Quaderno E-G OK - suremarmot.files.wordpress.com · “Scautismo per ragazzi”, “sono una parte...

13
Branca E/G -- cogestione agesci lombardia

Transcript of Quaderno E-G OK - suremarmot.files.wordpress.com · “Scautismo per ragazzi”, “sono una parte...

Branca E/G -- cogestione

agesci lombardiamensile -- spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 -- milano

agesci lombardiamensile -- spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 -- milano

agesci lombardiaagesci lombardiaagesci lombardiaagesci lombardiaagesci lombardiaagesci lombardiarivista di cultura e

agesci lombardiaagesci lombardiaagesci lombardiarivista di cultura e

agesci lombardiaagesci lombardiad educazione scout

agesci lombardiaagesci lombardiaagesci lombardiad educazione scout

agesci lombardiaagesci lombardia -- anno XXVI - numero 2 -- dicembre 2005

agesci lombardiaagesci lombardiaagesci lombardia -- anno XXVI - numero 2 -- dicembre 2005

agesci lombardiaagesci lombardiamensile -- spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 -- milano

agesci lombardiaagesci lombardiaagesci lombardiamensile -- spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 -- milano

agesci lombardiaagesci lombardia

OCCHIO AL BERSAGLIO!Cogestione: la democrazia in Reparto

Questo quaderno vuole affrontare il tema della cogestione e della democrazia in Reparto su due versanti:

Il versante metodologico: il percorso fatto dalla branca E/G lombarda negli ultimi anni ha mostrato la diffi coltà incon-trata dai Capi Reparto a “co-gestire” le unità, ad utilizzare con correttezza gli strumenti del metodo e i Consigli per la gestione delle attività delle squadriglie e dei Reparti.Da qui, dopo gli incontri Capi del 2001 (incontro dei Capi del Reparto e dei Consigli Capi) e del 2002 (incontro Capi sul tema dell’educare alla politica) è maturata l’idea di elaborare uno strumento per i Capi del Reparto, gli adulti in servizio educativo e i Capi Squadriglia.

Intrecciato con questo tema c’è quello dell’educazione poli-Intrecciato con questo tema c’è quello dell’educazione poli-Intrecciato con questo tema c’è quello dell’tica. L’intenzionalità educativa che deve guidare la vita del Reparto come comunità co-gestita dai suoi membri attraver-so i Consigli è quella, a nostro avviso, orientata alla scelta politica della Partenza, per i ragazzi, e alla scelta politica del Patto associativo per i Capi.L’idea che il Reparto sia una palestra per l’educazione politi-ca dei ragazzi sostiene e orienta il tema della cogestione, ma lo rende anche un’attenzione che deve essere necessariamen-te contestualizzata. La storia dello scautismo, di quello ita-liano in specie, insegna che non esiste una neutralità rispetto al contesto storico nel quale si è collocati. La convinzione che oggi la democrazia come forma della partecipazione dei cittadini, non più sudditi di nessuno, sia in crisi e abbia bisogno di essere promossa anche con uno schierato impegno educativo, ci ha ulteriormente motivato in questa impresa.

Un’ultima premessa: questo quaderno si divide in 2 parti:• una destinata ai Capi, agli adulti, che si muove tra ap-profondimento metodologico e rifl essione sulle intenzionalità educative. Una rifl essione teorica e una serie di indicazioni metodologiche che aiutino i Capi nell’utilizzo dei Consigli per la gestione dell’unità.• una destinata ai ragazzi: uno strumento per i Capi Squa-driglia, per aiutarli nella gestione della Squadriglia (nel loro essere Capi) e nell’utilizzo del Consiglio Capi come strumento di gestione del Reparto. Nella parte dedicata ai ragazzi (un inserto che il potrà staccare dal suo quaderno e offrire ai suoi Capi squadriglia) si parla anche del Consiglio della Legge.

no diffi cilmente coinvolgere e questo accade soprattutto con i più grandi del Reparto, mentre partecipano con entusiasmo alle attività pensate e ideate realmente da loro.Se vogliamo che i veri protagonisti del-l’avventura siano realmente gli Esplo-ratori e le Guide, lasciamo che siano i principali attori e non solo le comparse che in disparte osservano e vivono situazioni calate dall’alto.Co-gestire signifi ca per noi Capi inve-stire qualcosa in più a livello di tempo, a livello di “rischio”, ma questa sfi da non ci deve spaventare se siamo con-sapevoli dell’importanza che ricopre la cogestione per la crescita degli Esplo-ratori e delle Guide; non ci dobbiamo abbattere al primo tentativo, o sederci pensando che “si è fatto sempre così”, ma rimboccarci le maniche e incam-minarci insieme, a fi anco dei nostri ragazzi!

Barbara RossatoIncaricata Regionale E/G

MOLLIAMO LE REDINILa cogestione è un argomento che suscita perplessità in alcuni (forse troppi) Reparti della nostra regione.Co-gestire insieme al Consiglio Capi signifi ca rendere gli Esploratori e le Guide protagonisti dell’avventura scout, dare più spazio agli E/G, rispondere al loro bisogno di au-tonomia, di fi ducia, di affi dabilità. MA DOVE STANNO I PROBLEMI?

Forse lo stato d’animo di alcuni Capi crea un po’ di dubbi, forse è quella sensazione di “mollare” un po’ le redini del Reparto e di “affi darlo” in parte ad alcuni adole-scenti che può generare qualche perplessità. Gli Esploratori e le Guide dei nostri Reparti ormai hanno tutto programmato nella loro vita: alla mattina la scuola, poi il calcio, la pallavolo, il corso di informatica, etc e dar loro uno spazio da gestire è certamente una scelta controcorrente. Ma non ci dobbiamo arrendere, neppure quando nella realtà dei nostri Reparti nessuno parla, nessuno ha idee.Ci siamo mai soffermati a pensare al motivo per cui questo accade? Perché non hanno idee? Perché faticano a scegliere?....forse perché non sono più abituati a sognare. E’ triste per un ragazzo e una ragazza non essere più capaci di liberare la propria fantasia, per questo all’educatore spetta il compito di sfi dare queste situa-zioni per il bene e la crescita dei ragazzi e delle ragazze che gli sono affi dati.Se poi si va ad osservare nel concreto come la cogestione si attua nei Reparti, ci accorgiamo che la parola “gestione” assume i signifi cati più diversi e riduttivi, diventando lancio di attività (pensate rigorosamente dai Capi), giochino proposti durante una riunione o un’uscita, realizzazione di un’impresa proposta e scelta dai Capi, idee per nuove attività etc. Si verifi ca poi il problema della mancanza di partecipazione dei ragazzi: subiscono le attività senza viverle pienamente, si lascia-

2 33

Correva, e correva lontano, l’anno 1998 quando la Branca EG mise a tema la cogestione e avviò un percorso che arriva fi no a qui.Le ragioni di questa scelta sono state almeno due.La prima: restituire lo scautismo ai ra-gazzi. La pedagogia scout, ma non solo, la sfi da di tenere i ragazzi protagonisti della vita del Reparto ci aveva spinto a fermare lì la nostra attenzione.La disaffezione dei ragazzi da una par-te, la constatazione che anche lo scau-tismo rischiava di essere un prodotto preconfenzionato da consumare come altri, ci aveva spinto a chiederci se non avessimo tra le mani qualche risorsa per andare contro corrente.La seconda: l’ambizione di giocare il gioco dell’uomo dei boschi per formare il buon cittadino, il cittadino attivo, ci spingeva a cercare strumenti per attrez-zare una palestra della democrazia.Anche qui siamo andati un po’ contro corrente in tempi in cui si avvertiva la crisi della partecipazione a diversi livel-li, dall’astensionismo elettorale all’as-senteismo assembleare, dalla politica alla vita associativa.

Così al Convegno Capi di Gavardo i Capi EG si sono interrogati anche su questo tema: Scendo in campo o referendum? la democrazia ... dove, quale poter,e per che cosa.Tema suggestivo in anni in cui c’era chi scendeva nel campo della politica, con quali ambizioni e quali progetti ora siamo anche in grado di valutarlo, chi vedeva nella partecipazione diretta e referendaria lo strumento di una nuova democrazia popolare, chi si affi dava ai sondaggi come nuovo strumento per misurare, ma anche per costruire, il consenso, chi preferiva invitare e chi andava al mare.Ma la deriva di questo era anche

avvertita nella denuncia di uno scau-tismo sempre più nelle mani dei Capi e sempre meno in quelle dei ragazzi: “Non hanno fantasia, non fanno pro-poste, volano basso ... se non ci fossero i Capi”.

Cogestione e democrazia diventarono due delle parole progettuali: i processi decisionali e la gestione del potere in Reparto, il protagonismo dei ragazzi nelle strutture del Reparto, protagoni-smo e pedagogia scout. Questi i temi del progetto regionale di quegli anni.Al centro il Consiglio Capi, il ConCa.

E il Consiglio Capi diventò il protago-nista dell’incontro Capi del marzo 2001 a cascina Boscreva di Abbiategrasso.Il tradizionale incontro Capi della Branca vide convocati tutti i Capi, non solo gli adulti in servizio educativo, ma anche i Capi Squadriglia, riuniti in un’occasione che li vede normalmente verifi care, prendere decisioni, gestire la vita del Reparto.I Consigli Capi furono così chiamati ad essere protagonisti, a riappropriarsi del loro ruolo mettendo al centro una pro-gettualità proiettata sul campo estivo.Il percorso pensato fu: incontro Capi, campo estivo, verifi ca insieme nell’au-tunno di quell’anno.

Fare cogestione signifi ca restituire ai ragazzi il protagonismo nella vita del Reparto, ma anche contestualizzare queste scelte educative e pedagogiche.A noi adulti piace il gioco degli scout, vogliamo condividere questo piacere con i ragazzi, ma il nostro sguardo è fi sso là, al territorio, non solo in senso fi sico, dove viviamo: giochiamo nei boschi, ma è la città il nostro territorio.E l’anno dopo ci siamo ritrovati, lasciando a casa i ragazzi, senza però dimenticarli. Ci siamo confrontati su quella scelta

4 5

politica che motiva il nostro servizio associativo.Mangiafuoco o Pinocchio? Burattini nelle mani di chi tiene i fi li, o ribelli capaci di rivendicare la propria autono-mia, il proprio protagonismo? La democrazia è solo uno strumento o anche un fi ne? Cosa signifi ca la scelta politica oggi per noi Capi? E cosa signifi ca la scelta politica per noi Capi Reparto che non dimentichiamo di lavorare per l’uo-mo e la donna della Partenza che dal gruppo un giorno partiranno, magari per rientrare da un’altra porta, anche in ragione di una scelta politica.Attrezzare una palestra di democrazia non solo per rendere più affascinante il gioco di oggi, ma per imparare a liberarsi dei fi li di domani. Il burattino ribelle è stato il nostro riferimento.Un incontro che ha dimostrato che non stavamo parlando di pizza e fi chi, ma di un tema serio, scottante, addirittura inquietante e che ha fatto emergere anche fatiche, incomprensioni, tensioni.

Poi altre priorità sono entrate nell’ agenda della vita della Branca, la sperimentazione del Sentiero, il pro-tagonismo della Squadriglia chiamata a giocarsi nel Campo Nazionale, ma a distanza di anni pensiamo di riproporre una minestra che non crediamo riscal-data, ma ancora calda e appetitosa.Qualcuno potrà rimproverarci tempi lunghi per cucinarla. Non ce ne voglia, si fa quel che si può, cercando di non perdere il passo.Ma, anche se con un po’ di ritardo, non volevamo disperdere il patrimonio di rifl essioni per cui tanti hanno speso notti e giorni.

don Andrea Meregalli assistente regionale EG

UNA PALESTRA DI DEMOCRAZIABurattini o ribelli? Per rendere più affascinante il gioco di oggi e per imparare a liberarsi dei fi li di domani.

6 7

Un’idea, dunque forse un poco più democratica e partecipativa rispetto a quella che ne è stata in molti contesti l’applicazione, ma nemmeno più di tanto: il “segreto”, infatti, dice di un corpo separato, di una cultura e di una pratica conseguente in cui gli ambiti decisionali erano chiaramente distinti da quelli in cui le decisioni prese veni-vano messe in pratica. D’altronde non si poteva forse chiedere di più ad un ex-generale dell’Esercito di sua Maestà la Regina, peraltro esperto in guerre coloniali, e men che meno nei primi decenni del secolo breve.

Dopo l’abisso della chiusura dello scautismo da parte del regime fasci-sta nel 1929 e l’esperienza unica e

DALLA CORTE D’ONORE AL CONSIGLIO CAPIUn cammino nell’idea e nella pratica di Un cammino nell’idea e nella pratica di Udemocrazia (verso la dissoluzione del potere?)In principio, nell’ASCI, era il Riparto, sovrano presso-ché assoluto, che concedeva ai suoi fedeli cavalieri, i Capi Squadriglia, di poter sedere nella Corte d’Onore in cui deci-dere le sorti disciplinari di questo o quell’esploratore a colpi di “spromessamenti” e degradazioni. Questa era la prassi in molti Riparti, anche se i documenti uffi ciali preconizzavano modalità di relazione un poco diverse.

“Il Consiglio dei Capipattuglia e la Corte d’Onore”, scriveva infatti Baden Powell nella 4° Chiacchierata al Fuoco di Bivacco del Capitolo 1 L’arte dello scout di “Scautismo per ragazzi”, “sono una parte importante del sistema di pattuglia, quasi un comitato permanente che manda avanti gli affari del Riparto. La Corte d’Onore è formata dal Capo Riparto e dai Capipattuglia, o, in caso di un piccolo Riparto, dai Capi e ViceCapipattuglia...La Corte d’Onore decide i programmi di lavoro, i campi, le nomine, le ricompense ed altre questioni inerenti la direzione del Riparto. I membri della Corte sono tenuti al segreto. Soltanto quelle decisioni che riguardano l’intero Riparto, cioè gare, nomine e così via, saranno rese pubbliche.”

fondante dello scautismo clandestino, legata indissolubilmente all’avventura delle “Aquile Randagie”, tanto presenti nella storia dello scautismo lombardo - un’avventura che ha tenuto vivo e purifi cato lo spirito scout attraverso la ricerca e la pratica di un’uscita ribelle dalla notte buia della dittatura e della seconda carnefi cina mondiale - le Norme Direttive AGI del 1945 e ASCI del 1949 riprendono ed in parte modifi cano l’impostazione iniziale data da BP alla luce di quanto fi no ad allora sperimentato: “La Corte d’Onore è la riunione solenne del Riparto, dell’As-sistente Ecclesiastico, degli Aiuti Capi, dei Capi Squadriglia. Essa delibera su ogni questione riguardante l’ammini-strazione della giustizia nel Riparto: ricompense, punizioni, ammissioni al Riparto, passaggi di classe, ecc. In modo particolare si riunisce quando è in giuoco l’onore del Riparto o di uno scout. I membri della Corte d’Onore sono tenuti al segreto sulle deliberazio-ni che saranno rese pubbliche soltanto quando riguardano tutto il Riparto.”(art. 210 Norme Direttive ASCI 1949). I Regolamenti del dopoguerra iniziano cioè a distinguere il ruolo della Corte d’Onore da quello del Consiglio dei Capi, riconoscendo alla prima un riferi-mento di tipo disciplinare ed al secondo un compito maggiormente gestionale: “La preparazione ed il controllo di tutte le attività del Riparto è affi data al Consiglio dei Capi, che si aduna settimanalmente e al quale partecipa-no oltre i predetti (i componenti della Corte d’Onore, ndr) anche i Vice Capi Squadriglia” (art. 211 Norme Direttive Squadriglia” (art. 211 Norme Direttive Squadriglia”ASCI 1949).

Un’ulteriore sottolineatura di que-sto diverso ruolo affi dato alla Corte d’Onore rispetto al Consiglio dei Capi si trova all’interno delle Norme Diret-tive AGI del 1958 e in quelle ASCI del 1960 ed ancor più chiara in quelle AGI per la Branca Guide del 1963: “La C.R. ( Riparto, ndr) con la sua Vice e le C. Squadriglia costituiscono il Consiglio dei Capi cui partecipa l’A.E.. Il Consi-glio dei Capi studia la vita e le attività del Riparto; la preparazione e l’appro-vazione del programma e delle attività di Riparto; i programmi presentati dalle Squadriglie. A giudizio della C.R.

possono assistere al Consiglio dei Capi anche le V. C. Squadriglia Il Consi-glio dei Capi prende il nome di Corte d’Onore quando sono in discussione questioni che interessano l’onore del Riparto (ammissioni, promesse, pas-saggi, nuova struttura delle squadriglie e per correggere eventuali mancanze delle Guide). Alla Corte d’Onore si partecipa in perfetta uniforme; le V. C. Sq. non vi sono ammesse.”(Direttive per la Branca Guide 1963).

Un’idea, comunque, ed una conseguen-te pratica del potere, caratterizzata da un forte accentramento delle decisioni nelle mani del Capo Riparto e dei Capi Squadriglia, che si trovano a svolgere un ruolo distinto in modo molto netto da quello giocato dall’intero Riparto. In fi n dei conti, il “divide et impera” di un’organizzazione saldamente costruita su un’idea verticistica del comando, che trasmette ai grandi del Riparto un analogo concetto assoluto del potere, cooptandoli in una struttura, quale la Corte d’Onore, che esprime giudizi uni-laterali ed inappellabili. Una trappola per gli Esploratori e le Guide, assolu-tamente funzionale a mantenere nel tempo i chiari rapporti di forza espressi nella vita del Riparto.

L’AGESCI, con il primo Regolamento delle Branche E/G del 1978, la famosa “Proposta Unifi cata”, opera una pro-fonda trasformazione della tradizione, sollecitata oltre che dalle esperienze in-novative che alcuni Reparti stavano già vivendo, anche dalle rifl essioni e dalle pratiche di democrazia avanzata che in quegli anni si era cercato e si stavano cercando di concretizzare in vari ambiti della vita sociale e politica. Tutta l’or-ganizzazione del Reparto, che emerge dalla “Proposta Unifi cata”, viene infatti impostata sulla scelta di un particolare modo di concepire e praticare la demo-crazia, rappresentato da quella che da più parti è stata denominata “democra-zia dei consigli”. Consiglio della Legge, Consiglio d’Impresa, Consiglio di Squadriglia e Consiglio Capi: il Repar-to vive cioè un tipo di partecipazione incardinata sulla pratica dei “consigli”, che vogliono rappresentare una moda-lità di gestione del potere - potere di decidere cosa fare, di organizzare il fare

comune e di verifi carlo - il più possibile diretta e il meno possibile delegata, in quanto giocata all’interno di strutture in cui tutte le persone coinvolte nel gio-co comune sono direttamente presenti tanto nei momenti decisionali che in quelli attuativi e possono portarvi il loro personale contributo.

Tra i consigli in cui si articola la pro-posta educativa del Reparto, è soprat-tutto il Consiglio della Legge a farla da padrone nei primi anni dell’unifi ca-zione e dell’innovazione metodologica: esso incarna in maniera paradigmatica l’idea e la pratica di una democrazia assembleare che l’Associazione scom-mette capace di raccogliere, approfon-dire e trasformare in attività concrete - le imprese - i sogni e i bisogni di un gruppo eterogeneo di ragazzine e ragazzini, così come di sostenere e

8 9

ti a freddi e noiosi momenti burocratici di ratifi ca di decisioni prese ancora altrove. E anche se le più o meno fami-gerate Corti d’Onore non esistono più uffi cialmente, è purtroppo ancora in-valsa in alcune sacche di resistenza alla “democrazia dei consigli” la pratica degli “spromessamenti” e dei provvedi-menti disciplinari presi dallo Staff, con o senza il coinvolgimento del Consiglio Capi, e soprattutto senza che tutto il Reparto, riunito in Consiglio della Leg-ge per verifi care insieme l’andamento del Sentiero dei singoli E/G alla luce dell’unica Legge, possa esprimere la propria posizione e contribuire a valu-tare la situazione da differenti punti di vista, ivi compreso quello dell’ultima/o arrivata/o in Reparto e del/la candida-to/a al “provvedimento disciplinare”.

Gli altri Consigli, sapientemente in-

verifi care il cammino - Sentiero - di ognuna ed ognuno di loro. Una rivolu-zione copernicana rispetto a quanto era prassi e norma fi no a pochi anni prima, tanto per gli E/G che per i loro Capi: i primi passavano da una posizione asso-lutamente subordinata ed eterodiretta ad un possibile protagonismo in prima persona e alla loro portata, i secondi erano chiamati a reinterpretarsi nel nuovo e più complesso ruolo di garanti della correttezza di processi decisionali comuni. Certo, in vari Reparti anche le nuove pratiche non sono riuscite per tanto tempo - in alcuni ancora ? - a scalfi re una tradizione accentratrice dura a morire, grazie alla quale anche i Consigli della Legge sono diventati spazi in cui il potere dei Capi ha potu-to ancora esprimersi, in nome del “non hanno idee, non propongono nulla di realizzabile”, quando non si sono ridot-

granati nella Proposta Unifi cata, sono rimasti all’inizio un po’ più nell’ombra o comunque hanno messo più tempo a ritagliarsi un ruolo signifi cativo all’in-terno della vita e dell’organizzazione dei Reparti. Se infatti le imprese, tanto di squadriglia che di Reparto, hanno faticato e faticano ad ingranare, e di conseguenza anche il Sentiero di ogni E/G, in quanto inevitabilmente connes-so alle imprese comuni, anche i Consi-gli di Squadriglia e i Consigli d’Impresa hanno segnato e talvolta continuano a segnare il passo. Una rivalutazione dei Consigli di Squadriglia è stata attua-ta in alcuni Reparti per tentare di far fronte alla crisi di identità e alle proble-matiche concrete di gestione dei Consi-gli della Legge, con l’intento di snellire questi ultimi mediante un processo che permettesse di iniziare a preparare le verifi che delle imprese e dei Sentieri e raccogliere proposte già sgrossate nei piccoli gruppi delle Squadriglie. Un altro stimolo più o meno forte ai Consigli di Squadriglia è derivato dalla scommessa, in molte situazioni vincen-te, operata da molti Staff di Reparto di investire e rischiare sulle “imprese di squadriglia”, di cui il Consiglio di Squadriglia è motore e soggetto essenziale. In questa direzione va anche il rilancio dello strumento “Speciali-tà di Squadriglia”, operato da ormai quasi 10 anni tanto a livello nazionale che regionale. Il Consiglio di Impresa, invece, fa ancora fatica a trovare in molti contesti una sua reale dignità ed un suo spazio vitale, impaludato nei rallentamenti e nelle contorsioni in cui si perdono spesso le imprese di Repar-to, sempre meno centrali nella proposta di molte Unità e di molti Gruppi.

E’il Consiglio Capi ad aver avuto inve-ce in questi decenni una sorte migliore, anche perché su di esso si è parecchio investito ed a più riprese nella storia della Branca E/G Nazionale. A ripor-tarlo alla ribalta e quasi a risancirne l’esistenza e l’importanza, è stato il pro-getto coagulato intorno all’”Educazione alla libertà in E/G”, che ha avuto i suoi eventi principali negli Incontri Capi nazionali di “Stormi ’87” e nei Campi di Reparto realizzati un po’ per tutta Italia nel grande contenitore di “Alisei ’89”- se vedete ancora in qualche parco

o lungo qualche strada di campagna qualche vestigia di una panchina realizzata in puro stile scout, state certi che lì vicino si è tenuto un Aliseo nell’estate del ’89 !. Allora i Consigli Capi dei Reparti iscritti agli Alisei si incontrarono parecchi mesi prima del campo che l’estate successiva avrebbero svolto insieme e furono coinvolti nella valutazione e nella perlustrazione dei luoghi dei futuri Alisei, così come nel primo orientamento dell’impresa di squadriglia che avrebbero realizzato durante l’Aliseo stesso. La Proposta Unifi cata del 1978, all’art. 27, attribuiva infatti al Consiglio Capi un ruolo un po’ limitato o quanto meno marginale: “Il Consiglio dei Capi, formato dallo staff, dai Capi squadri-glia e quando opportuno dai vice Capi squadriglia, si riunisce periodicamente per verifi care l’andamento della vita del Reparto nel suo insieme e delle sin-gole squadriglie.” All’art. 23, peraltro, gole squadriglie.” All’art. 23, peraltro, gole squadriglie.”gli riconosceva invece una funzione particolare e abbastanza centrale nella vita del Reparto, togliendola di fatto dalle competenze esclusive della Staff: “Ogni squadriglia viene animata da un squadriglia scelto dal Consiglio Capi in base alle esigenze della squadriglia e dell’intero Reparto.” Nel Commentario dell’intero Reparto.” Nel Commentario dell’intero Reparto.”annesso aggiunge, a chiosa dell’art. 27: “Occorre avere ben presente la differenza che si è inteso stabilire tra Consiglio dei Capi ed Alta Squadriglia. Il Consiglio dei Capi è momento ed occasione di verifi ca periodica della vita del Reparto, e, conseguentemen-te, può anche essere di promozione e proposta di nuove attività che verranno poi attuate secondo quanto previsto ai punti successivi (art. 45: Consiglio

10

di Squadriglia; art. 57 Consiglio di Impresa). In esso i Capi Squadriglia hanno occasione di crescere e matura-re come “leaders” di piccoli gruppi a confronto con gli altri Capi squadriglia e con gli adulti. E’ pure occasione di razionalizzazione della loro esperienza di guida di altri ragazzi. Nella pratica, non si tratterà di moltiplicare strutture e riunioni (Consiglio dei Capi, Con-siglio dell’Impresa, Alta squadriglia) ma di cogliere, anche nel corso di una stessa attività, il momento opportuno per riunire coloro che partecipano ad uno di questi specifi ci momenti della vita del Reparto.”

Anche gli aggiornamenti del Regola-mento delle Branche Esploratori-Guide, realizzati negli anni immediatamente successivi, confermavano quasi alla let-tera il senso e il signifi cato dei 2 articoli sopra citati. E’ con l’evento Capi “Stormi ’87”, dicevamo, che l’Associazione a livel-lo nazionale inizia ad approfondire e rilancia il ruolo del Consiglio dei Capi. Nelle “Tesine” preparatorie a “Stormi ’87” troviamo infatti: “Deve assumere

DIARIO DI UN CAPO SQUADRIGLIA

Suggerimenti pratici per aspiranti Capi squadrigliaDI UN CAPO SQUADRIGLIA

Suggerimenti pratici per aspiranti Capi squadrigliaDI UN CAPO SQUADRIGLIA

Il Consiglio Capi per noi Capi è il luogo dove ci si confronta su come vanno le pro-prie Squadriglia (incarichi, posti d’azione, uscite, imprese...) ed il Reparto, e ci si consiglia a vicenda su come affrontare al meglio tutte le vicende che accadono. Qui ho imparato a gestire la Squadriglia, a progettare un’impresa e ho potuto anche consigliare il Reparto. La riunione non deve essere lunga, ma deve avveni-re frequentemente (durante l’anno anche una volta la settimana se serve, mentre al campo almeno una volta al giorno). In certe situazioni particolari, soprattutto alla fi ne dell’anno, al Consiglio Capi possono partecipare anche i vice. Insieme ai Capi Reparto inoltre si pensa come organizzare l’anno scout (per esempio come combinare i tempi dell’impresa di Reparto con quelli delle imprese di Squadriglia ecc...) ed i campi (si cerca il posto, lo si va a vedere, si pensa all’ambientazione, si pensa cosa fare e si organizzano i giochi ed i bivacchi che non abbiano già dei responsabili ).

Il vecchio Capo squadriglia era appena salito in Noviziato RS e tutta la squa-driglia era contenta che quest’anno io diventassi il nuovo Capo. Era da tre anni che esisteva la Squadriglia Lontre ed io avevo partecipato in modo entusiasta alla sua fondazione. Nel nostro angolo in sede era custodito il quaderno di bordo dove, anno per anno, si scriveva la storia della nostra Squadriglia: volevo che quest’anno vi si scrivessero pagine memorabili che per generazioni sarebbero state ricordate come epiche. Le idee erano tante e già ne avevo parlato con il vice, ma ben presto le cose apparvero meno semplici di quanto pensavo. Non tutti andava-no d’accordo tra loro, non tutti erano effi cienti ed attivi come immaginavo; come avrei fatto a realizzare tutti i miei

progetti? Fu così che al primo Consi-glio Capi ne parlai un po’ preoccupato, ma mi accorsi che anche gli altri Capi squadriglia erano più o meno nella mia situazione. Il Capo Reparto ci disse subito che fare il Capo squadriglia era molto bello, ma anche faticoso: per chiedere il massimo ai propri squadri-glieri bisognava che noi in prima per-sona facessimo altrettanto, che le idee per l’anno nascessero in squadriglia e non imponessimo le nostre. Solo così saremmo stati dei buoni Capi Squadri-glia e tutti gli squadriglieri avrebbero lavorato in modo più attivo, impe-gnandosi nei propri posti d’azione e nei propri incarichi di Squadriglia. Duran-te tutto il mio anno come Squadriglia il Consiglio Capi fu un momento molto importante per me, infatti ...

Una delle prime cose che feci da Capo squadriglia fu quella di indire il Con-siglio di Squadriglia per decidere gli incarichi; infatti, perché una squa-driglia giri bene, ognuno deve avere l’incarico giusto. Così affi dai l’incarico importantissimo di magazziniere a Marco del 3° anno, gli incarichi di topografo e di cassiere a Carlo che era il mio vice (anche lui del 3° anno ),

Andrea del secondo anno prese l’in-carico di guardiano dell’angolo e di mercurio, a Giovanni appena salito dal Branco l’incarico di infermiere (aveva già la specialità in Branco), a Manuel del secondo anno l’incarico di cuciniere e a Elio del primo anno l’incarico di cicala perché venendo dal Branco aveva la specialità di canterino. Io invece feci il liturgista ed il logista.

1

passa alla fase in cui si verifi ca la fattibilità del sogno, cioè si cerca di verifi care concretamente se la propria squadriglia potrà attuarla. Se l’idea è realizzabile, si inizia a progettare (disegni, posti d’azione, calcolo del materiale utile, annotazio-ne delle competenze da raggiungere, ricerca di eventuali aiuti esterni e luoghi in cui svolgere l’impresa) ed a programmare ( calcolo del tempo necessario e stesura del calendario). Un suggerimento: non fate imprese troppo lunghe ( non più di due mesi) perché dopo un po’ l’entusiasmo cala. Dopo tutto ciò si parte con le uscite e si realizza quanto sognato e poi progettato. Ma le cose non vanno mai come devono, e sarà assai probabile che in corso d’opera la programmazione e la progettazione debbano essere riviste e corrette. Per questo è importante alla fi ne delle uscite fare sempre una veloce revisione per aggiustare il tiro: qualche posto d’azione o incarico che non funziona o che non c’è , qualche tempo stimato male, qualche inconveniente o imprevisto, ecc..... Durante un’ impresa ci sono sempre dei momenti un po’ più diffi cili, ma è proprio quando il gioco si fa duro che i duri iniziano a giocare.... Quindi bisogna tenere duro e valutare le scelte migliori per realizzare il proprio sogno, e poi, se non fosse diffi cile, che impresa sarebbe ? Alla fi ne la verifi ca per vedere cosa si è fatto, come si è lavorato e che idee nuove posso-no essere nate durante questo periodo, il tutto condito con una festa a cui magari invitare chi a partecipato anche esternamente alla Squadriglia, con proiezione di diapositive dell’epica avventura appena vissuta. Quattro risate sono sempre assicurate... Naturalmente per l’impresa di Reparto l’organizzazione sarà simile, con la differenza che la decisione su cosa fare sarà fatta democraticamente dal Consiglio della Legge. Anche qui si raccoglieranno tutte le proposte sulla mappa delle opportunità e poi si metterà ai voti. Sarà poi istituito il Consiglio di impresa che, tenuto conto delle indicazioni del Reparto, progetterà e programmerà tutta l’impresa. Il Consiglio di impresa normalmente sarà formato da ragazzi del terzo e quarto anno che non siano già Capi Squadriglia e da ragazzi particolarmente specializzati nelle tecniche che saranno utilizzate nell’impresa ( 4-5 massimo ).Quest’anno per esempio non è stato facile trovare un’impresa che piacesse a tut-ti, infatti, le guide avrebbero preferito un’attività d’espressione e gli esploratori un’attività all’aria aperta, così si è deciso di inventare uno spettacolo e poi por-tarlo in piazza in piccoli paesi di montagna. A volte per mettere d’accordo tutti bisogna avere un pizzico di fantasia....

Il Consiglio della Legge serve per decidere l’impresa di Reparto, ma servirà poi anche a verifi carla: si è raggiunto quanto si era prefi ssato? Come ha lavorato il Reparto? Come ha lavorato il Consiglio di impresa? Ci sono idee per un’altra impresa?Il Consiglio della Legge però, serve anche per fare il punto del sentiero che ogni guida e scout del Reparto sta percorrendo. Difatti, nel momento in cui un ra-gazzo e una ragazza entrano nel Reparto iniziano un cammino che sarà diverso per ognuno. Il Consiglio della Legge però, perché funzioni al meglio, deve essere preceduto da un buon lavoro nel Consiglio di squadriglia. In questo modo tutti quelli che dovranno parlare saranno già preparati e non ci saranno tempi morti (un C.d.L. non deve essere troppo lungo altrimenti diventa noioso). Tutti hanno il diritto di parlare e dire la propria., tenendo presente che la legge dove essere sempre la ”legatura portante di tutto”. Per capirci, se uno sostiene cose e proposte che vanno contro la legge scout deve domandarsi se vuole continuare su questo sentiero: la legge scout è uguale in tutto il mondo e si sceglie con la promessa,

3

Il Consiglio di Squadriglia è una riunione importante perché si prendono delle de-cisioni per la vita di Squadriglia. E’ fondamentale, quindi, che ci siano tutti con il proprio quaderno di caccia su cui appuntare quanto deciso e che ci sia un in-caricato che scriva anche sul quaderno di squadriglia. Sostanzialmente durante un consiglio di squadriglia si decidono la specialità di squadriglia e le imprese da realizzare, quanto devono durare, in che periodo farle e i posti d’azione (incarichi legati solo all’impresa). Questo momento per la squadriglia è molto importante, infatti, chi ben inizia è a metà dell’opera! Quindi è fondamentale che l’impresa piaccia almeno alla maggioranza della squadriglia, che sia chiaro a tutti cosa si andrà a fare e che tutti debbano fare qualcosa per la riuscita dell’impresa. La decisione degli incarichi di squadriglia e dei posti d’azione per l’impresa dovrà essere presa prestando molta attenzione agli impegni che ognuno aveva assunto lungo il proprio sentiero all’ultimo Consiglio della Legge. Il Capo squadriglia do-vrà avere l’attenzione di aiutare i suoi squadriglieri a scegliere nel modo migliore per loro e per la squadriglia. Ovviamente tutto questo dovrà essere verbalizzato sul quaderno di squadriglia come memoria storica! Alla fi ne dell’impresa poi il Consiglio di squadriglia dovrà verifi care anche come è andata e come ognuno ha lavorato; da questo momento (molto importante) nasceranno osservazioni da riportare al Consiglio della Legge per il sentiero di ognuno, ma anche nuove idee per un’altra impresa. E in quest’ultima affermazione si può vedere un’altra cosa a cui serve il Consiglio di squadriglia: esso è un momento preparatorio al Consiglio della Legge in cui tutti dovranno verifi care il proprio cammino scout anche alla luce di come si è vissuta la vita di squadriglia. Quindi è importante che il Capo squadriglia abbia ben in mente i pregi e i difetti di tutti i suoi squadriglieri e che sappia anche accettare le eventuali critiche che la squadriglia gli farà (nessuno è perfetto). Il Consiglio di squadriglia poi potrà essere indetto tutte le volte che la squadriglia lo riterrà utile per trattare e chiarire tutti i problemi che possono nascere e, in situazioni eccezionali, se può servire, si potrà invitare un Capo Re-parto che possa fare da mediatore o dare una mano a chiarire certe situazioni di forti incomprensioni.

La squadriglia tutto sommato era in gamba, pertanto puntammo alla specialità di squadriglia di esplora-zione. La prima impresa consisteva nell’esplorare la val del Giongo e di farne un plastico al 5.000 e la seconda nel riuscire a fare un pernottamento in bici con tenda; dovevamo quindi imparare ad aggiustare le bici in caso di forature e costruire le borse da at-taccare sul portapacchi. I Capi Reparto ci avrebbero poi messo alla prova sulle

competenze acquisite con una missione. Arrivare a questa decisione però non fu facile. Istituii così una mappa delle opportunità in cui vennero elencate le cose che volevamo fare: c’era chi voleva costruire una zattera con cui discendere l’Adda, chi voleva fare alpinismo o spe-leologia; ma poi si decise di rimandare all’anno successivo queste idee valutan-do più attuabili e più gradite le prime due: topografi a e ciclismo.

L’impresa è il sale della vita di squadriglia; infatti come fa una squadriglia ad esistere se non sta combinando qualcosa di entusiasmante? La gente inizia a domandarsi perché viene a buttare via il tempo e allora, giustamente, trova altro da fare. E’ importante che l’impresa sia un sogno di tutta la squadriglia. Sognare cose grandi è una cosa che una guida e uno scout devono saper fare! Ma perché piaccia a tutti deve essere costruita da tutti, ognuno deve dire la sua. In seguito si

2

11

peso reale ed evidente agli occhi di tutti il Consiglio Capi, sia rispetto alle decisioni che riguardano il Reparto, sia rispetto alla gestione quotidiana, l’ordinaria amministrazione della vita dell’Unità. Questo ruolo del Consiglio Capi ha senso però solo nel momento in cui da un lato le Squadriglie sono real-mente al centro della vita del Reparto, dall’altro ci sono dei Capi Reparto disposti a giocarsi un po’, a cambiare programmi e ad osservare le decisio-ni del Consiglio Capi”. Inizia cioè ad affacciarsi il ruolo gestionale rivestito dal Consiglio Capi nei confronti della vita e dell’organizzazione del Reparto: una sorta di Esecutivo, di Governo, che in una “democrazia dei consigli”, quale è il Reparto, ispirata alla democrazia parlamentare, non vuole sostituirsi al “Consiglio per eccellenza il Consiglio della Legge, che ne rappresenta il Parlamento, ma si pone nei confronti di questo ultimo con il compito di concre-tizzarne operativamente le decisioni, ottimizzandole e coordinandole con quelle prese nelle e dalle altre strutture in cui articola il Reparto (Squadriglie e Alta Squadriglia). A sostegno di questo sviluppo della funzione del Consi-glio Capi si sottolinea la criticità e la centralità da un lato del buon funzio-namento delle squadriglie, vale a dire l’idea e la pratica del Reparto come “sistema di squadriglie”, e dall’altro della democraticità dei Capi Reparto, chiamati ad accogliere e rispettare le decisioni prese in comune, anche quan-

do in totale o parziale disaccordo con le proprie posizioni, quale garanzia e prova di una reale e non solo declamata “democrazia dei consigli”.

La rifl essione collettiva realizzata in varie parti d’Italia nell’Evento “Stormi ’87” si riversa nelle modifi che al Rego-lamento delle Branche Esploratori-Gui-de operate nel Consiglio Generale del 1989: se infatti l’art. 23 - quello sulle modalità di nomina dei Capi Squadri-glia, per intenderci - rimane inalterato, l’ex art. 27 divenuto ora art. 28 suona abbastanza diverso dal precedente: “Il Consiglio dei Capi, formato dai Capi, A.E. e Aiuti, dai Capi Squadriglia e quando opportuno dai Vice Capi Squa-driglia, si riunisce periodicamente per organizzare e gestire la vita del Reparto e per verifi care la vita delle squadri-glie.” Il Commentario a questo art. 28 sottolinea ulteriormente l’evoluzione maturata e sperimentata negli eventi culminati con la realizzazione degli Alisei nell’estate ’89: “Lo strumento del Consiglio dei Capi è al centro del cor-retto funzionamento del Reparto: è con esso che i Capi - e i Vice - fanno scuola di animazione, rifl ettendo anche sulla possibilità che hanno di far emergere le capacità dei singoli, della Squadriglia e del Reparto, e di valorizzarle, impa-rando a “sentire il polso” dell’Unità. Non va nemmeno ad incrociarsi con il Consiglio della Legge, dove il Reparto si verifi ca in base all’impresa svolta, agli incarichi ed obiettivi personali, ai valori della Legge: il Consiglio della Legge non è momento di gestione del Reparto, ma il Consiglio dei Capi potrà prepararlo, predisponendo i singoli e le Squadriglie alla sua realizzazione. E soprattutto il Consiglio dei Capi dovrà imparare a “leggere” nel Consiglio della Legge l’andamento del Reparto e dei singoli, le esigenze, i problemi, le aspirazioni: qui si impara davvero l’Animazione.”

Il processo di riscrittura del Regola-mento Metodologico, realizzato tra il ’94 e il ’99 con il contributo delle Pattuglie Regionali E/G alla luce dell’approvazione del documento sulla Progressione Personale Unitaria - la PPU, per chi se la ricorda - avvenuta all’inizio degli anni ‘90, conferma in

non si mette ai voti. Per questo è importante ogni tanto fare delle chiacchierate in Reparto, o anche in alta Squadriglia, per confrontarsi e rifl ettere sugli articoli della legge più diffi cili da rispettare e da capire.Così ogni guida/scout durante il C.d.L. dovrà fare una revisione di come sta vi-vendo la sua Tappa del sentiero (incarichi, posti d’azione, specialità, brevetto e impegni vari ); sentito il Reparto poi deciderà come procedere sul sentiero (nuovi impegni o riconferma di quelli vecchi ). Il clima del C.d.L. dovrà essere quello di fratelli che si vogliono dare una mano per migliorarsi e crescere nella legge scout, lasciando a casa antipatie e simpatie. Il C.d.L. può essere indetto anche in casi particolari, a seguito di fatti avvenuti in Reparto, che impongano delle prese di posizione o un momento di rifl essione. Il Consiglio della Legge è un momento im-portante per la vita del Reparto, perché se l’impresa è il motore, la legge è il cuore, il Consiglio della Legge è la testa del Reparto. Come tutte le cose importanti anche il C.d.L. deve avere una particolare cerimo-nia: per tanto prima di iniziare si leggerà la legge, si terrà in uniforme, magari si inizierà e fi nirà con una canzone scout, ci sarà un segretario che scriverà tutto sul quaderno del Reparto e tutti dovranno avere il quaderno di caccia.

Al Consiglio della Legge del campo estivo ho verifi cato davanti al Repar-to come avevo vissuto questo ultimo anno e con piacere ho ricevuto l’affetto e i ringraziamenti dalla Squadriglia. Quest’anno per me è stato il più dif-fi cile e pesante, ma anche quello che

mi ha dato più soddisfazioni. All’inizio dell’anno sognavo grandi imprese e gare tra Squadriglia mitiche, ma alla fi ne avevo scoperto la bellezza di avere dei fratelli che ti vogliono bene per il tempo e la passione che tu hai loro dedicato.

Cristiano Baroni

2

13

buona parte le acquisizioni raggiunte lungo il sentiero dell’”Educare alla li-bertà” percorso alla fi ne degli anni ’80. L’art. 22, nuova versione nella forma ma non nella sostanza del precedente art. 28, la cui numerazione è cambiata sulla spinta dell’esigenza di incastra-re l’articolato specifi co delle singole Branche all’interno del canovaccio comune rappresentato dal Regolamento Interbranca mutuato dalla rifl essione sulla PPU, recita infatti: “Il Consiglio Capi è luogo privilegiato in cui si vive la cogestione del Reparto. E’ costituito dai Capisquadriglia, dai Capi Reparto, dall’Assistente Ecclesiastico, eventual-mente dagli Aiuti (tenendo conto che il rapporto numerico non fi nisca per con-dizionare ragazzi e ragazze) e, quando è opportuno, dai Vice Capisquadriglia. Si riunisce con frequenza regolare al fi ne di organizzare e gestire la vita del Reparto; è competente nel leggere costantemente la situazione e i bisogni del Reparto; stabilisce il programma delle attività (nel rispetto dei tempi e delle necessità legate alle imprese in corso); elabora e propone iniziative al Reparto; prepara il Consiglio della Legge e garantisce poi il rispetto delle decisioni. Esso è inoltre momento di crescita per i Capisquadriglia: nel Con-siglio Capi, infatti, i ragazzi e le ra-gazze più grandi sono aiutati a vivere l’esperienza della responsabilità di cose e di persone, in un’ottica di servizio, di collaborazione e di solidarietà.”. Un arretramento nella pratica di sempre maggiore democrazia della vita del Reparto è invece rappresentato dall’art 15, che modifi ca il precedente art. 23, quello per intenderci che regolava la nomina dei Capi Squadriglia: “Ogni squadriglia viene animata da un capo squadriglia, scelto dalla staff di Re-parto, sentito il Consiglio Capi, tra gli esploratori e le guide in cammino verso la tappa dell’animazione, in base alle esigenze della squadriglia.” Un conto esigenze della squadriglia.” Un conto esigenze della squadriglia.”infatti è scegliere i futuri Capi Squadri-glia all’interno del Consiglio Capi, un altro è sentirne il parere e farne buon uso: chi ha praticato e continua a pra-ticare la prima ipotesi “consiliare” ha documentato e documenta che la scelta operata tra tutti i Capi del Reparto, e non soltanto in Staff, si è rivelata e si rivela capace sia di raccogliere maggio-

ri consensi che di legare maggiormente all’impegno preso i Capi Squadriglia così scelti.

Il resto è storia di questi ultimi anni: tanto in eventi di Zona che regionali e nazionali il Consiglio Capi ha avuto e sta avendo un ruolo sempre più impor-tante. Molte Feste di Primavera o San Giorgio delle Zone hanno ormai nei Consigli Capi uno strumento esenziale per la loro preparazione e gestione, in alcuni casi anche mediante la realiz-zazione di uscite di Consiglio Capi. Creando qualche scandalo in Consiglio Regionale, anche la Pattuglia Regiona-le E/G della Lombardia ha realizzato alcuni anni or sono il tradizionale incontro annuale dei Capi E/G coinvol-gendo tutti i Capi del Reparto, e quindi anche i Capi Squadriglia. Lo stesso Campo Nazionale E/G 2003, seppur in extremis - mancavano poco più o poco meno di 2 mesi all’inizio del campo - ha realizzato nei luoghi dei campi un evento con i Consigli Capi dei Reparti coinvolti. Tutto bene allora, e tutto fi nito in termini di rifl essione e pratica metodo-logica innovativa per quanto riguarda la cogestione in Reparto ed in parti-colare il Consiglio Capi ? Speriamo di no, altrimenti ci troveremmo a gestire e non a cercare di coeducarci continua-mente. Anche perché la pratica della “democrazia dei consigli”, ben lungi dall’essere pienamente attuata, ci spin-ge a criticare senza tregua qualunque risultato raggiunto, nella prospettiva della frammentazione e frantumazione del potere fi no a che esso cessi di essere dominio, controllo, prevaricazione e ritorni ad essere potenza - “posse” -, responsabilità individuale nella forza collettiva nelle mani di ogni uomo ed ogni donna che faccia parte di una co-munità. Compresa quella del Reparto.

Dalle campagne del Sudovest MilaneseLombardia, Italia, Europa, Pianeta TerraGiovanni Gaiera

12

L’8 settembre 1943 il generale Ba-doglio comunica l’armistizio italiano fi rmando la resa incondizionata. La confusione nell’interpretazione del testo dell’armistizio e la mancanza di ordini precisi permettono alle forze tedesche di occupare facilmente Milano. Soldati italiani e prigionieri militari cercano scampo nella fuga o nascondendosi. I casi bisognosi di aiuto aumentano e Baden A.E. delle AQUILE RANDAGIE intuisce un nuovo senso del servizio scout ed esprimendo la sua genialità, sensibilità umana e cristiana, costi-tuisce “OSCAR” (Opera Scoutistica Cattolica Aiuto Ricercati). A un solo mese dalla sua nascita Oscar è un nome che clandestinamente corre per tutta la Lombardia e avrà diramazioni in tutti i centri diocesani dell’Italia occupata perché considerata ancora di salvezza per chi è disperato e cerca di espatria-re. Alla prima fase di salvataggio di militari e perseguitati in Svizzera segue anche la produzione di documenti falsi e il salvataggio dei renitenti alla leva della Repubblica di Salò. La terza fase è caratterizzata dall’espatrio preva-lentemente degli ebrei e al preallarme dei ricercati. La quarta fase sarà a fi ne guerra quella di sottrarre fascisti e tedeschi alla vendetta dei vincitori.

Questi sono solo alcuni degli episodi che hanno contraddistinto le AQUILE RANDAGIE nella loro clandestinità, che iniziò con lo scioglimento dello scautismo in Italia, a riprova che i regimi dittatoriali hanno in orrore lo Scautismo e si affrettano a sopprimer-lo. Questo periodo di resistenza trae origine dal particolare riguardo che, nel Riparto MI 2, monsignor Merisi e Kelly davano ai valori della verità, della democrazia e della libertà di coscienza, abituando i giovani a vivere da prota-gonisti gli eventi della storia, coerenti con la propria coscienza, illuminata dalla parola di Dio. La nascita delle AQUILE RANDAGIE fu essenzialmente la difesa del diritto di giovani ad essere educati ed a vivere in uno spirito di gioia, di giustizia, quale è lo spirito scout, in contrasto con l’accaparramen-to delle coscienze operato dal fascismo e tollerato per forza o per volere dalla maggioranza degli italiani. Fu una resistenza genuina perché libera da ogni interesse che non fosse lo svilup-po della personalità umana e religiosa dei giovani, fu un rifi uto razionale di obbedire ad un ordine ingiusto e ad un’imposizione illogica del fascismo. Il coraggio di questi ragazzi e la loro resistenza rappresentarono il rifi uto di metodi e principi inaccettabili prima di tutto sul piano cristiano e quindi sul piano scout. La ribellione delle AQUILE RANDA-GIE nacque da congenita incompa-tibilità del Vangelo con ogni dottrina di conquista con le teorie di violenza, di sopruso, di negazione della dignità umana. Per loro fu conseguenza logica l’incompatibilità tra le due concezioni della vita: quella cristiana che mette al centro l’uomo, il rispetto della sua dignità, della sua libertà, della sua identità culturale, della partecipazio-ne attiva alla vita pubblica, della sua

15

1 Per saperne di più sulla vicenda delle Aquile Randagie rimandiamo a C. Verga, V. Cagnoni: Le Aquile Randagie, scautismo clandestino lombardo nel pe-riodo 28-45, edizioni Nuova Fiordaliso

LA DEMOCRAZIA OGGIDalle Aquile Randagie alla tele-crazia: il cittadino attivoMilano 1935, Estote Parati il giornalino d’informazione delle AR(Aquile Randagie) informa: “Il 2 ottobre le AR, dimostrandosi “cattivi cittadini”, non parteci-pano al grande raduno per la guerra contro l’Etiopia manifestan-do il loro rifi uto per la violenza, la violazione delle libertà altrui, l’inutile prezzo di sangue che essa comporta e rigettando la giusti-fi cazione dell’esasperante nazionalismo fascista.” 1

In un’altra occasione al termine di una Messa ascoltata in perfetta divisa le Aquile Randagie si trasferiscono in piazza Cordusio a Milano bloccata da un’imponente manifestazione fasci-sta che per l’occasione fa sfi lare tutte le organizzazioni giovanili. Dopo una breve ed acuta osservazione scatta in Kelly la genialità di un colpo di audacia e senza timore parte seguito dalle ordinate AQUILE RANDAGIE, sale sul palco d’onore delle più alte autorità predispo-ste all’educazione giovanile e si posiziona accanto all’ammiraglio Orti, reggente d’Ungheria. Accolti tra sorrisi e sguardi compiaciuti senza che nessuno chieda loro alcunché, le AQUILE RANDAGIE si godono lo spettacolo e come sono arrivate così svaniscono.

14

17

L’educazione alla democrazia diventa così educazione alla concretezza, alla consapevolezza che la dimensione della cittadinanza di ciascuno si misura nella pratica quotidiana, fatta di partecipa-zione alla convivenza democratica e alla cosa pubblica, e che non si limita al solo apprendimento di nozioni e ideali. Un agire politico che supera la dimensione territoriale per aprirsi in forme concrete di pratica della libertà. L’agire, il fare esperienze, consente poi di sperimentare sul campo l’essere cittadini attivi attraverso la partecipa-zione (Estote Parati). I ragazzi speri-menteranno così la consequenzialità: osservare, dedurre, agire, realizzando gradualmente piccole cose capaci di diventare segno. L’agire apre poi alla competenza, al rigore morale, che è adoperarsi per il bene di tutti, allo spirito di servizio, alla solidarietà. E’proprio nel fare abituale delle nostre attività che i ragazzi imparano a vivere la democrazia.Le strutture della nostra branca offrono la possibilità, se ben utilizzate, di dare spazio alla partecipazione attiva di tutti. L’arduo compito del Capo con-siste nel saper trasmettere con la testa e con i fatti la democrazia, visto che è sottilissima la linea che divide l’appli-cazione della partecipazione attiva di tutti dall’autoritarismo del Capo. Da una parte abbiamo il Capo che si fa garante del metodo mettendo in primo piano i ragazzi come protagonisti del gioco, dall’altra il Capo protagonista assoluto, con i ragazzi , che recitano una parte del copione già preconfezio-nato.

Cerchiamo di ripensare alle Aquile Randagie, alle azioni compiute in difesa della loro libertà e della democrazia di tutti, pensiamo a questo grande gioco che ci chiede di educare i nostri ragazzi a valori alti e giustiMa noi e le Aquile Randagie stiamo giocando allo stesso gioco?

Giovanni Liberali

16

fede religiosa e quella statolatrica che pone lo stato al centro di tutto, come fonte del diritto, come valore assoluto davanti al quale la persona è asservita, come potere che impone la sua ideolo-gia totalizzante in modo da soffocare la libertà dei singoli e dei gruppi, delle famiglie e delle comunità cristiane. Questo gruppo di giovani pur non compiendo delle azioni clamorose, ma realizzando con grandezza di animo le azioni più ordinarie, visse concre-tamente i propri ideali nel quotidiano scoprendo, giorno per giorno, dove veniva chiesta la loro presenza, metten-do le proprie capacità al servizio altrui, partecipando alla resistenza in contrap-posizione al facile egoismo che dilagava in ogni ceto sociale. Valori appartenenti alla tecnica scout come l’inventiva, l’avventura, il calcolo del rischio, la forza morale, l’autocon-trollo e prontezza di decisioni hanno permesso a questo gruppo di giovani di affrontare ogni evento che si poneva davanti a loro rimanendo così “citta-dini attivi” al servizio del prossimo La loro prima preoccupazione fu di con-servare lo spirito scout, anche nell’inte-grità delle forme che così diventavano palestra di vita e scuola di pensiero.

L’esperienza dello scautismo clande-stino della AQUILE RANDAGIE ci insegna che le fi nalità del nostro edu-care consiste nella capacità di suscitare in ciascuno un progetto di uomo e di donna. Educare diventa così una forma radi-cale di protesta contro tutte le forme di oppressione, di manipolazione degli esseri umani. Il cittadino attivo propo-sto da BP porta con sé quel contenuto e quell’azione di libertà che, oltre ogni schieramento, apre alla costruzione della città dell’uomo a sua misura. Educare alla democrazia è azione che accompagna tutta la proposta scout dalla promessa alla partenza, nella formazione degli uomini e delle donne di domani. Occorre sgomberare il cam-po dalla diffusa convinzione che fare politica oggi signifi chi occuparsi delle sole cose dello stato e della gestione del potere. Per un educatore rappresenta una forma di impegno politico, diventa sinonimo di educazione alla parteci-pazione attiva alla vita comune, alla

pluralità, alla solidarietà, al servizio. Se la politica é l’arte di costruire la città in cui l’uomo ha la mobilità di crescere e di realizzare pienamente se stesso attraverso un confronto auten-tico e signifi cativo con gli altri uomini, spetta ai Capi educare al principio dell’azione, dell’innamoramento della propria storia, della propria città, del proprio Paese per gli uomini che la compongono e la vivono. Solo così per i nostri ragazzi la politica riacquisterà il suo signifi cato più vero e spingerà ciascuno a giocare la sua parte.

Anche il nostro Patto Associativo indica i contenuti della scelta politica dei Capi e del loro impegno educativo. “La scelta di azione politica è impe-gno irrinunciabile che ci qualifi ca in quanto cittadini, inseriti in un contesto sociale che richiede una partecipazione attiva e responsabile della gestione del bene comune ( ...)La proposta scout educa i ragazzi e le ragazze ad essere cittadini attivi attraverso l’assunzione personale e comunitaria delle responsabilità che la realtà ci presenta. L’ educazione politica si realizza non solo attraverso la presa di coscienza, ma richiede, nel rispetto dell’età dei ragazzi e del livello di maturazione del gruppo, un impe-gno concreto della comunità svolto con spirito critico ed attento a formulare proposte per la prevenzione e la solu-zione dei problemi (...).Ci impegniamo ad educare al discer-nimento ed alla scelta perché una coscienza formata è capace di auten-tica libertà. Ci impegniamo a rifi utare decisamente, nel rispetto delle radici storiche e delle scelte democratiche ed antifasciste espresse nella Costituzio-ne del nostro Paese, tutte le forme di violenza palesi ed occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà e di instau-rare l’autoritarismo ed il totalitarismo a tutti i livelli, di imporre il diritto del forte sul debole, di dare spazio alle discriminazioni razziali. Ci impegnia-mo a spenderci particolarmente là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona, e a promuovere una cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia”.

19

renderli compartecipi e sostenitori attivi della proposta educativa. Gli Aiuti, normalmente più giovani dei Capi Unità, contribuiscono alla vita di staff con un’importante ventata di freschezza, proponendo spunti e idee nuovi, e sono un punto di riferimento critico fondamentale interno alla staff per evitare l’effetto routine: con i loro dubbi e le loro osservazioni consen-tono alla staff di non dare le cose per scontate. Meno carichi di responsabilità e preoccupazioni, infi ne, hanno spesso la possibilità di essere osservatori più ricettivi delle dinamiche del Reparto e interlocutori percepiti dai ragazzi come meno distanti. Per le Scolte e i Rover, infi ne, vale il discorso dedicato agli Aiuti, rispetto ai quali hanno senza dubbio una minore – o piuttosto, diversa – responsabilità educativa. Occorre però sottolineare che confi nare la fi gura della Scolta o del Rover in servizio ad osservatore “di passaggio”, a mero produttore di car-telloni e “amicone” dei ragazzi sembra non solo riduttivo, ma si profi la anche come lo sprovveduto spreco di una risorsa importantissima. Se chiediamo ai ragazzi del Consiglio Capi una certa autonomia e una grande responsabilità – non solo logistica, ma anche rivolta alla Progressione Personale dei propri squadriglieri –, non c’è da scanda-lizzarsi nel richiedere alle Scolte e ai Rover una presenza propositiva e, in un certo senso, corresponsabile sotto il profi lo educativo. Con ciò, sia chiaro, non si vuole dimenticare che il servizio associativo costituisce una tappa della P.P.U. degli R/S, nei confronti dei quali la stessa staff di Reparto presta un servizio educativo.

4. Lavoro di staff: qualche passo

Ogni staff deve confrontarsi con le doti e i limiti dei propri componenti e deve svolgere il proprio servizio educativo muovendo da una realtà di Reparto diversa di caso in caso. In questo pa-ragrafo, quindi, si vuole solo ricordare qualche accorgimento, qualche passo da compiere di staff – e in generale niente di diverso da questo è il metodo, etimologicamente “via”, “sentiero” –, per porre le condizioni più favorevoli per un cammino di cogestione con il

Consiglio Capi. In primo luogo, formata la staff all’ini-zio dell’anno, spetterà ai Capi Reparto e ai Capi già presenti nell’Unità stilare una verifi ca complessiva dell’anno pre-cedente e offrire a sé, ai nuovi membri e alla Comunità Capi una fotografi a dello stato del Reparto, premessa irrinunciabile di ogni futuro progetto. Sembra quasi inutile sottolineare che, nel comune interesse di un lavoro serio di staff e di una proposta educativa realmente coinvolgente per i ragazzi, occorrerà essere il più onesti e scrupo-losi possibile in questo primo stadio.Inoltre, alla luce di quanto appena detto, occorrerà confrontarsi con il Pro-getto Educativo di Gruppo, registrarsi sulle linee tracciate in esso e saper poi contribuire – in sede di verifi ca – portando la testimonianza dei punti di forza e dei nodi problematici delle branche.Infi ne, sarà opportuno impostare il servizio educativo nella direzione della cogestione: come si vuole mostrare in queste pagine, l’importanza del pro-posta educativa della staff non risiede in proposte calate dall’alto, in inizia-tive centriche, ma nel riconoscere la spinta fondamentale di tutta la vita del Reparto nel protagonismo dei ragazzi e una tappa fondamentale della crescita del singolo EG e, di rifl esso, di tutto il Reparto nel coinvolgimento attivo e responsabile del Consiglio Capi. Una staff, dunque, disoccupata? Tutt’altro! In tutti i processi della vita di Reparto, compresa quindi l’entusia-smante sfi da della cogestione, l’atten-zione di tutta la staff deve essere quella di restituire ai ragazzi il non visibile, di camminare insieme a loro, sapendone interpretare e sviluppare i pensieri, i desideri e i sogni: questo è ciò che fa la qualità del processo educativo.

5. Cogestione in Reparto: il Consiglio Capi.

Il Consiglio Capi, fi nalmente: un occhio alla sua composizione. Un requisito fondamentale per rendere i ragazzi pro-tagonisti della vita di Reparto consiste in un equilibrato rapporto numerico tra Capi e ragazzi. Il Consiglio Capi, dunque, sarà composto dai due Capi Reparto e dai Capisquadriglia; verso la

18

GUARDIAMOCI IN FACCIA. La staffa staffa1. Vita di staff ed effi cacia della proposta educativa

Il fi ne del nostro servizio di Capi scout risiede nell’attenzione prestata alla crescita dei nostri ragazzi negli ambiti dell’autonomia, della competenza, della responsabilità, della vita spi-rituale e della testimonianza. Il primo passo che siamo chiamati a compiere per rendere più incisivo e signifi cativo il nostro intervento educativo consiste nel rivolgere una particolare cura alla vita di staff. È infatti a partire da una serena gestione dei rapporti personali, dalla incisivo e signifi cativo il nostro intervento educativo consiste nel rivolgere una particolare cura alla vita di staff. È infatti a partire da una serena gestione dei rapporti personali, dalla incisivo e signifi cativo il nostro intervento educativo consiste nel rivolgere una particolare

defi nizione dei ruoli e dalla valorizzazione dei diversi talenti di tutti i membri che la staff è in grado di raccogliere e interpretare nel modo più completo sogni e bisogni dei ragazzi e di sa-persi rendere portatrice di una proposta solida e mirata. Non solo: di una proposta progettua-le, che muova da un’analisi seria e puntuale della situazione del Reparto, che si ponga degli obiettivi commisurati alle esigenze dei ragazzi e che sia rinnovata e sorvegliata con regolarità da verifi che del lavoro svolto e dello sviluppo dell’Unità e del singolo E/G.

2. La cogestione inizia in staff

Il primo fronte della cogestione del Reparto è interno alla stessa staff. Guardiamone la com-posizione: vi sono, solitamente, due Capi Reparto (la “diarchia”, di sesso opposto obbligato-riamente per i Reparti misti e ritenuta molto opportuna anche per i Reparti monosessuali), due Aiuti e uno o due Rover o Scolte in servizio. Parte integrante della staff è l’Assistente Ecclesiastico, al quale non si deve ricorrere di tanto in tanto come a uno “specialista”, ma che deve prendere parte alla vita della staff. I ruoli sono discussi e approvati dalla Comunità Capi tutta, che valuta l’iter di formazione e l’anzianità di servizio dei vari componenti della staff e si premura di salvaguardare per l’Unità una certa continuità di gestione. Il servizio svolto dalla staff – ci dice anche B.-P. – è da concepirsi nei termini di un gioco di squadra, al quale ogni componente partecipa con contributi creativi e personali, intervenendo con la propria sensibilità, la propria esperienza e le proprie competenze. Come ogni squadra, la staff sarà tanto più unita e forte, quanto più i membri saranno generosi nell’investire il pro-prio tempo e le proprie doti e nell’assumersi responsabilmente i propri incarichi. Una squa-dra, dunque, nella quale vi siano senza dubbio dei leader – i Capi Unità – ma nella quale ogni tema e proposta vengano discussi e valutati da tutti, con uno spirito democratico e comunita-rio. I membri della staff, infatti, “sono compartecipi della responsabilità educativa dell’Unità” (Regolamento Metodologico Agesci, art. 34 Interbranca). Capi Reparto, Aiuti, Rover ed A.E. – diversi per sesso, età, esperienza, carattere – inoltre, condividendo le proprie impressioni individuali hanno l’opportunità di cogliere le diverse ani-me del Reparto e di colpire i ragazzi con i propri registri personali. Quello della staff, quindi, è un gioco di squadra che si gioca sul serio.

3. Ruoli e competenze

Ogni membro della staff è una persona con particolari inclinazioni, interessi, modi di fare e di porsi; conformemente alla propria indole, con la consapevolezza del proprio ruolo educativo, si porrà al singolo EG in modo autentico e personale. Al di là delle proprie caratteristiche, però, il singolo si offre al Reparto interpretando con onestà e responsabilità il proprio ruolo particolare all’interno della staff. Vediamo, a titolo esemplare, qualche ambito di competenza.I Capi Reparto sono, innanzi tutto, i primi garanti delle condizioni di un lavoro sereno e vivace di staff. Inoltre, devono svolgere un continuo lavoro di sintesi e distribuzione: occorre, infatti, che osservino attentamente quanto accade in Reparto – vita di Squadriglia, progres-sione personale, crescita nelle competenze, “umore” dei ragazzi – e sappiano dedurne stimoli e linee progettuali per poi intervenire di staff e con il Consiglio Capi. Ai Capi Unità, inoltre spetta la delicata mediazione con le famiglie, che comporta la comprensione della vita e dei rapporti familiari dei ragazzi, nonché la gestione di un profi cuo dialogo con i genitori per

SOMMARIOOcchio al bersaglio - Cogestione: la democrazia in Reparto pag. 2

Molliamo le redini - Barbara Rossato pag. 3

Palestra di democrazia - don Andrea Meregalli pag. 4

Dalla Corte d’onore al Consiglio capi - Giovanni GaieraDalla Corte d’onore al Consiglio capi - Giovanni GaieraDalla Corte d’onore al Consiglio capi pag. 6

Diario di un capo squadriglia - Cristiano Baroni inserto

Dalle Aquile Randagie alla tele-crazia - Giovanni Liberali pag. 14

Guardiamoci in faccia. La staff Guardiamoci in faccia. La staff Guardiamoci in faccia. La staff pag. 18

agesci lombardia

Rivista di cultura ed educazione scoutAnno XXVI - numero 2 Dicembre 2005

Periodico mensileAutorizzazione Tribunale di Milano n° 389 del 15/10/1982Spedizione in a. p. art. 2

comma 20/c Legge 662/96 - Milano

Direttore ResponsabileAngelo Ferrario

DirettoreElisabetta Nicoletti

In redazioneBarbara LeviHa collaborato gli Incaricati Regionali di Branca E/G

Progetto grafi co e realizzazioneFausto Migliori

Fotografi eMatteo Bergamini

Direzione e RedazioneVia Marco Burigozzo 1120122 MilanoTel 02.58314760 - Fax 02.583147575e-mail [email protected]

StampaLa Musica Moderna srl, Milano

fi ne dell’anno, però, e al campo estivo, sarà opportuno allargare il Consiglio Capi ai Vice (e a questo punto, per le stesse ragioni di equilibri già accenna-te, anche agli Aiuti) per far prendere dimestichezza con questo strumento a quanti saranno protagonisti della vita di Reparto l’anno successivo. Conviene inoltre ricordare che occorre prestare particolare attenzione alla gradualità nell’uso di questo strumento ogni anno quasi interamente rinnovato nei suoi componenti; alla gradualità, infatti, è connesso tutto ciò ha a che fare con una proposta educativa, che si presenta come un’arte dinamica e, in quanto tale, intimamente legata alla dimensio-ne del tempo. È bene chiarire quali siano le compe-ne del tempo. È bene chiarire quali siano le compe-ne del tempo.

tenze del Consiglio Capi dunque, luogo privilegiato della cogestione in Reparto. Leggiamo il Regolamento: “Si riunisce con frequenza regolare al fi ne di orga-nizzare e gestire la vita del Reparto; è competente nel leggere costantemente la situazione dei bisogni del Reparto; stabilisce il programma delle attività (nel rispetto dei tempi e delle necessità legate alle imprese in corso); elabora e propone iniziative al Reparto; prepara il Consiglio della Legge e garantisce poi il rispetto delle decisioni” (Regolamen-to Metodologico Agesci, art. 22 EG). Il brano riportato, di per sé esaustivo, merita di essere commentato. È opportuno che il Consiglio Capi, al-l’inizio dell’anno, similmente a quanto

fatto dalla staff, rifl etta sullo stato del Reparto. Naturalmente spetterà alla staff saper confrontare la propria ana-lisi con quella emersa dai Capisquadri-glia, che muove dalla situazione e dalle risorse delle singole Squadriglie. La ve-rifi ca della situazione attuale, condotta con l’onestà intellettuale di cui si è già detto, sarà un esercizio e una lezione importante per i Capisquadriglia, che respireranno la dimensione comunitaria e l’importanza della progettualità. Il Consiglio Capi rifl etterà anche sulle singole Squadriglie, nonché sulla pre-parazione delle Riunioni di Squadriglia. Sarà, in generale, occasione di con-fronto per i Capisquadriglia, anche per discutere di singoli episodi o di qualche membro della Squadriglia, o per cerca-re insieme le modalità per valorizzare i novizi e le loro competenze. Infi ne, si propone quale luogo privilegiato per organizzare il Consiglio della Legge.Cogestione signifi ca dunque tutto questo: non semplicemente una riunio-ne supplementare, ma uno strumento progettuale comunitario per la guida del Reparto. Cogestione è anche co-proposta, in due sensi: da un lato, i Capisquadriglia vi troveranno i modi e i tempi per avanzare delle proposte per tutto il Reparto; d’altro canto, saranno gli stessi Capisquadriglia, che hanno partecipato alla progettazione di molte attività, a farsi promotori in Reparto delle stesse, nel lancio e nella gestione, guidando costantemente – con entusia-

smo e con l’esempio – tutto il Reparto.Un’ ultima osservazione: è opportuno che i Capi Reparto non sottovalutino le proposte “assurde” avanzate dai ragazzi nel Consiglio Capi: in questo laboratorio di gestione e di discussione democratica è augurabile che i Capi sappiano compiere con i ragazzi un percorso di approfondimento che faccia emergere o meno l’infondatezza di certe opinioni o lo scarso interesse di certe proposte. In generale, insistiamo, si evi-ti un giudizio censorio calato dall’alto.

Gli IABZ e la Pattuglia E/GZona Milano