Quartetto Jerusalem · il materiale è altrettanto essenziale, ... difficoltà tecnica e da una...

16
STAGIONE 2017 | 18 martedì 15 maggio 2018 | ore 20,30 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO Foto © Felix Broede Quartetto Jerusalem

Transcript of Quartetto Jerusalem · il materiale è altrettanto essenziale, ... difficoltà tecnica e da una...

STAGIONE 2017 | 18 martedì 15 maggio 2018 | ore 20,30

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

Fo

to ©

Fe

lix B

roe

de

Quartetto Jerusalem

2

SOSTENGONO LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO

COLLABORANO CON LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO

LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO PARTECIPA A

MEDIA PARTNER

Consiglieri di turno

Anna Calabro Francesca Moncada di Paternò

Direttore artistico

Paolo Arcà

È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.

Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:

• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici

• evitare colpi di tosse e fruscii del programma

• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista

Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

Consiglio direttivo

Antonio Magnocavallo presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente, Marco Bisceglia consigliere delegato, Filippo Annunziata, Ilaria Borletti Buitoni, Anna Calabro, Maria Majno, Mario Bassani, Lodovico Barassi, Salvatore Carrubba, Andrea Kerbaker, Marco Magnifico Fracaro consiglieri

3

Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 - Vienna 1791)

Quartetto in si bemolle maggiore K 458 “La caccia” (ca. 30’)I. Allegro vivace assai II. Menuetto. Moderato III. Adagio IV. Allegro assai

Béla Bartók(Nagyszentmiklós 1881 - New York 1945)

Quartetto n. 1 op. 7 SZ 40 (ca. 31’)I. Lento II. Allegretto III. Allegro vivace

Intervallo

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 - Vienna 1827)

Quartetto n. 16 in fa maggiore op. 135 (ca. 25’)I. Allegretto II. Vivace III. Lento assai, cantante e tranquillo IV. Grave ma non troppo tratto. Allegro

4

Due violini, una viola e un violoncello costituiscono la tradizionale formazione del quartetto d’archi, uno tra i generi più “classici” del repertorio occidentale. Da quando Franz Joseph Haydn vi diede impulso e sistemazione, il quartetto ha rappresentato quasi un passo obbligato per i compositori, che dovevano cimentarsi con la sua scrittura sofisticata e complessa.«Nei quartetti per archi condenso sempre all’estremo la mia scrittura», affermava Bartók, ed erano «frutto di una lunga e laboriosa fatica» persino per la penna spedita e disinvolta di Mozart.

Ma come si è trasformato il genere nel tempo, dal Settecento galante di Haydn e Mozart alla modernità del Novecento? I tre illustri esempi in programma nel concerto di questa sera sembrano ripercorrerne la storia, rintracciando significativamente un filo conduttore, quasi una linea genealogica, fatta di modelli ed eredità compositive che legano i diversi autori, pur nell’originalità di ciascuna epoca e personalità artistica.

Nella sua breve vita, Mozart compose ben 23 quartetti e ne praticò in prima persona il genere, suonando la viola durante le letture private insieme ad altri insigni colleghi: Franz Joseph Haydn al primo violino, Carl Ditters von Dittersdorf al secondo e Johann Baptist Vanhal al

Una semplicità che costa fatica

Il quartetto d’archi ha rappresentato quasi un passo obbligato per i compositori che dovevano cimentarsi con la sua scrittura sofisticata e complessa

5

violoncello. Erano gli anni viennesi che dal 1781 vedevano il promettente giovane di Salisburgo impegnato su diversi fronti, tentando la fortuna del libero professionista nella grande capitale, libero da vincoli ma anche da qualunque garanzia di sostentamento. Fu l’incontro con Haydn, «uomo celebre in allora» oltre che amico, a dare nuovo impulso alla produzione cameristica, ferma da nove anni all’ultimo quartetto giovanile del 1773. I sei quartetti, composti tra il 1782 e il 1785, furono così dedicati ed affidati allo stimato collega, perché potesse accoglierli benevolmente come «padre, guida e amico». La cosiddetta Opera X, che li raccoglie, divenne terreno di condivisione e ammirazione reciproca: «vostro figlio è il più grande compositore che io conosca, di persona o per sentito dire; ha del gusto e, inoltre, la più grande scienza nella musica», ne disse Haydn a Leopold Mozart dopo l’esecuzione. Quartetti «drogati» e troppo innovativi, secondo la Gazzetta Viennese del 1787; finalmente «musica per musicisti» e non solo dilettanti si legge, invece, in una lettera dell’amico Dittersdorf: tutti gli strumenti ottenevano pari importanza, come in una vera «conversazione tra gentiluomini», ricordando la definizione di Goethe. Il Quartetto K 458, composto nel novembre del 1784 ed eseguito per la prima volta l’11 febbraio del 1785, è il quarto della raccolta, denominato - probabilmente dall’editore Artaria - “La caccia” per il sapore rustico del tema del suo primo movimento, secondo quegli stilemi della chasse, quali la suddivisione ternaria e la successione armonica di triadi di tonica e dominante a ricordare l’eco dei corni da caccia. Nella massima economia del materiale, appresa dalla lezione haydniana, tutto si sviluppa e deriva da un unico nucleo tematico. Il Quartetto prosegue secondo la classica articolazione in quattro movimenti con un Minuetto, un Adagio (dal sapore quasi schumanniano) e un conclusivo Allegro assai, in forma-sonata su tre temi – ripensato a partire da un originario prestissimo dal carattere contrappuntistico.

La stessa amabilità mozartiana si respira nell’op. 135 di Beethoven, l’ultima completa del compositore tedesco e per questo

emblematicamente significativa, quasi un testamento, come il Requiem per Mozart o L’arte della fuga per Bach. Nel quartetto, composto sei mesi prima della morte, dal luglio al novembre del 1826, quasi con la

L’op. 135 è quasi un testamento come il Requiem per Mozart o L’arte della fuga per Bach

6

consapevolezza che fosse l’ultimo e in un momento travagliato dalle preoccupazioni familiari dopo il tentato suicidio del nipote, Beethoven trasfigura il peso esistenziale delle difficoltà in una catartica serenità. Dopo aver osato con ogni sorta di sperimentalismo nei precedenti lavori, il compositore ritrova qui chiarezza e linearità tanto nella forma che nell’atmosfera. Un Allegretto in forma-sonata di estrema leggerezza, apre il quartetto, tutto basato su una sola cellula senza che diventi mai pienamente tema ma rimbalzata in un gioco di domanda e risposta, di assenza e presenza degli strumenti. Nel Vivace dello Scherzo seguente, il materiale è altrettanto essenziale, ma reso sempre imprevedibile e interessante da un sincopato che disorienta il senso del battere e da effetti di dinamica, con improvvisi pianissimo ai limiti dell’udibile, come a voler far provare all’ascoltatore quell’esperienza di sordità che aveva ormai avvinto il compositore. Ma il culmine viene raggiunto nel movimento centrale, il Lento assai, cantante e tranquillo, una “canzone dolce di calma o di pace”, come una preghiera di accettazione esistenziale. Ha il sapore di un inno, in cui a contare non è tanto il tematismo ma la coralità armonica con cui è sviluppato e variato. Infine il quarto movimento con il suo enigma, la cosiddetta “decisione difficile”, si apre con l’ormai leggendaria epigrafe musicale, in cui l’Allegro risponde al quesito del Grave.

“Deve essere?” domandano gravi e seriosi viola e violoncello, mettendo in difficoltà gli altri strumenti che si sovrappongono in eco l’un l’altro, senza però soddisfare il quesito. La risposta arriverà, risoluta ed energica, con l’esatta inversione degli intervalli della domanda: “Deve essere! Deve essere!”. Tanto si è discusso sull’interpretazione di questa lapidaria sentenza dell’ultimo Beethoven, e l’esegesi spazia dal filosofico all’aneddotico, dall’aforisma esistenziale al motto ironico. Che sia la decisione difficile quella di comporre un quarto movimento finale, secondo le insistenti richieste dell’editore? Che sia il monito verso un debitore a risarcire il compositore della somma dovuta, come nell’omonimo Canone WoO 196 costruito sul medesimo incisivo soggetto? Comunque sia, l’amletico quesito viene del tutto stemperato

7

in una brusca conclusione su un motivetto pizzicato, quasi infantile, in quella “insostenibile leggerezza dell’essere” di cui parla Milan Kundera citando il passo beethoveniano. Anche in questo caso, l’apparente - quasi candida ed ingenua - semplicità di questo quartetto è espressione della faticosa conquista della perfezione.

Dall’ultimo Beethoven si arriva, non senza una ricercata discendenza compositiva, all’esordiente Bartók nell’op. 7 SZ 40, il primo dei suoi sei quartetti. Nonostante le molteplici influenze, in una fase giovanile di sperimentazione e ricerca di una propria identità, è dalla mano beethoveniana che Bartók raccoglie l’eredità fondamentale del genere del quartetto, come terreno tanto della tradizione quanto del rinnovamento. Come in Beethoven, la produzione cameristica di tal genere condensa le conquiste e scandisce le tappe evolutive del linguaggio compositivo dell’autore, rappresentandone quindi una significativa chiave di lettura. Dopo i tre tentativi precedenti, considerati alla stregua di semplici esercitazioni e non inseriti nel catalogo ufficiale, l’op. 7 venne composta tra il 1907 e il 1909 ed eseguita per la prima volta nel 1910 dal Quartetto Waldbauer-Kerpely. Rappresentava il frutto e la risoluzione della crisi subentrata dopo gli anni di apprendistato, «un ritorno alla vita di un’anima approdata alle foci del nulla», come avrebbe detto l’amico e collega Zoltán Kodály.

Nonostante la giovane età del compositore, allora ventisettenne, l’opera mostra una grande maestria e una certa audacia nel trattare con le convenzioni del genere, con una voluta ibridazione tra il colto e il popolare, tra il passato e il presente: residui post-romantici si combinano con il contrappunto, il cromatismo con la modalità folkloristica o di sapore debussiano, con il risultato di una tonalità del tutto compromessa. I movimenti, tre invece dei canonici quattro, sono legati da affinità tematiche e si susseguono senza ponti e ritornelli, senza soluzione di continuità come nell’op. 131 di Beethoven e, come nella

Nonostante le molteplici influenze, in una fase giovanile di sperimentazione e ricerca di una propria identità, è dalla mano beethoveniana che Bartók raccoglie l’eredità fondamentale del genere del quartetto

8

stessa, il quartetto si apre con un fugato e si conclude con massicci accordi. Il tema del primo movimento è intessuto dai due violini che espongono l’intero totale cromatico in poco più di due misure. È in questo Lento che si presenta il “tema di Geyer”, la violinista di cui il compositore era innamorato senza essere corrisposto: già presente nel primo concerto per violino, è una sorta di canto funebre che lamenta la fine della passione. «È musica a programma che però non ha bisogno di alcun programma, giacché trova in se stessa la sua spiegazione» (Kodály). Nell’Allegretto successivo, gli strumenti sono concertati in un ideale duetto tra viola e violoncello e tra i due violini. Si scorgono già alcune simmetrie costruttive nell’esposizione dei temi, che saranno poi la cifra stilistica del compositore maturo. Il quartetto procede secondo una parabola di accelerazione progressiva fino all’Allegro vivace del terzo e ultimo movimento, in cui viene citata una canzone popolare di Szentirmai allora in voga. Il virtuosismo strumentale richiesto dalla difficoltà tecnica e da una scrittura non immediatamente idiomatica - vista la formazione pianistica di Bartók - si giustifica a fronte di una eccezionale solidità compositiva. «Dove si trova a parte Beethoven una costruzione salda e precisa come quella del Quartetto n. 1?» sintetizzò magistralmente Kodály.

Il quartetto d’archi, dunque, dalle sue origini classiche fino alle sue più moderne espressioni, si è affermato come genere elitario, nella complessità della sua concezione e nell’intimità della sua dimensione cameristica. Distillato di riflessioni e personalità artistiche, è stato terreno di confronto tra diverse generazioni di compositori. Da Haydn a Mozart, da Beethoven a Bartók, l’essenzialità sobria della scrittura per quattro soli strumenti ad arco ha rappresentato una sfida più impegnativa di altre. Il perfetto ‘funzionamento’ di un quartetto è frutto di un complesso ingranaggio compositivo, in cui la semplicità, solo apparente, costa e nasconde fatica.

Maria Grazia Campisi Conservatorio “G. Verdi” di MilanoLaureanda in Discipline storiche,critiche e analitiche della musica

9

Quartetto Jerusalem

Fondato nel 1993 da quattro musicisti cresciuti nell’ambito del Jerusalem Music Centre e dell’Accademia Rubin di Gerusalemme dove hanno studiato con Avi Abramovich, il Jerusalem String Quartet, sostenuto dall’American-Israel Cultural Foundation, si è ormai affermato tra i quartetti più dinamici e interessanti del panorama internazionale.Vincitore nel 1996 del concorso di musica da camera della Jerusalem Academy e, nel 1997, del concorso “Franz Schubert and the Music of the 20th Century” di Graz, ha partecipato a master class e corsi tenuti da artisti quali Isaac Stern, Tabea Zimmermann, György Kurtág, Michael Tree, Henry Meyer e dal Quartetto Amadeus. Nel 2003 ha vinto il Premio Borletti-Buitoni Trust. Dal 1999 al 2001 ha fatto parte del programma New Generation Artists.Con un repertorio particolarmente ampio che spazia dal periodo classico a quello contemporaneo, collabora con artisti del calibro di András Schiff, Elisabeth Leonskaja, Alexander Melnikov, Tabea Zimmermann, Nobuko Imai, Steven Isserlis, Gary Hoffman, Sharon Kam e Martin Fröst.Ospite regolare delle maggiori istituzioni musicali in Europa (Tonhalle a Zurigo, Herkulessaal a Monaco, Wigmore Hall a Londra, Théâtre des Champs-Élysées e Auditorium du Louvre a Parigi, Laeiszhalle ad Amburgo, Festival Schubertiade di Schwarzenberg, Verbier, Rheingau,

Alexander Pavlovsky violinoSergei Bresler violinoOri Kam violaKyril Zlotnikov violoncello

10

Salisburgo, Schleswig-Holstein, Notti Bianche di San Pietroburgo) e negli Stati Uniti (New York, Chicago, Los Angeles, Filadelfia, Cleveland, Washington e Festival di Ravinia), tra gli impegni della stagione scorsa ricordiamo i Quintetti per pianoforte di Weinberg e Brahms con András Schiff, la partecipazione al “Dvořák Fest” (un ciclo di due concerti in cui vengono presentati dai Trii ai Sestetti d’archi) e il ciclo completo dei Quartetti di Bartók. È stato inoltre protagonista di una lunga tournée in Australia.Il Quartetto Jerusalem registra in esclusiva per Harmonia Mundi e le sue incisioni hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti: “BBC Music Magazine Awards” nel 2010 e “Diapason d’Or Arte” per i Quartetti di Haydn, “ECHO Klassik Award” nel 2009 per il Quartetto La morte e la fanciulla di Schubert che ha avuto anche una nomination quale “Editor’s Choice” da Gramophone Magazine nel 2008. La registrazione dei Quartetti di Mozart, pubblicata nel 2011, è stata immediatamente nominata “Chamber Music Choice” dal BBC Music Magazine. Nel gennaio 2014 ha inciso un CD dedicato a Janáček e Smetana; nel 2015 è stato pubblicato un CD con i Quartetti op. 18 di Beethoven.È stato ospite della nostra Società nel 2003 e 2015.

11

MUSICA ANTICA A SAN BERNARDINOSantuario di San Bernardino alle Ossa Piazza Santo Stefano, Milano

In collaborazione con Soggetto di rilevanza regionale con il contributo di

MUSICA LATINO AMERICANA A SANTO STEFANOBasilica di Santo Stefano Piazza Santo Stefano, Milano

lunedì 28 maggio, ore 20Madrigali, ballate, rondeaux e virelai nel Nord Italia tra Trecento e Quattrocento

giovedì 31 maggio, ore 20Virtuosismi barocchi della scuola romana

lunedi 4 giugno, ore 20Musica strumentale all’epoca di Georg Philipp Telemann

giovedì 7 giugno, ore 20Divertimenti musicali a due arpe

lunedi 11 giugno, ore 20Vivaldi, Caldara e Bach: tre giganti

giovedì 14 giugno, ore 20A Chest of Viols (A pill to cure Malancholy)Fantasias for two, three and four viols

domenica 10 giugno, ore 18Caminos, un percorso poetico-musicale attraverso la cultura iberica e latinoamericana

domenica 24 giugno, ore 18Misa Criolla devozione popolare nel Sudamerica

BIGLIETTI € 2 - 5 IN VENDITA PRESSO

Società del Quartetto, via Durini 24, Milanodal lunedì al venerdì ore 13.30 - 17.30

In chiesa a partire da un’ora prima di ogni concerto

Con il sostegno di Si ringrazia la Parrocchia di Santo Stefano

SQM_SB_pagina13x21.indd 1 08/05/18 16:55

12

venerdì 1 giugno, ore 13,30Milano Saxophone Quartet

D. Scarlatti / Sciarrino, Verdi, Rossini Gershwin, Lago

mercoledì 13 giugno, ore 13,30Luigi Attademo chitarra

D. Scarlatti, Paganini Castelnuovo-Tedesco

venerdì 15 giugno, ore 13,30Nemanja Stanković violoncello Maja Mihić pianoforteBeethoven, Stravinskij, Piazzolla

lunedi 25 giugno, ore 13,30Quartetto Noûs

Haydn, Beethoven

BIGLIETTI € 2 IN VENDITA PRESSO

Il Quartetto entra in Borsa

PALAZZO MEZZANOTTE, SALA DEGLI SCAVIPiazza Affari 6, Milano

Società del Quartetto, via Durini 24, Milano da lunedì a venerdì ore 13.30 - 17.30

Palazzo Mezzanotte, Sala degl Scavi, piazza Affari 6, Milano a partire dalle ore 12.30 nei giorni di concerto

Con il sostegno di Si ringrazia

SQM_Borsa_pagina13x21.indd 1 08/05/18 16:52

13

Antonio Magnocavallo presidenteFrancesca Moncada vice presidente

Paolo Arcà direttore artistico

con gli interventi diFilippo Del Corno

Assessore alla Cultura del Comune di MilanoLiliana Konigsman per la Fondazione Araldi Guinetti

Carlo Sini

Giovedì 7 giugno 2018 - ore 11.00Comune di Milano – Palazzo Marino, Sala Alessi

Piazza della Scala

presentanola 155a Stagione 2018/19

in Conservatoriocon la prima serie “Astri nascenti”

sostenuta dalla Fondazione Araldi Guinetti i concerti di sabato pomeriggio in Villa Necchi Campiglio

il Premio Dragoni in Casa Verdii concerti domenicali in Casa Verdi

i concerti de Le Dimore del Quartettoi concerti di musica contemporanea al Museo del ‘900

i concerti di musica antica e barocca nel Santuario di S. Bernardino alle Ossa

i concerti alla Borsail Concorso nazionale per Quartetti d’archi “Sergio Dragoni”

prima edizione, dedicata a Elisa Pegreffile attività educational

e le altre iniziative musicali progettate e in progetto

[email protected]

tel. 02.76005500

14

Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto e ai Soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!

Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore

Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci Vitalizi

Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Antonio Magnocavallo, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò,Carlo Vittore Navone, Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega, Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova

Soci Benemeriti

Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini

I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)

Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,Cecilia Bicchi,Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Claudio Citrini, Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz

Soci Sostenitori

Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Alberto Conti, Nora del Torre, Liliana Konigsman Sacerdoti, Marco Magnifico Fracaro

15

Tel 02 795 393 | [email protected]

via Durini 24 - 20122 Milano |

www.quartettomilano.it

Per la stagione 2017/18 la Società del Quartetto ha attivato i seguenti progetti in collaborazione con: CONSERVATORIO “G. VERDI” Biennio di Discipline storiche, critiche e analitiche della musica

PROGETTO NOTE DI SALA

Maria Grazia Campisi, Giulia Ferraro, Lorenzo Paparazzo, Paola Rossetti, Creusa Suardi, Maurizio Tassoni

Supervisori: Pinuccia Carrer docente di Discipline musicologiche e Antonio Schilirò ex docente di Storia della musica

FONDAZIONE ARNOLDO E ALBERTO MONDADORI

PROGETTO EDITORIALE SOCIAL NETWORK

Alice Gualandris, Marta Mazzucchelli, Irene Milazzo, Valerio Talevi

Docente: Marco Cadioli

IED, ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN

PROGETTO GRAFICO PROGRAMMA DI SALA

Camilla Agazzone, Alessia Arrighetti, Antonija Bubalo, Edoardo Campagner, Arianna Cassani, Tommaso De Bonis, Federico A. Fava, Sofia Fonda, Alice Porcella, Federico Sartori, Giulia Sigismondi

Staff: Dario Accanti coordinatore del corso triennale in Graphic Design, Sara Canavesi assistente triennale

Docente: Silvia Lanza, Studio 150up

PROGETTO FOTOGRAFICO Cristiana Cappucci, Valentina Colombo, Ilaria Cutuli, Eleonora Dottorini, Angela Guastaferro, Alessio Keilty, Marta Lunardi, Andrea Puxeddu, Luca Taddeo

Staff: Silvia Lelli coordinatrice del corso di formazione avanzata, Sabrina Radice assistente Master

Docente: Silvia Lelli

PROSSIMO CONCERTO giovedì 24 maggio 2018 | ore 20.30

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

CLASSICA HDMUSICA PERI TUOI OCCHI

“La musica esprime ciò che non può essere dettoe su cui è impossibile rimanere in silenzio”

Victor-Marie Hugo

Filippo Gorini pianoforteMurray Perahia ha dovuto annullare con dispiacere, per motivi di salute, il concerto di chiusura della nostra stagione e l’intera tournée europea. Giovedì 24 maggio ospitiamo quindi il giovane pianista Filippo Gorini che ringraziamo per aver accettato di sostituire un grande della tastiera. Filippo Gorini, 23 anni ancora da compiere, ha debuttato nel febbraio dello scorso anno nella nostra stagione in Sala Verdi, all’indomani della vittoria dell’arduo e selettivo Concorso Beethoven di Bonn, primo italiano a ottenere il prestigioso riconoscimento. Gorini è anche il recentissimo vincitore del Premio “Una vita nella musica - Giovani”, che dal 1979 viene annualmente assegnato al Teatro La Fenice di Venezia da un comitato scientifico di critici e musicologi. Il programma comprende due delle composizioni più straordinarie di Beethoven, le Sonate op. 106 e op. 111.