QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo...

14
QUADERNO DI VIAGGIO 14 -19 luglio 2017 Rimini - Reggio Emilia - Cracovia - Auschwitz www.areereire.com www.viaggidellamemoria.it

Transcript of QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo...

Page 1: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

QUADERNO DI VIAGGIO14 -19 luglio 2017Rimini - Reggio Emilia - Cracovia - Auschwitz

www.areereire.com www.viaggidellamemoria.it

Page 2: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

Rimini

Reggio Emilia

Cracovia

POLONIA

REPUBBLICA CECA

AUSTRIA

ITALIA

IL VIAGGIORimini - Reggio Emilia - Cracovia1500 Km

Page 3: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

POLONIALa Polonia è uno stato dell’Europa centrale, conta 38 mi-lioni di abitanti e, con una superficie di 312.000 km², è poco più grande dell’Italia.

Dal 966 la Polonia è un paese cattolico, ma sono presenti minoranze di ortodossi, protestanti, ebrei ed islamici. Prima della Shoah vivevano in Polonia oltre 3.300.000 ebrei.

Lo Stato polacco ha una storia millenaria: nel XVI se-colo, sotto la dinastia Jagellone, era uno dei più ricchi e potenti paesi d’Europa.

Il 3 maggio 1791, la Confederazione Polacco-Lituana definì la Costituzione polacca di maggio, la prima co-stituzione scritta d’Europa.

Poco dopo, la Polonia cessò di esistere per 123 anni, divi-sa tra Russia, Austria e Prussia.

L’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca.

Nel 1939 fu invasa dalla Germania nazista che die-de così inizio alla Seconda guerra mondiale, in seguito

dall’Unione Sovietica e spartita fra i due Stati con il Pat-to Molotov-Ribbentrop.

La Polonia soffrì gravemente durante il periodo dell’oc-cupazione nazista: perse il maggior numero di cittadini, più di 6 milioni, metà dei quali ebrei.

Dopo il conflitto divenne uno stato satellite sovietico, col nome di Repubblica Popolare Polacca.

Nel 1980 gli scioperi dei lavoratori portarono alla for-mazione di un sindacato indipendente, “Solidarność”, che diventò poi forza politica vincendo le prime libere elezioni nel 1989.

Nel 1999 è stata ammessa alla NATO e nel 2004 è di-ventata membro dell’Unione Europea, pur mantenendo la sua moneta nazionale (Złoty).

La Polonia oggi è una repubblica semipresidenziale: l’at-tuale presidente della Repubblica è Andrzej Duda, men-tre il primo ministro è Beata Szydło.

Basilica di Santa Maria - Cracovia

Page 4: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

CRACOVIAIl più antico insediamento presente nella zona dell’odierna Cracovia (oggi poco più di 750.000 abitanti) fu realizzato sulla collina di Wawel e risale al IV secolo: la leggenda attribuisce la fondazione della città al mitico re Krak, che la costruì sopra una grotta occupata da un vorace drago.

Nel 1038 Cracovia divenne la sede del governo polacco.

Duecento anni dopo fu quasi totalmente distrutta dall’in-vasione dei tartari; nel 1257, la città venne ricostruita da immigrati tedeschi e rimase praticamente inalterata fino ad oggi.

Cracovia divenne di nuovo un centro culturale nel 1364, quando Casimiro III di Polonia fondò l’Università di Cra-covia, la seconda in Europa centrale dopo l’Università di Praga.

La città continuò a crescere sotto la dinastia lituana Jagel-lone (1386-1572), ramo lituano degli Asburgo.

Nel 1609 Sigismondo III trasferì la capitale a Varsavia da cui era più semplice governare tutto il Paese; a causa dell’assenza della corte reale cominciò il declino di Craco-via, accelerato dai numerosi saccheggi da parte di diverse armate.

Al termine del XVIII secolo lo Stato polacco, ormai inde-bolito, venne spartito tra le nazioni vicine, dominanti dal punto di vista politico-militare nell’Europa centro-orien-tale: la Russia, l’Austria e la Prussia.

Il Congresso di Vienna (1815) ristabilì la spartizione della Polonia, conferendo però l’indipendenza a Cracovia, come capitale della Repubblica di Cracovia. La città cominciò a concentrarsi sull’indipendenza nazionale, sfociata nella Rivolta di Cracovia del 1846.

Durante la Prima guerra mondiale, le truppe cittadine, guidate da Jozef Pilsudski si batterono per la liberazione della Polonia, in alleanza con le forze austriache e tedesche. Nonostante la sconfitta degli Imperi centrali, i termini del Trattato di Versailles (1919) stabilirono il primo stato so-vrano polacco da oltre un secolo.

La Polonia fu poi spartita nuovamente (tra Germania na-zista e Unione sovietica) nel settembre 1939: casus belli della Seconda guerra mondiale. Quando le truppe nazi-ste entrarono in Polonia, Cracovia divenne la capitale del Governatorato Generale, un’autorità coloniale guidata da Hans Frank. L’occupazione fu pesante, soprattutto per l’i-dentità culturale della città.

Nelle vicinanze di Cracovia vennero costruiti due campi di concentramento: Plaszow e Auschwitz.

Grazie all’arrivo tempestivo delle forze sovietiche, Craco-via scampò dalla completa distruzione e la maggior parte dei palazzi storici e dei suoi capolavori vennero salvati.

Al termine del conflitto la Repubblica Popolare di Polonia

entrò nella sfera di influenza sovietica.

Il governo ordinò la costruzione di aree industriali come Nowa Huta (oggi quartiere di Cracovia). L’obiettivo, per alcuni storici, era quello di ridurre l’influenza dei circoli in-tellettuali e artistici attraendo le masse operaie; secondo al-tri studi l’obiettivo era il pieno impiego della popolazione, la soluzione del gravissimo problema della disoccupazione e dell’indigenza, l’indipendenza economica dello Stato po-lacco attraverso lo sviluppo del settore produttivo più im-portante: l’acciaio.

Nel 1978, l’UNESCO ha inserito il centro storico della città nella sua prima lista di siti patrimonio dell’umanità: l’architettura gotica, rinascimentale e barocca della Città Vecchia (Stare Miasto) è testimone della lunga e gloriosa storia di Cracovia. Al centro del nucleo medievale, con-servatosi quasi completamente intatto, vi è la Piazza del Mercato, la più grande piazza medievale d’Europa (Rynek Głowny), circondata da bellissimi palazzi dei secoli XVII e XVIII, la torre civica del Municipio, il grande Mercato dei Tessuti (Sukiennice). Ad Oriente della Città Vecchia sorge il quartiere di Kazimierz, il centro della vita religiosa e sociale della Cracovia ebraica fino alla deportazione di massa della comunità locale avvenuta durante l’occupazio-ne nazista.

Il drago simbolo di Cracovia

Page 5: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

IL GhEttO DI CRACOVIA

Il 26 agosto 1938 il Commissario del Reich per l’Austria istituì la Zentralstelle für Jüdische Auswanderung (Ufficio Centrale per l’Emigrazione Ebraica). A comandarlo ven-ne inviato un giovane ufficiale delle SS: Adolf Eichmann. L’Ufficio era un’emanazione del servizio di controspionag-gio (SD) ed aveva il compito di costringere il maggior nu-mero possibile di ebrei austriaci ad emigrare. I nazisti non avevano alcuna idea concreta per attuare il compito e ad Eichmann venne di fatto data carta bianca: elaborò una metodologia che più tardi sarebbe stata applicata in tutta Europa. Concentrò tutti gli ebrei austriaci a Vienna, per at-tuare questo imponente spostamento Eichmann costrinse la Comunità Ebraica ad accollarsi tutte le spese di trasloco e di alloggio per gli ebrei provenienti dalle altre località. In secondo luogo escogitò un sistema di addebito dei costi di emigrazione degli ebrei nullatenenti sulle spalle dei fa-coltosi, riuscendo così ad espellere dall’Austria, senza costi per la Germania, un notevole numero di ebrei. Il sistema si era dimostrato così efficace che si decise di estenderlo alla Germania: il 30 gennaio nacque il Reichszentrale für Jüdische Auswanderung (Ufficio Centrale del Reich per l’Emigrazione Ebraica) che, oltre a coordinare l’emigrazio-ne dalla Germania, doveva sovrintendere all’emigrazione dai territori orientali.

La città di Cracovia venne occupata dall’esercito tedesco il 6 settembre 1939. Il 26 ottobre fu nominato Governatore della Polonia il gerarca nazista Hans Frank e Cracovia ven-ne dichiarata capitale del Governatorato Generale, nuova provincia occupata della Polonia centro-orientale. La per-secuzione ebraica continuò anche dopo il passaggio dei po-teri dall’amministrazione militare a quella civile.

Secondo la tecnica escogitata dal Governatore del Protet-torato di Boemia e Moravia, Heydrich, già il 28 novembre i tedeschi crearono uno Judenrat (Consiglio Ebraico creato su ordine dei nazisti all‘interno dei ghetti per amministrare le comunità ebraiche rinchiuse) con a capo Artur Rosen-zweig. Il 3 marzo 1941 venne creato il ghetto di Cracovia nel quartiere di Podgórze, a sud della città. Il 20 marzo l’intera area, che

misurava 600 metri per 400 venne circondata da un muro dotato di filo spinato. Vi furono concentrati tutti gli ebrei della città e quelli rastrellati nei vicini villaggi. Alla fine del 1941 nel ghetto erano rinchiuse 18.000 persone. Per sfruttare al meglio la manodopera i tedeschi istituirono delle fabbriche all’interno del ghetto e una parte degli ebrei venne anche fatta lavorare in aziende esterne. Il 19 mar-zo 1942 i nazisti iniziarono la “Intelligenzaktion“, cioè l’arresto e l’assassinio di tutte le persone considerate come punti di riferimento per la comunità. Alla fine del maggio 1942 i tedeschi cominciarono a pianificare la liquidazione del ghetto e il trasporto degli ebrei nei campi di sterminio. L’azione partì il 28 maggio e si protrasse fino all’8 giugno. Alla fine circa 6.000 ebrei erano stati catturati e trasporta-ti al campo di sterminio di Belzec. Venne ucciso anche il presidente dello Judenrat Rosenzweig che si era rifiutato di collaborare, il consiglio venne sciolto ed al suo posto ven-ne nominato David Guter con il titolo di “commissario”. I quasi 12.000 ebrei rimasti nel ghetto vissero una relati-va tranquillità fino al 27 ottobre 1942, giorno in cui partì la seconda Aktion. Ufficialmente l’azione venne condotta perché il “commissaria” si era rifiutato di consegnare 4.000 ebrei per la deportazione. 7.000 ebrei furono catturati e deportati a Belzec e ad Auschwitz, 600 vennero uccisi sul posto durante il rastrellamento, tra cui i malati dell’ospeda-le, gli anziani della casa di riposo e i bambini dell’orfano-trofio. Il ghetto, divenuto ancora più piccolo, venne diviso in due parti: l’area A e l’area B. Il 13 marzo 1943 i 2.000 abitanti dell’area A vennero trasferiti al campo di Plaszow, di queste persone sopravvissero poche centinaia; il giorno dopo venne attaccata l’area B: 2.300 ebrei furono catturati e trasportati ad Auschwitz-Birkenau dove vennero gassati e 700 uccisi sul posto.

Il ghetto di Cracovia ed il campo di concentramento di Plaszow sono la cornice della storia di Oskar Schindler - reso famoso dal film Schindler’s List di Steven Spielberg - che riuscì a salvare 1.100 ebrei già condannati a morire nel campo impiegandoli come operai nella propria fabbrica.

Monumento per la commemorazionedegli ebrei sterminati del ghetto di Cracovia

Page 6: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

OSwIECIm PRImA DI AUSChwItzLe origini

Alla fine del XV secolo un gran numero di immigrati ebrei, provenienti dalla Boemia, dalla Moravia e dalla Germania, arrivarono in Polonia in cerca di rifugio dalle persecuzioni attuate nei loro paesi d’origine. In questo percorso di fuga, molti transitarono da Oświęcim, voivodato della Piccola Polonia a circa 60 km da Cracovia, oggi più noto con il nome tedesco di Auschwitz.

Il primo insediamento ebraico permanente di cui si ha do-cumentazione risale al 1549.

Anche a Oświęcim, così come in tutta la Polonia, la po-sizione giuridica degli ebrei era regolata da privilegi ne-goziati direttamente con i regnanti. Ad esempio, il 10 marzo 1636, re Wladyslaw IV rilasciò un documento che concedeva agli ebrei di Oświęcim il diritto di soggiornare in città, di possedere case e terreni all’interno e all’esterno delle mura cittadine, di costruire una sinagoga e di avere un cimitero.

Gli ebrei erano soprattutto mercanti (sale, zafferano e spe-zie), ma anche produttori di bevande alcoliche e gestori di locande.

Fin dall’inizio le relazioni con la parte cattolica della cit-tadinanza furono caratterizzate allo stesso tempo da una convivenza pacifica e dalla presenza di pregiudizi, so-prattutto di matrice religiosa. Per due volte, nel 1580 e nel 1627, Oświęcim vide gli ebrei accusati di essere profanatori di ostie o colpevoli di omicidi rituali.

Nonostante questo la comunità ebraica non cessò di svi-lupparsi.

La Galizia

Quando la Polonia venne spartita tra l’Impero russo, la Prussia e l’Impero austro-ungarico (1772, 1793 e 1795), Oświęcim ricadde sotto il dominio austriaco, all’interno di un territorio rinominato Galizia.

L’annessione all’Austria-Ungheria segnò l’inizio di una nuova era per gli ebrei di Oświęcim, da un punto di vista giuridico, sociale e finanziario. Il loro status non era più regolato da accordi diretti, ma dovevano sottostare a tasse e leggi ordinarie dell’impero non particolarmente favorevoli.

L’emancipazione, grazie alla quale gli ebrei ebbero uguali diritti e doveri di tutti gli altri sudditi dell’Impero, avvenne nel 1867.

Più o meno negli stessi anni Oświęcim fu collegata al si-stema ferroviario. Venendosi a trovare nel centro di tre importanti linee ferroviarie che collegavano le principali capitali europee, la sua economia ne risentì favorevolmente. Mercanti e industriali ebrei giocarono un ruolo cruciale in questo processo.

Nel 1861 la popolazione della città era di 2.792 persone di cui 1.447 (52%) ebrei: la popolazione ebraica crebbe e si sviluppò con la città.

Tra le due guerre

Al termine della Prima guerra mondiale la Polonia riacqui-stò la sua indipendenza (1918).

Per la comunità ebraica di Oświęcim, e non solo, i 20 anni di indipendenza polacca furono anni di sviluppo: gli ebrei erano coinvolti nella vita politica, sociale e culturale della città; cristiani ed ebrei lavoravano insieme a iniziative che avevano a cuore la crescita delle rispettive comunità; nac-quero associazioni di beneficenza, religiose e culturali, club sportivi e partiti politici. Gli ebrei erano avvocati, medici, agenti di assicurazione o occupati nel commercio e nei ser-vizi.

Nonostante questo in Polonia si verificarono diverse onda-te di antisemitismo, in particolare a ridosso dell’indipen-denza politica tra il 1918 e il 1921 e in seguito alla crisi economica mondiale, e all’affermarsi di ideologie razziste, degli anni Trenta.

La Shoah

Quando il 3 settembre 1939 i nazisti occuparono la città, il 60% della popolazione di Oświęcim era costituita da ebrei. Oświęcim fu rinominata Auschwitz e incorporata nel Reich tedesco.

Nel giro di poco tempo, i nazisti esclusero gli ebrei dal con-siglio comunale, li allontanarono dalle professioni, li co-strinsero ad indossare come segno di riconoscimento un bracciale bianco con una stella di Davide blu.

A fine novembre venne data alle fiamme la Grande sina-goga.

Depositi, fabbriche e imprese ebraiche furono sequestrati.

Nel 1940 cominciarono le deportazioni dei cittadini di Oświęcim e delle comunità confinanti, in diversi campi di lavoro.

Tra marzo e aprile 1941 gli ebrei di Oświęcim furono co-stretti a lasciare le loro case e deportati nei vicini ghetti di Chrzanow, Bedzin e Sosnowiec. Nel 1943 i ghetti venne-ro liquidati e i loro abitanti nuovamente deportati, questa volta in campi di concentramento e sterminio. La maggior parte degli abitanti di Oświęcim fu deportato ad Au-schwitz-Birkenau, dove venne assassinato.

Oświęcim venne liberata dall’esercito sovietico il 27 gen-naio 1945. Delle centinaia di ebrei di Oświęcim solo una manciata era sopravvissuto.

Page 7: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

AUSChwItzCon il nome di Auschwitz-Birkenau si identifica generica-mente l’insieme di campi di concentramento e il campo di sterminio costruiti, durante l’occupazione nazista della Po-lonia, nei pressi della cittadina polacca di Oświęcim (in te-desco Auschwitz) che si trova a circa 60 chilometri ad ovest di Cracovia. Il complesso concentrazionario di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nel progetto chiamato “so-luzione finale della questione ebraica” - eufemismo con il quale i nazisti indicarono l’eliminazione del popolo ebraico (anche se nel campo trovarono la morte anche molte al-tre categorie di internati) - divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio.

Il lager

Facevano parte del complesso tre lager principali e più di 40 campi-satellite per i lavori forzati. L’area di interesse del campo (Interessengebiet), arrivò a raggiungere, dal di-cembre 1941 - con sempre nuove espropriazioni forzate e demolizioni delle proprietà degli abitanti residenti - la superficie complessiva di circa 40 chilometri quadrati. All’interno di questa superficie avevano sede anche alcune aziende agricole e di allevamento volute da Hitler e nelle quali venivano impiegati i deportati.

I lager principali erano:

Auschwitz I

Conosciuto come Stammlager (“campo I”), era l’origina-rio Konzentrationslager (“campo di concentramento”) reso operativo dal 14 giugno 1940 e centro amministrativo dell’intero complesso. Il numero di prigionieri rinchiuso in

questo campo fluttuò tra le 15.000 e le oltre 20.000 unità. Qui le uccisioni avvennero con una piccola camera a gas ricavata dall’obitorio, o si moriva a causa delle difficili con-dizioni di vita. Si calcolano circa 70.000 vittime, per lo più intellettuali polacchi e prigionieri di guerra sovietici.

Auschwitz II - Birkenau

Birkenau era Vernichtungslager (“campo di sterminio”) del complesso di Auschwitz nel quale persero la vita circa un milione di persone di tutta l’Europa, per lo più ebrei, sinti e rom condotti alle camere a gas immediatamente dopo il loro arrivo. Birkenau era inoltre il più esteso Konzen-trationslager dell’intero sistema concentrazionario nazio-nalsocialista ed arrivò a contenere fino ad oltre 100.000 prigionieri. Gli internati, reclusi separatamente in diversi settori maschili e femminili, erano utilizzati per il lavoro coatto o vi risiedevano temporaneamente in attesa di tra-sferimento verso altri campi. Il campo, situato nei pressi dell’omonimo villaggio di Brzezinka, distava circa 3 chilo-metri dal campo I e fu operativo dall’ 8 ottobre 1941.

Auschwitz III - Monowitz

Fu il principale Arbeitslager (“campo di lavoro”) che sorgeva nei pressi del complesso industriale “Buna Werke” per la produzione di gomma sintetica, proprietà dell’azienda IG Farben che però, nonostante l’impegno profuso, non entrò mai in produzione. Il campo, situato a circa 7 chilometri da Auschwitz I, fu operativo dal 31 ottobre 1942 alloggiando fino a 12.000 internati.

Genesi del complesso di Auschwitz

Fin dall’inizio dell’occupazione nazista la Polonia sareb-be dovuta essere smembrata, spogliata di tutte le risorse

Auschwitz II - Birkenau

Page 8: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

nazionali e la popolazione “trasferita” in altre aree per poi essere ripopolata da “coloni di razza germanica”. I piani te-deschi prevedevano la deportazione e lo sterminio di circa l’80% della popolazione di questo Paese. Durante le pri-me fasi dell’espansione tedesca, vennero eseguite numero-se fucilazioni di massa (svolte dai soldati dell’esercito) dei “nemici del popolo tedesco”: ebrei, sinti e rom, oppositori politici. La scelta di aprire appositi campi di sterminio fu presa per venire incontro all’esigenza di trovare un metodo “più umano” (dal punto di vista dei carnefici) per eliminare i nemici del Reich.

I campi di sterminio assolvevano a tre necessità: - segretez-za delle operazioni; - efficienza nello sterminio, applicato in scala industriale; - indipendenza dall’esercito, in quanto svolto da corpi speciali.

Il 29 aprile 1940, Rudolf Höss, già aiutante presso il campo di concentramento di Sachsenhausen, venne nominato coman-dante del nuovo campo. Il 20 maggio 1940 arrivarono i primi 30 prigionieri, provenienti dal campo di concentramento di Sachsenhausen, per maggior parte criminali comuni selezio-nati appositamente per la loro crudeltà ed ottusa obbedienza, destinati a diventare il primo nucleo di Kapò e “prominenti” del campo per aiutare le SS nel successivo “lavoro” di controllo della massa dei deportati. Il 10 giugno 1940, prima ancora che i primi prigionieri giungessero al campo, vennero ordinati i progetti per un primo forno crematorio.

La rivolta dei Sonderkommando

Nonostante l’orribile compito a loro assegnato cioè di in-cenerire i prigionieri uccisi col gas, i membri dei “Sonder-kommando” (comando speciale), cercarono, ove possibile, di organizzare forme di resistenza. Alcuni membri nasco-sero diari e documenti che comprovavano i meccanismi dello sterminio. In collaborazione con la resistenza ester-

na ed interna ai lager cercarono di far conoscere al mondo “esterno” quello che stava accadendo all’interno dei campi di sterminio, attraverso prove fotografiche e documenti sottratti alle autorità tedesche. Il 7 ottobre 1944 i membri del Sonderkommando, nell’imminenza di una preventiva-ta fine dovuta all’esaurirsi della deportazione degli ebrei ungheresi, avviata dal mese di maggio, si ribellarono alle SS uccidendone tre e facendo saltare un forno crematorio (Krematorium IV) con dell’esplosivo ottenuto grazie alla collaborazione di alcune donne “civili” polacche impiegate presso le fabbriche di munizioni dei dintorni.

L’arrivo dell’Armata Rossa

Nel novembre 1944, di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa, Himmler diede ordine di cessare le esecuzioni nelle camere a gas e di distruggere sia le camere a gas che i forni crematori per nascondere le prove del genocidio. A quell’e-poca ad Auschwitz erano stati uccisi oltre 1 milione di es-seri umani. In totale furono deportate ad Auschwitz più di 1 milione e 300 mila persone. 900.000 furono uccise subito al loro arrivo e altre 200.000 morirono a causa di malattie e fame o furono uccise poco dopo il loro arrivo.

Liberazione del campo

Il 27 gennaio 1945 il campo, liberato dalle truppe sovieti-che, ospitava ancora circa 7.000 prigionieri sopravvissuti. Inoltre, vennero trovati migliaia di indumenti abbando-nati, oggetti vari che possedevano i prigionieri all’entrata nel lager e 7 tonnellate di capelli umani imballati e pronti al trasporto. Questa data è ricordata come “Giorno della Memoria”.

Il campo di concentramento di Auschwitz fa parte dei Pa-trimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Auschwitz I

Page 9: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

AUSChwItz III - bUNA mONOwItzIl 7 aprile 1941, un reparto di detenuti di Auschwitz ini-ziò la costruzione della Buna, un imponente impianto di proprietà della IG Farben. La IG Farben (Consorzio di interessi dell’industria dei coloranti Spa) era una delle più importanti imprese private tedesche, fra i più grandi grup-pi chimici d’Europa con sede a Francoforte sul Meno. La Buna Werke ebbe sede a Monowice (Monowitz in tede-sco), località sita a 7 Km dal campo di Auschwitz I, scelta per dislocazione geografica favorevole con materie prime e collegamenti ferroviari già esistenti ed era destinata alla produzione di combustibile e gomma sintetica, a partire dal carbone. Costruita la fabbrica a tempo di record tra febbraio e aprile 1941 grazie a leggi speciali, facilitazioni, provvedimenti d’urgenza varati per diretto interessamento dei più alti gradi delle SS - Himmler e Göring in testa - la IG Farben Auschwitz fu la prima impresa privata che poté contare sui prigionieri deportati da usare come schiavi. Arrivò a impiegarne complessivamente 35.000. Non solo: il gruppo industriale ottenne dalle autorità sta-tali germaniche che ai prigionieri si aggiungessero alcune migliaia di lavoratori civili deportati da tutta Europa, sot-toposti anch’essi al regime di lavoro forzato.

La fabbrica distava 7 km da Auschwitz I, distanza che i lavoratori schiavi dovevano percorrere a piedi due volte al giorno. Per evitare che la prestazione lavorativa calas-se a causa degli spostamenti, venne costruito nell’ottobre 1942, nell’area del villaggio di Monowitz precedentemente spianato, un campo di concentramento a soli 300 m dalla fabbrica.

Lì venne dislocato Primo Levi.

Il campo di Monowitz fu il primo voluto e finanziato da un’impresa privata. Posto alle dipendenze dirette e sot-to la stretta sorveglianza delle SS, fu dotato di torrette di controllo, di rete metallica con filo spinato elettrificato e di piccole baracche.

Le condizioni di vita erano per tutti durissime, la disciplina ferrea, il tempo di sopravvivenza dei lavoratori deportati variava dai tre mesi alle poche settimane.

Nel tempo la fabbrica, diventata enorme e fu presto af-fiancata da imprese metallurgiche, idroelettriche, ferrovia-rie, petrolifere, tessili, calzaturiere finalizzate all’industria bellica del Reich, tanto che fu necessario costruire una rete di 40 campi satellite esterni tutti dipendenti dal campo principale di Auschwitz I.

Alla metà del 1944 i lavoratori impiegati nei vari cam-pi, compresi quelli asserviti nella IG Farben, erano circa 42.000.

Benché dal punto di vista aziendale la produzione non sia mai stata redditizia, sulla popolazione dei lavoratori coatti la fabbrica attuò uno dei punti salienti della politica nazi-sta, lo sterminio mediante il lavoro, determinando la morte di oltre 25 mila prigionieri. Inoltre, espropriando i contadi-ni polacchi dei loro terreni per l’ampliamento dell’area in-dustriale e sostituendo la popolazione locale con individui provenienti da tutta Europa, la IG Farben collaborò fatti-vamente a quel processo di germanizzazione forzata che fu uno dei principali obiettivi della politica razziale nazista.

Fabbrica di Buna

Page 10: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

Così Primo Levi descrive il campo di Auschwitz III e la Buna

Moltissime cose ci restano da imparare, ma molte le ab-biamo già imparate. Già abbiamo una certa idea della topografia del Lager; questo nostro Lager è un quadrato di circa seicento metri di lato, circondato da due retico-lati di filo spinato, il più interno dei quali è percorso da corrente ad alta tensione. E’ costituito da sessanta barac-che in legno, che qui chiamano Blocks, di cui una decina in costruzione; a queste vanno aggiunti il corpo delle cu-cine, che è in muratura; una fattoria sperimentale, gestita da un distaccamento di Häftlinge [= prigionieri, inter-nati – n.d.r.] privilegiati; le baracche delle docce e delle latrine, in numero di una per ogni gruppo di sei od otto Blocks. Di più, alcuni Blocks sono adibiti a scopi partico-lari. Innanzitutto, un gruppo di otto, all’estremità est del campo, costituisce l’infermeria e l’ambulatorio; v’è poi il Block 24 che è il Krätzeblock, riservato agli scabbiosi; il Block 7, in cui nessun comune Häftlinge è mai en-trato, riservato alla Prominenz, cioè all’aristocrazia, agli internati che ricoprono le cariche supreme; il Block 47, riservato ai Reichsdeutsche (gli ariani tedeschi, politici o criminali); il Block 49, per soli Kapos; il Block 12, una metà del quale, ad uso dei Reichsdeutsche e Kapos, fun-ge da Kantine, cioè da distributorio di tabacco, polvere insetticida, e occasionalmente altri articoli; il Block 37, che contiene la Fureria centrale e l’Ufficio del lavoro; e infine il Block 29, che ha le finestre sempre chiuse perché è il Frauenblock, il postribolo del campo, servito da ra-gazze Häftlinge polacche, e riservato ai Reichsdeutsche. I comuni Blocks di abitazione sono divisi in due locali; in uno (Tagesraum) vive il capobaracca con i suoi amici: v’è un lungo tavolo, sedie, panche; ovunque una quantità di strani oggetti dai colori vivaci, fotografie, ritagli di ri-viste, disegni, fiori finti, soprammobili; sulle pareti, gran-di scritte, proverbi e poesiole inneggianti all’ordine, alla disciplina, all’igiene; in un angolo, una vetrina con gli at-trezzi del Blockfrisör (barbiere autorizzato), i mestoli per distribuire la zuppa e due nerbi di gomma, quello pieno e quello vuoto, per mantenere la disciplina medesima. L’altro locale è il dormitorio; non vi sono che centoqua-rantotto cuccette a tre piani, disposte fittamente, come celle di alveare, in modo da utilizzare senza residui tutta la cubatura del vano, fino al tetto, e divise da tre corridoi; qui vivono i comuni Häftlinge, in numero di duecen-to-duecentocinquanta per baracca, due quindi in buona parte delle cuccette, le quali sono di tavole di legno mo-bili, provviste di un sottile sacco a paglia e di due coperte ciascuna. I corridoi di disimpegno sono così stretti che a stento ci si passa in due; la superficie totale di pavimento è così poca che gli abitanti di uno stesso Block non vi possono soggiornare tutti contemporaneamente se al-meno la metà non sono coricati nelle cuccette. Di qui il divieto di entrare in un Block a cui non si appartiene.

In mezzo al Lager c’è la piazza dell’Appello, vastissima, dove ci si raduna al mattino per costituire le squadre di lavoro, e alla sera per venire contati. Di fronte alla piazza dell’Appello c’è una aiuola dall’erba accurata-mente rasa, dove si montano le forche quando occorre. Abbiamo ben presto imparato che gli ospiti del Lager sono distinti in tre categorie: i criminali, i politici e gli ebrei. Tutti sono vestiti a righe, sono tutti Häftlinge, ma i criminali portano accanto al numero, cucito sulla giac-ca, un triangolo verde; i politici un triangolo rosso; gli ebrei, che costituiscono la grande maggioranza, portano la stella ebraica, rossa e gialla. Le SS ci sono, sì, ma po-che, e fuori del campo, e si vedono relativamente di rado: i nostri padroni effettivi sono i triangoli verdi, i quali hanno mano libera su di noi, e inoltre quelli fra le due altre categorie che si prestano ad assecondarli: i quali non sono pochi.

[…] La Buna no: la Buna è disperatamente ed essenzial-mente opaca e grigia. Questo sterminato intrico di ferro, di cemento, di fango e di fumo è la negazione della bellezza. Le sue strade e i suoi edifici si chiamano come noi, con numeri o lettere, o con nomi disumani e sinistri. Dentro al suo recinto non cresce un filo d’erba, e la terra è impre-gnata dei succhi velenosi del carbone e del petrolio, e nulla è vivo se non macchine e schiavi: e più quelle di questi. La Buna è grande come una città; vi lavorano, oltre ai dirigen-ti e ai tecnici tedeschi quarantamila stranieri, e vi parlano quindici o venti linguaggi. Tutti gli stranieri abitano in vari Lager, che alla Buna fanno corona: il Lager dei prigionieri di guerra inglesi, il Lager delle donne ucraine, il Lager dei francesi volontari, e altri che noi non conosciamo. Il nostro Lager ( Judenlager Vernichtungslager, Kazett) fornisce da solo diecimila lavoratori, che vengono da tutte le nazioni d’Europa; e noi siamo gli schiavi degli schiavi, a cui tut-ti possono comandare, e il nostro nome è il numero che portiamo tatuato sul braccio e cucito sul petto. La Torre del Carburo, che sorge in mezzo alla Buna e la cui som-mità è raramente visibile in mezzo alla nebbia, siamo noi che l’abbiamo costruita. I suoi mattoni sono stati chiama-ti Ziegel, briques, tegula, cegli, kamenny, bricks, téglak, e l’odio li ha cementati; l’odio e la discordia, come la torre di Babele, e così noi la chiamiamo: Bobelturm; e odiamo in essa il sogno demente di grandezza dei nostri padroni, il loro disprezzo di Dio e degli uomini, di noi uomini. E oggi ancora, così come nella favola antica, noi tutti sentia-mo, e i tedeschi stessi sentono, che una maledizione, non trascendente e divina, ma immanente e storica, pende sulla insolente compagine, fondata sulla confusione dei linguag-gi ed eretta a sfida del cielo come una bestemmia di pietra. Come diremo, dalla fabbrica Buna, attorno a cui per quat-tro anni i tedeschi si adoperarono, e in cui noi soffrimmo e morimmo innumerevoli, non uscì mai un chilogrammo di gomma sintetica. […]

P. Levi, Se questo è un uomo, Torino, Einaudi.

Page 11: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

mappe

..Il lager di Auschwitz era composto da 3 campi maggiori e da più di 40 campi satellite.

Page 12: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

Esposizione generale4 Lo sterminio5 Le prove del delitto6 La vita del detenuto7 Le condizioni abitative e sanitarie11 Il “Blocco della Morte”

Esposizioni nazionali13 Sinti e Rom15 Polonia 16 Slovacchia e Repubblica Ceca17 Ex Jugoslavia e Austria 18 Ungheria 20 Francia e Belgio21 Olanda 27 Yad Vashem Israele

Il museoit Ingresso visitatoriA Camera a gas e crematorio n.1B “Muro della morte”C Magazzino del “Ziklon B” e degli averi depredati ai prigionieriD Piazzale dellʼappello, forca collettivaE Cucina del campoF Casa del Comandante del campo G ComandoH Uffici Amministrativi delle SSI Ospedale delle SSJ Sezione politica (Gestapo)K Posto di guardia delle SS e ufficio del Dirigente del campoL Garage delle SSM Baracche amministrativeN Edificio addetto al ricevimento dei prigionieri al campo10 Blocco degli esperimenti di sterilizzazione

mappa di Auschwitz I

Page 13: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

mappa di Auschwitz II

A Entrata del campo, torretta di guardia principaleB Ia C ampo delle donneB Ib C ampo degli uomini, diventato un campo delle donne dopo il 1943B IIa Q uarantena degli uominiB IIb C ampo delle famiglie per gli ebrei che provenivano dal campo – ghetto di TheresienstadtB IIc C ampo per le donne ebree ungheresiB IId Campo degli uominiB IIe Campo dei sinti e romB IIf “ Ospedale” degli uomini. B III Settore III del campo detto “Messico” (in corso di costruzione, ma già occupato)C Posto di comando e alloggio delle SSD Il Kanada, deposito contenente bagagli e oggetti dei deportatiE BahnrampeG Zona in cui venivano bruciati i corpi in fosse comuni H F osse comuni dei prigionieri di guerra sovieticiK II C amera a gas e crematoriK III Camera a gas e crematoriK IV C amere a gas e crematoriK V Camere a gas e crematori L B irkenwald “piccolo bosco di betulle”M 1 Bunker 1, definito “casa rossa”. Prima camera a gasM 2 Bunker 2, denominato “casa bianca”. Seconda camera a gasO Depuratori S Docce e immatricolazioni

CucineLatrine e bagniHaupstrasse: strada principale del campo

Page 14: QUADERNO DI VIAGGIO - storiaememorialab.com fileL’indipendenza venne riguadagnata nel 1918, dopo la Pri-ma guerra mondiale, con la Seconda Repubblica Polacca. Nel 1939 fu invasa

Appunti di viaggio