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Page 1: QUATTRO VARIAZIONI SUL · PDF fileAmaranthine . Non bisognerebbe mai fidarsi dei medici di guardia a notte fonda. Ci ripensa proprio ora Alex, mentre seduto in bagno, in preda ad una

Amaranthine

Non bisognerebbe mai fidarsi dei medici di guardia a notte fonda.

Ci ripensa proprio ora Alex, mentre seduto in bagno, in preda ad una colite devastante, rilegge per la

sesta volta i componenti del bagno schiuma con cui sua madre è solita lavare la piccola Francesca.

Mancano tredici minuti alle due.

Ha finito le sigarette Alex e in più il giovanissimo Leopoldo Camusi, di guardia alla farmacia

dell’ospedale questa notte, ha pensato bene, in un eccesso di zelo medico, di utilizzare un flacone di

benzodiazepine per dei lassativi ad azione diretta ed immediata. “Tanto domani sposto il tutto, chi se

ne accorgerà per questa notte?”, già, chi se ne accorgerà? Nessuno, nemmeno Alex.

Morale della storia?

I suoi nervi non godranno dello scossone di tranquillità cui è solito sottoporli, ma di certo l’intestino

di Alex sarà pulito e sgombero entro la fine della prossima mezzora.

I sudori freddi si accompagnano a formidabili crampi che gli ricordano di prestare molta attenzione la

prossima volta, ma, nonostante tutto, non riesce a smettere di pensare a quello che accadrà domani.

Si erano incontrati, virtualmente parlando, in uno di quei forum dove la gente scambia opinioni di

nessunissima importanza e parla di cose di importanza ancor più risibile. Avete presente, uno di quei

siti dove la gente si racconta dabbenaggini come resoconti di concerti, opinioni su film visti e album

ascoltati, agnolotti della Sora Lella, fame nel mondo e attivazione del terzo chakra tramite un campari

e gin.

Ecco. Questo forum non era poi così dissimile dagli altri.

L’unica differenza consisteva nelle argomentazioni che, in piena coerenza col titolo del forum, “Basta

un poco di zucchero e la pillola va giù”, di disneyana memoria, trattava proprio di questo: pillole.

Riduttivo, è vero. Non trattava solo di pillole, ma di qualsiasi cosa avesse a che fare con il mondo

degli ansiolitici e atarassici.

La gente si scambiava opinioni, si raccontava esperienze, si passava nomi di medici accondiscendenti.

Lei aveva scelto come nickname Amaranthine. Lui, in maniera molto più fantasiosa, si era limitato ad

un laconico Alex77, che aveva anche l’ottima funzione di rifuggire domande sull’età, vistane la totale

evidenza.

Il nome di lei richiamava alla mente sentori d’autunno e di vino invecchiato, trascinandosi dietro il

fascino di qualcosa di immortale come la bellezza. Quello di Alex… beh, quello di Alex non

richiamava alla mente un beato cazzo.

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Le loro conversazioni si erano dapprima limitate a semplici scambi di opinioni fugaci, ma erano

diventate ben presto sempre più intense e frequenti.

Con il passare delle settimane avevano scoperto di avere molto più del semplice consumo di

clordiazepossido in comune.

Entrambi erano indietro con gli esami di almeno un paio d’anni e, nonostante l’incedere dell’età e

l’incongruenza del mondo che li circondava, riuscivano comunque a convivere con la

consapevolezza che tutto quello per cui lavoravano sodo non aveva senso.

Entrambi adoravano alla follia i musical escluso Cats, che trovavano banale e stucchevole.

Entrambi facevano colazione nel medesimo bar vicino la facoltà di giurisprudenza ogni mattina, solo

ad orari differenti. Un macchiato tiepido in tazza grande per lei, un corretto alla sambuca per lui.

La loro conoscenza era scandita dalle ore della notte.

Nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di chiedere all’altro un vero e proprio incontro, un

po’ per pudore, un po’ perché, in fondo in fondo, la situazione era di per sé molto eccitante.

Il guardare con sospetto e curiosità ogni faccia seduta in quel bar era diventata un’abitudine per

entrambi, ed il giorno in cui una simpatica morettina si avvicinò ad Alex chiedendogli una sigaretta

fu il giorno in cui il giovane uomo elaborò la propria teoria sullo scompenso cardiaco causato da

presenza femminile che, solo in seguito ed in preda ai fumi del rhum, avrebbe etichettato come

infartino di livello 3.

Per Alex l’infarto si costruiva su una scala e nessuno ne era immune.

Certo, la sua era una teoria spicciola dettata da qualche esperienza e dalle nozioni mediche di sua

conoscenza fino a quel momento.

Il tutto era equamente diviso in infartino, botta e coccolone.

L’infartino poteva avere 4 gradazioni e tutte legate in modo inscindibile alla presenza dell’altro sesso.

L’infartino di livello uno era quello minimo, quello che si propone sovente in un primo incontro,

quando la realtà delle cose non è ben chiara.

Il livello due era legato alla sorpresa. Quello stupore che si palesa quando, ad esempio, in un incontro

i convenuti si rendono conto che il proprio partner è superiore o inferiore, esteticamente parlando,

alle aspettative.

Il livello tre, ed ecco il caso in esame, si legava alla consapevolezza di dover incontrare una persona

con cui si ha già un feeling telematico e sapere, inconsciamente, che quel feeling nella realtà potrebbe

non instaurarsi.

Dopo il livello tre Alex era convinto ci dovesse essere direttamente un livello sette, così esplosivo e

devastante da non poterlo enumerare 4. Il livello sette, tuttavia, non era ancora stato delineato e,

quindi, non era riuscito ancora a presentare questa teoria a nessun eminente luminare.

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Forte di queste convinzioni e conscio di poter sfiorare il livello tre ogni santa mattina, Alex beveva il

suo caffé sfogliando sempre una copia de “Il tamburo di latta”, libro del quale non riusciva mai ad

andar oltre le prime tre righe di pagina trentadue. Questo non per pigrizia, certo, ma solo perché

ogni qualvolta cominciava quel dannato capoverso ogni parola gli riportava alla mente la possibilità

che lei potesse essere lì in quel momento.

Questo mandava in frantumi ogni concentrazione.

Amaranthine scrive (01.32) : Heilà! Alex77 scrive (01.32) : Buonasera. Amaranthine scrive (01.33) : Come va’ la nottata? Insonne come al solito? Alex77 scrive (01.34) : Si, qualcosa di simile… non è una novità del resto… Amaranthine scrive (01.35) : Cosa fai? Credevo fossi di guardia tu in farmacia stanotte. Alex77 scrive (01.35) : Risistemavo degli appunti…domani ho ricevimento con il prof e devo portargli la relazione su quel nuovo farmaco se voglio farci l’esame. Amaranthine scrive (01.36) : Ah si, giusto… me ne avevi parlato… Alex77 scrive (01.36) : Tu invece? Studi? Amaranthine scrive (01.37) : Macchè… Goebbels mi aspetta sempre con quella mattonata, ma ho pensato bene di guardarmi un film… Alex77 scrive (01.38) : Quando hai l’esame? Amaranthine scrive (01.39) : L’appello è per il 19 ma son riuscita a strappare un posticipo. Alex77 scrive (01.40) : La solita fortunella! Amaranthine scrive (01.40) : Eheh Alex77 scrive (01.41) : Ora vai a letto? Amaranthine scrive (01.41) : Veramente ci sarei già… ho il portatile sulle gambe. Prima di addormentarmi volevo sentirti un attimo, giusto per darti la buonanotte. Amaranthine scrive (01.44) : Hei? Sei sempre lì? Alex77 scrive (01.44) : Si… scusami, mi hai solo preso un po’ alla sprovvista. Amaranthine scrive (01.45) : Addirittura alla sprovvista! Alex77 scrive (01.45) : Non farci caso… forse sono io a non essere più abituato a questi eccessi d’attenzione. Amaranthine scrive (01.45) : E ti mettono a disagio? Alex77 scrive (01.46) : Tutt’altro. Amaranthine scrive (01.47) : L’hai più incontrata? Amaranthine scrive (01.49) : Scusami, forse non dovevo farti questa domanda… sono una stupida. Alex77 scrive (01.50) : No, sei tu a dovermi scusare… Vanessa è stata una storia breve ma molto intensa. Solo che alla fine, dopo tutte le belle parole, non mi ha lasciato granché e mi sento come… Amaranthine scrive (01.51) : … come se avessi sprecato mesi della tua vita ad abbaiare all’albero sbagliato? Alex77 scrive (01.52) : Qualcosa del genere… ma vedi, lo stare qui seduto, d’avanti ad una

tastiera, a parlarne con te e flirtare come un adolescente mi crea un turbine di emozioni.

Amaranthine scrive (01.53) : Paura, diffidenza, volersi autoproteggere… Alex, cosa credi? Che non sia la stessa cosa anche per me? Gesù, sono mesi che non ho un contatto con un uomo e di te ogni volta scopro

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qualcosa che mi piace… credi che non mi faccia paura tutto questo? Alex77 scrive (01.54) : Spaventa anche me. Domani io finirò per le 11, poi sarò al bar di sicuro a prendere il mio caffé. L’attesa da’ tempo al diavolo e forse dobbiamo evolverci. Amaranthine scrive (01.55) : Ora sei tu ad aver colto alla sprovvista me. Alex77 scrive (01.55) : Avrò con me un libro, ti sarà facile riconoscermi… solitamente lo sfoglio ma non riesco a progredire oltre pagina trentadue. Amaranthine scrive (01.56) : Il tamburo di latta?

INFARTINO LIVELLO 3

Defaillance di Alex77 Amaranthine scrive (01.57) : Sono un’attenta osservatrice, ricordalo… Et voilà madames et monsieurs.

Alex seduto su uno splendido water in finissima ceramica – la sua mamma, del resto, è una

encomiabile arredatrice d’interni – un cane che fuori esprime i suoi malumori verso un padrone

irriverente, un bagno schiuma dai sapori e profumi d’oriente, ma delicatissimo sulla pelle dei bimbi,

una diarrea ottima per smorzare la monotonia delle discussioni tra una nobildonna e il suo duca.

La cacofonia della sua antro anale lo vede confrontarsi con il dubbio quesito dell’essere stato

osservato e studiato da lontano.

A tratti si sente stupido e nudo. Non che non lo sia… sullo stupido aveva sempre avuto forti sospetti

da quando si era convinto che fosse vera la leggenda dello spaccio di LSD attraverso le figurine e s’era

messo a comprare pacchetti su pacchetti di figurine di Batman; sul nudo non ci sono invece dubbi:

Alex è solito sempre espellere in maniera comoda denudandosi totalmente.

Eppure, tra un rombo di tuono e il verso di un’anatra sotto cocaina, la domanda delle domande è

un’altra e si affaccia alla mente con irruenza, esplodendogli dalle labbra nel silenzio della notte con

solo un bagno schiuma come spettatore inanimato.

E come un novello Amleto con in mano il teschio del buffone di corte, Alex si domanda:

“E se fosse un cesso?”

“Allora Alex, come procede il tirocinio nella farmacia dell’ospedale?”, chiede il professor Mariotti

versandosi una tazza di the. “Mi hanno detto che quel Leopoldo è un vero stacanovista”.

“Sì, una specie, ormai mi è difficile farci qualche notte di guardia da solo. Leo è sempre lì; non mi

stupirei se ci si trasferisse definitivamente un giorno o l’altro”

“Hai ragione”, ridacchia il barbuto professore. “Ricordo che quando feci io il tirocinio nella

farmacia di mio padre, ad ogni guardia notturna si organizzavano scoponi scientifici con i compagni

di corso. Ora però non prendermi come cattivo esempio.”

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“Non si preoccupi, con Leo al massimo riesco a strappare una battaglia navale e poi ho altro a cui

pensare al momento.”

“Va bene Alex, torniamo alla tua relazione, ho letto quanto mi hai mandato”, sistema delle scartoffie

d’avanti a sé evitando di poggiarci la tazza rovente di the. “Mi piace il tuo lavoro, è molto scrupoloso

e completo, parlerò col Sembolone per farti convalidare i crediti necessari per l’esame”.

“La ringrazio professore, è una preoccupazione in meno.”

“Non ringraziarmi, è un buon lavoro e nessuno potrebbe negarlo, gliene manderò una copia oggi

stesso, la convalida dell’esame poi dovrebbe essere una semplice formalità.”

“Me lo auguro, ormai con queste formalità ho visto volare gli anni…”

“Suvvia Alexm, un po’ d’ottimismo, che diamine!”

“Ha ragione professore dovrei esserlo più spesso, dicono che sia divertente, che si vedano le cose

sotto un’altra ottica”

“Esattamente, ora vai, e non farti vedere fino alla prossima settimana per la verbalizzazione

dell’esame!”

“Agli ordini!”

Le undici e un quarto vedono Alex seduto al terzo tavolino di destra del bar vicino la facoltà di

giurisprudenza.

Il bar non è molto gremito. E’ venerdì, del resto, e la gente, indistintamente tra studenti, professori e

avventori casuali, si prepara a fuggire verso migliori lidi per il fine settimana.

Sfoglia mentalmente il suo elaborato sul Demezol, un ansiolitico tirato fuori da un francese in vena di

creatività, e, nascosti dai suoi occhiali da sole, i suoi occhi scrutano con attenzione gli altri, cercando

di prepararsi all’inevitabile, a quell’incontro che ora vorrebbe non aver pianificato così in fretta.

Quella domanda gli riecheggia nella mente tra una formula chimica e l’altra.

Composti chimici e strutture molecolari si alternano nella sua mente insieme a immagini di seni,

fondoschiena e capelli al vento. Il suo cervello prova ad elaborarle distintamente ma riesce solo a fare

un gran pot-pourri, mischiando tutto in un pastrocchio senza senso.

Polimeri di parti femminili turbinano nel vuoto mentre sente l’infartino di livello tre esplodergli nel

corpo.

“Buongiorno!”, una voce femminile esclama alle sue spalle.

Alex si volta e pensa che un giorno o l’altro dovrà fare qualcosa per la sua tachicardia, tipo smettere

di fumare. Toglie gli occhiali da sole, la osserva mentre lei sorride con in mano il suo libro. Prende

un bel respiro. Espira con calma, sentendo i battiti del cuore diminuire a poco a poco, poi,

sorridendo anche lui, le risponde:

“Credo sarà un bel fine settimana.”