PROSA TEATRO ARIOSTO · straordinario, scritto sul modello del girotondo di Schnitzler. Dejan...

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PROSA 2005-2006 venerdì 27, sabato 28 gennaio 2006 - ore 21 TEATRO ARIOSTO Teatro Regio / Unione Musicale / Cine Teatro Baretti, Torino BURE BARUTA LA POLVERIERA da Dejan Dukovski traduzione di Roberta Cortese di Dejan Dukovski BURE BARUTA LA POLVERIERA Musiche dalla Sandy Lopicic Grupa Arrangiate da Andrea Chenna e di Antonio Vivaldi, “Non ti lusinghi la crudeltade” (da Tito Manlio) Georg Friedrich Händel, “Descend, Kind Pity” (da Theodora) Antonio Vivaldi, Sinfonia (da Farnace) Musiche eseguite da Banda Baretti Andrea Chenna direzione musicale Angelo Conto pianoforte, Massimiliano Gilli violino, Giulio Rosa tuba, Diego Vasserot tromba, Stefano Risso basso, Simone Bosco percussioni con Roberta Cortese, Lorenzo Fontana, Giancarlo Judica Cordiglia, Davide Livermore, Olivia Manescalchi, Maria Grazia Solano Regia, scene e costumi Davide Livermore Assistente alla regia Sergio Licursi Videografica Marco Fantozzi Luci Alberto Giolitti Una produzione Teatro Regio e Unione Musicale In collaborazione con Associazione CineTeatro Baretti Si ringrazia per la collaborazione Zenit Arti Audiovisive

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PROSA 2005-2006

venerdì 27, sabato 28 gennaio 2006 - ore 21TEATRO ARIOSTO

Teatro Regio / Unione Musicale / Cine Teatro Baretti, Torino

BURE BARUTA LA POLVERIERAda Dejan Dukovskitraduzione di Roberta Cortese

di Dejan Dukovski

BURE BARUTA LA POLVERIERA

Musiche dalla Sandy Lopicic GrupaArrangiate da Andrea Chennae di Antonio Vivaldi, “Non ti lusinghi la crudeltade” (da Tito Manlio)

Georg Friedrich Händel, “Descend, Kind Pity” (da Theodora)Antonio Vivaldi, Sinfonia (da Farnace)

Musiche eseguite da Banda BarettiAndrea Chenna direzione musicaleAngelo Conto pianoforte, Massimiliano Gilli violino, GiulioRosa tuba, Diego Vasserot tromba, Stefano Risso basso,Simone Bosco percussioni

con Roberta Cortese, Lorenzo Fontana, Giancarlo Judica Cordiglia, Davide Livermore,Olivia Manescalchi, Maria Grazia Solano

Regia, scene e costumi Davide LivermoreAssistente alla regia Sergio LicursiVideografica Marco FantozziLuci Alberto Giolitti

Una produzione Teatro Regio e Unione MusicaleIn collaborazione con Associazione CineTeatro Baretti

Si ringrazia per la collaborazione Zenit Arti Audiovisive

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farsi una ragione della follia irrazionale che quella guerra l’ha attraversata e nutritac’è voluta l’arte. Tutta la loro arte. La catarsi eterna e faticosa del raccontare percapire, del ridere per buttar fuori, per far diventare storia il dolore.Così sono venuti i film di Emir Kusturica, la generazione minata di Underground, diPrima della pioggia, di Gatto nero gatto bianco e No Man’s Land. Un cinema tragicoe grottesco che abbiamo avuto tanto bisogno noi di vedere quanto loro di farlo.E poi la musica: le polke epilettiche di Goran Bregovic, con quei bombardini chemuggiscono, il baccanale chiassoso dei rullanti, i rallentando improvvisi, le svisatea cinque quarti che s’allontanano a balzelloni come uno zoppo in fuga. Tutto già statomoda, tutto ormai rientrato al posto fisso del nostro immaginario d’europei.Naturale che il teatro venga dopo. Più difficile delle immagini, meno universale deisuoni, ogni volta da tradurre e delibare con fatica. Per questo Bure Baruta, anche senon è ultimo, arriva solo questa sera su una scena italiana.Le date sono importanti. Dejan Dukovski non è un epigono furbacchione. Nato aSkopje nel 1969, Bure Baruta lo scrive a soli ventiquattro anni quando la Jugoslaviaè un cumulo di macerie ancora fumanti, una ventraia di trincee, un labirinto di scheletridove tutti sono nemici di tutti, ma dove dalle crepe del sottosuolo già lampeggiano inuovi inferni del Kosovo.

Bure Baruta (La polveriera)debutta nel 1993 al TeatroNazionale di Skopje. È il pri-mo spettacolo macedone asalire il grande palco del Te-atar Drama e il Festival Bitefdi Belgrado, a due passi daMilosevic, che abbozza. Nel1996 è ospite alla Biennaledi Berlino. Va in scena inOlanda, Svezia, Slovenia,Polonia, Grecia, Germania,Austria, Bulgaria, Inghilterra,Finlandia e Francia. Per farsiconoscere da noi deve di-ventare cinema: sgradevolee disperato, il film di Goran

Un dramma sulle multiformi tensioni dei popoli balcanici, diventato uno spettacolo initaliano, diretto da Davide Livermore, regista attore e cantante, interpretato da giovaniattori torinesi su musiche popolari balcaniche e variazioni su composizioni di Vivaldied Händel. È La Polveriera, un dramma scritto nel 1993 da un giovane autoremacedone, Dejan Dukovski, da cui è stato tratto l’omonimo film di Paskaljevic, chevinse il premio della critica a Venezia nel 1999.Parlando del testo, il regista Livermore afferma: “L’ho scelto perché è un testostraordinario, scritto sul modello del girotondo di Schnitzler. Dejan Dukovski dice dinon conoscere quell’opera: ma, visto quanto è colto, sensibile, perfino attento allamoda, non gli credo! Ho scelto Bure Baruta perché sa parlare di guerra senza citarlamai, sa parlare di cosa capita alla gente, ad un popolo quando l’asse terrestre siinclina verso i conflitti. Con questa inclinazione non possono che esserci accelerazioniemotive, rotolamenti che portano a catastrofi quotidiane... Bure Baruta ha un linguaggiodirettissimo, immediato, che amo molto, di grande effetto sul pubblico giovane. E lapossibilità di raccontare quel mondo con un linguaggio assolutamente condiviso, chenon necessita di chiavi di accesso, dà grande forza. Il testo ha delle sintesi di grandeletteratura, che non scadono mai nella gag, crea mondi, situazioni in maniera mirabile.

A noi, per farci scoprire che esistevano i Balcani c’è voluta una guerra. A loro, per

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s’inseguono in una ridda sodomita è tanto il Trionfo della Morte di Bruegel quanto unsiparietto di Paolo Poli. E la donna delle pulizie che lava via il sangue con secchio espazzolone sarà anche un atto di cinismo brechtiano, ma quantomeno non lo è piùdell’indifferenza apparente con cui le musichette da nozze o cantastorie del SandyLopicic Grupa esplodono crudeli fra un delitto e l’altro. Dalla Serbia alla Grecia, dallaBulgaria all’Albania, dalla Bosnia alla Turchia: per riconciliare matrici culturali comunie frullarle in un pacifico, incasinato e fascinevole Balkan Blues ha fatto più SandyLopicic con la sua band che tutta l’Onu messa insieme.A sorpresa, fra le impennate sentimentali del complesso folk s’infrattano qua e làpagine sublimi del melodramma serio europeo. La sinfonia del Farnace e un’aria conoboe obbligato del Tito Manlio di Vivaldi, l’aria di Septimius della Theodora di Händelarrangiate da Andrea Chenna per gli strumenti balcanici. In quei suoni striduli di violini,fisarmoniche, trombe e bassi, in quelle raffiche (campionate) di kalashnikov, le poseplastiche degli eroi barocchi si riscaldano e si sciolgono a dirci che la vita è sempreun mercimonio insolubile di alto e basso, di tragedia e grottesco. E che i Balcanipossono essere dovunque, e non serve un’altra guerra a ricordarcelo.

Nicola Gallino

Paskaljevic con lo stesso titolo e i dialoghi di Dukovski vince nel 1999 a Venezia ilpremio della critica, salutato come un paradigma del nuovo black humour balcanico.In realtà La polveriera non è uno spettacolo sulla guerra. I suoi alcolisti anonimi, iclochard saturnini, gli infagottati viaggiatori notturni da e per nessun posto sono unpopolo delle tenebre dove il bene e il male sono sfumati dallo squallore radente dellelampadine. Qui nessuno è interamente buono o cattivo. Non esistono vincitori e vinti,colpevoli e innocenti perché non esistono comportamenti etici assoluti. È un’umanitàastiosa e percossa che non racconta il disastro morale d’ogni dopoguerra, ma l’impastofetido di torti e ragioni che è lievito velenoso di tutte le guerre imminenti. Unasospensione del giudizio morale che Dukovski sa trasformare in una macchina dasupplizio drammaturgico.Undici scene. In ognuna un morto per futili motivi, per raptus insensati. Delitti nonesemplari dove per lo spettatore è ogni volta più difficile schierarsi, distinguere travittima e carnefice. Il meccanismo è il rovescio macabro del Girotondo di ArthurSchnitzler. Là era il giro di valzer d’ufficiali e cocottes sull’orlo del Grande Massacro.Qui è la danza sbilenca di chi aspetta un bus o una vodka e trova la morte, la canzoneritmata dal suono di vetro e ossa d’una bottiglia che si spezza contro un cranio.Dimitrije e Angel, Angel e Sveto, Sveto e Simon. Qua, nella scena successiva, comparechi dei due sopravvive.Una volta in un'intervista Dukovski ha dichiarato che la sua in realtà è una piècesull’amore, un amore che deflagra nel momento in cui i personaggi prendono coscienzad’appartenere allo stesso sistema-tritatutto. Ma è un amore che, per non commuoversi,va esorcizzato con l'umorismo più nero, con l’efferata ultraviolenza di un’AranciaBalcanica.La regia di Davide Liver-more scava nelle piegherancorose del testo senzabisogno di enfatizzare nédi lenire nulla. Le personesi muovono su un pianoinclinato metafora d’unmondo instabile e obliquoche ne distorce il valoremorale. La pantomima incui la suora, l’imam, il po-pe, il rabbino e Clinton

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Venerdì 3, Sabato 4 - ore 21Domenica 5 - ore 15,30

febbraio 2006TEATRO MUNICIPALE VALLI

I. R. M. A. spettacoli

ALICEUNA MERAVIGLIA DI PAESE

di Lella Costa, Giorgio Gallione,Massimo Cirri, Adriano Sofri

con Lella CostaRegia Giorgio Gallione

Davide Livermore, torinese, è un artista poliedrico, regista, attore ecantante lirico. Come regista debutta nel 1998 all'Auditorium Rai diTorino nell'Amfiparnaso di Orazio Vecchi, per proseguire poi con unadecina di importanti titoli dell'opera barocca rappresentati in teatrieuropei e del Centro America. Dal '93 la sua voce di tenore è stataapplaudita alla Scala di Milano, al Regio di Torino, alla Fenice diVenezia, al Massimo di Palermo, al Comunale di Firenze, all'Operadi Roma. È anche prosatore e, inoltre, scrive per la radio e la televisione(Le grandi inchieste di due sul tre per Radio Raitre, Livermore Sciòper la TV, Primi Amori per Tele+).