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EDICO EDICO AGGIORNAMENTO E CULTURA, HOBBIES, STORIE DI MEDICI E PROBLEMI VARI INSERTO REDAZIONALE GIORNALE DELLA PREVIDENZA DEI MEDICI E DEGLI ODONTOIATRI N. 2/2003 dico Spulciando qua e là di Franziska Steno S econdo una tradizione, ogni cinque secoli nell’antico Egitto faceva capolino un uccello dorato che aveva una strana abitudine: si lasciava bruciare su di un fuoco per poi risorgere dalle ceneri. Pare che la legenda abbia preso il via in conseguenza del rarissimo passaggio sopra l’Egitto di qualche fagiano dorato che, per l’appunto, finì per dare vita ad una espressione, l’”araba fenice”, che indica proprio un evento rarissimo se non impossibile. “Medici”: anche il privato diventa servizio pubblico di Fabiola Mosciatti D a febbraio, il sabato pomeriggio alle ore 18.00, è di nuovo in onda su Retequattro “Medi- ci”, la rubrica settimanale a cura di Elsie Arfaras. “Medici” è un rotocalco di informazione medico sanita- ria, condotta da Marco Liorni con la collaborazione di Antonella Appiano, che ha al centro storie di pazienti (oltre seicento già realizzate) e sto- rie di medici (circa mille intervistati) che hanno aiutato i malati ad uscire dalle loro patologie. È alla terza edizione ed è un esempio di vera trasmissione di servizio pubblico all’in- terno delle Reti Mediaset, non ha sponsor, non ha televendite ed è realizzata da un piccolo gruppo di registi, tre giornali- sti ed un produttore, Luigi Perricone che ci tiene a sotto- lineare che “Medici è un pro- gramma che cerca sempre di verificare ciò che manderà in onda ed in particolare ha la pretesa di essere il più possi- bile socialmente utile. Devo dire che veniamo ripagati da un ottimo ascolto e da conti- nue lettere di telespettatori che ci chiedono di continuare così”. L’autore del programma è Emidio Iattarelli, che alla mia domanda – perché le storie di “Medici”, che vengono sempre raccontate con grande atten- zione ai particolari e con ele- ganza di immagini, sono sem- pre assolutamente a lieto fine – mi risponde: “Non è per essere buoni, è ovvio che anche nel campo della medicina ci sono dei limiti e la scienza non può purtroppo risolvere ogni pro- blema altrimenti si guarirebbe sempre e da ogni malattia, però Medici ci tiene a trasmettere speranza, a dare il più possibi- le un messaggio positivo: è una rubrica che vuole aiutare il cit- tadino e che cerca sempre di dare consigli utili. Un’altra caratteristica della trasmissio- ne è di non avere lo studio, le puntate si realizzano nei repar- ti ospedalieri, a stretto contatto con i medici e con i pazienti. In questi anni siamo andati anche in molti Ospedali stranieri, dal Carolinska Hospital di Stoccolma al Staten Island di New York per approfondire la situazione della radiochirurgia stereotassica che tanto ha inte- ressato il nostro pubblico (cen- tinaia di fax e e-mail in reda- zione) così come in California, Inghilterra, Spagna. La nostra missione è far conoscere gli ospedali di eccellenza e incon- trare medici all’avanguardia nei vari settori, cercando di portare sempre nuove informa- zioni a chi ne ha certamente bisogno. Abbiamo anche inter- vistato i grandi luminari italia- ni e stranieri, cercando di conoscerli anche nel privato, con una particolare attenzione ai cervelli in fuga. Devo dire inoltre che abbiamo anche sco- perto, con grande soddisfazio- ne, strutture piccole ma molto ben organizzate e funzionali. Comunque ciò che ci interessa di più è dare informazioni sulle ultime novità, le più recenti scoperte nel mondo della medicina che possano essere di aiuto ai nostri tele- spettatori”. Marco Liorni conduce Medici ormai da tre anni, ma in con- temporanea è anche il condut- tore dei set esterni del Grande Fratello: – non temi che que- sto doppio ruolo possa render- ti poco credibile, giornalisti- camente parlando? Oppure il Grande Fratello è un modo per distrarti dalla serietà delle storie mediche? – “Conduco certamente due programmi apparentemente molto diversi, ma che hanno alla loro base storie di persone in situazioni particolari. In un caso se lo sono cercato, nell’altro gli è capitato perché la vita le ha messe di fronte alla malattia ed è quindi un’occasione cer- tamente non voluta, che le mette alla prova. Spero comunque che il pubblico abbia capito che faccio il mio lavoro con estrema serietà professionale in entrambi i casi”. Anche il Direttore, Giancarlo Scheri, è molto contento degli ultimi ascolti di Medici (share del 10% con una media di un milione e cinquecentomila ascoltatori). – Direttore, come mai un pro- gramma tanto seguito si esau- rirà in dieci puntate? Non ritiene che potrebbe essere un programma da mandare in onda tutto l’anno? Il Direttore sorride:”Credo molto nelle trasmissioni di servizio e tra queste ci sono appunto quelle di medicina. Infatti su Retequattro, oltre a Medici, la mattina va in onda “Vivere meglio” con Rita Dalla Chiesa ed il prof. Fabrizio Trecca. Devo am- mettere che Medici mi piace molto perché ha un linguaggio moderno, chiaro ed efficace. Ma per rispondere alla sua domanda sulle dieci puntate devo dire che siamo costretti a rispettare le esigenze di palin- sesto e di budget. Abbiamo comunque creato un appunta- mento settimanale per questi tre mesi primaverili, un appuntamento che speriamo di riaprire al più presto con la quarta edizione e, perché no, poi con la quinta...”. – Avete mai pensato alla pos- sibilità di trasmettere “Medici” in prima o seconda serata? – “Stiamo pensando di prepara- re delle puntate speciali di Medici per la messa in onda in seconda serata, quindi verso le 22.40”. – Direttore, Retequattro sta cambiando la sua immagine quest’anno, c’è un’intenzione precisa di rinnovo? “Certamente sì. Ho una gran- de passione per i programmai di informazione e di approfondimento, che interes- sino e che al contempo siano utili, come fa appunto, Medici. Ma sono anche con- tento dell’appuntamento con la storia e con i nuovi proget- ti, così come sono soddisfatto della programmazione di film di buon livello, in modo che si possa dare al telespettatore di Retequattro una televisione di miglior qualità rispetto al pas- sato, diciamo che cerchiamo di conquistare un pubblico più colto ed intelligente”. Medici è un programma ben congegnato, è soprattutto un format originale della Rete e non acquistato all’estero a cui manca però quella continuità nel palinsesto in grado di farlo diventare popolare e ricono- scibile da un pubblico sempre più vasto. Curiosità. Franziska Steno è andata a “cercarle” senza pignoleria. Così, tanto per fare qualcosa. PERCHÉ UN EVENTO IMPOSSIBILE È DETTO “L’ARABA FENICE”? U na corona di lauro è all’origine della parola “laurea”. Infatti, secondo una tradi- zione italiana e tedesca veniva concessa proprio una corona di lauro a quanti si fossero distinti per le loro composizioni poetiche. Dante, Petrarca e Boccaccio, come noto, sono le tre “corone” italiane. IL DIPLOMA UNIVERSITARIO SI CHIAMA “LAUREA”, PERCHÉ? A nche se parliamo di piccole misure è un fatto che quando ci alziamo la mattina siamo più alti di quando la sera andiamo a letto per riposare. Questo dipende dal fatto che la colonna vertebrale è formata da tante vertebre separate da dischi di car- tilagine in grado di assorbire il peso esercitato dal nostro corpo. Senza tali dischetti le vertebre dovrebbero sopportare un continuo e logorante sfregamento. Così, quan- do i dischi si sono riposati nel corso della notte, grazie al fatto che stesi sul letto non graviamo sulla colonna, questi recuperano il loro spessore che in piccola parte per- dono durante il giorno a causa del nostro peso e delle varie sollecitazioni, quale il portare un peso. In questo modo, seppur di poco, siamo effettivamente più alti alla mattina che alla sera. LA MATTINA SIAMO PIÙ ALTI CHE ALLA SERA. PERCHÉ? N el 1861, su un giornale umoristico intitolato “Pasquino”, la frase “Piove gover- no ladro” venne pubblicata sotto la caricatura di tre mazziniani alle prese con un acquazzone. Con quella vignetta il giornale intendeva sottolineare che i mazziniani attribuivano al Governo qualunque accidente capitasse. CHE ORIGINE HA LA FRASE “PIOVE GOVERNO LADRO”? L a forza delle burrasche è tale per cui pare che i marinai, in quelle circostanze, sono pronti a fare voti e promesse di penitenze pur di garantirsi la via del ritor- no. Ma una volta a terra dimenticano i momenti difficili e, di conseguenza, le peni- tenze promesse. Ecco perché si usa l’espressione “promesse da marinaio” per indi- care una promessa non mantenuta. In fondo, però, non siamo un po’ tutti marinai, quando nei momenti di difficoltà ci raccomandiamo a qualcuno per dimenticare poi, superate le difficoltà, le nostre promesse? COME NASCE L’ESPRESSIONE “PROMESSE DA MARINAIO” L’ espressione venne per la prima volta usata da Papa Bonifacio VIII che la scrisse in una sua decretale. CHI HA DETTO PER PRIMO “CHI TACE ACCONSENTE”? T agliare un ”Nodo Gordiano” significa oggi giorno la capacità di superare le dif- ficoltà con la tenacia e la forza. L’origine dell’espressione si rifà ai tempi di Alessandro Magno, quando Gordio era re di Frigia. Salito al trono, Gordio offrì agli dei il suo carro con il timone legato da un nodo impossibile da sciogliere. Al punto che secondo la profezia di quei tempi chiunque fosse riuscito a sciogliere il nodo di Gordio sarebbe divenuto l’imperatore dell’intera Asia. Ebbene, Alessandro Magno risolse il problema tagliando il difficile nodo con un colpo di spada e, effettivamen- te finì per dominare territori sconfinati. CHE COSA È IL “NODO GORDIANO”?

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AGGIORNAMENTO E CULTURA, HOBBIES, STORIE DI MEDICI E PROBLEMI VARIINSERTO REDAZIONALE GIORNALE DELLA PREVIDENZA DEI MEDICI E DEGLI ODONTOIATRI N. 2/2003

dicoSpulciando qua e là

di Franziska Steno

Secondo una tradizione, ogni cinque secoli nell’antico Egitto faceva capolino unuccello dorato che aveva una strana abitudine: si lasciava bruciare su di un fuoco

per poi risorgere dalle ceneri. Pare che la legenda abbia preso il via in conseguenzadel rarissimo passaggio sopra l’Egitto di qualche fagiano dorato che, per l’appunto,finì per dare vita ad una espressione, l’”araba fenice”, che indica proprio un eventorarissimo se non impossibile.

“Medici”:anche il privatodiventaservizio pubblico

di Fabiola Mosciatti

Da febbraio, il sabatopomeriggio alle ore18.00, è di nuovo in

onda su Retequattro “Medi-ci”, la rubrica settimanale acura di Elsie Arfaras.“Medici” è un rotocalco diinformazione medico sanita-ria, condotta da Marco Liornicon la collaborazione diAntonella Appiano, che ha alcentro storie di pazienti (oltreseicento già realizzate) e sto-rie di medici (circa milleintervistati) che hanno aiutatoi malati ad uscire dalle loropatologie.È alla terza edizione ed è unesempio di vera trasmissionedi servizio pubblico all’in-terno delle Reti Mediaset, nonha sponsor, non ha televenditeed è realizzata da un piccologruppo di registi, tre giornali-sti ed un produttore, LuigiPerricone che ci tiene a sotto-lineare che “Medici è un pro-gramma che cerca sempre diverificare ciò che manderà inonda ed in particolare ha lapretesa di essere il più possi-bile socialmente utile. Devodire che veniamo ripagati daun ottimo ascolto e da conti-nue lettere di telespettatoriche ci chiedono di continuarecosì”.L’autore del programma èEmidio Iattarelli, che alla miadomanda – perché le storie di“Medici”, che vengono sempreraccontate con grande atten-zione ai particolari e con ele-ganza di immagini, sono sem-pre assolutamente a lieto fine –mi risponde: “Non è per esserebuoni, è ovvio che anche nelcampo della medicina ci sonodei limiti e la scienza non puòpurtroppo risolvere ogni pro-blema altrimenti si guarirebbesempre e da ogni malattia, peròMedici ci tiene a trasmetteresperanza, a dare il più possibi-le un messaggio positivo: è unarubrica che vuole aiutare il cit-tadino e che cerca sempre didare consigli utili. Un’altracaratteristica della trasmissio-ne è di non avere lo studio, lepuntate si realizzano nei repar-ti ospedalieri, a stretto contattocon i medici e con i pazienti. Inquesti anni siamo andati anchein molti Ospedali stranieri, dalCarolinska Hospital diStoccolma al Staten Island di

New York per approfondire lasituazione della radiochirurgiastereotassica che tanto ha inte-ressato il nostro pubblico (cen-tinaia di fax e e-mail in reda-zione) così come in California,Inghilterra, Spagna. La nostramissione è far conoscere gliospedali di eccellenza e incon-trare medici all’avanguardianei vari settori, cercando diportare sempre nuove informa-zioni a chi ne ha certamentebisogno. Abbiamo anche inter-vistato i grandi luminari italia-ni e stranieri, cercando diconoscerli anche nel privato,con una particolare attenzioneai cervelli in fuga. Devo direinoltre che abbiamo anche sco-perto, con grande soddisfazio-ne, strutture piccole ma moltoben organizzate e funzionali.Comunque ciò che ci interessadi più è dare informazionisulle ultime novità, le piùrecenti scoperte nel mondodella medicina che possanoessere di aiuto ai nostri tele-spettatori”.Marco Liorni conduce Mediciormai da tre anni, ma in con-temporanea è anche il condut-tore dei set esterni del GrandeFratello: – non temi che que-sto doppio ruolo possa render-ti poco credibile, giornalisti-camente parlando? Oppure ilGrande Fratello è un modoper distrarti dalla serietà dellestorie mediche? – “Conducocertamente due programmiapparentemente molto diversi,ma che hanno alla loro basestorie di persone in situazioniparticolari. In un caso se losono cercato, nell’altro gli ècapitato perché la vita le hamesse di fronte alla malattiaed è quindi un’occasione cer-tamente non voluta, che lemette alla prova. Sperocomunque che il pubblicoabbia capito che faccio il miolavoro con estrema serietàprofessionale in entrambi icasi”.Anche il Direttore, GiancarloScheri, è molto contento degliultimi ascolti di Medici (sharedel 10% con una media di unmilione e cinquecentomilaascoltatori).– Direttore, come mai un pro-gramma tanto seguito si esau-rirà in dieci puntate? Nonritiene che potrebbe essere un

programma da mandare inonda tutto l’anno?Il Direttore sorride:”Credomolto nelle trasmissioni diservizio e tra queste ci sonoappunto quelle di medicina.Infatti su Retequattro, oltre aMedici, la mattina va in onda“Vivere meglio” con RitaDalla Chiesa ed il prof.Fabrizio Trecca. Devo am-mettere che Medici mi piacemolto perché ha un linguaggiomoderno, chiaro ed efficace.Ma per rispondere alla suadomanda sulle dieci puntatedevo dire che siamo costretti arispettare le esigenze di palin-sesto e di budget. Abbiamocomunque creato un appunta-mento settimanale per questitre mesi primaverili, unappuntamento che speriamodi riaprire al più presto con laquarta edizione e, perché no,poi con la quinta...”.– Avete mai pensato alla pos-sibilità di trasmettere“Medici” in prima o secondaserata? –“Stiamo pensando di prepara-re delle puntate speciali diMedici per la messa in onda inseconda serata, quindi verso le22.40”.– Direttore, Retequattro stacambiando la sua immaginequest’anno, c’è un’intenzioneprecisa di rinnovo?“Certamente sì. Ho una gran-de passione per i programmaidi informazione e diapprofondimento, che interes-sino e che al contempo sianoutili, come fa appunto,Medici. Ma sono anche con-tento dell’appuntamento conla storia e con i nuovi proget-ti, così come sono soddisfattodella programmazione di filmdi buon livello, in modo che sipossa dare al telespettatore diRetequattro una televisione dimiglior qualità rispetto al pas-sato, diciamo che cerchiamodi conquistare un pubblico piùcolto ed intelligente”.Medici è un programma bencongegnato, è soprattutto unformat originale della Rete enon acquistato all’estero a cuimanca però quella continuitànel palinsesto in grado di farlodiventare popolare e ricono-scibile da un pubblico semprepiù vasto.

Curiosità. Franziska Steno è andata a “cercarle”senza pignoleria. Così, tanto per fare qualcosa.

PERCHÉ UN EVENTO IMPOSSIBILE È DETTO “L’ARABA FENICE”?

Una corona di lauro è all’origine della parola “laurea”. Infatti, secondo una tradi-zione italiana e tedesca veniva concessa proprio una corona di lauro a quanti si

fossero distinti per le loro composizioni poetiche. Dante, Petrarca e Boccaccio, comenoto, sono le tre “corone” italiane.

IL DIPLOMA UNIVERSITARIO SI CHIAMA “LAUREA”, PERCHÉ?

Anche se parliamo di piccole misure è un fatto che quando ci alziamo la mattinasiamo più alti di quando la sera andiamo a letto per riposare. Questo dipende dal

fatto che la colonna vertebrale è formata da tante vertebre separate da dischi di car-tilagine in grado di assorbire il peso esercitato dal nostro corpo. Senza tali dischettile vertebre dovrebbero sopportare un continuo e logorante sfregamento. Così, quan-do i dischi si sono riposati nel corso della notte, grazie al fatto che stesi sul letto nongraviamo sulla colonna, questi recuperano il loro spessore che in piccola parte per-dono durante il giorno a causa del nostro peso e delle varie sollecitazioni, quale ilportare un peso. In questo modo, seppur di poco, siamo effettivamente più alti allamattina che alla sera.

LA MATTINA SIAMO PIÙ ALTI CHE ALLA SERA. PERCHÉ?

Nel 1861, su un giornale umoristico intitolato “Pasquino”, la frase “Piove gover-no ladro” venne pubblicata sotto la caricatura di tre mazziniani alle prese con un

acquazzone. Con quella vignetta il giornale intendeva sottolineare che i mazzinianiattribuivano al Governo qualunque accidente capitasse.

CHE ORIGINE HA LA FRASE “PIOVE GOVERNO LADRO”?

La forza delle burrasche è tale per cui pare che i marinai, in quelle circostanze,sono pronti a fare voti e promesse di penitenze pur di garantirsi la via del ritor-

no. Ma una volta a terra dimenticano i momenti difficili e, di conseguenza, le peni-tenze promesse. Ecco perché si usa l’espressione “promesse da marinaio” per indi-care una promessa non mantenuta. In fondo, però, non siamo un po’ tutti marinai,quando nei momenti di difficoltà ci raccomandiamo a qualcuno per dimenticare poi,superate le difficoltà, le nostre promesse?

COME NASCE L’ESPRESSIONE “PROMESSE DA MARINAIO”

L’espressione venne per la prima volta usata da Papa Bonifacio VIII che la scrissein una sua decretale.

CHI HA DETTO PER PRIMO “CHI TACE ACCONSENTE”?

Tagliare un ”Nodo Gordiano” significa oggi giorno la capacità di superare le dif-ficoltà con la tenacia e la forza. L’origine dell’espressione si rifà ai tempi di

Alessandro Magno, quando Gordio era re di Frigia. Salito al trono, Gordio offrì aglidei il suo carro con il timone legato da un nodo impossibile da sciogliere. Al puntoche secondo la profezia di quei tempi chiunque fosse riuscito a sciogliere il nodo diGordio sarebbe divenuto l’imperatore dell’intera Asia. Ebbene, Alessandro Magnorisolse il problema tagliando il difficile nodo con un colpo di spada e, effettivamen-te finì per dominare territori sconfinati.

CHE COSA È IL “NODO GORDIANO”?

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Da Beverly Hills a San Diego

ITINERARI di Mauro Subrizi

Sali in ascensore e chi incontri? Jack Palance e vi vengono in mente,

osservando questo anziano signore i grandi film del passato

Vi ricordate Santa Monica, Long Beach, Pasadena? Sono, lì dietro l’angolo

Solo a Beverly Hills vipuò capitare di pren-dere un ascensore

d'albergo e di riconoscerenel signore che cortese-mente chiede a quale pianovolete scendere Jack Pa-lance, il vecchio e gloriosointerprete di Duello sullaSierra Madre e I professio-nisti e, soprattutto, Bandie-ra gialla.Beverly Hills è da sempresinonimo di ricchezza e difascino. Qui vivono le stel-le del cinema che hannocatturato la fantasia deglispettatori di tutto il mondofin dai tempi del muto.Una visita a Beverly Hills,

esclusiva come un tempo,anche se la gente che inCalifornia conta fa semprequi i suoi acquisti su ordi-nazione, e gli affitti sono

gistro nazionale del patri-monio storico. A capodan-no in questa città si svolgela Tournament of roses pa-rade, una sfilata di carri

alla Santa Monica StateBeach con spettacolari ve-dute, e al Santa MonicaPier. Sulle spiagge di SantaMonica è stata girata la se-rie di telefilm che ha mitiz-zato la figura del guardia-spiaggia soprattutto al fem-minile: Baywatches. Labellissima giostra di finesecolo che potete ammirareal Pier è apparsa nel filmLa Stangata, con PaulNewman e Robert Red-ford.I 190 km che separano LosAngeles da San Diego sipercorrono per circa lametà seguendo la n. 1, poila Interstate 5 che fagocitala statale e si snoda lungola costa fino a Chula Vista,al confine con il Messico.Long Beach, la secondacittà della contea di LosAngeles, è un porto di pri-

se la Queen Mary merite-rebbe una visita. La QueenMary, il celebre transa-tlantico che negli anni qua-ranta rappresentò il massi-mo del lusso e della como-dità in campo di crociere,nel 1967 è stato ormeggia-to nel porto di Long Beach,trasformato in albergo eaperto al pubblico.Procedendo verso sud siabbandona la contea di LosAngeles e si entra in Oran-ge County, così chiamataper i frutteti di aranci checostituiscono la principalecoltivazione della zona. Laregione, molto ricca ha co-nosciuto un rapidissimosviluppo urbano "a gri-glia": grandi boulevard contutti i servizi necessari etranquille strade interne perle residenze.La costa è un susseguirsi di

Data point con il lussuosoe caratteristico Ritz Charl-ton Hotel affacciato sull'o-ceano, o come NewportBeach, fino a giungere aSan Juan Crispino, sededi una delle missioni piùinteressanti, fondata nel1775. Immediatamente pri-ma di San Diego si attra-versa la ricca La Jolla,questa cittadina costiera,con le palme che svettanosu residenze in stile ispano-mediterraneo, è davvero ungioiello dell'area di SanDiego. Si può scendere unaripida e lunga scalinata e,dalla sua base, si hanno ve-dute del mare e del litoralecon le onde che si infran-gono durante l'alta marea.Seconda città della Califor-nia, San Diego ha sempreavuto un ruolo fondamen-tale nella storia dello Stato,un gruppo di frati vi fondòla prima missione della Ca-lifornia. Oltre al clima fa-vorevole, la città vanta di-versi motivi di richiamoper il turista, per esempiola città vecchia e lo zoo.Il recupero del quartiere ot-tocentesco di San Diego, ilGaslmp Quarter, rappre-senta uno dei migliori in-terventi d'America nelcampo dell'urbanistica.Molti edifici, alcuni deiquali in ferro, condannatiin un primo tempo alla de-

con le sue eleganti vie e lacelebre ed elegante zonacommerciale di RodeoDrive, consente di farsiun'idea del loro stile di vi-ta.Come è noto, le star e iproduttori del cinema edella televisione non gradi-scono molto le intrusionidei propri fans nella lorovita privata e quindi le di-more più sontuose sono inrealtà quelle costruite fuoridai confini cittadini. Neglianni, Aaron Spelling, cele-bre produttore televisivo,si fece costruire a HolmbyHills una villa con 123 ca-mere, mentre il magnatedei media David Geffenspese per la sua dimoranon meno di 50 milioni didollari.Iniziate il vostro giro fa-cendo colazione o pren-dendo semplicemente undrink nella Polo Loungedel Beverly Hills Hotel(9641 Sunset Bulevard).L'albergo, inaugurato nel1912, era di moda ancorprima che Beverly Hills ot-tenesse la fama di cui gode(vi soggiornarono, tra glialtri, Marilyn Monroe eCharlie Chaplin).Le boutique più elegantidella California meridio-nale sono quelle a sud diSunset, sulla Rodeo Drive.La strada non è più così

tra i più cari del mondo.Frank Lloyd Wright pro-gettò il piccolo centrocommerciale di 332 N Ro-deo Drive, con rampe chesalgono zigzagando ai pia-ni superiori. All'incrocio diRodeo Drive e WillshareBoulevard si trova via Ro-deo, con le sue note bouti-que (Armani, Gucci, Ver-sace ed altri) e l'eleganteBeverly Willshare Hotel.Uscendo da Beverly Hills eprendendo la 134 est valela pena dare una occhiata aPasadena, cittadina moltocaratteristica il cui centrostorico, costruito negli anniventi è stato incluso nel re-

completamente decorati difiori.Sempre da Beverly Hills,andando verso ovest sullaSanta Monica Boulevard,vi troverete sull'omonimacittadina che si affaccia sulPacifico. Santa Monica èuna città affascinante e dal-lo spirito indipendente. Peralcuni aspetti sembra fermaagli albori degli anni set-tanta: artisti di strada, sen-za tetto, giovani alternativiscelgono la spiaggia della3rd Street Promenade, l'a-rea pedonale della 3rdStreet. Proseguite versoovest sul Wilshare perqualche isolato per arrivare

maria importanza che nonoffre molto al turista, anche

cittadine balneari abbastan-za care ed esclusive, come

molizione, sono stati tra-sformati in negozi, risto-ranti e nightclub. Il quartie-re, le cui vie più animatesono la 4th Avenue e la 5thAvenue, fra Market Street eHarbor Drive, è più diver-tente di notte che di giorno.È da visitare assolutamenteanche la minuscola isolaCoronado, dove sono davedere le dimore vittorianea ridosso del lungomare, inegozi e i giardinetti lungoOrange Avenue. Una visitaa parte merita l'Hotel delCoronado, uno degli alber-ghi più antichi (1878) e fa-mosi (vi fu girato il film Aqualcuno piace caldo, conMarilyn Monroe, TonyCurtis e Jack Lemmon)d'America.

Beverly Hills

Rodeo Drive.

La Jolla

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LIBRI RICEVUTIdi G. F. Barbalace

Il piacere estetico e i suoi fondamenti neurobiologici

L’arto fantasma e altri racconti

Bisogno d’amore

Melancolia e musicaCreatività e sofferenza mentale

La fuga di ElisaAll’ombra della depressione

Questo libro curato daVittorio Volterra,ordinario di psichia-

tria all’Università diBologna, riunisce gli scrittimonografici di sedici specia-listi, per lo più psichiatri efisiologi, i quali tentano didare una risposta alla defini-zione di melancolia (terminescientifico preferito alle altreforme popolari più usate) nelsuo alternarsi fra malattiadepressiva e travaglio esi-stenziale che diventa impor-tante stimolo di ispirazioneartistica.Come viene affermato anchenell’intervento finale, scrittodal cantautore Gino Paoli, laradice greca “mel” di“melas” (nero) e di “melos”(canto), accomuna la melan-

colia, più alla musica che adogni altra forma d’arte.Secondo molti autori, infatti,la melancolia favorisce lacreatività musicale e la musi-ca si dimostra la migliorecura di questa afflizione del-l’animo.I diversi interventi di cui sicompone il libro prendonodunque in esame la melanco-lia principalmente nel suorapporto con la musicaaffrontando la trattazione dadiversi punti di vista (e que-sto è molto interessante) conargomentazioni linguistichee psicologiche, bibliche epsichiatriche, alchemiche eletterarie. Anche gli atteggia-menti di celebri compositori,e a volte le loro composizio-ni, vengono presi in conside-

razione.La melancolia, in cui, da unlato, la musica trova uno deipiù significativi momenti diispirazione e che, dall’altro,può presentarsi come estre-mo limite del baratro dellafollia, non è vista in questisaggi solamente come unasemplice predisposizioneindividuale, ma anche comeun segno della crisi dellanostra epoca. Essi fanno ilpunto dei significati chemelancolia e musica hannoavuto nella storia dell’uomooffrendo spunti di riflessionee di ricerca su emozioni esentimenti percepiti da tuttial di là delle differenze indi-viduali e culturali.Franco Angeli, Milano, Euro20,50.

Con questo originalesaggio, Lauro Galzi-gna, docente di Bio-

chimica Clinica nella facoltàdi Medicina dell’università diPadova, si propone di spiega-re, alla luce delle nuove ac-quisizioni della neuroscienza,i fattori dai quali dipende ilpiacere estetico, ovvero quelsenso di soddisfazione e ap-pagamento derivanti dal faredirettamente o dal venire acontatto con l’arte.I fenomeni artistici trattatidall’autore sono la musica, lapittura, la poesia e la letteratu-ra, ma l’autore, che riconosceil germe dell’armonica crea-

zione nelle diverse manifesta-zioni dell’ingegno umano,prende pure in esame il piace-re estetico che può derivaredalla scienza.Un intero capitolo è dedicatoal misterioso rapporto inter-corrente fra l’emozione este-tica e il fenomeno dell’estasicapace di condizionare l’e-sperienza artistica come quel-la mistico-religiosa.Questo lavoro si distingue poiper le dotte citazioni, laprofondità delle osservazionie dei concetti relativi alle di-verse arti, nonché per gli ori-ginali parallelismi fra i risul-tati raggiunti in campo musi-

cale e pittorico nel ventesimosecolo.Il legame tra creazione artisti-ca e modo di vivere è esem-plificato nelle appendici dedi-cate agli amici Paolo Zanussi,pittore, e Carlo della Corte,poeta, che testimoniano quan-to l’arte esiga una dedizionetotale e un modo di vivere chediventa esso stesso arte.Il libro si conclude con unsaggio del filosofo Giangior-gio Pasqualotto sull’esteticagiapponese che illustra unaconcezione della bellezza al-ternativa a quella occidentale.Supernova, Venezia, Euro12,90.

B@bylon ApocalypseLa guerra globale dei voxx

Giovanni MicheleDalla Valle, medicobassanese trasferi-

tosi a Londra, ha fondatoun circolo neofuturista ed èl’inventore delle fanta-scientifiche avventure deivoxx. Questi discendentidel nostro mondo occiden-tale in questa storia si tro-vano a vivere una straordi-naria avventura di guerra.I fatti si svolgono intornoalla metà del ventunesimosecolo, anni in cui la globa-lizzazione è ormai compiu-tamente realizzata e il con-cetto di nazione definitiva-mente scomparso. L’autoreimmagina un mondo divisoin otto confederazioni, seidi carattere religioso, unalaica ed una atea. Interessi

economici, religiosi, tele-matici e bellici si intreccia-no inestricabilmente quan-do il genio del Levante re-suscita il mito di Babiloniae vuole sottomettere il pia-neta ad un nuovo ordinemarziale.Miki e i suoi amici voxxriescono a salvarsi dal tre-mendo attacco sul frontesaudita che precede l’inva-sione di tutta l’area del Me-diterraneo da parte delle ar-mate azzurre del Genio.Nella loro fuga attraversodeserti, pozzi di petrolio infiamme, città avveniristi-che, vivranno avventuremirabolanti e si troverannosull’orlo della terza guerramondiale. Alla fine i satel-liti spia di tutte le confede-

razioni verranno distrutti eil mondo potrà tornare a vi-vere una dimensione piùumana.Tranne i nomi di origine et-nica, tutte le denominazio-ni delle istituzioni e dellestrumentazioni immaginatesono in inglese (è trendy efa molto futuro), ma l’ita-liano del racconto è scorre-vole, utilizza molte formedel linguaggio giovanile dioggi e non rifugge da qual-che espressione tratta dalmondo della droga. È unromanzo che piacerà aigiovani e agli amanti deigiuochi di ruolo.Alberti & C. Editori, Arez-zo, Euro 12,00.

Quella raccontata daLanfranco Luzi è unastoria decisamente

originale. In essa vi si narral’intima evoluzione di unodei più subdoli malanni dellamente, la depressione, nel-l’animo di una giovanedonna che lascerà il maritonello sconcerto e nel dolore.“La storia narrata - diceElisabetta Atzori nella prefa-zione - parla di una fuga, diun viaggio senza ritorno.Colei che fugge lascia dietrodi sé un mondo interno per-meato di angoscia, solitudi-ne, senso di colpa e unmondo esterno costituito dachi dopo la fuga rimane. Chirimane si porta addossoquello stesso senso di colpa,tanto forte nel generare sof-ferenza depressiva, chelascia impotenti e tristi,costretti a elaborare la sepa-razione”.Questa storia è divisa in due

parti. La prima, intitolata “Lafuga”, prende la forma di undiario che per la frequenteripetizione di alcuni concettie gli sbalzi temporali degliavvenimenti ricorda le remi-niscenze riportate allamemoria sul lettino dello psi-canalista.È questa la parte più delicatae poetica del racconto. I pia-cevoli ricordi della fanciullaintelligente, piena di vita eamante della natura, che cre-sce e pian piano diventadonna, che scopre il piaceredi sedurre e di viaggiare, siintrecciano sempre più ine-stricabilmente con le primeapprensioni, la paura del-l’imbrunire, i repentini cam-biamenti di umore, fino alledegenze nelle case di cura.Luzi esprime in questa partela grande competenza concui riesce ad addentrarsinelle recondite profonditàdella mente oppressa dalla

depressione, ma anche lanotevole sensibilità del suoanimo.La seconda parte, intitolata“Cara Elisa”, è più sentimen-tale e meditativa. Vi aleggiail mistero della vita, dellamorte e dell’eternità.Racconta il dolore ed il rim-pianto del marito per ladonna amata e perduta, masempre presente nella suamente e nel suo cuore. Unricordo intriso di amore ecomprensione ma anche disenso di colpa. Un amore chesi sublima nella nostalgia euna colpa che rimarrà alungo indefinita nell’impo-tenza di un’espiazione chenon trovando, sul momento,soluzioni percorribili si atte-nua e nobilita nel catarticoimpegno della narrazione.

Sovera Editore, Roma, Euro13,50.

Achille Martorelli, cheha trattato per lunghianni argomenti di me-

dicina, sindacato e sport su di-versi giornali, è passato negliultimi anni alla narrativa.Questa volta si presenta conun libriccino di racconti, anzi,come egli scrive, di fiabe pertutte le età.“L’arto fantasma” è il primoracconto che dà il titolo al li-bro. In esso si parla di Saro edei suoi amichetti, tutti appas-sionati del giuoco del pallone,i quali formeranno due squa-dre che finiranno per interes-sare i mezzi di comunicazionedi massa grazie alle prodezzetecniche e stilistiche del pic-

colo protagonista e alla faci-lità con cui riesce ad insaccarela palla nella rete. A questastoria si intrecciano altri rac-conti come le favole narratedal padre e le storie piene disaggezza del nonno di Saro.“Le farfalle dell’isola diSunny” è il solare racconto didue ragazzi australiani che,aiutati da un aborigeno, co-struiscono una mongolfieradalla quale goderanno lo spet-tacolo di una danza di farfallevariopinte e impareranno aconfidare in se stessi.“Mirella e il cenotes” è un rac-conto fantastico nel quale laprotagonista, dopo la matu-rità, realizza il sogno di im-

mergersi in un lago sotterra-neo dove riuscirà a vedere coni propri occhi una cosa straor-dinaria della quale gli anzianidel paese avevano sempre fa-voleggiato.Si tratta di tre racconti caratte-rizzati da uno stile contempo-raneamente asciutto e fanta-sioso, adatto a coinvolgere igiovani per l’inventiva dellestorie e lo spirito di avventurain essi contenuto e capaci dicoinvolgere anche gli adultiper il messaggio di amore perla vita e perché incoraggianoad acquisire la responsabilitàdelle proprie azioni.Alberti & C. Editori, Arezzo,Euro 10,30.

Con quest’opera ilprof. Giacomo Dac-quino, psicotera-

peuta di Torino, si proponedi spiegare le carenze affet-tive delle quali soffre la no-stra società contemporaneache ha fatto un mito del-l’apparenza, della competi-tività e del successo a sca-pito dell'affettività e dell’e-motività. Egli si proponeperciò di indicare la stradadel superamento della crisid’amore e della riscopertadel cuore e dei sentimenti.D’altronde, dice l’autore,“nessun vissuto emotivo èstato così ambiguamenteinterpretato come l’amo-re”. Infatti esso è statosempre soggetto a interpre-

tazioni personali, ma ades-so, ai condizionamenti fintroppo rigidi di una volta,si è sostituita una eccessivalibertà e superficialità deisentimenti.Dacquino ha così preparatouna guida che, pur presen-tando quasi esclusivamentecasi clinici reali, non risul-ta un arido testo scientifi-co, ma si dimostra una let-tura scorrevole e gradita.Ogni storia e ogni argo-mento vengono offerti inmaniera semplice e discor-siva, suscitando in questomodo l’interesse del lettoree divenendo un facile moti-vo di riflessione, in cui cia-scuno potrà riconoscere leproblematiche che lo ri-

guardano, meditare sullepossibilità di soluzione in-dicate ed eventualmentevalutare l’opportunità di ri-volgersi ad uno specialista.I diversi casi sono raggrup-pati in cinque capitoli cheriguardano la solitudine af-fettiva, la disistima del cor-po, l’infedeltà coniugale, laconflittualità nella coppia el’amore maturo. Ciò ren-derà più chiara la lettura epiù facile la ricerca degliargomenti.

Mondadori, Milano, Euro15,60.

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4 EDICOEDICOdico

T ra gli uomini il cuinome spicca peraver contribuito

a fare la storia c’è sicu-ramente quello di CaioGiulio Cesare.Generale e uomo poli-tico, preparò il pas-saggio dalla Repub-blica all’Impero, fuConsole, conquistò laGallia, mosse addirit-tura contro Roma quan-do passò il Rubicone pro-nunciando la famosa fra-se “Il dado è tratto”. Unuomo di tali energie a tra-dimento, allorquando il15 marzo del 44 a.C.venne trafitto da ben23 pugnalate. Allacongiura prese addi-rittura parte il figlioadottivo, Bruto, alquale, morente, GiulioCesare si rivolse escla-mando “Anche tu Bruto,figlio mio”. Data la statura del perso-naggio, la sua capacità distratega militare e resi-stenza al combattimento,la sua visione del primatodello Stato nell’interessedella collettività, la suacapacità nel cogliere iproblemi del suo tempo,noi del Giornale dellaPrevidenza abbiamo pen-sato di incontrarlo per co-noscere dalla sua viva vo-ce come si svolse la suavita.

Generale, possiamo sa-pere qualcosa sulle sueorigini?Provengo dall’aristocra-zia, sia da parte di miamadre, Aurelia, che daparte di mio padre. Pensiche discendo addiritturadal figlio di Enea, Iulio, eda Venere. Le mie originisono anche legate al cetoplebeo se è vero, come èvero, che una mia paren-te aveva sposato un ple-beo.

Successivamente, però,lei fece di tutto per farparte della crema dellasocietà: se non sbagliosposò solo donne di al-tissimo livello.E’ vero, sposai Cornelia,

Caio Giulio Cesare,una vita intensamente vissuta

"Le interviste im... possibili"di Carlo Ciocci

Pompea e Calpurnia, tredonne che appartenevanoal ceto più alto della so-cietà. In particolare, dal-l’unione con Cornelianacque Giulia, che sposòPompeo Magno. Dalla relazione con Cleo-patra nacque invece Cesa-rione.

Come iniziò la sua bril-lante carriera?

Con una buona dose diprudenza. Infatti, pernon dare nell’occhio aquanti ritenevo possi-bili avversari, inizial-mente mi prodigai nelnascondere il mio ta-lento. Facevo di tuttoper apparire come un

uomo di mondo, un per-sonaggio frivolo che inten-deva dedicarsi esclusiva-mente ai piaceri della vita.

E riuscì nel suo intento?Ingannai tutti ad ecce-zione di uno: Silla.Quest’uomo aveva evi-dentemente intuito lemie capacità ed aspira-

zioni al punto che micondannò all’esilio inAsia. Solo alla morte diSilla, nel 78, potei fare ri-torno a Roma e da allorapresi il via e non mi fermaipiù per conquistare il pote-re assoluto. Unici ostacoliil Senato e Pompeo.

Posso chiederle come lisuperò?Con la mia abile propa-ganda feci leva sulla plebeche era ammaliata dallemie iniziative come quelladell’autunno del 65, quan-

do per il popolo organiz-zai a Roma dei giochi chefecero epoca. Ebbene, ilfavore della popolazionemi portò a scalare una aduna le cariche più presti-giose: questore nel 69,edile curule nel 65, ponte-fice massimo nel 63, pre-tore nel 62. Devo anchedire che mi dette una ma-no consistente il mio ami-co Crasso, ricchissimo uo-mo del quale ero divenutoluogotenente.

Veniamo al così dettotriunvirato. Come anda-rono le cose?Va premesso che nel 61 erostato nominato propretorenella Spagna Ulteriore: inquell’occasione mi trovaidi fronte alla doppia diffi-coltà di dimostrare abilitànel campo militare e capa-cità nell’amministrare unvasto territorio tanto di-stante da Roma. Proprioquando tornai dalla Spagnaconvocai Crasso e Pompeoai quali proposi di fare no-stro il potere assoluto di-stribuendoci i compiti rela-tivi all’amministrazionedello Stato. Fu così che,correva l’anno 60, nacqueil primo triunvirato. Io miassicurai l’elezione al con-

solato. Proposi nuovi prov-vedimenti in favore del po-polo ed anche delle gentidelle Provincie. Per questiultimi, ad esempio, feci ap-provare la Lex Iulia de re-petundis, la quale stabilivache venissero limitate lecompetenze dei governato-ri ed imponeva aquesti di

Caio Giulio Cesare nasce nel 100 e muore nel 44 a. C.; nel 60 stringe con Pompeo e Crasso il primotriunvirato; nel 59 console; dal 58 al 50 proconsole in Gallia conquista l’intera Gallia; nel 49 passa

il Rubicone e marcia su Roma; nel 48 vince Pompeo a Farsalo; giunge in Egitto dove nomina Cleopatraregina; scrive l’Anticatone, il De bello gallico e il De bello civili; a seguito di una congiura capeggiatada Bruto e Crasso viene ucciso alle idi di marzo del 44; il suo nome si tramanda ai successori e divienesinonimo del titolo di imperatore; la sua vita ispira poeti del calibro di Shakespeare (Giulio Cesare),Voltaire (La morte di Cesare) Goethe (Cesare).

invece, aveva preso le par-ti del Senato e dei conser-vatori e ritenne di impor-mi di rientrare dalle Galliecome un semplice cittadi-no e, come non bastasse, ilSenato ebbe l’ardire di so-stituirmi nel comando deiterritori che avevo conqui-stato. Di fronte a questifatti la notte del 10 gen-naio del 49 varcai il Rubi-cone e marciai alla voltadi Roma con le milizie.Pompeo fuggì in Grecia elo sconfissi nel 48 a Farsa-lo. Lo inseguii sino inEgitto dove Pompeo trovòla morte assassinato dauomini del re egizio Tolo-meo Aulete. In Egitto no-minai Cleopatra regina,dopo di che tornai a Ro-ma, dove nel settembredel 45 feci ingresso qualesovrano assoluto.

E proprio nel momentodi massimo splendore lasua vita venne spezzatada una congiura. E’ vero. Non erano basta-te le conquiste e le leggiin favore del popolo. Ro-ma era pur sempre a queitempi la culla della re-

pubblica e lamia inten-

rendere conto del loro ope-rato.

Il trinvirato durò a lun-go?Non proprio. Crasso morìnel 53 a Carre. Pompeo,

zione di divenire una spe-cie di monarca fece sì cheproprio all’interno del Se-nato venne organizzatauna congiura che ebbel’esito che sappiamo.

Cosa ricorda di quelgiorno?Era il 15 marzo del 44 edin pieno Senato venni ag-gredito e colpito da 23colpi di pugnale. Oltre aldolore fisico, mi addoloròil fatto che tra i congiura-ti ci fossero alcuni mieistretti collaboratori ed ilprediletto Bruto.

Chiudiamo con cose piùallegre. Lo sa che la suafigura ha ispirato nume-rosi artisti?Ho saputo che Shakespea-re, Voltaire e Goethe han-no scritto di me. Quelloche mi dispiace è inveceche, a parte la mia imma-gine sulle monete del miotempo, non sia pervenutoai posteri un ritratto ine-quivocabilmente attribui-to a me in grado di far co-noscere le mie sembianze. Territori romani al tempo di Cesare.

Moneta dell’età di Cesare.

Busto di Caio GiulioCesare.

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5EDICOEDICOdico

Un mondotutto da scavare

Perché ad alcuniuomini viene inmente di scalare

le montagne più alte delmondo? Perché altri siimmergono nel maresenza bombole di ossi-geno a profondità sem-pre maggiori? Perché gliastronauti si lascianoproiettare a velocità ver-tiginosa nell’immensospazio che circonda ilnostro pianeta? A questedomande, come a moltealtre dello stesso genere,si potrebbe rispondereche ovunque c’è un limi-te da superare, comequalcosa da scoprire, lìci saranno sempre uomi-ni disposti a farlo. Per-ché è nella nostra naturamigliorare il sapere delgenere umano. Lo stessodiscorso vale in un cam-po tanto affascinantequale l’archeologia: finoa quando esisterà qual-cosa da riportare alla lu-ce ci saranno semprestudiosi disposti a rag-giungere i luoghi più im-pervi della terra perstrappare al sottosuolopreziose vestigia delpassato. Ci sono stati ar-cheologi che sono riusci-ti a fare grandi scoperteregalando all’umanitàimmensi tesori. Parlia-mo, solo per citarne al-cuni, di Howard Carter

che riportò alla luce latomba del faraone Tu-tankhamon; di HeinrichSchliemann, l’uomo del-la scoperta di Troia; diLeonard Woolley, cheindividuò la città di Ur,l’antica capitale dellaCaldea. La scoperta della tombadi Tutankhamon, ad ope-ra di Howard Carter, èdatata 1922. Nell’otto-bre di quell’anno Carternon doveva essere di ot-timo umore: il suo finan-ziatore, George EdwardMolyneaux Harbert,quinto conte di Carnar-von, che da anni lo so-steneva finanziariamen-te, sembrava aver persol’entusiasmo iniziale.Carter temeva di trovarsidi fronte alla sua ultimaesplorazione del sotto-suolo egizio alla ricercadelle tombe dei faraoni.In quelle circostanze ap-parentemente non fortu-nate, dalla sabbia fececapolino il gradino diuna scala che scendeverso il sottosuolo. Car-ter concentrò in quelpunto gli scavi che ripor-tarono alla luce, in fondoalla scala, una porta an-cora sigillata. Cosa dinon poco conto quest’ul-tima: infatti il dettagliopoteva significare che gliambienti che si trovava-

no dietro la porta nonerano stati profanati damillenni. Carter avvisòCarnarvon ed i due apri-rono la prima porta, unaseconda con i sigilli in-tatti del faraone Tu-tankhamon e gli si paròinnanzi un tesoro che erastato lì collocato 4milaanni prima. Nonostantela grande emozione unacosa apparì subito chia-ra: mancava il sarcofagocon il corpo del faraone.Carter, allora, ispezionòmeglio le stanze dellatomba e la sua attenzio-ne venne attirata da unacoppia di statue, a gran-dezza naturale, che sem-bravano sentinelle aguardia di un passaggio.Ed era proprio così. Lestatue si trovavano effet-tivamente ai lati dellaporta murata al di là del-la quale si trovava il sar-cofago di Tutankhamon.Tutto il tesoro del farao-ne, compresa la mum-mia, venne trasferito almuseo del Cairo. Se la scoperta di Carterfu eccezionale quella diHeinrich Schliemann,l’uomo che riportò allaluce la città di Troia, nonfu davvero da meno. L’ipotesi di Schliemannera che quanto narratoda Omero nell’Iliade enell’Odissea non era af-fatto da addebitarsi allasola fantasia, ma che vifosse qualcosa di vero.Con questa convinzioneSchliemann partì alla ri-

cerca di Troia. Una voltasul posto ebbe l’intuizio-ne che il sito dove scava-re fosse la collina di His-sarlik, allora proprietàdel console americanoFrank Calvert. D’accor-do con Calvert, e chiestii permessi per scavare alGoverno turco, nel 1873vennero alla luce dellemura possenti subito at-tribuite alla città diTroia. In realtà, solo suc-cessivamente si compre-se che Schliemann avevascavato anche troppo, seè vero, come poi venneaccertato, che l’improv-visato archeologo era ar-rivato a toccare reperti dimille anni antecedenti ilperiodo che interessavapassando effettivamenteper gli strati dove eranole mura della città diTroia. Dal terreno emer-se anche il famoso teso-ro, anch’esso datato qua-le antecedente alla guer-ra troiana, ma non perquesto meno affascinan-te. Si trattava di ben9mila oggetti tra cui ungran numero di gioielli,quelli che Schliemannritenne essere i gioiellidi Elena di Troia. Se i ritrovamenti dellatomba di Tutankhamone della città di Troia ri-masero epici nella storiadell’archeologia, altret-tanto può dirsi per l’in-dividuazione della cittàdi Ur, la patria dellastirpe di Abramo. L’an-no è il 1922, quando

hanno inizio gli scavi; lalocalità la valle dell’Eu-frate, poco a nord delgolfo Persico; l’archeo-logo Leonard Woolley,l’uomo che riportò allaluce una città ricca ditempli, palazzi e tombereali. Proprio queste ul-time rappresentano for-se il fiore all’occhiellodegli spettacolari ritro-vamenti effettuati daWoolley. Questi scavòper ben quattro anni, dal1927 al 1931, per ripor-tare alla luce un interocimitero di tombe dipersone comuni e perso-naggi illustri. Tra questiultimi furono individua-te le tombe del re Me-skalamdug e della regi-na Puabi. In questa ulti-ma, il corpo della donnaera sistemato sopra adun sarcofago di legno;parte del corpo delladonna era ricoperto dagrani d’oro e d’argento,da lapislazzuli ed altriminerali preziosi. I ca-pelli della regina eranostati acconciati con na-stri ed anelli d’oro edelle mezzelune, sem-pre d’oro, fungevano daorecchini. Intorno alletombe dei personaggi dirilievo di Ur si trovaro-no anche una gran quan-tità di scheletri di uomi-ni ed animali. Questodipendeva dal fatto che iSumeri prevedevano, inoccasione del trapassodi persone illustri, sacri-

fici per gli animali eduna sorta di suicidiocollettivo da parte di in-teri gruppi di persone.In cima a tutti questicorpi veniva collocata latomba vera e propriadell’illustre personalità. Di rinvenimento in rin-venimento, quello deiBronzi di Riace fu inve-ce casuale. Era, infatti,l’agosto del ’72 quandonel tratto di mare difronte alla cittadina diRiace, in Calabria, unsubacqueo per passionescorse le due statue. Da-ta la notizia alle auto-rità, pochi giorni dopo,il 20 ed il 21 agosto, fu-rono i sommozzatori deiCarabinieri a recuperarele due statue in bronzo.Il viso di una delle duestatue si presenta con identi d’argento e gli oc-chi d’avorio ed è incor-niciato da lunghi riccio-li tenuti sulla fronte daun nastro. L’altra statua,che rappresenta un uo-mo apparentemente me-no giovane dell’altro, hasulla testa un elmo e ori-ginariamente dovevareggere in una mano lalancia e nell’altra loscudo. Dopo il ritrovamento, iBronzi di Riace sonostati restaurati ed oggi sipossono ammirare pres-so il Museo archeologi-co nazionale di ReggioCalabria.

Coc

Uno dei due bronzi di Riace.

Statua di Tutankhamon.

Heinrich Schliemann, l’uomo che scoprì Troia.

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6 EDICOEDICOdico

Sono un medico spe-cialista in igiene emedicina sportiva,

runner per passione, che hagià portato a termine alcunemaratone, tra le quali quelladi New York, ma corrosoprattutto per mantenermiin forma. Quest'anno com-pio i 50 anni e ho deciso difare coincidere questaimportante scadenza con lapartecipazione alla 106°maratona di Boston, laprima e la più vecchia ditutte le maratone, il sognodi ogni maratoneta.Come tutti gli anni, a parti-re dal 1897, la maratona sisvolge di lunedì nelpatriot's day, giorno di festanazionale e particolarmentesentito nello stato delMassachusset, dal quale èpartita la rivoluzione ameri-cana.Che la gara fosse sentita maanche apprezzata da moltilo avevo capito fino dall'ar-rivo alla dogana. Il poliziot-to che mi ha setacciato lavaligia frugando dappertut-to, mi ha augurato buonafortuna per la maratonafacendomi così subitodimenticare la stizza accu-mulata in quei minuti.Ma il rituale più vero espettacolare è quello delritiro del pettorale. Anchequelli che come me aveva-no il pettorale con i numeripiù alti (16.623 su poco piùdi 17.000 iscritti) vengonotrattati come degli atletiimportanti, gli addetti tisalutano, ti fanno i compli-menti, frequenti sono i con-sigli, numerosi gli auguri.Colpisce il fatto che inquella bolgia di stand, dibancarelle, di spot commer-ciali, di montagne di scarpee di magliette, di pacchi diocchiali da sole, di assaggidi integratori e di bevandeenergetiche, ci sia un'orga-nizzazione perfetta, ognunoriceve il numero, il chip daattaccare alla scarpa permisurare il tempo reale e lamaglietta della maratona.La città, poco più di500.000 abitanti, è piena dimaratoneti che girano conla loro sacca giallainconfondibile e con ungran sorriso sulle labbra.Il 15 aprile, giorno dellagara, mi devo svegliare alle6.30, l'avventura inizia pre-sto.Alle 7, ordinati a secondadel pettorale, veniamo cari-cati sopra scuola bus (quel-li gialli, che si vedono neifilm) per essere trasportatiad Hopkinton villaggio dalquale, alle ore 12 in punto,parte la maratona. Il villag-gio degli atleti dove sidevono trascorrere le oreprima della partenza, ricor-da un accampamento.Alcune grandi tende ospita-no chi vuole riposarsi orilassarsi fino all'ultimo,accanto due enormi e ordi-

natissime file, una per i ser-vizi igienici e l'altra per iposti di ristoro. Se nonfosse per la numerosa poli-zia presente, 600 di lorofanno anche la gara, l'atmo-sfera sarebbe "domenicale"con un gruppo di ragazzisul palco che intona cantipatriottici, lo speaker chefornisce le informazioniutili, la musica ad altissimovolume. Mi guardo intorno,i giovani non sono numero-si, ma ci sono moltissimedonne, ben il 37% dei par-tecipanti come ho lettodopo sui giornali.Il supplemento del BostonGlobe passa di mano inmano, ciascuno vuole leg-gere il proprio nome sulgiornale, se non fosse per lasacca gialla che ognunocustodisce gelosamenteaccanto a sé, non si pense-rebbe ad una manifestazio-ne sportiva ma ad un pic-nic, nei lunghi elenchi inomi degli italiani sonopochissimi, ne trovo solo 9.Prevale veramente lo spiritomolto americano dell'av-ventura, ciascuno si è pre-parato bene, la maggiorparte per partecipare e perarrivare in fondo, è questo ilvero obiettivo, il pubblicoed i tifosi lo sanno e ti aiu-tano in tal senso. È incredi-bile vedere come i runnerhanno cercato di curare tuttii particolari. Non dico imille modi con i quali sicerca di attaccare e tenerecon sé bottigliette e barretteenergetiche, molti si scrivo-no il nome sulla pelle, cosìil pubblico sa quale nomegridare, le scritte sullemagliette sono la cosa piùcaratteristica, chi ricorda diessere madre di tre figli, chiannuncia il proprio com-pleanno, chi la voglia diarrivare in fondo ad ognicosto.Ma non ho tempo di segui-re questo spettacolo, siamoimbottigliati verso la par-tenza, ognuno sceglie ilcorral corrispondente alproprio numero, siamotroppi, ma nessuno spinge.Sento in distanza il colpo dicannone, e non succedenulla, il gruppo non simuove, impiegherò 14minuti prima di riuscire atransitare sotto lo striscionedella partenza. Ognuno dinoi è dotato di microchip,ben stretto alla scarpa,quindi oltre al tempo uffi-ciale che ci penalizza, verràregistrato il tempo reale dipercorrenza.Il percorso della maratona,si snoda attraverso una stra-da piuttosto stretta cheattraversa 6 villaggi primadi entrare in città e termina-re ai piedi della Hancocktower, l'edificio più altodella città con i suoi 260metri. Mi aiuto nello sforzocercando di convincermiche 26 miglia sono meno di

42 chilometri.I primi chilometri si fannobene, si è spinti quasi daglialtri concorrenti, ci sononumerosi posti di ristoro esi corre sopra un tappeto dibicchieri di carta. Il pubbli-co è scatenato e ti distrae,loro sono qui per vederenoi, ma vale veramente lapena di guardarli. I bambinidelle scuole, in fila, aspetta-no il "give me five" con lamano e li contano facendo agara chi ne riceve di più.Mi avevano dotto, per for-tuna, che non bisogna farsiingannare dalla planimetriaapparentemente in discesadella gara, anche se si vadai 300 metri di Hopkintonal livello del mare diBoston. Il percorso è moltoondulato e dopo la metà visono alcune salite, tra tutteheartbreak hill (collinaspezzacuore, letteralmente)lungo la quale ho incontratoe raggiunto molta gente checamminava. È qui che nel1990 Gelindo Bordincostruì l'unica vittoria ita-liana, raggiungendo e supe-rando il battistrada che loprecedeva.Ho male alle gambe, macontinuo, riesco a superaremolta gente, sono partitonel gruppo con pettorale16.000, guardandomi intor-no comincio a vedere petto-rali sotto il 10.000. Se con-tinuo ce la faccio a finiresotto le 4 ore come è nelmio obiettivo.Cominciano a venirmi inmente i consigli di MarcoMarchei, direttore dellarivista Correre, che quiarrivò secondo nel 1980,"stai attento alle discese", legambe sono dure, vedo igrattacieli della città, sonoin un tratto in discesa, manon corro come vorrei. Perfortuna in città il tifo èassordante, mi illudo chegridino anche per me e con-tinuo ad andare avanti, sononell'ultimo rettilineo,un'immagine sognata, rie-sco anche ad accennare unosprint con chi mi precede etaglio il traguardo, il crono-metro segna 4 ore ed 1minuto, ma togliendo i 14minuti persi per la partenza,il mio tempo reale risulta di3 ore e 47, un buon tempo,meglio del previsto! Unsorso di bevanda, un asciu-gamano per il sudore, efinalmente la medaglia:sono felice. Solo quandocerco di togliermi dallascarpa il microchip mirendo conto che per la fati-ca e la stanchezza non rie-sco quasi a piegare legambe, ma avrò tempo perrecuperare, ora devo rag-giungere l'albergo che è"solo" a mezzo miglio didistanza.Ho realizzato un sogno, misono fatto un bel regalo dicompleanno che ricorderòper la vita.

SIAMO PRONTI A TUTTO!

Alla Maratona di Boston(Fight to the finish)

M O S T R E

AOSTA - fino al 13 maggio 2003L’arte del gioco. Da Klee a Boetti.Duecento opere tra dipinti, scultu-re, installazioni, fotografie, videoe videogiochi, provenienti daalcune delle maggiori collezionipubbliche e private affrontano iltema del gioco nell’arte del Nove-cento, dalle avanguardie ai video-giochi. Museo ArcheologicoRegionale - Piazza Roncas 1 - tel.0165.275902.

BRESCIA - fino al 29 giugno 2003Il Coro delle monache. Cori ecorali a Brescia. Dopo un lungointervento di restauro e di adegua-mento, viene aperto al pubblico ilCoro del Monastero di SantaGiulia ed esposti nelle sale adia-centi il grande leggio ligneo inta-gliato e intarsiato e una raffinataselezione di codici miniati. SantaGiulia Museo della Città - tel.030.2977834.

BRESCIA - fino al 29 giugno 2003Brescia romana. Le domus del-l’Ortaglia. Il ricco nucleo di abita-zioni di epoca romana scopertonel sottosuolo di quello che è statol’orto del Monastero di S. Giuliacostituisce uno dei fulcri del per-corso espositivo che presentatestimonianze dell’antica Brixia.Santa Giulia Museo della Città -tel. 030.2977834.

CASALMAGGIORE - fino al 15maggio 2003Parmigianino e il Manierismoeuropeo. La pratica dell’alchimia.Nell’ambito delle celebrazionidedicate al pittore, a Casalmag-giore è presentata una sezione del-la mostra parmense riguardantegli ultimi mesi di vita dell’artista,periodo nel quale si sarebbe dedi-cato con grande passione all’al-chimia. Centro culturale SantaChiara - Via Formis, 1 - tel.0372.31222.

CREMONA - fino al 4 maggio 2003Picasso, Mirò, Dalì e la pitturacatalana del primo Novecento.Allestimento di grande interesseartistico e scientifico perché sotto-linea l’importanza del linguaggioplastico, le referenze artistiche diquesti autori e stabilisce collega-menti inediti tra le opere selezio-nate. Museo civico Ala Ponzone -tel. 0372.31222.

FERRARA - fino al 15 giugno 2003Shakespeare nell’arte. Ottantalavori, fra dipinti, disegni ed inci-sioni dei maggiori pittori europeidel Settecento ed Ottocentodescrivono, attraverso il cambia-mento del gusto, l’opera del gran-de drammaturgo inglese. Palazzodei Diamanti - tel. 0532.209988.

FIRENZE - fino al 1° maggio 2003Domenico Puligo (1492-1527).Un protagonista dimenticato dellapittura fiorentina. Il percorso dellamostra si snoda attraverso ottodipinti di Domenico Puligo, attivotra il 1510 al 1527 nell’orbita diAndrea del Sarto, Pontormo eRosso, e di alcuni suoi contempo-ranei. Palazzo Pitti - Sala Biancadella Galleria palatina - tel.055.2388611.

FIRENZE - fino al 2 giugno 2003150 anni che illustrano il mondo.1852/2002. La storia della foto-

grafia raccontata attraverso oltreseicento immagini, tra paesaggi,vedute di città, ritratti e naturemorte, realizzate dalla famigliaAlinari durante tutta la secondaparte del secolo XIX e nel corso ditutto il XX. Palazzo Strozzi - tel.055.2645155.

GENOVA - fino al 6 luglio 2003Metamorfosi del Mito. Dipintigenovesi, napoletani e veneti delSeicento e Settecento. Una mostrache propone un affascinante per-corso iconografico attraverso leprincipali tematiche mitologichelegate alle Metamorfosi di Ovidio.Palazzo Ducale - Appartamentodel Doge - tel. 010.5574004.

LIVORNO - fino al 4 maggio 2003Luce e pittura in Italia (1850-1914). Gli artisti italiani a cavallotra i due secoli affrontano il temadella luce nel tentativo di ribaltarel’antico rapporto tra forma e colo-re. A favore di quest’ultimo. Unagrande mostra illustra i diversiesiti di questa ricerca. MuseoCivico Giovanni Fattori - tel.0586.813595.

MILANO - fino al 4 maggio 2003Il “Novecento” milanese. DaSironi ad Arturo Martini. Oltre 90opere per ricostruire le vicendedel nucleo milanese del “No-vecento Italiano”, il movimentoartistico più importante dell’Italiadegli anni Venti. Spazio Oberdan -viale Vittorio Veneto, 2 - tel.02.77406300.

MILANO - fino al 6 luglio 2003Amedeo Modigliani. La felicità èun angelo dal volto severo.Retrospettiva eccezionale per laquantità e la qualità delle opereesposte, dedicata ad un grandeprotagonista della figurazione delNovecento, che da troppi annimanca all’appello nel panoramaespositivo italiano. Palazzo Reale- Piazzetta Reale, 12 (piazzaDuomo) - tel. 02.43911119.

MOGLIANO VENETO (TV) - finoal 16 maggio 2003Toulouse Lautrec. Lo sguardo e ilsegno. Oltre a quindici vignetteumoristiche, la mostra presentaquarantacinque grafiche, tra cui ilMoulin Rouge realizzato nel 1891,il primo dei manifesti cheToulouse Lautrec farà nei diecianni successivi. Centro d’arte ecultura il Brolo.

NAPOLI - fino al 1° giugno 2003C’era una volta Napoli. Questamostra è un invito a rileggere lacittà attraverso uno dei generi piùamati nella storia del vedutismonapoletano: le gouaches. Completal’esposizione una selezione direperti archeologici: vasi e gemme,rifacimenti neoclassici e porcellaneispirate alle gouaches. MuseoDiego D’Aragona PignatelliCotres - tel. 848.800288.

PARMA - fino al 15 maggio 2003Parmigianino e il Manierismoeuropeo. In occasione del quintocentenario dalla nascita, la città diParma dedica per la prima voltaun’importante retrospettiva aFrancesco Mazzola, detto il Par-migianino, artista geniale e preco-cissimo genio. Galleria nazionale- tel. 0521.218889.

RAVENNA - fino al 30 giugno 2003Da Renoir a De Stael. RobertoLonghi e il moderno. Oltre centot-tanta opere e un vasto repertorio didocumenti offrono un quadroesaustivo dell’attività di uno deimassimi esponenti della storiogra-fia artistica del Novecento. Museod’arte della Città - LoggettaLombardesca - tel. 0544.482356.

SIENA - fino al 1° giugno 2003Le biccherne di Siena. Arte efinanza all’alba dell’economiamoderna. Mostra dedicata agliantichi registri finanziari delComune di Siena, le biccherne, inuso in epoca medievale fino alSettecento, decorate con illustra-zioni dai maggiori artisti dell’epo-ca, dai Lorenzetti al Vecchietta.Santa Maria della Scala - Sala SanPio - tel. 0577.224811.

MILANO - fino al 4 maggio 2003Gino Gorza (1923-2001). Mostradedicata a Gino Gorza, figuraeccezionale di pittore e incisorenel panorama torinese dell’avan-guardia non figurativa della secon-da metà del secolo scorso, allievonegli anni Quaranta di FeliceCasorati - Accademia Albertina diBelle Arti - Via AccademiaAlbertina 6 - tel. 011.889020.

TORINO - fino al 18 maggio 2003Gli artisti del faraone. Dei ElMedina e la Valle dei Re. Mostraspettacolare composta di circa tre-centocinquanta reperti che per-mettono al visitatore, al contrariodei monumenti reali e religiosidella vita ufficiale, di entrare nel-l’intimità, nell’immaginario e nelquotidiano del popolo egizio.Fondazione Palazzo Bricherasio -tel. 011.5711811

TORINO - fino al 9 giugno 2003Zoologia fantastica. Un viaggioin compagnia degli esseri piùstraordinari del pianeta: gli anima-li fantastici. Museo Regionale diScienze Naturali.

TORINO - fino al 28 luglio 2003La donna nella pittura italiana delSei e Settecento. Il genio e la gra-zia. La mostra, la prima di questogenere in Italia, indaga il periodocompreso tra il 1580 e il 1760 cheha visto un regresso nel ruolosociale delle donne, ricco però difermenti importanti (tra l’altro digrandi pittrici, come SofonisbaAnguissola, Artemisia Gentileschi,Rosalba Carriera). Palazzo Accorsi- tel. 011.8129116.

VENEZIA - fino al 25 maggio 2003I Faraoni. Straordinario viaggionel tempo attorno alla figura onni-potente del faraone, attraversocirca trecento pezzi, in parte pro-venienti dai musei egiziani cheper la prima volta hanno accon-sentito al loro prestito. PalazzoGrassi - tel. 199.139139.

VENEZIA - fino al 1° giugno 2003Gaspare Vanvitelli. Monograficadedicata al pittore olandese, natu-ralizzato italiano, volta a ricostrui-re attraverso circa novanta dipintie una ventrina di disegni gli aspet-ti più importanti della produzionedell’artista, comunemente indica-to come il precursore del veduti-smo settecentesco. Museo Correr- tel. 041.5225625.

MOSTRE ED ESPOSIZIONI IN ITALIA

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Liquirizia? Meglio andarci piano

La lista dei ‘divieti’ per le donne che pren-dono la pillola si arricchisce di un nuovoelemento. Questa volta, sul banco degli

imputati è stata messa la profumata liquiriziache, grazie al suo contenuto di acido glicirrizini-co, può contribuire alla formazione o al peggio-ramento degli edemi. La raccomandazione vienedall’Associazione Nazionale dei FarmacistiTedeschi: le donne in terapia con contraccettiviorali non dovrebbero superare i 10 grammi algiorno di liquirizia. Questo perché l’acido glicir-rizinico causerebbe una deplezione di mineralidal corpo, in particolare potassio, zinco e magne-sio. Le linee guida del Ministero della Salutetedesco raccomandano di mantenere il consumodi liquirizia al di sotto dei 50 grammi al giorno(pari a 100 mg di acido glicirrizinico) anchenella popolazione generale. Diabetici, ipertesi edonne incinte dovrebbero cedere alle caramellinenere solo una volta ogni tanto. O ancora megliomai. Una recente ricerca, condotta in Islanda, hadimostrato che un consumo quotidiano di quan-tità anche piccole di liquirizia sarebbe in grado dideterminare marcati innalzamenti della pressionearteriosa.(Reuters, 31/01/2003)

Sclerosi multipla a dieta

Un nuovo tassello si aggiunge allo studio della sclerosi multipla. La leptina, ormone al centro delle ricerchesull’obesità negli ultimi anni, potrebbe giocare un ruolo anche nella patogenesi della sclerosi multipla. Losostengono Giuseppe Matarese e colleghi dell’Università di Napoli Federico II. Nel loro esperimento, al-

cuni topi con una condizione simile alla sclerosi multipla sono stati tenuti a digiuno per 48 ore. La deprivazioneda cibo non riusciva certo ad impedire lo sviluppo della malattia, ma le lesioni cerebrali tipiche della SM risulta-vano di minore entità, così come miglioravano le performance in alcuni test, quali deambulazione ed equilibrio.Queste osservazioni hanno portato i ricercatori napoletani a ritenere che alcuni componenti della dieta potrebberoavere un qualche impatto sulle malattie autoimmuni. E tra queste appunto sulla sclerosi multipla. Gli adipociti nor-malmente rilasciano leptina dopo un pasto; questo non solo frena l’appetito, ma produce anche effetti a livello delsistema immunitario. Studi condotti in passato hanno dimostrato che la leptina risulta aumentata durante una con-dizione infiammatoria o in corso di malattie auto-immuni. In linea con queste ricerche, Matarese e colleghi hannoevidenziato che negli animali da esperimento i livelli di leptina raddoppiavano subito prima dell’esordio della ma-lattia, mentre nei topi tenuti a digiuno per 48 ore (periodo che nell’uomo equivarrebbe a 7-10 giorni di digiuno) lacrescita dei livelli di questo ormone risultava decisamente inferiore. E non solo. Gli stessi ricercatori hanno dimo-strato che i neuroni presenti nelle lesioni cerebrali del topo producono leptina. Sulla base di questi dati, non è pos-sibile indicare con certezza un ruolo causale della leptina nella sclerosi multipla, ma certo le relazioni tra alimen-tazione, leptina e SM meritano ulteriori approfondimenti. (Journal of Clinical Investigation, 111, 241-250; 2003)

PANORAMA DALLA LETTERATURA SCIENTIFICA a cura di Maria Rita Montebelli

Addio lingua in salmì!

F orse per qualche tempo, noterete una grande assente dal carrello dei bolliti del vostro ristorante preferito.La lingua dei bovini potrebbe infatti comportare un rischio di infezione da morbo della mucca pazza. E’quanto sostiene un gruppo di ricercatori dell’Institute for Animal Health di Edinburgo, che ha di recente

pubblicato un lavoro sull’argomento. La lingua, secondo i ricercatori inglesi, conterebbe elevati livelli della pro-teina prionica, causa della variante umana della malattia di Creutzfeld Jakob. Per ora la presenza massiccia di que-ste proteine è stata dimostrata solo nella lingua delle cavie, alle quali erano stati iniettati prioni all’interno del cer-vello. Il prossimo passo sarà dimostrare che il passaggio dei prioni può avvenire anche dal cervello alla lingua deibovini e che nutrirsi di questa parte possa comportare un rischio di infezione. Alcuni ricercatori americani hannocomunque già chiesto che, in attesa di verifiche, anche la lingua venga bandita dalle nostre tavole. Ma gli appas-sionati di bollito possono per ora continuare a sperare. (Journal of Virology, 77, 583-591; 2002)

Alitosi da Helicobacter Pilori

S e pensavate di aver letto tutto il possibile sull’Helicobacter pilori, forse è arrivato il momento di ricredervi.I vostri pazienti soffrono di alitosi e il check up dal dentista non ha rivelato segni di carie? Considerate cheil loro problema potrebbe derivare dallo stomaco. Secondo i ricercatori della Baskent University, l’alitosi

sarebbe infatti uno dei sintomi più comuni nei pazienti con infezione da HP. Tanto da suggerire di utilizzare l’im-barazzante sintomo per lo screening di questa infezione. La ricerca, realizzata in Turchia, è stata di recente pub-blicata su European Journal of Internal Medicine. Ender Serin e colleghi hanno studiato 148 persone affette dadispepsia e alitosi e somministrato loro i farmaci standard per l’eradicazione dell’HP. A distanza di quattro setti-mane, i pazienti sono stati tutti rivalutati e per la maggior parte di loro il problema dell’alitosi risultava risolto,insieme a quello dell’infezione da HP note di grande scetticismo hanno tuttavia accolto la pubblicazione di questostudio nell’ambito della comunità scientifica internazionale. Sarà forse nella cucina turca, così ricca di cipolla e dispezie, la spiegazione dell’alitosi bizantina?(European Journal of Internal Medicine 2003; 14: 45-48)

Epatociti trasformati in … pancreas

Qualche secolo fa gli alchimisti si affannavano intorno alla pietra filosofale, per trasformare i metalli in oro.E ispirandosi forse a questi misteriosi antenati, alcuni scienziati inglesi dei nostri tempi hanno realizzatoqualcosa di simile nel loro laboratorio. Non di metalli si tratta questa volta, ma di cellule; il risultato tutta-

via non è meno sensazionale. Marko Horb e colleghi dell’Università di Bath (Gran Bretagna) sono riusciti a tra-sformare gli epatociti in cellule pancreatiche; l’esperimento per ora è riuscito nel girino e negli epatociti umani invitro, ma i ricercatori inglesi sono più che ottimisti. La speranza, neppure tanto nascosta, è quella di riuscire ungiorno ad insegnare agli epatociti a funzionare anche da pancreas, restituendo così ai diabetici la capacità di pro-durre insulina. Ma si è solo ai primi passi ovviamente. Per adesso è riuscita la ‘trasformazione’ cellulare; ora biso-gnerà appurare la funzionalità di queste cellule in vitro e in seguito in un modello sperimentale di diabete murino.Superate tutte queste prove si potrà procedere alla sperimentazione nei diabetici. Nel corso dello sviluppo embrio-nario, pancreas e fegato hanno origine da tessuti simili; è il gene Pdx1 a conferire al pancreas la sua identità, sianel topo che nell’uomo. Questo avviene grazie alla sintesi di una proteina, che a guisa di direttore d’orchestra, indi-rizza altre proteine intracellulari verso compiti che specializzano quella cellula in senso pancreatico. La speranzadei ricercatori è di utilizzare questa sorta di interruttore generale per trans-differenziare gli epatociti in cellule pan-creatiche. E il ‘trucco’ sembra funzionare: la somministrazione del gene Pdx1 ad una coltura di epatociti umani liha fatti trasmutare di cellule pancreatiche, con tanto di produzione di insulina, glucagone e amilasi. Non è dettoperò che la produzione di queste sostanze avvenga secondo i dettami dei feed back fisiologici. C’è infine un latooscuro della medaglia che è quello della possibilità di controllare questa ‘trasformazione’, per ‘programmare’ l’e-satto numero di cellule produttrici di insulina, ma anche e soprattutto per scongiurare il pericolo che questa avven-ga in senso neoplastico. Come sempre, non è tutto oro quello che luccica. (Current Biology 13, 105-115; 2003)

Il caffè come i batteri fecali

La prossima volta che vi trovate a gustare unabella tazzina di caffè nero bollente, provate apensare che state fornendo indizi preziosi allo

studio della contaminazione delle falde idriche.Troppo complicato? Al contrario, addirittura ele-mentare per un gruppo di ricercatori svizzeri chehanno adottato la caffeina come tracciante ideale perl’inquinamento da acque nere domestiche. Le infor-mazioni una volta appannaggio dei batteri fecali,oggi sono più esaustivamente fornite dalla vostratazzina di caffè. Secondo Ignaz Buerge e colleghidella Swiss Federal Research Station di Wädenswillla caffeina è infatti l’indicatore chimico ideale perdistinguere gli inquinanti ambientali di provenienzadomestica da quelli derivanti dalle attività agricole.Pare che la caffeina sia così chimicamente stabile edabbondante che, sebbene il trattamento delle acquenere provenienti dalle abitazioni ne rimuova il 99,9per cento, i suoi livelli rimangano tuttavia dosabili.Senza contare la sua esclusività che ha mandato inpensione il ‘tracciante’ classico dell’inquinamentoumano, i batteri fecali, condivisi con gli inquinanti diorigine agricola. Una traccia tenace dei nostri rifiutidomestici che finisce nei fiumi, nei laghi e che si puòrinvenire addirittura negli oceani. Una spia discreta einoffensiva di inquinanti ben più insidiosi, qualidetergenti e solventi. Speculazioni ad uso e consumodi scienziati in asettici camici bianchi? Niente affat-to. Con questo metodo di indagine i ricercatori sviz-zeri sono riusciti a dimostrare che i livelli di caffei-na nel lago di Greifensee, vicino Zurigo, superano dicinque volte i limiti di guardia, rivelando così un’in-filtrazione di acque nere non trattate nelle acque dellago. Dana Koplin della US Geological Survey diIowa City (USA) sta invece mettendo in piedi unprogetto che la porterà sulle tracce di questa firmaindelebile dell’inquinamento domestico nelle acquedi scarico di mezza America.(Environmental Science and Technology 36, 1202-11; 2003)

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FIORI E GIARDINIFIORI E GIARDINIIL NOSTRO HOBBYIL NOSTRO HOBBY

SCOPRIRE, RICONOSCERE, USARE LE ERBE di Carolina Bosco Mastromarino

VOGLIA DI COLORI

Archiviato un altro inverno,caratterizzato da un iniziocon temperature insolitamen-te calde e da una fine “glacia-le”, con il termometro che alcentro-nord è precipitato diparecchi gradi sotto lo zero,torna finalmente la primave-ra. E nessun mese come quel-lo di marzo fa rinascere la vo-glia di riappropriarsi dei co-lori più sgargianti, dopo ilgrigiore invernale. Le piante,uscendo dal letargo, ricomin-ciano a vivere e nei giardini,sulle terrazze, negli orti e suidavanzali riprende l’attivitàper renderli sempre più affa-scinanti. Allora mano alle ce-soie per le ultime potature al-le piccole piante per ristruttu-rare le aiuole, alla terra conci-mata per i rinvasi, alle semen-ze per dar vita ai prossimiospiti dell’orto. Ma attenzio-ne! Occorre tener d’occhio leultime bizzarie del tempoche, specialmente al setten-trione e nelle zone collinari omontane, può dar luogo a ge-late tardive capaci di compro-

mettere il lavoro fin qui svol-to.

RAGGI DORATI

Uno dei colori predominantiin primavera è il giallo. Mar-zo coincide con la fioriturasuperba delle mimose dalprofumo intenso, ma non so-lo. C’è, ad esempio, la Forsi-zia, un arbusto originario del-l’Asia orientale, rustico, faci-le da coltivare, molto diffusonei giardini. I suoi fiori siaprono fitti su tutti i rami an-cor prima delle foglie. Un al-tro arbusto che offre i fiorigialli è la Kerria. Viene dallaCina e la varietà a fiori doppiè la più conosciuta; essi sonodi color giallo-arancio e han-no la forma di piccole roselli-ne.È una pianta robusta, che siadatta a tutti i terreni, purchéin posizione soleggiata, e sisviluppa più che in altezza inlarghezza, creando un sugge-stivo cespuglio. Se cercatequalcosa di giallo e di raro in-dirizzatevi sulla Mahonia, unarbusto sempreverde che vie-

ne coltivato sia per il foglia-me ornamentale sia per i suoifiori color limone, dal forteprofumo di mughetto e a for-ma di pannocchie, riuniti ingrappoli penduli. Un’altrapianta dai fiori dorati è l’Ha-mamelis. La specie Mollis,originaria della Cina centrale,è un arbusto di grandi dimen-sioni che può diventare ancheun piccolo albero. Le sue fo-glie ovali in autunno diventa-no gialle ed i fiori, con petalilarghi e piatti di un giallo-orointenso, dolcemente profu-mati, sbocciano in questo pe-riodo. Per completare lasinfonia dei gialli non puòmancare un accenno allaGaggia (Acacia farnesiana).Originario del Messico, que-sto arbusto spinoso dà fioriprofumatissimi, naturalmentecolor oro, dalle dimensioniminute ma raccolti in grannumero in modo tale da farloro assumere un aspettofioccoso.La Gaggia è assai diffusa nelsud della Francia per la pro-duzione di profumi.

vera. In Sicilia, dove l’ha no-tata il lettore, la plumeria èpresente su moltissimi davan-zali in quanto può essere age-volmente coltivata in vaso. Lesue foglie sono di un bel ver-de scuro, carnose, lunghe unatrentina di centimetri, raccoltein mazzi al centro dei qualisbocciano i fiori, di un profu-mo delicato, bianchi, rossi,gialli, rosa o bicolori. In que-sto periodo è possibile molti-plicare la plumeria per talea,tagliando cioè un rametto dauna pianta già grande, facen-dolo asciugare per un paio disettimane al sole, interrandolopoi in una fertile composta.Nel giro di un mese la taleametterà le radici e poco dopospunteranno foglie e fiori.

ARCHITETTI DI AIUOLE

Nell’ultimo numero si è par-lato di come organizzareun’aiuola, scegliendo le pian-te e gli accostamenti di colo-re.Ora vogliamo trattare la rea-lizzazione materiale della zo-na destinata alle aiuole stesse.Esistono vari modi per divi-dere dal resto del giardino odal prato un’area che accolgafiori d’ogni genere. L’aiuolache richiede una maggioremanutenzione è quella dacreare in mezzo ad un prato oai suoi bordi, senza alcun ele-mento divisorio. Ciò perché il

UN’ESOTICA.NOSTRANA

Un lettore di Novara ci scriveper chiedere notizie di unapianta che definisce “incante-vole” e che ha notato su mol-ti balconi durante un rapidoviaggio fatto in Sicilia loscorso anno. “Data la brevitàdel soggiorno - dice - non so-no riuscito ad ottenere infor-mazioni in proposito” ed ag-giunge una descrizione dellapianta stessa. Ci par di capiredai dati forniti che si trattidella plumeria diffusa in tuttoil mondo, compresa l’Italia,che se ne è appropriata a talpunto da essere consideratanostrana. È coltivata in parti-colar modo nel Sud, dove hatrovato un habitat ideale. Essaproviene dall’America cen-trale e, come si è detto, si èdiffusa in ogni angolo del glo-bo. La specie originaria rag-giunge dimensioni notevoli,nei luoghi natii non si spogliamai e fiorisce tutto l’anno.Da noi si è dovuta adattare equindi in autunno perde le fo-glie che riappaiono in prima-

terreno destinato ai fiori tendecon le piogge a debordare sul-l’erba, dando un fastidiososenso di disordine. Ecco per-ché occorre periodicamenterincalzare la terra e fare moltaattenzione quando si passa iltagliaerba per non danneggia-re le piante fiorifere. Negli al-tri casi l’impresa è più facile:basta scegliere un elementodivisorio a seconda dei proprigusti.Si potranno utilizzare grossisassi di fiume, pietre grezze ditravertino o di tufo, cordoli inlegno da comprare a metrag-gio, mattoni più o meno rusti-ci, o “border” in plastica colorcotto di semplice applicazio-ne. Una volta delimitata l’a-rea delle aiuole, si riempiràl’interno di soffice terricciocon un andamento bombatoed infine interreremo le pian-te che abbiamo prescelto.

CONSIGLI PER L’ORTO

In questo periodo possiamoseminare all’aperto la bietola,la carota, il lattughino da ta-glio, lattuga cappuccio, il ca-volo estivo, prezzemolo, rava-nello, spinacio, radicchio. Edancora il cipollotto precoce, ipiselli se ci siamo dimenticatidi seminarli in precedenza, lepatate. Ripetiamo il consigliodi sempre: prima di realizzarel’orto, smuoviamo la terra earricchiamola con un buonconcime organico.

FARFARA (Tussilago Farfara) Fam.Composite

Il nome scientifico deriva dallatino tussis = tosse, ago =portar via e farfara dall'Abba-zia di Farfa dove vegeta moltoabbondante e rigogliosa;La Farfara cresce spontaneanei luoghi argillosi, calcarei,sabbiosi e umidi in tutta Euro-pa e in Asia settentrionale. Èuna pianta erbacea provvistadi un lungo rizoma carnosocoperto di scaglie e strisciantenel terreno. I fusti che portanoi fiori sono rivestiti di squa-mette e si sviluppano due o tremesi prima delle foglie, perquesto, gli antichi Romani de-finivano la Fanfara: "Filiusante patrem". I fiori sono in-fiorescenze a capolino, costi-tuiti da numerosi fiori ligulatiall'esterno e all'interno tubolo-si di colore giallo. Le fogliehanno un lungo picciolo rive-stito da peli bianchi hannolembo cuoriforme superior-mente di colore verde intensoinferiormente biancastro. Ilmargine è dentato. Il frutto èun achenio munito di pappoche facendo presa sul vento nefacilita la disseminazione. InFitoterapia si usano le foglie ei fiori. I fiori si raccolgono al-l'inizio della fioritura in feb-braio-aprile, le foglie vannoraccolte quando sono ben svi-luppate in giugno-luglio, eli-minando il picciolo. I capolinie le foglie si essiccano all'om-bra in luogo ben aerato e siconservano in recipiente divetro scuro.Principi attivi: inulina, tanni-ni, mucillagine, triterpeni, ste-roli, ac fenolici, flavonoidi,zuccheri e sali. Le foglie fre-sche sono ricche di Vit. C in-fatti si usavano in insalata per

combattere lo scorbuto, mapoiché contengono anche al-caloidi pirrolizidinici, peraltropresenti anche nella Borragi-ne, molto tossici soprattuttoper il fegato se ne sconsiglial'uso prolungato, questi alca-loidi scompaiono durante l'es-siccamento, pertanto l'uso del-le foglie secche non è perico-loso.Proprietà: tossifughe, espetto-ranti, emollienti, lenitive edastringenti.La Fanfara ha, per uso inter-no, proprietà astringenti, leg-germente antisettiche, emol-lienti e lenitive utili nelle fo-runcolosi, nei pruriti, delle de-squamazioni e nelle infiam-mazioni della pelle in genere.In cosmetica la fanfara è im-piegata sotto forma di impac-chi con infuso (50 g di fiori inun litro di acqua bollente) co-me astringente per pelli grassee poco toniche.Questa pianta è usata percombattere la tosse da 2000anni; Discoride la denominò"bekion" dal greco tosse dacui l'aggettivo bechico riferitoalla proprietà di calmare latosse e le irritazioni delle pri-me vie aeree. Leclerc racco-manda l'infuso di Fanfara percalmare la tosse e per facilita-re l'espettorazione quando leespettorazioni cominciamo adessere abbondanti. Ancora og-gi alcune popolazioni usanofumare le foglie essiccate percalmare la tosse e gli attacchidi asma.Preparazioni: Infuso: 30-50 gdi fiori e foglie essiccati in unlitro di acqua bollente lasciareintiepidire, filtrare bene e ad-dolcire con miele, per miglio-rare il sapore si può aggiunge-re un pizzico di menta. 3-5tazze al dì.Per ascessi e scrofolosi si può

preparare un cataplasma fa-cendo cuocere in poca acquauna manciata di foglie fre-sche, oppure si frullano e lacrema ottenuta si applica sulleparti interessate. Le fogliefrullate costituiscono una otti-ma maschera di bellezza perpelli grasse e acneiche che la-scia l'epidermide fresca, toni-ficata e rosea.Perla presenza di alcaloidi pir-rolici nelle foglie fresche diFanfara, se ne sconsiglia l'usoin gravidanza e allattamento.

ESCOLZIA Escholtzia Californica Fam.Papaveraceae

L'Escolzia o Papavero dellaCalifornia, vegeta spontaneafra le dune costiere, nelle pia-nure e nelle valli aride, ai bor-di del deserto della California.Per i suoi bei fiori, in Italia ècoltivata a scopo ornamentale.È una pianta erbacea con fustodi colore verde azzurro, sca-nalato lateralmente e in parteprostato; ha foglie tripennato-fite, isolate, alterne e stipolate;ha fiori solitari di colore gial-lo-rossiccio con quattro petalie numerosi stami. Il frutto èuna capsula deiscente a duevalve. La pianta, come tutte lePapaveracee, è ricca di canaliin cui scorre un latice ialino.In Fitoterapia si utilizza laparte aerea dell'Escolzia, che iraccoglie quando sta per fiori-re, la pianta fresca ha un'effi-cacia maggiore, di quella es-siccata.Principi attivi.La droga contiene fitosteroli,carotenoidi, flavonoidi e mol-ti alcaloidi isochinoleici sud-divisi in quattro gruppi: pro-tropine, aporfine, benzofenan-trine e pavine.Proprietà terapeutiche.

La farmacologia dei principiattivi dell'Escolzia è statamolto studiata. Dalle numero-se pubblicazioni in merito ri-sulta che le protropine hannoazione antispastica e in parti-colare l'allocriptopina, facenteparte di questo gruppo, h azio-ne bradicardizzante, antifibril-lante e acceleratrice del flussocoronarico;Sono stati fatti numerosi studiclinici anche sull'uomo che,hanno evidenziato diminuzio-ne del tempo per addormen-tarsi e miglioramento dellaqualità del sonno.La pianta intera, in Germania,è utilizzata nelle neuropatieinfantili; in Francia si usanoinfusi nel trattamento dell'in-sonnia, sia dovuta a difficoltàad addormentarsi, sia che in-sorga nella seconda parte del-la notte. L'Escolzia è utile pu-re per pazienti ansiosi ed emo-tivi.La terapia con questa pianta èsconsigliata in gravidanza, al-lattamento, a chi deve guidaree a chi già fa una terapia far-macologica per l'insonnia,inoltre è sconsigliato bere al-colici in concomitanza con lasu detta terapia.PreparazioneInfuso. Versare una tazzina dacaffè di acqua bollente su uncucchiaino da thè di droga es-siccata, lasciare in infusioneper dieci minuti, filtrare e ad-dolcire con miele. Come seda-tivo, antispastico e antinevral-gico, una tazzina 3-4 volte algiorno.Per combattere l'insonnia siprepara una tisana con un cuc-chiaio di droga in una tazza dathè di acqua bollente, si pren-de mezzora prima di coricarsi.Tintura: Macerare per 15 gior-ni 20 g di droga essiccata in100 g di alcool a 70°, oppure

20 g di droga fresca in 100 gdi alcool 95°; se ne prendono20-25 gocce 3-4 volte al gior-no oppure 50 prima di coricar-si.

FARFARACCIO petasites hibridus Fam.: Aste-raceae

È una pianta erbacea, comunenei luoghi umidi e sabbiosi,lungo i ruscelli e ai bordi deifossi, fino ai 2000 m di altitu-dine, tranne che nelle isole.Ha un grosso rizoma carnosoda cui in primavera si svilup-pa il fusto fiorifero alto 50 cm.circa, senza foglie; queste sisviluppano dopo la fioritura.Le foglie, molto grandi(80x40) con margine irrego-larmente dentato, sono re-niformi e hanno un lungo pic-ciolo, ricoperto di un pigmen-to rossiccio; la superficie su-periore è verde intenso, quellainferiore è biancastra per lapresenza di fitti peli bianchi.L'infiorescenza è a grappolocon numerose brattee rosse, ifiori sono rossicci con corollatubulare divisa in sottili fila-menti. IL frutto è un achenioprovvisto di pappo. In fitote-rapia è apprezzata tutta lapianta. Il rizoma si raccoglie,prima chela pianta fiorisca, infebbraio-marzo, i fiori si rac-colgono in marzo-aprile, lefoglie in maggio-giugno.Il rizoma si lava e si divide inpezzi lunghi 5-6 cm e si lasciaasciugare, i fiori e le foglie siseccano in strati sottili in zonaventilata e all'ombra; si con-serva il tutto in recipiente divetro o di porcellana.Principi attivi: petasina (dalgreco potasos cappello a faldelarghe, per la forma delle fo-glie), tannini, mucillagini ezuccheri.

ProprietàL'azione del Farfaraccio è le-gata principalmente ala pre-senza della petasina (esteredell'acido angelico), dotata diproprietà sposmolitiche note-volmente superiori a quelledella papaverina, la sua azioneperò non è immediata. Secon-do uno studio di alcuni ricer-catori svizzeri, pubblicato re-centemente sul "British Medi-cal Journal", l'estratto di Far-faraccio è un ottimo rimediocontro il raffreddore da fienocon il vantaggio di non daresonnolenza come gli antista-minici tuttora in uso.IL Farfaraccio è stato lunga-mente usato nella medicinapopolare come pianta tossifu-ga, ma trova applicazioni an-che come sedativo generale,utile negli stati ansiosi, nell'in-sonnia e nelle turbe del clima-terio. Il Farfaraccio è utile an-che nel'ipertensione, nell'arte-riosclerosi e agli asmatici,perché regola la pressione,calma lo stato di eccitazione edi ansia. Per uso esterno, que-sta pianta, ha azione cicatriz-zante e antinfiammatoria.Preparazioni per uso internoCome sedativo decotto con ri-zoma e foglie: Bollire per 10minuti 20 g di foglie e rizomain un mezzo libro di acqua.Due-tre tazzine al giorno.Infuso per la tosse, versare su10 g di fiori mezzolitro di ac-qua bollente, due-tre tazzineal giorno. Per uso esterno, perle infiammazioni delle muco-se e della pelle preparare uninfuso con 50 g di foglie e fio-ri in un litro di acqua. Faresciacqui, gargarismi o impac-chi.Le foglie fresche, contuse sipossono applicare fra due gar-ze sulle ulcere o sugli ascessiper risolverli rapidamente.

a cura di Diana Geraldinia cura di Diana Geraldini