Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e ...€¦ · Raffaele Mazzeo, coordinatore...

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Vincenzo Nuzzo nuovo Presidente della “Don Rizzo” Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori La straordinaria avventura del “banchiere con un cuore” Anno 4 - N. 1/2/3 - Dicembre 2014 - Registrazione n. 336 del 20 Dicembre 2010 Tribunale di Trapani. Distribuzione gratuita Anno 4 - N. 1/2/3 - Dicembre 2014 - Registrazione n. 336 del 20 Dicembre 2010 Tribunale di Trapani. Distribuzione gratuita

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Vincenzo Nuzzonuovo Presidentedella “Don Rizzo”

Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori

La straordinaria avventura del “banchierecon un cuore”

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Periodico QUAdriMeSTrALedi iNForMAZioNe deLLABANcA doN riZZoAnno 4, n. 1/2/3, Dicembre 2014

DIRETTORE RESPONSABILEBenedetto [email protected]

COMITATO DI DIREZIONEVincenzo Nuzzo, Presidente Banca don rizzoCarmelo Guido, direttore Generale Banca don rizzoMario Melodia, Presidente centro Studi don rizzoMassimiliano Marafon Pecoraro, ricercatore presso il diparti-mento di cultura e Società dell’Università degli Studi di PalermoRaffaele Mazzeo, coordinatore Nazionale AMdAFEnrico Stellino, Ufficio marketing Banca don rizzoSalvatore Cartuccio, Ufficio marketing Banca don rizzo

HANNO COLLABORATOSalvatore Cartuccio, Gianfranco Criscenti, Marcello Ingrassia, Rossella Navarra, Caterina Orlando, Oreste Orlando,Massimiliano Marafon Pecoraro, Domenico Surdi, Valeria Lo Grasso, Nicola La Rocca

RedazioneBanca Don Rizzo - Ufficio marketing e comunicazioneVia Stefano Polizzi, 13, 91011 Alcamo (Tp)GRAfICA ED IMPAGINAzIONEADA Comunicazione - Salvatore Cartuccio

Fotografie di Giuseppe Accurso

StampaLitotipografia Abate Michele, Paceco (TP)

In copertina: Palermo, Palazzo Alliata di Pietratagliata, Sala da Ballo (Ex Camerone)

N.B. La rivista pubblica solo gli articoli commissionati.

I dati relativi ai destinatari della Rivista vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo.Resta ferma la possibilità per l’interessato di esercitare i diritti di cui all’articolo 13 della legge 675/96.

SOMMARIOSOMMARIO• 3 • Lettera aperta del Presidente Tutti insieme per una banca più grande e più forte

• 5 • Lettera aperta Direttore GeneraleUn esercizio di democrazia

• 7 • L’editoriale“Sempre accanto a te”

La banca e le filiali• 8 • Vincenzo Nuzzo nuovo presidente della “Don Rizzo”• 10 • Palermo - La Banca Don Rizzo si rifà il look• 12 • Un modo differente di essere nel territorio

Il territorio in collaborazione con il Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo• 13 • Banca e Università: positivo e utile condividere un cammino di crescita

• 14 • Le dimore aristocratiche a Palermo nel Settecento• 17 • La “centralità del socio”• 18 • Partanna. Una scommessa in cui credere

Il mondo delle BCC• 20 • Banca del Centroveneto• 22 • Per il socio assoluta centralità ed attenzione

L’economia e la finanza • 23 • L’effettiva tutela del risparmiatore• 24 •Agricoltura: Per superare la crisi puntare su qualità e competitività• 24 • La campagna abbandonata• 25 • Trapani - Un posto di rilievo per l’olivicoltura• 26 • Mobile banking:la tua “app” è servita

BCC Don Rizzo news• 28 • La Banca Don Rizzo all’Oleide• 30 • La Don Rizzo per lo sviluppo e la salvaguardia del territorio• 32 • Assegnati i “Saturno 2014”• 32 • A Federica Lipari e Giuseppe Navarra il “Premio Speciale Pietro Cammarata”• 33 • Nino Corrao è in pensione• 33 • Pietro Ferrantelli ha compiuto 100 anni• 33 • Lombardo Bikes miglior stand a expobici 2014• 34 • Elodie Hache trionfa ad Alcamo• 35 • Il Santuario Maria SS. della Misericordia a Valderice• 36 • D.L. 231/2001 - Un seminario formativo per meglio tutelare i soci della banca• 37 • ALCART 2014 Il pubblico ha apprezzato Tanti giovani e famiglie presenti• 38 • Nuoveimpressioni 2014: sei anni di arte al Collegio dei Gesuiti• 39 • Premiati gli studenti soci o figli di soci della Banca Don Rizzo• 40 • Informazione, formazione, stage aziendali, studi e ricerche• 42 • La straordinaria avventura del “banchiere con un cuore”• 44 • “Bisogna saper fare del bene ed essere disposti a rischiare”

è la prima volta che, nelle vesti di presidente della Banca, mi rivolgo, attraverso le pagine della nostra rivista, alle lettrici ed ai lettori. Del resto non poteva essere diversamente visto che questo è il primo numero che esce dopo la competizione elettorale di domenica 11 maggio 2014 quando i soci sono stati chiamati a rinnovare le cariche sociali per il prossimo triennio.Ed è da quella esperienza che voglio partire per ringraziare, ancora una volta, quanti mi hanno voluto onorare della loro collaborazione ed del loro sostegno in una battaglia non facile, ma che, alla fine, ci ha visti vincenti; e, poi, per puntualizzare alcuni punti del programma che, come illustrato in campagna elettorale, puntano fondamentalmente a mettere in condizione la Banca di fare un salto in avanti.Non nascondo che il nostro è un progetto ambizioso, soprattutto in presenza delle difficoltà che la crisi economica determina per tutti noi, ma sono fiducioso perché l’esito della citata assemblea di maggio mi ha messo a fianco, nel Consiglio di Amministrazione della Banca, delle eccellenti persone, formando tutti insieme una squadra monolitica che ha passione ed orgoglio di servire una causa comune: la difesa del patrimonio rappresentato dalla Don Rizzo. E questo nostro intendimento, per esempio, si è concretizzato già in una delle nostre prime scelte, condivisa anche dai vice presidenti: la riduzione dei nostri compensi del 70%.Sin dal momento del mio insediamento, poi, ho detto a chiare lettere che mi considero un presidente di transizione, ma ho anche detto altrettanto chiaramente che non avere l’ambizione di conservare la poltrona non significa rinunciare a lasciare, come si dice, il segno.Personalmente, infatti, coltivo un sogno: lasciare, alla scadenza del mandato, una banca più snella, più veloce, più agile, più interattiva, più legata al territorio. E in questa prospettiva voglio impegnarmi, unitamente al Consiglio di Amministrazione, ai dirigenti ed ai dipendenti dell’istituto, per rendere tutti i processi bancari, nonostante i vincoli esistenti, più comprensibili a tutti, e la banca più accessibile e, soprattutto, più grande e più forte.L’art. 2 dello Statuto della Don Rizzo stabilisce, tra i principi ispiratori, che la Banca persegua “il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche” dei soci e delle

comunità locali, e promuova “lo sviluppo della cooperazione, l’educazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera”.Credo, allora, di non esagerare se dico che per realizzare gli obiettivi dello Statuto occorre rendere la banca più grande e più forte perché solo una banca grande e forte potrà aiutare i soci, le famiglie, il territorio a crescere culturalmente ed economicamente.Per fare questo, però, occorre che nessuno si tiri fuori e che tutti svolgano il proprio ruolo: amministratori, dirigenti e dipendenti della Banca, ma anche i soci.Questi ultimi sono stati coinvolti attraverso le Consulte: quattro (Alcamo - Palermo - Partinico – Valderice) già attive dallo scorso 5 novembre; una quinta (Partanna) sarà quanto prima nominata.Tra i compiti delle Consulte prioritario è “svolgere attività di relazione e contatto con i soci dell’area territoriale del distretto, interpretando le loro esigenze da rappresentare al CdA”. Ed ho scritto che questo è un compito prioritario perché il rapporto con i soci è fondamentale se vogliamo perseguire l’obiettivo di rendere la Banca più grande e più forte: possiamo riuscirci, lo ribadisco, solo se diventiamo tutti attori protagonisti e non solo dei semplici fruitori di servizi.Mi ritengo un uomo aperto al dialogo e, quindi, aperta sarà sempre la porta del mio ufficio. A me piace tanto ascoltare, parlare. Sono infatti convinto che l’ascolto ed il confronto delle idee produrranno, nell’ovvio rispetto dei ruolo, le decisioni più iDonee alla soluzione dei problemi e le scelte più efficaci nell’interesse della nostra istituzione, la Banca Don Rizzo, che tutti amiamo e di cui tutti siamo orgogliosi, e che io, per bontà vostra, mi onoro di presiedere.

Vincenzo Nuzzo Presidente Banca Don Rizzo

Tutti insiemeper una bancapiù grande e più forte

Lettera aperta del Presidente

3Banca Don Rizzo 2014

5Banca Don Rizzo 2014

Questo nono numero della nostra rivista aziendale giunge dopo alcuni avvenimenti che, personalmente, considero estremamente importanti per la vita della Banca. Intendo riferirmi, in particolare, al rinnovo del Consiglio di Amministrazione, con l’elezione del nuovo presidente nella persona del dott. Vincenzo Nuzzo, ed alla inaugurazione, nell’ordine a luglio e ad ottobre, delle nuove sedi delle Agenzie di Palermo e di Partanna.Ovviamente troverete, nelle pagine successive, ampi articoli sui fatti citati, e quindi non mi soffermerò a raccontarli. Ma ad essi mi piace fare riferimento per sottolineare alcuni concetti che sono l’essenza stessa dell’essere una Banca di Credito Cooperativo.E cominciamo dall’assemblea di domenica 11 maggio 2014 quando più di 1.600 soci-elettori hanno deliberato la composizione del nuovo Consiglio di Amministrazione e del nuovo Collegio sindacale. Come da sempre succede ogni tre anni, ancora una volta i soci hanno avuto la possibilità di vivere in prima persona la regola “una testa-un voto”, regola recepita dall’art. 25 del nostro Statuto che, per l’appunto, stabilisce che “ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delle azioni a lui intestate”.Ricordare questo particolare non è superfluo né casuale, ma sostanziale. Il principio “una testa-un voto”, infatti, è il primo dei punti fondanti di una società cooperativa quale è la nostra Banca. Praticare questo diritto diventa un vero esercizio di democrazia che consente al singolo socio di concorrere al governo dell’azienda ed anche, in assemblea e non solo, di avere la possibilità di relazionarsi e di confrontarsi vis a vis con gli amministratori. Così una Banca di Credito Cooperativo, come la Don Rizzo, è di per sé, come dice il Direttore Generale di Federcasse, Sergio Gatti, “dimostrazione di protagonismo, spazio di partecipazione, luogo di responsabilità diffusa: tutto il contrario del banale e anonimo rapporto fornitore-cliente, della concentrazione del potere di decidere tutto in poche mani lontane”.Ed il protagonismo dei Soci lega la Banca al territorio. La Banca ha, per Statuto, “lo scopo di favorire i soci” e per raggiungere questa finalità non può non promuovere la crescita del territorio dove il socio

vive ed opera. E il primo passo è certamente quello di essere presenti fisicamente nel territorio attraverso le Agenzie.In questa ottica la Banca Don Rizzo, mentre c’è chi va via, ha scelto non solo di rimanere ma di potenziare la sua presenza nell’area della Sicilia Occidentale arrivando, oggi, a contare 17 sportelli distribuiti in sedici comuni, 4100 soci, circa 50.000 clienti, cinquecento milioni di raccolta, trecento milioni di impieghi, di cui il 97% nel territorio. E non si è trattato solo di far lievitare i numeri perché, come sempre, si è pensato anche alla qualità degli interventi. Così, negli ultimi anni, la Banca Don Rizzo ha fatto investimenti strutturali in nove filiali, non trascurando le infrastrutture e ribadendo la sua vocazione storica a guardare ai servizi.In ordine di tempo gli ultimi “rinnovi” hanno riguardato Palermo e Partanna dove è stata effettuata una operazione di restyling e di ammodernamento che ha consegnato a soci e clienti ambienti più accessibili e più gradevoli e soprattutto in grado di garantire riservatezza nell’utilizzo dei servizi bancari ed efficienza rispetto alle esigenze ed ai bisogni dell’utenza.Le filiali di Palermo e di Partanna rappresentano, insomma, la concretizzazione del nostro essere “Banche differenti” perché ci consentono di stare dove c’è bisogno, a contatto diretto, cioè, della gente, delle famiglie, dei commercianti, degli artigiani, delle imprese.E questo non può che inorgoglirci e darci nuovi impulsi per raggiungere altri importanti traguardi.

Carmelo Guido Direttore Generale Banca Don Rizzo

Un esercizio di democrazia

Lettera aperta del Direttore Generale

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L’editoriale

Quando, qualche mese fa, il presidente della Banca Don Rizzo, Vincenzo Nuzzo, mi ha chiesto la disponibilità ad assumere l’incarico di direttore responsabile della rivista, due motivazioni mi hanno spinto a dire di si: una affettiva, l’altra professionale.Sono cliente della “Don Rizzo” da oltre quarant’anni e, quindi, se così si può dire, mi è “compagna” da una vita. Sono diventato grande, insomma, con la “Don Rizzo”. E questo significa che tra noi c’è stata, e c’è, fiducia e rispetto. L’incarico di oggi conferma questa mia convinzione e, pertanto, sono felice di poter dare un mio modestissimo contributo al consolidamento dell’immagine positiva che la banca già vanta. Altro aspetto è quello professionale. Ho scritto per diverse testate, ho diretto periodici e quotidiani televisivi, ho lavorato in Uffici Stampa, non ho mai diretto un giornale aziendale. Tutto ciò significa che con questa pubblicazione comincio una nuova esperienza, una nuova prova, una sorta di nuova scommessa. Se, poi, questo avviene con il giornale della “mia” banca, la Don Rizzo, allora ti senti carico di maggiori responsabilità ma anche più motivato.Doveroso, allora, è il mio grazie al presidente, al Direttore Generale ed a tutto il Consiglio di Amministrazione della Banca per la fiducia accordatami e per l’opportunità offertami di vivere questa nuova avventura umana e professionale.Ma lasciamo le sensazioni personali per entrare nel vivo del tema: fare il periodico della Banca Don Rizzo.“Sempre accanto a te”: è il claim della Don Rizzo. E negli anni la Banca ha sempre dato prova della sua vocazione a stare a fianco dei soci, dei clienti, delle famiglie, delle imprese e del territorio in generale con l’obiettivo prioritario di sostenere l’economia reale e di favorire processi di sviluppo sostenibile e duraturo con comportamenti proattivi e tempestivi. E tutto questo perchè la Don Rizzo, per dirla con il Direttore Generale di Federcasse, Sergio Gatti, è stata “costruita dal basso, costruita da chi la usa, usata da chi ad essa si affida e affida i propri soldi e i propri sogni. Interpretata da chi la amministra e da chi vi lavora. Persone consapevoli, preparate, razionalmente (e un po’ emozionalmente) coinvolte. Una banca che cresce se fa crescere i suoi proprietari e clienti. Che respira al loro ritmo”.Una banca, dice sempre Sergio Gatti con riferimento

alle BCC, che lavora e programma “mettendoci la faccia”, cercando, attraverso le sue agenzie, il contatto fisico con il territorio, non puntando quindi a dematerializzare il rapporto con le persone. E in questo metterci la faccia, un ruolo, sicuramente, lo ha assolto, e lo assolve, il periodico che la Banca stessa ha voluto per i soci, per i clienti e per quanti, più in generale, possono avere interesse a conoscere quello che l’azienda fa e propone.In questa ottica la rivista, recuperando la precedente esperienza e con qualche variazione grafica, continuerà, come è ovvio che sia, a raccontare la Banca, ma darà anche spazio ai problemi economici, alla storia, alla cultura del territorio. Così, con questo numero (e lo citiamo solo per fare qualche esemplificazione), apriamo una collaborazione con il Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo che offre al lettore uno spicchio di storia dell’isola e del suo capoluogo attraverso la ricostruzione della storia del Rococò siciliano presente in alcune dimore palermitane: Palzzo Butera, Palazzo Termine Pietratagliata, Palazzo Aiutamicristo, Palazzo Valguarnera Ganci.Continueremo a confrontarci con altre esperienze di Credito Cooperativo attraverso la presentazione della storia e delle attività di BCC che operano in altre parti d’Italia (in questo numero ospitiamo la Banca del Centroveneto), così come daremo conto degli indirizzi di politica economica e bancaria che Federcasse, a livello nazionale e regionale, propone.Daremo conto, ancora, delle iniziative e delle proposte del Centro Studi Don Rizzo, cominciando con una intervista al presidente Mario Melodia sulle linee generali di programmazione per il prossimo triennio. E ci occuperemo dell’Associazione Giovani della Don Rizzo a partire dal racconto del recente incontro con Domenick Scaglione.Insomma, convinti che l’informazione, il confronto e la circolazione di idee è fondamentale per la crescita, il periodico vuole dare un sostanziale contributo al successo della “grande scommessa”, come dice il Direttore Generale Carmelo Guido, che ha già prodotto una comunità di oltre 4000 soci e cinquantamila clienti, diventando “un esempio vivente di democrazia economica”.

Sempre accanto a tedi Benedetto Barranca

7Banca Don Rizzo 2014

La banca e le filiali

Vincenzo Nuzzo è il nuovo presidente della Banca Don Rizzo Credito Cooperativo della Sicilia Occidentale per il triennio 2014-2017. A chiamarlo al nuovo incarico è stata l’assemblea dei soci che, lo scorso 11 maggio, nell’aula magna dell’Istituto Tecnico Statale “G. Caruso” di Alcamo, ha approvato il bilancio 2013 e rinnovato le cariche sociali. Nuzzo ha ottenuto 785 preferenze su un totale di 1.665 votanti (circa il 43% dei 3.912 aventi diritto). Nato ad Alcamo nel 1944, il neo presidente è laureato in Scienze Biologiche ed ha svolto la sua attività professionale operando all’interno di una multinazionale farmaceutica e ricoprendo vari incarichi dirigenziali fino ai massimi vertici nei territori della Sicilia, della Campania e della Puglia.Nel Consiglio di Amministrazione della Banca Don Rizzo è entrato, per la prima volta, nel 2005 ed ha ricoperto la

carica di Consigliere.Rieletto nel 2008 e nel 2011 è stato nominato vice presidente vicario e, per statuto, è diventato anche presidente del Centro Studi Don Rizzo. Ha mantenuto le due cariche per tutta la durata del mandato: 2011- 2014.Eletto, nella stessa occasione dell’11 maggio, anche il nuovo Consiglio di Amministrazione. A farne parte sono i riconfermati Vito Asta, Gregorio Bongiorno, Mario Melodia e Giuseppe Varvaro; ed i volti nuovi: Maurizio Bambina, Francesco Fundarò, Pietro Lipari ed Emilio Lombardo.Per quanto riguarda il Collegio dei sindaci, è stato riconfermato presidente Gianfranco Cassarà. Neo eletti sindaci effettivi sono risultati: Stefano Gallo e Vincenzo De Luca; sindaci supplementi: Vincenzo Cardella e Matteo Palazzolo.

Vincenzo Nuzzo nuovopresidente della “Don Rizzo”

di Salvatore Cartuccio

Soddisfatto Vincenzo Nuzzo che, subito dopo la proclamazione dell’esito delle votazioni, ha sottolineato la significativa partecipazione della compagine sociale alle scelte per la gestione della Banca. “Ciò denota - ha detto - un forte spirito di appartenenza dei nostri soci ed è una grande dimostrazione di democrazia, che è anche la filosofia che da oltre 100 anni caratterizza la vita della Banca Don Rizzo e, in generale, di tutte le Banche di Credito Cooperativo”. La Banca, che opera attraverso 17 filiali nelle province di Trapani, di Palermo e di Agrigento, ha dimostrato una buona capacità di tenuta nonostante la crisi dei mercati finanziari e dell’economia reale, “riuscendo - ha rimarcato Vincenzo Nuzzo - a restare accanto alle famiglie e alle aziende in un momento difficile, sostenenDone l’attività attraverso il credito”.Il neo presidente, ancora, ha voluto ringraziare, tutta la struttura della Banca per la preziosa collaborazione offerta per la riuscita dell’evento ed ha detto di ritenere che “la fiducia accordatami è frutto di un progetto che i Soci hanno accettato”. Tra le prime mosse, come annunciato: la riduzione del compenso per il presidente della Banca, da 70 mila euro è stato portato a 30 mila euro; la costituzione di un’apposita unità operativa al servizio dei soci; l’offerta di finanziamenti alle famiglie con piani flessibili e personalizzati; maggiore In alto da sinistra: Maurizio Bambina; Gianfranco Cassarà; Francesco Fundarò; Vito Asta. In basso da sinistra: Emilio Lombardo; Gregorio Bongiorno; Pietro Lipari;

Francesco Paolo Leone; Mario Melodia; Vincenzo Nuzzo; Carmelo Guido; Stefano Gallo; Giuseppe Varvaro.

attenzione al sociale; nuove iniziative per le attività produttive.Lo scorso 19 maggio, poi, in occasione della prima riunione del nuovo Consiglio di Amministrazione, sono state attribuite le cariche sociale e nominati i componenti del Comitato Esecutivo.Per la carica di vice presidente vicario è stato nominato Mario Melodia, affiancato dall’altro nuovo vice presidente Gregorio Bongiorno. Il Consiglio, inoltre, ha designato i componenti del Comitato Esecutivo: Vito Asta (presidente), Giuseppe Varvaro (vice Presidente), Francesco Fundarò, Pietro Lipari ed Emilio Lombardo ed ha nominato Amministratore indipendente, Maurizio Bambina, al fine di assicurare una corretta valutazione delle operazioni in tema delle attività di rischio e conflitti di interesse.

8 9Banca Don Rizzo 2014

La banca e le filiali

Inaugurata, venerdì 25 luglio 2014, la nuova agenzia della Banca Don Rizzo di via Edmondo De Amicis, 19, a Palermo. Alla cerimonia, a sottolineare l’importante ruolo che la Banca Don Rizzo ha svolto e continua a svolgere nel capoluogo siciliano per lo sviluppo del territorio, sono intervenuti l’assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, Michela Stancheris, ed il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Hanno presenziato, tra gli altri: il presidente ed il Direttore Generale della Federazione Siciliana delle Banche di Credito Cooperativo, rispettivamente

Antonino Albano e Nicola Culicchia, il presidente del Centro Studi Don Rizzo, Mario Melodia, il Direttore Generale della Banca Don Rizzo, Carmelo Guido, i vice direttori, Francesco Leone e Giuseppe Cammarata con l’intero management, ed i componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale.La nuova sede palermitana della “Don Rizzo” si caratterizza per il look, frutto dell’attento lavoro di progettazione e di arredamento curato dalla società Dreika, che ha trasformato gli spazi in un ambiente accessibile e gradevole

PalermoLa Banca Don Rizzo si rifà il lookGli spazi della nuova Agenzia di via Edmondo De Amicis, 19, assicurano ai clienti ambienti accessibili e gradevoli e massima comodità e riservatezza nell’utilizzo di tutti i servizi bancari

in cui accogliere i soci ed i clienti. Lo stile adottato è un omaggio al Teatro Massimo e nel quale elementi neoclassici si fonDono a decori floreali in stile Liberty. Sono stati ripresi, in chiave contemporanea, lo splendido soffitto decorato del salottino reale, le bordature sabbiate delle grandi vetrate ed altri piccoli dettagli tutti da scoprire. La suddivisione, poi, delle diverse aree in isole assicura la massima comodità e riservatezza nell’utilizzare tutti i servizi bancari, quali operazioni di cassa, titoli e consulenza. Insomma la politica perseguita

dalla Banca Don Rizzo ha centrato nel capoluogo siciliano l’obiettivo di sempre: offrire, anche attraverso ambienti accoglienti e funzionali, risposte e servizi efficienti e vicini alle esigenze ed ai bisogni dell’utenza e del territorio. E su Palermo la Banca Don Rizzo è stata, ed è, molto attenta. Per citare un dettaglio, ricordato in occasione della cerimonia dal suo presidente, Vincenzo Nuzzo, nel capoluogo siciliano la “Don Rizzo” ha un portafoglio di raccolta risparmio di circa 14 milioni di euro a fronte di un impegno di investimenti di oltre 19 milioni. Una situazione, si può dire, già in linea con l’auspicio formulato nel corso della benedizione

dei locali da Don Rosario Francolino, responsabile della parrocchia San Luigi Gonzaga: “Il mio augurio – ha detto - è che questa nuova realtà non sia semplicemente un ufficio, ma sia un luogo dove si crea speranza e dove si dialoga con il territorio”.Sempre sul concetto di speranza, di attenzione e di legame con il territorio si è soffermato anche il presidente Nuzzo, sottolineando che proprio l’art. 2 dello Statuto Sociale stabilisce che la Banca Don Rizzo si ispiri ai “principi cooperativi della mutualità senza fini di speculazione privata”, impegnandola a perseguire “il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche dei soci e delle comunità

locali promuovendo lo sviluppo della cooperazione e l’educazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera”. Il presidente Nuzzo ha voluto, infine, ringraziare calorosamente gli esponenti delle varie istituzioni ed associazioni presenti alla manifestazione, gli architetti Michele Salamone e Francesco Pappalardo, la responsabile della filiale palermitana, Caterina Orlando, il suo staff di collaboratori, e quanti, dipendenti della Banca e non, hanno contribuito in modo encomiabile alla riuscita della manifestazione.

Il taglio del nastro. Da sinistra: L’assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris; il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando; il presidente della Banca Don Rizzo, Vincenzo Nuzzo.

1110 Banca Don Rizzo 2014Banca Don Rizzo

La banca e le filiali

Una banca di Credito Cooperativo si fonda su alcuni cardini fondamentali ed imprescindibili quali il mutualismo, l’assenza di uno scopo di lucro, il principio di “una testa un voto” e il localismo; per questo è stato complesso inserirsi in un contesto, come quello del capoluogo siciliano, che ci vede differenti perché più radicati sostanzialmente nel territorio rispetto ai grandi colossi bancari che goDono di ampia rinomanza e di un’immediata riconoscibilità. In questi anni (ne sono passati tre da quando sono nell’agenzia di Palermo) il nostro lavoro, in aggiunta a quello istituzionale, è stato, quindi, anche quello di promuovere, di diffondere e di farci interpreti, con il nostro modus operandi, di tali principi. E questo perché vogliamo che i soci si riconoscano come parte integrante della nostra realtà e non soltanto come clienti di una banca. Ci ha gratificato, e ci gratifica, pertanto, constatare

che chi si approccia per la prima volta ai nostri sportelli scopra un banca che riesce ad associare un’ indispensabile efficienza, professionalità, modernità e competitività ad una umanità e capacità di tessere rapporti interpersonali che possono sopravvivere soltanto in una realtà radicata nel territorio come la nostra.Ora, l’acquisto e la ristrutturazione dei nuovi locali costituisce, al contempo, un punto di arrivo ed un punto di partenza; da un lato, infatti, ha celebrato gli importanti obiettivi e risultati raggiunti con l’impegno di tutti e dall’altro ha aperto il varco ad una nuova pagina della realtà della “Don Rizzo” a Palermo, incentrata su una rivalutazione del modo di fare banca, dei profili professionali e dell’ approccio alla clientela.Gli ambienti sono stati realizzati in modo tale che ogni postazione, di sportello e di consulenza, garantisce al cliente assoluta discrezione attraverso un meccanismo di porte scorrevoli e una netta separazione degli ambienti, studiati per essere funzionali ed insieme comodi ed accoglienti. Ciò consente a ciascun operatore di concentrarsi sul cliente e di dedicargli tutto il tempo di cui ha bisogno in assoluta privacy e fornendo, già a partire dallo sportello, un’ assistenza completa volta a soddisfare tutte le sue esigenze o aspirazioni.Nella filiale, costruita in tempi brevissimi e servendosi di preziosa manovalanza locale, l’architetto ha anche voluto inserire un omaggio alla città di Palermo, decorando il soffitto della sala di attesa con un motivo floreale estrapolato da una decorazione del teatro Massimo di Palermo. Proprio questo richiamo a uno dei teatri più importanti d’Europa e del Mondo, che a prima vista può apparire un mero dettaglio, ci ricorda invece la Sicilia delle eccellenze, nel teatro, nella musica, nella letteratura. Eccellenze che ci ispirano ogni giorno, ci ricordano uomini ed opere di cui andare fieri ed un territorio difficile sul quale, però, abbiamo l’ opportunità, oltre che il dovere, di investire per promuoverlo e per salvaguardarlo.Anche per questo l’ inaugurazione ci ha visti, tutti insieme, fieri di questa realtà bancaria, che sentiamo sempre più nostra e sempre più importante, ed ha visto i miei colleghi di filiale felici di rappresentare la Don Rizzo di Palermo, e oggi rende me, Caterina Orlando, preposto dell’ agenzia di Palermo, orgogliosa di raccontare la storia, il presente ed il futuro della nostra banca.

Un modo differentedi essere nel territorio

di Caterina Orlandopreposto Agenzia Banca Don Rizzo di Palermo

Banca e Università: positivo e utile condividere un cammino di crescita A colloquio con il direttore Maria Concetta Di Natale

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Il territorio in collaborazione con il Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo

Banca Don Rizzo 2014

Cominciamo con una battuta che può apparire scontata, ma non lo è assolutamente: come vede la collaborazione, che nasce con queste pagine, tra il Dipartimento “Culture e Società”che lei dirige e la Banca di Credito Cooperativo Don Rizzo?Conosco la sensibilità culturale della BCC Don Rizzo di Alcamo dal lontano 1978, quando, ancora con il nome di “Cassa Rurale e Artigiana Don Rizzo”, promuoveva il Convegno sulla “Tutela dei Beni Culturali di Alcamo in rapporto alla situazione siciliana”, che, curato dal Prof. Giuseppe La Monica, si tenne il 17 giugno nella “Sala delle Assemblee” della Banca. Allora presentai al Convegno i risultati delle mie capillari ricerche sul campo relative allo “Stato di conservazione della pittura alcamese”. Fu quella l’occasione in cui entrai per la prima volta in contatto con la Banca ed ebbi modo di visitare tutte le Chiese della città, accompagnata dall’infaticabile Piero Mistretta, verificando la situazione conservativa dei dipinti dopo il terremoto del1968.Dopo questo Convegno partecipai a quello voluto sempre dalla Banca che si svolse nella stessa sede il 7 maggio 1979 su “Alcamo nella Storia”, curato dal Prof. Giuseppe Cottone, segno inequivocabile dell’interesse e dell’attenzione al patrimonio storico-artistico del territorio alcamese.Diverse altre sono state negli anni le occasioni di frequentazione con la Banca, che ha sostenuto le ricerche confluite in pubblicazioni di studiosi alcamesi come l’infaticabile e benemerito Mons. Vincenzo Regina, fino all’edizione del volume dedicato a Giuseppe Renda, pittore della fine del XVIII secolo, che ho scritto nel 2004 insieme ai Proff. Roberto Calia e Maurizio Vitella e che ha consentito di far conoscere e valorizzare un artista locale dai modi delicati e accattivanti. Dopo tali premesse non posso che accogliere con entusiasmo un’auspicabile prossima collaborazione tra il Dipartimento “Culture e Società” dell’Università degli Studi di Palermo e la Banca di Credito Cooperativo Don Rizzo.Una BCC fa del legame con il territorio una delle sue ragion d’essere: ci può essere sinergia tra una azione di studio e di ricerca storico-culturale, come la vostra, e quella creditizia di una BCC, nel nostro caso la Don Rizzo, in un ottica di sviluppo delle nostre aree?

Avendo già esplicitato il concreto rapporto tra la Banca e il suo territorio, una collaborazione diretta con l’Università potrà utilmente consentire e promuovere uno sviluppo nelle ricerche scientifiche con ricadute certamente positive. è in generale auspicabile che in Italia le Istituzioni investano in quelli che sono i due maggiori settori di sviluppo economico, la cultura e il turismo. In quest’ottica la condivisione di un cammino di crescita fra ricerca e finanza può soltanto essere non solo positivo, ma anche estremamente utile. Superato, speriamo presto, questo momento di crisi è auspicabile che proprio le Banche possano essere di supporto concreto alla ricerca e alla salvaguardia del patrimonio culturale.Come pensate di articolare il vostro intervento? Ritengo che si possa ipotizzare una convenzione tra il Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo e il Centro Studi Don Rizzo, strumento culturale della Banca, per articolare mirati progetti scientifici che coinvolgano il territorio e promuovano la ricerca sul campo. Quali saranno i campi di ricerca? Pittura, scultura, architettura, ma anche museologia, storia del collezionismo, conservazione, restauro e soprattutto gli studi su i più svariati settori delle arti decorative che, come in tutta la Sicilia, consentono alla produzione artistica locale di essere non solo caratteristica e caratterizzante ma spesso anche emergente nel panorama del territorio. Non è casuale, peraltro, che ad Alcamo sia aperto al pubblico l’ interessante Museo d’Arte Sacra della Chiesa Madre che offre ricche e varie collezioni di opere d’arte o che nella cittadina fiorisse una particolare di lavorazione della ceroplastica. In entrambi i due casi scelti ad esempio sono state realizzate pubblicazioni tematiche in cui non è, ancora una volta, mancato il contributo della Banca. Per gli studi e le ricerche sulle arti decorative punto di riferimento potrà essere l’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina”, strumento scientifico del Dipartimento Culture e Società, che potrà consentire puntuali approfondimenti specialistici su diversi settori artistici di primaria importanza nel territorio alcamese.

Dipartimento di Culture e Società

Dipartimento di Culture e Società

La banca e le filiali

dell’isola, infatti, eguagliò mai, per esempio, la produzione veneta. Eccetto che per alcuni artisti di buona mano, tra i quali spicca Vito D’Anna, il panorama pittorico isolano è alquanto mediocre. Tuttavia le partiture architettoniche che accolgono gli affreschi si inseriscono qualitativamente a buon diritto fra le coeve realizzazioni italiane grazie soprattutto all’uso dello stucco. Tali partiture potevano anch’esse ottenersi attraverso la tecnica pittorica a fresco o talvolta, ma molto raramente, essere in legno dipinto e dorato. La felice e ricca stagione rococò è quindi merito non soltanto dei pittori ma soprattutto degli architetti, i quali concepivano, oltre all’organizzazione dello spazio, la decorazione interna degli ambienti. Essi stessi, inoltre, spesso dirigevano i lavori stando a stretto contatto con gli artisti e gli artigiani i quali tramandavano una esperienza ormai centenaria. Decenni prima, infatti, la fastosa decorazione delle chiese barocche con il tripudio di marmi mischi, trabischi e rabischi era stata realizzata grazie alla compartecipazione di architetti, scultori, marmorari e intarsiatori. Tralasciando gli straordinari interni chiesastici ci limitiamo in questa sede a citare quelli delle dimore, a carattere prevalentemente profano esaminanDone alcuni dei più rappresentativi. Gran parte degli interventi decorativi si svilupparono dalla metà del XVIII secolo in poi, quando i nuovi palazzi, appena ultimati nella struttura, dovevano essere abbelliti secondo lo stile dell’epoca. Le famiglie, che non potevano economicamente intraprendere la costruzione di nuove abitazioni, si limitavano a rimodernare le vecchie, conferendo

loro interni riccamente decorati secondo le mode del tempo.Non è questo il caso di Palazzo Butera, sicuramente una delle più estese e lussuose dimore del XVIII secolo a Palermo. Il suo nucleo originario fu il risultato della trasformazione di un “tenimento di case” acquistato nel 1692 dai duchi Branciforte, rappresentanti della più antica e potente aristocrazia siciliana. In seguito al matrimonio nel 1718 tra il duca Ercole Michele e Caterina Branciforte e Ventimiglia, ultima erede del titolo di Butera, il palazzo acquisì l’attuale denominazione. Complesse e stratificate furono le trasformazioni degli interni, disposti ancora oggi secondo criteri distributivi settecenteschi. Dall’elegante scalone in marmo rosso si accede al piano nobile che ha inizio con la sala, luogo di celebrazione del casato e importante ambiente di rappresentanza. In questa stanza trionfano, nel soffitto lo stemma Branciforte e alle pareti i ritratti dei membri della famiglia, mentre sui sovrapporta campeggiano le vedute dipinte dei numerosi feudi di proprietà dei principi di Butera. Addentrandosi poi negli estesi saloni enfilade prospettanti sulla Marina si percepisce ancora lo sfarzo e la magniloquenza della dimora. Secondo alcune indagini documentarie, diverse furono le fasi di ristrutturazione degli interni, numerosi gli artisti e gli artigiani che vi presero parte. Negli anni Sessanta del Settecento si apriva anche il cantiere per la decorazione di Palazzo Termine Pietratagliata, prestigioso edificio costruito alla fine del XV secolo dalla famiglia Termine, rimodernato allora internamente secondo il gusto del tempo. Intorno alla metà del XVIII secolo il palazzo è venduto da Antonio Termine a Giovanbattista Marassi, duca delle Pietratagliate, per passare, insieme al titolo ducale, in seguito a Luigi Alliata che ne aveva sposato la figlia Maria Cirilla. Al Marassi si deve la fase decorativa di gusto rococò che ancora oggi spicca nonostante gli interventi del XIX secolo e quelli neomedievali che nel primo ventennio del XX secolo diedero nuova veste al palazzo. Nel 1748 il duca aveva disposto rilevanti modifiche dell’immobile affidando il progetto a Francesco Ferrigno, il quale però non arriva a concepire i nuovi apparati decorativi frutto dei lavori degli anni Sessanta. Il primo cantiere, infatti, non aveva riguardato sostanzialmente l’appartamento da parata, eccetto che per un’ipotesi di ampliamento. È nel 1761, invece, che Giovan Battista Marassi decide di accrescere il prestigio della dimora affidando a Giovanni Del Frago un massiccio intervento decorativo al fine di ammodernare e abbellire il piano nobile del palazzo I numerosi ritrovamenti documentari ci consegnano tutti i particolari di entrambi gli interventi, sia quello del 1748, sia quello del 1761-62 dove è presente Vito D’Anna, come si evince tra l’atro dalla firma nell’affresco del salone da ballo abbellita in vista dei festeggiamenti nuziali da tenersi proprio negli ambienti di rappresentanza, dove sarebbe passata gran parte dell’aristocrazia palermitana e dove campeggia il più grande lampadario di murano del settecento in Europa.

Nel 1735 Carlo III di Borbone, incoronato a Palermo, apre una nuova pagina della storia siciliana. Dopo cinque anni di governo sabaudo e quattordici di dominazione austriaca la Sicilia, a seguito degli stravolgimenti europei relativi alla guerra di successione polacca, rientra nell’orbita spagnola. Per l’ennesima volta dall’inizio del secolo, mentre l’isola assiste a un cambio di dominazione, l’aristocrazia palermitana partecipa all’incoronazione del nuovo monarca con la speranza di mantenere gli antichi diritti e i numerosi privilegi. La costituzione di un regno indipendente, anche se nelle mani del figlio del re di Spagna, inoltre, fa intravedere la possibilità che sia Palermo ad esserne la capitale. La città si prepara così ad accogliere con fasto e magniloquenza Don Carlos che il 3 luglio è incoronato in cattedrale. Il re, tuttavia, dopo pochi mesi riparte per Napoli, che elegge capitale del regno e sede della corte, deludendo le aspettative dei Siciliani. L’aristocrazia gradisce comunque il ritorno di una dinastia legata alla corte di Madrid, che le concederà grande spazio negli affari di stato. Intorno alla metà del Settecento, dopo poco più di un ventennio di governo borbonico, la nobiltà siciliana è presente politicamente a Napoli e nella dirigenza dell’esercito, detiene le alte cariche ecclesiastiche dell’isola ma, soprattutto, grazie alla moratoria decennale sul pagamento dei debiti ottenuta con un decreto vicereale è salda economicamente.

Ristabilitosi, quindi, un assetto politico solido, destinato a perdurare fino all’Unità d’Italia, alla nobiltà palermitana, ormai rinvigorita, non rimaneva altro che la gestione degli ingenti patrimoni, frutto di una economia latifondista di stampo feudale. La classe nobiliare apriva così la ricchissima stagione edificatoria intramoenia ed extramoenia che farà di Palermo uno dei centri più importanti del Rococò italiano. La città, capitale fin dall’epoca normanna, aveva mantenuto il primato fra i centri urbani della Sicilia anche durante la dominazione spagnola (1415-1713), accogliendo il potere politico e amministrativo dell’isola, gestito sia dal vicerè sia dal parlamento siciliano. Tagliata fuori dai giochi diplomatici del panorama politico europeo, l’aristocrazia palermitana si consolava in una ostentazione quasi ossessiva, con particolare riguardo ai temi mitologici, utilizzati a scopo araldico-celebrativo. Architetti, muratori, falegnami, pittori e stuccatori, nell’accontentare le continue richieste della committenza, sono impegnati per decenni nei numerosi cantieri sparsi per la città in un perfetto lavoro di squadra. Queste equipe riescono a realizzare pregevoli composizioni decorative, concepite modernamente, grazie alle quali il Rococò siciliano può reggere il confronto a livello nazionale, sia pure in ritardo. Sulla non eccelsa qualità della pittura siciliana settecentesca non vi sono dubbi; nessun pittore

Le dimore aristocratichea Palermo nel Settecento

di Massimiliano Marafon PecoraroUniversità degli Studi di Palermo

Palermo, Palazzo Alliata di Pietratagliata, Sala da ballo (ex camerone)

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Il territorio in collaborazione con il Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo

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Palermo,Palazzo Alliata di Pietratagliata, veduta della torre dalla corte interna

La banca e le filiali

Altra dimora palermitana tardo medievale con ambienti di gusto rococò è Palazzo Ajutamicristoove nella sala da ballo compare un grande affresco di Giuseppe Crestadoro raffigurante la gloria del principe virtuoso. La figura del principe si riferisce certamente a Giovanni Aloisio Moncada principe di Paternò, Grande di Spagna e Pari del Regno, committente di quei lavori di ampliamento e ammodernamento della seconda metà del Settecento. La dimora quattrocentesca, già stravolta dagli interventi della fine del Cinquecento, era nuovamente oggetto di un ammodernamento secondo le mode del tempo e gli autori furono alcuni tra i più importanti protagonisti della cultura artistica del momento.Ritroviamo Giovanni del Frago, autore dell’intervento di Palazzo Termine Pietratagliata assieme ai più noti architetti Gigante e Marvuglia, protagonisti della transizione fra Rococò e Neoclassicismo a Palermo. Nel soffitto della sala da ballo la partitura architettonica a stucco che accoglie l’affresco centrale presenta motivi rocaille

sottili, aerei e molto raffinati, così da far risaltare il fondo bianco. È questo uno dei casi più rappresentativi del Rococò in Sicilia dove il linguaggio tardo barocco è ormai superato a vantaggio dello stile d’ispirazione francese che, tuttavia, in quegli anni in Europa era ormai superato. L’apertura dello spazio centrale contiene al suo interno la scena, mentre nei campi che la contornano sono rappresentati scorci di una architettura continua che si dispiega lungo tutto il soffitto. L’intenzione è quella di creare un’unica dimensione al di sopra della partitura a stucco dove nel cielo, che sovrasta le architetture, si celebra la “gloria”. Le architetture stesse divengono così il punto di raccordo tra soffitto e pareti e fanno da base al cielo che serve per accentuare un certo verticalismo illusionistico. Molto interessante è l’inserimento della fascia di raccordo fra la volta e le pareti che testimonia il timido aggiornamento da parte di Andrea Gigante alle nuove istanze neoclassiche. Completa il tutto un pavimento maiolicato policromo stilisticamente coerente col resto della decorazione dell’ambiente. Analizzando alcuni esempi di decorazione del XVIII secolo nelle dimore siciliane è d’obbligo citare Palazzo Valguarnera Gangi a Palermo, sicuramente il più rappresentativo caso di decorazione settecentesca nell’isola. Il soffitto sfondato a doppio guscio della sua galleria, immortalata da Luchino Visconti nel Gattopardo, rimane un unicum in Sicilia.Pietro Valguarnera grazie al matrimonio con la nipote Marianna, figlia di Francesco Saverio principe di Valguarnera, entra in possesso del titolo e si accinge a commissionare importanti interventi di ristrutturazione del palazzo. I primi cantieri si aprono nel 1754 anche se è nel 1757 che i lavori si intensificano grazie alla presenza di Andrea Gigante, giovane architetto trapanese appena giunto nella capitale vicereale Questi si occupa dell’ampliamento su piazza dei Vespri dove viene realizzata la galleria degli specchi sopraccitata, ambiente che più di ogni altro testimonia l’importanza della dimora. Interamente decorata nelle pareti da pitture ed eleganti apparati lignei su grandi porzioni di specchi è un tripudio di fasto e ricchezza, accentuata dalle imperanti dorature che rivestono gran parte della superficie parietale. Gigante deve aver seguito le indicazioni della committenza intenzionata a ottenere una evidente ostentazione del lusso, come si evince dalla decorazione dei due gabinetti che si trovano oltre la parete di fondo della galleria. Qui si trovano motivi d’ispirazione cinese inseriti in un affastellato sistema decorativo rococò a testimoniare l’aggiornamento della committenza siciliana nei confronti del coevo panorama europeo. Nell doppio soffitto della galleria, come abbiamo già detto unico nel suo genere, illusione e realtà si mescolano in un complesso sistema di traforature che sfondano realmente verso l’alto; gli sfondati prospettici, fino ad ora ottenuti con la pittura, si concretizzano al fine di trasformare in reale un’immagine illusoria.

In alto: Palermo, Palazzo Ajutamicristo, Sala da ballo (ex camerone); sotto: Palermo, Palazzo Valguarnera Gangi, Galleria

In basso a sinistra: Palermo, Palazzo Valguarnera Gangi, Particolare del soffitto della galleria;a destra: Palermo, Palazzo Butera, veduta della sala d’ingresso.

I comPonentI delle conSulteArea territoriale di Alcamo(Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi)presidente

Camillo Navarra(Castellammare del Golfo); componenti

Vitalba Agnello (Alcamo)Gina Cammarata (Alcamo)Gaetano Di Gaetano (Alcamo)Filippo Cangemi (Calatafimi Segesta)

Area territoriale di Palermo(Palermo, Terrasini e Carini)presidente

Raffaele Mazzeo (Palermo)componenti

Lorenzo Genova (Carini)Vincenzo Alamia (Carini)Faro Gaglio (Terrasini)

Area territoriale di Partinico(Partinico, Montelepre, Trappeto, Balestrate e Camporeale)presidente

Giuseppe Speciale (Partinico)componenti

Gaspare Valenti (Balestrate)Bartolomeo Parrino (Partinico) Vincenzo Giacone (Camporeale) Onofrio Amato (Trappeto)

Area territoriale di Valderice(Valderice e Casa Santa)presidente

Francesco Catalano (Erice)componenti

Serena Pollina (Valderice)Giuseppe Lombardo (Buseto Palizzolo)Rosario Oddo (Valderice)Piero Ivan Miceli (Valderice)

La “centralità del socio” La “Centralità del socio” è la sottolineatura ricorrente in ogni intervento pubblico di Vincenzo Nuzzo e di Carmelo Guido, nell’ordine presidente e direttore della Banca Don Rizzo. E questo, dicono i due, non solo perché il socio è il proprietario della Banca, e in quanto tale ne elegge gli amministratori e, quindi, ne determina l’indirizzo amministrativo e strategico, ma anche perché ne è cliente e di conseguenza interlocutore privilegiato e, quindi, un patrimonio da custodire, da sviluppare e da valorizzare.Come fare?La scelta della Banca Don Rizzo è stata quella di percorrere due strategie per rendere sempre attivo e propositivo il rapporto banca-soci: la consultazione e la partecipazione diretta.La prima ha avuto una sua esemplificazione nella indagine, attraverso delle interviste, che hanno dato la parola ai soci per raccogliere spunti e suggerimenti sulle strategie da mettere in campo per il futuro della banca. L’indicazione, quasi unanime, è stata quella di privilegiare lo sviluppo economico del territorio e la formazione degli operatori economici in particolare. La seconda, quella della partecipazione diretta dei soci nella vita della Banca, si è concretizzata con la nomina delle Consulte territoriali. Ne sono state individuate 5 in corrispondenza di altrettante aree in cui la Banca opera: Palermo, Partinico, Alcamo, Valderice, Partanna.Le prime quattro sono state già nominate ed ufficializzate lo scorso 1 ottobre, in occasione della presentazione del Bilancio sociale 2013, mentre la quinta (Partanna) deve essere nominata.Ma come sono composte e quali compiti assumeranno le Consulte?Ciascuna consulta conta da 3 a 5 membri, compreso il presidente, nominati dal Consiglio di Amministrazione della Banca e scelti tra i soci residenti nei Comuni compresi nell’area territoriale del distretto ed in rappresentanza dei vari settori economici e culturali del territorio.Saranno una sorta di trade-union tra la Banca ed il territorio in quanto sono chiamate a:1 svolgere attività di relazione e contatto con i soci dell’area

territoriale del distretto, interpretando le loro esigenze da rappresentare al CdA;

2. raccogliere nuove idee e proposte per manifestazioni sociali territoriali;

3. convocare momenti di incontro con la propria base sociale; 4. suggerire al C.d.A. iniziative nel campo dello sviluppo affari,

in particolare nella promozione del credito, ma anche sul lato della raccolta del risparmio e della fornitura ai Soci e clienti di servizi finanziari e altri servizi;

5. diventare soci attivi nella proposizione sul territorio della Banca.

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Il territorio in collaborazione con il Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo

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Partanna:Una scommessa in cui credere

www.bancadonrizzo.it

PARTANNA • VIA GRAMSCI, 12/14

Siamo lieti di invitare la S.V.

all ’inaugurazione

dei nuovi locali della �liale di Partanna

della Banca Don Rizzo.il Direttore Generale

Carmelo Guidoil Presidente

Vincenzo Nuzzo

Gli ambienti cambiano, le relazioni restano

“Il fatto che la Banca Don Rizzo rimane nel territorio a fianco di questa collettività e di per sé un fatto meritorio, visto che altre banche cominciano ad emigrare per andare nelle grandi città”: lo ha detto il sindaco di Partanna, Nicolò Catania, intervenendo, lo scorso venerdì 24 ottobre, alla inaugurazione della rinnovata sede della filiale di via Gramsci, 12/14. E il tema della presenza e del legame con il territorio della Banca Don Rizzo è stato più volte ribadito. Lo ha fatto, per fare qualche citazione, il sindaco di Alcamo, Sebastiano Bonventre, sostenendo che per questa sua specificità la Banca Don Rizzo, come tutte le Banche di Credito Cooperativo, è “differente” dagli altri istituti di credito “perché ha il pregio di conoscere meglio le persone e di investire su di esse”; lo ha sottolineato il presidente del Consiglio comunale di Partanna, Massimo Cangemi, esprimendo “apprezzamento per questa nuova fase che la “Don Rizzo” sta aprendo a Partanna e nel territorio” con l’auspicio che “sia occasione per un rilancio pieno sul piano socio-economico dell’area interessata”.E legato alla valorizzazione del territorio è stato anche

l’intervento del Direttore Generale della Federazione Siciliana delle Banche di Credito Cooperativo, dott. Nicola Culicchia, il quale ha voluto sottolineare l’importanza dell’investimento fatto dalla Banca Don Rizzo. “Questo investimento - ha detto - è un segnale importante per il territorio perché da continuità al progetto del Credito Cooperativo che tanto ha dato a Partanna nel passato e che tanto sicuramente ci aspettiamo che ne darà perchè è nei nostri valori, nel nostro modo di essere banca, nel nostro DNA sostenere le famiglie, le piccole e medie imprese, il territorio”.Tanti i presenti alla manifestazione con Don Mario Giammarinaro che ha benedetto i locali dopo il tradizionale taglio del nastro.La rinnovata sede presenta un look ormai ricorrente nelle agenzie della Don Rizzo: ambienti accessibili e gradevoli, suddivisione degli spazi in isole per garantire efficienza, comodità e riservatezza nell’utilizzo da parte dei clienti dei diversi servizi bancari: operazioni di cassa, titoli, consulenza, ecc. E, ancora, a sottolineare il legame

e l’attenzione della banca per la città, per arredare i locali sono state scelte alcune immagini scattate da Francesco Santini e che riproducono i monumenti artisticamente e storicamente più significativi di Partanna.Insomma la Banca Don Rizzo, a Partanna, ha fatto le cose come si deve perché, ha detto il presidente Vincenzo Nuzzo, “in questo territorio credo moltissimo”. Poi ha aggiunto: “L’altro giorno, parlando con il Direttore Generale, facevamo il conto delle banche che si stanno trasferendo dall’area della Sicilia Occidentale e citavamo Buseto Palizzolo, Alcamo, Calatafimi Segesta e Giardinello. Noi qui, invece, vogliamo restare, vogliamo continuare ad investire per ampliare, come una robusta quercia, il nostro apparato radicale ed essere sempre più presenti e forti. Ma la Banca sarà forte solo se i soci ci staranno accanto, e con la banca anche il territorio sarà più forte”. Sulla stessa lunghezza d’onda il concetto espresso dal vice presidente vicario della Banca e presidente del Centro Studi Don Rizzo, Mario Melodia, che ha spiegato con riferimento alle scelte della Banca in questo periodo di crisi: “Le vigne si piantano quando il vino costa poco e questa è la vostra vigna, la nostra vigna e di quelli che vi lavorano”. Come a dire: solo l’impegno unitario nel coltivare la stessa vigna può portare buoni frutti.Ed all’unità di intenti ha fatto riferimento il Direttore

Generale della Don Rizzo, Carmelo Guido, riprendendo una sollecitazione venuta dal preposto dell’agenzia di Partanna, Andrea Ingargiola, che ha richiesto una immagine di Don Giuseppe Rizzo per il suo ufficio. “è una intuizione importante - ha detto - perché l’immagine di Don Rizzo ricorda il fondatore della Banca ma anche l’insieme dei valori sui quali questa si fonda, ed è importante che una comunità si riconosca attorno ad una persona”.“La grande scommessa - ha continuato - è stata quella di creare una comunità: la Banca, il Centro Studi, l’Associazione Giovani e le tante altre iniziative che abbiamo portato avanti, insieme alla grande apertura fatta al territorio perché il nostro istituto diventasse un esempio vivente di democrazia economica con 4.100 soci. Ed è questo che ci differenzia dalle altre banche”.Poi un ringraziamento da parte del Direttore Generale ai 128 dipendenti ed al CdA della Banca che, ha detto, per Partanna “ha avuto l’intuizione ed il coraggio di guardare lontano, cosa non facile in tempi di crisi, ma ha avuto anche tanta ponderatezza”. E, ancora, un ringraziamento per l’on. Vincenzino Culicchia, assente alla manifestazione perché impegnato altrove, per quanto ha fatto nel campo del Credito Cooperativo.

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Banca del CentrovenetoLa BCC di Costozza di Longare, in provincia di Vicenza, distante geograficamente ma vicina nel modo di lavorare

di Mariano Bonatto

Accolgo con piacere la proposta del vostro Direttore Generale dr. Carmelo Guido di presentarvi la Banca che da un anno ho l’onore di guidare, Banca del Centroveneto. Una banca a voi distante geograficamente, ma sicuramente vicina e unita nel modo di lavorare. Comincio intanto con il presentarmi. Mi chiamo Mariano Bonatto, ho 57 anni e lavoro da 37 anni nel mondo del Credito Cooperativo. Ho accettato il nuovo incarico di Direttore Generale di Banca del Centroveneto nel dicembre scorso, con l’entusiasmo e l’emozione che derivano dalla consapevolezza che essere manager vuol dire assumersi la responsabilità di guidare l’azienda e di sviluppare le competenze per operare in modo efficace ed efficiente; essere direttore nel Credito Cooperativo significa però fare questo in modo “differente” e più completo, non dimenticando mai la centralità e il primato della persona.Passo ora a contestualizzarvi la nostra banca. Ci troviamo nel nord-est d’Italia, più precisamente nel Veneto a Vicenza, definita “la città del Palladio” grazie ai numerosi contributi architettonici di Andrea Palladio. Vicenza è tra i più importanti centri industriali ed economici italiani, cuore di una provincia ricca di piccole e medie imprese il cui tessuto produttivo registra da anni il terzo

posto in Italia per fatturato nelle esportazioni, trainate soprattutto dal settore metalmeccanico, tessile e orafo. Quest’ultimo somma nel capoluogo Berico oltre un terzo del totale delle esportazioni di oreficeria, facendo di Vicenza la capitale italiana della lavorazione dell’oro.Banca del Centroveneto si trova in provincia di Vicenza e precisamente a Costozza di Longare.Il nome Longare deriva da Longaria, un termine locale con cui si individua una lingua di terreno stretta con un centro abitato in posizione allungata tra fiume e monte. Lasciando Vicenza alle spalle, a sud della città s‘incontra un paesaggio incorniciato ad est dal colli Euganei e a nord- ovest dalle Prealpi vicentine. Proseguendo in questo itinerario s’incontra Longare.É in questo paesaggio che sorge Banca del Centroveneto, fondata nel 1896 come Cassa Rurale di Costozza con lo spirito del microcredito, generata nella sacrestia della Chiesa di Costozza. Tale nascita è frutto della volontà di pochissimi soci, per lo più agricoltori coadiuvati dai parroci e dagli ambienti religiosi. Nel corso degli anni ’70 e ancor più negli anni ’80 la Banca ha registrato un’incredibile espansione, per giungere alla prima fusione nel 1982 assumendo la denominazione Cassa Rurale ed Artigiana di Costozza e Tramonte-Praglia.

Nel 1996 l’Istituto amplia il proprio raggio d’azione, accorpando la Banca di Credito Cooperativo di Grantorto, e assume l’attuale denominazione di Banca del Centroveneto, proprio ad indicare la centralità del credito nei confronti del territorio di appartenenza. Oggi, conta n. 19 filiali, dislocate nelle province di Vicenza e Padova e occupa 185 collaboratori validi e preparati, che costituiscono una grande squadra al servizio dei nostri clienti e delle comunità dove la Banca opera. Sinora vi ho raccontato dove siamo e chi siamo, ora passo a raccontarvi cosa facciamo e dove vogliamo andare.Banca del Centroveneto amministra 981 milioni, 818 milioni raccolta diretta e 163 milioni raccolta indiretta. Gli impieghi totali sono pari a 604 milioni, godendo di un patrimonio netto pari a 84 milioni. Il patrimonio di vigilanza ammonta a 101 milioni a fronte di attività di rischio ponderate per 564 milioni. L’utile d’esercizio 2013 risulta pari a 1.151.000 euro. La nostra Banca sta promuovendo una politica indirizzata ad un forte sviluppo commerciale. Abbiamo organizzato diversi convegni formativi rivolti ai nostri soci e clienti, che approfondiscono tematiche importanti che contiamo possano dare un impulso alla nostra economia.Abbiamo discusso di credito agevolato attraverso la finanziaria regionale Veneto Sviluppo, di Leasing, Factoring e consulenza aziendale. Un altro ciclo di incontri molto partecipati sono stati quelli che hanno affrontato tematiche estere, esigenza molto sentita per il contesto che respiriamo. Ultimo convegno organizzato quello del 29 settembre, dove abbiamo presentato il progetto Check up estero. Uno strumento

che fotografa i diversi aspetti che caratterizzano l’attività estera dell’azienda al fine di individuare i punti di debolezza e di forza. I contenuti si sintetizzano nei seguenti punti focali: analisi dell’azienda e il suo orientamento verso i mercati esteri, struttura dell’azienda ed organizzazione, prodotti e servizi, marketing operativo, contrattualistica, pagamenti logistica e dogana Ma la nostra non è solo una banca rivolta alle imprese, è una banca locale attenta alle esigenze della comunità e delle famiglie. L’ultimo progetto a loro dedicato è il “progetto My baby”. Con la nostra banca, un bimbo non nasce solo con la camicia, ma anche con il fondo pensione. L’iniziativa è rivolta a tutti i neogenitori, che riceveranno il benvenuto al nuovo nato con un pacchetto composto da un Libretto di deposito senza spese e l’apertura gratuita di un fondo pensione con il primo versamento di 50 euro a carico banca. Attraverso questa iniziativa Banca del Centroveneto pone la propria attenzione al futuro dei più piccoli e lo realizza attraverso fatti concreti dedicando importanti risorse ad un progetto educativo, che sta già raccogliendo importanti consensi e partecipazione.Concludo la breve panoramica della nostra Banca, ringraziando il dott. Carmelo Guido per lo spazio che ci ha riservato nella vostra rivista aziendale, auspicando magari a future collaborazioni. Consci che ci accomuna la stessa vocazione e natura, facciamo banca in modo differente, viviamo la rara esperienza della democrazia economica in una logica di imprenditorialità, non ci limitiamo a cercare la massimizzazione dei profitti (o la minimizzazione dei costi) come le banche commerciali, ma la nostra ragion d’essere si trova nell’assicurazione di un vantaggio ai soci e alle comunità locali.

Il mondo delle BCC

Banca Don Rizzo 2014

La banca e le filiali

Gli ormai storici default dei primi anni di questo secolo hanno messo in evidenza la debolezza del risparmiatore, esposto alla perdita dei suoi averi in seguito a manovre, più o meno lecite, di governi o aziende a cui aveva prestato il suo denaro. Prestito che era stato effettuato tramite l’intermediario di fiducia, tipicamente la banca.In questa palese situazione di disparità, spesso seguita da lunghi e costosi contenziosi, gli organi internazionali deputati hanno inteso porre un freno con l’emanazione di numerose norme, fra cui la più importante è certamente la direttiva MiFID, nelle sue varie declinazioni.Questa impone che il risparmiatore venga informato di tutte le sfaccettature relative al suo investimento, che risponda ad un articolato questionario affinché siano valutate le sue conoscenze finanziarie e la distribuzione del suo reddito, la sua propensione al rischio ed altri aspetti giudicati rilevanti.A diversi anni dall’entrata in vigore della normativa, non ci sembra che lo scopo sia stato raggiunto.Sorvoliamo sulla reticenza con cui i risparmiatori affrontano domande sul loro reddito e sul complessivo bilancio familiare. Sorvoliamo sulle difficoltà con cui si approccia un contratto di deposito titoli, a sua volta preceduto da un pre-contratto, entrambi infarciti di caveat e di clausole che richieDono una firma di approvazione specifica. Sorvoliamo su tante altre cose e facciamo un piccolo esempio: in tv iniziano a bombardare il risparmiatore di annunci sull’imminente collocamento di azioni di una nota

azienda, per dirne una, che distribuisce energia elettrica. Bene, ogni collocamento è corredato di un prospetto informativo destinato ad informare il risparmiatore di ogni aspetto relativo al suo investimento, con tutti i rischi che comporta e gli scenari di possibile evoluzione dell’investimento. Il risparmiatore che aderisce al collocamento dichiara di averne preso visione e, così debitamente informato, procede all’acquisto.Peccato che ogni prospetto informativo sia costituito da oltre 500 pagine stampate a caratteri minuti e con una prosa che nulla ha a che fare con i migliori esempi di narrativa.E’ chiaro che nessuno leggerà mai questo squallido romanzo senza trama, col risultato che la completa informazione prevista dalla MiFID si traduce nella completa disinformazione. Un successo

L’effettiva tutela del risparmiatoreLa direttiva MiFID e il ruolo del contatto diretto tra chi intende investire e l’operatore bancario

di Marcello Ingrassia

completo sulla carta, un fallimento concreto nella realtà.Si capisce quindi come sia fondamentale il ruolo dell’operatore a contatto con il risparmiatore. Come siano centrali la sua capacità di sintetizzare i punti salienti di un’operazione, la sua capacità d’interpretare le necessità contingenti, la sua bravura nell’adattare il linguaggio economico al livello conoscitivo di chi ha di fronte, la sua onestà nel rappresentare i rischi dell’investimento, facendo sempre presente che non esistono alti rendimenti senza rischi altrettanto elevati.Come Banca che opera in strettissimo legame al territorio ed alla sua gente, abbiamo una grande responsabilità ed una grande opportunità per farci apprezzare. MiFID non riesce a difendere il consumatore, ma la nostra Banca può farlo.

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Per il socio assolutacentralità ed attenzioneIl presidente Flavio Stecca spiega la filosofia d’azione e le iniziative sociali della banca

di Flavio Stecca

La mia storia con Banca del Centroveneto parte da lontano, la mia iscrizione a Libro Soci risale infatti al 18.01.1990 ed oggi ho l’onore di esserne il Presidente. Nel ruolo che sto ora ricoprendo sono stato facilitato dall’esperienza maturata in tanti anni di Banca prima come Consigliere, poi come Vice Presidente Vicario che mi ha consentito di conoscere a fondo le dinamiche amministrative, oltre che il territorio in cui la Banca opera.Svolgo questo importante incarico con entusiasmo, ma allo stesso tempo con grande senso di responsabilità. Stessi principi che dal 2013 caratterizzano il mio ruolo di Consigliere di Amministrazione della Federazione Veneta.Per l’esperienza acquisita anche a livello federativo, sono assolutamente convinto che nello scenario di difficoltà che stiamo vivendo, la nostra rete deve essere più forte, ma anche più consapevole e responsabile, preservando i principi cooperativistici ed il vincolo della mutualità che caratterizzano la sua essenza.La nostra Banca è ben consapevole di quanto sforzo stiano sopportando i nostri artigiani, commercianti, imprenditori e famiglie, per superare questo periodo di persistente criticità e, forte di una solidità conquistata con un grande lavoro, continuerà ad essere vicina con correttezza di comportamenti, coerenza e rispetto degli impegni.Banca del Centroveneto può, nel panorama regionale, essere considerata una Banca con buone potenzialità, anche se questo va visto in ottica di continue valutazioni e necessari adeguamenti del modello distributivo e del modello di vendita, offrendo prodotti tradizionali, ma anche proposte nuove ed innovative.L’obiettivo che comunque deve essere perseguito con convinzione è rappresentato dalle politiche di sviluppo virtuoso nei confronti del socio e su questo principio fondamentale il Consiglio di Amministrazione si è impegnato e si sta impegnando da anni, attribuendo al socio assoluta centralità ed attenzione, in piena coerenza al principio identitario rappresentato ancora oggi dal protagonismo dei propri soci.Per questo, nel corrente esercizio, è stata avviata un’importante operazione di ampliamento della base sociale, con conseguente aumento della dotazione patrimoniale per rafforzare ulteriormente la ns. Banca a vantaggio delle comunità locali nei territori di ns. riferimento.

Al socio vengono riconosciuti benefici e vantaggi che rispecchiano la politica aziendale intrapresa, come ad esempio condizioni particolarmente favorevoli contenute in un cosiddetto “pacchetto soci”, molto apprezzato dalla compagine sociale.Ma a favore dei nostri Soci le iniziative sono molteplici e diversificate: penso ad esempio al nostro periodico “L’Accento” rivista che dal 2000 informa, aggiorna e tiene vivo il contatto e la relazione tra l’Istituto ed i propri Soci.Mi piace ricordare poi l’organizzazione dei viaggi sociali, momenti di coesione e svago ma anche di arricchimento culturale; l’assegnazione di Borse di studio per soci e figli di soci che si sono contraddistinti nella carriera scolastica. Penso ancora alla copertura sanitaria riservata ai nostri soci da Vita amica, ente assistenziale nella forma di mutua e allo “Spazio Soci” un portale on line dove i Soci Bcc possono incontrarsi virtualmente per lo scambio di beni e servizi, beneficiando di speciali scontistiche.Nella profonda convinzione che le nostre Banche di Credito Cooperativo sono in grado di contribuire alla tenuta economica e sociale del territorio, facendo leva sulle potenzialità del modello di banca mutualistica e locale, concludo questo mio intervento porgendo da parte mia e del Consiglio di Amministrazione un sentito ringraziamento per averci ospitati nella Vostra rivista aziendale.

Il mondo delle BCC

Da sinistra: Mariano Bonatto; Flavio Stecca.

L’economia e la finanza

Banca Don Rizzo 2014Banca Don Rizzo

L’economia e la finanza

L’agricoltura – che nel Trapanese è fondamentalmente sinonimo di viticoltura - è obbligata, per non soccombere, a intraprendere una strada virtuosa: puntare su qualità e competitività. Non ci sono altre vie percorribili per uscire dalla situazione di stallo generata da una crisi che ha raggiunto, negli ultimi anni, il massimo storico sfiorando il punto di non ritorno. Quando le spese superano i profitti, per non morire, bisogna, subito correre ai ripari.“Le misure che potrebbero realmente migliorare la competitività del settore vitivinicolo siciliano consentendo alle imprese di realizzare efficienza produttiva ed efficacia nelle strategie di mercato sono quelle relative alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti, all’ammodernamento delle tecnologie enologiche e alla promozione sui mercati al consumo, come appunto dimostrano gli ottimi risultati conseguiti da alcune imprese siciliane”. Lo sostengono Simona Bacarella e Giulia Nicoletti, consulenti del Consorzio regionale per la ricerca applicata e la sperimentazione.La viticoltura rappresenta l’asse portante dell’agricoltura trapanese in quanto il territorio ha una superficie vitata per uva da vino di circa 66.500 ettari, pari al 57,50% della superficie siciliana. Le uve bianche

coprono 51.500 ettari; le nere 15.000. Le principali varietà coltivate sono: il catarratto bianco comune per il 39%, il catarratto bianco lucido per il 6%, il nero d’avola per l’8%, l’inzolia per il 6%. Si collocano all’incirca al 5% grecanico e syrah; sono sotto al 4% merlot, trebbiano, cabernet e zibibbo. Le uve di qualità, dunque, sono ancor’oggi le meno coltivate. Negli ultimi anni i viticoltori hanno cominciato una lenta, ma progressiva, inversione di tendenza puntando sulle uve da vino pregiate; le uniche ad avere un prezzo di mercato lusinghiero, anche se ancora molto ridotto.Bisogna andare indietro di un decennio per capire le cause di questa gravissima crisi: la viticoltura siciliana e quella della provincia di Trapani hanno ottenuto negli anni che vanno dal 1995 al 2004 risultati ottimali per i viticoltori, con riscontri economici positivi determinati soprattutto dall’avere saputo produrre uve di qualità per l’ottenimento di vini eccezionali. Nel 2005 inizia il calvario del prezzo delle uve da vino con un abbassamento anomalo che trova riscontro anche nel Governo nazionale che riconosce, nello stesso anno, lo stato di crisi del prezzo delle uve da vino e la presenza del cartello dei prezzi (gli speculatori controllano i prezzi al ribasso a danno dei produttori). Ed è singolare il

fatto che, in questi ultimi anni, malgrado siano diminuite le superfici vitate a causa di estirpazioni fisiologiche, di estirpazioni per abbanDono di superfici vitate ed è diminuita la produzione di uva anche per la massiccia adesione alla vendemmia verde e per la presenza di malattie quali la Peronospera e l’Oidio, la quantità di vino prodotto non è diminuita. E’ ricomparsa la sofisticazione? Certe anomalie - per usare un eufemismo - renDono vani gli sforzi per il miglioramento della qualità, come i riconoscimenti di vini D.O.C., fra cui anche da poco la DOC Sicilia, le strade del vino etc., unico modo per conquistare i mercati mondiali attraverso la collocazione di bottiglie di vino rappresentative della nostra cultura e della nostra storia. “La nostra categoria - spiega Giuseppe Pellegrino, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della provincia di Trapani - in questi anni, sia da liberi professionisti che da dipendenti pubblici, ha contribuito a ristrutturare le aziende agricole e a creare la cultura della produzione di qualità partecipando al riconoscimento della rete dei vini D.O.C., delle D.O.P. per gli oli, le strade del vino etc., tutti strumenti iDonei per seguire l’unica strada del riscatto che è quella del confronto con il mercato e la

collocazione delle bottiglie di vino e olio in Italia e nel mondo. Malgrado le strutture di trasformazione realizzate negli ultimi decenni con fondi pubblici, anche Comunitari, e l’avvenuta ristrutturazione soprattutto dei vigneti per produrre vini di qualità abbia raggiunto livelli ottimali, il prezzo dei prodotti agricoli non riesce a coprire i costi di produzione pari a circa € 2500 – 3000 su ettaro per il vigneto contro una produzione di uva che in questi anni raggiunge € 1500 - 2000 su ettaro; di conseguenza molti produttori stanno procedendo alla estirpazione dei vigneti creando anche un rilevante problema ambientale (immaginate la Sicilia e la provincia di Trapani senza questo patrimonio di verde)”. Per Pellegrino, “sicuramente la crisi è aggravata dall’ingresso di prodotti non di qualità, vino, olio, grano duro provenienti da paesi extracomunitari a causa di un controllo forse non adeguato delle autorità competenti e dalle contraffazioni di prodotti anche siciliani. E’ indispensabile per noi, continuare a valorizzare le nostre produzioni di qualità attraverso la valorizzazione delle D.O.C. dei vini, quali: Marsala, Alcamo, Erice, Salaparuta, Pantelleria, Delia Nivolelli, la valorizzazione delle D.O.P. degli oli, Valle del Belice e Valli Trapanesi e intensificare gli sforzi per conquistare i mercati internazionali inserendo il nostro territorio e la nostra storia dentro le bottiglie di vino e di olio. Le potenzialità affinchè l’agricoltura siciliana possa affermarsi e produrre reddito ci sono tutte se si riesce a smantellare il cartello e a fare in modo che le strutture che hanno ottenuto fondi pubblici siano incoraggiate e “controllate” a partecipare agli accordi di filiera che ad Asti o in altre parti d’Italia si ripetono ogni anno (I viticoltori del Moscato D’Asti non possono ricevere meno di € 7.000,00 ad ettaro), mentre in Sicilia rimangono enunciazioni”. “In conclusione - afferma Pellegrino - si sta verificando un grande problema sociale con l’abbanDono di numerose aziende vitivinicole, olivicole e cerealicole e sono a rischio circa 25.000 posti di lavoro nel solo settore vitivinicolo e altrettanti per l’indotto, senza considerare il settore cerealicolo e olivicolo. Purtroppo questo dramma sociale per almeno dieci volte più grande di quello di Termini Imerese non ha trovato riscontro e attenzione nella stampa regionale e nazionale e nemmeno nei rispettivi governi”.

Agricoltura: Per superarela crisi puntaresu qualità e competitività

di Gianfranco Criscenti

“chi ha amministrato questa isola? non l’ha amministrata la politica? dove sono le strade, i servizi, le infrastrutture, l’acqua potabile nelle aziende agricole? Il territorio rurale è stato abbandonato per una scelta politica precisa circa cinquant’anni fa e oggi ne piangiamo le conseguenze”: lo ha detto il presidente regionale di confagricoltura, ettore Pottino, intervenendo, lo scorso ottobre, al Forum organizzato dal centro Pio la torre sul tema “l’agricoltura tra sviluppo e legalità: dal PSR alla lotta contro le agromafie”. ma, sempre per Pottino, una prospettiva oggi c’è: “ora stiamo cercando di recuperare grazie ad una visione europea ed io ringrazio di essere europeo perché è grazie alla visione europea che forse c’è possibilità di riscatto per questa isola”.

lA cAmPAgnA AbbAndonAtA

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Nel Trapanese, oltre alla viticoltura, riveste un posto di tutto riguardo l’olivicoltura da olio e da mensa. Gli ulivi occupano una superficie di 18.300 ettari. Negli 85 frantoi ogni anno vengono molite 42.000 tonnellate di olive . Cultivar: nocellare del Belice - da olio e da mensa ( 72% ) olive da mensa della Sicilia; oglialora, biancolilla, cerasuola, giarraffa e buscionetto. In provincia ci sono due Dop: Nocellara del Belice e Valli Trapanesi. L’olio del trapanese, di ottima qualità, si vende prevalentemente su scala nazionale (65%); il 30% viene piazzato a livello locale. Solo il 5% si esporta all’estero.La cerealicoltura della provincia di Trapani è interessata quasi totalmente da grano duro con una produzione di circa 500.000 quintali. I molini a grano duro presenti in provincia hanno una capacità potenziale di circa 245.600 quintali. La rimanente quantità di 255.000 quintali è gestita dai centri di stoccaggio, una decina in tutto.Stentato, nonostante l’ottimo livello di qualità, a trovare mercati remunerativi i meloni (gialli e d’inverno), venduti prevalentemente in Campania.La sezione operativa di Dattilo (Paceco) per assistenza tecnica dell’assessorato regionale all’Agricoltura, in collaborazione con la facoltà di Agraria dell’Università di Palermo, ha avviato, in via sperimentale, la produzione di un melone a medio – lunga conservazione, con l’obiettivo di esportare il prodotto negli Stati Uniti. E sempre in via sperimentale, si stanno sviluppando, nelle campagne di Buseto Palizzolo, le coltivazioni di mele, frutto di piccole dimensioni, rispetto al prodotto trentino, ma, tuttavia, abbastanza gustoso.Sono infine destinati a diffondersi i cosiddetto mercati del contadino, dove i consumatori possono acquistare i prodotti agricoli direttamente dal produttore, con un duplice vantaggio: la certezza di mangiare sano e anche si spendere qualche euro in meno.

Trapani.Un posto di rilievo per l’olivicoltura

(G.C.)

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L’economia e la finanza

Mobile banking:la tua ‘app’ è servita

di Oreste Orlando

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Considerare lo smartphone come “l’estensione naturale del proprio braccio” non è una esagerazione visto che, come ci mostrano studi statistici condotto in diversi paesi tra studenti e lavoratori tra i 18 ed i 30 anni, l’utilizzo dello smartphone oramai è parte integrante della routine quotidiana. Più di un terzo delle persone intervistate, infatti, dice di utilizzare lo smartphone in bagno, a letto, mentre si veste e/o si lava i denti, controllando email e foto, accedendo ai social network oppure giocando.Negli ultimi anni le vendite dei telefoni smartphone ha raggiunto e superato la soglia delle vendite dei personal computer.Con l’arrivo degli smartphone, è cambiato profondamente anche il modo di fare comunicazione e marketing delle società, dimostrando come lo smartphone sia divenuto un canale preferenziale per raggiungere la propria clientela e offrire i propri servizi, tramite le applicazioni scaricabili dagli appositi negozi virtuali.Anche le banche hanno dovuto adeguarsi al “mondo mobile”, progredendo nella loro politica di offrire i principali servizi web. Dopo lo sviluppo dell’home banking con accesso al browser, il passaggio al mobile non si è concretizzato solamente per l’accesso al sito di internet banking, ma si è spinto avanti per il rilascio

di applicazioni mobili adatte ad effettuare operazioni come bonifici- giroconti-ricariche-visualizzazione di saldi e movimenti.La Banca Don Rizzo, da sempre attenta alle esigenze della clientela ed alle innovazioni, non si è tirata indietro arricchendo i canali InBank WEB ed InBank mobile con la InBankapp con lo scopo di rendere l’esperienza utente ancora più semplice ed intuitiva ed aggiungere nuove funzionalità utili al cliente in mobilità.InBankapp, distribuita alle banche di Credito Cooperativo partner della società Phoenix Informatica Bancaria, ha suscitato fin da subito notevole interesse, testimoniato anche dalle classifiche delle App gratuite di iTunes Store, che ha visto InBank al terzo posto nella categoria “Finanza” e stabilmente tra le prime 200 nella categoria assoluta.Banche quindi sempre più a portata di mano dei clienti che apprezzano i vantaggi di velocità e comodità di smartphone e tablet e la loro semplicità di utilizzo.Il futuro che ci aspetta è quello di una banca sempre più multicanale, che non significa distanza con la clientela ma al contrario sviluppare tecnologie che incrementino i momenti di contatto tra il cliente e la banca, e rivalorizzare il dialogo con le persone e con il territorio, vero e storico punto di forza.

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La Banca Don Rizzo all’Oleidedi Valeria Lo Grasso e Nicola La Rocca

Scorrono nitide le immagini… ai nostri occhi un piccolo comune, ai piedi del monte Subasio, estende la sua superfice tra collina, pianura e montagna. Uno dei borghi più belli d’Italia, non a caso, definita da Cesare “Splendidissima Colonia Julia”, Spello è annoverata anche per il suo bene più prezioso: gli ulivi, nonché la produzione dell’eccellente olio extra vergine d’oliva. è da questo che è nata l’idea di celebrarne il valore in forma quasi “epica”, mettendo in piedi una manifestazione degna di tanta importanza. è stata la Banca di Credito Cooperativo di Spello e Bettona, ad organizzare, per il secondo anno consecutivo, un evento considerato occasione di incontro e di confronto tra le BCC italiane sui temi dell’economia agroalimentare e della tradizione gastronomica e culinaria: “Oleide”. Viene così data la grande opportunità anche ai produttori di olio, nonché di prodotti tipici agroalimentari, di promuovere le aziende dei territori di appartenenza. Un invito per le piccole imprese a farsi spazio, a fare “rete”, per fronteggiare la crisi! Passa il messaggio forte ed incisivo che i “piccoli” hanno la possibilità di sopravvivere in un mondo di “giganti”, ma è necessario imparare a lavorare insieme! è essenziale sfruttare il territorio per renderci identificabili, nonché mettere a rete le risorse ed andare al di là dei propri confini!

Oleide diventa quasi una sfida per far conoscere le eccellenze dei vari territori d’Italia, per far sì che le piccole realtà locali possano competere con le grandi imprese globali. E così, nei giorni dal 14 al 16 novembre, il “Villaggio Oleide” diventa il cuore di Spello, tanto più luogo di incontri e di cooperazione tra le BCC ed i piccoli imprenditori. Ogni BCC, con il suo stand espositivo, offre ai visitatori la possibilità di conoscere, degustare ed acquistare i prodotti tipici dei vari territori italiani. Quest’anno il leitmotiv è la “Disfida della Bruschetta”, una vera e propria gara tra le BCC presenti, nonché tra i migliori oli extravergine italiani dei territori di appartenenza delle stesse. E’ Peppe Bigazzi, noto critico culinario, a decretare come vincitore la BCC che meglio avrà saputo valorizzare i prodotti tipici del territorio, utilizzando l’olio della zona di provenienza.Neofita ed ignara all’iniziativa che si svolge tra le colline umbre, la Banca Don Rizzo decide di parteciparvi per la prima volta, affidanDone l’organizzazione a due dei suoi dipendenti ed assicurando una significativa presenza con il Presidente e due componenti del consiglio di amministrazione.Un furgone viaggia in mare, fino a Napoli, carico di prodotti agroalimentari rappresentativi della nostra terra ed in

particolare dell’intero territorio nel quale la Banca opera. Lo stand allestito ad “Oleide” diventa espressione vivida delle nostre colture, mostra mercato delle ricchezze agroalimentari che le nostre zone offrono e non di meno manifestazione di tradizioni e cultura. Protagonista principale è ovviamente l’olio, quello prodotto nelle nostre zone, premiato come il più buono tra tutti quelli presentati e degustati alla manifestazione.Insieme all’olio troneggiano il pane nero di Castelvetrano, i formaggi ovini di Gibellina, il “bianco d’Alcamo” e la caratteristica “frutta di martorana”. Questi prodotti, con i loro profumi e sapori, diventano veicolo del calore della nostra terra. Si innesca in quei giorni un meccanismo di interazione e di reciprocità, e meglio ancora di cooperazione, tra i produttori ed i dipendenti delle BCC. Si crea un clima gioviale, collaborativo e di apertura incondizionata tra le BCC che palesa quelli che sono i veri valori ed i principi morali che stanno alla base del Credito Cooperativo. è un gioco di squadra ad Oleide, è il luogo in cui si fondono insieme le diverse parti del nostro Paese esplicitando l’unione, la solidarietà e lo spirito collaborativo che rende indiscutibilmente unico ed inconfondibile il nostro modo

“di fare Banca” rispetto ai grandi colossi che tentano, invano, di schiacciarci. “La mia Banca è differente per forza”: tutte le BCC impegnate a gareggiare, cimentandosi nella preparazione di piatti culinari, tipici del territorio di provenienza. Ecco la nostra Banca, che con due dipendenti ed il Presidente del C.d.A., che ha mostrato grande capacità di mettersi in gioco, sale sul podio assicurandosi un secondo posto! Oleide è stato anche questo!Non vi è dubbio che tutto questo è stato possibile grazie all’impegno ed alla bravura della BCC di Spello e Bettona che è stata impeccabile nell’ospitalità e nell’accoglienza, raggiungendo l’obiettivo predominante che è quello di legare sempre di più le BCC tra di loro affinché le stesse possano essere salde sul territorio, rimanendo vicine agli imprenditori locali verso un cammino di sviluppo e di crescita.Un grazie infine alle aziende che hanno messo a disposizione i loro prodotti, tanto apprezzati dai visitatori di Oleide, veicolo della nostra cultura tanto amata anche a tavola e che ci piace qui ricordare: Antico Frantoio Vallone, Azienda Agricola Valentina Blunda, Panificio Rizzo, Biopek, Enologica Cassarà, Pasticceria Maria Grammatico.

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Da sinistra: Sebastiano Bonventre; Carmelo Guido; Vincenzo Nuzzo; Antonio Albano; Mario Melodia.

Presentato ai soci ed al pubblico il Bilancio sociale 2013 della Banca

La Don Rizzo per lo sviluppoe la salvaguardia del territorioAmmonta a 330,3 milioni di euro la raccolta diretta e 40,3 milioni di euro quella indiretta; 325,2 milioni di euro gli impieghi con la clientela e quasi tutti concentrati nella zona di competenza; quattromila soci e 128 dipendenti: sono alcuni dei numeri snocciolati dal presidente, Enzo Nuzzo, e dal Direttore Generale, Carmelo Guido, in occasione della presentazione del “Bilancio Sociale e di Missione 2013” all’assemblea dei soci svoltasi, lo scorso 1 ottobre, al Centro Congressi “Marconi” di Alcamo. Un appuntamento quest’ultimo partecipato perché particolarmente sentito in quanto, come ha detto il presidente Nuzzo, “il bilancio sociale è lo strumento che rende visibile la Banca e tutto ciò che essa fa per il territorio, quel territorio in cui affonda le radici e lo salvaguarda come fa la quercia tenendo compatto il terreno”.“La nostra Banca - ha continuato - è legata alla comunità locale da un’alleanza con il territorio che nasce nel momento stesso in cui Don Giuseppe Rizzo avvia in Alcamo la pubblicazione del periodico locale “Il Granellino” che anticipa di qualche mese il via al microcredito con la fondazione, nel 1902, della Cassa Rurale ed Operaia di Prestiti “L’Assunta”. Con quello spirito e con quella vocazione, attraverso l’attività creditizia e la destinazione annuale di una parte degli utili della gestione, continuiamo a promuove il benessere delle nostre comunità locali e, quindi, il loro sviluppo economico, sociale e culturale”.

Quindi il presidente ha citato alcuni degli interventi nel sociale della “Don Rizzo”. Per fare qualche citazione: dall’impegno con “I Girasoli Onlus” per il progetto di ippoterapia al sostegno alle iniziative di solidarietà dell’Associazione Giovani Banca Don Rizzo (raccolta fondi a favore della Diocesi Fianarantsoan del Madagascara e del progetto “Diamo le mani a Josephine”); dalle sponsorizzazioni alle attività informative e formative, come il percorso sulla legalità; e ancora, dal sostegno alle attività sportive, culturali e del tempo libero alle iniziative nel campo della sanità e dell’assistenza sociale.Nel dare, poi, il saluto ai soci, in particolare a quelli nuovi, Nuzzo ha sottolineato il ruolo insostituibile che essi rivestono nella vita della Banca, stimolando tutti a tenere alto “l’orgoglio dell’appartenenza ed il piacere di essere socio e cliente della Don Rizzo”. Ed ha continuato: “Stateci vicini, parlateci, perchè a noi piace ascoltare, capire. Siamo, infatti, convinti che solo così possiamo intervenire per soddisfare meglio le vostre esigenze e quelle del territorio”.E l’immagine della quercia, evocata da Nuzzo, è piaciuta al presidente della Federazione siciliana delle BCC, Antonio Albano, che l’ha ripresa per sottolineare il rapporto “simbiotico tra il Credito Cooperativo ed il territorio”. “E’ necessario, però - ha detto - che le Banche di Credito Cooperativo non assumano grandi dimensioni perché questo le svuoterebbe di quel particolare e fondamentale

rapporto con il territorio che è nel loro essere”. Del resto, ha precisato Albano, “il localismo delle BCC trova una sintesi più alta, ed in grado di competere a tutti i livelli, nel sistema a rete del Credito Cooperativo italiano di cui fanno parte.”Anche il sindaco di Alcamo, Sebastiano Bonventre, ha parlato, portando all’assemblea il saluto della città, della tipicità della Banca Don Rizzo “frutto - ha detto - di una storia particolare caratterizzata dal contatto e dalla conoscenza diretta delle persone. “Se perdiamo questo filo – ha aggiunto – ci trasformiamo in altra cosa”. In questo quadro, allora, il sindaco Bonventre ha chiesto alla Banca anche di “rischiare di più per fa crescere il territorio”.Un saluto particolare lo ha rivolto, il direttore Carmelo Guido, ai primi nuovi soci di Montevago e di Partanna e, in generale, della Valle del Belice. Ma il suo benvenuto è stato, come era naturale che fosse, per tutti i nuovi soci, per i giovani e per i componenti delle Consulte.Poi la riflessione sul Credito Cooperativo che, ha sottolineato Guido, rappresenta il terzo gruppo bancario italiano con quasi 400 BCC: “Non siamo cose da poco”, ha commentato.Quindi l’attenzione sulla Sicilia Occidentale, che è l’ambito territoriale in cui opera la Banca Don Rizzo. “Viviamo - ha detto - in un contesto che si sta caratterizzando per tre elementi: desertificazione, impoverimento, abbanDono”.“Tra il 2013 e il 2014 - ha aggiunto - registriamo la chiusura di diversi sportelli di alcune banche nazionali, come per esempio nei Comuni di Trappeto, Giardinello, Partanna ed Alcamo. Ciò vuol dire che c’è chi sta andando via. E se il sistema bancario lascia un territorio, quest’ultimo, come è naturale che sia, si impoverisce.”La Don Rizzo è rimasta al suo posto, anzi ha rafforzato la sua presenza. Ma che cosa è, si è chiesto il direttore Guido, la Banca Don Rizzo?“è democrazia economica - ha spiegato - perché ogni socio vale un voto, indipendentemente dalle quote sottoscritte; è libertà dal bisogno, perché il credito aiuta a liberarsi dal bisogno, ad elevarsi socialmente e ad avere dignità;

è comunità, perché solo se sapremo essere comunità la Banca Don Rizzo avrà un senso per esistere e riuscirà a farlo; è potenza, vicinanza, centralità del socio.”Quello della “centralità del socio” è “un sentimento molto forte” per chi, come noi, vive la “Don Rizzo” e proprio per questo l’istituto, ha ricordato il direttore, ha fatto una indagine tra i soci per capire quali sono le loro aspettative. “Due - ha detto - le direttrici che i soci ci hanno chiesto di seguire: sviluppo economico e formazione. E sono queste - ha concluso - le strade che noi percorreremo”.E alle indicazioni dei soci farà riferimento anche il Centro Studi Don Rizzo che, ha detto il suo nuovo presidente, Mario Melodia, ha già predisposto un bozza di programma, per il prossimo triennio, centrato appunto sulla formazione e sullo sviluppo del territorio, avendo come riferimento particolare tre focus: Agricoltura, Turismo e Beni Culturali”.Nel corso dell’incontro, come riferiamo a parte, sono state presentate le Consulte soci, è stato dato il benvenuto ai nuovi arrivati, sono stati consegnati i premi di studio ai soci e loro figli ed è stata effettuata la premiazione dei 12 classificati al concorso fotografico 2013 “Identità siciliana”.

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Assegnati i “Saturno 2014” Nino Corrao è in pensione

Lombardo Bikesmiglior stand a expobici 2014

Pietro Ferrantelli ha compiuto 100 anni

A Federica Lipari e Giuseppe Navarrail “Premio Speciale Pietro Cammarata”

Conclusa a San Vito lo Capo, lo scorso 19 e 20 settembre e nell’ambito delle manifestazioni “Aspettando il Cous Cous Fest”, l’undicesima edizione del Premio Saturno. L’iniziativa, che ha avuto il sostegno della Banca Don Rizzo, è stata promossa da Telesud, in collaborazione con la Camera di Commercio di Trapani, e destinata a personalità che si sono distinte nel mondo della cultura, dell’economia, della legalità e dello sport. Le statuette saturnee sono andate a “Oleificio Barbera” di Custonaci, a “I Pretti resort” di Favignana, a Tony Lombardo coiffer marsalese, al “Baglio Santacroce” di Valderice ed alle aziende: “Ittica Salvatore Billeci” di San Vito Lo Capo, Fratelli Genco, Sigel, Basile e On Off. Il premio alla cultura è stato assegnato al senatore Corradino Mineo, ex direttore di Rainews24.

Dopo 34 anni di servizio nelle sedi di Alcamo, Camporeale e Castellammare del Golfo, è andato in pensione Nino Corrao, apprezzato dipendente della Banca Don Rizzo.A Nino i migliori auguri dagli Amministratori, dalla direzione e dagli ormai ex colleghi della Banca e dalla nostra redazione per un futuro ancora ricco di soddisfazioni e, particolarmente, di salute.Nella foto, da sinistra: il Direttore Generale Carmelo Guido, Nino Corrao e il presidente della Banca, Vincenzo Nuzzo, durante il momento del “congedo”.

Premio per “miglior stand” alla Lombardo Bikes di Buseto Palizzolo, in provincia di Trapani, nell’ambito di ExpoBici 2014, la maggiore fiera italiana del settore che si svolge ogni anno, a settembre, a Padova. Il premio è stato assegnato dalla giuria tecnica del magazine specializzato Bike4trade ed è stato ritirato da Emilio Lombardo, amministratore delegato dell’azienda. “Da sempre cerchiamo di innovare nel campo della produzione di biciclette - ha spiegato Emilio Lombardo - e ora l’azienda, che conduco con i miei fratelli Francesco e Giuseppe, ha voluto cambiare anche la sua immagine in un evento importante come l’ExpoBici. Così, dopo 60 anni di successi, ancora una volta Cicli Lombardo pone l’accento sul suo ruolo protagonista del made in Italy e sprona anche i suoi rivenditori a coglierne lo spunto per ripensare la loro esposizione in negozio”. La progettazione dello stand è stata ispirata dal pensiero “green”, per rappresentare e cogliere gli elementi vitali del mondo: cielo, terra, acqua e con un occhio di riguardo alle metropoli.

è stato assegnato, ex equo, a Federica Lipari ed a Giuseppe Navarra il “Premio Speciale Pietro Cammarata” 2014. La motivazione è legata alle tesi di laurea dei due che, ha spiegato il Direttore Generale della Don Rizzo, Carmelo Guido, offrono un contributo per “possibili sviluppi economici concreti nel territorio”.Nel dettaglio, Federica Lipari, laurea in “Statistica per l’analisi dei dati”, ha discusso la tesi: Performance economiche delle aziende agricole siciliane censite nella banca dati RICA; Giuseppe Navarra, laurea magistrale in “Imprenditorialità e qualità per il sistema agro alimentare”, la tesi: Viticoltura biologica - i costi di produzione e di trasformazione in un’area del trapanese.Il “Premio Cammarata” ricorda un consigliere della “Don Rizzo”, prematuramente scomparso, che tutti rimpiangono per le sue doti umane e professionali e per l’impegno con cui ha operato per nove anni nella gestione dell’Istituto.

Il signor Pietro Ferrantelli, socio della Banca Don Rizzo da oltre cinquant’anni, ha tagliato il traguardo dei cento anni di vita. Per l’occasione è stato festeggiato dalla famiglia e dalla Banca ed il Direttore Generale, dott. Carmelo Guido, gli ha consegnato una targa ricordo per sottolinearne l’attaccamento e la fedeltà alla BCC. Nella foto, il dott. Carmelo Guido e la famiglia Ferrantelli.

Prima della consegna dei riconoscimenti, la sera del 19, sono intervenuti il presidente di Telesud Massimo Marino, il vicepresidente della Camera di Commercio Luigi Giacalone, il sindaco di San Vito Lo Capo Matteo Rizzo, ed il vescovo di Trapani, monsignor Pietro Maria Fragnelli, attraverso un messaggio letto dal parroco di San Vito Lo Capo.La manifestazione è stata trasmessa in diretta su Telesud, sul Lcn 118 e seguita, sempre in diretta, da Radio 102.Nella foto in alto: il presidente della Banca Don Rizzo, dott. Vincenzo Nuzzo, mentre premia il rappresentante de “I Pretti resort” di Favignana, Aldo Bua.

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Nella foto, da sinistra: Vincenzo Nuzzo, Federica Lipari, Carmelo Guido e Giuseppe Navarra.

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Il presidente Francesco Bambina mentre legge la motivazione dell’assegnazione all’Arma dei Carabinieri del Premio Internazionale per la Cultura “Vissi d’Arte - Città di Alcamo” 2014, ritirato dal Col. Fernando Nazzaro

Elodie Hache FOTO A SINISTRA: Vincenzo Perugini (autore), Giovanni Barbera, Giovanni Barraco (autore) e Rosalba Santoro.FOTO A DESTRA: Tavolo relatori: da sx padre Francesco Pirrera (parroco santuario Maria SS della Misericordia, mons. Gaspare Gruppuso parroco cattedrale di Trapani, Mino Spezia sindaco di Valderice e il “nostro” Francesco Melia.

La Sala Convegni del Molino Excelsior affollata fino all’inverosimile, con ascoltatori in piedi e fuori dalla porta d’ingresso: era questo il pubblico che ha partecipato a SERATA VALDERICE, evento svoltosi la sera del 14 novembre, che aveva come sottotitolo: immagini, suoni, parole.Di questi ingredienti - ma non solo! - s’è nutrita la serata, all’interno della quale, di fronte ad un pubblico attento e partecipe, è avvenuta la presentazione del volume ll Santuario Maria SS. della Misericordia a Valderice, edito da Il Sol.Co., l’Associazione di volontariato che organizza e gestisce servizi a favore di disabili e/o svantaggiati (e delle loro famiglie) residenti nei comuni dell’ex agro ericino. Accanto a questa attività - ragione primaria della sua esistenza -, l’associazione interagisce in modo efficace con la variegata realtà socio-culturale operante nel territorio.La pubblicazione, della quale sono autori Giovanni A. Barraco e Vincenzo Perugini, avviene sulla scia di analoghe iniziative assunte dal sodalizio negli ultimi anni. Come riportato in uno dei risvolti di copertina, l’ultima pubblicazione - facendo conoscere una delle principali bellezze architettoniche del territorio - “dà un contributo non effimero alla crescita della comunità”.

Un volume, edito da Il Sol.Co., è opera di G.A. Barraco e V. Perugini

Il Santuario Maria SS.della Misericordia a Valderice

All’indirizzo di benvenuto di Antonella Catanese, portavoce de Il Sol.Co., sono seguiti gli interventi del Sindaco di Valderice, avv. Mino Spezia; di Don Francesco Pirrera, neo parroco della chiesa Cristo Re e Rettore del Santuario oggetto di studio, e del prof. Francesco Melia, che - oltre ad illustrare le attività del Centro Studi “Don Rizzo” di Alcamo (è il Coordinatore delle attività culturali), rifacendosi alla tradizione socio-culturale dell’epoca, ha fatto cogliere alcuni parallelismi tra la committenza di opere d’arte praticata, a partire dal primi decenni del Settecento, nell’ex agro ericino e nel territorio alcamese.La presentazione del volume, frutto della riflessione storico-teologica e della conoscenza personale (risalente agli anni della prima vocazione sacerdotale) di mons. Gaspare Gruppuso - già parroco della Chiesa Madre di Alcamo, ora titolare della Cattedrale San Lorenzo Martire di Trapani -, ha avuto naturale corollario, prima, nella lettura di brani narrativi affidati all’interpretazione, tra gli altri, di Rosalba Santoro e Giovanni Barbera, attori di consumata esperienza teatrale; poi, nella proiezione su maxischermo di alcuni video aventi per oggetto il patrimonio artistico-monumentale e paesaggistico

di Valderice, degno di essere conosciuto e valorizzato.A conclusione della serata, agli intervenuti non potevano mancare i ringraziamenti. La pubblicazione si aggiunge ad altri due volumi della stessa collana editoriale, firmati dagli stessi autori: La chiesa Maria SS. della Purità a Valderice e Valderice, guida illustrata. Siccome tutti i salmi finiscono... “in gloria”, la degustazione di croccanti sfince è servita a dare un tocco di diverso, gustoso sapore all’evento.

Comune di ValderiCe

Serata Valdericeimmagini, suoni, parole

Nell’occasione mons. Gaspare Gruppuso

presenterà il volume

VENERDÌ 14 NOVEMBRE 2014 - ORE 18.30MOLINO EXCELSIOR

34 35Banca Don Rizzo 2014

Al soprano francese la XVII edizione del Concorso internazionale per cantanti lirici

Elodie Hache trionfa ad AlcamoLa francese Elodie Hache (soprano) ha vinto la diciassettesima edizione del Concorso internazionale per cantanti lirici “Città di Alcamo” organizzato dall’Associazione Amici della Musica, dal 2 al 5 ottobre 2014, presso il Teatro Cielo d’Alcamo. Il secondo posto è andato al tenore Mohamed Lagha Amadi (Tunisia); terza classificata l’italiana Eva Corbetta (soprano). I premi sono stati offerti, nell’ordine, dalle ditte: Conad, Gioielli Parrino di Alcamo, Messana Girolamo di Alcamo. Le borse di studio offerte dai Club service locali (Rotary, Lions, FIDAPA e Kiwanis) sono andate rispettivamente: al soprano Jieun Kuk (Corea del Sud); al baritono Weilin Fu (Cina); al soprano canadese, Ellen Wieser; al soprano del Camerun, Suzanne Taffot.La giuria tecnica è stata presieduta dal celebre soprano texano Alice Terrell Cuberli, coadiuvata dal celebre baritono Silvano Carroli e dal direttore di cori Aldo Danieli. Alla manifestazione, che ha nella

Banca Don Rizzo una storica sostenitrice, hanno partecipato 46 cantanti di 16 nazioni diverse. Insomma, nonostante la crisi economica abbia destato qualche paura, l’appuntamento con il “bel canto” ad Alcamo ha centrato un nuovo successo. E questo va a merito degli sponsor, della locale Associazione Amici della Musica e del suo presidente Francesco Bambina che non si sono mai risparmiati per dare continuità ad un appuntamento che ha fatto della patria di Ciullo, e ormai da 17 anni, una delle capitali internazionali della musica lirica. Tra le novità di questa ultima edizione l’assegnazione del Premio Speciale della Critica istituito in memoria di Amalia Vascone Sammartino ed assegnato dall’apposita commissione (Aldo Mattina - Giornale di Sicilia - CT; Pietro Misuraca - La Repubblica - Pa; Alessandra Sciortino - La Repubblica - Pa) al soprano Elodie Hache. Altra novità, il Premio Ciullo d’Alcamo - Conad Prize: è stato assegnato alla

giornalista Cetti Gentile Amenta, all’ortopedico fisioterapista, Luca Scalisi e al past governatore del Distretto 2110 del Rotary International, Maurizio Triscari.Il Premio Internazionale per la Cultura “Vissi d’Arte - Città di Alcamo” 2014 è andato all’Arma dei Carabinieri (lo ha ritirato il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Fernando Nazzaro) e al Direttore Generale dell’ISMETT (Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione) di Palermo, Bruno Gridelli. Nel corso della serata, mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo della Diocesi di Trapani, e mons. Domenico Mogavero, Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, sono stati nominati Soci Onorari dell’Associazione Amici della Musica di Alcamo.La manifestazione, presentata dalla giornalista e conduttrice televisiva Paola Zanoni, è stata aperta, con l’inno nazionale, dalla Corale “San Sebastiano” della Polizia Municipale di Palermo.

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36 37Banca Don Rizzo 2014

ALCART 2014Il pubblico ha apprezzatoTanti giovani e famiglie presentiParticolarmente soddisfacente la risposta del pubblico alla quinta edizione del festival della cultura e della legalità ad Alcamo, denominato ALCART 2014. L’iniziativa, sostenuta anche dalla Banca Don Rizzo, ha avuto come linea guida il claim su cui si è basata la pubblicizzazione dell’evento stesso: “Coltiva-menti”. L’associazione Kepos, fondatrice dell’evento, si è avvalsa dell’aiuto dell’associazione Creattiva, di Libera, Run e del media partner Alqamah.it. La manifestazione si è svolta ad agosto, da giovedì 21 a domenica 24, benchè la preparazione e i laboratori creativi siano partiti nei due mesi precedenti (inglese, arabo, fotografia, chitarra). L’obiettivo, di anno in anno affinato e rivisto per essere reso sempre più adatto al territorio e alle sue esigenze, è stato ancora una volta quello di offrire un contenitore culturale per la creatività, l’arte e l’imprenditoria locale e al contempo poter garantire uno spettacolo per il pubblico di qualità e spessore culturale. In questa ottica è stato riproposto il format consueto della presentazione dei libri come avvio della giornata di eventi, cui hanno fatto seguito spettacoli di musica da intrattenimento, spettacoli teatrali e, a chiusura di giornata, concerti di musica dal vivo con artisti del panorama regionale e nazionale, come Crifiu e Vallanzaska. In quei giorni Piazza Bagolino, con il suo parco suburbano e la sua villetta comunale, si è riempita di giovani e di famiglie che hanno preso parte ai diversi momenti dell’evento, con l’organizzazione che ha puntato molto sulla valorizzazione del parco suburbano, un polmone della città che risulta spesso degradato e dimenticato.Agli eventi culturali e al ricco programma di incontri e concerti si è aggiunta la possibilità di visitare mostre pittoriche di artisti locali e una mostra fotografica realizzata dai partecipanti al laboratorio di fotografia svoltosi nelle settimane precedenti l’evento. E, ancora: stand di artigianato ed editoria ed istallazioni artistiche realizzate dai volontari che hanno arricchito l’evento di colore e arte.

D.L. 231/2001 - Un seminarioformativo per megliotutelare i soci della banca

Giornata di studio per il C.d.A. ed il personale direttivo della Banca Don Rizzo con un seminario formativo affidato a due esperti, il primo per l’aspetto legislativo, l’altro per quello organizzativo: l’avv. Domenico Amoroso e l’ing. Claudio Zini. L’incontro, svoltosi lo scorso 27 ottobre nel salone delle conferenze della “Don Rizzo” e voluto fortemente dal presidente Vincenzo Nuzzo, ha avuto come obiettivo quello di affinare talune competenze per meglio tutelare, come ci ha spiegato a margine dell’incontro l’ing. Zini, “i proprietari della Banca, cioè i soci”.Oggetto di approfondimento il Decreto legislativo 231/2001 che può metter in crisi una Banca perché questa diventa, in quanto persona giuridica, soggetta a condanna nel caso di reati commessi da personale che lavora o sotto le sue dipendenze o che semplicemente collabora, tipo agenti di commercio o altro, producendo un interesse o un vantaggio per la Banca.Come può tutelarsi la Banca da questo rischio? “Attraverso l’adozione di un modello di organizzazione - ci ha detto l’ing. Zini - posto a presidio della commissione del reato. L’adozione del modello organizzativo, la

nomina di un Organismo di vigilanza, che supervisioni l’applicazione del modello, ed il controllo dei vari processi da parte dei dirigenti interni responsabili, permette alle Banca di non subire sanzioni e/o condanne in quanto persona giuridica”.Ma attenzione, ha chiarito l’avv. Domenico Amoroso, “non esiste un modello organizzativo tipo”. “Esso va costruito - ha continuato - con riferimento alla singola realtà aziendale per essere in grado di presidiare tutte le aree di rischio verificate” e se necessario, nel tempo, va adeguato alle nuove situazioni che possono presentarsi. Da qui la necessità dell’aggiornamento.Ma quali sono, per una banca, le aree di rischio più ricorrenti?Oggi, ha esemplificato l’avv. Amoroso, sono le aree del riciclaggio e del terrorismo internazionale quelle più ricorrenti.Nella foto alcuni dei partecipanti al seminario con i relatori. Da sinistra, in primo piano: Vito Asta, Gregorio Bongiorno, Pietro Lipari, Domenico Amoroso, Vincenzo Nuzzo, Claudio Zini, Gianfranco Cassarà; in seconda fila: Giuseppe Varvaro, Maurizio Bambina e Francesco Fundarò.

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38 39Banca Don Rizzo 2014

Premiati gli studentisoci o figli di soci della Banca Don RizzoConsegnati, lo scorso 1 ottobre, e durante l’assemblea per la presentazione del bilancio sociale 2013, i premi agli studenti soci o figli di soci della Banca Don Rizzo.Questi nel dettaglio i nomi dei premiati per il conseguimento con il massimo dei voti e la lode:

- della laurea (tra parentesi è indicato il tipo di laurea): Luigi Pipitone (Medicina e Chirurgia); Giuseppe Buscemi (Chitarra); Nicolò Parrino (Scienze Geologiche); Roberta Cardella (Scienze della Formazione); Vita Lombardo (Scienze Naturali); Vitalba Calamia (Scienze economiche e Finanziarie); Silvia Bologna (Medicina e Chirurgia); Francesco Balistreri (Medicina e Chirurgia); Giuseppe Navarra (Imprenditorialità e qualità per il sistema agro alimentare); Federica Zagarella (Architettura); Marianna Amodeo (Ostetricia); Anna Rita Filippi (Statistica ed analisi dei dati); Manuela Messina (Lingue Moderna e Traduzione per le Relazioni Internazionali); Sofia Barbera (Giurisprudenza); Marco Speciale (Maturità Scientifica); Federico Cruciata (ODontoiatria e Protesi Dentaria); Maria Chiara Trovato (Biodiversità); Marina Allegro (Medicina e Chirurgia); Daniele Pitò (Infermieristica); Noemi Maria Gallo (Ostetricia); Antonella Benenati (Scienze per la Conservazione ed il Restauro); Sergio Bastone (Medicina e Chirurgia); Federica Lipari (Statistica per l’analisi dei dati); Alessandra Asaro (Lingue e Letterature Moderne dell’Occidente e dell’Oriente); Silvia Giorlando (Lettere e Filosofia); Valentina Crimì (Ingegneria Edile-Architettura); Maria Faraci (Lettere Classiche); Benedetto Pirrello (Scienze e Tecnologie Agrarie); Fabio Corrao (Medicina e Chirurgia); Daniela Gioè (Medicina e Chirurgia); Alessia Adamo (Biologia Molecolare e Cellulare); Francesca Corrao (Lettere Moderne); Alice Guido (Studi storico-artistici).

- della maturità scientifica: Giuseppe Alesi; Giuseppe Chiarelli; Emanuele Filippi; Davide Renda; Maria Rosaria Ruisi; Simona Odisseo;

- della maturità classica: Miriam Sciarrino; Alessandra Pirrello; Chiara Pirrone;

- della licenza media: Martina Messana; Davide Filippi; Giada Grillo; Olga Accardo.

Nuoveimpressioni 2014:sei anni di arteal Collegio dei Gesuiti

di Domenico Surdi

Anche quest’anno il festival Nuoveimpressioni ha suscitato grande interesse di critica e pubblico, portando ad Alcamo diverse migliaia di giovani nelle calde serate tra l’11 ed il 13 agosto scorso. Nuoveimpressioni è un festival di arti e culture contemporanee ideato ed organizzato dall’associazione Koinè, giunto ormai alla sesta edizione e concepito come un contenitore capace di mostrare al pubblico artisti provenienti da diverse discipline: arti visive, fotografia, teatro, musica, cinema e letteratura. Ospitato nella splendida cornice dell’ex Collegio dei Gesuiti di Alcamo, il festival rappresenta ogni anno un momento di crescita culturale e di collaborazione tra mondi apparentemente privi di punti di contatto. L’evento, infatti, ha permesso di creare negli anni una proficua sinergia tra realtà professionali, imprenditoriali e culturali, secondo un modello che vede, tra gli obiettivi, la concreta promozione di tutte le risorse territorio. Anche quest’anno, fra l’altro, vi è stata la proficua collaborazione tra l’associazione Koinè e la Banca Don Rizzo e l’associazione Giovani Don Rizzo: l’istituto ha, infatti, ancora una volta, sposato l’iniziativa coglienDone a pieno lo spirito. Emerge, così, la validità di un modello di promozione “reale” delle risorse umane, prima ancora che naturalistiche o, come si dice, del territorio, esclusivamente mirato alla crescita culturale dell’intero tessuto sociale. Un modello che ormai ha dimostrato negli anni di saper camminare sulle proprie gambe grazie al sempre più utile contributo (non solo economico) dei privati, rendendo evidentemente recessivo il vecchio sistema basato sull’impiego, talora irragionevole, di ingenti risorse pubbliche. Il cast artistico dell’edizione 2014 di sicuro è stato fra i migliori tra le manifestazioni ad ingresso gratuito avendo ospitato le migliori band del panorama indipendente italiano e non. Nove band in tre giorni, fra gli altri “Lo Stato Sociale”, “Maria Antonietta”, “Ninos du Brasil”, il francese “Sandro Joyeux” con la sua band multi-etnica. Da sempre Nuove Impressioni ha intercettato quelle realtà artistiche che subito dopo hanno ottenuto riconoscimenti di pubblico e di critica, come i “Perturbazione” che dopo l’esibizione ad Alcamo hanno partecipato a SanRemo 2014 o i BettiBersantini, finalisti al prossimo Premio Tenco 2014.

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40 41Banca Don Rizzo 2014

Il nuoVo conSIglIo dIRettIVoQuesti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo del Centro Studi Don Rizzo per il triennio 2014-2017:

p r e s i d e n t e

Mario Melodia

v i c e p r e s i d e n t e

Antonio Spezia

s o v r a i n t e n d e n t e at t i v i tà c u lt u r a l i

Roberto Calia

c o n s i g l i e r i

Andrea Ruvolo(Responsabile programmazione attività)

Grazia Mulè (Aiuto programmazione attività)

Benedetto Barranca (Responsabile Comunicazione)

Paola Maggio(Responsabile rapporti con Enti e Istituzioni)

Antonio Coppola (Responsabile attività Sociali)

Giuseppe Navarra (Tesoriere)

Daniele Rescio (Coordinamento Operativo)

Francesca Fundarò (Aiuto programmazione attività)

Michelangelo Salomone (Attività Culturali)

Lorella Di Giovanni (Rapporti con le Aziende)

Francesco Melia (Coordinamento attività Culturali)

Raffaele Mazzeo (Responsabile Analisi Ricerca e Studio)

r e v i s o r i

Michele RuvoloVincenzo Eterno Anna Paratore supplenti

Mirko Di MariaAntonino Messana

Mario Melodia, nuovo presidente del Centro Studi Don Rizzo, indica i campi di azione del prossimo triennio.

Informazione, formazione,stage aziendali, studi e ricerche

Informazione, formazione, stage aziendali, studi e ricerche: sono le quattro direttrici sulle quali si muoveranno le attività del Centro Studi Don Rizzo nel triennio 2014-2017. “Abbiamo individuato - ci dice il neo presidente Mario Melodia - un percorso che, nello spirito dello statuto del Centro Studi Don Rizzo e in continuità con le precedenti gestioni e con le indicazioni che ci hanno dato i soci della Banca, intende offrire delle occasioni di informazione e di formazione mirate da un lato a sostenere ed implementare la preparazione dei singoli soggetti e dall’altro a proporre e stimolare nuove opportunità di sviluppo del nostro territorio”.Mario Melodia, che nelle vesti di vice presidente della Banca Don Rizzo, ha assunto, come vuole lo statuto, anche la carica di presidente del Centro Studi, mostra già di avere le idee chiare con un progetto che individua, per i prossimi tre anni, anche i campi di interesse delle attività programmate, “che mi auguro - precisa - saranno implementate con il contributo dei componenti il Consiglio direttivo e dei soci del Centro Studi”.Gli incontri di informazione, secondo il piano delle attività proposte dal presidente Melodia, “saranno centrati in maniera preponderante, anche se non esclusiva, sui temi della gestione e della cultura di impresa, ed anche le attività di formazione saranno attinenti all’area della gestione aziendale e del management.”“Noi - aggiunge - pensiamo di realizzare, nel triennio, dodici incontri di informazione della durata di 4 ore

ciascuno e cinque corsi di formazione variamente articolati in termine di organizzazione e di ore. In particolare abbiamo pensato ad un corso di “Contabilità e Finanza Aziendale”, ad uno di “Marketing e Comunicazione” e ad uno di “Management e sviluppo”. Collateralmente abbiamo ritenuto opportuno offrire contenuti formativi in aree di supporto indispensabili quali la conoscenza della lingua inglese e l’informatica, quest’ultima con un particolare focus sui temi che sempre più costituiranno un’area strategica di supporto e sviluppo per le piccole e medie imprese (cloud computing, social media). Ecco, allora, la proposta di un corso di “Lingua Inglese” ed uno di “informatica”.

A chi vi rivolgerete con queste iniziative?Destinatari sono le persone fisiche, le persone giuridiche, gli Enti, le Associazioni e le scuole superiori. Ovviamente i corsi saranno gratuiti per i soci del Centro Studi e della Banca e per gli imprenditori e i dipendenti di aziende clienti della Don Rizzo, così come per i dipendenti della banca e loro figli. Per tutti gli altri sarà richiesto un contributo forfettario.

Parliamo di studi e ricerche, altro ambito di interesse del suo programma.In linea con i dettami dello Statuto e al fine di promuovere analisi, ricerche o studi, da realizzare direttamente e/o indirettamente, sono state individuate tre forti tematiche che rappresentano tre ambiti di grande interesse ed incidenza nello sviluppo e nell’economia del territorio:

Agricoltura, Turismo e Beni Culturali. Da soli costituiscono il volano della nostra economia e per questo pensiamo di dare un nostro contributo perché possano implementarsi. Non vogliamo, però, cercare di rendicontare quanto fino ad oggi è stato fatto, pensiamo invece di individuare, ove possibile, il quadro in cui si collocheranno nel medio e lungo periodo per aiutare quelli che operano nei diversi settori a precedere e governarne meglio lo sviluppo. Ovviamente questo è un programma di base che sono certo sarà arricchito dal contributo dei soci e del direttivo del Centro Studi, ma che già indica, ritengo, in modo chiaro la volontà di tutti noi di offrire un contributo concreto perchè questo territorio possa crescere culturalmente ed economicamente.

Un progetto ambizioso che avrà pure dei costi. Come pensate di affrontarli?

In linea si massima abbiamo una previsione di spesa per le attività già programmate per il prossimo triennio, ma va ancora definita nei dettagli. Ricercheremo, comunque e ove possibile, autonomamente le risorse necessarie ma pensiamo anche di utilizzare i fondi interprofessionali paritetici, istituiti con la legge 338/2000 e nati operativamente nel 2003, atteso che la Banca aderisce già ad un fondo paritetico interprofessionale e che è possibile utilizzare le disponibilità di questo fondo almeno per le attività destinate all’organico dell’Istituto.

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42 Banca Don Rizzo

La straordinaria avventuradel “banchiere con un cuore”

E la storia la ricostruisce Vito, fratello di Domenick, utilizzando documenti di famiglia e carte ufficiali, nonché quegli articoli di giornali attraverso i quali, dalla sua abitazione di Partinico, ha seguito, passo dopo passo, l’ascesa verso il successo del congiunto. Ma il libro riporta anche testimonianze che aiutano a comprendere l’animo di Domenick: citiamo, per tutte, la lettera “firmata con il suo sangue” dell’amico d’infanzia e compagno di studi Vincenzo Fedele.All’inizio le vicende della vita accomunano il destino di Domenick e Vito e il libro appare una sorta di racconto autobiografico: è il periodo in cui, come ha ribadito più volte Domenick, il fratello gli fu amico, compagno di giochi, padre e protettore.Più in particolare, la prima parte del libro è la storia della famiglia Scaglione, della emigrazione (1903) dei nonni di Domenick, del rientro (1922) in Italia di papà Vito e mamma Agata con i primi due figli (Francesco e Paolo) entrambi nati in America, della nascita degli altri 5 figli (Natale, Salvatore, Fedela, Vito e, nel 1933, Domenick); poi la malattia di papà Vito (1934) e, due anni dopo, la morte dello stesso e l’inizio di una vita vissuta con dignità ma in miseria,

fino alla decisione, dopo la seconda guerra mondiale, di ritornare in America: mamma Agata nel 1950 e Domenick nel 1951. Vito, di tre anni più grande, non ebbe il passaporto e dovette restare a Partinico. Il distacco tra Vito e Domenick (insieme avevano frequentato l’orfanotrofio di San Martino delle Scale) è solo fisico: il libro racconta di un amore e di un attaccamento tra tutti i componenti della famiglia che la lontananza rafforza, non “fa dimenticare” come cantava Domenico Modugno.Vito, poi, segue da lontano l’eccezionale carriera del fratello e sogna, un giorno, di poterla raccontare; sogna di far conoscere, soprattutto, le doti umane di Domenick, la sua Fede in Dio, il suo altruismo, il suo amore per la “madre patria”, la sua vocazione ad aiutare chi ha bisogno. Lui, Vito, che sul piano professionale ha fatto il maestro di scuola elementare, sa quanto è importante proporre ai giovani, ed in genere alla gente, “buoni esempi” e, questa volta, lo fa raccontando la vita del fratello perchè la “vita” di Domenick è costellata di “buoni esempi”. La “bontà” di Domenick è frequentemente sottolineata nel libro: è il “banchiere strano”, il “banchiere con un cuore”.

E viene citato il giornalista Marcello Cimino che, sul quotidiano palermitano “L’Ora” del 25 maggio 1978, in un suo articolo uscito con il titolo “San Domenick dei banchieri e il diavolo” scrive: “E’ difficile che un banchiere possa mai diventare santo della Chiesa, ma se uno ce ne è mai stato “candidato” alla beatificazione, questi è lui”.A Domenick Scaglione, insomma e da più parti, vengono riconosciute tante opere buone a favore di chi ha avuto bisogno e viene visto protagonista di tanti eventi straordinari che Vito racconta con dovizia di particolari ma soprattutto con la semplicità di un linguaggio capace di catturarti al punto che smetti di leggere quando arrivi all’ultima pagina, caratteristica, quest’ultima, che fa apprezzare la pubblicazione.

Pag. precedente in alto: Da sinistra: il presidente Vincenzo Nuzzo e Domenick Scaglione. In basso: Il tavolo della presidenza, da sinistra: Carmelo Guido, Vincenzo Nuzzo, Giuseppe Varvaro, Domenick Scaglione, Salvo Lo Biundo, Mario Melodia, Gino Geraci e Benedetto Barranca.A sinistra: Giuseppe Varvaro, componente del C.d.A. della Don Rizzo, il presidente Vincenzo Nuzzo e Domenick Scaglione In alto: Una panoramica della salaIn alto a destra: Giuseppe Varvaro e Domenick Scaglione.

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l’AnImo RelIgIoSo dI domenIck ScAglIone

“Domenick Scaglione: da Partinico a Wall Strett. La straordinaria avventura umana di un figlio della Sicilia che ha vissuto il mondo della finanza internazionale”: è il titolo del volume scritto da Vito Scaglione e sponsorizzato dalla Banca Don Rizzo, dal Centro Studi Don Rizzo e dell’Associazione Giovani Banca Don Rizzo; una pubblicazione alla cui stesura ha collaborato il prof. Gino Geraci, mentre per la pubblicazione si è speso, con grande e sincero impegno, Giuseppe Varvaro, componente del Consiglio di Amministrazione della Banca Don Rizzo.Il libro, presentato lo scorso 18 ottobre nel salone delle capriate del Palazzo dei Carmelitani a Partinico, racconta una storia che ha il sapore dell’irreale, della favola, ma che favola non è. Tutto è vero: dalla miseria dei primi anni di vita di Domenick ai successi della maturità, dall’acciottolato di via Scalisi in Partinico ai marmi dei fastosi saloni della finanza mondiale, dal lavoro nella sartoria di famiglia a New Jork all’ingresso tra i quadri direttivi, fino alla vicepresidenza, della Chase Manhattan Bank a fianco di David Rockefeller.

Banca Don Rizzo 2014

Incontrando più volte e leggendo la biografia del dott. Domenick Scaglione voluta dal fratello ins. Vito Scaglione, mi imbatto in una forte personalità di uomo che partendo dalla semplice vita vissuta da fanciullo a Partinico arriva ai vertici della finanza mondiale a New York.Ogni volta che ci incontriamo mi ricorda le parole in latino dell’antico rito della Messa “Hoc est enim corpus meum” dicendomi: mi ricordi in questo santissimo momento.Ed è in questa richiesta che viene a galla la radice di autentica e profonda fede cristiana, forse ancora pre-conciliare.Le radici di questa formazion Revisori e del dott. Scaglione sono:1) la sua famiglia e la mamma Agata;2) gli anni trascorsi nell’Istituto San Martino

delle Scale da orfano e povero;3) il Seminario Arcivescovile di Monreale.Questa formazione lo ha portato a lavorare per la finanza mondiale senza dimenticare i poveri e le varie istituzioni beneficale (vedi Fondazione in Albania).Pertanto penso che pur essendo diventato il banchiere dott. Scaglione, in lui è rimasto dentro il fanciullino di cui parla il poeta Giovanni Pascoli e l’uomo credente che si lascia guidare dalla Divina Provvidenza e vede in tutto la compagnia di Dio nel pellegrinaggio della vita.Essendo un autentico partinicese è devotissimo alla MaDonna del Ponte, la quale quando lui reciterà alla fine della vita “Nunc dimittis servum tuum, Domine” gli spalancherà quelle

porte meravigliose del Paradiso simboleggiate dalle porte bronzee che lui ha Donato alla Chiesa Madre di Partinico in memoria della mamma Agata.

Mons. Salvatore SalviaArciprete di Partinico

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L’esortazione di Domenick Scaglione ai giovani della Banca Don Rizzo

“Bisogna saper fare del beneed essere disposti a rischiare”

di Rossella Navarra

44 Banca Don Rizzo

“L’uomo veramente grande è colui che fa sentire grande ogni altro uomo”, dice un vecchio adagio inglese. E proprio durante l’incontro che si è tenuto, lunedì 20 ottobre, presso la Sala Conferenze della Banca “Don Rizzo” di Alcamo, Domenick Scaglione ci ha fatto sentire un po’ tutti grandi, mostrando una considerevole sensibilità d’animo. In quella occasione Scaglione ha voluto incontrare il Consiglio di Amministrazione della Banca, guidato dal presidente Vincenzo Nuzzo e dal Direttore Generale Carmelo Guido, ed i componenti dell’Associazione Giovani Banca Don Rizzo accompagnati dal presidente Gaspare De Blasi e dal vicepresidente Giuseppe Navarra.Originario di Partinico (PA), Domenick, ultimo di sette figli, a soli 4 anni rimane orfano di padre e, data l’estrema povertà in cui versa la famiglia, viene portato in un orfanotrofio a S. Martino delle Scale. Il distacco dalla famiglia e, in particolar modo, dalla madre, ad un’età così tenera, segna la sua intera esistenza, ma non gli impedisce di diventare un “eroe nazionale”.Se gli anni passati presso

l’orfanotrofio di padre Luigi Ardesi lasciano una ferita dolente in Domenick Scaglione, gli permettono però di imparare le virtù più belle cui un essere umano può aspirare: umiltà, onestà, amore per Dio e per il prossimo.A Partinico frequenta le scuole elementari pubbliche, poi la madre, desiderando che il figlio diventasse un sacerdote, lo manda a Monreale nel Seminario Arcivescovile. Qui, però, la permanenza è breve: un’epidemia di tifo lo costringe a far rientro a casa perchè malato. Riesce a salvarsi e, quindi, continua i suoi studi nel Ginnasio-Liceo di Partinico. Per ovvie necessità, una volta diplomato, nel 1951 viene richiamato dalla madre negli Stati Uniti. Lavora di giorno e studia la sera e nel tempo libero si diletta a cantare nei teatri di Brooklyn, dove è molto apprezzato per la sua bellissima voce da tenore. Nel frattempo consegue la laurea in “Finanziamenti Internazionali” con il massimo dei voti. Domenick si rende subito conto che la carriera bancaria può permettergli di fare del bene e con questo obiettivo crea una fondazione umanitaria per l’infanzia abbanDonata.

Non partinicese, non siciliano né tantomeno italiano, Mimì Scaglione si può semplicemente definire un “uomo di Chiesa”, nel senso più ampio del termine. Certo il suo inserimento nel mondo finanziario americano non è semplice, come racconta lui stesso. Molte, infatti, sono le difficoltà da superare, perchè essendo un “italiano” non è visto di buon occhio dai “colleghi americani”. Nel 1970, quando diviene vicepresidente della Chase Manhattan Bank, si impegna ad aiutare, con generosi prestiti, le Nazioni più bisognose tra cui l’Italia, di cui conosce, tra gli altri, l’allora presidente del Consiglio, On. Giulio Andreotti. E per la sua disponibilità a soccorrere chi aveva bisogno, da più parti, lo chiamano il “banchiere strano” o il “banchiere con un cuore” o, ancora, il “banchiere Santo”.“Il denaro non da’ la felicità ma permette di aiutare tante persone in difficoltà”, principio ricorrente nel suo modus vivendi e messo in pratica nell’esercizio della sua professione che lo ha reso un uomo di grande intelligenza e carità. Al termine dell’incontro, Domenick Scaglione si rivolge soprattutto ai giovani e, con tono pieno di fiducia, conclude: “Bisogna saper fare del bene ma bisogna anche essere disposti a rischiare! Siate generosi nell’amare il prossimo, nell’aiutare chi ha veramente bisogno!” “Sono soddisfazioni sublimi - continua - Siate coraggiosi, siate il prossimo!” Parola di Mimì Scaglione.

Alcune rappresentanti dell’Associazione Giovani Banca Don Rizzo presenti all’incontro con Domenick Scaglione.