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©INDIRE 2014 - http://formazionedocentipon.indire.it EDUCAZIONE LINGUISTICA E LETTERARIA IN UN’OTTICA PLURILINGUE B-10-FSE-2010-1 Ut pictura di Donatella Vignola FASE 2 - ATTIVITÀ 2 I docenti fanno il compito Il docente si confronti con le valutazioni rilasciate da alcuni studenti (gruppo misto di classi del triennio di liceo classico e scientifico) sulla loro esperienza di traduzione intersemiotica. Evidenzi consapevolezze, bisogni, problemi reali, domande, proposte di soluzioni e altro ancora che chiami in causa la didattica della mediazione per il latino nel triennio. La parola agli studenti Il compito di mettere a confronto un testo letterario latino o greco con una sua traduzione per esempio in immagini mi fa capire in minor tempo il significato del testo in lingua; è un esercizio interessante ma non è del tutto semplice: bisogna conoscere l’uno e l’altro codice; essere precisi nella lettura e nell’analisi sia della lingua dello scrittore sia dei mezzi espressivi dell’artista (ma per fortuna per questo abbiamo Storia dell’arte); bisogna capire il contenuto del messaggio in lingua per riconoscere le eventuali varianti della traduzione; come capita nelle riscritture, anche nel passaggio da una forma all’altra, alcuni elementi portatori di significato possono andare perduti, altri se ne possono essere aggiunti per effetto di interpretazioni arbitrarie. Dalle varianti però posso intuire gli scopi del traduttore e a quale lettore si rivolga. Certo tradurre non è mai un’operazione facile.” (M. T. B.) “Quando leggo mi accorgo che le parole suscitano immagini nella mia mente. Se conoscessi il latino come l’italiano penso che mi succederebbe la stessa cosa. Il legame della lingua con l’arte figurativa è infatti molto stretto […]. Non è difficile per me pensare a uno storyboard o immaginare scene di dialoghi per esempio in una storia. Preferisco tradurre così piuttosto che fare una traduzione pari pari in italiano; mi dà più libertà e mi sento valorizzato come lettore; internet? no, non servirebbe per questi compiti; non lo sento neppure il bisogno di copiare da internet.” (T. K.)

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EDUCAZIONE LINGUISTICA E LETTERARIAIN UN’OTTICA PLURILINGUEB-10-FSE-2010-1

Ut picturadi Donatella Vignola

FASE 2 - ATTIVITÀ 2

I docenti fanno il compito

Il docente si confronti con le valutazioni rilasciate da alcuni studenti (gruppo misto di classi del triennio di liceo classico e scientifico) sulla loro esperienza di traduzione intersemiotica.

Evidenzi consapevolezze, bisogni, problemi reali, domande, proposte di soluzioni e altro ancora che chiami in causa la didattica della mediazione per il latino nel triennio.

La parola agli studenti

“Il compito di mettere a confronto un testo letterario latino o greco con una sua traduzione per esempio in immagini mi fa capire in minor tempo il significato del testo in lingua; è un esercizio interessante ma non è del tutto semplice: bisogna conoscere l’uno e l’altro codice; essere precisi nella lettura e nell’analisi sia della lingua dello scrittore sia dei mezzi espressivi dell’artista (ma per fortuna per questo abbiamo Storia dell’arte); bisogna capire il contenuto del messaggio in lingua per riconoscere le eventuali varianti della traduzione; come capita nelle riscritture, anche nel passaggio da una forma all’altra, alcuni elementi portatori di significato possono andare perduti, altri se ne possono essere aggiunti per effetto di interpretazioni arbitrarie. Dalle varianti però posso intuire gli scopi del traduttore e a quale lettore si rivolga. Certo tradurre non è mai un’operazione facile.” (M. T. B.)

“Quando leggo mi accorgo che le parole suscitano immagini nella mia mente. Se conoscessi il latino come l’italiano penso che mi succederebbe la stessa cosa. Il legame della lingua con l’arte figurativa è infatti molto stretto […]. Non è difficile per me pensare a uno storyboard o immaginare scene di dialoghi per esempio in una storia. Preferisco tradurre così piuttosto che fare una traduzione pari pari in italiano; mi dà più libertà e mi sento valorizzato come lettore; internet? no, non servirebbe per questi compiti; non lo sento neppure il bisogno di copiare da internet.” (T. K.)

“Il compito di tradurre in immagini il messaggio di un testo scritto in latino mi costringe a capirlo prima bene nel suo significato, poi a riformulare mentalmente il contenuto e a chiedermi: «è logico quello che mi è venuto fuori? È coerente?» Infatti se non lo è, non posso trasferirlo in immagini. Poi davanti ad una descrizione, al resoconto di una battaglia o ad una favola,

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devo fare attenzione all’ordine della presentazione, alla successione dei fatti, alle azioni e ai discorsi dei personaggi, insomma a tutta la regia del testo, cosa di cui non mi accorgevo prima quando traducevo solo in lingua; procedevo subito frase per frase senza capire. Per uno storyboard devo avere invece tutto ben chiaro in mente prima di comporlo.“ (A. B.)

“Per ricavare una sceneggiatura da un testo letterario e poi tradurlo in immagini devo dividerlo in parti, ridurlo in scene e scrivere in ciascuna i dialoghi; per i dialoghi è importante fare attenzione al registro, alle funzioni della lingua: devono infatti essere pensati in relazione alla caratterizzazione dei personaggi e alle situazioni. Se si cambiano rispetto all’originale, anche la caratterizzazione dei personaggi cambia totalmente. Allora il testo originale impazzisce, non è più quello […].” (F. P.)

“Lo scambio di idee che avviene nel lavoro di gruppo intorno a un testo che dobbiamo analizzare, capire, interpretare e tradurre, non avviene certo quando traduco da sola col mio vocabolario. Nel laboratorio dobbiamo progettare e siamo costretti a risolvere i problemi, perciò tutto è oggetto di discussione. L’insegnante? È lì per aiutarci, per rispondere a domande; se fa domande non lo fa per interrogarci ma per guidarci; non fa insomma la tara sugli errori.” (F. R.)

“Quando capita di confrontare le nostre mediocri traduzioni in italiano, a volte orribili e senza senso, con quelle di traduttori di prestigio, vediamo la distanza tra una traduzione scolastica e una vera: la differenza dipende secondo me non solo dalle conoscenze di latino o di greco, o dall’esperienza o dalla bravura in italiano: è che a noi manca lo scopo di comunicare con un pubblico; le nostre traduzioni infatti non comunicano; se non fosse per il laboratorio-cinema […].” (L. L.)

“Mi ricordo di una versione dove avevo tradotto che tutti i padri, le madri e i maiali di una città, in seguito ad un assalto nemico, venivano gettati tutti insieme in un grande fuoco. Ricordo perfettamente che io leggevo la mia versione con l’assoluta convinzione che fosse giusta, ma fermato dalla lunga risata della prof con lacrime annesse, io ho iniziato a ridere senza capire il motivo. Dopo aver riso per cinque minuti lei mi ha dato spiegazione dell’errore e poi ha detto: — Quando traduci, prova a vedere mentalmente la scena, come un film. Ho constatato che in effetti funziona”. (L. A.)