Quarantacinque migranti morti in un naufragio la devozione ......A PA G I N A 3 Esce l’inedito...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 189 (48.513) Città del Vaticano venerdì 21 agosto 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!{!?!#! Nella più grave tragedia del 2020 al largo delle coste libiche Quarantacinque migranti morti in un naufragio TRIPOLI, 20. Sono almeno 45 le per- sone morte in naufragio a largo del- la Libia avvenuto il 17 agosto. La de- nuncia arriva dall’O rganizzazione mondiale delle migrazioni (Oim) e dall’Alto commissariato delle Nazio- ni Unite per i rifugiati (Unhcr). Si tratta — hanno scritto in una nota congiunta le due organizzazio- ni umanitarie — del «naufragio di maggiori proporzioni registrato al largo della costa libica quest’anno». Circa 37 sopravvissuti, provenienti principalmente da Senegal, Mali, Ciad e Ghana, si legge nella nota, sono stati soccorsi da pescatori locali e posti in stato di detenzione dopo lo sbarco. Questi hanno riferito al personale dell’Oim che altre 45 per- sone, compresi cinque minori, hanno perso la vita a causa dell’esplosione del motore dell’imbarcazione al lar- go della costa di Zuara. Almeno 302 migranti e rifugiati sono morti lungo questa rotta, fino- ra, nell’arco del 2020. Ma secondo i dati dell’Unhcr e del progetto Mis- sing Migrants implementato dal- l’Oim, «si stima che il numero at- tuale di decessi sia probabilmente più elevato di quello ufficiale». Nel documento, Oim e Unhcr hanno chiesto di agire con urgenza affinché si riveda l’approccio degli Stati alla gestione dei soccorsi nel Mediterra- neo. «È necessario rafforzare con ur- genza le attuali capacità di ricerca e soccorso. Si continua a registrare l’assenza di programmi di ricerca e soccorso dedicati e a guida Ue», hanno precisato. «Temiamo — hanno aggiunto — che senza un incremento immediato delle capacità di ricerca e soccorso, ci sia il rischio che si veri- fichino disastri analoghi a quelli in cui si è registrato un elevato numero di morti nel Mediterraneo centrale, prima del lancio dell’operazione Ma- re Nostrum». Oim e Unhcr hanno così espresso forte preoccupazione per i recenti ri- tardi nelle operazioni di ricerca e soccorso. «Esortiamo gli Stati a ri- spondere rapidamente al verificarsi di tali eventi e a mettere a disposi- zione in modo sistematico e struttu- rato un porto sicuro per le persone soccorse in mare. I ritardi registrati nei mesi recenti, e l’omissione di as- sistenza, sono inaccettabili e metto- no vite umane in situazioni di ri- schio evitabili», continua la nota. Secondo l’Oim e l’Unhcr, non si dovrebbe intimare a chi salva i mi- granti in mare di ricondurre queste persone in Libia, dove sarebbero a rischio di ritrovarsi in aree segnate da sanguinosi conflitti, di subire gra- vi violazioni dei diritti umani, e di essere sottoposte a detenzione arbi- traria post-sbarco. Iniziativa della Pontificia Accademia mariana internazionale Liberare la devozione alla Vergine dall’influsso delle mafie Papa Francesco ha «appreso con piacere» dell’iniziativa presa dalla Pontificia Accademia mariana in- ternazionale, che il prossimo 18 set- tembre ha organizzato un conve- gno per «dare inizio ufficialmente al nuovo settore, opportunamente istituito al suo interno». Si tratta del Dipartimento di analisi e di studio dei fenomeni criminali e mafiosi, ideato e realizzato «per li- berare la figura della Madonna dall’influsso delle organizzazioni malavitose». In una lettera indirizzata al pre- sidente dell’istituzione mariana, pa- dre Stefano Cecchin, dell’ordine dei Frati minori, il Pontefice espri- me il suo «apprezzamento per l’im- portante iniziativa e rivolgo il mio saluto cordiale ai promotori, ai re- latori e a tutti i partecipanti alla si- gnificativa giornata di studio, volta a coinvolgere diversi settori della società civile, affinché, in collabo- razione con le Autorità ecclesiasti- che e le Istituzioni pubbliche, si possano individuare efficaci propo- ste per una necessaria operazione culturale di sensibilizzazione delle coscienze e di adozione di provve- dimenti adeguati». Considerato che la figura di Ma- ria, nonché i luoghi, le ritualità e i simbolismi a Lei associati, sono og- getto di “riconfigurazione sistema- tica” da parte delle mafie e della criminalità organizzata, l’Accade- mia si è fatta promotrice di questo nuovo Dipartimento che avrà il compito di studiare e monitorare tale problematica. «La devozione mariana — sottolinea il Papa nella lettera — è un patrimonio religio- so-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza, liberandolo da sovrastrutture, poteri o condi- zionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, liber- tà, onestà e solidarietà». ANTONIO TARALLO A PAGINA 8 I leader europei condannano la repressione e chiedono il ritorno al dialogo Sanzioni Ue alla Bielorussia MINSK, 20. «È necessario garantire un processo di autodeterminazione in Bielorussia e ritengo sia stato molto importante riunire il Consi- glio per discutere di una crisi che ri- guarda i valori fondamentali». Que- ste le parole pronunciate oggi, in un’intervista al «Corriere della Se- ra», dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli, secondo il quale a Minsk «non possono esserci ingerenze, tantomeno interventi esterni». Sassoli ha chiesto «che si proceda con sanzioni individuali nei confronti dei responsabili della re- pressione delle proteste o delle frodi elettorali. È chiaro che la volontà del popolo bielorusso dev’essere rispet- tata. Sappiamo come sono andate le elezioni e conosciamo quanto siano state brutali le violenze. Ora occorre rimettere nelle mani dei cittadini della Bielorussia il diritto ad autode- terminarsi». Per farlo «l’Ue è unita, c’è una grande preoccupazione co- mune». Se il presidente bielorusso Lukashenko «pensasse al bene del suo Paese, capirebbe che tornare alle urne è il modo migliore per dimo- strare la sua consistenza politica». Il Consiglio Ue straordinario te- nutosi ieri ha deciso di dare pieno sostegno ai manifestanti che conte- stano la regolarità della rielezione di Lukashenko il 9 agosto scorso di- chiarando che i risultati della con- sultazione, giudicata dall’Ue «né li- bera né corretta», sono stati «falsifi- cati». Al più presto, secondo quanto messo nero su bianco nelle conclu- sioni del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, saranno quindi «varate sanzioni mirate» con- tro «un nutrito gruppo di persone ritenute responsabili della manipola- zione dei voti e delle violenze inac- cettabili» compiute contro chi è sce- so pacificamente in piazza per prote- stare. «Siamo pronti a sostenere in tutti i modi possibili e ad accompa- gnare una transizione di poteri paci- fica e democratica in Bielorussia» ha dichiarato il presidente della Com- missione Ue, Ursula von der Leyen. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha spiegato di aver provato a contattare telefonicamente il leader bielorusso Lukashenko, «ma pur- troppo la telefonata non c’è stata». Rispondendo a una domanda speci- fica, il cancelliere ha affermato di «non vedere possibile» un suo ruolo di mediatrice nello scontro in Bielo- russia. «Per mediare serve la dispo- nibilità delle due parti e Lukashenko ha rifiutato il colloquio», ha spiega- to Merkel. Mosca, per il momento, si limita a monitorare la situazione. Non c’è bi- sogno del «sostegno russo» alla Bie- lorussia, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sottoli- neando che la situazione nel Paese «va tenuta all’interno dell’alveo lega- le e va costruito il dialogo». «I mez- zi militari russi si trovano nel territo- rio della Federazione russa» ha sot- tolineato ancora il portavoce dopo che ieri erano state diffuse voci ri- guardanti la presenza di mezzi mili- tari di Mosca in Bielorussia. Il Trat- tato di sicurezza collettiva e il Trat- tato sullo Stato dell’Unione di Rus- sia e Bielorussia — ha aggiunto Pe- skov — «contengono una serie di ob- blighi delle parti, che prevedono l’assistenza reciproca ma al momento non ce n’è bisogno e, in realtà, an- che la leadership bielorussa ha am- messo l’assenza di tale necessità». Intanto, ieri, Lukashenko ha dato istruzioni al ministero degli interni di prevenire disordini nel Paese, e in particolare a Minsk, e di rafforzare i controlli alle frontiere in tutto il Pae- se «per bloccare l’arrivo di militanti, armi, munizioni e denaro da altri Paesi per alimentare le proteste». Lukashenko ha affermato: «Non ci devono più essere manifestazioni a Minsk. La gente è stufa. E chiede pace e tranquillità». Poche ore pri- ma di prendere queste decisioni, Lu- kashenko aveva attribuito la respon- sabilità dei disordini ai Paesi occi- dentali. «I Paesi occidentali, diretta- mente, senza nasconderlo, annuncia- no apertamente la raccolta di fondi e il loro reindirizzamento verso la Bie- lorussia, lo vediamo» ha detto il pre- sidente. Chiesto il ritorno all’ordine costituzionale mentre l’Unione africana sospende il Paese L’Onu condanna il colpo di stato in Mali Lettera del Papa al parroco del santuario argentino di San Raimondo Nonnato Un inno in favore della vita nascente PAGINA 8 La Santa Sede e la costruzione della nazione della Corea THOMAS HONG-SO ON HAN A PAGINA 3 Esce l’inedito «Diario» di Pietro Della Valle Alcune cose memorabili FRANCESCA ROMANA DE’ANGELIS A PAGINA 4 L’avventura della fede Il missionario del Nilo Azzurro GENEROSO D’AGNESE A PAGINA 6 ALLINTERNO racconto LA PAROLA DELLANNO Una nuova e più consapevole connessione con se stessi Per sconfiggere la nevrosi dell’uomo contemporaneo DANIELE MENCARELLI A PAGINA 5 BAMAKO, 20. Promettono una «tran- sizione politica civile» ed elezioni generali «in un tempo ragionevole» i militari che due giorni fa hanno preso il potere in Mali con un colpo di stato, ma ciò non basta a rassicu- rare la comunità internazionale: l’Onu e l’Unione africana (Ua) han- no condannato l’azione e chiesto la liberazione dei prigionieri. Il Consiglio di sicurezza dell’O nu ha sottolineato «l’urgente necessità di ripristinare lo stato di diritto e procedere al ritorno dell’ordine co- stituzionale». L’Ua, da parte sua, ha deciso di sospendere il Mali dopo il colpo di stato «fino al ripristino dell’ordine costituzionale». L’ormai ex presidente Brahim Boubacar Kei- ta, in arresto, e ha annunciato nella notte le sue dimissioni e lo sciogli- mento del Parlamento e del gover- no. Restano in stato di arresto an- che l’ex premier Boubou Cissè e al- tri rappresentanti dell’esecutivo. Il capo della giunta golpista è il colonnello Assimi Goita, che ieri si è dichiarato presidente del Comitato nazionale per la salvezza del popo- lo. Goita era apparso in televisione nella notte tra martedì e mercoledì, insieme ad altri militari, durante l’annuncio della presa del potere, senza però prendere la parola. An- cora non è chiaro chi rappresenti: un gruppo di militari dagli incerti intenti, forse unito a una frangia del movimento che ha guidato le prote- ste. La nuova giunta ha invitato la popolazione «a tornare al lavoro» e «cessare i vandalismi». Goita ha detto che «il Paese non ha più il di- ritto di sbagliare». Intanto, le forze politiche dell’opposizione hanno detto che intendono collaborare con la giunta militare. I rappresentanti dei militari che hanno preso il potere in Mali (Afp) Operazioni di soccorso a un barcone di migranti nel Mediterraneo

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 189 (48.513) Città del Vaticano venerdì 21 agosto 2020

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Nella più grave tragedia del 2020 al largo delle coste libiche

Quarantacinque migrantimorti in un naufragio

TRIPOLI, 20. Sono almeno 45 le per-sone morte in naufragio a largo del-la Libia avvenuto il 17 agosto. La de-nuncia arriva dall’O rganizzazionemondiale delle migrazioni (Oim) edall’Alto commissariato delle Nazio-ni Unite per i rifugiati (Unhcr).

Si tratta — hanno scritto in unanota congiunta le due organizzazio-ni umanitarie — del «naufragio di

maggiori proporzioni registrato allargo della costa libica quest’anno».

Circa 37 sopravvissuti, provenientiprincipalmente da Senegal, Mali,Ciad e Ghana, si legge nella nota,sono stati soccorsi da pescatori localie posti in stato di detenzione dopolo sbarco. Questi hanno riferito alpersonale dell’Oim che altre 45 per-sone, compresi cinque minori, hanno

perso la vita a causa dell’esplosionedel motore dell’imbarcazione al lar-go della costa di Zuara.

Almeno 302 migranti e rifugiatisono morti lungo questa rotta, fino-ra, nell’arco del 2020. Ma secondo idati dell’Unhcr e del progetto Mis-sing Migrants implementato dal-l’Oim, «si stima che il numero at-tuale di decessi sia probabilmente

più elevato di quello ufficiale». Neldocumento, Oim e Unhcr hannochiesto di agire con urgenza affinchési riveda l’approccio degli Stati allagestione dei soccorsi nel Mediterra-neo. «È necessario rafforzare con ur-genza le attuali capacità di ricerca esoccorso. Si continua a registrarel’assenza di programmi di ricerca esoccorso dedicati e a guida Ue»,hanno precisato. «Temiamo — hannoaggiunto — che senza un incrementoimmediato delle capacità di ricerca esoccorso, ci sia il rischio che si veri-fichino disastri analoghi a quelli incui si è registrato un elevato numerodi morti nel Mediterraneo centrale,prima del lancio dell’operazione Ma-re Nostrum».

Oim e Unhcr hanno così espressoforte preoccupazione per i recenti ri-tardi nelle operazioni di ricerca esoccorso. «Esortiamo gli Stati a ri-spondere rapidamente al verificarsidi tali eventi e a mettere a disposi-zione in modo sistematico e struttu-rato un porto sicuro per le personesoccorse in mare. I ritardi registratinei mesi recenti, e l’omissione di as-sistenza, sono inaccettabili e metto-no vite umane in situazioni di ri-schio evitabili», continua la nota.

Secondo l’Oim e l’Unhcr, non sidovrebbe intimare a chi salva i mi-granti in mare di ricondurre questepersone in Libia, dove sarebbero arischio di ritrovarsi in aree segnateda sanguinosi conflitti, di subire gra-vi violazioni dei diritti umani, e diessere sottoposte a detenzione arbi-traria post-sbarco.

Iniziativa della Pontificia Accademia mariana internazionale

Lib erarela devozione alla Verginedall’influsso delle mafie

Papa Francesco ha «appreso conpiacere» dell’iniziativa presa dallaPontificia Accademia mariana in-ternazionale, che il prossimo 18 set-tembre ha organizzato un conve-gno per «dare inizio ufficialmenteal nuovo settore, opportunamenteistituito al suo interno». Si trattadel Dipartimento di analisi e distudio dei fenomeni criminali emafiosi, ideato e realizzato «per li-berare la figura della Madonnadall’influsso delle organizzazionimalavitose».

In una lettera indirizzata al pre-sidente dell’istituzione mariana, pa-dre Stefano Cecchin, dell’o rd i n edei Frati minori, il Pontefice espri-me il suo «apprezzamento per l’im-portante iniziativa e rivolgo il miosaluto cordiale ai promotori, ai re-latori e a tutti i partecipanti alla si-gnificativa giornata di studio, voltaa coinvolgere diversi settori dellasocietà civile, affinché, in collabo-razione con le Autorità ecclesiasti-che e le Istituzioni pubbliche, sipossano individuare efficaci propo-ste per una necessaria operazioneculturale di sensibilizzazione dellecoscienze e di adozione di provve-dimenti adeguati».

Considerato che la figura di Ma-ria, nonché i luoghi, le ritualità e isimbolismi a Lei associati, sono og-getto di “riconfigurazione sistema-tica” da parte delle mafie e dellacriminalità organizzata, l’Accade-mia si è fatta promotrice di questonuovo Dipartimento che avrà ilcompito di studiare e monitoraretale problematica. «La devozione

mariana — sottolinea il Papa nellalettera — è un patrimonio religio-so-culturale da salvaguardare nellasua originaria purezza, liberandoloda sovrastrutture, poteri o condi-zionamenti che non rispondono aicriteri evangelici di giustizia, liber-tà, onestà e solidarietà».

ANTONIO TARALLO A PA G I N A 8

I leader europei condannano la repressione e chiedono il ritorno al dialogo

Sanzioni Ue alla BielorussiaMINSK, 20. «È necessario garantireun processo di autodeterminazionein Bielorussia e ritengo sia statomolto importante riunire il Consi-glio per discutere di una crisi che ri-guarda i valori fondamentali». Que-ste le parole pronunciate oggi, inun’intervista al «Corriere della Se-ra», dal presidente del Parlamentoeuropeo David Sassoli, secondo ilquale a Minsk «non possono esserciingerenze, tantomeno interventiesterni». Sassoli ha chiesto «che siproceda con sanzioni individuali neiconfronti dei responsabili della re-pressione delle proteste o delle frodielettorali. È chiaro che la volontà delpopolo bielorusso dev’essere rispet-tata. Sappiamo come sono andate leelezioni e conosciamo quanto sianostate brutali le violenze. Ora occorrerimettere nelle mani dei cittadinidella Bielorussia il diritto ad autode-terminarsi». Per farlo «l’Ue è unita,c’è una grande preoccupazione co-mune». Se il presidente bielorussoLukashenko «pensasse al bene delsuo Paese, capirebbe che tornare alleurne è il modo migliore per dimo-strare la sua consistenza politica».

Il Consiglio Ue straordinario te-nutosi ieri ha deciso di dare pienosostegno ai manifestanti che conte-stano la regolarità della rielezione diLukashenko il 9 agosto scorso di-chiarando che i risultati della con-sultazione, giudicata dall’Ue «né li-bera né corretta», sono stati «falsifi-cati». Al più presto, secondo quantomesso nero su bianco nelle conclu-sioni del presidente del Consiglioeuropeo Charles Michel, sarannoquindi «varate sanzioni mirate» con-tro «un nutrito gruppo di personeritenute responsabili della manipola-zione dei voti e delle violenze inac-cettabili» compiute contro chi è sce-so pacificamente in piazza per prote-stare. «Siamo pronti a sostenere intutti i modi possibili e ad accompa-gnare una transizione di poteri paci-fica e democratica in Bielorussia» hadichiarato il presidente della Com-missione Ue, Ursula von der Leyen.

Il cancelliere tedesco, AngelaMerkel, ha spiegato di aver provatoa contattare telefonicamente il leaderbielorusso Lukashenko, «ma pur-troppo la telefonata non c’è stata».Rispondendo a una domanda speci-fica, il cancelliere ha affermato di«non vedere possibile» un suo ruolodi mediatrice nello scontro in Bielo-russia. «Per mediare serve la dispo-nibilità delle due parti e Lukashenkoha rifiutato il colloquio», ha spiega-to Merkel.

Mosca, per il momento, si limita amonitorare la situazione. Non c’è bi-sogno del «sostegno russo» alla Bie-lorussia, ha detto il portavoce delCremlino, Dmitry Peskov, sottoli-neando che la situazione nel Paese

«va tenuta all’interno dell’alveo lega-le e va costruito il dialogo». «I mez-zi militari russi si trovano nel territo-rio della Federazione russa» ha sot-tolineato ancora il portavoce dopoche ieri erano state diffuse voci ri-guardanti la presenza di mezzi mili-tari di Mosca in Bielorussia. Il Trat-tato di sicurezza collettiva e il Trat-tato sullo Stato dell’Unione di Rus-sia e Bielorussia — ha aggiunto Pe-skov — «contengono una serie di ob-blighi delle parti, che prevedonol’assistenza reciproca ma al momentonon ce n’è bisogno e, in realtà, an-che la leadership bielorussa ha am-messo l’assenza di tale necessità».

Intanto, ieri, Lukashenko ha datoistruzioni al ministero degli interni

di prevenire disordini nel Paese, e inparticolare a Minsk, e di rafforzare icontrolli alle frontiere in tutto il Pae-se «per bloccare l’arrivo di militanti,armi, munizioni e denaro da altriPaesi per alimentare le proteste».Lukashenko ha affermato: «Non cidevono più essere manifestazioni aMinsk. La gente è stufa. E chiedepace e tranquillità». Poche ore pri-ma di prendere queste decisioni, Lu-kashenko aveva attribuito la respon-sabilità dei disordini ai Paesi occi-dentali. «I Paesi occidentali, diretta-mente, senza nasconderlo, annuncia-no apertamente la raccolta di fondi eil loro reindirizzamento verso la Bie-lorussia, lo vediamo» ha detto il pre-sidente.

Chiesto il ritorno all’ordine costituzionale mentre l’Unione africana sospende il Paese

L’Onu condanna il colpo di stato in Mali

Lettera del Papa al parrocodel santuario argentinodi San Raimondo Nonnato

Un inno in favoredella vita nascente

PAGINA 8

La Santa Sedee la costruzionedella nazionedella Corea

THOMAS HONG-SO ON HANA PA G I N A 3

Esce l’inedito «Diario»di Pietro Della Valle

Alcune cosememorabili

FRANCESCA ROMANA DE’ ANGELISA PA G I N A 4

L’avventura della fede

Il missionariodel Nilo Azzurro

GENEROSO D’AGNESE A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

Una nuova e più consapevoleconnessione con se stessi

Per sconfiggerela nevrosi dell’uomocontemp oraneo

DANIELE MENCARELLI A PA G I N A 5

BA M A KO, 20. Promettono una «tran-sizione politica civile» ed elezionigenerali «in un tempo ragionevole»i militari che due giorni fa hannopreso il potere in Mali con un colpodi stato, ma ciò non basta a rassicu-rare la comunità internazionale:l’Onu e l’Unione africana (Ua) han-no condannato l’azione e chiesto laliberazione dei prigionieri.

Il Consiglio di sicurezza dell’O nuha sottolineato «l’urgente necessitàdi ripristinare lo stato di diritto eprocedere al ritorno dell’ordine co-stituzionale». L’Ua, da parte sua, hadeciso di sospendere il Mali dopo ilcolpo di stato «fino al ripristinodell’ordine costituzionale». L’ormaiex presidente Brahim Boubacar Kei-ta, in arresto, e ha annunciato nellanotte le sue dimissioni e lo sciogli-mento del Parlamento e del gover-no. Restano in stato di arresto an-

che l’ex premier Boubou Cissè e al-tri rappresentanti dell’esecutivo.

Il capo della giunta golpista è ilcolonnello Assimi Goita, che ieri siè dichiarato presidente del Comitatonazionale per la salvezza del popo-lo. Goita era apparso in televisionenella notte tra martedì e mercoledì,insieme ad altri militari, durantel’annuncio della presa del potere,senza però prendere la parola. An-cora non è chiaro chi rappresenti:un gruppo di militari dagli incertiintenti, forse unito a una frangia delmovimento che ha guidato le prote-ste. La nuova giunta ha invitato lapopolazione «a tornare al lavoro» e«cessare i vandalismi». Goita hadetto che «il Paese non ha più il di-ritto di sbagliare». Intanto, le forzepolitiche dell’opposizione hannodetto che intendono collaborare conla giunta militare. I rappresentanti dei militari che hanno preso il potere in Mali (Afp)

Operazioni di soccorso a un barcone di migranti nel Mediterraneo

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 21 agosto 2020

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Allarme dell’Onu: l’esplosione di Beirut ha peggiorato la crisi economica

Oltre la metà dei libanesinella morsa della povertà

Alla vicepresidenza statunitense per le elezioni di novembre

Kamala Harrisaccetta la nomination

BE I R U T, 20. Oltre la metà della po-polazione del Libano si trova «presanella trappola della povertà» in uncontesto di «crisi economica acuta»,e questo ancora prima della gigante-sca esplosione che ha distrutto partedi Beirut il 4 agosto scorso. È l’allar-me lanciato ieri dalla commissioneeconomica e sociale dell’Onu per ilMedio Oriente.

«Secondo le stime, oltre il 55 percento della popolazione del Paese sitrova ormai nella trappola della po-vertà e lotta per avere accesso ai be-ni di prima necessità» riferisce laCommissione in un rapporto per ilmese di maggio 2020. L’anno scor-so era invece il 28 per cento dellapopolazione a trovarsi in questacondizione. Dopo la devastanteesplosione che ha causato almeno181 morti e oltre 6.500 feriti, secon-do l’ultimo bilancio, decine di mi-gliaia di libanesi hanno perso il la-voro o parte delle loro entrate. Se-condo le ultime cifre fornite dalleautorità libanesi, il 45 per cento del-la popolazione vive «molto sotto lasoglia di povertà».

Il rapporto delle Nazioni Uniteriferisce che la classe media, che nel2019 rappresentava il 57 per centodella popolazione, si è ridotta nel2020 al 40. L’inflazione ha raggiun-to il 90 per cento, la disoccupazio-ne il 25; i conti correnti sono bloc-cati e i dollari (la valuta più fortenel Paese) scarseggiano, rendendosempre più difficoltose le importa-zioni. Beirut è in default da marzo,ma non ha ancora né chiesto, né ri-cevuto aiuti internazionali.

Va detto inoltre che — come rife-riscono molti analisti — il Libanoora attende il sostegno internazio-nale che dovrebbe aiutare l’e c o n o-mia a ripartire dopo l’esplosione del4 agosto. La conferenza dei donato-ri promossa dal presidente franceseEmmanuel Macron ha raccolto 250milioni di euro; i Paesi partecipantisi sono detti pronti anche a sostene-re la successiva ripresa economica efinanziaria, ma a patto che le auto-rità libanesi si impegnino a portareavanti le riforme.

Questi aiuti, tuttavia, non arrive-ranno subito e potrebbero non esse-re sufficienti.

Giovani libanesi tra le macerie causate dall’esplosione a Beirut (Reuters)

Non si fermanogli scontri

tra la Strisciadi Gazae Israele

TEL AV I V, 20. Dopo un’altra giorna-ta di lanci di palloni incendiari daGaza verso le comunità israelianedel sud del Neghev, l’esercito israe-liano ha colpito la notte scorsaobiettivi militari di Hamas nellaStriscia. Lo ha fatto sapere il porta-voce militare. Non si hanno al mo-mento notizie di vittime.

La tensione tra la Striscia di Gazae Israele è notevolmente aumentatanel corso degli ultimi dieci giorni:palloni incendiari e razzi sono statilanciati contro il territorio israeliano,innescando la reazione di Israele.Solo ieri — secondo i media locali —sono stati 28 i roghi innescati daipalloni incendiari arrivati da Gaza.«Abbiamo colpito Hamas ogni gior-no, per 11 notti di seguito. Se neces-sario faremo molto di più» ha dettoil premier israeliano Benjamin Neta-nyahu. Hamas e la Jihad Islamica«hanno visto che siamo pronti adusare tutti gli strumenti che abbia-mo» ha aggiunto.

Ieri, l’Egitto, con una delegazionedell’intelligence, ha cercato una me-diazione affinché non si inizi di nuo-vo un conflitto violento.

Anche il Qatar sta tendando unamediazione, come ha fatto saperel’Ambasciatore Mohammad al Ama-di, Presidente del Comitato del Qa-tar per la ricostruzione di Gaza.

A causa del conflitto e della pandemia molti programmi di assistenza chiuderanno

Yemen senza aiuti

Un maestro controlla i suoi allievi fuori da una scuola a Sana’a (Epa)

In coma l’oppositore russo Navalnyricoverato con sintomi di avvelenamento

Nuovo round di colloquisul post-Brexit

Sempre più attacchial personaleumanitario

NEW YORK, 20. Il 2019 è stato l’an-no più violento mai registrato per ilpersonale umanitario nel mondo,hanno riferito ieri le Nazioni Unitein occasione della Giornata mondia-le dell’aiuto umanitario.

Stando ai dati dell’HumanitarianOutcomes, un totale di 483 operato-ri umanitari sono stati attaccati, 125dei quali uccisi, 234 feriti e 124 rapi-ti. Si tratta di un aumento del 18per cento del numero di vittime ri-spetto all’anno precedente, spiegaun comunicato Humanitarian Out-comes.

La maggior parte degli attacchi èavvenuta in Siria, seguita da SudSudan, Repubblica Democratica delCongo, Afghanistan e RepubblicaCentrafricana.

La Giornata umanitaria mondialecommemora l’attacco contro le Na-zioni Unite a Baghdad il 19 agostodel 2003, che causò la morte di 22persone, tra cui il rappresentantespeciale del segretario generaledell’Onu per l’Iraq, Sérgio Vieira deMello.

Questa giornata internazionale èstata istituita allo scopo di promuo-vere la sicurezza delle persone im-pegnate in attività di aiuto umanita-rio e delle popolazioni che necessi-tano di tale aiuto. Durante la gior-nata, i leader politici di tutte le Na-zioni sono chiamati a fare il possibi-le per proteggere le popolazioni col-pite da conflitti.

LONDRA, 20. Tutto pronto per l’ul-timo round di negoziati sul post-Brexit prima dell’autunno. Il Re-gno Unito spera ancora di poterraggiungere un accordo commer-ciale con l’Ue entro la fine di ago-sto. Lo ha confermato proprio ieriDowning Street, come riferisce laBbc. Sono ancora diversi i nodida sciogliere, ma Londra ha esclu-so la possibilità di estendere i ne-goziati fino a dicembre. Ieri sera ilnegoziatore per l’Ue, Michel Bar-nier, ha avuto una cena di lavorocon il suo omologo britannico,

David Frost. I nuovi colloqui cheiniziano ufficialmente oggi si con-cluderanno venerdì. Gli ultimi col-loqui a luglio si sono chiusi conun nulla di fatto.

L’ipotesi di un no deal è co-munque concreta, secondo gli ana-listi. Un divorzio alla cieca fra iso-la e continente sarebbe segnato dabarriere commerciali sulla cartamicidiali per l’economia britannica(e non solo britannica), tanto piùsullo sfondo dello tsunami del-l’emergenza coronavirus.

MOSCA, 20. Il leader dell’opp osi-zione russa, Alexei Navalny, è rico-verato in coma in terapia intensiva— incosciente — dopo essere statoapparentemente avvelenato. Lo hadichiarato ieri sera alla Bbc KiraYarmysh, portavoce di Navalny edirigente della Fondazione anti-corruzione fondata proprio daNavalny nel 2011.

Yarmysh ha spiegato che Naval-ny, 44 anni, stava volando dalla Si-beria verso Mosca quando, dopoavere sorseggiato del tè caldo, si èimprovvisamente sentito male.

Pomp eochiederà all’O nu

sanzionicontro Teheran

WASHINGTON, 20. Il presidentedegli Stati Uniti, Donald Trump,ha chiesto ieri al segretario di sta-to Mike Pompeo di «notificare alConsiglio di sicurezza delle Na-zioni Unite che gli Stati Uniti in-tendono ristabilire praticamentetutte le sanzioni Onu control’Iran».

Il capo della diplomazia statu-nitense incontrerà nelle prossimeore a New York il segretario ge-nerale dell’Onu António Guter-res per discutere della questione.Pompeo inoltre, come scrive il«Washington Post», notificheràufficialmente al Consiglio di si-curezza che l’Iran «non sta piùrispettando gli impegni previstidall’accordo del 2015 sul nuclea-re», dal quale gli Usa si sono ri-tirati due anni fa. Il mancato ri-spetto degli impegni dell’a c c o rd osul nucleare del 2015 potrebbefar sollecitare il ripristino dellesanzioni internazionali preceden-ti ad esso, con gravi ripercussionisull’economia e il commercio ira-niani.

Secondo il ministro degli esteriiraniano, Mohammad Javad Zarif,che fu uno degli artefici dell’ac-cordo sul nucleare, quella diTrump è «una mossa illegale einaccettabile».

L’aereo sul quale viaggiava ha effet-tuato un atterraggio di emergenza.«Pensiamo che Alexei sia stato avve-lenato con qualcosa mescolato nelsuo tè — ha affermato il portavoce —è l’unica cosa che ha bevuto». «Imedici — ha aggiunto — dicono checon i liquidi caldi le sostanze tossi-che vengono assorbite più veloce-mente». La Tass ha confermato chel’oppositore è ricoverato nell’unità diterapia intensiva per pazienti tossico-logici nell’ospedale di Omsk. Unmedico ha detto che è in «condizio-ni gravi», attaccato a un respiratore.

Si trovava in Siberia per un tourin diverse città per sostenere i candi-dati alle elezioni locali del meseprossimo, che vedranno coinvolti cir-ca quaranta milioni di elettori.

Navalny, noto per le sue campa-gne anti-corruzione contro alti fun-zionari e per le critiche esplicite alpresidente Vladimir Putin, ha subitoattacchi fisici in passato. Nel 2017,venne ustionato agli occhi quandofuori dal suo ufficio aggressori glilanciarono sul viso una tintura verdeusata come disinfettante.

WASHINGTON, 20. La senatrice cali-forniana Kamala Harris ha accettatoufficialmente la candidatura alla vi-cepresidenza degli Stati Uniti, pri-ma donna di origini afroamericane eindiane a farlo.

Nella terza serata, ieri, della con-vention dei democratici, Harris hafatto appello al voto, denunciando«ostacoli e disinformazioni». «Pos-siamo cambiare il corso della sto-ria», ha esortato, ammonendo che ilPaese è a un «punto di svolta» emerita di fare meglio, dopo i quat-tro anni di «caos, incompetenza einsensibilità» di Donald Trump.«Abbiamo un presidente che tra-sforma le tragedie in armi politiche.Il fallimento della leadership diTrump ci è costato vite e posti di la-voro», ha accusato la senatrice.

Senza dimenticare la sua rispostaalle proteste contro le ingiustizierazziali: «Non c’è alcun vaccinocontro il razzismo. La nostra Nazio-ne deve essere come una comunità,dove tutti sono benvenuti, a pre-scindere dalla loro apparenza, dadove vengono o da chi amano. Do-ve tutti meritano compassione, di-gnità e rispetto». Harris ha poi fat-to appello all’unità e alle minoran-ze, quelle che servono a Joe Bidenper vincere: «Dobbiamo eleggere unpresidente che ci unisca tutti, afroa-mericani, bianchi, latinos, asiatici,

nativi americani, per conquistare ilfuturo che vogliamo collettivamen-te». Nel suo intervento, Harris nonha dimenticato la figura fondamen-tale della sua vita, quella della ma-dre indiana immigrata, che le ha in-segnato i valori e l’ha fatta crescere«come una donna afroamericana eindiana forte e orgogliosa della suaeredità». Prima di lei è intervenutoBarack Obama, che ha sferrato unforte attacco personale a Trumpparlando dal Museo dell’AmericanRevolution di Philadelphia, la cittàdove è stata firmata la Costituzione

statunitense, quella che è rimasta al-le sue spalle per tutto il discorso.«Speravo che Donald Trump potes-se mostrare qualche interesse nelprendere sul serio la carica, che po-tesse arrivare a sentire il pesodell’ufficio e scoprire qualche rive-renza per la democrazia affidata allesue cure, ma non lo ha mai fatto»,ha detto l’ex presidente.

Anche Hillary Clinton ha dura-mente accusato Trump: «Speravoche sarebbe stato un presidente mi-gliore, ma, sfortunatamente, è quel-lo che è».

SANA’A, 20. A causa della mancan-za di fondi, del conflitto civile edella pandemia da covid-19, moltiprogrammi di assistenza ai civilinello Yemen saranno ridotti o ces-seranno completamente di esistere.Lo Yemen è uno dei Paesi più po-veri del mondo e il sostentamentodella popolazione dipende quasiintegralmente dagli aiuti umanita-ri.

A lanciare questo allarme sonostate diverse ong e anche le Nazio-ni Unite. «La metà dei principaliprogrammi delle Nazioni Unite inYemen risente della mancanza difondi» ha spiegato la coordinatriceumanitaria delle Nazioni Unite peril Paese, Lise Grande, precisandoche «già 12 dei 38 programmi mag-giori sono cessati o ridotti drastica-mente, e altri 20 rischiano la stessasorte». «Abbiamo l’obbligo di av-vertire il mondo — ha aggiunto,parlando nel corso di una confe-renza stampa — che milioni di ye-meniti soffriranno e potrebberomorire perché non abbiamo i fondinecessari». Dalla fine del 2018, leagenzie umanitarie hanno condot-to una delle maggiori operazionidi assistenza nella storia recente,raggiungendo ogni mese almeno 14milioni di persone.

Come accennato, lo Yemen, inquesto momento, si trova già adover fronteggiare un conflitto ci-vile e la pandemia da covid-19 conrisorse estremamente limitate. Leinondazioni, inoltre, stanno deva-

stando il Paese e milioni di bam-bini stanno soffrendo la fame. Ba-sti pensare che degli oltre 12 mi-lioni di minori yemeniti, circa duemilioni hanno abbandonato le lo-ro case e vivono come sfollati incondizioni più che precarie, se-condo fonti dell’Onu. Alla finedello scorso luglio sembrava che si

fosse aperto uno spiraglio di dia-logo tra le parti in conflitto, ossiail governo del presidente Hadi so-stenuto da Riad e una parte deiribelli, quelli del Consiglio ditransizione del Sud. Tuttavia, icombattimenti tra governativi el’altro gruppo di ribelli, gli huthi,vanno avanti.

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 21 agosto 2020 pagina 3

La Santa Sede e la costruzionedella nazione della Corea

Per la lotta al coronavirus

App ellodell’O msai giovani

ROMA, 20. «Diffondete diverti-mento, non il virus. Proteggete ivostri genitori e i vostri nonni».Questo il messaggio che l’O rga-nizzazione mondiale della sanità(Oms) ha lanciato oggi ai giovanidi tutto il mondo, riconoscendoloro un ruolo centrale nel contra-sto alla diffusione del covid-19. Inconferenza stampa, Hans Kluge,rappresentante dell’ufficio Europadell’Oms, ha «ringraziato i ragaz-zi per i sacrifici fatti finora», maha anche manifestato la sua preoc-cupazione per l’aumento dei con-tagi fra i più giovani cui ha ricor-dato che : «Nessuno è invincibilee anche se per voi il covid-19 nonè mortale, vi si attacca addossocome un tornado con una lungacoda». Kluge ha poi ricordato che«recenti focolai fra gruppi piùvulnerabili come migranti e rifu-giati mostrano che nessuno puòessere lasciato indietro. Il virusaumenta le disuguaglianze».

Intanto, l’allerta resta elevata inEuropa e nel resto del mondo. Ilpresidente della Repubblica fran-cese, Emmanuel Macron ha di-chiarato, in un’intervista a «ParisMatch», che «il rischio zero nonesiste mai» e che «non si può ri-chiudere tutto il paese». Parlandodal Fort de Bregançon, nel suddella Francia, luogo di residenzadei presidenti, Macron ha dettoche «non si può fermare il paese,perché i danni collaterali sonoconsiderevoli. Il rischio zero nonesiste mai in una società. Bisognarispondere a questa ansia senzacadere nella dottrina del rischioz e ro » .

In Asia, l’India ha registrato ieriil balzo record di quasi 70 milanuovi casi (69.752) di coronavirusin un solo giorno: lo ha reso notoquesta mattina il Ministero dellaSalute. Il totale delle infezioni èsalito a 2.836.925, con un aumentodi oltre 800 mila casi dal 7 di ago-sto, quando i positivi avevano toc-cato la soglia dei due milioni. Se-condo l’Icmr (Indian Council Me-dical Research), l’aumento recorddei casi si deve all’aumento dei te-st effettuati ieri in tutto il territo-rio nazionale: 918.470. Il ministerodella salute aggiunge che i datiparlano comunque di un tasso diguarigione pari al 73,91 per cento.

Mauritius: a rischioun intero

ecosistema

PORT LOUIS, 20. C’è forte preoc-cupazione fra gli ambientalisti peri danni all’intero ecosistema — chepotrebbero durare decenni o esse-re irreversibili — nell’area «santua-rio della biodiversità» a sud est diMauritius, dove si sono riversatein mare centinaia di tonnellate dicarburante. La petroliera giappo-nese Mv Wakashio che si è arena-ta su una barriera corallina il 25luglio con 4 mila tonnellate di pe-trolio, si è spezzata in due. Le au-torità di Mauritius hanno prean-nunciato una richiesta di risarci-mento dall’armatore e dalla socie-tà di assicurazione della nave.L’azienda Nagashiki Shipping hagià fatto sapere che se ne farà ca-rico. Intanto è stato arrestato ilcapitano del cargo e interrogati imembri dell’equipaggio.

di THOMAS HONG-SO ON HAN*

Intro duzione

In occasione del 75° anniversariodella liberazione della Corea daldominio coloniale giapponese

avvenuta proprio il giorno della So-lennità dell’Immacolata Concezionedella Beata Vergine Maria e del 70°anniversario dell’inizio della guerracoreana, varrebbe la pena rivederecome la Santa Sede ha accompagna-to la Corea lungo il suo camminoverso l’autentica umanizzazione delsuo popolo con particolare riferi-mento alla fase iniziale.

Innanzitutto va ricordato che laSanta Sede ha fornito un aiuto de-terminante alla neonata Corea nelprocesso di costruzione della sua na-zione, che fu iniziato appena dopola liberazione dal dominio colonialegiapponese avvenuta con la fine del-la Seconda guerra mondiale il 15agosto 1945. Non appena fu liberata,tuttavia, la Corea fu divisa in Sud eNord, poiché la liberazione non ful’esito di sue proprie conquiste indi-pendenti. In altre parole, l’area anord del 38° parallelo di latitudinenord era sotto il controllo dell’eser-cito sovietico, mentre l’area a sudera sotto il controllo dell’esercito de-gli Stati Uniti.

Nell’immediato periodo post-libe-razione, dunque, le forze politiche ecivili della penisola coreana eranodivise in diverse parti intorno allatematica dell’adozione dell’ammini-strazione fiduciaria temporanea diquattro potenze (Stati Uniti, RegnoUnito, Cina, Unione Sovietica) cheera stata decisa nel dicembre 1945dalla Conferenza di Mosca dei treministri degli esteri (Stati Uniti, Re-gno Unito e Unione Sovietica). Ri-spetto ad essa il Nord venne inte-grato nelle forze che la favorivanosecondo le istruzioni dell’UnioneSovietica, mentre il Sud rimase in-trappolato nel vortice della divisionee della confusione, a causa di unoscontro frontale tra il campo di de-stra che vi si opponeva e il campodi sinistra che la favoriva sotto laleadership di sinistra del Nord. Conla guerra fredda, già iniziata all’ep o-ca tra gli Stati Uniti e l’Unione So-vietica, gli Stati Uniti abbandonaro-no il piano di amministrazione fidu-ciaria e rinviarono alle Nazioni Uni-te la questione di istituire un gover-no nella penisola coreana.

In seguito, nel novembre 1947,l’Assemblea generale delle NazioniUnite decise di tenere elezioni na-zionali nella penisola coreana sottola supervisione dell’Onu. Mal’Unione Sovietica respinse questarisoluzione nel gennaio del 1948.Ciò perché credeva che le elezioni sisarebbero rivelate sfavorevoli alNord, che era molto meno popolatodel Sud.

Più tardi, nel febbraio del 1948, leNazioni Unite presero la decisioneche le elezioni generali si sarebberotenute solo nel Sud. Questo pianoper tenere elezioni separate nel Sud,tuttavia, incontrò l’opposizione sol-levata per ragioni diverse dalle forzedi sinistra nel Sud legate al Nord,dalle forze centriste, dalle forze mo-derate di destra. L’opposizione cen-trista e di destra era basata sullapreoccupazione che la segregazioneper le elezioni infrangesse le speran-ze di riunificazione con il Nord.

Invio del Visitatore apostolicocon poteri

di Delegato apostolicoFu in tale difficile contesto della

crescente internazionalizzazione del-la questione coreana che la SantaSede nominò il Visitatore apostolicoin Corea nella persona di monsignorPatrick Byrne, MM1, nel 1947. Questanomina gli conferì anche la funzionedi Delegato apostolico2. In base aldiritto internazionale questa nominaequivaleva a riconoscere de facto laneonata Corea come Stato sovrano,ancor prima della formazione delgoverno dopo la sua liberazione nel1945. La Santa Sede fu, quindi, ilprimo Stato al mondo a riconoscerela Corea come uno Stato, sebbeneufficiosamente. Significava ancheche la Santa Sede aveva assicuratopubblicamente l’emergere dellaCorea entro la comunità internazio-nale, invitando ogni singola nazionedel mondo a riconoscere la Coreacome una nazione libera e indipen-dente. Significava una grande bene-dizione, che consentiva al popolo

coreano di sentirsi fiero e sicuro disé e della costruzione della nazione.All’epoca i giornali in Corea delSud riferirono che il popolo coreanoera molto grato alla Santa Sede perun tale atto.

Monsignor Byrne, de facto D ele-gato apostolico, dalle sue esperienzemissionarie in Corea e in Giapponedurante il periodo coloniale, sapevameglio di chiunque altro che il po-polo della Corea aveva sofferto qua-si quarant’anni di oppressione sottoil dominio coloniale giapponese eche il conflitto tra sinistra e destrasulla questione di stabilire un gover-no libero e indipendente aveva pre-valso nel Sud a causa della divisionepost-liberazione della nazione, men-tre nel Nord il regime comunista erasotto il comando dell’Unione Sovie-tica di Stalin e la religione, in parti-colare la Chiesa cattolica, era perse-guitata.

Inoltre, monsignor Byrne avevauna conoscenza molto ampia degliinsegnamenti pontifici, anche perquanto riguarda il fenomeno del co-munismo. In effetti, i Papi degli an-ni precedenti, ancor prima dellapubblicazione del Manifesto comuni-sta (1848), avevano condannato for-temente il comunismo in quantosopprimeva la libertà di religione eperseguitava la Chiesa, causandoquindi un danno enorme ancheall’intera società.

In stretta unionecon la Chiesa in Corea

Quindi, pienamente in linea conle indicazioni offerte dal Magisterodella Chiesa, egli contribuì notevol-mente, insieme alla Chiesa cattolicacoreana, a realizzare la visione catto-lica del vero sviluppo e della verapace in Corea.

Durante il periodo immediatopost-liberazione, di estremo caosideologico, la Chiesa cattolica inCorea respingeva decisamente il co-munismo, mentre informava i fedelie il popolo delle atrocità inumaneche venivano compiute in Corea delNord sotto il dominio sovietico. LaChiesa in Corea del Sud chiedeva aifedeli di unirsi nella preghiera perl’indipendenza del Paese, per il radi-camento dell’ideologia sana, mentreannunciava a tutto il popolo corea-no e a tutti i fedeli i principi per ri-costruire un ordine sociale basatosulla giustizia e sull’amore, avverten-do dei pericoli del comunismo.

Istituzione del Governonel Sud della Penisola

Monsignor Byrne, che intuì pro-fondamente la strategia di Stalin percomunistizzare la penisola coreanaleggendo come la politica mondialeandava evolvendo dopo la Secondaguerra mondiale, comprese che leforze comuniste stavano per prende-re il comando in Corea del Nord se-condo questa strategia e che stavanoportando avanti il progetto di osta-colare l’istituzione del governo inCorea del Sud. A quel tempo, mon-signor Byrne ritenne che il migliormodo di scongiurare la minaccia dicomunistizzare la Corea fosse quellodi cominciare dall’istituzione di ungoverno libero e democratico in Co-rea del Sud, creando una nazioneche venisse riconosciuta internazio-nalmente come una nazione sovrana.A tal fine, monsignor Byrne facevada mediatore e da arbitro tra le for-ze che avevano idee simili e il Go-verno militare dell’Esercito degliStati Uniti in Corea, servendo daponte tra di loro.

Le elezioni si tennero il 10 maggio1948 con un grande successo dopoaver superato molte complicazioni.L’Assemblea costituzionale venneinaugurata il 31 maggio. La Costitu-zione della Repubblica di Corea fuadottata il 17 luglio. Syngman Rheevenne eletto presidente. Il Governodella Repubblica di Corea venne in-fine istituito il 15 agosto. Contempo-raneamente, nel Nord fu proclamatala Repubblica Popolare Democrati-ca di Corea il 9 settembre. Così fusancita la fissazione della divisionei n t e rc o re a n a .

In quel tempo tutte le forze de-mocratiche libere che stavano cer-cando di difendere la Corea del Suddalla minaccia comunista della Co-rea del Nord apprezzarono molto glisforzi che la Chiesa cattolica in Co-rea compiva sotto la guida dellaSanta Sede. Considerarono la SantaSede come il loro grande alleato nelcombattere le diaboliche forze co-muniste e nel promuovere il sistema

libero e democratico. In particolare,il presidente Syngman Rhee espressela propria gratitudine a Papa Pio XIIper aver mostrato un solidale inte-ressamento alla lotta della Corea perla libertà e l’indipendenza, ricono-scendo il debito che i coreani aveva-no verso il Sommo Pontefice per ilsuo incoraggiamento e il suo soste-gno morale4.

L’invito che il primo presidenteSyngman Rhee estese a monsignorByrne a parlare il 15 agosto 1948,nella storica occasione dell’inaugura-zione del nuovo Governo della Re-pubblica di Corea, rappresentò unamanifestazione pubblica di tale ap-p re z z a m e n t o 5. In quella occasione,Pio XII inviò un messaggio telegrafa-to in cui accoglieva con favore la«rinascita della sovranità coreana»6,invocando le benedizioni di Dionon solo sul presidente Rhee e sututti i membri del Governo nel lorolavoro di ricostruzione della nazio-ne, ma anche su tutta la nazione perla cui unità, pace e felicità egli avevap re g a t o 7.

Il riconoscimentodelle Nazioni Unite

del Governodella Repubblica di Corea

In questo contesto era solo natu-rale che il presidente Syngman Rheenominasse John Chang Myun, undevoto cattolico e l’unico cattolicotra i 200 membri dell'Assemblea Co-stituente, come capo della delega-zione coreana alla III sessionedell’Assemblea generale delle Nazio-ni Unite, tenutasi a Parigi nel 1948,per ottenere il riconoscimento inter-nazionale dell’Onu alla neonata Re-pubblica di Corea. Ciò dimostra an-che che il presidente Rhee era pie-namente consapevole dell’influenzadella Santa Sede entro la comunitàinternazionale.

Monsignor Byrne ebbe un ruolomolto importante nel riconoscimen-to da parte dell’Onu della neonataRepubblica di Corea — che ebbeluogo nella III sessione dell’Assem-blea generale delle Nazioni Unite il12 dicembre 1948 — valendosi di tut-te le reti che aveva a sua disposizio-ne in qualità di rappresentante dellaSanta Sede in Corea. Svolse taleruolo, non solo perché il riconosci-mento da parte dell’Onu della Re-pubblica di Corea costituiva di persé il requisito sine qua non per unanuova nazione libera e indipenden-te, ma anche perché era fermamenteconvinto che fosse assolutamente ne-cessario per consolidare la vittoriasulle forze comuniste nella penisolacoreana e in tutta l'Asia.

Monsignor Byrne fece appello al-la Santa Sede per ottenere dal nuo-vo Governo una legittimità interna-zionale. Egli domandò alla Congre-gazione di Propaganda Fide di pre-sentare una richiesta al Santo Padrein tal senso8. Il cardinale Fumasoni,prefetto di Propaganda Fide, e mon-signor Tardini, sostituto della Segre-teria di Stato, ratificarono sempre lesue iniziative e condivisero le sueanalisi9.

È soprattutto grazie all’aiuto dellaSanta Sede che la delegazione dellaneonata Corea apparve per la primavolta sulla scena diplomatica mon-diale, senza alcuna esperienza di at-tività diplomatica, eppure ottenne ilriconoscimento da parte dell’O nudel Governo del proprio Paese, su-perando gli ostacoli posti dai Paesidel blocco sovietico. Dietro le quin-te, la Santa Sede appoggiava piena-mente le attività diplomatiche delladelegazione coreana con a capoJohn Chang Myun, riconosciuto co-me uomo di Chiesa, avvalendosi concura delle proprie straordinarie risor-se diplomatiche.

Infatti, l’arcivescovo Angelo Ron-calli (divenuto in seguito San Gio-vanni XXIII), Nunzio apostolico eall’epoca Decano del corpo diplo-matico in Francia, assistette JohnChang Myun in modo così efficaceche egli riuscì a costituire la propriarete diplomatica in un arco di tempotanto breve. Questo avvenne anchedietro le istruzioni che Papa Pio XIIinviò al Nunzio apostolico in Fran-cia attraverso i co-sostituti monsi-gnor Giovanni Battista Montini (di-venuto in seguito San Paolo VI) emonsignor Domenico Tardini, sullabase del rapporto che gli era statoinviato sulla situazione locale damonsignor Byrne, rappresentantedella Santa Sede in Corea.

Il sostegno della Santa Sede, in-sieme al sostegno attivo della dele-

gazione statunitense con a capoJohn Foster Dulles, ebbe un ruolodecisivo nel riconoscimento da partedell’Onu del Governo della Repub-blica di Corea. Senza tale sostegno,non sarebbe stato affatto certo chel’Assemblea generale dell’Onu nellasessione di quell’anno riconoscesse ilGoverno della Repubblica di Corea.

Al riguardo, basti ricordare chedopo la conclusione di tale sessionedell’Assemblea generale dell’Onu ilGoverno coreano inviò John ChangMyun, che era stato capo delegazio-ne, alla Santa Sede come primo in-viato speciale dopo la sua istituzionein visita a Pio XII, per esprimeregratitudine per il sostegno ricevuto afavore del riconoscimento del Go-verno coreano da parte dell’O nu.C’è da notare una particolarità: ilsuo passaporto, rilasciato il 6 set-tembre 1948, era il primo passaportodiplomatico della Repubblica di Co-rea che identificava il suo titolarecome inviato speciale del Presidentedella Repubblica di Corea non soloall’Onu, ma anche al Vaticano. Daquesta identificazione si può affer-mare con certezza che il neonatoGoverno coreano era già convinto dipoter ottenere il riconoscimento daparte dell’Onu, se solo la Santa Se-de avesse potuto aiutarlo.

In questa udienza, John ChangMyun, a nome dei cattolici coreani,chiese al Papa di erigere una delega-zione apostolica ufficiale e perma-nente in Corea10. Questa richiestarappresentava anche il vivo desideriodel Governo coreano di rafforzaresempre più il rapporto con la Chiesacattolica di fronte alla permanenteminaccia di invasione militare daparte del Nord.

Nell’aprile del 1949 la Santa Sedericonobbe il Governo della Repub-blica di Corea e istituì la Delegazio-ne apostolica a Seoul, nominandomonsignor Byrne primo Delegatoapostolico in Corea ed elevandoloalla dignità episcopale.

Inoltre, se si tiene conto del fattoche il riconoscimento da partedell’Onu costituì una giustificazionevalida perché l’Organizzazione po-tesse inviare le sue truppe nel 1950ad aiutare la Corea del Sud a re-spingere gli aggressori comunistinordcoreani nella Guerra di Corea, asalvarla da una situazione estrema-mente precaria, quindi a superareuna crisi dovuta al tentativo di co-munistizzazione, si deve ribadire cheil riconoscimento da parte dell’O nudel Governo coreano funse da fon-damento dell’autentico sviluppo del-la Corea del Sud.

Il martirio del vescovo Byrneprimo Delegato apostolico

C’è un altro avvenimento dellaGuerra di Corea di cui non si devemancare mai di parlare, riguardo al-le relazioni tra la Santa Sede e laCorea. Si tratta del martirio del ve-scovo Patrick Byrne, Delegato apo-stolico in Corea.

Intorno al tempo in cui Seoulcadde sotto il controllo degli eserciticomunisti, il vescovo Byrne disse atutti i sacerdoti stranieri di fuggireverso sud, mentre egli rifiutò l’op-portunità offertagli dall’Ambasciatadegli Stati Uniti di lasciare la cittàdi Seoul e rimase per dare assistenzaspirituale ai sacerdoti e ai fedeli co-reani che vi erano rimasti. Poco do-po fu arrestato e portato a Pyong-yang, la capitale nordcoreana, daicomunisti con molti altri sacerdoti e

religiosi stranieri e altri prigioniericivili coreani. Fu martirizzato duran-te la cosiddetta “Marcia dellamorte”. Il martirio di vescovo Pa-trick Byrne non può essere altro cheun nobile atto che testimonia l’amo-re per il popolo e la Chiesa in Co-rea per cui ha voluto sacrificarsi anome del Santo Padre. La causa dibeatificazione per lui è attualmentein corso insieme a quelle di altri 80martiri.

È da sottolineare che l’esempio divescovo Patrick Byrne, Delegatoapostolico in Corea, in effetti, dimo-stra bene l’identità dei diplomaticivaticani. Cioè, il diplomatico vatica-no, ben distinto da un diplomaticodi qualsiasi altro Paese che dà lapriorità agli interessi del proprioPaese, prima di essere un diplomati-co, è innanzitutto un sacerdote, chedà la priorità agli interessi dei fedelie, in definitiva, a quelli del mondointero, mettendo a rischio anche lapropria vita nello svolgere la propriamissione.

ConclusioneL’aiuto che la Santa Sede ha for-

nito al popolo coreano nel processodella costruzione della sua neonatanazione rappresenta un eccellenteesempio della diplomazia vaticana.Infatti, la Santa Sede persegue attra-verso le attività diplomatiche l’obiet-tivo di promuovere il bene comunedi tutti i popoli del mondo, di con-tribuire al loro autentico sviluppo,salvaguardando e promuovendo ilbene della Chiesa. La Corea, a suavolta, è pronta a collaborare con laSanta Sede, la «voce che la coscienzaumana attende»11, per promuovere lacultura della vita, la riconciliazione,la pace duratura e l’autentico svilup-po umano non solo nella penisolacoreana ma anche nel villaggio glo-bale.

*Professore Emerito della HankukUniversity of Foreign Studiesgià Ambasciatore della Repubblicadi Corea presso la Santa Sede

1 The Catholic Foreign MissionSociety of America-Maryknoll Fa-thers & Brothers

2 Sacra Congregatio de Propa-ganda Fide, Decretum Pro Missioni-bus Coreae Visitator Apostolicus Nomi-n a t u r, AAS, Commentarium Officiale,Annus XXXIX, Series II, Vol. X I V, p.463.

3 Beato Pio IX, Enciclica Qui Plu-ribus (1846), 17.

4 Raymond A. Lane, Am b a s s a d o rin Chains, New York, P.J. Kenedy &Sons, 1955, p. 182.

5 Cfr. Olivier Sibre, La Saint-Siègeet L’extrême-Orient (Chine, Corée, Ja-pon): de Léon XIII à Pie XII (1880-1952), Rome, École française de Ro-me, 2012, p. 751

6 Ibid.7 Ibid.8 Olivier Sibre, op. cit., p. 750.9 Ibid., p. 764.10 Maryknoll Mission Archives,

Letter of Cardinal Fumasoni-Biondi,Prefect of the Congregation de Pro-paganda Fide, to Bishop RaymondLane, Superior General of the So-ciety of the Maryknoll Society, Ja-nuary 10, 1949.

11 Cfr. San Giovanni Paolo II, Di-scorso al Corpo Diplomatico accreditatopresso la Santa Sede, 10, 9 gennaio1995.

Page 4: Quarantacinque migranti morti in un naufragio la devozione ......A PA G I N A 3 Esce l’inedito «Diario» di Pietro Della Valle Alcune cose memorabili FRANCESCA ROMANA DE’ANGELIS

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 21 agosto 2020

Esce nella collana dell’Accademia Nazionale dei Lincei l’inedito «Diario» di Pietro Della Valle

Alcune cose memorabili

Una rappresentazione in presa direttadella vita romana del tempodella storia della Curiadelle lotte cittadine, della culturadegli usi e dei costumi della città

La copertina del libro

Pietro della Valle in un ritratto di Paolo Quagliati (1623)

di FRANCESCA ROMANA DE’ ANGELIS

Dopo il secolo delle grandi scoperte eprima del cosmopolitismo del succes-sivo, il Seicento appare quasi un’ep o-ca di transizione dove è comunqueforte il desiderio di vedere il mondo.

Viaggiano ambasciatori, mercanti, pellegrini, stu-diosi, uomini di Chiesa verso mete legate al lavo-ro o per motivi religiosi, ma viaggiano anche spi-riti liberi, curiosi, inquieti alla ricerca di un sensoda dare alla propria vita. È il caso del nobile ro-mano Pietro Della Valle (1586- 1652) la cui fama èlegata ai libri dei Viaggi, resoconto delle sue pere-grinazioni in Oriente durate dodici anni. Esceadesso nella collana dell’Accademia Nazionale deiLincei l’inedito Diario di Pietro Della Valle di al-cune cose memorabili (Roma, Bardi Edizioni, 2020,pagine 463, euro 35) scritto tra il 1628 e il 1652dopo il suo rientro a Roma. La bella edizione cu-rata da Gianni Venditti è arricchita da un appara-

to di note che si segnala per rigore e completezza.Venditti spiega, rimanda, documenta, collega,propone linee di approfondimento creando unelaborato che non affatica il testo, al contrario loaccompagna con grande intelligenza ponendosicome uno strumento indispensabile alla compren-sione.

Nella splendida premessa, grazie a un’analisi digrande intensità e a una scrittura avvincente comeun racconto, Valeria Della Valle — nessuna direttadiscendenza ma un legame sentimentale nato for-se a partire dall’omonimia — consegna al lettoreun esemplare ritratto di Pietro e introduce allalettura del Diario che, raccontando l’altra vita diun viaggiatore diventato stanziale, offre una testi-monianza storica importante nella forma di «una

rappresentazione in presa diretta della vita roma-na del tempo, della storia della Curia, delle lottecittadine, della cultura, degli usi e dei costuminella città».

Il raffinato umanista, esperto di lettere classi-che, musica, teatro, diritto, scienza, astronomia,partito da Venezia nel 1614 con le insegne del pel-legrino — tonaca, bastone da cammino, mozzetta— ma con le attese del viaggiatore laico deciso ascoprire il mondo, quando rientra a Roma dopol’avventurosa esperienza del viaggio ha consolida-to la sua natura aperta al nuovo e sensibile al dia-logo e al confronto. Pietro ha imparato il turco eil persiano, studiato le iscrizioni cuneiformi diPersepoli, visitato siti archeologici e fatto scavi aBabilonia, goduto delle bellezze di Isfahan, colle-zionato manoscritti, redatto o tradotto vocabolarie grammatiche di lingue orientali, stretto relazioniimportanti: un insieme di conoscenze e di espe-rienze che farà di lui il massimo orientalista nellaRoma del tempo.

Il Diario, come dice il nome, è la cronaca dellasua vita quotidiana a Roma divisa tra la Curia ela casa. Da una parte uomini di Chiesa, missiona-ri, ambasciatori, nobili, studiosi, viaggiatori,dall’altra una famiglia che diventa sempre più nu-merosa. In uno stile rapido, spigliato, a tratti qua-si stenografico, senza alcun abbellimento o indu-gio letterario e senza riflessioni a margine, Pietrosembra limitarsi a registrare solo fatti senza maidarne un’interpretazione. In realtà il Diario è unlibro aperto da attraversare con lo stesso spiritocon cui è stato scritto e dove il lettore è chiamatoa svolgere un ruolo attivo: trarre una visione d’in-sieme dalle tante tessere di mosaico che prese sin-golarmente hanno la secchezza del dettaglio, mache legate tra loro formano un disegno e acquista-no un significato. Perché quando ci si abitua alpasso frammentato della scrittura tutto prende so-stanza, proporzione, equilibrio e il Diario, dasemplice e stringata successione di piccoli e gran-di eventi, diventa il ritratto di un’epoca. Allo stes-so modo e nonostante l’apparente distanza, Pietroresidente mantiene molto del Pietro viaggiatore.Anche se manca la tensione al racconto, cioè quel«filo del canto ininterrotto» come lo definiva lapotente fantasia ovidiana, il semplice annotare co-sì come l’ampio descrivere hanno in comune lapassione di poggiare lo sguardo sulle persone, gli

eventi, i luoghi che si attraversano e trattenerne lamemoria. Un po’ come il celebre pittore GentileBellini che sul finire del Quattrocento, dopo esse-re rientrato in patria continuò a lungo a dissemi-nare nei teleri ricordi esotici del suo soggiorno aCostantinop oli.

Il Diario, che si apre con la partenza di un am-basciatore alla volta di Napoli e si chiude con«luminarie e fuochi» nella romana Piazza Navonaper festeggiare la nascita del figlio del re di Polo-nia, riferisce tanti avvenimenti pubblici e privati.Notizie di politica estera e interna, nomine dinunzi, arcivescovi, responsabili di Curia, cerimo-nie religiose, processioni, arrivi e partenze di per-sonaggi eminenti, concistori pubblici e segreti,banchetti e feste cioè «le pubbliche allegrezze»tanto amate a Roma convivono con i piccoli even-ti quotidiani: gli incontri con gli amici, le passeg-giate «in vigna» fuori città, ma soprattutto le na-scite dei suoi tanti figli e via via che scorre il tem-po tutti gli accadimenti legati alla vita dei bambi-

ni, le malattie, i piccoli infortuni, lo svezzamento,la dentizione. Come osserva Valeria Della Vallesia nel caso di eventi pubblici che di episodi pri-vati si tratta sempre di «appunti essenziali: diver-samente da quanto avveniva nella prosa dei Viag-gi, solo raramente ci sono commenti, impressionipersonali, giudizi, mai citazioni letterarie. Pietrosembra volersi attenere, quasi giornalisticamente,

Imparando il turco e il persianostudiando le iscrizioni di Persepolicollezionando e traducendo manoscrittimise insieme esperienze che lo reserouno dei massimi orientalisti del suo tempo

ai fatti». Eppure in questi appunti, che non sap-piamo se fossero stati pensati come piccole madefinitive unità di senso compiuto o annotazioniche sarebbero state utili più avanti per ritornarediffusamente sui fatti avvenuti, si delinea chiara-mente la personalità di Pietro e il mondo a cuiappartiene. L’amore per la cultura, l’interesse pertutte le «novità curiose», la sensibilità artistica, lafacilità dei rapporti umani convivono con un fortesentimento della famiglia e soprattutto dell’infan-zia, in un secolo come il Seicento che stava sco-prendo la relazione emotiva con i figli. Un rap-porto fino a quel tempo sempre temperato dal co-stante timore della perdita per l’altissima mortali-tà infantile che rendeva i bambini più che presen-ze stabili, semplici apparizioni nel mondo degliadulti. L’attenzione e l’affetto di Pietro verso i fi-gli si esprimono nella stravagante originalità concui sceglie i loro nomi, nella cura con cui segue laloro crescita, nel trattenuto dispiacere con cui par-la della loro morte e nella malinconia che si per-cepisce in quel conto che a un tratto cambia: dalnumero dei figli nati a quello dei figli sopravvis-suti.

«Nessun limite eccetto il cielo» scriveva Miguelde Cervantes. È con lo stesso stupore che PietroDella Valle dopo il cielo d’Oriente guarda il cielodi Roma. Perché è nell’etica del viator misurarsiallo stesso modo con la differenza e la somiglian-za, sperimentare altri spazi e altri tempi, condivi-dere la conoscenza con chi non si è mai avventu-rato nel mondo facendosi modello di raccontoproprio come Ulisse, il simbolo stesso dell’infinitàdella conoscenza, le cui parole, così le descriveOmero, avevano l’armonia del canto degli aedi ela densità dei fiocchi di neve.

L’attualità de «La cultura dei vinti» di Wolfgang Schivelbusch

Aiutare chi perde convienedi SERGIO VALZANIA

Attorno alla decisione dicancellare per ragioni dipolitical correctness il film

Via col Vento, caposaldo dellastoria della cinematografia, dallalibrary dei film in streaming del-la piattaforma Hbo Max in atte-sa di farlo precedere da un’i n t ro -duzione esplicativa del contestodi guerra civile e di abolizionedello schiavismo nel quale la vi-cenda si svolge, è sorto un di-battito che si è sviluppato supiani diversi.

Tra di essi si segnala la rinno-vata attenzione per un testo didue decenni or sono, edito inItalia dal Mulino nel 2014, Lacultura dei vinti, di WolfgangSchivelbusch. L’autore è unostorico particolare. Non è uncattedratico, non insegna, si li-mita a ricercare, riflettere e pub-blicare i risultati del lavoro fatto,incentrato sullo studio delle

dua tre casi esemplari di sconfit-ta, quelli del Sud degli StatiUniti nella guerra civile, dellaFrancia contro la Prussia nel1870-1871 e della Germania nellaprima guerra mondiale, per de-scrivere come nascono e vengo-no vissuti dagli sconfitti condot-te, forme e modalità di accetta-zione dell’accaduto, meccanismipsicologici di rifiuto di ricono-scere l’accaduto, nascita di desi-deri di rivincita.

La presentazione dei fatti, pre-cisa e documentata, è particolar-mente interessante perché liberadalle incrostazioni e dalle rigidi-tà che a volte vincolano le operedegli accademici, costretti dallepressioni dell’ambiente nel qualelavorano a rispettare canoni econfrontarsi con interpretazioniriconosciute come significative,anche solo per contraddirle.

Nel loro complesso i risultatiraggiunti da Schivelbusch de-nunciano il prevalere a livello

que anni e abbandonata da tuttigli alleati, mentre le truppe tede-sche sono ancora padrone di unaparte considerevole del nord del-la Francia.

Tre contesti ben diversi cheaprono però a sviluppi nei qualiSchivelbusch individua numero-se analogie: il desiderio dei vintidi ripartire dal momento nelquale le ostilità hanno avuto ini-zio, come se non fosse successoniente, accollando a pochi capriespiatori la responsabilità dellaguerra e della sconfitta, la prete-sa dei vincitori di caricare sullespalle del nemico battuto l’i n t e rocosto, umano e materiale delconflitto, con l’accusa di avernela completa responsabilità, la na-scita del revanscismo, la volontàdi ribaltare sul piano culturale itermini bellici, soprattutto la de-terminazione, spesso inconsape-

vole e a volte criminale, a inter-pretare il momento storico nelquale si abbassano le armi in ter-mini esclusivi di vincitori e vinti,anziché di popoli alla ricercadella pace.

Questa lettura della situazio-ne, nel caso tedesco neppurepienamente legittima dato che ilpresidente Wodroow Wilsonaveva sostenuto che l’interventostatunitense mirava a una paceequa e duratura e sulla base diquella assicurazione la Germaniaaveva deposto le armi, ponemolte volte le basi per un nuovoconflitto.

Lo studio di Schivelbusch nonsi confronta con gli esiti delleguerre dell’ultimo secolo, anchese le poche pagine dell’epilogosono dedicate alla fine dellaguerra fredda, riconosciuta comeun vero e proprio conflitto, che

solo il terrore per un’ecatomb enucleare condiviso per fortunadai contendenti vide forme con-tenute di violenza, che pure nonmancò. Forse dal successo statu-nitense nella contrapposizionecon l’Urss si possono trarre alcu-ni elementi in positivo, notandocome alla base della tenutadell’Europa Occidentale di fron-te alla pressione di un giganteprossimo e agguerrito si trovi lastagione del Piano Marshall, co-sì di frequente invocato a propo-sito e a sproposito, una delle po-che occasioni nella storia nellaquale il vincitore si è curato del-le sorti del vinto. Al contrario diquanto avvenne nel 1919, sebbe-ne John Keynes avesse avvertitocon il suo celebre Le conseguenzeeconomiche della pace che le con-dizioni imposte dai vincitori allaGermania avrebbero condotto aldisastro. Qualcuno potrebbe di-re che nel 1947 il Piano Marshallvenne sviluppato dagli Stati

Il Piano Marshallè una delle poche occasioninella storianella quale il vincitoresi è curato delle sorti del vintocreando le basiper un futuro di pace

mentalità, sulla comprensionedei meccanismi e sulla ricercadelle costanti che muovonol’agire umano. L’opera che lo re-se noto alla fine degli anni Ot-tanta fu La storia dei viaggi inf e r ro v i a , approccio originale alletrasformazioni avvenute nel cor-so dell’Ottocento, tradotto initaliano per i tipi di Einaudi.

Il collegamento tra il testo diSchivelbusch e l’ambientazionedi Via col Vento è molto stretto.Nella sua ricerca l’autore indivi-

generalizzato di atteg-giamenti psicologicipreoccupanti. Le guerreprese in considerazionehanno svolgimenti edesiti ben diversi l’unadall’altra. Il confrontotra Unionisti e Confede-rati dura quattro anni etermina con la resa sen-za condizioni dei secon-di dopo che i nordistihanno messo in atto perla prima volta dai tempidell’antichità la strategia

della terra bruciata, invadendo ilterritorio nemico e mettendolo aferro e fuoco, con l’intento dipiegare la resistenza dei difenso-ri. La guerra franco-prussiana siconclude con la feroce repressio-ne della Comune di Parigi daparte delle truppe regolari fran-cesi, che affermano in questomodo l’autorità della Terza Re-pubblica. La prima guerra mon-diale si chiude con il collassodella Germania, stremata dalblocco cui è sottoposta da cin-

Nel 1919 Keynes avvertivache le condizioni impostealla Germaniadopo la prima guerramondialeavrebbero condottoal disastro

Uniti anche per un preciso inte-resse e che lo stesso fecero i go-verni dei Paesi appena usciti dal-la guerra quando crearono lastruttura politica divenutal’Unione europea. Questo con-ferma che si trattò di decisionigiuste e dovrebbe spingere iPaesi dall’economia più svilup-pata a mostrare ogni volta chesia possibile, e cioè sempre, at-tenzione e disponibilità al soste-gno dei Paesi che vivono in con-dizioni di disagio.La ricostruzione di Berlino ovest finanziata dal Piano Marshall (1949)

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 21 agosto 2020 pagina 5

Una nuova e più consapevole connessione con se stessi

Per sconfiggere la nevrosidell’uomo contemporaneo

A cent’anni dalla prima edizione italiana de «Le notti bianche» di Dostoevskij

Il sognosi spegne all’alba

Anima solitaria, il protagonistaincontra l’a m o rema non sarà corrispostoUn’esperienza non vana, comunqueGrazie a essa capiràche fuori dal suo guscioc’è un mondo che vale la penadi essere vissuto

René Magritte, «Il figlio dell’uomo» (1964)

Una vedutadi Pietroburgola città in cuiè ambientatal’o p e radello scrittorerusso

Dostoevskij in un ritratto di Vasili Perov (1872)

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

di DANIELE MENCARELLI

V ivo coltivando certezze. Ho sconfitto la morte.O, almeno, l’ho ridotta a fatto sì inevitabilema totalmente distaccato dalla mia vita.Quando arriverà arriverà. Punto. Ma lamorte è lontana, per fortuna. E non mi inte-

ressa. Non ha niente da dirmi.Anche il dolore è sconfitto. Pure lui non ha nulla

da dirmi. Posso vivere evitando qualsiasi fonte dimale, mi può inchiodare una malattia o un inciden-te, certo, ma il dolore, quello interiore, è stato addo-mesticato e piegato. Se soffro mi curo. Soffrire è sem-plicemente sbagliato. Sbagliato perché inutile.

A sconfiggere Dio ci hanno pensato le generazioniprima di me. Dio è un anacronismo, una parola cherimanda a una credenza lontana che nulla ha a chefare con la mia vita.

Sono altre le certezze. So per certo che posso ambi-re al meglio. Posso puntare qualsiasi obiettivo, e ar-

dere naturale l’esito del disturbo psicologico, chesia dell’umore o di natura ansiosa.

Perché nulla può dismettere la propria natura.È un fondamento inalienabile che chiede di esse-re sondato, investigato, che non rinuncia a viveredentro di noi malgrado i nostri divieti.

Qui si gioca la partita.Offrire all’uomo una narrazione che torni a re-

lazionarlo autenticamente con la sua natura. Darenuova residenza ai sentimenti e agli interrogativiche hanno abitato dentro di noi per millenni eche il Novecento ha prosciugato di senso e dram-maticità.

Sono tante le declinazioni possibili, tante lestrade in grado di affermare tutte, con modalità eobiettivi diversi, una riscossa della natura rispettoall’imperativo della civiltà quale unico elementocostituivo del nostro essere.

Una sfida che non può non cominciare dalconcetto stesso di vita. Intesa come squarcio diconsapevolezza che chiede il significato di sé, at-traverso l’esercizio della domanda, della perlu-strazione del proprio essere. Restituire alla vita lasua condizione di precarietà perenne, che cercauna stabilità oltre se stessa, nell’alterità, nella spe-ranza di un Altro più grande di lei che glielapossa realmente concedere.

Rinnovare la disponibilità dell’uomo a osserva-re interamente la propria natura, senza sconti, si-

rivarci, devo soltanto concentrare tutto il mio poten-ziale nella competizione. Già ora, comunque, mi sentoal vertice. Perché non mi faccio mancare nulla. Chimi vede sa chi sono. Quello che sono è quello che fac-cio vedere. Perché è così. Indiscutibilmente così. Per-ché la felicità si può possedere, se si hanno i mezziper averla, acquistarla.

L’amore serve, nella misura in cui non si rendamai fonte di sofferenza o noia. Nel caso è meglio nonperseverare. Quanto è patetico chi tenta di ravvivarequalcosa che non funziona. I figli possono servire, so-lo se non diventano di intralcio alla certezze sopraesposte: essere qualcuno. Dimostrarlo.

Si è di fronte a un nichilismo che ha cancellatoanche il sentimento della rassegnazioneChe giudica patetico chi tentadi ravvivare qualcosa che non funzionae pensa che i figli possono serviresolo se un giorno diventeranno “qualcuno”

no a contemplarne i limiti inevitabili e non menodolorosi. Restituire al dolore una sua legittimità,e in molti casi una sua valenza educativa, in alcu-ni casi centrale. Allo stesso modo, restituireall’amore il suo rango inarrivabile. Strapparlodalle narrazioni che lo vogliono slancio sentimen-tale e null’altro, raccontarlo per quel che è vera-mente: l’unica vera chiave interpretativa di sé edel cosmo intero. A danno della dittatura imper-versante che vuole l’intelletto quale strumentounico di indagine, la logica come bisturi invinci-bile con cui sezionare l’esistente.

Accendere di nuova autenticità la nostra rela-zione con il tempo, immantinente, incessante, ir-ripetibile, contro la strisciante, implicita illusionedi esserne i padroni primi e ultimi, in una com-petizione che ha come traguardo finale la nostraimmortalità, l’affermazione di un io più forte diogni tempo naturale.

Per chi ha a cuore la testimonianza di Dio interra, e intende farsi protagonista di una narra-zione che porti nel cuore dell’uomo di oggi lapresenza di Cristo, la scommessa si gioca preva-lentemente nell’intensità della narrazione, in unacondivisione che non può essere solo linguistica,ma che investa interamente la nostra presenza edisponibilità, umana, esperienziale, corporale.Non solo, in troppa narrazione contemporanea,destinata in modo evidente, per non dire compia-ciuto, a chi già si sente di vivere nel perimetrodella fede, Dio appare come una premessa mec-canica al racconto stesso, una certezza a priori,prima di ogni sviluppo, traguardo, prova. UnDio ideologico che scalda a piacimento, un bro-do per chi non vuole sforzarsi troppo. StrappareDio da ogni premessa, renderlo per quel che è:promessa, compimento naturale per chi si poneautenticamente di fronte alle domande che spri-gionano dall’esistenza e dall’a m o re .

Ma prima di invertire il segno dei contenuti, inquesta ottica di ritorno dell’uomo dentro se stes-so, occorre ragionare su un altro fattore fonda-mentale. È questa la rivoluzione prima, senza laquale nulla sarà possibile. Occorre riaccendere dipassione viva le lingue che da sempre hanno avu-to la responsabilità di formare il nostro immagi-nario riguardo ciò che è nato con noi. La poesia.La filosofia. La religione. Lingue oggi cristalliz-zate, fossilizzate, ridotte a reperto da studiare main assenza di pregnanza rispetto al nostro tempo,come se l’uomo contemporaneo non ne avessepiù bisogno, come se la loro capacità di rappre-sentarci fosse tramontata per sempre. Senza que-ste lingue, l’uomo è destinato a spegnersi defini-tivamente, a diventare oggetto di studio per lascienza, l’unica lingua che, viaggiando a braccet-to con la tecnologia, non risente del tempo maanzi ne viene esaltata.

Le due visioni contendenti sono oramai abba-stanza chiare.

Da una parte l’affermazione definitiva diun’esistenza immobile, disumana, obbligata a unafelicità sintetica, dall’altra una vita pienamentevissuta, in eterna altalena tra gioie e dolori, conlo sguardo vigile dei cacciatori.

Avrà la meglio chi avrà i migliori raccontatori.

Occorre riaccendere di passione vivale lingue che da sempre hanno avutola responsabilità di formareil nostro immaginarioOvvero la poesia, la filosofia e la religione

Non sono un uomo per male. Il mio 5 per mille lodestino sempre alle associazioni del caso. Almeno dueo tre volte l’anno mi capita di mandare sms per levarie raccolte fondi, perché nel mondo c’è semprequalche povero o calamità naturale o altro. Una vol-ta ho fatto anche un bonifico dopo aver visto unospot di bambini malati.

Un giorno, come sono nato, morirò. Tornerò a es-sere quello che ero. Nulla. Nulla di nulla. Il pensieronon mi infastidisce. È la natura, la nostra natura.

Non è l’identikit di un personaggio distopico,magari calato dentro qualche futuro ancora lonta-no. È, messo nero su bianco, il sentire che animatante persone del nostro tempo. È la visione do-minante di ciò che siamo, di quello che ci aspet-ta, un nichilismo privo di qualsiasi moto contra-rio, privo anche di rassegnazione, una confutazio-ne messa agli atti della storia, non più discutibi-le.

Se questo è il punto di partenza, drammatico,non deve allora stupire la progressiva nevrotizza-zione dell’uomo contemporaneo. È tale il cortocircuito provocato tra il nostro essere profondo,che vive comunque in barba ai nostri intendimen-ti, e la nostra percezione di ciò che siamo da ren-

di SERGIO SUCHOD OLAK

Anche se lo stesso Dostoev-skij, avendovi trascorsogli anni della giovinezza,è arrivato a definirla «lacittà più astratta e preme-

ditata di tutto il globo terrestre», nonsi può negare che San Pietroburgo siaaffascinante, e come non mai durantel’estate, grazie al noto fenomeno na-turale delle cosiddette “notti bian-che”, spettacolo la cui bellezza vi sipuò apprezzare in modo mirabileproprio quando il sole, in vena di ge-nerosità, regala la sua luce a oltranza,protraendosi nella sua luminosità finoalle ore serali e rendendone intermi-nabile il crepuscolo. E non solo inquella città, la sola metropoli al mon-do in cui un simile fenomeno è visibi-le, ma in tutto il territorio situato sul-la linea ideale del 60º parallelo nord,che in estate diventa fiabesco, immer-so nella variabilità dei colori enell’incanto dell’atmosfera che si vie-ne a creare.

Questa particolare luce notturna,che rende magica e oltremodo sugge-stiva la città e i dintorni, è stata sceltacome sfondo per uno dei primi ispi-rati racconti giovanili di Fedor Do-stoevskij, Le notti bianche per l’appun-to, forse una delle opere più lirichedella letteratura russa, di cui centoanni fa veniva data alle stampe inItalia la prima edizione (Le notti bian-che: romanzo sentimentale, traduzioneriveduta dallo scrittore russo Ossip

dell’allora Pietroburgo, fondata e resasplendente dallo zar Pietro il Grande.

Durante una delle sue passeggiateserali, perso nei propri pensieri, as-sorto e malinconico, conosce una fan-ciulla misteriosa e timida, ma pienadi nobili sentimenti, Nasten’ka, dellaquale si innamora perdutamente.«Era una notte meravigliosa, una diquelle notti che forse possono esisteresolo quando si è giovani» recitano leprime righe del racconto, e «venivada chiedersi se sotto un cielo del ge-nere potessero vivere uomini stizziti ebizzosi». Tutto a un tratto, la sua vitasembra prodigiosamente destinata aun cambiamento radicale, alla cono-scenza dell’amore, gli pare arrivato ilmomento di sperimentare in primapersona cosa vuol dire essere vera-mente amati.

I due personaggi hanno soltantoquattro appuntamenti notturni, da luivisti come l’opportunità di manifesta-re l’ardore da tempo soffocato nelpetto, ma fin da subito la fanciullagli fa capire di non essere pronta cheper l’amicizia, visto che è in attesadel suo amato, di ritorno dopo unalunga assenza. Nonostante la suabuona indole, il giovane percepisceche, alla deriva della solitudine, senzaamici, gli manca l’emozione reale, al-la quale aveva imparato a preferireunicamente i sentimenti immaginari.L’immaturità sentimentale che lo af-fligge rappresenta un ostacolo appa-rentemente insormontabile. Ma nonsi lascia scoraggiare. E sente che l’in-namoramento, contro cui non esistealcun rimedio, ha il potere di faresvanire anche il più bel sogno. Sa chela fantasia non dispone delle armi percompetere con la vita vera. Così lapassione si fa avanti prepotentemen-te, riempiendo di nuova linfa le suevene, i suoi pensieri, il suo stesso re-spiro, sostituendosi al grigiore del-l’abbandono in cui da tempo si trovacostretto a vivere.

La ragazza invece, una persona fra-gile e tormentata, si sente dimenticatadal mondo e trascorre le sue giornatenella noia e nell’indecisione sul dafarsi. Vive una vita modesta con lanonna cieca e iperprotettiva, che percontrollare i suoi movimenti arriva adagganciare i propri vestiti ai suoi conuna spilla. Ma ad alimentarla c’è lasperanza concreta di ritrovare l’a m o rep erduto.

I lunghi dialoghi tra le due animesolitarie e i fervidi monologhi delnarratore fungono da filo conduttoreper questa breve storia, in verità scar-na di avvenimenti salienti, fatta solodi sentimenti. L’incontro fortuito por-ta il ragazzo, prigioniero di paure ir-razionali, a rendersi conto che fuoridalla propria interiorità esiste unmondo che vale la pena di essere vis-suto. Ma dai sogni ad occhi aperti airimpianti il passo è breve. Rimpiantiper l’amicizia appena nata che nonsboccerà mai in amore, quindi desti-nata a dissolversi nel nulla, per l’illu-sione e la fugacità del tempo, perl’idea di scivolare di nuovo nella pe-nombra della solitudine, per gli annisprecati a vagheggiare mentre la vitagli passa davanti agli occhi.

Nonostante gli abbia aperto il cuo-re, la fanciulla non si lascia incantaredalle lusinghe del giovane sognatoree trova il coraggio di intraprendere la

propria strada, che la condurrà tra lebraccia del suo amato. Si fida dellapropria ragione, anche se non è sem-plice dire addio all’amico, al quale ri-mane comunque legata, ma solo me-diante un sentimento platonico. Sache dopo la frivolezza dell’estate,specie in un posto dove «il sole è unospite così raro», l’autunno arriveràal galoppo. Spontaneamente, gli vie-ne da chiedersi: chi si accontentereb-be dell’amicizia, se non aspirasse an-che all’a m o re ?

In questa storia non si cerca di de-monizzare “l’arte di sognare”. Anzi,chi di noi può dire di non aver maisognato? Il sogno è l’affascinanteesperienza di una forma di realtà cheriguarda tutti, una dinamica che nonconosce confini e accomuna ogni lati-tudine, specialmente nel mondo deigiovani, che nella loro frenetica ricer-ca della verità si lasciano trascinarepiù volentieri dalla effervescenza del-le proprie emozioni. Magari si vuole

Felyne, Roma: Casa Editrice M. Car-ra e C., di L. Bellini, 1920), pubblica-ta in lingua originale su una rivista inpatria più di settant’anni prima, nel1848, con il sottotitolo Dalle memoriedi un sognatore, poco prima della de-portazione dell’autore in Siberia, ac-cusato di affiliazione a una società se-greta sovversiva. Il racconto è entratoda subito nel cuore dei lettori per itemi universali affrontati, come l’amo-re, l’intrinseca brama di felicità, la ri-cerca dell’altro, il bisogno irrefrenabi-le del confronto e dell’ascolto.

Stregato anche da questa enigmati-ca atmosfera il protagonista e narrato-re, un giovane scrittore introverso esognatore, vive in un mondo di fanta-sie, alla ricerca di un senso alla vita,in pratica di un’esistenza ideale, malo fa in modo piuttosto inerte e pergiunta staccato dalla società e dallarealtà, che per lui non ha alcun signi-ficato, mentre girovaga come un fan-tasma, senza una meta precisa sottola luce soffusa e inebriante della not-te, lungo le romantiche rive dei canalidella Neva e per le viuzze adiacentialla maestosa Prospettiva Nevskij

invece mettere in guardia dal rischioconcreto di sovrapporre la fantasia al-la realtà, di anteporre una caricaturadell’esistenza alla vita stessa.

Introspettivo, sentimentale ma an-che giocoso, il racconto non solo haanticipato per certi versi il più com-plesso e articolato romanzo Umiliati eoffesi, in cui le miserie umane vengo-no descritte con aspro realismo, maha aiutato a risvegliare la coscienzadel diritto alla felicità di tutti gli esse-ri umani, anche del sognatore piùsvagato, perso nella sua alienazione,un fenomeno presente in ogni epoca.Ma nell’intreccio dei sentimenti, a uncerto punto della vita, tutti sono chia-mati a fare il salto di qualità nella ri-cerca del confronto con l’altro, ab-bandonando l’angusto guscio dellapropria intimità, dell’ostinata proie-zione del proprio ego, per riuscire adapprezzare la bellezza di ciò che èautentico, e non solo per provare laconsolazione di aver vissuto «un inte-ro attimo di beatitudine». Infatti, for-se per essere veramente felici ci vor-rebbe dell’a l t ro .

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 21 agosto 2020

L’AV V E N T U R A DELLA FEDE

Il missionario del Nilo AzzurroPadre Giovanni Beltrame da Valeggio sul Mincio a Khartoum

di GENEROSO D’AGNESE

Q uando vi nacque, nel 1824,l’Europa stava curando le fe-rite lasciate dalle guerre na-

poleoniche e l’Italia iniziava a pre-pararsi alla carboneria. A Valeggiosul Mincio, tranquilla cittadina dellaprovincia veronese, nessuno avrebbeimmaginato un futuro prossimo in-triso di sangue, con battaglie com-battute nella prima, nella seconda enella terza guerra d’indip endenza,però in molti si incuriosivano dei

tanti racconti di scoperte ed esplora-zione di nuove terre e popolazioni.Da Bergamo, nel 1821, era partitol’esploratore Giacomo Beltrami (sco-pritore delle sorgenti del Mississip-pi) e anche in casa di Giorgio Bel-trame e Rosa Marchesini si parlavadi questa nuova avventura ai confinidell’ignoto, quando furono allietatidalla nascita di Giovanni. Figlio didi un falegname, il piccolo Giovannidimostrò subito di avere la vocazio-ne religiosa e intraprese gli studi chelo portarono a entrare nell’IstitutoMazza di Verona nel 1839 per esserviordinato sacerdote dieci anni dopo.Negli anni di studio, Giovanni Bel-trame mostrò però di avere altrettan-ta propensione alle esplorazioni eaccettò la scommessa di una missio-ne in Africa centrale.

Papa Gregorio XVI aveva istituitoinfatti, con decreto del 3 aprile 1846,un vicariato apostolico in Africa cen-tro-orientale, aprendo di fatto lastrada alle missioni esplorative. DonMassimiliano Ryllo, missionario po-lacco, l’11 febbraio del 1848 era arri-vao a Khartoum, all’epoca un picco-lo paese abitato da quindici persone,quasi tutti schiavi. A Verona sog-giornò invece per qualche tempo ilmissionario Angelo Vinco, che infer-vorò gli studenti dell’Istituto Mazzacon racconti affascinanti di esplora-zione africana. Fu proprio don Nico-la Mazza (soprannominato donCongo) a volere una missione per ilsuo collegio e a chiedere volontariper i suoi progetti africani. All’ap-pello risposero Giovanni Beltrame eAntonio Castagnaro. Dopo aver stu-diato per due anni la lingua araba eaver appreso le tecniche infermieri-stiche, i due partirono nel 1853 allavolta del Sudan, con l’idea di trova-re una località idonea alla fondazio-ne di una stazione missionaria italia-na.

Arrivati a Korosko, città del regnodella Nubia e punto di sosta nellarisalita del Nilo, i due religiosi si in-contrarono con il responsabile dellalocale missione, il provicario padreIgnazio Knoblecher, uno slovenodella Congregazione di PropagandaFide che da diversi anni, insieme apadre Ryllo e ad altri missionari,aveva costruito a Khartoum unascuola per i giovani che avevano ri-scattato al mercato degli schiavi eche successivamente li aiutarono nel-le loro missioni. Giovanni Beltramee Antonio Castagnaro gli sottopose-ro il piano di evangelizzazione dipadre Mazza e ottennero l’a p p ro v a -zione per proseguire nella loro av-ventura apostolica.

Durante l’anno trascorso a Khar-toum padre Castagnaro però si am-malò gravemente e poi morì lascian-do tutto nelle mani del missionario

di Valeggio sul Mincio. Padre Bel-trame iniziò a raccogliere alacremen-te informazioni sugli usi e i costumidelle popolazioni del Nilo Azzurro,zona che padre Knoblecher avevadeciso di affidare all’apostolato degliitaliani.

Il 4 dicembre 1854 il missionarioveneto partì da Khartoum per intra-prendere il suo primo viaggio nelSennâr e, lungo il Nilo Azzurro, perKarkoj, Roseires e Famaka. L’itine-rario si rivelò irto di ostacoli e loportò ai confini con l’Etiopia, nei

territori abitati dalle popolazioniSciangala e Beni Sciangûl. Questiultimi avevano conosciuto i primidue europei pochi anni prima, gra-zie agli esploratori Joseph Ritter vonRussegger e Pierre Trémaux. Beltra-me si fermò nei loro villaggi per rac-cogliere con pazienza tutte le infor-mazioni possibili sulla geografia,

l’etnografia e le lingue della zona(tali informazioni furono poi pubbli-cate in due volumi) per poi rientrarea Khartoum scoprendo suo malgra-do di essere stato considerato morto.Esclusa la possibilità di fondare unpresidio missionario tra gli Sciangalae i Beni Sciangûl — dovuta allamancanza di comode e veloci comu-nicazioni con la capitale del Sudan— Giovanni Beltrame rientrò tempo-raneamente in Italia ma prima dipartire riuscì ad avere da padre Kno-blecher il permesso di realizzare unamissione sulla riva destra del NiloBianco, tra la popolazione dei Den-ka.

Tornato a Verona a metà novem-bre del 1855, padre Beltrame si recòcon il missionario Angelo Melotto aVienna per chiedere finanziamentialla Società Maria e nel settembre

dello stesso anno ripartì alla voltadel Sudan con un gruppo di altri re-ligiosi mazziani composto dallo stes-so Angelo Melotto, da FrancescoOliboni, Alessandro Dal Bosco, Da-niele Comboni (destinato a esserefuturo vescovo e santo) e dal fale-gname Isidoro Zilli. Nel novembredel 1857, ad Assuan, il Knoblecher,

stremato a sua volta dalle febbri edalle privazioni, sulla via del defini-tivo ritorno in Europa incontrò ilgruppetto di padre Beltrame e deglialtri quattro missionari italiani, in-tenti a raggiungere la stazione diSanta Croce - Angweng, nelle regio-ni del Nilo Bianco, tra la popolazio-ne dei Denka Kic. La piccola spedi-zione vi arrivò il 14 febbraio 1858 madopo appena un mese perse padreOliboni, preceduto, nella morte, dalfondatore della stazione, Bart Moz-gan. Il 15 gennaio 1859 GiovanniBeltrame, Angelo Melotto e DanieleComboni lasciarono Santa Croce peresplorare il Sobat e il territorio deiDenka Abialang; il 4 aprile erano diritorno a Khartoum dove, a distanzadi poco più di un mese, morì anchepadre Melotto, mentre DanieleComboni fu costretto a rientrare perriprendersi dalle fatiche e dalle ma-lattie.

Della spedizione originaria direttaa Santa Croce rimasero pertanto sol-tanto Giovanni Beltrame e Alessan-dro Dal Bosco. Il nuovo pro-vicario,il tedesco Mattia Kirchner, decise diradunare tutti missionari superstitiin una località meno insalubre, Shel-lâl, appena oltre il confine nel suddell’Egitto, ai quali fu consentito diraggiungere le varie stazioni soltantodurante la stagione asciutta, da no-vembre a marzo. Anche Beltramedovette evacuare Santa Croce e, piùa sud, Gondokoro, tra l’unanimerimpianto delle popolazioni che sivedevano private della protezionedei missionari.

In una regione dove aumentava loschiavismo (mentre in Egitto la trat-ta degli schiavi era stata abolita nel1854) i missionari erano infatti statipercepiti inizialmente come pericolo-si e nessuno voleva mandare i bam-bini nelle missioni, per paura che ve-nissero tratti in schiavitù. Il pazientelavoro dei missionari servì pertanto acambiare questa percezione e l’ab-bandono delle missioni fece di nuo-vo salire la paura tra la popolazionelo cale.

Per circa due anni, fino al feb-braio 1862, Giovanni Beltrame rima-se a Shellâl, spostandosi durante lastagione asciutta nei villaggi a sud etrascrivendo i suoi appunti di studilinguistici ed etnografici sui Begia esui Denka, del cui linguaggio curòuna grammatica e un vocabolario. Il7 febbraio 1862 il missionario veneto

A dieci anni dalla morte di monsignor Alberto Ablondi

Eredità viva

Carta dei viaggidi Giovanni Beltrame

lasciò per sempre l’Africa e tornò aVerona nel 1863 per dedicarsi al risa-namento finanziario degli istituticreati da don Mazza, morto nel1865.

Dal 1869 al 1896 vi insegnò nellescuole e nel 1900 divenne superioredegli istituti. Scrittore forbito e fe-condo, buon conoscitore delle prin-cipali lingue straniere e dell’arab oche aveva studiato a Venezia, oltre aessere insignito della commendadell’Ordine della Corona d’Italia, fumembro effettivo dell’Istituto venetodi scienze, lettere e arti e dell’Acca-demia di agricoltura, scienze e artidi Verona; nel 1880 la Società geo-

grafica italiana lo proclamò sociod’o n o re .

Giovanni Beltrame pubblicò le sueosservazioni di viaggio su vari perio-dici prima di morire a Verona l’8 apri-le del 1906. Dietro di sé lasciò il ricor-do di una vita all’insegna dell’avven -tura e diversi libri di grande interessegeografico, linguistico ed etnografico:Grammatica della lingua denka (1870),Studio sulla lingua degli Akkà: gramma-tica e dizionario (1877), Il Sènnaar e loSciangàllah (1879), Grammatica e voca-bolario della lingua denka (1880), Il fiu-me Bianco e i Denka (1881), In Nubiapresso File, Siène, Elefantina (1884), InPalestina. L’ultimo mio viaggio (1895).

di RICCARD O BURIGANA

I l 21 agosto 2010, all’età di 85anni, monsignor Alberto Ablon-di concludeva la sua vita, a Li-

vorno, città dove egli era arrivatonell’estate 1966, dopo che Paolo VIlo aveva eletto, il 9 agosto diquell’anno, vescovo titolare di Mul-li, nominandolo poi vescovo ausilia-re di Livorno e amministratore apo-stolico della diocesi di Massa Marit-tima. Con la sua nomina, PapaMontini aveva voluto offrire un so-stegno materiale e spirituale a mon-signor Emilio Guano, vescovo di Li-vorno dal 1962 al 1970, uno dei pro-tagonisti del concilio, soprattuttoper il suo contributo all’elab orazio-ne della costituzione pastorale sullaChiesa nel mondo contemporaneoGaudium et spes, colpito nell’estate1965 da una malattia invalidante,che gli aveva impedito di prendereparte alla conclusione del VaticanoII.

A poco meno di 42 anni Ablondiaveva così incontrato Livorno chesarebbe diventata la “sua” Livorno,come amava ripetere: eletto vescovo«sede plena» di Livorno il 26 set-tembre 1970, alla città toscana sareb-be rimasto profondamente legatoper il resto della sua vita, non la-sciandola più, anche quando Gio-vanni Paolo II, il 9 dicembre 2000,nominò il suo successore, monsi-gnor Diego Coletti.

Nato a Milano il 18 dicembre1924, la sua famiglia si trasferì pocodopo a Sanremo dove Alberto creb-

be, entrando nel seminario delladiocesi di Ventimiglia nel quale ven-ne ordinato presbitero il 31 maggio1947. I primi anni del suo sacerdo-zio furono segnati dall’impegno pa-storale a Sanremo, dall’insegnamen-to in seminario, dalle letture deiteologi d’oltralpe della Nouvellethéologie, dagli studi universitari aGenova e dalla sua cura per i giova-ni che gli consente, come assistentedella Federazione universitaria cat-tolica italiana (Fuci), di conoscere,tra gli altri, monsignor Guano, oltreche dai primi incontri ecumenici.Nei lunghi anni del suo episcopatosono molti gli incarichi ai quali èstato chiamato a livello regionale,nazionale e internazionale — da vi-ce-presidente della Conferenza epi-scopale italiana a presidente dellaFederazione biblica cattolica soloper citarne due — tanto da diventareuna voce nota e ascoltata nellaChiesa italiana alla fine del ventesi-mo secolo, per i suoi interventi pa-storali con i quali invitava a vivereun tempo di aggiornamento perma-nente della Chiesa teso a una pre-senza forte, ma mai “invadente”, deicristiani nella società contempora-nea.

Centrale nella sua azione fu la ri-cerca del dialogo, fatto di accoglien-za e di ascolto, fondato su una co-noscenza delle sacre Scritture, cheandava oltre le questioni esegetiche,radicandosi con una frequentazionequotidiana in grado di cogliere laforza dirompente del messaggioevangelico; al tempo stesso costante

fu il suo richiamo ai documenti delconcilio Vaticano II perché rappre-sentano una fonte privilegiata pro-prio per la costruzione di una teolo-gia del dialogo, secondo quantoscritto da Paolo VI, in tante occasio-ni, a partire dall’enciclica Ecclesiamsuam. A dieci anni dalla scomparsa

di Alberto Ablondi il richiamo allacentralità imprescindibile del dialo-go nell’esperienza quotidiana diogni cristiano costituisce un’e re d i t àcosì viva per la Chiesa del ventune-simo secolo tanto più alla luce dicome il presule seppe declinare que-sta categoria per sostenere la missio-

ne dell’annuncio e della testimo-nianza della Parola di Dio. In taleorizzonte va collocato il suo impe-gno per la causa ecumenica, tantoprezioso soprattutto per la promo-zione della traduzione interconfes-sionale della Bibbia in Italia e dellaformazione ecumenica nella Chiesa,andando oltre la recezione del ma-gistero del Vaticano II.

Monsignor Ablondi giocò unruolo fondamentale nella decisionedel Consiglio permanente dellaConferenza episcopale italiana, il 28settembre 1989, di istituire unaGiornata per l’a p p ro f o n d i m e n t odella conoscenza del popolo ebrai-co, in data 17 gennaio, alla vigiliadella Settimana di preghiera perl’unità dei cristiani, proprio per sot-tolineare, tra l’altro, il profondo le-game tra quella conoscenza e ilcammino ecumenico, nella linea diuna riflessione che non si era affer-mata al concilio, dove era stata di-scussa e condivisa da tanti, anche senon era giunta a una sua formula-zione.

Anche gli anni della malattia(Ablondi dall’inizio degli anni No-vanta era affetto dal morbo di Par-kinson) furono una testimonianza,talvolta faticosa, sempre accompa-gnata da una luce gioiosa che na-sceva dall’amore per Cristo, di comecostruire un dialogo con il qualevincere paure e tremori. Andare ol-tre, dopo aver sostato per ringrazia-re il Signore, sempre e comunqueper tutto, della verità nella carità.

Il castello scaligero di Valeggio sul Mincio

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 21 agosto 2020 pagina 7

Il rapporto fra ragazzi e giustizia climatica nel toolkit ideato dal World Council of Churches

Abbracciare il futuroimparando dalla natura

GINEVRA, 20. Una raccolta di mate-riale didattico e di risorse per soste-nere chiese e istituti, scuole domeni-cali e campi estivi nei loro continuisforzi per promuovere l’assistenza abambini e giovani attraverso la giu-stizia intergenerazionale per il climae l’ambiente. È intitolato Giustiziaclimatica con e per i bambini e i gio-vani nelle chiese. Informati, ispirati,agisci l’opuscoletto dove si offre ilkit realizzato dal World Council ofChurches, in collaborazione conl’Unicef, nell’ambito di «Impegnidelle Chiese per i bambini», pro-gramma di azioni e strategie adotta-te in risposta a sfide urgenti, nelquale si ribadisce il ruolo particolar-mente importante della gioventù.

I destinatari del piccolo volume,giovani e adulti, sono così invitati ainformarsi, a trarre ispirazione e adagire per rendere visibile nella realtàil proprio contributo a difesa dellacasa comune. La pubblicazioneonline avviene durante le vacanzeestive in modo che insegnanti e for-matori abbiano il tempo di integrarei suggerimenti e gli strumenti deltoolkit nelle lezioni del nuovo annoscolastico che in alcune parti delmondo inizieranno a settembre.Un’iniziativa che si affianca ad altredi uguale tenore svolte nel corso de-gli anni e che è stata finanziata an-che grazie ai proventi del KeelingCurve Prize, assegnato lo scorso an-no al Wcc per il suo impegno nelcontribuire alla mitigazione del ri-scaldamento globale.

Riguardo alla parola “informati”,del materiale raccolto fanno parteun racconto con brani musicali incui si parla dei passi biblici relativialla creazione e un testo teatrale constorie a sfondo ecologico mentre ciòche concerne l’“ispirazione” può na-scere dalla lettura di pagine e can-zoni evangeliche selezionate dalConsiglio ecumenico delle Chiese.Con il bagaglio di conoscenze ac-quisito, infine, si deve di conseguen-za passare all’azione, magari sce-gliendo tra le trenta proposte pre-sentate da Federazione della gioven-tù protestante in Germania, Associa-zione internazionale guide e scoutprotestanti e Federazione luteranamondiale. Tra di esse, per esempio,partecipare a eventi per la piantu-mazione di alberi o impegnarsi inprogrammi ambientali avviati in va-rie aree del mondo per diventare“giovane campione della Terra”.

«Quando si parla del trattamentodei bambini e del loro coinvolgi-mento in questioni che incidono sulloro futuro — è scritto nel libretto —

il documento “Impegni delle Chieseper i bambini” deve servire da guidae quadro per tutti i membri delConsiglio ecumenico delle Chiese».Come sottolineato nel “terzo impe-gno” del programma Unicef, «ibambini sono più esposti degliadulti agli impatti dei cambiamenticlimatici» e se non si interviene conun efficace e radicale progetto «leloro conseguenze saranno ancoramaggiori nella vita delle generazionifuture, rappresentando una minacciaalla loro stessa sopravvivenza».

Molti dei giovani attivisti per ilclima di tutto il mondo provengonoda un periodo di formazione nelleChiese cristiane, ha dichiarato di re-cente il segretario generale ad inte-rim del Wcc, Ioan Sauca: «Abbia-mo creato questo toolkit per aiutarele Chiese a fornire spazio per lo svi-

luppo di soluzioni e promuoverel’adattamento dei nostri sistemi cone per i bambini e i giovani». Secon-do Frederique Seidel, consulente delWorld Council of Churches per idiritti dei minori, la piattaformaonline dove vengono organizzati gliimpegni della Chiesa per bambini eragazzi ha ricevuto molte richieste asostegno delle iniziative intergenera-zionali di giustizia climatica. Questoè stato uno dei trampolini di lancioper lo sviluppo del kit, consideran-do che «l’impegno di bambini egiovani nelle soluzioni climatiche èil modo migliore per rispondereall’eco-ansia, aumentata tra i ragazzidi tutto il mondo. Molti strumentipossono essere adattati per attivitàdidattiche durante il confinamentonel contesto della pandemia di co-vid-19», ha aggiunto Seidel.

Conferenze online in prospettiva ecumenica promosse dalla Federazione luterana mondiale

Testimoni di speranzaper una rinascita umana

Cosa significa essere luteranonel XXI secolo? A questa do-manda una serie di conferen-

ze, dal titolo «Being lutheran», vuo-le offrire non tanto una rispostaquanto una serie di elementi suiquali riflettere per rafforzare la com-prensione dell’identità luterana tesaalla missione dell’annuncio della Pa-rola di Dio in una prospettiva ecu-menica. Queste conferenze, in mo-dalità webinar, sono proposte dallaFederazione luterana mondiale(Lwf) il primo mercoledì di ognimese per presentare le diverseespressioni della teologia e della spi-ritualità della Chiesa luterana allaluce delle esperienze delle comunitàlo cali.

Tale ciclo di incontri è uno dei ri-sultati del meeting internazionale«We believe in the Holy Spirit: glo-bal perspectives on lutheran identi-ties», che si è tenuto nello scorsoottobre ad Addis Abeba per favorireun ripensamento di ciò che i lutera-ni devono fare nel mondo per rilan-ciare una presenza cristiana. Il tuttoin attesa della prossima assembleagenerale della Lwf prevista nel set-tembre 2023, a Cracovia, in Polonia,dove verrà affrontato il tema «Unsolo Corpo, un solo Spirito, una so-la Speranza».

Proprio nella capitale etiopica èemersa l’importanza, non solo per laChiesa luterana, di affrontare i tantimodi con i quali si manifesta la tra-dizione, con una diversità che arric-chisce l’identità luterana e il cammi-no ecumenico, nella riscoperta quo-tidiana di un comune patrimonio difede. L’idea di affrontare questa di-versità ha assunto un valore del tut-to particolare nel tempo della pan-demia che ha chiesto ai cristiani diessere testimoni della speranza nelmondo per una rinascita che sappiacomprendere dolori, sofferenze e di-scriminazioni causate dal covid-19.In ogni conferenza è prevista la pre-sentazione di un tema da parte diuno o più relatori, lasciando spazioal confronto di come esso viene de-clinato in contesti diversi. Nellaconferenza del 5 agosto, per esem-pio, è stata affrontata la questionerelativa al rapporto tra formazione einformazione nella comunità locale.Il pastore brasiliano Marcia Blasi,docente alla Faculdades EST di SãoLeopoldo, e Nicole Grochowina,membro della Fraternità di Cristo diSelbitz, hanno introdotto il temaponendo l’accento sull’imp ortanzadi creare una relazione forte e co-stante tra i percorsi di formazioneteologica e la vita spirituale dellecomunità locali; si tratta di appro-

fondire una dimensione senza laquale, si è sottolineato, il sapere teo-logico perde efficacia e la spirituali-tà corre il rischio di essere autorefe-re n z i a l e .

Centrale è stato il richiamo allapriorità dell’azione ecumenica per laFederazione luterana mondiale, se-condo una tradizione che ha unlungo passato, dal momento che findalla sua fondazione, nel 1947 aLund, essa ha posto la costruzionedell’unità come uno dei suoi scopi.La commemorazione comune delquinto centenario della Riforma harilanciato questa azione, mostrandoquanto importante sia per il cristia-nesimo del XXI secolo il camminoecumenico in grado di vivere l’unitànella diversità, nella riconciliazionedelle memorie per un recupero dellericchezze dottrinali e spirituali delletradizioni cristiane. Con questo pro-getto di conferenze mensili sull’esse-re luterano, la Lwf si propone unrafforzamento dell’identità luterananella condivisione delle pluralità ditradizioni che, dal 1947, condivido-no in modo dialettico una stessaprospettiva di comunione. Rafforza-re l’identità luterana rappresenta unpassaggio fondamentale per il cam-mino ecumenico che chiede ai cri-stiani di vivere, insieme, i doni diCristo. (riccardo burigana)

Sorgerà a Vienna il primo Campus delle religioni

All’università del dialogodi ROSARIO CAPOMASI

Un’area nel segno della fratel-lanza e della pace dove di-verse confessioni di fede

possano scambiarsi idee ed esperien-ze nel reciproco rispetto: è quella sucui sorgerà il primo Campus of reli-gions, il cui progetto finale, sceltofra i tanti presentati fin dal 2015, èstato illustrato nei giorni scorsi nellacapitale austriaca durante una confe-

renza stampa alla presenza di rap-presentanti delle comunità religiosecittadine coinvolte nel programma(cristiani, musulmani, ebrei, neo-apostolici, buddisti, sikh), fra i qualiil cardinale Christoph Schönborn,arcivescovo di Vienna, oltre al sinda-co della città, Michael Ludwig.

Unico nel suo genere, sorgerà nelquartiere di Seestadt Aspern, su unterreno donato dall’Amministrazionecittadina di circa diecimila metri

quadrati e con una zona aperta alpubblico di quasi tremila, e sarà co-stituito da otto edifici dotati di“giardini pensili contemplativi” chesi affacceranno su un piazzale comu-ne dove verrà ospitato anche un isti-tuto dell’Università cattolica peda-gogica Vienna/Krems (Kph), part-ner del progetto.

Spazi aperti, vicoli, gradini, zoned’acqua, ingressi e giardini su più li-velli rappresentano, secondo i pro-gettisti, l’ambiente ideale per scam-biarsi idee su argomenti di fede.Concepito come una struttura edu-cativa interreligiosa, ospiterà le varieattività, iniziative e incontri per gliappartenenti alle comunità di fede eper chiunque sia interessato. Il cam-pus è un segno di dialogo tra i varicredi, «indipendentemente dal nu-mero dei fedeli o dalle dimensionidella Chiesa», ha precisato il cardi-nale Schönborn, il quale ha sottoli-neato come esso rappresenti anche«un invito a un’esperienza religio-sa». Gli otto immobili sacri previstinel progetto dimostrano, ha aggiun-to il porporato, che è possibile tro-vare un «tetto comune delle religio-ni» senza per questo modificare lepeculiarità delle rispettive fedi di ap-partenenza ma anzi «radunandoletutte come un’unica unità», come hadichiarato il rabbino Michael Toto-lov, della Comunità culturale israeli-ta. Di ottima opportunità per darevita a un nuovo ramo di impegnopastorale ha parlato il sacerdote or-todosso Athanasius Buk: «Non vo-gliamo una mostra, vogliamo una

chiesa che sia funzionale per una co-munità vivente».

Il progetto, a cui come detto laKirchliche Pädagogische Hochschu-le Wien/Krems partecipa come part-ner, così come è stato ideato è il pri-mo di questo tipo al mondo, hapuntualizzato il sindaco. Esso inten-de mostrare «le tendenze positiveche la cooperazione tra le religionipuò innescare per la società», grazieanche al superamento di reciprocipregiudizi compiuto nella fase di at-tuazione del programma, e «avrà —si è detto convinto Ludwig — un al-to potere simbolico per tutta Viennae un impatto ben oltre la città».

La necessità del confronto pervincere ogni diffidenza, conoscendogiorno dopo giorno la cultura el’esperienza di chi ha abbracciatouna fede differente: un principio chela Chiesa austriaca applica a ogni li-vello, invitando, soprattutto in que-sto periodo di pandemia e di costan-ti fenomeni migratori, a non erigeremuri, a non avere pregiudizi o pauradello “sconosciuto”. È suo dovereoperare costantemente affinché ilcuore dei fedeli si apra al prossimo,raccogliendo la sfida attuale piùgrande ed evidente: la capacità diparlare con fede.

Concetti, questi, espressi dal presi-dente della Conferenza episcopaleaustriaca, Franz Lackner, arcivescovodi Salisburgo, che ha rimarcato lanecessità per la Chiesa di non stan-carsi mai «di parlare di Dio, di ciòche ci motiva e ci spinge a seguirlo»,testimoniando quell’amore infinito

che riempie la vita dell’uomo «mache a volte ci pone interrogativi». Lafede cristiana, alla base del legamefraterno con il prossimo, ha prose-guito il presule, è il più grande anti-doto contro la superficialità, definita«la tentazione del nostro tempo» erappresentata dall’uso distorto dei

social media e dall’eccessivo materia-lismo. L’uomo, non bisogna mai di-menticarlo, ha concluso Lackner, faparte di una comunità e come tale,soprattutto nei tempi delle privazioniper il contagio di coronavirus, «desi-dera ardentemente segni di affetto,anche solo una stretta di mano».

Croce e mosaico nella chiesa luterana della Santa Trinità a Columbus (Ohio)

Un modello computerizzato del campus

I leader religiosi intervenuti alla presentazione dell’iniziativa

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 21 agosto 2020

Apprezzamento del Pontefice per la nuova iniziativa della Pontificia Accademia mariana internazionale

Liberare la devozione alla Verginedall’influsso delle mafie

Lettera al parroco del santuario argentino di San Raimondo Nonnato

Un inno in favoredella vita nascente

Il cardinale Sandri al santuario di Maria Santissima della Lobra

In preghiera per il Libanoculla di speranza

La statua di san Raimondo Nonnatoin processione per le strade di Buenos Aires

di ANTONIO TARALLO

Papa Francesco ha «appreso conpiacere» dell’iniziativa presa dallaPontificia Accademia mariana in-

ternazionale, che il prossimo 18 settem-bre ha organizzato un convegno per«dare inizio ufficialmente al nuovo set-tore, opportunamente istituito al suointerno». Si tratta del Dipartimento dianalisi e di studio dei fenomeni crimi-nali e mafiosi, ideato e realizzato «perliberare la figura della Madonnadall’influsso delle organizzazioni mala-vitose».

«Desidero esprimere il mio apprez-zamento per l’importante iniziativa erivolgo il mio saluto cordiale ai promo-tori, ai relatori e a tutti i partecipantialla significativa giornata di studio,volta a coinvolgere diversi settori dellasocietà civile, affinché, in collaborazio-ne con le Autorità ecclesiastiche e leIstituzioni pubbliche, si possano indi-viduare efficaci proposte per una ne-cessaria operazione culturale di sensibi-lizzazione delle coscienze e di adozionedi provvedimenti adeguati» scrive ilPontefice in una lettera indirizzata perl’occasione al presidente dell’istituzionemariana, padre Stefano Cecchin,dell’ordine dei Frati minori. Una lette-ra che attesta l’attenzione del Papa peril nuovo processo che sta interessandola Pontificia Accademia da tempo:nuove visioni, nuovi programmi, nuoveprospettive e metodologie di una ma-riologia sempre meno “accademica” epiù vicino alla società, nel pieno solcodegli insegnamenti del concilio Vatica-no II e in piena armonia con il magi-stero di Francesco, che aveva avutomodo già il 4 dicembre 2019 di indiriz-zare i suoi saluti alla comunità dell’i s t i-tuto.

Questa volta, la lettera al presidenteriguarda — in particolar modo — lanuova struttura che sta nascendo all’in-

terno della Pontificia Accademia: il Di-partimento che si occuperà di liberarela figura di Maria dal potere criminale.L’ambizioso progetto — il convegnoinaugurativo del prossimo 18 settembresi svolgerà presso l’aula Unità d’Italiadella Corte d’appello di Roma — vedràcoinvolti importanti figure della societàcivile, tutti accomunati da un “sogno”che non vuole essere solo tale, bensìuna realtà concreta: il bene comune,tanto necessario nel tempo difficile chestiamo vivendo.

Considerato che la figura di Maria,nonché i luoghi, le ritualità e i simboli-smi a Lei associati, sono oggetto di “ri-configurazione sistematica” da partedelle mafie e della criminalità organiz-zata non solo in Italia, ma anche in al-tri Paesi su scala globale, l’Accademiasi è fatta promotrice di questo impor-tante nuovo Dipartimento che avrà ilcompito di studiare e monitorare taleproblematica. A sottolineare questo de-licato punto, è lo stesso Papa Francesconella sua lettera che porta la data dellasolennità mariana dell’Assunta: «La de-vozione mariana è un patrimonio reli-gioso-culturale da salvaguardare nellasua originaria purezza, liberandolo dasovrastrutture, poteri o condizionamen-ti che non rispondono ai criteri evange-lici di giustizia, libertà, onestà e solida-rietà».

Cosa ha spinto l’Accademia a istitui-re questo nuovo Dipartimento? Lapreoccupante “operazione culturale”che si perpetua da diversi decenni adopera della criminalità, ha cercato dicreare nell’inconscio collettivo di variecomunità italiane e straniere una visio-ne distorta e storicamente irreale dellamadre di Cristo. Da questo dato è natauna sorta di “o ccupazione” dei luoghi edelle ritualità mariane da parte dellemafie, in modo da svuotare l’autenticosignificato evangelico della figura diMaria. Per contrapporsi a questo scena-

rio, la Pontificia Accademia ha ritenutonecessaria un’altrettanto forte e coesa“operazione culturale” di restituzionealla verità della figura di Maria. E lofarà non solo nell’ottica cristiana maanche guardando alla tradizione islami-ca, essendo Maria stessa il “mo dello”dell’agire credente in entrambe le reli-gioni.

Il Dipartimento — si legge in unanota della stessa Accademia — vuole re-stituire a Maria il «suo naturale conte-sto, non solo multi-religioso e multi-culturale, ma anche trans-religioso etrans-culturale non solo di fatto ma an-che di diritto», trovando proprio nellasua figura la possibilità «di promuoveredimensioni non secondarie e tutt’a l t roche estranee al bene comune della civi-tas, ma che possono anzi diventarne unpotente elemento capace di valorizzaretutto ciò che in nome della comuneumanità contribuisce alla costruzionedella pace, del benessere per tutti, dellacura per il pianeta e per la sua sosteni-bilità».

Il Dipartimento interesserà ben novearee tematiche: criminalità organizzataautoctona ( ’ndragheta, cosa nostra, ca-morra, mafie pugliesi, stidda, mafiagarganica); criminalità straniera (nellafattispecie quella albanese, nigeriana,turca, colombiana, cecena, messicana);ecomafia e crimini ambientali, archeo-mafia, zoomafia; sequestro confisca egestione dei beni della criminalità ma-fiosa; storia del terrorismo nazionale;terrorismo internazionale; violenza in-trafamiliare; violenza di genere e, in ul-timo, prevenzione e analisi dell’usodelle droghe tra i minori. Un program-ma ad ampio raggio, dunque, quellodel nuovo Dipartimento che vede laPontificia Accademia impegnarsi — inprima persona — in un progetto corag-gioso, ambizioso e profondamente in-novativo.

È partito dal ricordo personaledegli incontri — durante gli annitrascorsi a Buenos Aires — tenutinei giorni delle celebrazioni inonore di san Raimondo Nonna-to. Papa Francesco, nella letteraautografa inviata il 6 agosto adon Rubén Ceraci, parroco delsantuario argentino dedicato alreligioso mercedario invocato co-me patrono delle donne in gravi-danza e delle ostetriche, assicurala sua vicinanza spirituale allacomunità che si prepara a viverela festa liturgica del santo, ricor-dato con grande solennità nellacapitale del Paese il 31 agosto diogni anno.

Il Pontefice rievoca in partico-lare «le benedizioni delle mam-me, dei bambini, degli sposi chechiedono un figlio» affidandosiall’intercessione di RaimondoNonnato. Si tratta, scrive, «di unvero inno alla vita nascente».Anche «ora — confida — quando

all’udienza alcuni sposi mi chie-dono la benedizione perché arri-vi un figlio, dico loro di pregaresan Raimondo Nonnato». E «sesono dell’Argentina — continua— raccomando loro di passareper il santuario di via Cervan-tes» a Buenos Aires.

Il Pontefice formula gli augurial sacerdote per la prossima cele-brazione, che questo anno si pre-vede «un po’ atipica» per le re-strizioni a causa del covid-19. Econclude la lettera con la certez-za che, nonostante tutto, per lacomunità questa sarà un’o ccasio-ne di abbondante grazia, pace,salute e fecondità.

La novena inizierà sabato 22 esi svolgerà fino al 30 ogni giornoalle 19, eccetto le domeniche, incui sarà posticipata alle 19.30Quest’anno il tema scelto per lafesta è «Insieme a san Raimon-do, abbracciamo la speranza».La messa solenne sarà celebrata,

lunedì 31 dal cardinale MarioAurelio Poli, arcivescovo di Bue-nos Aires e primate d’A rg e n t i n a .Tutte le celebrazioni potrannoessere seguite tramite gli accountdel santuario sui social: Face-book, Instagram e Youtube.

San Raimondo è molto vene-rato nella capitale argentina, do-ve viene invocato anche comeprotettore dei bimbi non ancoranati. Mercedario del XIII secolo,originario della Catalogna — fuuno dei primi compagni di sanPietro Nolasco — è chiamato“non-nato” perché venne estrattovivo dal grembo della madre or-mai morta. Le donne argentinehanno la tradizione di portaredelle scarpine al santuario e rice-vono quelle di chi le ha precedu-te. Si crea così una catenad’amore in favore della maternitàe dell’impegno a promuovere lavita in tutte le sue fasi.

Un pensiero per «l’amato» Libano— «culla di speranza per il permane-re dei cristiani nel Medio oriente,ma tanto insidiato non solo dalle fa-tiche e dal dolore provocato dal-l’esplosione al porto di Beirut, maanche per il perdurare dell’instabilitàpolitica e la grave crisi economica»— è stato rivolto dal cardinale Leo-nardo Sandri durante la celebrazioneeucaristica presieduta domenica mat-tina, 16 agosto, nella parrocchia diSan Francesco d’Assisi, a Sorrento.

Nella sua omelia il prefetto dellaCongregazione per le Chiese orien-

tali ha preso spunto dal brano evan-gelico della liturgia, che racconta co-me Gesù si spostasse dalla Galileaandando più a nord, nella regione diTiro e Sidone, città che oggi si tro-vano al sud del Libano.

I cristiani del Paese dei cedri, hasottolineato in proposito il porpora-to, «sono orgogliosi di ricordarequesto episodio del Vangelo», per-ché «possono dire: Gesù è stato an-che in mezzo a noi, sulla nostra ter-ra». Questa esperienza però, anchese non «in senso di presenza fisica,può e deve essere anche di ciascuno

di noi, affinché possiamo dire: Dio èstato anche nella mia casa, nella vita,ha ascoltato il grido del mio cuorecome quello della donna protagoni-sta del dialogo con Gesù nel Vange-lo, di cui è lodata la fede».

Sempre riferendosi alla paginaevangelica, il prefetto ha riconosciu-to come, a un primo approccio, siadifficile comprendere «la durezzadelle risposte di Gesù» alla donnacananea, donna che soffre portandonel cuore «la tragedia di una madreche vede soffrire il proprio figlio,che ha dato alla luce e accompagnanel cammino dell’esistenza». A unalettura più attenta, però, «forse pos-siamo comprendere l’atteggiamentodi Gesù non anzitutto come rivoltoalla donna per escluderla, ma per ri-badire per più volte la validità dellapromessa di Dio al suo popolo,Israele». Infatti, mentre «sembranochiudersi le porte della speranza perla madre dell’episodio evangelico»,in realtà Gesù «sta bussando conforza alle porte del cuore dei figlidella promessa ad Abramo, quasi asvegliarli come con i rintocchi diuna campana», assicurando che Dionon ha dimenticato la promessa, Dioè fedele, è l’Emmanuele, il Dio-con-noi.

Il Vangelo di Matteo, ha aggiuntoil cardinale Sandri, continua «a ri-cordare questo fatto, essendo scrittoper comunità che provenivano inbuona parte dalla fede giudaica».Nelle sue pagine «vediamo tantepersone che si accorgono di Gesù elo seguono, ma anche molte che ten-gono chiusi gli occhi del cuore edella mente, e lo rifiutano»: conti-nuano a dire che «Dio è fedele, che

Dio ha promesso, ma in realtà nonvogliono vivere del compimento del-la promessa, rimanendo estranei aGesù». È un rischio, ha ammonito,anche «per ciascuno di noi: doman-diamoci se siamo cristiani perché ri-petiamo le parole della fede, o per-ché ripetendole le viviamo ogni gior-no nella preghiera di lode e di rin-graziamento, e nella carità operosache manifesta il nostro essere fratelliin Cristo».

Rimane comunque «la conclusio-ne del dialogo di Gesù, che loda ladonna perché ammette di non averetrovato una fede così grande in co-loro che si sentivano i privilegiatiperché i primi destinatari della pro-messa».

Nell’insistenza umile e determina-ta della donna che «con dignità eforza supplica per la vita di suo fi-glio — ha detto il porporato — p os-siamo rileggere le invocazioni di tan-te madri, forse anche qui presenti,preoccupate per la condizione dimalattia, disperazione o miseria del-la loro progenie». Anche loro a volte«hanno avuto o hanno l’i m p re s s i o n eche Dio forse non ascolti il loro gri-do, eppure continuano a invocarlo,certe pur nella sofferenza che Eglic’è, è presente, e non si dimenticheràdi noi che siamo sue creature, so-prattutto i più fragili e afflitti».

Nell’Incarnazione, Dio stesso«non solo sta loro vicino, ma è pre-sente in mezzo a noi in questi nostrifratelli più deboli: Gesù è il figliodella donna cananea, Gesù ha presosu di sé le sue sofferenze, le ha vis-sute in prima persona, e per questonon li lascia da soli». Anzi, ha ag-giunto il prefetto, rivolge «un appel-

lo a ciascuno di noi per continuaread avere fede, a riconoscerlo presen-te, a servirlo, ad amarlo, a rivolgercia Lui», anche a volte elevando ungrido e riconoscendo: «Sono debole,non ce la faccio più, ma con te soche posso andare avanti».

Anche il giorno precedente, saba-to 15, durante la celebrazione dellasolennità dell’Assunzione, nel san-tuario di Santa Maria della Lobra, ilcardinale aveva fatto riferimento alLibano, senza tuttavia dimenticare itanti travagli che il mondo sta attra-versando e che «hanno generato egenerano morte; pensiamo alle vitti-me della pandemia che non accennaa indebolirsi nel mondo, ma anche aquelle delle violenze, delle guerre edelle tragedie» o «ai tanti dolori piùnascosti nelle nostre case e fami-glie». Il porporato ha invitato aguardare a Maria Assunta in cielocome «stella del mare e rifugio deinaviganti, Madre di noi tutti pelle-grini su questa terra e in questa valledi lacrime». Poi, ha ricordato che laVergine prega «per ciascuno di noi;lei ci ricorda di cercare la luce diGesù che è in noi sin dal giorno delnostro battesimo, e di farla risplen-dere nelle tenebre del mondo».

In particolare, il prefetto ha fattonotare come «la carità concreta, lasolidarietà verso i poveri e i bisogno-si, la solidarietà nelle città e tra legenerazioni siano i segni di una esi-stenza redenta e capace di accorgersidei fratelli che incontriamo sul no-stro cammino, come Maria che va aservire la cugina Elisabetta». Da quil’invito a non dimenticarsi di Dio,come Egli «non si dimentica mai dinoi».

Il cardinale ha poi sottolineato co-me Maria venga esaltata e raggiunga«le vette della grazia che a nessunacreatura umana era concesso di im-maginare». Nelle parole del Magni-ficat ella «proclama che Dio haguardato all’umiltà della sua serva eche le generazioni la chiamerannobeata. Sa riconoscere il dono e rendegrazie a Colui che ne è l’origine e lasorgente». Per il cardinale Sandri, lacapacità di rimanere con «il cuorecolmo di stupore e riconoscenza è ilmigliore antidoto contro la superbiae il pensare di poter possedere lagrazia come se l’avessimo conquista-ta con le nostre forze». Questo cuo-re «profondamente radicato in Dio»consente infatti a Maria «di contem-plare l’intera storia umana come unastoria di salvezza: Egli è intervenutoe interviene in favore dei piccoli checonfidano in Lui».

Il porporato ha quindi invitato ainvocare per l’intercessione di Maria«uno sguardo puro e capace di ve-dere i grandi segni di Dio nella no-stra vita». Poi, facendo riferimentoalla bellezza e alla storia dei luoghidi Massa Lubrense, ha evocato inparticolare l’immagine delle profon-dità del mare, che possono «ram-mentare come il Signore sia scesonei nostri abissi». Nessuno, ha ag-giunto, «si deve sentire così lontanoche Gesù non possa raggiungerlo esalvarlo, come ricorda san Paolo».Infine, il ricordo del prefetto è anda-to ai devoti della Madonna della Lo-bra, che «la supplicano e la invoca-no, e rimangono legati al suo dolcericordo anche da terre lontane, comel’Argentina da cui — ha ricordato —io stesso provengo».

L’immagine della Madonna della Lobra