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io allevo Il periodico della nostra zootecnia Poste Italiane s.p.a.- Spedizione in Abbonamento Postale- 70% - LO/CR Anno III n. 02 febbraio 2016 Indicizzazione: raggiunto un primo accordo Modello 4: attenzione perché da giugno sarà informatizzato Energia: protocollo Mipaaf-Enel dedicato alle stalle L'Ue vuole rafforzare la posizione degli allevatori nella filiera

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io allevo Il periodico della nostra zootecnia

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Indicizzazione: raggiunto un primo accordo

Modello 4: attenzione perché da giugno sarà informatizzato

Energia: protocollo Mipaaf-Enel dedicato alle stalle

L'Ue vuole rafforzare la posizione degli allevatori nella filiera

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Latte

In sede di Comitato consultivo al Mipaaf

Raggiunto un primo accordo sul meccanismo di indicizzazione Mentre il ministro Martina annuncia di aver firmato il decreto per la distribuzione degli aiuti Ue

Nelle scorse settimane il Comitato consultivo sul comparto lattiero-caseario voluto dal Ministero delle Politiche agricole ha trovato un primo accordo sui parametri per l'indicizzazione del prezzo del latte alla stalla. All'incontro c'erano i rappresentanti delle organizzazioni agricole, dell'industria, delle cooperative e della grande distribuzione. In pratica – dalle notizie diffuse dal Mipaaf – quello trovato è un meccanismo che tiene conto dei costi di produzione e dell'andamento dei prezzi del latte e dei formaggi sul mercato interno ed estero. Sempre all'incontro, il ministro Maurizio Martina ha annunciato di aver firmato il decreto per la ripartizione degli aiuti diretti alle imprese di allevamento per il latte prodotto e commercializzato nei mesi di dicembre 2015, gennaio e febbraio 2016. Si tratta dei 25 milioni stanziati dall'Ue per il nostro Paese. L'impatto stimato della misura è di 1 centesimo per litro di latte venduto alla stalla. Il decreto è stato già trasmesso ad Agea per l'erogazione dei contributi a circa 36 mila allevatori. Al tavolo, la Grande distribuzione ha inoltre presentato un programma delle attività di promozione straordinaria dei prodotti lattiero caseari italiani, caratterizzato dall'utilizzo di un marchio che consenta di individuare in maniera chiara e omogenea i prodotti lattiero caseari di origine 100% italiana sugli scaffali. Ma vediamo i parametri – sempre diffusi

dal Mipaaf – che sono stati scelti per il meccanismo di indicizzazione messo a punto da Ismea. Il sistema prende in considerazione 4 gruppi di riferimento selezionati: 1- prodotti a medio-bassa stagionatura (Provolone Val Padana fresco e maturo, Mozzarella, Gorgonzola, Italico) 2- prodotti a elevata stagionatura (Parmigiano Reggiano e Grana Padano in vari gradi di stagionatura) 3- prodotti esteri (Latte scremato in polvere Francia, Oceania e Germania, Edamer Germania, Latte intero in polvere Germania) 4- input di produzione (mais, farina di soia, sorgo, crusche, farinacei). All'interno delle 4 componenti sono stati scelti i primi 5 prodotti con il coefficiente più alto, per un totale di 20 prodotti. L'ampiezza dei panieri e la loro

articolazione rappresenta un elemento importante in termini di stabilità dell'indicatore – prosegue il Ministero – in quanto evita che fluttuazioni impreviste o indotte di singoli componenti possano determinare variazioni consistenti. Ma Assolatte frena Dopo la firma si sono registrate reazioni per lo più positive da parte delle organizzazioni professionali agricole ma è arrivato un primo altolà dagli industriali. Assolatte ha fatto sapere di ritenere il documento firmato solo un "primo passo", in quanto un unico indice – si sottolinea – si traduce in un prezzo di riferimento che contrasterebbe con il libero mercato. Assolatte si dice comunque disposta ad approfondire il lavoro al tavolo di filiera.

io allevo

Direttore responsabile Stefano Boccoli @newsagricoltura

Editore Aprozoo Società Agricola Cooperativa A R.L Via Bergamo 292 Tel. 0372 561307 Fax 0372 561291

Stampa Fantigrafica srl – via delle Industrie, 38 Cremona

Autorizzazione Tribunale di Cremona n. 1859 del 9/6//2014 [email protected] www.aprozoo.it

Occhio all’icona

#concettochiave Propone un piccolo box che riassume, in quattro righe, il succo dell’articolo.

Segnala dove trovare approfondimenti in Internet o su altri documenti

per approfondire

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Polit

ica

Ue

Istituita a Bruxelles la Agricultural markets task force

L'Ue vuole rafforzare la posizione degli allevatori nella filiera

Per affrontare i mercati che saranno sempre più liberi (e volatili)

Nasce un nuovo gruppo ad alto livello. Si chiama Agricultural markets task force e lo ha voluto Phil Hogan, il commissario europeo all'Agricoltura per parlare di rapporti di filiera. Anzi, con un obiettivo ancora meglio specificato: rafforzare la posizione degli agricoltori e allevatori nell'ambito dei rapporti di filiera. A farne parte sono esperti di vari paesi europei e di varia estrazione professionale, ma tutti particolarmente competenti sui problemi di mercato in molti comparti agricoli e zootecnici continentali. Una prima riunione si è tenuta il 13 gennaio, un incontro interlocutorio al quale ne seguiranno altri più operativi. Per ora non è noto un calendario, ma si sa che il gruppo deve produrre risultati entro il prossimo inverno. Per ora, dunque, a parlare sono i documenti ufficiali della Commissione che affidano alla Task force il mandato di approfondire diverse questioni. A cominciare dalle azioni per aumentare la trasparenza dei mercati, perché da sempre la libera circolazione delle informazioni è una delle condizioni di base per il buon funzionamento dei meccanismi di mercato, a tutela di tutti gli attori che vi operano. L'accesso agli strumenti finanziari e ai mercati a termine è un altro tema importante di cui si occuperà il gruppo voluto da Hogan. Si tratta di strumenti ai quali agricoltori e allevatori dovranno sempre più avvicinarsi, al fine di tutelarsi contro le oscillazioni di prezzo dei prodotti. Il documento costitutivo parla anche di "opzioni per l'organizzazione di relazioni contrattuali all'interno delle filiere". Una definizione un po' fumosa, ma che dovrebbe contemperare i temi dell'organizzazione dei produttori e delle relazioni interprofessionali. O almeno c'è da auspicarlo perché, a detta degli esperti, si tratta di questioni centrali sulle quali si basa buona parte del futuro economico di molte filiere agricole e zootecniche. A cominciare da quelle dei suini e del latte, comparti che vivono una fase di particolare crisi in molte aree d'Europa e in Italia in particolare. I vecchi meccanismi di politica

è più al riparo dagli sviluppi globali della catena di approvvigionamento alimentare. La presenza dell'agroalimentare europeo sui mercati internazionali crea importanti opportunità, ma espone gli operatori a una maggiore instabilità e volatilità dei prezzi». Per questo, temi come strumenti finanziari innovativi e mercati a termine da un lato, organizzazioni di produttori e interprofessione dall'altro sono particolarmente importanti. Stefano Boccoli @newsagricoltura

comunitaria, rivolti al sostegno dei mercati, non esistono più. Gli acquisti all'intervento o gli aiuti all'ammasso privato, tipici per latte e derivati, carne bovina e carne suina, sono ormai a livello di rete di sicurezza. Così come non si potrà più contare su sistemi di regolazione dell'offerta, quali sono state per anni le quote latte ormai soppresse. Da anni l'Ue sta adottando una politica orientata al libero mercato. A maggior ragione questo Commissario europeo il quale, proprio parlando del mandato dell'Agricultural markets task force, ha ribadito che «Con la crescente liberalizzazione del commercio di questi ultimi anni, il settore agricolo dell'Ue non

Calzolari: utile parlare di Op e interprofessione

Per l'Italia è stato chiamato a partecipare all'Agricultural markets task force Gianpiero Calzolari, coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza cooperative italiane, oltre che presidente di Granarolo. «Sono stato chiamato a partecipare a questo tavolo meno di un mese fa – dice Calzolari – e la percezione che ho tratto, dopo i primi confronti, è che si punterà a trovare soluzioni concrete e mi auguro veloci. Ne va della sopravvivenza delle nostre filiere, pensiamo a quanto sta accadendo nel mondo del latte dove gli squilibri tra domanda e offerta stanno piegando la resistenza di molti allevatori. Il problema vero – prosegue – è che gli interessi in gioco sono molti e non facilmente conciliabili fra loro». Calzolari delinea quindi una proposta di metodo: «Sarebbe saggio, a mio avviso, cercare molto pragmaticamente una articolazione di soluzioni declinabili in funzione delle diverse realtà, più che cercare, senza risultati concreti, la ricetta miracolosa, valida una volta per tutte». Passando a una delle questioni centrali del dibattito in corso, aggregazione dei produttori e rapporti di filiera, Calzolari ha le idee chiare. «Il contradditorio che nasce dalla convivenza dentro ogni filiera di portatori di interessi divergenti, deve suggerire soluzioni innovative e non ridursi al mero conflitto. Da questo punto di vista, le organizzazioni dei produttori e l’interprofessione sono strumenti utili a un confronto di pari dignità fra il mondo agricolo, la trasformazione e la distribuzione. Del resto in tanti anni di lavoro nella cooperazione ho imparato che è più proficuo cercare la sintesi fra interessi diversi che non alimentarne le distanze».

SB

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Bur

ocra

zia Lo prevede un'ordinanza del Ministero della Salute

Da giugno il "modello 4" sarà solo online Serviranno computer e Internet

Il "modello 4" lo conoscono tutti gli allevatori. È quel modulo che viene compilato quando un capo bovino lascia la stalla per qualsiasi destinazione (macello, altro allevamento ecc). Fino ad ora è stato cartaceo (il classico "modello rosa") ma presto diventerà – attenzione: obbligatoriamente – informatizzato. Ogni allevatore dovrà cioè compilarlo online, e per farlo dovrà collegarsi a Internet con un computer. Lo diciamo subito: si potrà delegare questa funzione a terzi (organizzazioni professionali, Apa e altri consulenti) ma ciò potrebbe rappresentare un aggravio di costi e soprattutto scontrarsi gravemente con le necessità di flessibilità e tempestività nella gestione aziendale delle movimentazioni dei capi allevati. Ma andiamo con ordine. Intanto diciamo che l'obbligo di presentare online il modello 4 scatterà dal prossimo 24 giugno. Era previsto per il 24 dicembre, ma la fase transitoria di sei mesi, già stabilita, sposta l'obbligo all'inizio della prossima estate. A stabilire tutto ciò è un'ordinanza del Ministero della Salute, emanata lo scorso 28 maggio ed entrata in vigore alla sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale avvenuta il 24 giugno 2015. Il comma 7 dell'articolo 3 recita: "Su tutto il territorio nazionale le movimentazioni degli animali, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente ordinanza, sono autorizzate esclusivamente tramite l'utilizzo del modello informatizzato, la cui funzionalità è resa disponibile nella Bdn." Addio dunque al modello 4 cartaceo che veniva compilato e firmato dal solo allevatore se il capo da movimentare andava al macello, e anche dal veterinario Asl se l'animale era destinato ad altro allevamento (ad esempio in compravendita) Già dal 21 dicembre, il Centro servizi nazionale (presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo) ha messo a punto le funzionalità necessarie per la compilazione presso la Banca dati nazionale (o nelle diverse banche dati regionali). Ma cerchiamo meglio di capire come funzionerà il nuovo sistema. Innanzitutto è necessario che i capi siano registrati in banca dati, perché è da lì che si recuperano gli elementi per compilare il modello informatizzato. Rimane che le movimentazioni verso i macelli, non dovendo essere autorizzate dal veterinario, prevedono un modello 4 compilato online dal solo allevatore. Diversamente, e cioè per le movimentazioni "da vita", ovvero

modello 4 cartaceo, ne verrà stampata (e sottoscritta) una sola copia che accompagna gli animali durante il trasporto e viene consegnata al destinatario (macello o stalla) che provvederà ad archiviarla. Peraltro, qualora si verificassero delle variazioni dell'ultimo minuto rispetto a quanto inserito nel modello informatizzato, sul documento cartaceo di accompagnamento si trova lo spazio apposito per inserire le note di cambiamento; dopodiché si hanno sette giorni di tempo per apportare le variazioni in Banca dati.

verso un altro allevamento oppure verso pascoli e stalle di sosta, le norme prescrivono l'autorizzazione da parte dell'Asl, che dovrà dunque validare il modello online. In pratica il meccanismo prevede che l'allevatore, in questi casi di movimentazione da vita, precompili il modello e ne prenoti la autorizzazione al veterinario pubblico. Avvenuta la validazione il modello sarà automaticamente disponibile all'allevatore. Fatto tutto ciò, quando si tratta di caricare gli animali sul camion per il trasporto, al posto delle quattro copie in cui veniva precedentemente prodotto il

Attenzione, perché ci saranno problemi e difficoltà

In astratto, l'dea di digitalizzare e informatizzare la burocrazia è senz'altro buona: si dice che si risparmia tempo, carta, energia e denaro. Ottimo se non fosse che, spesso e in molti campi, questi passaggi, all'atto pratico, hanno complicato e non semplificato le cose. Talvolta perché, obiettivamente, rappresentano una novità ardua da attuare in poco tempo; talvolta perché, oggettivamente, le norme scritte a tavolino non tengono conto della (dura) realtà quotidiana di chi lavora e opera. Ne abbiamo parlato con chi, invece, con questa realtà in campo zootecnico ha quotidianamente a che fare.

«Innanzitutto – ci spiega Riccardo Crotti, presidente dell'Apa di Cremona – si deve tener conto che se da un lato l'informatica si sta certamente diffondendo tra i nostri allevatori, dall'altro lato esistono stalle non ancora dotate di un computer; e soprattutto non sempre nelle aree rurali esiste una connessione Internet buona e stabile». «E poi adeguarsi a questa procedura non è un percorso facile – aggiunge Crotti – basti pensare che l'allevatore sarà costretto a richiedere un accreditamento all'Asl di competenza. A quel punto l'Asl impartisce al richiedente un minicorso sull'utilizzo del sistema, alla fine del quale gli rilascia username e password per entrare nella banca dati regionale. Come si vede, non sarà un passaggio così automatico e indolore, soprattutto in tempi di crisi. Infatti, già dall'ottobre scorso – conclude il Presidente dell'Apa – ho scritto al dottor Piero Frazzi, responsabile dei Servizi veterinari della Regione Lombardia, descrivendogli le difficoltà che gli allevatori troveranno con l’applicazione online del modello 4, e ho chiesto di introdurlo in modo facoltativo; certo che l’allevatore in possesso di tutta una serie di requisiti e che desidera utilizzarlo, lo può fare».

Secondo Agostino Bellotti, direttore di Aprozoo, «Passare alla compilazione digitale del modello 4 creerà diverse difficoltà pratiche di non poco conto. A cominciare dal fatto che l'allevatore dovrà immettere la destinazione del capo che vende. Pensiamo proprio al caso, peraltro non isolato, della nostra cooperativa Aprozoo: l'allevatore cede la vacca a fine carriera a noi che la vendiamo al macello. Dunque la nostra cooperativa non rappresenta la destinazione finale, che è un impianto di macellazione scelto al momento proprio per massimizzare il ritorno economico per l'allevatore nostro socio. La destinazione dell'animale la conosce dunque il camionista che va a ritirare quel giorno il capo in stalla. Per questo, fino ad oggi, il modello cartaceo poteva essere completato al volo anche sull'aia vicino al camion; con il computer si allungheranno e complicheranno molto le cose. Altro che semplificazione e risparmio di tempo! «È dunque come minimo auspicabile – conclude Bellotti – che entro giugno si provveda a cambiamenti che facilitino questo passaggio»

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Polit

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Ue

L'Ue promette altri aiuti all'ammasso privato di formaggi

È emerso in un incontro bilaterale tra il commissario europeo Hogan e il ministro italiano Martina

Il commissario europeo all'Agricoltura Phil Hogan ha promesso di ridistribuire quote inutilizzate di aiuti all'ammasso privato di formaggi. Rispondendo così positivamente a una richiesta specifica del nostro ministro Maurizio Martina, e partendo dall'evidenza che la crisi del comparto lattiero è ancora grave. L'ultima fase di aiuti all'ammasso privato di formaggi è partita a ottobre 2015 ed è durata sino al 15 gennaio scorso. A normarla è stato il Regolamento delegato 2015/1852 della Commissione, che ha fissato gli aiuti a 15,57 euro per tonnellata a risarcimento delle spese fisse di immagazzinamento e di ulteriori 0,40 euro per tonnellata, e per giorno, a copertura dei costi di stoccaggio. Veniva poi previsto che ciascun contratto di ammasso potesse andare da un minimo di 60 giorni a un massimo di 210 giorni (ovvero sette mesi), terminati i quali lo stocchista rientrava pienamente nella disponibilità della merce e poteva collocarla su qualsiasi mercato, interno o esterno all'Unione europea. Il regolamento considerava anche un periodo minimo di detenzione del formaggio, calcolato a seconda del grado di maturazione e stagionatura del prodotto. Per i formaggi generici i termini vengono fissati a livello di Stato membro, mentre per i formaggi Dop e Igp viene recepito quanto indicato dai disciplinari di produzione. Nel complesso, sono stati concessi aiuti all'ammasso privato per un totale comunitario di 100.000 tonnellate tonde di prodotto, ripartite tra gli stati membri:

per l'Italia, nel periodo tra ottobre 2015 e gennaio 2016, sono stati previsti aiuti per 12.015 tonnellate. Il nostro Paese ha presto esaurito tale quantitativo massimo. Ma la situazione di produzione e stock, come di domanda e offerta interne ai vari paesi dell'Ue, sono differenziate, tanto che esistono casi di mancato utilizzo dei plafond nazionali di ammasso. Per questo ha fatto bene il ministro Martina ha evidenziare come perduri in Italia la situazione di crisi del comparto lattiero e a strappare al commissario Hogan la promessa di concedere all'Italia quote ancora inutilizzate di aiuti allo stoccaggio privato. È stato lo stesso Martina a spiegarlo a fine incontro: «Ho proposto al Commissario di valutare nuovi interventi a favore degli allevatori, tenuto conto dell'andamento negativo dei prezzi del latte sul mercato. Accolgo positivamente la notizia sullo stoccaggio privato dei formaggi e mi aspetto che all'Italia venga destinata una parte

consistente delle quote residue». Sempre nel solco dell'uscita dalla crisi nel lattiero-caseario, attraverso maggiori esportazioni di formaggi, il Ministro ha inoltre rinnovato la richiesta alla Commissione Ue di prevedere investimenti per il sostegno all'export soprattutto per le piccole e medie imprese, anche attraverso agevolazioni per partenariati europei e piattaforme logistico distributive per i prodotti agroalimentari Ue nei paesi terzi.

Qr per scaricare il regolamento sull'ammasso privato di formaggi

Due parole sui mercati

di Agostino Bellotti direttore Aprozoo

Parlando di animali da macello, febbraio inizia con una tendenza alla stabilità dei prezzi rispetto alla coda del mese precedente che si era concluso con un piccolissimo rialzo sui listini delle vacche; si fa sentire ancora l’incertezza economica che si rispecchia anche sul nostro settore. In particolare il mercato di inizio febbraio delle vacche risulta stabile e la tendenza si prevede continui così per quasi tutto il mese, anche perché si riscontra un aumento del numero di macellazioni. Per quanto riguarda i baliotti il

mercato rimane pesante ancora per la stagionalità ed anche per il fatto che i macellatori di vitelli a carne bianca stanno soffrendo la crisi a causa dei bassissimi consumi, quindi riducono le macellazioni e a catena il problema poi si ripercuote in stalla; infatti gli ultimi listini fanno segnare ancora una riduzione di qualche centesimo; in questo caso bisogna aspettare ancora un po’ per rivedere gli stessi al rialzo.

per approfondire

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Mip

aaf

Martina: un altro strumento per la competitività della zootecnia

Il Ministero firma un accordo con Enel Gli allevamenti potranno avere energia elettrica e gas a condizioni vantaggiose

È stato firmato a Verona, nell'ambito di Fieragricola, un protocollo di collaborazione tra Mipaaf ed Enel Spa sull'efficienza energetica nella filiera zootecnica. Contestualmente, Enel Energia e le organizzazioni agricole nazionali, rappresentate da Coldiretti e Agrinsieme, hanno sottoscritto un primo accordo quadro della durata di due anni. Nello specifico, Enel metterà a disposizione delle imprese – a partire proprio da quelle lattiere – dei pacchetti dedicati di fornitura di energia elettrica e gas a condizioni vantaggiose, studiati sulle esigenze delle imprese di allevamento, in considerazione delle loro dimensioni e dei loro fabbisogni, oltre a dei servizi di analisi ed efficientamento specifici, volti al miglioramento delle performance, all'ottimizzazione e alla gestione dei consumi di energia elettrica e gas in termini di utilizzo sostenibile delle risorse.

«Interveniamo – ha detto il Ministro Maurizio Martina – per migliorare l'efficienza energetica e abbattere i costi delle aziende zootecniche, a partire da quelle lattiere. Grazie all'accordo con Enel, infatti, le imprese potranno risparmiare e aumentare la loro competitività e sostenibilità anche sotto il profilo economico. Sappiamo che il nodo dei costi di produzione rimane uno dei fronti sul quale dobbiamo concentrare gli sforzi per dare futuro a più di 120 mila imprese che allevano bovini da latte e da carne. Quello che abbiamo costruito con Enel è un modello innovativo di collaborazione che siamo pronti come Ministero a replicare anche con altre compagnie del comparto energia. Dopo gli interventi sulla tutela del reddito degli allevatori e il rafforzamento degli strumenti per il credito, mettiamo un altro importante tassello nella strategia di intervento per il settore».

Secondo dati di Enel, per le oltre 35 mila aziende di produzione di latte attive alle quali si aggiungono 85 mila allevatori di bovini da carne, il consumo di energia rappresenta una voce sempre più rilevante del bilancio, che supera il 6% del totale dei costi variabili di produzione. La spesa media annua aziendale per gli allevatori risulta pari a 17.487 euro, corrispondente a circa 141 euro/capo bovino/anno.

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Scen

ari

Secondo le Previsioni di breve termine dell'Ue

Latte: produzione europea prevista in aumento anche nel 2016

Il patrimonio bovino dell'Ue cresce e manca il freno delle quote

Da anni, periodicamente, gli uffici statistici europei tracciano il punto della situazione di diversi comparti agricoli continentali e pubblicano un documento

corposo chiamato Short-Term Outlook (Previsioni a breve termine). Per questa fase produttiva, tra fine 2015 e inizio di quest'anno, il documento

uscito recentemente indica che, anche se i conteggi finali sono ancora in corso, la produzione totale a livello europeo di latte nel corso del 2015 è considerata in aumento dell'1% rispetto al 2014, e con ogni probabilità anche la produzione 2016 sarà ancora in crescita. Più nel dettaglio gli uffici statistici comunitari hanno rilevato che tra aprile 2015 (ovvero con l'inizio della fase post-quote) e luglio, le consegne di latte nell'Unione europea sono aumentate di circa il 2,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Un incremento che seguiva il calo dell'1,3% registrato nel primo trimestre dell'anno, dovuto al tentativo di moltissime aziende di limitare il crearsi di surplus produttivi nell'ultima campagna di quote. In ogni caso, rileva la Commissione Ue, l'aumento complessivo della produzione di latte registrato nei mesi scorsi può sembrare sorprendente data la forte riduzione del prezzo dei prodotti lattiero-caseari, e dello stesso latte crudo, osservato negli ultimi mesi. Tuttavia il tempo che intercorre dalla discesa del prezzo del latte e i necessari cambiamenti aziendali per, eventualmente, ridurre la produzione è in genere di molti mesi. Anche perché un volta definita la mandria aziendale, anche in presenza di prezzi del latte in calo, gli allevatori tendono a mantenere la produzione elevata per coprire i costi fissi. È necessario considerare che, in Europa, la quantità di vacche attualmente in produzione deriva da decisioni prese dagli allevatori almeno un anno fa. Inoltre i prezzi dei mangimi sono stati relativamente bassi e la disponibilità di pascoli – soprattutto in Nord Europa – è considerata nella norma, tranne che in alcuni paesi più colpiti da ondate di calore durante l'estate. Proprio a proposito di mandria complessiva, l'Outlook della Commissione indica che nell'Ue-15, l'aumento del numero di vacche da latte registrato a dicembre 2014 (+ 0,8% rispetto al 2013) è stato ulteriormente

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Anche la domanda mondiale crescerà A livello globale, la produzione di late è prevista in aumento. In Oceania, proprio in questo periodo – è sempre il Short-Term Outlook diffuso dall'Ue a segnalarlo – si sta verificando il picco stagionale di produzione di latte. Incrementi sono previsti in Australia, mentre in Nuova Zelanda i prezzi del latte sono molto bassi, le macellazioni delle vacche sono in aumento e la raccolta del latte risulta dunque inferiore al previsto. Dal lato della domanda, consumi e importazioni in Russia rimangono al di sotto dello scorso anno. In Cina, le importazioni di Wmp e Smp (rispettivamente polvere di latte intero e polvere di latte scremato) sono tornati a livelli normali, anche se si confermano sostanzialmente al di sotto dei forti quantitativi registrati nel 2014. E crescono, sempre in Cina, le importazioni di siero di latte, latte liquido e formaggi. In totale di equivalente latte, le importazioni cinesi nel 2015 sono state del 32% al di sotto del 2014; tenendo però presente che il livello delle importazioni visto nel 2014 era estremamente elevato, e addirittura scollegato dalla domanda effettiva. Le Previsioni dell'Ue segnalano preoccupazioni per quanto riguarda la capacità dei paesi produttori di petrolio di continuare ad acquistare quantità crescente di polveri, dopo il crollo delle entrate proprio a causa delle basse quotazioni dell'oro nero. E in alcuni paesi del Nord Africa si stanno registrando dinamiche negative, come gli acquisti dall'Algeria che sono già notevolmente al di sotto dello scorso anno. Per contro, negli Stati Uniti, nonostante l'aumento della produzione, le importazioni sono in aumento per soddisfare la crescente domanda interna di burro e formaggio. E la domanda è in fermento anche nel Sud Est Asiatico, Messico e Giappone. In conclusione – spiega il documento dell'Ue – la domanda mondiale proseguirà ad aumentare a un tasso del 2% annuo. E di questo aumento ne beneficerà anche l'Unione europea che ha margini di crescita produttiva, a fronte di altre realtà fortemente orientate all'export che da tempo hanno raggiunto limiti strutturali tali per cui non potranno più di tanto incrementare ulteriormente la produzione. Ma anche per l'Ue – sempre secondo le previsioni del documento appena uscito – sarà difficile agganciare sufficientemente questa crescita della domanda mondiale, per la storicamente scarsa propensione all'export nel comparto lattiero-caseario continentale. Il risultato è che il prezzo medio attuale a 36 centesimi al chilo di latte crudo alla stalla perdurerà probabilmente per qualche anno, e peraltro non si esclude notevole volatilità sui mercati.

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confermato nell'indagine sui capi di bestiame tra giugno-luglio (+ 1,2%). L'incremento è stato particolarmente significativo in Irlanda (+ 5,7%), Paesi Bassi (+ 3,5%) e Regno Unito (+ 2%). Al contrario, il numero di vacche da latte è stato abbastanza stabile in Francia, Spagna, Italia, Belgio e Danimarca; infine è sceso in Svezia. Inoltre, nel 2015, il numero di giovenche allevate per la rimonta in stalla è in generale al di sotto dell'anno precedente, tranne che in Italia e nei Paesi Bassi. Le Previsioni di Bruxelles indicano inoltre che gli allevatori dell'Ue-15 intensificheranno nei prossimi mesi l'avvio di vacche al macello, come scelta imprenditoriale in risposta ai bassi prezzi del latte crudo. In quest'ottica, una dinamica particolarmente elevata si è registrata in Romania (a seguito di un aumento eccezionale in consegne di latte nel 2014), Estonia e Lituania, fortemente influenzati dal divieto di importazione per l'embargo stabilito in Russia. Nello sguardo verso il 2016, l'Outlook vede un ulteriore incremento della produzione di latte. Questo perché è

previsto che la mandria complessiva bovina andrà ancora a crescere e anche perché la riduzione delle consegne di latte che si è osservata nel primo

trimestre 2015, al fine, come si accennava di rimanere nell'ambito delle quote di produzione, non avrà luogo nel 2016.

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io allevo n. 2 Febbraio 2016

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Italia

Dalla versione definitiva della Legge di Stabilità 2016

Imu, Irap, Iva, molte le novità per quest'anno

Un sensibile taglio di imposte dovrebbe sfociare in un incremento della redditività delle aziende

Ora che la legge di stabilità è stata definitivamente approvata dal Parlamento, si può tracciare un riassunto schematico delle misure prese. A cominciare dal tratto più caratterizzante che mostra questa "Stabilità 2016" (la vecchia legge finanziaria) per l'agricoltura. Il taglio delle tasse. Secondo calcoli del Mipaaf, a partire da quest'anno infatti la pressione tributaria sulle aziende agricole verrà tagliata di oltre il 25%, passando dai 2.360 milioni di euro a 1.760 milioni di euro. Non è poco. "Si tratta di una svolta fiscale senza precedenti per il settore agricolo – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina. Grazie alle scelte fatte con la Legge di Stabilità, raggiungiamo un obiettivo importante di riduzione tributaria per la tutela reale del reddito dei nostri agricoltori, in un passaggio delicato per il settore e a sostegno del rilancio di investimenti e occupazione. Proprio così l'agroalimentare italiano è oggi al centro delle politiche economiche e di sviluppo del Paese come non accadeva da anni." Ma vediamo dunque nel dettaglio le diverse misure di ordine fiscale previste dalla Stabilità 2016 (il provvedimento che da qualche anno ha sostituito la vecchia legge finanziaria). A cominciare dalla cancellazione dell'Imu e dell'Irap. In particolare, a decorrere da quest'anno, per coltivatori diretti e Iap iscritti a previdenza agricola, l'Imu è abolita, mentre scatta l'esenzione dell'Irap per chi esercita attività agricola. Infine, per quanto riguarda la Tasi, entra in vigore un'esenzione sui terreni agricoli e sull'abitazione principale. Nel complesso, sempre secondo fonti del ministero delle Politiche agricole, il taglio di queste imposte varrà complessivamente 600 milioni di euro. Altro capitolo importante riguarda poi l'imposta sul valore aggiunto che vale per tre comparti: latte, capi bovini e capi suini. Per capire questo intervento è necessario considerare il meccanismo del regime speciale Iva per le aziende agricole. Il sistema prevede infatti l'emissione regolare, con Iva esposta, delle fatture di vendita da parte dell'azienda agricola, ma non contempla il conteggio dell'Iva per le

fatture ricevute da parte dei fornitori. La compensazione Iva – cioè la differenza tra l'imposta incassata con le fatture di vendita e quella sborsata con le fatture di acquisto – avviene attraverso aliquote fissate per legge da applicare al fatturato (vendite) aziendale. Con questo meccanismo, più l'aliquota di compensazione è elevata e più denaro incassato con l'Iva esposta alla vendita rimane nelle casse aziendali. Ciò significa che una manovra su queste aliquote, una volta completati tutti i passi normativo/applicativi, si traduce in liquidità immediatamente disponibile per l'allevatore. In questo ambito, per quanto riguarda il latte crudo venduto da una stalla a un primo acquirente, l'aliquota di compensazione Iva viene portata dall'8,8% al 10% (in pratica, tutta l'Iva incassata, appunto il 10%, verrà trattenuta in azienda). Per la vendita di bovini vivi, la percentuale di compensazione andrà dall'attuale 7% al 7,7%; una misura che dunque interesserà direttamente gli allevamenti tipicamente da carne, ma anche gli allevamenti da latte per quanto riguarda la vendita, per esempio, di vitelli o vacche a fine carriera. Infine per i suini da macello ceduti dagli allevatori, l'aliquota di Iva trattenuta passerà dal 7,3% all'8%. Nel complesso, il Mipaaf indica in 50 milioni di euro il valore dell'operazione sull'Iva.

Verrà inoltre esteso il credito d'imposta per gli investimenti produttivi in agricoltura. Diverse le misure della Stabilità 2016 che escono dal campo strettamente fiscale. A cominciare dall'estensione degli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato anche per il settore agricolo. Viene poi confermato il budget di 140 milioni in due anni a sostegno delle assicurazioni contro le calamità. È stato inoltre prevista una razionalizzazione degli enti agricoli che si traduce nell'accorpamento dell'l'Istituto sviluppo agroalimentare (Isa) e della Società gestione fondi per l'agroalimentare (Sgfa) nell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea). E per concludere sono stati stanziati 45 milioni per il rinnovo delle macchine agricole. Si tratta di un fondo, creato presso l'Inail, destinato a finanziare gli investimenti per l'acquisto o il noleggio con patto di acquisto di macchine o trattori agricoli e forestali. La misura ha l'obiettivo di favorire l'innalzamento degli standard di sicurezza a favore dei lavoratori, l'abbattimento delle emissioni inquinanti e l'aumento dell'efficienza delle prestazioni.

Palazzo Chigi

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