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RIVISTA ITALIANA

DI

NUMISMATICA

RIVISTA ITALIANA

DI

NUMISMATICA

DIRETTA DA

FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHI

E DA UN

CONSIGLIO DI REDAZIONE

Anno Terzo 1890

MILANO

Lodovico Felice Cogliati, Tipografo-Editore

Via Tantano, N. 26

1890^

PROPRIET LETTERARIA

V.3

Tip. L. F. Cogliali. - Scz. nel Pio Istituto pei Figli della Provvidenza.

CONSIGLIO DI REDAZIONE pel 1890

^^*- ~

GNECCHI Cav. Francesco } r.. .. . GNECCHI Cav. Ercole ) ^*^^^^^^*-

AMBROSOLI Dott. Solone, Conservatore del Eegio Gabinetto Nu- mismatico di Brera.

BRAMBILLA Nob. Comm. Camillo.

GAVAZZI Cav. Giuseppe.

MARIOTTI Cav. Dott. Giovanni, Direttore del R. Museo di Anti- chit di Parma.

MILANI Cav. Prof. Luigi Adriano, Direttore del R. Museo Archeo- logico di Firenze.

MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana.

PAPADOPOLI Conte Nicol.

ROSSI Dott. Umberto, Conservatore del Museo Nazionale di Firenze.

SALINAS Comm. Prof. Antonino, Direttore del Museo Nazionale di Palermo.

SANTONI Can. Prof. Milziade, Direttore della Valentiniana di Camerino.

VISCONTI March. Carlo Ermes, Conservatore del Museo Artistico Municipale di Milano.

Luppi Cav. Prof. Costantino, Segretario.

# ^

AI LETTORI

Non fu certo per nostra elezione che abbiamo assunto la Direzione della Rivista; 7na senplicemente perch , avendo deciso di ritirarsi da tale ufficio il nostro buon anico e collega Dottor Solone Ambrosoli, ne seguiva cone naturale conse- guenza che qualcuno lo dovesse sostituire,

#Vuoi la sorte, vuoi la necessit delle cose, fatto sta che tal peso venne a cadere sidle nostre spalle; e, date le circostanze, non ab- biamo creduto conveniente da parte nostra il rifiutarlo. Fata sequimur. Tale sostituzione del resto, ci afffrettiamo a dichiararlo, non porter alcun cambiamento nella Ri- vista , se non fosse quello che, restando fnaggior tempo

-^ AI LETTORI

disponibile all' ex-direttore , questi ne diventer un pi attivo collaboratore, del che certo non avranno a lagnarsi % nostri Associati, Nulla viene cambiato nella forna esterna, nulla nell'organizzazione interna della Ei vista , la quale, pure essendo materialmente in mani private , per gi, quanto al sistema di redazione, organizzata in modo da poter passare tale e quale sotto la direzione di una So- ciet Numismatica, appena questa sia fondata e posta in grado di assumerla; ci che non solo abbiamo in animo e desideriamo da lungo tempo, ma facciamo ogni sforzo perch sia al piti presto realizzato. La posizione attuale va dunque considerata come un periodo di transizione, come un senplice interim.

La Rivista ci viene consegnata in ottime condizioni, dopo due anni di onorata esistenza ; il che, se evidentemente un bene^ per anche nello stesso tempo un aggravio di responsabilit per chi deve incaricarsi della continuazione, Noblesse oblige. Ba parte nostra siamo disposti a mettervi tutto il buon volere ; ma il buon voler nostro non potrebbe essere che ben poca cosa per la felice riuscita di un lavoro di sua natura collettivo e complesso, senza la cooperazione tanto dei vecchi cone dei nuovi collaboratori. Nutriamo per- tanto fiducia e anzi abbiamo fondamento di ritenere che i vecchi non ci abbandoneranno e che nuovi nomi verranno ad aumentare e completare la schiera degli scienziati^ stu- diosi ed amatori italiani, portando alla Rivista nuovo e prezioso contributo di investigazioni e di studii.

Senza menomamente escludere quanto ci potesse venire da altri paesi, e accogliendolo anzi di buon grado, come si

AI LETTORI 1[

fece finora, noi facciamo un caldo e speciale appello a tutti i nostri confratelli sparsi sull'Italico suolo dalVAlpi alla Trinacria, dichiarando che tutti senza distinzione saranno i ben venuti in questa Rivista, il cui ideale sopratutto di divenire veramente Italiana.

Per meglio raggiungere questo vagheggiato ideale ci proponiamo di riprodurre in essa anche i migliori opuscoli apparsi qua e l in questi ultimi due anni, o staccati o per cosi dire dispersi in periodici di indole non numisma- tica, e che quindi sarebbero destinati ad andare perduti o a divenire irreperibili, come avvenne gi di tanti altri an- teriormente pubblicati. Della riproduzione di una buona parte abbiamo gi ottenuto V autorizzazione dai rispettivi autori (1) e non dubitiamo d' averla anche per i rimanenti.

Riassumendo il prodotto degli studii numismatici fatti nelle diverse regioni d'Italia, la nostra Rivista diverr un nuovo legarne fra gli studiosi di questa scienza, la quale, se non ha l'importanza e la pratica utilit di altre piic vive e pili palpitanti, deve per tenere il suo posto onorifico in un paese civile ed essere nuovo centro d'irradiazione a sus- sidio delle storiche discipline.

Solamente quando questo ideale sar raggiunto, quando

(1) Incominciamo anzi la serio di tali pubblicazioni in questo stesso primo fascicolo coi duo ultimi opuscoli del compianto comm. Vincenzo Promis : I.*' Moneta inedita di Pietro I di Savoia e pochi cenni sulla zecca primitiva dei Principi Sabaudi y e II.*' Monete di Giov. Battista Falletti conte di Benevello, e con due memorie del Can. Ab. Bernardo Morsolin: Lodovico Chiericati e Girolamo Gualdo.

12

*- AI LETTORI

tutte saranno vinte le piccole difficolt, le piccole diffi- denze, che pur troppo poco o molto esistono ancora fra di noi, triste retaggio dei tempi passati e lontano ricordo delle antiche divisioni ; quando tutte le pubblicazioni d'in- dole numismatica affluiranno direttanente alla Rivista come alla loro sede naturale, solamente allora si potranno dire gettate le basi di una vera Societ Numismatica Italiana, di cui la Rivista sar l* organo e V espressione.

Francesco ed Ercole necchi.

-*^

FASCICOLO I,

APPUNTI

DI

NUMISMATICA ROMANA

vili.

ANTONINIANO DI ZENOBIA.

^ S, Z6N0BIA VG-

Busto diademato a destra contornato da una mezzaluna.

^ IVNO REGINA

Giunone di fronte, rivolta a sinistra con una patera e un lungo scettro. Ai suoi piedi il pavone. Nel campo a sinistra una stella.

questo l' Antoniniano di Zenobia, di cui il sig. A. Markl annunciava la prossima pubblicazione nel suo ultimo articolo Serdica o Antiochia? 0-). Gi da qualche tempo esso era entrato a formar parte della mia collezione; ma aspettava appunto l'apparizione di quell'articolo per comparire alla luce del giorno.

(1) Rivista Italiana di Numismatica. Anno II, Fase. lY, Nota 2 a pag. 558,

16 FRANCESCO GNECCHI

Essendo V unico Antoniniano oggi esistente di Zenobia (l), il cui nome non figura nella sevie mone- taria romana che pei bronzi battuti in Egitto, e, trattandosi perci di moneta molto importante anche a chiarire qualche punto storico ancora oscuro e controverso relativamente ai Principi di Palmira , desideravo fissarmi bene sulla sua origine , ossia sulla zecca a cui attribuirla.... e mi avvidi che la questione non era tanto semplice n facile a risol- versi. Interpellai quelli fra i colleghi che so spe- cialisti in tal genere di studii e fra questi citer principalmente i signori Teodoro Rhode e Andrea Markl. Ambedue mi risposero ritenere che l'Antoni- niano di Zenobia doveva essere stato coniato nella zecca ove si coniavano le monete di Vaballato, e questo sembrava molto naturale anche a me, piut- tosto per per probabilit storica che non per vera analogia di fabbrica ; giacch non potrei asserire di

(1) Cohen pubblica, riportandolo da Tanni come esistente nel fu Moseo Gradenigo, ma prestandovi poca fede, il seguente Antoniniano:

D. ZENOBIA AYG .

Testa a destra circondata dalla mezzaluna.

K. PIETAS AVGG .

La Piet seduta a sinistra stendente la mano a un fanciullo o ap- poggiata a un'asta.

Anche altri autori posteriori al Cohen, citarono questa moneta come sospetta. Quanto a me, quantunque sia ignoto ove attualmente si trovi, se ancora esista, e malgrado qualche probabile errore di grafia (la leg- genda del dritto doveva probabilmente essere : s. zenoiia avg., e quella del rovescio forse : pietas avo.) non vedo alcun motivo per non ammetterla. L'esistenza poi del mio esemplare mi conferma sempre pi nella per- suasione che anche quello del Museo Gradenigo abbia realmente esistito, fosse genuino.

APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 17

trovare fra rAntoniniano di Zenobia e gli Antoni- niani di Vaballato quella identit di tipo che fa dire senz'altro: ambedue devono necessariamente essere il prodotto della medesima zecca. Tale giudizio poi nel nostro caso reso assai difficile dall'essere unico uno dei termini di confronto e scarsissimi gli esemplari dell'altro. Ma ammettiamo pure che le monete, tanto di Zenobia che di Vaballato, siano state coniate nella medesima zecca; le discrepanze incominciano quando si tratta di definire il luogo ove quella zecca esisteva. Il sig. Rhode l'attribuisce a Tripoli nella Fenicia (l), il sig. Markl invece ad Antiochia di Siria ; n occorre accennare che altri vorrebbe attribuirla a Serdica ^2). Ecco dunque perch, prima di pronunciarmi in mezzo a tanta indecisione, volli aspettare l'apparizione del- l' articolo Serdica o Antiochia ?^ che 1' autore stesso mi aveva annunciato come specialmente dedicato alla soluzione di tale problema. E questo completamente risolto ? Potremo noi attribuire l' Antoniniano di Zenobia alla zecca d'Antiochia con tutta sicurezza e con nessuna restrizione? Senza ripetere qui i ragionamenti e le prove acutamente addotte nel citato articolo dal signor Markl in appoggio di questa attribuzione, e senza invadere il campo emi- nentemente tedesco di tali sottili investigazioni , mi limiter a dire che, quanto a me, parmi che le maggiori probabilit pendano dalla parte del Markl, e che quindi possiamo accettare la sua attribu-

(1) Theodor Rhode. Die Miinzen des Kaiser Aurelianus, seiner Frau Severina und der Fursien von Palmyra. Pag. 400-401.

(2) E. Lpaulle. La Mannaie romaine la fin du haut empire. Revm Numismatiquey 1888-89.

18 FRANCESCO GNECCHI

zione , come quella che oggi resta provata meglio di ogni altra, e meglio si concilia anche colle no- tizie storiche che ci sono pervenute per altre vie che per la numismatica. Se non accetto la cosa col- Tentusiasmo del credente e con fede incrollabile , gli che qualche riserva mi pare conveniente farla sui risultati dello stretto ragionamento critico, quando questo, appoggiandosi a monumenti per s stessi molto imperfetti , applicato ad avvenimenti cos lontani che vanno a perdersi nella caligine dei tempi e in mezzo a circostanze pochissimo conosciute e talora anche completamente ignote.

E del resto, sia pure Antiochia , che per ora ammetteremo , o Tripoli o Serdica o forse Palmira od altra ancora la patria delF Antoniniano in di- scorso, resta acquisito il fatto della sua esistenza , che prima non si conosceva se non molto dubita- tivamente , e questo quanto formava l' oggetto precipuo della presente memoria.

Quantunque molto sia gi stato scritto a pro- posito della famiglia d' Odenato e dei Principi di Palmira , non sar fuori del caso ripetere qualche cenno storico relativamente alla regina Zenobia, onde poter stabilire la data dell' Antoniniano descritto.

Settimia Zenobia fu la seconda moglie d'Ode- nato, re di Palmira, a cui GaUieno nel 264 d. C. aveva accordato il titolo d' Auffusfo in ricompensa delle sue gesta vittoriose contro i Persiani. Il suo nome non figura nella serie numismatica Romana W,

(1) Autori degni di poca fodo, quali Occo e Mezzabarba diedero come d'altri tiranni assolutamente ignoti, anche alcuni bronzi alessandrini di Ode- nato. Se si dove giudicare dagli esemplari apparsi in qualche pubblica ven-

APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 19

Morto Odenato nel 266, Zenobia , ritenendo sempre per s il titolo ' Augusta, legittimamente o arbitrariamente ereditato dal marito , si divise il regno, secondo alcuni, coi figli Timolao e Erenniano, secondo altri con Vaballato, il quale ancora molto discusso se fosse figlio di Zenobia oppure della prima moglie d' Odenato, ne noi entreremo nell'intricatis- sima e forse inestricabile questione, la quale del resto poco importa al caso nostro. Fatto sta per che di Vaballato ci rimasero monete, mentre nessuna se ne conosce degli altri due. Zenobia per parecchi anni govern l'Oriente dalla sua capitale Palmira, lasciata in pace da Claudio Gotico gi abbastanza occupato in Occidente, finch Aureliano , impegnato nella guerra contro i Goti, inseguendoli per scacciarli dal- l'Asia Minore, si spinse colle sue armi fino ad An- tiochia. L' intrepida regina gli mosse incontro da Palmira , sostenne una guerra lunga e gloriosa ; in cui pi volte ebbe il sopravvento ; ma poi dovette soccombere, vedere Palmira distrutta e seguire pri- gioniera a Roma il carro del trionfatore.

dita in commercio, bisogna dira si tratti di monete di Claudio Gotico a cui fn rifatta la leggenda. Un mio amico competentissimo e autorevolissimo, da me interpellato sull'argomento, mi scriveva alcuni anni sono : Je puis vous assurer qu'il est de tonte impossibilit que co souvorain ait jamais pu frapper en Egypte sous Gallien. On pourrait admettre dos pces d'An- tioche, mme de Palmyra, mais en Egypto Gallien ne l'aurait jamais admis. Credo anch'io alla maggioro probabilit per le zecche d'Oriente ; ma non mi sembra per che a priori si debba escludere la possibilit di monete battute anche in Egitto. Gallieno, avendo accordato a Odenato il titolo d'Augusto, non gli avrebbe forse potuto accordare anche il diritto di batter moneta? E non si potrebbe anche supporre che Odenato avesse creduto di poter far senza di tale permesso? Il caso non sarebbe nuovo.

20 FRANCESCO GNECCHI

Questo avveniva nel 273. L' Antoniniano di Zenobia dunque deve essere stato battuto tra il 266 e il 272 d. C, e mi parrebbe difficile stabilirne la data pi precisamente.

Quanto alla provenienza, esso era compreso in un ricco ripostiglio di monete romane dei bassi tempi trovato due anni sono vicino a Tautha in Egitto. Il ripostiglio (una piccola parte del quale fu gi da me descritta) W constava di circa 5000 monete tutte di buona conservazione e appartenenti agli imperatori Gallieno, Claudio Gotico, Aureliano, Aureliano e Atenodoro, Aureliano e Vaballato, Ta- cito, Floriano, Probo, Caro, Carino, Magna Urbica, Numeriano, Diocleziano , Massimiano Erculeo , Co- stanzo Cloro e Calerlo Massimiano. Ora Galerio Mas- simiano avendo regnato dal 305 al 311, il tesoro non pot essere nascosto prima di quest'epoca, ossia circa 40 dopo che V Antoniniano di Zenobia era stato coniato.

Fra le 5000 monete del ripostiglio V esemplare di Zenobia era unico.

(1) Ora solamente vengo informato dal Sig. A. Parazzoli del Cairo, da cui ebbi a mezzo del Sig. Gaetano Vigano di Desio l'Antoniniano di Ze- nobia, che a questo medesimo ripostiglio appartenevano le monete da me descritte al N. II di questi stessi Appunti^ sotto il titolo di: Ripostiglio di Monete Romane in Egitto, Vedi Rivista Italiana . di Num. Anno I, fase. II, pag. 151.

APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 21

IX.

I CONTRASSEGNI SULLE MONETE DELLA REPUBBLICA E DEL PRINCIPIO DELL'IMPERO

Le impronte applicate per mezzo di un punzone alle monete antiche in epoca posteriore alla loro coniazione sono designate col nome generico di Con- tromarche. Ma queste si possono dividere in due cate- gorie ben distinte ; quelle formate da lettere, il pi delle volte legate fra loro in nesso e indicanti in abbreviazione un dato nome o una data parola, op- pure da numeri indicanti un valore e sono le vere contromarche; e quelle formate da semplici segni convenzionali, senza un significato precisato e deter- minabile. Ora, siccome, al dire di Manzoni, le parole sono il manico delle idee, ad esprimere due cose di- verse, a distinguere cio le due accennate categorie e ad evitare confusione, sar bene adoperare due diverse parole, lasciando il nome di Contromarche alle prime, e chiamando Contrassegni i secondi, parole che val- gono anche a rendere pi precisamente le idee che si vogliono esprimere.

Le Contromarche, come pi evidenti e pi facil- mente spiegabili o interpretabili, perch contenenti in s stesse la chiave dell'interpretazione, e del resto poco numerose, attirarono gi da tempo l'attenzione del numismatico, furono da molti studiate e in gran

22 FRANCESCO GNECCHI

parte pi o meno felicemente spiegate ; rimanendo cosi oramai chiarito che in generale servirono a in- dicare la riammissione ufficiale ^(1 corso legale di mo- nete (per lo pi di bronzo), le quali per quanto logore non avevano perduto il voluto peso.

I Contrassegni invece, immensamente pi nume- rosi nelle loro variet, ma assai meno visibili per la loro piccolezza, si trovano quasi unicamente sulle monete d'oro e d'argento ; e, non avendo un signi- ficato diremo implicito , come sfuggono alla descri- zione, talch non e' altro mezzo di esprimerle che la riproduzione col disegno, sfuggirono pari- menti per lungo tempo allo studio non solo, ma anche air osservazione dei numismatici. Dir anzi che al- lorch incominciai a osservarli e prenderne nota, io credeva che l'argomento fosse completamente ver- gine; ma, frugando poi nelle riviste e negli opuscoli recenti, trovai che qualche cosa fu gi scritto in pro- posito, il che mi corre obbligo d'accennare.

Prima di tutti il sig. M. Bahrfeldt pubblic un articoletto (i), dando un elenco delle Lettere e di alcuni Segni impressi su denari repubblicani.

Arturo Engel poi in un suo articolo (2) diede la descrizione e il disegno di 16 di tali Segni stampati su denari della Repubblica e d'Augusto, senza per en- trare neppure superficialmente nella materia; e un seguito a questo lo diede E. Taillebois (3).

(1) V)er Einstenpeungen auf Silhenniimm der roinischen Repuhik ZeU9chrift far Numisntatiky 1881.

(2) Note sur quelqus contretitarques antiques et sur certaines sittgu- ln'tes numitmatiques. Reme Numisinatiqtie. 1887.

(3) Contromarq*te8 antiques, pour faire suite Vtude de M. A. Engel. ^ Reme yurnisinatique, 1888.

APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 23

Ma lo scritto pi importante quello del pro- fessor L. A. Milani : Di alcuni ripostigli di Monete Romane, pubblicato nel Museo d'Antichit classica del Comparetti, Voi. II, Punt. I, anno 1886, in cui l'Autore, descrivendo il Ripostiglio di Roma, d l'accurata de- scrizione di tutti i Contrassegni che vi si trovavano, corredandoli di acute osservazioni. Queste per sono naturalmente limitate alle sole monete di quel ripo- stiglio, le quali, forse per ragioni speciali a noi ignote, sono lontane dal- dare un'idea della generalit.

Babelon nella sua Descrizione delle monete della Repubblica romana, accenna alla nota contromarca di Vespasiano che si trova su alcuni denari, ma non si occupa punto dei Contrassegni; i quali invece parmi possano meritare qualche attenzione, sia per quelle deduzioni generali che per ora dobbiamo limitarci a fare, sia perch potrebbe anche darsi che una volta studiati, quei segni avessero ad uscire dal misterioso mutismo che li avvolge e parlare un linguaggio, in- segnando qualche cosa a profitto della numismatica.

Ma qualsiasi argomento per essere studiato ha bisogno prima di tutto d'essere conosciuto e cono- sciuto nella pi larga scala possibile; ed appunto con tale intendimento che nelle due annesse tavole ho disegnato il pi accuratamente che mi fu possi- bile e in proporzioni un poco maggiori del vero circa 600 Contrassegni o gruppi di Contrassegni esistenti su altrettante faccio di monete della repubblica ro- mana o del principio dell'impero. Le monete esami- nate sono per la pi parte contenute nella mia col- lezione e in quella massa di duplicati che formano il necessario contorno di una collezione viva , (fra i quali anzi, come i meno conservati, trovai la messe

24 FRANCESCO GNECCHI

pi copiosa di Contrassegni), e nella serie consolare del R. Gabinetto di Brera (l). Come necessario cor- redo al disegno d nel prospetto che segue l'indica- zione di quegli elementi che vi possono servire di schiarimento, ossia: la identificazione della moneta su cui il Contrassegno si trova, mediante riferimento ai numeri di Babelon per quelle della Repubblica e di Cohen per le imperiali, V indicazione della famiglia a cui la moneta appartiene, nonch il nome del mo- netario che la fece coniare e la relativa data, e final- mente se il Contrassegno si trova sul dritto o sul ro- vescio della moneta. Due altri elementi, il peso e la conservazione, che forse a taluno potrebbero sembrare interessanti, io ho ommesso, ed eccone le ragioni. indubitato o almeno pi che probabile, che il peso dov(tte avere la sua influenza al momento che il Contrassegno venne stampato sulla moneta, anzi con tutta probabilit ne fu la causa determi- nante , come lo fu di tutte le contromarche in genere. Ma, se ci facile avere il peso attuale della moneta, non ci assolutamente possibile aver quello che essa aveva al momento in cui il Contrassegno vi venne impresso, il quale peso sarebbe il solo interessante. Dacch noi ignoriamo quale circolazione e quindi quale diminuzione di peso abbia subito la moneta dopo d'esser stata contrassegnata, il peso attuale delle monete viene ad essere per noi un elemento affatto inconcludente ; e il medesimo ragionamento valga anche per la conservazione. Perci ho omesso Tuna cosa e l'altra, e mi limiter a fare qualche accenno

(1) Appartengono alla mia Colleziono le monete portanti i 481 Contrassegni disegnati da A-1 a M-26, e a qaolla di Brera gli altri 117 da 0-14 alla fino.

APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 25

generale intorno a questi due coefficienti del peso e della conservazione. Pesato un centinaio di de- nari, contrassegnati, ottenni una media di gr. 3,5150, ci che vuol dire che l'uno per l'altro conservano ancora un peso superiore a quello neroniano di gr. 3,41. Il peso minimo, ossia di circa tre grammi, e quindi inferiore a quello legale, lo trovai fra alcuni denari sconservatissimi delle Legioni di M. Antonio ; e qui appunto probabile si sia verificato il caso accennato d'una diminuzione di peso per peggiorata conservazione , posteriore al Contrassegno. Questo prova di quanto poco interesse sarebbero il peso e il grado di conservazione attuale delle monete nel caso nostro, ben diverso di quello d'un ritro- vamento , ove questi elementi possono essere sotto altri rapporti importantissimi.

Noter ancora come i denari trovati calanti portino i Contrassegni pi svariati e tanto dissimili fra loro quanto lo sono da tutti gli altri. Il che escluderebbe l' ipotesi che dei Contrassegni alcuni fossero destinati a indicare un peso abbondante, altri un peso deficiente. E del resto non crederei che in nessun caso un Contrassegno potesse esser fatto per indicare una moneta calante. era lo Stato che ve lo imprimeva, ci che non credo, come vedremo in seguito, e allora le monete calanti sarebbero state ritirate e riconiate; o ve lo imprimevano i particolari, come mi pare sia veramente avvenuto, e in tal caso, se me lo spiego assai bene per le monete crescenti, non me lo spiego in alcun modo per le calanti. Non posso ammettere che i banchieri di Roma antica fossero molto diversi da quelli pdierni, i quali si guar- derebbero bene dal contrassegnare un valore calante...

FRANCESCO GNECCHI

H Prof. Milani e qui mi spiace di non tro- varmi d'accordo con chi naturalmente considero quale maestro, invece dell'opinione che il Con- trassegno comcch privato e segreto abbia potuto adoperarsi nei due casi , ossia tanto per le monete crescenti come per le calanti, e anzi trae la prova di tale principio dall'arguta osservazione dei Con- trassegni sulle monete del ripostiglio di Roma.

Ecco le sue parole Considerando nel nostro elenco i marchi simbolici pi comuni in rapporto u coi rispettivi pesi , par quasi di sorprendere il u significato intrinseco dei medesimi ; imperocch u si osserva che al segno unico del cimeo corrisponde u regolarmente con due leggere eccezioni , un peso a inferiore al piede normale neroniano (gr. 3,41) ; u mentre alle lunule non accompagnate dal cuneo , a corrisponde regolarmente , senza eccezione , un a peso superiore a quello legale. La lunula crescente u una delle contromarche pi antiche, e si mostra tt tanto appropriata a indicare di sua natura un tt peso crescente^ quanto il cuneo a indicare un peso a decrescente^ ossia calante. Le tre monete contro- a marcate con i due cunei, del peso di gr. 3,55-3,38- tt 3,50 non farebbero eccezione, potendosi spiegare la a duplicazione del cuneo come un segno di corre - a zione in una ulteriore verifica . (Op. cit., pag. 63).

In una lettera recentissima poi, in cui gentil- mente mi comunicava alcune sue osservazioni, di cui feci tesoro, sull'argomento, lo stesso prof Milani, confermandomi l'opinione sua sul duplice scopo del Contrassegno, mi scriveva : u Nella fluttuazione mo- li netaria dell' argento, quante volte i banchieri, che tt avevano gi riscontrato e pesato un pezzo calante

APPUNTI DI NUMISMATICA. ROMANA 27

u si sarebbero trovati a ripesarlo, ove con un segno u convenzionale non l' avessero precedentemente e u forse individualmente classificato ? ??

Dal canto mio non posso a meno di opporre a tale ragionamento due osservazioni. Prima di tutto mi parrebbe che la moltiplicit dei Contras- segni adibiti a due scopi opposti avrebbe dovuto in- generare tanta confusione, da sconsigliarne addirit- tura l'uso. In secondo luogo poi, se davvero il cuneo voleva significare peso calante e la hmida peso cre- scente, dove se ne andava il segreto che solo poteva giustificare l'applicazione del Contrassegno alle mo- nete calanti ?... ben vero che a queste osserva- zioni altre se ne possono contrapporre, e il Prof. Mi- lani risponde alla prima che i Contrassegni non eran fatti pel comune della gente, a cui, anzi sfuggivano, come sfuggirono fin qui ai numismatici, e come anche al pubblico d'oggi sfuggono certe piccole sigle poste sulle nostre monete, come p. es. bn sulle lire emesse dalla Banca nazionale. Alla seconda poi rispose implicitamente (op. cit. pag. 63), osservando come per togliere appunto l'inevitabile confusione, lo Stato si trovasse costretto a intervenire, e come la contro- marca IMP VESP corrisponda precisamente a questo intervento. Ma, come dissi pi sopra, noi qui non possiamo che aggirarci nel campo molto vago e indeterminato delle supposizioni, mancandoci i dati per discorrere della cosa con fondamento. Non sar per stato male l'aver espresso i varii pareri, fra cui il lettore potr fare la sua scelta.

Ed ora ecco le Tavole dei Contrassegni e il re- lativo elenco :

12 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

A B G D E F G H

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