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Pubblicazione a cura di:

Roberta Righi

Lorenzo Cavedo

Servizio Pianificazione Innovazione

Controlli e Statistica

Provincia di Mantova

Via Principe Amedeo, 30-32

46100 Mantova

Tel. 0376/204711 – 204255

Fax 0376/204788

e-mail: [email protected]

sito web: statistica.provincia.mantova.it

Si ringraziano per l’elaborazione del modello

di previsione e la collaborazione ricevuta

il prof. Gian Carlo Blangiardo e

la dr.ssa Stefania Rimordi

Dipartimento di Statistica

Università degli Studi di Milano-Bicocca

Ulteriori dati analitici, di dettaglio comunale e

distrettuale, per classi d’età e per genere,

sono rinvenibili e scaricabili dal sito

statistica.provincia.mantova.it

E’ autorizzata la riproduzione parziale o totale

della presente pubblicazione o dei dati anali-

tici con la citazione della fonte.

Grafica: Studio Grafico Salvagni - MN

Stampa: Publipaolini - Mantova

In copertina: installazione di Lorella Salvagni“Appello” Arte sull’Acqua 2004

SERVIZIO PIANIFICAZIONE, INNOVAZIONE, CONTROLLI E STATISTICA

O S S E R V A T O R I O D E M O G R A F I C O

Novembre 2007

2 � MANTOVA DOMANI - previsioni demografiche 2007 - 2031 �

Presentazione.........................................................................................................................................3

Premessa metodologica....................................................................................................4

1. uno sguardo al futuro della popolazione....................................6

2. la popolazione in età scolare.......................................................................18

3. la popolazione in età lavorativa.............................................................27

4. la popolazione anziana..........................................................................................35

5. le famiglie.........................................................................................................................................45

6. cosa succederebbe se…....................................................................................49

Appendice – dati comunali....................................................................................55

Note e definizioni........................................................................................................................56

I N D I C E


PRESENTAZIONE

La crescente domanda da parte degli attori del territorio d’informazioni sugli sviluppi futuri delle dinamiche territoriali presuppone l’utilizzo di adeguati

strumenti in grado di cogliere le transazioni in atto, demografiche, sociali, economiche.

Le previsioni della popolazione vanno in questa direzione, mettendo in luce gli scenari prospettici dell’evoluzione della struttura della popolazione resi-

dente in un arco di tempo utile per la pianificazione. Siamo consapevoli che l’esercizio delle proiezioni demografiche in un periodo di rapide trasforma-

zioni come quello che stiamo vivendo rappresenta un’impresa quanto mai rischiosa, specialmente quando si vuole scendere ad un livello territoriale sub-

provinciale. Tuttavia, questo rappresenta ugualmente l’occasione per riflettere e ragionare sulla nuova realtà demografica, sui suoi fattori causali e sue

implicazioni, sui possibili scenari futuri e, caso mai, sulla necessità di ridefinire gli indirizzi programmatici, adeguando l’azione politica.

E’ evidente, infatti, che i flussi migratori, in particolare stranieri, anche per i ricongiungimenti familiari e l’allargamento delle aree di provenienza, sta modi-

ficando i principali indici strutturali. Limitarsi, però, ad osservare i cambiamenti di questi anni non ci pone in grado di stimare le implicazioni di medio e

lungo periodo. Solo proiettando su un orizzonte temporale più lontano i nuovi andamenti, si rende meglio comprensibile la portata di ciò che sta acca-

dendo.

Questo il senso del lavoro proposto …

il Vicepresidente

Claudio Camocardi


Le previsioni della popolazione residente mantovana i cui risultati saranno illustrati e commentati nelle pagine

seguenti, coprono l’intervallo temporale 2007-2031; la base di partenza è il 31.12.2006.

Le due ipotesi prospettate si distinguono per il modello di fecondità su cui sono basate, costante o crescente.

L’ipotesi a fecondità costante suppone che sia le generazioni in età feconda all’epoca delle proiezioni, sia quel-

le che vi entreranno in seguito potranno mantenere il modello riproduttivo, in funzione dell'età descritto dai tassi

specifici di fecondità che hanno caratterizzato gli anni 2002 - 2005 e che oscilla attorno a 1,2-1,3 figli per donna.

Al fine di consentire una maggiore aderenza delle caratteristiche della fecondità al territorio, si è altresì predi-

sposta una variante che prevede il calcolo e l’utilizzo di tassi specifici di fecondità distinti per ciascun distretto

socio-sanitario ai quali ricondurre, rispetto alla definizione del calendario della fecondità, la concreta identifica-

zione della serie di tassi di fecondità da applicarsi a ciascun comune a partire dal 2006.

Per poter avere un riferimento circa le trasformazioni che, rispetto a quanto va configurandosi, potrebbero rea-

lizzarsi in presenza di misure d’intervento capaci di consolidare la tendenza evolutiva della fecondità, è parso

opportuno predisporre anche uno scenario previsivo basato sull'ipotesi di una ripresa della fecondità tesa a rag-

giungere la soglia di ricambio generazionale nell’arco di 35 anni. Tale ripresa è recepita nei calcoli mediante un

progressivo aumento del numero medio di figli per donna, posto tendenzialmente in crescita secondo un model-

lo di sviluppo logistico, sino a raggiungere la soglia di 2 figli per donna nell'anno 2040. I risultati così ottenuti iden-

tificano quella che è stata etichettata come "ipotesi a fecondità crescente“.

Dall'analisi dell'evoluzione della fecondità nel corso dell'ultimo ventennio è emersa la convinzione che i livelli di

fecondità raggiunti nella seconda metà degli anni novanta siano generalmente scarsamente comprimibili e

che, anzi, negli anni più recenti si stia assistendo ad una loro seppur lenta ripresa. E' parso, quindi, ragionevole

scartare a priori una terza ipotesi di fecondità calante.

P R E M E S S A M E T O D O L O G I C A


Per quanto riguarda le ipotesi di mortalità nel corso dei cicli di proiezione ci si è avvalsi delle tavole di mortalità

provinciali elaborate sulla base dei decessi avvenuti negli anni 2002 – 2004. Esse sono state mantenute costanti

negli anni di previsione e tra i comuni. Inoltre, le stesse probabilità sono state usate in entrambe le ipotesi.

Una volta definiti alcuni possibili scenari evolutivi concernenti il movimento naturale, si è posto l'analogo proble-

ma per il movimento migratorio. Dal momento che la previsione della mobilità delle popolazioni è condizionata

da fattori (di ordine sociale, economico psicologico, politico) difficilmente prevedibili a livello di piccole aree, le

stime relative ai valori del movimento migratorio, inserite in un "modello di previsione", assumono in genere la fun-

zione di ipotesi sperimentali nel senso che con esse si vuole rendere conto degli effetti che i flussi migratori potreb-

bero provocare sovrapponendosi alla dinamica naturale. Pertanto, in questa sede è sembrato opportuno intro-

durre come ipotesi di lavoro, in luogo di valutazioni che avrebbero comunque risentito di una forte soggettività

nella definizione degli scenari per il futuro, la semplice estrapolazione delle tendenze osservate nel corso dei primi

anni del nuovo secolo a livello comunale, con la necessaria distinzione tra i movimenti da e verso altri comuni e

gli apporti netti provenienti direttamente dall’estero (migrazioni nette dai così detti “paesi a forte pressione migra-

toria”). Tali tendenze, per altro facilmente rettificabili in sede di successive revisioni dei calcoli, sono state mante-

nute costanti in corrispondenza di ogni ciclo previsivo.

La formulazione delle precedenti ipotesi ha consentito, dunque, l'elaborazione dei risultati previsivi secon-

do le seguenti alternative:

• Proiezione ip_fec_cost: (colore blu): fecondità mortalità e movimento migratorio costante;

• Proiezione ip_fec_cresc. (colore verde): fecondità crescente (ove non si sia già in presenza di un livello

che garantisce il ricambio generazionale), mortalità e movimento migratorio costante.

Le alternative così formulate rappresentano i confini di un intervallo, all’interno del quale si andrà verosi-

milmente a collocare l’evoluzione demografica del periodo considerato.

PER

LALE

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U N O S G U A R D O A L F U T U R O D E L L A P O P O L A Z I O N E

Come possono le scelte del territorio

prescindere dall’evoluzione che subirà

la popolazione nei prossimi anni?


Le previsioni della popolazione man-tovana mostrano in entrambe le ipo-tesi, di recupero e non della fecondi-tà, una popolazione in continua cre-scita nei prossimi 25 anni di previsione(sostanzialmente grazie all’apportomigratorio), sebbene con incrementivia via decrescenti.Leggendo, tuttavia, il dato regionale,con le cautele dovute all’utilizzo dimodelli previsionali diversi, si nota cheMantova mantiene comunque, rispet-to alla media regionale, livelli di varia-zioni positive più elevate durante tuttol’arco della previsione.Ancora di più ci conforta il dato nazio-nale, dal momento che le previsioniISTAT, dopo un apice demograficoattorno al 2015, segnalano un lento eprogressivo declino fino al 2050.

Mantenendo l’attuale tendenza aprocreare, si rilevano incrementi sem-pre più contenuti, ma comunque suf-ficienti a portare tra 25 anni la popo-lazione mantovana intorno ai 450.000residenti (+14% rispetto al 2006).L’ipotesi ottimistica di tendenza alricambio generazionale, farebbe spe-rare addirittura in altri 23.000 abitantiin più (+20% rispetto a fine 2006). La soglia dei 400.000 abitanti con ogniprobabilità sarà raggiunta già con lafine del 2007.


La composizione per genere, tradizio-nalmente sbilanciata a favore dellefemmine (95 uomini ogni 100 donne è ilrapporto di mascolinità attuale),potrebbe subire nel lungo periodoun’inversione di segno, come mostral’incrocio delle due curve.L’incremento dei maschi appare supe-riore a quello delle femmine, in entram-be le ipotesi considerate, con un con-seguente progressivo livellamento tra isessi ed un successivo sorpasso, anchese non prima del 2023/2024.La tendenza, per altro avviata daalmeno un decennio nella realtà man-tovana, appare controcorrente rispettoad alcune previsioni regionali secondocui persisterebbe ed addirittura siaggraverebbe il fenomeno della pre-valenza delle donne.


Come si può vedere, infatti, la popola-zione maschile cresce più di quellafemminile fin da subito ed il divario degliincrementi di genere aumenta con il

passare degli anni: se tra cinque anniavremo i maschi che sono aumentatidell’1,7% in più rispetto alle donne (4,7%contro 3%), tra vent’anni questa diffe-

renza raggiungerà presumibilmente il5,8% a fecondità costante (14,5% con-tro 8,7%) e il 6,2% a fecondità crescen-te (18,7% contro 12,5%).

Nel complesso i prossimi due quinquen-ni sono quelli da cui aspettarci gli incre-menti maggiori, tra il 3% e il 4%, per poi

stabilizzarci su crescite inferiori, dell’ordi-ne del 2-2,5% a fecondità costante edel 3,5% a fecondità crescente. Il quin-

quennio che prevede l’incrementodemografico minore è quello 2021-2026, con un apporto di 9.187 unità.

Da un’analisi territoriale di maggiordettaglio, è possibile valutare i risultatidelle previsioni demografiche neidiversi circondari.Il circondario che contribuirà mag-giormente allo sviluppo demografico

è l’Alto Mantovano, quello “più giova-ne” grazie all’elevata componenteimmigrata, con un incremento chegià tra dieci anni sarà del 12% per arri-vare al 22% nel 2026, anche in casonatalità costante. Seguono a notevo-

le distanza i circondari dell’Oltrepo (ilcui contributo maggiore sarà dato dalSuzzarese), e quello del Viadanese.Analoghe considerazioni valgonoanche nel caso di aumento dei tassidi fecondità.


In entrambe le ipotesi considerate,come l’intero territorio, anche tutti i cir-condari conosceranno gli incrementimaggiori già nel primo quinquennio diprevisione, per aumentare poi la loropopolazione con incrementi semprepiù contenuti, soprattutto nel caso lafecondità si mantenga sui livelli attuali,prima di una nuova ripresa degli incre-menti riscontrabile negli ultimi 5/10 annidi previsione.


La mappa mostra che, nel lungo perio-do e a fecondità costante, le crescitesuperiori al 20% saranno concentrateper l’Alto mantovano nei comuni diCasalmoro, Casaloldo, Castel Goffredo,Castiglione delle Stiviere, Guidizzolo,

Ponti sul Mincio e Solferino. Crescitedello stesso livello sono evidenti nelViadanese, dove si distingue Viadana, enel Suzzarese, in particolare a Gonzagae Motteggiana. Nel Destra Secchia sisegnala la crescita di Magnacavallo

mentre nel Medio Mantovano quella diCastel d’Ario e Roverbella. Se le nascitedovessero aumentare, alla rosa dicomuni che conoscono le crescite per-centualmente maggiori si aggiungereb-bero Mariana Mantovana e Suzzara.

VARIAZIONI % ’06-’26 – IPOTESI DI FECONDITÀ COSTANTE

Mantenendo lo sguardo sui dati comunali, i cinquecomuni che, in entrambe le ipotesi, mostrano lecrescite più elevate per tutti i prossimi 20 anni cono-sceranno incrementi a partire da quasi il 30% fino asuperare il 45%. Viceversa gli sviluppi minori e addi-rittura negativi dei comuni più deboli possono arri-vare toccare la soglia del -10%.


VARIAZIONI % ’06-’26 – IPOTESI DI FECONDITÀ CRESCENTE


Non cambia in generale la com-posizione per classi dimensionalidei comuni della provincia. Adogni quinquennio si prevede ilpassaggio di uno o due comuniche superano la soglia dei 10.000abitanti, anche in presenza dinascite invariate. Agli odiernicomuni con più di 10.000 residen-ti, Mantova, Castiglione d/S,Suzzara, Viadana. Porto Mantovano, Curtatone,Castel Goffredo e Virgilio, sipotrebbero aggiungere, nell’or-dine, Goito, Asola, Gonzaga,Roverbella e San Giorgio.

Senza un incremento delle nascite,Mantova capoluogo mostra tassi di cre-scita positivi ma in decremento e infe-riori alla media provinciale, che indica-no una sostanziale stazionarietà. Il suoincremento già tra cinque anni sarebbedel 1,4% contro il 4% provinciale, tradieci anni del 2% contro il 7% e alla finedel periodo previsionale del 3% contro il14% dell’intero territorio. Solo con unaripresa poco probabile delle nascite, ilcapoluogo arriverebbe a superare i50.000 abitanti, arrivando comunquead una crescita che è ben inferiore aquella prospettata in questo caso perl’intero territorio (9% contro il 20%).

L’andamento della popolazione dipende e si spiegadall’evoluzione combinata delle sue componenti. Conriferimento alle componenti naturali, le due ipotesi si dif-ferenziano per la sola evoluzione dell’intensità dellafecondità: in entrambi i casi il saldo tra nascite e deces-si si mantiene negativo per tutto l’intervallo di previsio-ne, peggiorando fino al 2025 in corrispondenza degliattuali livelli delle nascite per poi stabilizzarsi attorno adun saldo negativo di 2.600 unità. L’ipotesi più rosea di ripresa delle nascite fa comunquepeggiorare il saldo naturale fino al 2021, per poi con-sentire un lento miglioramento.Il processo d’invecchiamento della popolazione si riflet-te in un incremento del numero dei decessi che arrive-rebbe a toccare la quota di 5.800 unità, il 38% in piùdegli attuali; mentre, per quanto riguarda l’andamentodelle nascite, solo l’ipotesi di incremento della propen-sione a procreare riesce a sostenere la curva dei nati. Incaso contrario questa appare destinata a declinarerepentinamente, almeno fino al 2021, anno a partiredal quale si ravvisa una modesta ripresa.

IPOTESI DI PASSAGGIO DELLA SOGLIA DEI 10.000 ABITANTI


Osservando le piramidi delle età 2006e 2026 sovrapposte, si capisce come ilfuturo andamento delle nascite inci-derà in misura opposta sulle primeclassi di età (da 0 a 9 anni): con un

allargamento della base in caso diripresa e un assottigliamento in caso distagnazione. Per le classi successive gli andamentirisultano, invece, convergenti in

entrambe le ipotesi: un allargamentoda 10 fino a 24 anni di età e un succes-sivo assottigliamento fino a 44 anni, perpoi lasciare spazio di nuovo ad unampliamento delle classi attive mature

e delle classi anziane fino a 69 anni. Persiste, anche se leggermente ridi-mensionato, il ben noto fenomenodegli alti contingenti di donne di etàanziana.

LA STRUTTURA PER ETÀ E GENERE DELLA POPOLAZIONE METTE IN LUCE ALTRI ASPETTI DELLE DINAMICHE DEMOGRAFICHE


Inevitabilmente aumenterà il pesoassunto dalla popolazione anziana (65anni e più), oltrepassando stabilmente il20% della popolazione: più di un man-tovano su 5 avrà almeno 65 anni.L’incidenza della classe con meno di 15anni, invece, dipende dalla ripresadelle nascite: a fecondità invariata risul-terebbe sostanzialmente invariatoanche il peso di questa fetta di popo-lazione per i prossimi 15 anni, per poidiminuire nell’ultimo decennio. La suaincidenza aumenterà nell’ipotesi diripresa della fecondità.La classe che modifica il suo “peso” indirezione opposta a seconda delle ipo-tesi è quella attiva compresa tra i 15 e i64 anni: a nascite invariate si mantienesostanzialmente costante, anche secon andamenti altalenanti; con unincremento delle nascite diminuisce inun decennio di oltre un punto percen-tuale e in prospettiva di oltre il 2,5%.

Solo l’incremento delle nascite garanti-rebbe il mantenimento dell’attuale etàmedia della popolazione, 44 anni. Il persistere degli attuali livelli di natalitàdeterminerà un lento, ma continuoinnalzamento dell’età media di quasidue anni.


Dal cambiamento degli equilibri tra lefasce d’età derivano conseguenzesociali ed economiche che possiamocogliere con l’indice di dipendenza.Rapportando le fasce “a carico” di gio-vani e anziani alla classe relative alle etàattive, l’indice è in grado di misurarequantitativamente la proporzione esisten-te tra potenziali “consumatori” ed “ero-gatori” di beni e servizi. Quanto più que-sto indice è elevato, tanto più si pone unproblema di sostenibilità sociale.Per i primi 10 anni di previsione, in entram-be le ipotesi formulate, la popolazionemantovana vede il peggioramento diquesto valore per cui il carico socialedella classe attiva aumenterebbe.In particolare, con una ripresa delle nasci-te, a parità di dipendenza senile, il caricosociale sarebbe ulteriormente “aggrava-to” dal contingente dei nuovi nati.Resta indubbio che la società mantova-na che si prospetta dovrà operare sulduplice fronte dell’invecchiamento edella sostenibilità del carico sociale. Sononote le conseguenze negative dell’invec-chiamento della popolazione, sia sotto ilprofilo economico che sociale. Più auspi-cabile è l’incremento del carico socialedovuto alla natalità, a favore almenodelle generazioni future.


L A P O P O L A Z I O N E I N E T A ’ S C O L A R E

In ottica previsionale risulta interessante e

importante capire i cambiamenti che

potrebbero subire le varie classi di popo-

lazione in età scolare (0-2 anni – asilo

nido; 3-5 anni – scuola materna; 6-10

anni – scuola elementare; 11-13 anni –

scuola media inferiore; 14-18 – scuola

media superiore; 19-24 anni – università)

in modo da progettare preventivamente

interventi e realizzare strutture adeguate,

supportando le politiche interessate a

questa fascia di popolazione.


Facendo un’ipotesi di feconditàcostante si può osservare come lapopolazione in età scolare, in crescitaa partire dal 2002, cresca numerica-mente fino al 2024, ma anche cometale incremento abbandoni presto leprime classi (quella della popolazionepotenzialmente destinata all’asilo nidogià a partire dal 2008), per frenare viavia in tutte le altre:Considerando i soli residenti minorenni,potremmo osservare una crescita finoal 2017 prima di un lento ma gradualecalo dei giovani mantovani.


In un’ipotesi previsionale di fecondità cre-scente, che suppone un progressivoaumento del numero medio di figli perdonna sino al raggiungimento della sogliadi ricambio generazionale nell’anno 2040,ci si può facilmente attendere una cresci-ta costante, per l’intero periodo di previ-sione, per tutte le classi prese in esame.La popolazione minorenne, oggi di pocosuperiore alle 60.000 unità, subirebbe, nelgiro di un decennio, un incremento diquasi il 25%.Con questa ipotesi ottimistica, bisognapertanto aspettarsi un aumento delnumero degli scolari, dal nido alla scuolasuperiore.


Confrontando le ipotesi prese inesame, osserviamo come la diver-genza tra le due previsioni sia sequen-ziale per le varie classi d’età e soprat-tutto come tale divario tenda adaumentare sempre più nel corso delperiodo di previsione. In particolare laclasse d’età 0-2 anni, anche in casodi fecondità costante, in meno di 10anni scenderà sotto la significativa

soglia delle 10.000 unità, distanzian-dosi fin da subito dai valori riscontrabi-li con un aumento della feconditàprovinciale. In entrambe le ipotesi prese in esame,è lecito aspettarsi una crescita dellapopolazione di 3-5 anni fino al 2011, diquella 6-10 anni fino al 2015, di quella11-13 fino al 2019 e di quella 14-18 finoal 2023.


I minori mantovani, nel caso di fecon-dità crescente mostrano un aumentolineare, superando abbondantementele 85.000 unità e distanziando di 20.000unità il numero di minori che si raggiun-gerebbero alla fine del periodo presoin considerazione se la feconditàattuale si mantenesse costante.Se la fecondità non aumenta avremoun significativo calo della percentualedi minori sul totale: si passa dal 15,4 del2006 al 14,6 del 2031.

I MINORI DI ETA’


Oltre alle variazioni in valore assoluto, èinteressante osservare il “peso” dellevarie classi scolari sulla popolazionetotale e come tale incidenza vari nelcorso del periodo di previsione.Tralasciando i possibili studenti universi-tari (19-24 anni) che verosimilmentepotrebbero già essere entrati nelmondo del lavoro e che rappresenta-no per entrambe le ipotesi una fetta dipopolazione che varia dal 5% al 6%, ibambini della scuola elementare (6-10anni) per il prossimo decennio saranno

la classe d’età che, tra quelle scolari,“peserà” maggiormente sulla popola-zione. Nel 2016 arriveranno infatti a rap-presentare circa il 5% dei residenti man-tovani, percentuale che si manterràanche in seguito su questi valori consi-derando l’ipotesi di fecondità crescen-te e tenderà invece a calare nel casoin cui la fecondità si dovesse mantene-re sui livelli attuali. A partire dal 2021 sarà la classe 14-18anni ad essere la più numerosa perentrambe le ipotesi.

Analizzando il “peso” percentuale chehanno le varie classi d’età scolare sultotale della popolazione, si può osser-vare come i comuni più giovani siano,lungo tutto il periodo pevisionale, quelli

con più di 10.000 abitanti ad eccezionedel comune capoluogo che, al con-trario, mostra un’incidenza della popo-lazione giovanile decisamente sotto ivalori medi provinciali.


Alla fine del 2011, per entrambe le ipo-tesi, è la classe 11-13 anni, corrispon-dente agli scolari delle scuole medieinferiori, a far registrare l’incrementopercentuale maggiore (+16,9%), corri-spondente a 1.634 unità, incrementoche diventa di 2.992 unità nel 2016(+30,9% rispetto al 2006). Anche i bambini della scuola elemen-tare crescono significativamente (nel2011 +2.366 rispetto al 2006, e +4.537nel 2016 nel caso in cui cresca lafecondità). Dal 2021 in poi gli aumen-ti percentuali maggiori rispetto alla

situazione attuale si rilevano nellaclasse 14-18 anni: tra vent’anni, ipotiz-zando un aumento della propensionea procreare, ci sarebbe il 50% degliindividui in più.Tra il 2011 e il 2016 è presumibile atten-dersi un significativo aumento (+15,5%)della popolazione potenzialmente inetà da scuola superiore, mentre le ridu-zioni più sostanziose, mantenendo lafecondità sui valori attuali, si potrebbe-ro riscontrare tra il 2011 e il 2016 per laclasse 0-2 anni (-8,5%) e tra il 2016 e il2021 per la classe 3-5 anni (-7,7%).


Gli incrementi osservati per l’ipotesi afecondità costante sono dovuti prin-cipalmente all’Alto Mantovanodove la crescita della popolazione ditutte le classi scolari fa registrarevalori superiori a quelli degli altri cir-condari. Fa eccezione l’Oltrepo che, spintodal suzzarese, farà segnare nel pros-simo quinquennio l’incremento mag-giore, intorno al 20%, della popola-zione di 6-10 anni. Anche ipotizzandouna crescita della fecondità, sonoancora l’Alto Mantovano e l’Oltrepoa primeggiare, questa volta presso-ché nella stessa misura, per quantoriguarda gli incrementi della classe 0-24 anni. Il Viadanese, invece, regi-stra i maggiori aumenti della popola-zione di 0-2 anni, mentre il citatoaumento della classe 11-13 anni e diquella 14-18 anni, rilevato a livelloprovinciale, è spiegato dall’AltoMantovano e dall’Oltrepo.

A livello comunale, invece, si puòvedere come per la classe d’età 0-2anni, nel caso di ipotesi di feconditàcostante, il comune di Magnacaval-lo avrà l’aumento maggiore pertutto il periodo di previsione, spalleg-giato da Borgofranco s/Po nel caso siregistri un aumento della fecondità. Il comune di Felonica si segnale inve-ce per il raddoppio, già dal 2011,della popolazione in età da scuolamaterna, aumento ancora più consi-stente per l’ipotesi di fecondità cre-scente. Il già poco numeroso comu-ne di Mariana Mantovana subiràun’ulteriore contrazione per quantoriguarda la classe 3-5 anni. Proprio aMariana Mantovana si registreràinvece un aumento della popolazio-ne potenzialmente da scuola mediache potrà raddoppiare per la finedel 2016. Tra 10 anni in comuni come CastelGoffredo si vedranno aumenti dellapopolazione delle scuole secondariefrutto dell’aumento di popolazioneriscontrato nell’Alto Mantovano agliinizi degli anni 2000; ma anche nelbasso comune di San Giovanni delDosso si prevedono aumenti dellapotenziale adolescente e preadole-scente.


L’indice di minore età ci dicequanti minori si possono contareogni 100 maggiorenni.Nell’ipotesi di fecondità costante,l’indice, pari a 18,2 nel 2006, cre-sce in un decennio fino a toccarela soglia dei 20 minori ogni 100maggiorenni, per poi calare fino araggiungere i livelli dei primi anni2000. Nel caso di ulteriore ripresadella fecondità, invece, tale indi-ce continerà a crescere, anche sevia via in modo più contenuto e iminori arriveranno a superare lasoglia dei 22 ogni 100 over 18.

Il più classico indice di dipendenzagiovanile, invece, misura il “peso”che hanno i giovani (0-14 anni)sulla popolazione potenzialmentein età lavorativa (15-64 anni).Anche in questo caso, in caso difecondità costante, l’indice cre-scerebbe fino al 2014 dove sipotranno contare 21,5 giovaniogni 100 individui tra i 15 e i 64anni, per poi calare significativa-mente. Aumentando la fecondi-tà, invece, tale indice risulterebbein crescita per oltre un decennioper poi stabilizzarsi su un valore di23 giovani ogni 100 possibili lavora-tori, prima di aumentare nuova-mente a partire dal 2026.

IL CALCOLO DI ALCUNI INDICATORI PERMETTE DI SINTETIZZARE L’ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE GIOVANILE ED IL “PESO” CHE I GIOVANI RISULTANO AVERE SU ALTRE FASCE DELLA POPOLAZIONE


L A P O P O L A Z I O N E I N E T A ’ L A V O R A T I V A

Conoscere come si evolverà nel

tempo la struttura per sesso e per

età della popolazione mantovana

potenzialmente in età lavorativa è

elemento imprescindibile con cui

fare i conti di fronte al rapido cam-

biamento dei sistemi produttivi e

lavorativi.


do di 34.000 unità, pari al 13% delleattuali. Questo incremento, neivalori assoluti, riguarderà maggior-mente la popolazione maschile,aumentando il divario tra i sessi perquanto riguarda la popolazionepotenzialmente in età lavorativa.

La popolazione tra i 15 e i 64 anniresidente in provincia di Mantova,anche ipotizzando che la fecondi-tà si mantenga sui livelli attuali, pro-seguirà la crescita iniziata con l’on-da migratoria del 2003, prospettan-do un incremento nel lungo perio-


far parte della componentepotenzialmente attiva. Nel lungo periodo l’innalzamentodella fecondità potrebbe com-portare un contingente attivo diulteriori 5.000 potenziali lavoratoriin più.

Poco incide l’incremento dellenascite dell’ipotesi a feconditàcrescente sull’andamento cre-scente della popolazione attivaosservato: solo dopo i primi 15anni dello scenario di previsione inuovi nati entrerebbero, infatti, a


dere un nuovo ciclo decrescente.Viceversa, un ipotizzato incrementodelle nascite fa peggiorare il “peso”percentuale della popolazione in etàattiva sul totale, arrivando al terminedel periodo di previsione ad un’inci-denza di circa 2 punti inferiore rispettoall’ipotesi precedente. Oltre, infatti, all’aumento della popo-lazione anziana, che vedremo inseguito, bisogna aggiungere una piùconsistente crescita della popolazionegiovanile. Non sarebbero, inoltre, rav-visabili segnali significativi di ripresaintermedi di quest’incidenza, ma solouna stabilizzazione prima di un nuovopeggioramento.

Al contrario dei riferimenti assoluti, iI“peso” percentuale della fetta dipopolazione 15-64 anni sul totale regi-stra un calo generale. Inoltre, se neivalori assoluti le differenze fra le dueipotesi previsionali iniziano a farsi senti-re solo a partire dal 2022, passando aldato percentuale queste risultano visi-bili fin da subito.Nell’ipotesi di fecondità costantenotiamo come per i prossimi dieci anniprosegua il significativo calo dell’ulti-mo decennio dell’incidenza dellapopolazione attiva sul totale, anchese in modo decisamente più contenu-to. Dopo una ripresa nel decenniosuccessivo sembra ci si debba atten-

Le percentuali maggiori di popolazione in età attiva si trovano, duran-te tutto il periodo di previsione, nell’Alto Mantovano; al contrario, lepercentuali minori si possono osservare nell’Oltrepo durante i prossimi10/15 anni e nel circondario del Medio Mantovano sul finire del perio-do di previsione. La posizione del Medio Mantovano è senz’altroinfluenzata dalla presenza al suo interno del comune capoluogo incui il “peso” della popolazione 15-64 anni è abbondantemente al disotto dei valori provinciali e rischia di raggiungere, nel caso di consi-stente ripresa della fecondità, la soglia del 60% al termine del periododi previsione.

Uno sguardo alla distribuzione della popolazione attiva in relazionealle classi dimensionali dei comuni, indica le percentuali più elevated’incidenza nei comuni superiori ai 10.000 abitanti, anche se i comu-ni minori sembrano destinati a recuperare terreno nell’ultimo quin-quennio.


Come accennato all’inizio, le variazioni maggiori del numero di abitantiin età attiva riguardano la fascia maschile della popolazione: tra 10 anniavremo il 7,6% in più di potenziali lavoratori maschi (circa 10.000 unità),contro un incremento del 4,3% per quanto riguarda le donne (circa5.000 unità). E nel lungo periodo il divario si accentua in misura più omeno marcata a seconda della fecondità stabile o in ripresa.

Entro il 2011 l’incremento maggiore si registra nell’Alto Mantovano(+5,7%), seguito dal Viadanese, che però nei quinquenni successivi sivedrà superare per quanto riguarda la variazione percentuale delnumero di residenti in età attiva dall’Oltrepo. La popolazione di 15-64anni dell’Alto Mantovano tra vent’anni sarà quasi il 25% in più dell’at-tuale, e suoi comuni, quali Castel Goffredo, Casaloldo e Castiglionedelle Stiviere, vedranno la propria fetta di popolazione in età attivaaumentare del 10% ogni 5 anni.


do anch’esso un invecchiamento, sidimostra più giovane rispetto aglialtri circondari per tutto il periodo diprevisione. Al contrario il Medio Mantovanopresenta per questa fascia l’etàmedia più alta, evidenziata ancormaggiormente dal comune diMantova, capace di superare laragguardevole soglia dei 43 annigià a partire dal prossimo quin-quennio.

Il calcolo dell’età media dellapopolazione di 15-64 anni ci per-mette di sintetizzare ed osservarecon maggior chiarezza l’invecchia-mento della popolazione in età atti-va, invecchiamento riscontrabileper i prossimi vent’anni, dopo i qualisi potrà assistere ad un arresto dellacrescita. Anche per quanto riguarda questafascia di popolazione, il circondariodell’Alto Mantovano, pur mostran-

Ancora più indicativo è l’andamen-to dell’età più frequente fra i poten-ziali lavoratori della provincia: sipassa dai 31 anni del 1996, ai 38 del2006, per crescere ancora e supe-rare la soglia dei 50 anni tra unaventina d’anni. Alla fine del periodo di previsione ilmaggior numero di lavoratori“rischia” di avere 57 anni.

PER COGLIERE LE CARATTERISTICHE DELLE POPOLAZIONE LAVORATIVA

DECISAMENTE PIÙ INTERESSANTE È ANALIZZARE LA SUA STRUTTURA PER ETÀ


parte giovane della popolazione inetà attiva e l’invecchiamento pro-segue in modo piuttosto rapido finoal 2020, quando avremo circa tre“lavoratori anziani” ogni due “gio-vani”. Ci si attende un successivomiglioramento, che sarà legger-mente più evidente in caso dell’ipo-tesi di ripresa della fecondità.

L’indice di struttura della popolazio-ne in età attiva, che rapporta lafascia “anziana” (40-64 anni) dellapopolazione lavorativa a quella“giovane” (15-39 anni), è indicativodella composizione della possibileclasse lavorativa.A livello provinciale è dal 2002 chela classe 40-64 anni ha superato la

L’Alto Mantovano è l’unico circon-dario che nel 2006 mostra un indi-ce inferiore a 100 indicativo di unastruttura relativamente giovanedella popolazione potenzialmentein età lavorativa. Ma anche perquesta zone della provincia si assistead un peggioramento che porta acontare attorno 2021 ad avvicinarsial dato provinciale. Anche in que-sto caso, il Medio Mantovano, con ilcomune capoluogo, conferma lasua “vecchia” struttura della popo-lazione attiva. Tra i comuni con una

struttura particolarmente anziana sisegnalano Borgofranco s/Po chetoccherà il suo limite proprio verso lafine del periodo di previsione sfio-rando la soglia dell’indice pari a 200(il doppio di “lavoratori anziani”rispetto a “lavoratori giovani”), eBigarello che raggiungerà ilmomento peggiore intorno al 2020.Al contrario Casaloldo e CastelGoffredo si mettono in mostra peruna struttura giovane soprattutto adinizio delle nostre previsioni, per poipeggiorare via via la loro situazione.


di equilibrio tra le due classi, nem-meno in caso di ripresa della fecon-dità. Questo evidenzia come, non-ostante siano potenzialmente innumero maggiore gli individui cheentrano nel mondo del lavororispetto a quelli che escono, lapopolazione lavorativa si mostri sbi-lanciata verso la parte anziana e, sesi pensa che al giorno d’oggi difficil-mente si entra nel mondo del lavo-ro prima dei vent’anni…la situazio-ne appare ancora più grave.

L’indice di ricambio della popola-zione in età attiva, invece, misura,con riferimento al quinquennio cui siriferisce l’indice, il rapporto tra lepersone che sono destinate aduscire dal mondo del lavoro (60-64enni) e quelle che sono destinatead entrarvi (15-19 enni). Tale indice mostra un primo piccointorno al 2010, per poi calare perun decennio e tornare a crescerefino alla fine del periodo di previsio-ne, senza mai avvicinarsi alla soglia


L A P O P O L A Z I O N E A N Z I A N A

Il trend evolutivo della popolazio-

ne anziana determina buona

parte del carico socio-assistenziale

delle famiglie, oltre che delle strut-

ture pubbliche e private deputate

all’erogazione di specifici servizi.


al successivo recupero della pro-pensione a procreare dell’imme-diato dopoguerra e riscontrabilenell’aumento significativo dellapopolazione anziana che affron-teremo tra il 2011 e il 2013. Un’altra impennata nella crescitadegli over 65enni si registrerà versola fine del periodo di previsionequando bisognerà fronteggiarel’ingresso nell’universo degli anzia-ni dei nati dal baby-boom deiprimi anni sessanta.

Al 31/12/2006 la popolazioneanziana (65 anni e oltre) della pro-vincia di Mantova conta 86.416unità e, con una crescita presso-ché continua, è presumibile chetra poco più di 20 anni sfondi iltetto dei 100.000. Un momenta-neo freno sarà impresso dalla cre-scita nulla della popolazioneanziana che si avrà nei prossimianni, dovuta al calo delle nascitedurante la seconda guerra mon-diale. Seguirà una ripresa dovuta


L’aumento del rapporto di masco-linità è spiegato dal fatto che lacrescita percentuale maggiore siregistra tra gli anziani maschi, ingrado di crescere del 3% già allafine del 2011 contro una crescitainferiore all’1% della popolazione

anziana femminile. Questo incre-mento del primo quinquennio èimputabile quasi interamente aigrandi anziani (+29,1% maschi e+21,8% femmine): in altre parole chiè passato da “anziano” a “grandeanziano” non è stato sostituito da

nuovi ingressi tra gli anziani. In ognimodo la differenza tra i sessi negliincrementi diventa sempre piùmarcata andando avanti neglianni di previsione, anche nei gran-di anziani: i maschi arrivano a cre-scere più del doppio delle donne.

Il rapporto di mascolinità neglianziani (che rapporta lapopolazione maschile a quel-la femminile) permette diosservare come, lentamentema progressivamente, ilnumero di maschi si avvicini aquello delle corrispondenti

femmine, arrivando, tra circa10 anni, a far contare 7 uominidi 65 anni e più ogni 10 donnedella stessa fascia d’età. Lostesso discorso vale per i gran-di anziani dove comunque laprevalenza femminile rimanedecisamente più marcata

lungo tutto il periodo di previ-sione: gli uomini non riesconoad avvicinarsi nemmeno adun valore di 50 di tale rappor-to, che rappresenta la propor-zione delle 2 donne over85enni ogni uomo dellamedesima fascia d’età.

Per quanto riguarda la fascia dei grandi anziani (con più di 85 anni), si potrà assistere alla pro-secuzione della marcata crescita, soprattutto per quanto riguarda le donne, iniziata nel 2004 edestinata a durare fino al 2013, che porterà al superamento della soglia delle 10.000 donne over85enni. Poi, se non si registrerà un miglioramento della speranza di vita, avremo una sorta di sta-bilizzazione con incrementi decisamente più contenuti, riscontrabili prima nella popolazionefemminile e successivamente anche nei grandi anziani maschi, in grado comunque di supera-re tra vent’anni le 4.500 unità.


Il peso delle donne anziane sultotale della popolazione femmi-nile subirà un leggero calodurante il periodo di previsioneprima della già citata crescita

finale, ma rimarrà in ogni casoconsiderevolmente al di sopradel peso che hanno invece glianziani maschi sulla popolazionemaschile, in grado comunque di

crescere si-gnificativamente nel-l’ultimo quinquennio previsivofino a toccare il 20% se la fecon-dità dovesse rimanere sui livelliattuali.

In entrambe le ipotesi previsi-ve la percentuale di residen-ti con più di 85 anni si stabiliz-za sopra il 3% mentre la per-centuale di over 65enni, purmantenendosi costante-mente al di sopra del 20%,subirà nel prossimo quin-quennio un leggero decre-

mento prima di far registrareuna decisa impennata travent’anni.Tale crescita sarà più accen-tuata nel caso di ipotesi difecondità costante, macomunque evidente e signifi-cativa anche nell’ipotesi diuna ripresa delle nascite.

COME VARIA NEL TEMPO IL PESO RELATIVO CHE QUESTA FASCIA DI POPOLAZIONE RISULTA AVERE SUL TOTALE DELLA POPOLAZIONE MANTOVANA


Questo “sorpasso” tra circondariè in parte spiegabile dagli incre-menti del numero degli anziani.Gli over 65enni del MedioMantovano aumenteranno quasidel 3% nel prossimo quinquennio,contro un calo del numero dianziani dell’Oltrepo. Discorsodiverso vale per gli over 85enni:andando alla fine del 2011 si

avranno aumenti significativi intutti i circondari e nell’Oltrepo piùche nel Medio Mantovano, maanche in questo caso, andandosul lungo periodo, si potrà assiste-re ad una crescita dei grandianziani maggiore nel circondariodel capoluogo (+40% a fine 2026)piuttosto che nella zona sud dellaprovincia (+23% a fine 2026). Gli

incrementi maggiori, comunque,sia per quanto riguarda gli over65enni che gli over 85enni, si regi-strano nell’Alto Mantovano dovela popolazione con più di 65 anniaumenta del 4,3% e quella conpiù di 85 anni del 28,2% già nelprimo quinquennio, e quest’ulti-ma addirittura del 50% tra ven-t’anni. Questa consistente cresci-

ta, a differenza del Medio Manto-vano, viene però in parte ammor-tizzata dall’altrettanto elevatacrescita della parte giovanedella popolazione. Resta il fatto che tra vent’anni sipotranno contare 5.000 anzianiin più nell’Alto Mantovano equasi 2.000 grandi anziani in piùnel Medio.

Come prevedibile l’AltoMantovano rimane il circon-dario con la più bassa per-centuale di over 65enni sultotale della popolazione,anche se tra 25 anni potreb-be anche qui superare il 20%nel caso la fecondità rimangasui livelli odierni. Ciò che cambia è il fatto chetra meno di 10 anni l’Oltrepo(composto dal distretto diSuzzara e Ostiglia) verrà supe-rato dal circondario delMedio Mantovano per quan-to riguarda la percentuale dipopolazione con più di 65anni. Nel Medio Mantovano si

segnala il comune capoluo-go per un’incidenza dellapopolazione anziana oltre ivalori medi provinciali: si regi-strerà un calo della percen-tuale di over 65enni per i pros-simi 15 anni (senza però maiscendere al di sotto del 25%)prima di un aumento che loporterà sui valori attuali se nonoltre (27%). Nonostante questo, il distrettodi Ostiglia rimane quello in cuila popolazione anziana ha ilmaggior peso, che anzi toccai suoi valori limite proprio allafine del nostro periodo di pre-visione.


Da un’analisi comunale è invecepossibile osservare come nel primoquinquennio sarà il comune diBigarello a subire l’incremento mag-giore di residenti con più di 65 annied in generale come le crescite piùsignificative si registrino nei comunidell’Alto Mantovano (Castiglionedelle Stiviere e Ponti sul Mincio sututti) e nei comuni dell’hinterland(prima a Porto Mantovano e poi aSan Giorgio di Mantova).Analizzando gli incrementi percen-tuali del numero di grandi anziani sipuò notare come, già alla fine del2011, nei comuni di Magnacavalloe Bigarello si avrà quasi l’80% in piùdegli ulta 85enni odierni. Tra vent’anni si prevede, inoltre, cheoltre Bigarello, anche San Giorgio diMantova, Castiglione delle Stiviereed altri comuni dell’hinterlandcome Virgilio e Porto Mantovanoraddoppieranno l’attuale numerodi residenti con più di 85 anni.Al contrario incrementi calantidurante il periodo di previsione si ini-zieranno a registrare nei comuni delgià anziano Destra Secchia.

Graficamente si riesce meglio anotare come le variazioni degli ultra65enni seguano lo stesso andamen-to per tutti i circondari, ma con misu-re evidentemente differenti: nell’Al-to Mantovano si registra, infatti, unacrescita decisamente maggiore,crescita che porterà gli anzianidell’Alto Mantovano a superarenumericamente quelli del MedioMantovano.Si nota anche come tra circa 10anni nell’Oltrepo e nel Viadaneseinizierà a calare la popolazione conpiù di 85 anni, mentre nel Medio eAlto Mantovano si registrerà solouna riduzione degli incrementiprima di un’ulteriore crescita.


Per sottolineare l’ulteriore invec-chiamento degli anziani manto-vani che si avrà soprattutto nelprossimo quinquennio, è possibi-le osservare quanti, tra gli anzia-ni, hanno più di 85 anni. Alla finedel 2006, tra gli anziani, il 12,7%sono grandi anziani, percentua-le che sale al 15,4% alla fine del2011 e a 15,7% nel 2016; poi ilpeso relativo dei grandi anzianisulla popolazione con più di 65anni calerà. All’inizio del perio-

do di previsione è il Viadanesead avere la più alta percentua-le di grandi anziani tra gli anzia-ni, poi il circondario dell’Oltrepoprenderà il sopravvento spintodal distretto di Ostiglia chemantiene il primato per tutto ilperiodo di previsione, anchequando tra vent’anni sarà il cir-condario del Medio Mantovanoa far registrare le più alte per-centuali di ultra 85enni sul totaledella popolazione anziana.

Il calcolo dell’età media dellapopolazione anziana permettedi sintetizzare meglio la strutturadi questa fascia di popolazione.L’invecchiamento degli anziani,evidente negli anni passati, pro-seguirà anche nel primo quin-quennio previsivo quando glianziani uomini supereranno i 75anni d’età media e le donneanziane i 77 anni.


Nei primi anni di previsione è il cir-condario dell’Oltrepo a far regi-strare i più alti livelli dell’indice divecchiaia, prima di subire unmiglioramento ed una successivacrescita, spinto dal distretto diOstiglia (che rimane la zona più“vecchia” della provincia), madurante il periodo previsivo si potrà

assistere all’invecchiamento delMedio Mantovano, che presumi-bilmente sarà il primo a superare,entro il prossimo ventennio, lasoglia dei 2 anziani ogni giovane,valore stabilmente superato dalcomune capoluogo. Per una popolazione particolar-mente anziana, a livello comuna-

le si fanno notare Felonica eBorgofranco sul Po che nel primoquinquennio previsivo viaggianosu valori di 4 anziani ultra 65enniogni giovane con meno di 15 anni(indice di vecchiaia pari a 400), erimangono i comuni con i valoripiù elevati fino alla fine del perio-do di previsione quando saranno

affiancati da Gazzuolo capace disuperare i 3 anziani ogni giovane. Al contrario i valori minori dell’indi-ce di vecchiaia si possono trovarenel comune di Castel Goffredo tra5/10 anni quando si registrerannovalori inferiori ad 4 giovani ogni 5anziani.

Grazie all’indice di vecchiaiaè possibile vedere il rapportoesistente tra la classe anzianae quella giovane della popo-lazione e come tale rapporto,oggi pari a ben 167,6 anzianicon più di 65 anni ogni 100giovani con meno di 15 anni,subirà nei prossimi anni unmiglioramento dovuto allacontrazione degli ingressinella classe anziana, migliora-mento ancor più netto nell’ot-

timistica ipotesi di una ripresadella fecondità. Anche perquesta ipotesi, però, tra circa15 anni assisteremo ad unalieve ripresa del peso deglianziani, mentre la ripresa saràdecisamente più netta eimportante se la fecondità simanterrà sui livelli attuali: allafine del periodo di previsioneci si avvicina pericolosamenteal valore provinciale di 2anziani ogni giovane.


Tramite l’indice di dipendenzasenile è possibile valutare ilpeso che la classe anziana (65anni e oltre) ha sulla popolazio-ne in età lavorativa (15-64anni). Tale indice, che ha rag-giunto nel 2006 il valore di 33,3anziani ogni 100 possibili lavo-ratori, subirà un lieve calo neiprossimi anni, oscillando co-munque intorno al 33, prima diuna significativa impennatache si registrerà tra circa ven-t’anni e che porterà a supera-re i 35 anziani ogni 100 poten-ziali lavoratori.


L E F A M I G L I E

L’evoluzione della popolazione non

può non implicare anche un’evoluzio-

ne della sua più significativa espressio-

ne: la famiglia. Quanti saranno i nuclei

di riferimento per la diffusione e

la valorizzazione di azioni significative di

politiche familiari?


Utilizzando i tassi di capifamiglia piùrecenti (inizio 2007) è stato possibi-le provare a prevedere l’anda-mento del numero di famiglie resi-denti in provincia di Mantova.Dalle attuali 164.404 famiglie, siprevede ci si avvicini, nel giro di 5anni, alle 168.000 famiglie con unsviluppo del +4,6%.L’incremento del primo quinquen-nio risulterà il più consistente ditutto il periodo di previsione, subiràpoi un ridimensionamento ed unastabilizzazione su valori di crescitadel 3,2%-3,3%,corrispondente a 5.500-6.000 fami-glie a quinquennio.Questo porterà tra 20 anni adavere 185.000 famiglie, circa25.000 in più delle attuali

47 � MANTOVA DOMANI - previsioni demografiche 2007 - 2031 �47 � MANTOVA DOMANI - previsioni demografiche 2007 - 2031 �

Dalla rappresentazione cartografi-ca si riesce meglio a coglierecome, tra 10 anni, gli incrementimaggiori del numero di famiglie(superiori al 10%) si avranno, oltreche nel già citato Alto Mantovano,nella zona tra Viadana e Suzzara,ma anche nella parte a nord-estdel comune capoluogo.

Come per la popolazione, anche per quanto riguarda le famiglie, gli incrementi maggiori sono previsti nel circondario dell’Alto Mantovano, con una crescita di circa il7% per la fine del 2011 e del 28% per la fine del 2006. Anche il Viadanese farà registrare crescite notevoli del numero di famiglie; crescite elevate anche per l’Oltreponel suo complesso, anche se al suo interno si possono osservare incrementi molto importanti nel Suzzarese e molto contenuti nel Destra Secchia.

VARIAZIONI DEL NUMERO DI FAMIGLIE % ’06-’16


Castel Goffredo, Castiglione delleStiviere e Casaloldo tra 10 anniavranno addirittura oltre il 20% in piùdelle famiglie attuali, mentre incre-menti negativi di oltre il 5% si potran-no osservare nei comuni di Felonicae San Giacomo delle Segnate. Il comune di Mantova farà anch’es-so registrare un incremento, chesarà però decisamente più conte-nuto rispetto alla crescita provincia-le (+1,5% contro 8,3%).

Nel caso in cui la fecondità si con-fermasse sui livelli attuali, la crescitadel numero di famiglie sarebbesuperiore alla crescita complessivadella popolazione, ad indicare checalerebbe ulteriormente la numero-sità delle famiglie mantovane; solouna ripresa della fecondità permet-terebbe di confermare il numeromedio di componenti per famigliasui livelli odierni.


C O S A S U C C E D E R E B B E S E . . .…non arrivassero più stranieri o ne arrivassero molti di più rispetto al passato. In quest’ultimo capitolo abbiamo voluto stimare artificiosamente la componentemigratoria straniera aggiuntiva alla popolazione della provincia di Mantova (come variante delle previsioni etichettata come “fecondità costante”) introdu-cendo diverse ipotesi sulla consistenza del saldo migratorio annuo con l’estero, per valutare quali sarebbero le conseguenze di differenti afflussi dall’estero sullaconsistenza e la struttura della popolazione complessiva.

Abbiamo deciso di prendere inconsiderazione, confrontandolecon le due studiate nei capitoliprecedenti, altrettante ipotesi-limite: saldo annuo nullo e saldopari a 6.000 individui (vale a direil doppio degli ultimi anni).

Se si annullasse il saldo migrato-rio con l’estero la popolazioneresidente, in crescita perentrambe le ipotesi di fecondi-tà studiate dal modello, cale-rebbe fin da subito in manieradecisa ed arriverebbe tra 25anni a sfiorare i 350.000 abitanti.Al contrario, ipotizzando unsaldo migratorio annuo con l’e-stero di 6.000 unità, verrebbesfondata la soglia dei 500.000residenti in poco più di 15 anni.Alla fine dell’orizzonte temporaleconsiderato, la “forbice” sareb-be di oltre 200.000 abitanti.


Aumentando il saldo migratoriocon l’estero, oltre ad aumentaresensibilmente l’ammontare com-plessivo della popolazione, lacosa più evidente sarebbe l’au-mento della fascia giovane dellapopolazione. Grazie infatti allagiovane struttura della popolazio-ne immigrata ed alla più elevatapropensione a procreare delledonne straniere, in caso di unsaldo migratorio annuo con l’e-stero pari a 6.000 unità, la percen-tuale di minorenni aumenterebbeprogressivamente fino a superareil 20% tra circa 20 anni.I minorenni aumenterebbero percirca 5 anni anche con un saldonullo con l’estero, ma poi cale-rebbero significativamente, moltopiù di quanto calerebbero nelcaso dell’ipotesi di feconditàcostante analizzata dal nostromodello di previsione (che d’altraparte tiene conto dell’apportoestero sulla base dei valori medidel recente passato).

LE DIFFERENZE PIÙ SIGNIFICATIVE DEI DIFFERENTI FLUSSI CON L’ESTERO

EMERGONO OSSERVANDO LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE


Al contrario il peso relativo dellapopolazione anziana (con piùdi 65 anni) calerebbe in modosignificativo (sotto il 20%) solocon un saldo migratorio con l’e-stero doppio rispetto ai valoridegli ultimi anni, raggiungendovalori migliori rispetto a quelliraggiunti in caso di ottimisticaripresa della fecondità.Se paradossalmente ci fosse,invece, un saldo annuo nullo, lapercentuale di anziani supere-rebbe il 25% del totale dei resi-denti in meno di 20 anni, e siavvicinerebbe pericolosamen-te alla soglia del 30% verso lafine del periodo di previsione.


Per sottolineare il peso del saldomigratorio estero sulla strutturadella popolazione è utile osser-vare l’indice di vecchiaia: misu-rando il rapporto tra anziani egiovani si nota come ci vorreb-be un saldo annuo con l’esterodi 6.000 individui per avvicinarsi,e comunque tra non prima di20 anni, ad un equilibrio tra lapopolazione giovane (0-14anni) e la popolazione anziana(più di 65 anni).Un saldo nullo, al contrario,farebbe aumentare l’indice divecchiaia in modo esponenzia-le, superando in meno di 20anni la quota di 2 anziani ognigiovane (solo sfiorata nella rea-listica ipotesi di feconditàcostante) per avvicinarsi ai 3anziani per giovane alla fine delperiodo di previsione.


I valori più bassi di dipendenzadella popolazione in età nonattiva (0-14 anni e 65 anni e più)sulla popolazione in età attiva(15-64 anni), si osserveranno tra10/20 anni nel caso di ipotesi difecondità costante. Sia unaripresa della fecondità che unmassiccio aumento del saldocon l’estero, farebbero infattidiminuire l’indice di dipenden-za senile, ma aumentare signifi-cativamente l’indice di dipen-denza giovanile. In ogni caso lasituazione di minor sostenibilitàsociale si avrebbe per migrazio-ni con l’estero tali da portare adun saldo con l’estero nullo: sisupererebbero i 40 anziani ogni100 potenziali lavoratori nell’ar-co di 20 anni.


A risentire maggiormente dipotenziali flussi con l’estero nullio molto più alti degli attuali, edella corrispondente strutturaper età degli ingressi, sarebbe lafascia attiva della popolazione.In ogni ipotesi di fecondità esaldo migratorio estero, la strut-tura della popolazione in etàattiva invecchierebbe per circai prossimi 15 anni, ma in misuramolto, molto differente in baseai flussi stranieri con l’estero.

L’immigrazione è una soluzione? L’immigrazione è un problema? Gli aspetti illustrati non esauriscono certo la trattazione di una questione così comples-sa e dibattuta, ma riescono comunque ad evidenziare la rilevanza di questo importante fenomeno sotto il profilo sia economico che sociale.

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NOTE E DEFINIZIONI


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