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PIANO STRATEGICO DI RIQUALIFICAZIONE DELL’ASSISTENZA E DI RIEQUILIBRIO ECONOMICO FINANZIARIO PRR 2008-2010 ASL 5 COLLEGNO e ASL 10 PINEROLO PROPOSTA 15 Ottobre 2007 Pag,1 /141

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PIANO STRATEGICO DI RIQUALIFICAZIONE DELL’ASSISTENZA

E DI RIEQUILIBRIO ECONOMICO FINANZIARIO

PRR 2008-2010

ASL 5 COLLEGNO e ASL 10 PINEROLO

PROPOSTA

15 Ottobre 2007

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INDICE

PREMESSA

Pag. 3

PARTE I :OBIETTIVI ASSISTENZIALI

Riorganizzazione dei processi assistenziali e delle attività di prevenzione

- LA PREVENZIONE Pag. 8

- L’ASSISTENZA TERRITORIALE/DISTRETTUALE Pag. 53

- L’ASSISTENZA OSPEDALIERA

Pag. 81

Assistenza farmaceutica territoriale,integrativa e protesica Pag. 121

PARTE II :RIORDINO DELLE ATTIVITA’

Revisione della struttura organizzativa e delle dotazioni organiche

Pag. 124

PARTE III :Conto Economico preventivo 2008-2010

Investimenti

Pag. 130

PARTE IV :Preventivo costi per funzione 2008-2010

Pag. 136

PARTE V: Previsione dotazione personale 2008-2010

Vincoli imposti dalla Legge Finanziaria e Prospettive stabilizzazione

dei contratti di lavoro precario

Sviluppo dell’attività libero professionale

Pag.137

Riflessioni finali

Pag. 141

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PREMESSA

La redazione del presente Piano strategico di riqualificazione dell’assistenza e di

riequilibrio economico finanziario (PRR) 2008-2010, in attuazione delle direttiva approvata con

D.G.R. n.59-6349 del 05/07/2007 e della successiva D.G.R. 84-6615 del 31/07/2007, è stata

significativamente condizionata dal fatto che l’accorpamento delle ASL 5 di Collegno e 10 di

Pinerolo è stato previsto recentemente dalla D.G.R. n. 32-4991 del 22/12/2006 che ha modificato

la proposta già approvata con D.G.R. n. 60-2532 del 03/04/2006 che ipotizzava una diversa

aggregazione territoriale (l’ASL 5 di Collegno con l’ASL 6 di Ciriè e l’ASL 10 di Pinerolo con

l’ASL 8 di Chieri).

La nomina dello stesso Direttore Generale sulle due ASL (avvenuta con D.G.R. n. 49-

5335 del 19/02/2007) ha consentito di avviare solo dal mese di marzo 2007, nei vari settori di

attività sia sanitaria che amministrativa, un percorso di conoscenza e di collaborazione tra le due

Aziende propedeutico alla riorganizzazione dei processi assistenziali e alla revisione della

struttura organizzativa e delle dotazioni organiche, che potranno essere compiutamente definite

nell’anno 2008.

Da questa prima presa di contatto tra le due Aziende è emerso che tale riassetto

territoriale darà corpo a un aggregato demografico, sociale, economico, ambientale e sanitario

caratterizzato da differenze e squilibri, determinando un’interessante sfida sia per quanto

concerne la programmazione degli interventi rivolti alla promozione della salute e al

miglioramento della qualità e degli esiti dell’assistenza, sia per gli aspetti economico gestionali.

A questo aggregato dovranno essere offerte politiche ed interventi di promozione della

salute e di organizzazione dell’assistenza sanitaria tarate sui bisogni e sulla domanda espressa

dalla popolazione e capaci di fornire risposte corrette e soddisfacenti evitando sprechi ed

effettuando investimenti coerenti a tali obiettivi.

Fin d’ora occorre mettere in evidenza che la nuova Azienda Sanitaria sarà una delle più

grandi del Piemonte sia sotto l’aspetto demografico per dimensione di popolazione (più di

500.000 abitanti pari a circa il 12% della popolazione regionale), di territorio (103 Comuni per

una superficie complessiva di 2.864 Kmq) di struttura produttiva (circa il 10% delle unità

produttive della Regione e il 10% degli addetti), sia sotto l’aspetto gestionale: 4.000 dipendenti,

7 Presidi Ospedalieri, 8 Distretti sanitari.

Nella pagina che segue sono rappresentati i principali indicatori demografici e strutturali

per una visione complessiva delle realtà esistenti.

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AAASSSLLL 555 Comuni 56 Superficie Kmq. 1.460 Abitanti 375.000 Densità ab/Kmq. 255 Ultra 65 anni 19% Minori 15 anni 14% Indice di vecchiaia * 143 Comuni di montagna 62% Comuni di collina 28% Comuni di pianura 10% Strutture Sanitarie complessive (punti erogazione servizi) 66 Numero Distretti sanitari 5 Presidi Ospedalieri 4 Posti letto complessivi 410 DEA di primo livello 1 Consultori familiari 16 Ser.T 7 Centri di Salute Mentale 7 RSA a gestione diretta 3 Strutture private accreditate 4 Ambulatori privati accreditati 6 Numero dipendenti 2.416 MMG e PLS 335 Farmacie 95 Finanziamento 2007 € 521.282.689

AAASSSLLL 111000 Comuni 47 Superficie Kmq. 1.404 Abitanti 133.000 Densità ab/Kmq. 93 Ultra 65 anni 23% Minori 15 anni 13% Indice di vecchiaia * 185 Comuni di montagna 51% Comuni di collina 20% Comuni di pianura 29% Strutture Sanitarie complessive (punti erogazione servizi) 20 Numero Distretti sanitari 3 Presidi Ospedalieri 3 Posti letto complessivi 402 DEA di primo livello 1 Consultori familiari 10 Ser.T 3 Centri di Salute Mentale 3 RSA a gestione diretta 1 Strutture private accreditate 0 Ambulatori privati accreditati 0 Numero dipendenti 1.560 MMG e PLS 117 Farmacie 50 Finanziamento 2007 € 197.047.250

*rapporto tra popolazione ultra/65 enne e popolazione <15 anni

Il presente PRR 2008-2010, prende l’avvio dall’analisi dello stato di salute della

popolazione e di mortalità evitabile (frutto delle indagini epidemiologiche realizzate dal Servizio

sovrazonale di Epidemiologia dell’ASL 5 illustrate in modo particolareggiato nella parte iniziale

del documento), e individua per ciascun livello assistenziale i principali interventi assistenziali e

di riordino organizzativo che si intendono realizzare nel triennio, che saranno più

dettagliatamente illustrati nei Piani di Attività annuali.

La nuova Azienda provvederà a garantire livelli di assistenza uniformi sul territorio

tenendo ben presenti, oltre alle citate risultanze epidemiologiche (laddove queste hanno

individuato peculiari fattori di rischio) anche la condizione di agio/disagio della popolazione

nella fruizione dei servizi, (salvaguardando e mantenendo attivo il tessuto sociale dei territori

montani, componente fondamentale del più generale tessuto connettivo in grado di scongiurare il

rischio di depauperamento e abbandono di tali contesti), e ponendo altresì la debita attenzione

alle peculiarità dei centri urbani dove è presente la maggior parte della popolazione con

problematiche socio sanitarie differenti.

Le linee strategiche su cui si innestano gli interventi programmati sono le seguenti:

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1. Valorizzazione e potenziamento dell’attività di prevenzione primaria e secondaria per contrastare la mortalità evitabile attraverso:

- la promozione di corretti stili di vita

- i LEA (livelli essenziali di assistenza)

- lo sviluppo dei Progetti regionali riguardanti gli interventi di promozione attiva

- la collaborazione e il supporto ai Comitati dei Sindaci dei Distretti nel processo di

elaborazione dei PEPS ( Profili e Piani di Salute), strumento degli Amministratori

Pubblici e delle Comunità locali per presidiare gli obiettivi di salute influenzabili

dalle loro scelte , con particolare attenzione al ruolo dei determinanti non sanitari.

2. Razionalizzazione e sviluppo degli interventi territoriali con l’obiettivo di costruire una rete che garantisca livelli di assistenza integrati e che traduca i diritti del cittadino in strumenti e percorsi chiari garantiti e facilmente fruibili. Gli interventi programmati poggiano su quattro parole chiave:

- porta d’accesso

- percorso assistenziale

- continuità delle cure

- integrazione socio-sanitaria

Ruolo centrale nella realizzazione di questo obiettivo è rivestito dai Medici di Medicina

Generale e dai Pediatri di Libera Scelta che dovranno valorizzare sempre di più il

governo clinico, l’appropriatezza delle cure e l’uso delle risorse e diventeranno la

principale figura di riferimento per garantire la continuità dell’assistenza e l’integrazione

ospedale-territorio.

Ulteriore impulso sarà dato al ruolo dei Distretti potenziando le funzioni di committenza

e tutela come previsto dalla D.G.R. 59/07 e attribuendo alle Direzioni Distrettuali un

ulteriore ambito di impegno e di sviluppo nella concertazione con le Comunità Locali

delle risposte ai bisogni di salute, attraverso la redazione dei PEPS.

Saranno inoltre intensificati i rapporti con gli Enti Gestori dei Servizi Socio Assistenziali

per migliorare la consolidata prassi di collaborazione e progettazione partecipata degli

interventi, al fine di dare risposte sempre più integrate e appropriate alle fasce deboli:

anziani, disabili fisici e psichici, minori.

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3. Riorganizzazione e sviluppo della rete ospedaliera. Gli interventi programmati sono finalizzati a migliorare, integrare e razionalizzare la rete

ospedaliera, in relazione anche allo sviluppo dei progetti di ristrutturazione e

ampliamento dei Presidi Ospedalieri, in fase di attuazione.

Se la Prevenzione è il luogo dell’osservazione e delle indicazioni generali e il Territorio il

luogo in cui esse diventano scelte specifiche e si articolano in una serie di risposte

peculiari, l’Ospedale si propone come una risorsa specialistica per attività e contenuti che

richiede sempre maggior connessione con Territorio e Prevenzione per consentire al

cittadino di fruire di un percorso di cura lineare e rispettoso e per poter predisporre gli

strumenti atti ad affrontare gli scenari che la Prevenzione delinea.

La rete ospedaliera che si intende realizzare garantirà sull’intero territorio aziendale

risposte appropriate ed equilibrate nella fase dell’emergenza/urgenza, nella fase

dell’acuzie per tutte le specialità di base mediche e chirurgiche (avendo le Aziende

Ospedaliere ed in particolare l’ASO S. Luigi di Orbassano come riferimento per l’alta

specialità), e nella fase postacuzie (Lungodegenza e Recupero e Riabilitazione

Funzionale), prevedendo la massima integrazione tra ospedale e territorio per la

continuità terapeutica e l’efficiente utilizzo delle risorse.

Particolare attenzione sarà rivolta all’ambito clinico (eccellenza di offerta delle

prestazioni erogate e potenziamento delle discipline complesse) investendo nelle

professionalità e nelle tecnologie, ma anche agli aspetti strutturali/alberghieri attraverso

la realizzazione di importanti investimenti sull’edilizia.

4. Formazione, valorizzazione e sicurezza delle risorse umane.

Particolare rilievo sarà dato allo sviluppo formativo e professionale delle risorse umane,

alla loro valorizzazione attraverso gli strumenti contrattuali, nonchè allo sviluppo di

interventi finalizzati a garantire la massima sicurezza nei luoghi di lavoro, nella

consapevolezza che il personale che opera nell’Azienda rappresenta l’elemento

fondamentale per la realizzazione degli interventi programmati.

5. Revisione della struttura organizzativa e razionalizzazione delle attività amministrative e di supporto . Conformemente agli indirizzi regionali sarà data attuazione nel corso del 2008 alla

revisione della struttura organizzativa ed in particolare alle attività amministrative e di

supporto, elaborando un modello organizzativo che, partendo dalla centralità del ruolo del

cittadino/utente e dalla necessità del miglior soddisfacimento possibile dei suoi bisogni di

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salute, garantisca che vengano efficacemente ed efficientemente esercitate le funzioni di

governo e di tutela della salute dei cittadini e le funzioni di produzione dei servizi

sanitari, nonchè le funzioni di supporto al sistema centrale.

Il processo riorganizzativo terrà conto anche della necessità di salvaguardare,

compatibilmente con le esigenze dell’organizzazione, il mantenimento del personale

presso le attuali sedi di lavoro.

E’ evidente che la riorganizzazione dei processi assistenziali e delle attività di prevenzione

ed il riordino della struttura organizzativa e delle dotazioni organiche oltre ad essere

particolarmente complessa richiederà un ampio confronto, che si svilupperà nel prossimi mesi

attraverso la consultazione di tutti gli organismi coinvolti (Conferenza dei Sindaci, Collegio di

Direzione, Consiglio dei Sanitari, Organizzazioni Sindacali, Associazioni di volontariato etc….).

Il documento finale costituirà il “contratto sociale” tra la nuova Azienda che si andrà a

costituire e i portatori di interesse (Regione, Comuni, Enti Gestori dei servizi socio assistenziali,

Associazioni di volontariato e tutela, Organizzazioni sindacali confederali territoriali e di

categoria..) alla redazione del quale tutti avranno contribuito e in cui saranno indicati gli obiettivi

da perseguire nel triennio, frutto del bilanciamento tra le pretese legittime dei portatori di

interesse e le responsabilità gestionali della Direzione aziendale.

Nel corso del triennio saranno sviluppati la comunicazione e il confronto, anche

attraverso sistemi di rendicontazione etico-sociale, affinché tutti abbiano una conoscenza

completa delle azioni, dei processi decisionali, delle conseguenze delle attività dell’Azienda e

dell’impatto sul loro benessere.

E’ intenzione di questa Direzione inoltre trasformare la fusione delle due Aziende

Sanitarie in una grande opportunità di concertazione etica, in grado di ridare smalto e vigore alle

energie etico comportamentali non solo degli operatori sanitari e dei dipendenti pubblici, ma

dell’intero territorio, promuovendo il dialogo e il confronto tra Azienda Sanitaria e Comuni sul

tema del radicamento dell’agire professionale in un terreno comune di valori, all’insegna della

valorizzazione del territorio e delle persone che in esso vivono e lavorano.

L’obiettivo è quello di fondare la nuova Azienda Sanitaria su una solida e il più possibile

condivisa piattaforma etica, su cui innestare il processo di definizione e implementazione degli

strumenti operativi, e di giungere alla stesura di un grande patto etico comportamentale (Carta

Etica) tra Azienda sanitaria e Comuni, che sia in grado di coinvolgere nel tempo gli altri attori

sociali del territorio (Scuola,Imprese, Commercio..) in un virtuoso processo di identificazione

delle condizioni del buon vivere e del ben lavorare.

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Parte I – Obiettivi assistenziali

1) Riorganizzazione dei processi assistenziali e delle attività di prevenzione

PREVENZIONE

Indice

Il punto di partenza : l’analisi del profilo di salute della popolazione

Pag. 9

Il punto di arrivo : la mortalità evitabile

Pag.22

Le strade ed i mezzi che si intendono utilizzare per raggiungere il punto di arrivo

Pag.24

Prima strada: i LEA Seconda strada: i progetti riguardanti gli interventi di prevenzione attiva Terza strada: I PEPS (Profili e Piani di Salute)

I mezzi: le Strutture del Dipartimento di Prevenzione riorganizzate alla

luce dei nuovi accorpamenti e della ridefinizione del LEA Prevenzione

Collettiva e Sanità Pubblica.

Pag. 30

Le azioni e le attività da sviluppare

Pag. 31

Il Servizio sovrazonale di Epidemiologia

Pag. 48

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PREVENZIONE

Il PRR è, nella sua sostanza, un percorso; qualsiasi percorso poggia su tre elementi

costitutivi essenziali:

Il punto di partenza;

Il punto di arrivo;

Le strade ed i mezzi che si intendono utilizzare per raggiungere il punto di arrivo.

Di seguito si analizzerà, alla luce di questi tre elementi costitutivi, il PRR 2008-2010

relativo ai servizi della prevenzione.

IL PUNTO DI PARTENZA è l’analisi del profilo di salute della popolazione delle nostre ASL,

che si può studiare in diversi modi. Abbiamo scelto di utilizzare un approccio molto

semplificato: l’analisi della mortalità evitabile.

La mortalità evitabile è un indicatore che riguarda un evento in una delle sue forme meno

accettabili: la conclusione della vita prima dei 75 anni determinata da cause che possono essere

attivamente contrastate dal sistema pubblico, in particolare sanitario.

La mortalità evitabile è un rilevante indicatore di politica sanitaria, perché permette

oggettivamente di segnalare le situazioni più a rischio, di studiare contromisure e di verificare,

nel tempo, il successo delle politiche intraprese.

Il valore simbolico della soglia convenzionale adottata, 75 anni, è il richiamo ad una

percezione sempre più diffusa circa la normalità e la pienezza della vita almeno fino a questa età,

che del resto è di appena 10 anni superiore all’età pensionabile.

L’evento morte prima di questa soglia è l’indicatore che ci fa capire che qualcosa ha

impedito che questa pienezza fisica, sociale, culturale e, per le morti precoci, lavorativa si

sviluppasse del tutto, è la sentinella che ci avvisa che vi è stato un insuccesso. Comprendere

questa sentinella vuol dire misurare in modo semplice e semplicemente verificabile le forze ed i

determinanti alla base dell’insuccesso.

Ridurre questo fenomeno vuol dire intervenire sulle forze e sui determinanti che l’hanno

generato: ridurre le morti evitabili vuol dire fare prevenzione, fare ricerca clinica, migliorare i

livelli di sopravvivenza, ridurre gli errori, migliorare i tempi di intervento, di diagnosi e di

capacità di cura.

E questi sono tutti fattori che impattano non solo sul caso limite, quello letale, ma anche

su tutta la catena dei casi non letali, migliorando quindi per tutta la popolazione i livelli di

sopravvivenza fino all’obiettivo, forse utopistico ma non per questo irrinunciabile, di una vita

fisica, sociale, culturale e lavorativa che, salvo imprevisti e piccoli incidenti di percorso, sia il

più possibile normale, piena e possibile, “almeno” fino ai 75 anni di età.

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Quante sono le morti evitabili?

Nella tabella n. 1 sono riportati i tassi standardizzati di mortalità nella popolazione 0-74

anni e viene effettuato un confronto fra mortalità evitabile e mortalità non evitabile1.

Tabella 1 – Mortalità nella popolazione 0-74 anni di età (Tassi standardizzati per 100.000 abitanti/anno) Maschi Femmine

Area Totalità

mortalità NON

evitabile

Totalità mortalità

EVITABILE

Mortalità TOTALE

Rapporto Morti

evitabili/Totale morti (%)

Totalità mortalità

NON evitabile

Totalità mortalità

EVITABILE

Mortalità TOTALE

Rapporto Morti

evitabili/Totale morti (%)

ASL 5 Collegno 141,3 214,8 356,1 60,3 93,1 99,7 192,8 51,7 ASL 10 Pinerolo 149,1 258,8 407,9 63,4 91,0 97,0 188,0 51,6 Provincia di Torino 147,4 231,3 378,7 61,1 88,3 105,8 194,1 54,5 Regione Piemonte 157,8 243,3 401,1 60,7 91,5 108,4 199,9 54,2 Italia 163,5 229,1 392,6 58,4 90,4 103,7 194,1 53,4

Nella fascia di età 0-74 anni circa 6 morti su 10 nei MASCHI e circa 5 morti su 10 nelle DONNE

SONO EVITABILI se si mettono in campo opportuni interventi

Se ci concentriamo sulla quota evitabile della mortalità possiamo analizzarla secondo due

grandi modalità:

Prima modalità: Analisi della mortalità evitabile in base ai principali grandi gruppi di

cause (tumori, patologie del sistema circolatorio, traumatismi, tutte le altre cause); questa

prima modalità di analisi ci aiuta a comprendere il profilo dei principali problemi di salute di

un’area ed i temi sui quali orientare le politiche locali di promozione della salute.

Nella tabella 2 si analizza la mortalità evitabile secondo questa modalità.

1 Per l’elenco delle cause di morte evitabili, come per gli altri dati riportati nella presente relazione, si è fatto

riferimento al lavoro: ERA (Epidemiologia e Ricerca Applicata): Atlante 2007-Mortalità evitabile per genere e per ASL (Il lavoro è consultabile sul sito web www.atlantesanitario.it).

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Tabella 2a – Mortalità nella popolazione 0-74 anni di età per grandi cause (Tassi standardizzati per 100000 abitanti/anno) Maschi

Area Tumori (tasso)

% Tumori rispetto

a tutte le cause

Sistema circolato-

rio (tasso)

% Sistema circolatorio rispetto a tutte le cause

Trauma-tismi e avvele-namenti (tasso)

% Trauma-

tismi rispetto

a tutte le cause

Altre cause (tasso)

% Altre cause

rispetto a tutte le cause

Tutte le cause (tasso)

ASL 5 di Collegno 91,5 42,6 66,8 31,1 36,6 17,0 19,9 9,3 214,8

ASL 10 di Pinerolo 94,7 36,6 81,0 31,3 55,9 21,6 27,2 10,5 258,8

Provincia di Torino 96,6 41,8 71,2 30,8 40,0 17,3 23,5 10,2 231,3

Regione Piemonte 98,7 40,6 74,7 30,7 46,5 19,1 23,4 9,6 243,3

Femmine

Area Tumori (tasso)

% Tumori rispetto

a tutte le cause

Sistema circolato-

rio (tasso)

% Sistema circolatorio rispetto a tutte le cause

Trauma-tismi e avvele-namenti (tasso)

% Trauma-

tismi rispetto

a tutte le cause

Altre cause (tasso)

% Altre cause

rispetto a tutte le cause

Tutte le cause (tasso)

ASL 5 di Collegno 51,8 52,0 25,3 25,4 12,8 12,8 9,8 9,8 99,7

ASL 10 di Pinerolo 51,0 52,6 23,5 24,2 12,6 13,0 9,9 10,2 97,0

Provincia di Torino 54,5 51,5 27,1 25,6 13,0 12,3 11,2 10,6 105,8

Regione Piemonte 54,1 49,9 28,5 26,3 13,7 12,6 12,1 11,2 108,4

Dalle tabelle si evince che:

Nei maschi: Nella ASL 5 il tasso di mortalità nella popolazione 0-74 è più basso sia rispetto a Piemonte che Provincia di Torino per tutte le cause esaminate;

Nella ASL 10 il tasso di mortalità nella popolazione 0-74, fatta eccezione per i tumori, è più alto sia rispetto a Piemonte che Provincia di Torino per tutte le altre cause esaminate (Tutte le cause, Sistema circolatorio, Traumatismi, Altre cause).

Nelle femmine: Nelle ASL 5 e 10 il tasso di mortalità nella popolazione 0-74 è

sostanzialmente sovrapponibile ed in entrambe risulta più basso sia rispetto a Piemonte che Provincia di Torino per tutte le cause esaminate.

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Nelle tavole che seguono la medesima situazione è rappresentata sotto forma di mappe con un dettaglio a livello comunale.

I territori delle ASL 5 e 10 sono evidenziati in blu 2. Come si può osservare le differenze sono profonde non soltanto fra le due ASL viste nel

loro insieme, ma anche e soprattutto a livello dei singoli comuni costituenti. NB. In tutte le tavole il colore rosso rappresenta le aree con i Rischi Relativi (RR) più

elevati, il colore verde le aree con i Rischi Relativi (RR) più bassi, le aree gialle le situazioni intermedie3.

Mortalità per TUMORI MALIGNI

(Rischio Relativo) - 2001-2002 Mortalità per PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI

(Rischio Relativo) – 2001-2002

Mortalità per PATOLOGIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO (Rischio Relativo) – 2001-2002

Mortalità per PATOLOGIE DELL’APPARATO DIGERENTE, età ≥ 20 anni (Rischio Rel.) – 2001-2002

2 Le immagini sono tratte dalla pubblicazione “Atlante sanitario del Piemonte – 2006” a cura di Alessio Petrelli e Giuseppe Costa. 3 Il Rischio Relativo (RR) di morte è il rischio (probabilità) presente in ogni comune di morire per una certa causa rispetto al rischio corso mediamente in Piemonte.

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Mortalità per CAUSE ACCIDENTALI

(Rischio Relativo) 2001-2002

Per quanto riguar

Le ASL 5 e 10 presentano, neriguarda i tumori, variegata

problematica e da tenere nedell’apparato resp

Seconda modalità: Analisi della mortalità

per contrastarla (Prevenzione primaria, di

sanitaria).

Questa seconda modalità di ana

prevalentemente suggerito dalla letteratura

area le morti evitabili.

Di tutte le morti evitabili

da il Rischio Relativo (Probabilità di morte)

l contesto piemontese, una situazione buona per quanto per quanto riguarda le malattie del sistema circolatorio, lla dovuta attenzione per quanto riguarda le malattie iratorio, digerente e per le cause accidentali.

evitabile in base alla tipologia di intervento possibile

agnosi precoce e relativa terapia, igiene ed assistenza

lisi ci aiuta ad individuare la tipologia di intervento

scientifica per contrastare attivamente in una certa

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Nella tabella 3 si analizza la mortalità evitabile secondo questa modalità.

Tabella 3 – Mortalità nella popolazione 0-74 anni di età per possibile intervento di contrasto (Tassi standardizzati per 100000 abitanti/anno) 4

Maschi

Area Prevenzione

primaria (tasso)

% Prevenzione

primaria rispetto a tutte le cause

Diagnosi precoce e terapia (tasso)

% Diagnosi precoce e terapia

rispetto a tutte le cause

Igiene e assistenza sanitaria (tasso)

% Igiene e

assistenza sanitaria rispetto a tutte le cause

Tutte le cause (tasso)

ASL 5 di Collegno 141,0 65,6 20,1 9,4 53,8 25,0 214,9

ASL 10 di Pinerolo 172,6 66,7 20,8 8,0 65,4 25,3 258,8

Provincia di Torino 154,3 66,7 19,6 8,5 57,3 24,8 231,2

Regione Piemonte 164,5 67,6 18,6 7,6 60,2 24,7 243,3

Femmine

Area Prevenzione

primaria (tasso)

% Prevenzione

primaria rispetto a tutte le cause

Diagnosi precoce e terapia (tasso)

% Diagnosi precoce e terapia

rispetto a tutte le cause

Igiene e assistenza sanitaria (tasso)

% Igiene e

assistenza sanitaria rispetto a tutte le cause

Tutte le cause (tasso)

ASL 5 di Collegno 34,5 34,6 36,3 36,4 28,9 29,0 99,7

ASL 10 di Pinerolo 34,3 35,4 35,2 36,3 27,4 28,2 97,0

Provincia di Torino 38,1 36,0 38,3 36,2 29,3 27,7 105,8

Regione Piemonte 39,5 36,4 37,5 34,6 31,4 29,0 108,4

Dalle tabelle si evince che:

Nei maschi: In entrambe le ASL, seppure con le differenze di incidenza osservate in precedenza, 6,5 morti su 10 possono essere contrastate con interventi di prevenzione primaria, 1 su 10 con interventi di diagnosi precoce e terapia, 2,5 su 10 con interventi di igiene ed assistenza sanitaria

Nelle femmine: In entrambe le ASL, seppure con le differenze di incidenza osservate in

precedenza, 3,5 morti su 10 possono essere contrastate con interventi di prevenzione primaria; 3,5 con interventi di diagnosi precoce e terapia, 3 su 10 con interventi di igiene ed assistenza sanitaria.

Nelle tavole che seguono la medesima situazione è rappresentata sotto forma di mappe

con un dettaglio a livello comunale. I territori delle ASL 5 e 10 sono evidenziati in blu 5.

4 Per l’elenco delle cause di morte evitabili per possibile intervento di contrasto, come per gli altri dati riportati nella presente relazione, si è fatto riferimento al lavoro: ERA (Epidemiologia e Ricerca Applicata): Atlante 2007-Mortalità evitabile per genere e per ASL (Il lavoro è consultabile sul sito web www.atlantesanitario.it). 5 Le immagini sono tratte dalla pubblicazione “Atlante sanitario del Piemonte – 2006” a cura di Alessio Petrelli e Giuseppe Costa.

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Come si può osservare, anche in questo caso, le differenze sono profonde non soltanto fra le due ASL viste nel loro insieme, ma anche e soprattutto a livello dei singoli comuni costituenti. NB. In tutte le tavole il colore rosso rappresenta le aree con i Rischi Relativi (RR) più elevati, il colore verde le aree con i Rischi Relativi (RR) più bassi, le aree gialle le situazioni intermedie6. Mortalità per CAUSE EVITABILI (Tutte le cause)

età 5 : 69 anni (Rischio Relativo) 2001-2002 Mortalità per CAUSE EVITABILI ATTRAVERSO

PREVENZIONE PRIMARIA, età 5 : 69 anni (Rischio Relativo) 2001-2002

Mortalità per CAUSE EVITABILI ATTRAVERSO

DIAGNOSI PRECOCE E TERAPIA, età 5 : 69 anni (Rischio Relativo) - 2001-2002

Mortalità per CAUSE EVITABILI ATTRAVERSO IGIENE E ASSISTENZA SANITARIA, età 5 : 69

anni (Rischio Relativo) – 2001-2002

Nelle ASL 5 e 10 si registra una buona situazione, rispetto al Piemonte, per quanto riguarda le morti contrastabili attraverso interventi di diagnosi precoce e di igiene ed assistenza sanitaria.

Un discreto lavoro rimane da fare, invece, in entrambe le ASL, sul fronte degli interventi di prevenzione primaria.

6 Il Rischio Relativo (RR) di morte è il rischio (probabilità) presente in ogni comune di morire per una certa causa rispetto al rischio corso mediamente in Piemonte.

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Occorre dire, a questo punto, che il sistema informativo relativo alle cause di morte, anche se è

quello più collaudato e probabilmente più affidabile sotto l’aspetto della precisione del dato. non

è l’unico tipo di dati su cui devono operare i Servizi Sanitari.

Compito dei Servizi Sanitari in generale, compresi quelli di Prevenzione, è

l’implementazione di flussi informativi già in essere e la capacità di utilizzo delle banche dati

anche non sanitarie al fine di:

migliorare la descrizione dei fenomeni della salute

orientare con maggior precisione le decisioni della Sanità, dell’Assistenza, degli

Amministratori, di tutti gli attori sociali

monitorare i risultati delle azioni intraprese attraverso indicatori più fini.

Ulteriori indicatori dell’efficacia della prevenzione, per il periodo di medio termine che il

PRR prende in considerazione, possono essere comunque forniti da flussi informativi correnti,

implementati o meno dai Servizi sanitari, come quelli indicati nel capitolo dedicato agli obiettivi

di potenziamento delle attività di prevenzione che seguono.

Alcuni esempi concreti delle maggiori potenzialità di miglioramento offerte dalla

prevenzione primaria rispetto alla diagnostica e cura, che utilizzano dati differenti dalla

mortalità, sono citati nel documento dell’OMS Europa 56 esima sessione – Copenaghen, 11-14

settembre 2006 “Guadagnare salute, strategia europea per prevenzione e controllo malattie

croniche”. In Finlandia fra il 1972 e 1992 si è registrata una riduzione dell’80% delle

coronaropatie, così come in Irlanda fra il 1985 ed il 2000 per riduzione del colesterolo, del fumo

e della pressione a livello di popolazione. Negli individui ad alto rischio per diabete un

cambiamento rigoroso e monitorato dello stile di vita può ridurre del 58% il rischio di

sviluppare la malattia mentre i farmaci ottengono una riduzione solo del 31%.

Altre iniziative efficaci sono emerse da ricerche bibliografiche effettuate per lo sviluppo

dei programmi di Prevenzione attiva: ad esempio, in Nuova Zelanda la quantità di sale presente

nei prodotti alimentari in commercio è diminuita in un anno (da luglio 1998 a luglio 1999) di 33

tonnellate attraverso la riformulazione della composizione in nutrienti di pane, cereali da

colazione e margarina.

Altre considerazione utili per orientare gli interventi di prevenzione sono le seguenti:

Le basi della salute dell’adulto si pongono nell’infanzia, o addirittura nella vita prenatale:

le mamme molto giovani, povere o poco istruite danno più probabilmente alla luce bimbi

sottopeso (con aumento di rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2).

L’alimentazione e l’abitudine al movimento, l’astensione dal fumo, la tendenza a non

abusare di alcool si acquisiscono da piccoli attraverso i genitori e gli adulti in generale

(educatori).

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I determinanti comuni di molte malattie croniche sono la povertà, la scarsa istruzione,

l’alcool. Questa è la spiegazione del fatto che più malattie si accumulano sovente nello

stesso soggetto: ad esempio, la depressione – che porta al decadimento della qualità della

vita e a spese sanitarie ingenti, è più comune nelle persone malate che in quelle sane: a

livello europeo, è presente nel 33% degli ammalati di tumori, nel 29% degli ipertesi, nel

27% dei diabetici)

Malattie e fattori di rischio non sono distribuiti equamente nella popolazione, ma

dipendono dai livelli di istruzione, dalla classe lavorativa, dal reddito; i progressi in

campo sanitario sono acquisiti molto più velocemente dalle classi sociali avvantaggiate:

le malattie cardiovascolari diminuiscono nella popolazione in modo disomogeneo,

proporzionalmente agli indicatori suddetti

Nella figura che segue è rappresentato lo schema che lega i determinanti con lo stato di salute. Figura 1- Schema concettuale della relazione tra determinanti distali, determinanti prossimali e salute 7

Contesto

Individuo

risorse (legami forti) capacità

rischi derivanti dall’ambiente fisico e sociale legami deboli

stress

rischi ambientali

comportamenti

Economia Lavoro Coesione sociale Welfare

Salute

incidenza sopravvivenza

assistenza sanitaria

Determinanti distali Determinanti prossimali

I dati riportati a proposito della distribuzione della mortalità evitabile mostrano delle

differenze fra l’ASL 5 e l’ASL 10 e fra i singoli comuni che le costituiscono.

Differenze esistono, infatti, anche nei possibili determinanti che ne sono alla base.

Si provi ad osservare, ad esempio, le tavole che seguono nelle quali sono mostrati alcuni

indicatori di determinanti relativi alle due ASL8 (per l’interpretazione del tachimetro si veda la

figura 2 nella pagina successiva)

7 La figura è tratta da “Lo stato di salute della popolazione in Piemonte - Parte prima: Misure e problemi per la Salute e la Sanità – Capitolo 3 “Criticità e priorità per la prevenzione”. A cura di Giuseppe Costa e Roberto Gnavi 8 Le tavole sono tratte da: ERA (Epidemiologia e Ricerca Applicata): Atlante 2007-Mortalità evitabile per genere e per ASL (Il lavoro è consultabile sul sito web www.atlantesanitario.it).

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ASL 5

ASL 10

ASL 5 ASL 10

Figura 2 Note per la lettura del “tachimetro”

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Oppure si osservino le tabelle seguenti (in blu sono delimitate le ASL 5 e 10)9

Densità abitativa ed altimetria, 2001 Famiglie monocomponente (%), 2001

Tasso di disoccupazione (%), 2001 Popolazione > 6 anni e basso titolo di studio (%), 2001

Distribuzione di ricchezza per abitante in Piemonte

(Le aree più ricche sono quelle più scure e quelle più chiare sono le meno ricche)

Stranieri per 100 residenti (%), 2001

9 Le immagini sono tratte dalla pubblicazione “Atlante sanitario del Piemonte – 2006” a cura di Alessio Petrelli e Giuseppe Costa.

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Fra i vari territori all’interno delle due ASL si osservano differenze e disuguaglianze.

Le variazioni geografiche nella salute e con esse, o più spesso dietro di esse, le

disuguaglianze sociali nella salute sono un fenomeno che contemporaneamente:

Dimostra l’esistenza di problemi di salute potenzialmente risolvibili (poiché documentano

che qualche area geografica o qualche fascia sociale è stata capace di raggiungere risultati

migliori di salute);

Rivela i determinanti strutturali, le condizioni di vita e i comportamenti delle persone e

delle comunità che più influenzano la salute (in modo diseguale) e che, essendo noti,

possono essere contrastati con adeguate politiche ed interventi 10.

Fra i vari determinanti sui quali è possibile agire con interventi di

prevenzione/promozione della salute vi sono gli stili di vita.

La figura che segue 11 illustra in quale misura percentuale determinati stili di vita

incidano sullo stato di salute e sulla comparsa di malattie.

Come si può osservare fumo, alcool, soprappeso, inattività, basso consumo di frutta e

verdura, da soli, sono alla base di quasi il 25% dei problemi di salute.

10 “Lo stato di salute della popolazione in Piemonte - Parte prima: Misure e problemi per la Salute e la Sanità – Capitolo 3 “Criticità e priorità per la prevenzione”. A cura di Giuseppe Costa e Roberto Gnavi 11 “Lo stato di salute della popolazione in Piemonte - Parte prima: Misure e problemi per la Salute e la Sanità – Capitolo 3 “Criticità e priorità per la prevenzione”. A cura di Giuseppe Costa e Roberto Gnavi

Alcool

Sovrappeso

Basso consumo frutta e verdura

Inattività

5 , 5 46 , 9

4 , 33 , 3

6 6

Fumo

Altro

76

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L’urbanizzazione è associata alla tendenza alla sedentarietà, dimostrata da aumento

mezzi di trasporto privati, dall’espansione urbana, dalla riduzione delle opportunità di

attività fisica quotidiana.

Infatti:

Tenendo presente che:

Lotta all’obesità, promozione dell’attività motoria, tutela dai rischi ambientali, protezione della popolazione con interventi di vaccinazione e con gli screening sono i punti di forza su cui dovranno cimentarsi i servizi.

La mortalità evitabile è il bersaglio grosso sul quale regolare il mirino dei Servizi della Prevenzione, con la consapevolezza che mirare alla mortalità evitabile è il

sistema migliore per colpire i malanni e le malattie, comprese quelle che non portano a morte.

La globalizzazione è associata alla tendenza a seguire diete molto energetiche, ricche di

grassi saturi, sali e zuccheri; questo a causa della crescita degli accordi commerciali e dei

mercati comuni. Il contesto commerciale mina gli sforzi dei governi di controllare i

consumi. Occorre rendere più convenienti e propagandare le scelte alimentari salubri, per

avvicinare le classi più svantaggiate culturalmente.

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IL PUNTO DI ARRIVO Il punto di arrivo è la situazione alla quale, ragionevolmente, è possibile tendere alla fine del periodo del PRR, cioè l’anno 2010, avendo messo

in atto iniziative di tipo sanitario e non. Per formulare una stima ragionevole proviamo a confrontare il triennio 2000-2002 con quello 1996-1998. Nelle tabelle 4° e 4b che seguono, la mortalità evitabile viene studiata utilizzando lo strumento degli “anni di vita persi ”. Il ” Numero di anni di vita persi per morte ogni 100000 abitanti/anno è un indicatore che si calcola, convenzionalmente, come distanza fra il

momento del decesso ed i 75 anni. L’indicatore riflette quindi le diverse età in cui sono deceduti i morti per cause evitabili, dando tanto maggior peso quanto più tali età alla morte sono precoci. Ad es. se un giovane muore per incidente stradale all’età di 25 anni, perde 50 anni di vita potenziale (75 – 25 = 50);

Nelle tabelle 4° e 4b si utilizza il “Numero di giorni di vita persi per decessi evitabili ogni anno per abitante”: Si tratta dello stesso indicatore di prima, semplicemente, il numero di anni persi viene diviso per 365 (i giorni dell’anno) e per il numero di abitanti residenti nell’area considerata.

Tabella 4a - Giorni perduti per evitabile - Maschi mortalità Giorni perduti per cause evitabili pro capite (0-74 anni)

Prevenzione primaria

Diagnosi precoce e

terapia

Igiene e assistenza sanitaria

Tumori Sistema

cardiocirco-latorio

Traumatismi e avvelenamenti Altre cause

Area

Tutte le cause

n. % n. % n. % n % n. % n. % n. %

Tutte le

cause (1996-1998)

Diminuzione%

96-98/ 2000-2002

ASL 5 di Collegno 20,81 14,03 67,4 1,64 7,9 5,14 24,7 7,35 35,3 5,32 25,6 5,56 26,7 2,58 12,4 25,28 17,7ASL 10 di Pinerolo 27,07 18,55 68,5 1,87 6,9 6,65 24,6 7,67 28,3 6,7 24,8 8,81 32,5 3,89 14,4 28,75 5,8Provincia di Torino 23,35 15,71 67,3 1,69 7,2 5,95 25,5 7,94 34,0 5,78 24,8 6,28 26,9 3,35 14,3 26,03 10,3Piemonte 24,81 17,06 68,8 1,61 6,5 6,14 24,7 8,1 32,6 6,08 24,5 7,28 29,3 3,34 13,5 28,00 11,4

Tabella 4b - Giorni perduti per mortalità evitabile - Femmine Giorni perduti per cause evitabili pro capite (0-74 anni)

Prevenzione primaria

Diagnosi precoce e

terapia

Igiene e assistenza sanitaria

Tumori Sistema

cardiocirco-latorio

Traumatismi e avvelenamenti Altre cause

Area

Tutte le cause

n. % n. % n. % n % n. % n. % n. %

Tutte le

cause (1996-1998)

Diminuzione %

96-98/ 2000-2002

ASL 5 di Collegno 11,19 4,07 36,4 3,89 34,8 3,23 28,9 5,37 48,0 2,2 19,7 2,08 18,6 1,54 13,8 13,87 19,3ASL 10 di Pinerolo 10,88 3,93 36,1 3,68 33,8 3,28 30,1 5,23 48,1 2,12 19,5 1,85 17,0 1,67 15,3 15,7 30,7Provincia di Torino 12,29 4,57 37,2 4,13 33,6 3,6 29,3 5,75 46,8 2,41 19,6 2,15 17,5 1,98 16,1 14,26 13,8Piemonte 12,74 4,81 37,8 4,06 31,9 3,87 30,4 5,7 44,7 2,58 20,3 2,3 18,1 2,16 17,0 14,46 11,9

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Come si può osservare, dal triennio 1996-98 al triennio 2000-2002 la mortalità evitabile

per tutte le cause ha subito una sensibile diminuzione in termini percentuali.

Nella tabella 5 è riportata la consistenza di questa diminuzione in termini di giorni di vita

pro capite guadagnati.

Tabella 5 – Diminuzione della mortalità evitabile (0-74 anni) per tutte le cause

Giorni perduti per cause evitabili pro capite (0-74 anni) Maschi Femmine

Area

Tutte le cause (1996-1998)

Tutte le cause(2000-2002)

Differenza 1996/1998 2000/2002

Tutte le cause (1996-1998)

Tutte le cause (2000-2002)

Differenza 1996/1998 2000/2002

ASL 5 di Collegno 25,28 20,81 4,47 13,87 11,19 2,68 ASL 10 di Pinerolo 28,75 27,07 1,68 15,7 10,88 4,82 Provincia di Torino 26,03 23,35 2,68 14,26 12,29 1,97 Piemonte 28,00 24,81 3,19 14,46 12,74 1,72

In Piemonte, dal 1996 al 2002, la mortal

nei maschi chQuesta riduzione ha prodotto un guad

maschi e di quasi 2 giorni

Nelle ASL 5 e 10 la situ

nei M

ASL 5: diminuzione del 17,7% con olASL 10: diminuzione del 5,8% con

Nelle

ASL 5 : Diminuzione del 19,3% con quASL 10: Diminuzione del 30,7% con q

La riduzione osservata nella mortalità evitabile è

salute della popolazione ottenuto in questi anni grazinsieme.

I servizi sanitari hanno, ovviamente, fornito il loLo sforzo dei servizi sanitari da qui al 2010 non

la propria parte per contribuire, assieme alle altre“aggiungere anni alla vita” e “vita agli anni”.

Il punto di arrivo al 2010 è poter osservevitabile (0-74 anni) ed un guada

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ità evitabile è diminuita di circa l’11% sia e nelle femmine. agno di circa 3 giorni pro-capite/anno nei pro-capite/anno nelle donne.

azione è molto variegata: aschi

tre 4 giorni pro-capite/anno guadagnati; 1,7 giorni pro-capite/anno guadagnati

Donne

asi 2,7 giorni pro-capite/anno guadagnat) uasi 5 giorni pro-capite/anno guadagnati

il frutto dei miglioramenti nello stato di ie agli sforzi della collettività nel suo

ro prezioso contributo in tale direzione. può che essere quello di continuare a fare componenti della società locale, ad

are una ulteriore riduzione nella mortalità gno di anni vissuti in buona salute.

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LE STRADE ED I MEZZI CHE SI INTENDONO UTILIZZARE PER RAGGIUNGERE IL PUNTO DI ARRIVO

LE STRADE

L’analisi che abbiano fin qui illustrato ci dice che le azioni di prevenzione primaria,

opportunamente orientate, sono in grado di contrastare oltre 6 casi di morte evitabile ogni 10 nei

maschi e quasi 4 ogni 10 nelle donne.

La riorganizzazione ed il riorientamento degli interventi di prevenzione primaria,

pertanto, rappresentano un tema importante da affrontare.

Le strade da seguire sono:

I LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) che, per quanto riguarda i servizi della

prevenzione, sono rappresentati dal Livello n. 1 “Assistenza Sanitaria Collettiva”;

I Progetti riguardanti gli interventi di prevenzione attiva.

I PEPS (Profili e Piani di Salute).

Tutte le indicazioni contenute nei documenti di indirizzo suddetti si ispirano ad evidenze

scientifiche internazionali.

L’OMS stima che piccole variazioni delle abitudini alimentari possano avere effetti

significativi: ad es in Gran Bretagna si prevede che la diminuzione dell’1% del livello di

colesterolo nella popolazione possa ridurre del 2-4% la mortalità per malattie cardiovascolari, che

riducendo dell’1% la pressione sanguigna diastolica della popolazione si eviterebbero 1.500 morti

all’anno per malattie cardiovascolari.

Lo strumento di potenziale maggior successo è una strategia integrata che promuova

contemporaneamente la salute a livello di collettività e i programmi di prevenzione sui gruppi di

soggetti ad alto rischio (negli individui ad alto rischio per diabete un cambiamento rigoroso e

monitorato dello stile di vita può ridurre del 58% il rischio di sviluppare la malattia mentre i

farmaci ottengono una riduzione del 31%).

Le linee programmatiche di indirizzo indicate dall’OMS e riprese dai LEA, dal Piano

regionale di prevenzione attiva 2005-2007, dai Profili e Piani di Salute (PEPS) sono le seguenti.

Ridurre pubblicità, sponsorizzazioni di alcool, tabacco, cibi non appropriati (compresi

alcuni integratori) fra giovani, educatori e nelle attività sportive

Proteggere dal fumo passivo, controllare la vendita di tabacco e alcool specie fra i

giovani, rafforzare le sanzioni per la guida in stato di ebbrezza

Controllare e regolamentate le informazioni date al consumatore su cibi, tabacco, alcool e

farmaci

Sviluppare un processo di etichettatura più chiaro e comprensibile

Lavorare con l’industria (tramite accordi volontari o obbligatori) per fornire alimenti

confezionati più salubri

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Regolamentare l’ambiente urbano

Promuovere la sicurezza ambientale e sul posto di lavoro

Le strategie sinora attuate dimostratesi efficaci sono state sia di tipo fiscale che di stimolo a

consumi sani, ottenuto grazie alla collaborazione fra sistema sanitario e decisori: si veda ad

esempio la tassazione dei derivati del tabacco e la riduzione del contenuto di zuccheri, sali, grassi

nei prodotti alimentari.

A questi principi devono essere orientati gli interventi di prevenzione, perché in un

periodo di contrazione delle risorse queste non siano sprecate.

Le premesse suddette indicano altresì la necessità di indirizzare gli interventi sull’età

evolutiva, sulle fasce deboli della popolazione e sulle disuguaglianze, attraverso approcci

integrati fra servizi sanitari ospedalieri e territoriali e fra Sanità e altri Enti.

PRIMA STRADA: I LEA

LEA n. 1- Assistenza Sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro 12

A. Profilassi delle malattie infettive e parassitarie

B. Tutela della collettività e dei singoli dai rischi connessi con gli ambienti di vita, anche

con riferimento agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali

C. Tutela della collettività e dei singoli dai rischi infortunistici e sanitari connessi con gli

ambienti di lavoro

D. Sanità pubblica veterinaria

E. Tutela igienico sanitaria degli alimenti; sorveglianza e prevenzione nutrizionale

F. Attività di prevenzione rivolte alla persona:

- vaccinazioni obbligatorie e raccomandate

- programmi di diagnosi precoce

G. Servizio medico-legale

Attualmente il LEA n 1 è oggetto di aggiornamento.

La revisione prende le mosse dalla riflessione sull’applicazione dei LEA dell’Assistenza

Sanitaria Collettiva dall’emanazione del DPCM n. 26 del 29 Novembre 2001 ad oggi, e tiene

conto del mutamento dei principali pericoli per la salute pubblica.

Essa consta di:

a) aggiornamento della definizione del livello di assistenza;

12 Le considerazioni fatte in questo paragrafo derivano dal dibattito attualmente in corso nella Conferenza Stato-Ragioni sulle modifiche che verranno apportate al Livello 1 “Assistenza Sanitaria Collettiva in ambiente di vita e di lavoro”

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b) ri - aggregazione delle aree o sotto livelli;

c) aggiornamento dello schema logico di questo livello essenziale di assistenza ed

introduzione della nozione di programma di sanità pubblica;

d) interventi nuovi rispetto a quelli previsti nel 2001 ed interventi del 2001 non più

previsti nell’attuale revisione.

Ai fini del PRR 2008-2010 si terrà presente l’attuale versione del LEA, ma con un

particolare riguardo all’evoluzione concettuale di due aspetti importanti delle attività di

prevenzione collettiva che nella revisione hanno particolare spazio.

Si tratta di due elementi che, in quanto legati all’evoluzione culturale già in atto nei

servizi della prevenzione, possono essere tenuti nel debito conto fin da subito, senza aspettare

l’approvazione della revisione del LEA.

1) Il primo aspetto riguarda le peculiarità della prevenzione collettiva, per cui, in

qualche modo, essa si distingue dagli altri livelli di assistenza erogati dall’ASL:

Queste peculiarità, in sintesi, sono:

- La domanda di prestazioni: a differenza dell’assistenza sanitaria distrettuale e di quella ospedaliera, che generalmente sono richieste dall’individuo che ne trae vantaggio, l’azione della sanità pubblica è, di solito, intrapresa su iniziativa dei servizi sanitari, a ciò indotti da una disposizione normativa o dalla individuazione di particolari rischi o bisogni di salute della collettività; in tal senso, si è anche soliti parlare di “prevenzione attiva”.

- Il beneficiario delle prestazioni: a differenza dell’assistenza sanitaria distrettuale e di quella ospedaliera, che garantiscono prestazioni a vantaggio del singolo, l’assistenza sanitaria collettiva include interventi di sanità pubblica, che perseguono obiettivi di salute a vantaggio della collettività, attraverso la riduzione dei rischi ambientali, infettivi, occupazionali, comportamentali, e/o l’aumento delle difese della popolazione.

- Le modalità di realizzazione: gli interventi dell’assistenza sanitaria collettiva, siano essi offerti in virtù di una previsione normativa o sulla base della rilevazione di un bisogno di salute, sono abitualmente organizzati in programmi, caratterizzati da obiettivi misurabili, da procedure e metodi, spesso previsti da norme, e sistemi informativi atti a valutare l’attuazione e i risultati. L’implementazione di un programma implica, quindi, l’uso dell’epidemiologia come strumento per analizzare il contesto e selezionare i problemi/bisogni di salute prioritari, individuare gli interventi di provata efficacia, definire gli obiettivi, le corrispondenti azioni e i metodi più idonei al monitoraggio e alla valutazione dei risultati.

- La misura delle prestazioni: nell’assistenza sanitaria collettiva, gli interventi vengono misurati non solo, come generalmente avviene per l’assistenza distrettuale e per quella ospedaliera, in termini di quantità di attività o atti prodotti, ma anche come proporzione di popolazione coperta/non coperta dall’intervento. Questi indicatori di copertura (popolazione target raggiunta, quantità di popolazione che ha modificato un certo comportamento, ecc.), rappresentano un’approssimazione ai benefici di salute, tanto più precisa quanto più è nota la relazione esistente tra intervento ed esito di salute (come nel caso delle coperture vaccinali o di quelle dei programmi di screening oncologici).

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- I modelli organizzativi: gli interventi dell’assistenza sanitaria collettiva soprattutto quando affrontano problemi complessi, possono richiedere un forte impegno verso l’integrazione e la collaborazione, non solo interdisciplinare (tra servizi di sanità pubblica ed altri servizi sanitari, in particolare quelli dell’area delle cure primarie) ma anche intersettoriale cioè con altri settori della comunità. Un esempio è fornito sia da interventi “innovativi”, come quelli di contrasto all’obesità che si caratterizzano per essere multidisciplinari e multisettoriali, coinvolgendo oltre al mondo sanitario anche altri ambiti quali la scuola, le istituzioni locali, le associazioni sportive ecc., sia da interventi “tradizionali” come i programmi di screening oncologici che rappresentano profili complessi di assistenza, i cui risultati di salute sono possibili solo a condizione dell’integrazione di competenze, discipline, modalità organizzative, professionalità e strutture della prevenzione collettiva, dell’assistenza distrettuale ed ospedaliera.

2) il secondo aspetto, tenendo conto delle considerazioni sopra riportate sulle

caratteristiche della pratica della sanità pubblica, riguarda il modello logico del livello di

assistenza da assicurare e si fonda sull’introduzione della nozione di “programma di sanità

pubblica”.

Ogni programma di sanità pubblica può essere suddiviso in tre elementi:

1. programmi/attività13: un programma si caratterizza per l’esplicitazione di obiettivi misurabili e per la valutazione del raggiungimento degli obiettivi.

2. componenti del programma: specificano le principali linee di attività che dovrebbero costituire, garantendone l’efficacia e la qualità, un programma di salute pubblica.

3. prestazioni: traducono le linee di attività in attività singole o prodotti usufruibili dai beneficiari degli interventi.

SECONDA STRADA: I PROGETTI RIGUARDANTI GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE ATTIVA

Si tratta di una strada che si dipana all’interno e parallelamente a quella dei LEA.

La Giunta della Regione Piemonte ha approvato con propria deliberazione il Piano regionale di

prevenzione attiva 2005-2007, composto dai seguenti documenti:

Rischio cardiovascolare;

Attuazione della gestione integrata del diabete nella Regione Piemonte:

o I team diabetologici integrati;

Miglioramento degli screening oncologici:

o Progetto per lo screening dei tumori colon rettali

Piano delle vaccinazioni;

13 Il termine programma è applicato a diversificate attività organizzata di sanità pubblica, inclusi interventi che consistono di servizi direttamente gestiti, sforzi di mobilitazione della comunità, sistemi di sorveglianza, azioni di sviluppo di politiche sanitarie, investigazione di focolai epidemici, diagnostica di laboratorio, campagne di comunicazione, servizi di training, aggiornamento ed educativi.

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Con ulteriore delibera la Giunta ha approvato la seconda parte delle linee operative, relativa alla

realizzazione dei seguenti progetti:

Sorveglianza e prevenzione dell’obesità;

Prevenzione delle recidive nei soggetti che hanno già avuto accidenti

cardiovascolari;

Sorveglianza e prevenzione degli incidenti stradali;

Sorveglianza e prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro;

Sorveglianza e prevenzione degli incidenti domestici;

PROGETTI ESECUTIVI E CRONOPROGRAMMI

Cuore - progetto esecutivo cronoprogramma;

Diabete - progetto esecutivo e cronoprogramma;

Screening mammella, colon-retto - progetti esecutivi e cronoprogrammi;

Vaccinazioni - progetto esecutivo e cronoprogrammi;

Le considerazioni fin qui spiegano perché i Progetti riguardanti gli interventi di

prevenzione attiva sono esplicitamente orientati a contrastare molta parte delle malattie correlate

con la mortalità evitabile: Lotta ai tumori, Lotta alle malattie del sistema cardio-circolatorio, lotta

ai traumatismi (in particolare incidenti stradali, lavorativi e domestici), lotta alle malattie

infettive e diffusibili che, come abbiamo visto, rappresentano complessivamente la causa di oltre

il 90% di tutte le morti evitabili.

L’approccio, inoltre, è quello di impostare un’ azione di contrasto, oltre che con

interventi di diagnosi-cura-riabilitazione, anche con interventi di prevenzione primaria e di

promozione della salute, agendo sui determinanti di tali patologie.

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TERZA STRADA: I PEPS (PROFILI E PIANI DI SALUTE) 14

I Profili e Piani di Salute (PEPS) costituiscono il percorso strategico per far sì che gli

amministratori pubblici e le comunità locali sappiano presidiare in prima persona gli obiettivi di

salute influenzabili dalle loro scelte, con particolare attenzione al ruolo dei determinanti non

sanitari15.

Secondo la definizione regionale “il PEPS è lo strumento con cui la comunità locale, a

livello distrettuale, definisce il proprio profilo di salute, individua gli obiettivi di salute e produce

linee di indirizzo volte ad orientare le politiche del territorio”.

“E’ il Comitato dei Sindaci del distretto a predisporre ed approvare il PEPS e le ASL

forniscono l’assistenza necessaria, assicurano la partecipazione al processo di elaborazione e

approvazione e garantiscono la disponibilità di tutte le informazioni epidemiologiche relative

alla popolazione del distretto” … ”il PEPS orienta la programmazione e tiene conto degli atti

fondamentali di indirizzo e assicura il raccordo con gli altri enti pubblici interessati, con le

strutture di assistenza…”.

Si individua perciò nel processo di costruzione dei PEPS lo stimolo all’azione per gli

amministratori pubblici in quanto, sulla base del proprio profilo di salute, la comunità locale è in

grado di progettare un piano di salute che individui linee ed obiettivi concreti per lo sviluppo

sostenibile sotto il profilo della salute, includendo valutazioni etiche, ambientali, sociali ed

economiche.

La Regione ha scelto di preparare la “messa a regime” dei PEPS come strumento per le

politiche di salute attraverso un primo percorso sperimentale che vedrà coinvolti almeno un

distretto per ASL.

I servizi della prevenzione hanno un ruolo fondamentale sulla strada dei PEPS in quanto

sono detentori di molte delle informazioni utili per costruire i profili di salute.

LEA “Prevenzione collettiva in ambienPrevenzione Attiva e la collaborazion

comunità locale per la predisposizione prevenzione dovranno se

Queste strade sono state progettate contrastare le principali malattie che

consentire lo sviluppo dei fattori di

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14 Profili e Piani per la Salute – Progetto di formazione dei referenti fu15 Vedi schema illustrato a pag. 17

te di vita e di lavoro”, Piano Nazionale di e con gli Amministratori Pubblici della dei PEPS sono le strade che i servizi della guire nel prossimo futuro.

per far viaggiare su di esse i mezzi per colpiscono la nostra popolazione e per protezione d promozione della salute.

nzionali (facilitatori) – Un percorso strategico

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I MEZZI

I mezzi sono le Strutture del Dipartimento di Prevenzione, le azioni e le attività di prevenzione da sviluppare.

DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE: LE STRUTTURE

Strutture ASL 5 ASL 10

Strutture Complesse

SISP, SIAN,

SPRESAL, Servizio Veterinario Area A, Servizio Veterinario Area B, Servizio Veterinario Area C

SISP, SIAN,

SPRESAL, Servizio Veterinario Area A, Servizio Veterinario Area B, Servizio Veterinario Area C

Strutture Semplici Anagrafe zootecnica NIV DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE: LE SEDI DI EROGAZIONE DEI SERVIZI

Dislocazione Struttura Complessa Tipologia Sede ASL 5 ASL 10

Sede Centrale Rivoli Pinerolo Sedi periferiche Collegno e Susa Nessuna

SISP Sedi attività vaccinali

Almese, Alpignano, Avigliana, Bardonecchia,

Borgaretto, Bruino Bussoleno, Collegno,

Condove, Giaveno, Grugliasco, Orbassano,

Oulx, Piossasco, Rivalta, Rivoli, Savonera, Susa,

Volvera

Airasca, Cavour, Cumiana, Luserna S. Giovanni, Pinerolo, Pomaretto, Pragelato, Vigone,

Villafranca Piemonte, Villar Perosa,

Sede Centrale Rivoli Pinerolo SIAN Sedi periferiche Collegno e Susa Nessuna Sede Centrale Rivoli Pinerolo SPRESAL Sedi periferiche Orbassano e Susa Nessuna Sede Centrale Rivoli Pinerolo Servizio

Veterinario Area A Sedi periferiche In 5 località della ASL

Airasca, Cavour, Cumiana, Pomaretto, Torre Pellice,

Vigone, Sede Centrale Rivoli Pinerolo Servizio

Veterinario Area B Sedi periferiche Collegno, Piossasco, Susa Pomaretto, Torre Pellice,

Vigone, Sede Centrale Rivoli Pinerolo Servizio

Veterinario Area C Sedi periferiche Nessuna Nessuna

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DIPARTIMENTI DI PREVENZIONE : ATTUALI DOTAZIONI ORGANICHE

ASL 5 ASL 10 TOTALE

ASL 5-ASL 10 Profilo operatore n° n° n°

Direttore di SC 6 (a) 6 (b) 12 Dirigente medico 15 7+1 (c) 22+1 Med incarico part

time (20 ore settimanali) Dirigente veterinario 22 30+ 1 Vet. incarico

Part Time (50%) 52+1 Vet. incarico part

time (50%) Tecnico Prevenzione Esperto 8 2 10 Tecnico Prevenzione 34 14 48 Assistente Sanitario Esperto == 1 1 Assistente Sanitario 4 2 6 Infermiere Pediatrico 1+1 (d) 2 3+1 Infermiere Professionale 5+1 (e) 1 6+1 Dietista 1 5 (f) 6 Operatore tecnico 4 2 6 Operatori Amministrativi 34 17+1 (g) 52 Veterinari liberi professionisti autorizzati alle profilassi di Stato pianificate (Area A)

2 6 8

Veterinari liberi professionisti (Area B)

4 (per un totale di 76 ore/settimanali)

4 (per un totale di 60 ore settimanali)

8 (per un totale di 136 ore settimanali)

Totale 135 +2 Vet lib prof

Area A + 4 Vet lib. Prof. Area B (per

un totale di 76 ore/settimanali)

85 + 1 medico spresal (20 ore/settimanali)

+6 Vet lib prof Area A +4 Vet lib. Prof. Area B (per un totale di 60 ore settimanali) + 1

Vet part time Area C (per un totale di 18 ore settimanali)

220 + 1 medico Spresal (20 ore/settimanali)

+ 8 Vet lib prof Area A+ 8 Vet lib prof Area B(per

un totale di 136 ore settimanali) + 1 Vet part

time Area C (per un totale di 18 ore settimanali)

(a) di cui 1 (Servizio Veterinario Area B ASL %) coperto con incarico di Direttore Vicario (b) di cui 1 (SIAN) vacante per aspettativa del titolare e coperto a scavalco dal Direttore SISP e 1 (SPRESAL) vacante e coperto con scavalco da ASL 8; (c) Incarico a tempo determinato per 20 ore settimanali (SPRESAL) (d) n. 1 infermiere pediatrico in condivisione con Distretto 5 (e) n. 1 infermiere professionale con contratto di collaborazione (f) Assicurano tutta l’attività dietistica dell’ASL 10 (SIAN, Ospedale) (g) Incarico a tempo determinato per 36 ore settimanali (ex LSU non ancora stabilizzato)

LE AZIONI E LE ATTIVITÀ DA SVILUPPARE Per approfondire questa parte è necessario partire dagli obiettivi indicati dalla DGR n. 59-

6349 del 5 luglio 2007 di approvazione delle linee guida per la predisposizione dei PRR 2008-

2010.

Di seguito, pertanto, per ciascun obiettivo indicato verrà esplicitato il percorso che si

intende avviare nel periodo 2008-2010.

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OBIETTIVI CHE RIGUARDANO PREVALENTEMENTE LE ATTIVITÀ DI PREVENZIONE IN GENERALE

OBIETTIVO: Avviare forme di coordinamento delle attività di prevenzione propedeutica alla

definizione della futura Direzione integrata della Prevenzione, prevista dalla proposta di PSSR,

effettuando una ricognizione quali-quantitativa degli interventi di prevenzione in atto e di

prevedere obiettivi e strumenti per la loro integrazione;

PERCORSO DA AVVIARE: Come si dirà più avanti, la piattaforma più agevole su cui avviare

forme di coordinamento delle attività di prevenzione, propedeutica alla definizione della futura

Direzione integrata della Prevenzione, sembra essere quella dei progetti contenuti nel Piano di

prevenzione attiva.

Attorno a questi progetti (che coinvolgono quasi tutte le strutture aziendali) si dovrà definire e

sperimentare:

La rete delle Strutture aziendali coinvolte;

Il ruolo chiaro giocato da ciascuna Struttura;

Gli strumenti operativi e le modalità pratiche per assicurare l’interazione e l’integrazione

delle Strutture aziendali coinvolte;

Gli strumenti operativi per assicurare il monitoraggio dei vari processi ed i risultati

complessivi raggiunti;

Il sistema di comunicazione all’interno ed all’esterno dell’Azienda di questi risultati.

Nella fase di avvio della costruzione di una direzione integrata della prevenzione si ritiene che

l’attenzione principale debba essere posta verso l’obiettivo di “facilitare i meccanismi ed i

sistemi di comunicazione e di scambio di informazioni fra strutture chiamate a cooperare per un

fine comune”.

OBIETTIVO: Sostegno e promozione del raggiungimento degli obiettivi previsti nel Piano di

Prevenzione Attiva;

PERCORSO DA AVVIARE: Entrambe le ASL sono impegnate nei progetti regionali di prevenzione

attiva.

Questi progetti, in particolar modo quelli relativi al rischio cardiovascolare, alla gestione

integrata del diabete, al miglioramento degli screening oncologici, al piano delle vaccinazioni,

alla sorveglianza e prevenzione dell’obesità ed alla prevenzione delle recidive nei soggetti che

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hanno già avuto accidenti vascolari, costituiscono la principale piattaforma sulla quale

sperimentare lo sviluppo della Direzione integrata della prevenzione.

Su questi progetti, infatti, è essenziale integrare ed armonizzare il contributo dato dalle

numerose strutture aziendali coinvolte.

Il problema degli incidenti (in tutte le sue manifestazioni: stradali, lavorativi, domestici,

scolastici, sportivi, ecc.) che, come abbiamo visto nelle mappe presentate all’inizio, costituisce

un problema rilevante sul territorio delle due ASL, la prevenzione dell’obesità ed il rischio

cardiovascolare possono costituire un buon terreno iniziale sul quale sperimentare con molti

portatori di interesse locale (Comuni, Scuole, Volontariato, Imprese, Aziende di trasporto, ecc.)

il percorso dei PEPS, in particolar modo nella parte relativa alla predisposizione dei Piani per la

salute.

OBIETTIVO: Assistenza alla costruzione dei PEPS;

PERCORSO DA AVVIARE: Entrambe le ASL, fin dall’inizio del 2007, sono impegnate nel

progetto regionale di formazione di un nucleo iniziale di operatori che dovranno accompagnare

l’avvio sperimentale dei processi di costruzione dei PEPS.

Lo scopo di questo progetto è quello di formare i cosiddetti “facilitatori di processo” dei PEPS

che avranno il compito di accompagnare il percorso di costruzione dei profili e poi dei piani per

la salute, fornendo assistenza al Comitato dei Sindaci di Distretto.

Successivamente all’avvio del dibattito sui PEPS, già nel corso del 2007 e per volontà dei

rispettivi Comitati dei Sindaci di Distretto, si sono avviate in alcuni Distretti delle due ASL

esperienze orientate nella direzione della costruzione dei profili di salute.

La ASL gioca un ruolo importante nel processo di costruzione del profilo di salute, in particolare

su due fronti principali:

Della produzione e documentazione delle informazioni utili per l’individuazione sia

dei problemi che delle migliori soluzioni (dati epidemiologici, indicatori di salute,

prove di efficacia, esempi di buone pratiche);

Dell’accompagnamento ai processi partecipativi.

OBIETTIVO: Sostegno e potenziamento dei programmi di screening dei tumori.

PERCORSO DA AVVIARE: i programmi di screening per il tumore alla mammella, il carcinoma

del collo dell’utero e dei tumori colon rettali sono stati sviluppati in entrambe le AASSLL e

gestiti a livello territoriale e sono stati di fatto i precursori dell’ integrazione tra le due ASL e con

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l’A.S.O. S Luigi di Orbassano, nel contesto funzionale del dipartimento interaziendale di

Prevenzione Oncologica della Regione Piemonte n.3,di cui l’ASL 5 è l’azienda capofila

Nel triennio si prevede un ulteriore sviluppo, secondo i programmi regionali, implementando

l’integrazione tra area territoriale e prevenzione.

Attualmente i programmi di screening per il tumore alla mammella, il carcinoma del collo

dell’utero e dei tumori colorettali sono regolati dalla D.G.R. n. 111-3632 del 2 agosto 2006

“Revoca delle deliberazioni di Giunta Regionale n. 77-12306 del 23.9.1996, n. 41-22841 del

27.10.1997 e n. 34-9530 del 5.6.2003. Approvazione del nuovo programma regionale di

screening per i tumori femminili e per i tumori del colonretto, denominato ‘Prevenzione Serena”,

che stabilisce che “È obiettivo dei programmi di screening della Regione Piemonte il

raggiungimento, con l’invito attivo, di tutta la popolazione obiettivo ed il mantenimento del

pieno regime di invito”.

Inoltre i test di screening adottati nei programmi piemontesi (mammografia bilaterale, Pap-Test,

la ricerca del sangue occulto nelle feci e la rettosigmoidoscopia) compaiono anche nel

nomenclatore tariffario delle prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e possono

essere prescritti dal medico di medicina generale, dallo specialista convenzionato ed ospedaliero,

dal medico dei consultori familiari. La D.G.R. citata stabilisce che: “La loro prescrizione non è

consentita con finalità di prevenzione secondaria dei tumori, e non potranno essere accettate

prescrizioni indicanti diciture come “controllo”, o simili. (omissis)… I test di screening non

sono erogabili, con finalità di prevenzione secondaria dei tumori, in strutture non integrate nel

circuito “Prevenzione Serena”, sia dal punto di vista organizzativo, sia informatico. Le Aziende

sanitarie riorganizzeranno l’erogazione di questi esami non oltre due anni dalla data di

pubblicazione del presente atto, al fine di realizzare la completa integrazione di tutte le

prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio, fornite con finalità di screening dei

tumori della mammella, del collo dell’utero e del colonretto, nel programma di Prevenzione

Serena”.

Obiettivi specifici comuni ai tre programmi di screening

1. Istituzione del Dipartimento Interaziendale di Screening previsto dalla DGR 111-3632 del

2 agosto 2006, nomina del Direttore di Dipartimento e assegnazione di budget

2. Messa a regime del Dipartimento di Screening attraverso:

a. Strutturazione dell’UVOS, nomina del responsabile e assegnazione del budget

b. Identificazione delle strutture complesse che erogano le prestazioni di primo e di

secondo livello, dell’UVOS e del Comitato Tecnico

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A. L’UNITÀ DI VALUTAZIONE E DI ORGANIZZAZIONE DELLO SCREENING

(U.V.O.S.)

L’Unità di Valutazione e di Organizzazione dello Screening è individuata presso l’A.S.L.

5, Collegno. L’U.V.O.S. svolge attività organizzativa e valutativa dell’applicazione dei

programmi di screening sul territorio corrispondente al Dipartimento di Screening Oncologico n.

3 (A.S.L. 5 – A.S.L. 10 – A.S.O. S. Luigi di Orbassano).

Attualmente l’UVOS non gestisce un budget vincolato alla previsione di attività.

La dotazione di personale non è adeguata allo sviluppo dei tre screening e all’aumento

della popolazione invitabile.

A fronte di un fabbisogno definito dalle pregresse normative, parametrato anche per lo

screening colorettale, di complessive undici unità di personale, attualmente prestano servizio 8,5

unità di personale di diversa professionalità ( amministrativo, sanitario, ausiliario)

I locali che attualmente ospitano l’attività sono insufficienti.

L’obiettivo generale e gli obiettivi specifici per l’UVOS sono comuni per i tre programmi di

screening.

B. SCREENING MAMMOGRAFICO Tabella 1. assetto organizzativo dello screening mammografico nel Dipartimento 3 a regime

ASL 5 ASL 10 ASO S.Luigi U.V.O.S. Collegno

Primo livello Esecuzione sedi fisse

Collegno

Pinerolo

Primo livello Esecuzione U.M.

X

Primo livello Lettura

Collegno

Pinerolo

Secondo livello

Collegno

Anatomia Patologica X Legenda: U. V. O. S.: Unità di Valutazione e Organizzazione dello Screening U. M.: Unità Mobile

Nell’ASL 5 e 10 lo screening mammografico è rivolto a 69.000 donne residenti di età compresa

fra 50 e 69 anni. Le donne più giovani (45-49 anni) possono accedere allo screening in adesione

spontanea.

SCREENING MAMMOGRAFICO - OBIETTIVO GENERALE

Raggiungere e mantenere l’offerta regolare di screening mammografico (secondo corretti

periodismi) a tutta la popolazione obiettivo.

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Obiettivi specifici

1. Nomina del Coordinatore del Sottogruppo Mammografico

2. Potenziamento della capacità di erogazione dei centri di mammografia e/o incremento

numerico degli stessi fino a raggiungere la copertura necessaria e la capacità di

accoglimento dei test di screening erogati nell’ambito della specialistica ambulatoriale e

quindi di tutta popolazione obiettivo annuale.

3. Progressiva riduzione dell’attività di specialistica ambulatoriale dei test di prevenzione

fino alla non erogabilità nei centri pubblici o privati accreditati non integrati in

Prevenzione Serena (fatte salve le condizioni particolari già definite o che saranno

definite dalla Regione) dei test di specialistica ambulatoriale non motivati da sospetto

diagnostico specifico.

Il Dipartimento 3 deve andare a regime dell’attività con il raggiungimento della completa

copertura. Un ulteriore sforzo dovrà essere fatto per garantire la mammografia annuale alle

donne nella fascia d’età 45-49 anni e per riconvertire l’attività impropriamente effettuata al di

fuori del programma di screening.

Per il raggiungimento della copertura è stato formulato un progetto specifico che comprende

anche la digitalizzazione dell’attività di screening inserita nel progetto più ampio di

digitalizzazione delle radiologie delle ASL 5 e 10.

C. SCREENING CITOLOGICO

Tabella 2 assetto organizzativo dello screening citologico nel Dipartimento 3 a regime

ASL 5 ASL10 ASO S.Luigi UVOS Collegno

Primo livello Esecuzione

12 U. P. Collegno

Grugliasco Rivoli

Alpignano Orbassano Piossasco Giaveno Coazze

Condove Avigliana

Oulx Susa

5 U. P. Luserna Pomaretto Pinerolo Cumiana Vigone

Primo livello Lettura

Anatomia Patologica*

Secondo livello SC Ginecologia Rivoli

SC Ginecologia Pinerolo

SC Ginecologia

S.Luigi

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CRITICITA’

La copertura rappresenta un serio punto critico.

Il volume di lettura massimo dichiarato dal laboratorio di anatomia patologica (15-17.000

esami/anno) e il ritardo della refertazione dei pap-test di 1° livello costituiscono un’importante

causa di limitazione dell’espansione dell’attività del programma. I tempi di refertazione

citologica sono al di sotto degli standard raccomandati. La carenza di personale tecnico

specializzato e la mancanza di disponibilità di altri laboratori regionali in possesso dei requisiti

richiesti dal Programma non ha permesso di risolvere definitivamente il problema.

Si renderà quindi necessario il potenziamento dell’ anatomia patologica dell’ASO San Luigi per

ricondurre l’attività ad un centro unico di lettura con elevata professionalità.

Inoltre si rileva una carenza di personale ostetrico, sia sulla carta che di fatto (lunghi infortuni,

limitazioni lavorative, gravidanze) che contribuisce al non raggiungimento della copertura

accettabile. Sarà pertanto necessario le ore di apertura (ore ostetrica) nei Distretti di Orbassano e

di Susa dell’ASL 5 per consentire il raggiungimento dell’obiettivo regionale.

I tempi di attesa per l’esecuzione del 2° livello sono superiori agli standard raccomandati peranto

le strutture complesse di Ginecologia dovranno ampliare l’orario di attività di 2° livello.

SCREENING CITOLOGICO - OBIETTIVO GENERALE

Raggiungere e mantenere l’offerta regolare di screening citologico (secondo il corretto

periodismo) a tutta la popolazione obiettivo.

Obiettivi specifici

1. Nomina del Coordinatore del Sottogruppo citologico

2. Potenziamento della capacità di lettura del Servizio di Anatomia Patologica con

conseguente riduzione dei tempi di refertazione secondo quanto sopra riportato

3. Potenziamento della capacità di erogazione delle Unità di Prelievo e/o incremento

numerico delle stesse fino a raggiungere la copertura necessaria e la capacità di

accoglimento dei test di screening erogati nell’ambito della specialistica ambulatoriale e

quindi di tutta popolazione obiettivo annuale anche con il ricorso alla libera professione o

all’assunzione di nuovo personale

4. Potenziamento della capacità di erogazione dei Centri di secondo livello Potenziamento

della capacità di lettura del Servizio di Anatomia Patologica con conseguente riduzione

dei tempi di attesa .

5. Progressiva riduzione dell’attività di specialistica ambulatoriale dei test di prevenzione

fino alla non erogabilità (fatte salve le condizioni particolari già definite o che saranno

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definite dalla Regione) dei test di specialistica ambulatoriale non motivati da sospetto

diagnostico specifico entro dicembre 2008 nei centri pubblici o privati accreditati non

integrati in Prevenzione Serena.

D. SCREENING COLORETTALE

Lo screening del carcinoma del colon retto prevede di sottoporre a sigmoidoscopia, una sola

volta nella vita, uomini e donne di 58 anni e alla ricerca del sangue occulto nelle feci (FOBT),

ogni due anni, uomini e donne fra 59 e 69 anni. Nel Dipartimento 3 lo screening endoscopico è

stato avviato nell'ultimo trimestre del 2005.

Nell’ASL 5 la popolazione bersaglio è di circa 5000 persone/anno per la sigmoidoscopia e di

circa 26.000/anno per la ricerca del sangue occulto nelle feci.

Nell’ASL 10 la popolazione bersaglio è di circa 1500 persone/anno per la sigmoidoscopia e di

circa 9.300/anno per la ricerca del sangue occulto nelle feci.

La tabella seguente riporta l’assetto organizzativo dello screening endoscopico nel Dipartimento

3 a regime

ASL 5 ASL 10 ASO S.Luigi U.V.O.S. Collegno Primo livello Giaveno

Rivoli Pinerolo

Secondo livello Rivoli Pinerolo

Anatomia patologica X X Legenda: U. V. O. S.: Unità di Valutazione e Organizzazione dello Screening

SCREENING COLORETTALE - OBIETTIVO GENERALE

Avviare lo screening colorettale con il FOBT, raggiungere e mantenere l’offerta regolare di

screening endoscopico (secondo il corretto periodismo) a tutta la popolazione obiettivo;

recuperare il ritardo sulle coorti di 58enni.

Obiettivi specifici

1. Nomina del Coordinatore del Sottogruppo colorettale

2. Potenziamento dell’attività dei centri Endoscopici di primo e secondo livello nell’ASL

10.

3. Potenziamento dell’attività dei centri Endoscopici di primo e secondo livello nell’ASL 5

4. Progressiva riduzione dell’attività di specialistica ambulatoriale dei test di prevenzione

fino alla non erogabilità (fatte salve le condizioni particolari già definite o che saranno

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definite dalla Regione) dei test di specialistica ambulatoriale non motivati da sospetto

diagnostico specifico entro dicembre 2008 nei centri pubblici o privati accreditati non

integrati in Prevenzione Serena.

Al fine di realizzare compiutamente i programmi di screening sopraindicati, saranno effettuate le

necessarie integrazioni delle ore di personale dedicato, secondo gli standard previsti nei

documenti regionali.

OBIETTIVI CHE RIGUARDANO PREVALENTEMENTE LE ATTIVITÀ DEL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE OBIETTIVO: Riorganizzazione della rete dei servizi della prevenzione funzionale al

perseguimento dei livelli assistenziali (LEA) e al recupero di più elevati livelli di efficienza e di

efficacia, anche attraverso lo sviluppo di attività di rete che assicurino una migliore distribuzione

delle risorse e delle competenze;

PERCORSO DA AVVIARE: Il percorso dovrà essere caratterizzato da alcune impostazioni chiave

così riassumibili:

Caratterizzare la programmazione per “aree tematiche”, come indicate nei LEA, e non per

“competenze di Servizi”; in altre parole, le SC devono inserirsi negli obiettivi delle “aree

tematiche” e non viceversa;

Sviluppare i processi di integrazione intradipartimentali; in altre parole trovare i collanti

per le sinergie e le azioni coordinate delle varie SC;

Sviluppare sinergie interdipartimentali, all’interno dell’Azienda Sanitaria, sui temi della

prevenzione (nella direzione di una visione integrata della prevenzione);

Sviluppare empatia nei confronti dei portatori di interessi locali;

Sviluppare la funzione di comunicazione all’interno del Dipartimento e all’esterno (in

particolare la comunicazione del rischio);

Orientare i Servizi del Dipartimento ai principi dell’Evidence Based Prevention;

Operare per l’accreditamento del Dipartimento e delle sue strutture;

Operare per la semplificazione dei percorsi e delle procedure dipartimentali;

Consolidare e portare a regime le azioni dimostratesi efficaci e, pertanto qualificanti

riducendo, nel tempo, l’estemporaneità e la provvisorietà delle risorse connesse, anche

applicando criteri di flessibilità e riorientamento nella gestione delle medesime.

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Inoltre bisognerà lavorare per costruire una “vera funzione di direzione dipartimentale” e non

solo limitarsi ad “individuare un direttore”; in altre parole occorrerà:

Caratterizzare e sviluppare un sistema di controllo di gestione in grado di monitorare e

valutare la capacità del Dipartimento di contribuire al raggiungimento dei LEA;

Sviluppare la funzione giuridico-legale a servizio del Dipartimento riorientando, se

necessario, le risorse già presenti in Azienda;

Gestire le attività che comportano economie di scala evitando dispersioni e doppioni

all’interno del dipartimento;

Individuare soluzioni organizzative che vengano riconosciute come opportunità di

crescita, anche professionale, e non come elemento di conflitto e demotivazione.

OBIETTIVO: Revisione degli assetti organizzativi aziendali, con particolare riferimento alla

individuazione delle strutture complesse e semplici e dei dipartimenti, con lo scopo di

ottimizzare l’uso delle risorse disponibili in relazione agli obiettivi da realizzare, adottando nella

fase di prima attuazione le indicazioni della D.G.R. 59/2007.

PERCORSO DA AVVIARE:

Avvio di forme di interazione/coordinamento interaziendali fra le varie Strutture Complesse che

abbraccino i seguenti aspetti:

1) i contenuti sui quali esercitare interazione/coordinamento;

2) gli strumenti da mettere in campo per far interagire in tempo reale, in modo efficace ed

efficiente,i vari protagonisti (singoli e gruppi).

1) I contenuti sui quali esercitare interazione/coordinamento

L’interazione/coordinamento dovrà orientarsi su due linee di lavoro:

Prima linea di lavoro: Analisi dei principali punti riconosciuti come criticità da risolvere e/o

opportunità da sviluppare per poter affrontare le possibili modalità di riorganizzazione della

futura ASL accorpata;

Il lavoro iniziato negli incontri con le SC Dipartimentali (incontri fra SC omogenee) ha

consentito di mettere a fuoco alcuni punti interessanti:

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a) Le Strutture Complesse del Dipartimento presentano modelli organizzativi diversi fra

ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di approfondire la reciproca conoscenza fra

SC con le stesse funzioni e valutare le possibili ipotesi operative di omogeneizzazione.

In particolare dovrà essere posta attenzione alla rete dell’offerta di servizi e prestazioni ed

alle modalità operative di offerta degli stessi.

b) Le strutture Complesse del Dipartimento hanno maturato nel tempo, in considerazioni

delle pressioni provenienti dal territorio, “personalità” specifiche e si sono

“caratterizzate” in modo diverso fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di

ragionare, fra SC con le stesse funzioni, su queste “personalità e caratterizzazioni”

consolidatesi nel tempo e valutare le possibili ipotesi operative di “sfruttamento al meglio

di queste differenze”, in particolare nel momento in cui si formulano ipotesi di

riorganizzazione delle attività nella nuova ASL accorpata. Il lavoro di coordinamento

dovrà puntare a trasformare il più possibile le “diversità” in “opportunità”, in particolare

nel momento in cui si comincerà ad ipotizzare possibili modelli di riorganizzazione delle

attività sul territorio.

c) Le Strutture Complesse del Dipartimento utilizzano procedure che presentano diversità

fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di esaminare le procedure utilizzate

all’interno delle SC con funzioni simili e valutare la possibilità di uniformare le suddette

procedure;

d) Le tre Aree Veterinarie presentano un mix di funzioni diverse all’interno delle due ASL

attuali. L’obiettivo dovrà essere quello di studiare attentamente la situazione esistente

nelle due ASL e valutare le possibili ipotesi operative di rimixaggio delle funzioni fra le

tre Aree veterinarie in modo da giungere a modelli sovrapponibili e, quindi, più

facilmente riorganizzabili nella nuova ASL accorpata.

e) Le Strutture Complesse del Dipartimento hanno messo in campo, nel tempo, reti di

interazione intradipartimentali (processi dipartimentali che fanno interagire le varie SC)

diverse fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di esaminare le reti di

interazione attivate e valutare la possibilità di attivare strategie di uniformazione.

f) Le Strutture Complesse del Dipartimento hanno messo in campo, nel tempo, reti di

interazione interdipartimentali (collaborazioni con i Distretti o con i dipartimenti

aziendali) diverse fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di esaminare le reti di

interazione attivate e valutare la possibilità di attivare strategie di uniformazione.

g) Le Strutture Complesse del Dipartimento hanno messo in campo, nel tempo, reti di

interazione extraaziendali (supporto e collaborazioni con i Comuni e le Associazioni

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territoriali) diverse fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di esaminare le reti

di interazione attivate e valutare la possibilità di attivare strategie di uniformazione.

Seconda linea di lavoro: Formulazione di ipotesi di possibili modelli organizzativi delle

attività del Dipartimento di Prevenzione della nuova ASL accorpata.

a) I modelli organizzativi dovranno tenere conto della rete di offerta dei servizi, della

distribuzione della popolazione e delle infrastrutture sul territorio, dell’organizzazione

dell’ASL in distretti.

b) Bisognerà sforzarsi di ipotizzare più modelli possibili (senza scartarne, a priori, alcuno).

c) Per ogni modello dovranno essere analizzati i punti di forza ed i punti di debolezza, in

particolare per quanto attiene l’impatto con il servizio e la qualità della tutela offerti alla

popolazione.

d) Dovrà essere tenuto in conto che i criteri validi per l’aggregazione delle SC SISP-

SPreSAL e SIAN (es. dimensione e caratteristiche della popolazione) non sono sempre

sovrapponibili a quelli validi per l’aggregazione delle SC Veterinarie (questi ultimi,

infatti, si imperniano, più che sulla popolazione umana, sulla popolazione animale e sulle

infrastrutture zootecniche).

Nella seconda fase si dovrà procedere alla implementazione dei modelli ipotizzati nella prima

fase.

2) Gli strumenti da mettere in campo per far interagire in tempo reale, in modo efficace

ed efficiente,i vari protagonisti (singoli e gruppi).

La situazione oggettiva

I Dipartimenti di Prevenzione delle due ASL hanno sedi (Pinerolo Via Bignone 15,

Rivoli Via Balegno 6) che distano fra di loro 40 Km con un tempo medio di percorrenza (in

entrambi i sensi) di circa 45 minuti in condizioni di traffico scorrevole.

Questo significa che lo strumento “riunione” che normalmente è alla base del sistema di

coordinamento, presenta delle oggettive criticità, soprattutto tenuto conto dei tempi di

spostamento.

Il tempo di percorrenza, infatti, è un fattore altamente critico per i seguenti motivi:

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1. Si tratta di un tempo improduttivo (il dirigente passa questo tempo in automobile e non è

produttivo per l’ASL);

2. Si tratta di un tempo che costa all’Azienda circa 100 Euro/Dirigente/riunione.

Tenuto presente questa criticità, occorrerà rivolgersi a strumenti di coordinamento che

comportino il meno possibile la necessità di spostamento.

Le forme di coordinamento dovranno, pertanto, basarsi su strumenti che consentano:

1. L’interazione fra i vari protagonisti con possibilità di discutere, di scambiarsi documenti,

di controbattersi, di correggersi a vicenda, assolutamente in tempo reale;

2. La riduzione al minimo e per i casi strettamente necessari degli spostamenti fra sede e

sede.

Per ottenere questo bisognerà orientarsi su strumenti moderni che consentono

l’interazione a distanza in tempo reale.

Essi sono:

1. Il sistema di video conferenza;

2. Il sistema di discussione on line, per mezzo di forum ed aree di discussione dedicati e

strutturati;

3. Il tradizionale sistema di posta elettronica;

4. Il tradizionale sistema di telefonia (voce e fax).

L’implementazione di una rete di sistemi di comunicazione a distanza (audio-video in tempo

reale) è la base indispensabile per consentire un livello di coordinamento efficace ed efficiente.

OBIETTIVO: Prevedere forme di coordinamento delle attività di vigilanza a livello dipartimentale

su progetti specifici senza prefigurare l’istituzione di strutture organizzative ad hoc.

PERCORSO DA AVVIARE: L’esigenza di assicurare forme di coordinamento delle attività di

vigilanza a livello dipartimentale è fortemente sentita sia a livello degli operatori che a livello dei

soggetti sottoposti a vigilanza, infatti:

L’attivazione dei Dipartimenti di Prevenzione ha comportato la nascita di strutture con

funzioni prevalentemente distinte, ma che, su alcuni temi specifici ed in determinate

occasioni, devono procedere necessariamente insieme;

La disarticolazione delle funzioni in Strutture Dipartimentali ha generato uno sviluppo

della specializzazione degli interventi;

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L’assenza di coordinamento può dare origine ad interventi delle varie strutture scollegati

fra di loro, con generazione in alcuni casi di doppioni talvolta contrastanti fra di loro;

L’esperienza ha insegnato che il mancato governo di questi aspetti comporta spesso inefficienza,

confusione interna ed esterna al Dipartimento, scadimento dell’immagine dei servizi con perdita

di credibilità e di autorevolezza.

Nelle due ASL da tempo si stanno sperimentando forme di coordinamento delle attività di

vigilanza.

In particolare su alcuni fronti che richiedono spiccatamente forti interventi di coordinamento e di

armonizzazione:

Sul fronte delle tematiche legate alla sicurezza alimentare si sono sperimentate forme di

coordinamento fra SIAN e Servizio Veterinario Area B sia per quanto attiene i sistemi

informativi, le valutazioni, in sede di inizio attività delle imprese alimentari sia in sede

vera e propria delle attività di controllo ufficiale, compresi gli interventi di audit;

Sul fronte delle tematiche relative a segnalazioni ed esposti si sono sperimentate forme

di coordinamento fra tutte le SC dipartimentali;

Sul fronte della vigilanza relativa alle tre Aree Veterinarie entrambe le ASL hanno

istituito il NIV, seppure con impostazioni diverse. In caso di accorpamento occorrerà

rivisitare le differenze organizzative ed armonizzarle;

Sul fronte delle tematiche legate all’impatto ambiente-salute si sono sperimentate forme

di coordinamento coinvolgenti tutte le strutture del Dipartimento (si prendano ad

esempio i casi dell’inquinamento da diossina in Val di Susa ed a Frossasco), oppure il

recente caso della OFV (Officine Fusorie Val Pellice).

Nel corso del periodo 2007-2010 occorrerà sviluppare questi temi e predisporre procedure chiare

e specifiche per le attività di vigilanza.

Il tema di fondo dovrà essere: conciliare l’esigenza di assicurare elevata specializzazione con

l’esigenza di assicurare unitarietà di valutazione e risposta.

Interventi utili per questo scopo possono essere:

Promuovere un metodo ed un’organizzazione del lavoro centrata sul monitoraggio

quantitativo e qualitativo dei settori o punti a rischio, la vigilanza integrata e la

valutazione della qualità delle ispezioni in funzione della domanda ( un ’ ispezione

accurata può essere un’occasione per la formazione degli utenti);

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definire ed applicare procedure e metodi operativi per le attività di ispezione in linea

con le esigenze di normalizzazione di cui alle norme UNI per tutte le attività di

vigilanza, in particolare per quelle relative al controllo ufficiale della sicurezza

alimentare a cui sono imposte dai Regolamenti comunitari;

rilevare il fabbisogno formativo degli operatori delle S.C. e organizzare progetti di

formazione permanente;

gestire la problematica delle Sanzioni amministrative garantendo omogeneità

procedurale, e aggiornamento dei riferimenti giurisprudenziali.

OBIETTIVO: Definire progetti di fattibilità per l’integrazione della Medicina dello Sport e delle

attività vaccinali all’interno dei Dipartimenti di Prevenzione ove non già presenti;

PERCORSO DA AVVIARE:

a) Medicina dello sport: La tematica è sviluppata nella sezione Assistenza territoriale alla

quale si rimanda.

b) Attività vaccinale: la gestione delle attività vaccinali, sia nell’ASL 5 che nell’ASL 10, è

già collocata all’interno del Dipartimento di Prevenzione con buoni livelli di interazione,

però, sia con i servizi territoriali che con il dipartimento materno-infantile..

OBIETTIVO: Sostegno e promozione ai sistemi di controllo ufficiale e di reazione rapida per la

sicurezza alimentare;

PERCORSO DA AVVIARE:

1. Stesura del Sistema qualità relativo alle attività di controllo ufficiale sulle imprese

alimentari in ottemperanza ai criteri dei Regolamenti comunitari, al fine di garantire

efficacia ed appropriatezza dei controlli ufficiali effettuati sulle imprese alimentari;

2. Implementazione dei sistemi informativi con indicatori di rischio che permettano di

attribuire un punteggio ad ogni impresa alimentare, al fine di orientare la

programmazione della vigilanza;

3. Costituzione dell’Ufficio Unico per gli Allerta; predisposizione di una procedura

integrata Dipartimentale per la gestione degli stati di allerta;

4. Istituzione di uno strumento di contatto per il consumatore e per i media con i Servizi

deputati al controllo ufficiale, sia per fornire informazioni che per la comunicazione del

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rischio, al fine del recupero della fiducia del consumatore nelle istituzioni deputate ai

controlli ufficiali sugli alimenti;

5. Elaborazione, per i controlli di salubrità dei prodotti ortofrutticoli, di criteri utilizzabili

dalle Aziende per attuare un piano sistematico e rappresentativo di campionamenti e di

un sistema di rintracciabilità di filiera, da adottare in caso di riscontro di non conformità

dei prodotti venduti, al fine di ridurre il numero di non conformità dei piani di

autocontrollo ed il numero di campionamenti ufficiali necessari;

6. Formalizzazione dei Centri micologici pubblici; implementazione dell’offerta di

consulenza ai privati raccoglitori per il riconoscimento di commestibilità dei funghi

freschi spontanei, al fine di prevenire le intossicazioni da funghi in stagione ed

individuazione di un coordinamento. Corsi divulgativi alla popolazione generale sulla

sicurezza della raccolta dei funghi freschi epigei spontanei;

7. Impostazione del controllo salubrità acque destinate al consumo umano secondo criteri di

priorità e valutazione del rischio per la popolazione servita da acquedotti pubblici, al fine

di concentrare le risorse sulle situazioni critiche e di diminuire il numero dei controlli su

quelle che offrono garanzie di sicurezza;

8. Sviluppo di un percorso che in una prima fase veda una più armonica integrazione tra

SS.CC. del Dipartimento di Prevenzione tramite l’utilizzo di check-list che consentano a

medio termine la classificazione di aziende zootecniche e non, produttrici di alimenti, in

base al rischio sanitario, con lo scopo finale di intensificare le azioni di vigilanza sui

“casi problema”. Al fine di soddisfare la domanda del consumatore e di ridurre sempre

più il rischio sanitario tale azione, in futuro, potrebbe trovare una più ampia applicazione

pratica con il coinvolgimento di più SS.CC. del Dip. di Prev. che per tutto il processo di

filiera legato alla “sicurezza alimentare” vede coinvolte a pieno titolo (Vet. Area “A” –

Vet. Area”B” – Vet. Area”C” - S.I.A.N.) sia per le corrette gestioni anagrafiche, sia per

le garanzie di sanità,oltre che per la gestione dei controlli ufficiali e la gestione delle

emergenze-allerta.

OBIETTIVO: Sostegno e potenziamento delle attività di osservazione epidemiologica medica ed

epidemiosorveglianza veterinaria, valorizzazione della prevenzione, promozione della salute;

PERCORSO DA AVVIARE:

Sorveglianza epidemiologica umana e veterinaria

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a. Sviluppo del progetto PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) che,

in entrambe le ASL, con personale appartenente ai SISP, ha preso avvio, nel mese di luglio.

PASSI è un sistema di sorveglianza per raccogliere informazioni sui comportamenti che

possono influenzare la salute dei singoli cittadini. I principali argomenti oggetto

dell’indagine sono: l’attività fisica, il fumo, l’alimentazione, il consumo di alcol, la

sicurezza stradale, la prevenzione del tumore della mammella, del collo dell’utero e del

colon retto, il ricorso ad alcune vaccinazioni nelle donne ed a quella antinfluenzale in

entrambi i sessi. Il sistema si basa su interviste effettuate ad un campione casuale e

rappresentativo della popolazione dell’ASL di età compresa fra 18 e 69 anni. Le

informazioni raccolte sono rese anonime e trattate in base alla legge sulla privacy e saranno

analizzate ed utilizzate per programmare interventi mirati alla promozione di uno stile di

vita sano ed alla prevenzione di importanti malattie croniche. Queste informazioni saranno

inoltre utili per migliorare la qualità dei servizi offerti dalle ASL. Il campione di

popolazione da intervistare è di 275 persone nell’anno per ciascuna ASL.

b. Sviluppo delle attività di Sorveglianza Nutrizionale, anche con interventi di ricerca

sanitaria finalizzata;

c. Sviluppo delle attività di sorveglianza degli eventi infettivi, compresa la formalizzazione di

un gruppo aziendale per integrare le azioni di gestione dei casi di tossinfezione alimentare.

Organizzazione di corsi di aggiornamento destinati a medici di base e PdLS, medici ed

infermieri di PS ospedaliero, biologi di laboratorio analisi per la conoscenza di situazioni

emergenti, la modalità di gestione coordinata degli episodi. Organizzazione anche di

interventi divulgativi ed educativi rivolti alla popolazione generale;

d. Strettamente collegato al precedente punto 2) è lo sviluppo delle attività di

epidemiosorveglianza veterinaria: una moderna visione di salute umana non può essere

disgiunta da quella legata al mondo animale, poiché talune malattie di animali da reddito,

da affezione e degli animali selvatici – da ambienti urbani ed extraurbani – possono

incidere sulla salute in quanto si trasmettono direttamente all’uomo; così come alcune

patologie si possono trasmettere indirettamente, tramite gli alimenti all’uomo. In

quest’ottica va sottolineata la cruciale importanza di un sistema di epidemiosorveglianza

veterinaria che possa portare a brevissimo termine al raggiungimento di territorio

ufficialmente indenne da TB; nel contempo tale attività dovrebbe coinvolgere più SS.CC.

del Dip di Prev. (prevalentemente Vet.”A” e S:I:S:P, al fine di valicare alcuni protocolli già

in atto relativamente ai casi di focolai di malattie trasmissibili e Zoonosi, ed individuare

situazioni di rischio per la salute legati ad eventi prevedibili che possono coinvolgere il

mondo animale ed umano. Nell’ottica, infine, di dare risposte sempre più appropriate sui

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“bisogni di salute” sarà necessario rimodulare i protocolli congiunti tra più SS.CC. del Dip.

di Prev. Per la soluzione dei “casi problema” derivanti da esposti che giungono al Dip.di

Prev. riconducibili ad inconvenienti igienico-sanitari dell’abitato connessi alla presenza di

animali.

Valorizzazione della prevenzione e Promozione della salute

1) Potenziamento delle attività di promozione dei comportamenti favorevoli e riduzione dei

comportamenti a rischio nella popolazione: promuovere l’aumento, in età scolare, dei

consumi di ortaggi e frutta da parte dei bambini e diminuire gli scarti di mensa;

promuovere nella popolazione con più di 18 anni comportamenti più consapevoli verso i

rischi da incidente (stradale, lavorativo, domestico); promuovere consapevolezze sulle

abitudini e consuetudini legate al fumo ed al consumo di alcol;

2) Sviluppare, su tutti gli argomenti elencati al precedente punto 1, anche nel contesto dei

PEPS, il sistema di collaborazione tra diversi Servizi dell’ASL (Distretti, AST,

Dipartimento territoriale per la continuità delle cure, Psicologia, Medicina dello Sport,

Pediatria ospedaliera, Servizio di Dietetica ospedaliera, Medici di Medicina Generale e

Pediatri di libera scelta), le Scuole primarie, i Comuni ed i portatori di interesse locali.

IL SERVIZIO SOVRAZONALE DI EPIDEMIOLOGIA

Il Servizio di Epidemiologia è una struttura complessa che opera su mandato regionale per

il bacino di utenza dell’area vasta della Provincia di Torino per tutte le necessità di assistenza

epidemiologica e per il bacino regionale (o in qualche caso nazionale) per alcune funzioni

specialistiche (centro di documentazione DORS, amministrazione e sviluppo sistemi informativi,

osservatorio rischi da lavoro, osservatorio dipendenze, , centro di riferimento nazionale del CCM

sulle diseguaglianze, scuola universitaria per i tecnici della prevenzione).

Tale servizio costituisce una risorsa importante per l’Azienda per il prezioso contributo che

può dare a supporto di tutte le Strutture aziendali ed in particolare dei Distretti per l’analisi dello

stato di salute della popolazione e la redazione dei PEPS.

Il Servizio di Epidemiologia attualmente conta 18 dipendenti (13 dirigenti e 5 del comparto),

e da 56 collaboratori (in diversi regimi di contratto).Vi sono inoltre tre dirigenti (due tecnici e

uno medico) al momento in aspettativa .Le attività sviluppate e i relativi carichi di lavoro

impiegati dalla struttura complessa sono articolati in cinque categorie:

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- livelli di epidemiologia/documentazione corrente (LEE): riguardano l’esercizio corrente

delle attività del servizio, traggono mandato da indirizzi di lavoro espressi dalla Regione,

dalle Aziende Sanitarie e dagli Enti Locali sui quali insistono le competenze del servizio;

e sono finanziati con budget attribuito nell’ambito del fondo sanitario regionale corrente;

- livelli di epidemiologia/documentazione ad hoc (Progetti Istituzionali- PI), cioè progetti

ad hoc, realizzati su mandato degli stessi enti di cui sopra, che riguardano lo sviluppo di

attività finite nel tempo e destinate o a trasferirsi nei livelli correnti o a cessare; sono

finanziati ad hoc;

- attività di ricerca e sviluppo (RS), cioè progetti ad hoc, conferiti su mandato di altri enti,

appartenenti al servizio sanitario nazionale o ad altre istituzioni, e che promuovono

ricerca epidemiologica e/o di promozione della salute; sono finanziati dagli stessi; la

giustificazione di queste attività risiede negli obiettivi stessi di ricerca e sviluppo, i cui

risultati e benefici ricadono direttamente o indirettamente anche sulla sanità pubblica

della regione;

- attività correnti di formazione (FORM), conferite su mandato congiunto della Università

e della Regione, su finanziamento ad hoc;

- attività epidemiologiche/formative/di assistenza alla progettazione per il mercato

(OFFERTA), che si giustificano per la promozione delle competenze nelle aree

geografiche meno dotate e per la realizzazione di profitti, da portare a vantaggio delle

attività istituzionali.

Il piano di sviluppo 2008-2010 è condizionato da un lato dagli obiettivi di sviluppo su più

lunga scala temporale che vanno però esplicitati per l’impatto che hanno sugli investimenti

strutturali ed organizzativi; tali obiettivi di sviluppo derivano dalla progressiva estensione degli

ambiti tematici del servizio sanitario regionale che hanno bisogno dell’epidemiologia per

introdurre la medicina e la sanità fondata sulle prove nel governo dei processi assistenziali,

preventivi e di promozione della salute di propria competenza. Dall’altro lato il piano di sviluppo

risulta condizionato dai vincoli introdotti dalla pianificazione regionale, soprattutto quelli di

limitazione di risorse e quelli organizzativi ed istituzionali relativi alle funzioni confinanti con

l’epidemiologia, come la prevenzione. Obiettivi di sviluppo di lungo periodo e vincoli di piano

non sempre sono compatibili e devono quindi essere composti attraverso scelte regionali di

priorità.

Allo stato attuale i principali determinanti dello sviluppo sono:

- per quanto riguarda gli ambiti epidemiologici di esercizio specialistico della funzione

regionale, il Servizio di Epidemiologia di Grugliasco (e DORS) ha sviluppato particolari

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competenze nell’area dei determinanti non sanitari (e delle relative conseguenze sulla

salute); questa predisposizione ne fa il destinatario dei mandati regionali (e nazionali) che

riguardano non solo i fattori di rischio già coperti da osservatori regionali (come i rischi

da lavoro, le dipendenze, gli stili di vita), ma anche i determinanti sociali della salute (per

tutto il campo delle disuguaglianze sociali, dell’immigrazione e della valutazione delle

politiche, compresi i PePS), e i problemi di salute e di assistenza legati al disagio e alla

non autosufficienza (anziani, salute mentale) o a politiche di sostegno alla famiglia (area

materno-infantile, adolescenti);

- l’area della salute mentale potrebbe essere matura per la creazione di una struttura di

epidemiologia specialistica in collaborazione con il Centro dell’ASL 4; infatti si sono

sviluppate adeguate competenze professionali e il mondo della salute mentale e della

psichiatria sta elaborando quesiti epidemiologici sempre più esigenti per scopi di

progettazione e valutazione del cambiamento;

- in questo ambito di epidemiologia dei determinanti non sanitari i rischi ambientali sono

già oggetto di competenza della epidemiologia ambientale dell’ARPA, il cui rapporto di

integrazione con il Servizio di Epidemiologia, logistica organizzativa e tecnica, dovrebbe

essere garantito dalla permanenza delle due strutture nella stessa sede di Grugliasco;

- per quanto riguarda gli ambiti epidemiologici di sviluppo dei sistemi informativi il

Servizio di Epidemiologia di Grugliasco (e DORS), oltre al consolidamento della

manutenzione, sviluppo e diffusione degli applicativi di utilizzo e valorizzazione dei

sistemi informativi regionali sanitari e statistici correnti, si propone per conto

dell’ARESS come principale regista della progettazione e dello sviluppo delle procedure

per rendere tracciabili i percorsi assistenziali attraverso gli stessi sistemi informativi, con

particolare riguardo alle principali voci nosologiche ad alta prevalenza e che non sono già

coperte da registri di patologia (malattie circolatorie, diabete, malattie respiratorie,

incidenti, salute mentale);

- la collaborazione con l’ARESS , che vede nel suo piano di attività una delega delle

funzioni di epidemiologia alla rete di epidemiologia, con particolare riguardo alle

strutture dell’ASO S. Giovanni e dell’ASL 5, richiede di sviluppare in modo integrato le

funzioni epidemiologiche correnti , anche con gli sviluppi succitati, ad uso dei compiti di

assistenza alla decisione che sono tipici dell’ARESS; e pertanto con maggiore attenzione

alla tempestività e alla rilevanza e pertinenza alle necessità conoscitive della

programmazione regionale e alla semplicità ed efficacia comunicativa dei prodotti

realizzati. Questa necessità potrebbe anche rappresentare l’occasione per dare risposta

alle necessità di funzionamento del coordinamento della rete di epidemiologia che,

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finora, è stato esercitato dal Direttore del Servizio di Epidemiologia di Grugliasco senza

risorse dedicate;

- nell’ambito dell’epidemiologia dell’assistenza il Servizio di Epidemiologia di Grugliasco

ha identificato la necessità di sviluppare una nuova funzione, oggi assente nel servizio

sanitario regionale, per l’epidemiologia dell’assistenza infermieristica; tale funzione è

oggetto di una proposta elaborata insieme con l’Università e presentata all’ASO S. Luigi

per la creazione di una struttura di epidemiologia dell’assistenza infermieristica e di

epidemiologia clinica e valutativa, che sarebbe da integrare con il Servizio di Grugliasco

all’interno di un Dipartimento interaziendale tra nuova ASL 3 e ASO S. Luigi;

- a livello nazionale è verosimile che venga consolidata ed allargata la competenza di

centro di riferimento nazionale per le disuguaglianze nella salute e per la salute in tutte le

politiche; dopo i primi mandati di ricerca (ex art 12) e di assistenza ai piani di

prevenzione (ex CCM), lo sviluppo auspicabile è quello della creazione di un centro di

riferimento nazionale stabilmente identificato e finanziato per questi scopi;

- sempre a livello nazionale sarebbe auspicabile chiarire la competenza del Servizio di

Grugliasco come centro di riferimento nazionale per la progettazione, conduzione e

valorizzazione di indagini nazionali sulle differenze di salute, come le indagini sulla

salute Istat sovracampionate (e il loro linkage con mortalità e ricoveri); e come lo studio

longitudinale italiano sugli occupati INPS (e il loro linkage con infortuni INAIL e

mortalità e ricoveri); entrambi ad uso delle esigenze regionali e nazionali di studio e

valutazione delle politiche sanitarie e non;

- il Centro di Documentazione DORS registra una crescente richiesta da parte regionale e

della ASL di accompagnare con adeguati livelli di documentazione sia il prossimo Piano

Regionale di Prevenzione che i PePS, fornendo non solo un accesso facilitato alle

evidenze di letteratura e alle buone pratiche, ma anche strumenti di registrazione,

monitoraggio e valorizzazione delle esperienze del territorio; è necessario inoltre per

DoRS consolidare le funzioni di riferimento nazionale (rete dei centri di documentazione,

adolescenti);

- nell’ambito della riorganizzazione regionale delle funzioni di prevenzione intorno a

progetti mirati per obiettivi coordinati da una rete di centri di riferimento per area vasta ,

il Servizio di Grugliasco è disponibile come un punto specialistico di questa rete per

alcuni piani di prevenzione attiva sui quali dà già un contributo diretto (carta del rischio,

diabete, incidenti, e infortuni, obesità), su alcuni piani di CCM (infortuni, disuguaglianze,

adolescenti), su piani di prevenzione collettiva nei luoghi di lavoro, e su piani di

prevenzione ambientale integrati con l’epidemiologia ambientale dell’ ARPA;

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- per quanto riguarda la formazione, il Servizio di epidemiologia di Grugliasco ha

sviluppato una particolare competenza per l’offerta formativa che riguarda la prevenzione

nella nostra regione (corso di laurea triennale TPALL di base e per dipendenti,

evoluzione verso la laurea specialistica, rapporto con la scuola di specializzazione in

igiene e medicina preventiva, corsi regionali per operatori della prevenzione e della

promozione della salute, ultimo in ordine di tempo quello per i PEPS); sarebbe opportuno

dare una maggiore robustezza organizzativa e di mandato a questa funzione,

trasformandola in una vera e propria scuola regionale della prevenzione.

Queste linee di sviluppo dei compiti del Servizio di Epidemiologia richiedono una revisione

dell’assetto organizzativo (che per la complessità delle funzioni potrà essere strutturato sul

modello dipartimentale) e delle risorse disponibili, che saranno esplicitati nell’Atto aziendale

della nuova ASL, tenendo conto del più generale progetto regionale di riorganizzazione dei

servizi di Epidemiologia.

Nel corso del triennio sarà avviato il percorso di stabilizzazione delle figure professionali a

contratto presenti in misura consistente nel servizio, nell’ambito del più ampio programma

aziendale indicato a pag. 138.

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TERRITORIO

Indice

PREMESSA

Pag. 54

IL CONTESTO

Pag. 55

LA SITUAZIONE ATTUALE E LE PROSPETTIVE

Pag. 56

A. Porta d’accesso B. Cure domiciliari e Continuità assistenziale

C. Area materno-infantile. D. Assistenza agli anziani E. Integrazione socio sanitaria

- Area Disabilità - Area anziani

- Area Minori F. Progetti di semiresidenzialità e residenzialità G. Pazienti ad alta complessità H. Dipartimento peranti sul territorio - Dipartimento Territoriale - Dipartimento Salute Mentale - Dipartimento Dipendenze Patologiche - Dipartimento Farmaceutico - Dipartimento di Medicina Legale 12. Distretti

REALIZZAZIONI PREVISTE NEL TRIENNIO

Pag.75

I RAPPORTI CON LE ALTRE ASL E ASO

Pag.77

GLI OBIETTIVI STRUMENTALI E L’ORGANIZZAZIONE

Pag.78

I RAPPORTI TRA TERRITORIO,PREVENZIONE ED OSPEDALI

Pag.79

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PREMESSA

Il concetto di salute, così come è andato evolvendosi negli ultimi decenni, presume una marcata

attenzione alle caratteristiche del territorio ed una forte compartecipazione nella definizione di

profili ed obiettivi di salute tra tutti i soggetti interessati, in primis il cittadino – paziente, ed

insieme naturalmente le agenzie direttamente interessate quali la Sanità, i Comuni, gli Enti

Gestori dei servizi socio assistenziali.

In tale prospettiva l’assistenza ospedaliera assume un ruolo sempre più preciso e demarcato e

sempre maggior peso assumono gli interventi territoriali, anche alla luce dello sviluppo delle

tecniche sanitarie, e dell’affermarsi di concezioni e prassi quali la domiciliarità, la continuità

assistenziale, ed altri analoghi.

Sotto questo profilo si evidenzia la necessità di una predisposizione partecipata di piani e

strumenti dell’intervento sanitario, che agiscano in maniera integrata con le altre agenzie del

territorio:

L’obiettivo è quello di costruire una rete che garantisca livelli di assistenza integrati, in accordo

con quanto previsto dalla legislazione nazionale e locale, e che traduca i diritti del cittadino in

strumenti e percorsi chiari, garantiti e facilmente fruibili.

Fondamentali in questa prospettiva risultano alcune parole chiave quali:

⇒ Porta d’accesso

⇒ Percorso assistenziale

⇒ Continuità delle cure

⇒ Integrazione socio-sanitaria

Da questi temi discendono naturalmente gli aspetti relativi a Processi ed obiettivi assistenziali e

agli Obiettivi strumentali e all’organizzazione interna della sanità territoriale.

Tali concetti rappresentano gli elementi basilari su cui è stato sviluppato questo capitolo e

vengono ripresi nel corso dei vari paragrafi rappresentandone il filo conduttore.

Relativamente alla porta d’accesso ed al percorso assistenziale, si distinguono naturalmente

diversi livelli che si caratterizzano per diversità di bisogni e di obiettivi.

Premessa fondamentale è la estrema attenzione all’attività di informazione del cittadino, che

deve garantire un efficiente orientamento ed un reale coinvolgimento nella tutela della propria

salute.

Tale attività risulta già significativamente sviluppata in tutti i distretti di entrambe le ASL, con la

presenza di sportelli di informazione sanitaria o socio-sanitaria, ma si deve sottolineare come

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non si possa prescindere dalla “manutenzione” e dal potenziamento continuo di tutta questa

attività.

Il centro della porta d’accesso si situa innanzitutto nell’area delle cure primarie, che si connota

proprio per l’accesso diretto del cittadino al servizio, per la presenza del servizio nella comunità

in cui vive e per la globalità della presa in carico.

Proprio per questo motivo, processi ed obiettivi assistenziali devono essere graduati in un livello

generale di ASL ed in un livello distrettuale, sicché sia possibile riconoscere con chiarezza la

filosofia generale dell’azienda, la sua etica e la mission, e se ne colga la traduzione nel modello

organizzativo, nei percorsi e nei servizi, sia centralmente sia nella loro declinazione locale

distrettuale.

A tale scopo la definizione di un nuovo modello organizzativo per le attività territoriali,

funzionale al PRR 2008 – 2010, rappresenta un’opportunità del tutto particolare perché permette

una ridefinizione globale della situazione esistente ed il conferimento di un impulso sostanziale

verso questi concetti.

Essa richiede però che in via preliminare vengano evidenziati alcuni aspetti fondamentali di

contesto.

IL CONTESTO

Il territorio delle ASL 5 e 10 si connota per l’estrema variabilità, sui piani geografico,

demografico, socio-eonomico e culturale, comprendendo aree metropolitane, di pianura e di

montagna.

Si riassumono qui di seguito brevemente le caratteristiche dei distretti del territorio aziendale.

I Distretti dell’ ASL 5 di Collegno e dell'ASL 10 di Pinerolo

Distretto N° comuni Residenti

superf. Kmq ab/KmQ Ente Gestore

Al 31-12-06 Collegno 2 87.256 31,24 2.816 Cisap Grugliasco Rivoli 5 77.601 97,57 800 Cisa Rivoli-Cissa Pianezza Orbassano 6 92.382 120,58 755 Cidis Orbassano Giaveno 6 28.520 167,28 167 CM Val Sangone Susa 37 89.107 1.092,14 80 Conisa Val Susa Pinerolo 21 89.771 466,38 190 Ciss Pinerolo Val Pellice 9 23.115 293,02 78 CM Val Pellice-Ciss Pinerolo Valli Chisonee Germanasca 17 20.000 568,74 35 Cm Val Chisone-ASL 10 Totale 103 507.752 2.836,95 178,2

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L’area del territorio appare dotata di un discreto sviluppo nell’organizzazione, nella distribuzione

dei servizi e nelle disponibilità di risorse umane.

E’ tuttavia presente una diversa articolazione dei medesimi in ragione della diversa storia delle

politiche assistenziali.

A tal proposito si schematizza qui di seguito l’organizzazione territoriale delle due ASL:

NUMERO DISTRETTI PER ASL

ASL 5

ASL 10 1 COLLEGNO 1 PINEROLO 2 RIVOLI 2 VAL PELLICE 3 ORBASSANO 3 VALLI CHISONE E GERMANASCA 4 GIAVENO 5 SUSA

DIPARTIMENTI PER ASL

ASL 5 ASL 10 DIP.TERRITORIALE PER LA CONTINUITA’DELLE CURE (DTCC)

DIP. SERVIZI TERRITORIALI

DIP. SALUTE MENTALE 5 A DIP.SALUTE MENTALE E DIPENDENZEPATOLOGICHE

DIP. SALUTE MENTALE 5 B

DIP. DIPENDENZE PATOLOGICHE

DIP. FARMACEUTICO

DIP.INTERAZIENDALE DI MEDICINA LEGALE

Da quanto precede, appare evidente la necessità di armonizzare e integrare le realtà territoriali,

sia sul piano organizzativo sia in quello prestazionale, salvaguardando il più possibile le

specificità, laddove rappresentino esigenze peculiari e importanti.

Un dato certamente rilevante nel contesto descritto è costituito dal diverso assetto organizzativo

e funzionale dei distretti, che si manifesta anche in termini di impatto con le strutture centrali e

con le altre realtà aziendali ed extra aziendali, e che sarà approfondito nello specifico paragrafo.

LA SITUAZIONE ATTUALE E LE PROSPETTIVE Come è già stato accennato in precedenza le due realtà presentano gradi e modalità di risposta ai

bisogni fortemente differenziate e ciò va senza dubbio imputato alla diversa storia dei territori, ai

rapporti con le Autonomie Locali, alla coesistenza di zone montane con aree significative di

seconda e soprattutto di prima cintura metropolitana.

Ciò nonostante si declinano alcune favorevoli precondizioni la cui esistenza rende possibile una

programmazione dei servizi e delle attività omogenea e partecipata:

buona capacità progettuale e consolidata abitudine alla pianificazione concertata dei

servizi con le agenzie del territorio,

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buone relazioni con i Medici di Medicina Generale(MMG) e Pediatri di Libera Scelta

(PLS) sia a livello distrettuale sia centrale,

particolare attenzione all’integrazione tra dipartimento territoriale e dipartimento

materno-infantile,

buon livello di integrazione con gli Enti Gestori nell’area socio sanitaria.

A. Porta d'accesso

Il concetto di porta d’accesso, evidenziata in precedenza nelle parole chiave, rappresenta un

vincolo ed un’opportunità di straordinaria rilevanza nella proposta di una sanità realmente

incardinata nel territorio, e partecipe dunque di un progetto globale di salute.

Riprendendo pertanto gli elementi sopra descritti, si evidenzia la necessità di trasferire tutto

questo nella programmazione dell’ASL, almeno a due livelli, uno centrale ed uno distrettuale.

Al primo livello compete la progettazione strategica degli obiettivi aziendali, che vengono

dettagliati di seguito.

Per la loro realizzazione rivestono particolare importanza le relazioni con i MMG e con i PLS.

Essi dovranno valorizzare sempre di più il governo clinico, l’appropriatezza delle cure e l’uso

delle risorse, mentre l'ASL perseguirà la valorizzazione del MMG, quale figura di riferimento,

anche relativamente alla continuità dell’assistenza ed allo sviluppo di attività integrate ospedale-

territorio.

Questa filosofia troverà riscontro nell’organizzazione delle attività aziendali, nell’evoluzione

delle relazioni tra MMG e ASL e nell’individuazione di progetti – obiettivo sintonici e coerenti.

Nel secondo livello, relativo alla programmazione delle attività in ambito distrettuale, rientrano

obiettivi ed azioni che coinvolgono le comunità locali, pur ispirandosi alle linee di indirizzo

tracciate a livello centrale e riflettendosi in esse.

Distretto n°PLS n° MMG

Collegno 10 73

Rivoli 8 62

Orbassano 11 71

Giaveno 3 23

Susa 10 64

Pinerolo 10 69

T.Pellice 2 18

Pomaretto 1 17

Totale 55 397

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A questo proposito appaiono rilevanti i progetti dei Gruppi di Cure Primarie (GCP) e di Case

della Salute.

Si prevede l’attivazione di almeno 5 dei primi entro il 2008. Due di essi saranno situati nel

distretto 3 dell’ASL 5 e tre nell’ASL 10.Contestualmente si procederà alla progettazione di

almeno uno di essi in ogni distretto aziendale.

Relativamente alle Case della Salute si ritiene che esse rappresentino un’opportunità

fondamentale per dare impulso alle nuove forme di risposta ai bisogni di salute del cittadino,

valorizzando gli aspetti di immediatezza, completezza, semplificazione dei percorsi assistenziali,

ed altresì gli aspetti di continuità assistenziale che esse possono offrire.

Poiché peraltro la normativa al riguardo richiede ulteriori evoluzioni e precisazioni, appare

doveroso guardare ad esse con molta attenzione, attivando iniziative in modo fondato ed

accurato, ma anche aperto alle varie opportunità.

E' necessario pertanto tenere nella massima considerazione, in sede di progettazione, gli aspetti

specifici del territorio in cui esse sorgeranno e le risorse già presenti nella comunità.

Un modello sostenibile deve prevedere innanzitutto il coinvolgimento della comunità locale, in

primis delle amministrazioni comunali, che all'interno dei PePS possono valorizzare l’avvio di

queste nuove forme di risposta ai bisogni di salute.

Nell’ambito dell’ASL che si verrà a formare con l’unione delle ASL 5 e 10, un modello adeguato

può fare riferimento in una prima fase ad una dimensione di tipo distrettuale, pur essendo noto

che le attuali concezioni tendono a riferirle ad un bacino decisamente più ridotto.

In questa fase sperimentale la dimensione temporale di attività potrà variare, perseguendo

comunque la maggior continuità possibile dell’intervento nella giornata, con l'obiettivo di

favorire l'estensione della presenza di MMG, PLS, servizi sanitari ed assistenziali.

L’avvio sarà concertato nel rispetto della programmazione locale delle attività sanitarie e sociali,

con preciso riferimento a Piani di attività territoriale, Piani di Zona ed eventualmente PePS.

Elemento sostanziale della Casa della Salute sarà l'aspetto funzionale piuttosto che quello

strutturale. Saranno ricompresi infatti all'interno di questa area anche modelli di attività a

plurisede, nei quali l'aggregazione funzionale consenta l'erogazione di un servizio efficace e

pronto e che semplifichi il percorso di accesso alle cure.

Si prefigurano pertanto modelli di Casa della Salute con diversi livelli di aggregazione

funzionale e logistica, a partire da quelli situati in un'unica sede, fino ad altri in cui sia garantita

linearità, semplicità ed immediatezza del percorso assistenziale e terapeutico pur con servizi

ubicati in sedi diverse, seppur contigue, e nei quali le connessioni informatiche e procedurali

garantiscano l'obiettivo descritto e si traducano in aumento delle risorse e della flessibilità.

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I modi di finanziamento saranno legati a riconversione nell’area territoriale di fondi presenti in

capitoli con sovraspesa, determinando anche in questo caso un duplice vantaggio, poiché si

determina un incremento dell’appropriatezza e si valorizzano le risorse ricavate da questa

iniziativa. Saranno attivate inoltre iniziative di finanziamento a livello nazionale e regionale.

Molto rilevante appare inoltre la prospettiva di collaborazione con il Polo didattico dell’ASO S.

Luigi il quale, proponendosi come polo universitario vocato al territorio, può consentire lo

sviluppo di sinergie a vari livelli.

Oltre a quanto descritto finora, relativamente alla porta d'accesso, è possibile individuare altri

ambiti nei quali prevedere azioni sinergiche tra i contesti organizzativi partendo dall’esistente e

che si ritiene possano rappresentare gli aspetti centrali dell’attività futura, costituendo di fatto il

“core business” dell’area territoriale e che vengono di seguito analizzati.

Prima di ciò risulta necessario evidenziare il ruolo che l’attività medico specialistica riveste

nell’accesso alle cure.

Essa di fatto assume un ruolo intermedio poiché alcune specialità sono ad accesso diretto, mentre

altre si connotano come attività di livello successivo.

Le ASL 5 e 10 presentano una valida dotazione di base in questo settore, con una diffusione

capillare ed un’offerta ampia ed articolata; inoltre dispongono dell’apporto dell’ASO S. Luigi

che si trova in posizione strategica rispetto ad entrambe e che rappresenta pertanto un partner

privilegiato nell’erogazione di molte prestazioni. Ad esso si aggiungono alcuni ospedali torinesi

strettamente confinanti con due distretti dell’ASL 5, di cui sono rilevanti fornitori di attività

specialistica.

Questo quadro evidenzia da un lato la ricchezza dell’offerta ma anche la difficoltà nel corretto

governo della domanda.

Tale condizione si traduce di fatto per l’ASL 5 nella necessità di riorientare la spesa per l’attività

specialistica, dove ancor oggi il consumo è eccessivo rispetto alla media regionale, verso altre

aree che risultano meno valorizzate.

Questo obiettivo è già presente nell’attuale piano di attività per l’anno 2007, ma sarà

ulteriormente perseguito anche il futuro, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.

Nell’evoluzione dell’intervento specialistico, svolgono un ruolo di rilievo anche i progetti che

tendono a ridefinire potenziare e capillarizzare la rete dell’erogazione delle prestazioni.

Particolare attenzione verrà attribuita allo sviluppo di Percorsi Diagnostico Terapeutici

Assistenziali (PDTA) quali quello per la gestione integrata del diabete, che rappresentano la

sintesi degli interventi di rete, coinvolgenti attività specialistica ambulatoriale, MMG ed

ospedale e che focalizzano in maniera ottimale gli aspetti di prevenzione, ai vari livelli, di terapia

e di riabilitazione.

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Altro elemento di rilievo è rappresentato dalla necessità di fornire accoglienza adeguata e

corretta ai cittadini tramite personale formato, motivato, supportato da sistemi informatici e da

strutture logistiche all’altezza, pertanto saranno progettati e attuati idonei programmi formativi,

tesi a dotare i dipendenti di adeguata formazione e capacità di accoglienza del cittadino.

E’inoltre già avviata l’attività di organizzazione del servizio anagrafico ed implementazione

informatica che renderà la nuova Azienda tra le più avanzate della Regione Piemonte.

Sotto il profilo strutturale si programma l’apertura di un poliambulatorio completamente nuovo a

Collegno (con abbandono della vecchia sede in locazione), la progettazione di un

poliambulatorio nuovo, vincolato al finanziamento regionale, ad Alpignano, l’organizzazione di

una nuova area poliambulatoriale nell'ospedale di Giaveno e la sua più stretta integrazione con

le attività ospedaliere; l’apertura di un nuovo poliambulatorio e sede di distretto ad Orbassano

(con abbandono della vecchia sede in locazione); l’apertura di una nuova sede del Centro di

Salute Mentale a Rivoli; l’apertura di un Centro Prelievi a Cascine Vica; lo sviluppo delle attività

di epilettologia dell’età evolutiva, con il modello della valorizzazione sinergica delle risorse

esistenti presso le ASL 5 e 10; l’attivazione di nuovi locali CUP e la riorganizzazione degli

ambulatori infermieristico, consultoriale e vaccinale a Torre Pellice.

B. Cure domiciliari e continuità assistenziale

Le cure domiciliari risultano sviluppate sotto molteplici articolazioni (ADI, SID, Cure

Palliative). Si rende necessaria prevedere l’organizzazione strutturale della funzione di Cure

Domiciliari ed il potenziamento dell’attività di Cure Palliative territoriali, secondo quanto

previsto dall’Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità della Regione Piemonte.

La continuità assistenziale rappresenta un aspetto fondamentale attraverso il quale passano una

più corretta risposta al bisogno e la razionalizzazione della spesa con trasferimento delle risorse

dall’ospedale al territorio; è in costante aumento la richiesta di interventi in questo settore per

l’aumento specifico della domanda conseguente alla cronicizzazione delle patologie ed alla

maggior possibilità di trattamento extraospedaliero. Lo sviluppo della continuità assistenziale è

dunque un obiettivo strategico trasversale sia al territorio sia all’area ospedaliera. Sotto questo

profilo si evidenzia l'impegno al raggiungimento di un livello uniforme di intervento, superando

le discrepanze oggi esistenti tra i due territori, in direzione di un più alto livello di prestazioni

erogate.

C. Assistenza agli anziani

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La popolazione anziana rappresenta il 21% della popolazione complessiva

Distretto Popolazione totale Popolazione> 65

Collegno 87.256 17.165 (19.70%)

Rivoli 77.601 15.880 (20.46%)

Orbassano 92.382 16.933 (18.33%)

Giaveno 28.520 6.097 (21.38%)

Susa 89.107 18.441 (20.70%)

Pinerolo 89.771 19.929 (22.20%)

ValPellice 23.115 6.080 (26.30%)

Valli Chisone e Germanasca 20.000 5.300 (26.50%)

Totale 507.752 105.825 (20.84%)

In accordo con quanto descritto nel capitolo riguardante la prevenzione, e nell’ottica di

migliorare l’aspettativa di vita in salute e condizioni di benessere della popolazione anziana, la

risposta assistenziale richiede uno sforzo in due direzioni:

1) Occorre sviluppare la disponibilità dei posti letto in alcuni distretti, puntando alla

costruzione di una rete di strutture in grado di operare come punti rete dell’assistenza

residenziale extra ospedaliera.

Proseguendo nel progetto di valorizzazione e coinvolgimento del MMG nelle attività

aziendali occorre puntare all’estensione delle convenzioni con i MMG per l’assistenza

nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), così come contestualmente merita di

essere sviluppata l’attività di fornitura farmaci e materiali di medicazione ai presidi,

come dettagliato successivamente nel punto concernente l’integrazione socio-sanitaria.

2) Analogamente occorre sviluppare l’assistenza domiciliare in lungoassistenza,

ricercando, per quanto è possibile, la realizzazione di condizioni di maggiore

appropriatezza coniugata alle esigenze della persona. A questo proposito riveste

particolare importanza uno sforzo teso ad ottimizzare la fornitura di ausili anche con il

monitoraggio delle prescrizioni.

L’esistenza di tre strutture aziendali (Attività e Progetti Integrati Socio Sanitari,

Residenzialità per anziani e una Geriatria fortemente coinvolta su Unità di Valutazione

Geriatrica e continuità assistenziale) assicurano una competenza specifica dell’ASL in

grado di assolvere al mandato di titolarità dell’intervento. Si rende in ogni caso

necessaria una riorganizzazione delle competenze dell’UVG in ragione sia della sua

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articolazione territoriale, sia delle ulteriori attribuzioni di competenze previste dalla

recente normativa regionale.

3) Nello sviluppo dell’attività un'attenzione particolare sarà dedicata al tema degli assegni

di cura. Sotto tale aspetto le due ASL presentano realtà assai diversificate. Poiché essi

rappresentano di fatto uno strumento potenzialmente molto utile, ma anche

abbisognevole di maggiore e migliore definizione, risulta necessario procedere

innanzitutto ad una loro regolamentazione e razionalizzazione, che verrà realizzata

d’intesa con gli Enti Gestori dei Servizi Socio Assistenziali, da sottoporre ad

approvazione regionale in attesa di una eventuale specifica normativa regionale.

L’assegno di cura infatti si presenta come strumento validissimo se si caratterizza per

essere una reale alternativa alla residenzialità, ma deve allora rientrare all’interno del

progetto complessivo di assistenza alla persona, incidente sulla lista d’attesa quanto

appunto un inserimento in struttura. In tal caso si valorizzano le risorse famigliari e

l’intervento dell’ASL si colloca in un ambito di corretta assistenza sanitaria, senza

sovrapposizioni o confusioni con l’intervento cui è specificamente deputata l’area

socio-assistenziale. Tale impostazione esclude di fatto la monetizzazione di interventi

propri di quest’ultimo settore e richiede pertanto una chiara definizione delle

competenze dei vari settori in campo.

D. Area materno – infantile

Il settore materno infantile rappresenta uno dei partner principali dei dipartimenti

territoriali per le molteplici sovrapposizioni di interessi (attività con PLS, consultori adolescenti,

ginecologia territoriale, pediatria di comunità); ha un potenziale di sviluppo notevole senza

significativi aumenti di costi, ma semplicemente migliorando l’organizzazione (ad esempio

miglior raccordo tra PLS e ospedali, consultori, progetti di prevenzione, capacità di

informazione).

Il settore materno infantile è organizzato in forma dipartimentale su tutti i due territori, ma con

diversi rapporti e articolazioni.

Elemento interessante è il progetto Prevenzione Serena (descritto nella sezione Prevenzione) che

si è sviluppato con uniformità nelle due ASL, ed ha costituito un fattore di connessione sia

aziendale sia per aree diverse delle due AASSLL, quali Prevenzione, Territorio ed Ospedale.

Altrettanto rilevante è l'attività di Pediatria di comunità, il cui contributo all'integrazione delle

attività dei diversi dipartimenti dell'ASL, ed alla loro connessione con i Pediatri di Libera Scelta

(PLS), risulta di notevole valore.

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Essa consente di intervenire migliorando l’appropriatezza dei profili prescrittivi dei PLS tramite

la formazione congiunta tra PLS e pediatri ospedalieri con linee guida e protocolli diagnostico-

terapeutici condivisi. che permettano da un lato continuità assistenziale dopo le dimissioni

ospedaliere senza disomogeneità delle prescrizioni, e dall’altro appropriatezza negli invii ai 2°

livelli. Ciò sarà il fulcro dell'attività di Formazione permanente nel triennio 2008-2010. Inoltre

favorirà il processo teso a:

- riorganizzare i servizi territoriali attraverso la costituzione di forme associative della medicina

di famiglia;

- promuovere l’Associazionismo tra PLS e la pubblicizzazione delle associazioni già esistenti

Particolare rilievo sarà dato inoltre al governo clinico delle attività ed al monitoraggio del ricorso

all’assistenza specialistica ambulatoriale,

I progetti dei pediatri per équipe territoriale dovranno tener conto di quanto sopra esposto e

l’approvazione degli stessi sarà vincolata ad un reale reindirizzo della spesa.

La Pediatria di comunità svolge un ruolo di coordinamento di progetti ed un ruolo di coesione e

rinforzo; agevola i rapporti in ambito pediatrico tra PLS e le strutture del Dipartimento Materno

Infantile e del Dipartimento territoriale; migliora infine i percorsi di continuità assistenziale con

particolare riguardo al paziente cronico.

Quanto descritto appare strutturato in maniera più organica nel territorio dell'ASL 5, e presente

comunque in modo sostanziale nell'ASL 10.

Si prevede nel triennio 2008 - 10 di estendere le caratteristiche di questo intervento a tutta la

realtà della nuova ASL, rendendolo più omogeneo.

Anche l'implementazione e la diffusione del Punto sulle Infezioni Sessualmente Trasmesse

(PIST) rappresenta un obiettivo di valore all'interno di un contesto polimorfo quale quello della

futura ASL.

E. Integrazione socio sanitaria

Area Disabilità

Fondamentale in questo contesto appare l’organizzazione e lo sviluppo dei rapporti con le

agenzie territoriali che sono coinvolte nel soddisfacimento dei bisogni di salute del cittadino.

In primo luogo si sottolinea la necessità di ampliare ulteriormente i rapporti con gli Enti Gestori

dei servizi socio-assistenziali che operano nel territorio aziendale. Grazie alla collaborazione

con essi è possibile dare attuazione agli aspetti di integrazione socio sanitaria, che rappresentano

una delle chiavi di volta di un corretto approccio alle problematiche della salute, e realizzare

quanto previsto dal DPCM 29.11.2001 “Definizione dei livelli Essenziali di assistenza”, dalla

DGR 51/2003 e dalla LR 1 /2004.

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Nel territorio delle ASL 5 e 10 operano 9 enti gestori con i quali esiste una consolidata prassi di

collaborazione e progettazione partecipata degli interventi.

Tutto ciò è evidenziato dal fatto che sono attualmente in vigore protocolli di convenzione

finalizzati all’applicazione della DGR 51/2003 e del DPCM 29.11. 2001 con tutti i 9 enti e che

riguardano tutto il territorio aziendale.

La loro realizzazione ha determinato negli anni l’attivazione di criteri e procedure di

programmazione congiunta, lo sviluppo di metodologie di lavoro integrato e l’organizzazione

coordinata delle attività, fino a giungere alla costituzione di gruppi interdisciplinari composti da

operatori dell’ASL ed operatori degli enti gestori per gli interventi nel campo della disabilità e in

quello dell’assistenza agli anziani.

In questo ambito appaiono di notevole interesse gli strumenti che si sono individuati e che sono

peculiarità dell’ASL 5, ma hanno riscosso particolare interesse in ambito regionale e nazionale,

particolarmente in riferimento alla metodologia adottata nei confronti della disabilità.

Nell’ASL 5 è stata infatti costituita una Struttura di "Riabilitazione Psicosociale” che supporta

sul piano clinico riabilitativo gli interventi definiti a livello di commissione handicap, definita

UVAP. In tal modo si vengono a definire risorse umane strumentali e metodologiche per

sostenere la persona disabile e la sua famiglia fin dalla più tenera età con i progetti di

accoglienza dei neonati disabili, sviluppati di concerto con gli enti gestori, e successivamente

nell’inserimento scolastico, lavorativo, e nella collaborazione con i centri semiresidenziali e

residenziali.

L’integrazione con gli enti gestori e con la scuola in questi ambiti è attualmente molto alta, e si

sono costituiti Nuclei interdisciplinari per la disabilità (NID) in tutti i distretti dell’ASL 5, con la

presenza di personale medico, psicologico ed educativo.

Anche i Centri Provinciali per l’Impiego sono stati profondamente coinvolti nel progetto al fine

di costituire una rete integrata che sostenga la persona disabile e che la aiuti nelle varie fasi

dell’inserimento lavorativo.

Data la positiva risposta ottenuta con tale metodologia, si ritiene obiettivo importante estendere a

tutto il territorio aziendale questa organizzazione, così da istituire una rete di assistenza sanitaria

e psicologica alle persone disabili e da valorizzarne risorse ed opportunità.

Tale obiettivo è fissato per la fine del 2009 e si gioverà della collaborazione di un’altra struttura,

specifica della ASL 10, l’APISS ( Attività e progetti integrati socio sanitari) , che rappresenta

una risorsa peculiare all’interno della Sanità piemontese; essa infatti ha il compito di fornire

all’ASL ed alle sue strutture operative il supporto nella lettura del territorio, nella competenza

normativa e nello sviluppo della prassi dell’integrazione socio–sanitaria, contribuendo così alla

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valorizzazione sia delle risorse della sanità sia di quelle del territorio; si programma pertanto

l’estensione dell’attività dell’APISS a tutto il territorio aziendale entro il 2009.

Area Anziani

L’area dell’integrazione socio-sanitaria si presenta particolarmente delicata anche nel settore

dell’assistenza agli anziani ultra sessantacinquenni e, particolarmente, a quelli

ultrasettantacinquenni.

Al momento, il processo di integrazione con gli enti gestori risulta molto ben strutturato sia

nell’area dell’ASL 5 sia in quella dell’ASL 10, con una consolidata prassi di collaborazione.

All’interno dell'ASL 5, nell’ambito dell’accordo di programma, si è provveduto ad istituire

Nuclei interdisciplinari anziani (NIA), con l’obiettivo di supportare l’attività delle UVG (Unità

di valutazione geriatria.

Tale organizzazione è parsa funzionale e si programma pertanto la sua estensione a tutto il

territorio aziendale entro il 2010.

Le UVG sono strutturate in modo parzialmente differente.

All’interno dell’ASL 5 hanno una presidenza centrale e delle presidenze distrettuali, mentre

all’interno dell’ASL 10 vi è un'unica presidenza centrale.

Alla luce di quanto indicato nell’allegato “A” alla DGR 59/2007, si programma una

valorizzazione generale delle caratteristiche distrettuali, per rendere questo strumento sempre più

sensibile nella lettura della realtà locale; va tuttavia sottolineata l’importanza della regia

(presidenza) centrale che garantisce omogeneità metodologica, culturale ed organizzativa e che

pertanto verrà mantenuta e consolidata.

Il contributo tecnico a questa attività è fornito attualmente in maniera diversificata all’interno

delle due ASL.

Nell'ASL 5 è attiva una Struttura denominata “Residenzialità per Anziani” che comprende

professionalità varie; essa garantisce la direzione sanitaria e la gestione delle tre RSA aziendali

ubicate a Collegno, Avigliana e Sangano, e l'attività dell’UVG insieme con i medici AST e con

gli altri operatori; l’attività del geriatra è ottenuta mediante convenzione con l’ASO S. Luigi.

All’ASL 10 un contributo importante è fornito dall’APISS che collabora con i medici dell’AST e

con i geriatri dell’Struttura di Geriatria, che presiede l’UVG. e assicura la Direzione Sanitaria

della RSA a gestione diretta di Bibiana.

Tali organizzazioni sembrano al momento rispondere bene agli obiettivi di potenziamento nella

risposta alle problematiche degli anziani che si intendono perseguire nella realizzazione di

questo PRR. Si prevede lo sviluppo dell’integrazione tra le due strutture, tendendo a realizzare

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un modello organizzativo dotato di maggior omogeneità, ma sempre molto attento alle realtà

locali dei vari distretti.

La situazione sotto il profilo dei servizi erogati all’interno delle due ASL risulta al momento

profondamente diversa.

Nell’ASL 5 è previsto per il 2007 il raggiungimento della quota di 1,2% di posti letto per anziani

ultrasessantacinquenni non autosufficienti, mentre l’ASL 10 si trova già alla quota di 1,6%.

Al contrario, per quanta riguarda l’intervento di tipo domiciliare, esso risulta al momento più

strutturato nell’ASL 5.

Nel triennio si prevede di rendere omogenea l’assistenza agli anziani nei differenti territori in

maniera graduale, tenendo conto degli attuali livelli di impegno e concordando sviluppi

sostenibili, differenziati e adattati alle singole realtà locali, raggiungendo un livello complessivo

di interventi (domiciliarità e residenzialità) pari a quello previsto dal PSSR (2% anziani

ultr65enni).

Tale programma prevede anche l’impegno diretto dell’ASL nella costruzione di nuove strutture

residenziali, in forma diretta o esternalizzata.

Area Minori

Anche nell’area dell’attività a favore dei minori, è stata sviluppata una consolidata prassi di

intervento integrato sia nell’ASL 5 sia nell’ASL 10.

Nell'ASL 5 sono presenti le Strutture di Riabilitazione Psicosociale/NPI, e di Psicologia dell’Età

Evolutiva. Nell’ASL 10 è presente la Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infantile.

In entrambe le ASL sono stati stipulati e sono operativi protocolli di intervento tra ASL, Enti

Gestori ed altri soggetti istituzionali relativi alle aree di affidamenti, adozioni, maltrattamento ed

abuso.

Similmente sono operative le Unità Multidisciplinari per l’integrazione scolastica degli alunni

disabili, che sono state oggetto di Accordi di programma con Enti Gestori ed Istituzioni

scolastiche, Comuni e Provincia.

Dato l’aumento della complessità degli interventi in questo settore, tali Unità Multidisciplinari

hanno teso ad assumere sempre più le caratteristiche di Unità di Valutazione Multidimensionale

dei minori, con una integrazione sempre più vasta con la rete dei servizi.

L’obiettivo per il triennio 2008 – 10 è dunque quello di dare ulteriore impulso a questa prassi

giungendo, alla scadenza degli attuali, a nuovi accordi di programma che valorizzino tutte le

risorse delle reti locali, per favorire integrazione e risposte appropriate.

Quest’ambito dovrà prevedere inoltre, così come gli altri precedentemente trattati, un chiaro

impulso alla cooperazione strutturata con il Privato sociale e la valorizzazione delle risorse

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individuali e degli approcci non formali di cura quali l’Auto Mutuo Aiuto, prassi questa già

ampiamente sviluppata sul territorio di entrambe le ASL.

Inoltre si registra in questo settore la necessità di potenziare ed ampliare i rapporti già esistenti

tra Dipartimento di Tutela Materno-Infantile e Territorio, per garantire la continuità delle cure e

delle metodologie, in un’ottica che ponga il cittadino al centro delle iniziative e non lo costringa

a difficoltosi percorsi che rendono ardua la realizzazione del suo diritto alla salute.

Nel complesso pertanto si prevede il potenziamento dell’intervento verso i minori con la

valorizzazione e l’estensione degli interventi in atto.

A tal proposito particolare attenzione sarà dedicata allo sviluppo dell’ attività della Struttura di

Psicologia dell'Età Evolutiva, in riferimento all'area clinica, all'intervento nell'ambito dell'abuso

e del maltrattamento di minori ed all'assistenza psicologica dell'adolescenza in integrazione con

le altre strutture aziendali, quali NPI e Riabilitazione Psicosociale, ed extraziendali coinvolte nel

settore.

F. Progetti di semiresidenzialità e residenzialità specifica

Attualmente sul territorio sono presenti e attivi alcuni Centri Diurni per anziani e per persone

affette da demenze, oltre ad un nucleo sperimentale di residenzialità Alzheimer. Tali strutture

dovranno essere oggetto di valutazione in ordine alla capacità di garantire risposte

territorialmente uniformi. Analogamente occorre localizzare l’offerta di posti di residenzialità

per pazienti territoriali (Hospice) in grado di soddisfare la domanda. Inoltre è stato avviato lo

studio per l'apertura di un centro residenziale e semiresidenziale per craniotraumatizzati a

Collegno che si prevede di realizzare nel triennio 2008-2010.

Restano sullo sfondo altre voci che richiedono necessariamente una regolazione tarata sullo

specifico contesto: la promozione delle attività che coinvolgono i MMG devono tenere conto dei

diversi livelli di relazione in un’area fortemente inurbata o in un territorio montano.

A questo proposito risulta particolarmente rilevante la problematica relativa alle relazioni

intercorrenti tra funzione distrettuale, funzione dipartimentale e regia aziendale centrale. Alla

luce delle esperienze maturate negli anni passati, si ritiene che sia un patrimonio sostanziale la

valorizzazione di una forte regia centrale che si esprime in ambito di direzione strategica, di

programmazione e di forte pregnanza tecnico-scientifica. Tutto ciò deve essere declinato a livello

distrettuale con grande attenzione alle specificità locali ed alla più fine programmazione locale.

Ciò presume pertanto un forte coordinamento ed un forte scambio tra Dipartimenti e Distretti,

garanzia di un equilibrio accurato fra strategie generali, tutela e committenza locale e produzione

degli interventi.

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Su queste basi vanno posizionati gli assunti di fondo per sviluppare un disegno organizzativo

che, pur tenendo conto di tutti gli attori che concorrono a far salute, non ne sia succube,

assolvendo alla sua funzione di elemento di supporto, stimolo e ricerca dell’innovazione, nella

prospettiva del miglior rapporto possibile tra costi e benefici.

G. Pazienti ad alta complessità

Nell’anno 2006 è stato approvato, nell'ASL 10, un progetto di assistenza residenziale e

domiciliare a favore di utenti con patologie complesse (stato vegetativo, SLA, lesioni cerebrali

con assenza di funzioni motorie e/o compromissioni delle funzioni respiratorie e di deglutizione,

emorragie cerebrali, ictus, ischemie, polineuropatie).

Sono state attivate le seguenti risposte:

1 progetti residenziali

2 progetti di cure ed assistenza a domicilio

3 monitoraggio e supervisione da parte della S.C. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale

4 gruppo di OSS dedicato, coordinato da un’assistente sociale

5 sostegno ai care-giver e sviluppo di gruppi di auto mutuo aiuto

6 costituzione del gruppo di Lavoro interdisciplinare sulle patologie complesse.

Sulla base dell’esperienza maturata si ritiene di dover estendere nel triennio il progetto a tutto il

territorio.

H. I dipartimenti operanti nel territorio

L’occasione di progettare la riorganizzazione dei servizi territoriali di un’ASL rappresenta una

possibilità del tutto speciale di sviluppare un “pensiero” comune su rapporti, modalità di

collaborazione e sinergie tra i vari componenti territoriali, e costituisce un contributo alla

migliore definizione dei ruoli dei distretti, verso i quali è necessario un atteggiamento più

omogeneo da parte dei dipartimenti.

Si evidenziano qui di seguito i programmi di attività dei singoli dipartimenti o aree

dipartimentali che si prevede di sviluppare durante il triennio 2008- 2010.

Obiettivo prioritario dei Direttori di Dipartimento e di Distretto dovrà essere l’integrazione

funzionale delle rispettive programmazioni che dovranno soddisfare i seguenti requisiti:

- rispetto delle indicazioni della Direzione Regionale

- rispetto dei livelli di spesa previsti per le attività territoriali

- coerente esplicitazione nell’ambito dei PePS

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Dipartimento Territoriale (per la Continuità delle Cure)

Nelle ASL 5 e 10 sono presenti due dipartimenti del territorio, denominati Dipartimento

Territoriale per la Continuità delle Cure nell'ASL 5 e Dipartimento Servizi Territoriali nell'ASL

10.

Essi pur operando sul medesimo universo di bisogni, sono diversamente strutturati:

STRUTTURE OPERATIVE DEI DIPARTIMENTI TERRITORIALI ASL 5 ASL 10

S.C. Assistenza Sanitaria Territoriale (AST) S.C. Assistenza Sanitaria Territoriale (AST)

S.S. Riabilitazione Psicosciale S.C. Attività e progetti integrati socio sanitari(APISS)

S.S. Psicologia dell'Età Evolutiva S.C. Medicina Legale

S.S. Residenzialità per Anziani S.C. Farmaceutica Territoriale

S.S. Distretto Pinerolo(*) S.S. Distretto Val Pellice(*) S.S. Distretto Valli Chisone e Germanasca(*)

N.B. S.C = Struttura Complessa S.S.= Struttura Semplice (*) N.B. I distretti sono inseriti in staff al Dipartimento Territoriale

Notevoli sono comunque le affinità metodologiche e culturali che sottendono le prassi operative.

I due dipartimenti si sono sviluppati con una marcata attenzione agli aspetti della continuità delle

cure e ad un dialogo molto intenso rivolto all’integrazione socio-sanitaria.

Nel prossimo futuro tenderanno pertanto ad una integrazione strutturale ed organizzativa che

valorizzi la funzione centrale, espressamente sui seguenti punti:

contributo al governo clinico della domanda

collaborazione alle strategie volte all’omogeneità delle risposte

sviluppo della progettualità per la lettura dei nuovi bisogni e l’individuazione delle azioni

conseguenti

offerta della professionalità specifica ai distretti nell’ambito della produzione sanitaria

territoriale

sviluppo delle competenze di supporto a Direzione Generale e Distretti

Proseguirà contestualmente la produzione nell’area dell’intervento su minori, disabili ed anziani,

nell’ottica della continuità e dell’integrazione intraziendale e con la realtà socio-assistenziale.

Dipartimento di Salute Mentale

Nell’ASL 5 sono attualmente presenti 2 Dipartimenti di Salute Mentale (DSM):

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1. il DSM 5A che aggrega la S.C. Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) e i

servizi territoriali del Distretto di RIVOLI, e la S.C. Servizi territoriali dei Distretti di

Susa e Giaveno

2. il DSM interaziendale 5B a Direzione Universitaria che aggrega la S.C. Servizio

Psichiatrico di Diagnosi e cura (SPDC) dell’ASO S.Luigi e la S.C. Servizi territoriali dei

Distretti di Orbassano e Collegno con Comunità Protette.

Nell’ASL 10 è attualmente presente 1 Dipartimento di Mentale e Salute Dipendenze patologiche

che aggrega la S.C. Psichiatria 1 ( SPDC di Pinerolo e CSM del Distretto di Pinerolo) , la S.C.

Psichiatria 2 ( CSM del Distretto Valpellice e CSM del Distretto Valli Chisone e Germanasca), e

la S.C. Dipendenze Patologiche.

Il nuovo assetto organizzativo dovrà prevedere la riconduzione della S.C. Dipendenze

patologiche dell’ASL 10 allo specifico Dipartimento di cui al punto successivo.

Esiste sul territorio di entrambe le ASL una rete articolata di strutture di accoglienza che se ben

integrate tra loro possono garantire percorsi di cura appropriati secondo il livello di intensità

assistenziale richiesto: servizi ambulatoriali e territoriali, centri diurni, strutture residenziali

(comunità e gruppi appartamento), Centro Crisi (ASL5), 3 SPDC (Pinerolo, Rivoli e ASO

S.Luigi), Case di Cura private accreditate ( 2 ASL 5).

Nel corso del triennio si intendono sviluppare in particolare i seguenti interventi:

1. valutazione della congruità della rete ospedaliera esistente (SPDC) in termini di

adeguatezza della dotazione di posti letto al fabbisogno della popolazione residente e di

omogenea distribuzione sul territorio, ed eventuale rimodulazione in relazione anche al

livello specialistico delle strutture ospedaliere di appartenenza;

2. miglioramento dell’appropriatezza dei ricoveri in SPDC e in Case di Cura in relazione

alla molteplicità di risposte assistenziali alternative disponibili: implementazione

dell’utilizzo del Centro Crisi nelle fasi di pre-crisi , realizzazione di un gruppo

appartamento supportato per pazienti in fase post-crisi che per motivi sociali e gestionali

non possono far rientro presso la propria abitazione, sviluppo della cooperazione con i

servizi socio assistenziali;

3. ridefinizione degli indirizzi organizzativi delle strutture territoriali esistenti, per

permettere una maggiore flessibilità degli interventi;

4. sviluppo della cooperazione/integrazione con i Medici di Medicina Generale attraverso

protocolli strutturati e collegamenti Intranet-internet protetti;

5. sviluppo dell’integrazione con gli altri servizi distrettuali con la definizione di protocolli

di presa in carico condivisa per i pazienti gravi multiproblematici ( es. abuso e

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maltrattamenti, minori e adolescenza , Ser.T, Enti gestori Servizi Socio assistenziali,

NeuroPsichiatria Infantile, Centri per l’Impiego per inserimenti lavorativi)

6. potenziamento della collaborazione con le Associazioni dei familiari e dei pazienti,

nonché con altre realtà associative territoriali e ospedaliere di volontariato;

7. implementazione dei servizi di Educativa Territoriale;

8. implementazione del servizio IESA (Inserimento Eterofamigliari Supportati per Adulti);

9. potenziamento dei gruppi di auto-mutuo aiuto;

10. sviluppo dell’integrazione ASL-ASO S.Luigi con particolare riferimento alle attività di

alta specializzazione quali il servizio di Psicologia Medica e di Psichiatria di Liason;

11. sviluppo della formazione e dell’aggiornamento professionale degli operatori in

collaborazione con l’Università;

Dipartimento delle Dipendenze Patologiche ed S.C. Dipendenze Patologiche

L’assetto attuale dell’attività nel campo della patologia delle dipendenze nei territori delle due ASL si

configura nel modo seguente.

L'ASL 5 è dotata del Dipartimento "Patologia delle dipendenze" che si compone di 2 Strutture

Complesse "Dora Riparia", comprendente ambulatori e presidi del: Distretto 1 - Distretto 2 -

Distretto 5 e "Sangone": comprendente ambulatori e presidi del: Distretto 3 - Distretto 4.

Il Dipartimento fornisce assistenza medica, sociale e psicologica per problemi legati

all’uso/abuso/dipendenza da sostanze o comportamenti (droghe, alcol, fumo, gioco d’azzardo,

ecc.) tramite interventi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.

I cittadini residenti nel territorio dell’ASL5 direttamente interessati ed i loro familiari possono

accedere direttamente, senza richiesta del medico di base, in una delle sedi distrettuali

ambulatoriali

Le due strutture complesse dell’ASL 5 dispongono di varie sedi con svariati programmi e

progetti ambulatoriali, semiresidenziali, residenziali e territoriali, comprese unità di strada.

Nell’ASL 10 è presente una Struttura Complessa “Dipendenze patologiche con sedi diffuse sul

territorio ed interventi analoghi a quelli dell’ASL 5.

In entrambe le realtà ci si avvale della collaborazione di Enti Ausiliari di settore e delle Case alloggio

private per AIDS e dell’apporto del privato sociale oltre che dell’Auto Mutuo Aiuto.

Peculiarità specifiche (a parte le differenze risultanti dal diverso assetto normativo) dei 2 territori

invece appaiono essere:

per quanto attiene l’ASL 5:

la presenza di una catena di strutture diagnostico/terapeutico/riabilitative a direzione pubblica

e gestione mista con Cooperative sociali

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la presenza di una catena di interventi strutturati di Riduzione del danno, ancorché non estesi

a tutto il territorio aziendale

l’estensione a tutte le sedi ambulatoriali dell’attività nel campo della cessazione del fumo

la presenza di un intervento per i disturbi secondari da sovralimentazione

la capillare distribuzione territoriale delle attività ambulatoriali in Val di Susa e degli

ambulatori di somministrazione farmacologia

per quanto attiene l’ASL 10

la maggiore estensione e strutturazione dell’intervento in campo alcologico

l’integrazione con il SSM per le attività nel campo del Gioco d’azzardo

la maggiore strutturazione dell’attività infettivologica sulle patologie associate

capillare diffusione delle strategie dell’auto mutuo aiuto non solo nel campo dell’alcologia

In considerazione delle situazione su descritta l’integrazione tra le due realtà non appare

particolarmente complessa.

Si prevede già a partire dall’anno 2008 la convergenza di tutte le attività dell’area della patologia delle

dipendenze in un’unica struttura dipartimentale di “Patologia delle dipendenze” comprendente le 3

Strutture SERT presenti sui due territori.

Operativamente si individuano le seguenti direttrici strategiche:

a) Liberalizzazione degli accesi alle strutture/attività “asimmetriche””

b) L’implementazione di una politica dell’accessibilità per l’utenza

c) Potenziamento dell’intervento sulle patologie alcolcorrelate nelle aree svantaggiate

d) Capillarizzazione e potenziamento dell’offerta per la cessazione del fumo

e) Integrazione dell’offerta per il GAP (Gioco d’azzardo patologico)

f) Valutazione con la Direzione Sanitaria degli OO.RR. di Rivoli della possibilità di inserimento di

una sezione di Tossicologia Clinica all’interno degli Ospedali

g) Potenziamento ed uniformazione della diagnostica tossicologica

h) Assemblaggio in un’unica area dipartimentale della rete aziendale per le malattie infettive droga-

correlate

i) Unificazione dei protocolli di gestione dei farmaci sostituitivi oppioagonisti, messa in rete delle sedi

di somministrazione e liberalizzazione degli accessi per l’utenza

l) Estensione degli interventi di RDD Riduzione del danno a tutto il territorio e implementazione

di un’attività omogenea di LDR Limitazione dei rischi

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m) Valutazione con gli altri servizi specialistici specifici di eventuali possibili apporti da parte

del DPD nell’intervento sugli overeating disorders secondari alle altre manifestazioni di

sregolazione aumentativa degli appetiti fisiologici (sex addiction, dipendenze affettive)

n) Valutazione di un intervento sperimentale sui nuovi comportamenti di dipendenza

Dipartimento Farmaceutico e S.C. Farmaceutico

Il Dipartimento Farmaceutico rappresenta una realtà peculiare dell'ASL 5, poiché nell'ASL 10 la

S.C. Farmaceutica Territoriale è un'unità inserita all'interno del Dipartimento Territoriale, mentre

la S.C. Farmaceutica ospedaliera è ricompresa nelle attività del Presidio Ospedaliero.

In entrambi i casi è stato svolto negli anni un intenso lavoro che ha coinvolto le farmacie del

territorio e degli ospedali, i MMG, i PLS, e le varie strutture delle ASL interessate a questo

aspetto.

Ne sono nati diversi programmi concernenti appropriatezza prescrittiva, monitoraggio della

spesa, razionalizzazione dell'uso del farmaco, attivazione di specifici organismi a livello

distrettuale e collaborazione con la Direzione Generale nella individuazione dei Progetti

Obiettivo da assegnare ai MMG.

Questa attività si è tradotta anche in un intenso impegno di coordinamento con le varie strutture

del territorio, a partire dai Dipartimenti e dai Distretti, che ha di fatto reso il Dipartimento

Farmaceutico e la S.C. Farmaceutica co-protagonisti nella definizione e nello sviluppo di buone

prassi nell'ambito dello specifico settore.

Va sottolineato, inoltre, come siano già state formalizzate in tutti i Distretti, le Commissioni

farmaceutiche per il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva nell’ambito delle UCAD. I

MMG/PLS e gli specialisti vengono coinvolti in progetti per sviluppare la prescrizione dei

farmaci generici/equivalenti. Sono attivi inoltre protocolli tesi ad incentivare la prescrizione dei

farmaci generici ed equivalenti e la fornitura diretta di O2.

Poiché le strutture presenti nelle due ASL risultano di fatto già attualmente sintoniche sul piano

degli obiettivi e delle metodologie, e quindi complementari, si prevede fin dal 2008 la loro

convergenza in un unico Dipartimento.

Il programma di attività è descritto nello specifico capitolo riguardante l’assistenza farmaceutica.

Dipartimento di Medicina Legale

Nell'ASL 5 è attualmente presente un Dipartimento Interaziendale di Medicina Legale che

coordina gli interventi nell'ambito dell'ASL 5 e ASL 2.

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La S.C. Medicina Legale dell'ASL 5 è attiva su un ampio arco di attività di istituto, tra le quali è

compresa oggi anche la S.S. di Medicina dello Sport.

Nell'ASL 10 la S.C. Medicina Legale è inserita nel Dipartimento Territoriale e comprende anche

essa l'arco di attività istituzionali e la Medicina dello Sport.

Alla luce delle prospettive previste dal PRR per queste due ASL, si prevede la conclusione

dell'attività del Dipartimento Interaziendale di Medicina Legale per il 31 Dicembre 2007 e la

collocazione di entrambe le Strutture nel Dipartimento territoriale.

Tenuto conto che l’attuale collocazione all’interno della Medina Legale non presenta criticità

organizzative, verrà valutata l’opportunità o meno di ricondurre l’attività di Medicina dello Sport

all’interno del Dipartimento di Prevenzione, secondo gli indirizzi regionali. Tale percorso dovrà

peraltro essere svolto con grande attenzione e soggetto a continuo monitoraggio perché comporta

aspetti di estrema delicatezza; tra di essi non secondaria risulta ad esempio la collaborazione che

il personale che opera nella Medicina dello Sport offre all'intera Struttura di Medicina Legale.

Le attività delle due Strutture Complesse presentano al momento ampi elementi di comunanza

metodologica e funzionale, pur evidenziando anche interessanti specificità che possono costituire

elemento di arricchimento reciproco; si prevede pertanto per il triennio 2008-2010 una

valorizzazione sempre maggiore dell’integrazione tra le due Strutture.

I. I Distretti

I distretti rappresentano una realtà sviluppatasi in maniera peculiare nelle ASL 5 e 10, in virtù

anche di una diversa organizzazione complessiva delle due aziende.

Uno degli aspetti più rilevanti è certamente la diversità del livello di decentramento decisionale,

che nell’ASL 5 risulta decisamente più marcato. Contestualmente nell’ASL 10 si sono sviluppate

iniziative a livello più centrale, senza che peraltro questo abbia rappresentato una limitazione nel

rapporto con il territorio.

Nelle more della definizione dell’Atto Aziendale si impone perciò con forza l’esigenza di una

riflessione che, partendo dall’esistente, delinei i criteri sui quali basare l’armonizzazione e lo

sviluppo delle diverse realtà distrettuali, all’interno di una prospettiva spiccatamente aziendale.

Significativi sono infatti i contributi e le disposizioni normative in materia di distretti, a fianco

dei quali si rende però necessaria una più specifica declinazione dei rapporti e relazioni tra i vari

attori: Direzione Generale, Direzioni Distrettuali e Direzioni Dipartimentali definendo i rapporti

gerarchici.

La naturale esigenza di armonizzare queste situazioni potrà essere perseguita ricalibrando a

livello centrale le diverse realtà mediante:

⇒ la ridefinizione della sede del governo clinico della domanda

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⇒ la pianificazione dell’offerta degli interventi tecnici, non incidenti sugli aspetti di tutela

⇒ il potenziamento delle funzioni di committenza e tutela distrettuale in applicazione di quanto

previsto dall’allegato A della DGR 59/07.

E’ importante sottolineare come il contributo offerto dai Distretti sarà sempre più rilevante anche

per quanto riguarda gli aspetti di prevenzione e di indagine del bisogno di salute locale, (cfr.

paragrafo dedicato ai PepS nella sezione di Prevenzione), che pertanto rappresentano un ulteriore

ambito di impegno delle Direzioni Distrettuali e di sviluppo nelle concertazione delle risposte ai

bisogni di salute.

Tutto questo troverà adeguato riscontro nella predisposizione dell’Atto Aziendale, che

ricomprenderà pertanto la risposta ai problemi organizzativi posti dall’analisi qui rappresentata.

REALIZZAZIONI PREVISTE NEL TRIENNIO

La prevista ridefinizione degli assetti istituzionali può costituire un’occasione di

riorganizzazione, in una prima fase, e di consolidamento dei servizi aziendali nelle successive.

In questa sezione del documento vengono perciò riassunti gli elementi (progetti e obiettivi) di

miglioramento in base alla localizzazione e rilevanza.

Per l’Area territoriale il dato più caratterizzante sarà soprattutto costituito dal consolidamento

dell’organizzazione distrettuale nelle sue varie articolazioni:

1) comitato dei Sindaci

2) UCAD

3) Gruppi di lavori interservizi

nel segno di una costante ricerca della maggiore appropriatezza mediante il miglioramento dei

percorsi di continuità assistenziale, dei profili prescrittivi di MMG e PLS e più in generale delle

modalità di erogazione delle prestazioni.

A livello centrale (Dipartimenti, Strutture Complesse) saranno sviluppate azioni in direzione del

governo clinico della domanda, dello sviluppo e ricerca di nuove risposte prestazionali e

dell’aggiornamento professionale, con lo scopo di assicurare una produzione in linea con i

bisogni del cittadino.

A livello di distretto sono previste iniziative fortemente correlate al contesto territoriale che

potranno rivelarsi utili anche per i percorsi di definizione dei Piani e Profili di salute:

Forte integrazione con gli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali, sulla base di

protocolli convenzionali condivisi, per la gestione a largo respiro delle attività socio

sanitarie e l’aggiornamento dei Piani di Zona;

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Sviluppo di sportelli unici per assicurare un’informazione all’utenza più completa e

ridurre il disagio logistico;

Sviluppo dove possibile della Medicina in associazione e dei Gruppi di Cure Primarie;

Ottimizzazione della risposta ambulatoriale-distrettuale (servizio infermieristico,

consultori familiari);

Sviluppo attività di supporto e informazione all’utenza già in atto e in collaborazione con

le Associazioni di Volontariato;

Ricerca di nuovi campi di collaborazione con il terzo settore ampliando, se necessario, le

convenzioni già esistenti.

CATALOGO DELLE INIZIATIVE

ASL COMUNE INIZIATIVA

5 Alpignano Realizzazione nuovo poliambulatorio ed attivazione Gruppo

Cure Primarie 5 Beinasco Attivazione Gruppo di Cure Primarie 5 Collegno Apertura nuovo poliambulatorio a Villa Rosa (Certosa)

5 Collegno RSA per craniotraumatizzati (trasformazione di struttura già

utilizzata) 5 Collegno Sviluppo di Tossicologia Clinica

10 Cavour Risistemazione sede ambulatori e progettazione Gruppo Cure

Primarie 10 Cumiana Attivazione Gruppo Cure Primarie 10 Cumiana Completamento struttura RSA

5 Giaveno Organizzazione nuova area poliambulatoriale nell'ospedale ed

integrazione con le altre attività ospedaliere 5 Giaveno Potenziamento ambulatorio odontoiatrico per disabili

5 Giaveno (Area Distrettuale) Progettazione Gruppo Cure Primarie

5 Grugliasco Progettazione nuova RSA per anziani 5 Orbassano Apertura nuovo poliambulatorio e sede di distretto 10 Pomaretto Realizzazione Hospice 10 Pinerolo Attivazione Gruppo di Cure Primarie 5 Rivoli Apertura nuova sede Centro di Salute Mentale 5 Rivoli Apertura Centro Prelievi a Cascine Vica

5 Rivoli (Area Distrettuale) Progettazione Gruppo Cure Primarie

5 S. Antonino Apertura nuova RAF per disabili 5 Da individuare Progettazione nuova RSA per anziani 5 Da individuare Progettazione nuova RSA per anziani 5 Susa Apertura Centro Diurno Disabili di Via Vallero 5 Susa (Area distrettuale) Progettazione Gruppo Cure Primarie

10 Torre Pellice Riorganizzazione ambulatorio infermieristico, vaccinale e

consultoriale e locali CUP

10 Vigone Attivazione Gruppo Cure Primarie 5 Volvera Attivazione Gruppo Cure Primarie

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I RAPPORTI CON LE ALTRE ASL ED ASO La collocazione delle ASL 5 e 10 rappresenta un elemento di particolare interesse perché

comprende l'area Ovest della provincia di Torino e risulta a stretto contatto con la realtà

metropolitana ma, come già rilevato, si estende anche a zone montane.

Risultano pertanto particolarmente intensi i rapporti con le ASL torinesi, specialmente la 2 e la 3,

e con alcune ASO metropolitane.

Questo ha rappresentato, nel corso degli anni, un elemento di significativo interesse per quanto

concerne le problematiche legate alla mobilità passiva ed al ricorso a strutture di alta

specializzazione presenti nel contesto urbano.

E' stata peraltro anche occasione di proficui rapporti di collaborazione sia fra le direzioni sia fra

le diverse strutture aziendali, con l'attivazione di programmi di cooperazione e di iniziative

congiunte.

Sicuramente importante appare l'obiettivo di sostenere ed incentivare programmi che mirino a

sviluppare attività congiunte e sinergiche ottimizzando risorse, investimenti e progetti.

Un ruolo peculiare, sotto questo profilo, riveste l'ASO San Luigi, la cui collocazione si situa

all'interno del territorio dell'ASL 5.

Il rapporto che storicamente si è venuto a creare tra i cittadini e le strutture dell'ASL 5, e la

predetta ASO, si presenta al momento solido ed ampiamente articolato e comprende la fruizione

di servizi erogati dall'ASO San Luigi, ma anche l'attivazione di programmi di collaborazione con

la Direzione dell'ASL (ad esempio il progetto per il percorso diagnostico terapeutico, in ambito

diabetologico, ed il relativo comitato diabetologico aziendale), con i Distretti Aziendali e con i

Dipartimenti (ad. es. la presenza di un dipartimento interaziendale di Salute Mentale ed il

progetto Prevenzione Serena).

Anche l’ ASL 10 ha sviluppato nel corso degli anni un rapporto con l’ASO S. Luigi strutturato

su vari piani, sia per quanto concerne la fruizione di servizi, sia per quanto concerne lo sviluppo

di attività congiunte, dal momento che anch’essa partecipava, ad esempio, allo stesso progetto di

Prevenzione Serena sopraccitato.

In tale contesto di notevole interesse risulta anche la possibilità di sviluppo dei rapporti tra ASL

5 e 10 e Polo Didattico dell'ASO San Luigi, nell'ottica di una sempre maggiore integrazione tra

le agenzie formative e il servizio sanitario regionale, che si ritengono foriere di ricadute fruttuose

per tutti gli attori, anche tenendo conto del fatto che l’ASL 5 ha sviluppato negli anni una

notevole attività formativa e l’ASL 10 possiede addirittura un’area di formazione.

Si prevede pertanto l'evoluzione ed il potenziamento degli accordi fra ASL 5 e 10 e le altre ASL

ed ASO della provincia di Torino con particolare riferimento all'ASO San Luigi.

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GLI OBIETTIVI STRUMENTALI E L’ORGANIZZAZIONE Le attività previste nelle sezioni precedenti delineano con chiarezza la complessità dell’impianto

organizzativo che le sostiene, e che si caratterizza per il fatto di dover rispondere ad un processo

evolutivo generale dell’organizzazione sanitaria, e di dover coniugare tali aspetti con il processo

di integrazione delle due ASL 5 e 10.

Premessa obbligata allo sviluppo di questo discorso è la necessità di rispettare e valorizzare le

peculiarità e le competenze specifiche acquisite dalle diverse organizzazioni, e di promuovere le

iniziative di collaborazione e di integrazione in modo graduale,partecipato e coerente. Accanto a

ciò è necessario sottolineare peraltro anche l’importanza di razionalizzare le attività e le

organizzazioni presenti, di aumentare costantemente le sinergie tra di esse e di promuovere lo

scambio tecnico e formativo per migliorare l’omogeneità generale della risposta data al cittadino.

Riferimento importante per tutto questo sono la DGR 59/07 con i suoi allegati A e B che

forniscono chiare linee di indirizzo circa la riorganizzazione dei servizi e gli obiettivi

assistenziali delle ASL, in raccordo con il più vasto progetto di salute perseguito dalle politiche

regionali.

Quanto premesso rappresenta la base per la definizione degli obiettivi strumentali e

dell’organizzazione dell’area territoriale della nuova ASL.

Le peculiarità presenti nei due dipartimenti territoriali e, in parte, nelle strutture operative in essi

comprese, costituiscono un forte stimolo ad operare processi d’integrazione che favoriscano

l’ampliamento a tutto il territorio di esperienze e know-how acquisiti, e che potenzino le attività

prodotte in maniera integrata già esistenti, quali ad esempio il progetto Prevenzione Serena.

In questa prospettiva risulta possibile prevedere significativi miglioramenti di efficienza

nell’organizzazione unificando il coordinamento di alcune attività quali Cure Domiciliari e Cure

Palliative, ad esempio, pur sviluppando l’attività su tutto il territorio. Anche le attività dell’ AST

richiedono un ripensamento ed una ridefinizione, alla luce del ruolo dei distretti e dei rapporti

che con essi si intratterranno, nonché della riorganizzazione del dipartimento territoriale, per il

quale si prevede l’unificazione.

Il tema delle relazioni tra dipartimenti e distretti e, più in generale, quello delle complessive

relazioni tra soggetti operanti sul territorio, richiede naturalmente una trattazione che tocca

caratteristiche, ruolo e dimensioni anche dei Dipartimenti di Salute Mentale, delle Dipendenze

Patologiche e Farmaceutico. Essi rappresentano organizzazioni profondamente strutturate e

radicate nelle realtà in cui operano,tali per cui sembra al momento necessario il loro

mantenimento, in un’ottica di integrazione e di dialogo tra di essi e con i distretti, per

potenziarne l’efficacia, migliorarne l’adeguatezza e arricchire di nuovi contenuti la loro presenza

sul territorio.

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I RAPPORTI TRA TERRITORIO, PREVENZIONE E OSPEDALI

Da quanto esposto appare evidente che una delle necessità sostanziali nella redazione del PRR è

quello di pianificare organizzazione e servizi in funzione delle problematiche evidenziate

nell’analisi del territorio, e qui descritte nel paragrafo dedicato alla prevenzione.

Tale analisi richiede naturalmente la predisposizione di strumenti condivisi, anch’essi già

descritti in precedenza.

Questa strategia permette di evidenziare bisogni di salute presenti ed emergenti, e di individuare

gli obiettivi, calibrando correttamente l’organizzazione in funzione delle risposte che si

desiderano ottenere.

La filosofia descritta trova espressione nell’obiettivo individuato di riduzione della mortalità

evitabile, tramite le strategie indicate, ma anche nell’aumento della qualità dei servizi, nella

crescita dell’agio, nella fidelizzazione del cittadino verso la propria agenzia sanitaria,

nell’aumento dell’empowerment ed infine nella evoluzione del rapporto dei dipendenti verso

l’ASL, in un’ottica di partecipazione del cittadino anche in quanto lavoratore.

I luoghi in cui questo avviene sono naturalmente molteplici, ma sono ricostruibili in un percorso,

ideale e pratico che ha alcune stazioni chiaramente identificate.

Se pertanto la sede delle Prevenzione è il luogo dell’osservazione e delle indicazioni generali, il

Territorio è il luogo in cui esse diventano scelte specifiche e si articolano in una serie di risposte

peculiari. In parallelo l’Ospedale si propone come una risorsa specialistica per attività e

contenuti, che richiede sempre maggior connessione con Territorio e Prevenzione, per consentire

al cittadino di fruire di un percorso di cura lineare e rispettoso, e per poter predisporre gli

strumenti atti ad affrontare gli scenari che la Prevenzione delinea.

A tal proposito si evidenzia come la Continuità Assistenziale rappresenti uno tra gli snodi più

importanti nel rapporto ospedale-territorio per numerose ragioni:

Omogeneizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali

Riduzione dei ricoveri impropri

Razionalizzazione delle risorse

Miglioramento qualitativo della risposta terapeutico-assistenziale al cittadino

Anche i programmi di Screening (colon-retto, tumori femminili) rappresentano un interessante

modello di integrazione tra aree. Essi nascono anzi proprio con la caratteristica sostanziale di

coinvolgere in un unico percorso prevenzione, diagnosi e cura, e quindi di collegare

Prevenzione, Territorio ed Ospedale. Come già esposto nell’apposito paragrafo, questi progetti si

presentano ampiamente sviluppati in tutto il territorio di entrambe le AASSLL, e sono stati di

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fatto i precursori di una integrazione tra di esse e con l’ospedale S Luigi, nel contesto funzionale

di un dipartimento di Prevenzione Oncologica, come previsto dalla Regione Piemonte.

L’area dell’Educazione alla Salute poi costituisce per definizione il punto di convergenza nel

quale si esplicitano iniziative che richiedono l’apporto di tutti i settori sopra menzionati,

coinvolgendo le varie articolazioni con cui essi operano (Educazione alimentare, campagne

vaccinali, educazione sessuale e problematiche consultoriali per adolescenti, prevenzione delle

dipendenze).

Dalla importanza che viene attribuita a questi temi discendono conseguenze fondamentali per la

crescita della salute nella comunità, ma anche semplicemente per la crescita dei giovani come

cittadini formati alla salute ed informati su di essa; ed è per ciò che la Direzione dell’Azienda

considera questo come un punto strategico.

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L’ ASSISTENZA OSPEDALIERA

Indice

PREMESSA

Pag. 82

I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 5 SITUAZIONE ATTUALE

Pag. 84

RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA DELL’ASL 5

Pag. 88

LINEE DI SVILUPPO DEGLI OSPEDALI RIUNITI DELL’ASL 5

Pag. 98

I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 10 SITUAZIONE ATTUALE

Pag. 105

RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA DELL’ASL 10

Pag. 110

LINEE DI SVILUPPO DEI PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 10

Pag. 116

SINERGIE TRA I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 5 E DELL’ASL 10

Pag. 118

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PREMESSA

L’assistenza ospedaliera nel territorio delle ASL 5 e 10 è garantita da una rete articolata di

Presidi Ospedalieri di diverso livello specialistico, in grado di assicurare una risposta modulata

sui bisogni della popolazione di riferimento sia nella fase di acuzie (ricoveri in elezione o in

emergenza/urgenza) sia nella fase di postacuzie.

La dotazione di posti letto complessiva è la seguente:

Rispetto allo standard regionale di 4,5 P.L per 1.000 abitanti (di cui 1 di postacuzie), tale

dotazione risulta sottodimensionata e ciò determina:

a) il congestionamento dei reparti di area medica (100% di occupazione dei posti letto in quasi

tutti i Presidi delle due ASL)

b) un’elevata mobilità passiva della popolazione residente verso Presidi Pubblici e Privati

accreditati di altri territori per le specialità di area chirurgica

c) un’insufficiente risposta al bisogno di assistenza postacuzie (Lungodegenza e RRF) in

particolare nel territorio dell’ASL 5.

Il tasso di ospedalizzazione (numero di ricoveri anno per 1.000 abitanti) in entrambe le

ASL è inferiore alla media regionale e nell’ASL 10 è il più basso in assoluto.

Tasso di ospedalizzazione

159,39 160,17 160,20162,04

184,37 185,14182 182

167,78171,48

169,33 169,63

150

155

160

165

170

175

180

185

190

2003 2004 2005 2006anno

n.ric

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ASL 10 RegioneASL 5

DATO PRESUNTO

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Uno scostamento così elevato rispetto alla media regionale se da un lato può essere indice di

appropriatezza dei ricoveri ospedalieri dall’altro conferma il sottodimensionamento della rete

ospedaliera compensato dallo storico sovradimensionamento della risposta territoriale.

Gli Ospedali riuniti di Rivoli, Avigliana, Giaveno, Susa gestiti dall’ASL 5 e il Presidio

Ospedaliero “E. Agnelli” di Pinerolo gestito dall’ASL 10, sono ospedali di primo livello in cui

sono garantite tutte le specialità di base e sono ciascuno di riferimento per la propria

popolazione; non si rilevano significativi flussi di mobilità da un territorio all’altro, fatta

eccezione per i residenti del Comune di Piossasco (appartenente all’ASL 5) che per alcune

specialità gravitano su Pinerolo.

L’ASO S.Luigi è una struttura di più alto livello specialistico, di riferimento per la popolazione

di entrambe le ASL.

Le Case di Cura Private Accreditate tutte ubicate sul territorio dell’ASL 5 sono di riferimento per

la popolazione di entrambe le ASL ed integrano la rete aziendale, in particolare Villa Patrizia e

Villa Augusta per le patologie psichiatriche e Madonna dei boschi e Villa Serena per il recupero

e la riabilitazione funzionale.

Le linee di indirizzo regionale relativamente all’area di assistenza ospedaliera definiscono i

seguenti obiettivi:

- adeguare la capacità produttiva degli ospedali con la riconduzione della composizione e

del numero di posti letto di attività ospedaliera anche in coerenza con le indicazioni della

DGR n.2-944 del 27/9/2005

- relativamente alla post-acuzie, delineare l’apporto delle diverse tipologie dei presidi,

evitando che lo sviluppo dei nuovi presidi si traduca in una semplice aggiunta di capacità

produttiva, senza riflessi sulla capacità produttiva preesistente

- precisare il piano di conversione dei posti letto in termini di sedi coinvolte e di dotazione

di personale ed i tempi d’attuazione

Nelle pagine che seguono sono dettagliati i principali interventi che si intendono realizzare nel

triennio 2008-2010 per migliorare,integrare e razionalizzare la rete ospedaliera in relazione

anche allo sviluppo dei progetti di ristrutturazione e ampliamento dei Presidi Ospedalieri in fase

di attuazione.

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I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 5 SITUAZIONE ATTUALE

Presso gli Ospedali riuniti dell’ASL 5 (Sedi Ospedaliere di Rivoli, Giaveno, Avigliana, Susa) vengono

garantiti:

- Interventi di soccorso urgente presso il D.E.A. (Dipartimento Emergenza

Accettazione) (Rivoli), i Pronto Soccorso (Giaveno, Susa), il P.P.I. (Punti di Primo

Intervento) (Avigliana).

- Ricoveri nei reparti ospedalieri per l'esecuzione di procedimenti diagnostici,

terapeutici e riabilitativi;

- Visite ambulatoriali.

Nella organizzazione della Rete Ospedaliera, Rivoli ha il ruolo di Sede di riferimento

principale per la presenza del DEA di 1 ° livello e del maggior numero di unità operative

specialistiche e di tecnologie, ponendo necessariamente la Struttura nelle condizioni di dover assorbire

le richieste della popolazione e delle altre Sedi per la gestione della casistica clinica più complessa.

Le Sedi Ospedaliere di Giaveno ed Avigliana, forniscono alcune specialità di assistenza di

base (Medicina, Chirurgia).

La Sede Ospedaliera di Susa, lontana geograficamente dalle altre Sedi Ospedaliere, fornisce

tutte le specialità di assistenza di base (Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Ostetricia e Ginecologia,

Nido).

L’attività di urgenza/emergenza è garantita:

Sede Ospedaliera di Rivoli: Dea di primo livello, aperto 24 ore su 24;

Sede Ospedaliera di Giaveno: Pronto Soccorso aperto 12 ore/die (8,00 – 20,00);

Sede Ospedaliera di Avigliana: Punto di Primo Intervento aperto 12 ore/die (8,00 – 20,00);

Sede Ospedaliera di Susa: Pronto Soccorso aperto 24 ore su 24.

I dati di attività degli ultimi anni presso il Dea/PP.SS./P.P.I. degli OO.RR. dell’Asl 5 sono i

seguenti:

Anno Accessi Numero di Prestazioni

Anno 2004 83.429 569.086

Anno 2005 86.737 511.586

Anno 2006 90.319 586.673

Presso gli OO.RR. dell’ASL 5 viene garantita l’attività di ricovero per acuti, sia in regime

ordinario, sia in regime di ricovero diurno.

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L’analisi della attività di ricovero, nell’anno 2006, è la seguente:

Produzione complessiva OO.RR. Asl 5

Totale ricoveri (ordinari + regime diurno)

Anno 2006

Attività di Ricovero Ordinario

Attività di Ricovero Diurno

Totale Ricoveri

Sede Ospedaliera Casi Casi Casi

Rivoli 9.762 1.593 11.385

Giaveno 1.092 660 1.752

Avigliana 492 3.647 4.139

Susa 3.016 301 3.317

Totale 14.392 6.201 20.593

Appropriatezza dei ricoveri

La valutazione dei ricoveri inappropriati (ricoveri LEA), effettuata sui ricoveri dell’anno 2006,

ha dato risultati positivi per i DRG medici, per i quali i limiti di appropriatezza non sono stati superati.

Per i DRG chirurgici, nonostante il risultato complessivo positivo, persistono criticità per

alcuni DRG:

- decompressione tunnel carpale: 9 casi inappropriati nel 2006

- legatura e stripping di vene: 16 casi inappropriati nel 2006

- ernia inguinale e femorale: 78 casi inappropriati nel 2006

- artroscopia: 3 casi inappropriati nel 2006

- conizzazione escluso patologie maligne: 61 casi inappropriati nel 2006

Presso l’ASL 5 è stata istituita una U.O. di Day Surgery multispecialistico, presso la quale si

esegue la quasi totalità dei ricoveri in Day Surgery.

Nonostante i numeri assoluti su riportati, per alcuni DRG (ernia inguinale, conizzazione, stripping

di vene), si tratta di casi clinici non gestibili in Day Surgery e per i quali si è reso necessario il ricovero

in regime ordinario. L’inappropriatezza espressa, legata a determinazioni statistiche, deve essere

pertanto rivalutata secondo criteri clinici.

Percorsi di continuità assistenziale

Presso gli OO.RR. dell’ASL 5 sono stati istituiti, presso le singole Direzioni Sanitarie, uffici di

continuità assistenziale:

- ufficio di continuità assistenziale Sede di Rivoli

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- ufficio di continuità assistenziale Sede di Susa

- ufficio di continuità assistenziale Sedi di Avigliana e Giaveno

Funzioni e compiti:

- definizione e realizzazione percorso sede ospedaliera – strutture di riabilitazione

- definizione e realizzazione percorso sede ospedaliera – strutture residenziali (RAF/RSA);

- definizione e realizzazione percorso di continuità assistenziale ospedale territorio (dimissioni

protette a domicilio)

Vengono inoltre garantite le prestazioni specialistiche ambulatoriali per i pazienti esterni (prenotati)

e per i pazienti ricoverati.

Nell’anno 2006:

Produzione complessiva OO.RR. Asl 5 Totale prestazioni specialistiche ambulatoriali

Anno 2006 Sede Ospedaliera Prestazioni

Rivoli 1.132.769 Giaveno 534.300

Avigliana 494.282 Susa 417.067

Totale 2.578.418

L’organizzazione attuale, è articolata in Dipartimenti strutturali, così composti:

Dipartimento di Medicina Posti Letto attuali DIPARTIMENTO DI MEDICINA

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

Cardiologia 12 1 Unità Coronarica 10

Medicina Generale Rivoli 41 1 Nefrologia Rivoli 4 Neurologia Rivoli 5

Medicina Generale Giaveno 21 1 Medicina Generale Avigliana 21 4

Medicina Generale Susa 30 1 Lungodegenti Giaveno 6

Totale Dip. Medicina 139 8

A cui bisogna aggiungere: - S.S. Diabetologia - S.S. Dietologia

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Dipartimento di Chirurgia

Posti Letto attuali

DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

Chirurgia Generale Rivoli 42 1 Chirurgia Generale Giaveno 15 3

Chirurgia Generale Susa 13 1 Day Surgery

Multispecialistico 16

Gastroenterologia Ortopedia Rivoli 26 1 Ortopedia Susa 15 1

O.R.L. 15 2 Urologia 10 1

Totale Dip. CHIRURGIA 136 24

Dipartimento Materno Infantile

Posti Letto attuali

DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

Ostetricia e Ginecologia Rivoli 22 1

Ginecologia Giaveno 5 Ostetricia e Ginecologia Susa 13 1

Pediatria Rivoli 10 1 Nido Rivoli 14

Neonatologia Rivoli 5 Nido Susa 5

Totale Dip. MATERNO INFANTILE 74

Dipartimento Emergenza

Posti Letto attuali

DIPARTIMENTO EMERGENZA

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

Anestesia e Rianimazione Rivoli 4

Letti anti shock Susa 2 Totale Dip. EMERGENZA 17

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A cui bisogna aggiungere: - S.C. Anestesia e Rianimazione Sede Ospedaliera di Susa - S.C. Anestesia e Rianimazione Sedi Ospedaliere di Giaveno e Avigliana - Dea Sede Ospedaliera di Rivoli - PP.SS. Sedi Ospedaliere di Giaveno e Susa - Punto di Primo Intervento Sede Ospedaliera di Avigliana

Dipartimento di Salute Mentale A

Posti Letto attuali

DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE A

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

PSICHIATRIA 10

RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA DELL’ASL 5

E’ da definirsi una revisione strutturale ed organizzativa delle attività sanitarie erogate

orientata fortemente al coordinamento della Rete Ospedaliera; è pertanto necessario focalizzare

l’attenzione all’ambito clinico (eccellenza di offerta delle prestazioni erogate e potenziamento

delle discipline complesse) e all’ambito strutturale/alberghiero, al fine di garantire una risposta

efficace e pronta ai bisogni della popolazione, integrando le Sedi Ospedaliere (Rivoli, Giaveno,

Avigliana, Susa). Base della programmazione è l’attenzione ai bisogni dell’utenza, anche in

termini di umanizzazione.

La revisione deve prevedere l’equilibrio tra risposta all’urgenza e all’elezione e

l’integrazione tra strutture di diagnosi e cura e DEA/PP.SS./P.P.I.;. inoltre deve essere sviluppata

una maggiore integrazione tra strutture ospedaliere e territoriali per la continuità terapeutica e per

l’efficiente utilizzo delle risorse.

Deve prevedersi altresì una differenziazione delle Sedi Ospedaliere anche in base alla

tecnologia disponibile

Occore anche tenere conto che l’analisi dei bisogni della popolazione, ha determinato la

necessità di sviluppare un piano di recupero della mobilità passiva verso altre strutture

ospedaliere extra territorio, che comporta l’implementazione di alcune aree specialistiche che

hanno raggiunto la saturazione e per le quali la domanda resta elevata, e l’istituzione di nuovi

reparti non ancora attivati presso gli OO.RR.

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Sede Ospedaliera di Rivoli

Nella organizzazione della Rete Ospedaliera, Rivoli ha il ruolo di Sede di riferimento

principale per la presenza del DEA di 1° livello e di un maggior numero di unità operative

specialistiche e di tecnologie, ponendo necessariamente la Struttura nelle condizioni di dover assorbire

le richieste della popolazione e delle altre Sedi per la gestione della casistica clinica più complessa.

L’analisi della capacità produttiva della Sede Ospedaliera di Rivoli, nonché l’individuazione

delle principali criticità, sono alla base della programmazione degli interventi di riorganizzazione e del

suo assetto.

E’ fondamentale il rispetto della vocazione all’urgenza della Sede Ospedaliera di Rivoli e

quindi della necessità di equilibrio sia tra risposta all’urgenza ed all’elezione, sia il

raggiungimento dell’integrazione tra strutture di diagnosi e cura e Dea.

Area di emergenza

Il Dea della Sede ospedaliera di Rivoli è uno dei principali nodi della rete dell’Emergenza

extracittadina che ha subito adeguamenti strutturali prima dell’evento olimpico, continuati con

l’apertura di nuove aree nel corso di quest’anno e la cui ultimazione è prevista nel corso dell’anno

2008.

Contemporaneamente agli adeguamenti strutturali si è proceduto, in occasione delle

olimpiadi invernali, ad un cospicuo adeguamento della dotazione organica di personale

infermieristico e tecnico e si è iniziata una valutazione della più idonea variazione organizzativa

tenendo anche conto delle indicazioni della D.G.R. n. 35_7912 del 21/12/2002.

E’ indubbio che l’integrale adesione al modello che vuole l’istituzione di organici di

Medicina e Chirurgia d’Accettazione d’Urgenza comporta, anche considerando la riconversione

di organici di altre Strutture, un incremento delle risorse umane necessarie.

Tuttavia, data la rilevanza del sistema di emergenza per la rete ospedaliera aziendale,si

dovrà nel brevissimo periodo iniziare una trasformazione organizzativa, ancorché parziale,

attribuendo diverse responsabilità,anche di Direzione di Struttura Complessa, per rinforzare il

sistema da subito.

In tal senso verrà attivata in via “sperimentale” apposita struttura finalizzata a migliorare

le attività connesseall’Emergenza Sanitaria.

Al fine di adeguare la risposta al crescente bisogno di salute, sono programmate inoltre le seguenti

azioni:

- potenziare le strutture di supporto per il Dea (area diagnostica);

- garantire una maggiore capacità di riassorbimento (incremento posti letto delle unità

operative di competenza): aumento della capacità di ricovero della Sede Ospedaliera;

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- implementare l’accessibilità all’area specialistica: potenziamento della disponibilità in

termini orari di Specialità ad oggi disponibili solo nelle ore diurne;

- migliorare l’accessibilità al Dea, anche in termini di accettazione ed accoglienza:

ultimare i lavori di implementazione dell’area Dea (già completata nuova camera calda,

nuove accettazione e area attesa per gli utenti).

Attività di ricovero

Le principali scelte di intervento sono:

- Aumento numero di sale operatorie: blocco operatorio attuale: 3 sale. Dopo: 5 sale;

L’attuale numero di sale operatorie non è più adeguato alle necessità delle Strutture

Chirurgiche che hanno visto in questi anni una crescita della domanda non compensato da

un sufficiente numero di accessi di sala per soddisfare in tempi brevi tutte le richieste.

Inoltre, l’incremento dell’accesso in urgenza/emergenza dal Dea ha ulteriormente acuito le

difficoltà d’utilizzo, soprattutto per i ricoveri programmati determinandone, per chi

ricoverato, un prolungamento della degenza e per chi in lista d’attesa, un allungamento

dell’attesa.

La realizzazione delle nuovo blocco operatorio, vedrà destinata una sala operatoria

esclusivamente all’urgenza/emergenza e quattro sale all’attività di ricovero programmato.

- Implementazione Ostetricia: incremento posti letto e realizzazione nuovo blocco parti:

negli ultimi anni il numero di parti presso la Sede di Rivoli è cresciuto assestandosi a circa

1400 nuovi nati all’anno. La programmazione ha previsto la realizzazione di una nuova

area di degenza dedicata all’Ostetricia e Ginecologia con l’aumento dei posti letto (da 24

attuali a 26), e realizzazione delle nuove sale parto, comprensiva di una sala per i parti

cesaeri. Questi ultimi attualmente gravano sul blocco operatorio.

- Riallocazione Nido e Neonatologia: funzionalmente integrato con l’Ostetricia, sarà

trasferito presso la nuova area di degenza che sarà realizzata in continuità con la nuova

Ostetricia e Ginecologia;

- Incremento posti letto per la Medicina Generale: realizzazione nuova area di degenza

con aumento dei posti letto (dagli attuali 41 a 50). Riorganizzazione strutturale ed

organizzativa, anche in termini di umanizzazione.

- Realizzazione di un’area di degenza Multidisciplinare Medica: realizzazione di una

nuova area di degenza dedicata alla Neurologia e alla Nefrologia, a cui destinare 20 posti

letto (13 p.l. per la Neurologia, 7 p.l. per la Nefrologia). Tale scelta è dettata dalla

valutazione dei dati di attività degli ultimi anni che dimostrano una cresciuta esigenza di

ricovero per tali discipline.

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- Incremento area di degenza per l’Urologia: realizzazione nuova area di degenza per

l’Urologia con aumento del posti letto (dagli attuali 10 passerà a 20). L’attività

dell’urologia è cresciuta negli ultimi anni, con particolare attenzione alle patologie

tumorali. Le liste d’attesa testimoniano una forte capacità attrattiva della struttura e la

necessità di ampliare la disponibilità di ricovero, correlata anche alle maggiori possibilità

di accesso alle sale operatorie.

- Realizzazione di un’area di degenza di 2° livello per la Riabilitazione: attività di

ricovero non ancora presente presso gli Ospedali Riuniti dell’ASL 5. Si prevede

l’attivazione di n.15 posti letto dedicati ad attività di riabilitazione neuro-motoria di 2°

livello.

Attività ambulatoriale, di accettazione e di accoglienza degli utenti.

Le principali scelte di intervento sono:

- Laboratorio analisi: realizzazione nuova area dedicata al Laboratorio analisi con

raddoppio degli spazi ora utilizzati. Al termine dei lavori, sarà trasferita presso tale sede

l’attività ora erogata presso il Laboratorio Analisi di Collegno (territoriale) che sarà chiuso.

- Radiologia:aggiornamento delle potenzialità diagnostiche e digitalizzazione per messa in

rete delle radiodiagnostiche aziendali con ottimizzazione dell’uso delle risorse.

- Endoscopia digestiva: realizzazione nuova area dedicata all’attività di endoscopia

digestiva. Saranno implementati gli spazi disponibili e realizzate nuove aree per la

diagnostica e per l’endoscopia interventistica. Il servizio di endoscopia digestiva è

fortemente impegnato nell’attività di screening del colon retto.

- Dialisi: realizzazione della nuova area dedicata alla Dialisi (peritoneale, emodialisi).

Realizzazione di un’ area da destinare al CAL (ora locato in area territoriale) in stretto

collegamento con l’area Dialisi, al fine di centralizzare tutte le attività in ambito

Ospedaliero.

- RRF: realizzazione nuova area ambulatoriale per la riabilitazione. Gli spazi saranno

implementati rispetto a quanto presente attualmente in ambito ospedaliero, al fine di

centralizzare anche le attività ora erogate presso la sede territoriale di Rivoli.

- Area di front-office: realizzazione nuova area immediatamente accessibile (locata al

pianto terra) dove concentrare tutte le attività di impatto frontale con l’utenza (sala

prelievi, C.U.P., accettazione ricoveri, U.R.P., etc.), con la realizzazione di adeguate sale

d’aspetto.

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- Poliambulatori: riorganizzazione degli spazi, separando le discipline mediche da quelle

chirurgiche e realizzazione di un’area centrale di front-office dedicata all’accoglienza

dell’utenza.

Sede Ospedaliera di Giaveno

La Sede Ospedaliera di Giaveno garantisce attività di ricovero per acuti (Chirurgia,

Medicina), attività di post-acuzie (lungodegenza), attività ambulatoriali, attività di urgenza

(pronto soccorso aperto 12 ore).

Presso la Sede Ospedaliera sono presenti, inoltre, tutte le attività distrettuali (Distretto 4)

e cio’ favorisce l’integrazione tra ospedale e territorio.

Gli interventi e le linee di indirizzo sono di seguito riassunte:

- riallocazione attività distrettuali: riorganizzazione strutturale/organizzativa,

dedicando l’ala vecchia della Sede Ospedaliera alle attività distrettuali. Saranno

implementati e separati i percorsi tra area ospedaliera e territoriale al fine di favorire

l’orientamento all’utenza.

- realizzazione nuove aree da dedicare al Sert e al DSM: realizzazione nuove aree

per le attività ambulatoriali di tali specialità Saranno previsti accessi separati e

dedicati.

- realizzazione nuova area ospedaliera: costruzione di una nuova porzione di

edificio, da destinare ad attività ospedaliere di degenza.

- realizzazione nuova radiologia: implementazione degli spazi attuali;

- realizzazione di un DH oncologico: nell’ambito dell’attività di ricovero diurno della

Medicina Generale, verrà realizzato un DH oncologico,in raccordo con l’ ASO S.

Luigi.

- realizzazione nuova degenza di area medica nell’area ora occupata dalla chirurgia

generale e dal blocco operatorio, da realizzarsi dopo il potenziamento delle Sale

Operatorie della Sede Ospedaliera di Rivoli. Nell’ambito di quest’area dovranno in

parte svilupparsi attività di postacuzie,quali lungodegenza, di interesse locale, in parte

attività di interesse aziendale più estesa geograficamente, quali riabilitazione di

patologie neuromotorie, e specifiche forme di ricovero integrato con l’assistenza

territoriale.

- realizzazione nuova area morgue;

- implementazione percorsi verticali: realizzazione nuovi ascensori ed adeguamento

degli attuali;

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La Sede Ospedaliera sarà orientata a garantire:

- accessibilità ai servizi essenziali;

- umanizzazione delle attività;

- integrazione con i servizi territoriali;

- qualità ed efficacia delle prestazioni;

Il nuovo assetto organizzativo, sarà orientato a sviluppare eccellenza nell’area medica,

(anche nell’ambito dell’attività di ricovero in riabilitazione, ben supportata dall’attività

ambulatoriale), ponendosi nella Rete Ospedaliera Aziendale come fornitore di prestazioni di

acuzie mediche e di post-acuzie non presenti in nessun’altra delle Sedi Ospedaliere;

individuando peraltro,nell’ambito dell’area medica attività compatibili con le dotazioni generali

dell’ospedale e di specifico interesse per la popolazione locale.

Implementazione delle attività ambulatoriali di specialità chirurgiche quali l’urologia, e

mediche, come cardiologia e pneumologia, con incremento ed integrazione della diagnostica

strumentale; implementazione diabetologia con la gestione integrata dei pazienti con i Medici di

Medicina Generale.

Sede Ospedaliera di Avigliana

La Sede Ospedaliera di Avigliana nell’anno 2003 è andata incontro ad una riconversione

organizzativo/strutturale, per l’esigenza di integrare l’Ospedale con le altre Sedi e per la

necessità di realizzare una Unità Aziendale per l’attività di Day Surgery.

Le linee di indirizzo attuali e future per l’Ospedale sono:

- vocazione per il Day Surgery: attività di ricovero diurno ad alta specializzazione, per

le discipline chirurgiche (chirurgia generale, ginecologia, ortopedia, urologia) e per

l’oculistica;

- attività ambulatoriale: è stata sviluppata in questi anni una forte attività ambulatoriale

in tutte le specialità di base e in alcune specialità presenti in Azienda solo in tale Sede

(chirurgia plastica, ambulatorio colo-urostomizzati, vulnologia)

- risposta al bisogno della popolazione per il ricovero in Medicina Generale: presente

un reparto di Medicina che garantisce ricovero ordinario;

- garanzia di presenza di struttura sanitaria per le urgenze di primo livello: presente un

Punto di Primo Intervento, in grado di stabilizzare i pazienti per poi trasferirli, quando

necessario, verso le Sedi Ospedaliere Aziendali più attrezzate;

- garanzia dei servizi diagnostici di base.

- attività di RRF: garantite le prestazioni di riabilitazione ambulatoriale.

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La necessità di mettere a norma la Struttura e di caratterizzare la Sede Ospedaliera per

un’attività prevalentemente diurna, ha comportato una serie di interventi ed il consolidamento

delle attività in essere:

- implementazione attività ambulatoriali: realizzazione di una nuova area

ambulatoriale per le attività di endoscopia digestiva, e nuovi ambulatori specialistici.

Miglioramento dei percorsi verticali realizzando nuovi ascensori;

- realizzazione nuova area C.U.P., sala d’attesa, area prelievi: attualmente tali spazi

sono insufficienti all’afflusso di utenti cresciuto negli ultimi cinque anni. Tali

interventi sono orientati al miglioramento dell’accesso all’utenza;

- realizzazione nuova area per P.P.I.: incremento spazi dedicati all’urgenza di primo

livello, compresa la realizzazione di una camera calda attualmente non presente;

- miglioramento percorsi in entrata ed in uscita all’ospedale: la realizzazione delle

aree su scritte comporterà una revisione delle aree di accesso all’Ospedale e i percorsi

stradali per auto ed ambulanze;

- lavori di adeguamento area parcheggi;

- implementazione area di degenza della Medicina: revisione strutturale dell’area di

degenza (miglioramento aspetto alberghiero), incremento di posti letto (dagli attuali

21 si passerà a 25). Ogni camera di degenza sarà dotata di bagno dedicato. Sviluppo

di aree e di percorsi interni orientati ad agevolare gli operatori e ad implementare

l’umanizzazione verso il paziente;

- realizzazione nuova area dedicata alla RRF: gli spazi attuali verranno implementati

in un’area diversa da quella attuale. Come per la sede di Rivoli, verrà trasferita presso

tale sede l’attività attualmente erogata in ambito territoriale ad Avigliana. Sarà

facilitato l’accesso per l’utenza. Riorganizzazione delle attività finalizzata

all’incremento delle prestazioni fornite e allo sviluppo di nuove funzioni;

- adeguamenti strutturali per la radiologia e adeguamenti delle dotazioni strumentali

per l’attivazione presso questa sede di un polo per lo screening mammografico e

l’attività di senologia clinica;

- realizzazione nuova area spogliatoi per il personale.

Sede Ospedaliera di Susa

L’Ospedale di Susa svolge attività nei tre principali settori ospedalieri, di urgenza/ emergenza, di

ricovero e di specialistica ambulatoriale.

L’attività di urgenza/emergenza è garantita presso l’Ospedale di Susa da un P.S. attivo sulle 24

ore, collocato in una struttura di recente realizzazione (2000), presso il quale dal 2006 è stata attivata

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anche un’area critica, con locali dedicati a due posti letto di terapia semintensiva (“letti antishock”) per

l’assistenza a pazienti in condizioni cliniche non stabili ed incompatibili con un reparto di degenza di

base.

La progettazione e la programmazione degli interventi di completamento e riordino strutturale

della sede ospedaliera di Susa deriva dalla necessità di dimensionare adeguatamente i reparti (ed i

relativi servizi di supporto) dell’ospedale (adeguamento di alcuni reparti di degenza, di locali per

servizi generali e di supporto, adeguamento impianti generali).

In previsione sussiste anche la necessità di migliorare e potenziare l’attività di RRF ad oggi

penalizzata in particolare da locali in numero insufficiente e con caratteristiche scarsamente adeguate

all’attività, in particolare per le attività di gruppo (palestra) e per i trattamenti individuali (box).

L’ospedale di Susa è integrato nella rete ospedaliera aziendale, avendo Rivoli come ospedale

di riferimento e la popolazione della valle di Susa (distretto 5) come bacino di utenza.

Gli interventi previsti per l’ospedale di Susa sono i seguenti:

- potenziamento attività emergenza – urgenza: saranno realizzati una nuova sala

gessi e nuovi locali per le attività afferenti al sistema 118;

- potenziamento dell’attività ambulatoriale per esterni: verranno realizzati nuovi

ambulatori al fine di garantire all’utenza l’accesso alle prestazioni in tempi più rapidi;

- potenziamento attività diagnostica di base: sarà realizzato il nuovo laboratorio

analisi. Di nuova realizzazione l’area dedicata all’endoscopia digestiva, non presente

presso l’Ospedale di Susa, al fine di garantire tali prestazioni sia all’utenza esterna

ambulatoriale (attualmente in fuga verso le altre sedi o fuori ASL), sia a pazienti

ricoverati, che oggi vengono trasferiti presso le Sedi di Avigliana o Rivoli;

- potenziamento delle attività di ricovero della Medicina Generale: adeguamento

dell’area di degenza in termini strutturali; sviluppo di attività di DH oncologico, in

raccordo con l’ASO S. Luigi;

- potenziamento attività chirurgiche: realizzazione nuova area di degenza

dell’ortopedia. Questo permetterà la divisione dalla Chirurgia Generale (attualmente

le SS.CC. sono accorpate in un’unica area di degenza). Si ritiene peraltro necessario

procedere ad una separazione delle due strutture di ricovero,già nel corso dell’anno

2008, anche ricorrendo a soluzioni provvisorie con l’utilizzo di un reparto polmone.

- adeguamento servizi generali di supporto (farmacia, servizio mortuario)

- mantenimento del punto nascita esistente;

integrazione servizi ospedalieri e distrettuali di territorio, mediante:

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- realizzazione area di ricovero post – acuzie: implementazione dell’area di degenza

della Medicina Generale con la realizzazione di un’area con letti dedicati per

lungodegenza e riabilitazione per pazienti cronici;

- potenziamento servizio di RRF: realizzazione di una nuova area dedicata a tali

attività con aree palestra e box singoli;

Data la notevole distanza che intercorre tra la sede di Susa e l’ospedale aziendale di

riferimento (Rivoli) e la conseguente necessità di far fronte rapidamente e completamente alla

domanda sanitaria della popolazione residente anche mediante una stretta integrazione con le

strutture sanitarie territoriali, per l’ospedale di Susa è essenziale poter disporre di una dotazione

quantitativamente e qualitativamente sufficiente dei servizi .

Nelle tabelle che seguono è riepilogata la dotazione dei posti letto dei Presidi Ospedalieri

pre e post interventi di ristrutturazione/ampliamento sopraelencati:

Posti Letto attuali Posti Letto a regime

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime

Diurno

Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime

Diurno RIVOLI

Cardiologia 12 1 14 1

Unità Coronarica 10 8

Chirurgia Generale 42 1 44 1

Gastroenterologia 6

Medicina Generale 41 1 50 1

Nefrologia 4 7

Neurologia 5 1 13 1

Nido 14 16

Ortopedia 26 1 26 1

Ostetricia e Ginecologia 22 1 24 1

O.R.L. 15 2 15 2

Pediatria 10 1 10 1

Psichiatria 10 14

Urologia 10 1 20 1 Anestesia e

Rianimazione 4 8

Neonatologia 5 5

Riabilitazione 15

TOTALE RIVOLI 230 10 295 10

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Posti Letto attuali Posti Letto a regime

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime

Diurno

Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime

Diurno GIAVENO

Chirurgia Generale 17 3

Medicina Generale 21 1 22 1*

Ginecologia 5

Lungodegenti 6 20

Riabilitazione 25

TOTALE GIAVENO 49 4 67 1 *Da dedicare ad attività di Day Hospital Oncologico.

Posti Letto attuali Posti Letto a regime

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime

Diurno

Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime

Diurno AVIGLIANA

Medicina Generale 21 4 25 1 Day Surgery

Multispecialistico 16 16

TOTALE AVIGLIANA 21 20 25 17

Posti Letto attuali Posti Letto a regime

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime

Diurno

Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime

Diurno SUSA

Chirurgia Generale 13 1 20 1

Medicina Generale 30 1 30 1*

Ortopedia 15 1 20 1

Nido 5 5

Ostetricia e Ginecologia 13 1 13 1

Letti anti shock 2 2

Riabilitazione 10

TOTALE SUSA 78 4 100 4 * Da dedicare ad attività di Day Hospital Oncologico.

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Posti Letto attuali Posti Letto a regime

Sede Ospedaliera Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

TOTALE RIVOLI 230 10 295 10

TOTALE GIAVENO 49 4 67 1

TOTALE AVIGLIANA 21 20

TOTALE SUSA 78 4

Totale OO.RR. ASL5 378 38

LINEE di SVILUPPO DEGLI OO.R

Dipartimento di Chirurgia

Sede Ospedaliera di Rivoli

Azioni da intraprendere prima della realizzazione del nuovo

Chirurgia Generale Rivoli

1) Incremento delle sedute operatorie.

- Razionalizzazione delle attività di Sala Operato

programmata.

- Implementazione delle sedute operatorie, prev

pomeridiane

ORL Rivoli

1) Razionalizzazione delle attività di Sala Operator

programmata.

2) Mantenimento attività svolta presso la Sede Ospedali

Ortopedia Rivoli

1) Implementazione attività di ricovero programmato

(attualmente forte incidenza della traumatologia provenie

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25 17

100 4

487 32

R. DELL’ASL 5

blocco operatorio

ria orientata all’incremento dell’attività

edendo sedute programmate nelle ore

ia orientata all’incremento dell’attività

era di Giaveno.

orientato allo sviluppo dell’ortopedia

nte dal Dea).

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Urologia Rivoli

1) Implementazione delle sedute operatorie prevedendo sedute programmate nelle ore

pomeridiane

2) Sviluppo di attività programmata presso la Sede di Giaveno

3) Incremento attività uro - oncologica

Azioni da intraprendere dopo la realizzazione del nuovo blocco operatorio

Chirurgia Generale Rivoli

1) Riorganizzazione delle attività

- Revisione assegnazione delle sedute operatorie

- Implementazione dell’attività programmata

- Programmazione attività prevedendo riassorbimento dell’attività di Chirurgia Generale

erogata presso la Sede Ospedaliera di Giaveno a seguito della chiusura dell’area di

degenza.

2) Chirurgia Vascolare: sviluppo attività di chirurgia vascolare.

ORL Rivoli

1) incremento numero di sedute operatorie settimanali.

2) recupero attività non più erogabile presso la Sede Ospedaliera di Giaveno a seguito della

futura chiusura dell’area di degenza della chirurgia generale.

Ortopedia Rivoli

1) Ulteriore implementazione attività di ricovero programmato orientato allo sviluppo

dell’ortopedia (attualmente forte incidenza della traumatologia proveniente dal Dea).

Urologia Rivoli

1) Incremento sedute operatorie.

2) Incremento attività di ricovero dopo realizzazione nuova area di degenza (aumento posti letto

da 10 a 20)

3) Programmazione attività prevedendo riassorbimento dell’attività erogata presso la Sede

Ospedaliera di Giaveno a seguito della chiusura dell’area di degenza.

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Gastroenterologia Rivoli

1) Sviluppo attività di Prevenzione Serena (prevenzione tumori colon-retto);

2) Trasferimento attività presso nuova area ambulatoriale dedicata alla endoscopia digestiva (Art.

20);

3) Attivazione di 6 posti letto presso la Chirurgia Generale per l’attività di ricovero;

4) Sviluppo attività di eco – endoscopia;

Sede Ospedaliera di Giaveno

Chirurgia Generale

1) Mantenimento attività chirurgica sino al completamento della realizzazione del nuovo blocco

operatorio della Sede Ospedaliera di Rivoli. A seguito di ciò, chiusura dell’area di degenza

chirurgica e trasferimento delle attività presso la sede Ospedaliera di Rivoli.

Sede Ospedaliera di Avigliana

1) Implementazione dell’attività di Day Surgery, favorendo anche la possibilità di pernottamento,

dedicando alcuni posti letto della Medicina, successivamente al suo ampliamento previsto con i

progetti Art. 20.

Sede Ospedaliera di Susa

Chirurgia Generale Susa

1) Implementazione delle attività Chirurgiche di elevata complessità.

2) Implementazione delle attività Chirurgiche finalizzate al recupero dell’efficienza economica.

Ortopedia Susa

1) Incremento sedute operatorie

2) Implementazione delle attività Chirurgiche di elevata complessità.

3) Implementazione delle attività Chirurgiche finalizzate al recupero dell’efficienza economica.

Presso la Sede Ospedaliera di Susa è prevista la separazione delle aree di degenza per la Chirurgia

e l’Ortopedia, attualmente accorpate. Tale separazione compatibilmente con la disponibilità delle

risorse e la documentata implementazione delle attività potrà avvenire già a seguito della

ristrutturazione in atto della Medicina.

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Dipartimento di Medicina

Medicina Generale Rivoli

1) apertura ed utilizzo letti monitorizzati ;

2) a seguito del punto 1, caratterizzazione nosologica per la gestione delle patologie respiratorie.

Medicina Generale Avigliana

1) Implementazione delle attività di ricovero a seguito della revisione strutturale prevista con art.

20.

2) Mantenimento attività ambulatoriale negli ambiti specialistici di pertinenza.

3) Implementazione attività diagnostica cardiologica (acquisto di nuovo ecocardiografo avvenuto

nel terzo trimestre 2007)

Medicina Generale Giaveno

1) Razionalizzazione delle attività di ricovero finalizzata al recupero dell’efficienza.

2) Rientro dell’area di degenza all’interno della Sede Ospedaliera (ad oggi distaccata presso

struttura adiacente all’Ospedale) dopo realizzazione lavori Art. 20.

3) Specificazione attività rivolte all’acuzia medica.

4) Realizzazione nuova area di degenza per lungodegenza, con spazi e personale dedicato.

Medicina Generale Susa

1) implementazione ambulatori specialistici, soprattutto per le Specialità di Neurologia e

Cardiologia

2) Attivazione servizio di endoscopia digestiva

Per tutte le Medicine Generali, incremento posti letto per continuità assistenziale dimissioni

protette c/o RSA.

Diabetologia

1) Sviluppo collaborazione con Medici di Medicina Generale e SS.CC. ospedaliere

Dietologia

1) Incremento attività per pazienti ricoverati

Neurologia

1) attivazione reperibilità h24

2) Stroke: definire collaborazione con Cardiologia per interventi sulla carotide (angioplastica)

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Cardiologia

1) Interventistica vascolare: implementazione attività (angioplastica carotidea)

2) Estensione attività di angio radiologia in collaborazione con Anestesia, Neurologia,

Radiologia.

Nefrologia

1) trasferimento in Ospedale del CAL territoriale di Rivoli, al fine di aumentare l’efficienza

operativa.

2) trasferimento della dialisi peritoneale nei nuovi locali.

Dipartimento di Emergenza

Anestesia e Rianimazione Rivoli

1) implementazione posti letto (da 4 a 8)

2) rimodulazione attività di sala operatoria e di assistenza post - operatoria, a seguito della

realizzazione del nuovo blocco operatorio;

3) Sviluppo dell’attività inerente il progetto Ospedale senza dolore

Dea Rivoli

1) Apertura sala antishock

2) Attivazione pronto soccorso pediatrico presso i locali del Dea (attualmente viene svolto presso

l’area di degenza della pediatria)

A/R Avigliana

1) Utilizzo quotidiano di due sale operatorie (esclusa attività di oculistica)

2) Overbooking pazienti day-surgery

A/R Giaveno (anche dopo chiusura Chirurgia Generale)

1) supporto anestesiologico per endoscopia (endoscopia in narcosi)

2) supporto anestesiologico per interventi di odontoiatria su pazienti disabili

3) inserzione C.V.C. pazienti in ADI

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Dipartimento Materno Infantile

Ostetricia e Ginecologia Rivoli

1) Realizzazione sala operatoria per cesarei d’urgenza (art. 20);

2) Realizzazione nuova area ostetricia (incremento posti letto) con nido adiacente

3) Incremento attività di ginecologia

4) Incremento attività ecografia

Pediatria Rivoli

1) Razionalizzazione attività di ricovero a seguito della realizzazione della nuova area di degenza

pediatrica e della nuova area destinata a nido e neonatologia (attualmente tali strutture

convivono in spazi adiacenti)

2) Sviluppo sinergia con Dipartimento di Prevenzione

Ostetricia e Ginecologia Susa

1) Incremento attività di Ostetricia

2) Incremento attività di Ginecologia

Pediatria Susa

1) Mantenimento attività

2) Sviluppo sinergia con Dipartimento di Prevenzione

Dipartimento Area Diagnostica

Laboratori Analisi

1) chiusura laboratorio analisi di Collegno con trasferimento delle attività presso la Sede

Ospedaliera di Rivoli

2) valutazione per le altre razionalizzazioni a seguito dell’approvazione del PSSR e delle

indicazioni regionali.

Radiologia

1) aggiornamento delle potenzialità diagnostiche e digitalizzazione per messa in rete delle

radiodiagnostiche aziendali con ottimizzazione dell’uso delle risorse

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Lungodegenza e Lungo assistenza

1) Sviluppo Oncologia presso le Sedi Ospedaliere di Giaveno e Susa (Dh oncologico a seguito di

intesa con ASO S. Luigi)

2) Sviluppo lungodegenza

Coordinamento a carico del Dipartimento della Postacuzie già presente presso la Asl 10.

RRF

1) Realizzazione area di degenza di riabilitazione (Ospedale di Rivoli: 16 p.l.,Ospedale di

Giaveno: 25 p.l.; Ospedale di Susa: 6 p.l.).

2) Sviluppo attività domiciliare RRF.

3) Razionalizzazione ed incremento attività ambulatoriali.

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I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 10 SITUAZIONE ATTUALE

L’assistenza ospedaliera nel territorio della A.S.L. 10 è assicurata dal presidio Ospedaliero E.

Agnelli di Pinerolo e dai due presidi sanitari di Torre Pellice e Pomaretto.

All’interno di detta rete assistenziale i tre presidi si caratterizzano per uno specifico ruolo:

il Presidio Ospedaliero di Pinerolo sede di DEA di 1° livello per il trattamento

dell’emergenza/urgenza nonché delle patologie in fase acuta.

i due presidi di Torre Pellice (ValPellice) e Pomaretto (Valli Chisone e Germanasca) per

l’assistenza postacuzie (Lungodegenza e Recupero e Riabilitazione Funzionale).

L’attività di urgenza/emergenza garantita presso la Sede Ospedaliera di Pinerolo è

organizzata conformemente alle indicazioni della D.G.R. n. 35-7912 12/12/2002:

personale medico dedicato e non a turnazione da altri reparti

disponibilità di un’area di degenza per la gestione dei ricoveri di emergenza (posti

letto di Osservazione Breve Intensiva – OBI e di ricovero ordinario di Medicina e

Chirurgia D’Accettazione D’Urgenza)

posti letto di Rianimazione

Presso i due Presidi di Torre Pellice e Pomaretto, dopo la chiusura dei Punti di Primo

Intervento avvenuta nel 2003 sono state collocate e potenziate le postazioni di Emergenza

Territoriale e il Servizio di Continuità Assistenziale.

I dati di attività degli ultimi anni presso il DEA di Pinerolo sono i seguenti:

Anno Accessi Numero di Prestazioni

per pazienti non ricoverati

Anno 2004 44.113 179.711

Anno 2005 45.189 181.427

Anno 2006 46.901 195.319

L’attività di ricovero per acuti, sia in regime ordinario, sia in regime di ricovero diurno

viene erogata prevalentemente presso il Presidio di Pinerolo, fatta eccezione per le specialità di

Geriatria (Torre Pellice) e Oncologia (Pomaretto).

Nell’anno 2006, è stata la seguente:

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Produzione complessiva ASL 10

Totale ricoveri per acuti (ordinari + regime diurno)

Anno 2006

Sede Ospedaliera Attività di Ricovero Ordinario

Attività di Ricovero Diurno

Totale Ricoveri

Sede Ospedaliera CASI CASI CASI

Pinerolo 9.879 4.123 14.002

Torre Pellice 199 199

Pomaretto 201 201

Totale 10.279 4.123 14.402

L’attività di postacuzie ( Lungodegenza e Recupero e Riabilitazione Funzionale ) erogata

esclusivamente presso i Presidi di Torre Pellice e Pomaretto nel 2006 è stata la seguente:

Produzione complessiva ASL 10

Totale ricoveri postacuzie (ordinari + regime diurno)

Anno 2006

Sede Ospedaliera Attività di Ricovero Ordinario

Attività di Ricovero Diurno

Totale Ricoveri

Torre Pellice 603 7 610

Pomaretto 691 3 694

Totale 1.294 10 1.304

• RICOVERI ORDINARI

Il tasso di occupazione dei posti letto considerato globalmente (88,3%) rispetta gli standards

regionali. Scorporando il dato per unità operativa è possibile evidenziare che detto tasso risulta

essere superiore al riferimento per quelle strutture complesse che presentano una degenza media

superiore allo standard (Chirurgia Generale, Medicina Generale, Nefrologia).

Per l’Oculistica i dati di occupazione sensibilmente lontani dal parametro di riferimento sono

legati alla trasformazione della gran parte dei ricoveri ordinari in Day surgery.

Per quanto riguarda l’ORL, una valutazione dei dati deve necessariamente attendere l’esito delle

azioni di rilancio messe in atto in Azienda nel corso dell’ultimo periodo.

• RICOVERI DIURNI

Il tasso di occupazione risulta superiore a quello dello standard regionale, ma il calcolo delle

giornate di degenza della Day surgery rideterminato in base alle ultime linee guida regionali

dovrebbe ricondurre nell’anno 2007 al rispetto del parametro.

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• AZIONI :Ricondurre la degenza media di alcune Strutture Complesse nell’ambito degli

standard, ribilanciamento dei posti letto di area medica rispetto a quelli di area chirurgica.

Appropriatezza dei ricoveri

Dall’analisi dei LEA ( ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza se effettuati in regime di

degenza ordinaria) relativi all’anno 2006 emerge che:

• il tasso di ospedalizzazione nella A.S.L. 10 relativo a tutti i 26 DRG LEA medici è

inferiore al limite regionale

• relativamente ai ricoveri chirurgici ad alto rischio di inappropriatezza il limite regionale,

espresso intermini percentuali, viene superato in 6 DRG su un totale di 16. E’ opportuno

comunque considerare che il numero dei casi che determinano questo superamento è di

poche o addirittura singole unità; infatti il numero dei casi abbattibili per poter rientrare

nello standard è tra i più bassi a livello regionale.

Percorsi di continuità assistenziale

Nell’A.S.L. 10 si è dato corso all’applicazione di quanto previsto in materia dalla DGR n. 72-

14420 del 20/12/2004 mediante l’approvazione di appositi protocolli d’intesa tra l’ASL e gli enti

gestori delle funzioni socio assistenziali riguardanti in particolare:

• il percorso diretto pronto soccorso – territorio: posti letto di pronta accoglienza (n. 2 posti

letto presso il presidio sanitario di Torre Pellice – Struttura Complessa di Lungodegenza);

• il percorso presidio ospedaliero – strutture residenziali (RAF/RSA);

• il percorso di continuità assistenziale ospedale territorio (dimissioni protette a domicilio)

Un aspetto particolare dell’assistenza ospedaliera che si ritiene meriti essere approfondito, anche

in relazione a fini programmatori, è quello della capacità di risposta della A.S.L. 10 al

fabbisogno della popolazione insistente nel territorio di competenza.

Attraverso le proprie strutture di ricovero l’A.S.L.10 risponde a detto fabbisogno nella misura

pari al 62% ovvero si registra un 38% di mobilità passiva. Se si considera che l’alta specialità

(quella cioè che è al di fuori delle possibilità di risposta di un ospedale presidio territoriale di

A.S.L.) incide sul fabbisogno della popolazione per il 18%, dato peraltro in linea con la media,

risulta comunque un margine di possibile riduzione della rimanente mobilità passiva pari a circa

al 20% (1.600 ricoveri anno).

Quest’ultimo dato risulta importante per un duplice aspetto, da un lato la programmazione della

capacità di risposta del presidio Agnelli in relazione agli interventi di ristrutturazione legati

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all’art. 20 e agli altri finanziamenti, dall’altro la futura messa in rete di detto presidio con le

strutture deputate all’assistenza ospedaliera presenti nel territorio dell’attuale A.S.L. 5.

Presso le strutture ospedaliere vengono inoltre garantite le prestazioni specialistiche ambulatoriali

per i pazienti esterni (prenotati) e ricoverati.

Nell’anno 2006 le prestazioni erogate sono state le seguenti:

Produzione complessiva Presidi Asl 10

Totale prestazioni specialistiche ambulatoriali

Anno 2006

Sede Ospedaliera Prestazioni

Pinerolo 2.030.000

Torre Pellice 35.000

Pomaretto 33.000

Totale 2.098.000

L’organizzazione attuale, è articolata in Dipartimenti strutturali, così composti:

Posti Letto attuali DIPARTIMENTO DI AREA MEDICA

Strutture Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

S.C. Cardiologia 8 1 S.S.Unità Coronarica 8 S.C.Medicina Generale 65 4 S.C.Neurologia 18 1 S.S. Malattie Metaboliche e Diabetologia

Totale Dip. Area Medica 99 6

DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA

Strutture SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

S.C.Chirurgia Generale 38 3 S.C.Ortopedia 30 1 S.C. O.R.L. 6 1 S.C. Oculistica 6 1 S.S.Day Surgery Multispec. 12 S.S. Sale operatorie Totale Dip. Area Chirurgica 80 18

* i letti di Day Surgery multispecialistico sono utilizzati anche da Strutture Complesse afferenti ad altri Dipartimenti

Urologia e Ginecologia.

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DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE

STRUTTURE Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

S.C.Ostetricia e Ginecologia 24 1 S.C. Pediatria 7 1 Nido 9 S.S. Neonatologia 4 S.C.Neuropsichiatria Infantile Totale Dip. MATERNO INFANTILE 44 2

DIPARTIMENTO NEFRO UROLOGICO

STRUTTURE Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

S.C. Nefrologia e dialisi 8 2

S.C. UROLOGIA 12 1

S.S. Dialisi territorialie

Totale Dip. NEFRO UROLOGICO 20 3

DIPARTIMENTO AREA POSTACUZIE

STRUTTURE Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

S.C. Lungassistenza e Geriatria 8

S.C. Lungodegenza e cure intermedie 52

S.C. Oncologia 4 7 S.C. R.R.F 34 2 S.S.Cure Palliative

Totale Dip. POSTACUZIE 98 11

DIPARTIMENTO EMERGENZA

STRUTTURE Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

S.C. Anestesia/rianimazione S.S.Rianimazione 6

S.C. Medicina e Chirurgia d’Accettazione d’Urgenza 4

S.S. Emergenza 118 Totale Dip. EMERGENZA 10

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DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE A

SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario

Posti Letto in Regime Diurno

PSICHIATRIA 10

A supporto dell’attività di ricovero sono poi presenti Strutture Complesse di diagnostica per

immagini e di laboratorio aggregate a costituire il Dipartimento Area Diagnostica e

precisamente:

• Anatomia Patologica;

• Immuno Trasfusionale;

• Laboratorio analisi;

• Radiologia.

Nel complesso, allo stato attuale, i posti letto presenti nel presidio ospedaliero E. Agnelli di

Pinerolo e nelle sedi distaccate di Pomaretto e Torre Pellice sono 364 destinati al ricovero

ordinario e 38 di Day Hospital/surgery cosi suddivisi:

• Pinerolo: 266 per il ricovero ordinario e 36 di DH/DS;

• Torre Pellice: 46 per il ricovero ordinario e 1 di DH;

• Pomaretto 52 per il ricovero ordinario e 1 di DH.

RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA DELL’ASL 10 Per quanto concerne l’evoluzione del fabbisogno di assistenza ospedaliera nel territorio della

A.S.L. 10, ma verosimilmente anche ad un livello più alto di aggregazione della popolazione, è

possibile fare una serie di considerazioni:

• secondo le proiezioni ISTAT la popolazione nel medio periodo dovrebbe mantenersi

stazionaria;

• sempre in base a dette proiezioni la popolazione dovrebbe andare verso un progressivo

invecchiamento;

• lo sviluppo tecnologico nella diagnosi e nella cura ed un miglioramento dei criteri di

efficienza ed appropriatezza nell’uso della risorsa ospedale dovrebbero portare ad una

diminuzione del tasso di ospedalizzazione e ad una riduzione della degenza media

ospedaliera (5,5 giorni secondo gli standard nord europei al netto dei ricoveri effettuati

in post acuzie ospedaliera);

• lo sviluppo di forme di assistenza sanitaria extra ospedaliera quale ad esempio la “Casa

della salute” analogamente ad altre forme di continuità assistenziale dovrebbero

costituire una vera alternativa al ricorso all’ospedale.

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In relazione alle considerazioni soprafatte è possibile prevedere con un certo margine di

sicurezza una sostanziale stazionarietà nel fabbisogno di posto letto per la popolazione residente

nel territorio della A.S.L. 10.

Sembra quindi opportuno non procedere ad una consistente modifica del numero dei posti letto

di assistenza ospedaliera quanto piuttosto ad una ulteriore definizione della specificità di ruolo

dei presidi (Pinerolo, Pomaretto, Torre Pellice) e ad una loro qualificazione strutturale ai fini di

umanizzazione e miglioramento organizzativo.

OSPEDALE E. AGNELLI di Pinerolo

Mantiene l’attuale ruolo di presidio deputato alla risposta ai casi urgenti/emergenti ed alle

patologie in fase acuta con il necessario supporto diagnostico.

Negli interventi di ristrutturazione ed umanizzazione deve essere previsto un ulteriore sviluppo

della aggregazione di Strutture Complesse omogenee e affini anche attraverso una corretta loro

ricollocazione al fine di raggiungere un effettivo miglioramento dell’efficienza gestionale delle

strutture stesse, del personale e delle attrezzature diagnostico-terapeutiche. A tal proposito si

rende quindi necessario, tra l’altro, il trasferimento della S.C. di Geriatria dall’attuale sede del

presidio di Torre Pellice all’interno dell’area omogenea di Medicina dell’ospedale Agnelli così

come dei posti letto di Oncologia per acuti del Presidio di Pomaretto.

PRESIDI DI POMARETTO E TORRE PELLICE

Mantengono la loro connotazione di presidi sanitari destinati all’assistenza ospedaliera in fase

post acuta. Si rende tuttavia necessario prevedere alcune ulteriori evoluzioni nel futuro di questi

presidi sanitari anche in relazione alla necessità di destinare il Presidio Agnelli di Pinerolo verso

un’attività il più possibile dedicata a pazienti acuti o in condizioni di urgenza emergenza.

In entrambe le sedi potrebbe essere prevista in aggiunta l’attivazione di posti letto a ricovero

diretto (senza passare quindi attraverso strutture per acuti) del tipo “degenze territoriali” in cui

accogliere pazienti affetti da condizioni morbose che con difficoltà possono essere curati a

domicilio, ma che non richiedono nemmeno un ricovero ospedaliero in senso stretto.

Inoltre il presidio sanitario di Pomaretto risulta sede ideale, per le intrinseche caratteristiche

strutturali, alla realizzazione dell’Hospice.

Per quanto riguarda il Presidio Ospedaliero E. Agnelli di Pinerolo è attualmente in discussione

una bozza di Piano Direttorio che definisce le linee di sviluppo della struttura e la loro tempistica

di realizzazione. Oggetto di detto piano è una revisione strutturale ed organizzativa delle attività

erogate fortemente orientata all’area omogenea intraospedaliera che comporta, dal punto di vista

edilizio, la sopraelevazione di tre piani di uno dei corpi dell’ospedale (corpo A) mentre gli altri

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edifici oggetto di ristrutturazione mantengono sostanzialmente tutte le loro caratteristiche

architettoniche. Gli interventi esterni infine riguardano il restauro generale degli edifici con

tinteggiatura delle facciate , senza modifiche strutturali e la completa sostituzione dei serramenti.

Il Piano Direttorio prende in esame l’intero complesso ospedaliero e riguarda interventi già

finanziati dall’ex art. 20 L:67/87 II fase ed altri che dovranno trovare finanziamenti aziendali ad

hoc. Al termine dei lavori previsti, presumibilmente nel 2012, l’articolazione del presidio sarà

sommariamente la seguente:

• Corpo A: Dipartimento di emergenza, blocco operatorio, area delle degenze chirurgiche,

area della diagnostica per immagini tradizionale;

• Corpo BCD: area delle degenze mediche, area ambulatoriale, area diagnostica TC, RM

ed ecografica ;

• Corpo E: area degenza psichiatrica, area ambulatoriale;

• Corpo F: area prelievi

• Corpo G: area della diagnostica di laboratorio, area comune per formazione, riunioni

biblioteca, Direzione del presidio.

• Una completa riprogettazione dei percorsi interni all’ospedale (sanitari,per esterni e di

servizio) con collegamenti sia verticali sia orizzontali ai diversi corpi a partire

dall’attuale ingresso principale oggetto di ampliamento e di interventi di superamento

delle barriere architettoniche.

In considerazione della complessità dell’intervento e del fatto che, durante la ristrutturazione il

complesso ospedaliero continuerà ad essere funzionante, i lavori saranno programmati per fasi.

La FASE 1 dovrà comprendere la Sopraelevazione dell’edificio A per le necessità di creare

nuovi locali per poter procedere, nelle fasi successive, a liberare gli spazi negli altri corpi che

devono essere ristrutturati.

Sarà necessario valutare l’opportunità di inserire nella FASE 1, dopo aver ottenuto specifici

finanziamenti, il completamento del piano primo e secondo del corpo G attualmente al rustico ed

attrezzare ed attivare il piano seminterrato dello stesso edificio per ospitare le nuove Cucina e

Mensa .

Nella tabella A, di seguito presentata, sono riportati i posti letto che allo stato attuale sono

attribuiti alle singole strutture, distinti in base alla loro funzione e raggruppati per aree

omogenee, mentre nella tabella B, successiva, sono riportati i posti letto, con lo stesso criterio di

suddivisione,nello stato finale così come previsto dal Piano Direttorio.

Dopo questa breve premessa circa gli obiettivi generali del piano direttorio riguardante

l’ospedale E.Agnelli di Pinerolo, le azioni riconducibili a detto piano che risulta possibile

realizzare nel corso del triennio 2008-2010.sono le seguenti:

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1. la sopraelevazione dell’edificio A ed il conseguente trasferimento delle aree di degenza

chirurgica;

2. l’inizio delle opere di ristrutturazione ed umanizzazione dei restanti corpi legato alla

disponibilità di spazi, conseguenza del punto precedente;

3. il completamento del corpo G sia per quanto riguarda i piani destinati ad area di

diagnostica di laboratorio (Laboratorio Analisi, Servizio Immunotrasfusionale ed

Anatomia Patologica) sia il seminterrato per ospitare la cucina e la mensa di nuova

progettazione.

Per quanto riguarda gli altri presidi destinati all’assistenza ospedaliera nel territorio della ASL

10, si ritiene che nel corso del periodo di vigenza del PRR possano essere realizzati nella sede

di Pomaretto gli spazi destinati ad accogliere l’Hospice anche in seguito al trasferimento

degli attuali posti letto destinati ai pazienti oncologici acuti presso l’ospedale di Pinerolo.

Tabella A – Attribuzione dei posti-letto per Area Omogenea

Stato attuale

Posti – letto assegnati Aree

Omogenee

Unità operativa ordinari Diurni Totale

Medicina generale 65 4 69

Cardiologia 8 1 9

UTIC 8 8

Neurologia 18 1 19

Medica

Oncologia - * - -

99 6 105

Chirurgia generale 38 3 41

Oculistica 6 1 7

Ortopedia-traumatol. 30 1 31

Otorinolaringoiatra 6 1 7

Chirurgica

Day surgery multi-spec. - 12 12

80 18 98

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Posti – letto assegnati Aree

Omogenee

Unità operativa ordinari Diurni Totale

Ostetr-Ginecol 24 1 25 Materno infantile Pediatria 7 1 8

Nido 9 9

Neonatologia 4 4

44 2 46

Nefro-Urologica Nefrologia 8 2 10

Urologia 12 1 13

20 3 23

Psichiatria Psichiatria 10 - 10

10 - 10

Rianimazione e T.I. 6 - 6

Emergenza Medicina-Chirurgia di Urgenza

4 - 4

10 - 10

Paganti Libera Profess. Medici 3 - 3

3 - 3

Totali 266 29 295

Tabella B – Attribuzione dei posti-letto per Area Omogenea

Stato finale

Posti – letto assegnati Aree

Omogenee Unità operativa

ordinari Diurni Totale

Medicina Gen. Geriatria 72 8 80

Cardiologia 10 1 11

UTIC 8 8

Neurologia 22 1 23

Medica

Oncologia -4 - 4

116 10 126

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Posti – letto assegnati Aree

Omogenee

Unità operativa ordinari Diurni Totale

Chirurgia generale 38 3 41

Oculistica 2 1 3

Ortopedia-traumatol. 24 1 25

Otorinolaringoiatra 6 1 7

Chirurgica

Day surgery multi-spec. - 12 12

70 18 88

Ostetricia-ginecologia 24 1 25 Materno

infantile Pediatria 9 1 10

Nido 9 9

Neonatologia 4 4

46 2 48

Nefro-Urologica Nefrologia 9 2 11

Urologia 14 1 15

23 3 26

Psichiatria Psichiatria 12 - 12

12 - 12

Rianimazione e T.I. 6 - 6

Emergenza Medicina-Chirurgia di Urgenza

4 - 4

10 - 10

Paganti Libera Profess. Medici 11 - 11

11 - 11

Totali 288 33 321

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LINEE DI SVILUPPO 10 DEI PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 10

MEDICINA E CHIRURGIA D’URGENZA:

• miglioramento dei percorsi di continuità assistenziale sia nei riguardi dell’interno della

struttura ospedaliera che del territorio;

• rete assistenziale integrata dell’emergenza.

ANESTESIA E RIANIMAZIONE:

• sviluppo dell’attività inerente il progetto Ospedale senza dolore

NEUROLOGIA

• implementazione di metodiche d’indagine sull’epilessia e sui disturbi del sonno

nell’ambito di una collaborazione su tecniche diagnostico specifiche con la struttura

complessa di medicina generale (apnee ostruttive notturne) ;

• implementazione dell’attività di trombolisi.

DIABETOLOGIA:

• percorsi di continuità assistenziale ed integrazione con le SS.CC dei presidi ed i medici di

medicina generale.

MEDICINA GENERALE

• potenziamento e sviluppo di alcuni settori di attività quali pneumologia , oncoematologia

e reumatologia.

OSTETRICIA E GINECOLOGIA:

• sviluppo dell’attività inerente il progetto Ospedale senza dolore

• incremento dell’attività consultoriale

PEDIATRIA

• integrazione con il Dipartimento di prevenzione per l’attivita vaccinale e con l’AST per

l’attività specialistica ambulatoriale.

LABORATORIO ANALISI

• adeguamento della rete alle indicazioni regionali;

• implementazione di un sistema integrato Qualità Sicurezza e Risk management.

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I

RADIOLOGIA:

• aggiornamento delle potenzialità diagnostiche e digitalizzazione per messa in rete delle

radiodiagnostiche aziendali con ottimizzazione dell’uso delle risorse

• passaggio progressivo verso una situazione film-less;

• collegamento in rete con strutture della Asl 5 e con i medici di medicina generale.

SERVIZ O IMMUNO TRASFUSIONALE

• integrazione con l’ospedale di Rivoli attraverso la creazione presso questa sede di una

struttura trasfusionale di supporto collegata in via telematica con il SIMT di Pinerolo in

modo tale da mettere in atto strategie che permettano lo sviluppo di competenze di

Medicina Trasfusionale tali da produrre un’autonomia relativamente ad attività di

immunoematologia (effettuazione sia di test di I livello sia di assegnazione di unità con

T&S e prove crociate) nonché alla realizzazione di predeposito autologo, buon uso del

sangue ed in definitiva un risparmio di risorse. E’ da prevedere inoltre una progressiva

dipendenza per l’approvvigionamentodi emoderivati degli ospedali facenti capo al DEA di

Rivoli dal SIMT dell’Ospedale Agnelli di Pinerolo.

CARDIOLOGIA

• implementazione quali-quantitativa dell’attività di elettrofisiologia;

• attivazione di sinergie con la S.C. omologa dell’ospedale di Rivoli per quanto attiene

l’effettuazione di indagini emodinamiche.

CHIRURGIA GENERALE

• Sviluppo della chirurgia vascolare anche attraverso il ricorso a convenzioni, potenziamento

dell’attivita chirurgica laparoscopica

ORTOPEDIA

• Sviluppo della chirurgia artroscopica e miglioramento delle tecniche chirurgiche negli

impianti di protesi.

ORL

• Potenziamento dell’attività sia di ricovero che ambulatoriale in particolare nei riguardi della

patologia neoplastica dei distretti della testa e del collo, dei pazienti con problemi di

equilibrio, della patologia dell’orecchio medio e della popolazione infantile.

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OCULISTICA

• Implementazione di alcuni settori di attività (chirurgia vitro-retinica, trapianto cornee,

maculopatie) e sviluppo della collaborazione con la struttura dell’ ASL 5 presso la sede

ospedaliera di Avigliana., mediante coordinamento e supporto chirurgico differenziato.

UROLOGIA

• Potenziamento delle azioni rivolte alla prevenzione e diagnosi precoce per quanto riguarda il

carcinoma vescicale e prostatico attraverso l’informazione e la formazione della popolazione

e mediante lo sviluppo di collegamenti, interazioni e percorsi condivisi con i MMG ed il

potenziamento della collaborazione interspecialistica.

NEFROLOGIA

• Potenziamento della collaborazione con il territorio per quanto riguarda la nefrologia

preventiva attraverso percorsi clinici e formativi condivisi con i MMG e gli specialisti

ambulatoriali e con stretti collegamenti con i distretti.

CURE PALLIATIVE:

• implementazione dell’attività assistenziale domiciliare ai malati terminali nell’attuale

territorio della ASL 10 e di quello della futura ASL unificata.

SINERGIE TRA I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 5 E DELL’ASL 10

Screening

Implementazione dell’integrazione tra Ospedale e territorio al fine di raggiungere il 100% della

popolazione bersaglio.

Dipartimento di Emergenza

1) Istituzione di una rete assistenziale integrata dell’emergenza (network) Asl 5, Asl 10 e

Aso S. Luigi

2) Empowerment dell’Ospedale senza dolore.

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Dipartimento di Medicina

1) Sinergie tra le SS.CC. di Neurologia relativamente al network per la “trombolisi”

(integrazione delle attività)

2) Sinergie tra le SS.CC. di Cardiologia, relativamente alle attività di emodinamica e di

elettrofisiologia

3) Sinergie tra le SS.CC. di Medicina relativamente alla gestione di percorsi assistenziali

omogenei per le patologie respiratorie, reumatologiche ed ematologiche

4) Sinergie tra le S.S.di Diabetologia relativamente alla gestione di percorsi assistenziali

omogenei in collaborazione con i Medici di Medicina Generale

Dipartimento di Area Diagnostica

1) Adeguamento della Rete dei Laboratori Analisi secondo le indicazioni Regionali di cui

alla D.G.R. n° 19-6647 del 03/08/2007.

2) Al termine del processo di digitalizzazione negli Ospedali delle due ASL, collegamento

in rete delle diverse radiologie tra Ospedali e Medici di Medicina Generale, anche

attraverso il potenziamento delle attrezzature (RMN).

3) Servizio Immuno Trasfusionale: integrazione con Ospedale di Rivoli attraverso la

creazione presso tale Sede di una struttura trasfusionale di supporto collegata in via

telematica con Pinerolo

Dipartimento Materno Infantile

1) Empowerment dell’Ospedale senza dolore

2) Sinergia tra SS.CC. di Pediatria e Dipartimento di Prevenzione

Dipartimento di Chirurgia

1) Sviluppo di sinergie tra la S.C. di Oculistica di Pinerolo e il Servizio di Oculistica di

Avigliana

2) Sviluppo ed integrazione tra gli Ospedali della Chirurgia Generale

3) Sinergia tra le SS.CC. di Urologia per implementare attività di uro-oncologia

4) Sviluppo rete di endoscopia digestiva tra le Sedi Ospedaliere (screening tumori colon

retto, implementazione attività diagnostica di secondo livello)

Dipartimento Nefro Urologico

1. Diagnosi precoce, prevenzione e trattamento della calcolosi urinaria

2. Collaborazione ed integrazione nell’ambito delle attività di uroendoscopia

3. Infezioni in dialisi;

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4. Collaborazione per la presa in carico, diagnosi, trattamento e follow up dei pazienti con

nefropatie immunologiche primitive e secondarie.

Servizio Infermieristico,Tecnico, della Riabilitazione, della Prevenzione e della Professione

Ostetrica.

Presso la ASL 5, è stato definito un gruppo di lavoro (decreto del Direttore Sanitario d’Azienda)

che sta lavorando alla definizione dell’assetto organizzativo del futuro Servizio Infermieristico,

con valenza Ospedaliera e Territoriale.

Presso la ASL 10 è gia strutturata una Struttura Semplice Servizio Infermieristico Tecnico e

riabilitativo in Staff alla Direzione.

I due gruppi di lavoro dovranno integrare ed implementare le proprie funzioni in maniera

sinergica, al fine di definire un assetto organizzativo allargato nel rispetto delle peculiarità delle

singole strutture interessate (ospedaliere e territoriali).

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Assistenza farmaceutica territoriale, integrativa e protesica

La spesa pro capite per l’assistenza farmaceutica territoriale (convenzionata + distribuzione

diretta) nelle ASL 5 e 10 ha registrato anche nell’anno 2006 valori inferiori alla media regionale.

ANNO 2006

Costi pro capite ASL 5 ASL 10 Media

Regionale Farmaceutica convenzionata per abitante 178 180 185Farmaceutica totale (convenzionata+ diretta) per abitante 217 204 229

Tale situazione è confermata anche dall’andamento del 1° semestre 2007 in cui si registra una

flessione della spesa farmaceutica convenzionata rispetto al 2006 ed un incremento della

fornitura diretta di farmaci.

Al fine di mantenere nel tempo tale risultato è necessario consolidare e sviluppare ciò che si è

intrapreso sia sul versante dell’appropriatezza prescrittiva sia sul versante del monitoraggio; nel

trienno 2008-2010 saranno pertanto attuate le iniziative sotto elencate:

Interventi sul “sistema farmaco”

1. Sviluppo della prescrizione e dell’utilizzo dei farmaci equivalenti

Saranno organizzati momenti di formazione rivolti ai medici prescrittori, aperti anche agli

utenti del SSN e/o loro rappresentanze, con lo scopo di migliorare l’ informazione e favorire

sia un uso più consapevole del farmaco che la sostituzione di prodotti griffati e costosi con

farmaci equivalenti di pari efficacia ma di costo più contenuto. Attualmente ai MMG ed alle

relative equipe vengono già inviati report trimestrali personalizzati relativi ai dati di

prescrizione dei farmaci generici.

2. Creazione di una scheda informatizzata per i MMG e PLS

Sarà istituita per ogni Medico di Medicina Generale e Pediatra di Libera Scelta una scheda

informatizzata che potrà consentire un confronto personalizzato delle prescrizioni erogate

rispetto alla media del territorio con un’analisi approfondita, tarata sulla tipologia dei propri

assistiti.

3. Riorganizzazione ed implementazione della distribuzione diretta di farmaci PHT

Si prevede un ulteriore incremento dell’attività di distribuzione diretta dei farmaci compresi

nel PHT (prontuario ospedale-territorio), per cui occorrerà garantire una presenza capillare

sul territorio di punti di distribuzione. La realtà territoriale delle due ASL 5 e 10, che

comprende sia realtà urbane che montane, rende particolarmente significativa l’urgenza di

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garantire ai pazienti la continuità di cure e di assistenza. Tale attività non può prescindere

dalla collaborazione con gli specialisti ed i medici di base, unita ad una corretta ed esaustiva

informazione al paziente.

4. Miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva

Si pone come obiettivo primario la sensibilizzazione della componente medica ospedaliera e

territoriale ad una maggiore attenzione all’appropriatezza prescrittiva, al rispetto delle

indicazioni di registrazione del farmaco e delle note ministeriali; é esperienza consolidata che

un’azione separata intesa ad agire sulla sola spesa farmaceutica territoriale sia riduttiva.; la

realtà ospedaliera e quella territoriale sono infatti strettamente correlate. Si è avuto spesso

modo di osservare come le prescrizioni dei medici ospedalieri, fatte al momento della

dimissione del paziente, si trasformino in un vincolo/diritto per il Medico di Medicina

Generale ed il paziente stesso. Contemporaneamente deve essere però assicurata e garantita

la continuità terapeutica ed assistenziale a tutela del paziente.

Sempre a riguardo delle prescrizioni fatte dagli specialisti ospedalieri si evidenzia la

necessità di attivare un momento di sereno confronto e di dialogo sulle novità farmaceutiche

introdotte in commercio dalle aziende. E’ noto come dietro tali “novità” si celino prodotti per

nulla innovativi dal punto di vista terapeutico, ma che comportano peraltro un considerevole

aggravio economico per le Aziende Sanitarie.

La Commissione Terapeutica, all’interno della realtà ospedaliera, dovrà farsi sempre più

carico di coordinare il rispetto dell’utilizzo dei farmaci secondo le indicazioni riportate nella

documentazione di registrazione e sarà altresì necessario regolamentare e valutare un

eventuale utilizzo off-label, così come esplicitamente previsto nella Legge Finanziaria 2007.

Centralizzazione dei Magazzini Farmaceutici

La centralizzazione dei Magazzini Farmaceutici in uno/due grandi depositi farmaceutici

prevede contestualmente l’eliminazione delle farmacie satellite. L’intento è quello di evitare la

dispersione dei farmaci, la moltiplicazione delle giacenze e l’aggravio dei costi di

immagazzinamento.

La logistica deve essere inoltre resa più funzionale adottando un sistema informatizzato che,

snellendo e automatizzando la gestione del magazzino, permetta di evitare il ristagno dei

prodotti e sprechi.

Ci si pone come principali obiettivi:

1. rendere più omogenei gli attuali sistemi informatici adottando una rete comune intranet che

unisca tutte le sedi del Servizio Farmaceutico;

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2. ottimizzare la tempistica di allestimento e la consegna delle richieste di reparti, ambulatori,

RSA;

3. informatizzare il servizio di Cure Domiciliari attraverso l’invio di richieste personalizzate da

parte del medico direttamente dall’abitazione del paziente;

4. diminuire il rischio di errori di dispensazione anche attraverso sistemi di distribuzione

monodose.

Si prevede che la realizzazione degli interventi sopraelencati produca il contenimento

dell’incremento della spesa farmaceutica nel limite del 2% annuo come ipotizzato nel conto

economico previsionale 2008-2010 allegato al presente documento.

Razionalizzazione dell’ Assistenza Integrativa

L’attuale organizzazione dell’ assistenza integrativa prevede per l’utente percorsi prescrittivi e

autorizzativi che si sovrappongono in un sistema diseconomico e che crea possibili disagi.

Per ovviare alle problematiche qui evidenziate si prevede di modificare l’attuale organizzazione

dell’ Assistenza Integrativa trasferendovi le esperienze organizzative e gestionali che in questi

anni sono state maturate nel campo della distribuzione diretta del farmaco.

E’ ormai esperienza assodata e condivisa che la gestione del farmaco in termini di economicità si

ottiene agendo sulla semplificazione del percorso distributivo e sfruttando il fatto che al SSN il

prezzo del prodotto viene considerevolmente scontato per legge e in considerazione dei grossi

quantitativi commissionati direttamente alla produzione.

La nuova organizzazione che si vuole dare al settore dell’ assistenza integrativa e protesica è

finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi, alla razionalizzazione dell’organizzazione

interna, alla semplificazione dei percorsi degli utenti e al contenimento della spesa entro la

previsione di incremento del 4% annuo ipotizzata nel conto economico previsionale 2008-2010

allegato al presente documento.

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PARTE II: RIORDINO DELLE ATTIVITA’

3) Revisione della struttura organizzativa e delle dotazioni organiche L’attuale struttura organizzativa delle due Aziende segue un modello sostanzialmente

omogeneo nelle aree Prevenzione e Ospedale, presenta invece differenze più marcate nell’area

territoriale e dei servizi amministrativi e di supporto. La struttura organizzativa dovrà pertanto

essere totalmente revisionata, conformemente agli indirizzi regionali indicati nell’allegato B

della D.G.R. 59-6349 del 05/2007, riorganizzando in particolare le attività amministrative e di

supporto e prevedendo la massima integrazione delle attività di erogazione delle prestazioni.

Partendo dalla centralità del ruolo del cittadino/utente e dalla necessità del miglior

soddisfacimento possibile dei suoi bisogni di salute, verrà elaborato un modello organizzativo in

cui vengano efficacemente esercitate le funzioni di governo, le funzioni di tutela della salute dei

cittadini e le funzioni di produzione dei servizi sanitari, nonchè le funzioni di supporto al sistema

centrale.

Particolare rilievo sarà data all’organizzazione dipartimentale sviluppando e sostenendo

programmazioni di attività e di formazione comuni, implementando gli strumenti di

comunicazione e di collaborazione e redigendo un regolamento generale valido per tutti i

dipartimenti, sul quale si innesteranno le specificità di ognuno.

I principali interventi previsti per le tre macro aree di servizi finali (assistenza collettiva,

assistenza distrettuale e ospedaliera) e per le attività amministrative e di supporto sono di seguito

esplicitate:

Assistenza collettiva

- mantenimento dell’attuale assetto organizzativo che deriva dal quadro normativo

nazionale e regionale vigente prevedendo, nelle more della definizione della figura del

Direttore della Prevenzione il cui profilo giuridico e di competenze sarà definito

specificatamente dalla Regione, il coordinamento interaziendale delle Strutture

complesse del Dipartimento di Prevenzione e delle attività di prevenzione;

- tenuto conto che l’attuale collocazione della Medicina dello Sprot all’interno della

Medina Legale non presenta criticità organizzative e che i Dirigenti medici ad essa

preposti svolgono anche attività tipica della S.C. Medicina Legale si valuterà

l’opportunità o meno di ricondurre funzionalmente tale attività all’interno del

Dipartimento di Prevenzione (l’attività vaccinale è già presente in entrambe le Aziende);

- coordinamento delle attività di vigilanza a livello dipartimentale su progetti specifici

senza prefigurare l’istituzione di strutture organizzative ad hoc;

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- riorganizzazione e potenziamento delle attività di screening per la piena attuazione dei

programmi regionali ;

- revisione dell’assetto organizzativo del Servizio sovrazonale di Epidemiologia in

relazione alle funzioni sovrazonali attribuite dalla Regione

- potrà essere prevista una struttura amministrativa per il coordinamento delle funzioni

amministrative, il supporto giuridico ( in collaborazione con la struttura legale

aziendale), lo sviluppo delle funzioni di controllo di gestione ( in collaborazione con la

struttura centrale);

le dotazioni organiche saranno rideterminate in relazione alla riorganizzazione delle

attività e sarà prevista la graduale stabilizzazione del personale precario presente in

misura consistente in particolare presso il Servizio di Epidemiologia dell’ASL 5.

La situazione attuale, come risulta dagli indicatori elaborati a livello regionale è la seguente:

ANNO 2006

ASL 5 ASL 10 Media

Regionale Addetti dipartimento di prevenzione per 1.000 abitanti convenzionali 0,46 0,23 0,35

La situazione dell’ASL 5 è dovuta alla presenza del Servizio sovrazonale di Epidemiologia;

al netto del personale addetto a tale struttura il valore dell’indicatore scende a 0,36

sostanzialmente in linea con la media regionale.

Assistenza territoriale/distrettuale

- potenziamento dell’organizzazione distrettuale: sul territorio sono attualmente operanti 8

Distretti che, tenuto conto delle differenti caratteristiche geo-morfologiche e del bacino di

popolazione servita coincidente con l’ambito territoriale degli Enti Gestori dei Servizi

socio assistenziali, si ritiene di confermare;

la Direzione di Distretto sarà configurata come Struttura Complessa considerando i ruoli

e i contenuti che saranno attribuiti ai Distretti.

- revisione della struttura organizzativa dei Servizi di Medicina Legale e valutazione

dell’opportunità o meno di ricondurre funzionamente l’attività di Medicina dello Sport

all’interno del Dipartimento di Prevenzione;

- revisione della struttura organizzativa dei servizi Farmaceutici territoriali e ospedalieri;

- revisione delle strutture AST e APISS (attività e progetti integrati socio sanitari) in

relazione allo sviluppo delle attività integrate socio-sanitarie (anziani e disabili) e dei

Distretti;

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- revisione dell’organizzazione delle strutture preposte all’attività di Salute Mentale e

Dipendenze Patologiche: attualmente 2 Dipartimenti di Salute Mentale (di cui uno

interaziendale con ASO S.Luigi) e 1 Dipartimento di Patologia delle Dipendenze

nell’ASL 5 e 1 Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche nell’ASL 10 (

per complessive 9 strutture complesse);

- stante la complessità dell’organizzazione territoriale potrà essere prevista una struttura

amministrativa per il coordinamento delle funzioni amministrative, l’uniformazione delle

procedure amministrative a livello Distrettuale, il supporto giuridico (in collaborazione

con la struttura legale aziendale), lo sviluppo delle funzioni di controllo di gestione a

supporto anche dei Direttori di Distretto ( in collaborazione con la struttura centrale);

Le dotazioni organiche saranno rideterminate in relazione alla riorganizzazione delle

attività e sarà prevista la graduale stabilizzazione del personale precario.

La situazione attuale, come risulta dagli indicatori elaborati a livello regionale è la seguente:

ANNO 2006

ASL 5 ASL 10 Media

Regionale Addetti livello territoriale per 1.000 abitanti 1,91 2,25 1,99

La situazione dell’ASL 10 è dovuta alla presenza di una RSA a gestione diretta; al netto

del personale addetto a tale struttura il valore dell’indicatore scende a 2,00 sostanzialmente in

linea con la media regionale.

Assistenza Ospedaliera

Nelle due ASL sono già attuati gli accorpamenti funzionali dei Presidi Ospedalieri :

1. Presidi riuniti ASL 5 (Rivoli, Susa, Giaveno, Avigliana per complessivi 410 Posti letto)

che fanno capo all’Ospedale di Rivoli Sede di DEA di 1° livello;

2. il Presidio Ospedaliero “E. Agnelli” di Pinerolo Sede di DEA di 1° livello con 2 sedi

distaccate a Pomaretto e Torre Pellice, per complessivi 402 posti letto.

- si ritiene che tale organizzazione debba essere mantenuta, verificando con la Regione

l’opportunità di censire come Sedi Ospedaliera anche quelle di Pomaretto e Torre Pellice,

prevedendo pertanto la costituzione di due Presidi Riuniti : il Presidio Riunito di Rivoli

facente capo all’Ospedale di Rivoli sede di DEA di primo livello e comprendente i

Presidi di Rivoli ,Susa, Giaveno,Avigliana, il Presidio Riunito di Pinerolo facente capo

all’Ospedale di Pinerolo sede di DEA di 1° livello e comprendente le sedi di

Pinerolo,Torre Pellice e Pomaretto;

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- l’assetto organizzativo di ciascun Presidio sarà revisionato in relazione alla

riorganizzazione delle attività, prevedendo Dipartimenti strutturali costituiti da strutture

affini o complementari sotto il profilo delle attività, delle risorse umane o tecnologiche

impiegate e delle procedure operative adottate; potranno essere previsti Dipartimenti

funzionali finalizzati al coordinamento delle attività tra i due Presidi;

- per l’esercizio delle funzioni di coordinamento amministrativo presso ciascun presidio

potrà essere prevista una struttura semplice con funzioni di Direzione Amministrativa di

presidio;

- le strutture organizzative preposte all’attività di laboratorio analisi saranno riorganizzate

coerentemente alle indicazioni di cui alla D.G.R. N° 19-6647 del 03/08/2007

“Riorganizzazione e razionalizzazione delle attività di laboratorio analisi”;

le dotazioni organiche saranno rideterminate in relazione alla riorganizzazione e allo

sviluppo delle attività, con particolare riferimento all’incremento dei posti letto dei

OO.RR. di Rivoli descritto nel capitolo dedicato all’assistenza ospedaliera;

- sarà prevista la graduale stabilizzazione del personale precario;

la situazione attuale, come risulta dagli indicatori elaborati a livello regionale è la seguente:

ANNO 2006

ASL 5 ASL 10 Media

Regionale N° amm.vi/N.ruolo sanitario 10,47 % 6,38% 7,96 % N° medici X 100 ricoveri 1,29 1,12 1,13 N° infermieri X 100 ricoveri 3,22 2,78% 2,65 N° dip. Ruolo tecnico comparto X 100 posti letto 50,61 52,70 49,51

Verranno pertanto adottati tutti i possibili interventi riorganizzativi finalizzati alla

riconduzione dei valori aziendali entro la media regionale.

Attività amministrativa e di supporto

Al fine di razionalizzare le attività e ridurre i costi, nel triennio 2008-2010 si procederà

alla unificazione delle attività amministrative e di supporto superando con gradualità l’attuale

assetto articolato su più sedi; il processo potrà svilupparsi più o meno rapidamente in relazione

anche allo sviluppo dell’integrazione informatica delle attività amministrative considerato che i

sistemi informatici attualmente in uso dalle due aziende, sia per la parte amministrativa che per

la parte sanitaria sono diversi.

La riorganizzazione dovrà prevedere la riduzione del numero complessivo di strutture

dedicate alle attività amministrative, tecnico logistiche e di staff alla Direzione rispetto a quello

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attualmente risultante dalla sommatoria delle due ASL, nonché la riduzione del numero

complessivo del personale addetto a tali funzioni.

La situazione attuale, come risulta dagli indicatori elaborati a livello regionale è la

seguente:

ANNO 2006

ASL 5 ASL 10 Media

Regionale % personale settore generale e supporto su totale personale (PIA) 13,92% 13,28% 12,40%

In considerazione delle dimensioni territoriali e della complessità dell’organizzazione

potranno comunque essere mantenuti, in relazione anche alle potenzialità delle reti informatiche

che garantiscono l’interazione a distanza tra servizi, uffici periferici delle principali funzioni

amministrative e tecnico-logistiche, salvaguardando, compatibilmente con le esigenze

dell’organizzazione il mantenimento del personale presso le attuali sedi di lavoro.

Lo snellimento della struttura amministrativa centrale potrà consentire anche di destinare

maggiori risorse amministrative alla Prevenzione, al Territorio e ai Presidi Ospedalieri.

Le funzioni amministrative e di supporto saranno organizzate in forma dipartimentale,

ciascun Dipartimento aggregherà di norma almeno cinque strutture complesse.

Tenuto conto della dimensione organizzativa particolarmente complessa saranno previsti

fino a un massimo di tre Dipartimenti

Le dotazioni organiche saranno rideterminate in relazione alla riorganizzazione delle

attività con l’obiettivo di ridurre l’incidenza del personale addetto alle attività amministrative e

di supporto rispetto al personale totale entro valori inferiori alla media regionale.

Conformemente alle indicazioni regionali sarà elaborato un progetto di riorganizzazione

del Servizio Infermieristico, Tecnico, della Riabilitazione, della Prevenzione e della Professione

Ostetrica a valenza Ospedaliera e Territoriale, che attualmente risulta strutturato solo presso

l’ASL 10. Presso la ASL 5, è stato istituito un gruppo di lavoro che congiuntamente al Servizio

Infermieristico dell’ASL 10 dovrà elaborare tale progetto riorganizzativo prevedendo

l’integrazione e l’implementazione delle funzioni in maniera sinergica, nel rispetto delle

peculiarità delle strutture interessate (ospedaliere e territoriali).

PROVVEDIMENTI DI CARATTERE URGENTE

Nelle more dell’adozione dell’Atto aziendale di cui all’art. 3 del D. Lgs. 502/1992 che,

conformemente alle indicazioni di cui all’art. 24 della Legge Regionale n. 18 del 06/08/2007,

dovrà avvenire entro 180 giorni dalla data di costituzione della nuova Azienda (e quindi

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verosimilmente entro il 30/06/2008) si rende necessario richiedere anticipatamente alla Regione

l’autorizzazione ad attivare, dalla data di istituzione della nuova Azienda, le seguenti Strutture

Complesse in Staff alla Direzione per l’elaborazione di strumenti che facilitino il processo di

accorpamento delle due Aziende:

1. la struttura complessa “Pianificazione strategica e verifica delle attività sanitarie” con

funzione di raccordo tra il Servizio sovrazonale di Epidemiologia e le Strutture produttive,

per l’analisi dei dati epidemiologici e di attività sanitaria da fornire alla Direzione Generale

per la conseguente pianificazione strategica.

2. la struttura complessa “Risk Management e Qualità”per l’elaborazione di strategie aziendali

per il governo del rischio clinico, la gestione delle procedure di Accreditamento,

l’implementazione nell’intero territorio aziendale del sistema Qualità.

Si richiede infine l’autorizzazione all’attribuzione degli incarichi di Direttore delle

seguenti Strutture Complesse:

- Laboratorio Analisi del Presidio Ospedaliero “E.Agnelli” di Pinerolo

- NeuroPsichiatria Infantile di Pinerolo

- Psichiatria DSM 5b

Tali strutture infatti saranno mantenute anche nel nuovo assetto organizzativo e l’attribuzione

formale di tali incarichi consentirà di accelerare la redazione dei progetti riorganizzativi della

rete dei laboratori analisi prevista dalla D.G.R. N° 19-6647 del 03/08/2007, lo sviluppo

dell’integrazione tra servizi dell’area materno infantile e delle disabilità presenti sui territori

delle due Aziende, lo sviluppo dell’integrazione tra le strutture dei DSM del territorio e il

raccordo con l’S.P.D.C. dell’ASO S.Luigi e l’Università.

Si ritiene, in ottemperanza alle Direttive regionali di rinviare all’adozione dell’Atto aziendale, la

copertura degli incarichi di Direttore delle SS.CC. Servizio Veterinario Area B dell’ASL 5 ,

SPRESAL dell’ASL 10 , Servizio Farmaceutico Territoriale dell’ASL 10 e delle Strutture

Amministrative/tecniche e in Staff di entrambe leASL, attualmente vacanti, in quanto potranno

essere oggetto di riorganizzazione.

Si evidenzia fin d’ora che il nuovo atto aziendale prevederà la soppressione di alcune

strutture quali ad esempio:

- Anestesia Rianimazione di Avigliana di cui si prevede l’accorpamento con l’Anestesia

Rianimazione di Giaveno;

- Radiodiagnostica di Avigliana di cui si prevede l’accorpamento con la Radiodiagnostica di

Susa

- Radiodiagnostica di Giaveno, attraverso la riconversione in struttura di livello intermedio

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PARTE III: CONTO ECONOMICO preventivo 2008-2010

Nella tabella 1 CONTO ECONOMICO inserita nella pagina seguente è rappresentato il

Bilancio previsionale 2008-2010 redatto secondo le indicazioni della D.G.R. 84-6615 del

30/07/2007 e sulla base delle risorse disponibili in essa indicate.

Il trend di incremento delle risorse è del 3,4% nel 2008, 2,6% nel 2009, 3,7% nel 2010.

La previsione dei costi è stata stimata tenendo conto da un lato delle economie derivanti dalla

revisione dell’assetto organizzativo, delle possibile economie di scala nell’acquisto di beni e

servizi, degli interventi di contenimento prospettati sulla spesa farmaceutica e sull’ assistenza

integrativa e protesica, dall’altro degli incrementi derivanti dallo sviluppo delle attività illustrate

nei capitoli precedenti ed in particolare il potenziamento delle attività territoriali e la revisione

della rete ospedaliera (si prevede a regime un incremento complessivo di più di 100 posti letto

con massima incidenza sui costi dell’anno 2010 e seguenti), nonchè della necessità di prevedere

l’accantonamento degli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali I biennio 2006-2007 del comparto

e della dirigenza.

Si prospetta una perdita di circa € 7.900.000,00 nel 2008, di circa € 4.750.000,00 nel 2009 e il

raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario al 2010.

Tale risultato è ottenibile ipotizzando che i valori di mobilità passiva non registrino

incrementi rispetto al 2006 come da indicazioni regionali. Lo sviluppo della rete ospedaliera

in particolare nell’area postacuzie (RRF e Lungodegenza) dovrebbe di fatto ridurre la mobilità

passiva a condizione che le tariffe rimangano invariate nel triennio, i budget delle Case di Cura

accreditate non subiscano significativi incrementi, la produzione delle Aziende Ospedaliere

rimanga costante.

Per quanto concerne l’evoluzione del costo del personale dipendente si rinvia allo specifico

capitolo dedicato all’evoluzione della dotazione di personale.

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TABELLA 1 CONTO ECONOMICO PREVENTIVO 2008-2010

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IINVESTIMENTI

Il Reperimento di risorse per investimenti rappresenta una criticità.

La D.G.R. n. 91-1950 del 28/12/2005 ha stabilito che le Aziende Sanitarie per gli investimenti

debbano privilegiare il ricorso ad appropriate fonti finanziarie di medio e lungo termine

(contributi in conto capitale) che non creino squilibri nella gestione corrente;

Le procedure per il finanziamento regionale con contributi in conto capitale sono attualmente

regolamentate dalla D.G.R. n. 47-3073 del 05/06/2006 e dalla D.G.R. n. 43-5233 del 05/02/2007

e precisamente:

1. la D.G.R. n. 47-3073 del 05/06/2006 “Procedure per il finanziamento in conto capitale

con fondi regionali per l’acquisizione di attrezzature sanitarie ed altre categorie di cespiti

di minore entità” ha previsto che in luogo del teorico autofinanziamento a carico del

bilancio di ciascuna Azienda Sanitaria Regionale di difficile sostenibilità, oppure del

ricorso a contratti quali il noleggio, leasing e simili che non risultassero convenienti, la

Regione provveda ad assegnare dei contributi in conto capitale da utilizzarsi per

l’acquisizione di immobilizzazioni materiali con esclusione delle categorie elencate

nell’allegato 1 alla suddetta deliberazione (apparecchiature tecnico biomediche di

diagnosi e cura di maggiore entità elencate nel modello HSP.14); tali finanziamenti

contribuiranno al mantenimento, tramite il parziale rinnovamento, degli standard

operativi delle attrezzature;

2. la D.G.R. n.43-5233 del 05/02/2007” Procedure per la programmazione e il monitoraggio

degli investimenti in Edilizia e Attrezzature Sanitarie”ha regolamentato le procedure per

la programmazione ed il monitoraggio degli investimenti in conto capitale destinati agli

interventi in edilizia e attrezzature sanitarie (grandi attrezzature di cui all’allegato 1 della

D.G.R. n. 47-3073 del 05/06/2006.

Il finanziamento di cui al punto 1 che per l’anno 2007 ammonta complessivamente a

circa € 2.000.000,00 è prevedibile che si mantenga sugli stessi valori per ogni anno del triennio

2008-2010 e consentirà di dare parziale attuazione al piano pluriennale di rinnovo del parco

tecnologico ospedaliero che dovrà essere redatto dal servizio di Ingegneria clinica tenendo conto

delle seguenti variabili di natura “tecnico-patrimoniale”:

• vetustà (“età anagrafica” del bene)

• criticità manutentiva (entità delle problematiche di manutenzione, frequenza

guasti, ecc.)

• rispondenza funzionale (insieme delle funzionalità in relazione all’uso).

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Per quanto concerne il punto 2 ( investimenti in edilizia e grandi attrezzature) entrambe le

Aziende hanno redatto i piani pluriennali che saranno oggetto di valutazione regionale ed

eventuale finanziamento annuale.

Di seguito sono riepilogati i principali investimenti programmati nel triennio, alcuni in

corso di realizzazione e finanziati, altri inseriti nei piani pluriennali con contestuale richiesta di

finanziamento alla Regione.

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PARTE IV: Preventivo costi per funzione 2008-2010 La tabella 2 Preventivo Costi per funzione, non è al momento compilabile in quanto il

finanziamento regionale non risulta ripartito per livelli e sublivelli assistenziali.

Dall’analisi dell’andamento 2007 emerge che attualmente le risorse sono destinate al 5% alla

Prevenzione (assistenza collettiva), al 54,5% all’assistenza distrettuale/territoriale, al 40,5%

all’assistenza ospedaliera.

Poiché lo standard nazionale atteso è del 5% per la Prevenzione, del 50% per l’assistenza

territoriale e del 45% per l’assistenza ospedaliera, è evidente come i questi anni in entrambi i

territori si sia già ampiamente convertita la spesa ospedaliera in spesa territoriale, favorendo

l’ottenimento di un contenuto tasso di ospedalizzazione.

Le strategie aziendali fin qui illustrate e rappresentate economicamente nel Conto Economico

Previsionale mantengono inalterata tale ripartizione nell’ottica di privilegiare le scelte di

investimento nel mantenimento della salute della popolazione in particolare potenziando:

le attività di prevenzione primaria e secondaria −

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le attività territoriali ed in particolare l’assistenza rivolta alle fasce deboli (anziani , disabili

etc…)

la rete ospedaliera specialistica per acuti e postacuti per garantire sul territorio un’adeguata

risposta quali/quantitativa alla popolazione, migliorando l’accessibilità,riequilibrando

l’offerta e riducendo la mobilità passiva extraziendale per le specialità presenti in Azienda.

PARTE V: Previsione dotazione personale 2008-2010

Vincoli imposti dalla Legge Finanziaria 2007 e Prospettive di stabilizzazione dei contratti di lavoro precario

La Legge Finanziaria per l’anno 2007 (legge n.296/2006) ha riproposto precisi e stringenti

vincoli in ordine alla gestione del Servizio Sanitario Nazionale: in particolare il comma 565

lettera A) dell’art. 1 prevede che gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale concorrano alla

realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica con l’adozione delle misure tese a garantire che

le spese di personale non superino per gli anni 2007, 2008 e 2009 il corrispondente ammontare

dell’anno 2004 diminuito dell’1,4%, al netto degli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali.

La legge 296/2006 con riferimento all’esercizio 2007 e più in generale al triennio

2007/2009 definisce il contesto complessivo normativo ed economico all’interno del quale

dovranno essere collocate le politiche regionali relative alle risorse umane impiegate nel S.S.R.

e, in tale ambito, le politiche di stabilizzazione.

Nelle politiche di risparmio le Aziende del S.S.N. sono tenute ad adottare le misure più

idonee per garantire il contenimento della spesa sul personale, intraprese in precedenza, per

conformarsi alle misure già restrittive imposte in merito dalla precedente legge finanziaria.

Tra queste assume particolare rilevanza la predisposizione di un programma annuale di

revisione delle consistenze organiche del personale (in servizio sia con contratto di lavoro

subordinato a tempo indeterminato, che tramite altre forme contrattuali) nell’ambito del quale

può essere valutata la possibilità di trasformare le posizioni di lavoro già ricoperte da personale

precario in posizione di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Come evidenziato nel Piano di attività 2007 il costo del personale nelle ASL 5 e nell’ASL

10 per l’anno 2007 risulta in linea con il tetto di spesa previsto dalla Legge Finanziaria, infatti

tale costo al netto degli oneri contrattuali e degli incrementi derivanti dall’avvio di nuove attività

e dallo sviluppo di attività in essere autorizzate dalla Regione, risulta ridotto dell’1,4% rispetto al

2004.

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I costi aggiuntivi derivanti dalle nuove attività poste in essere nel triennio 2004-2007 e

autorizzate dalla Regione con appositi atti o nell’approvazione dei Piani di attività relativi agli

anni dal 2005 al 2007 sono così riepilogati:

L’entrata a regime di tali nuove attività trova pertanto il su consolidamento nell’ambito

del presente PRR 2008-2010.

Per il triennio 2008-2010 alla luce di tali vincoli e prescrizioni la revisione della struttura

organizzativa prevederà un’ulteriore riduzione della dotazione di personale amministrativo e

tecnico dedicato alle attività generali e di supporto.

Per quanto concerne le attività sanitarie saranno attuate tutte le possibili riorganizzazioni

per un utilizzo più razionale ed efficiente del personale.

Le assunzioni in incremento delle figure sanitarie previste nella tabella 3 “Evoluzione

delle dotazioni di personale”sono dovute esclusivamente all’avvio di nuove attività o allo

sviluppo di attività in essere (descritte nei capitoli precedenti) per le quali si richiede

l’autorizzazione all’assunzione, come previsto dalla D.G.R. n. 84-6615 del 30/07/2007 e dalla

D.G.R. 82-6709 del 03/08/2007.

Si prevede al 2010 un incremento complessivo di circa 90 unità di personale e

precisamente:

- una riduzione di circa 30 unità di personale amministrativo e tecnico addetto alle

attività di supporto;

- un incremento di circa 30 unità di personale sanitario addetto alle attività di

prevenzione e territoriali per lo sviluppo delle attività;

- un incremento di circa 90 unità di personale sanitario e tecnico addetto alle attività

ospedaliere per lo sviluppo delle attività e l’incremento graduale dei posti letto.

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Tabella 3 Evoluzione Dotazione di personale

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Per quanto concerne le prospettive di stabilizzazione del lavoro precario, nel triennio 2008-

2010 verrà data piena attuazione agli Accordi sottoscritti nel mese di Giugno 2007 dalla Regione

e dalle OO.SS. della Dirigenza e del Comparto che prevedono di rendere stabili le posizioni di

lavoro oggi coperte con l’uso di forme contrattuali atipiche per lo svolgimento delle ordinarie

attività istituzionali e che riguardano nella prima fase le posizioni di lavoro ricoperte tramite

rapporti di lavoro a tempo determinato e con collaborazioni coordinate e continuative.

Il processo di stabilizzazione avverrà nel rispetto delle norme vigenti e dei principi della

programmazione regionale, nel limite delle risorse disponibili, secondo le procedure e con gli

strumenti giuridici che saranno individuati dalla Regione previo confronto con le OO.SS.

firmatarie degli Accordi.

Non è possibile in questa fase formulare ipotesi di stabilizzazione nel triennio non

essendo ancora state fornite indicazioni precise dalla Regione.

Sviluppo dell’attività libero professionale Il D.P.C.M. del 27 marzo 2000 avente ad oggetto “Atto di indirizzo e coordinamento

concernente l’attività libero-professionale intramuraria del personale della dirigenza sanitaria del

Servizio Sanitario Nazionale” ha dettato le regole generali per l’organizzazione dell’attività

intramuraria; sul tema in argomento è nuovamente intervenuto il legislatore approvando la legge

n. 120 del 3 agosto 2007 avente ad oggetto “Disposizioni in materia di attività libero

professionale intramuraria e altre norme in materia sanitaria” che ha rafforzato alcune previsioni

già contenute nel precedente provvedimento.

La normativa vigente, particolarmente articolata, determina la necessità di elaborare un

progetto ad hoc con la finalità di riorganizzare i servizi erogati in ambito aziendale al fine di

renderli disponibili a tutti gli utenti richiedenti e paganti, il tutto anche in ottica di riduzione dei

tempi di attesa, consapevoli che l’esercizio dell’attività libero professionale si pone come offerta

integrativa e non sostitutiva dei servizi resi all’utenza.

Con l’unificazione dell’ A.S.L. 5 e dell’A.S.L. 10 si intende realizzare uno specifico

progetto “Libera Professione”, ponendo in particolare l’attenzione sulla progettazine di un’

“Area a pagamento e libera professione” dove siano gestite a livello integrato tutte le attività che

prevedono l’erogazione di prestazioni e servizi a soggetti paganti, siano essi singoli utenti, altre

aziende sanitarie ovvero aziende non sanitarie;

Tale progetto dovrà contribuire al processo riorganizzativo dei servizi offerti ai pazienti,

mettendo a loro disposizione il patrimonio di conoscenze, capacità, esperienze e risorse

organizzative, tecnologiche e strutturali dell’Azienda, nell’ambito di un sistema sanitario

complessivamente inteso; valorizzerà altresì il ruolo e le opportunità professionali della

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dirigenza sanitaria, favorendo nel contempo la motivazione del personale e il senso di

appartenenza all’Azienda stessa.

Si ritiene infatti che, pur dovendosi garantire il diritto sancito dalla vigente normativa verso il

personale medico, veterinario e sanitario che opti per l’attività professionale intramuraria, di

esercitare la stessa nell’ambito dell’Azienda di appartenenza, la normativa sulla libera

professione debba essere vissuta come una possibilità di miglioramento del servizio offerto ai

cittadini e di sviluppo per l’Azienda e non come mera applicazione di disposizioni legislative e

regolamentari.

Il progetto dovrà prevedere:

La ricognizione degli spazi e delle risorse in ciascun punto di erogazione dei servizi sanitari:

nella redazione dei Piani Direttori sono già stati previsti appositi spazi per l’attività libero

professionale in regime di degenza e ambulatoriale nelle sedi ospedaliere di Pinerolo, Rivoli, Susa

e nel Poliambulatorio Villa Rosa di Collegno

La determinazione fasce orarie da destinare all’esercizio della libera professione.

L’esame dei volumi di attività istituzionali.

La contrattazione dei volumi di attività.

Il piano di comunicazione.

Apposita regolamentazione di concerto con le Organizzazioni Sindacali.

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Riflessioni finali

Nelle sezioni che precedono sono state evidenziate le caratteristiche dei contesti territoriali e dei

servizi, le prospettive di integrazione e sviluppo, gli obiettivi assistenziali e strumentali che ne

costituiscono il presupposto, le risorse che potranno essere destinate.

L'agire quotidianamente in situazioni di complessità, quali quelle che si prefigurano, rappresenta

certamente un dato di notevole impegno, ma può anche facilitare la lettura delle dinamiche

organizzative che, in quanto tali, non sono immutabili né scontate.

Conseguentemente rappresenta un'opportunità speciale per evidenziare gli elementi dinamici ed

innovativi già insiti nell'organizzazione, per sostenerli e per indirizzarli, al fine di realizzare un

modello di sanità che si intrecci armoniosamente con tutti i soggetti implicati nella "produzione"

e tutela della salute.

La prospettiva dell'accorpamento delle ASL 5 e 10 è dunque un processo da costruire

comunemente, valorizzando risorse esistenti, implementandole e modificando gradualmente

l'organizzazione per renderla sempre più adeguata e in grado di rispondere alla domanda di

salute del cittadino.

Obiettivi, percorsi, strumenti sono pertanto aspetti da costruire insieme, sottolineando

l'importanza della professionalità degli operatori, della loro formazione, ma anche

dell'empowerment del cittadino.

Sotto questo aspetto va sottolineato come in una azienda che produce servizi alla persona il

valore aggiunto sia costituito dalla valorizzazione delle risorse umane, intese dunque come

operatori e come fruitori.

Questo elemento risulta ulteriormente sottolineato dalla necessità di operare all'interno di un

contesto caratterizzato dalla limitazione di risorse economiche.

Tale fatto non determina necessariamente una riduzione della qualità e della quantità degli

interventi, ma è anzi stimolo ad un più corretto uso delle risorse, alla responsabilizzazione nel

loro uso, allo sviluppo del concetto di equità e di innovazione.

E' necessario pertanto dare massima importanza al ruolo di un'analisi organizzativa in "progress",

allo scopo di verificare costantemente le possibilità di valorizzazione e motivazione del

personale, tenendo presente che tutto il progetto può avere più facilmente successo se realizzato

in un clima di diffuso consenso.