Quaderno Consumo Sostenibile

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Quaderno della camera di commercio di Ancona

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I Quaderni del Consumatore

IL CONSUMOSOSTENIBILE

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Si ringrazia per la collaborazionel’Avv. Giulia Fesce del Foro di Ancona

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Indice

Presentazione 5

1. Cos’è il consumo sostenibile 7

2. Percorsi di sviluppo, consumo sostenibile 9e scenario internazionale

3. Il ruolo del consumatore 12

4. Modello di consumo sostenibile 13

5. Le etichette ecologiche 23

6. Il quadro normativo in Italia 28

7. La Camera di Commercio di Ancona 29e la sostenibilità

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Presentazione

La Camera di Commercio di Ancona, come istituzione chiamata a rap-presentare le istanze del mondo economico locale ed a supportarne losviluppo, da tempo offre nuovi servizi e strumenti operativi per la pro-mozione di un modello locale di sviluppo sostenibile.

L’Ente camerale ritiene infatti che tale tema riveste un ruolo fondamen-tale in una visione europea della “economia sociale di mercato”, tantoda farne una delle priorità nei propri programmi. La qualità, l’ambien-te e l’etica rappresentano i nuovi fattori di competitività, gli elementidella nuova strategia su cui puntare per il rilancio e la qualificazionedel territorio.

Se l’impegno deve coinvolgere primariamente governi e istituzioni, vasottolineato che gesti come accendere la luce, utilizzare gli elettrodo-mestici, gettare i rifiuti, andare in macchina, adoperare l’impianto diriscaldamento, possono influire sulle condizioni ambientali in misurarilevante.

In questa prospettiva, il Quaderno “Il Consumo Sostenibile” vuole es-sere un contributo al percorso da intraprendere: il cittadino-consuma-tore, con il proprio stile di vita, le piccole azioni e i comportamentiquotidiani di consumo e gestione delle risorse può favorire in misurarilevante la sostenibilità.

La pubblicazione contiene una serie di informazioni e consigli perun consumatore che voglia divenire attore di uno sviluppo sosteni-bile, modificando alcune abitudini per contribuire al benessere del-la collettività.

Ancona, marzo 2009

Il PresidenteGiampaolo Giampaoli

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1. Cos’è il consumo sostenibile

L’emergenza ambientale che sta interessando il nostro pianeta, i cam-biamenti climatici che ne sono un chiaro sintomo ed i loro catastro-fici effetti sulla vita dell’umanità impongono modifiche ed interven-ti concreti sul modello di sviluppo che fino ad oggi abbiamo adotta-to. Il tentativo di porre in essere un modello di “sviluppo sostenibi-le”, che cioè consenta “alla generazione presente di soddisfare i pro-pri bisogni senza compromettere la capacità delle future generazio-ni di soddisfare i loro propri bisogni” (rapporto Brundtland 1987), ècompito non solo dei governi e delle istituzioni, ma anche di ciascuncittadino, che, scegliendo di adottare un modello di consumo so-stenibile, che comporta solo la modifica di alcune piccole abitudinied il compimento di semplici gesti quotidiani, può contribuire al be-nessere della collettività. Il ministro dell’ambiente norvegese allaTavola Rotonda di Oslo del 1994 suProduzione e Consumo Sostenibiliha definito il consumo sostenibilecome “l’utilizzo di beni e servizi cherispondono alle esigenze fondamen-tali e determinano una migliorequalità della vita, minimizzandol’uso delle risorse naturali, dei ma-teriali tossici, della produzione dirifiuti e di sostanze inquinanti duran-te il ciclo di vita, in modo da non sconvolgere le esigenze delle generazio-ni future.” Da un punto di vista concreto il consumo sostenibile con-siste perciò in un sistema di pratiche sociali, economiche e politichemesse in atto sia a livello individuale e domestico, sia a livello gover-nativo, finalizzate a ridurre al minimo i costi ambientali (in terminidi sfruttamento di risorse e produzione di rifiuti) per produrre, usa-re e smaltire beni e servizi, ad incrementare l’utilizzo di dispositivi diefficienza nell’uso di acqua ed energia, a garantire la risposta a biso-gni fondamentali come cibo, acqua, salute, educazione e casa per tut-te le popolazioni del mondo, a produrre beni e ad utilizzare risorsecompatibili e adattate ai limiti ambientali del globo.

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In sintesi pertanto il consumo può ritenersi sostenibile quando ibeni ed i prodotti che consumiamo quotidianamente vengonoprodotti ed usati nel pieno rispetto degli ecosistemi e delle risor-se naturali.Al concetto di consumo sostenibile è strettamente legato quello diconsumo responsabile e critico, che si pone in atto orientando lapropria scelta oltre che su prodotti realizzati in modo sostenibile daun punto di vista ambientale, su quelli che provengono da impresevalutate positivamente sotto il profilo “etico”; i consumatori più sen-sibili e accorti, infatti, allarmati da notizie e scandali come quello, percitare il più “tristemente famoso”, dei palloni da calcio fabbricati daibambini, hanno iniziato a richiedere maggiori informazioni sui me-todi di produzione. Ecco così che chi pone in essere il consumo cri-tico boicotta l’acquisto di quei prodotti provenienti, ad esempio, dauna multinazionale che possiede attività inquinanti, che esporta ri-fiuti pericolosi nel sud del mondo, che nell’Europa dell’Est sfrutta ilavoratori, che è compromessa con i sistemi militari o che si avvaledi lavoro minorile. Sulla spinta di questo fenomeno, mediante il qua-le l’atto di acquisto diventa espressione ideologica e morale, molteimprese si sono viste costrette a mutare i propri comportamenti e leproprie politiche che devono sempre più tener conto delle reazionidi una buona fetta dei consumatori.La crescente sensibilizzazione verso questo genere di problematicheha portato al nascere delle sigle ISO 14001, EMAS e SA8000 (vediinfra, § 7), che certificano aziende e/o prodotti coerenti con i princi-pi della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa.

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2. Percorsi di sviluppo, consumo sostenibilee scenario internazionale

Il concetto di consumo sostenibile fa la sua comparsa ufficiale nel1987 con il già citato Rapporto Brundtland, dal nome del primoministro norvegese Gro Harlem Brundtland che ha presieduto laCommissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo. Il rapporto affermache “Esiste un chiaro legame tra i problemi ambientali e la distribuzionedella ricchezza e della povertà nel mondo”. L’ esasperato e incontrollatosviluppo tecnologico e la sempre maggiore produzione di beni sonoinfatti la causa dell’inquinamento delle acque, dell’aumento della tem-peratura del globo, dell’accumulo dei rifiuti e dell’ampliamento deldivario tra paesi ricchi e paesi poveri nel mondo. A tal proposito ilrapporto Brundtland auspica per la prima volta un modello di eco-nomia sostenibile “che rappresenta nient’altro che un ordine sociale più al-to: un ordine che si interessa delle generazioni future così come della nostrae che sia più orientato al benessere del pianeta e dei poveri, piuttosto che del-le acquisizioni di breve periodo. Questo sforzo, fondamentalmente nuovo econ alcune incertezze, è molto meno rischioso che mantenere lo status quo”.La progressiva presa di coscienza della necessità di salvaguardare l’am-biente per le generazioni future e di affrontare tutti i problemi con-nessi all’emergenza ecologica, unitamente all’esigenza di pianificareun più equo sviluppo sociale ed economico a livello mondiale, han-no portato organizzazioni internazionali, movimenti di opinione, stu-diosi e governi ad instaurare un ampio dibattito sul futuro del pia-neta e ad assumere progressivamente impegni in tal senso. Con il Vertice della Terra, svoltosi nel 1992 a Rio de Janeiro, lo svi-luppo ed il consumo sostenibili vengono già assunti come l’unicastrada percorribile per la sopravvivenza del pianeta e con l’approva-zione della “Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo”, gliStati si impegnano a incentivare l’adozione di tale modello. A Rio so-no state firmate anche le Convenzioni sui Cambiamenti Climatici esulla Biodiversità e sono state gettate le premesse per quella controla Desertificazione, con cui i governi degli Stati firmatari si sono im-pegnati a studiare ed utilizzare misure finalizzate alla prevenzione, alcontrollo e alla mitigazione degli effetti delle attività umane sul pia-neta. Tra i documenti prodotti a Rio particolare importanza ha

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l’“Agenda 21”, un ampio e articolato programma di azioni per lo svi-luppo sostenibile del pianeta fino a tutto il 21° secolo.Nel 1997 si tiene la Conferenza di Kyoto durante la quale viene de-finito uno specifico protocollo – entrato in vigore nel febbraio 2005- che impegna i Paesi sottoscrittori a ridurre complessivamente, en-tro il 2012, del 5,2% rispetto ai livelli del 1990, le principali emis-sioni di gas capaci di alterare il naturale effetto serra del pianeta, in-dividuando esplicitamente le politiche e le azioni operative che si do-vranno sviluppare. Le politiche e gli interventi per ridurre le emissioni sono finalizzate a: - migliorare l’efficienza tecnologica e ridurre i consumi energetici nelsettore termoelettrico, nel settore dei trasporti e in quello abitativo eindustriale; - promuovere azioni di riforestazione per incrementare lecapacità del pianeta di assorbimento dei gas serra; - promuovere forme di gestione sostenibile diproduzione agricola; - incentivare la ricerca, lo sviluppo e l’usodi fonti di energie rinnovabili; - limitare e ridurre le emissioni di me-tano dalle discariche di rifiuti e daglialtri settori energetici; - applicare misure fiscali appropriate perdisincentivare le emissioni di gas serra.Si è ormai consapevoli che un tale percorso può con-cretizzarsi solo attraverso lo sforzo congiunto tra istituzioni e citta-dini, che devono scegliere ed essere in grado, anche attraverso un’ap-profondita ed appropriata campagna di informazione, di consumarein maniera sostenibile. L’Unione Europea ratifica il Protocollo di Kyoto nel 2002.Nel 2002 si tiene a Johannesburg il Summit Mondiale sullo Svilup-po Sostenibile, che, a dieci anni dagli eventi di Rio, si pone l’obiet-tivo di verificare l’attuazione degli impegni in quell’occasione assun-ti. Il risultato non è soddisfacente, infatti le condizioni dell’ambien-te risultano peggiorate e non vi è stata l’auspicata inversione di ten-denza sui modelli di produzione e consumo. Si concludono i lavoricon l’adozione di tre importanti documenti: la “Dichiarazione sullosviluppo sostenibile”, un “Piano di implementazione” dell’Agenda 21

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e una “Lista di iniziative” per azioni specifiche, laddove viene più vol-te menzionato il fondamentale ruolo del consumatore finale.Si è tornato a discutere dell’argomento a livello internazionale duran-te il Processo di Marrakech (giugno 2003), organizzato con l’obiet-tivo di dare seguito alle Raccomandazioni del Vertice di Johanne-sburg, coinvolgendo governi, organizzazioni internazionali e societàcivile nello sviluppo di un “quadro decennale di programmi per soste-nere attività ed iniziative volte a promuovere modelli di produzione e con-sumo sostenibili”.Nella realizzazione di questo programma di attività internazionale alungo termine è fondamentale il ruolo delle Task Force tematiche,presiedute dai singoli Paesi e che si focalizzano concretamente sulletematiche principali. Nel maggio 2006 (durante la quattordicesimasessione della Commissione per lo sviluppo sostenibile) l’Italia halanciato una Task Force tematica sull’Educazione al consumo soste-nibile, con l’obiettivo di identificare ed attuare le appropriate siner-gie tra iniziative regionali ed internazionali e favorire lo sviluppo diattività e progetti pilota, coinvolgendo, in particolare, i Paesi in viadi sviluppo.

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3. Il ruolo del consumatore

Si è già più volte fatto cenno al fatto che i cittadini-consumatori conil loro stile di vita, le piccole azioni e i comportamenti quotidiani diconsumo e gestione delle risorse possono contribuire alla sostenibi-lità. Se è certamente vero che l’impegno deve coinvolgere fortemen-te governi e istituzioni, è altrettanto vero che gesti come accenderela luce, far funzionare gli elettrodomestici, gettare i rifiuti, andare inmacchina, accendere l’impianto di riscaldamento, possono influen-zare le condizioni ambientali in misura non trascurabile. A sostegnodi tale affermazione è sufficiente considerare alcuni dati: in Italia lefamiglie sono responsabili di circa il 27% delle emissioni nazionalidi gas inquinanti, di cui il 10% proviene dagli impianti di riscalda-mento, il 9% dal trasporto privato (traffico di autovetture) ed il 3%dai rifiuti solidi urbani. Considerando che la popolazione italiana haraggiunto circa i sessanta milioni di abitanti e che l’emissione pro ca-pite di anidride carbonica è di 7,8 tonnellate, ci rendiamo conto cheun nostro contributo e impegno nel migliorare l’uso delle risorse di-venta rilevante se non indispensabile. Ancora, per fare un altro esem-pio concreto, secondo dati diffusi dall’Enea (Ente per le nuove tec-nologie, l’energia e l’ambiente), il consumo di un solo chilowattora,che corrisponde a circa mezz’ora di accensione di uno scaldabagnoo di una stufetta elettrica, richiede la combustione di circa 250 gram-mi di olio combustibile (un quarto di chilo di petrolio) e provocal’immissione nell’atmosfera di 750 grammi di anidride carbonica (cir-ca 400 litri di CO2). Ma una famiglia di quattro persone consuma cir-ca 7 chilowattora al giorno, bruciando due chili di petrolio e liberan-do quasi 2.800 litri di CO2. Inoltre, una famiglia produce ogni gior-no quasi sei chili di rifiuti e consuma circa 1.000 litri di acqua. È pertanto di fondamentale importanza far crescere nel consumato-re la consapevolezza critica rispetto alla situazione presente e la co-scienza del proprio ruolo di attore fondamentale nell’attuazione diun modello di “consumo sostenibile”, che potrà perseguire orientan-do le proprie scelte verso beni e prodotti rispettosi dell’ambiente, checonsentano di contenere lo sfruttamento delle risorse e ridurre leemissioni di gas inquinanti. Non va dimenticato che un tale compor-tamento si traduce in un indiscusso vantaggio per il consumatore sot-to un duplice profilo: egli infatti potrà contribuire a migliorare la qua-lità dell’ambiente in cui vive e al tempo stesso risparmiare denaro.

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4. Modello di consumo sostenibile

Alla luce di quanto sinora detto, troveremo di seguito una serie disuggerimenti per il consumatore che voglia farsi parte attiva e re-sponsabile del consumo sostenibile; non si tratta di precetti ovvia-mente né di modelli di comportamento, ma di piccoli gesti che han-no lo scopo di abituarci a rispettare l’ambiente e che tutti insiemediventano un serio contributo per la sua tutela e per il benessere diogni cittadino.

L’ILLUMINAZIONE

Per illuminare in modo appropriato un ambiente oc-corre scegliere il tipo di lampada giusta e collocarla

nella posizione più opportuna, senza che sia necessarioaumentare la potenza delle lampadine e quindi i consumi. Il

lampadario posto al centro del soffitto non è la migliore soluzio-ne da un punto di vista energetico; la scelta più vantaggiosa in ter-mini di consumo sarebbe quella di creare una luce soffusa in tuttol’ambiente per poi intervenire con fonti luminose più intense nellezone destinate a specifiche attività.Sono da evitare i lampadari con molte lampadine. Per fare un esem-pio, una lampada da 100 watt fornisce la stessa illuminazione di 6lampadine da 25 watt, consumando ben il 50% in meno.Possiamo prestare attenzione anche al momento dell’acquisto; tro-viamo infatti in commercio lampade a incandescenza (le comuni lam-padine, che si dividono in normali e alogene), che permettono di ri-sparmiare al momento dell’acquisto, ma consumano di più, oppurelampade a scarica elettrica in gas, conosciute come lampade ad altaefficienza, che hanno un prezzo iniziale elevato, ma consentono diridurre fortemente i consumi di energia elettrica fino a circa il 70%rispetto alle lampadine ad incandescenza.È bene spegnere sempre gli interruttori di televisione e impianti ste-reo, poiché anche in stand-by gli elettrodomestici consumano e, lad-dove possibile, utilizzare interruttori a tempo.

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GLI ELETTRODOMESTICI E L’ETICHETTA ENERGETICA

Per ottimizzare il consumo di energia portato dai numerosissimi elet-trodomestici ormai diventati indispensabili nelle nostre case, andreb-bero privilegiati i modelli di più recente fabbricazione, provvisti dietichetta energetica, che va controllata attentamente al momento del-l’acquisto. La Direttiva Europea 92/7/CE ha stabilito l’obbligo per iproduttori di applicare agli elettrodomestici un’etichetta energetica;pertanto in Italia, a partire dal 1998, tutti gli elettrodomestici ne so-no stati muniti: lavastoviglie, frigoriferi, forni elettrici, condizionato-ri e così via. L’etichetta energetica consente di conoscere caratteristi-che e consumi e di valutare fin dal momento dell’acquisto i costi diesercizio di ciascun modello.

Settore 1

Settore 2

Settore 3

Settore 4

Settore 5

Esempio di una etichetta energetica di un elettrodomestico

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Come leggere l’etichetta energetica

L’etichetta è divisa in settori: nel settore 1 (vedi immagine) viene iden-tificato l’elettrodomestico (nome o marchio della casa produttrice enome o codice del modello); nel settore 2 si trova una scala di riferi-mento per le categorie di efficienza energetica divisa in 7 classi, dal-la A (bassi consumi) alla G (alti consumi) e si evidenzia a quale clas-se appartiene l’elettrodomestico in esame (sappiamo che oggi si assi-ste addirittura alla proposta di frigoriferi, ad esempio, di classe A+ eA++, ancora più efficienti di quelli di classe A); nel settore 2 viene ri-portato il simbolo dell’Ecolabel (vedi infra § 5); modelli diversi ap-partenenti alla stessa classe possono essere ulteriormente confronta-ti in base al consumo di energia, indicato nel settore 3 dell’etichetta edespresso come consumo annuo (kWh/anno) o per ciclo di utilizzo(kWh/ciclo); il consumo – attenzione! – viene stimato per un utiliz-zo in condizioni standard predefinite, ad esempio tenendo l’apparec-chio sempre acceso, a porte chiuse e in condizioni particolari di la-boratorio, dunque sarà bene ricordare che il consumo reale potrà va-riare sensibilmente in base al modo in cui viene utilizzato l’apparec-chio e al luogo in cui esso viene installato (e qui entrerà in gioco ilcomportamento sostenibile-responsabile del consumatore); ad esem-pio il consumo di un frigorifero aumenta molto se lo si apre spessoo lo si tiene aperto a lungo, mentre per quel che riguarda l’utilizzo dilavatrici e lavastoviglie andrebbero sempre privilegiati programmi“rapidi”, “economici” o in generale effettuati a temperature più bas-se; per il frigorifero invece il termostato andrebbe mantenuto su unaposizione intermedia, non bisognerebbe mai introdurvi alimenti caldi,né tenere aperti gli sportelli per più di qualche secondo.Nel settore 4 dell’etichetta energetica vengono forniti dati sulla capa-cità dell’apparecchio come, ad esempio, il volume utile complessivodi frigorifero e congelatore o l’efficacia di lavaggio o di centrifugazioneper le lavatrici.Nel settore 5, infine, è indicata la rumorosità dell’apparecchio (quandoprescritto).

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I RIFIUTI

Una famiglia di 4 persone in Europa produce in me-dia ogni giorno 4 kg di rifiuti, che aumentano conl’aumentare dello sviluppo produttivo. Una noncorretta gestione dei rifiuti determina pericoli di de-

grado per l’ambiente e compromissione delle risorse (aria, acqua e suo-lo); un modo per ridurre la portata del problema è considerare i rifiu-ti anche una potenziale fonte di energia e di materie prime, sia attra-verso il riuso dei materiali, sia attraverso un loro utilizzo come com-bustibile. Interventi macroscopici di questo tipo spettano naturalmen-te a governi ed istituzioni, ma quel che il singolo consumatore può fa-re è in primo luogo ridurre la quantità di rifiuti prodotta, soprattuttodi imballaggi, che rappresentano ben il 30-40% del totale dei rifiuti so-lidi urbani prodotti dalle famiglie. Il secondo tipo di impegno per ilconsumatore è quello di contribuire alla raccolta differenziata, essen-ziale per poter recuperare materiali di buona qualità, riutilizzabili evendibili nel mercato del riciclaggio. Importante è poi ricordare che ri-fiuti tossici e pericolosi per l’uomo come medicinali scaduti, pile elet-triche ed oli esausti devono essere raccolti negli appositi contenitori.

L’ACQUA

Nelle nostre case arriva acqua potabile, che viene pro-dotta sfruttando le risorse di migliore qualità. Inoltreprima di uscire dal nostro rubinetto l’acqua deve es-sere pompata, depurata, canalizzata e per alcuni usianche riscaldata; pertanto sprecare acqua significacontestualmente sprecare energia. L’ acqua va dunque

utilizzata con il massimo scrupolo e, se possibile, con alcuni accor-gimenti, come applicare il frangigetto ai rubinetti o installare sciac-quoni a flusso differenziato, ed adottando alcuni comportamenti quo-tidiani come privilegiare per l’igiene personale la doccia piuttosto cheil bagno in vasca (che richiede circa il doppio dei litri di acqua), chiu-dere il rubinetto fintanto che ci si spazzolano i denti, raccogliere edutilizzare l’acqua piovana per annaffiare le piante del giardino o delbalcone, lavare frutta e verdura lasciandola in ammollo per un pocodi tempo piuttosto che sotto l’acqua corrente.

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RISCALDAMENTO

Secondo recenti studi una famiglia media italianapotrebbe risparmiare senza fare rinunce, ma usan-do meglio l’energia, il 40% delle spese di riscalda-

mento. Molta parte dell’energia utilizzata per riscalda-re infatti viene dispersa dalle pareti e dal tetto degli edifi-

ci, pertanto un primo suggerimento per ottenere una riduzione di con-sumo – e quindi di emissione di gas inquinanti - è quello di eseguireinterventi di isolamento termico su tetto e pareti e di coibentare i so-lai. Per avere una resa ottimale in casa di giorno la temperatura an-drebbe mantenuta sui 20 °C e di notte sui 16°C, mentre è fondamen-tale eseguire i controlli (obbligatori per legge) su funzionamento, ef-ficienza ed emissione di fumi della caldaia; prestiamo inoltre attenzio-ne a non coprire i termosifoni con tende o mobili, mettiamo biscionidi lana tra porta di ingresso o porte finestre e pavimento.

TRASPORTI

L’ attuale sistema di mobilità, basato su gomma esul trasporto individuale, è tra le principali cause

di inquinamento acustico e atmosferico, di spreco ener-getico e della congestione del traffico che rendono sempre più invi-vibili le nostre città. Il problema è serio ed è stato affrontato ovvia-mente anche a livello governativo con iniziative che hanno mirato alimitare il traffico nei centri abitati, a favorire l’acquisto di mezzi abasso consumo, a metano, a GPL e a trazione elettrica, a limitare leemissioni di gas nelle auto di nuova costruzione in ottemperanza al-le direttive comunitarie e via dicendo. Non va dimenticato però cheanche in questo ambito il contributo di ciascun cittadino riveste unafondamentale importanza. Dunque è auspicabile che ogni automo-bilista si metta in regola con la normativa sugli scarichi, che integril’uso dell’automobile con quello dei mezzi pubblici e che soprattut-to non dimentichi l’importanza di una salutare attività fisica: lascia-re ogni tanto la macchina in garage e spostarsi a piedi, laddove ov-viamente possibile, contribuirebbe a migliorare la qualità della vitadelle nostre città con notevoli benefici per la salute e la sicurezza. Lavelocità elevata, oltre ad essere un pericolo per la sicurezza, facendo

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aumentare i giri del motore aumenta i consumi; accensione e carbu-razione regolati correttamente possono far risparmiare fino al 10% ecircolare con pneumatici sgonfi aumenta il consumo di carburantedel 2-3%. Si stanno poi diffondendo usi alternativi dell’automobilecome il car pooling e il car sharing: il primo consiste nell’organizzarsicon i colleghi di lavoro, i compagni di scuola e gli amici per prende-re una sola macchina e fare spostamenti in modo organizzato e pia-nificato, il secondo è un sistema di autonoleggio self service che met-te a disposizione alcune auto in ogni ora del giorno e della notte ognivolta che se ne ha bisogno, così un’unica auto nell’arco della giorna-ta è utilizzata da più persone in momenti diversi.

DETERGENTI E PRODOTTI PER L’IGIENE

Anche nel settore dell’igiene personale e della casaè possibile adottare comportamenti che riduconol’impatto ambientale delle sostanze nocive conte-nute nei detergenti e nei solventi: utilizzare quan-

tità minime di detersivo per lavatrice e lavastoviglie, utilizzare pro-dotti naturali per alcuni tipi di pulizie (ad es. acqua e aceto per i ve-tri, olio di oliva per i mobili di legno, acqua e bicarbonato per puli-re il forno), acquistare comunque detersivi “ecologici”, cioè privi difosfati, NTA (acido nitrilotriacetico), tensioattivi cationici (altamen-te tossici), sbiancanti e profumi sintetici. Tutti i prodotti con eroga-tori spray (lacche, deodoranti, bombolette per il forno o per la stira-tura) liberano particelle tossiche chiamate CFC (cloro fluoro carburi),responsabili dell’assottigliamento dell’ozono atmosferico.

CARTA

Risparmiare carta, come è ben noto, significa con-tribuire a ridurre la deforestazione selvaggia pre-sente in molte parti del pianeta. Utilizziamo tova-

glioli di stoffa e stracci da cucina, carta igienica e cartada cucina ottenute da carta riciclata o da macero, acquistiamo stam-panti fronte retro in modo da ridurre il consumo di carta, usiamoblock notes fatti con fogli di riuso sporchi solo da un lato.

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BIOARCHITETTURA

Dallo Statuto dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettu-ra leggiamo che si definisce bioarchitettura “l’insie-me delle discipline che attuano e predispongono unatteggiamento ecologicamente corretto nei confron-

ti dell’ecosistema antropico-ambientale. In una visione caratterizza-ta dalla più ampia interdisciplinarietà e da un utilizzo razionale e so-stenibile delle risorse, la Bioarchitettura tende alla conciliazione edintegrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesi-stenze ambientali ed i fenomeni naturali, al fine di realizzare un mi-glioramento della qualità della vita presente e futura”. Ancora, il giàcitato Rapporto Brundtland definisce la Bioarchitettura come una pra-tica architettonica rispettosa dei principi della sostenibilità, con l’obiet-tivo di instaurare un rapporto equilibrato tra l’ambiente ed il costrui-to, soddisfacendo bisogni delle attuali generazioni senza compromet-tere, con il consumo indiscriminato delle risorse, quello delle gene-razioni future. Dunque chi costruisce secondo i principi della bioar-chitettura tende a privilegiare la qualità della vita ed il benessere psi-co-fisico dell’uomo, ad impiegare il più possibile materiali ecocom-patibili (acqua, legno, pietra, argilla), a causare il meno possibile emis-sioni dannose (fumi, gas, acque di scarico, rifiuti), a concepire edifi-ci flessibili ad eventuali rimozioni, ampliamenti o cambiamenti di de-stinazione d’uso, a prevedere un diffuso impiego di fonti energeticherinnovabili (cioè quelle che possono essere considerate “inesauribi-li”, come l’eolico, il solare, l’energia idraulica). Purtroppo a volte l’uti-lizzo di queste tecniche prevede dei costi più elevati rispetto all’edi-lizia tradizionale, ma ci si sta muovendo a grandi passi verso unamaggiore accessibilità alla bioarchitettura anche sotto il profilo eco-nomico. Nell’ambito delle fonti energetiche rinnovabili, ad esempio,chi installa impianti solari fotovoltaici può usufruire di incentivi go-vernativi. L’impianto fotovoltaico permette di trasformare direttamen-te l’energia solare in energia elettrica. Gli impianti fotovoltaici pro-ducono energia che viene direttamente convogliata nella rete a 220Vdi tensione e 50hz di frequenza e un contatore misura i Kw prodot-ti. L’abitazione continuerà così ad essere servita dalla rete, rimanen-do indipendente dal funzionamento dell’impianto fotovoltaico (not-te, giornate nuvolose, guasti). Verrà poi effettuato un conguaglio tracorrente consumata e corrente prodotta.

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La bioarchitettura prevede tra le altre cose l’utilizzo di legni prove-nienti da piante coltivate con sistemi controllati come il faggio, la ro-binia, l’ontano o anche le conifere (pino e abete) purché provenien-ti da Paesi che abitualmente praticano il taglio controllato delle pian-te (ad esempio la Finlandia).

ALIMENTAZIONE E AGRICOLTURA BIOLOGICA

L’agricoltura biologica va intesa come parte inte-grante di un sistema di agricoltura sostenibile e come

una valida alternativa ai tipi di agricoltura più tradizio-nali. Dall’entrata in vigore della normativa comunitaria

sull’agricoltura biologica nel 1992, diecimila aziende sisono convertite a questo sistema, in risposta ad una maggiore consa-pevolezza dei consumatori per quanto riguarda i prodotti ottenuticon metodi biologici e al conseguente aumento della domanda deglistessi. Il concetto stesso di sviluppo sostenibile, più volte menziona-to, deve coinvolgere necessariamente anche il processo di produzio-ne alimentare. Per conseguire questo obiettivo gli agricoltori devonotenere conto degli effetti che avrà la loro attività sul futuro dell’agri-coltura e dell’impatto ambientale dei sistemi da loro utilizzati. Ed èper questo che agricoltori, consumatori e politici hanno mostrato unrinnovato interesse per l’agricoltura biologica. Il metodo di produ-zione biologico è un sistema di gestione dell’impresa agricola chemette al primo posto non la produzione fine a se stessa (cioè produr-re il più possibile), ma la produttività nella salvaguardia della salutedell’uomo e dell’ambiente in cui vive; in particolare esso è caratteriz-zato da: adozione di tecniche colturali idonee a preservare la strut-tura e gli equilibri microrganici del terreno; utilizzo di varietà vege-tali adatte all’ambiente specifico; esclusione dell’utilizzo di fertiliz-zanti, diserbanti e antiparassitari chimici; divieto di utilizzo di orga-nismi geneticamente modificati (OGM); controllo da parte di enti ter-zi autorizzati su tutte le fasi della produzione. Perché possa ottenerela certificazione delle produzioni come “Prodotto da agricoltura bio-logica”, l’azienda agricola deve aver rispettato gli standard previstiper un periodo definito di “conversione all’agricoltura biologica” dialmeno due anni prima della semina o, nel caso delle colture peren-ni diverse dai prati, di almeno tre anni prima del raccolto.

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il Consumo Sostenibile

L’Italia è il primo paese in Europa per numero di aziende che appli-cano il metodo di produzione biologico. In materia di etichettaturale disposizioni comunitarie sono molto precise e riguardano origine,preparazione, trasformazione e confezionamento dei prodotti.Da febbraio 2000 è stato inoltre introdotto il nuovo marchio euro-peo per il biologico; l’agricoltura biologica è infatti l’unico metodo dicoltivazione regolato da precise norme europee, stabilite in principiodal regolamento CE n. 2092 del 1991, di recente aggiornate con ilregolamento CE n. 834 del 2007 (relativo alla produzione biologi-ca e all’etichettatura dei prodotti biologici), che semplifica la materiasia per gli agricoltori che per i consumatori. La nuova disciplina reca un insieme coerente di obiettivi, principi enorme fondamentali sulla produzione biologica, compreso un nuo-vo regime permanente d’importazione e un sistema di controllo piùrazionale. L’uso del marchio biologico UE è reso obbligatorio, mapuò essere accompagnato da marchi nazionali o privati. Un’apposi-ta indicazione informerà i consumatori del luogo di provenienza deiprodotti. Potranno avvalersi del marchio biologico solo i prodotti ali-mentari che contengono almeno il 95% di ingredienti biologici, mai prodotti non bio potranno indicare, nella composizione, gli even-tuali ingredienti biologici. Resta vietato l’uso di organismi genetica-mente modificati ed ora verrà indicato espressamente che la presen-za accidentale di OGM in misura non superiore allo 0,9% vale ancheper i prodotti bio. Rimane invariato l’elenco delle sostanze autoriz-zate in agricoltura biologica. La nuova normativa apre inoltre la pos-sibilità di aggiungere ulteriori disposizioni sull’acquacoltura, sulla vi-tivinicoltura, sulle alghe e sui lieviti bio.

Il marchio europeo per il biologico

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i Quaderni del Consumatore

L' etichetta aiuterà il consumatore a riconoscere il prodotto biologico, contraddistinto in primo luogo dalla dicitura “proveniente da agricol-tura biologica” o da altre espressioni che suggeriscano all'acquirentemetodi di produzione biologica; deve inoltre essere presente un codi-ce che indica l'organismo di controllo, il logo comunitario e un'indica-zione del luogo in cui sono state coltivate le materie prime. Altre spe-cifiche ulteriori indicazioni sono previste per singole categorie di pro-dotti (ad esempio, i mangimi).Quando nell’etichetta ci sono tali diciture il consumatore può esserecerto che si tratta di un prodotto biologico. Per il prodotto vendutosfuso (frutta, ortaggi, pane, ecc...) si può controllare che il conteni-tore riporti la dicitura “da agricoltura biologica” con tutte le prescri-zioni di legge, come le altre etichette.

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il Consumo Sostenibile

5. Le etichette ecologiche

Di particolare aiuto per il consumatore, che è intenzionato a sceglie-re i prodotti secondo i principi del consumo sostenibile, può esseresaper riconoscere le etichette a valenza ecologica. Si sono diffuse apartire dagli anni ’70 e da allora sono proliferate al punto che ne esi-stono diverse decine, anche se – è bene ricordarlo – non tutte con lostesso grado di attendibilità, efficacia e riconoscibilità presso il clien-te finale. Per semplificare il consumatore deve sapere che le etichet-te ecologiche esistenti possono essere classificate in tre tipologie: eti-chette tipo I, etichette tipo II, etichette tipo III. Le etichette di tipo Isono basate sul superamento di criteri ecologici predefiniti da unaparte terza e sulla convalida da parte di un verificatore accreditato;sono forse quelle più conosciute, in quanto a questa categoria appar-tengono i marchi nazionali e quello europeo, l’Ecolabel (vedi infra).Le etichette di tipo II sono asserzioni ambientali basate su autodi-chiarazioni di produttori, importatori o distributori, senza la verifi-ca di un accertatore indipendente. Naturalmente tale circostanza neriduce l’attendibilità, sebbene vi siano dei parametri introdotti dallanorma volontaria UNI EN ISO 14021:2002 per rendere più credibi-le questo strumento e garantire maggiormente i consumatori dalleinformazioni ingannevoli.Le etichette (e dichiarazioni ambientali) di tipo IIIconsistono in una dichiarazione quantificata deipotenziali impatti ambientali associati alciclo di vita del prodotto e valutati inconformità a delle regole predefini-te. La funzione è quella di facilita-re il confronto tra prodotti omogenei.La più utilizzata è la DAP, DichiarazioneAmbientale di Prodotto (vedi infra).Vi sono infine altri marchi di tipo privato e settoriale che non rien-trano nella suddetta divisione (es. FSC, vedi infra).Di seguito proponiamo un elenco, non esaustivo, delle etichette eco-logiche più ricorrenti.

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ECOLABEL: il marchio europeo di qualità ecologica èl’etichetta più diffusa nel settore ed ha lo scopo di pro-muovere i prodotti e i servizi che presentano un mino-re impatto sull’ambiente rispetto ad altri della stessa ca-tegoria, fornendo altresì ai consumatori informazioni eindicazioni precise e scientificamente accertate sui pro-

dotti, attestando che l’oggetto è costruito in maniera eco-compatibile. È uno strumento ad adesione volontaria che vieneconcesso a quei prodotti e servizi che rispettano criteri ecolo-

gici e prestazionali stabiliti a livello europeo. L’ etichetta ecologica eu-ropea è stata istituita con regolamento comunitario n. 880/92 ed inseguito revisionata, sino ad arrivare alla stesura dell’attuale regolamen-to n. 1980/2000, proprio con l’obiettivo di incentivare il naturale dif-fondersi sul mercato di prodotti a ridotto impatto ambientale.Per i produttori l’ottenimento dell’Ecolabel costituisce, pertanto, un at-testato di eccellenza, una opportunità per poter dimostrare l’impegnoe l’attenzione dell’azienda alle problematiche ambientali, in un merca-to sempre più sensibile a queste tematiche. I criteri per il riconosci-mento del diritto ad apporre il marchio sono periodicamente sottopo-sti a revisione e resi più restrittivi, in modo da favorire il miglioramen-to continuo della qualità ambientale dei prodotti e servizi; in partico-lare i criteri vengono stabiliti per categorie di prodotti e sono basati su:1) le prospettive di penetrazione del prodotto sul mercato;2) la fattibilità degli adattamenti tecnici ed economici necessari;3) il potenziale di miglioramento dell’ambiente a seguito della sceltadei consumatori.Inoltre tali criteri interessano tutto il ciclo di vita del prodotto, dal-l’estrazione delle materie prime, passando attraverso i processi di la-vorazione, alla distribuzione (incluso l’imballaggio) e all’utilizzo, fi-no allo smaltimento del prodotto a fine vita. Gli aspetti che vengonoanalizzati sono, in particolare, il consumo di energia, l’inquinamen-to delle acque e dell’aria, la produzione di rifiuti, il risparmio di ri-sorse naturali, la sicurezza ambientale e la protezione dei suoli. Quasi tutti i prodotti possono, in presenza dei necessari ed accertatirequisiti, apporre il marchio di qualità ecologica, con esclusione di:prodotti alimentari, bevande, prodotti farmaceutici, alcuni dispositi-vi medici, sostanze o preparati classificati come “pericolosi”, prodot-ti fabbricati con processi suscettibili di nuocere in modo significati-

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il Consumo Sostenibile

vo alle persone e/o all’ambiente. Nel dettaglio sono 26 i gruppi diprodotti/servizi che possono richiedere l’Ecolabel europeo, tra cui car-ta, vernici naturali (bassa tossicità, economia d’utilizzo, non infiamma-bilità), materassi, lampadine, frigoriferi, detersivi, scarpe, tessuti (pri-vi di sostanze tossiche per la colorazione, si evitano così dermatiti eallergie) nonché servizi per la ricettività turistica e di campeggio. InItalia vi sono circa 1.200 prodotti con marchio Ecolabel e il numeroè in costante crescita, come in tutta Europa.Riassumendo, dal punto di vista del consumatore, l’Ecolabel euro-peo garantisce che il prodotto: 1) ha un minor impatto ambientale ri-spetto agli altri prodotti presenti sul mercato; 2) è stato sottoposto aseverissimi test per assicurarne le qualità ambientali e prestazionali.Scegliendo prodotti e servizi Ecolabel, quindi, il consumatorecontribuisce a migliorare l’ambiente, riceve un’informazione tra-sparente e credibile, acquista prodotti che non contengono com-ponenti dannosi alla salute.

FSC: La certificazione FSC è assegnata dal Consi-glio per la Gestione Forestale Sostenibile (Forest Ste-wardship Council), un’organizzazione mondiale cheha stabilito principi e criteri per una gestione delleforeste ecologica e socialmente compatibile. Un pro-dotto ligneo può fregiarsi del marchio FSC solo se

vi è la garanzia assoluta che il legno proviene effettivamente da unaforesta FSC ed anche tutte le aziende che utilizzano quel legno de-vono possedere la medesima certificazione.

ENERGY STAR: Energy Star è un programma gover-nativo americano per promuovere la conservazionedi energia migliorando l’efficienza dei prodotti di con-sumo. L’applicazione è iniziata su prodotti informaticie poi si è estesa ad altre applicazioni come i prodotti

da ufficio, l’illuminazione ed altro. Energy Star ha dato un forte sup-porto alla diffusione di semafori LED e di lampade a fluorescenza, si-stemi di gestione dell’energia per uffici e prodotti con standby a con-sumo ridotto.

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i Quaderni del Consumatore

FAIRTRADE: Possono fregiare i propri prodotti delmarchio Fairtrade le aziende che rispettano i principied i criteri del commercio equo e solidale, in partico-lare: scegliere di collaborare con gruppi che hanno scar-se possibilità di accesso al mercato tradizionale, rispet-

tare il prezzo equo, cioè un minimo garantito che copra non solo i co-sti di produzione, ma assicuri anche un margine per investimenti so-ciali, impegnarsi a stabilire relazioni commerciali stabili per poter per-mettere ai produttori di pianificare con più certezza il proprio futuro.

INFORMAZIONI AMBIENTALI: Si tratta di un sim-bolo che si trova nella maggior parte dei detergenti perla casa ed indica che per la loro produzione sono stateusate sostanze che sciolgono lo sporco degradabili al

90% in 28 giorni. Va tenuto presente che la biodegrada-bilità è stata imposta dalla legge 136/1983, dunque dovremmo “al-larmarci” se non trovassimo questa etichetta sui detergenti che acqui-stiamo.

100% ENERGIA VERDE: è il primo marchio italianoche certifica l’energia prodotta da fonti rinnovabili “so-stenibili” ed è destinato a produttori, consumatori fi-nali, grossisti e traders. Il marchio ha valenza interna-zionale, qualifica i produttori e gli utilizzatori di “ener-

gia verde” per il loro impegno a favore dell’ambiente e ha lo scopo dicreare un sistema volontario di mercato per incentivare la produzionedi energia da fonti rinnovabili.

TRANSFAIR: marchio nato all’interno del mondo delcommercio equo e solidale per combattere il lavorominorile (utilizzato fino al 2003).

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il Consumo Sostenibile

DAP, Dichiarazione Ambientale di Prodotto: laDichiarazione Ambientale di Prodotto è basata sul-l’analisi dell’intero ciclo di vita del prodotto stesso;

permette di chiarire al consumatore le interazioni tra quel bene el’ambiente e di confrontare medesimi prodotti della stessa categoriagrazie ad un metodo di valutazione rigido ed omogeneo per tutti.La credibilità delle informazioni contenute nella DAP e della meto-dologia di calcolo adottata è dovuta alla verifica e convalida di unaparte terza. Una DAP si compone di cinque parti fondamentali: unadescrizione dell’azienda e del prodotto o servizio oggetto della DAP;la dichiarazione della prestazione ambientale delprodotto o del servizio (è il “cuore” dellaDAP, poiché contiene le informazioni pre-cise sul profilo ambientale in termini dirisorse impiegate, emissioni inquinanti,rifiuti prodotti, ecc..); altre informazioniambientali (ad es. uso appropriato delprodotto); informazioni sulle modalità diriciclaggio e smaltimento del prodotto;informazioni dal produttore o dall’ente dicertificazione (ad es. parametri ambientali diriferimento).

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6. Il quadro normativo in Italia

- Delibera CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Eco-nomica) del 28 dicembre 1993: attuazione dell’Agenda 21.

- A livello europeo, il “VI Programma quadro di ricerca e svilup-po” fissa gli obiettivi e le priorità che fanno parte della strategia co-munitaria per lo sviluppo sostenibile e per le politiche ambientali.

- La Commissione Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile isti-tuita nel 1995 ha il mandato di avviare attività connesse alla promo-zione dello sviluppo sostenibile.

- Il Programma stralcio di tutela ambientale, approvato con decre-to del Ministero dell’Ambiente il 28 maggio 1998, individua gli stru-menti per promuovere lo sviluppo sostenibile, far fronte ai cambia-menti climatici, riformare la gestione dei rifiuti, risanare il territorio,le aree urbane e le acque, conservare e valorizzare il patrimonio na-turale e le biodiversità, il mare, le coste e le isole minori.

- La delibera CIPE del 19/11/1998 “Linee guida per le politiche emisure nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra” definiscele politiche e le misure nazionali per rispondere agli impegni assun-ti con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto sulla riduzione delleemissioni dei gas serra.

- Con la legge 344/97 il governo si impegna ad adottare e sviluppa-re misure per favorire la sostenibilità ambientale. La legge forniscesupporto tecnico e organizzativo allo sviluppo di tecnologie pulite ealla sostenibilità urbana, definisce misure per il miglioramento dellaprogettazione ambientale e per la formazione di nuove figure di tec-nici e operatori per l’ambiente.

- Dopo la ratificazione del protocollo di Kyoto nel 2002, il gover-no italiano ha adottato politiche fiscali e tariffarie ed ha stanziato fon-di per incentivi economici/finanziari finalizzati a promuovere lo svi-luppo sostenibile ed i nuovi modelli di consumo.

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7. La Camera di Commercio di Anconae la sostenibilità

Le Camere di Commercio nel settore dello sviluppo e del consumosostenibile svolgono un importante ruolo e sono impegnate su piùfronti: quello dell’informazione, dell’incentivazione e del controllo.Una delle strategie intraprese dalla Comunità Europea in osservanzadegli impegni assunti dai Paesi sottoscrittori del Protocollo di Kyotoè stata l’adozione di una Direttiva (1999/94/CE) riguardante la dispo-nibilità di informazioni sul consumo di carburante e le emissioni diCO2 da fornire ai consumatori nell’ambito della commercializzazio-ne di autovetture nuove. L’Italia ha recepito questa Direttiva con ilDPR 17 febbraio 2003 n. 84, in cui si individua una serie di adem-pimenti per i costruttori, i rivenditori, il Ministero delle Attività Pro-duttive (ora Ministero dello Sviluppo Economico) e le Camere diCommercio. Queste ultime, nell’ambito della loro competenza terri-toriale, hanno il ruolo di vigilare in merito a quanto stabilito dal det-to DPR e di informare periodicamente il Ministero dello SviluppoEconomico, ai fini del monitoraggio sullo stato di attuazione del pro-gramma di informazione. Presso la Camera di Commercio di Anco-na è disponibile la Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissio-ni di CO2 delle autovetture.Al fine di incentivare lo sviluppo imprenditoriale in senso “soste-nibile” e “responsabile”, la Camera di Commercio di Ancona pro-muove, mediante la concessione di contributi alle PMI discipli-nati da apposito regolamento, l’adozione da parte delle impresedella provincia di Ancona, di sistemi di gestione ambientale ISO14001:2004 ed EMAS o di responsabilità sociale secondo lo sche-ma certificativo SA8000. La ISO 14001 è la certificazione che può conseguire l’impresa cheadotti determinati standard di gestione ambientale; in particolare l’or-ganizzazione certificata ha un sistema di gestione adeguato a teneresotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività e ne ricer-ca sistematicamente il miglioramento in modo coerente, efficace e so-prattutto sostenibile. Dunque è una certificazione di impresa e nondi prodotto.

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La Registrazione EMAS (Eco-Management and Au-dit Scheme) è uno strumento volontario creato dal-la Comunità Europea al quale possono aderire le or-ganizzazioni per valutare e migliorare le proprie pre-stazioni ambientali e fornire al pubblico informazio-ni sulla propria gestione ambientale. Il sistema di ge-stione ambientale dello standard EMAS è basato sul-

la norma ISO 14001, di cui sono richiamati tutti i requisiti; in ag-giunta a ciò viene mantenuto un dialogo aperto con il pubblico at-traverso la pubblicazione ed il continuo aggiornamento di una Di-chiarazione Ambientale in cui devono essere riportati informazionie dati di rilievo circa gli impatti ambientali dell’organizzazione (po-litica ambientale, illustrazione del sistema di gestione ambientale, na-tura degli impatti ambientale ed obiettivi di miglioramento, ecc…). La sigla SA8000 identifica uno standard internazionale di certifica-zione redatto dal CEPAA (Council of Economical Priorities Accredi-tation Agency) e finalizzato a certificare appunto alcuni aspetti dellagestione aziendale attinenti alla responsabilità sociale di impresa edin particolare il rispetto dei diritti umani, il rispetto dei diritti dei la-voratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, le garanzie di si-curezza e salubrità dei luoghi di lavoro. La norma SA8000, rispettoalle tipiche normative ISO con le quali ha in comune la struttura for-male, per sua natura interessa tutta l’azienda, richiedendo il coinvol-gimento di direzione, top management, fornitori, subfornitori e - im-portantissimi - dei consumatori finali. Per spiegare concretamente, irequisiti vengono verificati con interviste casuali direttamente neiconfronti dei dipendenti o nei confronti dei subfornitori (che diffi-cilmente sono in contatto diretto con l’azienda certificata) per verifi-care eventuali casi di mobbing o l’utilizzo di lavoratori irregolari. Sotto questo profilo si sottolinea che la stessa Camera di Commer-cio di Ancona ha ottenuto, prima in Italia, la registrazione am-bientale EMAS al termine di un percorso di certificazione e di esa-me condotto da un soggetto verificatore esterno (Certiquality). Il 3 luglio 2008 si è svolta alla Loggia dei Mercanti di Ancona la pre-sentazione ufficiale del riconoscimento ricevuto e della Dichiarazio-ne Ambientale, uno degli strumenti che l’istituzione si è data per co-municare a tutti i suoi interlocutori e per colloquiare con essi: nonsolo imprese e associazioni di categoria ma anche le altre istituzionipubbliche, il personale, i singoli cittadini. Con tale registrazione, la

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Camera di Commercio ha deciso di intraprendere in prima personaun’analisi dell’impatto ambientale provocato dalle proprie atti-vità e si è data degli obiettivi precisi (e molto pratici) già in par-te conseguiti: riduzione dei consumi energetici, delle emissioni del gasserra, di acqua, carta, toner e incentivo degli acquisti verdi nonché dell’uti-lizzo dei trasporti pubblici da parte dei propri dipendenti.Inoltre, nella consapevolezza che la nuova sfida imprenditoriale stanel combinare il rispetto di norme ambientali rigorose con le esigen-ze di una economia in continua crescita, sviluppandole in manierasostenibile, la Camera di Commercio di Ancona è stata anche ilprimo Ente in Europa a promuovere la costituzione di una Scuo-la EMAS per Consulenti e Revisori Ambientali, assumendo cosìun ruolo di primo piano nella diffusione dei sistemi di Gestione Am-bientale e della cultura ambientale. La Scuola è stata istituita nel mar-zo 2001 e rappresenta il primo modello riconosciuto in ambito eu-ropeo. Con Delibera di Giunta Camerale n°83 del 19/03/2001 si èstipulata la Convenzione tra l’Ente camerale e il Comitato per l’Eco-label e per l’Ecoaudit per l’istituzione della prima Scuola nazionaleper Consulenti e Revisori ambientali EMAS. A questa convenzionehanno aderito successivamente la Provincia di Ancona, il Comune diAncona e l’Università Politecnica delle Marche, ottenendo anche ilpatrocinio dalla Regione. La Scuola EMAS di Ancona è ritenuta per le Marche un’opportunitàche coinvolge tutti gli attori sociali, chiamati a diversi livelli e concompetenze differenziate, a definire obiettivi, strategie, azioni per at-tività integrate di informazione e formazione, soprattutto inconseguenza della rapida evoluzione degli scenari e deinuovi compiti che si ritiene debba assolvere la forma-zione ambientale, richiedendo,quindi, un salto di qualità achi promuove e a chi opera inquesto ambito. Obiettivo dellaScuola è quello di creare figureprofessionali riconosciute in gradodi assistere le organizzazioni (Enti edimprese) nella predisposizione e attua-zione del sistema di gestione ambientale(Consulenti EMAS) o per le fasi specifichedi Audit interno (Revisori).

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I Corsi formativi organizzati forniscono ai futuri Consulenti compe-tenze specialistiche per poter svolgere attività di sensibilizzazione deltessuto locale sui temi della sostenibilità ambientale e dello sviluppo“sostenibile” del territorio e generare nuove soluzioni e proposte ingrado di colmare il ritardo attuale nell’implementazione di politicheambientali applicate a contesti aziendali e/o istituzionali. Gli iter formativi realizzati dalla Scuola, inoltre, rispondono a preci-si criteri di qualità volti a promuovere una cultura ecosistemica e so-no orientati a perseguire i seguenti obiettivi generali:- rafforzare e sviluppare negli operatori ambientali le competenze ele capacità necessarie a migliorare la qualità dei processi di program-mazione, progettazione e gestione in un contesto organizzativo orien-tato alla qualità e allo sviluppo sostenibile;- promuovere, nelle organizzazioni pubbliche e private, la conoscen-za e l’utilizzo integrato dei Sistemi di Gestione Ambientale e deglistrumenti di miglioramento delle prestazioni ambientali dei prodot-ti e dei servizi nell’ottica delle “politiche integrate di prodotto”;- aggiornare gli operatori sulle politiche per la sostenibilità dello svi-luppo, sulla normativa ambientale, sugli aspetti procedurali e sulla di-stribuzione delle competenze del “sistema regionale per l’ambiente”tra Regione, Province, Comuni e ARPAM.In questa prospettiva, la Scuola EMAS di Ancona ha assunto in que-sti anni di attività il ruolo di capofila nel progetto di diffusione del“Sistema Scuola EMAS” in tutta Italia contribuendo all’apertura di al-tre Scuole e con il preciso obiettivo di creare una rete per la condivi-sione di documenti, aggiornamenti, esperienze e criticità per un mi-glioramento continuo delle performance.A quanto appena scritto va poi aggiunta l’aper-tura presso la Camera di Commercio di Anconadi uno Sportello dedicato alla promozione,sensibilizzazione e diffusione della culturadella Responsabilità Sociale d’Impresa edelle buone pratiche locali di CSR. Il servi-zio è stato avviato nel 2005 (a seguito diun protocollo d’intesa tra Ministero delLavoro e Unioncamere Nazionale) nel-l’ottica complessiva della realizzazione di unmodello locale di sviluppo sostenibile.

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Lo sportello svolge attività di informazione alle imprese e alle altreorganizzazioni del territorio mediante la realizzazione di convegni,seminari tecnici, corsi di formazione e altre iniziative promozionaliquali la partecipazione condivisa con le PMI locali a Fiere nazionalilegate ai principi della sostenibilità. Inoltre, tra le azioni di sensibilizzazione sui temi ambientali svilup-pate dalla Camera, sta assumendo sempre maggiore rilievo la crea-zione di un osservatorio in materia di brevetti ambientali che mi-ra a colmare la lacuna rappresentata dall’assenza sull’intero territorionazionale di un monitoraggio sistematico dei brevetti nazionali edeuropei con potenziale impatto ambientale. Nel corso del 2008 sono state poste le fondamenta per raggiungerequesto importante obiettivo, iniziando la raccolta di informazioni,per il momento su scala regionale, relativamente a quelle invenzioniindustriali che potrebbero avere un impatto concreto sull’ambiente.Dopo aver compiuto questo primo, ma fondamentale, step la Came-ra intende dare la giusta visibilità alle invenzioni sinora trovate ren-dendole consultabili all’interno del sito web www.marcheinnova-zione.it, portale interamente dedicato ai temi dell’innovazione e deltrasferimento tecnologico in ambito regionale, all’interno del qualela Camera di Commercio di Ancona ha curato la realizzazione dellasezione “BREVETTI”.Infine, i cittadini possono ricevere informazioni sulla normativa na-zionale e comunitaria e richiedere pareri relativi alle problematicheconnesse al consumo presso il Servizio di Tutela del Consumato-re dell’Ente Camerale. Tale ufficio organizza ogni anno numeroseattività di carattere divulgativo (seminari, convegni, tavole roton-de…), finalizzate ad approfondire i principali aspetti della comples-sa legislazione sul consumo: un’adeguata conoscenza delle disposi-zioni applicabili costituisce, infatti, uno strumento fondamentale perla realizzazione di un sistema economico caratterizzato da un mag-gior equilibrio tra imprese e consumatori. Il Servizio di Tutela delConsumatore cura inoltre la realizzazione di opuscoli e guide su te-mi di attualità; si segnalano a questo proposito le seguenti pubblica-zioni: Guida all’e-commerce; Riferimenti normativi in tema di eti-chettatura dei prodotti alimentari; Istruzioni per te che viaggi; Opu-scolo sulle clausole vessatorie; Depliant sulle garanzie per i beni diconsumo; Guida all’etichettatura delle calzature.

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RIFERIMENTI UTILI

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