Quello che dico a voi lo dico a tutti: Vegliate!€¦ · E invece la Parola è spada che ci spacca...

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1 PARROCCHIA GESU’ BAMBINO Quello che dico a voi lo dico a tutti: Vegliate! Terza settimana di Avvento tracce per la preghiera quotidiana in famiglia Vieni, Signore Gesù! Tu sai che abbiamo bisogno di te per tenere accesa la nostra piccola luce e propagare il fuoco che tu sei venuto a portare sulla terra.

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PARROCCHIA GESU’ BAMBINO

Quello che dico a voi

lo dico a tutti:

Vegliate!

Terza settimana di Avvento

tracce per la preghiera quotidiana in famiglia

Vieni, Signore Gesù!

Tu sai che abbiamo bisogno di te

per tenere accesa la nostra piccola luce

e propagare il fuoco

che tu sei venuto a portare sulla terra.

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La ricerca della felicità

La nuova collezione che farò sarà una collezione di sorrisi.

In questo caso è sicuro, non ci sono ombre; solo luce.

Mi è capitato una volta per strada così:

mi sono resa conto che, dietro ai volti chiusi,

ci sono cuori che chiedono soltanto di aprirsi.

E un sorriso è come una porta che si apre.

Improvvisamente ho trovato il mondo talmente magnifico

che ho sorriso alla prima persona che ho incontrato.

Ebbene, sai cosa?

Anche lei mi ha sorriso.

E il mondo è diventato ancora più magnifico!

Allora ho continuato a sorridere ad un altro sconosciuto,

poi ad un altro,…e ad un altro ancora.

Ed ogni volta era come se mettessi la spina

e accendessi una nuova piccola luce.

Avevo l'impressione, continuando così,

di poter illuminare il mondo intero, a tutti i livelli!

In quei momenti, sento un amore folle

che mi attraversa come una dolce violenza.

François Garagnon

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LUNEDI’ Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi (Fil 4, 4-7) Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.

La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!

Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre

richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che

sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cri-

sto Gesù.

MEDITIAMO INSIEME La gioia è un atteggiamento tipico dell'Avvento. E' una qualità profonda di

interiore letizia che sconfessa ogni tipo di superficiale euforia o d'intimi-

smo egoistico.

E' gioia nello Spirito Santo e fiorisce in chi si lascia guidare da Lui, come

Gesù.

Allora i doni dello Spirito, doni di sapienza, intelligenza, consiglio, fortez-

za, di conoscenza e di santo timore di Dio, consentono alla persona di vede-

re la verità profonda e semplice della vita. E' mediante questi doni che la

potenza di Dio l'illumina, aprendo in lei gli occhi del cuore.

Proprio se la persona accetta se stessa, non presume delle sue capacità e

forze fuori da qualsiasi orgogliosa autosufficienza, allora vive veramente

con tutte le sue capacità purificate e potenziate dallo Spirito.

Il Regno di Dio dà fuoco al suo vivere e la gioia del Vangelo è in lei, e da

lei si diffonde. (Eremo S. Biagio)

PREGHIAMO con le parole di don Angelo Saporiti Qualche volta le nostre vite sono come stelle senza luce,

come arcobaleno senza colore, come musica senza suono.

Qualche volta alle nostre vite manca la gioia.

Eppure, tu, Signore ci affidi la responsabilità di diffondere la gioia che vie-

ne dall'averti conosciuto, la gioia che viene dal saperci amati da te.

Tu deponi questo tesoro dentro di noi, lo metti nelle nostre mani, affinché

noi lo moltiplichiamo e lo condividiamo.

Ogni nuovo giorno che nasce, è un dono che tu ci fai per accrescere in noi

la gioia.

Tu desideri solo che prendiamo coscienza della gioia che è in noi.

Allora aiutaci a conquistarla anche quando la nostra vita sembra naufragare

tra le onde della rassegnazione.

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Cambia la nostra tristezza in vita, cambia la nostra ombra in luce,

cambia la nostra acqua in vino nuovo

e trasformala in fontana di gioia, per noi e per tutti i fratelli. Amen

Padre nostro

MARTEDI’ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21, 28-32) In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse:

“Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho vo-

glia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed

egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la

volontà del padre?». Risposero: «Il primo».

E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi pas-

sano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della

giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli

hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi

siete nemmeno pentiti così da credergli».

MEDITIAMO INSIEME Per accogliere il Dio che viene ci viene chiesta autenticità. Lo sappiamo

bene noi discepoli di antica data: il più grosso rischio che corriamo nella

fede è una pia abitudine che ci irrigidisce nelle devozioni che scambiamo

per assolute, in sante ripetizioni che non scalfiscono più la nostra coscien-

za. E invece la Parola è spada che ci spacca in due, come dice la lettera agli

ebrei, ci svela a noi stessi, al nostro limite, alle nostre fragilità per acco-

glierle e trasfigurarle.

Il figlio della parabola all'apparenza ossequioso si racconta un sacco di bu-

gie e non capisce nulla della verità profonda del Padre. L'altro invece, sca-

vezzacollo, ribelle, nicchia, reagisce e poi riflette. Così è Dio, amici, prefe-

risce un secco e motivato rifiuto ad un compiacente quanto fasullo impe-

gno. Ormai Natale è alle porte: che il Signore ci scampi dall'abitudine e dai

buoni sentimenti che non convertono il cuore ma che lo ottundono. Il Si-

gnore ci aspetta, oggi e ancora, in tutta la nostra disarmante autenticità: egli

ha bisogno di figli, non di falsi giusti. Che la ribellione e la rabbia verso il

mondo e verso la vita che alle volte abita il nostro cuore non diventi mai

ostinato rifiuto del sorriso di Dio! (P. Curtaz)

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PREGHIAMO con le parole di Enrico Masseroni Questo è il tempo del deserto, o Signore.

Anche noi con te, siamo attratti verso le dune del silenzio,

per riscoprire l'orizzonte del nostro mondo interiore

e spezzare il pane saporoso della Parola, che sazia la nostra fame

e dona vigore nei giorni di lotta.

Questo è il tempo del pane spezzato sulla stessa mensa con altri fratelli,

come viatico che fortifica la nostra coscienza di figli.

Donaci, o Signore, di non sciupare i giorni di luce che tu dipani per noi

Padre nostro

MERCOLEDI’

Dal Libro del profeta Isaia (Is 41, 17-20) I miseri e i poveri cercano acqua ma non c’è; la loro lingua è riarsa per

la sete.

Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò.

Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambie-

rò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti. Nel

deserto pianterò cedri, acacie, mirti e ulivi; nella steppa porrò cipressi,

olmi e abeti; perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un

tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d’I-

sraele.

MEDITIAMO INSIEME Se proviamo a sovrapporre questa pagina di Isaia sulle righe, spesso inde-

cifrabili, del nostro tempo, vediamo emergere una sete profonda che non

è nuova. Da quando l’uomo si è allontanato dalla Sorgente, nell’assurda

pretesa di scavarsi pozzi da cui attingere una ‘sua’ acqua, l’arsura ha pre-

so a tormentarlo. Ha provato a dargli nomi diversi, spesso di seti indotte

costruite artificialmente per smerciare la propria acqua.

Sete di avere, di potere, di piacere che nulla riesce a quietare. Ma anche

dietro queste seti, se si ha il coraggio di scavare un po’ in profondità, si

può cogliere ‘la sete’, quella esistenziale, che parla della nostra povertà e

rimanda alla Sorgente.

Riconoscerla, accettarla e mettersi in cammino per cercare l’acqua che

sola può placarla è quanto Dio attende per poter far fiorire il nostro deser-

to.

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“Chiunque ha sete venga a me e beva”. Di più: “Non avrà più sete in eter-

no”, anzi: “fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno”.

Le acque che traiamo dai nostri pozzi non fanno che rendere la sete sempre

più spasmodica e avida e la terra intorno a noi sempre più brulla e inospita-

le, mentre l’onda ristoratrice che sgorga dal costato di Cristo non solo è

capace di dissetare, ma anche di dissigillare quella fonte di acqua viva (lo

Spirito) che urge dentro di noi per effondersi ristoratrice per tutti.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a chiedermi quale sia la sete

che mi tormenta, cominciando da quella più superficiale e immediata, per

scavare poi oltre, fino a scoprire ‘la sete’, quella con cui ho perso il contat-

to o che volutamente ignoro perché fatico a riconoscere la mia povertà. Volgerò quindi lo sguardo alla Sorgente di cui tanto mi parla l'avvento e che un

natale consumistico cerca ancora di sostituire con i suoi pozzi. (Eremo S. Biagio)

PREGHIAMO Torna, o Signore, a percorrere le vie del mio deserto.

Irroralo con la tua acqua perché possa fiorire in amore

per la tua gloria e per la gioia di quanti avvicino.

E allora sarà natale!

Padre nostro

GIOVEDI’

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7, 19-23) In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al

Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da

te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un

altro?”».

In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da

spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta:

«Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacqui-

stano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odo-

no, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è

colui che non trova in me motivo di scandalo!».

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MEDITIAMO INSIEME Nel cammino della storia, Dio è sempre colui che viene. Oggi viene però in

un modo assai particolare: viene attraverso ogni suo discepolo.

Possiamo ben dire che ogni discepolo di Gesù è "venuta di Dio" sulla no-

stra terra, nella nostra città, fra gli uomini.

Anche a noi, come a Gesù, i discepoli del mondo possono mandare a dire:

"Sei tu colui che Dio ha mandato per la nostra salvezza, oppure dobbiamo

aspettare che venga un altro?". Ai discepoli del mondo siamo obbligati a

dare una risposta

Noi però non diamo risposta. Non la diamo per un vizio che si annida nella

nostra fede e la rende nulla. Questo vizio ha un solo nome: incredulità. I

discepoli di Gesù non credono che sono mandati da Dio oggi a predicare

l'anno di grazia, a liberare i prigionieri dal carcere e a dare la vista ai ciechi.

Non credono che è per mezzo di loro che Dio vuole operare salvezza, re-

denzione, giustificazione.

Il cristiano è investito di una pesante responsabilità: lui deve essere visibi-

lità santa per gli altri, perché i discepoli del mondo giungano a Cristo, si

aprano alla fede in Lui, lo accolgano come loro Messia e Redentore.

Senza la visibilità del cristiano, cioè del suo discepolo, che poi è il suo cor-

po nella storia, l'invisibile mai diventa visibile, e ciò che è non udibile mai

diventa udibile e l'altro rimane nella sua condizione di prigionia spirituale.

Il mistero del Natele che il cristiano si accinge a celebrare deve mostrare al

mondo la visibilità della sua verità, attraverso cui sarà possibile solamente

giungere alla verità di Cristo. Senza la verità del cristiano, la verità di Cri-

sto è invisibile. Rimane nel cielo, nessuno la vedrà e nessuno si salverà.

Cristo Gesù ha tirato fuori la sua verità invisibile che era nella Scrittura e

l'ha resa verità visibile nella nostra storia. (Movim. Apostolico)

PREGHIAMO con le parole di Benedetto XVI Spirito Santo, che abiliti alla missione,

donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo,

tante persone sono in ricerca della verità sulla loro esistenza e sul mondo.

Rendici collaboratori della loro gioia

con l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo,

chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita

e assicura l'abbondanza del raccolto. Amen

Padre nostro

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VENERDI’ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1, 1-16) Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda

e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò

Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò

Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz

generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salo-

mone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf

generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa gene-

rò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò

Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò

Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl ge-

nerò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm,

Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim

generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan ge-

nerò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla qua-

le è nato Gesù, chiamato Cristo.

MEDITIAMO INSIEME Una lunga radice storica fa risalire l'origine umana di Gesù all'iniziativa

di Dio che chiama Abramo e ne fa il capostipite di un nuovo popolo, co-

stituendolo depositario di una promessa immancabile.

Il ritmo dei nomi che scandiscono la successione delle generazioni segna

quasi le battute di una musica, come una grande sinfonia costruita per

parti, che procedono con passaggi sicuri e salti controversi. Dio passa

attraverso tutte le vicende umane, attraverso il bene e il male delle perso-

ne. La grandezza di Dio si manifesta non tanto nella sua capacità di an-

nientare il male, quanto nel potere di volgere ogni circostanza umana,

anche il male, al servizio di quel bene più grande che è la sua venuta tra

gli uomini.

I nomi segnati in questa genealogia designano santi e peccatori, uomini e

donne fedeli e infedeli, ebrei e stranieri: un lungo e deciso fiume che rac-

coglie le acque di molti affluenti e tutto conduce alla foce del compimen-

to.

Questo è anche il radicamento di Gesù nell'umanità. Gesù non è estraneo

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alla nostra storia, il suo corpo non viene dal cielo, né tantomeno è prodotto

da qualche laboratorio scientifico; il suo nome e la sua identità sono definite

dall'appartenenza a una storia, un popolo, una nazione, una generazione

umana. E tuttavia sorprende il passaggio finale. Il lungo filo che conduce a

Giuseppe non si conclude nella generazione di un figlio nato dalla carne e

dal sangue dello stesso Giuseppe. Qui la storia umana ha un rimbalzo sull'in-

tervento straordinario di Dio; Giuseppe viene designato come 'lo sposo di

Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo'.

L'uomo Gesù non è il semplice risultato delle generazioni che lo hanno pre-

ceduto, e nemmeno il prodotto dell'energia che Dio ha messo dentro la sto-

ria. E' il frutto di un nuovo passaggio, di un nuovo e inaudito intervento di

Dio attraverso il cuore e il corpo di una donna di Nazaret.

Con devozione, come saltando attraverso le balze dei nomi dell'Antico Te-

stamento, ringrazio il Signore per la grande storia che ha portato alla nascita

di Gesù, e che ha portato anche me, attraverso i nomi e le persone della mia

storia personale, a incrociare la sua. (Messa Medit.)

PREGHIAMO con le parole di Charles de Foucauld «Emmanuele, Dio-con-noi»,

ecco per così dire la prima parola del Vangelo...

«Io sono con voi fino alla fine del mondo», ecco l'ultima.

Sempre con noi mediante la santa Eucaristia,

sempre con noi mediante la tua grazia,

sempre con noi mediante la tua provvidenza

che ci protegge senza interruzione,

sempre con noi mediante il tuo Amore...

Dio con noi. Dio in noi. Dio nel quale ci muoviamo e siamo...

O mio Dio, che cosa ci manca ancora? Quanto siamo felici!

Padre nostro

SABATO Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1, 18-24) Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di

Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera

dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non vole-

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va accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un

angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di

prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei vie-

ne dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù:

egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signo-

re per mezzo del profeta:

«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo

del Signore e prese con sé la sua sposa.

MEDITIAMO INSIEME «Poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ri-

pudiarla in segreto» Bisogna meditare su queste parole, per capire quale sia

stata la prova che Giuseppe ha dovuto sostenere nei giorni che hanno prece-

duto la nascita di Gesù. Una prova simile a quella del sacrificio di Abramo,

quando Dio gli chiese il figlio Isacco (Gen 22): rinunciare alla cosa più pre-

ziosa, alla persona più amata.

Ma, come nel caso di Abramo, il Signore interviene: ha trovato la fede che

cercava e apre una via diversa, una via di amore e di felicità: «Giuseppe – gli

dice – non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è

generato in lei viene dallo Spirito Santo»

Questo Vangelo ci mostra tutta la grandezza d’animo di san Giuseppe. Egli

stava seguendo un buon progetto di vita, ma Dio riservava per lui un altro

disegno, una missione più grande. Giuseppe era un uomo che dava sempre

ascolto alla voce di Dio, profondamente sensibile al suo segreto volere, un

uomo attento ai messaggi che gli giungevano dal profondo del cuore e dall’al-

to. Non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso

che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposi-

zione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata.

E’ così, era un uomo buono. Non odiava, e non ha permesso che il rancore gli

avvelenasse l’animo. Ma quante volte a noi l’odio, l’antipatia pure, il rancore

ci avvelenano l’anima! E questo fa male. Non permetterlo mai: lui è un esem-

pio di questo. E così, Giuseppe è diventato ancora più libero e grande. Accet-

tandosi secondo il disegno del Signore, Giuseppe trova pienamente se stesso,

al di là di sé. Questa sua libertà di rinunciare a ciò che è suo, al possesso sulla

propria esistenza, e questa sua piena disponibilità interiore alla volontà di

Dio, ci interpellano e ci mostrano la via.

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Ci disponiamo allora a celebrare il Natale contemplando Maria e Giusep-

pe: Maria, la donna piena di grazia che ha avuto il coraggio di affidarsi

totalmente alla Parola di Dio; Giuseppe, l’uomo fedele e giusto che ha pre-

ferito credere al Signore invece di ascoltare le voci del dubbio e dell’orgo-

glio umano. Con loro, camminiamo insieme verso Betlemme. (Papa Francesco)

PREGHIAMO con le parole del Cardinale Ballestrero Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? Lo so, non mi farai fare brutta

figura, non mi farai sentire creatura che non serve a niente, perché tu sei

fatto così: quando serve una pietra per la tua costruzione, prendi il primo

ciottolo che incontri, lo guardi con infinita tenerezza e lo rendi quella pie-

tra di cui hai bisogno: ora splendente come un diamante, ora opaca e ferma

come una roccia, ma sempre adatta al tuo scopo.

Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo piccolo sasso che tu hai

creato e che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza, con la

forza invincibile del tuo amore trasfigurante?

Tu fai cose inaspettate, gloriose. Getti là le cianfrusaglie e ti metti a cesel-

lare la mia vita. Se mi metti sotto un pavimento che nessuno vede ma che

sostiene lo splendore dello zaffiro o in cima a una cupola che tutti guarda-

no e ne restano abbagliati, ha poca importanza.

Importante è trovarmi là dove tu mi metti, senza ritardi.

Padre nostro

Preghiera a San Giuseppe

O Giuseppe dolcissimo, Padre amorevole di chi in te confida,

oggi e sempre mi affido al tuo Cuore, “tutto” di Cristo Gesù e di Maria.

Insegnami l’abbandono nella Provvidenza

Il tesoro del silenzio La totale sottomissione e donazione a Dio.

Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria.

La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo,

perché possa vivere in pienezza il mio battesimo.

Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange,

il sostegno di chi è solo, la guida che indica la via del Vangelo.

Proteggimi dagli attacchi del maligno, sii tu lo scudo sicuro nelle tentazio-

ni e accoglimi per sempre nel tuo cuore di padre . Amen

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RICORDIAMO SABATO 20 - DOMENICA 21, GIORNATA DELLA CARI-

TA’. In questi giorni e per tutta la settimana, si possono portare in chiesa, cibi per i pacchi di Natale dei poveri.

DOMENICA 21, h. 19.45, in chiesa CONCERTO DI NATA-LE DEL CORO DEI BIMBI e dei RAGAZZI.

MERCOLEDI’ 24, ore 23.45, inizio della Messa di Natale, con presepe vivente;

DOMENICA 28 dicembre, TOMBOLA DEL REGALO RICI-CLATO. Ore 20.45, salone parrocchiale. Sin da ora, si pos-sono portare in parrocchia (in sacrestia), gli oggetti e i regali inutilizzati, che abbiamo in casa; saranno messi in palio co-me premi della tombola. Il ricavato, verrà destinato a scopo benefico.

Mercoledì 31 dicembre: messa solenne di fine anno alle ore 19:00, con Te Deum di ringraziamento;