Quando in Ciociaria zampillava l’oro nero

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  • 8/13/2019 Quando in Ciociaria zampillava loro nero

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    8/12/13 Quando in Ciociaria zampillava loro nero

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    Quando in Ciociaria zampillava loro nerodi

    Fernando Riccardi

    Di recente i mass-media hanno riferit

    delliniziativa della Ascen

    Resources, importante societ

    britannica operante nel settore deg

    idrocar-buri quotata nella bors

    londinese, che ha ottenut

    lautorizzazione per avviare nell

    campagne di Anagni, in localit Coll

    del Signore, alcuni saggi di scavo al

    ricerca di giacimenti petroliferi.

    E la cosa, a quanto pare, ha prodott

    risultati positivi: nel pozz

    denominato Anagni1 stat

    rinvenuta, infatti, una cospicua riserva di petrolio.

    Attualmente le operazioni di scavo sono state interrotte in attesa che vengano montate le attrezzatur

    necessarie a valutare leffettiva consistenza del giacimento.

    La cosa ha destato enorme curiosit nellopinione pubblica nos trana non abituata ad avere familiarit co

    pozzi, trivelle ed altri marchingegni con-nessi alla ricerca delloro nero.

    Eppure il sottos uolo della provincia di Fros inone stato da sempre impregnato di preziosi minerali.

    Mons. Rocco Bonanni, provetto studioso e valente cultore di storia locale, nelle sue Monografi

    Storiche cos scriveva: Molti ignorano che le nostre contrade hanno un sottosuolo ricco di minerali

    Infatti abbiamo lasfalto in Colle San Magno e Terelle; la lignite e la mica a S. Padre; il petrolio a Sa

    Giovanni Incarico, Pico, Castro dei Volsci, Ripi; lalluminio a Pescosolido; il rame a Morino ed a Teano; l

    zolfo a Suio; il ferro a Settefrati, Picinisco ed altrove. N s i dica che se le miniere fossero di buona quant it

    e qualit, i romani le avrebbero sfruttate, perch i nos tri ante-nati la sapevano lunga a ques to riguardo. U

    decreto del Senato proib lo s fruttamento delle miniere in Italia per averle come riserva quando sarebber

    finite quelle delle regioni lontane1.

    Lo stesso sacerdote aquinate parla anche di alcuni giacimenti doro esistenti tra i monti di Canneto ch

    nella prima met del secolo s corso attirarono in loco parecchi cercatori di pepite.

    Una realt ricca, dunque, anche se poco o niente sfruttata.

    Ad eccezione, forse, del petrolio.

    A Ripi, tanto per iniziare, nella zona chiamata San Giovanni, si inizi a trivellare il terreno gi nel 1868.

    Fu nel primo decennio del secolo scorso, per, che lattivit di estrazione, ges tita dalla Compagnia Petro

    Laziali, inizi ad essere portata avanti in maniera sistematica.

    In seguito subentr lAgip che estese notevolmente le ricerche moltiplicando il numero dei pozzi ch

    prima del secondo conflitto mondiale erano una quarantina.

    Ben presto il complesso ripano de le Petroglie divent una delle icone del governo fascist

    dellepoca, tutto improntato a perseguire una politica autarchica anche in tema di reperimento di energia

    di materie prime.

    Non a caso, qui, nel 1942, in pieno secondo conflitto mondiale, venne in visita, in pompa magna, Benit

    Mussolini.

    Gli effetti disastrosi della guerra, per, frenarono bruscamente lo sviluppo del giacimento petrolifer

    ciociaro; a ci poi si aggiunga che i tedeschi, ritirandosi verso il nord dItalia incalzati dalle truppe anglo

    americane, chiusero i pozzi e resero pressoch inservibili i macchinari.

    Cessate le ostilit il bacino venne riattivato anche se non riusc pi a raggiungere la consistenza di u

    tempo.

    Attualmente gestito dalla Pentex Italia Limited che, a quanto pare, ha stretto un accordo con la societ

    londinese che sta facendo i saggi di scavo ad Anagni, nellItalia settentrionale e in altre nazioni d

    http://www.cassino2000.com/index1.htmlmailto:[email protected]://www.cassino2000.com/cdsc/studi/archivio.htmlhttp://www.cassino2000.com/cdsc/studi/ul-num.htmlhttp://www.cassino2000.com/cdsc/studi/redazione.htmlhttp://www.cassino2000.com/cdsc/studi/news.htmlhttp://www.cassino2000.com/cdsc/index.html
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    cont inente europeo quali Ungheria, Spagna, Romania, Slovenia e Olanda.

    Il petrolio era presente, e in discreta quantit, anche nel territorio di San Giovanni Incarico.

    Gi Pasquale Cayro, agli inizi del XIX secolo, cos annotava: Non deve per tralasciarsi di far menzione d

    una fonte dove scaturisce olio che dicesi petrolio, producendo listesseffetto dellolio del fasso, e d

    quello che si chiama di Santa Giustina di Padova, essendo molto giovevole a ragazzi per i vermi. Si or

    coperta per non farsene conto daglignoranti, ma si raccoglie, facendosi un fossetto, e con empierl

    dacqua, sopra la quale poi si raduna lolio, ed il sito si chiama fosso della Petrogliara2. Cento anni dop

    e anche di pi, lo stesso mons. Bonanni tornava di nuovo sullargomento: Circa la ricchezza de

    sottosuolo di S. Giovanni Incarico da notare qualche cosa di speciale per ci che si riferisce al petrolio

    Si rammenti ci che dice il Cairo che cio ai tempi suoi, in tenimento di S. Giovanni Incarico, sul finire desecolo XVIII dagli ignoranti era stato ricoperto un fosso detto la petrogliara, dove veniva fuori de

    petrolio. Dopo il 1870 una Societ Milanese invit il celebre abate Stoppani a recarsi a S. Giov. Incarico

    Pico, Colle S. Magno ed altrove, perch sopra luogo facesse delle osservazioni scientifiche. Lillustr

    scienziato dichiar che i tenimenti di S. Giov. Incarico e Pico erano un vero bacino petrolifero. Si cominci

    lestrazione del petrolio e le cose andarono benissimo tanto che la Societ Compagnone fabbric un

    distilleria sulla Civita-Farnese poco prima del ponte sul Liri, verso Isoletta. Si lavorava con attivit

    nellestrazione; il petrolio veniva fuori da un pozzo artesiano in tanta quantit da non avere pi recipien

    in cui riporlo; si credette opportuno otturare provvisoriamente il pozzo. Quando si riapr il petrolio er

    scomparso. Si fecero dei saggi da per tutto ma con esito sfavorevole. Auguriamoci che la nuova Societ

    Petrolifera sia fortunata nel rintracciare le correnti sotterranee3.

    Va sottolineato che il primo pozzo a San Giovanni Incarico fu realizzato nel 1872 e venne chiamat

    Stoppani in omaggio al celebre geologo che ne aveva consigliato lo scavo.Nel 1878 si giunse ad una produzione di 4.454 quintali di petrolio dei quali 2.236 dati dal pozzo d

    SantAntonio.

    Nel quindicennio 1873-1888 la produzione compless iva fu di 9.014 quintali; in seguito la quantit and

    diminuendo.

    Nel 1914 la miniera fu acquistata dalla societ Petroli dItalia di Mila-no: le trivellazioni venner

    effettuate con criteri moderni ed es tese fino a notevoli profondit.

    Alla met degli anni trenta la societ milanese aveva scavato 23 pozzi nella zona della Petroliara e altr

    due nella Farnesina, nel comune di Pico.

    Si trattava di un compless o di ben 11.300 metri di perforazione che se non offriva risultati molto importan

    dal punto di vista industriale, dimostrava, tut tavia, lampia estens ione del giacimento petrolifero.

    Nel ventennio 1915-1935 la produzione compless iva fu di 160.000 quintali.

    Il petrolio che si estraeva era molto nero, denso (0,998) ed era pompato dalla maggior parte dei pozzemulsionato con forte percentuale di acqua. Le operazioni di disidratazione venivano fatte in loc

    riscaldando il prodotto greggio sotto leggera pressione.

    Il giacimento principale si trovava a 430 metri di profondit.

    Dopo il 1935 la societ provvide ad estendere le ricerche e i saggi nelle zone limitrofe, pur non cess ando d

    sv iluppare il giacimento iniziale.

    Anche in ques to cas o, per, la guerra blocc tutte le iniziative.

    I pozzi vennero abbandonati e sullattivit es trattiva cal malinconico il sipario.

    Il prezioso oro nero torn cos a nascondersi nelle oscure viscere della terra.

    Nella foto - Pozzi di petrolio a S. Giovanni Incarico negli anni Trenta.

    1 Mons. Rocco Bonanni: Monografie Storiche, F.R.E.S.T., Fabbrica Registri e Stab. Tipografico, Isola

    del Liri 1926, p. 214

    2 Pasquale Cayro: Storia sacra e profana dAquino e sua diocesi, libro secondo, Napoli 1811, presso

    Vincenzo Orsino, p . 165. Ristampa anas tatica a cura dellAssociazione Archeologica di Pontecorvo,

    Tipografia Editoria Pasquarelli, Sora 1981.

    3 Mons. Rocco Bonanni, op. cit., pp. 170/171.

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