QUALE FUTURO PER LE CURE IN EUROPA€¦ · collettivo. I decision maker europei hanno l’incarico...

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QUALE FUTURO PER LE CURE IN EUROPA ?

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QUALE FUTURO PER LE CURE IN EUROPA ?

INDICE

Le cure del futuro: una visione per l’Europa – Preambolo

Il futuro delle cure: piattaforma politica

Investimenti sociali e non austerità

Posti di lavoro di qualità per cure di qualità

Conferire potere ai migranti

Sostenere le competenze e l’innovazione

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Il lavoro nel settore delle cure è in rapido mutamento. Il crescente invecchiamento delle popolazioni, le pressioni finanziarie sui lavoratori, il ricorso da parte del governo ai settori privati e non profit chiamati a svolgere un ruolo crescente nell’industria, nonchè l’emergenza di erogatori for profit (anche multinazionali) di servizi di cura, hanno un impatto considerevole. L’insieme di questi fattori crea nuovi mercati e nuovi posti di lavoro incoraggiando peraltro una crescita senza precedenti delle cure private che oggi costituiscono un settore centrale e determinante dell’economia dei servizi.

Tutti i cittadini europei hanno il diritto fondamentale a cure di qualità. È particolarmente importante per i membri più vulnerabili delle nostre comunità – gli anziani, i bambini in tenera età e le persone bisognose. Sostanzialmente la salute ed il benessere delle nostre famiglie sono tra le mani di coloro che lavorano indefessamente per offrire questi servizi vitali e garantire le cure necessarie a chi ne ha bisogno. Questo lavoro è contraddistinto da salari bassi, una formazione inadeguata e condizioni di lavoro scadenti. Le decisioni dettate dai costi non sono buone nè per i lavoratori nè per le nostre comunità. I sindacati che rappresentano i settori privati e non profit stanno lavorando insieme per far sì che siano sentite le opinioni e le preoccupazioni dei lavoratori via via che si forgia il futuro del settore europeo delle cure.

In tutta Europa si osserva una carenza strutturale di operatori sanitari, in particolare nel settore dell’assistenza a lungo termine. Nel 2010, nel lanciare la strategia Europa 2020, la Commissione europea aveva avvertito che si sarebbe lamentata una carenza di 2 milioni di operatori sanitari entro il 2020 se non fossero stati adottati i provvedimenti necessari. Secondo le previsioni della Commissione, di questi 2 milioni, un milione di lavoratori sarebbe venuto a mancare nel solo settore dell’assistenza a lungo termine.1

Occorre assumere decisioni in tutti i paesi europei per forgiare il nostro futuro collettivo. I decision maker europei hanno l’incarico di creare una società giusta ed equa che si curi dei nostri anziani, dei nostri bambini, dei nostri disabili e dei nostri bisognosi. Ma senza un’azione urgente l’Europa rischia di diventare una comunità in cui le cure sono accessibili solo per i pochi ricchi ed in cui gli approcci low-road trascinano gli standard sanitari verso il basso mettendo in pericolo i nostri cittadini. I decisori europei sono chiamati ad operare importanti scelte sul tipo di investimenti e di orientamenti posti in atto per tutelare e sostenere le nostre comunità. Quello che è in gioco è il futuro delle cure per noi stessi e per le nostre famiglie.

Questa piattaforma presenta la nostra visione per un quadro europeo delle cure basato sulla garanzia di maggiori livelli di investimento alfine di garantire posti di lavoro di qualità preservando nel contempo cure di qualità ed un’equa accessibilità. La piattaforma Il futuro delle cure poggia su quattro aree di azione:

1) Investimenti sociali e non austerità – L’Europa è confrontata ad una carenza di risorse umane nel settore delle cure. Senza investimenti urgenti, la Commissione europea prevede che mancheranno 1 milione di lavoratori entro il 2020 nel solo settore dell’assistenza a lungo termine. Sono necessari investimenti di vasta portata nel settore delle cure per creare e sviluppare posti di lavoro nonchè rispondere alla crescente domanda di servizi sanitari in Europa. Il settore delle cure è riconosciuto come un’area cruciale di crescita occupazionale.

LE CURE DEL FUTURO: UNA VISIONE PER L’EUROPA

PERCHÈ DOBBIAMO CURARCENE

1 Forum europeo sulla salute di Gastein (2010), Press Release: Possible shortage of up to two million health care workers by 2020,<http://pr.euractiv.com/pr/possible-shortage-two-million-health-care-workers-2020-eu-taking-action-prevent-impending-crisis>

IL FUTURO DELLE CURE : LA PIATTAFORMA

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Se questa crescita coinvolge i gruppi maggiormente in difficoltà e più vulnerabili, allora gli investimenti nel settore possono contribuire a spezzare il ciclo austerità, disinvestimento e persistenza della crisi in tutta Europa.

2) Posti di lavoro di qualità per cure di qualità – Le cure sono un settore vitale, la cui qualità dipende da una forza lavoro dotata di una formazione adeguata che usufruisce di condizioni lavorative e salari proporzionali alle sue qualifiche e competenze. Eppure gli addetti alle cure sono tra i lavoratori meno pagati in Europa. L’integrazione e l’allineamento del mercato europeo del lavoro sanitario devono avvenire in modo tale da rafforzare i diritti dei lavoratori e gli accordi collettivi in tutta Europa. A sostegno di obiettivi sociali di più ampia portata, la politica sanitaria a livello europeo deve essere attuata in vista di un settore delle cure di qualità e professionista, con direttive coerenti e giuste.

3) Conferire potere ai migranti – Il lavoro di cura offre opportunità di carriera ai migranti, e la forza lavoro migrante è potenzialmente un elemento chiave di una transizione positiva verso un sistema di cure di qualità basato su posti di lavoro di qualità. Per raggiungere questo obiettivo, sono necessarie tutele contro lo sfruttamento, separazioni chiare tra gli ispettorati del lavoro e dell’immigrazione, la difesa dei diritti umani e del lavoro, nonchè l’accesso ai sistemi socio-sanitari per i migranti.

4) Sostenere le competenze e l’innovazione – Per garantire servizi sanitari di qualità è fondamentale poter far capo ad una forza lavoro competente, qualificata e ben attrezzata. Il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è promuovere e migliorare le competenze tramite l’accesso alla formazione lungo l’intero arco della vita, fidelizzare il personale, e porre in campo tecnologie innovative benefiche per i destinatari delle cure piuttosto che tecnologie volte alla semplice riduzione dei costi.

I fattori illustrati in questa piattaforma possono svolgere un ruolo capitale nel garantire che il settore delle cure continui a promuovere la coesione e la giustizia sociali per le comunità in tutta Europa. Dobbiamo affrontare le carenze di personale nel settore europeo delle cure e migliorare la qualità dei servizi promuovendo salari più alti e migliori condizioni lavorative. Queste riforme sono benefiche per tutti – utenti, famigliari, lavoratori e comunità. Al contrario, una forza lavoro sottopagata, stressata, insicura, sfruttata ed altamente precaria espone un settore già non adeguatamente finanziato ad ulteriori rischi di deterioramento della qualità dei servizi erogati. Il futuro delle cure sta a cuore a tutti noi. È ora di investire nel nostro futuro collettivo prima che sia troppo tardi.

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LA CRISI DELLA FORZA LAVORO

L’Europa sarà confrontata alla carenza di un milione di lavoratori di cura a lungo termine entro il 2020

AGEING

Il numero di europei sopra gli 80 anni aumenterà del 68% entro il 2030

INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE

2007 2016

AUSTERITA’ DELLE CURE

AUSTERITA’ DELLE CURE

L’Europa è l’unico continente in cui le spese sanitarie pro capite sono in diminuzione dal 2007

SOSTEGNO DEI MIGRANTI

SOSTEGNO DEI MIGRANTI

Senza un incremento della forza lavoro migrante non si potrà rispondere ai bisogni

di cure per gli anziani in Europa

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Il lavoro di cura è una parte vitale del tessuto sociale europeo. Racchiude un ampio ventaglio di servizi rivolti ai bambini, agli anziani, ai malati ed alle persone vulnerabili, garantendo il benessere tanto degli individui che delle nostre comunità. L’economia europea dipende da misure di assistenza e sostegno adeguate. Dispositivi organizzativi fuori dal nucleo famigliare contribuiscono a liberare manodopera produttiva in altri settori economici sollevando i famigliari dall’onere delle cure. In tutta Europa, l’assistenza continuativa di alta qualità, i servizi per l’infanzia e politiche prescolastiche contribuiscono a promuovere la parità di genere ed il conseguimento degli obbiettivi di riduzione della povertà. Garantiscono la partecipazione della forza lavoro promuovendo nel contempo politiche sociali più ampie che permettono alla società di funzionare. Programmi di qualità nell’ambito dell’apprendimento nella prima infanzia sono alla base dello sviluppo dei bambini nei primi anni, mentre programmi di qualità nell’ambito della cura degli anziani offrono assistenza ai membri più fragili e vulnerabili delle nostre comunità. Al contrario, politiche inadeguate nel settore delle cure e dell’assistenza possono incidere negativamente sulla coesione sociale e sui risultati economici.

Le tendenze demografiche in atto da lungo tempo verso l’invecchiamento della popolazione osservabili in quasi tutti i paesi europei significano che la domanda di servizi di cura a pagamento continuerà a crescere nei prossimi decenni. Il settore delle cure è ritenuto dagli esperti di politica e dagli economisti come il settore dotato del più alto potenziale di creazione di posti di lavoro.La consapevolezza dei potenziali economici di questo settore ha indotto la Commissione europea ad esortare i governi a privilegiare l’investimento sociale. Eppure, la necessità di cure è in aumento in un momento in cui molti governi si stanno sganciando dalle proprie responsabilità ed attuano tagli drastici dei servizi sanitari di base.

Il lavoro di cura è dispensato in una grande varietà di strutture, per esempio ospedali e cliniche, case di riposo e centri per la prima infanzia. Parallelamente all’incremento della domanda di cure, hanno sempre più presa i nuovi approcci delle cure continuative orientati al consumatore. E poichè l’incremento supera l’offerta di infrastrutture disponibili, il lavoro di cura è sempre più spesso svolto nelle case private fuori dalle istituzioni formali. Anche se la composizione del settore delle cure varia sensibilmente da un paese all’altro, questa tendenza verso le cure a domicilio, abbinata alla tendenza verso le cure private ed i servizi appaltati e parzialmente finanziati con fondi pubblici, sta gradatamente soppiantando l’offerta di servizi da parte delle istituzioni pubbliche. Questo significa che prestatori di servizi con scopi di lucro – ivi comprese le multinazionali come

IL FUTURO DELLE CURE: PIATTAFORMA POLITICA

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pure piccole aziende ed agenzie – esercitano una pressione crescente sul mercato delle cure. Tutto ciò si verifica in un contesto di austerità in cui le cure sono sempre più commercializzate e soggette a pressioni dei costi perchè stanno slittando da un obbligo pubblico collettivo verso un servizio privato finanziato dagli utenti.La crescita del settore privato delle cure abbinata alle politiche di riduzione dei costi si è tradotta nel calo degli investimento ed in una pressione crescente esercitata su lavoratori già impegnati oltre ogni limite. I lavoratori di cura sono annoverati tra i lavoratori meno pagati in Europa ed esposti ad alti livelli di sfruttamento e di rischio sul luogo di lavoro. Molti sono occupati da piccoli prestatori di servizi, come le agenzie di contratto, mentre altri sono lavoratori autonomi o lavorano nel settore informale. Molti posti di lavoro nel settore informale sono esposti ad alti rischi di sfruttamento e succede che lavoratori domestici lavorino in condizioni quasi di schiavitù. Le strutture tanto formali che informali del settore occupano per lo più lavoratori migranti, esposti a condizioni di ipersfruttamento e non sempre con gli stessi diritti del lavoro.

Questa piattaforma vuole essere vettore della nostra visione per definire un inquadramento delle cure su scala europea, incentrato sulla garanzia di più alti livelli di investimenti garanti di posti di lavoro, salvaguardando nel contempo alti standard di servizi e la parità di accesso alle cure. La piattaforma Il Futuro delle cure si articola attorno a quattro aree di intervento:

Investimenti sociali e non austerità Posti di lavoro di qualità per cure di qualità Conferire potere ai migranti Sostenere le competenze e l’innovazione

Tutta l’Europa è confrontata ad una penuria strutturale di offerta di operatori sanitari, in particolare nel settore delle cure continuative. Nel 2010 all’epoca cioè del lancio della strategia Europa 2020, la Commissione europea ha avvertito che entro il 2020 sarebbero mancati 2 milioni di lavoratori se non fossero state prese le contromisure idonee. Di questi, ha predetto la penuria di 1 milione di lavoratori nel settore delle cure continuative, di 600.000 nel settore infermieristico e di 230.000 medici. 2

Ovunque in Europa siamo confrontati alla penuria di manodopera nel settore delle cure ed alla necessità di migliorare l’offerta di servizi promuovendo salari più alti e condizioni di lavoro migliori. Ciò deve essere fatto nel rispetto dei diritti dei migranti e spostando l’ampia fascia di lavoro domestico irregolare verso una sfera di occupazione formale, con tutti i diritti e le garanzie lavorative corrispondenti. Inoltre questi fattori sono determinanti nel garantire che il settore continui a promuovere la coesione sociale e la giustizia sociale in tutte le comunità in tutta Europa. Ogni individuo trae beneficio da queste riforme – i consumatori, le famiglie ed i lavoratori. Al contrario, una forza lavoro sottopagata, oberata, insicura, sfruttata e fortemente precaria espone il settore ad ulteriori rischi in termini di degrado della qualità dell’offerta di servizi.

2 European Health Forum di Gastein (2010), Press Release: Possible shortage of up to two million health care workers by 2020, <http://pr.euractiv.com/pr/possible-shortage-two-million-health-care-workers-2020-eu-taking-action-prevent-impending-crisis>

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In tutta Europa i servizi di cura sono sotto tensione. Proprio quando gli investimenti dovrebbero aumentare per far fronte all’incremento della domanda di cure continuative, la risposta di molti governi europei è stata una politica di austerità. Queste politiche hanno comportato riduzioni dei servizi e dei posti di lavoro, l’attuazione di tagli di personale e blocco dei salari, privatizzazioni, l’esternalizzazione di posti di lavoro verso il settore privato e l’introduzione di pagamenti da parte dei beneficiari delle cure3. I servizi sono dunque stati vittime di tensioni ancora più forti in un’epoca in cui è necessaria la risposta esattamente opposta.

È imperativa un’impostazione incentrata sugli investimenti a livello europeo. A seguito dell’invecchiamento della popolazione in Europa, la domanda di servizi di cura è destinata ad aumentare mentre la forza lavoro diminuisce. Ciò è allarmante in quanto la forza lavoro è già sotto tensione ed i servizi di cura già risentono di finanziamenti insufficienti.

Col pretesto di riorientare interi sistemi sanitari verso il rapido invecchiamento delle società e la contrazione della popolazione attiva, i governi in tutta Europa hanno tentato, a tutti i livelli, di ristrutturare ed ammodernare i settori dei servizi. Eppure in molti casi queste cosiddette riforme di rinnovamento e modernizzazione dei servizi di cura sono state attuate con lo scopo di subordinare i servizi di cura alle politiche di riduzione dei costi, di commercializzazione e privatizzazione.

Nel suo documento strategico Europe 2020 la Commissione europea ha ribadito la necessità di considerare la spesa e l’investimento sociali come sensibili ed economicamente benefici nel breve e nel lungo termine. Il settore delle cure, in passato marginalizzato se non addirittura escluso dai dibattiti economici, oggi è riconosciuto come area chiave per la crescita occupazionale. La strategia per l’Europa del 2020 esortava a superare la crisi economica incentrandosi sulla crescita inclusiva e la creazione di posti di lavoro.4 Nell’ambito del Pacchetto Investimenti Sociali, la Commissione ha esortato gli Stati membri a dare la priorità agli investimenti sociali, alla modernizzazione dei sistemi di welfare mediante politiche volte a formalizzare il lavoro di cura informale, a proseguire gli sforzi intesi a “fidelizzare” la manodopera tramite standard occupazionali migliori nonchè ammodernare le politiche di protezione sociale ottimizzandone l’efficienza, l’efficacia e le modalità di finanziamento.5

Questa affermazione, pur risultando da una reale convinzione, avrebbe indotto tutti gli Stati membri ad agire in modo da migliorare l’efficacia, la sostenibilità ed il dinamismo dei settori delle cure all’infanzia e continuative. Ma la Commissione europea non ha trovato il modo di soprassedere al quadro di austerità economica imposto dalla Troika, ciò che ha generato la recessione economica piuttosto che lo sviluppo.

INVESTIMENTI SOCIALI E NON AUSTERITÀ

3 UNI Europa (2014), Impacts on social protection and care: Recent challenges in Europe and a trade union position in favour of quality care and universal social protection, Bruxelles: Gruppo di lavoro UNICARE Europa. 4 Commissione europea (2010), Communication from the Commission: Europe 2020, A strategy for smart, sustainable and inclusive growth, COM(2010) 2020, Bruxelles: Commissione europea5 Commission europea (2013), Communication from the Commission: Towards Social Investment for Growth and Cohesion – including implementing the European Social Fund 2014-2020, COM(2013) 83 final, Bruxelles: Commissione europea, pp. 2-4

Come sottolineato dal CESE nella sua risposta alla strategia di investimento sociale della Commissione europea, si nota un enorme gap tra il modo di vedere della Commissione europea e l’assenza di soluzioni finanziarie.6 Malgrado solide motivazioni a favore dell’investimento sociale, l’idea di ‘fare di più (e meglio) con meno risorse’ è un pensiero che tuttora prevale nella politica dell’Unione europea a certi livelli. Se il sistema oggi vigente è in crisi è precisamente per via delle carenze di finanziamenti generate da questo posizionamento. Per affrontare le sfide future e garantire cure di qualità quali identificate dalla Commissione europea, urgono maggiori finanziamenti a livello tanto dell’Ue che dei singoli Stati membri.

L’impegno verso cure di qualità è imprescindibile dalla qualità dei posti di lavoro. I nuovi investimenti nei servizi di cura devono garantire condizioni lavorative e salari dignitosi proprozionali alle professionalità e competenze dei lavoratori.

I finanziamenti pubblici dei servizi di cura devono essere visti come un importante fondamento per garantire servizi di qualità universalmente accessibili anche economicamente. Un’idonea devoluzione delle risorse pubbliche, tramite sia i redditi generali che il welfare indiretto ed i modelli ridistributivi di finanziamento pubblico, è determinante per garantire il settore necessario nell’Europa del futuro.

Va posto termine alle misure di austerità che mettono a repentaglio i programmi di previdenza sociale e di sicurezza sociale, mentre vanno attuate politiche che sostengono attivamente l’occupazione e gli investimenti in questo settore ed in quello dei servizi di cura; devono essere garantite risorse sufficienti per lo sviluppo e la sostenibilità di un quadro di alta qualità, che coprano settori quali l’accesso alle cure, le pensioni, la politica di invecchiamento, i sussidi familiari ed i servizi per l’infanzia.

Occorre un vasto programma di investimenti sociali su scala europea pari ad almeno il 2% del Pil per i prossimi dieci anni per spezzare il ciclo austerità-disinvestimento; alla luce dell’incremento della domanda di cure, le attuali carenze di manodopera e l’alto potenziale occupazionale, il settore delle cure deve essere una delle principali priorità dei finanziamenti pubblici.7

Oltre alla mobilitazione del Fondo sociale europeo di €10 miliardi, sidovrebbero implementare altri meccanismi di finanziamento a livello europeo come il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale ed il Fondo europeo di sviluppo regionale alfine di incentivare gli investimenti nel settore delle cure.8

Per raccogliere fondi sufficienti per il finanziamento delle necessarie riforme, è necessaria una reale volontà di riforma fiscale, tra cui la fine delle pratiche di concorrenza fiscale in seno all’Ue, delle scappatoie fiscali nonchè azioni più determinate per far cessare l’evasione fiscale aumentando idoneamente le imposte sul reddito delle multinazionali ed introducendo provvedimenti quali l’imposta sul patrimonio ed altre imposte progressive che riducono le disparità incrementando nel contempo le entrate.

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In tutta Europa i servizi di cura sono sotto tensione. Proprio quando gli investimenti dovrebbero aumentare per far fronte all’incremento della domanda di cure continuative, la risposta di molti governi europei è stata una politica di austerità. Queste politiche hanno comportato riduzioni dei servizi e dei posti di lavoro, l’attuazione di tagli di personale e blocco dei salari, privatizzazioni, l’esternalizzazione di posti di lavoro verso il settore privato e l’introduzione di pagamenti da parte dei beneficiari delle cure3. I servizi sono dunque stati vittime di tensioni ancora più forti in un’epoca in cui è necessaria la risposta esattamente opposta.

È imperativa un’impostazione incentrata sugli investimenti a livello europeo. A seguito dell’invecchiamento della popolazione in Europa, la domanda di servizi di cura è destinata ad aumentare mentre la forza lavoro diminuisce. Ciò è allarmante in quanto la forza lavoro è già sotto tensione ed i servizi di cura già risentono di finanziamenti insufficienti.

Col pretesto di riorientare interi sistemi sanitari verso il rapido invecchiamento delle società e la contrazione della popolazione attiva, i governi in tutta Europa hanno tentato, a tutti i livelli, di ristrutturare ed ammodernare i settori dei servizi. Eppure in molti casi queste cosiddette riforme di rinnovamento e modernizzazione dei servizi di cura sono state attuate con lo scopo di subordinare i servizi di cura alle politiche di riduzione dei costi, di commercializzazione e privatizzazione.

Nel suo documento strategico Europe 2020 la Commissione europea ha ribadito la necessità di considerare la spesa e l’investimento sociali come sensibili ed economicamente benefici nel breve e nel lungo termine. Il settore delle cure, in passato marginalizzato se non addirittura escluso dai dibattiti economici, oggi è riconosciuto come area chiave per la crescita occupazionale. La strategia per l’Europa del 2020 esortava a superare la crisi economica incentrandosi sulla crescita inclusiva e la creazione di posti di lavoro.4 Nell’ambito del Pacchetto Investimenti Sociali, la Commissione ha esortato gli Stati membri a dare la priorità agli investimenti sociali, alla modernizzazione dei sistemi di welfare mediante politiche volte a formalizzare il lavoro di cura informale, a proseguire gli sforzi intesi a “fidelizzare” la manodopera tramite standard occupazionali migliori nonchè ammodernare le politiche di protezione sociale ottimizzandone l’efficienza, l’efficacia e le modalità di finanziamento.5

Questa affermazione, pur risultando da una reale convinzione, avrebbe indotto tutti gli Stati membri ad agire in modo da migliorare l’efficacia, la sostenibilità ed il dinamismo dei settori delle cure all’infanzia e continuative. Ma la Commissione europea non ha trovato il modo di soprassedere al quadro di austerità economica imposto dalla Troika, ciò che ha generato la recessione economica piuttosto che lo sviluppo.

Come sottolineato dal CESE nella sua risposta alla strategia di investimento sociale della Commissione europea, si nota un enorme gap tra il modo di vedere della Commissione europea e l’assenza di soluzioni finanziarie.6 Malgrado solide motivazioni a favore dell’investimento sociale, l’idea di ‘fare di più (e meglio) con meno risorse’ è un pensiero che tuttora prevale nella politica dell’Unione europea a certi livelli. Se il sistema oggi vigente è in crisi è precisamente per via delle carenze di finanziamenti generate da questo posizionamento. Per affrontare le sfide future e garantire cure di qualità quali identificate dalla Commissione europea, urgono maggiori finanziamenti a livello tanto dell’Ue che dei singoli Stati membri.

L’impegno verso cure di qualità è imprescindibile dalla qualità dei posti di lavoro. I nuovi investimenti nei servizi di cura devono garantire condizioni lavorative e salari dignitosi proprozionali alle professionalità e competenze dei lavoratori.

I finanziamenti pubblici dei servizi di cura devono essere visti come un importante fondamento per garantire servizi di qualità universalmente accessibili anche economicamente. Un’idonea devoluzione delle risorse pubbliche, tramite sia i redditi generali che il welfare indiretto ed i modelli ridistributivi di finanziamento pubblico, è determinante per garantire il settore necessario nell’Europa del futuro.

Va posto termine alle misure di austerità che mettono a repentaglio i programmi di previdenza sociale e di sicurezza sociale, mentre vanno attuate politiche che sostengono attivamente l’occupazione e gli investimenti in questo settore ed in quello dei servizi di cura; devono essere garantite risorse sufficienti per lo sviluppo e la sostenibilità di un quadro di alta qualità, che coprano settori quali l’accesso alle cure, le pensioni, la politica di invecchiamento, i sussidi familiari ed i servizi per l’infanzia.

Occorre un vasto programma di investimenti sociali su scala europea pari ad almeno il 2% del Pil per i prossimi dieci anni per spezzare il ciclo austerità-disinvestimento; alla luce dell’incremento della domanda di cure, le attuali carenze di manodopera e l’alto potenziale occupazionale, il settore delle cure deve essere una delle principali priorità dei finanziamenti pubblici.7

Oltre alla mobilitazione del Fondo sociale europeo di €10 miliardi, sidovrebbero implementare altri meccanismi di finanziamento a livello europeo come il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale ed il Fondo europeo di sviluppo regionale alfine di incentivare gli investimenti nel settore delle cure.8

Per raccogliere fondi sufficienti per il finanziamento delle necessarie riforme, è necessaria una reale volontà di riforma fiscale, tra cui la fine delle pratiche di concorrenza fiscale in seno all’Ue, delle scappatoie fiscali nonchè azioni più determinate per far cessare l’evasione fiscale aumentando idoneamente le imposte sul reddito delle multinazionali ed introducendo provvedimenti quali l’imposta sul patrimonio ed altre imposte progressive che riducono le disparità incrementando nel contempo le entrate.

6 Oliver Röpke (Relatore) (2013), Opinion of the European Economic and Social Committee on the Communication from the Commission: Towards Social Investment for Growth and Cohesion – including implementing the European Social Fund 2014-2020, SOC/481, Bruxelles: Comitato economico e sociale europeo, p. 27 Wolfgang Greif (Relatore) (2014), Opinion of the European Economic and Social Committee on the impact of social investment on employment and public budgets (own-initiative opinion), SOC/496, Bruxelles: Comitato economico e sociale europeo, p. 88 Greif (2014), Opinion of the European Economic and Social Committee on the impact of social investment on employment and public budgets, p. 9

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Il settore delle cure è contraddistinto da salari bassi e condizioni lavorative scadenti. Il lavoro di cura è impegnativo, tanto fisicamente che mentalmente e spesso impone ai lavoratori di destreggiarsi con i turni e gli orari. Spesso è svolto in condizioni precarie e pagato male. Gran parte del lavoro di cura – in particolare l’assistenza alla persona – avviene nel settore informale dove non sono applicati nemmeno gli standard minimi di lavoro. L’insoddisfazione nel lavoro può tradursi nell’incapacità di “fidelizzare” la manodopera esistente, con ripercussioni sulla qualità delle cure.

Il settore risente di importanti carenze di manodopera dovute principalmente al basso livello dei salari e delle condizioni che spesso contraddistinguono il lavoro di cura. Dato l’incremento della domanda di cure, urge rimediare a queste lacune. Si deve porre l’accento sulla creazione di posti di lavoro di qualità e pagati bene con condizioni di lavoro dignitose per garantire un’adeguata offerta di manodopera nel lungo termine. La correlazione tra la qualità dei posti di lavoro e la qualità dell’offerta di servizi è molto stretta. In ultima analisi, la salute ed il benessere delle nostre famiglie, insieme all’educazione e la protezione dei nostri figli, sono nelle mani di coloro che lavorano instancabilmente per prodigare cure vitali. Poichè le politiche imperniate sui tagli e l’austerità aggravano la disuguaglianza sociale, molti addetti alle cure sono colpiti in prima linea da una crisi sociale.

Per molti addetti del settore, il lavoro è contraddistinto da orari di lavoro impossibili, l’esclusione dal sistema di previdenza sociale, un sostegno inadeguato e condizioni di lavoro scadenti. Benchè l’economia europea abbia usufruito di alcuni dei sistemi di cura più progrediti e sviluppati, gli addetti di questo settore hanno continuato ad essere sottovalutati, sottopagati e sottostimati in gran parte dell’Europa. Nel contesto di tagli di bilancio e di austerità successivo alla crisi finanziaria del 2008, i sistemi di cura hanno risentito di una forte erosione dovuta ai tentativi dei governi di ridurre ulteriormente le spese. Una delle maggiori minacce per la qualità delle cure è la commercializzazione dei servizi, come accade in Belgio che oggi è confrontato all’erosione del suo sistema no-profit di cure di qualità a causa delle pressioni sugli investimenti, che sempre più mettono a repentaglio la qualità delle cure.In tutta Europa, si osserva una crescente consapevolezza, a livello politico, del fatto che il deterioramento dei sistemi di cura e dei relativi posti di lavoro è socialmente dannoso ed effettivamente controproducente in termini di obiettivi di crescita economica e di creazione di posti di lavoro. Rivendichiamo con determinazione un capovolgimento delle misure di austerità e la richiesta di investimenti nel settore come politica economica pragmatica.

Nel 2012, la Commissione europea ha definito il settore socio-sanitario come un settore chiave in cui la priorità degli Stati membri deve essere la creazione di posti di lavoro. Questo settore registra uno dei più alti tassi di crescita occupazionale. Insieme ai ‘posti di lavoro verdi’ ed all’economia digitale, i così chiamati ‘posti di lavoro bianchi’ nel settore delle cure sono considerati come quelli a più alto potenziale occupazionale e la Commissione europea ha esortato gli Stati membri a concentrare gli sforzi e le iniziative nella creazione di posti di lavoro in questo settore. Poichè l’esistenza di articolati sistemi di assistenza all’infanzia e di cure continuative contribuisce grandemente alla presenza delle donne nella forza lavoro, ogni nuovo posto di lavoro genera alti rendimenti nell’insieme dell’economia.9

POSTI DI LAVORO DI QUALITÀ PER CURE DI QUALITÀ

9 Commissione europea (2012), Commission Staff Working Document on exploiting the employment potential of the personal and household services, SWD(2012) 95 final, Strasburgo: Commissione europea, p. 3

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Oggi la Commissione europea, sotto la pressione dei maggiori gruppi industriali, caldeggia nuovi accordi mirati a ‘ridurre i carichi normativi’ a livello europeo.10 L’armonizzazione delle normative non dovrebbe essere utilizzata come strumento per creare posti di lavoro sottostandard o come pretesto per promuovere politiche che minano i diritti del lavoro riducendoli al minimo comun denominatore. L’armonizzazione al contrario dovrebbe rinforzare e migliorare le legislazioni in tutta Europa. Urge un approccio di tipo ‘strada maestra’ per il settore delle cure – imperniato su posti di lavoro di qualità per cure di qualità in linea con la necessità di un’occupazione di qualità – ciò che esige una regolamentazione più efficace e più forte a livello tanto europeo che dei singoli Stati.

La promozione della qualità e del professionalismo nel settore delle cure presuppone la garanzia data ai lavoratori di accedere alla formazione ed agli aggiornamenti, l’abolizione dei salari bassi e dello sfruttamento, promuovendo nel contempo la contrattazione collettiva ed il dialogo sociale.

Date le penurie croniche già riscontrabili nel settore e le previsioni di incremento della domanda di lavoratori di cura, è urgente colmare questo gap mediante strategie integrate e con le dovute risorse, di assunzione e “fidelizzazione” del personale. Per essere efficaci, queste strategie devono incentrarsi sulla creazione di posti di lavoro ben pagati e di qualità. Chiediamo pertanto alla Commissione di promuovere un articolato piano di azione volto al miglioramento dei salari e delle condizioni di lavoro per i lavoratori di cura in tutta Europa.

I diritti di tutti i lavoratori di cura vanno rispettati e l’Ue deve promuovere e garantirne i diritti fondamentali nonchè assicurare i presupposti che ne consentano l’esercizio da parte di tutti loro. Il settore delle cure è particolarmente vulnerabile allo sfruttamento in quanto molti lavoratori sono occupati in condizioni precarie ed informali. È necessaria una legislazione più esigente inmateria di occupazione, per garantire standard minimi ad un livello corretto, inclusa la prevenzione di qualsiasi via di uscita che consenta pratiche di sfruttamento.

Gli accordi collettivi e gli statuti devono essere difesi ed estesi per coprire tutti i lavoratori del settore, inclusi i badanti autonomi o occupati dal loro assistito. I diritti di contrattazione collettiva devono essere rinforzati per i lavoratori di cura in tutta Europa, inclusi quelli attualmente occupati in condizioni precarie o informali. Ciò implica il pieno rispetto della libertà di contrattazione collettiva per tutti i sindacati a tutti i livelli ed in seno agli Stati membri. Ciò deve accadere per contrastare i programmi e le linee guida di austerità emanate dalla Troika.

10 Commissione europea (2015), Commission Staff Working Document: Better Regulation Guidelines, SWD(2015), 111 final, Strasburgo: Commissione europea, p. 4

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A sostegno di ampi obiettivi sociali, deve essere attuata una politica normativa con un impegno verso l’alta qualità, nel cui quadro le migliori pratiche sono gli standard, compresi quelli sul lavoro.

Le procedure di appalto a livello nazionale devono rispecchiare l’impegno a rispettare gli standard europei, garantendo in particolare che i prestatori di cure che concorrono per finanziamenti pubblici si conformino agli standard in materia di qualità e di prassi occupazionali.

UNI Europa farà campagna in favore di una migliore protezione di tutti i servizi di interesse generale, compresi i servizi di cura. Riteniamo essenziale salvaguardare la qualità dell’offerta di cure in Europa. Idealmente sarebbe bene creare un’eccezione generale per i servizi rispetto alle normative interne europee di mercato. Per UNICARE, servizi e posti di lavoro di qualità sono le due facce della stessa medaglia. Posti di lavoro di qualità con buone condizioni lavorative si traducono in servizi migliori sicchè va evitato qualsiasi ampio scorporo secondo le regole del mercato interno.

Alla luce dell’impegno verso servizi di qualità, è necessario superare la discussione dei minimi adeguati per il settore; per promuovere il miglioramento della qualità e l’innovazione nel settore, si devono attuare tutte le strategie atte a rendere le carriere più viabili ed attraenti nel settore, aumentando sensibilmente gli standard oltre i livelli minimi come strumento di incentivazione delle assunzioni nei servizi sociali essenziali fortemente colpiti dalla carenza di manodopera.

Accordi commerciali internazionali come il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) ed il Trade in Services Agreement (TISA) attualmente in corso di trattativa minacciano di rafforzare i poteri dei datori di lavoro e delle compagnie multinazionali a scapito dei governi e dei cittadini. Transigendo sugli standard di lavoro, si genera un crescente sfruttamento soprattutto in settori già vulnerabili come quello dell’assistenza a domicilio. Se dovessero essere sottoscritti nuovi accordi internazionali, questi dovranno promuovere il miglioramento e non l’erosione delle condizioni di lavoro.

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POSTI DI LAVORO DI QUALITÀ PER CURE DI QUALITÀARGOMENTO DI STUDIO

BEATA OLSZEWSKA-SZYBALDIN

Beata è una badante dalla Polonia e lavora nel settore delle cure da 21 anni. Dopo essersi trasferita in Svizzera nel 2013, Beata ha scoperto con costernazione che gli anni di esperienza e di qualifiche professionali contano pochissimo nel nuovo paese di residenza e che sarebbe retribuita a livelli nettamente inferiori rispetto ai lavoratori di cura locali.

“Guadagnavo 30-50% meno di un lavoratore svizzero a parità di lavoro.”

È solo uno dei tanti esempi di come certi datori di lavoro approfittano del sistema, afferma Beata. E dunque, per migliorare la propria situazione personale, Beata ha perfezionato le proprie qualifiche locali.

Lavorare nel settore delle cure è duro e le giornate di Beata sono faticose:

‘La mia giornata comincia alle 6 del mattino e mi occupo di 4-5 pazienti al giorno. Anche se il lavoro con loro dura circa 6 ore, a causa delle distanze, spesso non sono a casa prima di mezzanotte. Non ho tempo di tornare a casa durante la giornata, anche quando magari ho due ore di pausa tra due assistiti.’

‘Il lavoro è specifico per ogni paziente – dipende dalle esigenze personali. In certi casi si tratta di mansioni mediche, come la medicazione, il prelievo del sangue, fare iniezioni ma dobbiamo anche lavarli nella vasca da bagno o sotto la doccia, nonchè occuparci delle mansioni domestiche come le pulizia e cucinare. Ma la cosa più importante che facciamo è parlare con loro ed ascoltarli. Il mio lavoro mi piace – è molto duro ma molto appagante per quello che apportiamo ai nostri pazienti nella loro vita.’

‘Ho lavorato per una coppia di anziani – 87 e 85 anni – che da tanto tempo non parlavano nè interelazionavano. Poco a poco sono riuscita a creare una vera relazione veramente bella con questa coppia. Hanno riacquistato una grande indipendenza e ci siamo dati da fare tutti insieme perchè potessero fare sempre più cose da soli – e questo ha apportato loro un grande senso di indipendenza ed una migliore qualità di vita. È per questo che faccio questo mestiere.’

Beata dice: ‘I sindacati del settore delle cure sono un elemento essenziale per offrire una vita migliore ai nostri anziani’. Beata ha lavorato con il sindacato locale delle cure UNIA per garantire che siano pagati gli straordinari ed il tempo di spostamento e per riunire i lavoratori in un comitato in modo che possano contribuire collettivamente a creare un settore delle cure migliore e più giusto per tutti.

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SAMANTHA BYRNE

Samantha è badante a tempo pieno per persone anziane in Irlanda e lavora nel settore delle cure da oltre vent’anni.

‘Una giornata tipica per me è aiutare i miei assistiti apportando cure personali, rifaccio i letti, li aiuto a mangiare, ed altre attività a dipendenza delle esigenze di ciascuno di loro. Ogni programma di assistenza è fatto su misura per ogni persona di cui mi occupo. Ma c’è anche una parte meno visibile del nostro lavoro – osserviamo il loro stato di salute psico-fisico, individuiamo segni di malattia, problemi dermatologici o di altra natura. In ultima analisi il nostro lavoro genera risparmi per il sistema sanitario ed impedisce l’aggravamento di problematiche sanitarie.’

‘E’ molto importante parlare con i nostri assistiti. Magari io sono l’unica persona alla quale il mio assistito ha parlato per tutta la giornata, o addirittura negli ultimi tre giorni. Magari sono l’unico vero legame personale che intrattengono per una settimana, quindi la mia missione è anche quella di ascoltarli per alleviare la loro solitudine. Certe persone che assistiamo sono molto sole. Alcune non hanno famiglia, non escono. La solitudine può essere terribile ed incidere gravemente sulla salute.’

‘Il mio lavoro richiede competenze di alto livello, e per svolgerlo bisogna anche essere compassionevoli, pazienti, premurosi e responsabili.‘

Malgrado l’importanza del suo lavoro per la società, il lavoro di Samantha è estremamente precario.

‘Il mio contratto è un contratto zero-ore. Questo significa che non ho mai la garanzia di avere ore di lavoro. Sono in balía del mio datore di lavoro, solo lui può darmi ore di lavoro. Alla fine del mese non so mai quanto guadagno’‘Non ho nessuna stabilità, non posso mai preventivare nulla. Ho una famiglia che dipende da me e non so mai se posso pagare i libri o le gite scolastiche, quindi non possiamo mai prevedere nulla, non abbiamo nessuna stabilità, il fatto di non avere la garanzia delle ore di lavoro crea grosse difficoltà per me e per la mia famiglia’

Il turnover del personale è molto alto nel settore delle cure in Irlanda e certi lavoratori non si sentono apprezzati come dovrebbero per il lavoro vitale che svolgono. Secondo Samantha hanno l’impressione che il lavoro sanitario non ha importanza.

‘Il nostro lavoro è valido ed utile per la società e a me piace tanto. Mi dà soddisfazione. Lavoro duramente per i miei assistiti ma onestamente cerco di non pensare a come sono trattata e pagata perchè a volte mi sembra così ingiusto. Se mi soffermassi a pensarci rischierei di non continuare a fare questo lavoro.’ ‘Sono un’assistente sanitaria professionale ed offro cure di altissima qualità, ma questo non si riflette nel mio contratto. Abbiamo bisogno di contratti stabili, e di avere ore di lavoro garantite.’

I lavoratori di cura non sono consultati.

‘Potremmo essere di aiuto per la definizione di politiche, procedure e regole adeguate per questo lavoro. Conosciamo i nostri clienti, siamo le persone che meglio conoscono i loro bisogni ma non siamo mai consultati o ascoltati quando sono prese decisioni importanti. Le cure che prodighiamo sono importanti, e a volte si potrebbe risparmiare perchè vediamo dove sarebbe possibile migliorare il sistema, ma siamo letteralmente ignorati.’

‘I lavoratori di cura devono essere consultati, è importante chiedere la loro opinione ed usufruire delle loro competenze per il bene dell’intero sistema di cura’.

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I lavoratori di cura devono avere pienamente accesso alle opportunità di formazione e di apprendimento permanente, e pertanto anche poter usufruire degli adeguati congedi per accedere alle strutture formative.

Le competenze specifiche devono essere riconosciute e formalmente immesse nei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionali. Deve essere allestito un Quadro europeo delle qualifiche per consentire la trasferibilità transnazionale delle competenze per gli addetti del settore delle cure, nonchè per il loro riconoscimento e la loro retribuzione proporzionata alle loro competenze e responsabilità.

Tra le azioni positive recentemente intraprese va citato il recente lancio di uno studio volto ad analizzare la fattibilità dell’istituzione di un Consiglio settoriale europeo sull’occupazione e le competenze nel lavoro socio- sanitario.13 Rimane da vedere quali conclusioni saranno tratte da questo studio, in particolare per quanto riguarda il livello di standard che questo studio promuoverà.

Se c’è un vero impegno a far evolvere il settore verso l’innovazione, lo sviluppo ed il miglioramento incessanti, allora sono necessari livelli più alti di cooperazione e scambi di idee in tutta Europa, compreso un maggiore coinvolgimento dei sindacati e delle altre controparti sociali per contribuire all’articolazione tra gli standard di qualità e le competenze della forza lavoro per definire e misurare la buona prassi. Siamo convinti che i sindacati, in quanto portavoce dei lavoratori nel settore, detengono gli strumenti e le conoscenze necessarie per rivendicare migliori modelli di buona prassi.

CONFERIRE POTERE AI MIGRANTI

In tutta Europa, milioni di lavoratori di cura migranti sono di importanza cruciale per sostenere i sistemi sociali nazionali – che la migrazione sia o no regolata, che risulti da politiche scelte o de facto. Migranti da tutto il mondo sono impiegati in tutte le occupazioni del settore e costituiscono un’importante fonte di manodopera per le cure a domicilio in paesi come la Germania ; sono per lo più concentrati nei livelli più bassi, soprattutto nei settori meno regolamentati dell’assistenza alla persona e delle cure a domicilio. Il contributo socio-economico dei lavoratori di cura migranti ha spesso un grosso costo personale e molti non usufruiscono dei diritti fondamentali. Troppo spesso il lavoro di questi migranti è svolto in condizioni di sfruttamento, emarginazione ed invisibilità. I lavoratori migranti che entrano nel settore sono il più delle volte relegati nelle occupazioni con le paghe più basse e vulnerabili ai massimi rischi di sfruttamento ed in certi casi estremi, di schiavitù.

Sempre più i nostri sindacati rappresentano una forza di lavoro globale e mobile che è il fulcro dei modelli mutevoli di lavoro e di cure in tutto il mondo. I lavoratori di cura migranti sono cruciali per sopperire alle numerose carenze nel settore delle cure e dei servizi socio-sanitari nel loro insieme. Gli immigranti intra e extra Ue costituiscono un importante contingente di forza lavoro del settore formale delle cure in Regno Unito, Austria, Germania e Svizzera, con concentrazioni particolarmente alte di lavoratori di cura migranti occupati nell’assistenza a domicilio. In particolare nell’Europa meridionale, soprattutto in Italia, Grecia e Spagna, diversi milioni di lavoratori di cura migranti sono occupati privatamente in qualità di badanti o lavoratori domestici nel settore informale o ‘grigio’.

La mobilità della manodopera in quanto elemento cruciale del profilo della forza lavoro del settore delle cure coinvolge i paesi sia di provenienza che di accoglienza. I mercati europei dei lavoratori di cura sono attraversati da flussi migratori regolati e non regolati, sia dentro che fuori dall’Ue. I singoli paesi in Europa sottostanno ai propri modelli di migrazione in quanto paesi di origine o di accoglienza dei migranti (e sempre più entrambi). Nel contempo, la sostenibilità globale delle politiche europee in materia di cure fa sempre più capo ad una forte immigrazione di lavoratori di cura provenienti da paesi extracomunitari per compensare una forza lavoro in continuo calo. Pur trattandosi di una tendenza a lungo termine, dall’insorgere della crisi economica, i governi hanno fatto sempre più ricorso ai migranti per via della penuria di forza lavoro, aggravata da programmi di formazione inadeguati, da salari bassi e tagli dei finanziamenti nel settore.

L’Europa sta attraversando una crescente crisi umanitaria, il più grosso esodo dalla fine della seconda Guerra mondiale. Sempre più migranti, tra cui molti profughi che fuggono la violenza e la guerra, soffrono di condizioni durissime ed inumane nei campi di profughi ai confini dell’Europa. Molti dei 5 - 8 milioni di lavoratori privi di documenti che si stima vivano in Europa risentono di una crescente emarginazione ed esclusione dai diritti sociali. I servizi sociali essenziali che dovrebbero agevolare la cura e l’integrazione nella comunità, i servizi per i profughi e soprattutto i più vulnerabili come i bambini soli, sono stati quelli più duramente colpiti anche a seguito dei tagli nei servizi di cura.

La risposta alla crisi dei profughi incentrata sulla sicurezza delle frontiere ha consentito agli stati più ricchi d’Europa di sganciarsi dalle proprie responsabilità sociali fondamentali in materia di crisi e di assistenza. Eppure migliaia di cittadini ordinari sono intervenuti laddove i loro governi hanno fallito, tramite un ampio spettro di organizzazioni, gruppi comunitari, sindacati, chiese, militanti dei diritti umani ed altri reparti della società civile che hanno reagito direttamente alla crisi umanitaria. In tutta Europa sindacalisti attivi in seno a diverse organizzazioni sono stati in prima linea per offrire un’assistenza medica ed umanitaria di base ai profughi, e questo malgrado i loro governi sempre più propensi ad attuare provvedimenti securitari per far fronte alla situazione.

Crediamo nella assistenza e nella cura alle persone vulnerabili. I governi europei devono unirsi per rispondere a questa crisi evitabile tramite uno sforzo umanitario di emergenza adeguatemente finanziato e determinato, mirato anzitutto a salvare vite ed a garantire la sicurezza ed il sostegno per le persone che fuggono la guerra e la violenza.

La risposta militarizzata attualmente in atto alle frontiere non solo è brutale ma per di più rappresenta l’assenza di una politica a livello europeo. Il trattamento dei migranti senza documenti è ancora più spietato quando si conosce il ruolo vitale che molti di loro già svolgono a sostegno dei sistemi di cura dei paesi d’arrivo: si occupano delle generazioni più anziane allorchè il loro status d’immigrazione ed il loro diritto di lavorare rimangono precari, spesso escludendoli dai sistemi di protezione sociale di base. Per troppo tempo questi lavoratori sono rimasti invisibili per i governi e per la maggior parte dei decisori politici.

I diritti fondamentali per tutti i lavoratori, tra cui l’accesso ai sistemi di protezione sociale, condizioni di lavoro sicure ed un’equa remunerazione, sono principi espressamente tutelati da convenzioni internazionali di natura giuridica. Esiste la possibilità di inserire milioni di lavoratori domestici in un sistema lavorativo moderno tramite la ratifica della Convenzione ILO N.189. La convenzione impegna i firmatari a formalizzare il lavoro domestico e garantire che le condizioni di lavoro per i lavoratori domestici siano eque e pari a quelle di tutti gli altri lavoratori. Mira peraltro a rimuovere tutte le barriere che impediscono l’esercizio di tali diritti, inclusi i diritti sindacali ed il diritto di organizzarsi; ed a fornire un quadro legale affinchè sia posto termine allo sfruttamento dei lavoratori domestici.

Il successo di queste misure si fonda sulla legalizzazione dei lavoratori domestici senza documenti. Combattere lo sfruttamento di cui sono vittime i lavoratori domestici formalizzando lo statuto dei migranti senza documenti avrà molteplici effetti collaterali benefici. Molti lavoratori di cura migranti, occupati soprattutto nell’assistenza domestica e nelle posizioni più emarginate come i badanti, possiedono qualifiche superiori a quelle richieste per svolgere queste funzioni; troppo spesso molti infermieri lavorano in occupazioni di cura inferiori al loro livello di competenze, come l’assistenza domestica non dichiarata, allorchè potrebbero trovare lavoro nei settori socio-sanitari formali se le loro competenze fossero riconosciute e se fosse rimossa la barriera dello status di immigrato.

Nelle grandi linee la politica della Commissione già oggi riconosce che una formalizzazione della forza lavoro del settore delle cure è auspicabile e necessaria, che occorre una transizione su ampia scala dei posti di lavori irregolari nel settore formale in modo da influire sulle quote di adesione e migliorare il funzionamento dei sistemi di cura. La transizione da accordi informali verso sistemi occupazionali formali esigerà che si renda ‘visibile il costo privatizzato finora nascosto delle cure continuative’.11 La politica a livello europeo deve andare oltre il riconoscimento del ruolo vitale svolto nelle cure dalla parte più marginalizzata della forza lavoro. Deve affrontare in modo proattivo le condizioni occupazionali precarie con l’obiettivo di por termine allo sfruttamento, consentendo nel contempo ai lavoratori di esercitare i propri diritti tramite i sindacati.

Il lavoro di cura offre inoltre una carriera nel lungo termine ai migranti e la loro forza lavoro ha il potenziale di costituire un elemento chiave della transizione verso un sistema di cura di qualità basato su posti di l avoro di qualità.

Tutti i lavoratori di cura, anche senza documenti, devono essere riconosciuti per il contributo che apportano alle politiche europee in questo settore. Il lavoro deve essere regolarizzato e formalizzato nel quadro di sistemi di cura di qualità basati su un’occupazione di qualità come fattore determinante di una transizione su scala europea verso sistemi di cura di qualità basati su posti di lavoro di qualità. L’occupazione deve essere regolamentata e tutelata sia per i lavoratori migranti che per i cittadini nazionali conformemente al principio della parità di diritti.

Le persone che esercitano il diritto alla libertà di movimento devono essere trattate allo stesso modo, tutelate contro lo sfruttamento sul luogo di lavoro ed usufruire del diritto di ricevere prestazioni sociali nei paesi ospitanti. L’accesso alle cure socio-sanitarie deve essere esteso a tutti i migranti senza documenti; i lavoratori di cura migranti forniscono un contributo considerevole ai sistemi socio-sanitari ed in cambio non devono essere privati delle prestazioni di base.

In risposta alla crisi dei profughi, tutti i governi nazionali e l’Unione europea devono sostenere e potenziare la ricerca civile ed il salvataggio, gli aiuti medici umanitarii come una priorità per salvare vite; tutti i governi devono trattare i profughi con dignità e conformemente ai rispettivi obblighi, e sostenere adeguatamente la risposta alla crisi e gli altri servizi sociali incentrati sull’assistenza e l’integrazione delle persone più vulnerabili nelle nostre comunità.

È imperativo riconoscere i diritti umani e del lavoro a tutti i lavoratori, a prescindere dal loro status di immigrazione. Gli addetti alla cura alla persona sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento in quanto il loro lavoro spesso è confinato tra i quattro muri del domicilio del datore di lavoro. Allorchè il più grosso del lavoro nel settore delle cure è volontario, la natura essenzialmente nascosta e non regolamentata del lavoro domestico espone i lavoratori ad un rischio particolarmente alto di sfruttamento ed asservimento.

Per intraprendere un’azione efficace ed immediata contro lo sfruttamento dei migranti, gli Stati membri devono stabilire chiare separazioni tanto nella legge che nella pratica tra ispettorati del lavoro e dell’immigrazione. I lavoratori che esercitano i loro diritti fondamentali non devono subire ritorsioni a livello d’immigrazione, ed i lavoratori senza documenti non devono temere sanzioni quando denunciano casi di sfruttamento o quando i loro datori di lavoro sono sanzionati per violazioni della legislazione sul lavoro. I sindacati svolgono un ruolo cruciale nella difesa delle condizioni occupazionali di base, ed i governi devono agevolare il coinvolgimento attivo dei sindacati in settori in cui esistono forme di sfruttamento dei lavoratori stranieri.

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC), le tecnologie assistive e le innovazioni in materia di metodologie mediche ed organizzative offrono valore aggiunto ai posti di lavoro specializzati. Queste innovazioni, quando sono attuate secondo le migliori prassi, come accade nei paesi scandinavi, hanno incrementato l’efficienza dell’offerta di cure apportando nel contempo miglioramenti in termini di oneri di lavoro e di qualità.

A tutt’oggi però gran parte del dibattito sulle promesse degli sviluppi tecnologici nel settore delle cure è stato influenzato dalle politiche di austerità, concentrandosi sull’utilizzazione delle tecnologie economicamente efficaci per incrementare la produttività della forza lavoro. Il settore delle cure è ad alto coefficiente di manodopera e tale resterà. La crescente domanda di cure generata dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della popolazione attiva eserciterà pressioni ancor più forti sulla carenza di manodopera già in atto. La motivazione principale per lo sviluppo e l’attuazione di nuove tecnologie non deve essere il risparmio sui costi, un modo di fare di più con meno. Le tecnologie assistive devono essere utilizzate nell’ambito di una politica di più ampio respiro per far fronte alle previsioni di penuria di manodopera nel settore, incrementare la produttività della forza lavoro, e migliorare gli standard qualitativi e dunque “fidelizzare” il personale. L’utilizzazione delle ITC come strumento per ottenere che la forza lavoro faccia di più con meno, non fa che acuire i problemi esistenti e si tradurrà in una minore capacità di trattenere i lavoratori nel settore, azzerando gli sforzi di rinforzare la forza lavoro.

Una forza lavoro competente e qualificata è indispensabile per garantire servizi di cura di qualità. È necessario promuovere posti di lavoro di qualità che incoraggiano e migliorano le competenze dei lavoratori consentendo l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Poichè le popolazioni in Europa continuano ad invecchiare, la concorrenza per disporre di addetti nel settore delle cure si inasprirà. La tendenza generale nel settore sanitario è verso il miglioramento delle competenze, con una proporzione crescente di posti di lavoro destinati a crearsi nei settori maggiormente qualificati. Ma fintanto che la domanda crescente di cure oltrepassa il numero di addetti alle cure dotati delle necessarie competenze, la carenza di manodopera continuerà ad aggravarsi e si intensificherà la pressione già forte su forze di lavoro locali iperstressate ed insufficientemente sostenute, generando ostacoli alla fidelizzazione. Condividiamo il parere del Comitato di protezione sociale della Commissione europea secondo il quale questa situazione è una minaccia per gli standard di qualità. Accogliamo positivamente le esortazioni a sopperire alla carenza di manodopera tramite programmi di assunzione e formazione che rendano il lavoro di cura più attraente e che offrano migliori condizioni lavorative e retributive.12 Via via che diminuisce la riserva di manodopera in seno alla quale reclutare, le innovazioni tecnologiche offrono un enorme potenziale di miglioramento della qualità delle cure, quando attuate per migliorare le condizioni e l’esercizio delle competenze da parte dei lavoratori. La funzione di molte di queste tecnologie emergenti, in particolare nel settore delle nuove diagnosi sofisticate, delle tecnologie assistive ed informatiche, è di minimizzare o comunque ridurre la dipendenza dalle cure continuative aiutando gli anziani a vivere il più a lungo possibile autonomamente a domicilio ed agevolando la partecipazione sociale di persone che altrimenti dipenderebbero fisicamente dai lavoratori di cura. Questi obbiettivi si riconducono traversalmente ad altri risvolti della politica sociale in particolare a livello di cure sanitarie, come l’incremento degli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva e nella riabilitazione.

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I lavoratori di cura devono avere pienamente accesso alle opportunità di formazione e di apprendimento permanente, e pertanto anche poter usufruire degli adeguati congedi per accedere alle strutture formative.

Le competenze specifiche devono essere riconosciute e formalmente immesse nei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionali. Deve essere allestito un Quadro europeo delle qualifiche per consentire la trasferibilità transnazionale delle competenze per gli addetti del settore delle cure, nonchè per il loro riconoscimento e la loro retribuzione proporzionata alle loro competenze e responsabilità.

Tra le azioni positive recentemente intraprese va citato il recente lancio di uno studio volto ad analizzare la fattibilità dell’istituzione di un Consiglio settoriale europeo sull’occupazione e le competenze nel lavoro socio- sanitario.13 Rimane da vedere quali conclusioni saranno tratte da questo studio, in particolare per quanto riguarda il livello di standard che questo studio promuoverà.

Se c’è un vero impegno a far evolvere il settore verso l’innovazione, lo sviluppo ed il miglioramento incessanti, allora sono necessari livelli più alti di cooperazione e scambi di idee in tutta Europa, compreso un maggiore coinvolgimento dei sindacati e delle altre controparti sociali per contribuire all’articolazione tra gli standard di qualità e le competenze della forza lavoro per definire e misurare la buona prassi. Siamo convinti che i sindacati, in quanto portavoce dei lavoratori nel settore, detengono gli strumenti e le conoscenze necessarie per rivendicare migliori modelli di buona prassi.

In tutta Europa, milioni di lavoratori di cura migranti sono di importanza cruciale per sostenere i sistemi sociali nazionali – che la migrazione sia o no regolata, che risulti da politiche scelte o de facto. Migranti da tutto il mondo sono impiegati in tutte le occupazioni del settore e costituiscono un’importante fonte di manodopera per le cure a domicilio in paesi come la Germania ; sono per lo più concentrati nei livelli più bassi, soprattutto nei settori meno regolamentati dell’assistenza alla persona e delle cure a domicilio. Il contributo socio-economico dei lavoratori di cura migranti ha spesso un grosso costo personale e molti non usufruiscono dei diritti fondamentali. Troppo spesso il lavoro di questi migranti è svolto in condizioni di sfruttamento, emarginazione ed invisibilità. I lavoratori migranti che entrano nel settore sono il più delle volte relegati nelle occupazioni con le paghe più basse e vulnerabili ai massimi rischi di sfruttamento ed in certi casi estremi, di schiavitù.

Sempre più i nostri sindacati rappresentano una forza di lavoro globale e mobile che è il fulcro dei modelli mutevoli di lavoro e di cure in tutto il mondo. I lavoratori di cura migranti sono cruciali per sopperire alle numerose carenze nel settore delle cure e dei servizi socio-sanitari nel loro insieme. Gli immigranti intra e extra Ue costituiscono un importante contingente di forza lavoro del settore formale delle cure in Regno Unito, Austria, Germania e Svizzera, con concentrazioni particolarmente alte di lavoratori di cura migranti occupati nell’assistenza a domicilio. In particolare nell’Europa meridionale, soprattutto in Italia, Grecia e Spagna, diversi milioni di lavoratori di cura migranti sono occupati privatamente in qualità di badanti o lavoratori domestici nel settore informale o ‘grigio’.

La mobilità della manodopera in quanto elemento cruciale del profilo della forza lavoro del settore delle cure coinvolge i paesi sia di provenienza che di accoglienza. I mercati europei dei lavoratori di cura sono attraversati da flussi migratori regolati e non regolati, sia dentro che fuori dall’Ue. I singoli paesi in Europa sottostanno ai propri modelli di migrazione in quanto paesi di origine o di accoglienza dei migranti (e sempre più entrambi). Nel contempo, la sostenibilità globale delle politiche europee in materia di cure fa sempre più capo ad una forte immigrazione di lavoratori di cura provenienti da paesi extracomunitari per compensare una forza lavoro in continuo calo. Pur trattandosi di una tendenza a lungo termine, dall’insorgere della crisi economica, i governi hanno fatto sempre più ricorso ai migranti per via della penuria di forza lavoro, aggravata da programmi di formazione inadeguati, da salari bassi e tagli dei finanziamenti nel settore.

L’Europa sta attraversando una crescente crisi umanitaria, il più grosso esodo dalla fine della seconda Guerra mondiale. Sempre più migranti, tra cui molti profughi che fuggono la violenza e la guerra, soffrono di condizioni durissime ed inumane nei campi di profughi ai confini dell’Europa. Molti dei 5 - 8 milioni di lavoratori privi di documenti che si stima vivano in Europa risentono di una crescente emarginazione ed esclusione dai diritti sociali. I servizi sociali essenziali che dovrebbero agevolare la cura e l’integrazione nella comunità, i servizi per i profughi e soprattutto i più vulnerabili come i bambini soli, sono stati quelli più duramente colpiti anche a seguito dei tagli nei servizi di cura.

La risposta alla crisi dei profughi incentrata sulla sicurezza delle frontiere ha consentito agli stati più ricchi d’Europa di sganciarsi dalle proprie responsabilità sociali fondamentali in materia di crisi e di assistenza. Eppure migliaia di cittadini ordinari sono intervenuti laddove i loro governi hanno fallito, tramite un ampio spettro di organizzazioni, gruppi comunitari, sindacati, chiese, militanti dei diritti umani ed altri reparti della società civile che hanno reagito direttamente alla crisi umanitaria. In tutta Europa sindacalisti attivi in seno a diverse organizzazioni sono stati in prima linea per offrire un’assistenza medica ed umanitaria di base ai profughi, e questo malgrado i loro governi sempre più propensi ad attuare provvedimenti securitari per far fronte alla situazione.

Crediamo nella assistenza e nella cura alle persone vulnerabili. I governi europei devono unirsi per rispondere a questa crisi evitabile tramite uno sforzo umanitario di emergenza adeguatemente finanziato e determinato, mirato anzitutto a salvare vite ed a garantire la sicurezza ed il sostegno per le persone che fuggono la guerra e la violenza.

La risposta militarizzata attualmente in atto alle frontiere non solo è brutale ma per di più rappresenta l’assenza di una politica a livello europeo. Il trattamento dei migranti senza documenti è ancora più spietato quando si conosce il ruolo vitale che molti di loro già svolgono a sostegno dei sistemi di cura dei paesi d’arrivo: si occupano delle generazioni più anziane allorchè il loro status d’immigrazione ed il loro diritto di lavorare rimangono precari, spesso escludendoli dai sistemi di protezione sociale di base. Per troppo tempo questi lavoratori sono rimasti invisibili per i governi e per la maggior parte dei decisori politici.

I diritti fondamentali per tutti i lavoratori, tra cui l’accesso ai sistemi di protezione sociale, condizioni di lavoro sicure ed un’equa remunerazione, sono principi espressamente tutelati da convenzioni internazionali di natura giuridica. Esiste la possibilità di inserire milioni di lavoratori domestici in un sistema lavorativo moderno tramite la ratifica della Convenzione ILO N.189. La convenzione impegna i firmatari a formalizzare il lavoro domestico e garantire che le condizioni di lavoro per i lavoratori domestici siano eque e pari a quelle di tutti gli altri lavoratori. Mira peraltro a rimuovere tutte le barriere che impediscono l’esercizio di tali diritti, inclusi i diritti sindacali ed il diritto di organizzarsi; ed a fornire un quadro legale affinchè sia posto termine allo sfruttamento dei lavoratori domestici.

Il successo di queste misure si fonda sulla legalizzazione dei lavoratori domestici senza documenti. Combattere lo sfruttamento di cui sono vittime i lavoratori domestici formalizzando lo statuto dei migranti senza documenti avrà molteplici effetti collaterali benefici. Molti lavoratori di cura migranti, occupati soprattutto nell’assistenza domestica e nelle posizioni più emarginate come i badanti, possiedono qualifiche superiori a quelle richieste per svolgere queste funzioni; troppo spesso molti infermieri lavorano in occupazioni di cura inferiori al loro livello di competenze, come l’assistenza domestica non dichiarata, allorchè potrebbero trovare lavoro nei settori socio-sanitari formali se le loro competenze fossero riconosciute e se fosse rimossa la barriera dello status di immigrato.

Nelle grandi linee la politica della Commissione già oggi riconosce che una formalizzazione della forza lavoro del settore delle cure è auspicabile e necessaria, che occorre una transizione su ampia scala dei posti di lavori irregolari nel settore formale in modo da influire sulle quote di adesione e migliorare il funzionamento dei sistemi di cura. La transizione da accordi informali verso sistemi occupazionali formali esigerà che si renda ‘visibile il costo privatizzato finora nascosto delle cure continuative’.11 La politica a livello europeo deve andare oltre il riconoscimento del ruolo vitale svolto nelle cure dalla parte più marginalizzata della forza lavoro. Deve affrontare in modo proattivo le condizioni occupazionali precarie con l’obiettivo di por termine allo sfruttamento, consentendo nel contempo ai lavoratori di esercitare i propri diritti tramite i sindacati.

Il lavoro di cura offre inoltre una carriera nel lungo termine ai migranti e la loro forza lavoro ha il potenziale di costituire un elemento chiave della transizione verso un sistema di cura di qualità basato su posti di l avoro di qualità.

Tutti i lavoratori di cura, anche senza documenti, devono essere riconosciuti per il contributo che apportano alle politiche europee in questo settore. Il lavoro deve essere regolarizzato e formalizzato nel quadro di sistemi di cura di qualità basati su un’occupazione di qualità come fattore determinante di una transizione su scala europea verso sistemi di cura di qualità basati su posti di lavoro di qualità. L’occupazione deve essere regolamentata e tutelata sia per i lavoratori migranti che per i cittadini nazionali conformemente al principio della parità di diritti.

Le persone che esercitano il diritto alla libertà di movimento devono essere trattate allo stesso modo, tutelate contro lo sfruttamento sul luogo di lavoro ed usufruire del diritto di ricevere prestazioni sociali nei paesi ospitanti. L’accesso alle cure socio-sanitarie deve essere esteso a tutti i migranti senza documenti; i lavoratori di cura migranti forniscono un contributo considerevole ai sistemi socio-sanitari ed in cambio non devono essere privati delle prestazioni di base.

In risposta alla crisi dei profughi, tutti i governi nazionali e l’Unione europea devono sostenere e potenziare la ricerca civile ed il salvataggio, gli aiuti medici umanitarii come una priorità per salvare vite; tutti i governi devono trattare i profughi con dignità e conformemente ai rispettivi obblighi, e sostenere adeguatamente la risposta alla crisi e gli altri servizi sociali incentrati sull’assistenza e l’integrazione delle persone più vulnerabili nelle nostre comunità.

È imperativo riconoscere i diritti umani e del lavoro a tutti i lavoratori, a prescindere dal loro status di immigrazione. Gli addetti alla cura alla persona sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento in quanto il loro lavoro spesso è confinato tra i quattro muri del domicilio del datore di lavoro. Allorchè il più grosso del lavoro nel settore delle cure è volontario, la natura essenzialmente nascosta e non regolamentata del lavoro domestico espone i lavoratori ad un rischio particolarmente alto di sfruttamento ed asservimento.

Per intraprendere un’azione efficace ed immediata contro lo sfruttamento dei migranti, gli Stati membri devono stabilire chiare separazioni tanto nella legge che nella pratica tra ispettorati del lavoro e dell’immigrazione. I lavoratori che esercitano i loro diritti fondamentali non devono subire ritorsioni a livello d’immigrazione, ed i lavoratori senza documenti non devono temere sanzioni quando denunciano casi di sfruttamento o quando i loro datori di lavoro sono sanzionati per violazioni della legislazione sul lavoro. I sindacati svolgono un ruolo cruciale nella difesa delle condizioni occupazionali di base, ed i governi devono agevolare il coinvolgimento attivo dei sindacati in settori in cui esistono forme di sfruttamento dei lavoratori stranieri.

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC), le tecnologie assistive e le innovazioni in materia di metodologie mediche ed organizzative offrono valore aggiunto ai posti di lavoro specializzati. Queste innovazioni, quando sono attuate secondo le migliori prassi, come accade nei paesi scandinavi, hanno incrementato l’efficienza dell’offerta di cure apportando nel contempo miglioramenti in termini di oneri di lavoro e di qualità.

A tutt’oggi però gran parte del dibattito sulle promesse degli sviluppi tecnologici nel settore delle cure è stato influenzato dalle politiche di austerità, concentrandosi sull’utilizzazione delle tecnologie economicamente efficaci per incrementare la produttività della forza lavoro. Il settore delle cure è ad alto coefficiente di manodopera e tale resterà. La crescente domanda di cure generata dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della popolazione attiva eserciterà pressioni ancor più forti sulla carenza di manodopera già in atto. La motivazione principale per lo sviluppo e l’attuazione di nuove tecnologie non deve essere il risparmio sui costi, un modo di fare di più con meno. Le tecnologie assistive devono essere utilizzate nell’ambito di una politica di più ampio respiro per far fronte alle previsioni di penuria di manodopera nel settore, incrementare la produttività della forza lavoro, e migliorare gli standard qualitativi e dunque “fidelizzare” il personale. L’utilizzazione delle ITC come strumento per ottenere che la forza lavoro faccia di più con meno, non fa che acuire i problemi esistenti e si tradurrà in una minore capacità di trattenere i lavoratori nel settore, azzerando gli sforzi di rinforzare la forza lavoro.

Una forza lavoro competente e qualificata è indispensabile per garantire servizi di cura di qualità. È necessario promuovere posti di lavoro di qualità che incoraggiano e migliorano le competenze dei lavoratori consentendo l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Poichè le popolazioni in Europa continuano ad invecchiare, la concorrenza per disporre di addetti nel settore delle cure si inasprirà. La tendenza generale nel settore sanitario è verso il miglioramento delle competenze, con una proporzione crescente di posti di lavoro destinati a crearsi nei settori maggiormente qualificati. Ma fintanto che la domanda crescente di cure oltrepassa il numero di addetti alle cure dotati delle necessarie competenze, la carenza di manodopera continuerà ad aggravarsi e si intensificherà la pressione già forte su forze di lavoro locali iperstressate ed insufficientemente sostenute, generando ostacoli alla fidelizzazione. Condividiamo il parere del Comitato di protezione sociale della Commissione europea secondo il quale questa situazione è una minaccia per gli standard di qualità. Accogliamo positivamente le esortazioni a sopperire alla carenza di manodopera tramite programmi di assunzione e formazione che rendano il lavoro di cura più attraente e che offrano migliori condizioni lavorative e retributive.12 Via via che diminuisce la riserva di manodopera in seno alla quale reclutare, le innovazioni tecnologiche offrono un enorme potenziale di miglioramento della qualità delle cure, quando attuate per migliorare le condizioni e l’esercizio delle competenze da parte dei lavoratori. La funzione di molte di queste tecnologie emergenti, in particolare nel settore delle nuove diagnosi sofisticate, delle tecnologie assistive ed informatiche, è di minimizzare o comunque ridurre la dipendenza dalle cure continuative aiutando gli anziani a vivere il più a lungo possibile autonomamente a domicilio ed agevolando la partecipazione sociale di persone che altrimenti dipenderebbero fisicamente dai lavoratori di cura. Questi obbiettivi si riconducono traversalmente ad altri risvolti della politica sociale in particolare a livello di cure sanitarie, come l’incremento degli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva e nella riabilitazione.

17

I lavoratori di cura devono avere pienamente accesso alle opportunità di formazione e di apprendimento permanente, e pertanto anche poter usufruire degli adeguati congedi per accedere alle strutture formative.

Le competenze specifiche devono essere riconosciute e formalmente immesse nei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionali. Deve essere allestito un Quadro europeo delle qualifiche per consentire la trasferibilità transnazionale delle competenze per gli addetti del settore delle cure, nonchè per il loro riconoscimento e la loro retribuzione proporzionata alle loro competenze e responsabilità.

Tra le azioni positive recentemente intraprese va citato il recente lancio di uno studio volto ad analizzare la fattibilità dell’istituzione di un Consiglio settoriale europeo sull’occupazione e le competenze nel lavoro socio- sanitario.13 Rimane da vedere quali conclusioni saranno tratte da questo studio, in particolare per quanto riguarda il livello di standard che questo studio promuoverà.

Se c’è un vero impegno a far evolvere il settore verso l’innovazione, lo sviluppo ed il miglioramento incessanti, allora sono necessari livelli più alti di cooperazione e scambi di idee in tutta Europa, compreso un maggiore coinvolgimento dei sindacati e delle altre controparti sociali per contribuire all’articolazione tra gli standard di qualità e le competenze della forza lavoro per definire e misurare la buona prassi. Siamo convinti che i sindacati, in quanto portavoce dei lavoratori nel settore, detengono gli strumenti e le conoscenze necessarie per rivendicare migliori modelli di buona prassi.

11Commissione europea (2013), Staff working document: Long-term care in ageing societies – Challenges and policy options, SWD(2013) 41 Final, Bruxelles: Commissione europea, p. 17

In tutta Europa, milioni di lavoratori di cura migranti sono di importanza cruciale per sostenere i sistemi sociali nazionali – che la migrazione sia o no regolata, che risulti da politiche scelte o de facto. Migranti da tutto il mondo sono impiegati in tutte le occupazioni del settore e costituiscono un’importante fonte di manodopera per le cure a domicilio in paesi come la Germania ; sono per lo più concentrati nei livelli più bassi, soprattutto nei settori meno regolamentati dell’assistenza alla persona e delle cure a domicilio. Il contributo socio-economico dei lavoratori di cura migranti ha spesso un grosso costo personale e molti non usufruiscono dei diritti fondamentali. Troppo spesso il lavoro di questi migranti è svolto in condizioni di sfruttamento, emarginazione ed invisibilità. I lavoratori migranti che entrano nel settore sono il più delle volte relegati nelle occupazioni con le paghe più basse e vulnerabili ai massimi rischi di sfruttamento ed in certi casi estremi, di schiavitù.

Sempre più i nostri sindacati rappresentano una forza di lavoro globale e mobile che è il fulcro dei modelli mutevoli di lavoro e di cure in tutto il mondo. I lavoratori di cura migranti sono cruciali per sopperire alle numerose carenze nel settore delle cure e dei servizi socio-sanitari nel loro insieme. Gli immigranti intra e extra Ue costituiscono un importante contingente di forza lavoro del settore formale delle cure in Regno Unito, Austria, Germania e Svizzera, con concentrazioni particolarmente alte di lavoratori di cura migranti occupati nell’assistenza a domicilio. In particolare nell’Europa meridionale, soprattutto in Italia, Grecia e Spagna, diversi milioni di lavoratori di cura migranti sono occupati privatamente in qualità di badanti o lavoratori domestici nel settore informale o ‘grigio’.

La mobilità della manodopera in quanto elemento cruciale del profilo della forza lavoro del settore delle cure coinvolge i paesi sia di provenienza che di accoglienza. I mercati europei dei lavoratori di cura sono attraversati da flussi migratori regolati e non regolati, sia dentro che fuori dall’Ue. I singoli paesi in Europa sottostanno ai propri modelli di migrazione in quanto paesi di origine o di accoglienza dei migranti (e sempre più entrambi). Nel contempo, la sostenibilità globale delle politiche europee in materia di cure fa sempre più capo ad una forte immigrazione di lavoratori di cura provenienti da paesi extracomunitari per compensare una forza lavoro in continuo calo. Pur trattandosi di una tendenza a lungo termine, dall’insorgere della crisi economica, i governi hanno fatto sempre più ricorso ai migranti per via della penuria di forza lavoro, aggravata da programmi di formazione inadeguati, da salari bassi e tagli dei finanziamenti nel settore.

L’Europa sta attraversando una crescente crisi umanitaria, il più grosso esodo dalla fine della seconda Guerra mondiale. Sempre più migranti, tra cui molti profughi che fuggono la violenza e la guerra, soffrono di condizioni durissime ed inumane nei campi di profughi ai confini dell’Europa. Molti dei 5 - 8 milioni di lavoratori privi di documenti che si stima vivano in Europa risentono di una crescente emarginazione ed esclusione dai diritti sociali. I servizi sociali essenziali che dovrebbero agevolare la cura e l’integrazione nella comunità, i servizi per i profughi e soprattutto i più vulnerabili come i bambini soli, sono stati quelli più duramente colpiti anche a seguito dei tagli nei servizi di cura.

La risposta alla crisi dei profughi incentrata sulla sicurezza delle frontiere ha consentito agli stati più ricchi d’Europa di sganciarsi dalle proprie responsabilità sociali fondamentali in materia di crisi e di assistenza. Eppure migliaia di cittadini ordinari sono intervenuti laddove i loro governi hanno fallito, tramite un ampio spettro di organizzazioni, gruppi comunitari, sindacati, chiese, militanti dei diritti umani ed altri reparti della società civile che hanno reagito direttamente alla crisi umanitaria. In tutta Europa sindacalisti attivi in seno a diverse organizzazioni sono stati in prima linea per offrire un’assistenza medica ed umanitaria di base ai profughi, e questo malgrado i loro governi sempre più propensi ad attuare provvedimenti securitari per far fronte alla situazione.

Crediamo nella assistenza e nella cura alle persone vulnerabili. I governi europei devono unirsi per rispondere a questa crisi evitabile tramite uno sforzo umanitario di emergenza adeguatemente finanziato e determinato, mirato anzitutto a salvare vite ed a garantire la sicurezza ed il sostegno per le persone che fuggono la guerra e la violenza.

La risposta militarizzata attualmente in atto alle frontiere non solo è brutale ma per di più rappresenta l’assenza di una politica a livello europeo. Il trattamento dei migranti senza documenti è ancora più spietato quando si conosce il ruolo vitale che molti di loro già svolgono a sostegno dei sistemi di cura dei paesi d’arrivo: si occupano delle generazioni più anziane allorchè il loro status d’immigrazione ed il loro diritto di lavorare rimangono precari, spesso escludendoli dai sistemi di protezione sociale di base. Per troppo tempo questi lavoratori sono rimasti invisibili per i governi e per la maggior parte dei decisori politici.

I diritti fondamentali per tutti i lavoratori, tra cui l’accesso ai sistemi di protezione sociale, condizioni di lavoro sicure ed un’equa remunerazione, sono principi espressamente tutelati da convenzioni internazionali di natura giuridica. Esiste la possibilità di inserire milioni di lavoratori domestici in un sistema lavorativo moderno tramite la ratifica della Convenzione ILO N.189. La convenzione impegna i firmatari a formalizzare il lavoro domestico e garantire che le condizioni di lavoro per i lavoratori domestici siano eque e pari a quelle di tutti gli altri lavoratori. Mira peraltro a rimuovere tutte le barriere che impediscono l’esercizio di tali diritti, inclusi i diritti sindacali ed il diritto di organizzarsi; ed a fornire un quadro legale affinchè sia posto termine allo sfruttamento dei lavoratori domestici.

Il successo di queste misure si fonda sulla legalizzazione dei lavoratori domestici senza documenti. Combattere lo sfruttamento di cui sono vittime i lavoratori domestici formalizzando lo statuto dei migranti senza documenti avrà molteplici effetti collaterali benefici. Molti lavoratori di cura migranti, occupati soprattutto nell’assistenza domestica e nelle posizioni più emarginate come i badanti, possiedono qualifiche superiori a quelle richieste per svolgere queste funzioni; troppo spesso molti infermieri lavorano in occupazioni di cura inferiori al loro livello di competenze, come l’assistenza domestica non dichiarata, allorchè potrebbero trovare lavoro nei settori socio-sanitari formali se le loro competenze fossero riconosciute e se fosse rimossa la barriera dello status di immigrato.

Nelle grandi linee la politica della Commissione già oggi riconosce che una formalizzazione della forza lavoro del settore delle cure è auspicabile e necessaria, che occorre una transizione su ampia scala dei posti di lavori irregolari nel settore formale in modo da influire sulle quote di adesione e migliorare il funzionamento dei sistemi di cura. La transizione da accordi informali verso sistemi occupazionali formali esigerà che si renda ‘visibile il costo privatizzato finora nascosto delle cure continuative’.11 La politica a livello europeo deve andare oltre il riconoscimento del ruolo vitale svolto nelle cure dalla parte più marginalizzata della forza lavoro. Deve affrontare in modo proattivo le condizioni occupazionali precarie con l’obiettivo di por termine allo sfruttamento, consentendo nel contempo ai lavoratori di esercitare i propri diritti tramite i sindacati.

Il lavoro di cura offre inoltre una carriera nel lungo termine ai migranti e la loro forza lavoro ha il potenziale di costituire un elemento chiave della transizione verso un sistema di cura di qualità basato su posti di l avoro di qualità.

Tutti i lavoratori di cura, anche senza documenti, devono essere riconosciuti per il contributo che apportano alle politiche europee in questo settore. Il lavoro deve essere regolarizzato e formalizzato nel quadro di sistemi di cura di qualità basati su un’occupazione di qualità come fattore determinante di una transizione su scala europea verso sistemi di cura di qualità basati su posti di lavoro di qualità. L’occupazione deve essere regolamentata e tutelata sia per i lavoratori migranti che per i cittadini nazionali conformemente al principio della parità di diritti.

Le persone che esercitano il diritto alla libertà di movimento devono essere trattate allo stesso modo, tutelate contro lo sfruttamento sul luogo di lavoro ed usufruire del diritto di ricevere prestazioni sociali nei paesi ospitanti. L’accesso alle cure socio-sanitarie deve essere esteso a tutti i migranti senza documenti; i lavoratori di cura migranti forniscono un contributo considerevole ai sistemi socio-sanitari ed in cambio non devono essere privati delle prestazioni di base.

In risposta alla crisi dei profughi, tutti i governi nazionali e l’Unione europea devono sostenere e potenziare la ricerca civile ed il salvataggio, gli aiuti medici umanitarii come una priorità per salvare vite; tutti i governi devono trattare i profughi con dignità e conformemente ai rispettivi obblighi, e sostenere adeguatamente la risposta alla crisi e gli altri servizi sociali incentrati sull’assistenza e l’integrazione delle persone più vulnerabili nelle nostre comunità.

È imperativo riconoscere i diritti umani e del lavoro a tutti i lavoratori, a prescindere dal loro status di immigrazione. Gli addetti alla cura alla persona sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento in quanto il loro lavoro spesso è confinato tra i quattro muri del domicilio del datore di lavoro. Allorchè il più grosso del lavoro nel settore delle cure è volontario, la natura essenzialmente nascosta e non regolamentata del lavoro domestico espone i lavoratori ad un rischio particolarmente alto di sfruttamento ed asservimento.

Per intraprendere un’azione efficace ed immediata contro lo sfruttamento dei migranti, gli Stati membri devono stabilire chiare separazioni tanto nella legge che nella pratica tra ispettorati del lavoro e dell’immigrazione. I lavoratori che esercitano i loro diritti fondamentali non devono subire ritorsioni a livello d’immigrazione, ed i lavoratori senza documenti non devono temere sanzioni quando denunciano casi di sfruttamento o quando i loro datori di lavoro sono sanzionati per violazioni della legislazione sul lavoro. I sindacati svolgono un ruolo cruciale nella difesa delle condizioni occupazionali di base, ed i governi devono agevolare il coinvolgimento attivo dei sindacati in settori in cui esistono forme di sfruttamento dei lavoratori stranieri.

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC), le tecnologie assistive e le innovazioni in materia di metodologie mediche ed organizzative offrono valore aggiunto ai posti di lavoro specializzati. Queste innovazioni, quando sono attuate secondo le migliori prassi, come accade nei paesi scandinavi, hanno incrementato l’efficienza dell’offerta di cure apportando nel contempo miglioramenti in termini di oneri di lavoro e di qualità.

A tutt’oggi però gran parte del dibattito sulle promesse degli sviluppi tecnologici nel settore delle cure è stato influenzato dalle politiche di austerità, concentrandosi sull’utilizzazione delle tecnologie economicamente efficaci per incrementare la produttività della forza lavoro. Il settore delle cure è ad alto coefficiente di manodopera e tale resterà. La crescente domanda di cure generata dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della popolazione attiva eserciterà pressioni ancor più forti sulla carenza di manodopera già in atto. La motivazione principale per lo sviluppo e l’attuazione di nuove tecnologie non deve essere il risparmio sui costi, un modo di fare di più con meno. Le tecnologie assistive devono essere utilizzate nell’ambito di una politica di più ampio respiro per far fronte alle previsioni di penuria di manodopera nel settore, incrementare la produttività della forza lavoro, e migliorare gli standard qualitativi e dunque “fidelizzare” il personale. L’utilizzazione delle ITC come strumento per ottenere che la forza lavoro faccia di più con meno, non fa che acuire i problemi esistenti e si tradurrà in una minore capacità di trattenere i lavoratori nel settore, azzerando gli sforzi di rinforzare la forza lavoro.

Una forza lavoro competente e qualificata è indispensabile per garantire servizi di cura di qualità. È necessario promuovere posti di lavoro di qualità che incoraggiano e migliorano le competenze dei lavoratori consentendo l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Poichè le popolazioni in Europa continuano ad invecchiare, la concorrenza per disporre di addetti nel settore delle cure si inasprirà. La tendenza generale nel settore sanitario è verso il miglioramento delle competenze, con una proporzione crescente di posti di lavoro destinati a crearsi nei settori maggiormente qualificati. Ma fintanto che la domanda crescente di cure oltrepassa il numero di addetti alle cure dotati delle necessarie competenze, la carenza di manodopera continuerà ad aggravarsi e si intensificherà la pressione già forte su forze di lavoro locali iperstressate ed insufficientemente sostenute, generando ostacoli alla fidelizzazione. Condividiamo il parere del Comitato di protezione sociale della Commissione europea secondo il quale questa situazione è una minaccia per gli standard di qualità. Accogliamo positivamente le esortazioni a sopperire alla carenza di manodopera tramite programmi di assunzione e formazione che rendano il lavoro di cura più attraente e che offrano migliori condizioni lavorative e retributive.12 Via via che diminuisce la riserva di manodopera in seno alla quale reclutare, le innovazioni tecnologiche offrono un enorme potenziale di miglioramento della qualità delle cure, quando attuate per migliorare le condizioni e l’esercizio delle competenze da parte dei lavoratori. La funzione di molte di queste tecnologie emergenti, in particolare nel settore delle nuove diagnosi sofisticate, delle tecnologie assistive ed informatiche, è di minimizzare o comunque ridurre la dipendenza dalle cure continuative aiutando gli anziani a vivere il più a lungo possibile autonomamente a domicilio ed agevolando la partecipazione sociale di persone che altrimenti dipenderebbero fisicamente dai lavoratori di cura. Questi obbiettivi si riconducono traversalmente ad altri risvolti della politica sociale in particolare a livello di cure sanitarie, come l’incremento degli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva e nella riabilitazione.

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I lavoratori di cura devono avere pienamente accesso alle opportunità di formazione e di apprendimento permanente, e pertanto anche poter usufruire degli adeguati congedi per accedere alle strutture formative.

Le competenze specifiche devono essere riconosciute e formalmente immesse nei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionali. Deve essere allestito un Quadro europeo delle qualifiche per consentire la trasferibilità transnazionale delle competenze per gli addetti del settore delle cure, nonchè per il loro riconoscimento e la loro retribuzione proporzionata alle loro competenze e responsabilità.

Tra le azioni positive recentemente intraprese va citato il recente lancio di uno studio volto ad analizzare la fattibilità dell’istituzione di un Consiglio settoriale europeo sull’occupazione e le competenze nel lavoro socio- sanitario.13 Rimane da vedere quali conclusioni saranno tratte da questo studio, in particolare per quanto riguarda il livello di standard che questo studio promuoverà.

Se c’è un vero impegno a far evolvere il settore verso l’innovazione, lo sviluppo ed il miglioramento incessanti, allora sono necessari livelli più alti di cooperazione e scambi di idee in tutta Europa, compreso un maggiore coinvolgimento dei sindacati e delle altre controparti sociali per contribuire all’articolazione tra gli standard di qualità e le competenze della forza lavoro per definire e misurare la buona prassi. Siamo convinti che i sindacati, in quanto portavoce dei lavoratori nel settore, detengono gli strumenti e le conoscenze necessarie per rivendicare migliori modelli di buona prassi.

In tutta Europa, milioni di lavoratori di cura migranti sono di importanza cruciale per sostenere i sistemi sociali nazionali – che la migrazione sia o no regolata, che risulti da politiche scelte o de facto. Migranti da tutto il mondo sono impiegati in tutte le occupazioni del settore e costituiscono un’importante fonte di manodopera per le cure a domicilio in paesi come la Germania ; sono per lo più concentrati nei livelli più bassi, soprattutto nei settori meno regolamentati dell’assistenza alla persona e delle cure a domicilio. Il contributo socio-economico dei lavoratori di cura migranti ha spesso un grosso costo personale e molti non usufruiscono dei diritti fondamentali. Troppo spesso il lavoro di questi migranti è svolto in condizioni di sfruttamento, emarginazione ed invisibilità. I lavoratori migranti che entrano nel settore sono il più delle volte relegati nelle occupazioni con le paghe più basse e vulnerabili ai massimi rischi di sfruttamento ed in certi casi estremi, di schiavitù.

Sempre più i nostri sindacati rappresentano una forza di lavoro globale e mobile che è il fulcro dei modelli mutevoli di lavoro e di cure in tutto il mondo. I lavoratori di cura migranti sono cruciali per sopperire alle numerose carenze nel settore delle cure e dei servizi socio-sanitari nel loro insieme. Gli immigranti intra e extra Ue costituiscono un importante contingente di forza lavoro del settore formale delle cure in Regno Unito, Austria, Germania e Svizzera, con concentrazioni particolarmente alte di lavoratori di cura migranti occupati nell’assistenza a domicilio. In particolare nell’Europa meridionale, soprattutto in Italia, Grecia e Spagna, diversi milioni di lavoratori di cura migranti sono occupati privatamente in qualità di badanti o lavoratori domestici nel settore informale o ‘grigio’.

La mobilità della manodopera in quanto elemento cruciale del profilo della forza lavoro del settore delle cure coinvolge i paesi sia di provenienza che di accoglienza. I mercati europei dei lavoratori di cura sono attraversati da flussi migratori regolati e non regolati, sia dentro che fuori dall’Ue. I singoli paesi in Europa sottostanno ai propri modelli di migrazione in quanto paesi di origine o di accoglienza dei migranti (e sempre più entrambi). Nel contempo, la sostenibilità globale delle politiche europee in materia di cure fa sempre più capo ad una forte immigrazione di lavoratori di cura provenienti da paesi extracomunitari per compensare una forza lavoro in continuo calo. Pur trattandosi di una tendenza a lungo termine, dall’insorgere della crisi economica, i governi hanno fatto sempre più ricorso ai migranti per via della penuria di forza lavoro, aggravata da programmi di formazione inadeguati, da salari bassi e tagli dei finanziamenti nel settore.

L’Europa sta attraversando una crescente crisi umanitaria, il più grosso esodo dalla fine della seconda Guerra mondiale. Sempre più migranti, tra cui molti profughi che fuggono la violenza e la guerra, soffrono di condizioni durissime ed inumane nei campi di profughi ai confini dell’Europa. Molti dei 5 - 8 milioni di lavoratori privi di documenti che si stima vivano in Europa risentono di una crescente emarginazione ed esclusione dai diritti sociali. I servizi sociali essenziali che dovrebbero agevolare la cura e l’integrazione nella comunità, i servizi per i profughi e soprattutto i più vulnerabili come i bambini soli, sono stati quelli più duramente colpiti anche a seguito dei tagli nei servizi di cura.

La risposta alla crisi dei profughi incentrata sulla sicurezza delle frontiere ha consentito agli stati più ricchi d’Europa di sganciarsi dalle proprie responsabilità sociali fondamentali in materia di crisi e di assistenza. Eppure migliaia di cittadini ordinari sono intervenuti laddove i loro governi hanno fallito, tramite un ampio spettro di organizzazioni, gruppi comunitari, sindacati, chiese, militanti dei diritti umani ed altri reparti della società civile che hanno reagito direttamente alla crisi umanitaria. In tutta Europa sindacalisti attivi in seno a diverse organizzazioni sono stati in prima linea per offrire un’assistenza medica ed umanitaria di base ai profughi, e questo malgrado i loro governi sempre più propensi ad attuare provvedimenti securitari per far fronte alla situazione.

Crediamo nella assistenza e nella cura alle persone vulnerabili. I governi europei devono unirsi per rispondere a questa crisi evitabile tramite uno sforzo umanitario di emergenza adeguatemente finanziato e determinato, mirato anzitutto a salvare vite ed a garantire la sicurezza ed il sostegno per le persone che fuggono la guerra e la violenza.

La risposta militarizzata attualmente in atto alle frontiere non solo è brutale ma per di più rappresenta l’assenza di una politica a livello europeo. Il trattamento dei migranti senza documenti è ancora più spietato quando si conosce il ruolo vitale che molti di loro già svolgono a sostegno dei sistemi di cura dei paesi d’arrivo: si occupano delle generazioni più anziane allorchè il loro status d’immigrazione ed il loro diritto di lavorare rimangono precari, spesso escludendoli dai sistemi di protezione sociale di base. Per troppo tempo questi lavoratori sono rimasti invisibili per i governi e per la maggior parte dei decisori politici.

I diritti fondamentali per tutti i lavoratori, tra cui l’accesso ai sistemi di protezione sociale, condizioni di lavoro sicure ed un’equa remunerazione, sono principi espressamente tutelati da convenzioni internazionali di natura giuridica. Esiste la possibilità di inserire milioni di lavoratori domestici in un sistema lavorativo moderno tramite la ratifica della Convenzione ILO N.189. La convenzione impegna i firmatari a formalizzare il lavoro domestico e garantire che le condizioni di lavoro per i lavoratori domestici siano eque e pari a quelle di tutti gli altri lavoratori. Mira peraltro a rimuovere tutte le barriere che impediscono l’esercizio di tali diritti, inclusi i diritti sindacali ed il diritto di organizzarsi; ed a fornire un quadro legale affinchè sia posto termine allo sfruttamento dei lavoratori domestici.

Il successo di queste misure si fonda sulla legalizzazione dei lavoratori domestici senza documenti. Combattere lo sfruttamento di cui sono vittime i lavoratori domestici formalizzando lo statuto dei migranti senza documenti avrà molteplici effetti collaterali benefici. Molti lavoratori di cura migranti, occupati soprattutto nell’assistenza domestica e nelle posizioni più emarginate come i badanti, possiedono qualifiche superiori a quelle richieste per svolgere queste funzioni; troppo spesso molti infermieri lavorano in occupazioni di cura inferiori al loro livello di competenze, come l’assistenza domestica non dichiarata, allorchè potrebbero trovare lavoro nei settori socio-sanitari formali se le loro competenze fossero riconosciute e se fosse rimossa la barriera dello status di immigrato.

Nelle grandi linee la politica della Commissione già oggi riconosce che una formalizzazione della forza lavoro del settore delle cure è auspicabile e necessaria, che occorre una transizione su ampia scala dei posti di lavori irregolari nel settore formale in modo da influire sulle quote di adesione e migliorare il funzionamento dei sistemi di cura. La transizione da accordi informali verso sistemi occupazionali formali esigerà che si renda ‘visibile il costo privatizzato finora nascosto delle cure continuative’.11 La politica a livello europeo deve andare oltre il riconoscimento del ruolo vitale svolto nelle cure dalla parte più marginalizzata della forza lavoro. Deve affrontare in modo proattivo le condizioni occupazionali precarie con l’obiettivo di por termine allo sfruttamento, consentendo nel contempo ai lavoratori di esercitare i propri diritti tramite i sindacati.

Il lavoro di cura offre inoltre una carriera nel lungo termine ai migranti e la loro forza lavoro ha il potenziale di costituire un elemento chiave della transizione verso un sistema di cura di qualità basato su posti di l avoro di qualità.

Tutti i lavoratori di cura, anche senza documenti, devono essere riconosciuti per il contributo che apportano alle politiche europee in questo settore. Il lavoro deve essere regolarizzato e formalizzato nel quadro di sistemi di cura di qualità basati su un’occupazione di qualità come fattore determinante di una transizione su scala europea verso sistemi di cura di qualità basati su posti di lavoro di qualità. L’occupazione deve essere regolamentata e tutelata sia per i lavoratori migranti che per i cittadini nazionali conformemente al principio della parità di diritti.

Le persone che esercitano il diritto alla libertà di movimento devono essere trattate allo stesso modo, tutelate contro lo sfruttamento sul luogo di lavoro ed usufruire del diritto di ricevere prestazioni sociali nei paesi ospitanti. L’accesso alle cure socio-sanitarie deve essere esteso a tutti i migranti senza documenti; i lavoratori di cura migranti forniscono un contributo considerevole ai sistemi socio-sanitari ed in cambio non devono essere privati delle prestazioni di base.

In risposta alla crisi dei profughi, tutti i governi nazionali e l’Unione europea devono sostenere e potenziare la ricerca civile ed il salvataggio, gli aiuti medici umanitarii come una priorità per salvare vite; tutti i governi devono trattare i profughi con dignità e conformemente ai rispettivi obblighi, e sostenere adeguatamente la risposta alla crisi e gli altri servizi sociali incentrati sull’assistenza e l’integrazione delle persone più vulnerabili nelle nostre comunità.

È imperativo riconoscere i diritti umani e del lavoro a tutti i lavoratori, a prescindere dal loro status di immigrazione. Gli addetti alla cura alla persona sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento in quanto il loro lavoro spesso è confinato tra i quattro muri del domicilio del datore di lavoro. Allorchè il più grosso del lavoro nel settore delle cure è volontario, la natura essenzialmente nascosta e non regolamentata del lavoro domestico espone i lavoratori ad un rischio particolarmente alto di sfruttamento ed asservimento.

Per intraprendere un’azione efficace ed immediata contro lo sfruttamento dei migranti, gli Stati membri devono stabilire chiare separazioni tanto nella legge che nella pratica tra ispettorati del lavoro e dell’immigrazione. I lavoratori che esercitano i loro diritti fondamentali non devono subire ritorsioni a livello d’immigrazione, ed i lavoratori senza documenti non devono temere sanzioni quando denunciano casi di sfruttamento o quando i loro datori di lavoro sono sanzionati per violazioni della legislazione sul lavoro. I sindacati svolgono un ruolo cruciale nella difesa delle condizioni occupazionali di base, ed i governi devono agevolare il coinvolgimento attivo dei sindacati in settori in cui esistono forme di sfruttamento dei lavoratori stranieri.

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC), le tecnologie assistive e le innovazioni in materia di metodologie mediche ed organizzative offrono valore aggiunto ai posti di lavoro specializzati. Queste innovazioni, quando sono attuate secondo le migliori prassi, come accade nei paesi scandinavi, hanno incrementato l’efficienza dell’offerta di cure apportando nel contempo miglioramenti in termini di oneri di lavoro e di qualità.

A tutt’oggi però gran parte del dibattito sulle promesse degli sviluppi tecnologici nel settore delle cure è stato influenzato dalle politiche di austerità, concentrandosi sull’utilizzazione delle tecnologie economicamente efficaci per incrementare la produttività della forza lavoro. Il settore delle cure è ad alto coefficiente di manodopera e tale resterà. La crescente domanda di cure generata dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della popolazione attiva eserciterà pressioni ancor più forti sulla carenza di manodopera già in atto. La motivazione principale per lo sviluppo e l’attuazione di nuove tecnologie non deve essere il risparmio sui costi, un modo di fare di più con meno. Le tecnologie assistive devono essere utilizzate nell’ambito di una politica di più ampio respiro per far fronte alle previsioni di penuria di manodopera nel settore, incrementare la produttività della forza lavoro, e migliorare gli standard qualitativi e dunque “fidelizzare” il personale. L’utilizzazione delle ITC come strumento per ottenere che la forza lavoro faccia di più con meno, non fa che acuire i problemi esistenti e si tradurrà in una minore capacità di trattenere i lavoratori nel settore, azzerando gli sforzi di rinforzare la forza lavoro.

Una forza lavoro competente e qualificata è indispensabile per garantire servizi di cura di qualità. È necessario promuovere posti di lavoro di qualità che incoraggiano e migliorano le competenze dei lavoratori consentendo l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Poichè le popolazioni in Europa continuano ad invecchiare, la concorrenza per disporre di addetti nel settore delle cure si inasprirà. La tendenza generale nel settore sanitario è verso il miglioramento delle competenze, con una proporzione crescente di posti di lavoro destinati a crearsi nei settori maggiormente qualificati. Ma fintanto che la domanda crescente di cure oltrepassa il numero di addetti alle cure dotati delle necessarie competenze, la carenza di manodopera continuerà ad aggravarsi e si intensificherà la pressione già forte su forze di lavoro locali iperstressate ed insufficientemente sostenute, generando ostacoli alla fidelizzazione. Condividiamo il parere del Comitato di protezione sociale della Commissione europea secondo il quale questa situazione è una minaccia per gli standard di qualità. Accogliamo positivamente le esortazioni a sopperire alla carenza di manodopera tramite programmi di assunzione e formazione che rendano il lavoro di cura più attraente e che offrano migliori condizioni lavorative e retributive.12 Via via che diminuisce la riserva di manodopera in seno alla quale reclutare, le innovazioni tecnologiche offrono un enorme potenziale di miglioramento della qualità delle cure, quando attuate per migliorare le condizioni e l’esercizio delle competenze da parte dei lavoratori. La funzione di molte di queste tecnologie emergenti, in particolare nel settore delle nuove diagnosi sofisticate, delle tecnologie assistive ed informatiche, è di minimizzare o comunque ridurre la dipendenza dalle cure continuative aiutando gli anziani a vivere il più a lungo possibile autonomamente a domicilio ed agevolando la partecipazione sociale di persone che altrimenti dipenderebbero fisicamente dai lavoratori di cura. Questi obbiettivi si riconducono traversalmente ad altri risvolti della politica sociale in particolare a livello di cure sanitarie, come l’incremento degli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva e nella riabilitazione.

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I lavoratori di cura devono avere pienamente accesso alle opportunità di formazione e di apprendimento permanente, e pertanto anche poter usufruire degli adeguati congedi per accedere alle strutture formative.

Le competenze specifiche devono essere riconosciute e formalmente immesse nei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionali. Deve essere allestito un Quadro europeo delle qualifiche per consentire la trasferibilità transnazionale delle competenze per gli addetti del settore delle cure, nonchè per il loro riconoscimento e la loro retribuzione proporzionata alle loro competenze e responsabilità.

Tra le azioni positive recentemente intraprese va citato il recente lancio di uno studio volto ad analizzare la fattibilità dell’istituzione di un Consiglio settoriale europeo sull’occupazione e le competenze nel lavoro socio- sanitario.13 Rimane da vedere quali conclusioni saranno tratte da questo studio, in particolare per quanto riguarda il livello di standard che questo studio promuoverà.

Se c’è un vero impegno a far evolvere il settore verso l’innovazione, lo sviluppo ed il miglioramento incessanti, allora sono necessari livelli più alti di cooperazione e scambi di idee in tutta Europa, compreso un maggiore coinvolgimento dei sindacati e delle altre controparti sociali per contribuire all’articolazione tra gli standard di qualità e le competenze della forza lavoro per definire e misurare la buona prassi. Siamo convinti che i sindacati, in quanto portavoce dei lavoratori nel settore, detengono gli strumenti e le conoscenze necessarie per rivendicare migliori modelli di buona prassi.

SOSTENERE LE COMPETENZE E L’INNOVAZIONE

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC), le tecnologie assistive e le innovazioni in materia di metodologie mediche ed organizzative offrono valore aggiunto ai posti di lavoro specializzati. Queste innovazioni, quando sono attuate secondo le migliori prassi, come accade nei paesi scandinavi, hanno incrementato l’efficienza dell’offerta di cure apportando nel contempo miglioramenti in termini di oneri di lavoro e di qualità.

A tutt’oggi però gran parte del dibattito sulle promesse degli sviluppi tecnologici nel settore delle cure è stato influenzato dalle politiche di austerità, concentrandosi sull’utilizzazione delle tecnologie economicamente efficaci per incrementare la produttività della forza lavoro. Il settore delle cure è ad alto coefficiente di manodopera e tale resterà. La crescente domanda di cure generata dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della popolazione attiva eserciterà pressioni ancor più forti sulla carenza di manodopera già in atto. La motivazione principale per lo sviluppo e l’attuazione di nuove tecnologie non deve essere il risparmio sui costi, un modo di fare di più con meno. Le tecnologie assistive devono essere utilizzate nell’ambito di una politica di più ampio respiro per far fronte alle previsioni di penuria di manodopera nel settore, incrementare la produttività della forza lavoro, e migliorare gli standard qualitativi e dunque “fidelizzare” il personale. L’utilizzazione delle ITC come strumento per ottenere che la forza lavoro faccia di più con meno, non fa che acuire i problemi esistenti e si tradurrà in una minore capacità di trattenere i lavoratori nel settore, azzerando gli sforzi di rinforzare la forza lavoro.

12 Comitato di protezione sociale (2014), Adequate social protection for long-term care needs in an ageing society, 10406/14 ADD 1, Bruxelles: Consiglio dell’Unione europea, p. 32

Una forza lavoro competente e qualificata è indispensabile per garantire servizi di cura di qualità. È necessario promuovere posti di lavoro di qualità che incoraggiano e migliorano le competenze dei lavoratori consentendo l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Poichè le popolazioni in Europa continuano ad invecchiare, la concorrenza per disporre di addetti nel settore delle cure si inasprirà. La tendenza generale nel settore sanitario è verso il miglioramento delle competenze, con una proporzione crescente di posti di lavoro destinati a crearsi nei settori maggiormente qualificati. Ma fintanto che la domanda crescente di cure oltrepassa il numero di addetti alle cure dotati delle necessarie competenze, la carenza di manodopera continuerà ad aggravarsi e si intensificherà la pressione già forte su forze di lavoro locali iperstressate ed insufficientemente sostenute, generando ostacoli alla fidelizzazione. Condividiamo il parere del Comitato di protezione sociale della Commissione europea secondo il quale questa situazione è una minaccia per gli standard di qualità. Accogliamo positivamente le esortazioni a sopperire alla carenza di manodopera tramite programmi di assunzione e formazione che rendano il lavoro di cura più attraente e che offrano migliori condizioni lavorative e retributive.12 Via via che diminuisce la riserva di manodopera in seno alla quale reclutare, le innovazioni tecnologiche offrono un enorme potenziale di miglioramento della qualità delle cure, quando attuate per migliorare le condizioni e l’esercizio delle competenze da parte dei lavoratori. La funzione di molte di queste tecnologie emergenti, in particolare nel settore delle nuove diagnosi sofisticate, delle tecnologie assistive ed informatiche, è di minimizzare o comunque ridurre la dipendenza dalle cure continuative aiutando gli anziani a vivere il più a lungo possibile autonomamente a domicilio ed agevolando la partecipazione sociale di persone che altrimenti dipenderebbero fisicamente dai lavoratori di cura. Questi obbiettivi si riconducono traversalmente ad altri risvolti della politica sociale in particolare a livello di cure sanitarie, come l’incremento degli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva e nella riabilitazione.

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I lavoratori di cura devono avere pienamente accesso alle opportunità di formazione e di apprendimento permanente, e pertanto anche poter usufruire degli adeguati congedi per accedere alle strutture formative.

Le competenze specifiche devono essere riconosciute e formalmente immesse nei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionali. Deve essere allestito un Quadro europeo delle qualifiche per consentire la trasferibilità transnazionale delle competenze per gli addetti del settore delle cure, nonchè per il loro riconoscimento e la loro retribuzione proporzionata alle loro competenze e responsabilità.

Tra le azioni positive recentemente intraprese va citato il recente lancio di uno studio volto ad analizzare la fattibilità dell’istituzione di un Consiglio settoriale europeo sull’occupazione e le competenze nel lavoro socio- sanitario.13 Rimane da vedere quali conclusioni saranno tratte da questo studio, in particolare per quanto riguarda il livello di standard che questo studio promuoverà.

Se c’è un vero impegno a far evolvere il settore verso l’innovazione, lo sviluppo ed il miglioramento incessanti, allora sono necessari livelli più alti di cooperazione e scambi di idee in tutta Europa, compreso un maggiore coinvolgimento dei sindacati e delle altre controparti sociali per contribuire all’articolazione tra gli standard di qualità e le competenze della forza lavoro per definire e misurare la buona prassi. Siamo convinti che i sindacati, in quanto portavoce dei lavoratori nel settore, detengono gli strumenti e le conoscenze necessarie per rivendicare migliori modelli di buona prassi.

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC), le tecnologie assistive e le innovazioni in materia di metodologie mediche ed organizzative offrono valore aggiunto ai posti di lavoro specializzati. Queste innovazioni, quando sono attuate secondo le migliori prassi, come accade nei paesi scandinavi, hanno incrementato l’efficienza dell’offerta di cure apportando nel contempo miglioramenti in termini di oneri di lavoro e di qualità.

A tutt’oggi però gran parte del dibattito sulle promesse degli sviluppi tecnologici nel settore delle cure è stato influenzato dalle politiche di austerità, concentrandosi sull’utilizzazione delle tecnologie economicamente efficaci per incrementare la produttività della forza lavoro. Il settore delle cure è ad alto coefficiente di manodopera e tale resterà. La crescente domanda di cure generata dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della popolazione attiva eserciterà pressioni ancor più forti sulla carenza di manodopera già in atto. La motivazione principale per lo sviluppo e l’attuazione di nuove tecnologie non deve essere il risparmio sui costi, un modo di fare di più con meno. Le tecnologie assistive devono essere utilizzate nell’ambito di una politica di più ampio respiro per far fronte alle previsioni di penuria di manodopera nel settore, incrementare la produttività della forza lavoro, e migliorare gli standard qualitativi e dunque “fidelizzare” il personale. L’utilizzazione delle ITC come strumento per ottenere che la forza lavoro faccia di più con meno, non fa che acuire i problemi esistenti e si tradurrà in una minore capacità di trattenere i lavoratori nel settore, azzerando gli sforzi di rinforzare la forza lavoro.

Una forza lavoro competente e qualificata è indispensabile per garantire servizi di cura di qualità. È necessario promuovere posti di lavoro di qualità che incoraggiano e migliorano le competenze dei lavoratori consentendo l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Poichè le popolazioni in Europa continuano ad invecchiare, la concorrenza per disporre di addetti nel settore delle cure si inasprirà. La tendenza generale nel settore sanitario è verso il miglioramento delle competenze, con una proporzione crescente di posti di lavoro destinati a crearsi nei settori maggiormente qualificati. Ma fintanto che la domanda crescente di cure oltrepassa il numero di addetti alle cure dotati delle necessarie competenze, la carenza di manodopera continuerà ad aggravarsi e si intensificherà la pressione già forte su forze di lavoro locali iperstressate ed insufficientemente sostenute, generando ostacoli alla fidelizzazione. Condividiamo il parere del Comitato di protezione sociale della Commissione europea secondo il quale questa situazione è una minaccia per gli standard di qualità. Accogliamo positivamente le esortazioni a sopperire alla carenza di manodopera tramite programmi di assunzione e formazione che rendano il lavoro di cura più attraente e che offrano migliori condizioni lavorative e retributive.12 Via via che diminuisce la riserva di manodopera in seno alla quale reclutare, le innovazioni tecnologiche offrono un enorme potenziale di miglioramento della qualità delle cure, quando attuate per migliorare le condizioni e l’esercizio delle competenze da parte dei lavoratori. La funzione di molte di queste tecnologie emergenti, in particolare nel settore delle nuove diagnosi sofisticate, delle tecnologie assistive ed informatiche, è di minimizzare o comunque ridurre la dipendenza dalle cure continuative aiutando gli anziani a vivere il più a lungo possibile autonomamente a domicilio ed agevolando la partecipazione sociale di persone che altrimenti dipenderebbero fisicamente dai lavoratori di cura. Questi obbiettivi si riconducono traversalmente ad altri risvolti della politica sociale in particolare a livello di cure sanitarie, come l’incremento degli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva e nella riabilitazione.

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I lavoratori di cura devono avere pienamente accesso alle opportunità di formazione e di apprendimento permanente, e pertanto anche poter usufruire degli adeguati congedi per accedere alle strutture formative.

Le competenze specifiche devono essere riconosciute e formalmente immesse nei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionali. Deve essere allestito un Quadro europeo delle qualifiche per consentire la trasferibilità transnazionale delle competenze per gli addetti del settore delle cure, nonchè per il loro riconoscimento e la loro retribuzione proporzionata alle loro competenze e responsabilità.

Tra le azioni positive recentemente intraprese va citato il recente lancio di uno studio volto ad analizzare la fattibilità dell’istituzione di un Consiglio settoriale europeo sull’occupazione e le competenze nel lavoro socio- sanitario.13 Rimane da vedere quali conclusioni saranno tratte da questo studio, in particolare per quanto riguarda il livello di standard che questo studio promuoverà.

Se c’è un vero impegno a far evolvere il settore verso l’innovazione, lo sviluppo ed il miglioramento incessanti, allora sono necessari livelli più alti di cooperazione e scambi di idee in tutta Europa, compreso un maggiore coinvolgimento dei sindacati e delle altre controparti sociali per contribuire all’articolazione tra gli standard di qualità e le competenze della forza lavoro per definire e misurare la buona prassi. Siamo convinti che i sindacati, in quanto portavoce dei lavoratori nel settore, detengono gli strumenti e le conoscenze necessarie per rivendicare migliori modelli di buona prassi.

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC), le tecnologie assistive e le innovazioni in materia di metodologie mediche ed organizzative offrono valore aggiunto ai posti di lavoro specializzati. Queste innovazioni, quando sono attuate secondo le migliori prassi, come accade nei paesi scandinavi, hanno incrementato l’efficienza dell’offerta di cure apportando nel contempo miglioramenti in termini di oneri di lavoro e di qualità.

A tutt’oggi però gran parte del dibattito sulle promesse degli sviluppi tecnologici nel settore delle cure è stato influenzato dalle politiche di austerità, concentrandosi sull’utilizzazione delle tecnologie economicamente efficaci per incrementare la produttività della forza lavoro. Il settore delle cure è ad alto coefficiente di manodopera e tale resterà. La crescente domanda di cure generata dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della popolazione attiva eserciterà pressioni ancor più forti sulla carenza di manodopera già in atto. La motivazione principale per lo sviluppo e l’attuazione di nuove tecnologie non deve essere il risparmio sui costi, un modo di fare di più con meno. Le tecnologie assistive devono essere utilizzate nell’ambito di una politica di più ampio respiro per far fronte alle previsioni di penuria di manodopera nel settore, incrementare la produttività della forza lavoro, e migliorare gli standard qualitativi e dunque “fidelizzare” il personale. L’utilizzazione delle ITC come strumento per ottenere che la forza lavoro faccia di più con meno, non fa che acuire i problemi esistenti e si tradurrà in una minore capacità di trattenere i lavoratori nel settore, azzerando gli sforzi di rinforzare la forza lavoro.

13 Associazione europea di gestione della sanità (EHMA) (2013), Feasibility Study on the establishment of a European Sector Council on Employment and Skills for the Nursing and Care Workforce, <http://www.skillsfornursingandcare.eu/>

Una forza lavoro competente e qualificata è indispensabile per garantire servizi di cura di qualità. È necessario promuovere posti di lavoro di qualità che incoraggiano e migliorano le competenze dei lavoratori consentendo l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Poichè le popolazioni in Europa continuano ad invecchiare, la concorrenza per disporre di addetti nel settore delle cure si inasprirà. La tendenza generale nel settore sanitario è verso il miglioramento delle competenze, con una proporzione crescente di posti di lavoro destinati a crearsi nei settori maggiormente qualificati. Ma fintanto che la domanda crescente di cure oltrepassa il numero di addetti alle cure dotati delle necessarie competenze, la carenza di manodopera continuerà ad aggravarsi e si intensificherà la pressione già forte su forze di lavoro locali iperstressate ed insufficientemente sostenute, generando ostacoli alla fidelizzazione. Condividiamo il parere del Comitato di protezione sociale della Commissione europea secondo il quale questa situazione è una minaccia per gli standard di qualità. Accogliamo positivamente le esortazioni a sopperire alla carenza di manodopera tramite programmi di assunzione e formazione che rendano il lavoro di cura più attraente e che offrano migliori condizioni lavorative e retributive.12 Via via che diminuisce la riserva di manodopera in seno alla quale reclutare, le innovazioni tecnologiche offrono un enorme potenziale di miglioramento della qualità delle cure, quando attuate per migliorare le condizioni e l’esercizio delle competenze da parte dei lavoratori. La funzione di molte di queste tecnologie emergenti, in particolare nel settore delle nuove diagnosi sofisticate, delle tecnologie assistive ed informatiche, è di minimizzare o comunque ridurre la dipendenza dalle cure continuative aiutando gli anziani a vivere il più a lungo possibile autonomamente a domicilio ed agevolando la partecipazione sociale di persone che altrimenti dipenderebbero fisicamente dai lavoratori di cura. Questi obbiettivi si riconducono traversalmente ad altri risvolti della politica sociale in particolare a livello di cure sanitarie, come l’incremento degli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva e nella riabilitazione.

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I lavoratori di cura devono avere pienamente accesso alle opportunità di formazione e di apprendimento permanente, e pertanto anche poter usufruire degli adeguati congedi per accedere alle strutture formative.

Le competenze specifiche devono essere riconosciute e formalmente immesse nei sistemi nazionali di istruzione e formazione professionali. Deve essere allestito un Quadro europeo delle qualifiche per consentire la trasferibilità transnazionale delle competenze per gli addetti del settore delle cure, nonchè per il loro riconoscimento e la loro retribuzione proporzionata alle loro competenze e responsabilità.

Tra le azioni positive recentemente intraprese va citato il recente lancio di uno studio volto ad analizzare la fattibilità dell’istituzione di un Consiglio settoriale europeo sull’occupazione e le competenze nel lavoro socio- sanitario.13 Rimane da vedere quali conclusioni saranno tratte da questo studio, in particolare per quanto riguarda il livello di standard che questo studio promuoverà.

Se c’è un vero impegno a far evolvere il settore verso l’innovazione, lo sviluppo ed il miglioramento incessanti, allora sono necessari livelli più alti di cooperazione e scambi di idee in tutta Europa, compreso un maggiore coinvolgimento dei sindacati e delle altre controparti sociali per contribuire all’articolazione tra gli standard di qualità e le competenze della forza lavoro per definire e misurare la buona prassi. Siamo convinti che i sindacati, in quanto portavoce dei lavoratori nel settore, detengono gli strumenti e le conoscenze necessarie per rivendicare migliori modelli di buona prassi.

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ITC), le tecnologie assistive e le innovazioni in materia di metodologie mediche ed organizzative offrono valore aggiunto ai posti di lavoro specializzati. Queste innovazioni, quando sono attuate secondo le migliori prassi, come accade nei paesi scandinavi, hanno incrementato l’efficienza dell’offerta di cure apportando nel contempo miglioramenti in termini di oneri di lavoro e di qualità.

A tutt’oggi però gran parte del dibattito sulle promesse degli sviluppi tecnologici nel settore delle cure è stato influenzato dalle politiche di austerità, concentrandosi sull’utilizzazione delle tecnologie economicamente efficaci per incrementare la produttività della forza lavoro. Il settore delle cure è ad alto coefficiente di manodopera e tale resterà. La crescente domanda di cure generata dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della popolazione attiva eserciterà pressioni ancor più forti sulla carenza di manodopera già in atto. La motivazione principale per lo sviluppo e l’attuazione di nuove tecnologie non deve essere il risparmio sui costi, un modo di fare di più con meno. Le tecnologie assistive devono essere utilizzate nell’ambito di una politica di più ampio respiro per far fronte alle previsioni di penuria di manodopera nel settore, incrementare la produttività della forza lavoro, e migliorare gli standard qualitativi e dunque “fidelizzare” il personale. L’utilizzazione delle ITC come strumento per ottenere che la forza lavoro faccia di più con meno, non fa che acuire i problemi esistenti e si tradurrà in una minore capacità di trattenere i lavoratori nel settore, azzerando gli sforzi di rinforzare la forza lavoro.

Una forza lavoro competente e qualificata è indispensabile per garantire servizi di cura di qualità. È necessario promuovere posti di lavoro di qualità che incoraggiano e migliorano le competenze dei lavoratori consentendo l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Poichè le popolazioni in Europa continuano ad invecchiare, la concorrenza per disporre di addetti nel settore delle cure si inasprirà. La tendenza generale nel settore sanitario è verso il miglioramento delle competenze, con una proporzione crescente di posti di lavoro destinati a crearsi nei settori maggiormente qualificati. Ma fintanto che la domanda crescente di cure oltrepassa il numero di addetti alle cure dotati delle necessarie competenze, la carenza di manodopera continuerà ad aggravarsi e si intensificherà la pressione già forte su forze di lavoro locali iperstressate ed insufficientemente sostenute, generando ostacoli alla fidelizzazione. Condividiamo il parere del Comitato di protezione sociale della Commissione europea secondo il quale questa situazione è una minaccia per gli standard di qualità. Accogliamo positivamente le esortazioni a sopperire alla carenza di manodopera tramite programmi di assunzione e formazione che rendano il lavoro di cura più attraente e che offrano migliori condizioni lavorative e retributive.12 Via via che diminuisce la riserva di manodopera in seno alla quale reclutare, le innovazioni tecnologiche offrono un enorme potenziale di miglioramento della qualità delle cure, quando attuate per migliorare le condizioni e l’esercizio delle competenze da parte dei lavoratori. La funzione di molte di queste tecnologie emergenti, in particolare nel settore delle nuove diagnosi sofisticate, delle tecnologie assistive ed informatiche, è di minimizzare o comunque ridurre la dipendenza dalle cure continuative aiutando gli anziani a vivere il più a lungo possibile autonomamente a domicilio ed agevolando la partecipazione sociale di persone che altrimenti dipenderebbero fisicamente dai lavoratori di cura. Questi obbiettivi si riconducono traversalmente ad altri risvolti della politica sociale in particolare a livello di cure sanitarie, come l’incremento degli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva e nella riabilitazione.

UNI EUROPA, IL SINDACATO EUROPEO DEI LAVORATORI NEL SETTORE DEI SERVIZI

UNI Europa è la federazione sindacale europea che rappresenta 7 milioni di lavoratori attivi in settori di servizio che costituiscono la spina dorsale della vita socio-economica in Europa. Con sede nel cuore di Bruxelles, UNI Europa rappresenta 272 sindacati nazionali di 50 paesi, in settori quali: Cure private e assicurazione sociale, Commercio, Servizi finanziari, Gioco, Grafica e Packaging, Hair and Beauty, Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, Media, Intrattenimento e Arti, Servizi postali e logistica, Servizi alla proprietà immobiliare: pulizia industriale e sicurezza privata, Sport professionale ed attività ricreative, Lavoratori interinali.UNI Europa rappresenta la più grande regione di UNI Global Union.

www.uni-europa.org