Provincia di Cremona · Il manuale illustra, passo dopo passo, come gli enti locali possano...

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  • Provincia di CremonaSettore Ambiente

    Life 02 ENV/IT/000023

  • a cura di:

    Provincia di Cremona Settore AmbienteVia Dante, 134 - 26100 Cremona

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    www.compraverde.it

    Ecosistemi s.r.l.Largo dè Ginnasi, 2 – 00186 Roma Tel. 06-68301407 Fax 06-68301416

    [email protected]

  • Il presente lavoro rappresenta al contempo un aggiornamento ed un’integrazione del precedente Manuale GPP, realiz-zato nell’ambito del progetto GPPnet La Rete degli Acquisti Pubblici Verdi (LIFE 02 ENV/IT/000023) dell’Amministra-zione Provinciale di Cremona, e vuole essere un utile strumento proprio nella direzione indicata dall’Unione Europea.

    Il manuale illustra, passo dopo passo, come gli enti locali possano costruire una politica degli acquisti pubblici verdi edintrodurre dei “requisiti ecologici” nelle forniture dei beni e dei servizi al momento dell’acquisto.

    Il Manuale è strutturato in tre sezioni: una generale che riporta i principali riferimenti europei a sostegno del GPP, unametodologica che illustra un percorso per l’adozione di una politica per gli acquisti verdi e per l’introduzione dei requi-siti ecologici negli acquisti, infine una operativa, la più consistente, che riporta i “criteri ecologici” da introdurre neicapitolati tecnici e le istruzioni operative per farlo.

    L’obiettivo finale è quello di mettere a disposizione dei responsabili d’acquisto delle province e dei comuni uno stru-mento di facile applicazione per redigere “bandi verdi” in molti settori d’acquisto, ma anche di guidare i decisori nel-l’attuazione di un Piano d’Azione per il GPP.

    E’ certamente il primo passo, ma indispensabile, per una pubblica amministrazione che non si limiti a predicare benema intenda realmente modificare i propri comportamenti tenendo conto delle loro implicazioni ambientali e sociali.

    Sezione Generale Il Green Public Procurement e le strategie per la sostenibilitàLa sezione generale ha l’obiettivo di illustrare il campo d’azione del Green Public Procurement (GPP) in generale e delprogetto GPPnet in particolare. Nell’ambito del progetto GPPnet, il GPP non è considerato solo come una pratica diacquisto verde, ma piuttosto come uno strumento di e per la sostenibilità. Per questo si parte dalle radici teoriche dellepolitiche per la sostenibilità per arrivare alla descrizione del GPP come strumento attuativo dello sviluppo sostenibile.In questo contesto, vengono descritte non solo le strategie per l’introduzione del GPP adottate a diversi livelli, ovveroquello internazionale, europeo e nazionale, ma vengono anche messi in evidenza i punti di contatto tra il GPP e gli altristrumenti di politica integrata di prodotto.

    Sezione Metodologica L’introduzione del Green Public ProcurementNella sezione metodologica viene ricostruito il percorso che un ente locale deve seguire per l’adozione e l’implemen-tazione di una politica di acquisti verdi, suddiviso di due fasi fondamentali:definizione delle politiche e organizzazione del GPP;inserimento dei criteri ecologici nelle procedure d’acquisto.Sono inoltre riportati in allegato gli strumenti operativi di supporto all’introduzione del GPP utilizzati dagli enti coinvol-ti nel progetto GPPnet.

    Sezione Operativa L’attuazione del Green Public Procurement

    GPPnet la rete degli acquisti pubblici verdiNuovo Manuale GPP

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    premessa

  • premessa

    La sezione operativa serve a guidare il responsabile degli acquisti di un ente locale al momento dell’elaborazione di unbando di gara o di un contratto di servizio ‘verdi’.

    A tale proposito, vengono forniti:– l’elenco dei 182 prodotti e servizi per i quali sono stati individuati i criteri ecologici da considerare nell’ambito delle

    procedure d’acquisto;– i criteri ecologici relativi a suddetti prodotti e servizi (ricavati da 13 marchi ecologici esistenti a livello europeo, oltre

    che dalle linee guida realizzate da enti tecnici competenti);– le istruzioni operative per modificare le procedure d’acquisto in senso ambientale.

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  • Sezione GeneraleIl Green Public Procurement

    e le strategie per la sostenibilità

    testi di:Silvano Falocco - Livia Mazzà

    Ecosistemi srl

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  • GPPnet la rete degli acquisti pubblici verdiManuale GPP - Sezione generale

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    1.1 INTRODUZIONE pag. 9

    1.2 UN PRIMO APPROCCIO ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE pag. 10

    1.3 LA GRAVITÀ DEI PROBLEMI AMBIENTALI pag. 11

    1.4 L’APPROCCIO DELLA SOSTENIBILITÀ pag. 14

    1.5 LE POLITICHE EUROPEE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE pag. 17

    1.6 LA POLITICA INTEGRATA DI PRODOTTO pag. 20

    1.7 IL RUOLO DEL GREEN PUBLIC PROCUREMENT NELLE STRATEGIEPER LA SOSTENIBILITÀ pag. 24

    1.8 L’INTEGRAZIONE DEL GPP CON ALTRI STRUMENTI pag. 29

    1.9 MODALITÀ E STATO DI ATTUAZIONE DEL GPP pag. 30

    1.10 L’ESPERIENZA DELLA PROVINCIA DI CREMONA pag. 35

    1.11 IL GRUPPO DI LAVORO ACQUISTI VERDI pag. 37

    BIBLIOGRAFIA pag. 39

    INDICE

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  • GPPnet la rete degli acquisti pubblici verdiManuale GPP - Sezione generale

    9

    Le società in cui viviamo dipendono sempre di più dai flussi di materia ed energia che alimentano il processo economi-co e, attraverso questo, il tenore di vita degli abitanti della Terra.Se nel passato recente alcuni teorici della società dell’informazione avevano ipotizzato che la risoluzione dei problemiambientali potesse avere una spinta propulsiva dalla progressiva dematerializzazione della società, oggi è ben eviden-te che le società del futuro continueranno ad essere basate sulla disponibilità dei beni materiali e sulla capacità di assor-bimento degli scarti prodotti.Ma la biosfera entro la quale operiamo ha una sua capacità portante limitata, un serbatoio finito di risorse naturali,inorganiche ed organiche, che, se non riduciamo il passo dei nostri comportamenti economici, rischia di essere defini-tivamente compromesso.Ridurre il consumo delle risorse naturali, ridurre l’uso di energia, risparmiare acqua, ridurre la produzione di rifiuti e disostanze chimiche: in altre parole ridurre la nostra impronta ecologica sulla terra. Questo è l’obiettivo generale di ogniprogramma di azioni per lo sviluppo sostenibile.Per raggiungerlo è però necessario rivedere i nostri modi di produzione e di consumo. Non ci sono scappatoie e la sfida,ad essere onesti, sembra trovarci ancora inadeguati. Inadeguatezza delle politiche, degli obiettivi, degli strumenti e delle risorse, ma anche scarsa capacità di mobilitare leforze necessarie nella direzione della sostenibilità.Servirebbe invece il massimo coinvolgimento dei soggetti che rappresentano il motore di questo indispensabile proces-so di riconversione ecologica: le imprese, l’economia civile, i consumatori, il mondo della ricerca, la scuola, i cittadini ele istituzioni.E alle istituzioni, quelle locali in primo luogo, il compito di “dare il buon esempio” orientando in senso ecologico tuttele proprie attività.In questa direzione il Piano d’Implementazione di Johannesburg indica che le autorità pubbliche dovrebbero essereincoraggiate ad integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile nei processi decisionali, inclusi quelli che riguardano la pia-nificazione per lo sviluppo locale, gli investimenti e gli acquisti pubblici, attraverso lo sviluppo e la diffusione di prodot-ti e servizi compatibili con l’ambiente (il GPP, Green Public Procurement).Anche la Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia, approvata nel 2002 dal Ministerodell’Ambiente, coerentemente con questa impostazione, indica gli obiettivi e i target, in termini di beni ecologici acqui-stati, che la Pubblica Amministrazione dovrebbe raggiungere entro il 2006: almeno il 30% dei beni dovrebbe rispon-dere a specifici requisiti ecologici ed il 30-40% del parco dei beni durevoli dovrebbe essere a ridotto consumo energe-tico.La Legge Finanziaria 296 del 27 Dicembre 2006 ha previsto, all’articolo 1 commi 1126, 1127 e 1128, l’elaborazionedi un “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione”.Il Decreto Interministeriale n. 135 dell’11 Aprile 2008 ha recepito il Piano d’Azione predisposto dal Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed approvato di concerto con il Ministero dell’Economia e delleFinanze e con il Ministero dello Sviluppo Economico.Ma come possiamo concretamente raggiungere questo obiettivo che troviamo esplicitato nei documenti ufficiali delMinistero dell’Ambiente italiano? In quale modo la Pubblica Amministrazione può esercitare in pieno il suo ruolo diconsumatore consapevole e sostenibile?L’Unione Europea, mediante la Comunicazione della Commissione del giugno 2003 sulla Politica Integrata dei Prodotti,il Manuale Acquistare Verde!, le Direttive Europee 17 e 18 del 2004, il Piano d’Azione sulle Tecnologie Ambientali ETAP,definisce il GPP come un importante strumento per ridurre l’impatto ambientale di beni e servizi lungo l’intero ciclo divita, incoraggiando le pubbliche autorità ad orientare il mercato, attraverso le forniture pubbliche, alla riconversioneecologica.

    1.1 INTRODUZIONE

  • 1.2 UN PRIMO APPROCCIO ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

    L’esplosione dell’uso del termine “sostenibile” associato ad una estesa serie di sostantivi (sviluppo, crescita, economia,progetto, pianificazione, opera, economia, futuro), volto a qualificarli in modo diverso rispetto al passato, ha reso sem-pre più vago ed impreciso questo termine.Sostenibile sta per accettabile, sopportabile, desiderabile, preferibile, compatibile, a ridotto impatto ambientale, equi-librato, armonioso e forse molto altro ancora.Prendere la via dello sviluppo sostenibile vuol dire cercare un equilibrio tra uomo e ambiente, ovvero tra lo svolgimen-to delle attività umane e la conservazione delle funzioni ambientali, al fine di evitare che la produzione di ricchezza siaassociata ad un uso sconsiderato delle risorse naturali e al degrado del patrimonio ambientale.La definizione condivisa di “sviluppo sostenibile” - uno sviluppo è sostenibile se «soddisfa i bisogni dell’attuale genera-zione, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.» (Il futuro di noi tutti – RapportoBrundtland WCED 1987) - sembra suggerirci che lo sviluppo è accettabile se non impoverisce il nostro futuro.Una definizione ancora più puntuale considera sostenibile lo sviluppo che assicura «il soddisfacimento della qualitàdella vita, mantenendosi entro i limiti della capacità di carico degli ecosistemi che la sostengono.» (IUCN, 1991).Ma forse il punto non è quello di rintracciare le definizioni più chiare ed esaurienti del concetto di sviluppo sostenibi-le, ma piuttosto essere consapevoli che questo, nella sua accezione più complessa, non è apparso improvvisamentenella storia del pensiero umano, ma è il frutto dell’evoluzione di approcci che hanno posto in risalto:

    • la dimensione fisica (energetico-materiale) dell’economia;• la piena consapevolezza dei limiti bio-fisici del pianeta e la loro conseguenza sui propositi di crescita e di sviluppo

    infiniti;• la considerazione dell’economia come sotto-sistema della biosfera;• il rifiuto della “riduzione” del benessere alla sola disponibilità dei beni (prodotti e consumati);• la convinzione che la tecnologia è non solo soluzione ma anche causa dei problemi ambientali.

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  • Il Millennium Ecosystem Assessment, nel 2005, ha reso noto il rapporto mondiale sulla valutazione dello stato e sul-l’andamento dei servizi degli ecosistemi, alla cui elaborazione hanno partecipato oltre 1.300 esperti di problemiambientali e sociali in quattro anni di lavoro.Il rapporto rileva che negli ultimi cinquanta anni gli esseri umani hanno modificato gli ecosistemi più rapidamente eprofondamente che in qualsiasi altro periodo della storia.Poiché le civiltà umane sono diventate nel corso dei secoli sempre più complesse e tecnologicamente avanzate, è faci-le avere l’impressione che non dipendano più dai sistemi naturali; si tratta però di pericolose illusioni che non tengonoconto degli enormi benefici che la natura apporta agli oltre sei miliardi di persone che abitano il pianeta. È vero che cisiamo allontanati dalla natura, ma continuiamo a dipendere interamente dai servizi che essa fornisce.I differenti tipi di ecosistemi (montani, foreste, acque salate e dolci, steppa, deserto, savana, zone costiere, urbani) pos-sono fornire vari tipi di servizi alla popolazione umana; la loro capacità di fornire servizi dipende da complesse intera-zioni biologiche, chimiche e fisiche che, a loro volta, sono condizionate dalle attività umane. Il MEA ha analizzato punti di crisi e di rottura di quattro tipologie di servizi ambientali forniti dagli ecosistemi allasopravvivenza umana.

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    1.3 la gravità dei problemi ambientali

    Servizi forniti dagli ecosistemi

    Servizi di Approvvigionamento:beni prodotti o garantiti dagli ecosistemi

    – Alimenti– Acqua dolce– Legno e fibre– Combustibile per energia

    Servizi di Supporto:servizi necessari per produrre altri servizi degli ecosistemi

    – Formazione del suolo– Ciclo dei nutrienti– Produzione primaria

    Servizi di Regolazione: benefici ottenuti tramite la regolazione dei processi degliecosistemi

    – Regolazione del clima– Regolazione delle malattie– Regolazione inondazioni– Combustibile per energia

    Servizi Culturali: benefici non materiali che provengono dagli ecosistemi

    – Spirituali e di ispirazione– Ricreativi– Estetici– Educativi

    Fornire cibo, acqua, energia e materiali ad una popolazione in continua crescita ha comportato e comporterà un prez-zo altissimo per i complessi sistemi di piante, animali, microrganismi, funzioni e processi biologici che consentono lavita sul pianeta. Il degrado in atto sta aumentando la possibilità di cambiamenti improvvisi ed imprevedibili che potrebbero avere unimpatto molto grave sull’umanità, come per esempio l’emergere di nuove malattie, il deterioramento della disponibili-tà e della qualità dell’acqua, il crearsi di zone morte lungo le coste, il collasso della pesca e modificazioni profonde delclima.Questo studio avanza tre messaggi importanti. • Primo, è improbabile che la protezione dei servizi della natura sia considerata una priorità sino a che essi saranno

    percepiti come gratuiti e illimitati da coloro che ne usufruiscono, politiche efficaci saranno quelle che richiederanno

  • 1.3 la gravità dei problemi ambientali

    la contabilizzazione dei costi naturali in tutte le decisioni economiche. • Secondo, le comunità locali sono molto più propense ad agire in modo da conservare le risorse naturali se hanno

    una qualche influenza nel processo decisionale che ne stabilisce l’utilizzo, e se possono trarne una giusta porzionedi benefici.

    • Infine, i patrimoni naturali riceveranno una maggiore protezione se la loro importanza verrà riconosciuta dai centridel potere decisionale dei governi e delle imprese private, invece che lasciare le politiche associate con gli ecosiste-mi relegate a dipartimenti ambientali con scarso potere.

    I messaggi chiave del MEA, più articolati, sono i seguenti:1. ogni essere umano dipende dalla natura e dai servizi che gli ecosistemi offrono per consentire le condizioni di una

    vita decente, sana e sicura;2. gli esseri umani hanno causato, negli ultimi decenni, modifiche senza precedenti agli ecosistemi, per soddisfare la

    crescente domanda di energia, cibo, acqua e materie prime;3. questi cambiamenti hanno aiutato il miglioramento delle condizioni di vita per miliardi di esseri umani ma, allo stes-

    so tempo, hanno indebolito la capacità della natura di fornire servizi fondamentali quali la purificazione di aria edacqua, la protezione dai disastri e le basi per ricavare le medicine;

    4. tra i problemi principali identificati dall’Assessment vi sono lo stato drammatico in cui versano gli stock ittici nellemaggiori aree mondiali di pesca, la grande vulnerabilità di due miliardi di persone che vivono nelle zone aride eche stanno perdendo importanti servizi degli ecosistemi come l’approvvigionamento idrico e le crescenti minacceagli ecosistemi derivanti dai cambiamenti climatici e l’inquinamento dovuto ai nutrienti;

    5. le attività umane hanno condotto il pianeta sulla soglia di una massiccia ondata di estinzione di massa delle spe-cie esistenti, ulteriore minaccia al nostro stesso benessere;

    6. la perdita dei servizi derivanti da una buona vitalità degli ecosistemi costituisce una significativa barriera al raggiun-gimento degli Obiettivi del Millennio per ridurre povertà, fame e malattie e voluti dai governi di tutto il mondo nelMillennium Summit delle Nazioni Unite del 2000;

    7. la pressione sugli ecosistemi è destinata ad incrementare globalmente nei decenni che verranno se non cambieran-no le attitudini e le azioni umane;

    8. le misure per conservare le risorse naturali saranno più facili da raggiungere se verrà lasciata alle comunità localila responsabilità delle loro terre, la condivisione dei benefici che derivano dal loro utilizzo e se esse saranno coin-volte nelle decisioni;

    9. con l’attuale tecnologie e le conoscenze disponibili può essere ridotto considerevolmente l’impatto umano sugliecosistemi; è però fondamentale fare in modo che si cessi di considerare i servizi degli ecosistemi come liberi esenza limiti e che, invece, il loro pieno valore venga tenuto in conto in tutte le decisioni politico-economiche;

    10. la migliore protezione delle basi naturali del pianeta richiede sforzi coordinati ed integrati da parte di tutti i settoridei governi, del mondo privato e delle istituzioni internazionali; la produttività degli ecosistemi dipende, tra gli altri,dalle scelte politiche di investimenti, commercio, sussidi, fiscalità, e regole.

    Una parte importante del MEA è stato quello di proporre possibili soluzioni alla crescente tensione creata sulle struttu-re naturali del pianeta. Più che il vano tentativo di trovare una singola soluzione per tutti i problemi, è necessario avereuno sguardo metodico al genere di interventi la cui efficacia è comprovata e verso alcune delle barriere che vi sotto-stanno, che devono essere rimosse se si vuole ridurre questa pressione. Le soluzioni, che dovrebbero assicurare una vera e propria inversione di rotta e ruotano attorno a quattro assi.

    Cambiare le basi economiche su cui compiamo le nostre scelte • Assicurarsi che si tenga conto del valore d’insieme dei servizi dell’ecosistema, e non solo del valore di mercato, quan-

    do si compiono delle scelte

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  • • Eliminare quei sussidi all’agricoltura, alla pesca e alle politiche energetiche che danneggiano persone ed ambiente • Introdurre degli incentivi per i proprietari terrieri quale ricompensa ad una gestione della terra che protegga i servi-

    zi dell’ecosistema, vantaggiosi per la società, quali la qualità dell’acqua e l’immagazzinamento del carbonio • Creare dei meccanismi economici che riducano il rilascio dei nutrienti e le emissioni di carbonio nel modo più effica-

    ce economicamente

    Migliorare politiche, pianificazione e gestione• Integrare il processo decisionale fra diversi dipartimenti e settori così come fra istituzioni internazionali, per assicura-

    re che le politiche siano focalizzate sulla protezione dell’ecosistema • Includere una solida gestione dell’ecosistema in tutte le politiche di pianificazione territoriale e riconoscere legalmen-

    te il principio di appartenenza delle risorse naturali alle comunità locali • Istituire nuove aree protette, specialmente per quanto riguarda i sistemi marini, e fornire un maggiore supporto

    finanziario e di gestione a quelle esistenti • Utilizzare quali supporto decisionale tutte le nozioni e le conoscenze acquisite relative all’ecosistema, senza esclude-

    re le conoscenze dei gruppi locali ed indigeni

    Influenzare i comportamenti individuali • Fornire un’istruzione pubblica sui metodi per ridurre il consumo dei servizi dell’ecosistema sottoposti a rischio • Istituire sistemi affidabili di certificazione per dare alle persone la possibilità di acquistare prodotti ottenuti in modo

    sostenibile • Garantire a tutti l’accesso alle informazioni relative all’ecosistema e alle decisioni riguardanti i servizi da esso forniti

    Sviluppo ed utilizzo di tecnologie a basso impatto ambientale • Investire in scienza e tecnologia applicata all’agricoltura mirando ad accrescere la produzione alimentare con mini-

    me ricadute dannose• Ricostituire l’ecosistema danneggiato • Promuovere tecnologie che aumentino l’efficienza energetica e riducano l’emissione di gas serra

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  • 1.4 l’approccio della sostenibilità

    Il sistema in cui viviamo è un sistema finito e, in quanto tale, presenta dei vincoli: vincoli di territorio, vincoli di assor-bimento dei rifiuti e degli inquinanti, vincoli relativi ai grandi cicli della vita (aria, acqua, ossigeno, ecc.). Anche le risor-se naturali, che utilizziamo come input per i nostri processi di produzione e consumo, non sono di per sé presenti innatura in quantità infinite ed anzi il loro eccessivo sfruttamento, insieme all’impoverimento causato dal degradoambientale, ne accelera l’esaurimento.Il processo economico “non produce né consuma materia-energia, ma soltanto l’assorbe e la espelle”; ciò che entranel processo economico sono risorse naturali preziose e ciò che ne viene espulso sono scarti senza valore.L’attività economica è quindi un processo di trasformazione della natura in scarti che produce il godimento della vita,che andrebbe rappresentato come segue:

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    Per Georgescu-Roegen, un grande economista ecologico rumeno, solo la natura produce ricchezza e si presenta comerealmente produttiva (che “produce” realmente qualcosa) mentre il ciclo economico di produzione-distribuzione-con-sumo si presenta come organizzatore e consumatore di risorse già create. La chiave di lettura del cambiamento richiesto va ricercata innanzi tutto nel rispetto dei principi fisici che regolano ilrapporto tra uomo e natura, principi che sono racchiusi nella Prima e nella Seconda Legge della Termodinamica e nelconcetto di capacità di carico.Secondo la Prima Legge della Termodinamica materia ed energia non possono essere create o distrutte.

    Materia nazionalePrelavata e nonutilizzata

    Accumulo di stock

    Flusso metabolico

    Godimento della vita

    Materia nazionalePrelavata (utilizzata):combustibili fossilimineralibiomasse

    Restituzioneall’ambienteEmissioni in ariaEmissioni in acquaDiscaricheUsi dissipativiPerdite

    Materia nazionalePrelevata e nonutilizzata

    Flussi indirettiassociati alleesportazioni

    Esportazioni

    ImportazioniMaterie prime eprodotti compositi

    Flussi indirettiassociati alleimportazioni

    Riciclaggio

  • Kenneth Boulding, nel suo famoso saggio “The Economics of Coming Spaceship Earth”, ripropone l’idea di una eco-nomia dove la terra é diventata un’astronave, senza alcuna risorsa illimitata, sia per l’utilizzo delle risorse naturali inqualità di input che per gli scarti prodotti (output).In questa situazione la capacità di carico (carrying capacity) della Terra corrisponde al livello di popolazione e di attivi-tà umane che il pianeta è in grado di sostenere: qualsiasi territorio naturale ha una capacità di carico limitata per lepopolazioni che vi abitano e per le sostanze che vi vengono immesse.La vita dell’astronave di Boulding è però complicata dall’operare anche della Seconda Legge della Termodinamica, checi dice come l’energia impiegata per produrre lavoro (produzione, consumo) passa a forme via via meno disponibili(l’entropia misura proprio tale perdita di utilità); un equilibrio è possibile solo se la fonte esterna di energia (energiasolare) a bassa entropia, compensa l’aumento di entropia che si produce nel sistema.L’economista Philip Lawn ha visualizzato le relazioni tra sistema economico ed ecosistema in questo modo:

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    Risorse Rinnovabili Nr Scarti da consumo Wc

  • 1.4 L’approccio della sostenibilità

    L’ecosistema fornisce tre funzioni fondamentali:• offre, secondo un determinato tasso di utilizzo q, il flusso a bassa entropia al sistema socio-economico, ovvero mette

    a sua disposizione le risorse naturali (di energia E e materia M) non rinnovabili (NnR) e rinnovabili (Nr), attraverso ilflusso solare;

    • funge da deposito per i residui non riciclabili del sistema economico (W) secondo la capacità di assimilazione del-l’ambiente naturale (A);

    • fornisce servizi fondamentali (tempo libero, valore paesaggistico, valore culturale, sostegno generale alla vita dell’uo-mo).

    Se il sistema socio-economico utilizza le risorse naturali ad un dato tasso(q), a sua volta somma del tasso di utilizzo dellerisorse rinnovabili e non rinnovabili (q = qNr + qNnR), superiore alla capacità di rigenerazione delle risorse rinnovabili(sNr), verrà intaccato lo stock di capitale naturale. Ovvero se si utilizza il capitale naturale al di sopra sua capacità diautorigenerarsi, viene intaccato lo stock di capitale naturale ed i servizi ecosistemici che questo è in grado di fornire(vedi nel grafico il punto 4. Perdita di biodiversità e minore supporto alle funzioni vitali)Analogamente vi sarà “perdita di biodiversità e minore supporto alle funzioni vitali”, se il tasso di produzione dei rifiu-ti (W) è superiore alla loro capacità di assimilazione A da parte dell’ecosistemaQuindi il flusso metabolico che permette di far funzionare il sistema socio-economico è sottoposto ad un doppio vin-colo:• sul lato degli input, perché il tasso di utilizzo del flusso a bassa entropia – le risorse naturali – deve essere tale da non

    superare il tasso di rigenerazione delle risorse naturali rinnovabili (quelle non rinnovabili, ovviamente, non si posso-no rigenerare);

    • sul lato degli output, perché gli scarti prodotti al temine del ciclo di produzione-consumo non devono superare lacapacità di assorbimento da parte dell’ambiente.

    Da questo grafico emergono i principi di sostenibilità definiti da Herman Daly:• il prelievo di risorse rinnovabili non deve superare la loro capacità di riproduzione (principio del rendimento sosteni-

    bile);• la produzione di scarti (rifiuti, scarichi, emissioni) non deve superare la capacità di assorbimento da parte dei recet-

    tori (principio della capacità di assorbimento);• il prelievo di risorse non rinnovabili deve sostituito con risorse rinnovabili (principio della sostituzione);il peso complessivo del flusso metabolico che consente il funzionamento del sistema socio economico non deve supe-rare la capacità di carico della natura (principio della capacità di carico).In sostanza quindi, un’economia consapevole dell’esistenza di limiti fisici e spaziali deve porre attenzionenon tanto alla produttività dei fattori quanto al mantenimento della capacità delle risorse naturali di ripro-dursi continuativamente, pur in presenza di un prelievo di tali riserve e di un loro inquinamento.Usare meno risorse naturali e produrre beni e/o servizi che abbiano un impatto ambientale ridotto costituiscono quin-di obiettivi di sostenibilità fondamentali. Affinché tali obiettivi vengano raggiunti, devono cambiare gli stili di vita (eco-sufficienza) ed i processi economici (produ-zione e consumo di beni e di servizi), che è necessario ripensare in base a criteri di eco-efficienza e dematerializzazione.L’efficienza ambientale indica il rapporto tra un bene prodotto (o un servizio erogato) e la quantità di materiali e/o ener-gia utilizzati per realizzare tale prodotto (o erogare tale servizio). Migliorare l’efficienza vuol dire quindi riuscire a rea-lizzare lo stesso prodotto utilizzando meno materiali e/o energia.La dematerializzazione consiste nella riduzione dell’intensità di materiali ed energia che gli uomini sottraggono alla natu-ra. Obiettivo dei prossimi decenni deve essere la riduzione di un fattore 10 dei flussi di materiali ed energia impiegati nelleattività umane. In particolare, costituiscono direttrici di applicazione dell’idea-guida della riduzione dei flussi materiali: lariduzione degli sprechi, l’aumento della durevolezza dei beni, la chiusura dei cicli materiali di produzione-consumo.

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  • I principi

    Già con il Quinto Programma d’Azione per l’Ambiente, il campo della politica ambientale europea si è allargato dallaprotezione dell’ambiente allo sviluppo sostenibile, passando dal miglioramento degli standard e dei parametri nelcampo dei rifiuti, delle acque, del suolo e delle emissioni atmosferiche alla definizione di sistemi per la valutazione glo-bale degli scenari e per l’integrazione delle politiche ambientali nei diversi settori. Questo approccio si è consolidato con il Sesto Programma d’Azione, che ha come principi direttivi fondamentali: • il principio di precauzione; • il principio chi inquina paga; • il principio di prevenzione; • il principio di integrazione.Il principio di precauzione rappresenta una risposta razionale alle peculiarità del rapporto tra uomo e natura e di moltedelle problematiche ambientali legate ad esso. Tutte le attività umane hanno un impatto, più o meno negativo, sul-l’ambiente. Non sempre si conosce però l’entità di tale impatto, che in alcuni casi può risultare non solo particolar-mente grave ma anche irreversibile. L’incertezza e il rischio di irreversibilità devono pertanto indurre alla prudenza equindi ad evitare di causare danni che potrebbero risultare nella perdita di alcune funzioni ambientali fondamentali eimpossibili da ripristinare.Il principio chi inquina paga, già apparso nel Quinto Programma d’Azione, è espressione della volontà di responsabiliz-zare coloro che recano danno all’ambiente, in maniera tale che i costi delle esternalità ambientali non vengano ingiu-stamente addebitati alla società. In parole povere, se, ad esempio, un’impresa inquina un corso d’acqua, è la stessaimpresa a dover sostenere i costi di protezione o ripristino ambientale, onde evitare che questi ricadano sulla comuni-tà locale.Il principio di prevenzione risponde all’esigenza di prevenire gli impatti negativi sull’ambiente, piuttosto che curarli.Intervenire alla radice del problema ed evitare che questo si verifichi piuttosto che porvi rimedio non risulta più effica-ce solo dal punto di vista della tutela ambientale, ma anche più efficiente dal punto di vista economico. Per questo lepolitiche ambientali dovrebbero essere integrate a monte delle strategie per lo sviluppo sostenibile sia a livello comu-nitario che nazionale. Allo stesso modo, le singole imprese, per la riduzione dei propri impatti ambientali, dovrebberoprediligere sempre interventi a monte dei processi produttivi (cleaner production) piuttosto che a valle (end-of-pipe). Il principio di integrazione, infine, può essere considerato l’asse portante della strategia comunitaria per lo svilupposostenibile. La Comunicazione alla Commissione del 15 maggio 2001, “Sviluppo sostenibile in Europa per un mondomigliore: strategia europea per lo sviluppo sostenibile”, è orientata a rafforzare la coerenza delle politiche e fare inmodo che tutte si pongano come priorità lo sviluppo sostenibile. Tale orientamento figura anche nelle conclusionifinali del Consiglio europeo di Goteborg, confermando quanto sancito dall’articolo 6 del Trattato di Amsterdam: “lenecessità della protezione ambientale devono essere integrate nella definizione e implementazione delle politiche edelle attività comunitarie.”

    Il Sesto Programma di Azione per l’Ambiente

    I punti chiave della politica ambientale definiti dal Sesto programma di azione per l’ambiente della Comunità europea iden-tificano quegli aspetti dell’ambiente che devono assolutamente essere affrontati per ottenere uno sviluppo sostenibile: • cambiamento climatico;• uso esagerato delle risorse naturali rinnovabili e non;• perdita di biodiversità;• accumulo di sostanze chimiche tossiche persistenti nell’ambiente.

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    1.5 le politiche europee per lo sviluppo sostenibile

  • 1.5 le politiche europee per lo sviluppo sostenibile

    Per affrontare questi aspetti ambientali l’Unione Europea ritiene necessario adottare un insieme di approcci, strategie,politiche, piani, programmi ed azioni che conducano al cambiamento degli stili di vita, dei modi di produzione e di con-sumo.L’assunto di partenza però è che la politica ambientale, da sola, non è in grado di affrontare le sfide dello sviluppo soste-nibile. I cambiamenti necessari per invertire le tendenze in atto in settori (come la pesca, l’agricoltura, l’energia e i traspor-ti) dove le pressioni sull’ambiente sono particolarmente forti possono essere attuati solo integrando la dimensione ambien-tale in tali settori e tenendo conto dei fattori economici e sociali applicabili a tali settori. Questo è proprio l’approccio cheil Sesto Programma ha inteso adottare.Anche il documento “Revisione della politica ambientale 2003 afferma che si “riuscirà a invertire le tendenze insoste-nibili soltanto inserendo le sue risposte politiche in un approccio di politica ambientale ulteriormente rinnovato e imper-niato sui concetti di integrazione, attuazione e informazione.L’efficacia dell’Unione nel potenziare la componente ambientale della strategia di Lisbona dipende quindi dalla suacapacità di:• promuovere un approccio decisionale integrato e incentivare l’integrazione della dimensione ambientale in tutte le

    altre politiche comunitarie e nazionali;• elaborare un nuovo approccio di attuazione che garantisca da un lato l’adeguato rispetto delle norme ambientali

    comunitarie (in modo da apportare il massimo beneficio all’ambiente) e dall’altro l’ammodernamento del quadronormativo per l’ambiente.

    • fondare la politica ambientale su informazioni e conoscenze solide in modo da accrescerne l’efficienza; divulgareampiamente l’informazione sugli effetti per l’ambiente per promuovere i cambiamenti comportamentali necessari auno sviluppo sostenibile.”

    Il Sesto Programma prevede alcune strategie tematiche relative ad aree tematiche in cui solo un complesso di misurecoordinate potrà garantire dei risultati. Le strategie tematiche definiscono l’approccio politico generale ed il pacchettodi misure proposto per conseguire in modo economicamente efficiente gli obiettivi e i traguardi ambientali.Questi saranno a loro volta determinati sulla base di fondate analisi scientifico-economiche e di un processo di consul-tazione e di dialogo aperto con le diverse parti interessate.Le sette strategie tematiche, alcune approvate ed altre in corso di approvazione, di cui si riportano i temi, sono relati-ve a:a) qualità dell’ariab) protezione del suoloc) uso sostenibile dei pesticidid) protezione e la conservazione dell’ambiente marinoe) prevenzione e riciclo dei rifiutif) uso sostenibile delle risorse naturalig) ambiente urbano.Inoltre ogni singolo paese membro dell’Unione Europea ha approvato una strategia nazionale di politica ambientale,che in Italia ha portato all’approvazione del documento “Strategia di Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile”,approvata dal CIPE nell’Agosto del 2002, che permette di definire meglio gli obiettivi, di quantificarli, fissando i tempie le risorse.Gli obiettivi e le azioni della Strategia dovranno trovare continuità nel sistema delle Regioni, delle Province autonome edegli Enti locali alla luce del principio di sussidiarietà, attraverso la predisposizione di strategie di sostenibilità, a tutti ilivelli, per l’attuazione di tali obiettivi in relazione alle proprie specificità, adattando a queste contenuti e priorità in col-laborazione e partnership con gli Enti locali e tutti i soggetti coinvolti.La Strategia di Azione Ambientale Italiana ribadisce in modo ancora più netto il percorso della sostenibilità: essa infat-

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  • ti afferma che “un sistema economico in crescita è sostenibile solo se l’ammontare delle risorse utilizzate per la crea-zione di ricchezza resta, in quantità e qualità, entro opportuni limiti di sfruttamento e non sovraccarica le capacità diassorbimento fornite dall’ecosfera. Se ciò non accade l’economia continuerà ad utilizzare e compromettere la qualitàdi risorse naturali che presto o tardi saranno esaurite o non più utilizzabili”.E continua sostenendo che “la Terra è un sistema chiuso con risorse limitate che può solo contare sull’apporto del-l’energia solare. Ogni risorsa naturale, cibo, acqua, legname, minerali, petrolio, gas trova i suoi limiti nella disponibili-tà e nella capacità di assorbimento dell’ecosistema. La dimensione ecologica della sostenibilità implica che si lasci intat-ta la stabilità dei processi interni dell’ecosfera, una struttura dinamica e autorganizzativa, per un periodo indefinita-mente lungo, senza bilanci entropici crescenti”.Tale percorso, che si richiama alle riflessioni dell’economista romeno Nicholas Georgescu-Roegen ed a quelle successi-ve di Herman Daly, è stato poi meglio articolato, a livello europeo e nazionale, in obiettivi di miglioramento ambienta-le, che possono tradursi in opportuni indicatori.Gli obiettivi di miglioramento ambientale, possono essere identificati nei seguenti:1. riduzione del consumo delle risorse naturali (acqua, minerali, foreste,..) e di energia2. mantenimento della vitalità degli ecosistemi e delle funzioni ambientali vitali;3. sostituzione delle fonti energetiche non rinnovabili con fonti energetiche rinnovabili4. riduzione dell’uso di sostanze chimiche e delle sostanze nocive;5. aumento del recupero, riciclo e del riuso delle risorse e degli scarti;6. riduzione degli scarti (scarichi idrici, emissioni, rifiuti,..) 7. miglioramento della gestione ambientale “a valle”.Come riuscire a raggiungere obiettivi di così grande portata come quelli elencati (la riduzione dei flussi di materia edenergia implica ad esempio l’azione coordinata di diversi attori istituzionali, economici, sociali e del settore educativo)è la sfida dell’azione politica dell’Unione Europea.Per orientare la propria azione verso un futuro sostenibile l’Unione Europea ha individuato quattro grandi aree dimiglioramento ambientale:a) l’area dei prodotti e servizi: con l’obiettivo di ridurre il loro impatto ambientale lungo le fasi del ciclo di vita;b) l’area dei piani e dei programmi: con l’obiettivo di integrare la componente ambientale in tutti gli aspetti della

    pianificazione e della programmazione pubblica;c) l’area del coordinamento dell’azione dei diversi attori presenti sul territorio: con l’obiettivo di orientare l’azione di

    diversi soggetti verso il miglioramento ambientale;d) l’area della contabilità ambientale: con l’obiettivo di monitorare l’efficacia dell’azione di riconversione ambientale.

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    AREE E STRUMENTI DI INTERVENTO

    Prodotti e servizi Piani e programmi Coordinamento

    Politica Integrata di Prodotto (IPP)– Life Cycle Assessment (LCA)– EMAS– Ecolabel– DAP– GPP

    Valutazione Ambientale Strategica(VAS)

    Agenda 21 LocaleAccordi di Programma

    Contabilità ambientale

  • 1.6 La politica integrata di prodotto

    Per intervenire nell’area relativa ai prodotti la politica suggerita dall’Unione Europea è la “Politica Integrata di Prodotto”(Integrated Product Policy-IPP – così definita nel “Libro Verde sulla Politica Integrata relativa ai Prodotti” (COM 2001/68)– che si propone come una strategia intesa a rafforzare e riorientare le politiche ambientali concernenti i prodotti perpromuovere lo sviluppo di un mercato di prodotti più ecologici.La Commissione tiene a sottolineare come l’IPP non rappresenti una “nuova” politica che si va ad aggiungere alle pre-cedenti, ma piuttosto un nuovo modo di raccordare strumenti e politiche già implementate.L’IPP, secondo la definizione che ne ha dato la Commissione Europea è “un approccio che tenta di ridurre l’impattoambientale dei prodotti nell’arco dell’intero ciclo di vita.”Il Libro Verde invita le autorità pubbliche ad agevolare gli interventi dei soggetti privati piuttosto che ad interveniredirettamente riconoscendo a queste il compito di agevolare gli interventi attraverso l’informazione e il coinvolgimentodelle parti interessate, la definizione degli obiettivi di crescita di lungo periodo e la messa a disposizione di incentivi utilia perseguire tali obiettivi; A proposito dell’oggetto dell’IPP si può dire che questa coinvolge sia i prodotti che i servizi ma questi ultimi, soprattut-to nell’auspicabile passaggio dall’economia di prodotto all’economia di servizio (Orio Giarini), possono svolgere un ruoloimportante in quanto possono andare a sostituire in tutto o in parte i prodotti.

    Le “parti interessate” dal processo di IPP

    La strategia del Libro Verde sull’IPP prevede di utilizzare al massimo le forze del mercato e di coinvolgere tutte le partiinteressate a tutti i possibili livelli di azione lungo il ciclo di vita del prodotto, infatti un obiettivo così ambizioso comela promozione della qualità ambientale di beni e servizi può essere realizzato solo se i vari attori ne riconoscono lepotenzialità e si impegnano a metterlo in pratica.L’industria e i rivenditori grazie all’IPP avranno l’opportunità di rivedere il proprio processo produttivo secondo criterieco-compatibili, potranno sviluppare nuovi prodotti per ampliare la propria fetta di mercato orientandosi verso i con-sumatori verdi.Le aziende pro-attive in termini di efficienza ecologica avranno, inoltre, la possibilità di guidare un processo di trasfor-mazione del mercato e di godere quindi in futuro di vantaggi competitivi rispetto ai concorrenti.I consumatori saranno avvantaggiati da una migliore informazione sulle caratteristiche ambientali dei prodotti, che li met-terà in grado di confrontare diversi beni e servizi anche dal punto di vista dell’impatto ambientale oltre che del prezzo.Tra le Parti interessate il documento della Commissione europea non trascura di inserire le ONG-Organizzazioni NonGovernative riconoscendo loro il ruolo d’identificazione delle tematiche di confronto e di elaborazione di soluzioni pra-tiche rivolte a ridurre l’impatto ambientale dei prodotti.Le iniziative locali e quindi le autorità locali vengono indicate come “un elemento costitutivo della politica comunitaria…visto che consentono di adottare un approccio dal basso verso l’alto orientato alla prassi”.Le iniziative locali, legate ad esempio ai processi di Agenda 21 Locale, sono un bagaglio importantissimo di esperien-ze pratiche di coinvolgimento degli attori locali e di progettazione sostenibile, bagaglio che rischia di disperdersi nel-l’azione locale quando invece dovrebbe essere trasferito su scala più ampia.Infine, l’IPP dovrebbe rappresentare una sfida soprattutto per le attività di ricerca e sviluppo che dovrebbero ricercaresoluzioni tecnologiche e progettuali in grado di soddisfare i fabbisogni delle persone producendo minori impattiambientali.

    I punti cardine della Politica Integrata di Prodotto

    A partire dalla presentazione di questa strategia unita all’idea di fondo della centralità del mercato, la Commissione

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  • con il Libro Verde ha stimolato il dibattito pubblico che ha portato alla stesura definitiva della Comunicazione 302sull’IPP (18 Giugno 2003).La Comunicazione ha fornito un quadro più organico e strutturato degli strumenti IPP.I punti fermi dell’approccio IPP sono:• la considerazione del ciclo di vita per promuovere la coerenza complessiva degli interventi (interventi di riduzione

    degli impatti ambientali nelle fasi in cui risultano più efficaci) • la collaborazione con il mercato incoraggiando la domanda e l’offerta ecologica e premiando le imprese innovative• il coinvolgimento delle parti interessate affinché ognuna intervenga nella propria sfera d’influenza• il miglioramento continuo: anziché fissare una soglia precisa da raggiungere ogni impresa può fissare i propri obiet-

    tivi di miglioramento e concentrarsi sugli interventi con il miglior rapporto costi-efficacia• la molteplicità degli strumenti d’azione: la varietà di prodotti richiede una varietà di strumenti d’intervento con pre-

    ferenza per gli strumenti volontariLa Politica Integrata di Prodotto, secondo la logica del Libro Verde e della successiva Comunicazione, si articola in quat-tro aree di intervento:• sul lato della domanda• sul lato dell’offerta• sul meccanismo di formazione dei prezzi estendendo l’adozione di adeguate metodologie

    Gli strumenti della Politica Integrata di Prodotto

    Gli interventi agiscono direttamente, attraverso adeguati strumenti, sulla qualità ambientale dei beni e dei servizi con-tribuendo a rendere più efficienti dal punto di vista ecologico ed economico i processi di produzione ed evitando spre-chi di materia e di energia. Gli strumenti sono:• Etichette ambientali• Ecolabel• Dichiarazione Ambientale di Prodotto - DAP (Environmental Product Declaration-EPD)• Sistemi di gestione ambientale (EMAS o ISO 14001)• Acquisti verdi per la pubblica amministrazione (Green Public Procurement)• Ecodesign• Turismo sostenibileSi tratta di strumenti volontari che contribuiscono a ri-orientare le scelte dei produttori verso prodotti e servizi con unaperformance ambientale migliore.Gli interventi sul lato della domanda raccolgono un gruppo di strumenti di diffusione della domanda privata e delladomanda pubblica orientata in senso ecologico. Gli strumenti sono:• Per la domanda privata: diffusione di ecolabel e DAP• Per la domanda pubblica: Green Public Procurement-GPP; Ecodesign; Turismo sostenibileGli interventi sul lato del prezzo sono per lo più frutto di decisioni a livello istituzionale finalizzate a rettificare le caren-ze del mercato applicando il principio “chi inquina paga” per internalizzare i costi ambientali.Gli strumenti sono:• Tasse ambientali• Assicurazioni per i rischi ambientali• Incentivi

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  • 1.6 La politica integrata di prodotto

    • Estensione della responsabilità del produttore• Agevolazioni creditizie• Finanza VerdeL’esigenza d’internalizzare i costi nasce dal fatto che spesso i prezzi dei prodotti non riflettono i costi dei loro impattisull’ambiente; di conseguenza questi vengono sostenuti dalla società nel suo complesso creando uno squilibrio nel mer-cato.D’altra parte, i produttori che riducono volontariamente l’impatto ambientale dei loro prodotti dovrebbero poter gode-re di un trattamento preferenziale in materia fiscale, di aiuti di Stato, di assicurazioni.I metodi principali che possono essere utilizzati per attuare una politica integrata di prodotto a livello di produzioneindustriale, ma anche di gestione degli enti territoriali:• Analisi del Ciclo di Vita (Life Cycle Analysis-LCA)• Contabilità ambientale• Nuovo Approccio• Gruppi di studio di prodotto• Indicatori degli impatti ambientali di prodotto• Accordi VolontariIn particolare l’Analisi del Ciclo di Vita è il fondamento logico di tutto l’approccio IPP come ripetuto più volte nel LibroVerde; la contabilità ambientale è una metodologia utile a “mettere nel conto” i flussi fisici ed economici legati allaproduzione di beni e servizi; il Nuovo Approccio è una nuova tecnica di regolamentazione adottata in ambito legislati-vo comunitario che fissa solo i requisiti essenziali generali di un prodotto, riducendo il controllo delle autorità pubbli-che prima dell’immissione nel mercato e favore di una maggiore integrazione delle garanzie di qualità e della valuta-zione di conformità.

    L’influenza sul mercato

    In sostanza, il GPP è uno strumento volto a rivedere le pratiche d’acquisto della PA a favore di beni e servizi che ridu-cono l’uso delle risorse naturali, il consumo energetico, la produzione di rifiuti, le emissioni inquinanti, i pericoli e irischi, ottimizzando quindi il “servizio” offerto dal prodotto.È importante comprendere che questa revisione ecologica delle pratiche d’acquisto della PA comporta dei vantaggi chevanno oltre la riduzione degli impatti ambientali delle attività della pubblica amministrazione ed è per questo che il GPPsvolge un ruolo fondamentale nell’ambito della politica integrata di prodotto e più in generale delle strategie per lo svi-luppo sostenibile.Il GPP infatti ha la capacità di:• influenzare il mercato, quindi anche gli altri soggetti che operano intorno ad esso (imprese, altri consumatori);• favorire l’integrazione delle considerazioni ambientali nelle politiche di altre settori;• facilitare l’integrazione ed attuazione di diversi strumenti nell’ambito delle politiche integrate di prodotto degli enti

    locali.Obiettivo ultimo del GPP é la sostituzione dei prodotti e dei servizi esistenti con altri a minore impatto sull’ambiente: lasostituzione comincia dal lato del consumatore (la PA in questo caso) che sceglie di acquistare ed utilizzare prodotti eservizi a minore impatto ambientale, ma ricade direttamente sul produttore che deve sostituire i prodotti e i servizi cheproduce con prodotti e servizi a minore impatto ambientale se vuole mantenere la sua posizione sul mercato.Adottare il GPP significa quindi sostenere sia la domanda che l’offerta ecologica. La domanda pubblica rappresenta il14% del PIL nei Paesi dell’Unione Europea con picchi pari al 25% nell’area scandinava. In Italia, si raggiunge una quotadel 17%. Questi pochi numeri bastano a dare un’idea del ruolo che la PA gioca come consumatore e di quale effetto

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  • possa avere sul mercato interno l’adozione di criteri d’acquisto ecologico da parte di un soggetto così rilevante.Se la PA decidesse di sostituire i prodotti e i servizi di cui fa normalmente uso con altri a minore impatto ambientale, ilGPP sarebbe in grado di rendere verde l’offerta dei prodotti/servizi senza intervenire attraverso strumenti legislativi odivieti, ma semplicemente agendo sulla domanda pubblica.Inoltre il GPP, attraverso l’esempio di buone pratiche da parte dalla Pubblica Amministrazione e degli enti locali si pro-pone di innescare un processo virtuoso di miglioramento ambientale nei confronti di altri soggetti come le imprese, leistituzioni private e i cittadini.Ciò è reso possibile dal fatto che le ragioni che rendono interessante l’acquisto di prodotti a basso impatto ambienta-le per il settore pubblico e per la realtà imprenditoriale sono molteplici. In parte esse sono comuni a realtà imprendito-riali e istituzionali: è il caso, per esempio, della riduzione della produzione di rifiuti, del risparmio energetico e di mate-rie prime e del risparmio economico a questi correlato. L’importanza del GPP in molte strategie di integrazione delle considerazioni ambientali nelle politiche settoriali ed ilfatto che il GPP costituisca il mezzo per attuare strategie di protezione ambientale integrate senza l’impiego di risorseaggiuntive per la progettazione ed implementazione di queste ultime, ha reso centrale l’impiego di tale strumento nellepolitiche di sostenibilità.

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  • 1.7 il ruolo del green public procurement nelle strategie per la sostenibilità

    Gli organismi internazionali (OCSE; Nazioni Unite), l’Unione Europea, le legislazioni nazionali (e l’Italia tra questi) hannotutti inserito la politica degli “acquisti verdi” nelle loro strategie e programmi di azione orientati alla sostenibilità.Riportiamo, qui di seguito, i più importanti tra questi documenti, con i testi che richiamano il GPP:Libro Verde: Gli appalti pubblici nell’Unione Europea – Comunicazione adottata dalla Commissione il 27 novembre1996 – par. VI del cap. 5 “Appalti pubblici e ambiente”:A seguito dell’importanza crescente della protezione dell’ambiente in ambito comunitario e dell’espressa disposizionedell’art 130 R (trattato CE – versione consolidata di Maastricht) che prevede l’integrazione delle esigenze di protezio-ne dell’ambiente nelle altre politiche comunitarie, auspica, in ragione della rilevanza quantitativa del settore degliappalti pubblici (14% del PIL della Comunità Europea), che le direttive in materia di appalti pubblici prevedano espres-samente la possibilità di introdurre, entro certi limiti, considerazioni di carattere ambientale nei bandi di gara.

    Decisione della Commissione del 24 gennaio 2001, sul Sesto programma di azione per l’ambiente dell’Unione Europea(Cap. 2.3. Indurre il mercato a lavorare per l’ambiente):Nel quadro del proposto approccio di politica integrata dei prodotti (IPP), la Commissione cercherà di migliorare l’eco-logicità dei prodotti per tutto il loro ciclo di vita. Lo scopo è soddisfare il fabbisogno dei consumatori utilizzando menorisorse, ponendo minori rischi per l’ambiente e prevenendo alla fonte la generazione di rifiuti. Saranno previsti incen-tivi economici per i prodotti ecologici, la promozione di una domanda “verde” mediante una migliore informazione aiconsumatori, lo sviluppo di una base oggettiva per una politica “verde” di approvvigionamenti pubblici e l’incoraggia-mento di una progettazione più ecologica dei prodotti. Ciò implica un dialogo con le parti interessate al fine di miglio-rare la progettazione dei prodotti in base ad iniziative volontarie dell’industria e dei settori merceologici e sarà accom-pagnata, se necessario, da strumenti normativi e legislativi.L’approvvigionamento pubblico costituisce circa il 14% della domanda sul mercato e i “purchasers” delle imprese edegli organismi governativi e non governativi possono contribuire a “rinverdire” il mercato adottando tra i criteri diacquisto anche quello ambientale. La Commissione, nel garantire l’omogeneità del mercato interno, continuerà adincoraggiare l’adozione di pratiche di approvvigionamento verdi inserendo, in una base di dati, linee guida che aiute-ranno imprese e autorità locali a istituire sistemi validi e ad evitare di reinventare la ruota ogni volta. Sarà anche presain esame la possibilità di promuovere l’approvvigionamento verde introducendo l’obbligo di effettuare, prima dell’ac-quisto, una valutazione dell’impatto ambientale delle diverse offerte conformi ai requisiti delle autorità aggiudicanti. Intal modo la scelta sarà operata con perfetta cognizione delle sue conseguenze ambientali. Per dare l’esempio, laCommissione ed altre istituzioni ed organismi comunitari procederanno ad un riesame approfondito delle proprie pra-tiche di approvvigionamento ed intraprenderanno i passi necessari per migliorarle.

    Libro Verde sulla politica integrata relativa ai prodotti del 27 febbraio 2001:Nel cap. 4.2 (Strumenti e incentivi per consumi più ecologici) si da risalto al ruolo della pubblica amministrazione nel-l’orientare l’offerta verso prodotti ecologici e rendere questi più competitivi sul mercato.Se una parte consistente di amministrazioni pubbliche incrementerà la propria domanda di prodotti ecologici ci sarà uneffetto enorme sul mercato dei prodotti compatibili con l’ambiente e l’industria si troverà ad aumentarne sensibilmen-te la produzione.La Commissione considererà anche la praticabilità di promuovere l’acquisto di prodotti ecologici previa l’obbligazionedi eseguire, una valutazione dell’impatto ambientale delle differenti opzioni rispondenti ai bisogni fissati dalle ammini-strazioni pubbliche acquirenti. In questo modo, le decisioni verranno prese in piena consapevolezza delle conseguen-ze per l’ambiente.Inoltre la Commissione considera di importanza strategica l’informazione presso le amministrazioni responsabili degliacquisti poiché gli acquirenti pubblici non dispongono di sufficienti informazioni specifiche riguardo le caratteristicheambientali che dovrebbero cercare nei prodotti. A questo scopo è intenzione della Commissione di porre le basi per

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  • GPPnet la rete degli acquisti pubblici verdiManuale GPP - Sezione generale

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    istituire una rete europea di scambio di “buone prassi” tra le pubbliche amministrazioni.

    Sviluppo Sostenibile in Europa per un mondo migliore: strategia dell’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile (15maggio del 2001) – Proposta della Commissione per il Consiglio europeo di Göteborg.Nel capitolo sulla necessità di “Investire nella scienza e nella tecnologia per il futuro” si sostiene (tra le azioni) che:«Sulla base del documento di orientamento che la Commissione pubblicherà tra breve, gli Stati membri dovrebberovalutare come fare un uso migliore degli appalti pubblici per favorire prodotti e servizi compatibili con l’ambiente».

    Comunicazione sulla politica integrata dei prodotti sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale (18 Giugno 2003).Questo documento è frutto delle consultazioni con i portatori di interesse avviate dalla Commissione dopo la pubbli-cazione del libro verde e specifica gli obiettivi di quest’ultimo.Nel cap. 5.1 (Gli strumenti necessari per creare un quadro giuridico ed economico adeguato) il sistema degli appaltiverdi viene espressamente menzionato quale strumento per promuovere un continuo miglioramento ambientale,necessario per incoraggiare i produttori a realizzare nuove generazioni di prodotti più ecologici e incoraggiare i con-sumatori ad acquistare tali prodotti.Nel cap. 5.3 (Fornire ai consumatori le informazioni necessarie per decidere) la Commissione afferma di voler predispor-re degli strumenti destinati ai pubblici acquirenti in grado di favorire la considerazione degli aspetti ambientali nelle loropolitiche d’acquisto.In particolare:• un manuale pratico destinato alle pubbliche autorità; • una banca dati sui gruppi di prodotti; • un sito web dedicato all’integrazione delle esigenze ambientali negli appalti pubblici.

    Comunicazione della Commissione dell’11 febbraio 2004 – Verso una strategia tematica sull’ambiente urbano.Nel cap. 2.3.3 “Altre misure necessarie per assicurare la massima diffusione dell’edilizia sostenibile”: «Tutti gli Statimembri, le autorità locali e gli altri acquirenti pubblici saranno incoraggiati a introdurre requisiti di sostenibilità nelleprocedure d’appalto e nell’utilizzazione dei fondi pubblici per l’edilizia residenziale e altri lavori di costruzione, e a intro-durre incentivi fiscali a favore di un’ edilizia più sostenibile».

    Piano d’azione per le tecnologie ambientali (COM(2004) 38 definitivo del 28/01/04): sostiene la necessità del sogget-to pubblico di orientare il mercato verso tecnologie più pulite, in almeno due capitoli. Cap. 4.2 «Le tecnologie ambientali potranno prosperare solo se questa situazione subirà notevoli miglioramenti. Perquesto serviranno misure politico-strategiche coraggiose; altri strumenti importanti sono gli incentivi e un quadro nor-mativo adeguato, l’utilizzo degli appalti pubblici e gli strumenti volontari».Cap. 4.2.4 «…Nel corso del 2004 la Commissione valuterà anche l’opportunità di incentivare le tecnologie ambienta-li definendo obblighi basati sulle prestazioni nelle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici. Questa iniziativapotrebbe dare una spinta alle tecnologie ambientali e garantirne l’arrivo sul mercato. Gli acquirenti o i gruppi di acqui-renti potrebbero formulare specifiche tecniche che spingano le imprese ad andare oltre le migliori tecnologie attual-mente disponibili; così facendo, l’industria saprebbe che, producendo prodotti di questo tipo, avrebbe più possibilità diottenere gli appalti. Ci sarebbe pertanto concorrenza per soddisfare i criteri, con un impulso al mercato. Questo tipodi procedura d’appalto, che a volte è stata denominata “appalto di tecnologia”, è già stato applicato da vari Stati mem-bri nel caso dei prodotti ad alta efficienza energetica (la Svezia ad esempio lo ha fatto per i frigoriferi e le pompe dicalore)…».

    Verso una strategia tematica di prevenzione e riciclo dei rifiuti COM (2003) 301 definitivo del 27 maggio 2003.Nel capitolo 5.2 “Strumenti per promuovere la produzione dei rifiuti” prevede «Un coordinamento degli approcci

  • 1.7 il ruolo del green public procurement nelle strategie per la sostenibilità

    nazionali indirizzati ai soggetti del mercato potrebbe offrire dei vantaggi. In particolare, le scelte dei consumatori e iprogrammi volontari attuati dagli acquirenti pubblici possono essere segnali potenti in grado di stimolare lo sviluppo diprodotti più ecologici, e quindi anche di prodotti che generano meno rifiuti nelle fasi di produzione, uso e consumo».Nel Capitolo 5.5.3 “Misure sul lato della domanda” si sostiene che «La domanda di materiali riciclati è influenzata damolti fattori, tra cui le percezioni dei consumatori, le specifiche dei prodotti, le norme sugli appalti pubblici e i model-li di acquisto delle imprese. (….) Dato che l’uso di materiali riciclati è uno dei fattori che influenzano le prestazioni deiprodotti nel loro ciclo di vita, le proposte finalizzate all’introduzione di misure sul lato della domanda dovrebbero tene-re conto del ciclo di vita dei prodotti».

    Verso una strategia tematica per l’uso sostenibile delle risorse COM (2003) 572 definitivo del 1 ottobre 2003.Nell’introduzione ben chiarisce il legame esistente tra politica integrata di prodotto (e quindi GPP), strategia per la ridu-zione dei rifiuti e strategia per l’uso sostenibile delle risorse quando afferma «La strategia sulle risorse intende esplici-tare il nesso tra l’uso delle risorse e i loro impatti ambientali per individuare i settori dove occorre intervenire. La politi-ca integrata sui prodotti (Integrated Product Policy - IPP) fornisce vari strumenti per ridurre l’impatto ambientale di unprodotto lungo tutto il suo ciclo di vita. Le due iniziative sono quindi complementari. La strategia di prevenzione e rici-clo dei rifiuti parte dalla fase rifiuti e, col tempo, si concentrerà sulle questioni prioritarie individuate dalla strategia sullerisorse. La realizzazione in parallelo delle tre iniziative consentirà apporti incrociati e contribuirà quindi gradualmente amigliorare l’approccio globale attraverso un processo di apprendimento iterativo. Il fatto di affrontare contemporanea-mente i problemi ambientali di risorse e prodotti nelle diverse fasi dei loro cicli di vita migliorerà anche la comprensio-ne delle scelte di compromesso: le misure adottate per ridurre l’impatto ambientale in una data fase possono, ad esem-pio, aumentare l’impatto in un’altra fase. Secondo un approccio coerente bisogna valutare la riduzione dell’impattoambientale lungo l’intero ciclo di vita».

    Manuale Acquistare Verde! SEC(2004) 1050 del 18 Agosto 2004, un documento fondamentale, di oltre quaranta pagi-ne, destinato alle autorità pubbliche locali e nazionali, incentrato sul GPP.Primo rapporto sullo stato d’attuazione ETAP COM(2005) 16 definitivo 27/01/05 che, nel capitolo 3, afferma che«Dovrebbero essere elaborati piani d’azione nazionale per gli appalti pubblici verdi, con obiettivi ben definiti e parame-tri comparativi per dare massima diffusione a questo tipo di appalti e per fornire orientamenti e strumenti pratici aicommittenti pubblici».

    La “Road map” italiana per l’ETAP - Ministero dell’Ambiente 2005, al capitolo 5 “Appalti pubblici verdi”, afferma che«gli acquisti pubblici verdi possono fornire all’industria incentivi concreti per sviluppare tecnologie verdi. Settori qualil’acquisto di prodotti e servizi energetici, le forniture di ufficio e i prodotti derivanti da materiale riciclato ed i veicolisono i più idonei ad influenzare il mercato ed incoraggiare la produzione sostenibile». Il documento pur risentendoancora di una visione che collega il GPP esclusivamente con il settore dei rifiuti e del riciclaggio (ed in particolare conil Decreto Ministeriale 203), è importante per il ruolo che assegna allo sviluppo del GPP.

    Progetto di dichiarazione sui principi guida dello sviluppo sostenibile COM(2005) 218 - che prevede, tra gli obiettivifondamentali, la “tutela dell’ambiente”, ovvero «Prevenire e ridurre l’inquinamento ambientale e promuovere la pro-duzione e il consumo sostenibili per spezzare il vincolo tra crescita economica e degrado ambientale».

    Comunicazione della Commissione europea sulla “Politica di coerenza per lo sviluppo - Accelerare i progressi verso larealizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio” COM (2005) 134 colloca, nel paragrafo 3.2.1, l’azione della UEper «ridurre i modelli di consumo e di produzione non sostenibili» tra le principali azioni e considerazioni sulle qualipoggia la coerenza dell’UE in materia di impegni per lo sviluppo.

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  • Nella Bozza tecnico-amministrativa del Quadro strategico nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013(Dipartimento Politiche di Sviluppo - Aprile 2006), al punto 3.1.1 Promuovere le opportunità di sviluppo locale attra-verso l’attivazione di filiere produttive collegate all’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e alrisparmio energetico (pagina 42-43), tra le priorità di intervento della politica regionale, si individua la «promozione delrisparmio energetico, riduzione dell’intensità e promozione dell’efficienza energetica nei settori produttivi, nel settorecivile e nella Pubblica Amministrazione, ricorrendo anche a procedure di Green public procurement (GPP)».

    Il documento del Consiglio europeo “Riesame della strategia europea in materia di sviluppo sostenibile” (DOC10917/06 del 9/6/2006), colloca l’obiettivo generale del “Consumo e produzione sostenibili” tra le sette sfide princi-pali che dovrebbero contrastare le tendenze al peggioramento ambientale e afferma: «In questo contesto laCommissione proporrà entro il 2007 un piano d’azione dell’UE per il consumo e la produzione sostenibili, il qualedovrebbe contribuire ad individuare e superare gli ostacoli che si frappongono alla sostenibilità del consumo e dellaproduzione, ad assicurare una maggiore coerenza fra i vari settori politici collegati a questa tematica, a sensibilizzare icittadini e a modificare le abitudini di consumo insostenibili. La Commissione e gli Stati membri svilupperanno un pro-cesso strutturato per la messa in comune delle migliori prassi e dell’esperienza in materia di ecologizzazione delle com-messe pubbliche, tenuto conto delle potenzialità per promuoverla a livello locale e regionale. La Commissione favoriràl’analisi comparativa periodica, a livello di UE, dei risultati in materia di ecologizzazione delle commesse pubbliche,basata su una metodologia di valutazione fondata su parametri oggettivi concordati, ed esaminerà con gli Stati mem-bri, entro il 2007, come promuovere al meglio tale ecologizzazione per altre grandi categorie di prodotti».

    Il principale documento italiano che richiama la necessità di attuare il Green Public Procurement è la Strategia di azio-ne ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia, approvata dal CIPE il 2 agosto 2002 con Deliberazione n. 57 (GU n.255 del 30 ottobre 2002).Al capitolo 2.3 “Integrazione del fattore ambiente nei mercati” afferma che «La domanda dei consumatori e delleimprese si sta mostrando sensibile ai prodotti ed ai servizi di qualità ambientale superiore. Il nostro Paese, che ha fattodelle qualità estetico -funzionali dei prodotti la chiave del successo commerciale, stenta ancora a valutare la portatacompetitiva della “qualità globale”; si tratta di tre passi: la dematerializzazione, il “greening”, cioè l’integrazione pro-attiva del fattore ambientale, l’innovazione tecnologica dei processi produttivi e la qualità dei prodotti e dei servizi».Afferma inoltre, in modo inequivocabile che «Occorre modificare il comportamento di alcuni grandi consumatori,primo tra essi il settore pubblico, che assorbe prodotti e servizi per il 15% su scala comunitaria, ma anche banche, uni-versità, ospedali ecc. Internalizzare i requisiti ambientali negli acquisti della Pubblica Amministrazione è dunque unpasso obbligato per l’integrazione. Azioni appropriate devono essere sviluppate per produrre e mettere a disposizionelinee guida e basi di dati che privilegino la qualità ambientale nella committenza e negli acquisti».Nel capitolo 6.3 “I cicli di produzione-consumo” si richiama la posizione dell’OCSE, che «ha anche attivato un apposi-to Programma su Consumo e produzione sostenibile che ha individuato come prioritari l’acquisto e l’uso di beni e ser-vizi a ridotto impatto da parte della Pubblica Amministrazione (Green Procurement o Green Public Purchasing - GPP)».«Per quanto riguarda il consumo della PA, gli unici dati conosciuti valutano l’incidenza della spesa pubblica sul PIL paria circa il 18%; si può peraltro ipotizzare che, in analogia con quanto rilevato in altri Paesi della UE, circa il 50% siaimputabile ad acquisto di beni e servizi per il funzionamento della stessa PA; le spese più rilevanti riguardano l’acqui-sto di beni per il funzionamento degli uffici, consumi energetici e servizi di funzionamento (pulizie e manutenzione).Occorre rimarcare come l’attuazione di una politica ambientale nella PA, passa sia attraverso l’acquisto di beni e servi-zi a ridotto impatto ambientale, sia attraverso il loro corretto utilizzo».Lo stesso documento, sul piano della strumentazione, riafferma che «Altri strumenti di attuazione di una politica deiprodotti sono l’etichettatura ecologica, la promozione sul mercato dei prodotti a minore impatto ambientale, l’impe-gno da parte della PA di inserire i requisiti ambientali tra le caratteristiche richieste ai prodotti ed ai servizi utilizzati (GPP)

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  • 1.7 il ruolo del green public procurement nelle strategie per la sostenibilità

    nel contesto delle regole fissate a livello comunitario».Tra gli obiettivi e target raggiungibili in 5 anni (2007) si sostiene che «nell’ambito della PA (GPP), almeno il 30% deibeni acquistati dovrà rispondere anche a requisiti ecologici».Infine si riafferma con forza che «Occorre configurare il consumatore PA come il primo acquirente e utilizzatore di benia ridotto impatto (GPP). Ciò si traduce nella modifica dei capitolati di acquisto di beni e servizi da parte della PA, inse-rendo i requisiti ambientali senza contravvenire alle norme Comunitarie; la forma migliore è un sistema a punteggioche attribuisca uno specifico valore alle prestazioni ambientali di un prodotto, senza escludere automaticamente quel-li che non hanno tali requisiti».

    La Legge Finanziaria 296 del 27 Dicembre 2006 prevede, all’articolo 1 commi 1126, 1127 e 1128 (pagina 215 deltesto presente sulla Gazzetta ufficiale n. 299 del 27 dicembre 2006), l’elaborazione di un “Piano d’azione per la soste-nibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione”.L’obiettivo di tale Piano è:• La riduzione dell’uso delle risorse naturali; • La sostituzione delle fonti energetiche non rinnovabili con fonti energetiche rinnovabili; • La riduzione della produzione dei rifiuti; • La riduzione delle emissioni inquinanti; • La riduzione dei rischi ambientali. La Legge Finanziaria prevede inoltre che il Piano introduca acquisti verdi nelle seguenti categorie merceologiche:• Arredi; • Materiali da costruzione; • Manutenzione delle strade; • Gestione del verde pubblico; • Illuminazione e riscaldamento; • Elettronica; • Tessile; • Cancelleria; • Ristorazione; • Materiali per l’igiene; • Trasporti Infine la Legge Finanziaria prevede un sistema di monitoraggio dello stato di attuazione del GPP che include Ministerodell’ambiente, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Economia e Presidenti delle Regioni.In sostanza, il GPP è uno strumento volto a rivedere le pratiche d’acquisto della PA a favore di beni e servizi che ridu-cono l’uso delle risorse naturali, il consumo energetico, la produzione di rifiuti, le emissioni inquinanti, i pericoli e irischi, ottimizzando quindi il “servizio” offerto dal prodotto.È importante comprendere che questa revisione ecologica delle pratiche d’acquisto della PA comporta dei vantaggi chevanno oltre la riduzione degli impatti ambientali delle attività della pubblica amministrazione ed è per questo che il GPPsvolge un ruolo fondamentale nell’ambito della politica integrata di prodotto e più in generale delle strategie per lo svi-luppo sostenibile.Il GPP infatti ha la capacità di:• influenzare il mercato, quindi anche gli altri soggetti che operano intorno ad esso (imprese, altri consumatori);• favorire l’integrazione delle considerazioni ambientali nelle politiche di altre settori;• facilitare l’integrazione ed attuazione di diversi strumenti nell’ambito delle politiche integrate di prodotto degli enti

    locali.

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  • Il GPP può da una parte svolgere una funzione di stimolo all’utilizzo di diversi strumenti di Politica Integrata di Prodotto,dall’altra diventare lo strumento attuativo di alcuni di essi, come illustrato nella figura 1.

    FIGURA 1. Il GPP e gli altri strumenti di Politica Integrata di Prodotto

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    1.8 L’integrazione del GPP con altri strumenti

    La base conoscitiva per scegliere un prodotto o servizio a minore impatto ambientale proviene dall’analisi del ciclo divita di quel prodotto o servizio. Questo vuol dire che un ente locale può scegliere un prodotto/servizio guardando agliimpatti che quest’ultimo può avere nelle fasi di estrazione e consumo delle materie prime, di produzione, uso e/o smal-timento. A questo proposito, l’ente può ottenere informazioni riguardo la qualità ambientale di singoli prodotti e ser-vizi facendo riferimento ai marchi ecologici, alle dichiarazioni ambientali di prodotto (DAP), alle certificazioni d’ impre-sa, EMAS e ISO 14001. Dall’altro lato, gli acquisti verdi possono facilmente rappresentare azioni concrete per il raggiungimento di obiettivi dimiglioramento ambientale definiti nell’ambito dell’Agenda 21 Locale o della Politica Ambientale volta alla certificazio-ne EMAS, oltre che di obiettivi e target inseriti in altri piani dell’ente (es. Piano Energetico, Piano Urbano del Traffico)come già sottolineato in precedenza. Partendo dall’individuazione degli impatti ambientali dei beni e servizi utilizzati ed erogati da una PubblicaAmministrazione, il GPP porta alla sostituzione di questi ultimi con beni e servizi che abbiano la stessa funzione ma unminore impatto ambientale. Una volta individuate la natura e la criticità degli impatti ambientali dei diversi beni e ser-vizi, il GPP può essere attuato in maniera strategica, ovvero tenendo conto delle priorità in materia di protezioneambientale nella scelta dei beni/servizi che vengono sostituiti, quindi anche in quella dei criteri ecologici utilizzati nel-l’ambito delle procedure d’acquisto. Questo aspetto non va sottovalutato: l’attuazione del GPP dà infatti risultati immediati, tangibili e quantificabili, e ciòrisponde alle esigenze sempre più impellenti che gli enti locali hanno di comunicare con il cittadino ma anche di ren-dere conto al cittadino delle proprie azioni, in particolare nell’ambito di programmi quali l’Agenda 21 Locale.Il processo di rendicontazione e monitoraggio dell’attuazione del GPP può essere facilitato dall’adozione di strumentidi contabilità ambientale fisica, quali indicatori di pressione ambientale, per verificarne l’efficacia ambientale, e di stru-menti di contabilità ambientale monetaria per verificarne lo stato d’attuazione in termini di spesa ambientale ma anchel’efficienza economica nel raggiungimento degli obiettivi di miglioramento ambientale.

  • 1.9 modalità e stato di attuazione del gpp

    Come nel caso degli altri strumenti della politica integrata di prodotto, il GPP è uno strumento ad adesione volonta-ria, le cui modalità di introduzione e lo stato di attuazione variano per luogo, dimensioni degli enti coinvolti, tipologiadi prodotti e servizi interessati. Va inoltre sottolineato che poiché il GPP interessa le politiche d’acquisto di un ente, non sempre è cosa immediata rico-noscere nel GPP una politica di protezione ambientale. La scelta di acquistare verde può infatti, in alcuni casi, avereragioni di fondo diverse dalla protezione ambientale quali il risparmio economico, la difesa della salute, la qualità deiprodotti o servizi. Di conseguenza, lo stato di attuazione del GPP risulta alquanto variabile ed è praticamente impos-sibile fornire un quadro esauriente di tutte le esperienze realizzate, in termini di tutti i bandi di gara, capitolati d’appal-to e contratti di servizio che contengono criteri ecologici.Tuttavia è possibile affermare che negli ultimi cinque anni la diffusione del GPP in Italia non solo è aumentata, ma si sonoanche visti numerosi tentativi di dare agli acquisti verdi un ruolo preminente nell’ambito delle politiche ambientali localiche hanno portato in alcuni casi esemplari alla programmazione di politiche ed azioni sistematiche di GPP e non soloquindi a singoli acquisti di prodotti o servizi ad impatto ambientale ridotto. Molti di questi enti si sono riuniti nel Gruppodi Lavoro Acquisti Verdi del Coordinamento Nazionale Agende 21, la cui esperienza è illustrata di seguito.A livello comunitario, i paesi scandinavi possono essere considerati i pionieri del GPP, sia per le esperienze realizzate alivello nazionale (vedi il Ministero dell’Ambiente Svedese) che locale, con il Comune di Kolding (Danimarca) che ha rag-giunto il 100% degli acquisti di prodotti verdi. Altre esperienze significative da segnalare sono quelle dei comuni sve-desi di Malmo e Goteborg, della Provincia di Vorarlberg e del Comune di Vienna (Austria), delle città di Barcellona(Spagna) e Lille (Francia).Al di là dei luoghi di diffusione del GPP, guardare alle esperienze in corso è utile per verificare quali sono le diverse poli-tiche pubbliche che vengono generalmente utilizzate per introdurre il GPP, quali sono gli strumenti di cui un ente dispo-ne per incoraggiare l’adozione del GPP, quali ostacoli devono essere affrontati e superati. In particolare, le diverse strategie per l’introduzione e la diffusione del GPP possono essere raggruppate in tre approc-ci fondamentali, che naturalmente possono anche essere integrati l’uno con l’altro:– il primo si basa sull’utilizzo della normativa; – il secondo sullo sviluppo di attività di informazione e formazione;– il terzo sullo scambio di buone pratiche e quindi il networking tra enti.

    Le norme per l’introduzione del GPP

    Mentre non esiste una legge applicabile per la modifica dei bandi di gara in senso ambientale, sia a livello nazionaleche regionale si è fatto uso di norme ad hoc per spronare l’introduzione del GPP stabilendo dei requisiti specifici o deitarget per l’acquisto e/o utilizzo di determinati prodotti o servizi. Nella tabella che segue sono riportati gli atti normativi che a livello nazionale hanno in qualche modo sancito l’obbli-gatorietà del GPP.

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  • Tabella 1. Le norme nazionali per l’introduzione del GPP

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    Atto

    D. lgs 22/1997

    Decreto Ronchi

    Oggetto

    Il Decreto nella sua formulazione originaria obbligava le regioni ad emanare norme affinché le

    Pubbliche Amministrazioni acquistassero una percentuale di carta riciclata per almeno il 40%

    del totale. La Legge Finanziaria 2002 lo ha modificato prevedendo che le regioni dovessero

    emanare norme affinché le pubbliche amministrazioni coprissero il loro fabbisogno di beni e

    manufatti con almeno il 30% di prodotti in materiale riciclato.

    D.M. 203/2003 “Norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbi-

    sogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato

    nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo”. Individua regole e definizioni di

    cui le regioni dovranno tener conto nell’adottare le norme previste dal D. lgs 22/1997.

    D.M. 27/03/98

    Mobilità sostenibile nelle aree

    urbane

    Nel rinnovo annuale del Parco autoveicolare le Amministrazioni dello Stato, delle Regioni, degli

    Enti locali e dei gestori di servizi pubblici devono acquistare il 30% nel 2001 (50% nel 2003)

    di veicoli a carburanti alternativi

    L. 448 del 2001,

    Finanziaria 2002Disposizioni alle Pubbliche Amministrazioni affinché almeno il 20% dei pneumatici neces-

    sari agli automezzi siano costituiti da pneumatici ricostruiti

    D. lgs 152/2006 Norme in materia

    ambientale – parte IV, norme in

    materia di gestione dei rifiuti e di

    bonifica dei siti inquinati.

    Le pubbliche amministrazioni perseguono iniziative dirette a favorire prioritariamente la preven-

    zione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, mediante:

    a) Sviluppo di tecnologie pulite, che permettano un uso più razionale e un maggiore risparmio

    di risorse naturali;

    b) La messa a punto tecnica e l’immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non

    contribuire o contribuire il meno possibile , per la loro fabbricazione, il loro uso o il loro

    smaltimento ad incrementare la quantità o la nocività dei rifiuti ed i rischi di inquinamento.

    Adozione da parte delle pubbliche amministrazioni di misure dirette al recupero dei rifiuti

    mediante riciclo, reimpiego o ogni altra azione intesa a ottenere materie prime secondarie, non-

    ché all’uso di rifiuti come fonte di energia.

    Al fine di promuovere la prevenzione della produzione di rifiuti:

    a) la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di certificazione ambientale, ana-

    lisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consuma-

    tori, l’uso di sistemi di qualità, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini

    della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto sull’ambiente durante l’inte-

    ro ciclo di vita del prodotto medesimo;

    b) la previsione di clausole di gare d’appalto che valorizzino le capacità e le competenze tecni-

    che in materia di prevenzione della produzione di rifiuti.

    segue

  • 1.9 modalità e stato di attuazione del gpp

    Le prime norme e i primi regolamenti in materia di acquisti ambientalmente preferibili apparsi a livello regionale face-vano riferimento ad alcuni tipi di materiali di recupero: materiali biodegradabili, carta, plastica, materiali generici. Gliinterventi hanno riguardato in maniera più diffusa attività di promozione dell’uso della carta riciclata con relativa fissa-zione di obiettivi minimi di copertura del fabbisogno di prodotti con materiali riciclati che vanno dal 20 al 50%. Nell’ultimo anno si è vista però un’evoluzione del contesto normativo che tende a spronare l’introduzione di sistemi diacquisti verdi e non solo di acquisti di singoli materiali. Ne sono esempi le iniziative delle Regioni Puglia e Sardegnabrevemente illustrati di seguito.Il Disegno di legge n. 17 del 19/04/2006 “Norme per la promozione degli acquisti pubblici ecologici e per l’introduzio-ne degli aspetti ambientali nelle procedure di acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche” della RegionePuglia prevede che la Regione, le Province, i Comuni con più di 5000 abitanti, le società a capitale prevalentemente pub-blico da essi partecipati, i concessionari di pubblici servizi, gli altri enti, istituti e aziende dipendenti o soggette alla vigi-lanza degli stessi che operano nel territorio regionale approvino un Piano d’Azione di durata triennale finalizzato alladefinizione di un programma operativo per l’introduzione dei criteri ambientali nelle procedure d’acquisto di beni e ser-vizi e volto a conseguire l’obiettivo di riconversione al termine del triennio di almeno il 30 % delle proprie forniture. La Delibera n. 2/6 del 16/01/2007 Promozione dell’introduzione di criteri ed azioni di eco-efficienza e sostenibilitàambientale nelle procedure di acquisto di beni e servizi dell’Amministrazione Regionale della Regione Sardegna contie-ne disposizioni per:

    l’adozione di una politica di Acquisti Pubblici Verdi che porti al raggiungimento entro il 2008 di una quota di acqui-sti verdi (materiali riciclati, macchinari con marchi ecologici ecc.) nella misura non inferiore al 30% del fabbisognoregionale;la definizione un Piano d’Azione che valuti come razionalizzare i fabbisogni dell’Ente Regionale, individui i prodot-ti e servizi sui quali applicare l’introduzione di criteri ecologici da inserire nelle procedure di acquisto e definisca unprogramma di formazione, informazione e sensibilizzazione agli Acquisti Pubblici Verdi rivolto ai responsabili diacquisto dell’Assessorato, degli Enti Locali della Regione Sardegna, delle Direzioni Generali degli altri AssessoratiRegionali, e degli altri enti provinciali e comunali.

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    Atto Oggetto

    Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le pubbliche amministrazioni favoriscono la riduzione

    dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso:

    a) il riutilizzo, il reimpiego ed il riciclaggio;

    b) le altre forme di recupero per ottenere materia prima secondaria dai rifiuti;

    c) l’adozione di misure economiche e la previsione di condizioni di appalto che prescrivano

    l’impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato di tali materiali;

    d) l’utilizzazione dei rifiuti come mezzo per produrre energia.

    Legge Finanziaria 296

    del 27 Dicembre 2006

    commi 1126, 1127 e 1128

    Prevede l’elaborazione di un “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel

    settore della pubblica amministrazione” e l’introduzione degli acquisti verdi nelle seguenti cate-

    gorie merceologiche:

    arredi; materiali da costruzione; manutenzione delle strade; gestione del verde pubblico; illumi-

    nazione e riscaldamento; elettronica; tessile; cancelleria; ristorazione.

  • Va sottolineato infine che il GPP può divenire norma nell’ambito di Sistemi di Gestione Ambientale, che richiedono l’uti-lizzo di prodotti e servizi a basso impatto ambientale per la riduzione degli impatti ambientali delle attività degli enti inte-ressati o essere adottato nell’ambito dei Piani d’Azione Locale delle Agende 21.

    Le attività di informazione e formazione

    L’informazione e la formazione svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito di tutte le strategie che hanno come obiet-tivo l’introduzione e l’attuazione sistematica del GPP, poiché la carenza di conoscenze in materia è generalmente l’osta-colo principale alla diffusione di tale strumento. Le attività di informazione e formazione hanno come oggetto:– le possibilità di inserire criteri ecologici nelle procedure d’acquisto della pubblica amministrazione senza ledere i prin-

    cipi della libera concorrenza e de