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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR MENSILE DI ECONOMIA E ATTUALITÀ DI SETTORE daily news: www.corriereortofrutticolo.it THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXV Nuova serie Settembre 2021 Euro 6,00 7 PROTAGONISTI ALESSANDRA E LAURA DAMIANI Quando l’innovazione fa rima con passione PAG.61 PRODOTTI PAG. 45 MELE Molto bene il mercato interno ma sull’export pesa il rincaro di trasporti e materie prime EVENTI PAG. 65 THE ROME TABLE Al B2B dell’11 e 12 novembre buyer da Nord ed Est Europa, Medio Oriente e Far East

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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

M E N S I L E D I E C O N O M I A E A T T U A L I T À D I S E T T O R E

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

Società Agricola MelavìVia Nazionale 20 - 23026 Ponte in Valtellina (SO) - tel. +39 0342 482103 - www.melavi.itia Nazionale 20 - 23026 Ponte in VVia Nazionale 20 - 23026 Ponte in V

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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXV Nuova serie Settembre 2021 Euro 6,00

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PROTAGONISTIALESSANDRA

E LAURA DAMIANIQuando l’innovazione

fa rima con passione

PAG.61

PRODOTTI • PAG. 45MELEMolto bene il mercato internoma sull’export pesa il rincaro di trasporti e materie prime

EVENTI • PAG. 65THE ROME TABLEAl B2B dell’11 e 12 novembrebuyer da Nord ed Est Europa,Medio Oriente e Far East

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

3www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

È un po’ come nel calcio: il vero va-lore degli uomini (e delle squadre) sivede a livello internazionale, nellecompetizioni fuori dai confini nazio-nali. Viene naturale il paragoneguardando i dati dell’export orto-frutticolo del primo semestre del-l’anno, che (forse) avranno stupitopiù di un operatore. Sui numeri rife-riamo ampiamente nel giornale. Se

continua così a fine anno supereremo i 5 miliardi dicontrovalore, un livello tra i migliori degli ultimi die-ci anni. Il saldo positivo , sempre a fine anno, potreb-be essere superiore al miliardo di euro, tra i miglioridi sempre. Anche in quantità si torna in positivo(12.735 tonnellate) : insomma non siamo più impor-tatori netti (almeno nel primo semestre). Uno dirà:facile fare meglio del 2020, l’anno dell’esplosione del-la pandemia. Però giustamente Fruitimprese ha fattoil paragone anche col 2019, ultimo anno ‘normale’. Eanche qui i numeri sono più che positivi: quasi + 23%.Quindi? Non si può che concludere con le parole diMarco Salvi: “Il nostro export si conferma in buonostato di salute, nonostante tutti i problemi produttivi,di mercato e ultimamente anche di logistica con l’e-splosione del costo dei noli marittimi, la difficoltà areperire container e i costi crescenti di energia e tra-sporti”. Insomma pur con tutte le cautele del caso (ve-dremo nel secondo semestre se il trend si confermeràcon le produzioni primaverili-estive) possiamo direche la squadra c’è, le imprese lavorano bene, la squa-dra funziona.È vero che la distanza con la Spagna si allarga sempredi più (fa 3-4 volte più di noi) ,ma - per tornare al cal-cio - quelli giocano in un altro campionato: noi siamoin Europa League, loro in Champions. Dobbiamo cer-care di resistere, continuare a far bene al nostro livel-lo. E i problemi legati alla competitività delle impresesono tutti lì, ancora davanti a noi, irrisolti. Costo dellavoro, difficoltà crescenti a reperire manodoperaqualificata in campo e nei magazzini, sconvolgimenticlimatici/fitopatie che mettono in ginocchio intericomparti, lo strumento dell’assicurazione contro lecalamità e perdite di reddito tutto da riformare, l’a-pertura di nuovi mercati che fa un passetto avanti edue indietro. In più gli aumenti dei prezzi dei mate-riali, degli imballaggi, di energia-trasporti-logistica,dei noli marittimi… da qualche parte bisogna comin-ciare .Leggo con piacere che il ministro Patuanelli è consa-pevole della gravità e urgenza dei problemi. All’aper-tura di Macfrut ha parlato di tre sfide: “Gestione delrischio, sostegno alle imprese con interventi pubblicie soluzioni assicurative volte a sostenere il reddito

agricolo, prima di pensare all’indennizzo, poi riformafiscale: non possiamo non iniziare dal costo del lavo-ro in agricoltura”. Concetti rafforzati da un’intervistaa fine settembre con “Milano Finanza” in cui ribadi-sce la necessità di tagliare il cuneo fiscale e inserire unsalario minimo nella legge di bilancio. E di usare 1,2miliardi dei contratti di filiera “per potenziare gli in-terventi di protezione e diversificazione del redditoagricolo, l’organizzazione di filiera e gli strumenti digestione del rischio”. Contiamo che non siano parole al vento. E che sianoimpegni da “mettere a terra”, come si dice, già allaprossima riunione del Tavolo ortofrutticolo naziona-le al ministero, in programma in ottobre. È ora chequesto Tavolo decolli, che si esca dal limbo dellechiacchiere e si concordi una agenda di priorità, sucui lavorare da subito. E che di conseguenza gli impe-gni entrino nella legge di bilancio 2022, nero su bian-co.Finora l’ortofrutta non ha avuto niente (o quasi) dairistori e dalle agevolazioni fiscali/contributive legatealla pandemia con la scusa che “in ortofrutta si è sem-pre lavorato”. Sarà una Finanziaria espansiva , pro-mette Draghi, bene. Speriamo che arrivi finalmentequalcosa di concreto anche per l’ortofrutta, che sultavolo della ripresa porta numeri di export che forsenessuno si aspettava. Altrimenti tra produzioni che siperdono e riforme che non arrivano (e Farm to Forksullo sfondo), la ripresa arriverà solo per quei Paesiche aumenteranno le vendite delle loro produzioni acasa nostra. La politica deve dare un segnale al setto-re, e il settore deve presentarsi coeso all’appuntamen-to.Infine una buona notizia. Si è sbloccato lo stallo alvertice di OI-Ortofrutta Italia, l’organismo interpro-fessionale, dopo le dimissioni di Nazario Battelli. Alsuo posto Massimiliano del Core, imprenditore pu-gliese di grande dinamismo e professionalità. Come ilTavolo nazionale, anche per questa OI è arrivato ilmomento del decollo: ora o mai più. È uno strumen-to troppo importante per limitarsi a vivacchiare, a fa-re il piccolo cabotaggio di qualche campagna promo-

✍ Lorenzo Frassoldati

L’export che non ti aspetti

IL CERINO IN MANOChi pagherà il conto degli aumenti di prezzi delle ma-terie prime? La catena MD con pagine sui giornali di-ce NO “ad aumenti ingiustificati” e chiede a chi di do-vere di vigilare contro le speculazioni. Se la distribu-zione non vuole aumentare i prezzi, a chi resterà il ce-rino in mano. *

PUNTASPILLI

segue a pag. 5

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

3www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

È un po’ come nel calcio: il vero va-lore degli uomini (e delle squadre) sivede a livello internazionale, nellecompetizioni fuori dai confini nazio-nali. Viene naturale il paragoneguardando i dati dell’export orto-frutticolo del primo semestre del-l’anno, che (forse) avranno stupitopiù di un operatore. Sui numeri rife-riamo ampiamente nel giornale. Se

continua così a fine anno supereremo i 5 miliardi dicontrovalore, un livello tra i migliori degli ultimi die-ci anni. Il saldo positivo , sempre a fine anno, potreb-be essere superiore al miliardo di euro, tra i miglioridi sempre. Anche in quantità si torna in positivo(12.735 tonnellate) : insomma non siamo più impor-tatori netti (almeno nel primo semestre). Uno dirà:facile fare meglio del 2020, l’anno dell’esplosione del-la pandemia. Però giustamente Fruitimprese ha fattoil paragone anche col 2019, ultimo anno ‘normale’. Eanche qui i numeri sono più che positivi: quasi + 23%.Quindi? Non si può che concludere con le parole diMarco Salvi: “Il nostro export si conferma in buonostato di salute, nonostante tutti i problemi produttivi,di mercato e ultimamente anche di logistica con l’e-splosione del costo dei noli marittimi, la difficoltà areperire container e i costi crescenti di energia e tra-sporti”. Insomma pur con tutte le cautele del caso (ve-dremo nel secondo semestre se il trend si confermeràcon le produzioni primaverili-estive) possiamo direche la squadra c’è, le imprese lavorano bene, la squa-dra funziona.È vero che la distanza con la Spagna si allarga sempredi più (fa 3-4 volte più di noi) ,ma - per tornare al cal-cio - quelli giocano in un altro campionato: noi siamoin Europa League, loro in Champions. Dobbiamo cer-care di resistere, continuare a far bene al nostro livel-lo. E i problemi legati alla competitività delle impresesono tutti lì, ancora davanti a noi, irrisolti. Costo dellavoro, difficoltà crescenti a reperire manodoperaqualificata in campo e nei magazzini, sconvolgimenticlimatici/fitopatie che mettono in ginocchio intericomparti, lo strumento dell’assicurazione contro lecalamità e perdite di reddito tutto da riformare, l’a-pertura di nuovi mercati che fa un passetto avanti edue indietro. In più gli aumenti dei prezzi dei mate-riali, degli imballaggi, di energia-trasporti-logistica,dei noli marittimi… da qualche parte bisogna comin-ciare .Leggo con piacere che il ministro Patuanelli è consa-pevole della gravità e urgenza dei problemi. All’aper-tura di Macfrut ha parlato di tre sfide: “Gestione delrischio, sostegno alle imprese con interventi pubblicie soluzioni assicurative volte a sostenere il reddito

agricolo, prima di pensare all’indennizzo, poi riformafiscale: non possiamo non iniziare dal costo del lavo-ro in agricoltura”. Concetti rafforzati da un’intervistaa fine settembre con “Milano Finanza” in cui ribadi-sce la necessità di tagliare il cuneo fiscale e inserire unsalario minimo nella legge di bilancio. E di usare 1,2miliardi dei contratti di filiera “per potenziare gli in-terventi di protezione e diversificazione del redditoagricolo, l’organizzazione di filiera e gli strumenti digestione del rischio”. Contiamo che non siano parole al vento. E che sianoimpegni da “mettere a terra”, come si dice, già allaprossima riunione del Tavolo ortofrutticolo naziona-le al ministero, in programma in ottobre. È ora chequesto Tavolo decolli, che si esca dal limbo dellechiacchiere e si concordi una agenda di priorità, sucui lavorare da subito. E che di conseguenza gli impe-gni entrino nella legge di bilancio 2022, nero su bian-co.Finora l’ortofrutta non ha avuto niente (o quasi) dairistori e dalle agevolazioni fiscali/contributive legatealla pandemia con la scusa che “in ortofrutta si è sem-pre lavorato”. Sarà una Finanziaria espansiva , pro-mette Draghi, bene. Speriamo che arrivi finalmentequalcosa di concreto anche per l’ortofrutta, che sultavolo della ripresa porta numeri di export che forsenessuno si aspettava. Altrimenti tra produzioni che siperdono e riforme che non arrivano (e Farm to Forksullo sfondo), la ripresa arriverà solo per quei Paesiche aumenteranno le vendite delle loro produzioni acasa nostra. La politica deve dare un segnale al setto-re, e il settore deve presentarsi coeso all’appuntamen-to.Infine una buona notizia. Si è sbloccato lo stallo alvertice di OI-Ortofrutta Italia, l’organismo interpro-fessionale, dopo le dimissioni di Nazario Battelli. Alsuo posto Massimiliano del Core, imprenditore pu-gliese di grande dinamismo e professionalità. Come ilTavolo nazionale, anche per questa OI è arrivato ilmomento del decollo: ora o mai più. È uno strumen-to troppo importante per limitarsi a vivacchiare, a fa-re il piccolo cabotaggio di qualche campagna promo-

✍ Lorenzo Frassoldati

L’export che non ti aspetti

IL CERINO IN MANOChi pagherà il conto degli aumenti di prezzi delle ma-terie prime? La catena MD con pagine sui giornali di-ce NO “ad aumenti ingiustificati” e chiede a chi di do-vere di vigilare contro le speculazioni. Se la distribu-zione non vuole aumentare i prezzi, a chi resterà il ce-rino in mano. *

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7GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile:Lorenzo Frassoldati

Redazione:Emanuele Zanini

Hanno collaborato:Chiara Brandi,

Mariangela Latella,Maria Ida Settembrino,

Stefania Tessari

Sede operativavia Fiordiligi, 637135 Verona

Tel. 045.8352317 - e-mail: [email protected]

EditoreGemma Editco Srl

Coordinatore editorialeAntonio Felice

Comitato di indirizzoDuccio Caccioni, Antonio Felice,

Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini,

Claudio Scalise (coordinatore)

Sede legale e amministrativa:via Fiordiligi, 6 - 37135 Verona

E-mail: [email protected]

P.IVA 01963490238

Fotocomposizione e stampa:Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C

37100 Verona

Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965

Chiusura in redazione il 29.09.2021

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

S O M M A R I O

MACFRUT. L’edizione della ripartenza non ha deluso PAG. 9

EDITORIALEL’export che non ti aspetti 3

CONTROEDITORIALEValutazione d’impatto della F2F: la Commissione UE si esprima in modochiaro ma la filiera faccia la sua parte 7

NOTIZIARIO 15

LOGISTICAIl rilancio di Ravenna 33

DISTRIBUZIONE&MERCATIVittoria in Italmercati 41

Catene tedesche all’arrembaggioLidl investe in Piemonte 43

ESTEROEmbargo russo confermato 69

Rivoluzionata l’organizzazionedi Asia Fruit Logistica 71

La Grecia vince con l’Haywardma sulle altre varietà non c’è 72

ATTUALITÀPRIMO PIANO FIERE

Macfrut. Un grande evento italiano 23

Delusione SANA, il biologicoitaliano meriterebbe di più 13

Ripresa dell’export: oltre i cinquemiliardi entro la fine dell’anno 23

G20. Il vertice della delusione 25

Del Core è il nuovo presidentedella OI “Ortofrutta Italia” 29

FOCUS FRUTTA SECCAIl clima ha colpito anche quima il mercato continua a crescere 37

FOCUS MELEMolto bene il mercato internoL’export minacciato dai rincari 45

Copertina - ProtagonistiALESSANDRA E LAURA DAMIANIInnovazione come passione 61

PRIMO PIANO THE ROME TABLEIl debutto dell’e-commerce 65

Aziende italiane da 10 regioniIl 70% aveva già partecipato 68

zionale per questo o quel prodot-to e nient’altro. Gli accordi di filie-ra, l’interprofessione sono il futu-ro, non vanno boicottati, chi lofarà se ne dovrà assumere la re-sponsabilità. Ultimo ma non da ultimo il dibat-

tito sulla Farm to Fork. Semprenuovi studi allungano ombre suquesta strategia, su cui il mondoproduttivo resta molto critico. IlCopa-Cogeca chiede che la Com-missione si esprima, senza più in-dugi. Su questa materia non si de-ve essere “né apocalittici né inte-

grati”, ma cercare di ragionare.Come fa il nostro prof. CorradoGiacomini in un intervento chiaroe puntuale, che pubblichiamo apagina 7, tutto da leggere.

[email protected]

segue editoriale

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Direttore responsabile:Lorenzo Frassoldati

Redazione:Emanuele Zanini

Hanno collaborato:Chiara Brandi,

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MACFRUT. L’edizione della ripartenza non ha deluso PAG. 9

EDITORIALEL’export che non ti aspetti 3

CONTROEDITORIALEValutazione d’impatto della F2F: la Commissione UE si esprima in modochiaro ma la filiera faccia la sua parte 7

NOTIZIARIO 15

LOGISTICAIl rilancio di Ravenna 33

DISTRIBUZIONE&MERCATIVittoria in Italmercati 41

Catene tedesche all’arrembaggioLidl investe in Piemonte 43

ESTEROEmbargo russo confermato 69

Rivoluzionata l’organizzazionedi Asia Fruit Logistica 71

La Grecia vince con l’Haywardma sulle altre varietà non c’è 72

ATTUALITÀPRIMO PIANO FIERE

Macfrut. Un grande evento italiano 23

Delusione SANA, il biologicoitaliano meriterebbe di più 13

Ripresa dell’export: oltre i cinquemiliardi entro la fine dell’anno 23

G20. Il vertice della delusione 25

Del Core è il nuovo presidentedella OI “Ortofrutta Italia” 29

FOCUS FRUTTA SECCAIl clima ha colpito anche quima il mercato continua a crescere 37

FOCUS MELEMolto bene il mercato internoL’export minacciato dai rincari 45

Copertina - ProtagonistiALESSANDRA E LAURA DAMIANIInnovazione come passione 61

PRIMO PIANO THE ROME TABLEIl debutto dell’e-commerce 65

Aziende italiane da 10 regioniIl 70% aveva già partecipato 68

zionale per questo o quel prodot-to e nient’altro. Gli accordi di filie-ra, l’interprofessione sono il futu-ro, non vanno boicottati, chi lofarà se ne dovrà assumere la re-sponsabilità. Ultimo ma non da ultimo il dibat-

tito sulla Farm to Fork. Semprenuovi studi allungano ombre suquesta strategia, su cui il mondoproduttivo resta molto critico. IlCopa-Cogeca chiede che la Com-missione si esprima, senza più in-dugi. Su questa materia non si de-ve essere “né apocalittici né inte-

grati”, ma cercare di ragionare.Come fa il nostro prof. CorradoGiacomini in un intervento chiaroe puntuale, che pubblichiamo apagina 7, tutto da leggere.

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

7www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

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ITO

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7www.corriereortofrutticolo.it

di Corrado Giacomini *

Ho letto il 17 settembre, sull'online del Corriere Or-tofrutticolo, l’intervento del presidente di Confagri-coltura, Massimiliano Giansanti, su “L’impatto del-la Farm to Fork (F2F), la Commissione dell’UnioneEuropea si esprima”. Anche Giansanti chiede allaCommissione di intervenire per chiarire se è veroquello che gli studi dell’USDA (ministero dell’Agri-coltura degli USA) e del CCR (il Centro Comune diRicerca della Commissione Europea) avrebberoconcluso circa gli effetti dell’applicazione di partedelle misure di contrasto alla emissione di gas serrapreviste dalle strategie Farm to Fork e Biodiversità.Questi due studi, a cui si è aggiunto uno più recentedell’Università di Kiel (Germania), avrebbero con-cluso che le due strategie di attuazione del GreenDeal per l’agroalimentare provocherebbero una ri-duzione senza precedenti della capacità produttivadell’agricoltura europea e del reddito degli agricol-tori, un aumento dei prezzi al consumo e, nello stes-so tempo, non avrebbero effetti significativi sulla ri-duzione di CO2 , perché la risposta produttiva deiPaesi sottosviluppati avverrebbe aumentando ilconsumo di combustibili fossili. Insomma, un disa-stro!L’unica conclusione possibile è che l’agricoltura eu-ropea è finita in mano a degli irresponsabili che nonsanno quali effetti potrebbero avere le politiche cheintendono attuare per contrastare il cambiamentoclimatico? Finora, la Commissione non ha dato pro-va di essere composta da irresponsabili e lo studiodel CCR scrive fino allo sfinimento che “non è unavalutazione di impatto”, in quanto ha analizzato ipossibili effetti solo di un numero ridotto delle stra-tegie di Farm to Fork e Biodiversità; lo stesso si po-trebbe dire dello studio dell’USDA e del più recentestudio dell’Università di Kiel, perché nessuno diquesti valuta le possibili conseguenze delle nuovetecnologie e innovazioni scientifiche sulle praticheagricole e dei cambiamenti dei modelli alimentari. In molte delle prese di posizione del mondo agrico-lo verso questi due documenti della Commissionesta scritto che gli agricoltori sono i primi ad esseresensibili ai problemi ambientali, ma allora si sonomai posti il problema di quali sarebbero le ricadutesul nostro pianeta e sull’agricoltura, se al 2030 ve-nisse sfondato il limite dell’aumento della tempera-tura di + 1,5°, ritenuto già ottimistico nella Confe-renza di Parigi del 2015, oltre al quale le ricadute sulclima sarebbero spaventose, come stanno dimo-

strando i disastri che già ora stiamo vivendo? Nonc’è più tempo, come in questi giorni è stato afferma-to nell’Assemblea dell’ONU, dai ministri dell’Agri-coltura del G20 riuniti a Firenze, come ha detto an-che il nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi,al vertice dei capi di governo di Eu Med (Gruppo dei9 Paesi mediterranei), elencando una lunga serie didisastri climatici: “Questa esperienza ci dice che nonc’è più tempo, perché i costi per i nostri Paesi e i no-stri cittadini sarebbero immensi”. Capisco la richiesta preoccupata dei presidenti diConfagricoltura e di COPA-COGECA alla Commis-sione di presentare una valutazione di impatto chepossa rispondere agli studi parziali che finora sonostati fatti. L’esperienza in Italia, ma comune ancheagli altri Paesi, delle conseguenze di una comunica-zione sbagliata e parziale sulla pandemia, dovrebbeavere insegnato qualche cosa. Una informazione,soprattutto se viene da una voce autorevole, o alme-no ritenuta tale, che porta notizie negative o incerteviene subito accettata da chi teme per sé ed è moltodifficile poi modificare l’opinione che si è diffusa. La Commissione è in ritardo per contestare queglistudi, ma deve farlo al più presto per evitare che lepaure degli agricoltori europei continuino ad au-mentare. E’ comprensibile poi, che il presidente diuna grande organizzazione professionale si rivolga

alla Commissione perché questa intervenga per as-sicurare il mondo agricolo che gli effetti negativi do-vuti alla riduzione della intensificazione colturale edell’impiego di mezzi tecnici di sintesi saranno af-frontati con politiche di aiuto o da interventi sugliinvestimenti di modernizzazione necessari.Purtroppo, quando si parla di sostenibilità l’atten-zione viene subito rivolta all’ambiente, ma non sideve mai dimenticare che la sostenibilità, per essereraggiunta, deve essere ambientale, sociale ed econo-

Valutazione d’impatto della F2F: la Commissione UEsi esprima in modo chiaro ma la filiera faccia la sua parte

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7www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

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di Corrado Giacomini *

Ho letto il 17 settembre, sull'online del Corriere Or-tofrutticolo, l’intervento del presidente di Confagri-coltura, Massimiliano Giansanti, su “L’impatto del-la Farm to Fork (F2F), la Commissione dell’UnioneEuropea si esprima”. Anche Giansanti chiede allaCommissione di intervenire per chiarire se è veroquello che gli studi dell’USDA (ministero dell’Agri-coltura degli USA) e del CCR (il Centro Comune diRicerca della Commissione Europea) avrebberoconcluso circa gli effetti dell’applicazione di partedelle misure di contrasto alla emissione di gas serrapreviste dalle strategie Farm to Fork e Biodiversità.Questi due studi, a cui si è aggiunto uno più recentedell’Università di Kiel (Germania), avrebbero con-cluso che le due strategie di attuazione del GreenDeal per l’agroalimentare provocherebbero una ri-duzione senza precedenti della capacità produttivadell’agricoltura europea e del reddito degli agricol-tori, un aumento dei prezzi al consumo e, nello stes-so tempo, non avrebbero effetti significativi sulla ri-duzione di CO2 , perché la risposta produttiva deiPaesi sottosviluppati avverrebbe aumentando ilconsumo di combustibili fossili. Insomma, un disa-stro!L’unica conclusione possibile è che l’agricoltura eu-ropea è finita in mano a degli irresponsabili che nonsanno quali effetti potrebbero avere le politiche cheintendono attuare per contrastare il cambiamentoclimatico? Finora, la Commissione non ha dato pro-va di essere composta da irresponsabili e lo studiodel CCR scrive fino allo sfinimento che “non è unavalutazione di impatto”, in quanto ha analizzato ipossibili effetti solo di un numero ridotto delle stra-tegie di Farm to Fork e Biodiversità; lo stesso si po-trebbe dire dello studio dell’USDA e del più recentestudio dell’Università di Kiel, perché nessuno diquesti valuta le possibili conseguenze delle nuovetecnologie e innovazioni scientifiche sulle praticheagricole e dei cambiamenti dei modelli alimentari. In molte delle prese di posizione del mondo agrico-lo verso questi due documenti della Commissionesta scritto che gli agricoltori sono i primi ad esseresensibili ai problemi ambientali, ma allora si sonomai posti il problema di quali sarebbero le ricadutesul nostro pianeta e sull’agricoltura, se al 2030 ve-nisse sfondato il limite dell’aumento della tempera-tura di + 1,5°, ritenuto già ottimistico nella Confe-renza di Parigi del 2015, oltre al quale le ricadute sulclima sarebbero spaventose, come stanno dimo-

strando i disastri che già ora stiamo vivendo? Nonc’è più tempo, come in questi giorni è stato afferma-to nell’Assemblea dell’ONU, dai ministri dell’Agri-coltura del G20 riuniti a Firenze, come ha detto an-che il nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi,al vertice dei capi di governo di Eu Med (Gruppo dei9 Paesi mediterranei), elencando una lunga serie didisastri climatici: “Questa esperienza ci dice che nonc’è più tempo, perché i costi per i nostri Paesi e i no-stri cittadini sarebbero immensi”. Capisco la richiesta preoccupata dei presidenti diConfagricoltura e di COPA-COGECA alla Commis-sione di presentare una valutazione di impatto chepossa rispondere agli studi parziali che finora sonostati fatti. L’esperienza in Italia, ma comune ancheagli altri Paesi, delle conseguenze di una comunica-zione sbagliata e parziale sulla pandemia, dovrebbeavere insegnato qualche cosa. Una informazione,soprattutto se viene da una voce autorevole, o alme-no ritenuta tale, che porta notizie negative o incerteviene subito accettata da chi teme per sé ed è moltodifficile poi modificare l’opinione che si è diffusa. La Commissione è in ritardo per contestare queglistudi, ma deve farlo al più presto per evitare che lepaure degli agricoltori europei continuino ad au-mentare. E’ comprensibile poi, che il presidente diuna grande organizzazione professionale si rivolga

alla Commissione perché questa intervenga per as-sicurare il mondo agricolo che gli effetti negativi do-vuti alla riduzione della intensificazione colturale edell’impiego di mezzi tecnici di sintesi saranno af-frontati con politiche di aiuto o da interventi sugliinvestimenti di modernizzazione necessari.Purtroppo, quando si parla di sostenibilità l’atten-zione viene subito rivolta all’ambiente, ma non sideve mai dimenticare che la sostenibilità, per essereraggiunta, deve essere ambientale, sociale ed econo-

Valutazione d’impatto della F2F: la Commissione UEsi esprima in modo chiaro ma la filiera faccia la sua parte

CONTROEDITORIALE CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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mica. Ecco, quindi, che la Commissione deve dareuna risposta a tutti coloro che temono che il tra-guardo dell’ambiente possa compromettere la pa-rità sociale e il futuro delle imprese. I Piani Strategi-ci Nazionali (PSN) di attuazione della nuova PACsaranno il primo banco di prova che questi tre obiet-tivi - l’ambiente, la società e l’economia - sono i de-stinatari comuni delle misure che verranno adotta-te. Nei prossimi anni concorreranno anche i 69 mi-liardi che il PNRR ha destinato in sei missioni allasostenibilità, di cui una interessa in modo particola-re l’agricoltura: rivoluzione verde e transizione eco-logica.Al recente convegno promosso da Nomisma sul te-ma “Verso COP26. Il contributo della filiera agroali-mentare agli obiettivi di neutralità climatica”, Vale-ria Zucconi, responsabile Osservatorio Sostenibilitàdi Nomisma, ha presentato dei dati che fanno riflet-tere. Secondo una indagine condotta dall’Istituto,l’87% degli italiani è convinto che la situazione am-bientale del pianeta sia molto grave, il 41% dà oggi

più importanza alle tematiche ambientali rispetto al2019 e 7 su 10 italiani sono convinti di poter faremolto, come individui, per tutelare l’ambiente. Daquesti dati pare che la cultura e la sensibilità am-bientale degli italiani sia elevata, tanto che il 58%degli italiani farebbe scelte sostenibili quando ac-quista prodotti alimentari. Tuttavia, i driver di scel-ta dei prodotti alimentari vedrebbero al primo posto(41%) la convenienza, al secondo (40%) l’italianità,al terzo (32% ) la sostenibilità ambientale infine, aconfermare l’ordine dei driver di scelta, meno dellametà (46%) degli italiani sarebbe disponibile a pa-gare almeno il 2% in più per prodotti sostenibili.Certamente la Commissione deve fare molto perconvincere il mondo agricolo della bontà delle stra-tegie proposte da Farm to Fork e Biodiversità, maanche la filiera agroalimentare deve fare molto perconvincere i consumatori che una buona spesa puòcambiare il mondo, come dice lo spot di COOP.

*economista agrario

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Macfrut ha chiuso i battenti gio-vedì 9 settembre mettendo a se-gno numeri che debbono esserevalutati positivamente, dopo oltreun anno e mezzo di relazioni vir-tuali. Nei tre giorni al Rimini Ex-po Center, la fiera ha infatti mes-so a segno (è il dato ufficiale)32.600 presenze.“È il chiaro segnale che siamo difronte a una svolta - commenta ilpresidente Renzo Piraccini -. Conquesta ampia partecipazione ilsettore ha dimostrato il grandeattaccamento a questa manifesta-zione, che rappresenta la vetrinaitaliana dell’ortofrutta nel mon-do, così come la grande voglia ditornare a relazioni in presenzacome non avveniva da mesi. Nelcorso della tre giorni si è respira-ta un’aria frizzante di entusia-smo, testimoniata da una parteci-pazione al di sopra di ogni più ro-

sea aspettativa”.Piraccini sottolinea la qualità de-gli operatori e dei visitatori pre-senti, così come l’alto livello deicontenuti delle diverse iniziative,realizzate grazie al gioco di squa-dra tra espositori, team di CesenaFiera e i partner specialisti delsettore con cui sono stati affron-tati alcuni temi chiave. E il presi-dente di Cesena Fiera li cita:Agri2000 per i biostimolanti,ANVI e CER per Acquacampus,NCX per Italian Berry, Agroterper il retail, Luciano Trentini e ilCermac per le aree dinamiche.L’ottimismo di Renzo Piraccini ècondiviso dalla maggioranza de-

Un grande evento italiano

MACFRUT 2021. L’edizione della ripartenza non ha deluso

Animazione negli stand e buona partecipazione alle iniziativeche hanno accompagnato la rassegna. Accentuata la vocazionead essere fiera di filiera specializzata in macchinari e tecnologie

Rappresentanti vietnamiti. Interessan-te la presenza dei Paesi emergenti

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Macfrut ha chiuso i battenti gio-vedì 9 settembre mettendo a se-gno numeri che debbono esserevalutati positivamente, dopo oltreun anno e mezzo di relazioni vir-tuali. Nei tre giorni al Rimini Ex-po Center, la fiera ha infatti mes-so a segno (è il dato ufficiale)32.600 presenze.“È il chiaro segnale che siamo difronte a una svolta - commenta ilpresidente Renzo Piraccini -. Conquesta ampia partecipazione ilsettore ha dimostrato il grandeattaccamento a questa manifesta-zione, che rappresenta la vetrinaitaliana dell’ortofrutta nel mon-do, così come la grande voglia ditornare a relazioni in presenzacome non avveniva da mesi. Nelcorso della tre giorni si è respira-ta un’aria frizzante di entusia-smo, testimoniata da una parteci-pazione al di sopra di ogni più ro-

sea aspettativa”.Piraccini sottolinea la qualità de-gli operatori e dei visitatori pre-senti, così come l’alto livello deicontenuti delle diverse iniziative,realizzate grazie al gioco di squa-dra tra espositori, team di CesenaFiera e i partner specialisti delsettore con cui sono stati affron-tati alcuni temi chiave. E il presi-dente di Cesena Fiera li cita:Agri2000 per i biostimolanti,ANVI e CER per Acquacampus,NCX per Italian Berry, Agroterper il retail, Luciano Trentini e ilCermac per le aree dinamiche.L’ottimismo di Renzo Piraccini ècondiviso dalla maggioranza de-

Un grande evento italiano

MACFRUT 2021. L’edizione della ripartenza non ha deluso

Animazione negli stand e buona partecipazione alle iniziativeche hanno accompagnato la rassegna. Accentuata la vocazionead essere fiera di filiera specializzata in macchinari e tecnologie

Rappresentanti vietnamiti. Interessan-te la presenza dei Paesi emergenti

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gli espositori, come la redazionedi Corriere Ortofrutticolo, pre-sente in forze in fiera, ha potutoverificare. Per Salvatore Lotta diAgricola Campidanese “è statodavvero emozionante e impor-tante incontrarsi finalmente dipersona dopo tanto tempo. Parla-re di nuovi progetti guardandosinegli occhi, rinsaldare i rapporti ele relazioni già stabilite e crearnedi nuove, presentando e promuo-vendo la nostra terra sarda e isuoi prodotti con gli operatori delmercato”.“Macfrut 2021 - sottolinea il ma-nager della prima azienda orto-frutticola della Sardegna - è stataun’edizione dal bilancio indub-biamente positivo per OP Agrico-la Campidanese e per i prodottidel suo brand “L’Orto di Eleono-ra” che hanno raccolto importan-ti riscontri e apprezzamenti daglioperatori del settore durante latre giorni e nei numerosi incontridel pre-fiera”.La vivacità dei contatti neglistand e l’interesse sollevato daglieventi sono stati sotto gli occhi ditutti. Sulle presenze internazio-nali non ci sono stati riscontri im-portanti; tuttavia è stato signifi-cativo, in particolare, l’affacciarsia Macfrut di Paesi emergenti co-me Cuba, la Georgia, il Libano,Panama e il Vietnam, che non so-no certo ancora dei protagonistisul mercato internazionale del-l’ortofrutta, però sono desiderosidi crescere e hanno cercato aMacfrut, più che contatti com-merciali per l’export dei loro pro-dotti (che pure sono stati tentati),tecnologie e macchinari italianiper la lavorazione e l’imballaggio(e in questo senso sono stati po-tenziali buyer).La prossima edizione di Macfrutsi terrà nel maggio del 2022.

Cuba, Georgia, Libano,Panama e Vietnam le nazionipresenti. Ma sono mancati

i buyer provenienti dai grandi mercati esteri

di Antonio Felice

Confermato. Le tre fiere di iniziosettembre hanno dato un segnaledi ripartenza, in particolare Ci-bus e Macfrut; segnale più debo-le da SANA, nonostante la viva-cità del settore a cui si rivolge.Tre fiere italiane, dedicate a set-tori collegati, concentrate in me-no di 15 giorni tra i quali un gior-no di accavallamento, non sonoperò un bel segnale, non aiutano,stressano le imprese e le personeinteressate a prendervi parte.Non sono un bel segnale nemme-no a livello internazionale, con-tribuendo a un’immagine dell’I-talia, molto comune all’estero, diPaese disorganizzato. Questoaspetto avrà anche, almeno inparte, contribuito alla scarsissi-ma presenza straniera - prossimaal livello zero - che ha accomuna-to le tre rassegne.Quanto l’abbinamento con le pa-rallele attività online promossedalle singole fiere possa influiresu un giudizio nettamente negati-vo del livello internazionale dellerassegne, in particolare Macfrut eSANA, non è facile dire, ma sin-ceramente l’attesa di visitatori ebuyer esteri in presenza è andataquasi completamente, se non deltutto, delusa. La causa è stato ilCovid? Possiamo rispondere sen-za timore di smentita che non èstato il Covid. Nei giorni di fierale autostrade italiane erano infat-ti intasate di auto di ogni parted’Europa, anche dell’Europa ex-tra UE. E affollati come nei tempimigliori erano gli aeroporti. L’I-talia delle vacanze è ripartita dav-vero con una componente esterada vero e proprio boom, l’Italiadelle fiere no. Quindi, a cosa im-putare la quasi totale assenza dioperatori stranieri?La risposta non può essere cheuna: nelle fiere italiane, per moti-

vi diversi, si fa poco business,spesso non si fa per niente busi-ness internazionale. Le sedi perquesto sono altre: nel food in ge-nerale ma ancora di più nell’orto-frutta, e ancora di più nel biologi-co. Sono a Colonia, Berlino, No-rimberga se non anche a Madrid.Questa è la realtà che si è raffor-zata in questi ultimi anni, che ilCovid non ha evidentemente mu-tato e che sarà estremamente dif-ficile cambiare nei prossimi anni,a meno di un profondo ripensa-mento. Il buyer estero, a meno dimotivi aziendali specifici (le ecce-zioni ci sono sempre), avendo po-co tempo a disposizione e doven-do pertanto fare una scelta, nonha dubbi su dove andare: alla fie-ra dove il business è maggiore.Detto questo, il segnale di fiducianella ripartenza dalle aziende ita-liane è arrivato. E va riconosciutoche Macfrut, la fiera a cui siamopiù vicini, è stato un grande even-to nazionale del settore ortofrut-ticolo, con un’ampia presenza diespositori, di visitatori italiani edella politica che conta. E questograzie alla molteplicità di propo-ste che, anche quest’anno, Cese-na Fiera è stata in grado di pre-sentare a Rimini e alle grandi ca-pacità del suo presidente RenzoPiraccini, il quale ha fatto una va-lutazione molto pertinente a unsito specializzato: “Non abbiamola forza produttiva degli spagnoli,non abbiamo il mercato fieristicodella Germania, ma abbiamo lafiliera, una filiera completa che inquesto momento di transizionepuò essere rilanciata”.La formula per Macfrut è proprioquesta. Invece la rotta per SANAè difficile da individuare, sembrache il modello sia da rivedere: co-me fa una fiera del biologico anon avere tra i propri espositoriAlmaverde Bio, Alce Nero, Brio,ovvero i marchi che contano?

Gli stranieri hanno riempito le spiaggema non si sono visti alle fiere

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Mariangela Latella

Un Macfrut al di sopra delleaspettative, anche se a regime ri-dotto sul fronte dei buyer inter-nazionali. Ne parliamo con il pa-tron Renzo Piraccini (nella foto).

Come è andata l’edizionedella ripartenza?“Non siamo soddisfatti, di più. E’stato un evento fieristico che èandato oltre il migliore ottimi-smo. Basti pensare che ha chiusocon 32.600 presenze”.

Quale impressione ha rica-vato dal suo dialogo con iplayer presenti in fiera?“Che questa fiera, nonostantetutte le difficoltà del momento, siè confermata come un valore perla filiera. Negli ultimi anni c’èstato chi ci credeva e chi non cicredeva, ma adesso possiamo di-re che i galloni ce li siamo con-quistati sul campo. Credo che laripartenza ci abbia aiutato ancheperché la gente ha voglia di usci-re, ha voglia di ricominciare amuoversi. Abbiamo colto unagrande voglia di riscatto dell’or-tofrutta italiana la cui produzio-ne esce da un anno molto diffici-le, quasi drammatico”.

Che cosa sta cambiando inMacfrut?“Questa non è solo la fiera dellaproduzione. Qui c’è anche lacomponente delle tecnologie, cheforse è maggioritaria rispetto allaproduzione. E le tecnologie ita-liane sono veramente leadermondiali. Poi c’è il resto della fi-liera. Siamo in una fase di cam-biamento, quasi di rivoluzione ec’è un aspetto importante chenon deve essere considerato soloun merito di Macfrut ma degliesperti che lavorano con Mac-frut. Penso alle iniziative che ab-

biamo realizzato: a tutto il di-scorso dei berries che ha avutoun successo clamoroso, penso alprogetto delle prove in campo ilcui merito è di Luciano Trentini edel Centro Studi Germano Patta-ro. Penso anche a tutti gli eventiche sono stati partecipatissimi”.

Com’è andata la consolidatapartnership con Fiere Par-ma incentrata sul tour deibuyer tra Parma e Rimini?“Quest’anno la sinergia non c’èstata per il semplice fatto che era-vamo in due settimane diverse.Adesso il nostro obiettivo è di ri-tornare a maggio e penso che an-che loro ci saranno, per cui fare-mo in modo che corrispondanole date. Anche perché non c’è unproblema di sovrapposizione. AParma in condizioni normali ilmondo del fresco non c’è, com-presi i buyer della GDO”.

Cibus ha lanciato l’idea diuna versione Internationalcoinvolgendo l'ICE. Cosa nepensa?“Penso che l’idea di internaziona-lizzare sia un elemento fonda-mentale”.

Da portare avanti anche in-sieme?“Assolutamente sì. Questa ideacon l’ICE la conosce bene Anto-nio Cellie, amministratore dele-gato di Fiere di Parma. Il proble-

ma è che le cose sono sempre piùfacili da dire che da fare”.

Perché?“Perché chiaramente ognuno haun suo modello di fiera, lo dicofrancamente”.

Come può incidere in que-st’ambito il suo ruolo all’in-terno di AEFI, l’Associazio-ne delle fiere italiane?“C'è l’esigenza di accompagnarele imprese nel processo di inter-nazionalizzazione. Ritengo chesu questo punto si possa riflette-re insieme. Siamo interessati, co-me Macfrut, ma anche come Fie-ravicola, a partecipare a progettiper internazionalizzare la filiera”.

Intende collettive all’estero?“Non solo. Anche fare degli even-ti con nostri espositori per pro-muovere quello che serve alle im-prese. Il mio motto è: io non vo-glio sapere cosa le nostre impre-se possono fare per me, ma vo-glio sapere cosa posso fare io perle imprese. Quest’anno abbiamoavuto un buon numero di Paesinuovi che sono arrivati grazie aicontatti che siamo riusciti a co-struire attraverso la piattaformadigitale. I dipendenti di CesenaFiera, per farle capire, non hannofatto un’ora di cassa integrazio-ne. Noi siamo in pieno sviluppo.Abbiamo chiuso bene il 2020 echiuderemo meglio il 2021”.

Piraccini: “Siamo andati oltre le previsioni,è stata l’edizione della svolta”

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Un Macfrut al di sopra delleaspettative, anche se a regime ri-dotto sul fronte dei buyer inter-nazionali. Ne parliamo con il pa-tron Renzo Piraccini (nella foto).

Come è andata l’edizionedella ripartenza?“Non siamo soddisfatti, di più. E’stato un evento fieristico che èandato oltre il migliore ottimi-smo. Basti pensare che ha chiusocon 32.600 presenze”.

Quale impressione ha rica-vato dal suo dialogo con iplayer presenti in fiera?“Che questa fiera, nonostantetutte le difficoltà del momento, siè confermata come un valore perla filiera. Negli ultimi anni c’èstato chi ci credeva e chi non cicredeva, ma adesso possiamo di-re che i galloni ce li siamo con-quistati sul campo. Credo che laripartenza ci abbia aiutato ancheperché la gente ha voglia di usci-re, ha voglia di ricominciare amuoversi. Abbiamo colto unagrande voglia di riscatto dell’or-tofrutta italiana la cui produzio-ne esce da un anno molto diffici-le, quasi drammatico”.

Che cosa sta cambiando inMacfrut?“Questa non è solo la fiera dellaproduzione. Qui c’è anche lacomponente delle tecnologie, cheforse è maggioritaria rispetto allaproduzione. E le tecnologie ita-liane sono veramente leadermondiali. Poi c’è il resto della fi-liera. Siamo in una fase di cam-biamento, quasi di rivoluzione ec’è un aspetto importante chenon deve essere considerato soloun merito di Macfrut ma degliesperti che lavorano con Mac-frut. Penso alle iniziative che ab-

biamo realizzato: a tutto il di-scorso dei berries che ha avutoun successo clamoroso, penso alprogetto delle prove in campo ilcui merito è di Luciano Trentini edel Centro Studi Germano Patta-ro. Penso anche a tutti gli eventiche sono stati partecipatissimi”.

Com’è andata la consolidatapartnership con Fiere Par-ma incentrata sul tour deibuyer tra Parma e Rimini?“Quest’anno la sinergia non c’èstata per il semplice fatto che era-vamo in due settimane diverse.Adesso il nostro obiettivo è di ri-tornare a maggio e penso che an-che loro ci saranno, per cui fare-mo in modo che corrispondanole date. Anche perché non c’è unproblema di sovrapposizione. AParma in condizioni normali ilmondo del fresco non c’è, com-presi i buyer della GDO”.

Cibus ha lanciato l’idea diuna versione Internationalcoinvolgendo l'ICE. Cosa nepensa?“Penso che l’idea di internaziona-lizzare sia un elemento fonda-mentale”.

Da portare avanti anche in-sieme?“Assolutamente sì. Questa ideacon l’ICE la conosce bene Anto-nio Cellie, amministratore dele-gato di Fiere di Parma. Il proble-

ma è che le cose sono sempre piùfacili da dire che da fare”.

Perché?“Perché chiaramente ognuno haun suo modello di fiera, lo dicofrancamente”.

Come può incidere in que-st’ambito il suo ruolo all’in-terno di AEFI, l’Associazio-ne delle fiere italiane?“C'è l’esigenza di accompagnarele imprese nel processo di inter-nazionalizzazione. Ritengo chesu questo punto si possa riflette-re insieme. Siamo interessati, co-me Macfrut, ma anche come Fie-ravicola, a partecipare a progettiper internazionalizzare la filiera”.

Intende collettive all’estero?“Non solo. Anche fare degli even-ti con nostri espositori per pro-muovere quello che serve alle im-prese. Il mio motto è: io non vo-glio sapere cosa le nostre impre-se possono fare per me, ma vo-glio sapere cosa posso fare io perle imprese. Quest’anno abbiamoavuto un buon numero di Paesinuovi che sono arrivati grazie aicontatti che siamo riusciti a co-struire attraverso la piattaformadigitale. I dipendenti di CesenaFiera, per farle capire, non hannofatto un’ora di cassa integrazio-ne. Noi siamo in pieno sviluppo.Abbiamo chiuso bene il 2020 echiuderemo meglio il 2021”.

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Ripartenza lenta ma al di sopradelle aspettative per Cibus (31agosto - 3 settembre) che dopo lapandemia, ha aperto i battenti aFiere di Parma come prima Fierain presenza post-Covid.Riccardo Caravita, brand mana-ger di Cibus, ha dichiarato a Cor-riere Ortofrutticolo: “La fiera èandata meglio di quanto pensa-vamo. La stima è di 40 mila visi-tatori. Un numero al di sopradelle nostre aspettative, ma co-munque inferiore della metà ri-spetto a quello a cui eravamoabituati. In tempi pre-Covid, Ci-bus viaggiava infatti sugli 80 mi-la visitatori. Ma stiamo parlandodi un evento molto coraggioso, laprima fiera del comparto foodand beverage che si sia svolta inpresenza in Europa. È la fieradella ripartenza ma anche la fie-ra di un settore, quello alimenta-re, che durante la pandemia nonsi è mai fermato e anzi ha conti-nuato ad innovare e a risponderealla continua richiesta da partedi supermercati italiani ed esteridi prodotti di qualità e autentica-mente italiani. Era quindi impor-tante avere un momento di con-fronto in cui tutto il settore indu-striale, distributivo e politico po-tesse parlare su come ripartire”.Un confronto che c’è stato conl’attività convegnistica, alla qualehanno partecipato tre ministri,

ma svoltosi anche nel contattodiretto dei professionisti, all’in-terno dei padiglioni.Circa duemila gli espositori, il5% stranieri, con una buona pre-senza di aziende di prodotti bio-logici, vegetariani e vegani. Latendenza salutista è emersa piut-tosto chiaramente, con novitàma soprattutto con grande ritor-no della tradizione della cucinaitaliana.Tra i progetti futuri della fiera,c’è quello di creare una versioneestera del trade show di Parmache potrebbe chiamarsi ‘CibusInternational’. Un’idea che iniziaa prendere forma anche graziealla stretta collaborazione tra Ci-bus e ICE nel cui consiglio di am-ministrazione siede Ivano Va-condio, che è presidente di Fede-

ralimentare, organizzazione chedetiene il 50% delle quote dellafiera.“Creare un Cibus International èuna sfida che vorremmo intra-prendere per il futuro - ci ha det-to Caravita -. In pratica, così co-me portiamo le aziende a Parma,l’idea è quella di riuscire a por-tarle anche all’estero, in altre fie-re, in collaborazione con ICEche, in un quadro di sistema-Paese, dev’essere la bandieraistituzionale che rappresenta ilmade in Italy all’estero”.Soddisfazione è stata espressa daGino Gandolfi, presidente di Fie-re di Parma: “Questa edizione diCibus ha pienamente conseguitogli obiettivi che si era posta. Letante attestazioni di apprezza-mento da parte delle aziendeespositrici, delle Associazioniaderenti a Federalimentare e deiConsorzi di Tutela, mi consentedi poter dire che Cibus 2021 èuna sfida vinta dalla communityagroalimentare. Voglio anchesottolineare l’attenzione delmondo politico, con la partecipa-zione di tre Ministri e dei princi-pali attori della filiera: agricoltu-ra, industria, grande distribuzio-ne e mondo dell’horeca. Sullascia di questo successo, stiamogià lavorando per una edizionerecord di Cibus, che si terrà aParma il 3 maggio 2022”. (m.l.)

Internazionalizzazione focus principale di CibusCaravita: “Con ICE per un’edizione International”

Riccardo Caravita, brand managerdi Cibus

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Le fiere tracciano bilanci che nonsono mai negativi. E il SANA nonfa eccezione. Tuttavia, con tutte lescusanti del caso (ritorno dallapandemia e altro) l’edizione chesi è svolta dal 9 al 12 settembre hadeluso. Il biologico italiano meri-terebbe di più. Prova ne è chemarchi di assoluto rilievo comeAlce Nero, Almaverde Bio, Brio,Parmalat non sono stati presentitra gli espositori. Tuttavia è statoun momento di incontro, a volte ilprimo, dopo i lunghi mesi dismart working, e soprattutto iconvegni sono stati di buon livel-lo, grazie all’impegno degli orga-nizzatori ma, soprattutto, allapresenza delle rappresentanze disettore.Gli organizzatori comunque nonstanno fermi, ampliano le azionia sostegno dell’internazionalizza-zione delle imprese del bio - di cuisi avverte un forte bisogno - conla nuova iniziativa SANA Busi-ness Days, che nel mese di giugno2022, nei giorni 23 e 24, si terràad Amburgo; un progetto dedica-to agli operatori del settore (pro-duttori e distributori) interessatiad ampliare i loro contatti com-merciali in Germania, Austria eSvizzera.Al SANA abbiamo potuto aggior-nare i dati sul settore. Nel 2020 ilbiologico ha raggiunto i 2,1 milio-ni di ettari secondo i dati elabora-ti dal SINAB (Sistema di Infor-mazione Nazionale sull’Agricol-tura Biologica) con un incremen-to rispetto all’anno precedentedel 5,1%, evidenziando tuttaviaun trend di sviluppo più modestorispetto ai maggiori Paesi euro-pei. In crescita, inoltre, il numerodegli operatori del settore, che haraggiunto le 81.731 unità, con unincremento dell’1,3%.Secondo l’Osservatorio SANA,nel 2021 (anno terminante a lu-glio) i consumi interni hanno re-

gistrato una crescita del 5%, ri-spetto all’anno precedente. Laspesa delle famiglie italiane si èattestata a 4,6 miliardi di euro:nove famiglie su 10 hanno acqui-stato almeno un prodotto biologi-co nell’anno in corso. Negli ultimidieci anni i consumi interni han-no registrato un’impennata del133%. L’Osservatorio divide i rile-vamenti tra consumi domestici,pari a 3,9 miliardi di euro (+4%)e fuori casa, pari a 701 milioni dieuro (+10%). La ristorazione col-lettiva e commerciale ritorna acrescere dopo il fisiologico -27%(487 milioni di euro) registratonell’edizione 2020 dell’Osserva-torio.Notevole l’incremento dell’exportche, sempre nell’ultimo anno, èaumentato dell’11%, raggiungen-do quota 2,9 miliardi di euro, conuna crescita negli ultimi dieci an-ni del 156%. L’Italia si posizionaal secondo posto per export dopogli Stati Uniti.La distribuzione moderna con il56% fa la parte del leone tra i ca-

nali di vendita del domestico: 2,2miliardi di euro(+2%) tra iper-mercati, supermercati, libero ser-vizio, specialisti drug, discount ede-commerce. Gli ultimi due conti-nuano a registrare i maggiori in-crementi: +10,7% gli outlet a bas-so costo (205 milioni di euro) e+67,3% l’online (75 milioni di eu-ro). Il trend conferma quanto giàosservato da AssoBio-Nielsen nelprimo trimestre del 2021 per idue ambiti (+10,5 e +79%). Va se-gnalata la crescita dei negozi spe-cializzati ‘bio’ (+8%), che soddi-sfano un quarto (26%) del consu-mo interno con quasi un miliardodi euro di vendite. Il restante 19%(723 milioni di euro, +5%), pro-viene da negozi di vicinato, mer-catini, farmacie, para-farmacie,gruppi di acquisto solidale.Ma cosa c’è nel carrello biologicodegli italiani?Le tre referenze più vendute nelladistribuzione moderna sono uova(137 milioni di euro), confetture espalmabili a base di frutta (106,5milioni di euro) e bevande vege-tali (69 milioni di euro). La dro-gheria alimentare (pasta, prodot-ti da forno, conserve, sughi…) in-cide a valore per il 57% sul totale,seguita dal fresco con il 21%, l’or-tofrutta al 12%, bevande al 6%,carni e freddo al 2%.

Delusione SANA, il biologicoitaliano meriterebbe di più

Pesanti assenze alla rassegnabolognese, salvata da una

convegnistica di buon livello.Tutti i dati del settore

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Le fiere tracciano bilanci che nonsono mai negativi. E il SANA nonfa eccezione. Tuttavia, con tutte lescusanti del caso (ritorno dallapandemia e altro) l’edizione chesi è svolta dal 9 al 12 settembre hadeluso. Il biologico italiano meri-terebbe di più. Prova ne è chemarchi di assoluto rilievo comeAlce Nero, Almaverde Bio, Brio,Parmalat non sono stati presentitra gli espositori. Tuttavia è statoun momento di incontro, a volte ilprimo, dopo i lunghi mesi dismart working, e soprattutto iconvegni sono stati di buon livel-lo, grazie all’impegno degli orga-nizzatori ma, soprattutto, allapresenza delle rappresentanze disettore.Gli organizzatori comunque nonstanno fermi, ampliano le azionia sostegno dell’internazionalizza-zione delle imprese del bio - di cuisi avverte un forte bisogno - conla nuova iniziativa SANA Busi-ness Days, che nel mese di giugno2022, nei giorni 23 e 24, si terràad Amburgo; un progetto dedica-to agli operatori del settore (pro-duttori e distributori) interessatiad ampliare i loro contatti com-merciali in Germania, Austria eSvizzera.Al SANA abbiamo potuto aggior-nare i dati sul settore. Nel 2020 ilbiologico ha raggiunto i 2,1 milio-ni di ettari secondo i dati elabora-ti dal SINAB (Sistema di Infor-mazione Nazionale sull’Agricol-tura Biologica) con un incremen-to rispetto all’anno precedentedel 5,1%, evidenziando tuttaviaun trend di sviluppo più modestorispetto ai maggiori Paesi euro-pei. In crescita, inoltre, il numerodegli operatori del settore, che haraggiunto le 81.731 unità, con unincremento dell’1,3%.Secondo l’Osservatorio SANA,nel 2021 (anno terminante a lu-glio) i consumi interni hanno re-

gistrato una crescita del 5%, ri-spetto all’anno precedente. Laspesa delle famiglie italiane si èattestata a 4,6 miliardi di euro:nove famiglie su 10 hanno acqui-stato almeno un prodotto biologi-co nell’anno in corso. Negli ultimidieci anni i consumi interni han-no registrato un’impennata del133%. L’Osservatorio divide i rile-vamenti tra consumi domestici,pari a 3,9 miliardi di euro (+4%)e fuori casa, pari a 701 milioni dieuro (+10%). La ristorazione col-lettiva e commerciale ritorna acrescere dopo il fisiologico -27%(487 milioni di euro) registratonell’edizione 2020 dell’Osserva-torio.Notevole l’incremento dell’exportche, sempre nell’ultimo anno, èaumentato dell’11%, raggiungen-do quota 2,9 miliardi di euro, conuna crescita negli ultimi dieci an-ni del 156%. L’Italia si posizionaal secondo posto per export dopogli Stati Uniti.La distribuzione moderna con il56% fa la parte del leone tra i ca-

nali di vendita del domestico: 2,2miliardi di euro(+2%) tra iper-mercati, supermercati, libero ser-vizio, specialisti drug, discount ede-commerce. Gli ultimi due conti-nuano a registrare i maggiori in-crementi: +10,7% gli outlet a bas-so costo (205 milioni di euro) e+67,3% l’online (75 milioni di eu-ro). Il trend conferma quanto giàosservato da AssoBio-Nielsen nelprimo trimestre del 2021 per idue ambiti (+10,5 e +79%). Va se-gnalata la crescita dei negozi spe-cializzati ‘bio’ (+8%), che soddi-sfano un quarto (26%) del consu-mo interno con quasi un miliardodi euro di vendite. Il restante 19%(723 milioni di euro, +5%), pro-viene da negozi di vicinato, mer-catini, farmacie, para-farmacie,gruppi di acquisto solidale.Ma cosa c’è nel carrello biologicodegli italiani?Le tre referenze più vendute nelladistribuzione moderna sono uova(137 milioni di euro), confetture espalmabili a base di frutta (106,5milioni di euro) e bevande vege-tali (69 milioni di euro). La dro-gheria alimentare (pasta, prodot-ti da forno, conserve, sughi…) in-cide a valore per il 57% sul totale,seguita dal fresco con il 21%, l’or-tofrutta al 12%, bevande al 6%,carni e freddo al 2%.

Delusione SANA, il biologicoitaliano meriterebbe di più

Pesanti assenze alla rassegnabolognese, salvata da una

convegnistica di buon livello.Tutti i dati del settore

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

15www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

“La scorsa annata è stata per noila campagna dei record di volumie di fatturato. Ci prepariamo allanuova raccolta di kiwi con buoneaspettative, forti anche dell’anda-mento del mercato estivo che,seppur con qualche difficoltà nel-la gestione dei flussi, si è mante-nuto su ottimi livelli di prezzo”.È con questo entusiasmo che ilpresidente di Jingold Patrizio Ne-ri (nella foto) ha accolto il Corrie-re Ortofrutticolo allo stand alle-stito a Macfrut 2021 nel ventesi-mo anno di attività della realtàcesenate. Volumi in crescita no-nostante il clima non sia statosempre favorevole, ma le reti an-tigrandine di cui gli impianti dikiwi giallo sono generalmente do-tati hanno preservato la qualitàdel frutto. “L’anno scorso - conti-nua Neri - abbiamo chiuso con unfatturato di oltre 50 milioni di eu-ro e un totale di 130 mila quintalidi tonnellate. Per la prossimacampagna ci aspettiamo quanti-tativi in ulteriore aumento attor-no ai 145/150 mila quintali, gra-zie alla crescita degli areali e al-l’entrata in produzione di nuoviimpianti di kiwi rosso”.Ed è proprio nel kiwi rosso, di cuiper la prima volta si potrà conta-re con una discreta quantità per ilmercato, che il patron Neri indi-vidua uno degli elementi chiaveper il futuro di Jingold e dell’inte-ro settore. “Credo si tratti di una

vera svolta per il comparto poichéil kiwi rosso è per il consumatoreun prodotto unico sia nell’aspettosia nel gusto, che si differenziacompletamente dal tradizionalekiwi verde, ma anche dal giallo.Sebbene sia inserito a scaffale co-me una segmentazione della pro-posta, in realtà è una vera rivolu-zione. Un prodotto diverso cheamplia ulteriormente il target deiconsumatori e apre il mercato an-che a chi non ama la nota aciduladell’actinidia, un esempio su tuttii bambini”.E le conferme ci sono già: “Stia-mo riscontrando una decisa cre-scita della domanda di kiwi rossonei nostri principali mercati di ri-ferimento in Europa - concludePatrizio Neri - siamo convinti au-menterà sempre di più, anchegrazie all’introduzione della va-rietà più tardiva, disponibile dafebbraio, che ne allungherà la fi-nestra di commercializzazione”.(c.b.)

Green Farmers Group è una nuo-va OP a forte vocazione biologicacon sede a Bagnocavallo di Ra-venna. Dal momento della costi-

tuzione associa una quarantina diproduttori provenienti da dieciregioni italiane (Veneto, FriuliVenezia Giulia, Emilia Romagna,Lazio, Molise, Campania, Puglia,Basilicata, Calabria e Sicilia). Neè amministratore delegato IlenioBastoni. L’attuale base sociale èformata da un 70% di aziende giàcertificate a regime biologico, conil restante 30% a lotta integrata. Iprodotti di punta sono kiwi, pere,mele, agrumi, avocado, pesche enettarine, cipolle, patate, brocco-letto, cavolfiore e finocchio, oltrea baby leaf.“Dato che la maggior parte delleimprese è in regime biologico e/obiodinamico, e altre sono in con-versione, occorre investire sullaricerca per valorizzare varietà re-sistenti alle principali malattie equindi adatte alla coltivazionebiologica”, ha precisato Bastoni,che rimane comunque all’internodel gruppo Greenyard come se-nior manager.A livello distributivo la neonataorganizzazione di produttori -presieduta da Giulia Lupato, che,come la maggior parte dei soci,conduce un’azienda biologica - sirivolge alla GDO italiana ed este-ra, con uno sguardo anche aimercati d’Oltremare. Il mercatoeuropeo rappresenta attualmenteil 65%, seguito dall’Italia (25%) edall’extra UE (5%).“Lo scopo è di concentrare la no-stra offerta - precisa la neo presi-dente - e riuscire a raggiungerequei mercati che chiedono orga-nizzazione, continuità nell’offer-ta, concentrazione di prodotto.Uniti dovremmo riuscire a rag-giungere con più facilità l’estero”.

Il kiwi rosso segnauna svoltaper Jingolde l’intero comparto

Ilenio Bastoni amministratoredell’OP GreenFarmers Group

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15www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

“La scorsa annata è stata per noila campagna dei record di volumie di fatturato. Ci prepariamo allanuova raccolta di kiwi con buoneaspettative, forti anche dell’anda-mento del mercato estivo che,seppur con qualche difficoltà nel-la gestione dei flussi, si è mante-nuto su ottimi livelli di prezzo”.È con questo entusiasmo che ilpresidente di Jingold Patrizio Ne-ri (nella foto) ha accolto il Corrie-re Ortofrutticolo allo stand alle-stito a Macfrut 2021 nel ventesi-mo anno di attività della realtàcesenate. Volumi in crescita no-nostante il clima non sia statosempre favorevole, ma le reti an-tigrandine di cui gli impianti dikiwi giallo sono generalmente do-tati hanno preservato la qualitàdel frutto. “L’anno scorso - conti-nua Neri - abbiamo chiuso con unfatturato di oltre 50 milioni di eu-ro e un totale di 130 mila quintalidi tonnellate. Per la prossimacampagna ci aspettiamo quanti-tativi in ulteriore aumento attor-no ai 145/150 mila quintali, gra-zie alla crescita degli areali e al-l’entrata in produzione di nuoviimpianti di kiwi rosso”.Ed è proprio nel kiwi rosso, di cuiper la prima volta si potrà conta-re con una discreta quantità per ilmercato, che il patron Neri indi-vidua uno degli elementi chiaveper il futuro di Jingold e dell’inte-ro settore. “Credo si tratti di una

vera svolta per il comparto poichéil kiwi rosso è per il consumatoreun prodotto unico sia nell’aspettosia nel gusto, che si differenziacompletamente dal tradizionalekiwi verde, ma anche dal giallo.Sebbene sia inserito a scaffale co-me una segmentazione della pro-posta, in realtà è una vera rivolu-zione. Un prodotto diverso cheamplia ulteriormente il target deiconsumatori e apre il mercato an-che a chi non ama la nota aciduladell’actinidia, un esempio su tuttii bambini”.E le conferme ci sono già: “Stia-mo riscontrando una decisa cre-scita della domanda di kiwi rossonei nostri principali mercati di ri-ferimento in Europa - concludePatrizio Neri - siamo convinti au-menterà sempre di più, anchegrazie all’introduzione della va-rietà più tardiva, disponibile dafebbraio, che ne allungherà la fi-nestra di commercializzazione”.(c.b.)

Green Farmers Group è una nuo-va OP a forte vocazione biologicacon sede a Bagnocavallo di Ra-venna. Dal momento della costi-

tuzione associa una quarantina diproduttori provenienti da dieciregioni italiane (Veneto, FriuliVenezia Giulia, Emilia Romagna,Lazio, Molise, Campania, Puglia,Basilicata, Calabria e Sicilia). Neè amministratore delegato IlenioBastoni. L’attuale base sociale èformata da un 70% di aziende giàcertificate a regime biologico, conil restante 30% a lotta integrata. Iprodotti di punta sono kiwi, pere,mele, agrumi, avocado, pesche enettarine, cipolle, patate, brocco-letto, cavolfiore e finocchio, oltrea baby leaf.“Dato che la maggior parte delleimprese è in regime biologico e/obiodinamico, e altre sono in con-versione, occorre investire sullaricerca per valorizzare varietà re-sistenti alle principali malattie equindi adatte alla coltivazionebiologica”, ha precisato Bastoni,che rimane comunque all’internodel gruppo Greenyard come se-nior manager.A livello distributivo la neonataorganizzazione di produttori -presieduta da Giulia Lupato, che,come la maggior parte dei soci,conduce un’azienda biologica - sirivolge alla GDO italiana ed este-ra, con uno sguardo anche aimercati d’Oltremare. Il mercatoeuropeo rappresenta attualmenteil 65%, seguito dall’Italia (25%) edall’extra UE (5%).“Lo scopo è di concentrare la no-stra offerta - precisa la neo presi-dente - e riuscire a raggiungerequei mercati che chiedono orga-nizzazione, continuità nell’offer-ta, concentrazione di prodotto.Uniti dovremmo riuscire a rag-giungere con più facilità l’estero”.

Il kiwi rosso segnauna svoltaper Jingolde l’intero comparto

Ilenio Bastoni amministratoredell’OP GreenFarmers Group

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17www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

Macfrut ha segnato un ulteriorepasso avanti nel miglioramentodelle relazioni commerciali traItalia e Indonesia, nello specificoper quanto riguarda l’export ita-liano di ortofrutta. Nell’area dellaRegione Emilia-Romagna si èsvolto il 9 settembre un incontrotra le autorità indonesiane, appo-sitamente invitate da CSO Italy, ildirettore generale per l’Agricoltu-ra, la caccia e la pesca della Re-gione, Valtiero Mazzotti, e la re-sponsabile delle relazioni inter-nazionali di CSO Italy, SimonaRubbi. L’incontro ha approfondi-to la decisione dello scorso giu-gno del ministero dell’Agricolturadell’Indonesia che ha provveduto,con apposito decreto, ad aggior-nare e integrare l’elenco dei pro-dotti italiani ammessi in Indone-sia, inserendo nuovamente il kiwie, per la prima volta, le arance.Per parte indonesiana sono statipresenti all’incontro Ida Ayu Ra-tih, attaché del ministero dell’A-gricoltura dell’Ambasciata del-

l’Indonesia a Roma, Caka Awal,ministro consigliere della stessaambasciata, Oktoriko Paravansa,dirigente della società indonesia-na Frootiful, oltre a Jacopo Cap-puccio, console della Repubblicadi Indonesia per Emilia-Roma-gna e Toscana, che al termine del-l’incontro ha dichiarato: “Ritengoabbiamo avuto un incontro posi-tivo in un momento di importan-za strategica. L’Indonesia sarà in-fatti la prossima nazione a ospita-re il G20, nel 2022. Quindi chiun-que oggi stia intrattenendo rap-porti commerciali con l’Indone-sia, nel 2022 potrà avere riscon-tro della bontà o meno delle ini-ziative intraprese. Questo incon-

tro è stato anche, al di là del temaspecifico trattato, di buon auspi-cio per il futuro”.Da parte sua Valtiero Mazzotti hadichiarato: “Come Regione siamoa disposizione con gli esperti delservizio fitosanitario per garanti-re il controllo dei requisiti richie-sti dal ministero dell’Agricolturadell’Indonesia. Il prodotto in par-tenza dall’Emilia-Romagna è ve-rificato nei punti di partenza dainostri ispettori e il nostro impe-gno è di offrire continuità neicontrolli, massima serietà nel ri-spetto dei protocolli al fine di ga-rantire l’integrità dei prodottiesportati”.E questo è stato il commento di

Si apre l’exportdi arance italianein Indonesiae riparte il kiwi

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17www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

Macfrut ha segnato un ulteriorepasso avanti nel miglioramentodelle relazioni commerciali traItalia e Indonesia, nello specificoper quanto riguarda l’export ita-liano di ortofrutta. Nell’area dellaRegione Emilia-Romagna si èsvolto il 9 settembre un incontrotra le autorità indonesiane, appo-sitamente invitate da CSO Italy, ildirettore generale per l’Agricoltu-ra, la caccia e la pesca della Re-gione, Valtiero Mazzotti, e la re-sponsabile delle relazioni inter-nazionali di CSO Italy, SimonaRubbi. L’incontro ha approfondi-to la decisione dello scorso giu-gno del ministero dell’Agricolturadell’Indonesia che ha provveduto,con apposito decreto, ad aggior-nare e integrare l’elenco dei pro-dotti italiani ammessi in Indone-sia, inserendo nuovamente il kiwie, per la prima volta, le arance.Per parte indonesiana sono statipresenti all’incontro Ida Ayu Ra-tih, attaché del ministero dell’A-gricoltura dell’Ambasciata del-

l’Indonesia a Roma, Caka Awal,ministro consigliere della stessaambasciata, Oktoriko Paravansa,dirigente della società indonesia-na Frootiful, oltre a Jacopo Cap-puccio, console della Repubblicadi Indonesia per Emilia-Roma-gna e Toscana, che al termine del-l’incontro ha dichiarato: “Ritengoabbiamo avuto un incontro posi-tivo in un momento di importan-za strategica. L’Indonesia sarà in-fatti la prossima nazione a ospita-re il G20, nel 2022. Quindi chiun-que oggi stia intrattenendo rap-porti commerciali con l’Indone-sia, nel 2022 potrà avere riscon-tro della bontà o meno delle ini-ziative intraprese. Questo incon-

tro è stato anche, al di là del temaspecifico trattato, di buon auspi-cio per il futuro”.Da parte sua Valtiero Mazzotti hadichiarato: “Come Regione siamoa disposizione con gli esperti delservizio fitosanitario per garanti-re il controllo dei requisiti richie-sti dal ministero dell’Agricolturadell’Indonesia. Il prodotto in par-tenza dall’Emilia-Romagna è ve-rificato nei punti di partenza dainostri ispettori e il nostro impe-gno è di offrire continuità neicontrolli, massima serietà nel ri-spetto dei protocolli al fine di ga-rantire l’integrità dei prodottiesportati”.E questo è stato il commento di

Si apre l’exportdi arance italianein Indonesiae riparte il kiwi

NOTIZIARIO CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

18 www.corriereortofrutticolo.it settembre 2021

Simona Rubbi: “Siamo moltosoddisfatti come CSO Italy del la-voro svolto e della collaborazionenata con le istituzioni indonesia-ne che ha portato alla riaperturadel mercato dei kiwi e, inaspetta-tamente, all’apertura dell’importdelle arance italiane. Ci siamo in-contrati qui oggi per dare seguitoal decreto di giugno e per chiede-re all’Indonesia di inserire altrilaboratori di analisi all’elenco diquelli accreditati (al momento so-lo uno) per i controlli fito richiestidal loro Ministero. Una richiestache sembra essere stata accoltafavorevolmente dalla delegazionepresente a Rimini”.Le esportazioni di kiwi italiano inIndonesia erano ferme dall’otto-bre 2020. Secondo dati FAO, l’In-donesia nel 2019 ha importatoortofrutta per un milione 349 mi-la tonnellate mentre le sue espor-tazioni sono state pari a 795.867tonnellate.

Le patate èVita Residuo Zero diRomagnoli F.lli SpA nel trimestregiugno-agosto 2021 hanno messoa segno un incremento di venditedel 203% rispetto allo stesso tri-mestre dello scorso anno. Lancia-te sul mercato a inizio 2020, le pa-tate èVita Residuo Zero nasconocome risultato di un progetto di ri-cerca condotto con la guida scien-tifica del Dipartimento per l’Inno-vazione nei sistemi Biologici,Agroalimentari e Forestali dell’U-niversità della Tuscia e Legam-biente, partendo da varietà di pa-tate di nuova generazione, natu-ralmente tolleranti ai principalipatogeni che colpiscono la coltura.“Il successo delle nostre patate a

‘residuo zero’ va ricercato nel cre-scente interesse da parte dei con-sumatori verso prodotti ottenuticon pratiche agricole rispettosedell’ambiente e delle risorse na-turali - sottolinea l’amministrato-re delegato Giulio Romagnoli -. Aquesto interesse la nostra aziendarisponde lavorando alla diffusio-ne di tecniche di coltivazione re-sponsabili, per garantire prodotticon elevate caratteristiche orga-nolettiche e ottime rese produtti-ve. È però fondamentale anche ri-conoscere il giusto valore a tuttigli attori della filiera, perché nonpuò esserci sostenibilità ambien-tale se le azioni intraprese non so-no sostenibili anche dal punto divista economico e sociale. Meritodelle ottime performance dellenostre patate èVita Residuo Zero,oltre che ai partner coinvolti nelprogetto di ricerca e allo staffagronomico della RomagnoliF.lli, va inoltre alle aziende agri-

Boom di venditeper le patateèVita Residuo Zerodi Romagnoli

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19www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

cole, parte fondamentale dellanostra filiera, alla sensibilità dellarete commerciale, sempre più at-tenta a cogliere le dinamiched’acquisto e ad offrire ai propriclienti referenze realizzate nel ri-spetto dell’ambiente”.

Giovedi 23 settembre a Polignanoa Mare, in provincia di Bari, si èsvolto l’annuale incontro “AvantiFrutta!” targato Grape&GrapeGroup, l’azienda pugliese cheopera nell’ambito della ricerca,produzione e commercializzazio-ne dell’uva da tavola. L’evento haavuto l’obiettivo di divulgare lenuove varietà e le selezioni autoc-tone di uva senza semi.

Luisa, Fiammetta e Apulia sono inomi delle varietà che non pote-vano mancare, perché già brevet-tate e registrate rispettivamentecon i marchi Stella, Iris e Bloom,coltivate per circa 500 ettari nel2020, in particolare in Puglia eSicilia, e vendute in Italia e all’e-stero, ma sono state presentateanche le varietà in corso di valu-tazione, per un totale di 13: le trevarietà brevettate e appena citate,le due in corso di registrazione(GGGB01S - Musa®, bianca conseme medio tardiva, e GGGR01A-Aisha®, rossa senza semi), e leotto ancora in fase di monitorag-gio e validazione.

Nel corso della serata è stato an-nunciato che Grape&GrapeGroup, per il 2022, intende avvia-re un vero e proprio network del-l’uva da tavola. L’azienda pugliesevuole costituire infatti una rete diassociati, per migliorare la siner-gia tra i produttori e gli operatoricommerciali, offrendo dei servizispecifici che favoriscano la com-mercializzazione delle varietà edelle nuove selezioni di uva da ta-vola. Nello specifico, il networkproposto da Grape&Grape ha, trale sue finalità, quella di tracciare evalorizzare i prodotti lungo tuttala filiera, allargando la rete dioperatori commerciali e dellaproduzione, incrementando nelcontempo le varietà da offrire almercato.Un momento significativo dellaserata è stato il “blind taste” ovve-ro la degustazione al buio. Gliospiti dell’evento sono stati invita-ti ad un tavolo presso il quale è

Grape&Grapelancia dal 2022il networkdell’uva da tavola

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19www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

cole, parte fondamentale dellanostra filiera, alla sensibilità dellarete commerciale, sempre più at-tenta a cogliere le dinamiched’acquisto e ad offrire ai propriclienti referenze realizzate nel ri-spetto dell’ambiente”.

Giovedi 23 settembre a Polignanoa Mare, in provincia di Bari, si èsvolto l’annuale incontro “AvantiFrutta!” targato Grape&GrapeGroup, l’azienda pugliese cheopera nell’ambito della ricerca,produzione e commercializzazio-ne dell’uva da tavola. L’evento haavuto l’obiettivo di divulgare lenuove varietà e le selezioni autoc-tone di uva senza semi.

Luisa, Fiammetta e Apulia sono inomi delle varietà che non pote-vano mancare, perché già brevet-tate e registrate rispettivamentecon i marchi Stella, Iris e Bloom,coltivate per circa 500 ettari nel2020, in particolare in Puglia eSicilia, e vendute in Italia e all’e-stero, ma sono state presentateanche le varietà in corso di valu-tazione, per un totale di 13: le trevarietà brevettate e appena citate,le due in corso di registrazione(GGGB01S - Musa®, bianca conseme medio tardiva, e GGGR01A-Aisha®, rossa senza semi), e leotto ancora in fase di monitorag-gio e validazione.

Nel corso della serata è stato an-nunciato che Grape&GrapeGroup, per il 2022, intende avvia-re un vero e proprio network del-l’uva da tavola. L’azienda pugliesevuole costituire infatti una rete diassociati, per migliorare la siner-gia tra i produttori e gli operatoricommerciali, offrendo dei servizispecifici che favoriscano la com-mercializzazione delle varietà edelle nuove selezioni di uva da ta-vola. Nello specifico, il networkproposto da Grape&Grape ha, trale sue finalità, quella di tracciare evalorizzare i prodotti lungo tuttala filiera, allargando la rete dioperatori commerciali e dellaproduzione, incrementando nelcontempo le varietà da offrire almercato.Un momento significativo dellaserata è stato il “blind taste” ovve-ro la degustazione al buio. Gliospiti dell’evento sono stati invita-ti ad un tavolo presso il quale è

Grape&Grapelancia dal 2022il networkdell’uva da tavola

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20 www.corriereortofrutticolo.it settembre 2021

stata fornita una maschera oscu-rante monouso da indossare. Inseguito, venivano consegnate duenuove varietà di uva da tavola dadegustare. Senza conoscerne il co-lore o la forma, il partecipante hapotuto compilare una scheda va-lutativa in cui ha espresso il pro-prio parere su tre parametri: croc-cantezza, dolcezza e aroma. L’ulti-mo step dell’incontro ha volutoesaltare i tre sensi per eccellenza:gusto, vista e olfatto. Diverse sele-zioni di uva da tavola in corso di

valutazione, erano esposte in salaper permettere agli ospiti di ap-prezzarne la qualità. (l.p.)

Brio, partner di Alce Nero perl’ortofrutta, ha annunciato laprossima acquisizione di 50 nuo-

vi soci produttori e l’espansionedegli areali a biologico degli asso-ciati, con processi di conversionein atto. Obiettivo: aumentare ilcalendario produttivo e la stagio-nalità e mitigare il rischio climati-co iniziando a coltivare biologicosu più Regioni. Ne ha parlato aCorriere Ortofrutticolo, duranteMacfrut, Luca Zocca (nella foto),marketing & communicationconsultant di Brio e Alce Neroprima gamma. “Puntiamo ad al-largare la base di agricoltori bio-logici - ha riferito Zocca -. Noifacciamo parte del gruppo diAgrintesa che raccoglie migliaiadi agricoltori anche del conven-zionale, però registriamo una cre-scita importante del bio a cui sistanno destinando sempre nuovecoltivazioni. Questo da un lato, cipermette di estendere i quantita-tivi di prodotto Bio e avere forzasul mercato di modo da poter ser-vire clienti importanti e allo stes-so tempo avere una finestra distagionalità più ampia con pro-duzioni di eccellenza dislocate supiù regioni”.Il riferimento di Luca Zocca va aVeneto, Emilia-Romagna, Cala-bria, Sicilia, Puglia e Campania.“Abbiamo già 450 soci in Brio -precisa il manager - e pensiamoche possano aggiungersene, nelbreve periodo, altri 50, dissemi-nati nelle Regioni dove lavoria-mo. Ma l’espansione sarà anchedeterminata dal fatto che, alcuninostri soci che producono sia bioche convenzionale, hanno in attoprocessi di conversione. Siamogià partiti con la mela dove abbia-mo già siglato un nuovo contrattodi filiera, per garantire ai produt-tori la giusta remunerazione, checoinvolge i produttori del Veneto,del Trentino e del Piemonte. “Attualmente - sottolinea Zocca -il nostro principale mercato diesportazione è l’Europa. Faccia-mo qualcosa negli USA e in Suda-merica, ad esempio in Brasile, do-ve in particolare kiwi e mele biosono richiesti sia per il valore ag-giunto dato dal bollino ‘made inItaly’ che per la tempistica di con-

GABRIELE VILLA NUOVO DG DI ESSELUNGASemestrale positiva per Esselunga, che nel frattempo si affida a GabrieleVilla, da 38 anni nel gruppo distributivo, nominato dal CdA nuovo diretto-re generale dopo la fuoriuscita dell’ex amministratore delegato Sami Kha-le. Per quanto riguarda i numeri, nel primo semestre 2021 la catena distri-butiva ha realizzato vendite per 4,332 miliardi di euro (+6,7% rispetto alcorrispondente periodo 2020), con un margine operativo lordo di 427,1milioni, in crescita del 9,9%.

MUTTI E GALLAVOTTI NEL CDA DI SPREAFICOIl rinnovo del Consiglio di Amministrazione con l’ingresso di due nuoviconsiglieri indipendenti si inserisce nel percorso di evoluzione manageria-le ed organizzativa che il Gruppo Spreafico sta portando avanti a supportodello sviluppo. Il nuovo CdA ha accolto Francesco Mutti e Mauro Galla-votti. Francesco Mutti è CEO del Gruppo Mutti dal 1994. Sotto la sua gui-da, dal 1995 ad oggi, l’azienda è passata da 11 a 450 milioni di euro di fat-turato e soprattutto è diventata l’azienda leader nel mercato di riferimen-to, contribuendo con le sue strategie innovative a valorizzare il settoreagroalimentare italiano. Da novembre 2018 è presidente di Centromarca,Associazione italiana dell’industria di marca. Mauro Gallavotti è CEO diCelli SpA dal 2013, azienda leader mondiale nelle tecnologie per la spilla-tura di bevande. Con lui il Gruppo Celli in otto anni è passato da 30 milio-ni di fatturato a oltre 140 milioni di euro, contando 7 stabilimenti, il tuttoottenuto anche grazie ad importanti acquisizioni. Fino al 2007 ha lavoratoin Nestlè, dove è stato direttore generale di diverse unità di business, oc-cupandosi prevalentemente di fresco.

JOSÉ ANTONIO GOMEZ BAZAN CEO DI CAMPOSOLJosé Antonio Gómez Bazán è il nuovo amministratore delegato della mul-tinazionale sudamericana Camposol. La nomina è avvenuta da parte delConsiglio di Amministrazione. Gómez Bazán era il direttore commercialedella divisione internazionale di Camposol. Gómez Bazán negli ultimi 10anni ha guidato la trasformazione e crescita di Camposol. In precedenza haricoperto varie posizioni di senior management presso Chiquita Brands In-ternational. Gómez Bazán è membro del consiglio di amministrazione del-la United Fresh Produce Association, vicepresidente della Commissioneperuviana per l’avocado e direttore della World Avocado Organization.

NOMINE

Brio in pienaespansione: presto500 gli associatiin sei regioni

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trostagione. Ma esportare fuoridall’Unione Europea comportadue ordini di problemi non da po-co. Il primo è il costo del traspor-to aereo che incide parecchio. Ilsecondo è quello della shelf-lifedel prodotto che, con 4-5 giorna-te di viaggio, viene penalizzata.Peraltro bisogna anche conside-rare che non possiamo esportareovunque anche per la mancanzadi accordi commerciali bilatera-li”.

Nella fase delicata della raccolta,VIP mette a disposizione dei col-tivatori associati e della forza la-voro rappresentata dai raccogli-tori i migliori strumenti per farearrivare al consumatore le meledella Val Venosta al massimo li-vello di qualità. E dietro a questaqualità, non ci sono solo sapori ecolori ottimali, ma i valori chel’attività di VIP cerca sempre ditenere presenti. La raccolta fattaad alti livelli di professionalitàpresuppone infatti una grande at-tenzione agli aspetti sociali. Gliassociati VIP a questo propositogarantiscono ai circa 7.000 lavo-ratori addetti alla raccolta in ValVenosta, molti dei quali prove-nienti dai Paesi dell’Est, buonecondizioni di lavoro e alloggio,partendo da un presupposto:queste persone si devono sentirecome a casa loro. Il risultato è evi-dente – si sottolinea al VIP -:molti raccoglitori tornano in ValVenosta ad ogni stagione da anni.

VIP fornisce ai coltivatori asso-ciati alcuni servizi importanti af-finché la raccolta si svolga nel mi-gliore dei modi. L’associazione hainfatti realizzato un video tutorialsulla raccolta della Golden - la va-rietà regina - che utilizza simbolie immagini per mostrare alla ma-nodopera, che magari stenta a ca-pire la lingua del coltivatore, lacorretta tecnica di raccolta. Suquesto punto in Val Venosta nonsi fanno compromessi: la raccoltadeve avvenire in modo impecca-bile. E infatti c’è di più, a questoproposito: al coltivatore viene in-dicato con un test di maturazioneil periodo giusto per la raccolta diogni singola varietà al fine di otte-nere il massimo risultato qualita-tivo. Il test avviene in laboratorio:vengono analizzate le caratteristi-che interne della mela, come la

degradazione degli amidi, la com-pattezza della polpa ed il gradozuccherino. Sulla base dei risulta-ti, viene appunto fissato l’esattomomento della raccolta. Contem-poraneamente, uno strumentospecifico, il “ventaglio dei colori”,informa il coltivatore sul raggiun-gimento della colorazione ottima-le del frutto.“Con questi strumenti - afferma ildirettore di VIP Martin Pinzger(nella foto) - supportiamo in mo-do efficiente il lavoro dei nostricoltivatori associati. Sono inizia-tive che racchiudono un significa-to importante. Sono infatti tesse-re di un mosaico più ampio, chefa delle nostre mele un prodottodi qualità elevata, che esprime sa-pori, colori e valori unici, tipicidella nostra Valle, a tutto benefi-cio del consumatore finale”.

Servizi e curadegli aspetti socialiper i raccoglitoridelle mele VIP

Planet Farms ha presentato ametà settembre le quattro refe-renze di lancio coltivate con latecnica del vertical farming,pronte al consumo: un Lattu-ghino biondo e tre mix di insa-late: Piccante, Orientale e Deli-cato. I prodotti a marchio Pla-net Farms a partire dal 16 set-tembre hanno debuttato in Es-selunga, Il Viaggiator Goloso,Iper La Grande, To.Market enei dark store milanesi di Go-rillas. “Siamo veramente fieri di vede-re i nostri prodotti sugli scaffalidi rinomate catene della grandedistribuzione. Siamo partitiquattro anni fa da un’idea, unsogno che finalmente si avvera:quello di coltivare, utilizzandole risorse in maniera veramenteresponsabile, ortaggi buoni esani, disponibili tutto l’anno”hanno commentato Luca Tra-vaglini e Daniele Benatoff, in-sieme fondatori e CEO di Pla-net Farms. “Le nostre insalatecrescono in assenza totale dipesticidi, in un ambiente incon-taminato, garantendo sicurezzae qualità del prodotto. Il gustoviene valorizzato fin dalla sceltadelle semenze, con varietà inpurezza non trattate”. Lo stabilimento Planet Farmsdi Cavenago di Brianza, alleporte di Milano, è il più grandeimpianto di vertical farming inEuropa, con oltre 10 mila metriquadrati. Lì entra un seme edesce un prodotto confezionato.Tra il raccolto e l’imbustamen-to degli ortaggi passano circa60 secondi e il prodotto vieneconsegnato in giornata. Freschezza garantita, sfida lan-ciata.

Debutto in GDO

di PlanetFarms

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IOCORRIERE ORTOFRUTTICOLO

21www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

trostagione. Ma esportare fuoridall’Unione Europea comportadue ordini di problemi non da po-co. Il primo è il costo del traspor-to aereo che incide parecchio. Ilsecondo è quello della shelf-lifedel prodotto che, con 4-5 giorna-te di viaggio, viene penalizzata.Peraltro bisogna anche conside-rare che non possiamo esportareovunque anche per la mancanzadi accordi commerciali bilatera-li”.

Nella fase delicata della raccolta,VIP mette a disposizione dei col-tivatori associati e della forza la-voro rappresentata dai raccogli-tori i migliori strumenti per farearrivare al consumatore le meledella Val Venosta al massimo li-vello di qualità. E dietro a questaqualità, non ci sono solo sapori ecolori ottimali, ma i valori chel’attività di VIP cerca sempre ditenere presenti. La raccolta fattaad alti livelli di professionalitàpresuppone infatti una grande at-tenzione agli aspetti sociali. Gliassociati VIP a questo propositogarantiscono ai circa 7.000 lavo-ratori addetti alla raccolta in ValVenosta, molti dei quali prove-nienti dai Paesi dell’Est, buonecondizioni di lavoro e alloggio,partendo da un presupposto:queste persone si devono sentirecome a casa loro. Il risultato è evi-dente – si sottolinea al VIP -:molti raccoglitori tornano in ValVenosta ad ogni stagione da anni.

VIP fornisce ai coltivatori asso-ciati alcuni servizi importanti af-finché la raccolta si svolga nel mi-gliore dei modi. L’associazione hainfatti realizzato un video tutorialsulla raccolta della Golden - la va-rietà regina - che utilizza simbolie immagini per mostrare alla ma-nodopera, che magari stenta a ca-pire la lingua del coltivatore, lacorretta tecnica di raccolta. Suquesto punto in Val Venosta nonsi fanno compromessi: la raccoltadeve avvenire in modo impecca-bile. E infatti c’è di più, a questoproposito: al coltivatore viene in-dicato con un test di maturazioneil periodo giusto per la raccolta diogni singola varietà al fine di otte-nere il massimo risultato qualita-tivo. Il test avviene in laboratorio:vengono analizzate le caratteristi-che interne della mela, come la

degradazione degli amidi, la com-pattezza della polpa ed il gradozuccherino. Sulla base dei risulta-ti, viene appunto fissato l’esattomomento della raccolta. Contem-poraneamente, uno strumentospecifico, il “ventaglio dei colori”,informa il coltivatore sul raggiun-gimento della colorazione ottima-le del frutto.“Con questi strumenti - afferma ildirettore di VIP Martin Pinzger(nella foto) - supportiamo in mo-do efficiente il lavoro dei nostricoltivatori associati. Sono inizia-tive che racchiudono un significa-to importante. Sono infatti tesse-re di un mosaico più ampio, chefa delle nostre mele un prodottodi qualità elevata, che esprime sa-pori, colori e valori unici, tipicidella nostra Valle, a tutto benefi-cio del consumatore finale”.

Servizi e curadegli aspetti socialiper i raccoglitoridelle mele VIP

Planet Farms ha presentato ametà settembre le quattro refe-renze di lancio coltivate con latecnica del vertical farming,pronte al consumo: un Lattu-ghino biondo e tre mix di insa-late: Piccante, Orientale e Deli-cato. I prodotti a marchio Pla-net Farms a partire dal 16 set-tembre hanno debuttato in Es-selunga, Il Viaggiator Goloso,Iper La Grande, To.Market enei dark store milanesi di Go-rillas. “Siamo veramente fieri di vede-re i nostri prodotti sugli scaffalidi rinomate catene della grandedistribuzione. Siamo partitiquattro anni fa da un’idea, unsogno che finalmente si avvera:quello di coltivare, utilizzandole risorse in maniera veramenteresponsabile, ortaggi buoni esani, disponibili tutto l’anno”hanno commentato Luca Tra-vaglini e Daniele Benatoff, in-sieme fondatori e CEO di Pla-net Farms. “Le nostre insalatecrescono in assenza totale dipesticidi, in un ambiente incon-taminato, garantendo sicurezzae qualità del prodotto. Il gustoviene valorizzato fin dalla sceltadelle semenze, con varietà inpurezza non trattate”. Lo stabilimento Planet Farmsdi Cavenago di Brianza, alleporte di Milano, è il più grandeimpianto di vertical farming inEuropa, con oltre 10 mila metriquadrati. Lì entra un seme edesce un prodotto confezionato.Tra il raccolto e l’imbustamen-to degli ortaggi passano circa60 secondi e il prodotto vieneconsegnato in giornata. Freschezza garantita, sfida lan-ciata.

Debutto in GDO

di PlanetFarms

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

23www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Recupera in quantità e valorel’export ortofrutticolo nel primosemestre dell’anno. Il raffrontocon i primi sei mesi del 2020, ri-sultante dalle elaborazioni Frui-timprese su dati ISTAT, porta ilcontrovalore a 2,6 miliardi di eu-ro (+13,9%) e le quantità a 1,8 mi-lioni di tonnellate (+10%).In contemporanea l’import calain valore (-9,5%) e in quantità (-8,1%) e i saldi tornano tutti posi-tivi: in valore (635 milioni di eu-ro) e in quantità (12.735 tonnella-te). In ripresa i principali seg-menti: frutta fresca +16,5% (oltre1,1 miliardi di euro) e frutta secca+37,3% (oltre 317 milioni di eu-ro).I prodotti campioni di export so-no le mele per un controvalore diquasi 522 milioni di euro(+15,45%), i kiwi (quasi 277 mi-lioni di euro +18,34%), le pere(quasi 64 milioni di euro+46,80%). Da rilevare l’exploitdelle nocciole sgusciate: +126%per 155,5 milioni di euro. Tra i

campioni di import in flessione lebanane (-8,24%), gli ananas (-0,35%) mentre continua la caval-

cata dell’avocado con quasi il 49%in più e un controvalore di oltre49 milioni di euro.La tendenza positiva viene con-fermata anche dal raffronto colprimo semestre del 2019, cioèl’anno pre-pandemia. In questocaso il raffronto con l’export del2019 segna una crescita del22,6%.“I dati confermano un commerciointernazionale in buona ripresaquest’anno - commenta il presi-dente di Fruitimprese, Marco Sal-vi - con le nostre imprese moltoattive e dinamiche e presenti sututti i mercati di riferimento. No-nostante le difficoltà produttive,ai primi posti dell’export vediamoi nostri prodotti di eccellenza: lemele, i kiwi e anche le pere. Si re-gistra con piacere un saldo positi-

Marco Salvi. Il presidente diFruitimprese può sorridere

Ripresa dell’export: oltre i cinquemiliardi entro la fine dell’anno

Nel primo semestre la frutta fresca ha segnato un +16,5% e la frutta secca un +37,3%. Mele e kiwi i primi prodotti italiani

sui mercati esteri. Calo delle importazioni

ESPORTAZIONI

Legumi e ortaggi

Agrumi

Frutta fresca

Frutta secca

Frutta tropicale

TOTALE EXPORT

IMPORTAZIONI

Legumi e ortaggi

Agrumi

Frutta fresca

Frutta secca

Frutta tropicale

TOTALE IMPORT

SALDO

GEN-GIU 2020

620.110

143.125

830.452

27.121

46.963

1.667.772

GEN-GIU 2020

743.513

259.371

312.448

118.392

548.869

1.982.593

-314.821

GEN-GIU 2021

649.531

146.059

930.022

39.593

69.370

1.834.575

GEN-GIU 2021

720.619

139.287

297.454

116.066

548.414

1.821.840

12.735

var%

4,7

2,0

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47,7

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GEN-GIU 2020

918.958

167.499

951.899

231.350

42.923

2.312.629

GEN-GIU 2020

502.787

230.932

462.610

638.786

375.341

2.210.455

102.174

GEN-GIU 2021

997.760

152.858

1.108.849

317.548

57.832

2.634.847

GEN-GIU 2021

475.647

115.575

495.198

535.287

378.131

1.999.838

635.009

var%

8,6

-8,7

16,5

37,3

34,7

13,9

var%

-5,4

-50,0

7,0

-16,2

0,7

-9,5

Commercio estero ortofrutticolo - Raffronto primi sei mesi degli anni 2020 - 2021

Elaborazione FRUITIMPRESE su dati ISTAT

Quantità (tons) Valori (migliaia di euro)

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

23www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Recupera in quantità e valorel’export ortofrutticolo nel primosemestre dell’anno. Il raffrontocon i primi sei mesi del 2020, ri-sultante dalle elaborazioni Frui-timprese su dati ISTAT, porta ilcontrovalore a 2,6 miliardi di eu-ro (+13,9%) e le quantità a 1,8 mi-lioni di tonnellate (+10%).In contemporanea l’import calain valore (-9,5%) e in quantità (-8,1%) e i saldi tornano tutti posi-tivi: in valore (635 milioni di eu-ro) e in quantità (12.735 tonnella-te). In ripresa i principali seg-menti: frutta fresca +16,5% (oltre1,1 miliardi di euro) e frutta secca+37,3% (oltre 317 milioni di eu-ro).I prodotti campioni di export so-no le mele per un controvalore diquasi 522 milioni di euro(+15,45%), i kiwi (quasi 277 mi-lioni di euro +18,34%), le pere(quasi 64 milioni di euro+46,80%). Da rilevare l’exploitdelle nocciole sgusciate: +126%per 155,5 milioni di euro. Tra i

campioni di import in flessione lebanane (-8,24%), gli ananas (-0,35%) mentre continua la caval-

cata dell’avocado con quasi il 49%in più e un controvalore di oltre49 milioni di euro.La tendenza positiva viene con-fermata anche dal raffronto colprimo semestre del 2019, cioèl’anno pre-pandemia. In questocaso il raffronto con l’export del2019 segna una crescita del22,6%.“I dati confermano un commerciointernazionale in buona ripresaquest’anno - commenta il presi-dente di Fruitimprese, Marco Sal-vi - con le nostre imprese moltoattive e dinamiche e presenti sututti i mercati di riferimento. No-nostante le difficoltà produttive,ai primi posti dell’export vediamoi nostri prodotti di eccellenza: lemele, i kiwi e anche le pere. Si re-gistra con piacere un saldo positi-

Marco Salvi. Il presidente diFruitimprese può sorridere

Ripresa dell’export: oltre i cinquemiliardi entro la fine dell’anno

Nel primo semestre la frutta fresca ha segnato un +16,5% e la frutta secca un +37,3%. Mele e kiwi i primi prodotti italiani

sui mercati esteri. Calo delle importazioni

ESPORTAZIONI

Legumi e ortaggi

Agrumi

Frutta fresca

Frutta secca

Frutta tropicale

TOTALE EXPORT

IMPORTAZIONI

Legumi e ortaggi

Agrumi

Frutta fresca

Frutta secca

Frutta tropicale

TOTALE IMPORT

SALDO

GEN-GIU 2020

620.110

143.125

830.452

27.121

46.963

1.667.772

GEN-GIU 2020

743.513

259.371

312.448

118.392

548.869

1.982.593

-314.821

GEN-GIU 2021

649.531

146.059

930.022

39.593

69.370

1.834.575

GEN-GIU 2021

720.619

139.287

297.454

116.066

548.414

1.821.840

12.735

var%

4,7

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47,7

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-3,1

-46,3

-4,8

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-0,1

-8,1

GEN-GIU 2020

918.958

167.499

951.899

231.350

42.923

2.312.629

GEN-GIU 2020

502.787

230.932

462.610

638.786

375.341

2.210.455

102.174

GEN-GIU 2021

997.760

152.858

1.108.849

317.548

57.832

2.634.847

GEN-GIU 2021

475.647

115.575

495.198

535.287

378.131

1.999.838

635.009

var%

8,6

-8,7

16,5

37,3

34,7

13,9

var%

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-16,2

0,7

-9,5

Commercio estero ortofrutticolo - Raffronto primi sei mesi degli anni 2020 - 2021

Elaborazione FRUITIMPRESE su dati ISTAT

Quantità (tons) Valori (migliaia di euro)

ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

24 www.corriereortofrutticolo.it settembre 2021

vo sull’import anche in quantitàmentre il valore dell’export su ba-se annua dovrebbe superare i 5miliardi di euro, quindi un livelloimportante, che conferma il se-condo posto nella classifica delfood nazionale. Il nostro exportortofrutticolo si conferma in buo-no stato di salute, nonostante tut-ti i problemi produttivi, di merca-to e ultimamente anche di logisti-ca con l’esplosione del costo deinoli marittimi, la difficoltà a repe-rire container e i costi crescenti dienergia e trasporti”.“Il GAP con il nostro principalecompetitor, la Spagna, tuttavia siallarga sempre più - sottolineaMarco Salvi - a conferma di unaperdita di competitività che ab-

biamo recentemente rappresen-tato al ministro Patuanelli. Ab-biamo un costo del lavoro più al-to dei nostri competitor cui si ag-giunge una crescente difficoltà areperire manodopera sia per leoperazioni di raccolta in campa-gna sia nei nostri magazzini di la-vorazione. La manodopera stra-niera trova all’estero miglioricondizioni di lavoro e le impreseminori problemi burocratici. Laconseguenza è che calano le reseproduttive mentre i costi di rac-colta e confezionamento aumen-tano”.“I fenomeni climatici e le fitopatie- precisa il presidente di Fruitim-prese - stanno mettendo in ginoc-chio interi comparti (penso alle

pere con un crollo produttivoquest’anno fino all’80%) con pe-santi perdite di quote di mercatoin Italia e all’estero. Servono solu-zioni immediate sul fronte del-l’assicurazione contro le calamitàe le perdite di reddito, anche sequesto è un iter complesso e spes-so non soddisfacente. Piuttostobisogna usare i contratti di filiera(per cui c’è una disponibilità di1,2 miliardi) per finanziare im-pianti per proteggere le nostreproduzioni con le tecniche più in-novative, come le reti anti-gran-dine, anti-brina e anti-cimice.Confidiamo che soluzioni positivesi potranno trovare già al prossi-mo Tavolo ortofrutticolo naziona-le convocato per ottobre”.

PRODOTTOMELE

KIWI

ARANCE

PERE

LIMONI

NOCCIOLE SGUSCIATE

BANANE

ANANAS

AVOCADI

FLUSSOEXPORT

EXPORT

EXPORT

EXPORT

EXPORT

EXPORT

IMPORT

IMPORT

IMPORT

2020

469.447

144.616

92.101

26.335

33.709

9.205

433.155

71.931

11.730

2021

521.815

160.223

97.675

47.668

30.480

20.105

417.827

74.129

18.208

TONS 000 EURODIFF.%

11,16

10,79

6,05

81,01

-9,58

118,41

-3,54

3,06

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2020

452.077

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68.818

252.833

48.962

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2021

521.936

276.911

90.747

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43.140

155.540

231.990

48.789

49.157

DIFF.%

15,45

18,34

-0,22

46,80

-24,67

126,02

-8,24

-0,35

48,97

Principali Prodotti Export-Import - Primo semestre 2020 - 2021

Elaborazione FRUITIMPRESE su dati ISTAT

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

25www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Il G20 Agricoltura di Firenze, coni ministri di 20 Paesi che si sonoriuniti nel capoluogo toscano dal17 al 18 settembre, si è conclusocon l’approvazione di una dichia-razione finale in cui è stato riba-dito l’impegno per raggiungere lasicurezza alimentare, nel conte-sto delle tre dimensioni della so-stenibilità: economica, sociale eambientale. Per garantire sistemialimentari sostenibili e resilienti,i ministri del G20 hanno ribaditola volontà di raggiungere l’obietti-vo fame zero, minacciato anchedalle conseguenze del Covid-19.Pur con l’aumento della produ-zione, infatti, ancora un quartodella popolazione mondiale soffred’insicurezza alimentare. Per iministri del G20 il cambiamentoclimatico, gli eventi meteorologiciestremi, i parassiti, le malattie dianimali e piante e gli shock comela pandemia da Covid-19, richie-dono risposte coordinate ed effi-caci. In particolare, si è deciso dinon adottare alcuna misura re-strittiva ingiustificata che possaportare a un’estrema volatilità deiprezzi alimentari nei mercati in-

ternazionali, e quindi minacciarela sicurezza alimentare.I ministri, con la sottoscrizionedel comunicato finale detto anche“Carta della Sostenibilità di Fi-renze”, si sono espressi perrafforzare la cooperazione tra imembri del G20 e i Paesi in via disviluppo in materia di cibo e agri-coltura per migliorare, condivide-re le conoscenze e aiutare a svi-luppare le capacità di produzioneinterna più adatte alle esigenzelocali, contribuendo al recuperodell’agricoltura e delle comunitàrurali.Dichiarazioni di principio, larga-mente condivisibili, ma che amolti osservatori dicono ben pocodi nuovo e, soprattutto, ben pocodi concreto. Con il vertice si èconsumato un rito, tra l’altro cer-tamente costoso, alla fine pococoncludente. Non ci sono tappe eobiettivi da raggiungere in untempo dato, non ci sono progetticoncreti da prendere a modelloper trasferire su vasta scala gliobiettivi generali indicati. Così al-meno, è apparso agli osservatori,tutto sommato rimasti delusi dal-

la genericità delle conclusioni delvertice.Vivaci e interessanti sono stateinvece le manifestazioni collate-rali che hanno accompagnato ilvertice. A Firenze, oltre a unostuolo di ministri dell’Agricoltu-ra, si sono dati convegno i rap-presentanti delle organizzazionidegli agricoltori e delle organizza-zioni internazionali e di impren-ditrici e imprenditori agricoli.A Firenze migliaia di imprendito-ri agricoli hanno affollato peresempio lo spazio espositivo dellaConfederazione Produttori Agri-coli-Copagri, in occasione dellenumerose iniziative, tra cui le de-gustazioni e i momenti convegni-stici organizzati dalla Confedera-zione, durante i quali sono stati

Il vertice della delusione

IL G20 DI FIRENZE. Conclusioni generiche e largamente scontate

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

25www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Il G20 Agricoltura di Firenze, coni ministri di 20 Paesi che si sonoriuniti nel capoluogo toscano dal17 al 18 settembre, si è conclusocon l’approvazione di una dichia-razione finale in cui è stato riba-dito l’impegno per raggiungere lasicurezza alimentare, nel conte-sto delle tre dimensioni della so-stenibilità: economica, sociale eambientale. Per garantire sistemialimentari sostenibili e resilienti,i ministri del G20 hanno ribaditola volontà di raggiungere l’obietti-vo fame zero, minacciato anchedalle conseguenze del Covid-19.Pur con l’aumento della produ-zione, infatti, ancora un quartodella popolazione mondiale soffred’insicurezza alimentare. Per iministri del G20 il cambiamentoclimatico, gli eventi meteorologiciestremi, i parassiti, le malattie dianimali e piante e gli shock comela pandemia da Covid-19, richie-dono risposte coordinate ed effi-caci. In particolare, si è deciso dinon adottare alcuna misura re-strittiva ingiustificata che possaportare a un’estrema volatilità deiprezzi alimentari nei mercati in-

ternazionali, e quindi minacciarela sicurezza alimentare.I ministri, con la sottoscrizionedel comunicato finale detto anche“Carta della Sostenibilità di Fi-renze”, si sono espressi perrafforzare la cooperazione tra imembri del G20 e i Paesi in via disviluppo in materia di cibo e agri-coltura per migliorare, condivide-re le conoscenze e aiutare a svi-luppare le capacità di produzioneinterna più adatte alle esigenzelocali, contribuendo al recuperodell’agricoltura e delle comunitàrurali.Dichiarazioni di principio, larga-mente condivisibili, ma che amolti osservatori dicono ben pocodi nuovo e, soprattutto, ben pocodi concreto. Con il vertice si èconsumato un rito, tra l’altro cer-tamente costoso, alla fine pococoncludente. Non ci sono tappe eobiettivi da raggiungere in untempo dato, non ci sono progetticoncreti da prendere a modelloper trasferire su vasta scala gliobiettivi generali indicati. Così al-meno, è apparso agli osservatori,tutto sommato rimasti delusi dal-

la genericità delle conclusioni delvertice.Vivaci e interessanti sono stateinvece le manifestazioni collate-rali che hanno accompagnato ilvertice. A Firenze, oltre a unostuolo di ministri dell’Agricoltu-ra, si sono dati convegno i rap-presentanti delle organizzazionidegli agricoltori e delle organizza-zioni internazionali e di impren-ditrici e imprenditori agricoli.A Firenze migliaia di imprendito-ri agricoli hanno affollato peresempio lo spazio espositivo dellaConfederazione Produttori Agri-coli-Copagri, in occasione dellenumerose iniziative, tra cui le de-gustazioni e i momenti convegni-stici organizzati dalla Confedera-zione, durante i quali sono stati

Il vertice della delusione

IL G20 DI FIRENZE. Conclusioni generiche e largamente scontate

ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

26 www.corriereortofrutticolo.it settembre 2021

approfonditi gli usi, gli sviluppi ele potenzialità della canapa e leinnumerevoli possibilità e appli-cazioni offerte dall’innovazione edalla ricerca applicata all’agricol-tura, fra cui l’utilizzo dei droni.“Siamo soddisfatti del grande ri-scontro fatto registrare dal nostrospazio in termini di pubblico, che

ha avuto la possibilità di toccarecon mano la straordinaria qualitàdell’agroalimentare del Belpaese,presentato dalla viva voce deiproduttori agricoli; sono stati lo-ro, infatti, i veri protagonisti delleiniziative e delle degustazioni dipiazza, ma anche dei lavori delG20”, ha affermato il presidente

della Copagri Franco Verrascina.Coldiretti ha occupato alla grandela Piazza Santa Croce, mobilitan-do in particolare i giovani agricol-tori con un appello alle nazioniper la difesa del lavoro agricolo.Coldiretti ha denunciato che lespeculazioni sulla terra spingonoil caro prezzi delle materie primeagricole a livello internazionalecon rincari del 32% rispetto a so-lo un anno fa. A tirare la volatasono i cereali con una crescita del44% ma aumentano anche carne,latte e zucchero per effetto dellemanovre finanziarie sul cibo che -sottolinea la Coldiretti - stanno“giocando” senza regole sui prezzidelle materie prime agricole dovehanno provocato una grande vo-latilità impedendo la program-mazione e la sicurezza degli ap-provvigionamenti in molti Paesi.Con la pandemia da Covid - preci-sa Coldiretti - si è aperto uno sce-nario di riduzione degli scambicommerciali, accaparramenti,speculazioni e incertezza per glieffetti dei cambiamenti climaticiche spinge la corsa dei singoliStati ai beni essenziali per garan-tire l’alimentazione delle popola-zione. L’accaparramento di terre-ni fertili da parte dei Paesi ricchima anche la tendenza a potenzia-re le riserve interne per il timoredi nuove chiusure a causa dellapandemia hanno innescato uncortocircuito che pesa sulle quo-tazioni delle produzioni sui mer-cati mondiali. Il risultato è che so-no saliti a oltre 93 milioni gli etta-ri di terra coltivata nel mondosottratti ai contadini dalle nazioniavanzate e dalle multinazionaliper speculazioni e attività nonagricole che stravolgono produ-zioni secolari e sistemi socio eco-nomici locali: il cosiddetto landgrabbing. E in cima alla graduato-ria dei Paesi che si sono accapar-rati nel mondo più terre c’è la Ci-na (14 milioni di ettari), seguitada Canada (11 milioni di ettari),Stati Uniti (10 milioni di ettari),Gran Bretagna (9 milioni di etta-ri), Svizzera (8 milioni di ettari),Singapore (5 milioni di ettari),

Il 22 settembre la CommissioneAgricoltura di Montecitorio hadato il via libera al decreto legi-slativo elaborato dal governo perrecepire le norme comunitariepreviste dal disegno di legge didelegazione europea 2019-2020.Il contrasto alle pratiche slealinella commercializzazione deiprodotti agricoli e alimentari èdiventato quindi realtà, ponendofinalmente un concreto deterren-te a danni che, a cascata nella fi-liera agricola e alimentare, si sti-mano pari a 350 milioni di euroogni anno. Chiara Gagnarli, capogruppoM5S in commissione Agricolturae relatrice del provvedimento allaCamera ha commentato: “Diamouno stop al ricorso a gare e asteelettroniche a doppio ribasso

nonché alla vendita a prezzi pale-semente al di sotto dei costi diproduzione. Poniamo un limiteoltre cui non sarà più possibile ri-mandare il pagamento, garantia-mo la tutela dell’anonimato di chidenuncia valorizzando il ruolodelle organizzazioni di rappre-sentanza, introduciamo sanzioniefficaci, proporzionate e dissuasi-ve conferendo forza al ruolo del-l’Ispettorato Centrale Repressio-ne Frodi (ICQRF), che potrà av-valersi del supporto del Coman-do per la tutela agroalimentaredei Carabinieri e della Guardia diFinanza. Ora gli agricoltori chenon dispongono di un poterecontrattuale sufficiente a contra-stare le prassi scorrette avrannouna norma in grado di difenderei loro diritti”.

Pratiche sleali, via liberaal decreto legislativo

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

27www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Spagna (4 milioni di ettari), Bel-gio (4 milioni di ettari), Giappone(4 milioni di ettari) e India (2 mi-lioni di ettari). Sul totale delle ter-ra oggetto di land grabbing quasi

un terzo (31 milioni di ettari) èconcentrato in Sud America, al-trettanto in Africa (30,5 milionidi ettari) e a seguire EuropaOrientale (19,5 milioni di ettari),

Asia (9 milioni di ettari) e Ocea-nia (3,4 milioni).Denunce come questa hanno fi-nalmente dato un significato piùpregnante al summit fiorentino.

Coldiretti ha stretto un patto so-cietario con Novamont, dando vi-ta a Mater-Agro, con l’obiettivo dicavalcare, senza timori, laFarm2Fork (un vero e propriobalzo in avanti). E per annunciar-lo, ha scelto come scenario il G20dell’Agricoltura di Firenze, conuna conferenza stampa di lancioin Piazza Santa Croce il 16 set-tembre.La società Mater-Agro vede ap-punto la partecipazione di Nova-mont, pioniere e leader interna-zionale nel settore delle bioplasti-che e dei biochemical. La nuovarealtà intende promuovere unmodello di innovazione parteci-pata tra agricoltura e industria,aiutando gli imprenditori dellaterra a mantenere buone rese dicoltivazione, attraverso soluzioniagronomiche sostenibili per latransizione ecologica, dai biofito-sanitari ai biolubrificanti, dai telibiodegradabili per la pacciamatu-ra alle altre applicazioni in bio-plastica biodegradabile fino allosviluppo di colture in grado di af-frontare gli effetti dei cambia-menti climatici su temperature edisponibilità di acqua.Attraverso Mater-Agro, Coldirettie Novamont progetteranno pro-tocolli per rigenerare suoli inqui-nati, instabili e a rischio di deser-tificazione, realizzando una “fat-toria sperimentale” che formeràagricoltori e ricercatori sulla tra-sformazione di aree degradate incentri di innovazione e di svilup-po per una gestione efficiente esostenibile delle colture e per af-frontare le sfide dei cambiamenticlimatici.Per la valorizzazione e distribu-

zione dei nuovi prodotti e servizi- è stato precisato a Firenze - Ma-ter-Agro potrà contare sulla retedei Consorzi agrari d’Italia - Bo-nifiche Ferraresi.“Lavoriamo insieme per lo svilup-po dell’agricoltura italiana che èla più green d’Europa grazie allaleadership conquistata per valoreaggiunto, sostenibilità e qualità”,ha detto il presidente della Coldi-retti Ettore Prandini nel sottoli-neare che “il progetto punta a so-stenere le filiere bioplastiche ebiochemical con la promozione dinetwork tecnico-scientifici suiterritori per creare una filiera ita-liana della biochimica verde coninnovazioni e ricerca in grado dicontrastare in maniera efficace glieffetti dei cambiamenti climatici”.“In questo periodo di crisi senzaprecedenti per l’umanità, chesempre più ci chiama a intra-prendere scelte coraggiose nelladirezione di una transizione eco-logica non più rinviabile, Mater-Agro ha l’obiettivo di essere unluogo di innovazione in cui la chi-mica bio-based e l’agricoltura di-ventano una cosa sola: il punto diincontro e di co-creazione tra ri-cerca, innovazione e buone prati-che agronomiche, promuovendola bio-economia circolare comeleva per disegnare un futuro piùsostenibile per tutti, con l’ambi-zione di fare di più con meno”, hadichiarato durante l’incontro fio-rentino Catia Bastioli (nella foto),amministratore delegato di No-vamont. Coldiretti e Novamont, per la ve-rità, collaborano insieme da anniper creare un modello di coope-razione che, attraverso la filiera

delle bioplastiche e partendo da-gli oli vegetali, introduca innova-zione e rigenerazione nel settoreagricolo. La collaborazione è ini-ziata più di dieci anni fa nei cam-pi sperimentali del Centro Italiacon la coltivazione del cardo e delcartamo in terreni marginali e losviluppo di prodotti ideati perfornire soluzioni all’inquinamen-to degli ecosistemi. Nel 2015 èstato stretto un accordo per lacoltivazione del cardo e nel 2019quello per la produzione sosteni-bile di olio di girasole made inItaly. Nel 2020, Novamont e Col-diretti, insieme all’Università diBologna e al Politecnico di Tori-no, hanno promosso la nascita diRe Soil Foundation, la fondazio-ne che ha l’obiettivo di connette-re le conoscenze scientifiche, tec-nologiche, ambientali ed umani-stiche per diventare punto d’in-contro per le diverse realtà italia-ne ed europee che si dedicano altema del suolo.La strategia europea From Farmto Fork, con queste premesse, esoprattutto con questa alleanzacon Novamont, sembra non farepaura a Coldiretti, che dunqueprende decisamente una posizio-ne forse inaspettata e sicuramen-te innovativa.

Patto societario con Novamont. Così Coldiretticavalca la strategia europea Farm to Fork

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27www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Spagna (4 milioni di ettari), Bel-gio (4 milioni di ettari), Giappone(4 milioni di ettari) e India (2 mi-lioni di ettari). Sul totale delle ter-ra oggetto di land grabbing quasi

un terzo (31 milioni di ettari) èconcentrato in Sud America, al-trettanto in Africa (30,5 milionidi ettari) e a seguire EuropaOrientale (19,5 milioni di ettari),

Asia (9 milioni di ettari) e Ocea-nia (3,4 milioni).Denunce come questa hanno fi-nalmente dato un significato piùpregnante al summit fiorentino.

Coldiretti ha stretto un patto so-cietario con Novamont, dando vi-ta a Mater-Agro, con l’obiettivo dicavalcare, senza timori, laFarm2Fork (un vero e propriobalzo in avanti). E per annunciar-lo, ha scelto come scenario il G20dell’Agricoltura di Firenze, conuna conferenza stampa di lancioin Piazza Santa Croce il 16 set-tembre.La società Mater-Agro vede ap-punto la partecipazione di Nova-mont, pioniere e leader interna-zionale nel settore delle bioplasti-che e dei biochemical. La nuovarealtà intende promuovere unmodello di innovazione parteci-pata tra agricoltura e industria,aiutando gli imprenditori dellaterra a mantenere buone rese dicoltivazione, attraverso soluzioniagronomiche sostenibili per latransizione ecologica, dai biofito-sanitari ai biolubrificanti, dai telibiodegradabili per la pacciamatu-ra alle altre applicazioni in bio-plastica biodegradabile fino allosviluppo di colture in grado di af-frontare gli effetti dei cambia-menti climatici su temperature edisponibilità di acqua.Attraverso Mater-Agro, Coldirettie Novamont progetteranno pro-tocolli per rigenerare suoli inqui-nati, instabili e a rischio di deser-tificazione, realizzando una “fat-toria sperimentale” che formeràagricoltori e ricercatori sulla tra-sformazione di aree degradate incentri di innovazione e di svilup-po per una gestione efficiente esostenibile delle colture e per af-frontare le sfide dei cambiamenticlimatici.Per la valorizzazione e distribu-

zione dei nuovi prodotti e servizi- è stato precisato a Firenze - Ma-ter-Agro potrà contare sulla retedei Consorzi agrari d’Italia - Bo-nifiche Ferraresi.“Lavoriamo insieme per lo svilup-po dell’agricoltura italiana che èla più green d’Europa grazie allaleadership conquistata per valoreaggiunto, sostenibilità e qualità”,ha detto il presidente della Coldi-retti Ettore Prandini nel sottoli-neare che “il progetto punta a so-stenere le filiere bioplastiche ebiochemical con la promozione dinetwork tecnico-scientifici suiterritori per creare una filiera ita-liana della biochimica verde coninnovazioni e ricerca in grado dicontrastare in maniera efficace glieffetti dei cambiamenti climatici”.“In questo periodo di crisi senzaprecedenti per l’umanità, chesempre più ci chiama a intra-prendere scelte coraggiose nelladirezione di una transizione eco-logica non più rinviabile, Mater-Agro ha l’obiettivo di essere unluogo di innovazione in cui la chi-mica bio-based e l’agricoltura di-ventano una cosa sola: il punto diincontro e di co-creazione tra ri-cerca, innovazione e buone prati-che agronomiche, promuovendola bio-economia circolare comeleva per disegnare un futuro piùsostenibile per tutti, con l’ambi-zione di fare di più con meno”, hadichiarato durante l’incontro fio-rentino Catia Bastioli (nella foto),amministratore delegato di No-vamont. Coldiretti e Novamont, per la ve-rità, collaborano insieme da anniper creare un modello di coope-razione che, attraverso la filiera

delle bioplastiche e partendo da-gli oli vegetali, introduca innova-zione e rigenerazione nel settoreagricolo. La collaborazione è ini-ziata più di dieci anni fa nei cam-pi sperimentali del Centro Italiacon la coltivazione del cardo e delcartamo in terreni marginali e losviluppo di prodotti ideati perfornire soluzioni all’inquinamen-to degli ecosistemi. Nel 2015 èstato stretto un accordo per lacoltivazione del cardo e nel 2019quello per la produzione sosteni-bile di olio di girasole made inItaly. Nel 2020, Novamont e Col-diretti, insieme all’Università diBologna e al Politecnico di Tori-no, hanno promosso la nascita diRe Soil Foundation, la fondazio-ne che ha l’obiettivo di connette-re le conoscenze scientifiche, tec-nologiche, ambientali ed umani-stiche per diventare punto d’in-contro per le diverse realtà italia-ne ed europee che si dedicano altema del suolo.La strategia europea From Farmto Fork, con queste premesse, esoprattutto con questa alleanzacon Novamont, sembra non farepaura a Coldiretti, che dunqueprende decisamente una posizio-ne forse inaspettata e sicuramen-te innovativa.

Patto societario con Novamont. Così Coldiretticavalca la strategia europea Farm to Fork

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

29www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Il 28 settembre il consiglio di am-ministrazione di Ortofrutta Italia,l’organizzazione interprofessio-nale che rappresenta l’intero set-tore ortofrutticolo nazionale e cheannovera tra i suoi soci tutte lepiù importanti e rappresentativeorganizzazioni agricole ed unionidi produttori e OP, afferenti dun-que al sistema produttivo, al fian-co delle più significative impreseed associazioni rappresentativedel sistema commerciale, dell’in-dustria agroalimentare e della di-stribuzione, ha accordato la pro-pria fiducia e consegnato il man-dato per la presidenza nel prossi-mo triennio a Massimiliano DelCore (nella foto), consigliere direcente nomina in rappresentan-

za di Confagricoltura.Lo si legge nel comunicato uffi-ciale diramato subito dopo la no-mina. Del Core, 45 anni, impren-ditore agricolo e agroalimentarepugliese, succede a Nazario Bat-telli che il consiglio ha ringraziatoper il prezioso operato condotto afavore di Ortofrutta Italia, duran-te i suoi tre mandati, sia in camponazionale che internazionale, ap-prezzandone dedizione e profes-sionalità.Il nuovo presidente eletto ha tro-vato riscontri positivi alla propriacandidatura da parte tanto del si-stema produttivo e della coopera-zione, di cui è espressione, quan-to di quello distributivo, del com-mercio e dell’industria, ambiti

Del Core è il nuovo presidentedella OI “Ortofrutta Italia”

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

29www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Il 28 settembre il consiglio di am-ministrazione di Ortofrutta Italia,l’organizzazione interprofessio-nale che rappresenta l’intero set-tore ortofrutticolo nazionale e cheannovera tra i suoi soci tutte lepiù importanti e rappresentativeorganizzazioni agricole ed unionidi produttori e OP, afferenti dun-que al sistema produttivo, al fian-co delle più significative impreseed associazioni rappresentativedel sistema commerciale, dell’in-dustria agroalimentare e della di-stribuzione, ha accordato la pro-pria fiducia e consegnato il man-dato per la presidenza nel prossi-mo triennio a Massimiliano DelCore (nella foto), consigliere direcente nomina in rappresentan-

za di Confagricoltura.Lo si legge nel comunicato uffi-ciale diramato subito dopo la no-mina. Del Core, 45 anni, impren-ditore agricolo e agroalimentarepugliese, succede a Nazario Bat-telli che il consiglio ha ringraziatoper il prezioso operato condotto afavore di Ortofrutta Italia, duran-te i suoi tre mandati, sia in camponazionale che internazionale, ap-prezzandone dedizione e profes-sionalità.Il nuovo presidente eletto ha tro-vato riscontri positivi alla propriacandidatura da parte tanto del si-stema produttivo e della coopera-zione, di cui è espressione, quan-to di quello distributivo, del com-mercio e dell’industria, ambiti

Del Core è il nuovo presidentedella OI “Ortofrutta Italia”

ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

30 www.corriereortofrutticolo.it settembre 2021

con i quali è sempre stato in con-tatto diretto nella propria attivitàdi imprenditore della filiera orto-frutticola e di esponente di Con-fagricoltura a livello territoriale enazionale.Grato per la fiducia riposta, Mas-similiano Del Core ha accolto lanomina “con entusiasmo e sensodi responsabilità, convinto del-l’assoluta importanza dell’aggre-gazione nella rappresentanza del-la filiera, onorato dell’incarico edal contempo consapevole dellegrandi potenzialità dell’interpro-fessione”.“Potenzialità che si trasformeran-no in attività ed iniziative concre-te, da pianificare insieme in unprogramma condiviso - ha affer-mato il neo-presidente - se all’in-terno dell’OI sapremo porre inatto coesi quelle progettualità ri-feribili alle prerogative attribuitedalla normativa vigente alle OI,avvalendosi dell’indispensabile

sostegno e supporto da parte ditutti i soggetti della filiera, dai cuiautorevoli rappresentati è costi-tuita la compagine sociale di Or-tofrutta Italia”. “Sarà importante inoltre - ha sot-tolineato Del Core - ottenere at-tenzione e collaborazione delleistituzioni e della politica italianae comunitaria, con la quale l’OIavrà il compito di confrontarsi, inqualità di unica organizzazioneInterprofessionale ortofrutticolariconosciuta a livello nazionale,allo scopo di dare il proprio stra-tegico contributo ad affrontare ifattori di crisi che stanno indebo-lendo il comparto ortofrutticolo”.

La difficile eredità di Battellinelle mani di un giovane

imprenditore puglieseespressione

di Confagricoltura

In 5 anni, in Italia i consumi deipiccoli frutti sono saliti dalle5.900 tonnellate del 2016 alle9.700 tonnellate del 2020(+64%) e nel primo semestre2021 si è registrata un’ulteriorecrescita, con un +40% rispettoallo stesso periodo del 2020.L’interesse del retail è confer-mato dall’import. Nel 2020 so-no entrate nel nostro Paese cir-ca 17.400 tonnellate di piccolifrutti, soprattutto mirtilli elamponi da Spagna e Cile, afronte di circa 13 mila tonnella-te del 2016. Sono i dati emersiall‘Italian Berry Day organizza-to da NCX Drahorad a Macfrut.

Al Berry Dayil boom dei

piccoli frutti

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31www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

ATTUALITÀ

Cultiva si è presentata al mercatocon una nuovissima linea di insa-late in busta. La OP con sede aTaglio di Po (Rovigo), specialistain prima e IV Gamma, dopo es-sersi consolidata nel mercato co-me co-packer di importanti inse-gne in Italia e all’estero, si propo-ne oggi con il suo brand e con l’in-tento di offrire, oltre a prodottiqualitativamente elevati, il pro-prio modello business a “respon-sabilità circolare” per accrescereil valore della terra, dei suoi pro-dotti e di tutti i protagonisti dellafiliera, dai produttori fino ai con-sumatori. “In Italia assistiamo i clienti conle private label, che restano stra-tegiche e fondamentali anche neipiani della nuova Cultiva - argo-menta Massimo Bragotto, diret-tore generale - ma ora i tempi so-no maturi per proporci con il no-stro marchio. Non siamo e nonvogliamo in alcun modo presen-tarci come l’ennesima azienda diIV Gamma ma vogliamo far cono-scere a tutti il mondo dei Culti-vers che contiene expertise, filie-ra, innovazione, persone, prodot-ti, sviluppo e sostenibilità perdavvero, non solo a parole. PerCultiva innovare è da sempre l’as-set principale quindi diviene fon-damentale avere un laboratorionel quale provare, testare, studia-re, importare idee che poi si tra-

sformino in prodotti e che neces-sariamente devono avere un ve-stito”. Federico Boscolo, ad Cultiva, sot-tolinea da parte sua: “Un brandaffiancato a private label conferi-sce un necessario benchmark peril consumatore e la nascita delnostro è necessaria per proporcicon tutta l’innovazione che stia-mo testando a partire dal campo;lo concepiamo infatti come un vi-vaio da cui le private label potran-no poi attingere. Non siamo i piùgrandi come dimensioni, massacritica e capacità di linee e stabili-menti, ma sul campo agricolopossiamo certamente dire la no-stra, perciò, è da lì che vogliamopartire per essere diversi e distin-tivi. E sul campo, da anni, stiamolavorando alla vision di dar forma

ad una nuova agricoltura, sovver-tendo lo stereotipo di canotta emani sporche per passare a quel-lo di tecnologia e sensori”. Il progetto coinvolge tutti i socidella OP ed è il risultato finale,quello più tangibile, del lungo la-voro da parte di tutti gli operatoridella filiera. Il nuovo brand inclu-de sia insalate di prima gammaevoluta che un’intera linea di re-ferenze di IV gamma: monova-rietà, miste, verdure da cuocere etutta la produzione bio, fiore al-l’occhiello di Cultiva OP. Precisa Boscolo: “Vogliamo coin-volgere il consumatore nella no-stra visione di futuro responsabi-le; questo ci ha spinti ad imbusta-re insieme alle nostre insalatetutti i nostri valori”.

La nuova Cultiva: brand proprioe innovazione di prodotto

Da sinistra: Giancarlo e Federico Boscolo e Massimo Bragotto

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ATTUALITÀ

Cultiva si è presentata al mercatocon una nuovissima linea di insa-late in busta. La OP con sede aTaglio di Po (Rovigo), specialistain prima e IV Gamma, dopo es-sersi consolidata nel mercato co-me co-packer di importanti inse-gne in Italia e all’estero, si propo-ne oggi con il suo brand e con l’in-tento di offrire, oltre a prodottiqualitativamente elevati, il pro-prio modello business a “respon-sabilità circolare” per accrescereil valore della terra, dei suoi pro-dotti e di tutti i protagonisti dellafiliera, dai produttori fino ai con-sumatori. “In Italia assistiamo i clienti conle private label, che restano stra-tegiche e fondamentali anche neipiani della nuova Cultiva - argo-menta Massimo Bragotto, diret-tore generale - ma ora i tempi so-no maturi per proporci con il no-stro marchio. Non siamo e nonvogliamo in alcun modo presen-tarci come l’ennesima azienda diIV Gamma ma vogliamo far cono-scere a tutti il mondo dei Culti-vers che contiene expertise, filie-ra, innovazione, persone, prodot-ti, sviluppo e sostenibilità perdavvero, non solo a parole. PerCultiva innovare è da sempre l’as-set principale quindi diviene fon-damentale avere un laboratorionel quale provare, testare, studia-re, importare idee che poi si tra-

sformino in prodotti e che neces-sariamente devono avere un ve-stito”. Federico Boscolo, ad Cultiva, sot-tolinea da parte sua: “Un brandaffiancato a private label conferi-sce un necessario benchmark peril consumatore e la nascita delnostro è necessaria per proporcicon tutta l’innovazione che stia-mo testando a partire dal campo;lo concepiamo infatti come un vi-vaio da cui le private label potran-no poi attingere. Non siamo i piùgrandi come dimensioni, massacritica e capacità di linee e stabili-menti, ma sul campo agricolopossiamo certamente dire la no-stra, perciò, è da lì che vogliamopartire per essere diversi e distin-tivi. E sul campo, da anni, stiamolavorando alla vision di dar forma

ad una nuova agricoltura, sovver-tendo lo stereotipo di canotta emani sporche per passare a quel-lo di tecnologia e sensori”. Il progetto coinvolge tutti i socidella OP ed è il risultato finale,quello più tangibile, del lungo la-voro da parte di tutti gli operatoridella filiera. Il nuovo brand inclu-de sia insalate di prima gammaevoluta che un’intera linea di re-ferenze di IV gamma: monova-rietà, miste, verdure da cuocere etutta la produzione bio, fiore al-l’occhiello di Cultiva OP. Precisa Boscolo: “Vogliamo coin-volgere il consumatore nella no-stra visione di futuro responsabi-le; questo ci ha spinti ad imbusta-re insieme alle nostre insalatetutti i nostri valori”.

La nuova Cultiva: brand proprioe innovazione di prodotto

Da sinistra: Giancarlo e Federico Boscolo e Massimo Bragotto

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33www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

LOGISTICA

Parte il progetto "Farm to Port”che ha per obiettivo il potenzia-mento del porto di Ravenna tra-sformandolo in importante hublogistico per l’ortofrutta con zonafranca doganale. A tale scopo èinfatti stato siglato in occasionedi Macfrut un protocollo di intesafra Coldiretti, l’Autorità portualedi Ravenna, la Regione EmiliaRomagna e il Comune di Raven-na. Durante l’incontro di Rimini ilpresidente Coldiretti Ettore Pran-dini ha denunciato “il deficit logi-stico italiano” dovuto a carenza ototale assenza di infrastruttureper il trasporto merci, un deficit“che costa al nostro Paese oltre 13miliardi di euro con un gap chepenalizza il sistema economiconazionale rispetto agli altri Paesidell’Unione Europea”. “Il settoredell’ortofrutta - ha sottolineatoPrandini - può svolgere un ruolodi traino per l’export e l’obiettivodell’intesa sul porto di Ravenna èproprio quello di consolidare e

sviluppare i traffici di prodottiagroalimentari e ortofrutticolicon la creazione di un sistemafortemente interconnesso tra learee produttive e la rete infra-strutturale nazionale ed europeaper massimizzare la capacità logi-stica a servizio del made in Italy”.

Con il presidente Prandini, hannopresenziato alla firma del proto-collo d'intesa il ministro delle Po-litiche agricole Stefano Patuanel-li, l’assessore all’Agricoltura dellaRegione Emilia Romagna AlessioMammi, il sindaco di RavennaMichele de Pascale, il presidentedell’Autorità di sistema portualedel Mare Adriatico Centro-Set-tentrionale Daniele Rossi, oltre alpresidente di Fruitimprese MarcoSalvi e al direttore generale di Co-nad Francesco Avanzini.Per il porto di Ravenna si preve-dono interconnessioni con le retiferroviarie, stradali e di naviga-zione interna, la creazione dinuove aree logistiche con inter-venti di digitalizzazione e port se-curity, nonché la realizzazione diun nuovo terminal e dell’impian-

Il rilancio di Ravenna

FARM TO PORT. Il progetto che potenzia il porto adriatico

Sottoscritto il protocollo d’intesa tra le amministrazioni locali, l’Autorità portuale dell’Adriatico Centro Settentrionale e Coldirettifinalizzato a creare un grande hub per l’import-export ortofrutticolo

Daniele Rossi, presidente dell’Auto-rità portuale del medio Adriatico

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

33www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

LOGISTICA

Parte il progetto "Farm to Port”che ha per obiettivo il potenzia-mento del porto di Ravenna tra-sformandolo in importante hublogistico per l’ortofrutta con zonafranca doganale. A tale scopo èinfatti stato siglato in occasionedi Macfrut un protocollo di intesafra Coldiretti, l’Autorità portualedi Ravenna, la Regione EmiliaRomagna e il Comune di Raven-na. Durante l’incontro di Rimini ilpresidente Coldiretti Ettore Pran-dini ha denunciato “il deficit logi-stico italiano” dovuto a carenza ototale assenza di infrastruttureper il trasporto merci, un deficit“che costa al nostro Paese oltre 13miliardi di euro con un gap chepenalizza il sistema economiconazionale rispetto agli altri Paesidell’Unione Europea”. “Il settoredell’ortofrutta - ha sottolineatoPrandini - può svolgere un ruolodi traino per l’export e l’obiettivodell’intesa sul porto di Ravenna èproprio quello di consolidare e

sviluppare i traffici di prodottiagroalimentari e ortofrutticolicon la creazione di un sistemafortemente interconnesso tra learee produttive e la rete infra-strutturale nazionale ed europeaper massimizzare la capacità logi-stica a servizio del made in Italy”.

Con il presidente Prandini, hannopresenziato alla firma del proto-collo d'intesa il ministro delle Po-litiche agricole Stefano Patuanel-li, l’assessore all’Agricoltura dellaRegione Emilia Romagna AlessioMammi, il sindaco di RavennaMichele de Pascale, il presidentedell’Autorità di sistema portualedel Mare Adriatico Centro-Set-tentrionale Daniele Rossi, oltre alpresidente di Fruitimprese MarcoSalvi e al direttore generale di Co-nad Francesco Avanzini.Per il porto di Ravenna si preve-dono interconnessioni con le retiferroviarie, stradali e di naviga-zione interna, la creazione dinuove aree logistiche con inter-venti di digitalizzazione e port se-curity, nonché la realizzazione diun nuovo terminal e dell’impian-

Il rilancio di Ravenna

FARM TO PORT. Il progetto che potenzia il porto adriatico

Sottoscritto il protocollo d’intesa tra le amministrazioni locali, l’Autorità portuale dell’Adriatico Centro Settentrionale e Coldirettifinalizzato a creare un grande hub per l’import-export ortofrutticolo

Daniele Rossi, presidente dell’Auto-rità portuale del medio Adriatico

LOGISTICA CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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to di trattamento dei materiali didragaggio. Nel piano anche inter-venti urbanistici per le piastre lo-gistiche in destra e sinistra del ca-nale su aree pubbliche e privateper più di 320 ettari, con la costi-tuzione di una Zona Franca Doga-nale (ZDF), la realizzazione dicorridoi doganali e altre agevola-zioni e semplificazioni nelle pro-cedure amministrative e di con-trollo.Nel corso dell’incontro è stato tral’altro evidenziato che in Italia ilcosto medio chilometrico per lemerci del trasporto pesante è paria 1,12 euro/km, più alto di nazio-ni come la Francia (1,08euro/km) e la Germania (1,04 eu-ro/ km), ma addirittura doppio sesi considerano le realtà dell’Euro-pa dell’Est: in Lettonia il costodell’autotrasporto è di 0,60 eu-ro/km, in Romania 0,64euro/km, in Lituania 0,65euro/km, in Polonia 0,70euro/km. Si tratta di un aggravioper gli operatori economici italia-ni superiore dell’11% rispetto allamedia europea, che ostacola losviluppo del potenziale economi-co del Paese, in particolare per isettori per i quali il sistema dellalogistica risulta cruciale, come nelcaso del sistema agroalimentarenazionale. In tale ottica il Piano

Nazionale di Ripresa e Resilienza(PNRR), finanziato con il Reco-very Fund, può essere determi-nante per agire sui ritardi struttu-rali dell’Italia e sbloccare tutte leinfrastrutture che migliorerebbe-ro i collegamenti tra Sud e Norddel Paese e anche con il resto delmondo per via marittima e ferro-viaria in alta velocità, con una re-te di snodi composta da aeropor-ti, treni e cargo. Ed è proprio inquesto quadro generale che si in-serisce il progetto Farm to Port.

“Il progetto di valorizzazione delPorto di Ravenna, come scalo diriferimento per i prodotti orto-frutticoli di una vasta area, a par-tire dalla Regione Emilia Roma-gna, si sposa perfettamente conla mission di CSO Italy nei con-fronti dei suoi associati, andan-do nella direzione di fornire unpiù efficace ed efficiente servizioagli esportatori interessati aitraffici con il Nord Africa, il Me-dio Oriente e il Far East, potendocontare su una base logistica co-sì vicina e comoda come il Portodi Ravenna”.Così Paolo Bruni (nella foto),presidente di CSO Italy, nel suoindirizzo di saluto ai convenutiall’incontro “Ortofrutta: dall’e-mergenza alla ripartenza” svol-tosi il 7 settembre a Macfrut nel-la Sala Neri del Rimini ExpoCenter e alla contestuale sotto-scrizione del protocollo d’intesatra Comune di Ravenna, Auto-rità Portuale di Ravenna, Regio-ne Emilia Romagna e Coldirettisul progetto “Farm to Port”, tesoa rafforzare gli scambi commer-ciali dell’agro-alimentare madein Italy puntando sul rafforza-mento del ruolo logistico delPorto ravennate. Un progetto, alquale lo stesso CSO Italy ha par-tecipato attivamente, gettando le

prime basi sin dall’edizione delfebbraio 2020 di Fruit Logistica.Rivolgendosi ai presenti, Bruniha sottolineato il passaggio dal-l’emergenza alla ripartenza nonsolo come concetto di grande at-tualità ma come impegno a per-seguire azioni concrete per la ri-presa economica e il rilancio delsettore ortofrutticolo in partico-lare. “Noi di CSO Italy un segna-le in questa direzione lo abbiamodato anche recentemente - hadetto Bruni -. Nell’anno nero diuna produzione significativa co-me quella delle pere, abbiamodato vita, in azione sinergica contutte le parti interessate, a UNA-Pera, un’iniziativa senza prece-denti per l’aggregazione di que-sto settore”. “Rivolgo a tutti voiquesto messaggio - ha conclusoPaolo Bruni -: facciamo adessocose concrete per il futuro, con-crete come questo progetto sulPorto di Ravenna”.

Bruni: “Un’iniziativa concretache CSO Italy affianca”

Il Sudafrica, uno dei più grandiesportatori di ortofrutta dell’E-misfero Sud e del mondo, sta fa-cendo importanti investimentinelle infrastrutture portuali.Quest’anno la società Transnet,un colosso del settore ferrovia-rio, portuale e dei gasdotti consede a Johannesburg, ha gestitoil 12% in più delle esportazionidi agrumi dopo che nel 2020

aveva investito 2 miliardi dirand (113 milioni e mezzo di eu-ro) in attrezzature presso i suoiterminal. I principali investi-menti sono avvenuti nel porto diDurban. L’impegno con cui inSudafrica il settore logistico sup-porta le esportazioni ortofrutti-cole e, in particolare di agrumi,può considerarsi esemplare a li-vello internazionale.

Sudafrica, logistica per l’export

Il porto ravennate inserito neiprogetti del PNRR finanziato

con il Recovery Fund

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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LOGISTICA

Al via il nuovo servizio settimana-le EMA (East MediterraneanAmerica) che collega il nuovoContainer Terminal di Vado Ga-teway, tra i più tecnologicamenteavanzati del Mediterraneo, con iporti di New York, Norfolk e Sa-vannah. Presso la banchina delterminal deep-see è attraccata lasera del 18 settembre la MV Sea-span Chiba, prima di quattro por-tacontainer di circa 4.500 teusimpiegate nel collegamento chefarà scalo settimanalmente a Va-do Gateway, che, ricordiamo, ègestito dalle compagnie marittimeCosco Shipping Line, ONE (OceanNetwork Express) e OOCL(Orient Overseas Container Line).La nave, partita dal porto di

Iskenderun (Alessandretta, inTurchia), è giunta a Vado Ga-teway dopo lo scalo al Pireo ed èpoi ripartita alla volta dei portidella costa atlantica americana.“L’arrivo del servizio EMA è unpassaggio fondamentale nel per-corso di crescita di Vado Gatewaye ne testimonia il ruolo strategiconella geografia portuale del Medi-terraneo”, ha sottolineato PaoloCornetto, amministratore delega-to di Vado Gateway. “Quello sta-tunitense - ha precisato Cornetto- è un mercato strategico per ilnostro Paese e poter avere un col-legamento diretto da Vado Ligureè di grande importanza per i no-stri piani di sviluppo. Siamo gratia Cosco Shipping Line, ONE e

OOCL per la fiducia che ci hannoaccordato”.Attraverso il sistema di prenota-zione APMT (Term Point Ap-pointments), disponibile anchecon un’app scaricabile gratuita-mente da google play store e AppStore, le compagnie di trasportopossono accedere al terminal perle operazioni di ritiro e consegnadei containers. Il nuovo servizioEMA si affianca alle altre lineemarittime attive presso il Contai-ner Terminal con scali settimana-li (ME2, tra Mediterraneo, MedioOriente e India; VAX, tra VadoLigure e porto del Pireo; L75 checollega Vado con Francia, Spagnae Marocco), tappe che segnano laprogressiva crescita di Vado.

Terminal di Vado, è attivoil collegamento con il Nordamerica

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LOGISTICA

Al via il nuovo servizio settimana-le EMA (East MediterraneanAmerica) che collega il nuovoContainer Terminal di Vado Ga-teway, tra i più tecnologicamenteavanzati del Mediterraneo, con iporti di New York, Norfolk e Sa-vannah. Presso la banchina delterminal deep-see è attraccata lasera del 18 settembre la MV Sea-span Chiba, prima di quattro por-tacontainer di circa 4.500 teusimpiegate nel collegamento chefarà scalo settimanalmente a Va-do Gateway, che, ricordiamo, ègestito dalle compagnie marittimeCosco Shipping Line, ONE (OceanNetwork Express) e OOCL(Orient Overseas Container Line).La nave, partita dal porto di

Iskenderun (Alessandretta, inTurchia), è giunta a Vado Ga-teway dopo lo scalo al Pireo ed èpoi ripartita alla volta dei portidella costa atlantica americana.“L’arrivo del servizio EMA è unpassaggio fondamentale nel per-corso di crescita di Vado Gatewaye ne testimonia il ruolo strategiconella geografia portuale del Medi-terraneo”, ha sottolineato PaoloCornetto, amministratore delega-to di Vado Gateway. “Quello sta-tunitense - ha precisato Cornetto- è un mercato strategico per ilnostro Paese e poter avere un col-legamento diretto da Vado Ligureè di grande importanza per i no-stri piani di sviluppo. Siamo gratia Cosco Shipping Line, ONE e

OOCL per la fiducia che ci hannoaccordato”.Attraverso il sistema di prenota-zione APMT (Term Point Ap-pointments), disponibile anchecon un’app scaricabile gratuita-mente da google play store e AppStore, le compagnie di trasportopossono accedere al terminal perle operazioni di ritiro e consegnadei containers. Il nuovo servizioEMA si affianca alle altre lineemarittime attive presso il Contai-ner Terminal con scali settimana-li (ME2, tra Mediterraneo, MedioOriente e India; VAX, tra VadoLigure e porto del Pireo; L75 checollega Vado con Francia, Spagnae Marocco), tappe che segnano laprogressiva crescita di Vado.

Terminal di Vado, è attivoil collegamento con il Nordamerica

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FOCUS PRODOTTO F

Chiara Brandi

Continua a crescere il mercatodella frutta secca in Italia. Secon-do recenti dati IRI, a maggio 2021è stato registrato un incrementoanno su anno del 3,9% a valore edel 5,3% a volume, con una nettapreferenza per il prodotto sgu-sciato. Uno scenario positivo,confermato anche dalle rilevazio-ni ISTAT sui consumi interni dinuts, che evidenziano una cresci-ta costante nel tempo, generaliz-zata per tutte le categorie di pro-dotto.Abbiamo fatto il punto con Ales-sandro Annibali, AD di New Fac-tor e presidente dell’AziendaAgricola San Martino di Forlì, ca-pofila del progetto di filiera InNoce insieme a Agrintesa, oltreche fondatore di Nucis Italia(rappresentanza italiana di INC,l'International Nut and DriedFruit Council Foundation) e neoeletto al vertice della sezioneFrutta a Guscio di Confagricoltu-ra Emilia-Romagna. Iniziamo dalle noci. “I mesi scor-

si sono stati caratterizzati da unadecisa flessione dei prezzi, traina-ta dall’invasione dei mercati eu-ropei di prodotto provenientedalla California, dove i produttoridi noci hanno goduto di un rac-colto importante (+20% sul2019) e di sovvenzioni internemirate”, spiega Annibali. Unoscenario complesso che in Italiaha portato ad una perdita del va-lore del comparto del 4%, nono-stante l'aumento dei consumi del

2,8%, aggravatosi ulteriormentetra gennaio e maggio con un -2,4% a volume e -13% a valore(dati IRI, anno terminante mag-gio 2021). “Ad oggi però la situa-zione sembra essersi capovolta acausa di una pesante congestionedei traffici marittimi a livello glo-bale e delle gravi difficoltà nellagestione dei container. Fattoriche provocano ritardi importantidell’attracco delle navi e impen-nate dei prezzi dei noli fino a cin-que volte superiori alla norma”,commenta l'imprenditore rimi-nese. Se a questo poi si somma latremenda siccità che ha colpito lacosta occidentale degli States, ilquadro finale appare del tutto dif-ferente, con una produzione dinoci (e mandorle) in parte com-promessa e, di conseguenza,prezzi in deciso aumento.Meno drammatico il discorso peri pistacchi a stelle e strisce, chenon hanno subìto particolari dan-ni dovuti alla prolungata assenzadi piogge seppur con prezzi in au-mento a seguito alla situazionenoli. “Un aspetto positivo per

Il clima ha colpito anche quima il mercato continua a crescere

Alessandro Annibali, patron di NewFactor e fondatore di Nucis Italia

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Continua a crescere il mercatodella frutta secca in Italia. Secon-do recenti dati IRI, a maggio 2021è stato registrato un incrementoanno su anno del 3,9% a valore edel 5,3% a volume, con una nettapreferenza per il prodotto sgu-sciato. Uno scenario positivo,confermato anche dalle rilevazio-ni ISTAT sui consumi interni dinuts, che evidenziano una cresci-ta costante nel tempo, generaliz-zata per tutte le categorie di pro-dotto.Abbiamo fatto il punto con Ales-sandro Annibali, AD di New Fac-tor e presidente dell’AziendaAgricola San Martino di Forlì, ca-pofila del progetto di filiera InNoce insieme a Agrintesa, oltreche fondatore di Nucis Italia(rappresentanza italiana di INC,l'International Nut and DriedFruit Council Foundation) e neoeletto al vertice della sezioneFrutta a Guscio di Confagricoltu-ra Emilia-Romagna. Iniziamo dalle noci. “I mesi scor-

si sono stati caratterizzati da unadecisa flessione dei prezzi, traina-ta dall’invasione dei mercati eu-ropei di prodotto provenientedalla California, dove i produttoridi noci hanno goduto di un rac-colto importante (+20% sul2019) e di sovvenzioni internemirate”, spiega Annibali. Unoscenario complesso che in Italiaha portato ad una perdita del va-lore del comparto del 4%, nono-stante l'aumento dei consumi del

2,8%, aggravatosi ulteriormentetra gennaio e maggio con un -2,4% a volume e -13% a valore(dati IRI, anno terminante mag-gio 2021). “Ad oggi però la situa-zione sembra essersi capovolta acausa di una pesante congestionedei traffici marittimi a livello glo-bale e delle gravi difficoltà nellagestione dei container. Fattoriche provocano ritardi importantidell’attracco delle navi e impen-nate dei prezzi dei noli fino a cin-que volte superiori alla norma”,commenta l'imprenditore rimi-nese. Se a questo poi si somma latremenda siccità che ha colpito lacosta occidentale degli States, ilquadro finale appare del tutto dif-ferente, con una produzione dinoci (e mandorle) in parte com-promessa e, di conseguenza,prezzi in deciso aumento.Meno drammatico il discorso peri pistacchi a stelle e strisce, chenon hanno subìto particolari dan-ni dovuti alla prolungata assenzadi piogge seppur con prezzi in au-mento a seguito alla situazionenoli. “Un aspetto positivo per

Il clima ha colpito anche quima il mercato continua a crescere

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New Factor, che da circa un annoe mezzo collabora con Wonder-ful, il più grande produttore e tra-sformatore di mandorle e pistac-chi al mondo con base in Califor-nia, divenuto il 3° brand in Italianel segmento di riferimento(esclusa PL). Una partnershipimportante che in un anno ha re-gistrato un +70% in valore e volu-

me, con picchi del +150% nei pe-riodi promozionali. Un risultatostraordinario, se si considera chela crescita del settore si è fermataal +19% a valore e a volume”, hadichiarato soddisfatto Annibali,che anticipa nuovi progetti pro-mozionali per le festività nataliziee in occasione dei mondiali di cal-cio 2022.

Tra le top category del comparto,nota negativa per i produttori no-strani di nocciole: da una parte lasovrapproduzione turca sta pro-vocando una drastica contrazionedei prezzi sul mercato, dall'altra idanni da cimice asiatica hanno li-mitato la produzione nazionale. Tornando a parlare di noci, confocus sulla produzione italiana,Annibali - forte di quanto dettorispetto alla situazione interna-zionale - si mostra ottimista. “Incontrotendenza rispetto all'anda-mento del mercato delle noci, loscorso anno New Factor ha speri-mentato un incremento del 30%in termini di valore e volumi, riu-scendo a difendere il posiziona-mento premium della noce italia-na a filiera cortissima. Quest'an-no nutriamo grandi ambizioni,grazie ad una crescita stimata del30% del raccolto del gruppo diagricoltori del progetto In-Noce”.Un progetto, quest'ultimo, cheper il terzo anno consecutivo pro-pone un prodotto sano e di altaqualità proveniente da oltre unaventina di aziende su 500 ettaricoltivati nel bacino Emiliano-Ro-magnolo, puntando sulla traccia-bilità dal campo allo scaffale inpochi passaggi controllati e ga-rantiti. Un'idea nata dalla consa-pevolezza che un'attività inclusi-va e condivisa garantisce valoreaggiunto al prodotto finale, comesottolineato dallo stesso Annibalidurante il tavolo di confronto coni rappresentanti di Confagricoltu-ra ER per la sezione Frutta a Gu-scio, indetto in occasione della17° Giornata della Noce. “Dalla determinazione di un cata-sto ufficiale delle produzioni inItalia, alla deroga all’uso di pro-dotti oggi non autorizzati per lacoltivazione del noce da frutto maammessi per altre colture, fino al-l'implementazione di progetti difiliera anche per arachidi, noccio-le e castagne è oggi quanto mainecessario collaborare insiemetra diversi anelli a vantaggio del-l'intero settore made in Italy”,sottolinea l’imprenditore roma-gnolo.

Secondo i dati del Global NewProduct Introductions Report diInnova Market Insights, le man-dorle hanno mantenuto il primoposto come frutta secca più uti-lizzata nella creazione di nuoviprodotti in tutta Europa nel2020, con quasi 6.000 introdu-zioni e un aumento del 7,5% ri-spetto al 2019. L'Europa è ancheall'avanguardia a livello globale,con una quota del 47,8% di pro-dotti con mandorle.In un contesto in cui i consuma-tori continuano a cercare ali-menti sani e nutrienti per soddi-sfare le loro esigenze e in lineacon il loro stile di vita, i risultatidimostrano che la versatilità del-le mandorle ha svolto un ruoloimportante per la loro popolaritàin Europa, e che ora sono al pri-mo posto tra la frutta secca uti-lizzata in molteplici categorie tracui snack, barrette, cereali e lat-ticini.Particolarmente interessantequanto sta avvenendo nel settorelattiero-caseario, che appare nel-le prime cinque categorie perl'introduzione di nuovi prodotticon mandorle per la prima voltanel report dello scorso anno; lenovità nella categoria hannocontinuato a crescere nel 2020,con un aumento del 7% rispettoall’anno precedenza. Una cresci-ta che non si limita all’Europa,con il rapporto che rileva che lemandorle sono la frutta seccapiù popolare nel settore lattiero-

caseario a livello mondiale.Il report mostra inoltre che l'Eu-ropa è l’area che vanta la quotapiù grande a livello globale dinuovi prodotti con mandorlenelle categorie pasticceria,snack, prodotti da forno, barret-te, latticini e cereali. Sei i Paesieuropei nella top ten globale perl'introduzione di prodotti a basedi mandorle, con Germania,Francia e Regno Unito che gui-dano la classifica dei mercati delVecchio Continente.Le indicazioni nutrizionali sonoun driver importante per la crea-zione e l’innovazione di prodotticon mandorle, specialmente nelRegno Unito. Nove dei primidieci claim salutistici presentisui nuovi prodotti con mandorle,tra i quali senza glutine e vegeta-riano, sono stati utilizzati nel Re-gno Unito più della media globa-le, dimostrando la continua ri-sposta dei produttori all'aumen-to della domanda di alimenti sa-ni da parte dei consumatori.La crescente popolarità dei pro-dotti a base vegetale si rifletteanche nei dati, con il trend “ve-gan” che è il secondo claim piùdiffuso tra i nuovi prodotti conmandorle nel Regno Unito(38,5%) e in Germania (22,6%).Rilevante anche "Gluten-free",primo tra tutti sulle introduzionicon mandorle in Italia (42,1%) etra i primi tre claim salutisticiper Francia, Germania e RegnoUnito.

Mandorle, prodotto reginadelle soluzioni new food

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Da alcuni anni si registra un ex-ploit della coltura del nocciolo inItalia, secondo produttore mon-diale dopo la Turchia e primo eu-ropeo. Dal momento che le noc-ciole incontrano sempre più il fa-vore del consumatore attento allasalute e al benessere, c’è stato unaumento di circa 5 mila ettari in-vestiti, dal 2018 ad oggi. Nono-stante ciò, le previsioni per lacampagna corilicola nazionale2021-2022 registrano un vistosocalo produttivo negli areali voca-ti: -55% in Piemonte, -70% in La-zio e Campania e addirittura -80% in Sicilia. Il calo medio na-zionale dovrebbe aggirarsi sul64%.Lo ha sottolineato il coordina-mento di Agrinsieme (che riuni-sce CIA-Agricoltori italiani, Con-fagricoltura, Copagri e Alleanzadelle Cooperative Agroalimenta-ri), che è intervenuto il 30 set-tembre all’annuale incontro bila-terale sulle nocciole tra i Paesidell’Unione Europea e la Turchia.La bilaterale è un appuntamentoimportante per l’approfondimen-to degli andamenti produttivi delsettore e per il confronto sull’ar-monizzazione delle regole fra UEe Turchia. Alla riunione hannopreso parte delegazioni di Tur-chia, Italia, Francia, Spagna erappresentanti della DG Agri del-la Commissione Europea.Sul calo produttivo - sottolineaAgrinsieme - hanno pesato i sem-pre più evidenti effetti del cam-biamento climatico e l’anomaloandamento meteo, caratterizzatoda gelate primaverili, prolungatasiccità, temperature superiori allamedia stagionale e scarsa impolli-nazione, ma anche altri fattori,quali i danni dagli attacchi paras-sitari di cimice asiatica e cimicedel nocciolo e quelli causati dallafauna selvatica alle colture. Dauna parte, quindi, il forte calo

produttivo, dall’altra l’incremen-to dei costi di produzione. Tuttociò sta intaccando in modo preoc-cupante la redditività delle im-prese, anche se, nonostante que-sti fattori avversi, la qualità dellenocciole è buona, i prezzi sono inrecupero e l’andamento degli in-vestimenti corilicoli resta in co-stante crescita soprattutto nellearee di nuova coltivazione, qualiil Veneto, il Friuli Venezia Giulia,la Lombardia, l’Emilia Romagna,la Toscana, l’Umbria, la Basilicatae la Calabria.

Da quanto emerso nell’incontrobilaterale, per l’Italia le previsionidi produzione di nocciole in gu-scio per la campagna 2021/2022sono tra le 45 mila e le 48 milatonnellate (a fronte delle 136 miladella scorsa annata); in calo an-che Francia e Spagna. Turchia inaumento (il ministero dell’Agri-coltura di Istanbul stima un rac-colto di 700 mila tonnellate afronte delle 665 mila della cam-pagna precedente). Le previsionidi consumo mondiale, in ogni ca-so, sono in crescita.

Nocciolo italiano, una debaclecon un calo nazionale del 64%

La nocciola della Tuscia si leccale ferite, causa perdite che si ag-girano dai 90 ai 100 milioni dieuro di mancati guadagni ai pro-duttori, avverte Pompeo Masca-gna, presidente di OP Assofrutti,più di mille soci per oltre 8.500ettari coltivati in provincia di Vi-terbo.Se le previsioni non erano rosee,le conferme avute durante la rac-colta restituiscono un quadro atinte fosche: i danni delle gelate

primaverili sono seri. Nell’arealeViterbese la mancata produzionedi nocciole si riflette sull’indottoe avrà un pesante contraccolpoeconomico sul territorio, conperdite occupazionali.“È una stagione disastrosa - af-ferma Mascagna -. L’anno scor-so in provincia di Viterbo sonostati raccolti fra i 500 e i 550 mi-la quintali di nocciole, quest’an-no sarà un miracolo se arrivere-mo a 150 mila”.

Il Viterbese accusa perditetra i 90 e i 100 milioni

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Da alcuni anni si registra un ex-ploit della coltura del nocciolo inItalia, secondo produttore mon-diale dopo la Turchia e primo eu-ropeo. Dal momento che le noc-ciole incontrano sempre più il fa-vore del consumatore attento allasalute e al benessere, c’è stato unaumento di circa 5 mila ettari in-vestiti, dal 2018 ad oggi. Nono-stante ciò, le previsioni per lacampagna corilicola nazionale2021-2022 registrano un vistosocalo produttivo negli areali voca-ti: -55% in Piemonte, -70% in La-zio e Campania e addirittura -80% in Sicilia. Il calo medio na-zionale dovrebbe aggirarsi sul64%.Lo ha sottolineato il coordina-mento di Agrinsieme (che riuni-sce CIA-Agricoltori italiani, Con-fagricoltura, Copagri e Alleanzadelle Cooperative Agroalimenta-ri), che è intervenuto il 30 set-tembre all’annuale incontro bila-terale sulle nocciole tra i Paesidell’Unione Europea e la Turchia.La bilaterale è un appuntamentoimportante per l’approfondimen-to degli andamenti produttivi delsettore e per il confronto sull’ar-monizzazione delle regole fra UEe Turchia. Alla riunione hannopreso parte delegazioni di Tur-chia, Italia, Francia, Spagna erappresentanti della DG Agri del-la Commissione Europea.Sul calo produttivo - sottolineaAgrinsieme - hanno pesato i sem-pre più evidenti effetti del cam-biamento climatico e l’anomaloandamento meteo, caratterizzatoda gelate primaverili, prolungatasiccità, temperature superiori allamedia stagionale e scarsa impolli-nazione, ma anche altri fattori,quali i danni dagli attacchi paras-sitari di cimice asiatica e cimicedel nocciolo e quelli causati dallafauna selvatica alle colture. Dauna parte, quindi, il forte calo

produttivo, dall’altra l’incremen-to dei costi di produzione. Tuttociò sta intaccando in modo preoc-cupante la redditività delle im-prese, anche se, nonostante que-sti fattori avversi, la qualità dellenocciole è buona, i prezzi sono inrecupero e l’andamento degli in-vestimenti corilicoli resta in co-stante crescita soprattutto nellearee di nuova coltivazione, qualiil Veneto, il Friuli Venezia Giulia,la Lombardia, l’Emilia Romagna,la Toscana, l’Umbria, la Basilicatae la Calabria.

Da quanto emerso nell’incontrobilaterale, per l’Italia le previsionidi produzione di nocciole in gu-scio per la campagna 2021/2022sono tra le 45 mila e le 48 milatonnellate (a fronte delle 136 miladella scorsa annata); in calo an-che Francia e Spagna. Turchia inaumento (il ministero dell’Agri-coltura di Istanbul stima un rac-colto di 700 mila tonnellate afronte delle 665 mila della cam-pagna precedente). Le previsionidi consumo mondiale, in ogni ca-so, sono in crescita.

Nocciolo italiano, una debaclecon un calo nazionale del 64%

La nocciola della Tuscia si leccale ferite, causa perdite che si ag-girano dai 90 ai 100 milioni dieuro di mancati guadagni ai pro-duttori, avverte Pompeo Masca-gna, presidente di OP Assofrutti,più di mille soci per oltre 8.500ettari coltivati in provincia di Vi-terbo.Se le previsioni non erano rosee,le conferme avute durante la rac-colta restituiscono un quadro atinte fosche: i danni delle gelate

primaverili sono seri. Nell’arealeViterbese la mancata produzionedi nocciole si riflette sull’indottoe avrà un pesante contraccolpoeconomico sul territorio, conperdite occupazionali.“È una stagione disastrosa - af-ferma Mascagna -. L’anno scor-so in provincia di Viterbo sonostati raccolti fra i 500 e i 550 mi-la quintali di nocciole, quest’an-no sarà un miracolo se arrivere-mo a 150 mila”.

Il Viterbese accusa perditetra i 90 e i 100 milioni

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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MERCATI&DIST

RIBU

ZION

E

Vittoria è il secondo Mercato ita-liano alla produzione, al qualeconferiscono regolarmente 6.000produttori siciliani censiti, e a fi-ne settembre ha conseguito undoppio risultato: infatti dall’1 ot-tobre la struttura viene gestita daVittoria Mercati, società in housedel Comune di Vittoria, che ha si-glato contestualmente l’entratanella rete nazionale dei mercatiall’ingrosso Italmercati.Nell’occasione, si è recato a Vitto-ria, con il vice Paolo Merci, il pre-sidente di Italmercati Fabio Mas-simo Pallottini, che ha così com-mentato: “L’adesione a Italmer-cati del Mercato di Vittoria con-solida la forza del nostro networkdi imprese che si conferma unpresidio di legalità e trasparenzaa livello nazionale. Da oggi andia-mo a rappresentare 18 tra i piùimportanti Mercati all’Ingrossoitaliani, con un fatturato com-plessivo che si avvicina ai 9 mi-liardi e oltre 2.500 aziende coin-volte, confermando un ruolo diriferimento per tutte le impreseche operano nella filiera agro-ali-mentare, dai produttori agli ope-ratori della logistica. E rilancian-do il nostro impegno a sostenere

Mercati come quello di Vittoriache sta compiendo grandi sforziper un rilancio della struttura. IlMercato di Vittoria vuol dire unforte radicamento con il bacinodella produzione ortofrutticoladella Sicilia Orientale, una delleeccellenze del nostro Paese. Daoggi lavoreremo con la nuova so-

cietà di gestione per condividereanche con Vittoria percorsi di tracciabilità e digitalizzazione deiprocessi. Grazie all’impegno delgoverno sul PNRR, vogliamo per-seguire obiettivi di crescita e disviluppo che possano rendere iMercati all’Ingrosso veri e proprihub logistici sempre più competi-

Vittoria in Italmercati

MERCATI ALL’INGROSSO. L’entrata del Mercato siciliano nella Rete

Si consolida la forza del network dei Centri Agroalimentari italianiche adesso conta su ben 18 presenze e rappresenta un volume

d’affari complessivo che si avvicina ai 9 miliardi di euro

Fabio Massimo Pallottini, a sinistra, insieme a Filippo Dispenza, presidente dalla Commissione Staordinaria del Comune di Vittoria

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MERCATI&DIST

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Vittoria è il secondo Mercato ita-liano alla produzione, al qualeconferiscono regolarmente 6.000produttori siciliani censiti, e a fi-ne settembre ha conseguito undoppio risultato: infatti dall’1 ot-tobre la struttura viene gestita daVittoria Mercati, società in housedel Comune di Vittoria, che ha si-glato contestualmente l’entratanella rete nazionale dei mercatiall’ingrosso Italmercati.Nell’occasione, si è recato a Vitto-ria, con il vice Paolo Merci, il pre-sidente di Italmercati Fabio Mas-simo Pallottini, che ha così com-mentato: “L’adesione a Italmer-cati del Mercato di Vittoria con-solida la forza del nostro networkdi imprese che si conferma unpresidio di legalità e trasparenzaa livello nazionale. Da oggi andia-mo a rappresentare 18 tra i piùimportanti Mercati all’Ingrossoitaliani, con un fatturato com-plessivo che si avvicina ai 9 mi-liardi e oltre 2.500 aziende coin-volte, confermando un ruolo diriferimento per tutte le impreseche operano nella filiera agro-ali-mentare, dai produttori agli ope-ratori della logistica. E rilancian-do il nostro impegno a sostenere

Mercati come quello di Vittoriache sta compiendo grandi sforziper un rilancio della struttura. IlMercato di Vittoria vuol dire unforte radicamento con il bacinodella produzione ortofrutticoladella Sicilia Orientale, una delleeccellenze del nostro Paese. Daoggi lavoreremo con la nuova so-

cietà di gestione per condividereanche con Vittoria percorsi di tracciabilità e digitalizzazione deiprocessi. Grazie all’impegno delgoverno sul PNRR, vogliamo per-seguire obiettivi di crescita e disviluppo che possano rendere iMercati all’Ingrosso veri e proprihub logistici sempre più competi-

Vittoria in Italmercati

MERCATI ALL’INGROSSO. L’entrata del Mercato siciliano nella Rete

Si consolida la forza del network dei Centri Agroalimentari italianiche adesso conta su ben 18 presenze e rappresenta un volume

d’affari complessivo che si avvicina ai 9 miliardi di euro

Fabio Massimo Pallottini, a sinistra, insieme a Filippo Dispenza, presidente dalla Commissione Staordinaria del Comune di Vittoria

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tivi in Italia”.Il Mercato di Vittoria ha un’esten-sione di 246 mila metri quadri deiquali 15 mila coperti. Sono 74 leimprese che lavorano all’internoper un totale di circa 1.200 lavo-ratori e un fatturato complessivoche supera i 350 milioni.Filippo Dispenza, a nome di tuttala Commissione Straordinariadel Comune di Vittoria, ha dichia-rato: “L’adesione del Mercato or-tofrutticolo di Vittoria ad Italmer-cati rappresenta un passaggiofondamentale nel percorso di cre-scita della struttura mercatale nelpanorama nazionale della filieraagroalimentare e del commercioall’ingrosso . L’auspicio è che Vit-toria possa sempre più accrescereil suo ruolo, rafforzare il suo mo-dello di business e integrarsi pie-namente nella filiera alimentarenazionale con un’identità pro-pria”.Il doppio obiettivo raggiunto san-cisce una tappa importante perl’economia dell'intero territorio.“Siamo particolarmente soddi-sfatti di questi risultati voluti for-temente dalla CommissioneStraordinaria del Comune di Vit-toria - hanno sottolineato all’uni-sono il presidente di VittoriaMercati, Giombattisa Di Blasi e ildirettore della società, Davide LaRosa -. Sentiamo addosso il posi-tivo peso di questa investitura chegiunge alla fine di un lungo per-corso. Lavoreremo per realizzarenuovi progetti di sviluppo nell’e-sclusivo interesse della strutturae degli operatori. Consci che l’in-serimento nel network di Ital-mercati può dare nuova spinta alnostro Mercato”.

Pechino coinvolge l’Italia sullosviluppo sostenibile dei mercatiagricoli internazionali. E grazieal rapporto tra Italmercati e Chi-na Agriculture WholesaleMarket Association (CAWA), silavora per creare una grandepiattaforma che promuova laconnessione tra il mercato agri-colo cinese e gli altri mercati in-ternazionali. Fabio MassimoPallottini, presidente di Italmer-cati, ha partecipato infatti nellaprima decade di settembre aduna conferenza che si è tenuta aPechino. Presenti esperti dei set-tori industriali, rappresentantidi imprese leader in Cina e all’e-stero. Per condividere analisi etrend, analizzare le sfide da af-frontare, scambiare idee sullosviluppo sostenibile dei mercatidi prodotti agricoli anche alla lu-ce della pandemia.“Il valore aggiunto dei principaliMercati Italiani aderenti alnetwork Italmercati (si tratta dei18 Mercati più importanti e si-gnificativi in Italia), ha registratouna crescita media annua del4,9% negli ultimi dieci anni, conun giro d’affari che si avvicina ai9 miliardi di euro ed una forzalavoro che gravita giornalmentenei Mercati (dati 2020) pari acirca 20 mila unità. Continuere-mo - ha commentato Pallottini -ad investire in digitalizzazioneed innovazione per rispondere inmodo corretto ai bisogni dei con-sumatori ed alle evoluzioni delle

filiere anche a livello internazio-nale. Non da meno occorre inte-grare questo processo con l’edifi-cazione di piattaforme logistichedistributive moderne che tra-sformeranno i Mercati in veri epropri centri di cultura del cibofresco e freschissimo ed andran-no a consolidarsi come veri epropri presidi di sicurezza perquello sviluppo sostenibile cheanche la China Agriculture Who-lesale Market Association hamesso al centro del confronto aPechino”.“Spero davvero che la conferen-za sia stata un’opportunità perrealizzare il commercio bilatera-le di prodotti agricoli - ha scrittoMa Zengjun, chairman dell’Asia-Pacific Working Group dellaWorld Union of WholesaleMarkets e chairman del CAWA,in una lettera a Pallottini a metàsettembre -. Noi guardiamo alrafforzamento della cooperazio-ne con Italia ed Europa, per pro-muovere lo sviluppo sostenibiledei mercati agricoli internazio-nali. L’Italia è uno dei più impor-tanti esportatori di prodotti agri-coli. I Mercati all’Ingrosso rap-presentano piattaforme per for-nire prodotti freschi, ma hannoanche un ruolo vitale nel com-mercio tra Cina, Italia e restod’Europa. Negli anni passati ilgruppo europeo del WUWM hadato un importante contributoalla promozione di queste viecommerciali”.

Italmercati e CAWA al lavoroper stringere i legami EU-Cina

I Mercati di Bologna, Cesena, Parma e Rimini si so-no presentati uniti a Macfrut, insieme alla RegioneEmilia-Romagna. È stata la prima mossa della neo-costituita rete di imprese Emilia Romagna Mercati,che vede i 4 Mercati della regione (tutti aderenti aItalmercati) operare insieme. A firmare il documen-

to di unione sono stati Alessandro Giunchi, ammi-nistratore unico di FOR Cesena, i presidenti GianniIndino (CAAR di Rimini), Andrea Segrè (CAAB diBologna) e Marco Core (CAL di Parma). La sinergiaporta alla formazione di uno dei poli più importan-ti dei Centri agroalimentari in Italia.

Battesimo per la rete Emilia Romagna Mercati

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43www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2021

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Continua l’espansione dei di-scount tedeschi nel nostro Paese,ad un ritmo superiore a quello diuna qualsiasi insegna nazionale.Lidl Italia ha inaugurato a finesettembre una nuova direzioneregionale a Carmagnola, in pro-vincia di Torino. La struttura, rea-lizzata grazie ad un investimentodi oltre 60 milioni di euro, ospitagli uffici direzionali e l’undicesimocentro logistico Lidl in Italia. LidlItalia è presente in Piemonte con75 punti vendita e una squadra dicirca 2.500 collaboratori, segnodell’importanza strategica che ri-veste il territorio regionale per ilcolosso tedesco della distribuzio-ne discount.La nuova struttura di Carmagnolaha contribuito alla creazione dipiù di 200 nuovi posti di lavoroper un organico complessivo di ol-tre 300 professionisti. La realizza-zione nasce dall’esigenza di LidlItalia di far fronte alla continuaespansione sul territorio e con-sentirà di coordinare due centrilogistici: quello integrato nellastessa direzione regionale pie-montese e quello storico di Vol-piano, che è pure in provincia diTorino, per un approvvigiona-mento di circa 100 punti venditain totale dislocati in Piemonte,Lombardia, Liguria e Valle d’Ao-sta. La struttura rifornirà a partireda novembre oltre 60 supermer-cati, ma è stata concepita tenendoconto del piano di sviluppo futurosul territorio.Il centro logistico di Carmagnola èperò il terzo nella regione Pie-monte perché è attivo da tempoquello di Biandrate, in provinciadi Novara. Carmagnola rappre-senta per capacità di stoccaggio ilpiù grande polo logistico di Lidl inItalia e si estende su una superfi-cie complessiva coperta di oltre 47mila mq, ha un’altezza di 21 metrie ospita 40 mila posti pallet, oltre

a disporre di 108 baie di carico e52 posti TIR.La struttura risponde ai più recen-ti standard di edilizia green conun pannello fotovoltaico in gradodi coprire a pieno regime il 40%del fabbisogno energetico del cen-tro, l’equivalente dell’energia uti-lizzata ogni anno da 800 abitazio-ni. L’edificio è alimentato conenergia proveniente al 100% dafonti rinnovabili e dispone di unsistema per il recupero delle ac-que piovane e del calore. Il rivesti-mento esterno permette di miti-gare l’impatto visivo della struttu-ra all’interno del contesto circo-

stante.Massimiliano Silvestri, presidentedi Lidl Italia, ha commentato:“Siamo particolarmente orgoglio-si della nostra nuova direzione re-gionale di Carmagnola, che rap-presenta un progetto strategico digrande rilevanza non solo per noi,ma anche per il territorio piemon-tese. Abbiamo continuato a porta-re avanti i nostri progetti in termi-ni di innovazione, investimenti eresponsabilità sociale”.Lidl conta su oltre 680 punti ven-dita su tutto il territorio italiano.

Aldi ha aperto martedì 21 set-tembre il suo primo negozio aZola Predosa, portando così aquota 18 il numero dei puntivendita presenti in Emilia, di cuisei nella sola provincia di Bolo-gna. L’espansione dell’aziendanella regione trova conferma ne-gli ottimi risultati messi a segnodai negozi già attivi e nella cre-scente attenzione da parte deiconsumatori emiliani verso laconvenienza e la qualità di Aldi.Una settimana dopo, Aldi hainaugurato due nuovi negozi inLombardia: uno a Brescia, l’altroa Bergamo. Nel Bresciano sonoora 9 i negozi Aldi, di cui tre nelcapoluogo; per Bergamo si trattadel secondo punto vendita nelcapoluogo su una presenza com-plessiva di otto store nella pro-

vincia. Con un totale di 39 puntivendita, di cui nove inauguratida inizio anno, la Lombardiaconferma il proprio primato intermini di espansione di Aldi nelNord Italia, dove l’azienda, partedel Gruppo AldiSüd, è presentecon un network di 124 storerafforzato dalle 17 aperture avve-nute da gennaio. Gli openinghanno contribuito a creare nu-merose nuove opportunità lavo-rative: sono 669 i collaboratoriattivi solo nel territorio lombar-do, divisi tra i punti vendita e ilpolo logistico di Landriano, inprovincia di Pavia.Aldi festeggia le nuove aperturecon importanti offerte in sotto-costo per invitare i clienti a sco-prire i suoi prodotti e lasciarsiconquistare dalla sua offerta.

E Aldi risponde con nuoveaperture in Lombardia ed Emilia

Realizzato a Carmagnola il più grande polo logistico italianodel colosso dei discount. Ha una capacità di stoccaggio

spaventosa: può ospitare contemporaneamente 40 mila pallet

Catene tedesche all’arrembaggioLidl investe in Piemonte

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Continua l’espansione dei di-scount tedeschi nel nostro Paese,ad un ritmo superiore a quello diuna qualsiasi insegna nazionale.Lidl Italia ha inaugurato a finesettembre una nuova direzioneregionale a Carmagnola, in pro-vincia di Torino. La struttura, rea-lizzata grazie ad un investimentodi oltre 60 milioni di euro, ospitagli uffici direzionali e l’undicesimocentro logistico Lidl in Italia. LidlItalia è presente in Piemonte con75 punti vendita e una squadra dicirca 2.500 collaboratori, segnodell’importanza strategica che ri-veste il territorio regionale per ilcolosso tedesco della distribuzio-ne discount.La nuova struttura di Carmagnolaha contribuito alla creazione dipiù di 200 nuovi posti di lavoroper un organico complessivo di ol-tre 300 professionisti. La realizza-zione nasce dall’esigenza di LidlItalia di far fronte alla continuaespansione sul territorio e con-sentirà di coordinare due centrilogistici: quello integrato nellastessa direzione regionale pie-montese e quello storico di Vol-piano, che è pure in provincia diTorino, per un approvvigiona-mento di circa 100 punti venditain totale dislocati in Piemonte,Lombardia, Liguria e Valle d’Ao-sta. La struttura rifornirà a partireda novembre oltre 60 supermer-cati, ma è stata concepita tenendoconto del piano di sviluppo futurosul territorio.Il centro logistico di Carmagnola èperò il terzo nella regione Pie-monte perché è attivo da tempoquello di Biandrate, in provinciadi Novara. Carmagnola rappre-senta per capacità di stoccaggio ilpiù grande polo logistico di Lidl inItalia e si estende su una superfi-cie complessiva coperta di oltre 47mila mq, ha un’altezza di 21 metrie ospita 40 mila posti pallet, oltre

a disporre di 108 baie di carico e52 posti TIR.La struttura risponde ai più recen-ti standard di edilizia green conun pannello fotovoltaico in gradodi coprire a pieno regime il 40%del fabbisogno energetico del cen-tro, l’equivalente dell’energia uti-lizzata ogni anno da 800 abitazio-ni. L’edificio è alimentato conenergia proveniente al 100% dafonti rinnovabili e dispone di unsistema per il recupero delle ac-que piovane e del calore. Il rivesti-mento esterno permette di miti-gare l’impatto visivo della struttu-ra all’interno del contesto circo-

stante.Massimiliano Silvestri, presidentedi Lidl Italia, ha commentato:“Siamo particolarmente orgoglio-si della nostra nuova direzione re-gionale di Carmagnola, che rap-presenta un progetto strategico digrande rilevanza non solo per noi,ma anche per il territorio piemon-tese. Abbiamo continuato a porta-re avanti i nostri progetti in termi-ni di innovazione, investimenti eresponsabilità sociale”.Lidl conta su oltre 680 punti ven-dita su tutto il territorio italiano.

Aldi ha aperto martedì 21 set-tembre il suo primo negozio aZola Predosa, portando così aquota 18 il numero dei puntivendita presenti in Emilia, di cuisei nella sola provincia di Bolo-gna. L’espansione dell’aziendanella regione trova conferma ne-gli ottimi risultati messi a segnodai negozi già attivi e nella cre-scente attenzione da parte deiconsumatori emiliani verso laconvenienza e la qualità di Aldi.Una settimana dopo, Aldi hainaugurato due nuovi negozi inLombardia: uno a Brescia, l’altroa Bergamo. Nel Bresciano sonoora 9 i negozi Aldi, di cui tre nelcapoluogo; per Bergamo si trattadel secondo punto vendita nelcapoluogo su una presenza com-plessiva di otto store nella pro-

vincia. Con un totale di 39 puntivendita, di cui nove inauguratida inizio anno, la Lombardiaconferma il proprio primato intermini di espansione di Aldi nelNord Italia, dove l’azienda, partedel Gruppo AldiSüd, è presentecon un network di 124 storerafforzato dalle 17 aperture avve-nute da gennaio. Gli openinghanno contribuito a creare nu-merose nuove opportunità lavo-rative: sono 669 i collaboratoriattivi solo nel territorio lombar-do, divisi tra i punti vendita e ilpolo logistico di Landriano, inprovincia di Pavia.Aldi festeggia le nuove aperturecon importanti offerte in sotto-costo per invitare i clienti a sco-prire i suoi prodotti e lasciarsiconquistare dalla sua offerta.

E Aldi risponde con nuoveaperture in Lombardia ed Emilia

Realizzato a Carmagnola il più grande polo logistico italianodel colosso dei discount. Ha una capacità di stoccaggio

spaventosa: può ospitare contemporaneamente 40 mila pallet

Catene tedesche all’arrembaggioLidl investe in Piemonte

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FOCUS PRODOTTO F

Emanuele Zanini

La stagione commerciale dellemele italiane è partita in modoconfortante, ma i costi delle mate-rie prime e dei trasporti rischianodi ridimensionare le aspettative,soprattutto per quanto riguardal’export, che per le mele è fonda-mentale. Ad un mese dalla nota diAssomela, che denunciava in pro-posito una situazione grave, pocoo nulla è cambiato a fine settem-bre. Per bilanciare il mercato na-zionale, l’Italia deve mantenereun ruolo leader sui mercati euro-pei ed internazionali, ma in que-sta campagna sarà tutt’altro chefacile: container che non ci sono osono carissimi, materie prime aintermittenza. Lo scenario, alme-no quello aggiornato a fine set-tembre, sta frenando la prima vo-ce dell’export ortofrutticolo nazio-nale.Si stima un incremento del 50%

Molto bene il mercato internoL’export minacciato dai rincari

L’aumento dei costi delle materie prime e dei trasporti, a partire dai container,getta un’ombra sulla campagna commerciale 2021-22

Prezzi alle stelle per i container, i servizi a partire dai trasporti eper le materie prime. Il settore ha bisogno di esportare e si augura

che questi problemi finiscano presto. Allarme di Assomela

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LEFOCUS PRODOTTO F

Emanuele Zanini

La stagione commerciale dellemele italiane è partita in modoconfortante, ma i costi delle mate-rie prime e dei trasporti rischianodi ridimensionare le aspettative,soprattutto per quanto riguardal’export, che per le mele è fonda-mentale. Ad un mese dalla nota diAssomela, che denunciava in pro-posito una situazione grave, pocoo nulla è cambiato a fine settem-bre. Per bilanciare il mercato na-zionale, l’Italia deve mantenereun ruolo leader sui mercati euro-pei ed internazionali, ma in que-sta campagna sarà tutt’altro chefacile: container che non ci sono osono carissimi, materie prime aintermittenza. Lo scenario, alme-no quello aggiornato a fine set-tembre, sta frenando la prima vo-ce dell’export ortofrutticolo nazio-nale.Si stima un incremento del 50%

Molto bene il mercato internoL’export minacciato dai rincari

L’aumento dei costi delle materie prime e dei trasporti, a partire dai container,getta un’ombra sulla campagna commerciale 2021-22

Prezzi alle stelle per i container, i servizi a partire dai trasporti eper le materie prime. Il settore ha bisogno di esportare e si augura

che questi problemi finiscano presto. Allarme di Assomela

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per i trasporti oltremare, in valoreassoluto circa 0,06 euro/Kg, e del20% per i trasporti su gomma inEuropa. Aumenta anche il costodelle materie prime in generale e,tra queste, della carta e del carto-ne, che porta il packaging a costa-re il 20% in più dell’epoca pre-co-vid. In valore assoluto si parla di0,02 euro/kg. Già fin qui si stima-no 8 eurocent per kg di mele inpiù rispetto al recente passato.Inoltre, da non dimenticare au-menti nell’arco dell’ultimo annoper la corrente elettrica (365%), ilpetrolio (+ 248%) ed il gas natu-rale (+ 545%), in parte calmieratima purtroppo evidenti sia per icittadini come per il settore indu-striale. Per non parlare dei costidei normali fattori di produzione,come fertilizzanti e fitosanitari,tutti anelli di una cinghia che ten-de sempre e comunque a trasferi-re i costi nel portafoglio degli agri-coltori.Eppure, le cose non sono messemale. L’Europa prevede una pro-duzione di 11.735.000 tons (+ 10sul 2020 e 2019), ma gli effettidelle gelate primaverili e le gran-dinate estive manderanno all’in-dustria di trasformazione più frut-ti dello scorso anno, con il risulta-to di avere un volume di mele dacollocare sul mercato del “fresco”praticamente uguale al 2020. L’I-talia promette di raccogliere2.045.000 tonnellate, con una ri-duzione del 4% sull’anno prece-dente e, anche in questo caso, lemele da tavola sono praticamenteuguali al 2020. Le scorte della sta-gione precedente sono pratica-mente chiuse a fine settembre; laqualità, al netto degli effetti dellagrandine, dove è caduta, c'è.Le mele presenti sugli scaffali deipunti vendita italiani sono a finesettembre frutti decisamente buo-ni: dalle precoci Gala e SweeTan-go (praticamente al debutto), alleprime Ambrosia e Annurca. Ilmercato in Italia promette bene ela speranza è l’ultima a morire perquanto concerne la situazione in-ternazionale, che potrebbe ancoraessere raddrizzata.

In casa Melavì stagione contras-segnata da volumi scarsi a causadelle gelate primaverili che, a se-conda delle zone e delle varietà,hanno toccato punte del 50%con medie intorno al 30% so-prattutto sul gruppo Red. La rac-colta delle prime mele Gala - co-me riferisce il direttore dellacooperativa valtellinese Gianlu-ca Macchi - è cominciata intornoal 18-20 agosto, nelle zone delfondovalle e si è protratta per 2-3 settimane fino alle zone piùelevate, con un primo e un se-condo stacco per consentire lacorretta maturazione e colora-zione dei frutti. Per quanto riguarda le altre va-rietà del gruppo Red i conferi-menti sono iniziati il 20 settem-bre per le zone vallive e il 27 perquelle più in quota e dovrebberoprotrarsi fino a metà ottobre. PerGolden e Rockit la finestra diconferimento va dal 22 settem-bre fino al 20 ottobre circa, te-nendo sempre monitorato lo sta-to di maturazione del frutto. PerFuji si va da metà ottobre fino afine mese.“Le mele si presentano di ottimaqualità, Gala presenta ottime co-lorazioni, le pezzature non sonoelevate, e manca il calibro80/85, a causa delle gelate. SuGolden i frutti si presentanomolto bene su tutti i calibri,mentre le temperature di finesettembre hanno permesso laformazione della cosiddetta fac-cina rossa, caratteristica moltoapprezzata sul mercato”, precisaMacchi.Il direttore sottolinea inoltre co-me per le Red la qualità si con-fermi ottima, con buona colora-zione e calibri in tenuta, in parteinfluenzati sempre dal gelo. PerFuji “la situazione dei frutti sullapianta è molto buona attualmen-te. Ci aspettiamo una produzio-

ne con belle mele di calibro equalità”. Su Rockit le perdite acausa del gelo dovrebbero esserecompensate con l’entrata in pie-na produzione di piante più gio-vani. Buona la pezzatura (Rockitè, lo ricordiamo, una mela snack,quindi con calibri piccoli tra 55 e68), così come la colorazione, lacroccantezza e il grado zuccheri-no.“I primi riscontri commercialidella campagna sono ottimi. Me-lavì sta riscontrando molto inte-resse verso le proprie produzio-ni, il mercato sembra interessar-si sempre più alle produzionivaltellinesi”, afferma Macchi.“Oggi l’attenzione è rivolta alleRed, prodotto di eccellenza dellamelicoltura della Valle ma anchesu Golden, Fuji, Rockit, Gala ealtre varietà minori”.“Melavì - aggiunge il direttore -sta lavorando da qualche tempoa nuove varietà che saranno di-sponibili sul mercato solo traqualche anno. Per quanto ri-guarda il packaging l’azienda èsempre molto attiva in questoambito con la ricerca di soluzio-ni innovative e sempre più ri-spettose dell’ambiente come ilcestino e l’astuccio dedicato alleRockit. Sul prodotto trasformatoMelavì sta realizzando i cambia-menti più significativi: durantela primavera scorsa sono infattistati realizzati studi e ricerche sualcuni prodotti, essiccati e suc-chi”.I volumi rimangono in linea suquelli dello scorso anno per unfatturato stimato in crescita.L’export rimane nell’ordine del5% del totale, con una percen-tuale del bio in leggera crescitama a sua volta influenzato nega-tivamente dalle gelate di aprile.(e.z.)

Melavì, pesano le gelatema la qualità è alta

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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La raccolta per il Consorzio VOGdi Terlano, iniziata a metà agosto,sta procedendo speditamente afine settembre. “Abbiamo termi-nato di raccogliere le Gala, cheinaugurano la stagione, e ora stia-mo proseguendo con Golden De-licious, Stark, Granny Smith eKanzi®. Dopo sarà il turno dienvy™, Pink Lady®, Fuji, Brae-burn, Crimson Snow® e Joya®”,riferiscono al quartier generale diVOG. Per la campagna 2021-22 VOGstima una produzione di poco in-feriore alle 500 mila tonnellate,lievemente in calo (-4%) rispettoalla passata stagione, che alla finefu di 520 mila tonnellate, e lonta-na dal record di 600 mila tonnel-late del 2016.“La qualità complessiva è certa-mente più che buona e anche i ca-libri si sono in realtà rivelati piùgrandi del previsto, fattore moltopositivo sia per il mercato che peri produttori. In generale la raccol-ta sta proseguendo nel miglioredei modi, anche grazie a condi-zioni climatiche ottimali”, osser-vano dal consorzio diretto daWalter Pardatscher.A livello di varietà, si registranobuoni quantitativi di Gala, Gol-den e Fuji, ma soprattutto prose-gue la crescita delle mele Clubenvy™, Yello® e Kanzi®. A que-ste si affiancheranno le primequantità commerciali delle trenovità lanciate quest’anno - Red-Pop®, Giga® e Cosmic Crisp® -e quantitativi in crescita per lemele brand Joya® e CrimsonSnow®, già presenti sul mercato.“L’inizio della campagna è sicura-mente molto positivo: la com-mercializzazione è iniziata in mo-do molto dinamico su tutti i prin-cipali mercati - osservano a Ter-lano -. In questo momento (1 ot-tobre, ndr) abbiamo già vendutodi più che nello stesso periodo

dell’anno scorso, nonostante lacommercializzazione sia iniziatacon una settimana di ritardo acausa della raccolta, spostata inavanti a sua volta di circa settegiorni. Da quando poi l’offertacomplessiva è aumentata, la si-tuazione si è normalizzata. Ci so-no tutte le premesse per un au-tunno tranquillo”.Il Consorzio VOG commercializzale sue mele in 74 Paesi nel mondosia con il marchio Südtiroler Ap-fel g.g.A.® che con il marchioMarlene®, quest’ultimo com-mercializzato ormai in 25 Paesi.In più produce e vende le meleclub Kanzi® envy™, PinkLady®, Jazz™, yello®, CrimsonSnow®, Giga®, RedPop® - eSweeTango®. Nel complesso

l’export ha una quota del 63%.La produzione biologica è in cre-scita costante: grazie all’aumentodel 7% degli ettari destinati a que-sta coltivazione da parte dei socidel Consorzio, si stima una pro-duzione di 32 mila tonnellate checonsentirà di garantire anchequest’anno una commercializza-zione per 12 mesi. Le mele biolo-giche rappresentano circa il 10%del totale: “Le nuove varietà a di-sposizione sono particolarmenteadatte ad una lunga conservazio-ne. Le varietà che vengono com-mercializzate sotto il brand Mar-lene Bio, infine, hanno ormai unloro pubblico fidelizzato e ben siintegrano con la produzione a lot-ta integrata che caratterizza lanostra offerta complessiva”, siprecisa a Terlano.A metà settembre, in un’intervi-sta esclusiva con il Corriere Orto-frutticolo, il direttore generaleWalter Pardatscher si era espres-so molto positivamente sull’avviodella campagna, precisando chele Gala, che costituiscono unquarto della produzione VOG,erano quasi perfette, un quasi so-lo per sottolineare che “semplice-mente non esiste in natura unconcetto di perfezione assoluta”.(e.z.)

VOG, vendite superiori al 2020Partenza sprint per SweeTango

Il DG di VOG Walter Pardatscher. Sotto, la raccolta della varietà Gala

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La raccolta per il Consorzio VOGdi Terlano, iniziata a metà agosto,sta procedendo speditamente afine settembre. “Abbiamo termi-nato di raccogliere le Gala, cheinaugurano la stagione, e ora stia-mo proseguendo con Golden De-licious, Stark, Granny Smith eKanzi®. Dopo sarà il turno dienvy™, Pink Lady®, Fuji, Brae-burn, Crimson Snow® e Joya®”,riferiscono al quartier generale diVOG. Per la campagna 2021-22 VOGstima una produzione di poco in-feriore alle 500 mila tonnellate,lievemente in calo (-4%) rispettoalla passata stagione, che alla finefu di 520 mila tonnellate, e lonta-na dal record di 600 mila tonnel-late del 2016.“La qualità complessiva è certa-mente più che buona e anche i ca-libri si sono in realtà rivelati piùgrandi del previsto, fattore moltopositivo sia per il mercato che peri produttori. In generale la raccol-ta sta proseguendo nel miglioredei modi, anche grazie a condi-zioni climatiche ottimali”, osser-vano dal consorzio diretto daWalter Pardatscher.A livello di varietà, si registranobuoni quantitativi di Gala, Gol-den e Fuji, ma soprattutto prose-gue la crescita delle mele Clubenvy™, Yello® e Kanzi®. A que-ste si affiancheranno le primequantità commerciali delle trenovità lanciate quest’anno - Red-Pop®, Giga® e Cosmic Crisp® -e quantitativi in crescita per lemele brand Joya® e CrimsonSnow®, già presenti sul mercato.“L’inizio della campagna è sicura-mente molto positivo: la com-mercializzazione è iniziata in mo-do molto dinamico su tutti i prin-cipali mercati - osservano a Ter-lano -. In questo momento (1 ot-tobre, ndr) abbiamo già vendutodi più che nello stesso periodo

dell’anno scorso, nonostante lacommercializzazione sia iniziatacon una settimana di ritardo acausa della raccolta, spostata inavanti a sua volta di circa settegiorni. Da quando poi l’offertacomplessiva è aumentata, la si-tuazione si è normalizzata. Ci so-no tutte le premesse per un au-tunno tranquillo”.Il Consorzio VOG commercializzale sue mele in 74 Paesi nel mondosia con il marchio Südtiroler Ap-fel g.g.A.® che con il marchioMarlene®, quest’ultimo com-mercializzato ormai in 25 Paesi.In più produce e vende le meleclub Kanzi® envy™, PinkLady®, Jazz™, yello®, CrimsonSnow®, Giga®, RedPop® - eSweeTango®. Nel complesso

l’export ha una quota del 63%.La produzione biologica è in cre-scita costante: grazie all’aumentodel 7% degli ettari destinati a que-sta coltivazione da parte dei socidel Consorzio, si stima una pro-duzione di 32 mila tonnellate checonsentirà di garantire anchequest’anno una commercializza-zione per 12 mesi. Le mele biolo-giche rappresentano circa il 10%del totale: “Le nuove varietà a di-sposizione sono particolarmenteadatte ad una lunga conservazio-ne. Le varietà che vengono com-mercializzate sotto il brand Mar-lene Bio, infine, hanno ormai unloro pubblico fidelizzato e ben siintegrano con la produzione a lot-ta integrata che caratterizza lanostra offerta complessiva”, siprecisa a Terlano.A metà settembre, in un’intervi-sta esclusiva con il Corriere Orto-frutticolo, il direttore generaleWalter Pardatscher si era espres-so molto positivamente sull’avviodella campagna, precisando chele Gala, che costituiscono unquarto della produzione VOG,erano quasi perfette, un quasi so-lo per sottolineare che “semplice-mente non esiste in natura unconcetto di perfezione assoluta”.(e.z.)

VOG, vendite superiori al 2020Partenza sprint per SweeTango

Il DG di VOG Walter Pardatscher. Sotto, la raccolta della varietà Gala

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Meteo favorevole con escursionitermiche perfette tra il giorno e lanotte, colorazione dei frutti otti-male e raccolta finale positiva. InMelinda guardano con il sorrisoalla stagione, che dovrebbe sfiora-re le 400 mila tonnellate, che rap-presentano la quantità media de-gli ultimi anni. “I calibri, su prati-camente tutte le tipologie, sonoleggermente più piccoli rispetto alsolito - precisa Andrea Fedrizzi,responsabile marketing e comu-nicazione del gruppo trentino -mentre lo scorso anno le pezzatu-re erano molto più sostenute. Cisarà anche più disponibilità di se-conda categoria (commercializza-ta in particolare con il marchioMelasì), a causa di alcuni tempo-rali estivi che hanno colpito alcu-ne produzioni, seppur non in ma-niera rilevante”.Per Golden Delicious, che rimanela “regina” nel paniere di Melin-da, con il 70% dei volumi com-plessivi di mele, le aspettative so-no incoraggianti, grazie anche aduna buona colorazione unita aduna qualità generale soddisfacen-te. Verso fine raccolta Renetta,con positive risposte dal mercato.Sulle altre varietà “abbiamo ri-scontri molto positivi dal merca-to. SweeTango sta dando moltesoddisfazioni anche ai produttori(si produce principalmente dai

600 metri di altitudine in su).Concluderemo gli impianti finoraprevisti per l'anno prossimo”, ag-giunge il manager trentino.Bene le altre nuove varietà o aclub, da Morgana a Enjoy fino aTessa oltre a Kissabel e Isaac.Dal punto di vista commerciale lapartenza è promettente. “I primiriscontri sono molto buoni - assi-cura Fedrizzi –. Le varietà piùprecoci hanno ottenuto un ottimoposizionamento, a partire dallaSweeTango. Le prospettive sonointeressanti anche per le previsio-ni che parlano di volumi non ec-cessivi in Europa. Abbiamo chiu-so una stagione eccellente e ab-biamo premesse assai incorag-gianti anche per questa annatapartita da poco”. Sull’estero, bene le vendite in

Spagna e in altri Paesi del VecchioContinente, mentre sul Far East cisono progetti di crescita, da HongKong al Vietnam, anche grazie alpartner commerciale Naturitalia.In Melinda cresce il bio, grazieanche all'imminente ingresso dialtri areali. “Ma non vogliamo for-zare troppo la mano. Puntiamo aduna crescita progressiva senzastrappi - riferisce il manager -, co-munque negli ultimi anni siamopassati da 80 ad oltre 300 ettaridi produzione biologica. Sul fron-te della sostenibilità e innovazio-ne, infine, prosegue certamente ilprogetto della conservazione dellemele nelle celle ipogee, che nel2022 si amplierà con l'ingresso diun nuovo lotto in grado di stocca-re altre 10 mila tonnellate di melegià per il raccolto 2022”. (e.z.)

I dati incoraggianti sulla Goldendanno ottimismo in casa Melinda

Per la Fuji emiliano-romagnoladi pianura a marchio Melapiù lasituazione è ancora in evoluzio-ne. La stagione deve ancora en-trare nel vivo. Tuttavia Gian-mauro Bergamini, presidente delconsorzio con sede a Ferrara, fa-cendo alcune considerazioni ge-nerali sulla stagione afferma che“Gala in generale ha reso meno

delle aspettative con calibri piùpiccoli rispetto alla media, men-tre la nostra Gala di pianura hamantenuto su buoni livelli vendi-te e prezzi. È stata una campagnadiscreta pur mancando un po’ dipezzatura. Su Fuji è ancora diffi-cile effettuare previsioni, questisono giorni (fine settembre, ndr)determinanti per la qualità del

prodotto. Il clima ha aiutato gra-zie alle escursioni termiche tra ilgiorno e la notte. Ci attendiamoun 10% di calo dei volumi, masiamo fiduciosi in una campagnapositiva. Il gap più preoccupanteè l’aumento dei costi delle mate-rie prime e della logistica. Biso-gnerà vedere se la GDO li ricono-scerà al produttore”.

Melapiù: bene la Gala, attese per la Fuji

Andrea Fedrizzi, responsabile marketing del Gruupo Melinda - La Trentina

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Emanuele Zanini

“Sconvolgeranno il mercato”.Marco Rivoira ne è convinto: ilprogetto delle tre nuove varietà dimele, di origine brasiliana, deno-minate Luiza, Venice e Isadora,pronto a partire (ufficializzatocon un importante annuncio aFruit Attracion a Madrid, la pre-sentazione mondiale del brand aBerlino, alla Fruit Logistica difebbraio), darà un’autentica scos-sa al comparto.Sulle tre tipologie di mela, di ca-tegoria premium, sub-acide edextra sweet con grado brix fino a16-18 punti, il Gruppo Rivoira stainvestendo moltissimo anche peracquisire i diritti. Il programma èben definito e ambizioso ed è aiblocchi di partenza: “Quest’annoabbiamo messo a dimora le prime30 mila piante”, annuncia l’im-prenditore piemontese. “L’annoprossimo se ne aggiungeranno al-tre 125 mila, mentre nel 2023 ad-dirittura altre 370 mila. L’obietti-vo è arrivare entro il 2024 a 200ettari coltivati”. La prima varietà, la più precoce,Luiza, matura a metà agosto, co-me Gala, di cui rappresenta sullacarta l’alternativa di alta gamma:“Un periodo dove sul prodottopremium non c’è quasi concor-renza”. Tra fine settembre e l’ini-zio di ottobre sarà la volta quindidi Venice, con caratteristiche si-mili a Luiza mentre Isadora , èuna tardiva che coprirà i 12 mesidi commercializzazione.Tra le caratteristiche comuni, ol-tre all’elevata qualità e l’alto gra-do brix, spicca la raccolta del frut-to maturo dalla pianta, garanten-do per le tre cultivar un prodottopremium 12 mesi l’anno. “La no-stra ambizione - sottolinea MarcoRivoira - è creare un sistema checertifichi la costanza qualitativadella mela e il fatto che viene rac-

colta dalla pianta già matura. Unmodo per garantire, nero su bian-co, un gusto elevato costante neltempo. Un concetto che sonoconvinto potrà rivoluzionare tut-to il comparto”.Per quanto riguarda, invece, le al-tre tipologie di mele già presentisul mercato, Ambrosia, ancorauna volta, promette molto bene.“I volumi sono leggermente supe-riori allo scorso anno (+5% circa)grazie a nuovi impianti ma le ri-chieste sono talmente elevate, datutta Europa e non solo, che nonci saranno mele sufficienti pertutti”, spiega l’amministratoredelegato del gruppo cuneese. “Ladomanda supera abbondante-mente l’offerta. Garantire l’altaqualità nel tempo e con costanzapaga, rendendo questa mela clubremunerativa per il produttore”.Rivoira scommette che questastagione possa essere ancora piùpremiante per le varietà a club,già in forte crescita negli ultimianni. “Con Pink Lady in calo del15% in termini di volumi, ci saràpiù spazio per le altre mele aclub”. Buone aspettative quindiper Crimson Snow (i partner so-no in Piemonte Rivoira e Sani-

frutta e in Alto Adige VOG, Cle-menti e, per il biodinamico, BioMeran), la mela tardiva in gradodi arrivare sul mercato fino adagosto, “mantenendo alta qualitàe contrastando il prodotto impor-tato dall’Emisfero Sud”. Prose-guiranno inoltre i test per le “mi-ni mele” gialle da mangiare anchecome snack, “che garantisconoqualità straordinaria”.Ottime prospettive pure per ilprogetto Kissabel - in Italia Rivoi-ra aderisce assieme a VOG, Me-linda, VIP e La Trentina - i cuinuovi raccolti sono in procinto dipartire.Per le varietà più tradizionali ilcalo produttivo stimato in Pie-monte si aggira tra il 10 e il 12%,spiega Rivoira, “con alcuni picchiimportanti, come per Red Deli-cious che in certi areali vedrà unariduzione di raccolto fino al 50%.Per Gala si prevede fino ad un -13%, con qualità comunque buo-na, e pezzatura in recupero. Cer-cheremo di sostenere le venditesenza abbassare i prezzi, dal mo-mento che i costi addizionali cau-sati dall’aumento delle materieprime e della logistica hannocreato non pochi problemi. No-nostante l’agguerrita concorrenzaestera, su Gala sono comunquecautamente ottimista vista la dut-tilità di questa mela. C'è comun-que da battagliare sui prezzi conla rincorsa a promozioni e sconti,che molte catene sono solite adot-tare in questo periodo dell’anno.È giunto il momento di eliminarela logica del prezzo e delle promo-zioni spinte ed acquisire il concet-to di vendita di prodotti premiumcon gusto di alta qualità costantenel tempo con riacquisto rapido eripetuto da parte del consumato-re, attirato dalla bontà del frutto.Serve insomma ridefinire glistandard qualitativi delle mele edi tutta la frutta”.

Marco Rivoira, AD di Rivoira Group

Delle nuove varietà extrasweet messe a dimora

le prime 30 mila piante

Le tre ‘brasiliane’ di Rivoira“Sconvolgeremo il mercato”

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“Sconvolgeranno il mercato”.Marco Rivoira ne è convinto: ilprogetto delle tre nuove varietà dimele, di origine brasiliana, deno-minate Luiza, Venice e Isadora,pronto a partire (ufficializzatocon un importante annuncio aFruit Attracion a Madrid, la pre-sentazione mondiale del brand aBerlino, alla Fruit Logistica difebbraio), darà un’autentica scos-sa al comparto.Sulle tre tipologie di mela, di ca-tegoria premium, sub-acide edextra sweet con grado brix fino a16-18 punti, il Gruppo Rivoira stainvestendo moltissimo anche peracquisire i diritti. Il programma èben definito e ambizioso ed è aiblocchi di partenza: “Quest’annoabbiamo messo a dimora le prime30 mila piante”, annuncia l’im-prenditore piemontese. “L’annoprossimo se ne aggiungeranno al-tre 125 mila, mentre nel 2023 ad-dirittura altre 370 mila. L’obietti-vo è arrivare entro il 2024 a 200ettari coltivati”. La prima varietà, la più precoce,Luiza, matura a metà agosto, co-me Gala, di cui rappresenta sullacarta l’alternativa di alta gamma:“Un periodo dove sul prodottopremium non c’è quasi concor-renza”. Tra fine settembre e l’ini-zio di ottobre sarà la volta quindidi Venice, con caratteristiche si-mili a Luiza mentre Isadora , èuna tardiva che coprirà i 12 mesidi commercializzazione.Tra le caratteristiche comuni, ol-tre all’elevata qualità e l’alto gra-do brix, spicca la raccolta del frut-to maturo dalla pianta, garanten-do per le tre cultivar un prodottopremium 12 mesi l’anno. “La no-stra ambizione - sottolinea MarcoRivoira - è creare un sistema checertifichi la costanza qualitativadella mela e il fatto che viene rac-

colta dalla pianta già matura. Unmodo per garantire, nero su bian-co, un gusto elevato costante neltempo. Un concetto che sonoconvinto potrà rivoluzionare tut-to il comparto”.Per quanto riguarda, invece, le al-tre tipologie di mele già presentisul mercato, Ambrosia, ancorauna volta, promette molto bene.“I volumi sono leggermente supe-riori allo scorso anno (+5% circa)grazie a nuovi impianti ma le ri-chieste sono talmente elevate, datutta Europa e non solo, che nonci saranno mele sufficienti pertutti”, spiega l’amministratoredelegato del gruppo cuneese. “Ladomanda supera abbondante-mente l’offerta. Garantire l’altaqualità nel tempo e con costanzapaga, rendendo questa mela clubremunerativa per il produttore”.Rivoira scommette che questastagione possa essere ancora piùpremiante per le varietà a club,già in forte crescita negli ultimianni. “Con Pink Lady in calo del15% in termini di volumi, ci saràpiù spazio per le altre mele aclub”. Buone aspettative quindiper Crimson Snow (i partner so-no in Piemonte Rivoira e Sani-

frutta e in Alto Adige VOG, Cle-menti e, per il biodinamico, BioMeran), la mela tardiva in gradodi arrivare sul mercato fino adagosto, “mantenendo alta qualitàe contrastando il prodotto impor-tato dall’Emisfero Sud”. Prose-guiranno inoltre i test per le “mi-ni mele” gialle da mangiare anchecome snack, “che garantisconoqualità straordinaria”.Ottime prospettive pure per ilprogetto Kissabel - in Italia Rivoi-ra aderisce assieme a VOG, Me-linda, VIP e La Trentina - i cuinuovi raccolti sono in procinto dipartire.Per le varietà più tradizionali ilcalo produttivo stimato in Pie-monte si aggira tra il 10 e il 12%,spiega Rivoira, “con alcuni picchiimportanti, come per Red Deli-cious che in certi areali vedrà unariduzione di raccolto fino al 50%.Per Gala si prevede fino ad un -13%, con qualità comunque buo-na, e pezzatura in recupero. Cer-cheremo di sostenere le venditesenza abbassare i prezzi, dal mo-mento che i costi addizionali cau-sati dall’aumento delle materieprime e della logistica hannocreato non pochi problemi. No-nostante l’agguerrita concorrenzaestera, su Gala sono comunquecautamente ottimista vista la dut-tilità di questa mela. C'è comun-que da battagliare sui prezzi conla rincorsa a promozioni e sconti,che molte catene sono solite adot-tare in questo periodo dell’anno.È giunto il momento di eliminarela logica del prezzo e delle promo-zioni spinte ed acquisire il concet-to di vendita di prodotti premiumcon gusto di alta qualità costantenel tempo con riacquisto rapido eripetuto da parte del consumato-re, attirato dalla bontà del frutto.Serve insomma ridefinire glistandard qualitativi delle mele edi tutta la frutta”.

Marco Rivoira, AD di Rivoira Group

Delle nuove varietà extrasweet messe a dimora

le prime 30 mila piante

Le tre ‘brasiliane’ di Rivoira“Sconvolgeremo il mercato”

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È ormai noto che il cambiamentoclimatico e le nuove fito-patologiepresenti in campagna stanno ri-voluzionando non solo i calendaridi raccolta ma anche le rese pro-duttive per ettaro.Una premessa necessaria, secon-do il Gruppo Mazzoni, per inqua-drare la stagione melicola 2021,che si caratterizza per una raccol-ta tendenzialmente tardiva, so-prattutto per quel che riguarda levarietà di mele precoci come laGala, ritardo che sta lentamenterientrando per quel che riguardale varietà medio tardive come laGolden Delicious, la GrannySmith e la Fuji la cui raccolta co-mincerà la prossima settimana.Quest’anno, in generale, tutte levarietà evidenziano difformità deicalibri a causa delle gelate prima-verili, laddove non c’è stato undanno tale da azzerare totalmen-te la produzione.Il calo dei volumi è legato ancheal ritorno della cimice. Dal grup-po ferrarese sottolineano comel’anno scorso, a parità di periodo,si registrava una percentuale didanno da cimice inferiore a que-st’anno, pertanto potranno risen-tirne maggiormente quegli im-pianti che non sono dotati di retidi protezione.In uno scenario in cui si presenta-no rese produttive basse, il Grup-po Mazzoni difende la propria po-sizione sul mercato limitando ildeficit del paniere mele media-mente al -15 / -20%, tutte le va-rietà incluse, dalle precoci allemedio-tardive.“L’ampliamento della base socia-le produttiva, i rinnovi varietali,l’alternanza di produzione su al-cune varietà come la Fuji, le tec-niche agronomiche di precisioneadottate in campagna ed i sistemidi automazione per la corretta se-

lezione con ottica di ultima gene-razione per le mele, nello stabili-mento di Tresigallo, ci consento-no di guardare con ottimismo aquesta campagna 2021-22”, spie-gano ancora al quartier generaledell’azienda romagnola.“La qualità organolettica dellemele non ci tradirà quest’anno esiamo sicuri che sia il mercato in-terno e quello in esportazione ri-sponderanno positivamente allanostra offerta sia per quanto con-cerne le mele da produzione inte-grata che biologiche. Abbiamo giàcominciato la campagna di espor-tazione oltremare con le varietàGala e Granny Smith”.Negli ultimi 20 anni, in seno alGruppo Mazzoni, il compartomele è in costante crescita. Ac-canto alle varietà tradizionali,primeggiano le varietà club (circail 65% del totale delle mele com-mercializzate), “mentre osservia-mo con grande attenzione il com-portamento di nuove varietà, insperimentazione presso le azien-de agricole Mazzoni. Nel 2019,abbiamo aderito con entusiasmoal progetto della mela Joya, va-rietà Cripps Red/Brisset. Il pro-gramma di valorizzazione varie-tale è molto ambizioso e per que-sto abbiamo deciso di partecipareattivamente al tavolo di lavorocoordinato dalla Joya EuropeTeam”.Sottolinea il manager MatteoMazzoni: “Le mele da noi com-mercializzate sono il frutto di at-

tenti metodi di produzione chefavoriscono qualità (diradamentomanuale, potature invernali etc)nel rispetto dell’ambiente grazie aforme di allevamento innovativee metodi di produzione e irriga-zione sempre più precisi. Il no-stro Gruppo, insieme all’Univer-sità di Bologna, non a caso ha re-centemente ricevuto il titolo di“innovazione del mese” da parteISMEA, Rete Rurale Nazionale eMIPAAF per operazioni di agri-coltura di precisione”.“Gli investimenti degli ultimi do-dici mesi, nel centro di condizio-namento, ci consentono di parte-cipare attivamente alla 'green re-volution', sia dal punto di vistadella scelta dei materiali di confe-zionamento ed imballaggio cheper quel che riguarda la fonteenergetica. Difatti una grandeparte di energia impiegata pro-viene da fonti rinnovabili auto-prodotte (fotovoltaico) e l’utilizzoconsapevole delle risorse idriche(sistemi di filtraggio e depurazio-ne per riciclo acque)”.Le ristrutturazioni e le innovazio-ni a tutti i livelli, in campagna enei centri di condizionamento,dai macchinari ai materiali, i di-spositivi di protezione anti Covid-19 comportano degli aggravi dicosto ai quali si sommano rincaridovuti alla logistica non solo ma-rittima ma anche terrestre.“Per concludere - precisa Mazzo-ni -, riteniamo che resti nelle re-sponsabilità degli operatori gesti-re adeguatamente le emergenzedi mercato ed i relativi costi al fi-ne di mettere nelle condizioni lamelicoltura Italiana, dalla pianu-ra alla montagna, di mantenere ilruolo distintivo che ha sempreavuto nel mercato nazionale edinternazionale, offrendo qualitàin termini di gusto e sapore, sen-za tralasciare l’aspetto fondamen-tale della sicurezza alimentare”.

Gruppo Mazzoni, il compartomele in costante crescita

Matteo Mazzoni dell’omonimo gruppo

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È partita sotto buoni auspici laraccolta delle mele in Val Veno-sta. Nonostante il ritardo di circa10 giorni, conseguenza del meteoprimaverile, l’andamento climati-co dei mesi estivi è stato tale dapoter confermare le previsioni digiugno, per una produzione sti-mata a 340 mila tonnellate lordecomplessive.Le giornate soleggiate e le nottisettembrine, con temperature aldi sotto dei 10 gradi, hanno rega-lato una colorazione brillante aifrutti, ormai pronti allo stacco, e ilgiusto aspetto ad un prodotto ot-timale per qualità e croccantezza.SweeTango® e Gala hanno inau-gurato la stagione commercialesovrapponendosi a scaffale alleultime mele Golden della campa-gna 2020/21, disponibili fino agliinizi di ottobre quando via via ar-rivano sul mercato tutte le altrevarietà del “Paradiso delle Mele”(così si definisce la Val Venosta).“Nonostante la produzione ridot-ta dello scorso anno e le difficoltàlegate alla crisi sanitaria, anchequest’anno le mele della Val Ve-nosta sono presenti in PDV senzasoluzione di continuità, con unaproposta gialla e una rossa. Un ri-sultato ambizioso che confermaVIP partner affidabile e di eccel-lenza, la cui competenza nella ge-stione del magazzino e nella con-servazione del prodotto è tale dapoter proporre contemporanea-

mente al consumatore mele diannate differenti senza temerne ilconfronto”, aveva dichiarato ainizio settembre il direttore com-merciale dell’Associazione delleCooperative Ortofrutticole dellaVal Venosta, Fabio Zanesco.“Lo scenario produttivo - avevaprecisato - è favorevole: stiamovivendo una fase abbastanzaequilibrata dovuta ad un ritardogenerale della raccolta in tutti iprincipali Paesi dell’UE. Nelleprossime settimane, tuttavia, lasituazione subirà certamente uncambiamento e si delineerannodue quadri differenti: si attendo-no quantitativi nella norma per iproduttori dell’Europa Occiden-tale, mentre sarà presente in ab-bondanza il prodotto provenientedall’Est, ovvero dalla Polonia, chenon mancherà di provocare unaumento della pressione sul mer-cato, soprattutto per i calibri piùpiccoli”.“In tal senso sarà decisivo valuta-re la situazione commerciale in

diverse destinazioni extra euro-pee, senza assolutamente sotto-valutare il ruolo chiave dei costidella logistica e delle materie pri-me. È proprio su questo che stia-mo cercando di lavorare, per assi-curare una buona redditività ainostri soci e, al contempo, mante-nere la nostra promessa di esserei partner di eccellenza per il com-parto delle mele”, ha sottolineatoFabio Zanesco.Altrettanto positive le attese perla campagna delle mele bio, com-parto in cui VIP è leader in Euro-pa. “Ci aspettiamo un incrementodei volumi tra il 20 e il 25% graziead una buona resa in campo e al-l’entrata in produzione di 100nuovi ettari di meleti. Anche laqualità si prospetta molto buono.A maggio, le temperature nonelevate avevano contribuito apezzature medie più piccole, cheper il bio talvolta rappresenta unvantaggio”, dichiara da parte suaGerhard Eberhöfer, direttorevendite per il biologico di VIP.

VIP, obiettivo mercati extra-UEvalutando i costi della logistica

Fabio Zanesco, direttore commerciale, e Gerhard Eberhöfer, responsabile bio

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È partita sotto buoni auspici laraccolta delle mele in Val Veno-sta. Nonostante il ritardo di circa10 giorni, conseguenza del meteoprimaverile, l’andamento climati-co dei mesi estivi è stato tale dapoter confermare le previsioni digiugno, per una produzione sti-mata a 340 mila tonnellate lordecomplessive.Le giornate soleggiate e le nottisettembrine, con temperature aldi sotto dei 10 gradi, hanno rega-lato una colorazione brillante aifrutti, ormai pronti allo stacco, e ilgiusto aspetto ad un prodotto ot-timale per qualità e croccantezza.SweeTango® e Gala hanno inau-gurato la stagione commercialesovrapponendosi a scaffale alleultime mele Golden della campa-gna 2020/21, disponibili fino agliinizi di ottobre quando via via ar-rivano sul mercato tutte le altrevarietà del “Paradiso delle Mele”(così si definisce la Val Venosta).“Nonostante la produzione ridot-ta dello scorso anno e le difficoltàlegate alla crisi sanitaria, anchequest’anno le mele della Val Ve-nosta sono presenti in PDV senzasoluzione di continuità, con unaproposta gialla e una rossa. Un ri-sultato ambizioso che confermaVIP partner affidabile e di eccel-lenza, la cui competenza nella ge-stione del magazzino e nella con-servazione del prodotto è tale dapoter proporre contemporanea-

mente al consumatore mele diannate differenti senza temerne ilconfronto”, aveva dichiarato ainizio settembre il direttore com-merciale dell’Associazione delleCooperative Ortofrutticole dellaVal Venosta, Fabio Zanesco.“Lo scenario produttivo - avevaprecisato - è favorevole: stiamovivendo una fase abbastanzaequilibrata dovuta ad un ritardogenerale della raccolta in tutti iprincipali Paesi dell’UE. Nelleprossime settimane, tuttavia, lasituazione subirà certamente uncambiamento e si delineerannodue quadri differenti: si attendo-no quantitativi nella norma per iproduttori dell’Europa Occiden-tale, mentre sarà presente in ab-bondanza il prodotto provenientedall’Est, ovvero dalla Polonia, chenon mancherà di provocare unaumento della pressione sul mer-cato, soprattutto per i calibri piùpiccoli”.“In tal senso sarà decisivo valuta-re la situazione commerciale in

diverse destinazioni extra euro-pee, senza assolutamente sotto-valutare il ruolo chiave dei costidella logistica e delle materie pri-me. È proprio su questo che stia-mo cercando di lavorare, per assi-curare una buona redditività ainostri soci e, al contempo, mante-nere la nostra promessa di esserei partner di eccellenza per il com-parto delle mele”, ha sottolineatoFabio Zanesco.Altrettanto positive le attese perla campagna delle mele bio, com-parto in cui VIP è leader in Euro-pa. “Ci aspettiamo un incrementodei volumi tra il 20 e il 25% graziead una buona resa in campo e al-l’entrata in produzione di 100nuovi ettari di meleti. Anche laqualità si prospetta molto buono.A maggio, le temperature nonelevate avevano contribuito apezzature medie più piccole, cheper il bio talvolta rappresenta unvantaggio”, dichiara da parte suaGerhard Eberhöfer, direttorevendite per il biologico di VIP.

VIP, obiettivo mercati extra-UEvalutando i costi della logistica

Fabio Zanesco, direttore commerciale, e Gerhard Eberhöfer, responsabile bio

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Negli areali italiani è iniziata ametà settembre la raccolta di RedMoon®, in particolare della culti-var più precoce RS-1, a cui se-guirà, nella seconda metà di otto-bre, quella della cultivar più tar-diva RM-1. Per la mela a polparossa e ticchiolatura resistente,coltivata e commercializzata inItalia da Clementi (BZ) e per laproduzione biologica e biodina-mica da Bio Meran (BZ), si preve-de un raccolto di 2.500 tonnella-te, quindi una disponibilità per lacampagna 2021/22 in aumento,nonostante qualche perdita cau-sata dalle gelate primaverili.Le operazioni di raccolta sono ini-ziate volutamente più tardi perottenere una mela dalla qualità

sempre più alta e pronta per lacommercializzazione. E sono par-tite le prime pedane per i mercatipiú importanti, come la Germa-nia, mercato particolarmente in-teressato alla Red Moon®. Il fa-vore dei consumatori del NordEuropa per questa mela dalla co-lorazione interna sorprendente edal gusto piacevolmente aciduloha portato anche all’avvio di testproduttivi nella zona del lago diCostanza. Un altro test si sta svol-gendo in Serbia, la cui produzio-ne già da qualche anno è avviataverso l’Est, Russia inclusa, con ri-sultati di vendita molto soddisfa-centi.Il favore di pubblico verso la RedMoon® è previsto in crescita, vi-

sto il diffuso trend salutistico. De-cisivi in tale senso saranno anchei risultati della ricerca condottadal Centro di SperimentazioneLaimburg insieme all’Universitàdi Trento e alla Fondazione Ed-mund Mach sulla relazione tra ipolifenoli nella polpa e gli antios-sidanti nella buccia delle mele. Luis Clementi, responsabile tec-nico dell’omonima ditta licenzia-taria e socia proprietaria delbrand e della Red Moon Srl, di-chiara: “Stanno aumentando i vo-lumi, l’esperienza e la qualità del-le nostre mele red-flesh. Ogni an-no i volumi crescono per effettoin parte di nuove superfici, masoprattutto per l’entrata in pienaproduzione dei primi impianti.La nostra strategia è di andareavanti con cautela, perché abbia-mo ancora da imparare per gesti-re al meglio le due cultivar e noipuntiamo ad una qualità top, dalcampo sino allo scaffale”.

Red Moon. Clementi:“Avanti tutta”

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Il clima ha inciso anche sulla me-licoltura piemontese, seppur amacchia di leopardo. Se sulle dru-pacee i danni sono stati devastan-ti quasi ovunque, per le mele,specialmente quelle precoci, idanneggiamenti sono andati dimedia da un -20 ad un -50%.Per l'azienda Gullino, storico ope-ratore cuneese, tra i principaliplayer del settore non solo a livel-lo regionale ma anche nazionale,su Gala i cali, a causa delle gelateprimaverili, si assestano su un30%. “La qualità comunque si èmantenuta buona - osserva l’ADGiovanni Gullino - con buona co-lorazione e pochi difetti esteticisulla buccia e alto grado brix”.Sempre a causa del freddo prima-verile, per quanto riguarda le RedDelicious la situazione appare piùgrave, “perché oltre ai cali dei vo-lumi si è assistito ad un calo dellaqualità, con una produzione com-mercializzabile che secondo le sti-me a raccolta in corso si assestasolo al 50% del potenziale. Il pro-dotto in vendita si mantiene peròsu livelli qualitativi che si posso-no definire buoni”.Più eterogenea la situazione sullevarietà tardive. A parte le cultivarsperimentali e più sensibili, leproduzioni - sempre dall’osserva-torio di Gullino Group - in questocaso sono piuttosto cariche, comela bicolore Regal'You® e la Fuji.Per quanto riguarda invece ilmercato, Giovanni Gullino com-menta: “Per la Gala è più che sod-disfacente, con richieste elevate,superiori allo scorso anno, sia inItalia che in Europa. Esportiamol'80% dell’ortofrutta; special-mente in Europa, ma anche in al-tri continenti tra cui MedioOriente e Sud America. In que-st'ultime aree si sono avvertite al-cune resistenze nelle vendite delprodotto italiano, forse per pro-blemi interni di giacenza e per gli

aumenti dei costi della logistica”.Bene il mercato del biologico, chesi dimostra sempre molto attrat-tivo. “Le richieste sono elevateper un segmento sempre in cre-scita. L'interesse aumenta, specieda Paesi come Spagna, Svezia eRomania. Consolidiamo la nostrapartnership con Canova (GruppoApofruit), attiva da oltre due an-ni, che sta dando buoni risultati,con nuovi sviluppi all'orizzonte”.Sul bio Gullino da molti anni stainvestendo risorse ed energie. “Ilnostro obiettivo - precisa l'AD - èaumentare ulteriormente i volu-mi di prodotto biologico e cercarenuovi mercati”. Attualmente il50% delle produzioni ortofrutti-

cole dell'impresa è bio, percen-tuale che sale al 60% per le mele,“con una previsione a breve-me-dio termine di arrivare al 70%”.Sulla penetrazione dei prodottibiologici nella grande distribuzio-ne, Gullino confessa che “in Italiac'è ancora molta strada da fare.Seppur in aumento negli ultimianni, la presenza a scaffale delleproduzioni bio è ancora inferiorerispetto a quella di molti Paesi delNord Europa, dove esiste unamaggior attenzione per il prodot-to organic. Sebbene l'Italia sia laprincipale produttrice di biologi-co dell'UE, non ha la giusta con-sapevolezza, con consumi al disotto delle potenzialità. La sensi-bilità green aumenta, ma non an-cora come in altri Paesi”.Tornando alla corrente stagionedelle mele, Giovanni Gullino pun-tualizza: “Cerchiamo di essereprudenti, nonostante una parten-za con domanda soddisfacente.Le incognite tuttavia non manca-no, a partire dall'aumento dei co-sti delle materie prime, per nullaindifferenti”.

Gullino punta ancora sul bioe all’alleanza con Canova

Meleto coperto del Gruppo Gullino. Sotto, l’AD Giovanni Gullino

La campagna melicola è partita con una domanda soddisfacenteper il Gruppo piemontese. Le incognite tuttavia non mancano

a partire dall’aumento dei costi delle materie prime

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Le mele rappresentano il principale prodotto orto-frutticolo per l'OP cuneese Joinfruit, con volumi inlinea rispetto alle passate stagioni perché la percen-tuale dei nuovi impianti degli ultimi cinque annicompensa in parte i danni causati dalle gelate diaprile. La stagione è in ritardo di una decina di gior-ni rispetto al 2020 con la maturazione dei frutti piùlenta che ha allungato le finestre di raccolta. Le gior-nate di bel tempo di settembre hanno accompagna-to al meglio la colorazione dei frutti, le maturazioniin pianta e le difficoltose operazioni di raccolta cau-sate in parte da una carenza, mai vista prima, di ma-nodopera. Dal punto di vista varietale, Gala, nor-malmente in raccolta dopo il 15 agosto, è stata po-sticipata di circa dieci giorni; Red Delicious e Gol-den hanno recuperato di qualche giorno rispetto aGala il ritardo grazie alle condizioni meteo favore-voli della prima e seconda decade di settembre. PerFuji, sottolineano dall'organizzazione di produttoripiemontese, non si registrano ritardi evidenti, senon di qualche giorno rispetto alla scorsa stagione(con la raccolta verso la seconda decade di ottobre),così come MC38 Crimson Snow che come tutti glianni si dovrebbe posizionare con le raccolte verso laseconda decade di novembre, sempre attendendoelevati standard qualitativi (in termini di grado brix,colore dell’epidermide rosso porpora, degradazionedell’amido, ecc.).Per quanto riguarda i volumi,Joinfruit stima un raccolto migliore delle aspettati-ve sui cloni di Gala, inizialmente visti con una certapreoccupazione principalmente per i calibri deifrutti in pianta, recuperati poi abbondantementenell’ultimo mese sull'albero grazie anche alle condi-zioni meteo ottimali ed ad un’attenta gestione incampo (soprattutto per quanto riguarda l'acqua, no-nostante un periodo estivo siccitoso come mai pri-ma in Piemonte). Ottime la quantità su Fuji, per laquale si prevede un anno di carica con gli appezza-menti “che si presentano già sulle piante con stan-dard di calibro e colore incredibili”, affermano al-l'OP cuneese, e su Granny Smith. Continua il trenddi crescita del gruppo MC38 Crimson Snow inquanto i meleti di recente introduzione stanno rag-giungendo la piena produzione. Qualche punto per-centuale in meno per il gruppo delle Red Deliciousa causa della gelata (a macchia di leopardo sul terri-torio) dell’8 aprile scorso. Ottimi riscontri invece suivolumi di Golden Delicious, dove gli appezzamentidei soci si presentano ad imminente inizio delle rac-colte con caratteristiche dei frutti eccelse in terminidi calibro, colore paglierino e assenza di ruggine.“Dal punto di vista qualitativo i frutti sono ottimi”,

precisano a Joinfruit. “Il periodo estivo siccitoso hamesso a dura prova melicoltori e tecnici al fine dibypassare possibili stress delle piante e quindi dellaproduzione dell’anno. L'operazione è riuscita, conqualità organolettiche alla raccolta eccellenti in ter-mini di grado brix (dolcezza dei frutti), croccantez-za della polpa e caratteristiche estetiche dei frutti(assenza di difetti, sovra-colore dell’epidermide deifrutti, ecc.). Fortunatamente le gelate di aprile sonostate prima delle fioriture o comunque in quella fa-se dove non vi erano ancora i frutticini, quindi nonsi sono registrati danni estetici sui frutti (come peresempio ruggine, cinghiature, ecc.), salvo in pochicasi, gestiti comunque in modo oculato durante lefasi di rifinitura manuale nel corso delle operazionidi diradamento di giugno”.Dal punto di vista commerciale, per Gala la primafase della stagione è stata positiva, con prezzi nondel tutto soddisfacenti ma con una domanda in li-nea per il periodo. “Le prospettive (dall'1 ottobre inpoi, ndr) sono buone, aspettando la fine degli arrividall’Emisfero Sud”. “Inoltre - osservano i vertici del-l’OP - è opportuno che terminino le raccolte nei va-ri distretti melicoli dell’Emisfero Nord per poter ti-rare le somme delle rese reali in campo e quindi de-gli stock in frigoconservazione e per capire al meglioi volumi disponibili sul mercato per la stagionecommerciale in corso”. L'Organizzazione di Produttori precisa comunqueche l’aumento dei costi delle materie prime e dei tra-sporti non gioca a favore: “Da parte del nostro grup-po, si lavora costantemente per affermare il brand diMela Piemonte sui mercati nazionali ed internazio-nali, puntando sempre ad un prodotto di alta gam-ma offerto al cliente e al consumatore finale”.Per Joinfruit - che può contare su un fatturato increscita, rappresentato da un 50% destinato allaGDO italiana ed europea ed un restante 50% all'Ol-tremare - la sostenibilità è la parola d’ordine, sia dalpunto di vista produttivo (attenzione all’ambiente,utilizzo di insetti utili, tutela del territorio, ecc.) siaper l’utilizzo di packaging ecosostenibili (riduzionedella plastica, materiali compostabili, ecc.). In que-sta direzione andranno i progetti di ricerca specificiche porterà avanti l’OP sulla sostenibilità e che coin-volgeranno soprattutto l’aspetto produttivo in cam-po. In corso è la realizzazione di un ampliamento perla pre-calibratura e per il confezionamento delle me-le, presso il centro di confezionamento di CostiglioleSaluzzo. “Con questo importante intervento verràaumentata la capacità di packaging giornaliero ”, sisottolinea al quartier generale di Joinfruit. (e.z.)

Joinfruit, il 50% delle mele destinato OltremareRaccolta rallentata dalla carenza di manodopera

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Cresce la produzione per rispon-dere ad una domanda in aumen-to. Melannurca, la piccola-grandemela del Sud, viaggia oltre leaspettative. Il 30 settembre unaprima avanguardia ha raggiunto ibanchi di vendita presentandosiin ottima forma. Sentiamo duerealtà produttive importanti.

AOP LUCELa raccolta è iniziata a metà set-tembre e, come da tradizione, èseguito anche quest’anno il labo-rioso processo di arrossamentodella Melannurca Campana IGPdi AOP Luce. Giacomo Galdiero,amministratore delegato di AOPLuce, riferisce: “Prevediamo unaproduzione abbondante, in lineacon il 2018. Le ultime due annateinvece erano state particolarmen-te scariche: il 2019 per motivazio-ni fisiologiche ed il 2020 a causadegli sbalzi termici verificatisi traaprile e giugno, che avevano in-fluito negativamente sulle fasi diallegagione delle mele, determi-nando in particolare una cascola

dei frutticini a giugno e causandouna disponibilità di quantitatividi oltre il 30% inferiore alla me-dia. Abbiamo appena dato il viaalla commercializzazione con me-le di pezzatura prevalente media”.La superficie dedicata all’arrossa-mento dei frutti è stata raddop-piata, raggiungendo i sei ettari,tutti coperti da un impianto costi-tuito da pali in cemento e reti an-ti-grandine ed ombreggianti perpreservare le mele che potrebbe-ro subire danni senza una prote-zione dal sole autunnale campanoe da altri agenti atmosferici.Melannurca di AOP Luce è desti-nata quasi esclusivamente alleprincipali catene della GDO italia-na, che hanno inserito la referen-za principalmente in tre formati:lo sfuso per le pezzature più gran-di, il vassoietto 4 frutti in carton-cino per i calibri medi ed il sac-chetto per i più piccoli. Il carton-cino contenente 4 mele è quellosolitamente preferito per la pro-duzione a marchio del distributo-re. La GDO italiana rappresenta

quasi il 90% dello sbocco com-merciale, mentre il restante 10% èripartito tra Mercati ed exportverso Germania ed Est Europa.

AGER CAMPANUSLa produzione in un anno è au-mentata del 30% per questaazienda del Casertano, che tutta-via registra una ventina di giornidi ritardo nella raccolta. Sono en-trati in produzione nuovi impian-ti per rispondere all’aumento del-la domanda, che negli ultimi anniè fortemente cresciuta. La qualitàdella produzione è ottima, grazieanche alle nuove tecnologie ed auna manodopera sempre piùqualificata ed attenta a preserva-re le proprietà nutritive del pro-dotto. “Il balzo della domanda èstato davvero grande - affermaPasquale Silvio Caprio, managerdell'OP -, i clienti premono peravere quantità ingenti di prodot-to. Evidentemente ha funzionatola campagna di marketing per lavalorizzazione del nostro prodot-to IPG”. (e.z.)

Annurca, cresce il successodella piccola-grande mela del Sud

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Melannurca Campana IGP si pro-duce in 137 Comuni di tutte leprovince della Campania. L’An-nurca è ormai tra le varietà di me-lo più conosciute in Italia grazie inparticolare all’indicazione geogra-fica protetta Melannurca Campa-na. Giuseppe Giaccio, presidentedel Consorzio di Tutela Melan-nurca Campana IGP, nato nel2005, così commenta una situa-zione di crescente successo: “Sia-mo presenti nelle più importanticatene di distribuzione a livellonazionale, possiamo dire con or-goglio di aver raggiunto in manie-ra capillare tutte le regioni d’Ita-lia. Abbiamo conquistato una fet-ta di mercato anche in Germania ein Francia, anche se in punta di

piedi. È importante perciò che siconoscano al meglio le moltepliciproprietà di questo prodotto dipregio. Oggi c’è un incrementodella produzione, soprattutto nel-l’Alto Casertano (che è la zona conpiù coltivazioni), e nel Beneventa-no. Il Consorzio MelannurcaCampana IGP cresce con le nuoveadesioni ma la cosa più importan-te è che i consorziati aumentanosempre di più le loro quote azien-dali. Il nostro obiettivo, perciò, èrafforzare la presenza in Italia diquella che non solo per noi è la 're-gina delle mele' ma soprattutto èfar conoscere al meglio le sue pro-prietà nutraceutiche”. Bella nell’a-spetto, frutto medio-piccolo, for-ma appiattita-rotondeggiante,

leggermente asimmetrica. La pol-pa è croccante, compatta, bianca,gradevolmente acidula e succosa,con aroma caratteristico e profu-mo finissimo. La buccia è liscia,cerosa, mediamente rugginosanella cavità peduncolare, di coloregiallo-verde, con striature di rossosu circa il 60-70% della superficiea completa maturazione. La com-pleta maturazione avviene a terra,dopo un periodo di arrossamento,una vera magìa durante la quale lacolorazione raggiunge l'80-90%.L’arrossamento a terra nei “me-lai” si ha quando le mele si ada-giano su del materiale soffice rigo-rosamente vegetale, anticamentecanapa, oggi anche aghi di pino,trucioli di legna o paglia; per poiessere rigirate manualmente. Ildisciplinare di produzione dellaMelannurca Campana IGP neprevede due ecotipi: l’Annurcaclassica e la Rossa del Sud cheproduce frutti rossi già sull’albero.

L’IGP Melannurcaconquista 137 Comuni

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Antonio Felice

Ha superato i cinquant’anni giàda un po’ la Orsini&Damiani diMonteprandone, nel Piceno, a500 metri dal Tronto, il corsod’acqua che segna il confine tra leMarche e l’Abruzzo. Ma è un’a-zienda giovanissima, anzi lanciataverso il futuro. Il merito va a duesorelle il cui padre ha avuto lalungimiranza di lasciar loro laguida operativa dell’aziendaquando erano giovanissime, ap-pena laureate. Scelta coraggiosa,e fortunata, perché le due sorellesono davvero in gamba: vivonoogni giorno il lavoro con creativitàe passione, individuano l’innova-zione nell’esperienza quotidiana esanno realizzarla, perseguono condeterminazione la qualità sia delprodotto che nelle relazioni di la-voro. Qui i progetti nascono comei funghi dopo la pioggia. E piac-ciono ai clienti - GDO per il 90%,al territorio e al personale. Ce n’èper tutti.

Innovazione come passione

ALESSANDRA E LAURA DAMIANI. Il successo delle sorelle manager

Orsini&Damiani, un’azienda al femminile dove la creatività e i progetti sono all’ordine del giorno. La scommessa vinta

dal padre Filippo che aveva creduto nelle due figlie neolaureate

Lavorazione manuale dei finocchi, primo prodotto per quantità dellaOrsini&Damiani. L’azienda marchigiana lavora al 90% con la GDO nazionale

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Parliamo di Alessandra e LauraDamiani, figlie di Filippo Damia-ni, co-fondatore dell’attività as-sieme a Gino Orsini. L’azienda èuna specialista in particolare diortaggi, di prima gamma e primagamma evoluta, ma sa trattare almeglio anche la frutta più diffici-le, come i fichi. Conta su produ-zioni e linee originali, come glispaghetti vegetali. Cresce nellaproduzione biologica con una li-nea dedicata. Ha un bellissimoprogetto per avvicinare i bambinial consumo delle verdure, un te-ma a cui si stanno applicandocentri di ricerca internazionali,ma che qui, a pochi chilometri daSan Benedetto del Tronto, è statoaffrontato in modo divertente, amisura di bambino: Verdura cheAvventura, qualcosa di più dellesolite, spesso dai bambini consi-derate noiose, visite guidate, maun programma avventuroso nelcorso del quale una dipendenteaddetta alla lavorazione degli spa-ghetti vegetali diventa la popola-re, tra i piccoli, “maga Claudia”, acui si aggiunge un gioco da tavoloche nella grafica prende lo spuntodai fumetti e che gli scolarettipossono usare a casa. E proprioperché ce n’è per tutti, le sorelleDamiani si sono inventate, in pe-riodo Covid, FruitGym, un pro-gramma di wellness aziendalemolto apprezzato dal personale(alcuni dipendenti tornano inazienda per frequentarlo anchequando sono in ferie).L’azienda al femminile trova quiuna declinazione che deve fare ri-flettere sull’apporto originale chele donne sanno dare quando rico-prono il ruolo di manager. Uno dei motti aziendali è: ognistagione è buona per coltivare conamore.Sono partite dalla gavetta, nellepause della scuola e dell’univer-sità. Hanno lavorato sulle linee diproduzione. All’inizio avevanopaura di non farcela. Oggi sonoleader a tutto tondo, una leader-ship che nasce e si conferma nel la-voro quotidiano con il personale.Alessandra: “Mi è stato affidato

ORSINI&DAMIANILa Orsini&Damiani nasce nel1968 a San Benedetto del Tron-to, nella frazione di Porto d’A-scoli, grazie all’intraprendenzadei soci fondatori, Gino Orsini eFilippo Damiani, ed alla lorovolontà di programmare e coor-dinare i produttori ortofruttico-li delle Marche. Nel 1979 l’azien-da cattura definitivamente l’at-tenzione di importanti gruppidella Grande Distribuzione Ita-liana ed è la molla per la cresci-ta, sostenuta da investimentiimportanti, sia dal punto di vi-sta delle risorse umane che daquello delle tecnologie.Nel 1996 l’azienda si trasferiscenella nuova sede di Montepran-done (Ascoli Piceno), e nel 2006completa un importante proget-to di ristrutturazione ed ottimiz-zazione degli impianti, dotando-si di nuovi fabbricati e macchi-nari ancor più moderni. Oggi laOrsini&Damiani opera su un’a-rea coperta di circa 8.000 metriquadrati, adibiti a locali atti alricevimento merci, alla lavora-zione ed al confezionamento inambiente climatizzato, con ufficie zone di servizio. Ha inoltre adisposizione circa 10 mila metricubi di celle frigorifere.Gli impianti comprendono mo-derne linee di calibratura, sele-zione per colore, pesatura edetichettatura in modalità elet-tronica; diverse linee di lavora-

zione manuale di prodotti grez-zi, una decina di impianti di pe-so-prezzatura automatici e ma-nuali; quattro linee per prodottida confezionare in vaschette, ce-stini e flow pack.La merce commercializzata de-riva da colture a basso impattoambientale, in cui il ricorso aprodotti chimici viene limitatoal minimo indispensabile, e siadottano azioni di lotta integra-ta e di ottimizzazione delle ri-sorse idriche ed energetiche. Dadiversi anni l’azienda commer-cializza anche prodotti derivan-ti da agricoltura biologica.La lungimiranza e la passionecon cui vive il suo lavoro, spin-gono Filippo Damiani a coinvol-gere nella gestione della societàle figlie Alessandra e Laura, chesi assumono prontamente la re-sponsabilità di gestire diretta-mente le vendite e la lavorazio-ne dei prodotti. Dalla creativitàe dalla passione delle due sorel-le nascono nuovi progetti, origi-nali e funzionali, che accresconoil fatturato e la notorietà dell’a-zienda a livello nazionale. Traquesti, nell’ambito della produ-zione di prima gamma evoluta,nasce nel 2012 la linea ortofrut-ticola Mangiatutto e poi, nel2017, la gamma degli spaghettivegetali, un progetto pionieri-stico a livello italiano e interna-zionale. Sotto, Filippo Damianitra le figlie Laura e Alessandra

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Parliamo di Alessandra e LauraDamiani, figlie di Filippo Damia-ni, co-fondatore dell’attività as-sieme a Gino Orsini. L’azienda èuna specialista in particolare diortaggi, di prima gamma e primagamma evoluta, ma sa trattare almeglio anche la frutta più diffici-le, come i fichi. Conta su produ-zioni e linee originali, come glispaghetti vegetali. Cresce nellaproduzione biologica con una li-nea dedicata. Ha un bellissimoprogetto per avvicinare i bambinial consumo delle verdure, un te-ma a cui si stanno applicandocentri di ricerca internazionali,ma che qui, a pochi chilometri daSan Benedetto del Tronto, è statoaffrontato in modo divertente, amisura di bambino: Verdura cheAvventura, qualcosa di più dellesolite, spesso dai bambini consi-derate noiose, visite guidate, maun programma avventuroso nelcorso del quale una dipendenteaddetta alla lavorazione degli spa-ghetti vegetali diventa la popola-re, tra i piccoli, “maga Claudia”, acui si aggiunge un gioco da tavoloche nella grafica prende lo spuntodai fumetti e che gli scolarettipossono usare a casa. E proprioperché ce n’è per tutti, le sorelleDamiani si sono inventate, in pe-riodo Covid, FruitGym, un pro-gramma di wellness aziendalemolto apprezzato dal personale(alcuni dipendenti tornano inazienda per frequentarlo anchequando sono in ferie).L’azienda al femminile trova quiuna declinazione che deve fare ri-flettere sull’apporto originale chele donne sanno dare quando rico-prono il ruolo di manager. Uno dei motti aziendali è: ognistagione è buona per coltivare conamore.Sono partite dalla gavetta, nellepause della scuola e dell’univer-sità. Hanno lavorato sulle linee diproduzione. All’inizio avevanopaura di non farcela. Oggi sonoleader a tutto tondo, una leader-ship che nasce e si conferma nel la-voro quotidiano con il personale.Alessandra: “Mi è stato affidato

ORSINI&DAMIANILa Orsini&Damiani nasce nel1968 a San Benedetto del Tron-to, nella frazione di Porto d’A-scoli, grazie all’intraprendenzadei soci fondatori, Gino Orsini eFilippo Damiani, ed alla lorovolontà di programmare e coor-dinare i produttori ortofruttico-li delle Marche. Nel 1979 l’azien-da cattura definitivamente l’at-tenzione di importanti gruppidella Grande Distribuzione Ita-liana ed è la molla per la cresci-ta, sostenuta da investimentiimportanti, sia dal punto di vi-sta delle risorse umane che daquello delle tecnologie.Nel 1996 l’azienda si trasferiscenella nuova sede di Montepran-done (Ascoli Piceno), e nel 2006completa un importante proget-to di ristrutturazione ed ottimiz-zazione degli impianti, dotando-si di nuovi fabbricati e macchi-nari ancor più moderni. Oggi laOrsini&Damiani opera su un’a-rea coperta di circa 8.000 metriquadrati, adibiti a locali atti alricevimento merci, alla lavora-zione ed al confezionamento inambiente climatizzato, con ufficie zone di servizio. Ha inoltre adisposizione circa 10 mila metricubi di celle frigorifere.Gli impianti comprendono mo-derne linee di calibratura, sele-zione per colore, pesatura edetichettatura in modalità elet-tronica; diverse linee di lavora-

zione manuale di prodotti grez-zi, una decina di impianti di pe-so-prezzatura automatici e ma-nuali; quattro linee per prodottida confezionare in vaschette, ce-stini e flow pack.La merce commercializzata de-riva da colture a basso impattoambientale, in cui il ricorso aprodotti chimici viene limitatoal minimo indispensabile, e siadottano azioni di lotta integra-ta e di ottimizzazione delle ri-sorse idriche ed energetiche. Dadiversi anni l’azienda commer-cializza anche prodotti derivan-ti da agricoltura biologica.La lungimiranza e la passionecon cui vive il suo lavoro, spin-gono Filippo Damiani a coinvol-gere nella gestione della societàle figlie Alessandra e Laura, chesi assumono prontamente la re-sponsabilità di gestire diretta-mente le vendite e la lavorazio-ne dei prodotti. Dalla creativitàe dalla passione delle due sorel-le nascono nuovi progetti, origi-nali e funzionali, che accresconoil fatturato e la notorietà dell’a-zienda a livello nazionale. Traquesti, nell’ambito della produ-zione di prima gamma evoluta,nasce nel 2012 la linea ortofrut-ticola Mangiatutto e poi, nel2017, la gamma degli spaghettivegetali, un progetto pionieri-stico a livello italiano e interna-zionale. Sotto, Filippo Damianitra le figlie Laura e Alessandra

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dopo la laurea il compito di rimo-dulare il sistema del controllo diqualità. Non che prima non esi-stesse, ma mancavano paletti pre-cisi da rispettare. Per l’azienda èstato un passo avanti indispensa-bile per le sfide di oggi: l'abbiamoriqualificata come sistema orga-nizzato. Nel tempo tante altre co-se sono state fatte. Ho chiesto diinvestire nel bio quando la GDOnon ci credeva ancora; alla fine èstata una scelta giusta. Abbiamopuntato sulle certificazioni, sul-l’innovazione continua degli im-pianti. E indubbiamente su pro-getti creativi, coinvolgendo le no-stre risorse umane”.

Laura: “Lavoravo a Monaco diBaviera. Poi ho avvertito il richia-mo di casa, dell’azienda di fami-glia dove avevo fatto la gavetta dastudentessa, il desiderio di met-termi in gioco con le nostre fami-glie. Avevamo un’organizzazioneall’italiana. L’esperienza tedescami ha aiutato a migliorarla, conattenzione a turni, incarichi, rota-zione degli incarichi, attenzione albenessere di tutti i collaboratori,da portare con noi in prima linea.Ci siamo messe in gioco fino infondo. Ma riceviamo stimoli quo-tidiani dal nostro lavoro, ci diver-tiamo, cerchiamo di fare cose di-verse e nuove”.

ALESSANDRA E LAURADAMIANILe sorelle Damiani hanno oggi47 e 42 anni. Sono le figlie diFilippo Damiani, fondatoredell’azienda insieme al socio eamico Gino Orsini, prematu-ramente scomparso. Hannofrequentato l’azienda fin dagiovanissime, ma sono entratenei ruoli dopo la laurea. Laprimogenita Alessandra è lau-reata in Economia all’Univer-sità di Bologna, impegnandosisubito dopo nel lavoro per ri-spondere all’esigenza di rinno-vamento che il padre ritenevanecessaria per dare energia equalità nuove alla Orsini&Da-miani. Alessandra ha il ruolodi responsabile vendite e delControllo Qualità.Laura si è pure laureata a Bo-logna, ma in Lingue e lettera-ture straniere. Dopo un’espe-rienza proficua di lavoro all’e-stero, rientra in Italia e si uni-sce al padre e alla sorella. Lapredisposizione alla gestionedel personale e all’organizza-zione la rendono adatta al ruo-lo di direttore di produzione.

CHI sono :-)Laura e Alessandra Damiani in un fondo di proprietà dell’azienda dove si coltivano, tra l’altro, zucchine biologiche. Sotto, finocchi appena lavorati

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Verdura che Avventura è il progetto delle sorelleDamiani per avvicinare i bambini al consumo di or-taggi. L’azienda ha avviato un programma di visiteper le classi della materna e della primaria, che mo-strano il viaggio che la verdura compie, dalla raccol-

ta al confezionamento, animate da sorprese coinvol-genti come la fase in cui si realizza quella che i bim-bi considerano una magia: la trasformazione da ver-dura a spaghetti di verdura. Nel periodo Covid ilprogramma è stato arricchito da un gioco da tavolo.

L’azienda avvicina i bambini al consumo di ortaggi

La linea base dei prodotti Orsi-ni&Damiani offre un ampio as-sortimento di frutta fresca e ver-dura. La specializzazione è fortenegli ortaggi, in particolare fi-nocchio, cavolfiore, pomodoro,zucchine, insalate, sedano, tuttala famiglia delle brassicacee, conla novità di fine 2020 del cavol-fiore romanesco arancione. Nel-la frutta, l’azienda è particolar-mente specializzata nei fichi(provenienti da Puglia, Abruzzoe Marche), nelle albicocche enelle susine (di produzione mar-chigiana).La linea Mangiatutto (prima ga-ma evoluta: verdure tagliate econfezionate da lavare) nascedall’idea è valorizzare la verdurain ogni sua parte: sia le più notee pregiate, sia le meno utilizzate,altrettanto ricche e preziose, conun prodotto subito pronto da gu-stare. Un’idea innovativa di in-

tendere la verdura, di lavorarla edi proporla. Dentro questa lineaè nato il progetto degli spaghettidi verdure Orsini&Damiani, unprodotto naturale, che richiamala pasta nella sua forma, da pre-parare in maniera fantasiosa.Ottimi per tanti tipi di ricette dif-ferenti, interpretano il conceptche sta alla base della linea Man-giatutto: offrire un modo nuovo,comodo e divertente di gustare,fino in fondo, le verdure, sfrut-tando le benefiche proprietà e la

versatilità che le caratterizza.Gli spaghetti di zucchine, carote,broccoli, zucca e daikon rispon-dono alle esigenze di chi, per dif-ferenti motivi - intolleranza alglutine, necessità di una dietaipocalorica, alimentazione vege-tariana o vegana, semplice curio-sità o scarsità di tempo a disposi-zione per la cucina - sceglie leverdure senza voler rinunciare algusto e alla qualità. In pochi mi-nuti, crudi o cotti, gli spaghettidanno un tocco in più alle pie-tanze, coniugando leggerezza,originalità e salute.Nel paniere dei prodotti dell’a-zienda rientra il biologico, con lagamma della linea Gaia (ortaggibio confezionati). Alessandra eLaura Damiani hanno avviatouna produzione diretta di ortag-gi biologici a pochi chilometridal centro di lavorazione diMonteprandone.

Prodotti originali come gli spaghetti vegetalie una quota crescente di produzione biologica

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La quarta edizione di The RomeTable è confermata per l’11 e il 12novembre all’A.Roma LifestyleHotel. Le adesioni sono in pienocorso, essendo aperte fino a ve-nerdì 29 ottobre. Da parte deibuyer esteri le conferme stannoarrivando dal Centro ed Est Euro-pa, dalla Scandinavia, da ArabiaSaudita ed Emirati e qualche in-teresse viene manifestato anchedal Far East.“Alcuni buyer hanno scelto TheRome Table come unica loro pre-senza italiana quest’anno – affer-mano gli organizzatori dell’agen-zia Omnibus – ed è significativo ildebutto in forze dell’e-commerce,con la presenza di ben quattro so-cietà provenienti da Austria, Ger-mania, Repubblica Ceca e Unghe-ria. Un’altra presenza nuova èquella dell’horeca italiana, che af-fianca la presenza di buyer dellaGDO e DO. L’andamento dellefiere italiane di settembre ci hapienamente convinto del ruoloche possiamo rivestire a favoredel commercio ortofrutticolo ver-so l’estero del nostro Paese. E,fortunatamente, possiamo dare,

proprio per la natura dell’evento,garanzie sotto il profilo della sicu-rezza sanitaria superiori a quelledi qualsiasi fiera di settore, consi-derata anche l’efficienza e la qua-lità del servizio dell’A.Roma Life-style”.Partner dell’evento romano sonoFruitimprese, Italia Ortofrutta,CSO Italy, Italmercati e Confagri-coltura. Più che sulla quantitàThe Rome Table punta sulla qua-lità delle presenze e l’efficacia del-l’organizzazione. I buyer esterisono selezionati in base al loro in-teresse per le produzioni italiane.Gli incontri d’affari, della duratadi 20 minuti ciascuno, sono indi-viduali e ordinati secondo un ca-lendario prefissato consegnato inanticipo agli iscritti. Da una parte40 buyer, di cui 30 esteri (impor-tatori, retailer, e-commerce) e 10italiani (GDO, DO, e-commerce,horeca), dall’altra 120 (numeromassimo per consentire una due-giorni ordinata e quindi il piùpossibile utile) aziende italianedella produzione e dell’esporta-zione che presentano la loro of-ferta: per queste, appunto, le

iscrizioni sono in corso, ma già asettembre sono state registratepresenze importanti, che com-prendono anche biologico e IVGamma.Il mondo arabo, che è un riferi-mento significativo per l’exportitaliano, con Expo Dubai orienta-ta soprattutto verso altri settorieconomici, ha aderito con entu-siasmo all'evento romano, conimportatori sauditi ed emiratini,e con la principale catena della di-stribuzione di Abu Dhabi. L’EstEuropa vede in particolare pre-senze da Polonia, Repubblica Ce-ca ed Ucraina. Dal Nord Europasono previsti arrivi da Svezia e Li-tuania. Il Far East era a fine set-tembre rappresentato dalla Tai-landia, ma sono in corso contatticon Indonesia e Giappone.

Il debutto dell’e-commerce

IL B2B DEL’ORTOFRUTTA. L’11 e 12 novembre la quarta edizione

In arrivo a Roma buyer da Este Nord Europa, da Arabia ed

Emirati e dal Far East.Rappresentanti

dell’e-commerce da Germania,Austria, Ungheria e R. Ceca

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

68 www.corriereortofrutticolo.it settembre 2021

Buoni livelli a fine settembre del-l’adesione italiana a The RomeTable 2021 (11-12 novembre).Hanno aderito aziende di dieciregioni italiane (Abruzzo, Cam-pania, Emilia-Romagna, Lazio,Lombardia, Piemonte, Puglia,Sardegna, Sicilia, Veneto) e, traqueste, specialisti delle produzio-ni tipiche (dagli agrumi al pomo-doro, ad altri ortaggi) del Centro-Sud e delle isole, due globalplayer che si collocano tra le pri-me sette aziende ortofrutticoleitaliane per giro d’affari, e, spul-ciando tra le curiosità: il primo eil quinto produttore di uva da ta-vola a livello nazionale, il primoproduttore italiano di radicchio,uno dei più importanti produttoridi funghi.Oltre il 70% delle adesioni è rap-presentato da aziende che hannogià partecipato ad almeno unadelle tre precedenti edizioni diThe Rome Table. Abbiamo chie-sto a 4 di queste aziende, di livel-lo molto diverso tra loro, comehanno valutato l’edizione a cuiavevano partecipato e che cosa siaspettino dall’evento di novem-bre. Tutte hanno sottolineato l’ef-ficienza dell’organizzazione. Maecco le loro risposte, senza edul-corazioni e senza censure.

Andrea Cacciari, manager delGruppo Agribologna - Conor:“Abbiamo partecipato sia all’edi-zione del 2018 che a quella del2019. Se Conor torna a The RomeTable per questa edizione 2021 èperché l’evento è risultato inte-ressante. Per la verità, abbiamoavuto più contatti nel 2018 ri-spetto al 2019. Ci aspettiamoun’edizione ricca di affluenza eopportunità”.

Luciana Botticelli, ammini-stratore dell’omonima cooperatu-va agricola di Sezze, in provincia

di Latina: “La precedente edizio-ne ha avuto un riscontro positivoed è stata utile in quanto ci hapermesso di intraprendere nuovirapporti commerciali. Da questanuova partecipazione ci aspettia-mo di conoscere nuovi potenzialiclienti in modo da raggiungeregli stessi risultati, magari ancherisultati superiori”.

Stefania Mana, sales managerdi Ponso Frutta, cooperativa agri-cola di Saluzzo, in provincia diCuneo: “Abbiamo valutato moltopositivamente la precedente edi-zione, perché i buyer a The RomeTable hanno un’attenzione com-pletamente diversa nei confrontidei produttori di quella che han-no quando li incontri in fiera o inaltri contesti. A The Rome Tableti ascoltano davvero, ti dedicanodel tempo, sono lì apposta per te.Purtroppo, il periodo dell’anno incui si svolge The Rome Table nonè dei migliori per noi che siamoproduttori di frutta principal-mente primaverile-estiva. Nella

stagione autunno-inverno noiproduciamo il kiwi, quindi è quel-lo che abbiamo da offrire. È veroche avendo preso i contatti deibuyer, in primavera abbiamo po-tuto ricontattarli, però a quelpunto, essendo passati diversimesi, il contatto si era un po’ al-lentato. Se questo evento si svol-gesse in primavera, per noi sareb-be meraviglioso!”“Ma ci risiamo anche quest’anno -sottolinea Stefania Mana - e ab-biamo fatto l’adesione alla nuovaedizione immediatamente. Miaspetto gli stessi risultati dell’an-no scorso. Una speranza è quellache ci siano più buyer della distri-buzione italiana, perché nella no-stra azienda siamo più proiettatisull’Italia che sull’estero”.

Luigi Catalano, sales managere co-titolare della milanese GalaFruit: “Abbiamo valutato il for-mat di The Rome Table molto in-teressante. Il fatto di poter parla-re con i buyer in un tête-à-têteserrato è un’opportunità moltovalida. Si fanno incontri con per-sone davvero interessate allestesse cose. Noi partecipiamo an-che a eventi organizzati da altri,ed è tutta un’altra cosa. In queglieventi prima ascolti qualcuno cheparla e poi, al momento della ce-na, o hai la fortuna di sederti altavolo giusto oppure non combininiente. A The Rome Table è mol-to diverso, anche se noi in parti-colare, non essendo produttorima operatori dell’import-exportcon piattaforma all’interno delMercato di Milano, dobbiamoproporci per il plus del nostroservizio. All’edizione del prossi-mo novembre verremo più orga-nizzati, più pronti a mantenere icontatti che prenderemo. L’even-to ha un format utile, che ci piace,e riteniamo abbia buone poten-zialità per crescere negli anni”.

A fine settembre già un buonnumero di adesioni. Tra queste

alcuni big player dell’ortofrutta nazionale.

Le iscrizioni restano aperte fino al 29 ottobre

Aziende italiane da 10 regioniIl 70% aveva già partecipato

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

69www.corriereortofrutticolo.itnovembre 2020

MONDO

Il braccio di ferro tra Russia eUnione Europea continua, cosìcome l’embargo russo, che nonsolo non verrà eliminato, ma anziesteso per un altro anno. Il presi-dente russo Vladimir Putin, attra-verso un decreto presidenziale,ha infatti prorogato il blocco alleimportazioni di prodotti agroali-mentari provenienti da Paesi del-l’UE fino alle fine del 2022, cheinasprisce l’ulteriore proroga chein precedenza era stata fissata agennaio 2022. Il Cremlino ha co-sì risposto all’estensione fino alprossimo gennaio delle sanzioniimposte dall’Europa nei confron-ti di Mosca.Sembra così non esserci fine adun embargo che è in vigore ormaida oltre sette anni, dal 7 agosto2014, quando Mosca decise di ri-spondere alle sanzioni dell’Unio-ne Europea e degli Stati Uniti perl’annessione della Crimea allaRussia.Il settore agroalimentare che cirimette di più dal duello politicotra le due parti è senza dubbiol’ortofrutta, oltre a formaggi, car-ne e salumi, pesce. Secondo unarecente analisi di Coldiretti, infat-ti, l’export agroalimentare italia-no in questi sette anni ha persoqualcosa come 1,4 miliardi di eu-ro, di cui oltre la metà è rappre-sentato dalla frutta fresca e inparticolare da uva, mele, kiwi epesche.Di questo passo il mercato russorischia di diventare solo un ricor-do per l’Italia ortofrutticola. Dauna parte perché recuperare rap-porti (e clienti) nel Paese, dopocosì tanto tempo, non è semplicee dall’altra, soprattutto, perché ilsettore ortofrutticolo russo si stasviluppando progressivamentediventando sempre più esteso eorganizzato, consentendo al Pae-se di essere sempre meno dipen-dente dalle importazioni.

Embargo russo confermatoed esteso alla fine del 2022

Il Cremlino ha risposto all’estensione fino al prossimo gennaio delle sanzioni imposte dall’Europa nei confronti di Mosca con uninasprimento del blocco che tanto penalizza l’ortofrutta italiana

Secondo Zbigniew Chołyk, presi-dente del gruppo di coltivatoriStryjno-Sad, la produzione po-lacca di mele sarà molto più altadelle stime - tutte diverse tra loro- fornite dai coltivatori (3 milionidi tonnellate), dall’ufficio stati-stico GUS (3,6 milioni di tonnel-late) e dalla World Association ofApple and Pear Growers WAPA(4,17 milioni di tonnellate).“Forse non arriveremo a un rac-colto record di 5 milioni di ton-nellate, ma sarà certamente di4,5 milioni di tonnellate. Pur-troppo, la divulgazione di tali da-ti è considerata dalla maggiorparte dei frutticoltori come anti-patriottica. Ma penso che stiamofacendo un grosso errore a na-

sconderli, perché dobbiamo fi-nalmente capire che abbiamouna sovrapproduzione di mele inPolonia”, ha affermato Chołyk inuna intervista ad un sito specia-lizzato.A suo giudizio è arrivato il mo-mento di adottare misure per li-mitare la produzione di mele inPolonia. Una delle azioni rapideda intraprendere sarebbe ferma-re i sussidi per le nuove pianta-gioni sostituendoli con sussidiper estirpare i vecchi frutteti.Questo ridurrebbe i volumi pro-dotti. Secondo l’esperto sarebbeanche necessario migliorare laqualità dei frutti e creare vere eproprie organizzazioni di pro-duttori.

Produzione polacca di meleoltre le stime iniziali:

sfiorerà i 5 milioni di tons

Vladimir Putin. Il presidente russo conferma la sua posizione di chiusura all’import

GreenPlanet.net GreeG GreenPlanet.net

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

71www.corriereortofrutticolo.itnovembre 2020

MONDO

Global Produce Events, societàorganizzatrice di Asia Fruit Logi-stica, hanno annunciato la nomi-na di David Axiotis (nella foto) adirettore esecutivo della principa-le fiera asiatica per il settore deiprodotti freschi. Axiotis ha più diun decennio di esperienza nel set-tore fieristico e guiderà d’ora inpoi tutte le attività di Asia FruitLogistica.Con base a Shanghai, Axiotis arri-va con un team dedicato perrafforzare il team esistente che hasede a Bangkok e quindi perrafforzare in maniera significativail “peso” di Asia Fruit Logistica inCina. Il tutto è completato dallarete globale di rappresentanti re-gionali di Global Produce Eventsche copre oltre 120 Paesi e regioniin tutto il mondo.In occasione dell’Asiafruit Con-gress online di quest’anno, che si ètenuto in streaming il 28 e il 29settembre, David Axiotis ha com-mentato la nomina in un’intervi-sta con Chris White, direttore ge-nerale di Fruitnet: “Sono sincera-

mente entusiasta e onorato di en-trare a far parte della famiglia diFruit Logistica. Con questo nuovoassetto, guidato dalla Cina conti-nentale, Asia Fruit Logistica si av-vicina ancora di più ai suoi part-ner nella regione e stiamo già po-nendo le basi per un forte incre-mento nel 2022”.Riguardo ai piani per l’evento del2022, Axiotis ha precisato: “Man-ca meno di un anno, e c’è un’enor-me quantità di lavoro da pianifi-care. È un grande obiettivo quellodi riunire 800 espositori e 12 milavisitatori da tutto il mondo, comeli abbiamo avuti nella nostra ulti-ma fiera. I preparativi per l’edizio-ne 2022 sono già a buon punto”.La prossima edizione di Asia FruitLogistica torna a Hong Kong dal 7al 9 settembre 2022 con l’AsiaFruit Congress in programma il 6settembre.Un passo significativo per avvici-nare i protagonisti dei mercatiasiatici, è stato compiuto con l’as-segnazione degli Asia FruitAwards 2021 che sono andati al

principale gruppo cinese di fruttaJoy Wing Mau, al distributore in-diano Suri Agro Fresh, al rivendi-tore di Singapore Ntuc FairPrice ealla joint venture sino-australianaCosta JV. I premi annuali pan-asiatici sono stati selezionati daAsia Fruit Logistica e AsiafruitMagazine per celebrare l’eccellen-za nel settore ortofrutticolo asiati-co. I vincitori di quest’anno sonostati annunciati all’Asiafruit Con-gress.

Rivoluzionata l’organizzazionedi Asia Fruit Logistica

Il nuovo direttore David Axiotis ha preso il comando

con uno staff dedicato

Prima l’uragano Ida, ai primi di settembre, con ilsuo passaggio devastante e il suo carico di morti e didanni provocati dal vento e dagli allagamenti, duesettimane dopo la tempesta tropicale Nicholas, cheha colpito le stesse zone degli States, hanno messoin allarme la Produce Marketing Association, orga-nizzatrice del PMA Fresh Summit, previsto a NewOrleans il prossimo ottobre, fino al punto di cancel-lare il congresso che per tradizione si accompagnaanche ad una fiera, costituendo (summit + fiera) lapiù importante manifestazione degli Stati Uniti peril settore ortofrutticolo e una delle principali almondo.La regione tra il delta del Mississippi e il Golfo delMessico, dove appunto New Orleans si trova, è par-ticolarmente soggetta ad eventi meteo estremi. Ilcambiamento climatico in atto li ha moltiplicati eulteriormente acuiti.

“Abbiamo sperato di portare il settore a New Or-leans in ottobre ma non possiamo correre il rischiodi non farcela. Un esplosivo mix climatico, tra ura-gano e tempesta tropicale, ci costringe a dichiararel’impossibilità di svolgere il Fresh Summit 2021”, hadichiarato venerdì 17 settembre Cathy Burns, CEOdi PMA in un video messaggio. “Un evento delle dimensioni del nostro - ha precisa-to Burns - richiede uno sforzo organizzativo di setti-mane e non possiamo essere certi di realizzare pertempo tutte le infrastrutture necessarie. Siamo con-sapevoli di far perdere al settore una grande oppor-tunità per circostanze che non si potevano prevede-re e ne siamo molto rammaricati”.Il PMA ha ricevuto sempre una grande attenzionedalle aziende ortofrutticole italiane per la capacitàdi proporre soluzioni innovative sia dal punto di vi-sta tecnologico sia dal punto di vista del marketing.

Il PMA Fresh Summit annullato dagli uragani

MONDO CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

72 www.corriereortofrutticolo.it novembre 2020

Si prospetta un’annata più chepositiva per il kiwi in Grecia. IlPaese ellenico si sta dimostrandoanno dopo anno un competitorsempre più temibile per l’Italia,almeno per il kiwi verde. Ancoradi più quest’anno, perché si pre-vedono per il comparto greco vo-lumi più elevati, buona qualitàdel prodotto e incoraggianti pro-spettive sul fronte export.Sulla rivista Agrotypos, Zisis Ma-nosis, presidente di Zeus Kiwi,azienda leader del kiwi greco,parla di una campagna che si pro-spetta molto positiva. Nel com-plesso, la produzione nel Paesesarà maggiore rispetto all’annoscorso grazie all’entrata in funzio-ne di nuovi impianti. Buono il li-vello qualitativo, sebbene i calibridovrebbero essere più piccoli delsolito a causa delle elevate tempe-rature estive.L’Hayward rimane il cavallo dibattaglia per la Grecia che, comealtri Paesi, ha normative precisesul calendario di commercializza-zione: una legge fissa infatti la da-ta di inizio raccolto per tutto ilPaese al 15 ottobre e la data di ini-zio vendite per il mercato internoal primo novembre. Devono esse-re rispettati rigorosi standard dimaturità dei frutti, come 6,2° brixe un contenuto medio di sostanzasecca del 15%.Le varietà che maturano primadella Hayward - come Soreli,Green Light e Tsechelidis - gene-rano volumi molto più bassi madevono anche soddisfare caratte-ristiche di maturazione adeguate.Quest’anno in alcune zone - silegge su Agrotypos - si stanno ef-fettuando anche raccolte illegali.Raccolte di prodotto precoci chepotrebbero screditare il kiwi gre-co sui mercati esteri e quindicompromettere le esportazionifuture.Quest’anno le prospettive sui

mercati internazionali sono posi-tive. Il calo della produzione in al-cuni Paesi come l’Italia stessa e labuona domanda dei mercati in-ternazionali, che si prevede conti-nuerà a crescere, inducono a pre-vedere buoni affari per i produt-tori greci. L’Italia ha però le sue buone car-te da giocare, con le varietà giallee la grande novità delle varietà apolpar ossa.

La Grecia vince con l’Haywardma sulle altre varietà non c’è

La partita del kiwi: l’Italia in vantaggio grazie al giallo e al rosso.Una rivista greca denuncia “raccolte illegali”, attuate

in anticipo con il rischio di compromettere la qualità dei frutti

L’Unione Europea sta importan-do più arance dall’Egitto che dalSudafrica. Per la UE, l’Egitto èdiventato il fornitore di arancenumero uno e rimane il numerodue per altri agrumi. Secondo unrapporto del ministero dell’Agri-coltura spagnolo (MAPA) sullespedizioni di agrumi verso la Co-munità europea da Paesi extra-comunitari, l’Egitto ha infatti su-perato il Sudafrica come princi-pale fornitore.Tra settembre 2020 e luglio2021, l’Egitto ha spedito circa310 mila tonnellate di arance al-la UE (+21,7% rispetto all’annataprecedente). Nello stesso perio-do, il Sudafrica ne ha spedite cir-ca 290 mila verso la stessa desti-nazione (-16% rispetto all’annataprecedente). Prendendo in con-siderazione tutti gli altri agrumi(in particolare limoni e pompel-mi), il Sudafrica rimane il princi-pale esportatore di agrumi da

Paesi extracomunitari verso laUE. Da settembre 2020 a luglio2021, il Sudafrica ha infattiesportato 421.370 tonnellate diagrumi verso l'Unione Europea(-3,5% rispetto alla stagione pre-cedente). L’Egitto è il numerodue, con 325.256 tonnellate diagrumi, ma è in crescita netta(+16% rispetto alla campagnaprecedente).A novembre 2020, il mercatogiapponese è stato aperto per laprima volta alle esportazioni egi-ziane di agrumi e ciò rappresen-ta una nota molto positiva per iprodotti egiziani, visto il rigoredelle procedure richieste dalmercato giapponese.

L’Egitto diventa il primofornitore di arance alla UE

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PRODOTTI • PAG. 45MELEMolto bene il mercato internoma sull’export pesa il rincaro di trasporti e materie prime

EVENTI • PAG. 65THE ROME TABLEAl B2B dell’11 e 12 novembrebuyer da Nord ed Est Europa,Medio Oriente e Far East