche dovute all'esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza? I risultati di alcuni studi sull'esposizione degli uomini ai campi elettromagnetici a radiofrequenza per motivi di lavoro, hanno suggerito alcuni effetti psicologici, ma non è stata riscontrata alcuna chiara evidenza patologica di ansia o depressione. Tali risultati devono trovare conferma in ulteriori e approfondite ricerche.

53) Quali effetti possono prodursi sui processi cognitivi, quali memoria, apprendimento e reattività del sistema nervoso, come conseguenza dell'esposizione umana ai campi elettromagnetici a radiofrequenza? Una recente ricerca sull'esposizione umana alle emissioni dei telefoni cellulari non ha riportato alcun risultato positivo relativo ad alterazione della memoria, ma solo una riduzione dei tempi di reazione. In uno studio, l'esposizione a lungo termine a campi elettromagnetici a radiofrequenza, che simulavano il segnale GSM, non ha influito sull'apprendimento dei topi esposti.

54) Qual'è il legame tra effetti genotossici e cancro? Nella prima fase della carcinogenesi, si verificano mutazioni somatiche multiple, le quali attivano geni che prolungano la sopravvivenza della cellula o rendono inattivi i cosiddetti geni soppressori del tumore. Anche quando si dimostra che un agente (ad es. il campo elettromagnetico) induce un effetto genotossico, ciò non vuole dire che tale agente è un fattore di iniziazione del cancro di per sé, ma che potrebbe agire come fattore co-carcinogenico, associato ad un altro agente chimico o fisico.