Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

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INDICE ABSTRACT p. 1 INTRODUZIONE p. 2 1. THE MYSTERY OF EDWIN DROOD: UN FRAMMENTO COMPLETO 1.1 Trama e prototrama: un frame aperto 1.1.1 Sinossi p. 4 1.1.2 Intentiones auctoris: “first fancy” e piani successivi p. 6 1.2 Who cares who killed Edwin Drood? p. 13 1.3 Jasper! Chi era costui? p. 20 2. THE DECODING OF EDWIN DROOD: UNA SOLUZIONE CREDIBILE 2.1 The Sapsea Fragment: un frammento nel frammento p. 25 2.2 Indizi e deduzioni p. 26 3. INNESTO O RIGETTO? FORSYTE IN INCOGNITO 3.1 Coerenza narratologica dal modello alla copia p. 38 3.2 Valutazioni finali p. 45 BIBLIOGRAFIA p. 47

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Tesi di laurea triennale sul romanzo incompiuto di Charles Dickens

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INDICE

ABSTRACT p. 1

INTRODUZIONE p. 2

1. THE MYSTERY OF EDWIN DROOD: UN FRAMMENTO COMPLETO

1.1 Trama e prototrama: un frame aperto

1.1.1 Sinossi p. 4

1.1.2 Intentiones auctoris: “first fancy” e piani successivi p. 6

1.2 Who cares who killed Edwin Drood? p. 13

1.3 Jasper! Chi era costui? p. 20

2. THE DECODING OF EDWIN DROOD: UNA SOLUZIONE CREDIBILE

2.1 The Sapsea Fragment: un frammento nel frammento p. 25

2.2 Indizi e deduzioni p. 26

3. INNESTO O RIGETTO? FORSYTE IN INCOGNITO

3.1 Coerenza narratologica dal modello alla copia p. 38

3.2 Valutazioni finali p. 45

BIBLIOGRAFIA p. 47

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ABSTRACT

This research investigates the last and unfinished novel by Charles Dickens,

The Mystery of Edwin Drood, and the completion proposed by a contemporary

couple under the pseudonym of Charles Forsyte.

Due to the novel’s unfinished stage, the reader will be confronted with the problem

of interpreting the meaning of a literary creation which leaves certain questions

unanswered and actually has no conventional ending, since the author died

abruptly with just half of the planned work published.

Through the close reading of the fragment and the aid of the critical response it will

be discussed if the last Dickens’s piece of writing can be regarded as a complete text

notwithstanding its incomplete framework.

Charles Forsyte re-read the book to infer the development of the plot through some

clues in the text and merged the accounts of those who claimed to have been told

directly by Dickens about the fate of the young engineer who disappeared

mysteriously on a Christmas Eve.

The closing section examines the relationship between the Victorian novel and a

modern attempt to continue the story of Edwin Drood to provide the book with an

ending.

By means of comparison of the thematic and stylistic choices, along with the

narratological devices, it will be pointed out that such literary experiment, despite

offering a plausible solution to the mysteries in the story, actually fails to grasp and

carry on the richness of Dickens’s last fictional enterprise.

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INTRODUZIONE

La carriera di Charles Dickens si conclude con un romanzo che non conobbe

mai scioglimento, The Mystery of Edwin Drood (1870).

Il prolifico prosatore vittoriano muore di emorragia cerebrale il 9 giugno 1870

lasciando il suo ultimo lavoro a metà e senza svelare a quale mistero il titolo alluda.

Questo elaborato si propone dapprima di indagare il significato del romanzo

trascurando la mancanza del finale e di analizzare in seguito l’esperimento condotto

da Charles Forsyte (pseudonimo congiunto di Gordon Philo e della moglie Vicky

Galsworthy) nel fornire al lettore moderno una continuazione a partire dal punto in

cui Dickens arrestò la narrazione.

Oggetto del capitolo iniziale è un compendio della critica dickensiana che propone

un approccio postmoderno ad Edwin Drood, ovvero lo studio del romanzo stesso:

l’assenza della seconda metà dell’opera, infatti, ha spesso contribuito a dirigere

l’attenzione verso la porzione testuale che non fu mai scritta.

Questo rinnovato interesse al romanzo in sé muove dal fatto che il tentativo di

ricostruire un ipotetico epilogo affidandosi ad elementi extratestuali (anche

eventuali rivelazioni dello stesso autore) non è un procedimento sempre efficace, in

quanto nega la sostanziale autonomia del testo letterario.

Dopo la presentazione dell’intreccio ed una breve speculazione sulla genesi

dell’opera, si passerà ad analizzare il romanzo assumendo di leggere un frammento

compiuto piuttosto che la prima parte di un progetto in fieri. Inoltre, stimando in

John Jasper, zio del personaggio che figura nel titolo, la maggiore concentrazione di

spunti per stabilire a quale genere ascrivere l’opera, ne sarà dispiegata una lettura

psicoanalitica a partire dall’incipit.

Il secondo capitolo riassume l’apparato critico fornito dallo stesso Charles Forsyte

come lavoro preparatorio alla stesura della sua continuazione.

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Avvalendosi di prove testuali in grado di dimostrare la presunta colpevolezza di

Jasper, egli illustra il proprio metodo deduttivo per risolvere i quesiti lasciati in

sospeso da Dickens e così decodificare l’opera dal punto di vista dell’intreccio.

Nella parte conclusiva dello studio si tenterà di proporre una lettura critica

sull’efficacia dell'amalgama tra il romanzo incompiuto e il finale proposto da un

autore contemporaneo a distanza di un secolo, soffermandosi sulla soluzione di

continuità. Attraverso l’analisi delle strategie narratologiche e delle scelte stilistiche

operate da Dickens si cercherà di valutare in che misura Forsyte sia riuscito ad

‘innestare’ la propria conclusione su un testo incompleto.

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1. THE MYSTERY OF EDWIN DROOD: UN FRAMMENTO COMPLETO

1.1 Trama e prototrama: un frame aperto

1.1.1 Sinossi

John Jasper si riscuote dal torpore in una fumeria d’oppio dell’East End

londinese. Poche ore più tardi attende al proprio regolare servizio di maestro del

coro nella cattedrale di Cloisterham.

Dopo tre mesi di assenza, il nipote Edwin Drood, ventenne studente di ingegneria, si

reca a fargli visita ed esterna le proprie perplessità circa il matrimonio con la bella

Rosa Bud. La giovane è la sua promessa sposa sin dall’infanzia ma anche lo zio ne è

segretamente ossessionato.

Il filantropo Honeythunder conduce a Cloisterham i suoi pupilli, i gemelli Neville ed

Helena Landless: il canonico Crisparkle diviene tutore del ragazzo mentre la sorella

si sistemerà presso il collegio delle suore assieme a Rosa.

La reciproca antipatia tra Edwin e Neville sfocia in un’accesa lite e nella cittadina i

pettegolezzi si diffondono esponenzialmente; Rosa teme di essere stata causa

scatenante del diverbio. L’avvocato Grewgious, tutore della ragazza, la visita presso

il collegio e durante il colloquio Rosa si mostra poco propensa a sposare Drood.

Il tutore chiarisce che il desiderio espresso dai defunti genitori di entrambi nel

vederli convolati a nozze non deve precludere la libera scelta dei giovani.

Crisparkle invita Neville a porgere le proprie scuse per il comportamento aggressivo

tenuto con Drood ed Edwin nel frattempo propone a Jasper di organizzare una cena

per la vigilia di Natale per riappacificarsi con Landless.

Anche Edwin discute con Grewgious sul suo futuro matrimonio e il tutore di Rosa gli

affida l’anello appartenuto alla madre della ragazza, con cui avrebbe ufficializzato il

fidanzamento qualora i dubbi si fossero dileguati.

All’inizio della settimana di Natale Jasper conduce una misteriosa spedizione

notturna per la cattedrale, guidato dallo scalpellino Durdles. Dopo avergli offerto

una bottiglia di liquore l’uomo cade addormentato sotto gli effetti dell’alcol.

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Sogna di sentire il passo di Jasper farsi sempre più distante e il rumore di un oggetto

metallico che cade a terra. Al risveglio è solo e le chiavi giacciono al suo fianco.

Al rientro a Cloisterham Edwin si affretta a discutere con Rosa, la quale, nel mentre,

ha maturato la decisione di rompere il fidanzamento ma di mantenere un rapporto

amicale.

Successivamente Edwin incontra per la strada la vecchia Princess Puffer, la tenutaria

della fumeria d’oppio frequentata dallo zio, che suggerisce che un certo Ned è in

pericolo. La mattina di Natale Drood è scomparso. Assieme a Landless era uscito la

notte precedente per assistere ad un violento nubifragio per non fare più ritorno.

I sospetti ricadono su Neville, anch’egli dato per disperso ma in realtà partito per un

viaggio pianificato nei giorni precedenti. Rintracciato da un gruppo di uomini, viene

bruscamente ricondotto a Cloisterham per rispondere alle accuse circa la sparizione

di Drood. Mentre Crisparkle crede nella sua innocenza e alla notizia che Edwin abbia

fatto ritorno quella notte a casa dello zio la notte precedente, Jasper sospetta

nell’assassinio del nipote. Il maestro del coro apprende in queste circostanze da

Grewgious che Rosa ed Edwin avevano rotto il fidanzamento ed ha subito un

malore. Alla luce di questa notizia Jasper suppone che Edwin si sia allontanato

volontariamente per l’imbarazzo di dover annunciare che il matrimonio non

avrebbe più avuto luogo. Questa ipotesi viene però accantonata dopo che

Crisparkle rinviene orologio e spilla di Drood alla diga di Cloisterham.

Per Neville sembra ormai arduo dimostrare la propria innocenza, benché non vi

siano prove sufficienti per sancirne la colpevolezza. Per evitare di attirare su di sé

tutte le malignità dei concittadini decide di spostarsi a Londra e prende in affitto

una camera a Staple Inn sotto lo sguardo di Grewgious. Quest’ultimo aggiorna

Crisparkle del fatto che Jasper è stato avvistato nei paraggi, forse per osservare i

movimenti di Landless.

Un forestiero, Dick Datchery, fa il suo ingresso a Cloisterham e prende in affitto una

stanza dalla signora Tope nei pressi dell’abitazione di Jasper. Sembra molto

circospetto e non manca di interessarsi agli intrighi della cittadina.

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Sei mesi più tardi Jasper visita la sua vecchia allieva e le dichiara apertamente e

ripetutamente il proprio amore. In stato di agitazione, Rosa sviene e al risveglio si

propone immediatamente di fuggire a Londra dal tutore.

Jasper, ancora avvezzo al consumo di oppio, pronuncia strani discorsi in stato di

trance, durante una nuova visita da Princess Puffer. All’alba lascia la fumeria e la

vecchia segue i suoi spostamenti fino a Cloisterham, dove apprende la sua identità e

luogo del domicilio da Datchery.

La mattina seguente la misteriosa vecchia assiste alla funzione nella cattedrale e

leva un pugno in direzione di Jasper, osservata da Datchery. Quest’ultimo, una volta

rincasato per la colazione, aggiunge un altro segno agli altri già tracciati con del

gesso all’interno dell’anta della credenza.

1.1.2 Intentiones auctoris: “first fancy” e piani successivi

Dickens inizia a pubblicare The Mystery of Edwin Drood nell’aprile 1870. Gli

accordi con gli editori prevedevano l’uscita di dodici installment mensili di trentadue

pagine ciascuno ma di questo piano iniziale solo sei numeri vengono effettivamente

pubblicati a causa della prematura morte dell’autore per un’emorragia cerebrale.

Significativo ai fini della ricostruzione della genesi e delle intenzioni sul seguito del

romanzo è menzionare le testimonianze fornite dall’autore ad amici e collaboratori.

Spicca tra di essi John Forster, amico e biografo, con cui era solito corrispondere e al

quale spesso si rivolgeva per dei consigli. Nella biografia di Dickens Forster racconta:

His first fancy for the tale was expressed in a letter in the middle of July. “What would you think of the idea of a story beginning in this way? – two people, boy and girl, or very young, going apart from one another, pledged to be married after many years – at the end of the book. The interest to arise out of the tracing of their separate ways and the impossibility of telling what will be done with that impending fate1.”

1 John Forster, The Life of Charles Dickens, 1872-74, Cecil Palmer, London. Trad.: La sua prima idea

per la storia fu espressa in una lettera di metà luglio [1869]. “Cosa ne penseresti di una storia che inizia in questo modo? due persone, ragazzo e ragazza, o comunque molto giovani, che si separano, dopo essere stati fidanzati per molti anni… alla fine del libro. L’interesse scaturisce dal percorso delle loro vie separate, e dall’impossibilità di dire cosa ne sarà di quel destino incombente.

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George H. Ford puntualizza nel 1952 che quanto riporta Forster è praticamente

identico a quel che compare nel manoscritto del Memorandum Book, in cui Dickens

riversava spunti cui attingere per la stesura dei suoi romanzi, redatto a partire dal

gennaio 1855. Nella pubblicazione del Book, prosegue Ford, Forster ha però omesso

la voce relativa per qualche ragione, “perhaps a perverse one2”.

Forster include nella biografia un’altra lettera, datata 6 agosto 1869:

[…] he spoke of the change that had occurred to him for the new tale by himself. "I laid aside the fancy I told you of, and have a very curious and new idea for my new story. Not a communicable idea (or the interest of the book would be gone), but a very strong one, though difficult to work." The story, I learnt immediately afterward, was to be that of the murder of a nephew by his uncle; the originality of which was to consist in the review of the murderer's career by himself at the close, when its temptations were to be dwelt upon as if, not he the culprit, but some other man, were the tempted. The last chapters were to be written in the condemned cell, to which his wickedness, all elaborately elicited from him as if told of another, had brought him. Discovery by the murderer of the utter needlessness of the murder for its object, was to follow hard upon commission of the deed; but all discovery of the murderer was to be baffled till towards the close, when, by means of a gold ring which had resisted the corrosive effects of the lime into which he had thrown the body, not only the person murdered was to be identified but the locality of the crime and the man who committed it. So much was told to me before any of the book was written; and it will be recollected that the ring, taken by Drood to be given to his betrothed only if their engagement went on, was brought away with him from their last interview. Rosa was to marry Tartar, and Crisparkle the sister of Landless, who was himself, I think, to have perished in assisting Tartar finally to unmask and seize the murderer3.

2 George H. Ford, “Dickens’s Notebook and Edwin Drood”, in Nineteenth-Century Fiction, Vol. 6, No.

4, p. 279 (Mar. 1952). 3 op.cit. Trad.: egli parlò di un cambiamento che gli venne in mente per la sua nuova storia. “Ho

accantonato l’idea di cui ti parlai, e ho uno spunto molto curioso e innovativo. Non un’idea comunicabile (o l’interesse del libro sarebbe svanito), ma una solida, benché difficile da sviluppare”. La storia, appresi immediatamente dopo, sarebbe dovuta essere quella dell’assassinio di un nipote da parte di suo zio; l’originalità sarebbe dovuta consistere nel ripercorrere la carriera dell’assassino da lui medesimo al termine, quando ci si sarebbe dovuti soffermare sulle sue tentazioni, come se il tentato non fosse lui il colpevole ma qualcun altro. Gli ultimi capitoli dovevano essere scritti nella cella del condannato, a cui la sua malvagità, tutta elaboratamente dedotta da lui come raccontata da un altro, lo condusse. La scoperta da parte dell’assassino della totale inutilità dell’assassinio per il suo scopo, avrebbe seguito duramente la l’aver commesso l’atto; ma tutta la scoperta dell’assassino doveva essere confusa fino alla fine, quando, tramite un anello d’oro, che era resistito agli effetti corrosivi della calce in cui era stato gettato il corpo, non solo sarebbe stata identificata la persona uccisa ma anche il luogo del crimine e l’uomo che lo commise. Così mi fu detto prima che alcun libro fosse stato scritto; e sarà ricordato che l’anello, preso da Drood per consegnarlo alla sua promessa solo se il loro fidanzamento fosse perdurato, fu portato via con lui dal loro ultimo incontro. Rosa doveva sposare Tartar e Crisparkle la sorella di Landless, che, credo, fu chi perì alla fine aiutando Tartar a smascherare e catturare l’assassino.

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Secondo Richard Baker, a confluire in The Mystery of Edwin Drood sarebbe stato il

breve racconto intitolato “A Confession found in a prison in the time of Charles the

Second”, tratto dalla raccolta Master Humphrey's Clock pubblicata serialmente tra il

1840 e il 1841. Le somiglianze risiederebbero nei tratti caratteriali del condannato

narratore del racconto e di Jasper, oltre al fatto che entrambi siano tutori dei loro

nipoti orfani. Il condannato detestava la sorella e la somiglianza del figlio alla donna

avrebbe spinto l’uomo a pianificarne la morte: attiratolo presso una fonte d’acqua

per farlo giocare con una nave giocattolo l’avrebbe ucciso con una spada e poi

seppellito in giardino4.

Baker cita un’altra possibile influenza: la contemporanea Miss Emily Jolly avrebbe

inviato alla redazione di All the Year Round, il periodico settimanale fondato da

Dickens nel 1859, un manoscritto intitolato “An Experience”5.

In una lettera del 22 luglio 1869 Dickens scrive:

Dear Miss Jolly, […] my son […] brought me this morning a story in MS., with a request that I would read it. I read it with extraordinary interest, and was greatly surprised by its uncommon merit. On asking whence it came, I found that it came from you! You need not be told, after this, that I accept it with more than readiness. If you will allow me I will go over it with great care, and very slightly touch it here and there6.

Il protagonista è il giovane chirurgo Bertram Dowlass che un giorno d’estate riceve

nel suo ambulatorio una donna e la figlia zoppa al seguito. Nonostante l’operazione

suggerita da Dowlass sia di difficile riuscita, la bambina sembra inizialmente averla

superata. Il terzo giorno, però, muore nel sonno. I sensi di colpa nell’incontrare gli

occhi della madre, di cui il dottore si è nel frattempo invaghito, crescono. Alle

maledizioni della donna il chirurgo sviene, come se fosse stato colpito. Questo

episodio richiamerebbe il momento in cui Jasper ha un mancamento per aver

appreso la rottura del fidanzamento di Edwin e Rosa. Il secondo capitolo della

4 Richard M. Baker, “The Genesis of Edwin Drood. Part One”, in Trollopian, Vol. 3, No. 4, p. 281, (Mar.

1949). 5 ivi, p. 286.

6 ibid. Trad.: Cara Miss Jolly, […] mio figlio […] mi ha portato stamane una storia in forma

manoscritta, con la richiesta di leggerla. L’ho letta con straordinario interesse e fui molto sorpreso dal suo insolito valore. Al domandare da dove provenisse scoprii che giungeva da voi! Non occorre che le dica, dopo di questo, che la accetto più che prontamente. Se mi permette la esaminerò con grande attenzione e, molto lievemente, ritoccherò qui e lì.

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narrazione di Miss Jolly vede il chirurgo riprendere conoscenza con la madre della

bambina accanto al suo letto. Dowless realizza infine che la donna, per ottenere la

sua vendetta, lo ha indotto ad innamorarsi di lei per poi ucciderlo.

Meriterebbe una menzione anche un altro manoscritto pervenuto alla redazione di

All the Year Round. Dickens risponde al suo autore nel settembre 1869:

My dear Robert Lytton,-John Acland [sic] is most willingly accepted, and shall come into the next monthly part. I shall make bold to condense him here and there […] I think you let the story out too much-prematurely-and this I hope to prevent artfully. I think your title open to the same objection, and therefore propose to substitute:

The Disappearance of John Acland.

This will leave the reader in doubt whether he really was murdered, until the end7.

In John Ackland, racconta Baker, il cadavere dell’uomo è nascosto in una ghiacciaia

sotterranea e il suo assassino viene identificato grazie al cronometro del defunto

che egli aveva sottratto e poi donato alla figlia. Sebbene per questioni cronologiche

si può pensare di escludere il plagio da parte del direttore della rivista, sono

indubbie certe somiglianze nella trama.

Il suggerimento circa la modifica del titolo per il manoscritto di Lytton invita

all’attenzione su una lista di possibili combinazioni proposta dall’autore stesso nei

propri appunti, raggruppate in data 20 agosto 1869:

“The Loss of James/Edwyn Wakefield”, “James's Disappearance”, “Flight and Pursuit”, “Sworn to Avenge It”, “One Object in Life”, “A Kinsman's Devotion”, “The Two Kinsmen”, ”The Loss of Edwyn Brood”, “The Loss of Edwin Brude”, “The Mystery in the Drood Family”, “The Loss of Edwyn Drood”, “The Flight of Edwyn Drood”, “Edwin Drood in Hiding”, “The Loss of Edwin Drude”, “The Disappearance of Edwin Drood”, “The Mystery of Edwin Drood”, “Dead? or Alive?”8

7 idem, “The Genesis of Edwin Drood. Part Two”, in Nineteenth-Century Fiction, Vol. 4, No. 1, p. 37

(June 1949). Trad.: Mio caro Robert Lytton, -John Acland è accettato assai volentieri e sarà incluso nella prossima publicazione mensile. Mi permetterò di comprimerlo qui e lì […] penso abbiate svelato la storia troppo-prematuramente-e spero di prevenire ciò abilmente. Ritengo il vostro titolo soggetto alla medesima obiezione e perciò propongo di sostituire: La Sparizione di John Acland. Questo lascerà il lettore nel dubbio se egli sia stato davvero ucciso fino alla fine. 8 ivi, p. 44. Trad.: “La Perdita di James/Edwyn Wakefield”, “La Scomparsa di James”, “Fuga e

inseguimento”, “Giurato di Vendicarlo”, “Uno Scopo nella Vita”, “La Devozione di un Consanguineo”, “I Due Consanguinei ”La Perdita di Edwyn Brood”, “La Perdita di Edwin Brude”, “Il Mistero nella famiglia Drood”, “La Perdita di Edwyn Drood”, “La Fuga di Edwyn Drood”, “Edwin Drood alla Macchia”, “La Scomparsa di Edwin Drude”, “La Sparizione di Edwin Drood”, “Il Mistero di Edwin Drood”, “Morto? or Vivo?”.

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J. K. Walters segnala anche un evento realmente accaduto a Rochester: un uomo

era tutore di un nipote che avrebbe ereditato una cospicua somma. Quest’ultimo, in

viaggio in India, tornò inaspettatamente. Scomparve poi nuovamente ma lo si

immaginò ripartito. Anni dopo lo scheletro di un giovane fu rinvenuto nel fiume

vicino la casa dello zio, accusato così di assassinio9.

Per quanto concerne il disegno di Dickens in merito alla seconda metà della vicenda

di Edwin Drood, riferisce la nipote Miss Ethel Dickens in un’intervista che il padre fu

l’unico depositario della soluzione del mistero. Charles Dickens, il maggiore tra i figli

dell’autore, avrebbe poi composto un dramma con l’intento di poter divulgare il

finale. Miss Ethel racconta:

My father […] always said that although of so reticent a nature he never was surly in his manner, and if pressed for an explanation of what he was writing by one he loved he would at once gravely refuse to give it, or if he was in one of his rare communicative moods he might suddenly, and to his companion’s surprise, throw away his shy reserve and become perfectly frank and confidential10.

Il figlio avrebbe appreso da Dickens la soluzione del mistero tre settimane prima

della morte. Un’altra rivelazione prevede che Dickens abbia modificato il finale che

aveva in mente durante la composizione.

Secondo il figlio Charles, lo zio avrebbe ucciso Drood e sarebbe poi morto a sua

volta. Queste informazioni non sembrano, tuttavia, del tutto attendibili.

Un altro oggetto di speculazione è rappresentato dai disegni della copertina delle

uscite mensili del romanzo. L’illustratore designato da Dickens fu Charles Collins,

fratello di Wilkie Collins nonché marito della figlia di Dickens, Kate. La

collaborazione con il genero si interrompe però per ragioni di salute. A sostituirlo

sarà Luke Fildes, il quale apporterà delle modifiche alle bozze di Collins. I disegni di

9 John Cuming Walters, Clues to Dickens's Mystery of Edwin Drood, 1905, Chapman & Hall, London.

10 In Chicago Daily Tribune (17 Nov., 1907). Trad.: Mio padre […] diceva sempre che benché di natura

reticente non era mai scontroso nei modi, e se incalzato per ottenere una spiegazione su cosa stesse scrivendo da qualcuno che amava egli avrebbe dapprima solennemente rifiutato di concederla; altrimenti, se egli era in uno dei suoi rari momenti comunicativi, poteva improvvisamente, sorprendendo il suo interlocutore, liberarsi della sua timida reticenza e diventare improvvisamente schietto e confidenziale.

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copertina, come in altri romanzi dickensiani, avrebbero un’attinenza con gli sviluppi

della trama.

John Cuming Walters, in Clues to Dickens's "Mystery of Edwin Drood" (1905), ne

fornisce una descrizione. In alto, agli angoli, vi sono le rappresentazioni simboliche

della Commedia e della Tragedia, o di Amore e Vendetta. Esse racchiudono la scena:

sullo sfondo si trova la cattedrale e poi i personaggi principali. Da un lato vi sono

Edwin e Rosa, che si tengono a braccetto ma sono distanti nello spirito, dall’altra

parte il geloso Jasper. La seconda figura a sinistra è quella di una donna con lo

sguardo rivolto verso uno spazio vuoto sul quale è stata scritta la parola “Lost”, e si

riferisce a Drood. Sotto è rappresentata la dichiarazione d’amore di Jasper nel

giardino. I fumi provenienti dalla pipa della vecchia giungono fino ai loro piedi.

A destra, invece, si possono osservare ancora i vapori dell’oppio della pipa del

cinese, che raggiungono a Jasper. Le figure intermedie sulla destra descrivono la

spedizione di Jasper con Durdles, occasione in cui lo scalpellino racconta di un grido

udito l’anno precedente. Al centro c’è il titolo della storia incorniciato da rose da un

lato e spine dall’altro, i cui rami si incrociano in alto. Sotto, invece, vi sono oggetti

legati a Durdles: la chiave, il badile e il fagotto. L’ultima figura sarebbe la più

significativa di tutte: un uomo che penetra una camera oscura e si fa luce con una

lanterna. I raggi colpiscono un’altra figura: “is it a man or a woman in man's

apparel? Is it the mysterious Datchery?”11.

11 op. cit. Trad.: Si tratta di un uomo o di una donna in abiti maschili? Che sia il misterioso Datchery?.

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12 12 La copertina elaborata da Fildes sulle bozze di Collins.

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1.2 Who cares who killed Edwin Drood?

La parola “mistero” contenuta nel titolo ha contribuito ad orientare gli

studiosi verso un approccio che ricostruisca gli elementi lacunosi dell’intreccio. Non

deve sorprendere, pertanto, che molti degli studi critici condotti sul “caso Drood”

rientrino nell’analisi di quale sarebbe l’epilogo del romanzo piuttosto che nell’analisi

retrospettiva, ovvero il romanzo stesso.

Scrive Charles Mitchell:

The prevailing critical comment on Dickens’s The Mystery of Edwin Drood has been directed more toward the second than toward the first half, that is, more toward what Dickens did not write than what he did13.

Egli riscontra una certa tendenza da parte della critica di concepire il romanzo come

“the tired work of a tired imagination”, immaginando l’autore ormai allo stremo

delle forze, anche in virtù dei problemi che sorgono quando ad offrirsi all’analisi è

solo metà creazione letteraria.

Gli approcci più recenti, illustra Saverio Tomaiuolo, sono tuttavia orientati non tanto

sui possibili sviluppi che la trama avrebbe registrato senza la brusca cesura, o

sull’evocazione dello spirito narrativo di Dickens, quanto piuttosto sul giudicare

l’opera nella sua stratificazione di significati.

La sfida è quella di guardare al romanzo come un’unità testuale chiusa. La

mancanza delle battute conclusive dell’opera crea un vuoto ermeneutico che

invaliderebbe l’intero romanzo. Per scampare alla tentazione di ridurre l’ultimo

lavoro di Dickens ad un “aborted masterpiece”, capolavoro solo in potenza, la

soluzione che si profila è quella di ricorrere alla denominazione paradossale di

frammento completo, che può essere pertanto un oggetto di studio sufficiente14.

La ricerca di una conclusione, sommando indizi disseminati nell’opera ad elementi

extratestuali (come le congetture che i figli e i collaboratori dell’autore hanno

divulgato, sebbene non sia del tutto appurabile se Dickens stesso avesse

13

Charles Mitchell, “The Mystery of Edwin Drood: The Interior and Exterior of Self”, in ELH, Vol. 33, No. 2, p. 228 (June 1966). Trad.: Il commento critico prevalente su “Il Mistero di Edwin Drood” di Dickens è stato diretto più verso la seconda che sulla prima metà, vale a dire più verso ciò che Dickens non scrisse piuttosto che su quanto scrisse. 14

Saverio Tomaiuolo, Victorian Unfinished Novels: The Imperfect Page, 2012, Palgrave Macmillan.

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predisposto alcun finale al momento del decesso) è in linea con una delle possibili

letture all’opera, ovvero l’assunto che l’autore avesse disposto di scrivere una

detective story. Gerhard Joseph non valuta convincente questo orientamento. La

colpevolezza di Jasper sarebbe palese sin dall’inizio, pertanto l’investigare l’identità

dell’assassino mancherebbe quasi di senso.

Anche Tomaiuolo guarda al romanzo come poco inquadrabile in un genere

letterario preciso: se la cornice può accostarsi ad un mystery novel, Dickens sembra

però più orientato verso la giustapposizione di vari generi per far emergere

incongruenze costitutive e limiti dei canoni letterari vittoriani:

It is neither a social novel nor a novel of manners (although it includes and parodies some elements derived from both), neither a traditionally realistic story (for its hallucinatory imagery) nor a Gothic tale, because – contrarily to Gothic conventions – the setting is contemporary and its characters (apart from the Landlesses) are of an English origin. In using many narrative codes derived from these literary genres, Dickens disrupts them, as it were, from within15.

Se diversamente si pensa al romanzo come ad un thriller psicologico, allora può

essere oggetto di analisi l’evoluzione interiore di John Jasper16.

Anche Edmund Wilson spiega nel saggio Dickens: The Two Scrooges che l’opera è

forse "the most complex piece of writing from the psychological point of view to be

found in the whole of Dickens"17. Wilson attribuisce alla difficoltà di Dickens di

portare a termine la narrazione alcuni conflitti interiori, mutuati dalle agitazioni

nell’animo di Jasper.

15

ivi. Trad.: Non è né un romanzo sociale né un romanzo di maniera (benché includa e parodizzi alcuni elementi derivati da entrambi), né una storia tradizionalmente realistica (a causa del suo immaginario allucinatorio), né una favola gotica, perché, a differenza delle convenzioni del gotico, l’ambientazione è contemporanea e i suoi personaggi (escludendo i Landless) sono di origine inglese. Usando molti codici narrativi derivati da questi generi letterari Dickens li stravolge, per così dire, dall’interno. 16

Gerhard Joseph, “Who Cares Who Killed Edwin Drood? Or, On the Whole, I'd Rather Be in Philadelphia”, in Nineteenth-Century Literature, Vol. 51, No. 2, p. 162 (Sep., 1996). 17

Edmund Wilson, The Wound and the Bow: Seven Studies in Literature, 1941, Mass.: Riverside Press, Cambridge.

Page 16: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

15

Baker concorda e scrive:

In essence, the novel is a study of the warped mentality of a rebel against society, a rebel with whom Dickens associated himself. I make this statement out of my firm conviction that Dickens in his later years had come to feel that he was a lone individual who somehow stood outside the social framework and moral code which we term Victorian. After extolling the solid virtues of normal family life, he had put away his wife and broken up his own home. Hoping for a kind of companionship he had never known, he had fallen desperately in love with an eighteen-year-old actress, Ellen Lawless Ternan […]18.

Il nome dell’amante ricorda molto quello di Helena Landless.

Analizza Steven O’Connor che il principio di frammentazione, o self-division “acts

here as a totalising or unifying device”19. O’Connor riscontra come anche all’interno

del romanzo vi sia un certo orientamento verso la sospensione. Spicca, nella

descrizione di Cloisterham, un senso di stasi: “A drowsy city, Cloisterham, whose

inhabitants seem to suppose, with an inconsistency more strange than rare, that all

its changes lie behind it, and that there are no more to come”20. Un’anticipazione

della rottura del fidanzamento di Edwin e Rosa sembra essere fornita dalla

presentazione del ritratto che il giovane ingegnere dipinge per la promessa sposa:

“the unfinished picture of a blooming schoolgirl hanging over the chimneypiece; […]

There is not the least artistic merit in this picture, which is a mere daub”21.

Joseph sostiene anche che, giungendo l’ultimo capitolo di The Mystery of Edwin

Drood a conclusione e della produzione artistica e della vita di Dickens, non è tanto

significativo speculare unicamente sui risvolti dell’intreccio quanto sulla possibilità

18

op. cit., p. 49. Trad.: Essenzialmente il romanzo è uno studio della mentalità disturbata di un ribelle contro la società, un ribelle cui Dickens associa se stesso. Faccio questa dichiarazione in virtù della mia ferma convinzione che Dickens negli ultimi anni fosse giunto a sentirsi un individuo solitario che in qualche modo stava fuori la struttura sociale e il codice morale che denominiamo vittoriani. Dopo aver celebrato le solide virtù della normale vita familiare, aveva lasciato la moglie e diviso la famiglia. Sperando in un tipo di compagnia mai conosciuto si era perdutamente innamorato dell’attrice diciottenne Ellen Lawless Ternan. 19

Steven O’Connor, “Dead? Alive? Edwin Drood and the Work of Mourning”, in The Dickensian, 1993 Summer, p. 87. 20

Charles Dickens, The Mystery of Edwin Drood, capitolo III. Trad.: Una sonnacchiosa città, Cloisterham, i cui abitanti sembrano supporre, con incoerenza più strana che rara, che tutte le vicessitudini, tutte le novità, appartengano ormai al passato e che non ve ne saranno più in avvenire. 21

The Mystery of Edwin Drood, capitolo II. Trad.: il ritratto non finito di una fanciulla in fiore, appeso sopra il caminetto; […] Non c’è alcun merito artistico in quel ritratto, che è una semplice crosta.

Page 17: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

16

di concepire il romanzo come la summa di tutta un’attività letteraria22. Il capitolo

XXII rappresenterebbe la conclusione di un manoscritto completo e non l’esatta

metà di un’opera in fieri. A supporto di questa concezione del frammento è anche

l’andamento ciclico che lega il capitolo iniziale e l’ultimo pervenutoci. Dickens apre il

romanzo con “The Dawn” e muore durante la stesura di “The Dawn Again”. Oltre a

condividere un titolo simile, anche contenutisticamente la materia è affine: nel

capitolo d’apertura viene presentato il primo dei sogni oppiacei di Jasper e poco

prima che si interrompa la narrazione Dickens si sofferma per la seconda volta sui

viaggi mentali dello zio di Drood in preda alle allucinazioni. “As always, the end is in

the beginning”23: Joseph afferma che la struttura ciclica, a cornice, del frammento,

racchiuso tra i due sogni deliranti di una mente drogata, possa indirizzare

retrospettivamente verso un’interpretazione in chiave allegorica dei trascorsi

artistici e biografici dell’autore.

Il sogno finale fornisce non soltanto una conclusione sufficiente per il romanzo ma

una sorta di commento circa il senso dell’esistenza quando quest’ultima si

apprestava a terminare. A questo riguardo The Mystery of Edwin Drood permette di

aprire una digressione sul tema della ripetizione.

Il monologo iniziale di Jasper raccoglie una serie di elementi ricorrenti:

An ancient English Cathedral Tower? How can the ancient English Cathedral tower be here! The well-known massive gray square tower of its old Cathedral? How can that be here! There is no spike of rusty iron in the air, between the eye and it, from any point of the real prospect. What is the spike that intervenes, and who has set it up? Maybe it is set up by the Sultan’s orders for the impaling of a horde of Turkish robbers, one by one. It is so, for cymbals clash, and the Sultan goes by to his palace in long procession. Ten thousand scimitars flash in the sunlight, and thrice ten thousand dancing-girls strew flowers. Then, follow white elephants caparisoned in countless gorgeous colors, and infinite in number and attendants. Still the Cathedral Tower rises in the background, where it cannot be, and still no writhing figure is on the grim spike24.

22

op. cit., p. 173. 23

ivi, p. 170. 24

The Mystery of Edwin Drood, capitolo I. Trad.: Il campanile di un’antica cattedrale inglese? Come può trovarsi qui il campanile dell’antica cattedrale inglese! La ben nota torre massiccia, grigia e squadrata della sua vecchia cattedrale? Come può esser qui! Non c’è asta di ferro arrugginito nell’aria, tra l’occhio ed essa, da alcun punto della prospettiva reale. Cos’è l’asta che si interpone e chi l’ha eretta? Forse è stata eretta per ordine del Sultano per impalare un’orda di ladroni turchi, uno

Page 18: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

17

Emerge, per Joseph, una certa insistenza verso il reiterare iperbolico dell’elemento

numerico e del contenuto stesso delle visioni. Anche nel capitolo XXIII le

allucinazioni rivelano un carattere osessivo, con una serie di azioni che si

susseguirebbero dapprima nella mente e conseguentemente si tramuterebbero in

atto. I sogni di Jasper rappresenterebbero la trasposizione immaginifica di un

proponimento successivamente espletato nella realtà fattuale.

La ripetizione sottende l’idea che, prima di essere concretizzata, una scena venga

prima a svolgersi svariate volte nel reame della fantasia, quasi come fosse

un’esercitazione:

‘Should you do it in your fancy, when you were lying here doing this?’ She nods her head. ‘Over and over again.’ ‘Just like me! I did it over and over again. I have done it hundreds of thousands of times in this room.’ […] ‘Well; I have told you I did it here hundreds of thousands of times. What do I say? I did it millions and billions of times. I did it so often, and through such vast expanses of time, that when it was really done, it seemed not worth the doing, it was done so soon.’25

In questi termini, il romanzo assurge a un ruolo cruciale se inquadrato nella carriera

di Dickens: un viaggio estetico attraverso molteplici lavori letterari, la scrittura di

romanzi dopo romanzi e la riproposizione di personaggi tra loro simili, con alcune

variazioni ma non di ardua comparazione. I progressi di Dickens stesso, la sua

maturazione umana e letteraria, si muovono, non dissimilmente da John Jasper,

attraverso il dispiegamento di costruzioni fantastiche in forma ripetitiva, fino al

culmine, la morte stessa: “It has been too short and easy”, Joseph cita Jasper; “I

must have a better vision of this; this is the poorest of all. No struggle, no

ad uno. È così, un suono di cembali, e il Sultano va al suo palazzo in lunga processione. Diecimila scimitarre rilucono alla luce del sole, e tre volte diecimila fanciulle danzanti spargono fiori. Poi, seguono bianchi elefanti bardati in innumerevoli stupendi colori, e infiniti nel numero e dignitari. Ancora si eleva la torre della cattedrale sullo sfondo, dove non può esserci, e ancora nessuna figura si contorce sull’asta tetra. 25

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XXIII. Trad.: ‘E lo fareste nella vostra fantasia, mentre state qui a far questo?’ Lei annuisce. ‘Ancora e ancora’. ‘Proprio come me! L’ho fatto ancora e ancora. L’ho fatto centinaia di migliaia di volte in questa stanza’ […] ‘Bene; ti ho detto che l’ho fatto qui centinaia di migliaia di volte. Che dico? L’ho fatto milioni e bilioni di volte. L’ho fatto così spesso, e spendendo così tanto tempo, che quando fu davvero fatto non sembrò che farlo ne valesse la pena, è finito così presto.’.

Page 19: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

18

consciousness of peril, no entreaty”26. Un altro rimando al primo capitolo contenuto

nell’ultimo riguarda la descrizione dello scenario di Cloisterham:

A brilliant morning shines on the old city. Its antiquities and ruins are surpassingly beautiful, with a lusty ivy gleaming in the sun, and the rich trees waving in the balmy air. Changes of glorious light from moving boughs, songs of birds, scents from gardens, woods, and fields – or, rather, from the one great garden of the whole cultivated island in its yielding time – penetrate into the Cathedral, subdue its earthy odour, and preach the Resurrection and the Life. The cold stone tombs of centuries ago grow warm; and flecks of brightness dart into the sternest marble corners of the building, fluttering there like wings27.

L’atmosfera restituita, spiega però Tomaiuolo28, è però di natura opposta: se in

apertura del romanzo la cattedrale esemplifica il carattere sepolcrale dell’antica

cittadina inglese, in questo passo abbondano immagini di luce e simboli di

risurrezione e speranza (quasi prosopopee, queste ultime con la lettera maiuscola

nel testo). Tomaiuolo, oltre a evidenziare il senso di crisi all’interno romanzo,

riscontra che l’incipit stesso contribuisce a veicolare il declino della forma

tradizionale del romanzo vittoriano.

Il discorso indiretto libero rende caotica la descrizione e priva il testo di coerenza

narrativa. Nello specifico, si assiste alla dissoluzione dell’elemento in grado di

catalizzare omogeneità semantica e coerenza testuale, vale a dire il narratore

stesso.

26

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XXIII. Trad.: è stato troppo breve e semplice/devo averne una visione migliore; questa è la più povera di tutte. Nessuna lotta, nessuna consapevolezza del rischio, nessuna supplica. 27

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XXIII. Trad.: Un mattino radioso splende sulla vecchia città. Le sue antichità e rovine sono straordinariamente belle, con l’edera vigorosa che brilla al sole e i ricchi alberi che ondeggiano nell’aria mite. Cambiamenti di luce gloriosa dai rami in movimento, canti d’uccelli, profumi da giardini, boschi, campi (o, piuttosto, da quell’unico grande giardino dell’intera isola coltivata nel suo tempo remissivo) penetrano nella cattedrale, smorzano il suo odore terroso e pregano per la Resurrezione e la Vita. Le fredde pietre tombali di secoli addietro si scaldano; e punti luminosi dardeggiano nei severi angoli marmorei dell’edificio, sbattendo là come ali. 28

op. cit.

Page 20: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

19

Assumendo che il punto di vista sia quello di John Jasper, la perdita delle facoltà

mentali determina una scarsa capacità descrittiva del narrato, di riflesso, corrotto:

‘Wherefore “unintelligible!” is again the comment of the watcher, made with some reassured nodding of his head, and a gloomy smile29.’

Oltre a depistare il lettore con la sua narrazione inattendibile, Jasper è allo stesso

tempo autore inaffidabile: per allontanare ogni sospetto da sè redige un finto diario

privato che affida al Reverendo Crisparkle.

Tomaiuolo accosta questa creazione metaletteraria alla capacità generale della

parola scritta di sviare, discostandosi dall’essere indiscussa portatrice di verità e di

valori positivi. La semplice ricerca di spiegazioni legate alla scomparsa di Drood e il

desiderio di sciogliere l’intreccio, adombrano quindi una molteplicità di istanze e di

spunti di lettura. L’insistenza sulla cattedrale di Cloisterham e la scomparsa di Edwin

Drood la vigilia di Natale sembrano alludere alla sfiducia nei riguardi della religiosità

vittoriana. Jasper, in contrapposizione a Crisparkle, energico uomo di fede, incarna

la blasfemia: rispettato da tutta la comunità, egli è, se non imputabile della

sparizione del nipote, una figura ambigua, che tradisce una morale corrotta pur

conservando una facciata rispettabile. Kathleen Wales, dopo un’analisi molto

puntuale del monologo d’apertura del romanzo, fa emergere che “whether Edwin

was actually murdered is immaterial: Jasper is still guilty of the intent to kill, and the

main interest in the novel is on the inner conflicts”30. L’attenzione sulla mente

criminale, conclude nel contributo, mostra l’interesse verso le dinamiche della

psiche umana, anticipando Joyce e il flusso di coscienza o seguendo l’esempio di

Edgar Allan Poe.

29

The Mystery of Edwin Drood, capitolo I. Trad.: ‘Perché ”incomprensibile!” è ancora il commento dell’osservatore, avanzato con un cenno del capo rassicurato e un sorriso tetro.’. 30

Kathleen Wales, “Dickens and Interior Monologue: The Opening of Edwin Drood Reconsidered”, in Language and Style 7, p. 244 (1984). Trad.: se Edwin Drood fu realmente assassinato è irrilevante: Jasper è comunque colpevole dell’intento di uccidere, e l’interesse principale del romanzo è sui conflitti interiori.

Page 21: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

20

1.3 Jasper! Chi era costui?

Mr. Jasper is a dark man of some six-and-twenty, with thick, lustrous, well-arranged black hair and whiskers. He looks older than he is, as dark men often do. His voice is deep and good, his face and figure are good, his manner is a little sombre. His room is a little sombre, and may have had its influence in forming his manner. It is mostly in shadow. Even when the sun shines brilliantly, it seldom touches the grand piano in the recess, or the folio music-books on the stand, or the book-shelves on the wall, or the unfinished picture of a blooming schoolgirl hanging over the chimneypiece31.

Wilson annovera tra gli intenti di Dickens quello di esplorare “the deep

entanglement and conflict of the bad and the good in one man”32. La singolarità di

questo proposito, illustra, risiede nella doppia natura di Jasper, al contempo

“innocent and wicked”. Il pubblico della middle class di Dickens andava però

ingannato, in quanto una tale compresenza di nature sarebbe parsa inconcepibile.

Dickens predispone “a whole machinery of mystification: of drugs, of telepathic

powers, of remote oriental cults33”.

Mitchell afferma che Dickens ha sempre indagato la relazione tra inner e outer

man34. La prima denominazione è ciò che determina il suo essere un individuo

indipendente dal mondo mentre il secondo è quanto lo concretizza nella realtà

esteriore. In presenza di uno stato d’equilibrio non è riscontrabile la scissione di

questi due aspetti, mentre la demarcazione è netta in un’animo deviato. Nel caso di

John Jasper la divisione tra le due costituenti è ben evidente: l’uomo esteriore è

colui che vive nel rispetto dei concittadini, l’ammirato maestro del coro; l’uomo

interiore è colui che è dipendente dall’oppio, che sarebbe disposto a uccidere pur di

possedere la giovane Rosa. In apertura del romanzo si giustappongono le due realtà

vissute da John Jasper: quella delle allucinazioni, dei palazzi, dei ladroni turchi e

della giovani danzanti e ciò che si offre immediatamente alla vista, una Cloisterham

31

The Mystery of Edwin Drood, capitolo II. Trad.: Mr. Jasper è un uomo scuro di circa ventisei anni, con capelli e baffi neri, folti, lucenti, ben sistemati. Sembra più vecchio della sua età, come spesso accade per gli uomini scuri. La sua voce è profonda e bella, il suo viso e figura sono belli, i suoi modi un poco cupi. La sua stanza è un poco cupa e può aver avuto la sua influenza nel formare il suo comportamento. Per la maggior parte del tempo è nell’ombra. Anche quando il sole splende vividamente è solo di rado che tange il pianoforte a coda nell’angolo oppure gli spartiti sul leggìo, o gli scaffali coi libri a muro, il ritratto non finito di una fanciulla in fiore, appeso sopra il caminetto. 32

op. cit. 33

ivi. 34

op. cit., p. 228.

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21

che è “monotonous, silent city, deriving an earthy flavour throughout from its

Cathedral crypt, and so abounding in vestiges of monastic graves”35.

Jasper non è l’unico personaggio sul quale riflettere in questi termini:

As, in some cases of drunkenness, and in others of animal magnetism, there are two states of consciousness which never clash, but each of which pursues its separate course as though it were continuous instead of broken (thus, if I hide my watch when I am drunk, I must be drunk again before I can remember where), so Miss Twinkleton has two distinct and separate phases of being. […] Miss Twinkleton’s companion in both states of existence, and equally adaptable to either, is one Mrs. Tisher: a deferential widow with a weak back, a chronic sigh, and a suppressed voice, who looks after the young ladies’ wardrobes, and leads them to infer that she has seen better days36.

Anche i due gemelli Landless possono configurarsi come le due metà della stessa

persona:

‘Each time she dressed as a boy, and showed the daring of a man. […] I remember when I lost the pocket-knife with which she was to have cut her hair short. […] You don’t know, sir, yet, what a complete understanding can exist between my sister and me, though no spoken word—perhaps hardly as much as a look—may have passed between us’37.

Nel romanzo, continua Mitchell, figurano anche personaggi talmente proiettati nel

mondo esteriore da aver rinnegato se stessi: Drood, lo scalpellino Durdles, il tronfio

Sapsea. Durdles trascorre così tanto tra le pietre tombali da essere “of their color

from head to foot”38.

35

The Mystery of Edwin Drood, capitolo III. Trad.: […] una città monotona, silenziosa, che deriva un sapore terroso dalla cripta della sua cattedrale, e dove abbondano le vestigia di tombe monastiche. 36

The Mystery of Edwin Drood, capitolo III. Trad.: Come in alcuni casi di ebbrezza e in altri di magnetismo animale ci sono due stadi di coscienza che non collidono mai ma ciascuno persegue il suo corso separato come se fosse continuo piuttosto che interrotto (allo stesso modo, se io nascondo il mio orologio da ubriaco devo essere nuovamente ubriaco per ricordarmi dove), così Miss Twinkleton ha due fasi di esistenza distinte e separate. […] La compagna di Miss Twinkleton in entrambi gli stati d’esistenza, e ugualmente adattabile a entrambi, è una certa Mrs. Tisher: una vedova rispettosa con la schiena debole, il sospiro cronico e la voce sommessa, che si prende cura dei guardaroba delle giovani signorine e le induce a pensare che abbia conosciuto giorni migliori. 37

The Mystery of Edwin Drood, capitolo VII. Trad.: ‘Ogni volta si travestiva da ragazzo e dava prova dell’ardire di un uomo. […] Ricordo quando persi il coltellino col quale ella avrebbe dovuto tagliarsi i capelli. […] Non sapete ancora, signore, che totale intesa possa esserci tra mia sorella e me, anche qualora non ci si scambi una parola, forse non più di uno sguardo.‘ 38

The Mystery of Edwin Drood, capitolo IV.

Page 23: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

22

Sapsea è “the purest jackass in Cloisterham”39:

Mr. Sapsea ‘dresses at’ the Dean; has been bowed to for the Dean, in mistake; has even been spoken to in the street as My Lord, under the impression that he was the Bishop come down unexpectedly, without his chaplain. Mr. Sapsea is very proud of this, and of his voice, and of his style40.

Edwin Drood potrebbe trasformarsi in un uomo à la Sapsea ed egli stesso si

definisce in questi termini:

‘I am afraid I am but a shallow, surface kind of fellow, Jack, and that my headpiece is none of the best. But I needn’t say I am young; and perhaps I shall not grow worse as I grow older. At all events, I hope I have something impressible within me, which feels—deeply feels—the disinterestedness of your painfully laying your inner self bare, as a warning to me.’41

Howard Duffield suggerisce un elemento che dipanerebbe il mistero della

scomparsa di Edwin Drood. Jasper sarebbe membro di una setta di adoratori della

dea Kali, in onore della quale gli adepti commettevano efferati omicidi. Il tema

dell’Oriente permea infatti l’intero romanzo: in apertura si legge di sultani, ladroni

turchi, scimitarre, “like the fantastic figures of an Eastern rug, are woven into the

web of the narrative by its introductory sentences”42. La fumeria d’oppio di Princess

Puffer è una finestra sull’Oriente, e tra i suoi frequentatori figurano “a Chinaman

and a Lascar”. Mr. Sapsea, nel suo inventario di esperienze, cita “Japan with Egypt,

with Bamboo and sandalwood from the East Indies”43. I gemelli Landless

provengono da Ceylon ed anche la descrizione fisica di Jasper suggerirebbe origini

orientali. L’illustratore Luke Fildes, riporta Duffield, riceve ad un certo punto

l’istruzione di ritrarlo con una sciarpa più grande al collo. Alla richiesta di

informazioni circa questa disposizione Fildes viene informato che è “necessary, for

39

ibid. 40

ibid. Trad.: Mr. Sapsea si ‘veste alla maniera’ del decano; per errore riceve inchini come fosse il decano; è stato pure appellato My Lord per strada, avendo dato l’impressione di essere il vescovo disceso inaspettatamente senza il suo cappellano. Mr. Sapsea ne va molto fiero, così come anche della sua voce e del suo stile. 41

The Mystery of Edwin Drood, capitolo II. Trad.: ‘Temo di essere non più di un tipo vacuo e superficiale, Jack, e il mio cervello non è dei migliori. Non occorre che dica di esser giovane; e forse non peggiorerò invecchiando. Ad ogni modo, spero di avere dentro di me qualcosa di sensibile, che senta (senta profondamente) il disinteresse del tuo doloroso aver messo a nudo il tuo intimo, come monito per me.’. 42

Howard Duffield, “John Jasper—Strangler”, in Bookman 70, p. 582 (February 1930). 43

The Mystery of Edwin Drood, capitolo IV.

Page 24: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

23

Jasper strangles Drood with it”44. I Thug erano difatti avvezzi ad assassinare le loro

vittime per strangolamento. La dea Kali incarna la distruzione e Dickens nel

romanzo fa proferire a Jasper questo giuramento: “that I will fasten the crime of the

murder of my dear dead boy upon the murderer. And, That I devote myself to his

destruction”45. Gli adepti dovevano selezionare un luogo per occultare i cadaveri

delle vittime e Jasper si premura di ispezionare la cripta della cattedrale.

L’adesione di Jasper al culto della dea induista spiegherebbe anche una tendenza

piuttosto ostentata dell’uomo nel dimostrare attaccamento verso il nipote: “there is

such an exceptional attachment between my nephew and me, that I am more

sensitive for the dear, fortunate, happy, happy fellow than for myself”46.

Consuetudine era infatti che gli strangolatori si guadagnassero l’intimità delle

vittime prescelte e risultassero fuori da ogni sospetto.

Un altro studio, riassume Wilson, riconoscerebbe in Jasper un ipnotista 47.

Il tema rispecchia un interesse dello stesso Dickens: egli aveva incontrato una

donna, riporta la figlia Kate Perugini, che soffriva di disturbi allucinatori ed

affermava di essere perseguitata da una schiera di spettri. Dickens avrebbe seguito

il decorso psichico della donna per mesi ipnotizzandola una o due volte al giorno,

fino a maturare una vera e propria ossessione.

Wilson cita anche William Robertson Nicoll, il quale ipotizza che Jasper abbia

esercitato un potere su Crisparkle per spingerlo alla diga e rinvenire gli effetti

personali di Edwin48.

Boyd parla invece di mesmerismo o magnetismo animale che Jasper eserciterebbe

sugli altri personaggi.

44

op. cit. p. 583. Trad.: è necessario, poiché Jasper vi strangola Drood 45

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XVI. Trad.: che io possa chiudere il crimine dell’assassinio del mio caro ragazzo sull’assassino. E possa io votare me stesso alla sua distruzione. 46

The Mystery of Edwin Drood, capitolo IX. Trad.: Vi è un’eccezionale attaccamento tra mio nipote e me, tale che sono più sensibile per il mio caro, fortunato, felice, felice ragazzo che per me stesso. 47

op. cit. 48

William Robertson Nicoll, The Problem of Edwin Drood: A Study in the Methods of Dickens, 1912, Hodder and Stoughton, London.

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24

In primis su Rosa, ben evidente nella scena della lezione di piano:

‘He has made a slave of me with his looks. He has forced me to understand him, without his saying a word; and he has forced me to keep silence, without his uttering a threat. When I play he never moves his eyes from my hands. […] I avoid his eyes, but he forces me to see them without looking at them.’49

Questa forza oscura sarebbe anche in grado di condurre alla lite Edwin e Neville,

così da fornire a Jasper un capro espiatorio al momento della scomparsa del nipote.

Wilson, infine, traccia un parallelo tra questo “jaded traveller”, viaggiatore sfinito, e

la figura dell’autore. Come Dickens, Jasper è un artista, un musicista. L’oppio lo

trasporta in una realtà immaginaria, al di fuori della vita degli uomini. Entrambi

esercitano un forte ascendente su amici e familiari e si sono resi rispettabili agli

occhi della comunità. Jasper è l’epitome di quell’insolubile problema morale che si

presenta a Dickens stesso.

49

The Mystery of Edwin Drood, capitolo VIII. Trad.: ‘Mi ha reso schiava con le sue occhiate. Mi ha forzato a capirlo senza dire una parola; e mi ha forzato a mantenere il silenzio, senza che egli proferisse una alcuna minaccia. Quando suono non distoglie mai lo sguardo dalle mie mani. […] Evito i suoi occhi ma mi obbliga a guardarli senza che io li guardi.’.

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25

2. THE DECODING OF EDWIN DROOD: UNA SOLUZIONE CREDIBILE

2.1 The Sapsea Fragment: un frammento nel frammento

John Forster rinviene tra le carte di Dickens alcuni fogli, “so cramped,

interlined, and blotted as to be nearly illegible”50. La numerazione delle pagine è

discontinua e il colore dell’inchiostro varia in più passaggi. Il testo compare sotto

l’intestazione “How Mr. Sapsea Ceased To Be A Member Of The Eight Club” (sic).

Quel che oggi è noto come Sapsea Fragment contribuisce ad infittire le

problematiche filologiche sulla composizione di Edwin Drood.

Il personaggio chiave è Mr. Sapsea, ma Forsyte riscontra alcune differenze con la

dramatis persona nel romanzo. Sebbene certe somiglianze nella caratterizzazione

siano immediate, il Sapsea del frammento esaspera quel che nel romanzo era solo

un vezzo, ossia l’atteggiamento mimetico a membro del clero. Tradisce inoltre una

spiccata crudeltà ai danni del maestro di danza Kimper e del chirurgo Peartree,

laddove il Sapsea di Cloisterham non rappresentava una figura particolarmente

deprecabile ma solo risibile51.

Cosa rappresenta, allora, questo breve testo nell’economia dell’ultimo romanzo?

Forster ritiene che Dickens avesse cercato di distogliere l’attenzione del lettore

creando un subplot, col timore che la narrazione fosse giunta ad un nodo cruciale

con troppo anticipo52. Secondo Cox, invece, Dickens produsse queste pagine dopo

essere stato avvisato dai suoi tipografi che i primi due numeri erano troppo brevi53.

Forsyte legge nel frammento di Sapsea una composizione indipendente, in quanto

non vi sono cenni alla Cloisterham del romanzo o ad altre istanze: “it is as though

the Fragment exists in a vacuum rather than being meant to fit in a partly written

50

op. cit. 51

Charles Forsyte, “The Sapsea Fragment: Fragment of What?”, in The Dickensian, p. 18 (Spring 1986). 52

op. cit. 53

Arthur J. Cox, “The Drood remains revisited – The Sapsea Fragment”, in Dickens Quarterly, Vol. 24, Iss. 2 (June 2007).

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26

novel”54. Spingendo però oltre le congetture, non è improbabile che esso

rappresenti un lavoro antecedente dal quale Dickens avrebbe ripescato delle idee: il

banditore Sapsea assume un ruolo attanziale connesso ai piani di Jasper (Dickens

annota che Jasper “will want a solemn donkey bye and bye”), la defunta Mrs.

Sapsea appare di qualche utilità per fornire una tomba e un epitaffio per la nuova

storia e Mrs. Twinkleton, nominata en passant, sopravvive all’oblio per dare una

casa a Rosa. Si potrebbe aggiungere anche Poker, in linea con la presentazione nella

vicenda del misterioso Dick Datchery. Un’altra ipotesi suppone che Dickens

distruggesse le sue bozze preparatorie dopo avervi attinto: sarebbe questa la

motivazione per cui la parte che sarebbe confluita in Datchery è ancora consultabile

mentre i fogli precedenti nella numerazione sono andati perduti.

Charles Forsyte, lasciando in sospeso gli interrogativi, se ne appropria per la sua

continuazione romanzata e dichiara: “The temptation to embody several pages of

genuine Dickens in the continuation was too great to be resisted”55.

2.2 Indizi e deduzioni

Nella prima parte di The Decoding of Edwin Drood (1980) Forsyte espone una

serie di considerazioni per giustificare la propria “soluzione credibile” al mistero

della scomparsa dell’ingegnere Edwin Drood56. La prima delle sue assunzioni è che

Dickens intendesse svelare che Jasper è il carnefice del nipote, unitamente alle

motivazioni del proprio gesto. Tale ipotesi muove inizialmente dall’improbabilità

che Dickens abbia mentito a familiari e collaboratori. In seconda istanza Forsyte

analizza le crisi di Jasper connesse al consumo di oppio. Edwin Drood si apre con le

allucinazioni del maestro del coro, che, secondo alcuni, sono poco realistiche in

quanto più tipiche di fumatori di hashish che di oppio. Non è su questo elemento

che Forsyte concentra la propria attenzione: Dickens non consumava oppio se non

54

op. cit., p. 17. 55

op. cit., p.18. 56

Charles Forsyte, The Decoding of Edwin Drood, 1980, Gollancz detection, London.

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27

in dosi medicinali e quel che descrisse fa piuttosto capo a fonti letterarie. Forse

Dickens esportò del materiale da The Manners and Customs of the Modern

Egyptians (1836) di Edward Lane, in cui un mago incanta dell’inchiostro nel palmo

della mano di un giovane, che esperisce delle visioni del tutto simili a quelle di

Jasper. Dati questi elementi, il quesito risiede nel perché Dickens abbia così

enfatizzato il tema dell’oppio. Le fumerie al tempo erano relativamente nuove in

Inghilterra e certo segnano un contrasto con il carattere solenne della cittadina di

Cloisterham.

Forsyte propone che le scene legate all’oppio siano un espediente per spostare il

focus da alcuni punti salienti, che in isolamento sarebbero sovraesposti. Ciò su cui si

concentra lo studioso è la personalità di Jasper: l’oppio potrebbe contribuire a

sviare l’attenzione da qualche oscuro segreto.

Nella fattispecie sono oggetto d’analisi gli attacchi periodici che sconvolgono

l’uomo. Nel secondo capitolo Drood nota uno “strange film” nello sguardo di Jasper

e lo zio gli confessa di assumere oppio per superare un’agonia che lo tormenta,

poco prima di irrigidirsi sulla sedia e di un aumento nella sudorazione. La vigilia di

Natale il ragazzo incontra la vecchia Princess Puffer sulla quale similmente si nota “a

curious film”, tanto da portare all’associazione con la crisi di Jasper. Alcuni hanno

azzardato che tra il maestro del coro e la donna vi possa essere un legame di

parentela ma Forsyte giudica eventuali somiglianze solo connesse al consumo della

sostanza. A differire è però la fenomenologia: la vecchia non è vittima di un attacco

violento come nel caso di Jasper ma permane in uno stato di semi-coscienza privo di

parossismi, in cui la reazione fisica più evidente è rappresentata da tremori. Inoltre

Princess Puffer, più che apparire una figura minacciosa nei riguardi di Drood, si

premura di proferire un monito: Ned (diminutivo a esclusivo appannaggio dello zio)

sarebbe “a threatened name. A dangerous name”57. Al contrario, Jasper pare subire

una certa trasfigurazione nei modi oltre a dei sintomi fisici e per tre volte, agli inizi

della vicenda, rimarca al nipote che egli debba tutelarsi da un imprecisato pericolo,

57

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XIV.

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dichiarando “take it as a warning, then”, “you won’t be warned, then?” e “you can’t

be warned, then?”58. Forsyte prova a ipotizzare che Dickens abbia indotto il lettore

a stabilire una naturale corrispondenza tra la condotta dello zio di Drood e il

consumo della droga: né la “Opium Woman” né gli avventori della sua fumeria

condividono gli stessi sintomi e questi ultimi sono descritti solo nei momenti di

trance, contrariamente a quelli di Jasper che perdurano anche dopo aver

riacquistato conoscenza. Ci sarebbe inoltre un “Jasper Before” e un “Jasper After”:

prima degli attacchi l’uomo osserva la donna dell’oppio con una sorta di “disgusto

filosofico”, dopo la crisi egli è del tutto un altro uomo:

‘What visions can she have?’ the waking man muses, as he turns her face towards him, and stands looking down at it. ‘Visions of many butchers’ shops, and public-houses, and much credit? Of an increase of hideous customers, and this horrible bedstead set upright again, and this horrible court swept clean? What can she rise to, under any quantity of opium, higher than that!—Eh?’ He bends down his ear, to listen to her mutterings. ‘Unintelligible!’ [… ] Then he comes back, pounces on the Chinaman, and seizing him with both hands by the throat, turns him violently on the bed. The Chinaman clutches the aggressive hands, resists, gasps, and protests. ‘What do you say?’ A watchful pause. ‘Unintelligible!’ Slowly loosening his grasp as he listens to the incoherent jargon with an attentive frown, he turns to the Lascar and fairly drags him forth upon the floor. As he falls, the Lascar starts into a half-risen attitude, glares with his eyes, lashes about him fiercely with his arms, and draws a phantom knife59.

In seguito all’attacco Jasper si tramuta in un maniaco omicida ma Dickens,

nuovamente, cerca di camuffare la sua veemenza dipingendo anche gli altri due

uomini con tratti violenti, per suggerire che possa essere un comune denominatore

58

The Mystery of Edwin Drood, capitolo II. Trad.: ‘prendilo come avvertimento, allora.’/’Non sarai avvertito, quindi?’/’Non puoi essere avvertito, quindi?’ 59

The Mystery of Edwin Drood, capitolo I. Trad.: ‘Che visioni ella può avere?’ Medita l’uomo che si ridesta, come volge il viso di lei nella sua direzione, e sta a fissarlo. ‘Visioni di molte macellerie, pub, e molto credito? Di un aumento di terribili clienti, e questo orribile fusto della lettiera sta eretto di nuovo, e questo orribile cortile pulito? Fino a dove può spingersi, sotto qualunque quantità di oppio, più di così! Eh?’. Porge l’orecchio chinandosi, per sentire i mormorii di lei. ‘Incomprensibile!’ [… ] Poi torna indietro, piomba sul cinese e brancandolo per la gola con entrambe le mani lo rigira con violenza sul letto. Il cinese stringe le mani aggressive, resiste, afferra e protesta. ‘Che dici?’. Una pausa guardinga. ‘Incomprensibile!’. Allentando lentamente la presa mentre ascolta il linguaggio incoerente con un’attenta espressione accigliata si volge verso il lascaro e ugualmente lo trascina avanti sul pavimento. Cadendo il lascaro inizia a raddrizzarsi per metà, lancia uno sguardo truce, si agita verso di lui con le braccia e tira fuori un pugnale immaginario.

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per tutti i fumatori di oppio. Un altro strumento per fuorviare il lettore è l’utilizzo

della parola “unintelligible”: proferita prima e dopo la crisi produrrebbe una

sensazione di continuità, adombrando la transizione tra due personalità di Jasper. A

corroborare questa riflessione il confronto con la prima bozza della scena in cui il

maestro del coro rivela a Drood di far uso di oppio, nel secondo capitolo: Jasper

chiede al nipote di mettere due coltelli fuori dalla porta per attirare i fulmini ma essi

non sono sopravvissuti nella versione pubblicata; secondo Forsyte i coltelli

sarebbero troppo connessi all’idea di arma e quindi rivelare con discreto anticipo la

natura pericolosa di Jasper. In sostanza, quanto lo studioso è giunto a teorizzare è

che le crisi dell’uomo siano totalmente avulse dalla sua condizione di fumatore

d’oppio: esse rappresentano piuttosto la linea di demarcazione tra il rispettato

cittadino e il folle assassino.

L’uomo che lascia la fumeria d’oppio londinese all’inizio del romanzo è così

l’Assassino e così trasfigurato si affretta verso la cattedrale di Cloisterham per la

funzione serale. La chiusa del primo capitolo recita le seguenti parole: “and then the

intoned words, ‘WHEN THE WICKED MAN—’ rise among groins of arches and beams

of roof, awakening muttered thunder”60.

A che significato assurge la citazione di Ezechiele, proprio nelle battute iniziali della

vicenda? Nelle annotazioni con cui Dickens corredava il testo in fase di scrittura si

ritrova:

Opium-Smocking Touch the Key note ‘When the Wicked Man’ —61

Secondo l’interpretazione di Forsyte in questo passo risiede pertanto la chiave di

lettura dell’intera storia di Edwin Drood: a cantare nel coro della cattedrale è

certamente un uomo malvagio ma non Jasper nella sua interezza, come si

tenderebbe a ipotizzare senza ricollegarsi alla teoria delle crisi dell’uomo, bensì

l’Assassino. Non bisogna altresì ignorare che Dickens si rivolgeva al lettore

vittoriano, familiare al prosieguo di Ezechiele: “Ma se il malvagio si ritrae da tutti i

60

The Mystery of Edwin Drood, capitolo I. Trad.: e poi le parole intonate, ‘QUANDO L’UOMO MALVAGIO…‘ si levano tra i costoloni degli archi e le travi del soffitto. 61

Trad.: Fumare oppio/Tocca il punto cruciale/Quando l’uomo malvagio…

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peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e

rettitudine, egli vivrà, non morirà”62. Un fedele legge in questa frase la

trasformazione dell’uomo malvagio nell’uomo giusto. Forsyte estende all’intero

romanzo questo paradigma e riesce a inquadrare l’opera come il racconto del

passaggio da una personalità ad un’altra. Nei primi due capitoli Dickens concentra

già tre di queste crisi foriere di un cambio di personalità: nella fumeria, nella

cattedrale (apprendiamo i sintomi in via indiretta, attraverso il dialogo tra il

sacrestano Tope, il decano e Crisparkle) e nell’abitazione di Jasper alla prima

apparizione di Drood.

In quest’ultimo caso si legge:

Once for all, a look of intentness and intensity—a look of hungry, exacting, watchful, and yet devoted affection—is always, now and ever afterwards, on the Jasper face whenever the Jasper face is addressed in this direction63.

Secondo Forsyte l’articolo preposto al nome di Jasper alluderebbe al fatto che

l’uomo possa avere due volti e che in questa occasione a rivolgersi al nipote con

sguardo d’affetto (un sentimento sincero e non artato) sia la personalità dell’Uomo

Jasper, non dell’Assassino. Similmente al passaggio censurato dei coltelli, la versione

pubblicata reca la frase “when Jasper is restored, he lays a tender hand upon his

nephew’s shoulder64” ma nella bozza si legge anche dell’altro: “when he […] is quite

himself and is as it were once all resolved into that concentrated look”65.

Questa piccola porzione di testo contiene un indizio pregnante, ovvero le parole “as

it were”: secondo lo studioso esse qualificano l’atteggiamento dello zio come

artefatto. Poco oltre Dickens scrive di due “extreme states” e infine lo zio, con una

“benevolenza pensierosa” propone a Drood una visita al cimitero. La meta della

passeggiata non è scelta casualmente, difatti le stesse annotazioni di cui sopra

includevano questa precisazione. Compare inoltre la dicitura “murder very far off”,

62

Ezechiele, 18:21–32. 63

The Mystery of Edwin Drood, capitolo II. Trad.: Alla fine uno sguardo di gravità e intensità (uno sguardo di affamata, esigente, guardinga ma devota affezione) è sempre, ora e per sempre, sul volto di Jasper ogni volta che il volto di Jasper è rivolto in questa direzione. 64

The Mystery of Edwin Drood, capitolo II. Trad.: Quando Jasper si è ripreso appoggia una tenera mano sulla spalla di suo nipote. 65

Trad.: Quando egli […] è quasi in sé ed è come se fosse tutto risolto in quello sguardo concentrato.

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che allude molto probabilmente a quale sarebbe stato il destino di Edwin Drood

date certe premesse. Le note del terzo capitolo accennano al collegio di Rosa e alla

sua direttrice Miss Twinkleton, la quale vive una “doppia esistenza”. Per Forsyte si

tratta di un nuovo indizio per far emergere la vera natura di Jasper. Nella direttrice,

senza che sia coinvolta alcuna sostanza in grado di alterare le percezioni, ogni notte

si risveglia una personalità eccentrica di cui la donna non ha memoria durante il

giorno. Se il paragone è calzante, allora, Jasper non è consapevole del proprio lato

oscuro.

Il comportamento di Jasper (l’Assassino) tradisce in alcuni casi anche violenza, come

nel caso dell’incontro con il monello di Cloisterham: “cries Jasper in a fury: so

quickly roused, and so violent, that he seems an older devil himself”66. Un altro

segno distintivo dell’Assassino pare essere il suo bel canto, particolarmente

armonico in questo suo stato violento: “beautifully turns the Refrain of a drinking

song”67, “he sits chanting choir-music in a low and beautiful voice, for two or three

hours”68. L’acme è raggiunto in corrispondenza della scomparsa di Drood:

Mr. Jasper is in beautiful voice this day. In the pathetic supplication to have his heart inclined to keep this law, he quite astonishes his fellows by his melodious power. He has never sung difficult music with such skill and harmony, as in this day’s Anthem. His nervous temperament is occasionally prone to take difficult music a little too quickly; to-day, his time is perfect69.

Ciò che risulta di arduo discernimento è se l’ordinaria personalità di Jasper appaia

nuovamente in alternanza all’Assassino.

66

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XII. Trad.: […] grida Jasper furioso: così velocemente istigato e così violento che sembra egli stesso un vecchio diavolo. 67

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XVIII. Trad.: […] magnificamente passa al ritornello di una canzone da bevuta. 68

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XII. Trad.: […] siede cantando musica corale con voce bassa e bellissima, per due o tre ore. 69

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XIV. Trad.: Mr. Jasper ha una voce bellissima oggi. Nella sua supplica patetica di avere il cuore disposto a mantenere questa legge quasi sorprende i suoi compagni con il suo potere melodioso. Non ha mai cantato musica complessa con tale abilità e armonia come nell’inno di oggi. Il suo temperamento nervoso è occasionalmente soggetto a cantare musica difficile un po’ troppo velocemente; oggi il suo tempo è perfetto.

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Forsyte non riscontra prove evidenti nel testo e specifica che questo senso di

disorientamento è acuito dalla posizione enfatica alla fine dei primi tre numeri:

l’impressione generale è comunque che sia un Jasper sinistro e minaccioso.

La mattina dopo la sparizione di Edwin Drood è la personalità dello zio affettuoso a

predominare, con un Jasper sinceramente afflitto per la perdita del nipote che

prende parte alle sue ricerche; Dickens sarebbe onesto verso il lettore quando

afferma che “It would be difficult to determine which was the more oppressed with

horror and amazement: Neville Landless, or John Jasper. […] Each was bowed down

and broken”70. Lo stesso accade quando Grewgious gli rivela che Edwin e Rosa

avevano risolto di interrompere il fidanzamento e l’avvocato “heard a terrible

shriek, and saw no ghastly figure, sitting or standing; saw nothing but a heap of torn

and miry clothes upon the floor”71. In quest’ultimo frangente Forsyte trova la

giustificazione di un nuovo passaggio alla personalità dell’Assassino: benché dopo il

compimento del misfatto sia in qualche misura necessario che Jasper torni alla

normalità e si riappropri pienamente della sua aura di rispettabilità, esaurita la sua

funzione strumentale, la rivelazione di Grewgious induce la metà demoniaca

dell’uomo a ridestarsi per fronteggiare un’eventuale situazione di pericolo. Così è

l’Assassino che apre il capitolo seguente (“John Jasper recovered from his fit or

swoon”72) e che divora insaziabilmente il cibo:

Jasper both ate and drank almost voraciously. Combined with the hurry in his mode of doing it, was an evident indifference to the taste of what he took, suggesting that he ate and drank to fortify himself against any other failure of the spirits, far more than to gratify his palate73.

70

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XV. Trad.: Sarebbe arduo stabilire chi fosse il più gravato da orrore e stupore: Neville Landless o John Jasper. […] Ciascuno era piegato e abbattuto. 71

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XV. Trad.: […] udì un terribile grido e non vide più una figura spettrale, seduta o in piedi; non vide nient’altro che un mucchio di abiti laceri e fangosi sul pavimento. 72

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XVI. Trad.: John Jasper si riprese dalla sua crisi o mancamento. 73

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XVI. Trad.: Jasper mangiò e bevette quasi con voracità. Unita alla fretta nel farlo c’era un’evidente indifferenza al gusto di ciò che prese, che suggeriva che mangiasse e bevesse per fortificarsi contro ogni altro fallimento nello spirito più che per gratificare il suo palato.

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Durante il pasto, l’Assassino ha facoltà di ponderare su una nuova possibilità

profilatasi dopo la notizia appresa per occultare la propria colpevolezza: creare uno

scenario fittizio in cui il nipote diparte da Cloisterham volontariamente per l’onta di

dover confessare che le sue nozze non avrebbero mai avuto luogo.

Divulgata questa ipotesi anche al cospetto di Crisparkle, il religioso aggiunge

azzardatamente un nuovo dettaglio, esplicando che il suo protetto Neville Landless

era innamorato di Rosa. Impallidendo nuovamente, Jasper avrebbe macchinato un

nuovo piano per eliminare Landless. Tramite poteri ipnotici induce Crisparkle a

recarsi alla diga della cittadina per trovarvi gli effetti personali di Edwin Drood: i

sospetti su Neville aumentano tanto che il giovane è costretto a lasciare

Cloisterham. A questo punto della vicenda il maestro del coro ritorna in sé e ai suoi

doveri nella cattedrale. Sei mesi più tardi nella vicenda e in apertura del quinto

numero nel manoscritto Jasper rimane per l’arco di due capitoli nell’ombra,

avvistato di tanto in tanto da Grewgious nei pressi nel nuovo domicilio di Neville a

Londra. Nel capitolo XIX si snoda una scena che con ogni probabilità il lettore

contemporaneo a Dickens concepiva seriamente mentre la fruizione di un moderno

non consente di oltrepassare il pregiudizio del sentimentalismo vittoriano. Forsyte

azzarda che Jasper sia in buona fede nel ritenere Neville colpevole della sparizione

del nipote ma che per amore di Rosa, alla quale sta dischiudendo il segreto della sua

passione, sarebbe disposto a lasciar decadere l’accusa su Landless (non secondaria

in questa condizione l’amicizia tra Rosa e la sorella del giovane sospettato) qualora

ella accetti di donarglisi:

‘There is my fidelity to my dear boy after death. Tread upon it!’ […] ‘There is the inexpiable offence against my adoration of you. Spurn it!’ […] ‘There are my labours in the cause of a just vengeance for six toiling months. Crush them!’74

74

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XIX. Trad.: ‘C’è la mia fedeltà verso mio nipote dopo la morte. Sia calpestata!’ […] ‘C’è l’inespiabile offesa verso la mia adorazione per Voi. Sia respinta!’ […] ‘Ci sono i miei sforzi nella causa di una giusta vendetta di sei faticosi mesi. Siano frantumati!’.

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34

Il pathos raggiunge il culmine quando Jasper professa:

‘There is my past and my present wasted life. There is the desolation of my heart and my soul. There is my peace; there is my despair. Stamp them into the dust; so that you take me, were it even mortally hating me!’75

Lo studioso legge in queste asserzioni un esempio di ironia drammatica: nel

momento di sincerità prodotto dal desiderio frustrato per Rosa la personalità di

Jasper si crede realmente innocente del delitto e accusa Landless.

Qualora il lettore non avesse colto il senso del capitolo, ci suggerisce Forsyte,

Dickens strumentalizza le riflessioni di Rosa nel capitolo seguente per fare un sunto:

She ran over in her mind again, all that he had said by the sun-dial in the garden. He had persisted in treating the disappearance as murder, consistently with his whole public course since the finding of the watch and shirt-pin. If he were afraid of the crime being traced out, would he not rather encourage the idea of a voluntary disappearance? He had even declared that if the ties between him and his nephew had been less strong, he might have swept ‘even him’ away from her side. Was that like his having really done so? He had spoken of laying his six months’ labours in the cause of a just vengeance at her feet. Would he have done that, with that violence of passion, if they were a pretence? Would he have ranged them with his desolate heart and soul, his wasted life, his peace and his despair? The very first sacrifice that he represented himself as making for her, was his fidelity to his dear boy after death. Surely these facts were strong against a fancy that scarcely dared to hint itself. And yet he was so terrible a man! In short, the poor girl (for what could she know of the criminal intellect, which its own professed students perpetually misread, because they persist in trying to reconcile it with the average intellect of average men, instead of identifying it as a horrible wonder apart) could get by no road to any other conclusion than that he was a terrible man, and must be fled from.76

75

ivi. Trad.: ‘C’è il mio passato e la mia vita presente sprecata. C’è la desolazione del mio cuore e della mia anima. C’è la mia pace; c’è la mia disperazione. Siano estinti nella polvere; così che tu mi prenda, fosse anche odiandomi a morte!’. 76

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XX. Trad.: Ripercorse con la mente tutto quanto egli disse presso la meridiana nel giardino. Si era ostinato a riferirsi alla scomparsa come assassinio, coerentemente con il suo intero decorso pubblico a partire dal ritrovamento dell’orologio e della spilla. Se egli temesse che il crimine venisse scoperto non incoraggerebbe forse l’idea di una sparizione volontaria? Aveva perfino dichiarato che se il legame tra lui e il nipote fosse stato meno forte avrebbe spazzato via ‘persino lui’ dal fianco di lei. Che l’avesse fatto davvero? Aveva detto di deporre ai piedi di lei i suoi sforzi di sei mesi nella causa di una vendetta giusta. L’avrebbe fatto, con quella passione violenta, se fosse stata una finzione? Li avrebbe schierati col suo cuore ed anima desolati, la sua vita sprecata, la sua pace e la sua disperazione? Il primissimo sacrificio che si imponeva per lei era la fedeltà del suo caro ragazzo dopo la morte. Di certo questi fatti erano forti contro una fantasia che appena osava manifestarsi. Ma era un uomo tanto terribile! In breve, la poverina (per quanto ne sapesse dell’intelletto criminale, che i suoi studiosi professi interpretano male sempre, perché persistonono nel cercare di riconciliarlo con l’intelletto comune dell’uomo medio, anziché identificarlo come un orribile prodigio a parte) non sapeva percorrere nessuna strada verso qualunque conclusione che non fosse che egli era un uomo terribile da cui si doveva fuggire.

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Forsyte, nella ricerca di prove nel testo per ricostruire la sinossi di Edwin Drood, si

sofferma su due paragrafi che, ammette, aveva precedentemente giudicato poco

pregnanti e spesso trascurato nel close-reading.

In apertura del capitolo X Dickens ricapitola il litigio tra Edwin e Neville (all’inizio di

un nuovo numero mensile poteva essere utile ai fini di agevolare il lettore)

attraverso il dialogo tra Crisparkle e la madre.

Prima che il religioso abbia un colloquio col giovane Landless per suggerirgli di

rimediare al diverbio compare la descrizione di una credenza:

It was a most wonderful closet, worthy of Cloisterham and of Minor Canon Corner. Above it, a portrait of Handel in a flowing wig beamed down at the spectator, with a knowing air of being up to the contents of the closet, and a musical air of intending to combine all its harmonies in one delicious fugue. No common closet with a vulgar door on hinges, openable all at once, and leaving nothing to be disclosed by degrees, this rare closet had a lock in mid-air, where two perpendicular slides met; the one falling down, and the other pushing up. The upper slide, on being pulled down (leaving the lower a double mystery), revealed deep shelves of pickle-jars, jam-pots, tin canisters, spice-boxes, and agreeably outlandish vessels of blue and white, the luscious lodgings of preserved tamarinds and ginger. Every benevolent inhabitant of this retreat had his name inscribed upon his stomach. […] The scene closing on these charmers, and the lower slide ascending, oranges were revealed, attended by a mighty japanned sugar-box, to temper their acerbity if unripe. Home-made biscuits waited at the Court of these Powers, accompanied by a goodly fragment of plum-cake, and various slender ladies’ fingers, to be dipped into sweet wine and kissed. Lowest of all, a compact leaden-vault enshrined the sweet wine and a stock of cordials: whence issued whispers of Seville Orange, Lemon, Almond, and Caraway-seed. There was a crowning air upon this closet of closets, of having been for ages hummed through by the Cathedral bell and organ, until those venerable bees had made sublimated honey of everything in store; and it was always observed that every dipper among the shelves (deep, as has been noticed, and swallowing up head, shoulders, and elbows) came forth again mellow-faced, and seeming to have undergone a saccharine transfiguration77.

77

The Mystery of Edwin Drood, capitolo X. Trad.: Era una magnifica credenza, degna di Cloisterham e di Minor Canon Corner. Al di sopra di essa un ritratto di Handel con una parrucca fluente sorrideva giù verso lo spettatore, con l’aria di reputarsi di essere all’altezza del contenuto della credenza, e un’aria musicale di intendere di combinare tutte le sue armonie in una deliziosa fuga. Non era una comune credenza con un volgare sportello sui cardini, apribile in una volta e che non lascia nulla da scoprire gradualmente, questa rara credenza aveva una chiusura a mezz’aria dove si incontravano due pannelli perpendicolare; uno che si abbassava e l’altro che si alzava. Il lato in alto, tirato giù (lasciando che quello sottostante fosse un doppio mistero), rivelava profondi ripiani di vasetti di sottaceti, barattoli di marmellata, scatole di latta, teche di spezie, e recipienti gradevolmente esotici, bianchi ed azzurri, profumati ricettacoli di conserve al tamarindo e allo zenzero. Ogni benevolo abitante di quel chiostro aveva il nome iscritto sul ventre. […] Chiudendosi il sipario su queste ammaliatrici e alzandosi il lato in basso, si rivelavano arance, accompagnate da una scatola di zucchero laccata, onde temprare la loro acerbità se poco mature. Biscotti fatti in casa facevan corte a

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Forsyte legge in questa ipotiposi un significato più profondo di non immediata

acquisizione: Dickens starebbe fornendo l’immagine più precisa e dettagliata di

John Jasper dell’intera opera. In primis, il riferimento a Händel e all’organo della

cattedrale connette alla musica e alla professione dell’uomo. In secundis, la

credenza consta di due metà, che possono essere osservate solamente una alla

volta: quando la prima è in vista l’altra è un “double mystery”. La parte superiore

contiene vasetti di confetture e sottaceti e siccome “every benevolent inhabitant of

this retreat had his name inscribed upon his stomach” restituisce un’immagine di

affidabilità. Quando la seconda metà si offre allo sguardo si notano invece contenuti

quali le arance e la loro asprezza, l’allusione alla falsità (“the Court of these

Powers”), un’immagine quasi di morte (“the leaden vault”). La conformazione della

credenza rende possibile restituire alla vista ingredienti che sono “mellow-faced” e

analogamente l’Assassino emerge dopo una “saccharine transformation”.

Il paragrafo successivo si presta ugualmente ad alcune considerazioni:

The Reverend Septimus yielded himself up quite as willing a victim to a nauseous medicinal herb-closet, also presided over by the china shepherdess, as to this glorious cupboard. […] In what wonderful wrappers, enclosing layers of dried leaves, would he swathe his rosy and contented face, if his mother suspected him of a toothache! What botanical blotches would he cheerfully stick upon his cheek, or forehead, if the dear old lady convicted him of an imperceptible pimple there! Into this herbaceous penitentiary, situated on an upper staircase-landing: a low and narrow whitewashed cell, where bunches of dried leaves hung from rusty hooks in the ceiling, and were spread out upon shelves, in company with portentous bottles: would the Reverend Septimus submissively be led, like the highly popular lamb who has so long and unresistingly been led to the slaughter, and there would he, unlike that lamb, bore nobody but himself. […] then would go out, as confident in the sweetening powers of Cloisterham Weir and a wholesome mind, as Lady Macbeth was hopeless of those of all the seas that roll78.

quella potenze, accompagnati da un notevole pezzo di plum-cake e da vari sottili biscotti, ladies’ fingers, da inzuppare nel vino dolce e baciare. Sotto a tutto, un vano compatto di piombo custodiva vin santo e vari cordiali: da esso provenivano bisbigli di arance di Siviglia, limone, mandorla e semi di comino. C’era un’atmosfera suprema su questa credenza delle credenze, di avere per secoli canticchiato insieme alle campane della cattedrale e all’organo, fino a che quelle venerabili api avessero prodotto miele sublimato da quanto era immagazzinato; ed era sempre osservato che chiunque si immergesse in quegli scaffali (profondi, come è stato notato, da inghiottire testa, spalla e gomiti) ne fuoriusciva con viso raddolcito, e sembrava esser stato sottoposto a una trasfiguarazione zuccherosa. 78

The Mystery of Edwin Drood, capitolo X. Trad.: Il reverendo Septimus si arrendeva, come vittima altrettanto consenziente, anche a un nauseabondo armadietto di erbe, cui pur presiedeva la

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37

Le parole evidenziate dallo studioso sembrano la parabola di un crimine: una

vittima, i sospetti, una cella e un prigioniero impiccato al soffitto. L’associazione alla

vicenda di Jasper e al resoconto di Forster risulta immediata. Compare inoltre

anche la menzione diretta a Lady Macbeth79: si può tracciare un parallelo tra la

condizione di sonnambula della donna, l’inconsapevolezza di parlare e camminare

nel sonno, e il fatto che Jasper fosse ignaro di aver prestato letteralmente il proprio

corpo alla personalità dell’Assassino per compiere il delitto di Edwin Drood. Come

Lady Macbeth, che si suicida per il rimorso dei crimini sulla propria coscienza, Jasper

potrebbe essersi ucciso in cella, dopo la condanna, dopo aver appreso per bocca

dell’Assassino di essere stato l’artefice della morte del suo congiunto.

Con queste riflessioni come presupposto Forsyte si industria per fornire al lettore la

seconda metà del romanzo, cercando di eludere la tautologia che The Mystery of

Edwin Drood rimarrà per sempre un mistero.

pastorella di porcellana, oltre che alla gloriosa credenza […] In quali meravigliosi involucri, che contenevano strati di foglie essiccate, avviluppava il volto roseo e soddisfatto, se la madre sospettava un suo mal di denti! Che chiazze botaniche si attaccava allegramente alla guancia o sulla fronte se la cara vecchia donna lo giudicava colpevole di un impercettibile foruncolo lì! In questo penitenziario erbaceo, situato su un pianerottolo superiore dopo una scala: una cella bassa e stretta imbiancata, dove un mucchio di foglie secche stava appeso su ganci arrugginiti sul soffitto, o erano sparsi su scaffali in compagnia di bottiglie portentose: il reverendo Septimus era condotto remissivamente come il popolarissimo agnello che è condotto al macello da tempo e senza opporre resistenza e colà, al contrario dell’agnello, non sopportava nessuno tranne che se stesso. […] poi usciva, confidando nei poteri addolcenti della diga di Cloisterham e in una mente sana, quanto Lady Macbeth era senza speranza verso il rollio del mare. 79

William Shakespeare, Macbeth (II,ii), 1605-1608.

Page 39: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

38

3. INNESTO O RIGETTO? FORSYTE IN INCOGNITO

3.1 Coerenza narratologica dal modello alla copia

“My concern is with the mystery story, and I hope I have offered a readable

solution to it”80. Questa dichiarazione di intenti suggerisce un buon punto di

partenza per analizzare il tentativo di Forsyte di rimediare alla lacunosità del testo

di Charles Dickens. Tra le motivazioni del suo esperimento la constatazione che solo

un campione limitato tra le sue conoscenze si fosse cimentato direttamente con il

testo di Edwin Drood, probabilmente in accordo con l’assioma che la maggior parte

dei lettori desideri una storia con un finale.

Prima di addentrarsi in speculazioni sulla continuazione contemporanea è però

necessario valutare non solo quali debiti essa abbia nei confronti dell’ur-testo ma se

venga anche soddisfatto il proponimento di Forsyte. Nel sottotitolo si apprende che

il lettore conoscerà una “Fact-fict-ion solution to a classic problem”81. Egli propone

una commistione tra elementi desunti dallo studio del materiale a propria

disposizione e la personale capacità di espanderli o colmarli laddove essi siano

insufficienti, per risolvere quanto viene percepito come “problema”, ovvero

l’assenza dello scioglimento dei nodi tessuti da Dickens nella prima metà. Forsyte

spiega inoltre che, avendo dimestichezza con le mystery story, si crede in grado di

delineare un finale appropriato, al peggio “the result should be a workmanlike

conclusion to the book, and at best something close to the solution Dickens himself

would have given had he lived”82.

Nel risvolto di copertina si legge che chi si avvicinasse per la prima volta a The

Mystery of Edwin Drood recepirebbe la continuazione di Forsyte come “a seamless

extension of the original”83. Questa affermazione, sebbene non totalmente

tacciabile di menzogna, potrebbe però definirsi avventata, o quantomeno verificata

80

cit., The Decoding of Edwin Drood, p. 222. 81

ibid. 82

ivi, p. 27. 83

ivi.

Page 40: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

39

solo in parte. In primo luogo, essa contraddice quanto Forsyte dichiara, ovvero di

preoccuparsi prettamente di ricostruire le fila irrisolte della trama. Quanto è invece

rispettato l’assetto narratologico, simbolico e tematico nella continuazione? Qual è

il lettore ideale prefigurato da Forsyte? Questi interrogativi non sono trascurabili

nell’approccio al lavoro di Forsyte.

Una prima prova del fatto che quanto proposto non possa dirsi una continuazione

“perfetta” (posto che il termine scelto non si arroga il diritto di giudicare l’estetica

del prodotto finale ma sottende l’ipotetico non riuscire a stabilire il punto in cui

avviene la cesura tra il testo di Dickens e quello del suo moderno imitatore) del

romanzo dickensiano è l’ammontare delle pagine. Conosciamo dai piani autoriali

che quanto prodotto prima del decesso fosse soltanto metà del disegno originale

mentre Forsyte scrive appena tredici brevi capitoli per un totale di un centinaio di

pagine. A questa obiezione però potrebbe ribattere lo stesso Forsyte, il quale si

giustifica affermando che “a modern continuation at such Victorian length would be

excessive”84. Resta da stabilire in che misura una narrazione più estesa possa essere

ritenuta eccessiva. Un’ipotesi è che Forsyte non abbia ritenuto necessario

introdurre nuove complicazioni nell’assetto di per sé già intricato dell’opera:

probabilmente, per ottenere un risultato più sostanzioso (quantitativamente

parlando) avrebbe dovuto predisporre l’ingresso di nuovi personaggi e quindi

affidarsi esclusivamente alla propria fantasia, discostandosi ancor di più

dall’originale (prendendo per assunto che ricostruire un proseguimento in tutto e

per tutto fedele sia un’operazione impossibile).

La scelta operata prevede, invece, lo sforzo di risolvere i quesiti lasciati in sospeso

cercando di creare delle relazioni tra le figure già note al lettore, anche se in alcuni

casi il risultato risulta più o meno forzato. Per citare un esempio, Dickens non

sopravvisse tanto a lungo per spiegare al lettore chi fosse la donna dell’oppio che

procacciava a Jasper la sua evasione dalla monotonia di Cloisterham. Forsyte risolve

questa mancanza raccontando che la donna altri non era che la vecchia balia di Rosa

84

ivi, p. 106.

Page 41: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

40

(e della madre di quest’ultima da bambina), caduta in disgrazia dopo la perdita del

marito e costretta al mercato della droga per scampare all’indigenza. Di per sé

questa spiegazione potrebbe risultare plausibile ma non lo è del tutto se si

considera l’interesse sociale di Dickens nel trattare il tema della filantropia

(presente anche in questo romanzo nel personaggio di Honeythunder, tutore dei

gemelli Landless): la famiglia di Rosa dovrebbe appartenere a un ceto piuttosto

elevato e ciò si evince dall’interesse per l’istruzione (la giovane è studentessa presso

un collegio femminile), dal fatto che sia la pupilla di un prestigioso avvocato di

Londra e dalla dote ricevuta dalla defunta madre (un prezioso anello di rubini) e la

soluzione che la donna che la allevò venga rispedita a mendicare nei quartieri

malfamati dell’East End al termine del suo servizio, senza alcun sostegno economico

e gravata da una salute cagionevole, risulta un epilogo un po’ troppo raffazzonato.

Ciononostante, la sua caduta in disgrazia risulta giustificabile: come è tipico in un

romanzo dickensiano Forsyte addebita tutti le sciagure della vecchia al fatto di aver

sposato l’uomo sbagliato, nella fattispecie un marinaio, poi morto annegato.

Inoltre, nel momento in cui la vecchia segue Jasper a Cloisterham e assiste alla

funzione religiosa nella cattedrale, il fatto che levi il pugno chiuso in direzione del

maestro del coro sembra alludere ad una sorta di agnizione, come se tra i due

personaggi dovesse esserci qualche relazione, che appare un po’ troppo debole

nell’intreccio di Forsyte, in quanto i due personaggi, oltre che dai rapporti

venditore e cliente, sono legati soltanto indirettamente e tramite la figura di Rosa

(la vecchia si dichiara timorosa di vedere la giovane Rosa presa in sposa da Jasper ed

è per questo che decide di pedinarlo fino in provincia). Un secondo esempio è la

figura misteriosa di Dick Datchery, sulla quale non è gettata luce nella vicenda di

Dickens. Forsyte, nel decidere se egli sia un personaggio già presentato sotto

mentite spoglie o una nuova comparsa, decide di propendere per la prima proposta

(probabilmente per la stessa ipotesi sopra esposta di non voler aggiungere

materiale originale) e così immagina che l’uomo sia Bazzard, l’impiegato

dell’avvocato Grewgious travestito e invecchiato (ogni presentazione di Datchery

insiste sui suoi bianchi capelli e i critici hanno supposto che fosse un indizio per

Page 42: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

41

alludere al fatto che egli indossi una parrucca). In realtà non risulta particolarmente

necessario che, qualora si trattasse dell’impiegato, egli debba mascherare il proprio

aspetto, in quanto il suo spazio d’azione è Londra e a Cloisterham non parrebbe

avere connessioni.

Per quanto riguarda l’invenzione che Jasper e Edwin Drood fossero in realtà

fratellastri, con Jasper per metà egiziano e costretto a celare il vero legame di

parentela per il fatto di essere nato in un matrimonio non riconosciuto in

Inghilterra, è una soluzione fantasiosa ma non vi sono particolari appigli per

giudicarla opinabile: lo stesso Dickens aveva introdotto una connessione tra Drood

e l’Egitto, dove egli sarebbe emigrato per lavorare in una ditta di famiglia.

Un’altra prova supporta la tesi che Forsyte abbia compresso esageratamente gli

eventi e la loro presentazione per ottenere quam primum che tutti i personaggi

fossero inquadrati e le loro intime relazioni rivelate. Un elemento comune nello

svelare chi si celi dietro l’identità della donna dell’oppio e di Dick Datchery è la loro

scomparsa nel momento in cui essi dovrebbero svelarci i loro segreti: la donna

muore (e il suo decesso avviene in un inciso) mentre Bazzard-Datchery è già fuggito

per svolgere la sua nuova attività di detective privato. Le loro storie vengono

apprese da Rosa nell’ultimo colloquio con Grewgious (ora chiamato dalla giovane,

con fin troppo calore, “Grew”, mentre per tutto il romanzo di Dickens ella

prediligeva un più rispettoso “sir”).

Questo trattamento dei personaggi in absentia degli stessi stride con la strategia

narratologica di Dickens: Edwin Drood prevede un narratore impersonale, che

penetra però spesso nei pensieri dei personaggi con una sorta di discorso indiretto

libero (si veda ad esempio il momento in cui Rosa pondera sulla dichiarazione

d’amore di Jasper85) quindi il punto di vista è mobile. Ciò che risulta poco conforme

alle scelte narrative di Dickens è quindi che, in momenti di rivelazione e di pathos i

diretti interessati non siano presenti sulla scena vi sia una mediazione da parte di

altri personaggi. Rosa racconta di Datchery: “he was at the wedding but I haven’t

85

cfr. nota 76.

Page 43: Protesi Vittoriane: Il mistero (ir)risolto di Edwin Drood

42

seen him since then”86; di fatto il presunto Bazzard non è mai comparso in nessuna

scena della continuazione, se non all’interno dei dialoghi, mentre in Dickens egli era

“materialmente” sulla scena, agiva e interagiva con gli altri personaggi. Dal

momento che gioca un ruolo abbastanza decisivo (seguendo l’ipotesi che abbia

scoperto notizie rilevanti per l’avanzamento della vicenda) la sua scomparsa

silenziosa appare un po’ ingiustificata. In aggiunta non è stata fatta alcuna menzione

del suo presunto metodo investigativo, che avrebbe potuto essere ampliato

partendo dai segni marcati col gesso sull’anta della credenza del sacrestano.

Proseguendo con l’analisi si può affermare che i personaggi sono abbozzati in

maniera sufficientemente realistica e il loro comportamento risulta coerente con la

condotta tenuta nella metà del romanzo di Dickens. Altro assente è Tope, che, pur

non svolgendo un ruolo primario avrebbe potuto essere ripescato, magari per un

nuovo siparietto con Crisparkle per garantire maggiore continuità con l’originale, in

quanto spesso il religioso coreggeva l’eloquio del sacrestano:

‘Yes, Mr. Dean. I have stayed for him, your Reverence. He has been took a little poorly.’ ‘Say “taken,” Tope—to the Dean,’ the younger rook interposes in a low tone with this touch of correction, as who should say: ‘You may offer bad grammar to the laity, or the humbler clergy, not to the Dean.’87

Questo affrettarsi di Forsyte a concludere la vicenda si riflette in una scarsa

propensione a rispettare luoghi e tempi narrativi. Se ricorre l’insistenza su

Cloisterham e la sua cattedrale è invece carente la dialettica tra la cittadina di

provincia e Londra, che compare molto brevemente come teatro della riunione dei

personaggi coinvolti nel piano per arrestare Jasper e riuscire ad accusarlo

dell’assassinio di Drood (apprendiamo che egli muore strangolato per essere poi

sepolto nella tomba della moglie di Sapsea, dove il cadavere si decompone per

azione di una sostanza corrosiva ma si conserva l’anello della madre di Rosa, grazie

al quale si scopre la realtà dei fatti). La mancata ripresa topografica cancella anche

86

cit., The Decoding of Edwin Drood, p. 216. 87

The Mystery of Edwin Drood, capitolo II. Trad.: ‘Sì, Signor Decano. Sono rimasto per lui, vostra Reverenza. Egli è stato sentito un po’ male.’ ‘Di’ “si è sentito”, Tope—al Decano,’ la cornacchia più giovane interviene in tono basso con quel tocco di correzione, come a dire: ‘Si può offrire pessima grammatica ai profani, o al basso clero, non al Decano.’.

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43

l’introduzione da parte di Dickens del rapporto tra la fissità di Cloisterham e il

dinamismo di Londra, dove si può godere dell’interazione con nuove realtà (Jasper

deve recarsi nella capitale per procacciarsi la sua droga perché difficilmente

avrebbe potuto venirne in possesso altrimenti nel mondo chiuso nel quale è

inquadrato). Il carattere stagnante di Cloisterham, quindi, acquista maggiore vigore

se posto in relazione con l’interculturalità di Londra. Inoltre Forsyte non sembra

giudicare uno spunto da sviluppare a questo proposito il tema della ferrovia.

Dickens, infatti, scrive: “In those days there was no railway to Cloisterham, and Mr.

Sapsea said there never would be88” e altrove “they dined together, and parted at

the yet unfinished and undeveloped railway station89”. Tale appunto, reiterato,

potrebbe significare una negazione del progresso tecnologico e così suggerire in

maniera più sottile che la cittadina di Cloisterham sia destinata a un passatismo

senza ineludibile.

Dal punto di vista temporale, se Dickens adottava un andamento logico-

cronologico, Forsyte cerca di trarre il lettore in inganno invertendo la successione di

due eventi: dapprima inscena un ritorno nella vicenda di Edwin Drood, sfruttando il

punto di vista soggettivo di John Jasper e successivamente viene presentato

l’antefatto nel capitolo XXXI, ovvero un incontro avvenuto per decretare che Helena

Landless si sarebbe travestita da uomo per attirare il maestro del coro in cima alla

torre della cattedrale. Alla luce della struttura narrativa di Edwin Drood, questo

flashback atto a creare un falso colpo di scena, “a red herring” anche per il lettore,

non collima perfettamente con le scelte nell’originale.

Per quanto concerne lo stile e il linguaggio occorrerebbe fare un’ammenda a

Forsyte, anche se egli stesso precisa di non aver cercato di imitare l’Inimitabile, "but

rather to find a style that would be acceptable to readers today”90. Questa

affermazione suona in contraddizione con quanto già espresso, ovvero che la 88

The Mystery of Edwin Drood, capitolo VI. Trad.: In quei giorni non c’era la ferrovia fino a Cloisterham e Mr. Sapsea diceva che non ci sarebbe mai stata. 89

The Mystery of Edwin Drood, capitolo XVII. Trad.: […] mangiarono assieme e si separarono alla stazione ferroviaria, ancora incompiuta e non sviluppata. 90

cit., The Decoding of Edwin Drood, p. 106.

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44

lettura della continuazione creerà un continuum con il testo di Dickens. Si supponga

di presentare ad un lettore ignaro della frammentarietà dell’opera i due segmenti in

un’unica pubblicazione: riuscirà a riscontrare una variazione nello stile oppure

proseguirà nella lettura senza porsi alcun interrogativo, con l’unico interesse di

apprendere circa il destino di Edwin Drood?

Secondo Lauriat Lane Jr. il lavoro di Forsyte “makes no real attempt to carry on the

full texture of language, image, allusion, character, symbol”91. Aggiunge inoltre che

con questa operazione, ovvero la scelta consapevole di non ricorrere a forme di

parodia testuale, si crea una distanza crescente dall’originale.

In Dickens si leggono passi quali:

Whosoever has observed that sedate and clerical bird, the rook, may perhaps have noticed that when he wings his way homeward towards nightfall, in a sedate and clerical company, two rooks will suddenly detach themselves from the rest, will retrace their flight for some distance, and will there poise and linger; conveying to mere men the fancy that it is of some occult importance to the body politic, that this artful couple should pretend to have renounced connection with it. Similarly, service being over in the old Cathedral with the square tower, and the choir scuffling out again, and divers venerable persons of rook-like aspect dispersing, two of these latter retrace their steps, and walk together in the echoing Close92.

Forsyte affida un ruolo marginale alle descrizioni e non predispone tessuti analogici

come in questo caso Dickens, che introduce nel romanzo il sacrestano Tope e il

decano tramite l’immagine di due cornacchie.

Forsyte, inoltre, non cerca di ricostruire appieno quell’ironia che contraddistingue il

linguaggio di Dickens anche in quest’ultimo suo romanzo: un tentativo, poco

riuscito, è quello di presentare Sapsea che comicamente chiede in sposa la figlia,

innominata, del decano.

91

Lauriat Lane Jr., “The Mystery of Edwin Drood De/Re/Encoded”, in The International Fiction Review, 9, No. 2, p. 122 (1982). 92

The Mystery of Edwin Drood, capitolo II. Trad.: Chiunque abbia osservato quell’uccello posato e clericale, il corvo, può forse aver notato che quando vola verso casa al calar della notte, in compagnia tranquilla e clericale, due corvi si staccheranno subito dal resto, ripercorreranno il loro volo per una certa distanza e lì si bilanceranno e indugeranno; trasmettendo ai semplici uomini l’idea che sia di qualche occulta importanza per la nazione che questa coppia astuta debba fingere di aver rinunciato a una connessione con essa. Similmente, terminata la funzione nella vecchia cattedrale con la torre quadrangolare e con il coro che si azzuffa per uscire di nuovo e varie persone venerabili dall’aspetto di corvi che si disperdono, due di questi ultimi ritornano sui loro passi e camminano assieme nella cerchia della cattedrale.

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45

Anche dal punto di vista dei dialoghi le scelte di Forsyte non sono molto verosimili.

Molto forzato il modo in cui Crisparkle accetta la notizia della doppia personalità di

Jasper: egli accoglie senza particolari rimostranze il fatto che egli inizi a riferirsi a se

stesso in terza persona, durante la visita nella cella dove successivamente morirà

suicida per aver scoperto di essere l’assassino del nipote in preda ad uno

sdoppiamento dell’io e senza la possibilità di mitigare questo conflitto interiore con

i benefici dell’oppio.

Un’altra battuta poco convincente è proferita da Helena Landless, la quale esplica

una verità che coinvolgerebbe la stessa e il fratello Neville, una nuova vittima di

Jasper:

‘For the first time in my life I know peace. That other half was turbulent, unhappy, frustrated, doomed to disappointment – and all of this was echoed in me. I could never be happy while Neville lived, and nor could he. Now he’s at peace… and I am also.’93

Nella prima parte esiste sicuramente una dualità tra i gemelli di Ceylon, ma essa si

esprime piuttosto evidenziando la loro complementarietà invece che un’antitesi

tale da giustificare un’affermazione di tale portata.

3.2 Valutazioni finali

Entrambe le procedure proposte, ovvero il considerare Edwin Drood un

frammento di per sé autonomo nonostante una serie di quesiti rimangano insoluti e

il tentativo di redigere un segmento che ne completi la lacunosità, rispondono a due

esigenze connaturate nella lettura: leggere per soddisfare il gusto estetico (laddove

il testo di Dickens si dimostra ricco e stratificato, fruibile su più piani) e continuare a

leggere (nel caso del lavoro di Forsyte) per apprendere gli sviluppi della vicenda.

Forsyte in molti punti snatura il romanzo riducendolo al semplice whodunnit e

scrivendo, di fatto, una trasposizione romanzata delle proprie deduzioni.

93

op. cit., p. 182. Trad.: ‘Per la prima volta in vita mia conosco la pace. L’altra metà era turbolenta,

infelice, frustrata, destinata alla delusione, e tutto ciò faceva eco in me. Non avrei mai potuto essere

felice con Neville in vita, e nemmeno lui. Ora è in pace… e anche io lo sono.’.

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Tale conclusione è attestata dal fatto che cerchi di affrettare l’epilogo tramite la

compressione degli eventi.

Postulando che un’opera letteraria non deve necessariamente rispondere a tutte le

domande che solleva, l’attenzione quasi esclusiva che Forsyte dedica alla ricerca di

spiegazioni plausibili rischia di adombrare alcune istanze presenti nel testo di

Dickens, dimostrando un’aderenza spuria alla prima metà del romanzo.

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