Quale luce in fondo al tunnel? - Automazione Industriale · 2011-07-12 · Passata la bagarre...

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Luglio/Agosto 2011 - Automazione Industriale 005 La crisi da cui siamo (forse) usciti ha avuto almeno un effetto positivo: ha fatto diminuire i consumi energetici. Lo confermano, a livello internazionale, i dati dell’Aie, di cui riferiamo nelle pagine interne. Gli stessi dati hanno trovato conferma nel nostro Paese, dove nel 2009 i consumi elettrici sono diminuiti del 6,7%. Una contrazione enorme a cui ha contribuito, in modo determinante, la riduzione della produzione industriale. Dal 2010, però, la situazione ha registrato un’inversione di tendenza (sintomo del fatto che non sono i comportamenti virtuosi a far ridurre i consumi), con una crescita dell’1,8%. Un trend confermato dal dato tendenziale del 2011, che registra una crescita superiore all’1,6%. A questi ritmi servirà ancora qualche tempo prima di arrivare ai livelli pre-crisi, ma la situazione deve essere affrontata a livello politico. Archiviato definitivamente il nucleare, è ora necessario ragionare su un piano energetico davvero reale e credibile, privo di estremismi e preconcetti. Nella sezione ‘dispacciamento’ del proprio sito, Terna titola significativamente: L’energia elettrica non si può immagazzinare. Un’affermazione che, stanti le conoscenze scientifiche attuali, impone di realizzare impianti in grado di rispondere ai picchi di richiesta delle prime ore serali, quando il sole è già tramontato. Il disorientamento del sistema energetico nazionale è emblematicamente sottolineato dai dati dell’ultima rilevazione pubblicata dalla stessa Terna. Dal documento emerge che, nel mese di maggio, la produzione nazionale proveniente dal fotovoltaico è cresciuta del 266% rispetto all’analogo periodo del 2010, così come sono cresciute del 5% le fonti geotermiche. Dati incoraggianti, quindi, che sembrano testimoniare una sempre maggiore tendenza alla valorizzazione delle rinnovabili. Peccato che, contemporaneamente, sia cresciuta dell’11% anche la produzione termica (da cui proviene quasi il 70% della nostra energia elettrica), tipicamente frutto della combustione di petrolio e derivati. Ma è preoccupante che tutto ciò sia avvenuto a scapito dell’idroelettrico (-30,4%) e dell’eolico (-4%). Passata la bagarre elettorale, sarebbe auspicabile un serio ripensamento delle nostre politiche energetiche. Anche perché, come ha scritto il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia, il Piano energetico nazionale in Italia “manca dalla fine degli anni Ottanta”. Massimiliano Cassinelli Quale luce in fondo al tunnel? Editoriale

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Luglio/Agosto 2011 - Automazione Industriale ■ 005

La crisi da cui siamo (forse) usciti ha avuto almeno un effetto positivo: ha fatto diminuire i consumi energetici. Lo confermano, a livello internazionale, i dati dell’Aie, di cui riferiamo nelle pagine interne. Gli stessi dati hanno trovato conferma nel nostro Paese, dove nel 2009 i consumi elettrici sono diminuiti del 6,7%. Una contrazione enorme a cui ha contribuito, in modo determinante, la riduzione della produzione industriale. Dal 2010, però, la situazione ha registrato un’inversione di tendenza (sintomo del fatto che non sono i comportamenti virtuosi a far ridurre i consumi), con una crescita dell’1,8%. Un trend confermato dal dato tendenziale del 2011, che registra una crescita superiore all’1,6%. A questi ritmi servirà ancora qualche tempo prima di arrivare ai livelli pre-crisi, ma la situazione deve essere affrontata a livello politico.Archiviato definitivamente il nucleare, è ora necessario ragionare su un piano energetico davvero reale e credibile, privo di estremismi e preconcetti. Nella sezione ‘dispacciamento’ del proprio sito, Terna titola significativamente: L’energia elettrica non si può immagazzinare. Un’affermazione che, stanti le conoscenze scientifiche attuali, impone di realizzare impianti in grado di rispondere ai picchi di richiesta delle prime ore serali, quando il sole è già tramontato.Il disorientamento del sistema energetico nazionale è emblematicamente sottolineato dai dati dell’ultima rilevazione pubblicata dalla stessa Terna. Dal documento emerge che, nel mese di maggio, la produzione nazionale proveniente dal fotovoltaico è cresciuta del 266% rispetto all’analogo periodo del 2010, così come sono cresciute del 5% le fonti geotermiche. Dati incoraggianti, quindi, che sembrano testimoniare una sempre maggiore tendenza alla valorizzazione delle rinnovabili. Peccato che, contemporaneamente, sia cresciuta dell’11% anche la produzione termica (da cui proviene quasi il 70% della nostra energia elettrica), tipicamente frutto della combustione di petrolio e derivati. Ma è preoccupante che tutto ciò sia avvenuto a scapito dell’idroelettrico (-30,4%) e dell’eolico (-4%).Passata la bagarre elettorale, sarebbe auspicabile un serio ripensamento delle nostre politiche energetiche. Anche perché, come ha scritto il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia, il Piano energetico nazionale in Italia “manca dalla fine degli anni Ottanta”.

Massimiliano Cassinelli

Quale luce in fondo al tunnel?

Editoriale