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QUARESIMA FEDELI ALL’ALLEANZA La Quaresima è un tempo forte dell’anno liturgico, un periodo privilegiato di conversione continua, di adesione sincera al Vangelo. un itinerario di crescita nella fede, un grande ritiro . Segno indicativo del cammino quaresimale è l’Esodo dall’Egitto durante il quale gli Israeliti incontrarono fatiche, tentazioni, ma anche l’alleanza e la legge e li portò alla Terra Promessa; modello insuperabile è l’esodo di Gesù lungo le strade della Palestina verso Gerusalemme, dove, attraverso la croce, giunge alla risurrezione e alla gloria. Il nostro cammino quaresimale, che ha inizio con il Mercoledì delle Ceneri, porta alla gioia della Pasqua di quest’anno ed è allenamento per il cammino della vita, che conduce alla Pasqua eterna. Protesi alla gioia pasquale sulle orme di Cristo Signore seguiamo l’austero cammino della santa Quaresima La legge e i profeti annunziarono dei quaranta giorno il mistero: Gesù consacrò nel deserto questo tempo di grazia. Sia parca e frugale la mensa sia sobria la lingua ed il cuore, fratelli è tempo di ascoltare la voce dello Spirito. Forti nella fede vegliamo contro le insidie del nemici: ai servi fedeli è promessa una corona di gloria. ( Ufficio delle letture . Quaresima )

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QUARESIMA

FEDELI ALL’ALLEANZA

La Quaresima è un tempo forte dell’anno liturgico, un periodo privilegiato di conversione continua, di adesione sincera al Vangelo. un itinerario di crescita nella fede, un grande ritiro .

Segno indicativo del cammino quaresimale è l’Esodo dall’Egitto durante il quale gli Israeliti

incontrarono fatiche, tentazioni, ma anche l’alleanza e la legge e li portò alla Terra Promessa; modello

insuperabile è l’esodo di Gesù lungo le strade della Palestina verso Gerusalemme, dove, attraverso la croce,

giunge alla risurrezione e alla gloria.

Il nostro cammino quaresimale, che ha inizio con il Mercoledì delle Ceneri, porta alla gioia della

Pasqua di quest’anno ed è allenamento per il cammino della vita, che conduce alla Pasqua eterna.

Protesi alla gioia pasquale sulle orme di Cristo Signore seguiamo l’austero cammino della santa Quaresima La legge e i profeti annunziarono dei quaranta giorno il mistero: Gesù consacrò nel deserto questo tempo di grazia. Sia parca e frugale la mensa sia sobria la lingua ed il cuore, fratelli è tempo di ascoltare la voce dello Spirito. Forti nella fede vegliamo contro le insidie del nemici: ai servi fedeli è promessa una corona di gloria.

( Ufficio delle letture . Quaresima )

Alleanza

In ognuno dei tre cicli liturgici viene sottolineato un grande tema. Quello dell’anno B è l’alleanza .

Le prime letture delle cinque domeniche di Quaresima B ci parlano dell’alleanza, i Vangeli presentano

Gesù Cristo, modello e compimento dell’alleanza e nelle seconde letture vediamo la prima comunità

cristiana che vive nell’alleanza .

L’alleanza è una situazione di comunione con Dio. L’iniziativa di stabilirla è un libero atto di amore di Dio per l’uomo, che culmina nella morte-risurrezione di Cristo, ed è resa presente a ogni uomo

di ogni tempo nell’Eucaristia. La comunione che Dio intende istituire con l’uomo è ordinata anche a creare una nuova comunità, la famiglia dei figli di Dio. Tale nuova comunità ha come legge fondamentale la

thorà o il Vangelo, in cui è deposta la testimonianza ispirata della volontà di Dio per l’uomo. Dio dona la

sua legge-vangelo in vista della creazione di una comunità, che entri in comunione con lui e viva la

comunione fraterna.

L’alleanza, è un puro dono, una comunione unilaterale, che fa appello ad una risposta, la comunione con Dio. In italiano “alleanza” è detta anche “patto”. Il termine ebraico per designarla è

“berit” e quello greco è “diatheke”. Creazione ed alleanza sono in strettissima relazione. Dio crea per fare alleanza, allo scopo di fare

entrare gli uomini in comunione con lui come figli di Dio. L’alleanza permea tutta la creazione come suo

fine. Come è detto nel salmo 136, l’attività salvifica di Dio sgorgante dalla sua misericordia fa esistere il creato e l’umanità al fine di elargire all’uomo i suoi doni e introdurlo nella comunione con Dio.

L’alleanza è possibile perché Dio ha creato l’uomo e la donna a sua “immagine” ( Gn 1, 27 ), cioè come

esseri aperti e capaci di incontro e comunione con Dio. Paolo nella lettera agli Efesini ( 1, 4-6 ) dice: “Dio

ci elesse in Cristo, prima della creazione del mondo, perché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui

nell’amore, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi, tramite Gesù Cristo, secondo il benevolo disegno

della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia. Con la quale ci ha gratificati nel Diletto” . Prima

ancora della creazione. Dio ci ha predestinati ad essere figli in Cristo: egli ci ha creatiper attuare il suo disegno

salvifico. L’alleanza in Cristo e per mezzo di Cristo è la ragione e il fine per cui Dio ci ha creati. ( A

Bonora )

Esodo 24, 3-8 Alleanza del Sinai

“Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose insieme e disse: "Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!". Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!". Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!".

__________ In Esodo 24, 3- 8, che è un testo chiave per l’alleanza, abbiamo l’aspersione del sangue, che è un

rito denso di significato. Il sangue è simbolo della vita. E’ detto che mediante l’alleanza nelle ” vene”

degli uomini e di Dio scorre un unico sangue, c’è un’unica vita tra Dio e il popolo, una comunione di vita. Il popolo s’impegna ad osservare la legge data, a vivere secondo la volontà di Dio. Questo impegno è

la logica conseguenza dell’alleanza, non ne è il cuore, ma è una condizione indispensabile.

O Signore che io viva con te come con un amico.

Aiutami a mantenere desta la mia vita per unirmi a te attraverso tutte le cose,

in qualunque luogo io sia, qualunque cosa io faccia,

Tu non mi lasci mai. Che io pure rimanga sempre con te:

che in ogni ora del giorno e della notte in ogni gioia e in ogni prova,

in ogni lavoro e in ogni azione sappia trovarti in me

che io preghi in te soffra in te,

lavori e agisca in te. O Signore,

fa che ogni giorno più mi inoltri che mi lasci scivolare

su questo pendio con una fiducia piena di amore

Convertitevi e credete al Vangelo (Mercoledì delle Ceneri)

La Quaresima inizia il Mercoledì delle Ceneri con un pressante invito alla conversione. Dice

Gioele nella prima lettura: 13Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché

egli è misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male". (Gioele 2, 13). Paolo ci scongiura “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”

.( 2

Cor 5, 20). Questo invito dobbiamo metterlo subito in pratica, perché: “Ecco ora il momento favorevole,

ecco ora il giorno della salvezza!” (2 Cor 6, 2 ). Con la colletta preghiamo così : : “ concedi, Signore, al

popolo cristiano di iniziare un cammino di vera conversione per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male” La conversione è il punto di rottura con una situazione precedente,. Si tratta di un cammino

caratterizzato dalla conversione, ossia di un “ritorno” (shub) a Dio (ritornate a Dio con tutto il cuore), che è

in controtendenza col cammino attuale della società, caratterizzato da un “allontanamento” col cuore e con

le opere da Dio. è “cambiar strada” ( conversio) , di cambiare modo di pensare ( metanoia ) e di agire.

La quaresima, posta sotto il segno della conversione, è un cammino laborioso ed esaltante, che

ha come punto di partenza il nostro peccato e come punto di arrivo la novità di Cristo. Come fare questo

cammino di conversione nel cammino della vita ce lo indica Gesù : “Credete al Vangelo”

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia, nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.

Signore apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. (Dal Salmo 50

L’alleaL’alleaL’alleaL’alleanza minacciatanza minacciatanza minacciatanza minacciata ( 1 Domenica)

Genesi 9, 8-14 alleanza con l’umanità

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, ne il diluvio devasterà più la terra».

________ L’alleanza che Dio instaura con Noè dopo il diluvio, avvenuto perché il peccato aveva creato una

totale rottura tra l’umanità e Dio. ci mostra che il Signore non viene mai meno al suo progetto di salvezza e

che i suoi rapporti con l’umanità sono sempre improntati all’amore. Oltre alla benedizione Dio fa una promessa che prende il nome di patto o alleanza. L’autore sacro

punteggia la sua storia con tre grandi patti, dotato ciascuno di un segno proprio: 1° Il patto con Noè con un

segno cosmico ( l’arcobaleno ), 2° il patto con Abramo il cui segno si riferisce alla fecondità umana ( la

circoncisione ), 3° Il patto con Mosè con un segno cultuale ( il sabato ). Quello fatto con Noè conferma la promessa di non punire più in modo tanto drammatico l’umanità. (non sarà più distrutto nessun vivente

). Ha un carattere unilaterale; riguarda infatti anche gli animali, incapaci di ogni corrispondenza volitiva (

con voi… con tutti gli animali ). E’ fatto col rappresentante della nuova umanità e vale anche per tutti “i discendenti”.

Nell’alleanza col Battesimo

Il Signore non viene mai meno al suo progetto di salvezza e i suoi rapporti con l’umanità sono

sempre improntati all’amore. Pietro (1 Pietro 3, 18-24 ) ci dice che l’acqua dl diluvio prefigura l’acqua

del battesimo, che è liberazione dal peccato e progetto di vita nuova. Mediante il battesimo siamo anche

noi entrati nell’alleanza divina, ma essa è continuamente minacciata. La nostra vocazione cristiana è

continuamente esposta alla tentazione, che vuol comprometterla, vuol farci andare contro la nostra

chiamata. La tentazione peggiore sarebbe di ignorarla, di vivere in quella “morte bianca” di insensibilità,

tanto facilitata dalla nostra società .

Marco 1, 12-15

Gesù sconfigge il tentatore

Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». ________

Anche Gesù uomo come noi e unico Figlio di Dio è stato tentato di tradire la sua vocazione di

Messia povero, servo di Javhé. Egli ha sconfittoil tentatore, è divenuto per noi modello di vittoria sulle

tentazioni. (Mc1,12-15 ), e annunzia il suo Regno al quale chiama ogni uomo a farne parte. Aderisce al

suo progetto chi si converte a Lui e crede al Vangelo.

LO SPIRITO SOSPINSE GESU (12 ) Lo Spirito che Gesù “vide discendere su di lui come colomba” lo conduce ora nel deserto. Il verbo

greco “ ekballein” può indicare una “pressione”, ma anche solo una “mozione” e in questo senso va la

traduzione CEI: “lo sospinse”.

NEL DESERTO (13 ) Per chi abitava nei villaggi e nelle città era un luogo misterioso e tremendo, pieno di pericoli e da

molti ritenuto anche luogo di demoni. Nella Scrittura è il luogo dell’incontro con Dio e della preghiera (

Os 2, 16 ), ma anche della penitenza e della prova. Nel deserto Israele aveva avuto la sua formazione, era

stato tentato in qualche modo da Dio e saggiato nella sua fedeltà all’alleanza e a sua volta era stato

tentatore di Dio nell’esigere da lui continui interventi miracolosi ( cf Es 16, 35; Dt 9, 7 )

TENTATO DA SATANA (13 ) Marco usa il termine “peipazomenos”, e precisa: per 40 giorni, che è un periodo di tempo

tradizionale nella Bibbia ( vedi Mosè ed Elia): e sembra voler intendere che fu tentato per tutto quel lungo

periodo, la prova fu severa e durò a lungo. L’accenno alla tentazione fa anche presagire che la vita di

Gesù sarà tutta punteggiata da tentazioni, da combattimento; durante tutta la vita infatti fu sollecitato a usare tutta la sua forza per imporre il Regno di Dio all’umanità ribelle e far trionfare immediatamente la

causa di Dio; contro questa tentazione Gesù ha dovuto lottare fino alla fine : “scenda dalla croce e

crederemo” ( Mc 15, 31 ). Marco non dice nulla del contenuto della tentazione. Specifica solo che la

tentazione provenne da satana, l’avversario, il nemico.

STAVA CON LE BESTIE SELVATICHE (13 ) Il fatto è presentato in modo essenziale, telegrafico. L’accenno alle “fiere” per alcuni è solo un

particolare descrittivo, dato che nel deserto ci sono gli animali selvatici, come sciacalli, lupi, iene, e anche

leoni; per altri è un riferimento della situazione di Adamo nel paradiso terrestre e sta ad indicare la pace

di Gesù e di chi è vicino a Dio e gode della sua protezione.

GLI ANGELI LO SERVIVANO (13 ) Questo servizio angelico indica una particolarissima assistenza da parte di Dio, il quale non

permette che il suo eletto soccomba alla fame, alla tentazione o a qualunque altro male. E anche la superiorità e la vittoria di Gesù su satana, vittoria che non viene menzionata espressamente.

GIOVANNI FU ARRESTATO (14 ) La seconda parte della pericope è presa dall’inizio della missione di Gesù, che è in stretto

rapporto con la missione di Giovanni. Il Battista , (la cui uccisione Marco descriverà più tardi: 6, 14-29 )

ha ormai compiuto la sua opera e cede il posto al “più potente” . La somiglianza di destino di Giovanni è Gesù risalta subito nel verbo qui tradotto con “arrestato”, ma che nel greco suona “parodotenaia” ossia

“consegnato”; come Giovanni, anche Gesù verrà “consegnato” in mano ai suoi nemici.

NELLA GALILEA (14 ) Marco indica, in modo molto riassuntivo, il luogo e il tema della prima predicazione di Gesù. Il

luogo è la Galilea, dove Gesù aveva trascorso la gioventù, che era terra di poveri pescatori, umili contadini

ed artigiani, abitata da gente di ogni razza, prevalentemente pagana, e per questo era chiamata “Gelil

hagoim”, distretto delle genti o dei gentili ( Is 9, 1 ). Tema della predicazione è l”euangelion tou teou”, il

vangelo di Dio, la buona novella per eccellenza, che viene da Dio e ha per oggetto la salvezza. Nel versetto

seguente viene indicato in che consista il messaggio e da dove venga.

IL TEMPO E’ COMPIUTO (15 ) Non è un tempo qualunque, ma “o kairos”, il tempo giusto, il momento opportuno, che suppone un

“prima fatto di attesa” e una situazione attuale , che è “compimento” delle profezie messianiche e

“pienezza” escatologica.

IL REGNO DI DIO E’ VICINO (15 ) Il “Regno di Dio” può intendersi come “la sovranità di Dio su tutte le cose” o come “il campo su

cui Dio esercita la sovranità”; qui significa il dominio perfetto di Dio sulle anime, come era stato predetto

dai profeti per la fine dei tempi. E’ detto che questo regno “enghichen”, termine che si può tradurre con : ‘ è

vicino, si è avvicinato”, oppure : “è giunto, è arrivato, è presente”. Qui la traduzione può essere “ è giunto “

per il fatto che Cristo è giunto ed ha iniziato il suo ministero, ma anche : “è vicino”, perché non è ancora

accettato e riconosciuto dalla maggioranza degli uomini.

CONVERTITEVI (15 ) Per far parte del regno è richiesta la “metanoia” ( metanoeite ), il cambiamento radicale dell’uomo,

del suo modo di pensare e del suo modo di agire, ossia la “conversione”, il “ritorno a Dio”.

CREDETE AL VANGELO (15 ) Credete al Vangelo ( pisteuete ev to euangelio ): nella fede sta l’atto perfettivo della conversione.

La conversione deve tendere alla fede e realizzarsi in essa. Qui non si tratta non di una semplice fiducia in

Dio, ma della fede cristiana, di una convinzione profonda nella salvezza di Dio, racchiusa in Gesù Cristo,

che viene identificato col “Vangelo”. Chi infatti crede nel vangelo crede in Gesù Cristo.

Un cuore unito e compatto chiediamo: l’invincibile cuore dei santi,

uomini arsi da un unico amore dal desiderio che incendia il creato. E poi sentirci tranquilli e sicuri come fanciulli portati a spalle dal forte Padre che mai abbandona: da un Dio così orgoglioso dell’uomo. Ed esser come gli uccelli del cielo e come del campo nel sole. E ornare il mondo di canti e bellezza, a spander gioia beati di esistere. Così nel fondo del cuore viviamo certi di essere figli di un Padre che nutre i passeri, conta i capelli e guida il sole sul campo di tutti.

( David Maria Turoldo )

Alleanza trasfigurata ( 2 domenica )

Genesi 22, 1-2 . 9-18 Abramo fedele colmato di benedizioni

In quei giorni. Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Cosi arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. L'angelo del Signore chiamò dal ciclo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce”.

____________ Abramo è fedele all’alleanza in una maniera sconvolgente. Il grande patriarca, nella sua fede

cristallina, è disposto a sacrificare l’unico figlio Isacco. Dio, che non vuole la morte ma ama la vita, salva

Isacco e premia Abramo, facendolo diventare “benedizione per tutte le genti”. ( Gn 22, 15) .

DIO MISE ALLA PROVA ( 1) In questa asserzione: “Dio mise alla prova” sta il vero significato dell’episodio. E’ la prova che

mostra l’uomo nel suo valore. . “Mettere alla prova” e “tentare” sono termini specifici per denotare un

attacco contro la fede. Ed è stata una prova veramente terribile, anche più di quanto possa apparire a noi.

A quei tempi, in cui non c’erano idee chiare sulla vita dopo la morte, ( infatti solo al tempo dei Maccabei si

fa avanti la credenza nella risurrezione) il figlio era anche tutto l’avvenire del padre, era, in un certo

senso, il padre stesso. A questo riguardo è illuminante il costume della Mesopotamia dove se un impresario

faceva morire un operaio, gli uccidevano il figlio, perché il figlio era, in qualche modo, l’impresario stesso.

La prova cui è sottoposto Abramo è di scegliere tra Dio e il figlio e la sua posterità, tra Dio e se stesso.

Abramo vede con la morte di Isacco la fine della sua posterità e quindi di se stesso e si trova davanti ad

un’apparente contraddizione di Dio che gli aveva promesso posterità, ma accetta il comando del Signore., senza nessuna obiezione. Abramo è presentato come il modello di una fede impossibile, che resta

viva anche quando sembra di essere in un vicolo cieco. Egli va lucidamente ad uccidere il figlio sapendo

che….ritornerà ( ritorneremo da voi), pur non avendo di ciò alcuna certezza. O è un assurdo o è fede estrema.

ABRAMO (1 ) Abramo ha già dimostrato grande fede nel partire dalla sua terra e credendo che Dio gli avrebbe

donato un figlio nella vecchiaia. Ha Ismaele da Agar, ma non è il figlio della promessa; intanto gli anni

passano e la possibilità che questi gli fosse donato si assottigliano sempre di più, ma Dio continua ad

assicuragli una grande posterità e il patriarca gli crede ciecamente e ciò gli è computato a giustizia;

finalmente nasce Isacco, e, quando le possibilità di avere altri figli non c’è proprio più, Abramo viene a

trovarsi davanti alla prova suprema: riceve l’ordine di sacrificare l’unico figlio.

E GLI DISSE (1 ) Come in quasi tutti i racconti di rivelazioni dell’AT rimane oscuro anche nel nostro caso il modo

in cui Abramo sente la voce del Signore. Solo gli scrittori apocalittici parleranno dei modi della rivelazione.

Qui probabilmente la rivelazione avviene in un sogno.

PRENDI TUO FIGLIO (2 ) Coloro che in terra di Canaan sacrificava i figli a Melek- Kronos potevano poi avere ancora altri

figli, ma non Abramo. Perciò l’autore sottolinea: “il tuo figlio, il tuo unico figlio, che ami”. Abramo deve

sacrificare Isacco, senza sperare di averne altri figli.

OFFRILO IN SACRIFICIO (2 ) Si può pensare alla coscienza erronea di Abramo. Un caso psicologico chiaramente parallelo

troviamo in Michea 6, 7 : “ Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere

per il mio peccato?

NEL TERRITORIO DI MORIA ( 3 ) Moria indica un paese non meglio conosciuto e solo Dio mostrerà ad Abramo il luogo del sacrificio

solo quando sarà giunto (monte che io ti indicherò ): immagine della fede che conduce alla meta solo colui

che ad essa si affida. In seguito ( 2 Cron 3, 11 ) Moria venne localizzato con il monte su cui sorgerà Gerusalemme. La tradizione islamica lo colloca invece a Damasco.

QUI COSTRUI L’ALTARE (9 ) Lo scopo del pellegrinaggio nell’ambiente era la fondazione del santuario, della “casa paterna”, di

una specie di “cappella di famiglia”. Il santuario forse preesisteva, ma Abramo lo elesse a santuario della

propria “Casa”, in cui si adorava Elohin. I versetti che parlano della fondazione sono della fonte E.

COLLOCO’ LA LEGNA (9 ) La descrizione della preparazione del sacrificio è della fonte J. Il patriarca in un silenzio drammatico colloca la legna, lega il figlio, lo depone sull’altare. Questo rito del “legamento”, come era

definito dagli ebrei, venne considerato da essi come tipo di ogni sacrificio, compreso quello pasquale; i cristiani invece lo considereranno come tipo dell’immolazione di Cristo.

PRESE IL COLTELLO ( 11 ) E’ il momento ultimo dell’atto di fede. Tutti hanno glorificato questa fede obbediente del

patriarca. Sapienza 10, 5 ne loda la fortezza d’animo; Siracide 44, 19 la fedeltà nella prova; 1 Maccabei

2, 52 e Giacomo 2, 20 attribuiranno l’imputazione della giustizia a questo atto di fede. Per obbedienza a

Dio, Abramo sta per distruggere il suo futuro….

L’ANGELO DEL SIGNORE LO CHIAMO’ ( 11 ) Siamo al primo oracolo. ( 11-12 ) L’angelo è un simbolo dell’azione divina. In racconti più

antichi l’autore avrebbe chiamato in causa direttamente Dio, qui dice che Dio invia il suo angelo, il quale

fa sentire la sua voce “dal cielo”, che è la sede di Dio, ma non vuole tracciare una separazione netta tra

Dio e il suo messaggero e al versetto 14 chiamerà il monte “luogo dove il Signore provvede”. Proprio

all’ultimo momento l’angelo del Signore, pago di tanta generosità, ferma la mano tremante ma decisa di

Abramo e sostituisce il sacrificio del primogenito, tipico dei cananei, con l’agnello vicario ( Lv 18, 21; Dt

18, 10 ) che, secondo Padri della Chiesa primitiva, sarà poi il Cristo immolato. La fede di Abramo trionfa.

Isacco, che è il suo futuro, gli viene donato una seconda volta.

VIDE UN ARIETE (13 )

Javhè procura la vittima che deve sostituire Isacco. Nella storia d’Israele nei tempi antichi i

primogeniti umani venivano riscattati da un montone, mentre più tardi il riscatto sarà una somma di

danaro ( Num 18, 15 ): questa sarà il contesto per capire anche la presentazione di Gesù al tempio ( Lc 2,

22 )

IL SIGNORE PROVVEDE (14 ) Il testo qui non è chiaro; l’ebraico “yireh” può significare “vede” o “si fa vedere” o “si manifesta”,

ma può significare anche “provvede”. Se questa è la traduzione esatta allora è una corrispondenza con la risposta di Abramo del v. 8: “Dio stesso provvederà l’agnello”.

PER LA SECONDA VOLTA (15) Siamo al secondo oracolo (15-18 ). L’angelo chiama di nuovo “dal cielo” Abramo.

GIURO PER ME STESSO (15) Il redattore riferisce il messaggio in modo enfatico, sottolineando che si tratta di un “oracolo del Signore”. Attraverso il messaggero parla Dio stesso, che giura solennemente su se stesso, dato che non

potrebbe giurare per un essere superiore.

IO TI BENEDIRO’ (17 ) Ad Abramo. che ha fondato il santuario ed è stato disposto a sacrificare il suo figlio, Dio dà la sua

benedizione. Si tratta della rinnovazione delle promesse con cui comincia la storia di Abramo (12) con in

più quella di vittoria sui nemici. Il Signore promette forza e salvezza, una discendenza numerosa, come

le stelle del cielo e la sabbia del mare ( il popolo eletto ) e potente. La fede di Abramo non viene solo

giustificata , ma anche premiata.

SARANNO BENEDETTE (18 ) I discendenti di Abramo saranno una formula di benedizione per tutti; attraverso di loro su tutti i popoli si riverserà una grande benedizione. Qui non è detto, ma noi sappiamo che è attraverso un

discendente di Abramo, Gesù, che saranno benedette tutte le genti.

Marco 9, 2-10 Trasfigurazione preannunzio della Pasqua

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vestì divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle cosi bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbi, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube usci una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

_________ Nella pienezza dei tempi , per amore di tutta l’umanità Dio non esisterà a consegnare il unico

Figlio a chi lo ucciderà Gesù farà vari annunzi della sua morte imminente, ma ad essi seguirà l’esperienza della trasfigurazione, che annunzia la vittoria della vita sulla morte. La trasfigurazione è la conferma di

Gesù da parte del Padre, è esperienza della Pasqua, della gloria di Dio, del dono dello Spirito.

DOPO SEI GIORNI (2 ) “ Dopo sei giorni”, se è una della rare precisazioni cronologiche di Marco, si riferisce alla

confessione di Pietro ( 8, 27-9, 1 ). Ma forse più che una precisazione cronologica è l’uso dello schema dei sei giorni, cui fa seguito il giorno dedicato al Signore; così è detto anche nel caso di Mosè che rimane sei

giorni sul monte di fronte alla nube, finché nel settimo giorno la voce lo chiama ed egli vi entra ( Es 24, 12-

18 ).

PIETRO, GIACOMO E GIOVANNI (2 ) I medesimi discepoli assistono alla risurrezione della figlia di Giairo ( 5,37 ) e all’agonia di Gesù

( 14,33 ). C’è un legame tra l’agonia e la trasfigurazione: l’una alla luce dell’altra rivelano la relazione e il

significato della morte e della vita, della gloria e della croce. I tre sono chiamati ad una rivelazione, perché sono destinati ad una missione; la chiamata infatti comporta sempre una missione.

SU UN MONTE ALTO ( 2 ) Marco ha già ricordato che sul monte Gesù ha chiamato i dodici (3, 13 ). Quanto al monte della trasfigurazione, la tradizione cristiana l’ha sempre identificato col monte Tabor ( m. 562 ) che si erge

isolato sulla pianura di Izreel o Esdrelon, non lontano da Nazaret. L’indicazione “alto” ha spinto alcuni a

pensare ad un monte davvero alto, quale l’Ermon (2760 ) vicino a Cesarea di Filippi, dove Marco ha situato

la professione di fede di Pietro ( 8, 27 ), ma forse “alto” ha più che valore topografica, valore simbolico in

relazione alla fine dei tempi (vedi Isaia 2, 2-3 : alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore sarà

elevato sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli ).

FU TRASFIGURATO (2 ) Il termine greco è “ metamorfoo”, che indica propriamente il passaggio da una forma ad un’altra,

cioè ad un modo diverso di essere, in cui la persona, pur restando se stessa, si manifesta diversa. Dagli

effetti esterni, indicati da Marco e anche più abbondantemente da Matteo ( 17, 2 ) e Luca (9, 29 ) si deduce

che dovette trattarsi di una manifestazione soprannaturale, in cui l’umanità di Gesù apparve rivestita di

gloria divina, come successe dopo la sua glorificazione (1 Cor 15, 43; 2 Cor 5, 4 ).

SPLENDENTI (3 ) Il bianco è il colore degli esseri celesti ( Mc 16, 5; At 1, 10; Ap 1, 13; 3, 4-5; 4, 4 ) e le vesti

bianche sono spesso immagine della vita dopo la risurrezione.

ELIA CON MOSE ( 4 ) Elia, il profeta, e Mosè, il legislatore, esprimono, tutte due insieme la totalità dell’Antico Testamento e la presenza dei due sembra indicare la superiorità di Gesù, che da’ compimento all’opera da

loro variamente svolta. Questi personaggi della sfera celeste lo considerano uno di loro e più importante

e lo pongono in mezzo. Da notare anche che in alcuni circoli giudaici si pensava che Elia non fosse morto,

infatti era stato rapito in cielo ( 2 Re, 2 ) e che anche Mosè fosse stato rapito allo stesso modo, infatti non si

era mai trovato il suo sepolcro; essi sarebbero quindi potuti tornare.

CONVERSAVANO CON GESU’ (4 ) Luca fa cenno anche al tema della loro conversazione: “parlavano della sua dipartita, che avrebbe

portato a compimento a Gerusalemme” (Lc 9, 31 ).

PIETRO DISSE (5 ) L’intervento di Pietro rientra nel suo stile , ma dichiara anche la soddisfazione degli altri due

discepoli. La richiesta può essere stata dettata dal desiderio di prolungare il più possibile gli attimi di

felicità. L’immagine delle tende erette e sistemate richiama la festa delle Capanne (Lv 23, 34-36 ), ma anche

l’idea della comunione escatologica.

NON SAPEVA (6 ) Marco dice che la proposta di Pietro era irrazionale e fuori luogo. Gli Apostoli non possono ancora

aver parte diretta a ciò che vedono. Lo stesso varrà anche per le apparizioni del risorto; come dice anche

l’immagine degli apostoli che guardano smarriti verso il cielo ( At 1, 11 ).

SPAVENTATI ( 6 ) Il timore è un elemento normale quando l’uomo viene a trovarsi davanti ad un elemento straordinario; consiste in un turbamento dell’animo che impedisce di ragionare serenamente e talora anche

di parlare (16, 8 ).

UNA NUBE ( 7 ) La nube sta ad attestare una particolare presenza di Dio, come in tanti testi dell’AT ( Es 16, 10, 19,

9 ). Essa nello stesso tempo svela e nasconde la presenza di Dio. La nube avvolge Gesù con Elia e Mosè

e non i discepoli che ne sono soltanto testimoni. E’ dalla nube che si fa sentire la voce, che non può che

essere quella di Dio.

QUESTI E’ ( 7 ) Sono quasi le medesime parole, che furono rivolte a Gesù dopo il suo battesimo , solo che invece

di “Tu sei”, troviamo “questi è”. Esse proclamano la figliolanza naturale di Gesù.

ASCOLTATELO (7 ) L’esortazione ad ascoltare Gesù è la conclusione logica del riconoscimento della dignità del

Trasfigurato. L’invito ai discepoli ricorda l’ordine dato da Mosè al suo popolo: “ Javhè tuo Dio, ti susciterà

un profeta come me, in mezzo a te tra i tuoi fratelli; a questo darete ascolto” ( Dt 18, 15 ).

SE NON GESU’ SOLO ( 8 )

L’apparizione si conclude bruscamente; Gesù non è più accompagnato dai due personaggi e i tre

discepoli scorgono solo Gesù nell’atteggiamento consueto.

DI NON RACCONTARE (9 ) Il comando di Gesù di non propagandare l’accaduto ha lo scopo di tenere ancora nascosta la

dignità di Gesù; il momento di parlare verrà più tardi quando Gesù sarà risorto dai morti.

COSA VOLESSE DIRE (10 ) L’idea delle risurrezione dei morti era nota e abituale tra i Giudei del tempo di Gesù. Ciò che sorprende i discepoli è il fatto nuovo che avvenga non nel giorno finale ( Cf Gv 11, 24 ) ma nel loro

tempo.

Trasfigurati di fede in fede, di gloria in gloria Anche noi, che riceviamo lo Spirito nel Battesimo e nella Confermazione, veniamo

continuamente trasformati di fede in fede, in un apertura continua a Dio, e di gloria in gloria in un’esistenza

in cui Dio ci comunica la grazia, la pace. Noi” veniamo trasfigurati in quella medesima immagine” . E noi

tutti , a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in gloria

secondo l’azione dello Spirito del Signore. ( 2 Cor 3, 18 ) La nostra vocazione in fondo è di essere ad

immagine di Dio E se accettiamo la trasfigurazione nulla ci potrà spaventare.

Dinanzi a testimoni da lui prescelti, Egli rivelò la sua gloria e nella sua umanità, in tutto simile alla nostra fece risplendere una luce incomparabile, per preparare i suoi discepoli a sostenere lo scandalo della croce e anticipare, nella Trasfigurazione la meravigliosa sorte della Chiesa suo mistico corpo.

( dal Prefazio della Trasfigurazione )

Accoglienza dell’alleanza ( 3 Domenica )

Esodo 20, 1-17 I dieci comandamenti

In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo ne immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, ne di quanto è quaggiù sulla terra, ne di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

_____________ La risposta dell’uomo all’alleanza offerta da Dio è una vita vissuta in pienezza, libertà e giustizia,

seguendo le 10 parole di luce ( Es 20, 1-7 ),

che Dio stesso ha dato in dono . I Comandamenti hanno la forma di un documento di alleanza. Non sono

un “do ut des” e non sono essi a salvare: soltanto Dio salva. Esigono fede totale e suscitano la fede. Gli

Ebrei furono continuamente esposti all’idolatria e i comandamenti li richiamavano all’obbedienza al solo

Dio..

I comandamenti non sono autonome conclusioni umane, ma vengono da Dio. Incarnano le vitali

esigenze della persona. Sono esplicitate chiaramente sulle tavole, ma sono già incide nel cuore di ogni essere umano. Hanno avuto influenza su numerose leggi dentro e fuori la Bibbia. Segnano il termine invalicabile per non mettere in pericolo la comunione con Dio. Ma non contengono la formula per ogni

circostanza. Le singole esigenze morali non possono appellarsi solo al Decalogo, e puntare ad esigenze

minime, accampando come scusante i Comandamenti è esporsi a rischi mortali. Il decalogo è la base, ma

non è tutto. Gesù ne ha dato la lettura autentica, specialmente nel discorso della Montagna.

Giovanni 2, 13-25 Culto a Dio in Spirito e Verità

I Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».

Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui. Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.

__________ In 2, 13-25 Giovanni racconta il fatto della cacciata dei mercanti dal tempio. Il segno è riportato

dai quattro evangelisti ( Mt 21, 12-13: Mc 11, 15-17; Lc 19, 45-46 ); e questo è indice della sua

importanza nella Chiesa apostolica. I fatti riportati sono gli stessi, quanto alla cacciata dei mercanti e dei

cambiavalute e l’insegnamento è comune: il culto antico è scaduto. Ma ci sono anche differenze, la più

importante riguarda il tempo in cui la purificazione è avvenuta: all’inizio della vita pubblica per Giovanni, alla fine per i sinottici. Probabilmente è Giovanni che ha voluto spostare l’avvenimento per sottolineare fin

dall’inizio della vita pubblica di Gesù la rottura con il giudaismo. Giovanni si sofferma sui vari particolari

dell’intervento di Gesù per sottolinearne la valenza profetica. Gesù infatti agisce come i profeti, che

annunziavano verità con segni. Isaia, ad esempio, per tre anni si fece vedere in giro col solo mantello, senza

sandali e senza sacco per dire agli Israeliti che gli Egiziani, con cui volevano allearsi, sarebbero finiti

prigionieri degli Assiri.( Is 20 ). Gesù col segno della purificazione dichiara che la funzione del vecchio

Tempio è finita e che Lui stesso sarà il nuovo Tempio Chi vuole restare fedele all’alleanza deve aderire a Cristo, centro dell’alleanza e tempio di Dio.

(Gv 2, 13-25) . Lo dichiara solennemente Gesù stesso purificando il tempio. Il battezzato che vuole render

un autentico culto a Dio, dovrà renderlo nella sua Verità e nel suo Spirito. E’ stato Gesù che morendo in

croce ha generato vita e salvezza

QUALE SEGNO (18 )

I giudei capiscono che Gesù sta facendo un gesto profetico e gli chiedono che dia un segno della provenienza divina del suo mandato. E’ la classica posizione di chi non vuol credere e pretende sempre

miracoli. Gesù li rifiuta, ma rimanda alla sua risurrezione

DISTRUGGETE ( 17 ) Gesù, sotto forma di una sfida lanciata ai suoi avversari parla ora della sua morte e risurrezione e

chiarisce sempre meglio il senso del suo gesto profetico. Asserisce: se distruggete questo tempio in tre

giorni lo farà risorgere.

QUESTO TEMPIO ( 20 ) Parlare di distruzione del tempio era per i Giudei come bestemmiare. Dire poi che quel tempio, la

cui costruzione era durata 46 anni ( dal 20 aventi Cristo al 27 dell’era cristiana), potesse essere ricostruito

in tre giorni era un’asserzione assurda. Ma “egli parlava del tempio del suo corpo”, sottolinea Giovanni.

DEL SUO CORPO ( 21 ) Sta qui il motivo della gesto di Gesù. Egli asserisce che non è più il tempio di Gerusalemme così

spesso profanato, ma Gesù stesso il vero punto d’incontro “puro” con Dio. Il corpo di Gesù risuscitato

sarà il nuovo tempio che sostituirà quello vecchio, il centro del culto in spirito e verità ( 4, 21-22 ), che Dio

gradisce.

QUANDO FU RISUSCITATO DAI MORTI (23 ) Dopo la risurrezione i discepoli compresero il senso del detto di Gesù in riferimento alla propria

persona: i Giudei distruggeranno il suo corpo, ma egli risusciterà.

CREDETTERO ALLA SCRITTURA (22 ) Credettero alle profezie della Scrittura su Gesù , dice il salmo 69, 10 “ Mi divora lo zelo della tua

casa”.

La saggezza dell’amore La seconda lettura della terza domenica dice che la morte di Cristo in croce può apparire follia

o riuscire di scandalo, ma è la saggezza dell’amore. (Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci

cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani;

ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò

che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. 1 Cor

1, 22-25 ) .

La morte di Cristo genera vita e salvezza e dalla croce viene anche la vera legge del cristiano,

che è lo Spirito Santo e vivere secondo la legge del Signore è la nostra risposta d all’alleanza.

La legge del Signore è perfetta rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore. I comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi. Il timore del Signore è puro,dura per sempre; i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, più preziosi dell’oro, di molto oro fuso, più dolci del miele e di un favo stillante.

( Dal Salmo 18 )

Salvezza solo in Cristo ( 4 Domenica )

Dio amore sempre fedele

Spesso l’uomo infrange l’alleanza e viene travolto dal peccato. Nella prima lettura l’autore delle

Cronache presenta alcuni avvenimenti d’Israele, nei quali si vede l’infedeltà del popolo e la salvezza di

Dio, che è amore ed è sempre fedele. ( Cr 36, 14… ). Dio è sempre fedele e misericordioso. Questo è un

messaggio martellante nella Bibbia. Egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva, Perciò

le tenta tutte, anche se il peccato ha passato ogni limite e di per sé “ non c’è più rimedio”.

Giovanni 3, 14-21 Guardare a Cristo crocifisso

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna

che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita

eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia

salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato,

perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel

mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.

Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate.

Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in

Dio»

________ Nicodemo va a da Gesù e trova difficoltà a capirlo e Gesù dice che per un maestro, come è lui.

non dovrebbe essere difficile capire ciò che egli dice. Ma ciò che manca ad Israele per comprendere il

Maestro è l’adesione a Gesù.

COME MOSE’ ( 14 ) Per dar credito alla sua parola, Gesù la radica nella storia d’Israele e ricorda l’episodio del

serpente innalzato nel deserto, che, secondo Nm 21, 4-9, strappava alla morte gli ebrei. L’episodio cui Gesù

si riferisce avviene nella steppa di Moab, al termine della peregrinazione verso la terra promessa, quando il

popolo s’imbatte in una zona di serpenti velenosi e alcuni muoiono. Viene innalzato su un’asta un serpente di

bronzo e chi lo guarda ottiene la guarigione.

INNALZO’ IL SERPENTE ( 15 ) L’episodio del serpente viene presentato come tipico, perché fu innalzato, come sarà innalzato

sulla croce il Figlio dell’uomo, perché la morte degli ebrei dipendeva dalla loro incredulità e la guarigione

dalla loro fede in Dio, come commentava il libro della Sapienza: “ Chi vi si volgeva ( verso il serpente) non

era salvato da ciò che guardava, ma da te, Salvatore di tutti” ( 16, 7 ) e perché Gesù e molto più di Mosè,

cui ricollega il fatto del serpente

BISOGNA CHE SIA INNALZATO ( 14 ) Questo innalzamento è una necessità, perché è voluto dal Padre, per amore dell’uomo, perché gli

uomini siano salvati ( “ abbiano la vita eterna”).

DIO HA TANTO AMATO IL MONDO ( 16 ) L’innalzamento, cioè la morte in croce, rivela l’amore di Dio. La croce non è sorgente di salvezza

per il suo aspetto sacrificale e sanguinoso, ma è sorgente di vita per i credenti perché è l’espressione ultima

dell’amore di Dio. Il Padre e il Figlio sono in comunione in uno stesso amore per il mondo. Una certa

visione di collera divina, di abbandono del Figlio da parte del Padre per riscattare il peccato dell’uomo e

fuori della prospettiva evangelica.

CHIUNQUE CREDE ( 16 ) Credendo nel Figlio ogni uomo ha la possibilità di ricevere la vita eterna.

PER CONDANNARE (17 ) La missione di Gesù è una missione di salvezza. Questo è lo scopo che il Padre si è proposto con

l’invio del Figlio.

CHI CREDE…CHI NON CREDE ( 18 ) L’amore di Dio è incondizionato, ma esige una risposta dall’uomo. La presenza di Gesù esige che

ognuno scelga adesso, perché adesso si fa il giudizio. L’uomo deve fare una scelta e da questa scelta deriva

la salvezza o la condanna. Per l’esattezza, ciò che porta a salvezza, alla vita eterna, è la fede nel Figlio,

mentre il rifiuto di credere esclude dalla salute. Il giudizio consiste nell’atteggiamento dell’uomo, il quale,

rifiutandosi di credere , si chiude all’amore di Dio, che si rivela nell’invio del Figlio e, chiudendosi, rimane nella morte. In tale atteggiamento non c’è bisogno di una sentenza giudiziaria.

LA LUCE E’ VENUTA ( 19 ) Con il Figlio di Dio è venuta nel mondo la luce, ma la gran massa degli uomini si è rifiutata di

accoglierla con fede

LE LORO OPERE MALVAGIE( 19 ) La ragione del rifiuto va ricercata nelle loro opere malvagie. Gli uomini che operano il male

odiano e aborriscono la luce, e questo fanno affinché le loro opere non siano da essa scoperte per quel che

veramente sono.

CHI FA LA VERITA’ (21 ) Diversa è la situazione di chi opera la verità, cioè di chi agisce rettamente; costui non ha bisogno

di aborrire la luce, dal momento che questa non può che rivelare le sue opere buone come tali, come fatte in

comunione con Dio. Iniziata di notte ( 3, 2 ), la conversazione si chiude con un accenno alla luce. E’ una specie di parabola: chi fa il bene non ha paura del giorno; ma la vera luce, quella cui non esita ad

avvicinarsi, è il Figlio di Dio, la luce venuta nel mondo.

Il dono della salvezza L’amore fedele di Dio porta Gesù alla croce : “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio

unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” Credere è “guardare” a Cristo crocifisso, riconoscendo in lui il Figlio di Dio. Nel mistero della fede l’elemento principale è

“guardare” alla passione di Colui che ha accettato di soffrire per noi. Questo “guardare” significa rendere

tutta la vita morta al mondo e crocifissa, tanto da essere invulnerabile ad ogni peccato

Se “guardiamo” con fede a Cristo crocifisso, riceviamo il dono della salvezza, dal momento che, per

grazia, siamo stati salvati e tutto nella nostra vita è grazia, tutto è dono. ( Dio, ricco di misericordia, per il

grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati: Ef 2, 4, 1). La salvezza è tutta dono, ma è anche esigenza. Dio fa tutto, ma l’uomo,

con la grazia di Dio è chiamato a rispondere con radicalità, a vivere secondo le indicazioni del Vangelo.

Nella santa assemblea O nel segreto dell’anima Prostriamoci e imploriamo La divina clemenza Dall’ira del giudizio Liberaci o Padre buono: non togliere ai tuoi figli il segno della tua gloria. Ricorda che ci plasmasti Col soffio del tuo Spirito: siam tua vigna, tuo popolo, ed opera delle tue mani. Perdona i nostri errori, sana le nostre ferite, guidaci con la tua grazia alla vittoria pasquale

( Lodi del Tempo di Quaresima)

Nuova Alleanza

(5° Domenica)

.

Geremia 31, 31-34 Promessa della nuova alleanza

Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore -, nei quali con La casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova. Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni - oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l'un l'altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande - oracolo del Signore -, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

___________ Geremia annunzia che Dio stipulerà col suo popolo una nuova alleanza, non impressa su tavole di

pietra, ma scritta nei cuori. E’ l’alleanza d’amore, che sarà suggellata dal sangue di Cristo.

ECCO VERRANNO GIORNI ( 31 ) Il messaggio della salvezza si apre con una formula tipica di Geremia : “ Ecco verranno giorni”.

Siamo al punto centrale della restaurazione o nuova creazione, di cui si parla ad iniziare dal v 23. E

l’evento è “l’alleanza nuova” .

CASA D’IRAELE…DI GIUDA (31 ) Il patto riguarda tutta la nazione, anche se “di Giuda” è forse un’aggiunta posteriore.

ALLEANZA NUOVA (31 ) Questa nuovo patto è in contrapposizione con l’alleanza del Sinai ( Es 34, 10-18 ). Ci si domanda

in cosa consista la differenza dal momento che anche nell’alleanza del Sinai lo scopo era di stabilire una

nuova dipendenza Javhè-Popolo. La novità sta nel carattere spirituale. Ci troviamo nella stessa direzione

della “circoncisione del cuore”. Anche l’alleanza del Sinai puntava al cuore, ma, dato il carattere

psicologico dei destinatari, la stessa legge stabiliva dei segni per ricordala, come le filatterie, le cordicelle

da legare alle vesti, le piccole teche ( mezusoth), contenenti l’atto di fede, da legare alle porte delle case, ma

queste pratiche furono trasformate in talismani, tanto da far consistere in questi segni esterni la fedeltà

alla legge. La nuova legge sarà scritta direttamente da Dio nel cuore dell’uomo.

QUANDO LI PRESI PER MANO (32 ) Geremia considera l’alleanza del Sinai in rapporto alla liberazione dall’Egitto e vede , come fa la

tradizione elohista, il patto come lo scopo o almeno il completamento della liberazione.

HANNO INFRANTO (32 ) Il motivo che rende necessario il nuovo patto è il fatto che gli Israeliti hanno violato il vecchio

patto e Dio si è mostrato “come Signore” ( questa tradizione sembra migliore dell’altra: “benché fossi

loro Signore” ) ossia li ha dovuti castigare e così l’alleanza non fu per loro fonte di salvezza, ma di

condanna. QUESTA SARA’ ( 33) L’alleanza nuova non è diversa quanto ai contenuti; anche in essa , come nella precedente c’è la

certezza che: “ io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo”. L’elemento nuovo è che Javhé non obbligherà

dall’esterno, con una tavola della legge (cf Es 31,18; 31, 27 ) o con un codice (cf Es 24, 7), come nel

vecchio patto, quando, nonostante i pressanti avvertimenti del Deuteronomio le esigenze dell’alleanza non

erano giunte al cuore e non si erano tradotte in pratica, ma sta nel fatto che Javhè iscrive l’obbligo nel cuore ( la scriverò nel loro cuore), per cui non potrà più essere soffocato o frainteso.

NON DOVRANNO PIU’ ISTRUIRSI (34 ) Dal momento che tutti portano interiormente nel cuore l’ammonimento di Dio non ci sarà bisogno che altri gli ricordi quale è la volontà divina, né dovrà venir esortato a riconoscere Dio. (riconoscete il

Signore ). Se prima tutto era stato rituale, esteriore giuridico, scritto su tavole di pietra, “in quei giorni” la

religione sarà personale, interiore, vissuta, soprannaturale, scritta nel cuore dell’uomo.

IO PERDONERO’ (34 ) Le parole di salvezza contenute in Geremia 31, 31-34 pongono il perdono a fondamento del nuovo patto ( poiché io perdonerò ). Non è detto che il popolo non cadrà più in peccato, ma c’è un’assicurazione

saldissima dell’indulgenza divina. Il messaggio di restaurazione e nuova creazione, di cui si parla del v. 23 in poi, si realizzerà col ritorno dei deportati da Babilonia. Ma Geremia è un innovatore e interpreta la storia passata nella

prospettiva di un messianismo, che andava sempre più prendendo consistenza e forma. E qui la promessa

è più ampia di un ritorno in patria. E’ la promessa di un patto nuovo e di “un cuore nuovo”, come dirà

anche Ezechiele, e la realizzazione sta in Gesù, nella salvezza da lui donata e nella nuova alleanza, stipulata sulla croce.

Nuova alleanza stipulata da Cristo La “nuova Alleanza”, enunciata da Geremia e poi da Ezechiele, è stipulata da Gesù Cristo. E

’data a noi per l’amore di Cristo, fedele al Padre, fino all’ora suprema della croce. E’ un dono grande che

si radica nel nostro cuore, trasformato da Dio e reso capace di osservare la sua legge e imitare Cristo

nell’amore e nell’obbedienza

E opera di Gesù che il Vangelo di questa domenica presenta poco prima della sua passione e la

seconda lettura nel travaglio del sofferenza. Passione e morte costarono a Gesù enormemente.

Apparentemente il Padre in quei momenti era passivo spettatore e invece ha ascoltato ed esaudito il Figlio e lo ha glorificato.

E’ nel sangue di Cristo, su quella croce, cui tendeva tutta la vita di Gesù, che fu stipulata la

nuova ed eterna alleanza ( Gv 12, 20-28 ) . Frutto della morte di Cristo, la nuova Alleanza non cambia la legge, ma il cuore dell’uomo, sul quale Cristo esercita una misteriosa attrazione, che rende capaci di

amare, di dare la vita per amore, di agire come ha agito Lui. Il fatto nuovo è il dono dello Spirito Santo, che rende nuovo il nostro cuore, lo trasforma radicalmente, dà l’istinto della volontà di Dio. Noi siamo

chiamati a lasciarci trasformare dallo Spirito. Quando saremo del tutto docili a lui, avremo la pienezza:

sarà il paradiso. L’alleanza è nuova nel senso di un “uomo nuovo”; si tratta di una situazione antropologica

nuova, l’uomo ha la possibilità di un contatto diretto e immediato con Dio . La nuova alleanza è

promessa incondizionata di Dio, opera sua, espressione del suo amore irrevocabile.

In virtù del sangue di Cristo i cuori umani saranno mutati e sarà dato loro lo Spirito di Dio. La

Pasqua di Cristo è allo stesso tempo sacrificio di espiazione e di alleanza e porta a compimento le figure

dell’A.T. E, poiché quest’atto sarà reso presente in un gesto rituale, che Gesù ordina di ripetere in sua memoria, mediante la partecipazione eucaristica, i fedeli saranno uniti nel modo più intimo al mistero

della nuova alleanza e beneficeranno delle sue grazie. Il dono più grande della “nuova Alleanza” è lo

Spirito Santo, che dà l’istinto della volontà di Dio e ci fa diventare “immagine”, “icona” di Cristo.

Stupendi a questo proposito sono i primi 17 versetti dell’ottavo capitolo della lettera ai Romani.

O Gesù redentore, immagine del Padre, luce d’eterna luce. Per radunare i popoli nel patto dell’amore distendi le tue braccia sul legno della croce. Dal tuo fianco squarciato effondo sull’altare i misteri pasquali della nostra salvezza.

(Lodi della Settimana Santa )

Per la nostra salvezza (Domenica di Passione)

Marco 14, 5, 37-39 Morte di Gesù

Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione,

che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest'uomo era Figlio di

Dio!».

______________ DANDO UN FORTE GRIDO (37 ) L’emissione di un forte grido, ricordato anche da Matteo, appare inverosimile, ma si sa che la morte

eccessivamente dolorosa provoca spesso tali fenomeni. Marco riferisce solo il grido; Luca nota che Gesù

aggiunse una frase: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” ( 23, 46); Giovanni non riferisce il grido,

ma asserisce che Gesù disse: “Tutto è compiuto” ( 19, 30).

SPIRO’ (37 ) La morte è descritta con la massima semplicità: “spirò”. Riferendo quest’ultimo respiro , Matteo 27,

50 e Giovanni 19, 30 sottolineano la volontà di Gesù: “rese lo spirito” o “consegnò lo spirito”.

IL VELO DEL TEMPIO (38 ) Tra i fenomeni avvenuti alla morte di Gesù, ricordati da Matteo 27, 51-53, Marco concisamente

ricorda la lacerazione del velo del tempio. Si tratta del velo che separa il Santo dal Santo dei Santi, dove

solo il Sommo sacerdote entrava una volta all’anno. Il significato fu in qualche modo già indicato dalla

Lettera agli Ebrei ( 9, 8; 10, 19-20 ): con la morte sacrificale Cristo ci ha riaperto l’accesso a Dio,

riconciliandoci con lui. ERA FIGLIO DI DIO (39 ) Questo centurione è il comandante del drappello dei soldati incaricati dell’esecuzione. Il soldato fa

sua un’espressione sentita poco prima e la fa sua per esprimere la sua ammirazione per il modo come è

morto Gesù, per attestarne l’innocenza e glorificarne la persona. Quanto alvalore dell’espressione, salvo

che si ammetta un’ispirazione divina, è difficile immaginare che un pagano pensasse ad un uomo-dio. E’

certo però che così era intesa dalla prima comunità cristiana.

Filippesi 2, 6-11 Abbassamento ed esaltazione

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

____________ Filippesi 2, 6-11 è uno dei passi più belli delle lettere paoline. Forse era un inno usato dalla

primitiva comunità cristiana, che Paolo ha inserito nella sua lettera.. L’inno è un’elevata enumerazione delle azioni salvifiche del Signore.

Cristo nel suo amore per gli uomini non esita a spogliarsi della sua gloria e a morire in croce per

noi e il Padre risponde alla sua obbedienza donandogli la gloria suprema.

Abbassamento del Cristo ( 6-8 ) CRISTO PUR ESSENDO DI NATURA DIVINA ( 6 ) Essere “di natura Dio” significa che è in possesso della natura di Dio ( Padre ). L’uguaglianza con

Dio è “un tesoro”, un vantaggio, che Gesù non ritenne come un bene irrinunciabile (harpagmòn): non

ritenne il suo essere uguale a Dio una prerogativa ambita da conservare gelosamente per sé.

SVUOTO SE STESSO (7 ) Eglì “spogliò se stesso” (“ ekenosev”: il greco kenoun significa derubare, quindi di per sé “derubò

se stesso” ) della propria dignità, assunse la “condizione di servo”, “divenne simile agli uomini” ,

contrasse un rapporto, una somiglianza ontologica con gli uomini (“figura” ) e nel suo modo di agire, di

comportarsi si riconosce che è un uomo. Facendosi uomo il Figlio di Dio viene a mettersi davanti al Padre

in condizione di totale dipendenza.

FACENDOSI OBBEDIENTE ( 8 ) Non è detto a chi il Cristo storico si è volontariamente sottomesso. Si può arguire che la

sottomissione equivale alla subordinazione o all’accettazione di tutte le conseguenze dell’essere uomo.

FINO ALLA MORTE ( 8 ) Cristo, facendosi uomo, accetta con tutte le conseguenze dell’essere uomo, anche la morte che rientra

nella natura umana. La precisazione “morte di croce” presenta la morte come un fatto pieno di infamia.

Glorificazione di Cristo ( 9-10 ) DIO LO ESALTO (9 ) Raggiunto il punto più basso, inizia il processo inverso di ascesa. Dio lo esalta e l’esaltazione è la

risposta di Dio all’umiliazione inflitta dagli uomini. Egli viene “sopraesaltato” verbo che nella versione

greca della Bibbia dei Settanta è usato solo per Javhè.

GLI DONO IL NOME ( 9 ) Non è un ritorno puro e semplice alla condizione precedente. La concezione di questo potere è il

dono d “del nome” del Signore”, è un atto della grazia di Dio. “Nome” significa quello che una persona è,

la sua natura; “nome superiore ad ogni nome” indica dignità suprema, che trascende ogni altra dignità ed

è quella che compete all’essere divino.

Esaltazione e dono del nome sono la presentazione e la proclamazione del Cristo nella sua dignità di Signore ( Kirios)

OGNI GINOCCHHIO (10 ) Questa finale è permeata della citazione di Isaia 45, 13 “ dalla mia bocca è uscita la giustizia, una

parola che non torna indietro; si, a me si curverà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua” . Non solo

gli Ebrei, ma ogni lingua, ossia ogni essere intelligente , “proclamerà che Gesù Cristo è Signore”, Kirios, Dio e ogni essere dovunque sia, in cielo sulla terra o sottoterra ( espressione della cosmologia antica ) ,

tutto il creato piegherà il “ginocchio” sarà sottomesso a Lui.

A GLORIA DI DIO PADRE (11 ) Questo omaggio però non si ferma a Cristo glorificato, ma va a Colui che gli ha dato il nome, e

cioè a Dio Padre.

Ecco il vessillo della croce, mistero di morte e di gloria. L’artefice di tutto il creato è appeso ad un patibolo. Un colpo di lancia trafigge il cuore del Figlio di Dio: sgorga acqua e sangue , un torrente che lava i peccati del mondo. O albero fecondo e glorioso, ornato d’un manto regale talamo, trono ed altare al corpo di Cristo Signore. O croce beata che apristi le braccia a Gesù redentore, bilancia del grande riscatto che tolse la preda all’inferno. Ave, o croce , unica speranza in questo tempo di passione, accresci ai fedeli la grazia, ottieni alla genti la pace.

(Vespri della Settimana santa )

Nuova alleanza nel sangue di Cristo ( Giovedì santo )

1 Corinzi 11, 23-28 Fate questo in memoria di me

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

________ Paolo trasmette ai cristiani l’avvenimento della cena del Signore. Leggiamo il ricordo

dell’istituzione eucaristica e questo brano è meritatamente celebre e storicamente importante, perché ci

riporta agli anno 50-52, quando già esisteva un racconto ufficiale, con stilizzazioni liturgiche e

autenticazione apostolica di quanto era avvenuto nell’ultima cena. Ci troviamo davanti alla prima

attestazione letteraria dell’Eucaristia, anteriore ai Vangeli, che sembra rimandare alla comune tradizione

della chiesa di Antiochia, dalla quale Paolo e Luca sembrano dipendere.

IO HO RICEVUTO DAL SIGNORE ( 23 ) Per riportare i Corinzi alla giusta strada Paolo richiama alla memoria quanto ha già trasmesso al

tempo della sua prima venuta a Corinto ( “vi ho trasmesso"”). Dichiara di “aver ricevuto dal Signore”

quanto ha trasmesso ( ricevuto = parélabon, trasmesso = parédoka ) Non si tratta di una rivelazione

personale , ma di una trasmissione attraverso organi umani normativi ed ufficiali. In sostanza dice che

quanto scrive è storicamente dimostrabile e fondato sull’autorità del Signore Gesù.

NELLA NOTTE IN CUI ( 23 ) Un breve racconto descrive il rito introduttivo di un banchetto giudaico, in cui chi presiede

spezza il pane recitando una debita formula di benedizione. Le parole di Gesù sono state pronunziate in tale contesto.

QUESTO E’ IL MIO CORPO (24 ) Nella cena ebraica, secondo un testo aramaico la formula da recitarsi era: “ Questo è il pane della

sofferenza che i nostri padri in Egitto hanno mangiato”. Gesù invece spiega la consumazione in rapporto

a se stesso: “ Questo è il mio corpo” . Soma ( corpo ) non è semplicemente “persona”, oppure “io”, indica

la concretezza corporea.

Questo corpo è “per voi” cioè donato. Queste parole messe insieme a quelle sul sangue dicono che

il dono è fatto col sacrificio, nella morte. Anche Luca dice: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi”, mente Matteo e Marco dicono semplicemente “ Questo è il mio corpo”.

FATE QUESTO ( 24 ) Paolo ( “ fate questo in memoria di me” ) e Luca ( “fate questo in memoria di me”: 22, 19),

riferiscono dell’ordine di fare memoria. E’ il precetto di attualizzare sacramentalmente, di rinnovare

l’ultima cena: per questo l’Eucaristia ricevette l’appellativo di memoriale o anamnesi della morte del Signore.

DOPO AVER CENATO ( 25 ) La cena prosegue secondo le diverse fasi: pane, pasto, calice. Siamo all’ultimo calice (dopo aver

cenato ) e la precisazione è comune ancora in Paolo e Luca.

QUESTO CALICE E’ LA NUOVA ALLEANZA ( 25 ) Matteo e Marco dicono: “ Questo è il sangue della Nuova Alleanza” . L’alleanza “nuova” significa alleanza definitiva, escatologica, che non invecchia più e non è più perfezionabile. E’ il Regno di

Dio annunziato da Cristo e realizzato con la sua morte. L’alleanza nuova è “nel sangue di Cristo”, mentre

l’antica era stata stipulata mediante il sangue di animali ( Es 28, 4 ). Come la morte dell’agnello pasquale ha

annullato la sentenza di morte dei primogeniti d’Israele ( Es 12, 12 ), così la morte di Gesù abroga la sentenza di morte dell’umanità avvenuta per il peccato.

FATE QUESTO ( 25 ) Questa insistenza di Paolo sulla reiterazione ha contribuito a sviluppare la coscienza della Chiesa

circa il nesso esistente tra l’ultima cena e la celebrazione eucaristica. “Ogni vota” rende ancora più

chiaro l’ordine di “rinnovare”.

ANNUNZIATE….FINCHE EGLI VENGA (26 ) La morte del Cristo è alla base della cena del Signore: la celebrazione eucaristica è l’annunzio di tale morte. “Finché io venga” è il netto tratto escatologico che esprime la coscienza della

Chiesa orientata verso la parusia. Fra la morte di Gesù e la parusia l’Eucaristia ha la sua sede appropriata.

Essa fonda la Chiesa.

Nuova alleanza oggi L’Eucaristia è il “memoriale della morte e risurrezione” del Signore, che ha salvato l’umanità e ha

stabilito la nuova ed eterna alleanza. è l’Eucaristia che rende presente qui e oggi la salvezza e la nuova

alleanza. Partecipando ad essa ogni fedele può attingere i frutti della salvezza.

L’Eucaristia è l’alleanza nuova in quanto è la dedizione definitiva e irrevocabile di Dio in Gesù

Cristo. Essa ci comunica, mediante il dono dello Spirito di Gesù, una tale autodonazione, che ci rende capaci

di vivere e morire come è vissuto ed è morto lui. Nell’Eucaristia si “compie”, in modo sublime tutta la storia

delle alleanze di Dio con il suo popolo e dall’Eucaristia nasce un popolo nuovo, la Chiesa. La nuova

alleanza, data in modo pieno e definitivo, destina l’uomo a divenire libero, figlio di Dio, coinvolge tutta la

sua esistenza e la trasforma, la rende capace di adesione totale a Dio e ai fratelli. L’Eucaristia è la forza per

vincere il peccato, che è il grande ostacolo all’alleanza con Dio, ed è incitamento ad impegnarsi contro ogni

male.

Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene. A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo.

( Dal Salmo 115 )

Cristo è risorto ( Domenica di Pasqua)

Giovanni 20, 1-9 Il sepolcro vuoto

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino,

quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

__________ Nel capitolo 20 Giovanni presenta alcuni racconti pasquali: Maddalena scopre il sepolcro vuoto,

Pietro e Giovanni vanno dove era stato sepolto il Signore, la Maddalena lo vede risorto, Gesù appare agli

apostoli senza Tommaso, otto giorni dopo appare di nuovo agli Apostoli compreso Tommaso. Nel presentare

questi racconti l’intenzione di Giovanni è la fede.

MARIA DI MAGDALA (1 ) Anche i Sinottici parlano di Maria Maddalena che con le altre donne va al sepolcro. Ma se vogliamo

tentare di comporre insieme i racconti degli altri Evangelisti con quelli di Giovanni dobbiamo pensare che il

gruppo delle donne si reca al sepolcro insieme e, mentre le altre si fermano a comprare gli aromi, Maria va

per prima al sepolcro e lo trova vuoto. Il “buio” di cui si parla può anche far pensare che la luce di Cristo

risorto non si era ancora manifestata.

HANNO PORTATO VIA IL SIGNORE ( 2 ) Forse questo plurale attesta che Giovanni parla solo della Maddalena, ma l’esperienza del sepolcro

vuoto fu del gruppo di donne di cui parlano i Sinottici. L’unica ipotesi possibile per Maria è il furto, l’idea

della risurrezione non la sfiora nemmeno.

PIETRO USCI (3 ) Tutta la tradizione vede nel “discepolo che Gesù amava” l’apostolo Giovanni. E’ presentato come

modello di credente, che segue Gesù fino alla croce, senza rinnegarlo e che riconosce il risorto. Si deve forse

vedere in questo discepolo una figura della Chiesa, nella quale ogni istituzione deve essere sottomessa

nell’amore.

La corsa e un vicendevole superamento di questi due discepoli ha forse anche un valore simbolico.

Ma quale? Forse Pietro rappresenta la cristianità giudaica o l’istituzione e Giovanni la cristianità provenienti

dai pagani o il carisma. Tutti due hanno una specie di primato: Giovanni arriva per primo, Pietro entra per

primo. Tra loro c’è una gara, ma c’è l’unità.

NON ENTRO’ (4 ) L’aspettare Pietro e il permettergli di entrare per primo deriva dalla sua qualità di capo del gruppo

apostolico e dal rispetto dovuto a lui per questo.

VIDE I TELI POSAT I LA (4 ) Le bende sono panni di lino con cui era avvolto il corpo; i sinottici parlano di una sindone, un

lenzuolo; il sudario era una piccola tela per asciugare sudore. Tutto viene trovato come era stato posto, solo

che manca il corpo di Gesù.

VIDE E CREDETTE (8 ) Giovanni vede solo un segno, ma la sua è una visione che penetra il senso di ciò che vede e giunge

alla fede.

NON AVEVANO ANCORA COMPRESO ( 9 ) L’evento di cui sono testimoni fa capire il senso profondo delle Scrittura per quanto riguarda la

risurrezione di Cristo.

Colossesi 3, 1-4 cercate le cose di lassù

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

___________ Se accogliamo l’annunzio della Risurrezione e col Battesimo moriamo e risorgiamo con Cristo,

siamo chiamati a professare e a vivere con coerenza la fede. Saremo così partecipi della vita di Dio.

Accogliere Cristo risorto significa operare per la vita. Accettare Cristo impegna ad agire nel senso della

risurrezione, fare in modo che si costruisca la vita nuova, il mondo nuovo, che la risurrezione ha iniziato. Il

Risorto offre immaginazione e coraggio per creare il nuovo .

SE SIETE RISORTI CON CRISTO L’Apostolo parte dalla persuasione che i cristiani, essendo morti e risorti con Cristo nel Battesimo,

hanno definitivamente rotto col mondo, la cui religione superstiziosa non ha più senso, e sono entrati

nella realtà di Dio

LE COSE DI LASSU’ (1 ) Le cose di lassù sono quelle che Cristo ha rivelato e che sono in opposizione col mondo peccatore.

Esse vanno “cercate” e “pensate”. Le cose di lassù devono determinare tutti i pensieri e i sentimenti.

NON A QUELLE DELLA TERRA (2 ) Le cose terrene vanno stimate per quello che sono realmente. Quando si identificano con

sentimenti e comportamenti peccaminosi vanno rifiutate. Il vero dominio del mondo si ha solo se i pensieri

e gli sforzi sono orientati verso l’alto.

VOI INFATTI (3 ) Il credente col battesimo è morto al peccato non è più preda delle tentazioni, non è più sotto

l’influsso del mondo. Egli vive una vita divina, nascosta alla vista degli uomini , che si vede solo con lo

sguardo della fede ed è un dono da custodire in vista della realtà del cielo.

QUANDO SARA MANIFESTATO (4 ) Lo sguardo del credente non è rivolto solo verso l’alto, ma anche avanti. Al momento della venuta finale di Cristo , i cristiani che sono stati associati alla morte di Cristo rifulgeranno con lui. La gloria finale

del cristiano sarà la medesima di Cristo.

Evento centrale La morte e risurrezione di Cristo è l’evento centrale del cristianesimo. Senza la resurrezione di

Gesù tutto il cristianesimo cadrebbe.

E’ l’evento fondamentale della vita e della storia umana: tutto ruota attorno a Cristo che

muore e risorge. Senza questa morte-risurrezione di Cristo nulla si spiega.

Perché Cristo è veramente risorto il mondo intero e la nostra vita hanno un altro senso. Sembra

una cosa troppo bella per essere vera. Il male, la morte e il dolore sono definitivamente sconfitti. La morte è vinta, è svuotata della sua maledizione; rimane solo “per un poco”, e non avrà l’ultima parola. Il

dolore è rovesciato: dal momento che Cristo è risorto “ tutto il dolore che c’è nel mondo non è dolore di

agonia, ma di parto” ( Paul Claudel); dal dolore sorge la redenzione, nasce qualcosa che altrimenti non

sarebbe mai nato. La resurrezione è l’evento che cambia il volto del mondo, il senso della storia e della

vita, la morte è vinta, il dolore è rovesciato, il peccato è debellato. Certo morte, sofferenza e peccato

perdurano quaggiù. Ma hanno perso il loro pungiglione. Nessuna croce, nessuna prova, nessun dramma

può togliere la pace o spegnere la gioia che viene dalla risurrezione. La vita può essere vissuta come una

festa.

Ecco il gran giorno di Dio, spendente di santa luce: nasce dal sangue di Cristo l’aurora di un mondo nuovo. Torna alla casa il prodigo, splende la luce al cieco, il buon ladrone graziato dissolve l’antica paura. Gli angeli guardano attoniti il supplizio della croce, da cui l’innocente e il reo salgono uniti al trionfo. O mistero insondabile dell’umana redenzione: morendo sopra il patibolo, Cristo sconfisse la morte. Giorno di grandi prodigi! La colpa cerca il perdono, l’amore vince il timore, la morte dona la vita. Irradia sulla tua chiesa la gioia pasquale, o Signore, unisci alla tua vittoria i rinati nel battesimo.

( Ufficio delle letture : Pasqua )