Proprietà “Sapienza” - Il Progetto...

129
Direttore: Francesco Gui (dir. resp.). Comitato scientifico: Antonello Biagini, Luigi Cajani, Francesco Dante, Anna Maria Giraldi, Francesco Gui, Giovanna Motta, Pèter Sarkozy. Comitato di redazione: Andrea Carteny, Stefano Lariccia, Chiara Lizzi, Daniel Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo. Proprietà: “Sapienza” - Università di Roma. Sede e luogo di trasmissione: Dipartimento di Storia moderna e contemporanea, P. le Aldo Moro, 5 - 00185 Roma tel. 0649913407 – e - mail: [email protected] Decreto di approvazione e numero di iscrizione: Tribunale di Roma 388/2006 del 17 ottobre 2006 Codice rivista: E195977 Codice ISSN 1973-9443

Transcript of Proprietà “Sapienza” - Il Progetto...

Page 1: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Direttore: Francesco Gui (dir. resp.).

Comitato scientifico: Antonello Biagini, Luigi Cajani, Francesco Dante, Anna Maria

Giraldi, Francesco Gui, Giovanna Motta, Pèter Sarkozy.

Comitato di redazione: Andrea Carteny, Stefano Lariccia, Chiara Lizzi, Daniel

Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Proprietà: “Sapienza” - Università di Roma.

Sede e luogo di trasmissione: Dipartimento di Storia moderna e contemporanea, P. le

Aldo Moro, 5 - 00185 Roma

tel. 0649913407 – e - mail: [email protected]

Decreto di approvazione e numero di iscrizione: Tribunale di Roma 388/2006 del 17

ottobre 2006

Codice rivista: E195977

Codice ISSN 1973-9443

Page 2: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

2

Indice della rivista

gennaio - marzo 2014, n. 30

UNIONE EUROPEA: UNA RIFLESSIONE DI ATTUALITÀ À

Presentazione di FG p. 4

Realizzare l’Unione Economica. Preparare la Convenzione. Agire subito Un contributo di “l’Università per l’Europa. Verso l’Unione Politica” p. 7

Unanimity in the Lisbon Treaty and way forward to boost European Integration

di Silvia Polidori p. 24

Approfondimenti e proposte di Paolo Ponzano p. 55

***

SAGGI E RICERCHE

La fondazione della città di L’Aquila di Andrea Casalboni p. 65

***

RECENSIONI

Mario Pani, Augusto e il Principato, Bologna, Il Mulino, 2013 di Giampiero Brunelli p. 94

G. Lacerenza (a cura di), 1510 – 2010 Cinquecentenario dell’espulsione degli ebrei dall’Italia meridionale. Atti del Convegno internazionale, Napoli, Università “L’Orientale”, 22-23 novembre 2010 di Massimiliano Venditti p. 100

Page 3: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

3

Breve storia del futuro, un libro di Jacques Attali, Fazi Editore, Roma, 2007 di Maria Antonietta Del Boccio Prosperi p. 107

Perché sono europeo. Studi per Giulio Guderzo, a cura di Simona Negruzzo e

Daniela Preda, Unicopli 2013, pp. 538 di Francesco Gui p. 117

Page 4: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

4 Presentazione

Presentazione

Nell’imminenza delle elezioni a suffragio universale diretto per il rinnovo del

Parlamento europeo, questo numero di «EuroStudium3w» riserva in apertura

una sezione dedicata ai temi per così dire strategici dell’Unione europea e in

particolare dell’unione politica.

In tale contesto, il primo documento, intitolato “Realizzare l’Unione

Economica. Preparare la Convenzione. Agire subito”, esprime gli orientamenti

emersi all’interno dell’iniziativa “L’Università per l’Europa. Verso l’Unione

Politica”, promossa da docenti di varie università italiane, ivi compresa la

Sapienza. Il significato e le attività della suddetta iniziativa, con indicazione dei

partecipanti, sono consultabili sul sito www.universitapereuropa.eu, curato in

particolare da Franca Gusmaroli, a cui vanno sentiti ringraziamenti. Il

documento è stato preparato con il contributo, fra gli altri, di Carmelo Cedrone,

Umberto Triulzi, Maurizio Franzini, Sandro Guerrieri, Francesca Longo e

Francesco Gui. Il testo verrà sinteticamente presentato in occasione

dell’incontro, consultabile nel sito, previsto per il giorno 8 maggio alla facoltà di

Lettere della Sapienza, a cui interverranno, come graditi ospiti, il presidente

Giuliano Amato e il dirigente della Presidenza del Consiglio, Francesco

Tufarelli, oltre a numerosi docenti e ricercatori.

La finalità dell’elaborato è di fornire un contributo sia in vista della

prossima legislatura, caratterizzata dal nuovo sistema di nomina/elezione del

presidente della Commissione, sia dell’auspicata nuova Convenzione della

riforma dei trattati attuali, che dovrebbe prendere le mosse nell’anno 2015. Al

tempo stesso, il documento propone misure che dovrebbero essere adottate a

trattati invariati, sempre al fine di contribuire a realizzare, in primo luogo, il

completamento dell’Unione economica e monetaria (Uem), ancora in fase di

lenta e travagliata attuazione, a causa delle resistenze che vi si oppongono, ma

anche delle inadeguatezza istituzionale dell’Unione.

Il secondo documento, in lingua inglese, dal titolo “Unanimity in the

Lisbon Treaty and way forward to boost European Integration”, è dovuto alla

cortese, graditissima collaborazione della dottoressa Silvia Polidori, legal advisor

presso la Commissione europea, che si è avvalsa della consulenza del collega

Paolo Ponzano, oggi docente all’Istituto universitario europeo di Firenze.

L’esposizione affronta precisamente il “nodo” problematico forse più

importante per il funzionamento delle istituzioni europee, ovvero l’esercizio del

diritto di veto, concesso ai singoli Stati membri in ambiti di vitale importanza.

Malgrado le obiezioni di coloro che ritengono il diritto di veto non ostativo, di

Page 5: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

5 Presentazione

fatto, dei processi decisionali, perché, ove si riscontri un consenso di fondo, ed

anche per evitare ritorsioni, raramente i governi vi fanno ricorso, tuttavia il

problema sussiste: dato il numero dei paesi membri dell’Unione ed anche in

previsione di possibili momenti di grave dissenso, tale diritto risulta un fattore

negativo e potenzialmente ricattatorio rispetto ad un processo di unione

politica, ormai invocato da ogni parte, che deve necessariamente risultare

efficiente, ovvero in grado di produrre decisioni nei tempi e nei modi più

efficaci.

Il testo curato da Silvia Polidori mette pertanto in evidenza tutti gli

articoli dei trattati di unione attualmente vigenti, a seguito della ratifica dei

trattati di Lisbona, che prevedono il diritto di veto. Un diritto che, andando a

cumularsi con la presenza dei rappresentanti di ogni stato membro in tutte le

istituzioni dell’Unione, contribuisce ad accrescerne le attuali difficoltà di

funzionamento. Di qui una ragione non secondaria di quella che oggi viene

considerata la crisi dell’Unione.

A conferma, nonché a titolo di curiosa quanto significativa constatazione

in argomento, si può ricordare come proprio recentemente il commissario

europeo alla fiscalità e all’unione doganale, il lituano Algirdas Šemeta (eppure

la piccola Lituania dovrebbe tenerci ai diritti di veto, che le danno

un’importanza straordinaria per essere un paese di meno di tre milioni di

abitanti…), si è rivolto al Senato francese con espressioni molto appassionate:

“Il convoglio va alla velocità del più lento – ha lamentato – perché le decisioni

all’unanimità consentono a certi paesi di rimandare le decisioni per anni e anni!

Ma come si fa andare avanti in questo modo, man mano che l’integrazione si

approfondisce?”. In effetti, se lo dice persino Šemeta…

Al testo di Polidori fanno seguito, opera di Paolo Ponzano, che

ringraziamo altrettanto sentitamente: 1) una scheda sintetica, in italiano, sul

voto unanime nel Trattato di Lisbona; 2) la copia (in allegato “cliccabile”) di una

ricognizione dei diritti di veto previsti dal trattato costituzionale approvato nel

2004, ma rimasto privo di attuazione a causa dei referendum negativi francesi e

olandesi; 3) la copia, sempre in link, di una nota sulle ragioni del voto a

maggioranza, fornita alla Commissione; 4) una nota in tema di riforma dei

Trattati Ue; 5) l’introduzione al seminario tenutosi a Fiesole l’11 novembre 2013,

presso l’Istituto universitario europeo, dal titolo: “Revising Europea Treaties”,

promosso sempre da Ponzano insieme ai colleghi europei Adrienne Héritier e

Bruno de Witte.

Nell’augurare buona lettura, sia consentita un’annotazione, o

giustificazione conclusiva. L’importanza fondamentale dei prossimi

appuntamenti per l’Unione europea ha consigliato un simile sconfinamento nel

presente, e nel futuro, da parte di una rivista storica come «EuroStudium3w»,

Page 6: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

6 Presentazione

anche perché, almeno così si spera, la consapevolezza delle imponenti sfide

dell’oggi potrà forse incoraggiare lo studio e soprattutto la didattica! della storia

e della cultura dell’integrazione europea nelle scuole e nelle università. Una

bonanza a tutt’oggi ancora largamente negata ai giovani cittadini europei di

nascita italica, anche negli ambienti assai vicini a questa pubblicazione. Eppure

le elezioni del parlamento continentale, a suffragio universale diretto, non sono

nuovamente alle porte? Ma come si farà poi a prendersela con l’Europa se

neanche la si conosce?

fg

Page 7: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

7 Realizzare l’Unione economica

Realizzare l’Unione Economica.

Preparare la Convenzione.

Agire subito Un contributo di “l’Università per l’Europa. Verso l’Unione Politica”

«…cette proposition réalisera les premières assises concrètes

d'une Fédération européenne indispensable à la préservation de la paix»

Dichiarazione Schuman, 9 maggio 1950

“Il metodo intergovernativo deve essere sostituito con il metodo della comunità”

Jürgen Habermas

Premessa

L’Unione europea sta attraversando uno dei periodi più difficili del suo

percorso ultracinquantenario. Le politiche di rigore imposte, in particolare

nell’area Euro, per il contenimento dei disavanzi pubblici e la grave crisi

recessiva in cui versa la gran parte dei paesi membri non solo hanno sollevato

pesanti critiche sul funzionamento delle istituzioni dell’Ue e sulla loro capacità

di gestire la governance economica europea, ma hanno anche messo in

discussione i valori di fondo e quanto sin qui realizzato del processo di

integrazione. L’assenza, tanto a livello europeo che nei singoli paesi membri, di

segnali incoraggianti che possano indurre a fare sperare in una definitiva uscita

dalla crisi e nell’avvio di modifiche significative nella governance europea rende

il quadro evolutivo di riferimento ancora più incerto.

Appare pertanto necessario – dato anche l’approssimarsi di importanti

eventi, quali le prossime elezioni del Parlamento europeo, la presidenza

Page 8: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

8 Realizzare l’Unione economica

semestrale dell’Italia del Consiglio dell’Ue, nonché l’annunciata Convenzione

per la riforma dei trattati attuali - richiamare l’attenzione delle autorità di

governo italiane e dell’Unione sulla necessità di definire una strategia di

rilancio delle politiche dell’Ue che possa a sua volta essere di aiuto ai paesi

membri, contribuendo a portare a termine le riforme strutturali concordate e a

trovare le risorse finanziare necessarie per far ripartire la crescita, il progresso

tecnologico e l’innovazione.

Al tempo stesso risulta assolutamente urgente richiamare il valore della

cittadinanza europea, coinvolgendo in primo luogo i giovani, gli studenti, gli

intellettuali, gli operatori, gli organi di informazione e l’opinione pubblica nel

suo insieme, al fine di rilanciare l’impegno di partecipazione alla dimensione

europea, nella consapevolezza che l’Unione europea è in primo luogo il

progetto di un più alto grado di civiltà, come annunciato nel Manifesto di

Ventotene1. E dunque un obiettivo eminentemente politico ispirato ai principi

democratici e alla cultura della tutela dei diritti dell’uomo, suscitatrice di

energie solidali, garantiste e creative. Tale obiettivo costituisce il necessario, e

non opzionale, compimento dei processi di emancipazione delle nazionalità

europee, riscattandoli dalle colpe sanguinarie dei nazionalismi novecenteschi e

proponendosi come modello di pace e di progresso per il resto del pianeta2. La

1 Costituisce un dato culturale assai significativo che la figura di Altiero Spinelli, notoriamente

uno degli autori del Manifesto (scritto al confino insieme a Ernesto Rossi ed altri antifascisti), poi

commissario e parlamentare europeo, venga ormai considerata riferimento prioritario per molti

esponenti politici europei, come dimostra la costituzione dello “Spinelli Group” a Bruxelles, cui

aderiscono importanti personalità di vari paesi dell’Unione. Non a caso, dal seno dello “Spinelli

Group”, per iniziativa dell’eurodeputato inglese Andrew Duff, è emersa la proposta di Legge

Fondamentale da sottoporre all’annunciata Convenzione per la riforma degli attuali trattati

dell’Unione, in base all’art. 48 del trattato sull’Unione europea. Nella premessa si afferma che la

Fundamental Law risulta inevitabile e necessaria - pur tenendo conto delle resistenze che

potrebbero venire opposte, come accaduto con il trattato costituzionale – al fine di stabilizzare

l’unione monetaria, nonché trasformare l’eurozona “into a fiscal union run by a federal

economic government”. In caso contrario verrebbe addirittura minacciato “the Eu’s very

survival”. 2 L’esistenza dell’Unione, richiamandosi a Ernest Renan e alla sua concezione della nazione, è

un plebiscito di tutti i giorni. Ed è anche il giorno della memoria tutti i giorni, non di uno

soltanto. L’aspetto suggestivo, ma anche problematico - come è stato richiamato in un recente

convegno tenutosi all’università di Padova per iniziativa di Gilberto Muraro, con la

partecipazione di Romano Prodi - è che la coscienza della necessità del completamento del

processo di emancipazione delle nazionalità nell’unità dell’Europa è stata presente fin dagli

anni Trenta dell’Ottocento, ovvero al momento della fondazione della “Giovane Europa” di

Giuseppe Mazzini, cui aderirono patrioti di diversi paesi. Per non dire del celebre discorso di

Victor Hugo al congresso internazionale per la pace di Parigi del 1849 (“Un jour viendra…”) o

del congresso per la pace e per gli Stati Uniti d’Europa, tenutosi a Ginevra nel 1867 con

Page 9: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

9 Realizzare l’Unione economica

federazione europea come presupposto per il mantenimento della pace

costituisce infatti parte integrante della Dichiarazione Schuman, a partire dalla

quale è iniziato il percorso di unificazione: rinunciare ad essa significherebbe

non tener fede ai patti sottoscritti3. Di qui il dovere di proseguire sulla strada

intrapresa e di adottare soluzioni idonee e rigorose, tanto nei singoli paesi che a

livello dell’Unione, miranti al progressivo raggiungimento del traguardo

additato dai padri fondatori, nonché prefigurato dagli spiriti più nobili delle età

precedenti.

Il presente documento viene proposto all’interno dell’iniziativa

denominata “L’Università per l’Europa. Verso l’Unione politica”, che raccoglie

docenti e ricercatori di numerose università italiane, i quali hanno concordato

di dedicare singole iniziative di approfondimento in merito ai “nodi” strategici

attorno a cui si registra l’attuale impasse dell’Unione, nonché ai possibili

strumenti per risolverli positivamente. L’iniziativa viene realizzata in

collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea,

l’Istituto Affari Internazionali, l’Associazione Universitaria di Studi Europei,

EurActiv ed altri enti e associazioni (come si desume dal sito dedicato).

L’approccio complessivo condivide la convinzione che l’oggetto

prioritario su cui oggi concentrare l’attenzione sia l’Unione economica e

monetaria, ovvero l’attuazione di quell’impegno assunto dai trattati europei di

cui è stata realizzata la parte monetaria, mentre quella economica resta ancora

largamente disattesa, con le conseguenze che tutti conoscono. Tale convinzione,

lungi dal limitarsi alla valutazione degli aspetti strettamente economici, esige

che l’Uem venga realizzata con adeguati strumenti istituzionali di tipo

democratico, come assicurato dai trattati stessi. E che pertanto l’obiettivo

comporti un decisivo passo in avanti, di tipo che si direbbe monnettiano-

spinelliano, sul terreno dell’unione politica, di naturale federale. Del resto, i

valori fondanti dell’integrazione europea risultano più volte ricordati nei

Trattati istitutivi e ripresi più di recente dagli obiettivi definiti in Europa 2020.

Senza omettere quindi di indicare le soluzioni raggiungibili a trattati

attuali, si ritiene che l’istituzione di un vero governo dell’economia europea sia

Garibaldi alla presidenza. Per parte sua, Kant stesso, nel rinomato Per la pace perpetua, aveva

individuato i pericoli non solo dei conflitti di potenza, ma anche del colonialismo. 3 Il significato del patto originario convenuto negli anni Cinquanta, cui Jean Monnet diede un

contributo insostituibile, è confermato dall’impegno profuso dall’ideatore delle Comunità

all’interno del Comitato per gli Stati Uniti d’Europa, da lui fondato e promosso. Chi oggi

rinunci all’obiettivo o intenda metterlo in forse, fosse anche per ragioni di occasionale

convenienza politica, rischia di ledere il rapporto di fiducia reciproca instaurato fin dalle origini

del processo di unificazione, mirante in ultima istanza alla federazione europea. Un azzardo, in

definitiva, molto pericoloso quanto disorientante per l’opinione pubblica. Pacta sunt servanda.

Page 10: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

10 Realizzare l’Unione economica

essenziale per porre le basi verso le tappe successive, quali la federalizzazione

di tutte le politiche di interesse comune, nonché della politica estera e di

sicurezza, su cui i trattati rivelano le maggiori resistenze avanzate dagli stati

membri. Taluni significativi obiettivi possono tuttavia essere perseguiti nel

frattempo anche in questo campo.

Un Paese quale l’Italia, purché consapevole e motivato – grazie anche ad

un intensificato dialogo fra istituzioni, università, media e opinione pubblica –

sarà auspicabilmente in grado di esprimere un’intelligente e decisiva

mediazione, come già avvenuto in passato in altri momenti decisivi della

costruzione europea.

I dati di fatto e i perché di una crisi

In via prioritaria, vanno tenuti in considerazione i seguenti aspetti:

1) Gli attuali trattati dell’Unione contengono delle fondamentali ed inequivoche

affermazioni di principio e di intenti, fra cui:

- democrazia, uguaglianza, stato di diritto

- libertà, sicurezza, giustizia senza frontiere interne, libera circolazione

delle persone, prevenzione delle criminalità e lotta contro di essa

- economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena

occupazione, al progresso sociale

- tutela dell’ambiente, promozione del progresso scientifico e tecnologico

- promozione della coesione economica, sociale e territoriale e solidarietà

fra gli Stati membri, nel cui contesto “L’unione istituisce un’unione economica e

monetaria la cui moneta è l’euro”.

- esercizio di una politica estera e di sicurezza comune.

In ambito istituzionale si afferma inoltre che il funzionamento

dell’Unione si fonda sulla democrazia rappresentativa, in cui i cittadini sono

direttamente rappresentati nel Parlamento europeo, mentre gli stati sono

rappresentati nel Consiglio europeo e nel Consiglio, laddove “i partiti politici a

livello europeo contribuiscono a formare una coscienza politica europea e ad

esprimere la volontà dei cittadini dell’Unione”.

2) Al tempo stesso, malgrado i fini suddetti e la dichiarata adesione ai principi

della democrazia, l’attuale assetto istituzionale si presenta carico di non poche

contraddizioni, con il risultato di concorrere pesantemente a generare l’impasse

che è alla base della crisi attuale di fiducia e della condizione economica

complessiva. Infatti, come si può spiacevolmente constatare:

Page 11: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

11 Realizzare l’Unione economica

- a fronte di un pur imperfetto bicameralismo Parlamento-Consiglio, non

esiste un governo dell’Unione adeguatamente legittimato e dotato di poteri

decisori, il quale possa attuare una politica per l’UeM ed assolvere agli altri

compiti previsti dai trattati, o tanto meno assicurare una coerente politica estera

e di sicurezza comune, se non quella guidata dall’Alto rappresentante per la

stessa, nonché vicepresidente della Commissione, definito dai trattati

“mandatario del Consiglio”

- la struttura istituzionale dell'Ue non rispetta il principio della

separazione dei poteri poiché la Commissione europea partecipa ai tre poteri

(legislativo, esecutivo e, in parte, giudiziario), il PE non ha il diritto di iniziativa

legislativa, ci sono due esecutivi (Commissione e Consiglio) ed il Consiglio

europeo agisce al di là delle sue funzioni, in materie al di fuori delle

competenze Ue (decisioni di politica economica su pensioni, salari, impieghi

pubblici, ecc..)

- il processo decisionale e legislativo è ostacolato da ben 82 diritti di veto, a

disposizione dei governi nazionali, i quali possono esercitati in ambiti

semplicemente strategici4

- tutte le istituzioni dell’Unione, anche per effetto dei successivi

allargamenti, restano troppo pletoriche e poco efficaci nell’esercizio delle

proprie funzioni5

4 Tra gli altri: le nomine per le istituzioni europee, le cooperazioni rafforzate e le clausole dette

“passerelle; lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia; i diritti di cittadinanza e i diritti

fondamentali; la politica sociale e la protezione dell'ambiente; la fiscalità; la politica estera, di

sicurezza e difesa comune; gli accordi internazionali. Si allega in proposito un testo preparato

da Paolo Ponzano e Silvia Polidori. 5 La Commissione, potenziale governo dell’Unione, è composta di un membro per ogni stato

dell’Unione, con la conseguenza di una configurazione assembleare non compatibile con le

esigenze e l’esercizio di un potere esecutivo. Tanto più che, come osservato anche recentemente

dall’eurodeputata Sylvie Goulard, 22 commissari su 28 rappresentano meno di un terzo della

popolazione europea. Quand’anche ciò fosse relativamente significativo per via del fatto che i

commissari non rappresentano giuridicamente i propri paesi e raramente votano all’interno

della Commissione, resta indubitabile l’esigenza di ridurne il numero per rafforzarne la

collegialità, attribuendo al presidente della Commissione la scelta dei propri “ministri”, da

sottoporre all’approvazione parlamentare. Anche la Csu bavarese ha recentemente posto nel

suo programma la riduzione del numero dei commissari; né il principio della rotazione,

peraltro recentemente disapplicato, appare adeguato all’esigenza di rappresentatività ed

efficienza. Recentemente l’importante federazione di imprenditori inglesi Eef ha

costruttivamente lamentato l’inefficienza derivante dall’eccessivo numero di commissari,

operanti spesso senza coordinamento anche su materie fra loro overlapping.

Lo stesso vale per organismi fondamentali come la Corte di Giustizia e la Corte dei Conti, con il

risultato di scoraggiare ulteriori passi in avanti nel processo di unificazione e di incentivare le

resistenze a causa degli evidenti difetti nella composizione di tali istituzioni.

Page 12: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

12 Realizzare l’Unione economica

- - i partiti politici risultano ancora realtà piuttosto informi e non regolate

da statuti a livello dell’Unione, anche in tema di finanziamenti e uso delle

risorse, tali da accreditarli e metterli in condizione di contribuire pienamente

all’espressione della volontà generale6

- manca oltretutto una procedura elettorale uniforme, benché prevista già

al momento della costituzione della Comunità economica europea, né le forze

politiche nazionali operano per avvicinare le diverse legislazioni all’obiettivo

comune.

3) Tutto ciò concorre a spiegare perché, anche al di là della buona o cattiva

volontà nel procedere sulla strada dell’integrazione:

- l’unione economica, pur istituita, non è stata realizzata7

- benché l’euro sia la moneta dell’Unione, solo 18 stati ad oggi ne fanno

parte, con evidenti effetti distorsivi sui processi decisionali

- il bilancio dell’Unione resta risibile, né si prevedono strumenti finanziari

comuni per fronteggiare la grave crisi attuale e per rilanciare gli investimenti ai

fini dello sviluppo tecnologico, della ricerca di nuove fonti energetiche e della

crescita8

- la politica estera e di sicurezza comune (Pesc), nonché la politica di

sicurezza e di difesa comune (Psdc), quale parte integrante della prima,

appaiono fortemente compromesse da quanto si afferma nell’articolo 4, c. 2, del

trattato sull’Unione, in base al quale “la sicurezza nazionale resta di esclusiva

Infine, il Parlamento europeo, come sottolineato dalla Corte costituzionale tedesca, potrebbe

risultare sminuito nella sua rappresentatività democratica dal principio della proporzionalità

degressiva; per cui l’elezione stessa del presidente della Commissione può esprimere esponenti

non realmente rispondenti alla volontà generale, con conseguente potenziale discredito delle

istituzioni dell’Unione da parte del populismo antieuropeo, nonché con pericoli di

condizionamento da parte dei paesi grandi nei confronti dei paesi piccoli nel corso delle

campagne elettorali. Il tema richiede una specifica riflessione, per il perseguimento di

miglioramenti equilibrati e costruttivi. 6 Il tema dei partiti politici europei è stato affrontato in un articolato convegno organizzato

presso l’università di Genova nei giorni 30 e 31 gennaio 2014, ai cui risultati si rimanda per

ulteriori approfondimenti. 7 Le tessere mancanti alla realizzazione di una piena unione economica sono molteplici:

dall’armonizzazione del sistema fiscale alla definizione di un modello unico di protezione

sociale, alla vigilanza uniforme sul sistema bancario e finanziario, a nuove risorse proprie

gestite da un commissario-ministro ad hoc e controllate dal Parlamento europeo. 8 In tema di bilancio dell’Unione, gli atti del seminario organizzato il 29 novembre 2013,

nell'ambito de "L'università per l'Europa. Verso l’Unione Politica", dal Dipartimento di

Economia e Diritto della Sapienza, e in particolare dai docenti Maurizio Franzini, Francesca

Angelini e Elena Paparella, sono consultabili su «Aperta Contrada»

<http://www.apertacontrada.it/>.

Page 13: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

13 Realizzare l’Unione economica

competenza di ciascuno Stato membro”, come se la sicurezza dei singoli stati e

quella dell’Unione potessero venire nettamente separate9

- la prospettiva di nuovi allargamenti, alle condizioni attuali, rende ancora

più incerto il futuro delle istituzioni comuni, se non come luogo di confronto fra

stati sovrani, oltretutto estremamente eterogenei fra loro, con il risultato di

riaccreditare i cosiddetti direttòri e l’egemonia dei più forti. Al tempo stesso, e a

titolo di esempio, in base al principio di sovranità, stati minori come Malta

hanno potuto mettere in vendita la cittadinanza del proprio paese, che consente

la libera circolazione nell’Unione10

- i governi rivendicano un ruolo sempre più ingombrante, avvalendosi

delle attuali disfunzioni e aggravando pertanto la stasi istituzionale.

Recentemente il governo olandese, sulla scia di quello britannico, ha persino

avanzato richieste di rientro di competenze a favore degli stati nazionali, sia

pure senza mettere in discussione gli aspetti essenziali dell’Unione11

- addirittura, sul piano propagandistico, prendendo occasione dal

semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione, per un verso si accredita

l’esistenza di una presidenza dell’Unione che non esiste12, per l’altro si promette

ai cittadini di esercitare mediante tale mezzo un’improbabile influenza a livello

europeo, con il risultato di disorientare l’opinione pubblica13

9 Eppure il quadro globale complessivo, tanto economico che della sicurezza, mostra un

indebolimento evidente della leadership americana, sotto cui l’Europa si è finora largamente

adagiata, avvalorando la convinzione di nuovi e maggiori doveri spettanti all’Unione (si pensi

al ruolo crescente della Russia, sia nella vicenda siriana che ucraina, ma anche alle

incomprensioni fra India ed Italia, oltre che con gli Usa, indizio di crescenti ambizioni nei

Nuovi Mondi, se non di risentimenti verso il Vecchio). 10 Per quanto cara, l’isola venderà la cittadinanza maltese e di conseguenza europea a 650 mila

euro a richiedente. La Commissione ha fatto sapere di non poter impedire tale pratica né a La

Valletta né ad altri paesi, in «EuObserver» del 14 novembre 2013, anche se la controversia è

ancora in corso. 11 Il ministro degli Esteri olandese Frans Timmermans si è fatto notoriamente portatore di tali

istanza, convocando tra l’altro una riunione di rappresentanti dei vari governi europei, forse

anche allo scopo di fronteggiare il populismo interno al suo paese. 12 Wikipedia si è sentita in dovere di creare un’apposita voce per smentire l’esistenza della

dizione “Presidenza dell’Unione europea”, erroneamente ricorrente anche nella stampa

anglosassone, oltre che persino ai massimi vertici della politica italiana: “There is, simply, no

President of the European Union as a whole”,

http://en.wikipedia.org/wiki/President_of_the_European_Union. Eppure anche i notiziari del

Ministero degli Affari Esteri continuano a decantare una supposta presidenza italiana della Ue

(su cui una lettera aperta alla ministra Mogherini consultabile sul sito

www.universitapereuropa.eu). 13 Cfr. nella rivista on-line «Federalismi.it» l’intervento in proposito di Carlo Curti Gialdino

(Editoriale del 06/11/2013 - Sommario Nr. 22 - Anno 2013), nonché Rocco Cangelosi in

Page 14: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

14 Realizzare l’Unione economica

- la complicazione istituzionale dell’Unione, che è frutto di successivi

trattati mai evoluti in una carta costituzionale, oltre che della contaminazione

fra modelli (federalismo, funzionalismo, confederalismo), mantiene i cittadini

europei in uno stato di grave misconoscenza nei confronti di un livello pur così

determinante, quanto inafferrabile (l’Europa…) della vita collettiva

- Le forze politiche e di governo, per lo meno in Italia, non incoraggiano

una diffusa formazione alla dimensione europea, né a livello scolastico, né nei

programmi universitari, né nelle attività di comunicazione (di qui tra l’altro i

pesanti effetti negativi prodotti al momento del cambio della lira con l’euro, che

hanno aggravato la crisi al momento del suo prodursi14). Tanto meno

configurano le proprie scelte politico-istituzionali interne, ivi comprese le leggi

elettorali, in modo da adattarsi al meglio alla partecipazione alla dimensione

europea

- A ciò si aggiunga il pressapochismo dei media, che diffusamente non

distinguono, a titolo di esempio, fra Unione europea e Consiglio d’Europa: un

dato di fatto inaccettabile per un paese che esige maggiore attenzione da parte

dell’Unione e aspira al tempo stesso a ruoli da protagonista15

- Di fatto, manca a tutt’oggi, soprattutto in Italia - dove si trascurano con

estrema superficialità le proposte provenienti da altri paesi (se non altro per

rinfacciare loro il mancato impegno nell’attuazione delle medesime16) - un serio

http://www.unita.it/mondo/breve-guida-al-semestre-europeo-br-meglio-non-farsi-troppe-

illusioni-1.527083. 14 Oltre agli effetti negativi sulla crescita dei prezzi al minuto, va ricordato che la “filosofia”

dell’euro, ostile all’inflazione e all’aumento della massa monetaria, si basa sull’estrema

efficienza di ogni livello della macchina amministrativa e produttiva, tenendo conto del fatto

che, in assenza di crescita di produttività, risorse aggiuntive possono essere reperite soltanto

con spending review e/o con il trasferimento di risorse da taluni ad altri, con evidenti pericoli di

conflittualità sociale. Salvo il ricorso al debito da parte degli stati, con il rischio di bancarotta,

per scongiurare la quale è stato introdotto tra gli altri il fiscal compact, da recepire nei dettati

costituzionali, almeno in Italia. 15 Come segnalato da docenti e ricercatori di “Università per l’Europa. Verso l’Unione politica”

ai rispettivi direttori, un giornale come «Il Corriere della Sera» ha confuso più volte il tribunale

di Strasburgo con quello di Lussemburgo, mentre «La Repubblica» lo ha fatto mostrando la foto

del primo e citandolo come se fosse il secondo. Ue, Ue, Ue: sotto la sigla di sapore

spensieratamente partenopeo vengono scambiate con disinvoltura, anche da parte delle agenzie

di stampa, realtà del tutto diverse. L’anomalia è stata rilevata anche da Giuliano Amato in una

recente commemorazione di Altiero Spinelli, davanti a giovani delle scuole romane, invitati

nell’Auletta della Camera. 16 Negli anni scorsi, la cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta più volte ispirata all’obiettivo

dell’unione politica europea, ripiegando successivamente, anche per ragioni elettorali, su

posizioni più moderate. Varrebbe tuttavia la pena di insistere nel mantenimento degli impegni

da parte del paese più influente dell’Unione almeno dal punto di vista economico, e tale

comunque da poter esercitare una pressione forse determinante sul partner più importante a

Page 15: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

15 Realizzare l’Unione economica

dibattito sul modello istituzionale ottimale, al fine di assicurare la credibilità e

la legittimità dell’assetto istituzionale dell’Unione. Carenze evidenti si

riscontrano peraltro anche in paesi decisivi come la Germania e la Francia17.

- Come conseguenza, tanto da noi che altrove, si deve lamentare uno

scarso grado di europeizzazione della campagne elettorali europee: molto

spesso prevalgono temi di carattere nazionale, i candidati risultano sovente

poco idonei (oltretutto manca un dialogo fra eletti ed elettori nel corso delle

legislature) e le consultazioni europee finiscono per rivelare tratti da “elezioni

di secondo ordine”. Di qui e per le ragioni suddette un calo costante del tasso di

partecipazione alle elezioni europee18). Vanno peraltro accolte con

soddisfazione e partecipazione, quale concreto inizio di cambiamento, le

candidature alla presidenza della Commissione avanzate da alcuni partiti

europei.

Resta pertanto indispensabile chiamare tutte le componenti della società

europea, non solo i tecnici o gli esperti, a “pensare l’Europa”, contribuendo ad

elaborare un progetto credibile e di ampio respiro per rafforzare l’Unione,

rispondendo alle esigenze dei cittadini e responsabilizzandoli al tempo stesso di

fronte al dovere che può essere definito etico dell’unità europea, contribuendo

al progresso economico e scientifico, nonché al governo pacifico del mondo nel

contesto delle Nazioni Unite.

livello internazionale e militare, e dunque oggettivamente più restio a cessioni di sovranità,

quale la Francia. 17 Come recentemente rilevato da J. Habermas, all’interno delle forze di governo tedesche, la

pretesa di conduzione semi-egemonica degli affari europei si accompagna alla difficoltà di

comprendere che “il metodo intergovernativo deve essere sostituito col metodo della

comunità”. Prosegue l’autorevole studioso: “Mentre l’assemblea dei capi di governo, legittimati

solo da elettori nazionali, è fatta per negoziare compromessi tra inamovibili interessi nazionali,

la formazione della volontà politica in un parlamento europeo diviso tra gruppi parlamentari,

rende possibile controbilanciare gli interessi nazionali con comunità d’interessi oltre le

frontiere”. Quanto alla Francia, l’accennata resistenza a cedere parti della sovranità, anche per

salvaguardare lo status internazionale e militare ereditato dall’ultimo conflitto mondiale, sia

pure rivelandosi contraddittoria con l’eredità monnettiana e del 9 maggio 1950, produce una

serie di annunci in favore del processo di unificazione, cui fanno seguito scarse proposte

concrete. Di fatto si procede con il metodo intergovernativo. Un quadro cui si è recentemente

aggiunta la dichiarazione tedesca di voler svolgere, per la prima volta dalla fine della guerra, un

ruolo maggiore nel campo della difesa, anche a livello internazionale. 18 La partecipazione è scesa dal 63% nella Comunità a 9, nel 1979, al 43% nell’Unione a 27, nel

2009. Il tasso risulta molto basso nei paesi dell’Europa centro-orientale, ma un calo di circa il

20% si è verificato anche nei tre principali paesi fondatori della Comunità europea: in Germania

(dal 65,7% al 43,3%), in Francia (dal 60,7% al 40,6%), in Italia (dall’84,9% al 65%).

Page 16: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

16 Realizzare l’Unione economica

In tale modo si potrà oltretutto fronteggiare il rischio che ad europeizzare

la campagna elettorale del 2014 risultino alla fine soprattutto le forze

antieuropee, portatrici di un messaggio populista di rifiuto del processo di

integrazione.

Che fare? Proposte in campo economico

Agire immediatamente

I paesi dell’Eurozona sono chiamati ad attuare, a norma del Trattato sul

contenimento del disavanzi pubblici, politiche di rigore fiscale che,

comprimendo la domanda, contribuiscono a contrarre ulteriormente i livelli

produttivi ed occupazionali allontanando nel tempo le possibilità di una ripresa

economica. Inoltre, come dimostrano i dati, quelle politiche producono l'effetto

di peggiorare il rapporto tra debito pubblico e Prodotto Interno Lordo, che è

uno degli indicatori principali della situazione critica della finanza pubblica. Se

i paesi dell’Ue non riprendono la via della crescita - di fatto l’unica strada che

può aiutare ad attuare le politiche di rigore e dare fiducia agli operatori e ai

mercati sulla sostenibilità delle politiche economiche nazionali di rientro dal

debito - nessuno degli impegni assunti dai paesi membri e richiesti dalla

Commissione potrà essere mantenuto.

Nell’immediato, e come segnale di un effettivo cambiamento nella

direzione delle politiche dell’Ue, occorre dare vita ad un patto per la crescita,

l’occupazione e la stabilità, che può essere finanziato con l’emissione di euro-

obbligazioni da parte del gruppo Bei (iniziative analoghe, se pure con importi

ancora modesti, sono state già avviate con i project bond). Il piano potrebbe

prevedere che ai paesi più virtuosi nelle politiche di contenimento del deficit di

bilancio sia consentito, anche prima della sua entrata in vigore, di effettuare

investimenti pubblici al di sopra della soglia del 3%19. Nell’accordare questa

deroga si potrebbe, sulla base di un sistema di regole comuni (golden rules),

tenere conto anche dell'occupazione di ciascun paese, in particolare quella

giovanile.

I paesi membri, da parte loro, devono avviare gli aggiustamenti diretti a

rimuovere gli eventuali ostacoli strutturali ad una crescita continua ed

19 Per quanto “stupidi” possano essere criteri numerici rigidi e precostituiti per assicurare la

stabilità, va tuttavia riconosciuto che, al di là dei momenti di crisi, che richiedono prontezza di

intervento, il rispetto di tali criteri costituisce una difesa della vita pubblica democratica rispetto

al prevalere delle forze finanziarie, di cui la prima rischia altrimenti di venire fin troppo

pesantemente condizionata. Ciò non toglie la necessità di un impegno, anch’esso, per così dire,

di tipo costituzionale, per lo sviluppo e l’occupazione, quale compare nello statuto della Banca

federale americana, nonché a suo tempo patrocinato da Jacques Delors.

Page 17: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

17 Realizzare l’Unione economica

equilibrata, oltre che al miglioramento del benessere sociale. Ciò vale in

particolar modo per l'Italia, con riferimento soprattutto alla razionalizzazione

della spesa pubblica e al miglior funzionamento della Pubblica

Amministrazione (che, insieme, dovrebbero consentire tra l'altro guadagni di

efficienza, e quindi liberazione di risorse da investire nei settori ove la spesa è

meno comprimibile, quali la sanità, la sicurezza, l’istruzione, le infrastrutture)

oltre che nel miglioramento dei sistemi formativi, da cui molto dipendono le

prospettive di successo competitivo delle imprese, in particolare quelle di

dimensione media e piccola.

E subito dopo

Meno urgenti ma non meno importanti sono una serie di interventi diretti a

dotare l'Unione europea di strumenti più efficaci per il governo dell'economia e

per garantire essenziali interventi in ambito sociale. Tali interventi possono

essere realizzati a trattati invariati o, in alcuni casi, con riforme o accordi

specifici.

Il governo dell’economia

Le misure dirette a migliorare il governo dell’economia dovrebbero mirare a

realizzare un sistema in grado, a livello macroeconomico, di far fronte in modo

efficace ai rischi di instabilità economica e finanziaria e, a livello

microeconomico, di rinforzare le caratteristiche strutturali del sistema

produttivo. In particolare, sono necessari i seguenti interventi:

a) Per la politica monetaria è necessario completare il mandato della Bce,

mettendola alla pari delle altre banche centrali, affinché possa agire come

creditore, federale20, di ultima istanza, come soggetto alla pari nei consessi

internazionali, come promotore della crescita e l’occupazione, come attore

dell’emergenza non solo per la salvaguardia delle banche, ma anche per

favorire gli investimenti, specie nelle Pmi.

b) Per la politica creditizia e finanziaria, occorre invece accelerare le procedure

per l’attuazione dell’Unione bancaria e del meccanismo unico di

sorveglianza europea, mentre per il meccanismo di intervento in presenza di

crisi bancarie, oltre ad anticiparne i tempi di attuazione, occorre rivedere le

20 Per il confronto fra Banca Federale Usa e Banca Centrale Europea può risultare utile, anche

per evitare facili semplificazioni, il documento allegato al sito di “Università per l’Europa”,

scritto da Giacomo Mazzei con la supervisione di Francesco Papadia, direttore generale per le

operazioni di mercato della Bce fra il 1998 e il 2012. In estrema sintesi, si può affermare che la

Fed è tenuta, come accennato, a promuovere l’occupazione, ma non sempre a sanare il debito

dei singoli stati.

Page 18: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

18 Realizzare l’Unione economica

modalità di intervento del Fondo di garanzia unico Srf (Single Resolution

Fund), che, così come approvato al vertice di dicembre 2013 per le situazioni

di “tail risk”, verrebbe a disporre di risorse insufficienti.

c) Per la governance economica in senso proprio relativamente all’Eurozona

occorre superare il metodo del coordinamento, che non ha prodotto i

risultati attesi, allo scopo di favorire una maggiore convergenza tra i sistemi

economici dei paesi membri. In particolare, occorre rafforzare il

coordinamento delle politiche fiscali in modo da affiancare a una politica

monetaria unica, una politica fiscale il più possibile unitaria e coordinata con

la politica monetaria. Una maggiore armonizzazione dei sistemi fiscali, in

particolare per quello che riguarda la fiscalità di impresa, è parte di questo

insieme di interventi.

d) Per rafforzare le caratteristiche strutturali occorre rilanciare, in modo

coordinato, politiche micro-economiche che finora hanno ricevuto scarsa

attenzione. In particolare occorre disegnare un sistema efficace e non

distorsivo di politiche industriali che individui alcuni settori strategici e

definisca le fonti di finanziamento; inoltre, appare necessario un rilancio

delle politiche per l’innovazione legato anche alla riconversione ecologica

del sistema economico, di cui è parte essenziale la politica energetica.

e) Per affrontare definitivamente il problema del debito sovrano, occorre

realizzare un meccanismo che, senza eliminare la responsabilità dei singoli

paesi sul debito, contribuisca ad “isolarlo” dalla speculazione finanziaria,

diversamente da come è avvenuto di recente con la crisi, una crisi solo per

ora sospesa, vista l’insufficienza dello Esm (European Solidarity Mechanism)

ad intervenire. Il debito nazionale viene convertito progressivamente fino ad

una quota massima del 60%, o per la parte eccedente il 60%, e detenuto in

un «conto debito consolidato», ma non negoziato (a diritto costante).

Politiche sociali e redistributive

Il principio di responsabilità, non solo degli Stati, ma anche dei cittadini

contribuenti, non può essere separato da quello di solidarietà, che deve

intervenire nel momento in cui viene meno per i cittadini il principio di

sussistenza. Infatti non può essere solo un problema della Grecia, o di altri paesi

in crisi, quello di far fronte alla sussistenza per una vita decorosa o di avere un

lavoro dignitoso. È un problema che deve coinvolgere tutti i cittadini e tutti i

paesi, in particolare quelli che maggiormente hanno beneficiato e beneficiano

dei limiti attuali dell’Uem. Inoltre l’Unione, in particolare l’Eurozona, se sarà completata, non potrà

continuare ad ignorare le conseguenze sociali delle politiche economiche messe

Page 19: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

19 Realizzare l’Unione economica

in atto, lasciandole a totale carico degli Stati. Sia per gli interventi economici che

sociali, occorrerà tener conto non solo dei parametri del patto di stabilità, ma di

una gamma più ampia di parametri macroeconomici (es. tasso di

disoccupazione, tasso di crescita, bilancia dei pagamenti, tasso di occupazione,

indicatori di povertà ecc.), sviluppando ulteriormente l’approccio introdotto

dalla Commissione nella sua Comunicazione del 2 ottobre 2013 sul

Rafforzamento della Dimensione Sociale dell’Uem. Le politiche sociali devono

procedere di pari passo con quelle economiche, anche perché è impossibile

garantire la stabilità dell’Uem senza interventi di protezione sociale e senza un

meccanismo redistributivo. Né si può pensare che le misure di austerità

diventino la regola, invece dell’eccezione. Occorre perciò un «meccanismo

assicurativo» dell’Eurozona, come proposto dal «Glienicker Group»21, che possa

far fronte alle conseguenze delle drammatiche recessioni economiche e/o degli

squilibri. Ad esempio:

- creazione di un sistema comune di sussidi alla disoccupazione,

complementare ai sistemi nazionali, eventualmente legato alla creazione di

regole comuni per il mercato del lavoro dell’Eurozona ed alla mobilità della

manodopera

- concessione di un reddito minimo per alcune fasce di persone al di sotto

della soglia di povertà22

- l’assicurazione e la fornitura di beni pubblici comuni e servizi nell’Eurozona

per garantirne la tenuta, in particolare nei periodi di crisi.

Agenda per la Convenzione. Le riforme dell’unione politica

21 Si veda il testo proposto dagli undici autorevoli economisti tedeschi, che ribadiscono la

persistente gravità della crisi, la non adozione di soluzioni adeguate e la necessità di procedere

nell’integrazione europea, in http://www.bruegel.org/nc/blog/detail/article/1173-towards-a-

euro-union. Detto da loro: “1. Responsible debtors need responsible creditors; 2. Responsibility

and solidarity go hand in hand, 3. Democracy and rule of law must be strengthened, 4.

Cohesion: Public goods must be provided”. Pertanto: “A Euro-Treaty for the Euro-Union”. 22 In tema di immigrazione si richiede attenzione alla gestione dei flussi migratori in ingresso

nell’Unione perché non sia declinata solo in termini di blocchi agli ingressi illegali, rispetti la

dignità delle persone mediante la creazione di corridoi umanitari, l’effettivo controllo del

rispetto dei diritti umani da parte dei paesi terzi partner negli accordi di rimpatrio, il controllo

effettivo del rispetto da parte di tutti gli stati membri del divieto delle pratiche di respingimento

collettivo, la trasformazione del mandato dell’Agenzia FRONTEX incrementando le sue

responsabilità e funzioni in termini di soccorso ed accoglienza.

Page 20: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

20 Realizzare l’Unione economica

In considerazione di tutto ciò, e in vista della Convenzione per la riforma degli

attuali trattati, dichiarata “Convenzione costituente” dall’Unione europea dei

federalisti e preannunciata per la legislatura europea che si aprirà dopo le

elezioni del prossimo maggio (in particolare per la primavera 2015), è

indispensabile introdurre precise innovazioni istituzionali, sostanzialmente

concordi con la proposta di Legge Fondamentale avanzata dallo Spinelli Group.

Vale a dire:

- la trasformazione della Commissione in un potere esecutivo, compatibile

con il modello federale, e tale da attuare come compito prioritario l’auspicato

governo dell’economia europea23.

- il rafforzamento del dialogo tra la Commissione e il Parlamento europeo

in tutti i settori della vita dell’Unione, concedendo al P. E. un esplicito diritto di

iniziativa legislativa24

- la progressiva eliminazione del diritto di veto non solo per l’Uem, ma

anche per le altre politiche dell’Unione

23 Tale obiettivo richiede, in alternativa: l’elezione popolare diretta del presidente della

Commissione, in grado di formare un governo proprio, con un ristretto numero di ministri,

come proposto dalla Cdu già nel congresso di Lipsia del 2011 (senza però precisare le modalità,

cosa del resto che nessuno si è finora peritato di chiedere), oppure l’elezione del presidente da

parte del Parlamento europeo sulla base dei risultati elettorali, con il Consiglio europeo nel

ruolo di presidente collettivo. Una specifica attenzione, al fine di valutarne gli aspetti più

rilevanti, può essere rivolta anche al modello svizzero, che vede tutte le componenti politiche

presenti nell’esecutivo e una presidenza a rotazione.

A proposito del ruolo della Commissione come “guardiano dei trattati” che, secondo taluni,

dovrebbe sconsigliarne la “politicizzazione”, Riccardo Perissich ha recentemente commentato

nel modo seguente in uno scambio di mail fra i partecipanti a “L’Università per l’Europa. Verso

l’Unione Politica”: “I Presidenti e i Commissari sono sempre stati non solo politici, ma

politicizzati. Tutti i Commissari, anche quelli che non avevano origini politiche, si sono sempre

affrettati a stabilire un’affiliazione con un gruppo del PE; i più attivi e visibili essendo i

britannici. Non è frequente, ma succede che la Commissione si divida secondo criteri partitici.

Del resto, anche quando le nomine venivano fatte esclusivamente dai governi tenevano conto di

un equilibrio politico; altrimenti lady Ashton non sarebbe dov’è. La nuova delicata procedura

lanciata dai partiti in vista delle elezioni aggiunge solo un carattere di pubblicità (e quindi di

legittimità) ad una situazione già esistente”. Si veda in argomento anche

http://www.csfederalismo.it/images/stories/discussion_papers/02_p.d.tortola_en.pdf, che

risponde alle obiezioni sopra accennate, riscontrabili tra l’altro nel paper di Heather Grabbe e

Stefan Lehne: "The 2014 European elections: Why a partisan Commission president would be

bad for the EU", in

http://www.cer.org.uk/sites/default/files/publications/attachments/pdf/2013/esy_commissionpr

es_11oct13-7937.pdf , del Centre for European Reform. 24 Da parte delle forze di governo tedesche è stato proposto qualche tempo addietro il diritto di

iniziativa anche per il Consiglio, così come del resto asserito nella Fundamental Law elaborata da

Andrew Duff.

Page 21: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

21 Realizzare l’Unione economica

- il completamento dell’adesione all’euro, che a norma dei Trattati è la

moneta di tutta l’Unione, da parte dei paesi che hanno preso l’impegno ad

adottarlo. Non possono esistere tre categorie: i paesi dell’euro, gli incerti, i paesi

in opting-out. Per questi ultimi vanno adottate precise disposizioni25

- la modifica del sistema di rappresentanza del Parlamento europeo, in

modo da rispettare tendenzialmente il principio “one man, one vote”, come

richiesto dalla Corte costituzionale tedesca, sia pure elaborando le formule

meno punitive per la rappresentanza dei paesi più piccoli26. Tale soluzione

renderebbe proponibile un “patto con il popolo tedesco”, in base al quale ad

una rappresentanza più equa farebbe riscontro il progresso dell’unione politica,

del resto preannunciato dalla stessa cancelliera, a cui si chiede di tener fede alle

sua stessa parola

- la ricomposizione della Corte di Giustizia e della Corte dei Conti, in

modo tale da renderle simili ad analoghe istituzioni federali, come quella

statunitense, emancipandole dal principio “one state, one vote”, per attribuirle

ad un numero ristretto di magistrati, di estrema competenza, visibili e noti al

pubblico, e dunque dotati dell’affidabilità necessaria ad esprimersi su tematiche

cruciali di comune interesse27. L’accesso alle Corti da parte dei singoli deve

essere reso più agevole

- la trasformazione del Consiglio in un Senato degli Stati, in grado di

rappresentare nella sua composizione anche le realtà regionali o subnazionali

sottostanti gli stati nazionali più grandi, avvalorando così il principio di

sussidiarietà, mentre il Consiglio europeo potrà divenire il presidente collettivo

dell’Unione28

25 Vanno messe a punto soluzioni per la fase di transizione e per i rapporti con gli opting-out,

evitandone i condizionamenti. Stando alla premessa della Fundamental Law dello Spinelli

Group: “Membership of the euro is taken as given once the convergence criteria are met.

Methods are proposed to closely associate the ‘pre-ins’ with the decisions of the eurozone. The

scope for opt-outs and derogations is minimised”. 26 A tal fine anche il Parlamento europeo, almeno nei momenti più importanti, potrebbe

decidere in base a maggioranze qualificate, tenendo conto della popolazione rappresentata dai

deputati, analogamente a quanto previsto per il Consiglio. 27 Un seminario sul tema “one state, one vote” è stato promosso all’università di Bologna, da

Lucia Serena Rossi, in data 6 novembre 2013. 28 La Fundamental Law propone che il presidente del Consiglio europeo venga scelto per

votazione all’interno del Consiglio stesso, per la durata di mezza legislatura, come accade per il

Parlamento, mentre oggi il presidente stabile è persona di provenienza esterna. Un’ipotesi da

valutare, tenendo peraltro conto di come verrà configurata la presidenza della Commissione.

Un’altra ipotesi prevede la fusione della carica di presidente della Commissione con quella di

presidente del Consiglio europeo.

Page 22: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

22 Realizzare l’Unione economica

- la regolamentazione del sistema dei partiti attraverso l’approvazione di

appositi statuti, anche in tema procedure interne e di finanziamenti, tale da

legittimarne pienamente il ruolo di vettori della volontà generale, anche

attraverso la formulazione dei “programmi di legislatura”, atti ad accrescere

l’interesse degli elettori, nonché di liste europee, come proposto nel progetto di

Fundamental Law29. A tale regolamentazione va aggiunta la procedura elettorale

uniforme per le elezioni del Parlamento europeo

- la realizzazione di politiche comuni rispetto all’energia, alla ricerca,

all’immigrazione e alla tutela dei diritti sociali, con la previsione di sanzioni per

gli stati inadempienti, come oggi avviene per le questioni di bilancio

- il previsto inserimento del fiscal compact nel contesto istituzionale

dell’Unione, il quale richiede tuttavia talune modifiche ai trattati per

assicurarne le basi giuridiche

- la promozione del multilinguismo e di una lingua franca comune, come

auspicato dallo stesso presidente tedesco, Joachim Gauck, nel febbraio 2013, al

fine di favorire la comprensione reciproca nella res publica europea30

- il rafforzamento della Politica estera e di sicurezza comune e della

Politica di sicurezza e difesa comune, prevedendo la presenza unica

dell’Unione negli organismi internazionali, il coordinamento della difesa, la

gestione dell’Agenzia degli armamenti sotto il controllo delle istituzioni

comuni, in vista dei doverosi passi successivi, secondo linee già prefigurate nel

congresso della Cdu di Lipsia del 201131

29 La proposta di liste politiche europee, avanzata dal cosiddetto progetto Duff, potrebbe

risultare in grado di rafforzare la qualità dei partiti come attori politici sovranazionali, dando

risalto ai loro progetti. 30 Discorso tenuto al castello di Bellevue. Il presidente ha anche affermato: “Wir brauchen eine

weitere innere Vereinheitlichung. Denn ohne gemeinsame Finanz- und Wirtschaftspolitik kann

eine gemeinsame Währung nur schwer überleben. Wir brauchen auch eine weitere

Vereinheitlichung unserer Außen-, Sicherheits- und Verteidigungspolitik, um gegen neue

Bedrohungen gewappnet zu sein und einheitlich und effektiver auftreten zu können. Wir

brauchen auch gemeinsame Konzepte auf ökologischer, gesellschaftspolitischer - Stichwort

Migration - und nicht zuletzt demografischer Ebene”. Il concetto di Lingua franca,

presumibilmente identificabile con l’inglese, che permetterà di intensificare la comunanza con

gli Usa e molte aree del mondo, richiede una standardizzazione della lingua usata in comune ed

una regolamentazione dell’uso della stessa, al fine di consentirne la piena comprensione al

pubblico più vasto possibile. Un compito assai suggestivo per linguisti, traduttori ed esperti cui

dedicarsi da subito. 31 Come si legge nel documento congressuale della Cdu del 2011, “The political union includes a

common foreign, security and defence policy that should lead to joint European defence and, in

the long-term, to a defence union using European armed forces. We want to strengthen

Europe’s role as a force for peace in the world. For the European Union, as for its Member

Page 23: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

23 Realizzare l’Unione economica

- Appare infine indispensabile avviare un riflessione sul ruolo e

sull’auspicabile rafforzamento istituzionale del Consiglio d’Europa, come sede

di condivisione delle decisioni fra i partner di un’Europa che comprende tanto la

Ue che la Russia, che la Turchia; nonché in merito a forme di

istituzionalizzazione dei rapporti fra Usa ed Ue, al di là dell’instaurazione di

un’area di libero scambio, oggi in fase di negoziazione.

Unione politica. Non meno

Vale la pena di convincersi. La difesa dei legittimi interessi degli individui e

delle nazioni europee passa attraverso la realizzazione dell’Unione economica e

monetaria nel quadro dell’unione politica. Le esigenze di progresso, gli

spostamenti di forza nel contesto internazionale, l’aspirazione ad un più alto

livello di civiltà lo impongono.

L’unione politica, infatti, è la condizione indispensabile per poter

sostenere in modo non subalterno il confronto con i poteri in ascesa del XXI

secolo; al tempo stesso, è la premessa per un rafforzamento del ruolo

dell'Europa come potenza civile, in grado di promuovere partnership

economiche e politiche con il resto del mondo nel quadro di un "dialogo tra le

civiltà" che eviti il sorgere di nuovi conflitti e l'aggravamento di quelli attuali32.

La Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 – vale la pena di ripeterlo -

ha indicato la federazione europea come obiettivo imprescindibile per gli

europei usciti dai devastanti conflitti mondiali e li ha impegnati a perseguirlo

come firmatari dei trattati successivamente sottoscritti. Il perseguimento dello

stato federale europeo, pur nella diversità delle soluzioni istituzionali che

potranno essere adottate, malgrado colpevole la lentezza dei tempi della sua

realizzazione, non può e non deve essere rinnegato da nessuno che intenda

assumere compiti di guida nell’Unione.

In caso contrario si perde la stella polare che ha guidato e deve continuare

a guidare generazioni di europei. Essa esige pertanto di radicarsi anche in ogni

singolo cittadino come impegno etico, intellettuale, civile e politico.

States, domestic and foreign policy issues are intertwined. The European Union is our answer to

globalisation, so that Europe can assert itself both at home and abroad”.

32 Non può esser nemmeno passato sotto silenzio quanto dichiarato dal presidente Obama in un

recente intervista al «Corriere della Sera»: in sintesi (e lasciando stare la solite asserzioni

dell’intervistatore su un’Italia che avrebbe preso la “guida” della Ue, assumendone la

“presidenza” per un semestre..) per il presidente Usa la paura peggiore nasce, ancora più che

per le tensioni in Ucraina, dal pericolo di un possibile attacco terroristico di natura nucleare (o

almeno con dispersione di uranio) nella città di New York. Dopodiché nessuno esclude, si deve

aggiungere, che il pericolo possa incombere anche su qualunque metropoli europea.

Page 24: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

24 Realizzare l’Unione economica

Page 25: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

24 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

Unanimity in the Lisbon Treaty and way forward to boost

European Integration di Silvia Polidori

Legal Advisor at the European GNSS Agency

Introduction

Nowadays Council and European Council decisions are still adopted in part

upon unanimity vote legal basis.

Even though this represents an exception in the Treaties and member

states generally tend not to exercise their veto right also in reality, the

unanimity still represents a decisional blocking threat. It can be a serious

obstacle against the correct functioning of the institutions, linked to the risks of

corruption and blackmail that it allows, especially in moments of crisis.

For this reason, a step forward to boost European integration through an

increase of the majority decision method would imply avoiding this kind of

inconvenient.

Legal overview and analysis

The provisions of the Lisbon Treaty33 which foresee a unanimous vote by the

Council, or in other limited cases by the European Council, are 68 (13 as to TEU;

55 as to TFEU). They rise to 82 if we consider all the matters under unanimity,

e.g. Article 153.2 on social policy foresees four different matters to which

unanimity applies. A complete overview of those legal bases is provided below

per each Treaty, including their legal reference, subject and some specific

33 Including the Treaty on the European Union (TEU) and Treaty on the functioning of the

European Union (TFEU).

Page 26: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

25 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

comments, justifying the current use of the unanimity and supporting a

possible switch to the majority decisional method.

The matters mostly related to the unanimity decision rule are the

institutional ones, the enhanced cooperation and “passerelle” clauses, freedom,

security and justice space, citizenship and fundamental rights, and common

foreign, security and defence policy.

The decisions adopted by qualified majority by the Council represent only

20% of the measures with a legal majority basis. Nevertheless, this remaining

80% of decisions are often adopted by unanimous vote. This provides two

advantages: on one side, those decisions are adopted more rapidly; on the

other, the content of such decisions is generally more ambitious than the one

related to the decisions taken unanimously according to a legal unanimity basis.

Such consensus is the concrete expression of European integration,

meaning to allow various interests converging in a common aim, which is

translated in the legal measure adopted.

Reasons in support of a switch from unanimity to majority decisional method

Already 10 years ago, during the preparatory works of the Convention on the

Constitutional Treaty, several reasons supporting the majority votes have been

highlighted in a reflection note by the European Commission34 .

They can be summarised as follows:

- The progressive introduction of the majority vote was already

foreseen in the Treaty of Rome, representing its legal basis. Nevertheless,

the “empty chair” crisis in 1966 and the related Luxembourg compromise

confirmed the unanimity exception for decisions involving a very important

interest of a member state. This proves that trends of protection by the

member states of their own decisional powers have been recurrent in the

history of the European Union.

- The qualified majority is implicit in the Community method.

- The more the number of member states increases, the more the

qualified majority is needed, in order to shorten the decisional timing.

- Unanimity rule doesn’t necessarily answer better to the interest of

a member state, because it can be the result of pressure by a certain national

group, or by a certain category of citizens only. It can also be

disadvantageous for the blocked member state.

- Normally decisions foreseeing the majority vote are taken

unanimously. In fact they are the result of enhanced negotiations.

34 Ref. Bruxelles, 07/07/2003 – Reflection note on the qualified majority vote: questions and

answers, submitted by the Task Force on the future of the Union and institutional matters.

Page 27: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

26 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

In this last case, it is demonstrated in practice that the majority vote

represents a “dissuasive measure” to reach more easily a unanimous consensus.

In fact, in a decision on majority vote basis, the member state which opposes to

its content generally negotiates the withdrawal of the matters it refuses, in

exchange of the acceptance by others of one or more amendments on different

points of major interest for it. In that case, the member state votes within the

minority, or even in favour of the decision after having obtained the approval of

those points essential for it.

I would like to add another reason to the ones expressed above, as a useful

example in support of the majority vote. The common foreign and security

policy (CFSP) represents one of the areas where unanimity is mostly foreseen. A

next radical step for a more integrated Europe would be to overcome veto in

this sector. In fact there are other policy sectors under majority decisions which

are very linked to the CFSP. An example is one of the future applications of the

Galileo satellite navigation programme, i.e. the Public Regulated Service

(PRS)35. Decisions concerning the Global Navigation Satellite System (GNSS)36

are generally adopted by qualified majority, including the one on the rules for

access to the PRS37. But the application of this decision follows measures

decided unanimously by the Council, which shall adopt necessary instructions

to the European GNSS Agency and the concession holder of the system38. This is

justified by the security aspects involved in the PRS, also linked to member

states’ defence. A coherent approach would be to extend the qualified majority

also to the security area of the Treaties. In the specific Galileo-PRS case, not only

the whole legislative framework on GNSS would remain under majority

decision by the Council, including the rules establishing and regulating the

functioning of the European GNSS Agency39, but also those measures with

35 Ref. http://ec.europa.eu/enterprise/policies/satnav/galileo/applications/public-regulated-

services/index_en.htm. 36 REGULATION (EU) No 1285/2013 OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE

COUNCIL of 11 December 2013 on the implementation and exploitation of European satellite

navigation systems and repealing Council Regulation (EC) No 876/2002 and Regulation (EC) No

683/2008 of the European Parliament and of the Council. 37 DECISION No 1104/2011/EU OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL

of 25 October 2011 on the rules for access to the public regulated service provided by the global

navigation satellite system established under the Galileo programme - L 287/1. 38 COUNCIL JOINT ACTION 2004/552/CFSP of 12 July 2004 on aspects of the operation of the

European satellite radio-navigation system affecting the security of the European Union. 39 Established by REGULATION (EU) No 912/2010 OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND

OF THE COUNCIL of 22 September 2010 setting up the European GNSS Agency, repealing

Council Regulation (EC) No 1321/2004 on the establishment of structures for the management of

the European satellite radio navigation programmes and amending Regulation (EC) No

Page 28: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

27 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

security impact. They would imply a possible full consent through a qualified

majority decision, avoiding veto rights in crucial situations affecting the

security of the member states.

In the perspective of a more integrated European Union, the unanimity

vote represents a brake. Instead of exercising the veto right and defending its

own prerogatives in an exclusive way, the majority vote allows a member state

to confront its position with others and to find a better outcome, fruit of a

stimulating debate.

If a new impetus is necessary to re-launch the European integration

process, this can be possible through the establishment of new rules which

increasingly replace the legal unanimity basis with the majority vote.

Confrontation of different positions and open debate can bring to a more

constructive result than a blocking veto!

683/2008 of the European Parliament and of the Council. A draft Regulation repealing the one in

force is under approval.

Page 29: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

28 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

LIST OF PROVISIONS IN THE LISBON TREATY REQUIRING

UNANIMITY VOTE

Treaty on the European Union

TEU Legal Reference and Subject Comments

1 TITLE I - Common Provisions

Article 7.2

FUNDAMENTAL RIGHTS

Determination by the European Council of

the existence of a serious and persistent

breach by a Member State of the values of

respect for human dignity, freedom,

democracy, equality, rule of law and respect

for human rights, including the rights of

persons belonging to minorities (ref. Article

2 TEU).

The ex ante determination

of “risk of breach” and

subsequent decision of

suspension of certain rights

deriving from the Treaties

to the MS in question are

taken by the Council by

majority (majority of four

fifths of its members in

the first case and

qualified majority in the

second case). Moreover,

as the determination of the

“existence of a serious and

persistent breach” is the

condition for the decision

of suspension of certain MS

rights, a veto on the

“determination of existence”

can also block the

“suspension of the rights.”

2 TITLE III - PROVISIONS ON THE

INSTITUTIONS

Article 17.5

INSTITUTIONAL MATTERS

Decisions by the European Council on:

1. Alteration of the number of

Commission members;

2. Establishment of the rotation

system of the Commission members.

The European Council

has already decided to

modify the number of

Commissioners and has

maintained the current

provision of one

Commissioner per MS.

This was a sine qua non

condition to obtain the

ratification of the Treaty

by Ireland.

Therefore, a decision

Page 30: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

29 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

related to the rotation

system is not necessary

anymore.

3 TITLE V

GENERAL PROVISIONS ON THE

UNION'S EXTERNAL ACTION AND

SPECIFIC PROVISIONS ON THE

COMMON FOREIGN AND SECURITY

POLICY

Chapter 1

General provisions on the Union's external

action

Article 22

CFSP

Decisions of the European Council on the

strategic interests and objectives of the

Union, i.e. related

to the common foreign and security policy

and to other areas of the external action of

the Union.

4 TITLE V

Chapter 2

Specific provisions on the common foreign

and security policy

Section1

Common provisions

Article 24

CFSP

Definition and implementation of the

common foreign and security policy by the

European Council and the Council, except

cases where the Treaties provide otherwise.

The definition and

implementation of the

CFSP is still inter-

governmental. This

element, together with the

delicate strategic issues

involved, has justified

until now the use of

unanimity.

5 TITLE V

Chapter 2

Section 1

Article 31.1

Here the specific

provision of “constructive

abstention” appears,

where the abstaining MS

Page 31: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

30 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

CFSP

Decisions on the common foreign and

security policy by the European Council and

the Council, outside exceptions provided in

the same Chapter.

doesn’t block the decision

committing the Union.

This happens only below

the ceiling of one third of

the MS comprising at

least one third of the

population of the Union,

which implies, above this

ceiling, the exercise of

actual veto right.

6 TITLE V

Chapter 2

Section 1

Article 31.3

CFSP

The European Council may unanimously

adopt a decision stipulating that the Council

shall act by a qualified majority in cases

other than those referred to in paragraph 2.

Decision of the European Council stipulating

the qualified majority for the Council

decisions in cases other than those referred

to in paragraph 2.

Here the provision opens

to further possibilities of

qualified majority,

instead of the regular

unanimity.

7 TITLE V

Chapter 2

Section 1

Article 41.2

CFSP

Decision of the Council on:

1. Cases where operating

expenditure related to CFSP shall not

be charged to the Union budget.

2. Cases where the gross national

product scale is not used as the

reference to charge the Member

States.

Here the unanimity is

used to reinforce the

intergovernmental

activity on the individual

states side.

Page 32: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

31 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

8 TITLE V

Chapter 2

Section 2

Provisions on the common security and

defence policy

Article 42.2

CFSP

Decision of the European Council on a

common Union defence.

The subject of the

decision represents a

relevant step foreword,

though the unanimity is

used.

9 TITLE V

Chapter 2

Section 2

Article 42.4

CFSP

Decisions relating to the common security

and defence policy, including those

initiating a mission.

10 TITLE V

Chapter 2

Section 2

Article 46.6

CFSP

Decisions and recommendations of the

Council within the framework of permanent

structured cooperation, other than

determination of participating and

withdrawing Member States.

11 TITLE VI

FINAL PROVISIONS

Article 48.6

Simplified revision procedures

INSTITUTIONAL MATTERS

The unanimity to amend

the provisions of Part III

of the TFEU which don’t

imply increase of Union

competences allows to

avoid the call of an inter-

Page 33: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

32 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

Decision by the European Council amending

all or part of the provisions of Part Three of

the Treaty on the Functioning of the

European Union relating to the internal

policies and action of the Union.

governmental conference,

but doesn’t avoid the

double unanimity

(approval by 28

governments and

ratification by 28

parliaments.

12 TITLE VI

Article 48.7

INSTITUTIONAL MATTERS

Decisions of the European Council:

1. authorising the Council to act by a

qualified majority in a given area or

case, except decisions with military

implications or those in the area of

defence.

2. Where the Treaty on the

Functioning of the European Union

provides for legislative acts to be

adopted by the Council in accordance

with a special legislative procedure,

the European Council may adopt a

decision allowing for the adoption of

such acts in accordance with the

ordinary legislative procedure.

3.

The "passerelle" clause

allows the transition from

the unanimity to the

qualified majority

without modification of

the Treaties.

13 TITLE VI

Article 49

INSTITUTIONAL MATTERS

Decision of the Council on the application by

a new candidate member state of the Union.

Treaty on the Functioning of the European Union

Page 34: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

33 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

TFEU Legal Reference and Subject Comments

1 PART TWO

NON-DISCRIMINATION AND

CITIZENSHIP OF THE UNION

Article 19.1

FUNDAMENTAL RIGHTS

Actions taken by the Council to combat

discrimination based on sex, racial or

ethnic origin, religion or belief, disability,

age or sexual orientation.

The Council has already

adopted instruments of

secondary legislation on

non-discrimination

matters. In particular, the

Council has already

adopted by unanimity

vote various directives on

matters of non-

discrimination for reasons

of sex, racial origin, age or

religion. Nevertheless,

these directives have

foreseen various

derogations in favor of

some member states (in

particular UK) taking into

account their national

specificities (e.g. UK can

discriminate women for

some working activities,

as police or military

forces). This demonstrates

that unanimity vote can

reduce the content of

European law for the

benefit of some member

states.

2 PART TWO

Article 21.3

CITIZENSHIP RIGHTS

Adoption by the Council of measures

concerning social security or social

protection, for the purposes to move and

reside freely within the territory of the

Member States.

Page 35: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

34 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

3 PART TWO

Article 22.1

CITIZENSHIP RIGHTS

Arrangements adopted by the Council on

the exercise of every citizen’s right to vote

and to stand as a candidate at municipal

elections in the Member State in which he

resides, under the same conditions as

nationals of that State.

The Council has already

adopted an instrument of

secondary legislation on

the matter of vote to

municipal elections.

4 PART TWO

Article 22.2

CITIZENSHIP RIGHTS

Arrangements adopted by the Council on

the exercise of every citizen’s right to vote

and to stand as a candidate in elections to

the European Parliament in the Member

State in which he resides, under the same

conditions as nationals of that State.

5 PART TWO

Article 25

CITIZENSHIP RIGHTS

Adoption by the Council of provisions to

strengthen or to add to the rights listed in

Article 20(2), i.e.:

(a) the right to move and reside freely

within the territory of the Member States;

(b) the right to vote and to stand as

candidates in elections to the European

Parliament and in municipal elections in

their Member State of residence, under the

same conditions as nationals of that State;

(c) the right to enjoy, in the territory of a

third country in which the Member State of

which they are nationals is not represented,

There are not yet acts

adopted by the Council

on the attribution of new

citizenship rights. On this

matter, the necessity of

unanimity is reinforced

by the necessity of 28

national ratifications.

Page 36: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

35 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

the protection of the diplomatic and

consular authorities of any Member State

on the same conditions as the nationals of

that State;

(d) the right to petition the European

Parliament, to apply to the European

Ombudsman, and to address the

institutions and advisory bodies of the

Union in any of the Treaty languages and

to obtain a reply in the same language.

6 PART THREE

UNION POLICIES AND INTERNAL

ACTIONS

TITLE IV

FREE MOVEMENT OF PERSONS,

SERVICES AND CAPITAL

Chapter 4

Capital and payments

Article 64.3

FREE MOVEMENT OF CAPITAL

Adoption by the Council of measures

which constitute a step backwards in

Union law as regards the liberalisation of

the movement of capital to or from third

countries.

This provision reinforces

the current status and

related steps forward

achieved, as regards the

liberalisation of the

movement of capital. In

this case, unanimity

guarantees that steps

backwards on the subject

are taken upon common

agreement only.

7 PART THREE

TITLE IV

Chapter 4

Article 65.4

FREE MOVEMENT OF CAPITAL

In the absence of measures ex Article 64(3),

and in the absence of a Commission

decision within three months from the

request of the Member State concerned,

decision by the Council, stating that

restrictive tax measures adopted by a

Member State concerning one or more

All decisions on fiscal

matters require

unanimity.

Page 37: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

36 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

third countries are to be considered

compatible with the Treaties in so far as

they are justified by one of the objectives of

the Union and compatible with the proper

functioning of the internal market.

8 PART THREE

TITLE V

AREA OF FREEDOM, SECURITY AND

JUSTICE

Chapter 2

Policies on border checks, asylum and

immigration

Article 77.3

AREA OF FREEDOM

Adoption by the Council of provisions

concerning passports, identity cards,

residence permits or any other such

document to facilitate

the right to move and reside freely within

the territory of the Member States -Ref.

Article 20(2)(a)-.

9 PART THREE

TITLE V

Chapter 3

Judicial cooperation in civil matters

Article 81.3

AREA OF JUSTICE

Adoption by the Council of:

1. measures concerning family law with

cross-border implications;

2. decision determining those aspects of

family law with cross-border implications

which may be the subject of acts adopted

by the ordinary legislative procedure.

The unanimity is justified

by family law differences

in the 28 MS. In fact, it is

not by chance that the

first enhanced

cooperation has been

adopted on transnational

divorce matter.

10 PART THREE

Page 38: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

37 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

TITLE V

Chapter 4

Judicial cooperation in criminal matters

Article 82.2

AREA OF JUSTICE

Decision by the Council on any specific

aspects of criminal procedure other than:

(a) mutual admissibility of evidence

between Member States;

(b) the rights of individuals in criminal

procedure;

(c) the rights of victims of crime;

on which it establishes minimum rules

together with the Parliament.

11 PART THREE

TITLE V

Chapter 4

Article 83.1

AREA OF JUSTICE

On the basis of developments in crime,

decision by the Council identifying other

areas of crime in the areas of particularly

serious crime with a cross-border

dimension resulting from the nature or

impact of such offences or from a special

need to combat them on a common basis.

12 PART THREE

TITLE V

Chapter 4

Article 86.1

AREA OF JUSTICE

Regulations by the Council to establish a

European Public Prosecutor’s Office from

Eurojust.

A proposal for aCouncil

Regulation on the

establishment of the

European Public

Prosecutor's Office has

been adopted by the

Commission in 2013 ( Ref.

Brussels, 17.7.2013

COM(2013) 534 final)

Page 39: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

38 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

13 PART THREE

TITLE V

Chapter 4

Article 86.4

AREA OF JUSTICE

Decision by the European Council to

extend the powers of the European Public

Prosecutor's Office to include serious crime

having a cross-border dimension.

14 PART THREE

TITLE V

Chapter 5

Police cooperation

Article 87.3

AREA OF JUSTICE

Measures established by the Council

concerning operational cooperation

between Member States' competent

authorities, including police, customs and

other specialised law enforcement services

in relation to the prevention, detection and

investigation of criminal offences.

15 PART THREE

TITLE V

Chapter 5

Article 89

AREA OF JUSTICE

Conditions and limitations laid down by

the Council, under which the competent

authorities of the Member States (ref. in

Articles 82 and 87) may operate in the

territory of another Member State in liaison

and in agreement with the authorities of

that State.

Page 40: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

39 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

16 PART THREE

TITLE VI

TRANSPORT

Article 92

AREA OF FREEDOM

Measure adopted by the Council granting a

derogation to the rule that no Member

State may make the various provisions

governing the subject on 1 January 1958 or,

for acceding States, the date of their

accession less favourable in their direct or

indirect effect on carriers of other Member

States as compared with carriers who are

nationals of that State.

17 PART THREE

TITLE VII

COMMON RULES ON COMPETITION,

TAXATION AND APPROXIMATION OF

LAWS

Chapter 1

Rules on competition

Section 2

Aids granted by States

Article 108

STATE AID

Decision by the Council stating that aid

granted or intended to be granted by a

State shall be considered compatible with

the internal market, in derogation from the

provisions of Article 107 or from the

regulations provided for in Article 109, if

such a decision is justified by exceptional

circumstances.

18 PART THREE

TITLE VII

Chapter 2

Second provision on fiscal

matters.

Page 41: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

40 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

Tax provisions

Article 113

TAXATION

Provisions adopted by the Council for the

harmonisation of legislation concerning

turnover taxes, excise duties and other

forms of indirect taxation to the extent that

such harmonisation is necessary to ensure

the establishment and the functioning of

the internal market and to avoid distortion

of competition.

19 PART THREE

TITLE VII

Chapter 3

Approximation of laws

Article 115

APPROXIMATION OF LAWS

Directives issued for the approximation of

such laws, regulations or administrative

provisions of the Member States as directly

affect the establishment or functioning of

the internal market.

The unanimity foreseen in

this provision intends to

protect the interests of all

MS at the general level of

the directives, which will

leave each of them

discretion on their

implementation.

20 PART THREE

TITLE VII

Chapter 3

Approximation of laws

Article 118

APPROXIMATION OF LAWS

Regulations of the Council establishing

language arrangements for the European

intellectual property rights.

21 PART THREE

TITLE VIII

ECONOMIC AND MONETARY POLICY

The peculiar content of

those provisions justifies

the unanimity.

Page 42: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

41 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

Chapter 1

Economic policy

Article 126

ECONOMIC POLICY

Appropriate provisions adopted by the

Council relating to the implementation of

the procedure on excessive government

deficits, to replace the Protocol on the

excessive deficit procedure.

22 PART THREE

TITLE VIII

Chapter 2

Monetary policy

Article 127

MONETARY POLICY

Regulations by the Council conferring

specific tasks upon the European Central

Bank concerning policies relating to the

prudential supervision of credit institutions

and other financial institutions with the

exception of insurance undertakings.

Unanimity justified by

attribution of new specific

institutional tasks to the

ECB.

23 PART THREE

TITLE VIII

Chapter 5

Transitional provisions

Article 140

MONETARY POLICY

In case of decisions to abrogate a

derogation: the Council shall, acting with

the unanimity of the Member States whose

currency is the euro and the Member State

concerned, irrevocably fix the rate at which

the euro shall be substituted for the

currency of the Member State concerned,

and take the other measures necessary for

Unanimity justified by

important financial

repercussions on MS.

Page 43: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

42 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

the introduction of the euro as the single

currency in the Member State concerned.

24 PART THREE

TITLE X

SOCIAL POLICY

Article 153

SOCIAL POLICY

1. Actions by the Council in the fields of:

(c) social security and social protection of

workers;

(d) protection of workers where their

employment contract is terminated;

(f) representation and collective defence

of the interests of workers and employers,

including co-determination, subject to

paragraph 5;

(g) conditions of employment for third-

country nationals legally residing in Union

territory.

2. Decision by the Council to render the

ordinary legislative procedure applicable

to:

(d) protection of workers where their

employment contract is terminated;

(f) representation and collective defence

of the interests of workers and employers,

including co-determination, subject to

paragraph 5;

(g) conditions of employment for third-

country nationals legally residing in Union

territory.

25 PART THREE

TITLE X

Article 155

SOCIAL POLICY

Page 44: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

43 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

Actions by the Council where the

agreement stemming from a dialogue

between management and labour contains

one or more provisions relating to one of

the areas for which unanimity is required

pursuant to Article 153(2).

26 PART THREE

TITLE XX

ENVIRONMENT

Article 192.2

ENVIRONMENTAL POLICY

1. Adoption by the Council of:

(a) provisions primarily of a fiscal nature;

(b) measures affecting:

- town and country planning,

- quantitative management of water

resources or affecting, directly or

indirectly, the availability of those

resources,

- land use, with the exception of waste

management;

(c) measures significantly affecting a

Member State's choice between different

energy sources and the general structure of

its energy supply.

2. Application by the Council of the

ordinary legislative procedure to the

decision on actions by the Union to achieve

the following objectives (ref. Article 191):

– preserving, protecting and improving

the quality of the environment,

– protecting human health,

– prudent and rational utilisation of

natural resources,

– promoting measures at international

level to deal with regional or worldwide

environmental problems, and in particular

combating climate change.

Page 45: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

44 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

27 PART THREE

TITLE XXI

ENERGY

Article 194

ENERGY POLICY

Measures established by the Council to

achieve the following objectives when they

are primarily of a fiscal nature:

a) ensure the functioning of the energy

market;

(b) ensure security of energy supply in

the Union;

(c) promote energy efficiency and energy

saving and the development of new and

renewable forms of energy; and

(d) promote the interconnection of energy

networks.

28 PART FOUR

ASSOCIATION OF THE OVERSEAS

COUNTRIES AND TERRITORIES

Article 203

ASSOCIATION

Provisions laid down by the Council on

detailed rules and the procedure for the

association of the countries and territories

with the Union.

29 PART FIVE

THE UNION'S EXTERNAL ACTION

TITLE II

COMMON COMMERCIAL POLICY

Article 207.4

COMMON COMMERCIAL POLICY

1. Negotiation and conclusion of

agreements in the fields of trade in services

and the commercial aspects of intellectual

Page 46: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

45 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

property, as well as foreign direct

investment, where such agreements

include provisions for which unanimity is

required for the adoption of internal rules.

2. Negotiation and conclusion of

agreements:

(a) in the field of trade in cultural and

audiovisual services, where these

agreements risk prejudicing the Union's

cultural and linguistic diversity;

(b) in the field of trade in social, education

and health services, where these

agreements risk seriously disturbing the

national organisation of such services and

prejudicing the responsibility of Member

States to deliver them.

30 PART FIVE

TITLE V

INTERNATIONAL AGREEMENTS

Article 218.8

INTERNATIONAL AGREEMENTS

1. Negotiation and conclusion of

agreements between the Union and third

countries or international organisations

which cover a field for which unanimity is

required for the adoption of a Union act as

well as of association agreements and the

agreements referred to in Article 212 with

the States which are candidates for

accession.

2. Agreement on accession of the Union to

the European Convention for the

Protection of Human Rights and

Fundamental Freedoms.

31 PART FIVE

TITLE V

Article 219.1

Page 47: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

46 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

INTERNATIONAL AGREEMENTS

Formal agreements concluded by the

Council on an exchange-rate system for the

euro in relation to the currencies of third

States, in an endeavour to reach a

consensus consistent with the objective of

price stability.

32 PART FIVE

TITLE VII

SOLIDARITY CLAUSE

Article 222.3

SOLIDARITY CLAUSE

Council decisions with defence

implications on arrangements for the

implementation by the Union of the

solidarity clause (ref. Article 222.1: “the

Union and its Member States shall act

jointly in a spirit of solidarity if a Member

State is the object of a terrorist attack or the

victim of a natural or man-made disaster.”)

33 PART SIX

INSTITUTIONAL AND FINANCIAL

PROVISIONS

TITLE I

INSTITUTIONAL PROVISIONS

Chapter 1

The institutions

Section1

The European Parliament

Article 223.1

INSTITUTIONAL MATTERS

Provisions laid down by the Council and

necessary for the election of Members of

the Parliament by direct universal suffrage

in accordance with a uniform procedure in

all Member States or in accordance with

Page 48: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

47 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

principles common to all Member States.

34 PART SIX

TITLE I

Chapter 1

Section 1

Article 223.2

INSTITUTIONAL MATTERS

Approval by the Council of all rules or

conditions relating to the taxation of

Members or former Members of the

Parliament.

35 PART SIX

TITLE I

Chapter 1

Section 4

The Commission

Article 246

INSTITUTIONAL MATTERS

Council decision establishing that a

vacancy of a Member of the Commission

caused by resignation, compulsory

retirement or death needs not be filled, in

particular when the remainder of the

Member's term of office is short.

Institutional decision

36 PART SIX

TITLE I

Chapter 1

Section 5

The Court of Justice of the European

Union

Article 252

INSTITUTIONAL MATTERS

Increase by the Council of the number of

Advocates-General of the Court of Justice

Institutional measure

Page 49: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

48 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

of the EU.

37 PART SIX

TITLE I

Chapter 1

Section 5

Article 257

INSTITUTIONAL MATTERS

Appointment by the Council of the

members of the specialised courts.

Institutional decision

38 PART SIX

TITLE I

Chapter 1

Section 5

Article 262

INSTITUTIONAL MATTERS

Provisions by the Council to confer

jurisdiction, to the extent that it shall

determine, on the Court of Justice of the

European Union in disputes relating to the

application of acts adopted on the basis of

the Treaties which create European

intellectual property rights.

39 PART SIX

TITLE I

Chapter 2

Legal acts of the Union, adoption

procedures and other provisions

Section 1

The legal acts of the Union

Article 292

INSTITUTIONAL MATTERS

(General provision:) Recommendations

adopted by the Council in those areas in

which unanimity is required for the

Page 50: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

49 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

adoption of a Union act.

40 PART SIX

TITLE I

Chapter 2

Section 2

Procedures for the adoption of acts and

other provisions

Article 293

INSTITUTIONAL MATTERS

Council amendment of a proposal from the

Commission, except in the cases referred to

in paragraphs 10 and 13 of Article 294, in

Articles 310, 312 and 314 and in the second

paragraph of Article 315.

41 PART SIX

TITLE I

Chapter 2

Section 2

Article 294

INSTITUTIONAL MATTERS

Adoption by the Council of amendments

on which the Commission has delivered a

negative opinion.

42 PART SIX

TITLE I

Chapter 3

The Union's advisory bodies

Section 1

The Economic and Social Committee

Article 301

INSTITUTIONAL MATTERS

Decision by the Council determining the

Economic and Social Committee's

composition.

Institutional decision

Page 51: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

50 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

43 PART SIX

TITLE I

Chapter 3

Section 2

The Committee of the Regions

Article 305

INSTITUTIONAL MATTERS

Decision by the Council determining the

Committee of the Regions composition.

Institutional decision

44 PART SIX

TITLE I

Chapter 4

The European Investment Bank

Article 308

INSTITUTIONAL MATTERS

Amendment by the Council of the Statute

of the Investment Bank.

Institutional decision

45 PART SIX

TITLE II

FINANCIAL PROVISIONS

Chapter 1

The Union's own resources

Article 311

FINANCIAL MATTERS

Council decision laying down the

provisions relating to the system of own

resources of the Union, where it may

establish new categories of own resources

or abolish an existing category.

46 PART SIX

TITLE II

Chapter 2

The multiannual financial framework

Page 52: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

51 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

Article 312

FINANCIAL MATTERS

1. Council regulation laying down the

multiannual financial framework.

2. Adoption by the European Council of a

decision authorising the Council to act by a

qualified majority when adopting the

multiannual financial framework

regulation.

47 PART SIX

TITLE III

ENHANCED COOPERATION

Article 329

ENHANCED COOPERATION

Council decision on authorisation to

proceed with enhanced cooperation.

48 PART SIX

TITLE III

Article 331.2

ENHANCED COOPERATION

Actions taken by the Council in the field of

participation of a Member State in

enhanced cooperation in progress in the

framework of the common foreign and

security policy and adoption of any

transitional measures necessary on the

application of acts already adopted within

the framework of enhanced cooperation.

49 PART SIX

TITLE III

Article 332

ENHANCED COOPERATION

Council decision deviating from the

This provision is justified

by the nature of the

enhanced cooperation

itself, which is

implemented by some MS

only and on their own

Page 53: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

52 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

provision which foresees that expenditure

resulting from implementation of enhanced

cooperation, other than administrative

costs entailed for the institutions, shall be

borne by the participating Member States.

initiative.

50 PART SIX

TITLE III

Article 333.1

ENHANCED COOPERATION

Council decision stipulating that it will act

by a qualified majority, where a provision

of the Treaties which may be applied in the

context of enhanced cooperation stipulates

that the Council shall act unanimously.

These are "passerelle"

clauses, which allow the

transition from the

unanimity to the qualified

majority and from the

special legislative

procedure to the ordinary

legislative procedure

without modification of

the Treaties.

51 PART SIX

TITLE III

Article 333.2

ENHANCED COOPERATION

Council decision stipulating that it will act

by the ordinary legislative procedure,

where a provision of the Treaties which

may be applied in the context of enhanced

cooperation stipulates that the Council

shall adopt acts under a special legislative

procedure.

These are "passerelle"

clauses, which allow the

transition from the

unanimity to the qualified

majority and from the

special legislative

procedure to the ordinary

legislative procedure

without modification of

the Treaties.

52 PART SEVEN

GENERAL AND FINAL PROVISIONS

Article 342

INSTITUTIONAL MATTERS

Council regulations determining the rules

governing the languages of the institutions

of the Union.

Institutional measure

53 PART SEVEN

Page 54: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

53 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

Article 346.2

SECURITY

Changes made by the Council to the list of

the following products:

arms, munitions and war material -Ref.

Article 346.1 (b)- for which any Member

State may take measures as it considers

necessary for the protection of the essential

interests of its security.

54 PART SEVEN

Article 352

MEASURES TO ATTAIN OBJECTIVES

1. Appropriate measures adopted by the

Council if action by the Union is necessary,

within the framework of the policies

defined in the Treaties, to attain one of the

objectives set out in the Treaties, and the

Treaties have not provided the necessary

powers.

2. Where the measures in question are

adopted by the Council in accordance with

a special legislative procedure, it shall also

act unanimously on a proposal from the

Commission and after obtaining the

consent of the European Parliament.

The unanimity decision

procedure replaces in fact

in these cases the regular

procedure foreseen for

the revision of the

Treaties.

55 PART SEVEN

Article 355

STATUS OF A DANISH, FRENCH OR

NETHERLANDS COUNTRY OR

TERRITORY

Decision of the European Council

amending the status, with regard to the

Union, of a Danish, French or Netherlands

country or territory referred to in

Page 55: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

54 S. Polidori, Unanimity in the Lisbon Treaty

paragraphs 1 and 2 of Article 355.

List of acronyms and abbreviations

TUE: Treaty on the European Union

TFUE: Treaty on the functioning of the European Union

MS: member state/s

CFSP: common foreign and security policy

PRS: Public Regulated Service

GNSS: Global Navigation Satellite Systems

Acknowledgments:

I would like to thank Prof. Paolo Ponzano (European University Institute) and

Prof. Francesco Gui (Universita’ la Sapienza di Roma) for the valuable inputs

provided.

Disclaimer: the ideas and opinions expressed in this article strictly belong to the

author and shall not be referred to the European GNSS Agency.

Page 56: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

55 P. Ponzano, Approfondimenti e proposte

Approfondimenti e proposte di Paolo Ponzano

Disposizioni del Trattato di Lisbona che richiedono il voto unanime.

Le disposizioni del Trattato di Lisbona (TUE + TFUE) che prevedono il voto

unanime per le decisioni del Consiglio (o, in certi casi limitati, del Consiglio

europeo) sono 68 (che salgono a 82 se si calcolano tutte le materie sottoposte al

voto unanime : per esempio, l'art 153, par 2, in materia di politica sociale

prevede quattro diverse materie a cui si applica il voto all'unanimità).

Le disposizioni del TUE che prevedono il voto unanime sono contenute

negli articoli 7,2, 17,5, 22, 24, 31,1, 31,3, 41,2, 42,2, 42,4, 46,6, 48,6, 48,7 e 49 ( in

tutto 13 casi).

Le disposizioni del TFUE che prevedono il voto unanime sono contenute

negli articoli 19, 21,3, 22,1, 22,2, 25, 64, 65, 77,3, 81,3, 82,2, 83,1, 86,1, 86,4, 87,3,

89, 92, 108, 113, 115, 118, 126, 127, 140,3, 153,2, 155,2, 192,2, 194,3, 203, 207,4,

218,8, 219,1, 222,3, 223,1, 223,2, 246, 252, 257, 262, 292, 293, 294,9, 301, 305, 308,

311, 312, 329,2, 331,2, 332, 333,1, 333,2, 342, 346,2, 352 e 355 ( per un totale di 55

casi).

Le materie maggiormente sottoposte alla regola del voto unanime sono le

seguenti :

a) 15 disposizioni riguardano decisioni di natura istituzionale (nomine,

competenze delle Istituzioni europee, ecc...);

b) 9 disposizioni riguardano le cooperazioni rafforzate e le clausole dette

“passerelle”;

c) 8 disposizioni riguardano lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia;

d) 6 disposizioni riguardano i diritti di cittadinanza e i diritti

fondamentali;

e) 5 disposizioni riguardano la politica estera, di sicurezza e difesa

comune;

f) 3 disposizioni riguardano la politica sociale e la protezione

dell'ambiente (che si applicano tuttavia a circa 11/12 materie);

g) 3 disposizioni riguardano gli accordi internazionali ( che si applicano

tuttavia a sette materie);

h) 3 disposizioni riguardano la fiscalità;

Page 57: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

56 P. Ponzano, Approfondimenti e proposte

i) 2 disposizioni riguardano le risorse proprie ed il quadro finanziario

pluriennale;

l) 2 disposizioni riguardano la politica economica e monetaria.

Va ricordato che le decisioni prese a maggioranza qualificata dal Consiglio

riguardano solo il 20% circa delle disposizioni che dispongono di una base

giuridica maggioritaria. Tuttavia, le decisioni prese di fatto all'unanimità anche

in presenza di una base giuridica maggioritaria (vale a dire il restante 80 %)

presentano due vantaggi : da un lato, esse sono prese più rapidamente,

dall'altro, il contenuto di tali decisioni è in regola generale più ambizioso delle

decisioni prese all'unanimità in presenza di una base giuridica unanime.

Page 58: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

57 P. Ponzano, Approfondimenti e proposte

Revising the European Treaties

The proliferation of crisis of national debts (Greek, Ireland, Spain, Portugal, and

Cyprus) has proved that we cannot overcome the current difficulties of the

single currency without the achievement of a genuine economic and monetary

Union.

As already asserted by several scholars, a monetary Union cannot survive

without a political Union or an economic Union equipped with an automatic

mechanism of safeguard in order to thwart any asymmetric shock between

national economies.

For this purpose, the European Council has decided, in principle, to

achieve a genuine economic and monetary Union which could provide the

European Union, in the next two or three years, with new competences in the

field of economic policy, create a true European Treasury (or a European

Minister of Treasury), establish new European mechanisms of solidarity (such

as Eurobills, "Redemption Fund" or others mechanisms) and create a distinct

European budget for Euro Area.

The European Commission has adopted in November 2012 a Blueprint for

a deep and genuine EMU, which contain a set of measures at short, medium

and longer term in order to achieve this objective. Some of these measures can

be adopted by the secondary law of the Union, while others (as a proper fiscal

capacity for the Euro-area, a Redemption Fund and the Eurobills) will require

Treaty changes.

From a legal point of view, this review of the Lisbon Treaty will require

the use of the procedures established by the same Treaty, in particular the

requirement of unanimity of the 28 Member States for ratifying the new Treaty

(following either a parliamentary or referendum way). This requirement

cannot be overcome, except for the case in which the Member States would

decide a "constitutional break-down" which would require the use of

procedures not provided for by the Treaty, for instance:

1) the appeal for a majority of Member States to the provision "rebus

sic stantibus" of the Vienna Convention to adopt a new Treaty among them;

2) the use of a majority procedure for the ratification of a new Treaty

deleting the current one, on the model of the “Penelope project”;

3) the appeal for the withdrawal provision provided for by the article

50 of the Lisbon Treaty in favour of a Member State, but exercised together

Page 59: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

58 P. Ponzano, Approfondimenti e proposte

by a majority of Member States willing to conclude a new Treaty for Euro

Area countries.

Up to now, a political will of the Member States of the Euro-Area to resort

one of these exceptional procedures does not seem to exist (as confirmed by the

cautious reactions of Euro Area governments to the recent speech of the British

Prime Minister).

In this situation, the necessary review of European Treaties to achieve a

genuine EMU will require the ratification from 28 Member States and,

therefore, the agreement of the United Kingdom on the new Treaty (including

the possible change of the art. 48 TEU in order to introduce a majority

procedure for the future changes of the Treaties). Unless a future Labour

government would change completely the current approach of Mr. Cameron,

the British government will ask in the negotiation of 2015 the repatriation of

some competences of the European Union in social, migration and others fields.

As this request is unlikely to be accepted by others Member States, we could

expect that European Council will decide to grant to the United Kingdom a set

of new derogations or “opting-out” provisions. This solution could constitute a

“deal” for establishing, in exchange, the Euro-Area as a permanent “enhanced

cooperation” which could deepen its integration and pursue the way towards a

political Union without the British agreement. By the way, this new situation

could be consistent with the statement of British Prime Minister following

which the United Kingdom does not want to prevent the Member States of Euro

Area from deepen their integration.

Such a review of European Treaties (assuming the agreement of the British

people in a possible referendum) would allow the United Kingdom to maintain

the benefits of the European Union (notably of the single market), while having

a special status not very different, in terms of content of policies, of the status

existing during the years 1993-1997 (when the United Kingdom was not

participating neither to the establishment of the EMU nor to the Schengen

system nor to the Social Protocol).

Of course, from an institutional point of view, such a review of the

European Treaties would establish a “two-speed Europe” in which some MS

would maintain for some years the current level of integration, while others MS

would deepen their integration and create a genuine EMU. However, this

solution does not imply that the Euro-zone become necessarily the first class of

a permanent “two-class” European Union, but could remain the temporary

vanguard of a whole Union, playing the role of a locomotive and showing the

way to all other Member States willing to be part of it.

Page 60: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

61 P. Ponzano, Approfondimenti e proposte

CICLO DI SEMINARI SPECIALISTICI SULLE POLITICHE EUROPEE

Seminario “Semestre di Presidenza italiana dell’Ue (Luglio – Dicembre 2014):

funzioni della Presidenza, priorità italiane e opportunità per le Regioni”

Venerdi 13 dicembre 2013, ore 10.30 – 13.30

CINSEDO, Roma

Intervento Prof. Paolo Ponzano - Consigliere speciale del Vicepresidente della

Commissione europea Šefčovič; European University Institute Senior Fellow.

Le funzioni della Presidenza.

Abstract

La funzione principale della Presidenza semestrale del Consiglio dell'Unione

europea (e non, come si usa dire, dell'Unione europea tout court) è quella di

presiedere le attuali nove formazioni del Consiglio (Affari generali; Affari

Economici e Finanziari; Giustizia e Affari Interni; Politica sociale, Occupazione,

Sanità e Consumatori; Competitività (Mercato interno, Industria e Ricerca);

Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia; Agricoltura e Pesca; Ambiente;

Istruzione, Gioventù e Cultura). Anche se il Consiglio dei Ministri dell'UE è

un'Istituzione unica, i Ministri si riuniscono nelle formazioni suddette in

funzione delle materie trattate. La Presidenza del Consiglio “Affari generali” è

la più importante in quanto tale formazione prepara i lavori del Consiglio

europeo (composto dai Capi di Stato o di governo dei 28 paesi dell'UE).

Contrariamente alla situazione anteriore al Trattato di Lisbona, la Presidenza

semestrale non presiede più il Consiglio europeo (che dispone di un Presidente

semi-permanente per due anni e mezzo, rinnovabile fino a cinque anni) né il

Consiglio “Affari esteri” presieduto dall'Alto Rappresentante per la politica

estera. Lo Stato che esercita la presidenza semestrale presiede sempre gli

organi preparatori del Consiglio (Comitato dei Rappresentanti permanenti e

gruppi di lavoro) nonché le riunioni con il Parlamento europeo per la

procedura legislativa (Comitato di conciliazione, riunioni dette “triloghi”

formali e informali). Contrariamente alla situazione pre-Lisbona, la Presidenza

semestrale non esercita più la rappresentanza esterna dell'UE (esercitata dalla

Commissione europea per le materie di competenza dell'UE e dal Presidente

del Consiglio europeo o dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di

sicurezza). Inoltre, la Presidenza semestrale deve concordare un programma di

Page 61: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

62 P. Ponzano, Approfondimenti e proposte

lavoro con le due Presidenze che la seguono e/o la precedono (Presidenza

collettiva per diciotto mesi).

La Presidenza italiana del secondo semestre 2014 sarà una Presidenza di

cerniera nella misura in cui dovrà gestire una serie di scadenze istituzionali che

impattano sul periodo Luglio-Dicembre 2014. Tali scadenze riguardano :

- le elezioni del nuovo PE nel Maggio 2014 : l'elezione del nuovo Presidente

del PE, dei Vice-Presidenti e delle Commissioni parlamentari avranno luogo

nei mesi di Luglio e Settembre 2014; l'attività legislativa e di controllo del

PE comincerà effettivamente nell'Ottobre 2014.

- la nomina della nuova Commissione : il Presidente designato dal Consiglio

europeo sarà eletto dal PE nel Luglio 2014. Dopo le proposte per la nomina

dei Commissari da parte dei governi e le audizioni da parte del PE, la

nuova Commissione sarà votata dal PE ed entrerà in carica il 1/11/2014.

- Occorrerà nominare il nuovo Presidente permanente del Consiglio europeo,

il nuovo Alto Rappresentante ed il nuovo Presidente dell'Euro-gruppo.

Spetterà alla Presidenza italiana gestire questo pacchetto di nomine.

- Il Trattato di Lisbona prevede il passaggio al sistema della “doppia

maggioranza” per i voti in seno al Consiglio a partire dal 1/11/2014.

Come già ricordato, la Presidenza italiana non comporterà più la

Presidenza del Consiglio europeo, del Consiglio “Affari esteri” e

dell'Eurogruppo. In senso contrario, la Presidenza semestrale italiana avrà un

aggravio di compiti rispetto a quella del 2003 a causa della :

- “istituzionalizzazione” del ruolo della “Troika” (vale a dire del trio di

Presidenze semestrali). L'Italia dovrà coordinare il suo programma di

lavoro con la Lettonia ed il Lussemburgo.

- Maggiore attività legislativa in “codecisione” poiché il 90% delle leggi

europee dovrà essere deciso di comune accordo tra il Consiglio ed il PE.

- Maggiore presenza della Presidenza alle sedute plenarie ed alle

Commissioni del PE.

- Necessità di supplire l'Alto Rappresentante per la politica estera.

Sul piano dei contenuti, non è escluso che la Presidenza italiana sia

chiamata a prendere l'iniziativa di convocare una nuova Conferenza

intergovernativa per la modifica dei Trattati in base all'articolo 48 del Trattato e,

Page 62: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

63 P. Ponzano, Approfondimenti e proposte

in conseguenza, decidere di convocare una nuova Convenzione analoga a

quella del 2002/2003 presieduta da Valery Giscard d''Estaing. Infatti, non è

escluso che la Commissione europea proponga nuove iniziative in materia di

governance economica della zona Euro e che tali iniziative richiedano

modifiche dei Trattati. Inoltre, il governo britannico ha chiesto delle modifiche

del Trattato nel 2015 al fine di rimpatriare a livello nazionale alcune

competenze dell'Unione europea. Se tali modifiche dovessero entrare in vigore

nel corso del 2015, sarebbe indispensabile convocare una Conferenza

intergovernativa prima della fine del 2014.

Page 63: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

64 P. Ponzano, Approfondimenti e proposte

ALLEGATI

Note de réflexion

Bases juridiques prévoyant le vote à l’unanimité

Page 64: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

65 A. Casalboni, La fondazione

La fondazione della città di L’Aquila

di Andrea Casalboni

Introduzione

L’obiettivo di questo testo è quello di analizzare la situazione che ha portato

alla nascita della città di L’Aquila, attraverso lo studio degli elementi presenti

nella regione al momento della fondazione e delle fonti che trattano della storia

della città prima e dopo la sua creazione, nella speranza di gettare luce su

quanto accadde allora. Si cercherà dunque di produrre un’analisi dei primi

cinquant’anni di vita della città, durante i quali L’Aquila si sviluppa fino a

raggiungere una fisionomia stabile e consolidata. Le fonti più importanti cui ci

dedicheremo sono una lettera di Gregorio IX, il privilegio di Corrado IV, una

lettera di Alessandro IV, la lettera del Comune aquilano al re d’Inghilterra, le

cronache dello pseudo-Iamsilla e di Saba Malaspina e per finire la Cronica di

Buccio da Ranallo; studieremo inoltre la posizione dei cistercensi in Abruzzo in

rapporto alla città di L’Aquila e al suo territorio – confrontandola con quella

tenuta dall’ordine in Aquitania; vedremo infine la crescita dell’autonomia

cittadina sotto Carlo I e Carlo II d’Angiò.

La situazione precedente la fondazione

Quella che sarà la vallata di L’Aquila era, alla fine della prima metà del XIII

secolo, divisa tra due diocesi: Amiterno e Forcona, entrambe facenti parte del

Regno di Sicilia. I loro territori erano un perfetto esempio di frammentazione

feudale, spartiti tra i baroni locali40 in lotta contro l’imperatore Federico II – il

40 Di cui i più importanti erano i baroni di Ocre, di Poppleto, di Carapelle e di Celano.

Page 65: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

66 A. Casalboni, La fondazione

quale fece costruire diverse fortezze41 nella regione allo scopo di contenerne le

ribellioni –, e le terre in possesso delle abbazie cistercensi recentemente

installatesi in Abruzzo, filiazioni di Santa Maria di Casanova42. Erano inoltre

presenti dei castella diocesana43: dei borghi dotati di una chiesa e di un castello,

situati unicamente nella diocesi di Forcona – ed erano dei borghi sui quali il

vescovo aveva anche giurisdizione civile.

Le fonti sulla fondazione: la lettera di Gregorio IX

La prima menzione della possibile fondazione di una città in località Acculi è

contenuta in una lettera di papa Gregorio IX risalente al 7 settembre 122944 e

indirizzata agli abitanti delle diocesi di Amiterno e Forcona, in risposta

all’ambasciata da loro inviata al pontefice. La regione era in quel momento

attraversata dal conflitto tra i baroni locali e Federico II: i signori feudali si

erano ribellati ed avevano subito una severa repressione. Gregorio IX, da

sempre schierato contro l’imperatore, acconsente alla richiesta degli abitanti dei

castelli delle diocesi di Amiterno e Forcona di costruire la città – la concessione

avviene in virtù dei diritti feudali di cui il pontefice dispone sul Regno di Sicilia

fin dalla sua nascita ad opera di Ruggero II. A dispetto degli sforzi di Gregorio

IX, tuttavia, e della volontà degli abitanti della regione, la città non sarà

edificata, presumibilmente per via della netta vittoria riportata da Federico II

sui baroni ribelli.

41 Un documento del 1239 contiene l’elenco delle fortezze che l’imperatore ordina di

riparare o per le quali nomina nuovi responsabili – nel contesto di una generale

riorganizzazione della giurisdizione imperiale –: Leporanica, Pizzoli, S. Vittorino, Arischia,

Croce S. Nicola, Machilone, Stiffe, Fontecchio, S. Stefano di Sessanio, Rocca Calascio,

Castelnuovo, Caporciano, Rocca Preturo, Ofena; sono tutti castelli situati nella futura vallata

aquilana. Il documento è edito in E. Sthamer, Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien – Die

Verwaltung der Kastelle im Königreich Sizilien unter Friedrich II und Karl I von Anjou, Verlag von

Karl W. Hiersemann, Leipzig 1914, pp. 119 e 122. 42 Fondata nel 1191: cfr. A.L. Antinori, Annali degli Abruzzi, Bologna s.d., VIII, 127.

43 Nominati per la prima volta in una bolla di Alessandro III diretta al vescovo di

Forcona, datata 1178. 44 Ed. C. Radenberg, in Monumenta Germaniae Historica, Epistolae saeculi XIII e regestis

pontificum romanorum selectae, Ex Gregorii IX Registro, I, München 1982, n. 402, pp. 321-322.

Page 66: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

67 A. Casalboni, La fondazione

Le fonti sulla fondazione: il privilegio di Corrado IV

Risale al 1254 il privilegio di Corrado IV45. Il testo è mutilo all’inizio e alla fine,

per cui l’attribuzione è sempre risultata difficile e il diploma è stato per lungo

tempo incluso tra quelli di Federico II, ma la paternità di Corrado è provata da

un atto notarile del 125546. Il termine ante quem per la sua datazione è dato dalla

morte di Corrado IV il 20 maggio 1254; il termine post quem è definito invece

dalla supplica rivolta il 6 maggio 1253 dalle popolazioni di Amiterno e Forcona

al consigliere regio Tommaso da Marerio, per richiedere la sua intercessione "ad

constructionem civitatis Aquilae faciendam"47.

Il diploma è evidentemente volto ad ostacolare i baroni locali: i riferimenti

ai ribelli e ai briganti, la confisca delle foreste e dei boschi, la liberazione dagli

obblighi feudali per quanti fossero andati a stabilirsi entro i confini della nuova

città, l’autorizzazione ad abbattere tutti i castelli e i fortilizi all’interno degli

stessi confini, il permesso di trasferirsi a L’Aquila anche per quanti venissero da

altre regioni ed infine il divieto di costruire torri all’interno della città – tutte

queste indicazioni testimoniano la precisa volontà del sovrano attenuata, ma

non troppo, dall’obbligo per i nuovi cittadini di pagare un indennizzo ai loro

signori d’un tempo, tanto per i servizi feudali quanto per i beni che questi

perdevano. Tale requisito induce a pensare che si volesse evitare una massiccia

presenza in città del ceto più basso della popolazione, quelli che Buccio chiama

“i villani” – e la prudenza in tal senso è perfettamente motivata, come dimostra

la vicenda di Ramotto48. A stabilirsi nella nuova città sono tanto contadini

quanto artigiani, commercianti, perfino baroni49.

Non sappiamo se il primo nucleo cittadino sia nato precedentemente

rispetto al diploma di Corrado IV o ne sia una conseguenza, ma il privilegio è

costruito in modo estremamente logico, con precise ragioni ed intenzioni

chiaramente esposte dal sovrano, e non contiene cenni a borghi precedenti – il

45 L’edizione critica moderna del Privilegium concessum de Constructione Aquile è ad opera

di G.M. Monti, Lo stato normanno svevo, Trani 1945, pp. 311-317, ed è essenziale per l’attribuzione

del documento a Corrado IV e per la sua datazione. 46 "Nos Raynaldus et Thadeus filii quondam Don. Thomasii Berardi Gherardi de Rocca de

Medio cives Aquile … Liberamus et absolvimus … secundum tenorem Sacri Regii Privilegii

Domini Regis Chonradi ex hominibus et universitati Civitatis Aquile indulti", contenuto in L.A.

Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, Milano 1742, VI, col. 516. 47 L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, VI, col. 516.

48 Il quale, stando al racconto di Buccio, si mette alla guida dei villani e li conduce in città,

dove provoca una sollevazione. Ramotto finirà impiccato, e con lui saranno uccisi molti suoi

seguaci. Il personaggio che non è menzionato da nessun altro documento o testimonianza

dell’epoca: cfr. A.L. Antinori, Annali, IX, p. 497; cfr. anche A. Clementi, Momenti del medioevo

abruzzese, Roma 1976, nota 38 pp. 72-77. 49 A.L. Antinori, Annali degli Abruzzi dalle origini all’anno 1777, vol. IX, p. 247.

Page 67: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

68 A. Casalboni, La fondazione

suo essere mutilo non aiuta tuttavia a chiarire i discrepanze tra la situazione in

esso illustrata e la storia narrata nella Cronica di Buccio da Ranallo, che avremo

modo di studiare più avanti.

Le fonti sulla fondazione: la lettera di Alessandro IV

Il 22 dicembre 1256, ossia poco più di due anni dopo la morte di Corrado IV, la

città di L’Aquila viene eletta sede episcopale attraverso una lettera di

Alessandro IV50. Il pontefice è nipote di Gregorio IX, ed era stato nominato

cardinale nel 1227. La sua politica era in contrasto con quella di Manfredi,

fratellastro di Corrado IV, e la lettera del pontefice è probabilmente volta a far

schierare la nuova città con la "pars ecclesiae" nel conflitto contro il sovrano

svevo – obiettivo peraltro raggiunto, dal momento che L’Aquila si opporrà a

Manfredi, presumibilmente proprio in cambio dei vantaggi, soprattutto in

termini di attrattiva sulle popolazioni circostanti, conseguiti divenendo sede

vescovile.

Le fonti sulla fondazione: la lettera al re d’Inghilterra

Nel 1258 Manfredi, eletto da poco sovrano del Regno – in seguito alla diffusione

ad arte della notizia della morte di Corradino, figlio di Corrado IV e legittimo

erede al trono –, intraprende una serie di spedizioni militari al fine di affermare

la sua autorità e porre fine alle ribellioni. L’Aquila, nemica del re, non può

sperare di difendersi militarmente ma tenta ugualmente di approntare delle

difese diplomatiche inviando una lettera al re d’Inghilterra. Enrico III risponde

nel luglio del 1258, ma fin dall’anno precedente aveva messo a disposizione

della città 540 marchi da utilizzare per la sua difesa51. Tale aiuto ad opera di

Enrico III può essere spiegato attraverso il cosiddetto “negotium Siciliae”:

Innocenzo IV nel 1253 aveva offerto la corona del Regno di Sicilia al re

d’Inghilterra, e l’interesse inglese per il Regno doveva essersi mantenuto alto.

L’intervento di Enrico III ci mostra l’importanza che la città di L’Aquila doveva

aver già raggiunto negli equilibri geopolitici locali – importanza che ne

giustifica la distruzione da parte di Manfredi.

Le fonti sulla fondazione: lo pseudo-Iamsilla e Saba Malaspina

50 Ed. C. Radenberg, Monumenta Germaniae Historica, Epistolae saeculi XIII e regestis

pontificum romanorum selectae, III, Berolini 1894, Ex Alexandri IV Registro, 448, p. 413. 51 Cfr. G. Marinangeli, L’Aquila e il “negotium Siciliae”, in «Bollettino della Deputazione

Aquilana di Storia Patria», 70 (1980), pp. 373-405.

Page 68: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

69 A. Casalboni, La fondazione

Le cronache dello pseudo-Iamsilla52 e di Saba Malaspina53 menzionano

entrambe L’Aquila, e solo per raccontarne la distruzione ad opera di Manfredi.

Lo pseudo-Iamsilla narra la vicenda nei capitoli finali della sua cronica:

Usque ad idem quoque tempus civitas Aquilae, quae a quondam Rege Conrado in confinibus

Regni condita fuerat, magna populi numerositate plena, etiam in rebellione duraverat, ad quam

Terram evincendam multum laboris hactenus fuerat exactum, nec ullo modo poterat expugnari.

Statutae autem erant circa Territorium civitatis ipsius multae familiae militum, et aliorum

armatorum, quibus civitas ipsa aliquantulum arctabatur, non tamen adeo, quod non possent

cives quocumque vellent ad suas necessitates exire. Audientes autem ipsius Civitatis incolae

victoriam Principis, et praesertim qualiter Terram Laboris de facili recuperasset, qualiter etiam

tota Sicilia ad suum mandatum redierat, non inconsulte considerantes, quod difficile erat eis

ultra resistere Principi, cui tota Sicilia, et Terra Laboris resistere non potuit, miserunt Nuntios

ad Principem, per quos se, et civitatem ipsam ad mandatum Principis humiliter obtulerunt. 54

Saba Malaspina ci racconta invece una storia in parte differente:

[…] Rex Mandfredus, curas exercituales aggrediens cum magnifico et prepotenti exercitu versus

regni confinia consilio deliberato procedit. Erat enim in extremis regni partibus olim rege

Corrado favente civitas Aquile in odium baronum de illa contrata per ipsorum villanos de novo

constructa, in qua de diversis castrorum circumadiacencium incolis, non absque quamplurium

exprovincialium iactura nobilium et predictorum baronum, rusticorum adunata congeries in

tantum iam multidudine populosa concreverat, quod de suarum virium temeritate superbiens

se vicinis exhibebat horribilem et dominantis in regno dominio suis operibus indevotam, quin

pocius velut pars universo non congruens generalibus regni statutis reputebat indecens colla

submittere et singulares sibi vivendi formulas conficere presumebat. Sperabant enim in

presumpte libertatis statu contra eorum dominos apostolice sedis auxilio confoveri. Et ideo

contra Manfredum, eciam post sue coronationis tempora pertinax in rebellione iam facta, sub

velamine devotionis ecclesie regi parere contumaciter contempnebat. Ad rusticorum itaque

domandam proterviam et per hec restituenda lesis quampluribus iura sua Manfredus

victoriosus accingitur. Sed antequam civitatis menibus eius se vicinaret exercitus, tanquam

populorum difformibus erecta particulis maceria ruinosa dispergitur, et dum volare super

vicinos nititur Aquila, plumis nudata solo deprimitur, universis habitatoribus, quibus tutele

veniam in personis et rebus clemencia regalis indulsit, subito vacuata deseritur, et que dudum

plena populo stare nescierat, in combustionem et cibum ignis illico tradita sola sedet. Ea sic

52 La prima notizia su questa cronica risale al 1662, nel tomo IX dell’Italia Sacra di

Ferdinando Ughelli, dove compare anonima. Nel 1725, Muratori l’attribuì a Niccolò Iamsilla. Il

titolo, De Rebus Gestis Frederici II. Imperatoris ejusque filiorum Conradi et Manfredi et Apuliae Siciliae

regum, illustra la portata temporale dell’opera, che va dal 1210 al 1258. Recenti studi mostrano

tuttavia che la cronica è in realtà composta da frammenti di altre opere, cfr. F. Delle Donne, Gli

usi e i riusi della storia. Funzioni, struttura, parti, fasi compositive e datazione dell’Historia del

cosiddetto Iamsilla, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo», 113, Roma 2011. 53 Ed. W. Koller, MGH, Scriptores, 35, Hannoverae 1999.

54 G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni napoletani, Napoli 1868, volume II, p. 103.

Page 69: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

70 A. Casalboni, La fondazione

itaque redacta in nichilum rex Manfredus in Apuliam exercitu dissoluto revertitur, ut membra

bellicis fatigata laboribus quietis grate dulcedine placidisque solaciis restauraret. 55

Il simbolismo adottato dal Malaspina mostra bene la visione che della

questione aquilana dovevano avere i suoi contemporanei. Quel "plumis nudata

solo deprimitur" rappresenta chiaramente la razionalizzazione compiuta da

Manfredi nel risolvere un problema, un’anomalia: la città nuova che, sottrattasi

al giogo dei baroni, forte del numero dei suoi abitanti, de suarum virium

temeritate superbiens, se vicinis exhibebat horribilem. Esattamente come lo pseudo-

Iamsilla, Malaspina identifica tra le ragioni del supporto di Corrado IV alla

nascita della città una chiara funzione anti-baronale, condivisa peraltro da tutte

le fonti a eccezione del diploma di Corrado stesso – nel quale questo intento

non è mai espresso esplicitamente. Altra informazione importante che ci è

trasmessa dalla cronica di Saba Malaspina è l’ampia partecipazione popolare

alla nascita della città. Malaspina, proveniente da una famiglia aristocratica,

non può evitare di sottolineare il carattere sociale dei protagonisti della

fondazione, con una descrizione decisamente negativa. La città, creata in odium

baronum – e per questa ragione supportata da Corrado –, finisce per sgretolarsi,

abitato troppo recente e poco coeso, non appena l’armata di Manfredi si

avvicina.

Allo stesso modo dello pseudo-Iamsilla, quindi, Malaspina racconta come

gli abitanti di L’Aquila, raccolti i loro beni ed abbandonata la città, siano stati

graziati da Manfredi: il solo particolare in cui le due cronache differiscono è la

distruzione della città, peraltro troppo recente per essere giunta ad uno stadio

di edificazione realmente avanzato. A giustificare tale distruzione è senza

dubbio la necessità di Manfredi di assicurarsi la fedeltà dei baroni. Il fatto che la

rivolta sociale da cui era nata L’Aquila rappresentasse un evento straordinario,

stando ai canoni del tempo, sarà raccontato ancora meglio da Buccio, il quale

sarà tuttavia meno critico verso i cittadini: se Saba Malaspina, aristocratico

romano, condanna la ribellione di per sé stessa, il cronista aquilano ne limita le

connotazioni rivoluzionarie indicando come i rivoltosi non cercassero

l’autonomia, bensì l’emancipazione dai signori feudali per passare sotto il

controllo diretto del sovrano, ritenuto evidentemente più mite. Buccio

condivide, nondimeno, la visione di Malaspina sui villani, da entrambi criticati

aspramente e descritti come facili alla superbia.

Le fonti sulla fondazione: la lettera di Clemente IV

La distruzione causata da Manfredi mette fine alla prima esperienza cittadina.

Gli abitanti tornano a disperdersi tra i castelli del contado, e di quanto avevano

55 Liber II, pp. 120-121.

Page 70: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

71 A. Casalboni, La fondazione

edificato non rimane niente. Tutto ciò che sappiamo di questa prima esperienza

è che la città aveva un reggimento municipale, con sindaco e consiglio cittadino,

come dimostra la bolla di Alessandro IV e la lettera che la città invia a Enrico III

d’Inghilterra56. Il primo vescovo aquilano, Berardo da Padula, trasferitosi

insieme alla diocesi nel 1257, torna a Forcona, dove sarà seppellito nel 1264.

L’arrivo di Carlo I d’Angiò, che sbarca a Roma il 14 maggio 1265, cambia tutto:

gli abitanti della vallata inviano ambasciatori per trattare la ricostruzione di

L’Aquila. In questo contesto va ad inserirsi la lettera di Clemente IV a Carlo,

nella quale il pontefice rivendica l’appartenenza dell’antica diocesi di Amiterno

al territorio della diocesi di Rieti, esprimendosi altresì in modo caustico sulla

vicenda della prima fondazione e muovendo pesanti accuse contro quanti

avevano fondato la città:

[…] Dudum siquidem multitudinis hominum eisdem Ecclesiis et nobiliibus subditorum de

Diocesi Reatina, et aliis vicinis partibus, ex diversis Castris, Villis et locis cospirantis in unum

factiosa praesumptio, in eam spiravit, et tandem prorupit temeritatis audaciam, quod iidem

satagentes jugum originariae condicionis abdijcere, et Ecclesias et nobiles praedictos, quibus

tenebantur ad varia, non solum debitis defraudare servitiis, verum etiam de multitudine

confidentes, sicut evidens indicavit effectus, opprimere, illisque praeesse, quibus et diu

subfuerant, et subesse, de suae conditionis debito tenebantur; a quondam Conrado nato

quondam Frederici olim Romanorum Imperatoris, qui Regnum Siciliae post sententiam

depositionis, et privationis latam in Imperatorem eundem; occupatum tunc temporis detinebat,

iniquis et fraudolentis persuasionibus obtenta licentia, Civitatem construere praesumpserunt;

cui Aquila imposito nomine, se pullos Aquilae operibus exhibentes, lamberunt Ecclesiarum et

nobilium sanguinem: non solum Ecclesias et Nobiles ipsos spoliantes, et ad pauperiem

deducentes extremam; immo Sacordotes et alios varios Clericos, Nobiles quoque suos etiam

Dominos, immaniter, ut multorum habet assertio, trucidantes. 57

Questa lettera, che supporta l’opposizione dei baroni alla ricostruzione di

L’Aquila, dimostra altresì l’intenzione del pontefice di migliorare il proprio

controllo sull’amiternino. Ma Carlo I non accetterà le pretese del papa: dopo la

battaglia di Benevento, il 26 febbraio 1266, L’Aquila sarà ricostruita.

Carlo I d’Angiò

Le modalità della ricostruzione non ci sono pervenute se non attraverso il

diploma di Carlo II58, il quale tuttavia sostiene di aver visto il privilegio paterno,

del quale conferma diverse parti. Buccio da Ranallo elenca, tra gli accordi stretti

56 Alessandro IV si rivolge nella sua bolla a "consilio et communi Aquilensibus"; la lettera a

Enrico III è invece inviata da "Potestas et Commune Aquilensium". 57 L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, vol. VI, coll. 524-525.

58Vedi il Diploma di Carlo II del 28 settembre 1294 in S.A., Regia Munificentia erga

aquilanam urbem variis privilegis exornatam, Aquila 1639, pp. 1-3.

Page 71: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

72 A. Casalboni, La fondazione

con il sovrano: l’appartenenza del territorio cittadino al demanio reale e il

diritto dei nuovi abitanti della città a un appezzamento di terra per ciascun

fuoco. Ogni appezzamento sarebbe stato lungo sette canne59 e mezzo per

quattro canne di larghezza; ciascun appezzamento avrebbe avuto il valore di

dodici carlini – un fiorino d’oro –, da versare al re. Pur essendo andato perduto

il diploma di Carlo I, di questo sovrano rimane l’Ordine60 rivolto al suo capitano

a L’Aquila, Ponzio di Villanova, per la taxatio annuale. L’Ordine contiene la lista

dei castelli componenti la città e le somme che ciascuno di essi deve versare, e

rappresenta pertanto una fonte importante sui primi anni della città.

Questo periodo non fu peraltro privo di problemi: i signori feudali si

opposero alla ricostruzione cittadina; anche dopo la riedificazione della città, i

contadini non furono sempre in grado di pagare l’appezzamento ed

emanciparsi; la paura e l’odio verso i baroni portò inoltre i cittadini a

distruggere tutte le fortezze della regione. La Corona non poté opporsi a questa

spedizione né punirne gli autori: nel 1267, appena un anno dopo la battaglia di

Benevento, chiamato dai ghibellini italiani era arrivato dalla Germania

Corradino, figlio di Corrado IV. Carlo I d’Angiò aveva bisogno di tutto l’aiuto

possibile per salvaguardare il trono. E L’Aquila soccorse il nuovo re contro

l’ultimo esponente degli Svevi. «

Due sono fondamentalmente le ragioni di questa scelta di campo: anzitutto il fatto che un

ritorno degli Svevi avrebbe rimesso in forse le acquisizioni di fondo; inoltre che le colpe da farsi

perdonare dal re erano troppe per non prendere al volo l’occasione di giovargli in qualche

modo e attenuare la sua ira. Ma evidentemente gli Aquilani dovettero far pesare questa loro

scelta, poiché altrimenti non si giustifica l’apprensione di Carlo I circa la posizione politica che

avrebbe scelto la città. 61

Carlo II e Celestino V

In seguito alla vittoria contro Corradino a Tagliacozzo, il 23 agosto 1268, la città

conobbe un periodo di espansione rapida, dovuta principalmente

all’immigrazione dai castelli circostanti. L’afflusso di popolazione, tuttavia,

rallenta ben presto, in parte a causa della ricostruzione delle rocche da parte dei

baroni, che ostacolano l’immigrazione. Ancora una volta i cittadini di L’Aquila

prendono le armi, guidati dal "cavalero" Nicola dell’Isola, e distruggono le

fortezze62, tra cui quelle di Ocre, Leporanica, Pizzoli, Barete e Preturo – per

59 Una canna equivale a circa 2 metri.

60 L’ordine è edito in A. De Matteis, L’Aquila e il contado – Demografia e fiscalità nei secoli

XV-XVIII, Napoli 1973. 61 A. Clementi, E. Piroddi, L’Aquila, Roma-Bari 1988, p. 20.

62 Cronica di Buccio di Ranallo, a cura di C. De Matteis, Firenze 2008, stanze 146-148, p. 48.

Page 72: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

73 A. Casalboni, La fondazione

limitarsi a quelle menzionate da Buccio. Temendo forse la popolarità di Nicola,

Carlo II (succeduto a suo padre, morto il 7 gennaio 1285) invia il figlio, Carlo

Martello, in città, con l’incarico di uccidere Nicola. Carlo Martello non portò

tuttavia a compimento quest’ordine, forse convinto da Nicola della bontà delle

sue azioni, forse per timore di una sollevazione popolare, ma il cavaliere morì

comunque poco tempo dopo, avvelenato.

Dopo la morte di Nicola dell’Isola la città fu attraversata da lotte intestine,

divisa tra molteplici anime, tante quanti erano i castelli d’origine. Le faide

crebbero ad un livello tale che gli abitanti di interi quartieri vennero esiliati,

come quelli di Paganica, banditi nel 1293 nel corso di un conflitto con Bazzano.

A scatenare tali lotte erano dispute sui confini territoriali dei castelli, e ad

aggravare la situazione contribuirono le alleanze tra quartieri. Il 28 settembre

1294 Carlo II "emana un diploma63 col quale perdona agli Aquilani tutti gli

eccessi, che sembrano consistere nella diruzione delle rocche e nelle furibonde

lotte di fazioni. Che cosa poteva averlo determinato? Senza dubbio la

incoronazione avvenuta all’Aquila del papa Pietro da Morrone ovvero di

Celestino V"64. La scelta della città per l’incoronazione del pontefice dipese in

parte, senza dubbio, dal fatto che Carlo II, che aveva fortemente sostenuto

Pietro da Morrone, voleva che l’incoronazione avesse luogo nel Regno.

Celestino V, già eletto papa, scrive ai cardinali riuniti a Perugia per informarli

che non era in grado di compiere l’intero viaggio, pregando perciò il collegio di

venirgli incontro a metà strada. A L’Aquila, per l’appunto. Nel piazzale di

Collemaggio, per la precisione, davanti al re Carlo II e a suo figlio Carlo

Martello, re d’Ungheria. Assieme a loro giungono in città le più alte cariche del

regno.

Si tratta di un’occasione unica per la crescita della città e per ristabilire la

concordia interna. I boni homini chiedono al papa di mediare per la pace, tanto

tra i quartieri che tra la città ed il sovrano. Presumibilmente dietro sua richiesta

Carlo II infatti includerà nel diploma regio del 1294 la concessione che la città

non sia più censita né tassata per singoli locali, bensì come unica entità da

riconoscere con il nome di Aquila65. Il diploma di Carlo II è una fonte

63 Il Diploma di Carlo II del 28 septembre 1294 si trova in Regia Munificentia erga aquilanam

urbem variis privilegis exornatam, Aquila 1638, pp. 1-3. 64 A. Clementi, E. Piroddi, L’Aquila, cit., p. 21.

65 La città era divisa tra i castelli fondatori, e gli abitanti di un castello che si erano

trasferiti in città avevano gli stessi diritti, rispetto agli abitanti che non si erano trasferiti, sulle

terre del castello di provenienza. L’insieme degli abitanti di un castello trasferitisi dentro la città

era chiamato locale, ed aveva il nome del castello con l’aggiunta della particella “intus”, e il

castello esterno era chiamato con il suo nome più “extra”. Dunque si aveva, per esempio, la

comunità di Paganica intus che aveva diritti sul territorio di Paganica extra, e lo stesso valeva

Page 73: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

74 A. Casalboni, La fondazione

importante in quanto, dopo questa concessione, presenta la lista dei castelli che

fanno parte della città, forse tratta dal privilegio paterno. Il numero di questi

castelli ammonta a settantuno66: si tratta evidentemente di un territorio assai

grande. Ma non sono questi i soli vantaggi portati dalla venuta di Celestino V: il

papa stesso concede in occasione della sua elezione una "perdunanza" a poena et

culpa. Le magistrature cittadine sfrutteranno abilmente quest’indulgenza,

prolungandone gli effetti nel tempo: nasce così una fiera67 allo scopo di attirare

a L’Aquila, nel giorno di S. Giovanni, mercanti e pellegrini.

Buccio da Ranallo

Le fonti più importanti riguardo alla vita di Buccio da Ranallo sono le sue stesse

opere – la Leggenda di S. Caterina d’Alessandria e la Cronica, con i sonetti

contenuti al suo interno – in quanto l’esistenza stessa di Buccio è altrimenti

documentata solo da alcuni atti notarili. Il luogo di nascita, "Poppleto de

Aquila", è annotato dal cronista aquilano Alessandro De Ritiis nella sua

prosecuzione della Cronica di Buccio68. Poppleto (Coppito), nell’ex contado

amiternino, era un locale compreso in quella parte della città ancora legata alla

vecchia aristocrazia terriera, quella piccola nobiltà le cui rocche erano state

distrutte e i cui esponenti erano stati costretti a inurbarsi. Probabilmente un

piccolo proprietario terriero69, Buccio ha senza dubbio ricevuto un’educazione

per quasi tutti i castelli fondatori. Fino al diploma del 1294 ciascuno dei castelli fondatori della

città era stato censito e tassato separatamente rispetto agli altri. 66 S. Silvestro, Vigliano, Rocca di Corno, Scoppito, Rascino, Corno, Civitatomassa,

Preturo, Forcella, Cascina, Cagnano, Barete, Villa di Cese, Pizzoli, Vio o Pedicino, Rocca delle

Vene, Porcinari, Chiarino, Arischia, S. Vittorino, Coppito, Sant’Anza, Pile, Roccapreturo, Beffi,

Goriano Valle, Tione con S. Maria del Ponte, Fontecchio, Fagnano, Campana, Stiffe, Barile,

Rocca di Mezzo, Ocre, Fossa, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, S. Eusanio, Civita di Bagno,

Bagno con Le Ville, Bazzano, Torre, Poggio Roio, Sassa, Poggio S. Maria, Tornimparte, S. Vito di

Sassa, Lucoli, Collimento, Rocca S. Stefano, Paganica, Collebrincione, Tempera con Aragno,

Gignano, il Vasto, Genca, S. Pietro della Genca, Assergi, Filetto, Camarda, Pescomaggiore, Terra

di Sinizzo e Fuscolina, Bominaco, Caporciano con S. Pio delle Camere, Civita Retenga, Navelli,

Colle Pietro, S. Benedetto in Perillis, Torre di Maiardone. 67 A. Clementi, Statuta Civitatis Aquile, in «Fonti per la Storia d’Italia» n. 102, Istituto

Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 1977, pp. 13-15. 68 A. De Ritiis, Chronica civitatis Aquilae, a cura di Leopoldo Cassese, in «Archivio storico

napoletano» XXVII, Napoli 1941. 69 Ipotesi avanzata da C. Mutini, La «Cronaca aquilana» nella poesia di Buccio di Ranallo,

«Bollettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo e Archivio Muratoriano», 74, Roma

1962, pp. 175-211.

Page 74: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

75 A. Casalboni, La fondazione

elevata e in almeno due occasioni partecipa alla vita politica della città70.

L’appartenenza di Buccio a un tale ceto è peraltro consonante con l’ideologia

prettamente conservatrice che traspare dalla sua cronaca, ideologia che ha i suoi

punti forti nella difesa dell’ordine costituito, degli interessi locali, delle

gerarchie consolidate. Eppure, pur non riuscendo a prescindere da questi

valori, Buccio ha cura di ritagliarsi la figura di moderato al di sopra delle parti,

e se riesce a farlo senza ipocrisia è perché ciò che più gli sta a cuore – e la cosa

traspare palesemente dalla lettura della Cronica – è la sua città.

Pur propendendo per forme di governo allargate, a partecipazione

cittadina – proprio in contrasto con il ceto signorile e magnatizio – non è un

fautore delle Arti, e non a caso nel corso della sua opera si lamenta più volte di

come le magistrature degli ultimi anni, che appartengono al governo delle Arti,

siano deboli e pavide di fronte alla Corona oppure semplicemente rese miopi

dai loro interessi, e non riescano pertanto a garantire a L’Aquila

quell’autonomia e quella libertà che i suoi fondatori avevano cercato.

Nato nell’ultimo decennio del XIII secolo, Buccio di Ranallo muore di

peste nel 1363.

Le fonti sulla fondazione: la Cronica

La Cronica di Buccio non ebbe particolare fortuna nei secoli seguenti71, ma

rimane la fonte narrativa aquilana più vicina alla fondazione della città. Morto

nel 1363, Buccio ha avuto senza dubbio modo di vedere con i propri occhi gli

anni di governo di Carlo II (durato fino alla morte del re, nel 1309), ed è

probabile che abbia avuto occasione di parlare con testimoni oculari se non

della prima, almeno della seconda fondazione. Quanto alle vicende del 1254,

essendo passati cent’anni – esatti, se si considera la data di inizio della

composizione della Cronica, il 1354, ma è probabile che Buccio ne abbia sentito

parlare fin da bambino – è presumibile che la tradizione orale abbia tinto di un

alone leggendario gli eventi: l’assenza di altre fonti ci impone comunque di

tenere in una certa considerazione la non verificabile versione di Buccio.

È nella terza stanza che Buccio comincia davvero la sua storia, con le strofe

forse più famose della poco conosciuta Cronica:

70 Fa più volte parte del "consillio d’Aquila" (stanza 1182, p. 367 della Cronica), ma è

anche membro di un’assemblea "più de persone duecento, le melliuri che ‘n Aquila trovammo"

(sonetto IX, pp. 354-356 della Cronica). 71 Sulla fortuna dell’opera e per un’analisi dei dettagli tecnico-stilistici della stessa, cfr.

"Introduzione", pp. XLV-CXXIX. Sulla storia dell’interpretazione di Buccio nei secoli successivi,

cfr. il capitolo Buccio nel tempo in C. De Matteis, Buccio di Ranallo: critica e filologia. Per la storia

letteraria dell’Italia mediana, Roma, 1990, («Culture regionali d’Italia. Saggi e testi», II), pp. 293-

311. Cfr. anche R. Colapietra, Buccio di Ranallo: dalla cronaca alla storia, Roma, 1992, pp. 4-21.

Page 75: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

76 A. Casalboni, La fondazione

El conto sarrà d’Aquila, magnifica citade, / e de quilli che la ficero con gran sagacitade, / per non

eser vassalli cercaro la libertade, / e non volere singiore se nno la magestade. 72

Queste strofe sono un esempio assai chiaro della lettura che Buccio dà

della rivolta che portò alla fondazione di L’Aquila, un esempio confermato in

ogni passo della Cronica. Gli abitanti dei contadi di Amiterno e Forcona si

incontrano di notte, rispettivamente in un luogo definito "Grocta Populi" a S.

Vittorino, e a "Santa Justa" di Bazzano, ma un traditore informa i baroni. La

repressione e il massacro indiscriminato tuttavia non sortiscono l’effetto

sperato: anzi, per reazione il popolo si arma e la rivolta prende vita. Sconfitti i

baroni e distrutte le fortezze, gli abitanti delle due diocesi inviano ambasciatori

a Jacopo da Sinizzo, cancelliere del papa e nativo della regione, pregandolo

d’intercedere presso il pontefice e presso il re.

Re Corrado della Mangia c’allora era singiore, / a stanzia de lu papa acectò farli honore; /

concedio lu asenzio, le carti e lu faore; / perché durò sì poco fo in tristi punti e ore. 73

All’epoca il papa era Innocenzo IV, che proprio in quel periodo aveva

offerto la corona del Regno al re d’Inghilterra: pertanto il suo rapporto con

Corrado IV rende difficile considerare affidabile una sua intercessione presso il

re di Sicilia, soprattutto considerando che Corrado IV era a quel tempo

scomunicato. È anche possibile, tuttavia, che dichiarando la concordanza tra

pontefice e sovrano Buccio abbia intenzionalmente voluto evitare di porre il

problema della legittimità del diploma di Corrado IV: essendo il Regno fin dalla

sua nascita feudo pontificio, evidenziare i dissapori tra Innocenzo IV e gli Svevi

avrebbe fatto sorgere dubbi sulla validità del documento; inoltre era così

possibile dipingere il reale interesse nella depressione del potere feudale che

univa papa e sovrano, un vantaggio comune conseguito attraverso la

fondazione della nuova città. Da segnalare in ogni caso il fatto che, nel

resoconto di Buccio, l’autorità deputata a concedere l’assenso ultimo

all’edificazione della città pare essere il sovrano più che il pontefice. Il privilegio

di Corrado IV sarebbe ad ogni modo una ratifica di un processo già in corso,

cominciato con la rivolta, la distruzione delle rocche e l’ambasciata a Jacopo da

Sinizzo.

La morte di Corrado interrompe il clima di gioia ed entusiasmo che aveva

portato alla rapida costruzione della città:

Ficiro la citade solliciti e uniti, / anni mille duecento cinquanta quatro giti, / benché più non ci

stectero che cinque anni forniti; / alli cinquanta nove fo sconcia e fore osciti. // Perché llu re

72 Cronica, stanza 3, p. 4.

73 Cronica, stanza 20, p. 4.

Page 76: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

77 A. Casalboni, La fondazione

Manfreda poi venne in singioria, / e contra della clesia, con forza e tirannia, / co lli mali

rendicoli, che gra’ copia n’avia: / qual era per offizio e quale per lecconia. // Tanto co’ re

Manfreda tucti s’aoperaro, / con tucti quanti li altri che d’Abruczo canparo, / perché sconciasse

l’Aquila giamai no refinaro, / fi’ che, a llor petizione, tucta la deruparo. // Se’ anni stecte sconcia,

sì come trovo iscricto, / né casa vi remase, né pésele, né ticto; / credo che fo iudizio como di mal

tollicto / che Dio ci concedio a tanto menesdicto. 74

I feudatari sopravvissuti alla ribellione, quindi, spingono Manfredi a

distruggere la città. Nondimeno, la distruzione della città è per il cronista

dovuta al giudizio divino, una punizione per la ribellione all’ordine costituito e

per la mancata restituzione dei beni tolti ai feudatari. Rilevante, anche se per

noi senza possibilità di riscontri nelle fonti rimaste, è la menzione nella stanza

25 di testi scritti da cui il cronista apprende che la città "se’ anni stecte sconcia".

All’arrivo di "Re Carllo primo di Francia, dalla ecclesia chiamato", Jacopo da

Sinizzo ottiene nuovamente "la grazia de refare Aquila", rivelandosi ancora una

volta fondamentale per l’edificazione della città. Prima, però, bisogna attendere

che Carlo sconfigga Manfredi, a Benevento. Dopo la battaglia ha luogo davanti

al sovrano un confronto tra coloro che si oppongono alla ricostruzione della

città e quanti invece ne sono partigiani. A difendere – dietro compenso – le

motivazioni dei cittadini è un nobile della schiera di Carlo, e il suo discorso

pare convincere il re: "Re Carllo, odenno questo, se mosse a pïetate, / disse:

“Refaite l’Aquila, ch’io vollio in veritate; / la moneta promessa per termine

trovate, / e faiteli le carti, che scian bene cautelate”"75. Dopo aver descritto la

sollevazione popolare guidata da tale Ramotto, repressa nel sangue, Buccio

narra la battaglia di Tagliacozzo, in cui Carlo affronta Corradino di Svevia,

mostrando forse di conoscere la cronica di Saba Malaspina76. Dubitando della

fedeltà di L’Aquila77, Carlo si reca in città in incognito, di notte, ed entra dalla

porta di Bazzano chiedendo del capitano cittadino. Una volta scoperta l’identità

74 Cronica, stanze 22-25, pp. 9-11.

75 Cronica, stanza 66, p. 22.

76 Buccio riporta un discorso di un barone di Carlo che riprende l’esortazione che Saba

Malaspina III, 6 racconta fatta da Carlo stesso ai suoi uomini prima della battaglia di Benevento

contro Manfredi. 77 Cfr. G. Villani, Nuova Cronica, a cura di Giuseppe Porta, Parma 1990-1991, VIII, XXVI

51-60: "i baroni del Regno ribelli del re Carlo fittiziamente, per fare isbigottire lo re Carlo e sua

gente, feciono venire nel campo di Curradino falsi ambasciadori molto parati, con chiavi in

mano e con grandi presenti, dicendo ch’egli erano mandati dal Comune dell’Aquila per dargli

le chiavi e signoria della terra, sì come suoi uomini e fedeli, acciò che gli traesse dalla tirannia

del re Carlo. Per la qual cosa l’oste di Curradino e egli medesimo, stimando fosse vero, feciono

grande allegrezza".

Page 77: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

78 A. Casalboni, La fondazione

di Carlo, il capitano manda a chiamare i Dodici78, a cui il sovrano chiede aiuto

per la battaglia imminente. Con l’aiuto degli abitanti della città79 ("No tanto,

dico, li omini, ma le femene gero / dereto a lloro omini che geano volentero, /

portanno carcchi in capo chi non avea somero, / sì che abero fodero quanto fece

mistero"80), i francesi ottengono la vittoria. Terminata la descrizione della

battaglia, Buccio torna a dedicarsi agli avvenimenti della città, con la

costruzione della fontana della Riviera – sola fonte di approvvigionamento

idrico per L’Aquila –, delle mura e delle porte.

Dopo aver narrato la vicenda di Nicola dell’Isola, Buccio riferisce quindi

dell’arrivo di Celestino V, della sua incoronazione e dell’aiuto che il pontefice

dà alla città: l’entusiastica acclamazione di Celestino V da parte di Buccio non è

dovuta alle qualità morali o pastorali del pontefice, mai menzionate, ma al fatto,

affermato dal cronista stesso, che il pontefice esalta L’Aquila, e per questo è da

ritenersi meritevole di benedizioni e lodi. Non appena il papa lascia la città,

infatti, Buccio passa oltre: l’attenzione dedicata al pontefice è, dunque, legata

puramente alla sfera di interesse cittadino, e Buccio passa a raccontare la

spedizione di L’Aquila contro il castello di Machilone81, avvenuta nel 1299.

L’avvenimento testimonia della grande autonomia conseguita nei confronti

della Corona: Machilone aveva avuto intenzione di fondare insieme ai castelli

circostanti, a nord di L’Aquila, una nuova città chiamata Laposta, con

l’appoggio di Carlo II. Questa nuova fondazione avrebbe tuttavia limitato lo

spazio decisionale di L’Aquila, che ne sarebbe stata condizionata nelle scelte

politiche e ne avrebbe inoltre dovuto subire la concorrenza – e pertanto gli

78 Presumibilmente la magistratura cittadina dell’epoca, ma non ne abbiamo alcuna prova

documentaria. 79 Una fonte francese, la Chronique anonyme des rois de France finissant en MCCLXXXVI, p.

89 (in Recueil des historiens de Gaule et de France, voll. 23, Paris 1869-1876, t. XXI, pp. 80-102),

conferma il ruolo giocato dalla città nella battaglia: "Et si vous comment il avint, par la volonté

de Dieu, que message vindrent en la vile de l’Agle que li rois Karlles avoit la victoire du champ,

et que Conradins et sa bataille estoit desconfis, et qu’il estoit assamblés a la bataille dan Henri

d’Espaigne. Et lors cil de la vile de l’Aigle et les fuianz de la première bataille retournèrent el

champ, pour secourre et aidier le roi Karlle, encontie dant Henri et sa gent; et sachiez qu’il ne se

porrent tant haster que danz Henris et sa bataile ne fust toute desconfite". 80 Cronica, stanza 124, p. 40.

81 Ci sono pervenuti due diplomi di Carlo II relativi alla grazia accordata alla città dopo la

distruzione di Machilone, uno del 24 settembre 1299, XIII ind. 15 di regno, l’altro del 28 agosto

1301, XIV ind. 20 di regno. L’evento è anche menzionato nel diploma del 22 gennaio 1304. Si

trovano in Regia Munificentia erga aquilanam urbem variis privilegis exornatam, pp. 4-8. Il castello di

Machilone aveva cercato di fondare una città sull’esempio di L’Aquila, ma più a nord,

rischiando così di limitarne l’autonomia. Gli abitanti di L’Aquila distrussero, di conseguenza,

Machilone.

Page 78: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

79 A. Casalboni, La fondazione

aquilani distruggeranno Machilone. Ma l’aspetto più importante della

questione è che il sovrano si asterrà dal punire gli aquilani, accordando la

grazia alla città ed anzi vendendogli i terreni di Machilone, di Antrodoco e di

Laposta nel 1304. È questo l’apice dell’autonomia aquilana, la cui posizione di

forza è dovuta, senza dubbio, alla crescita delle risorse economiche e

all’ubicazione strategica assai prossima al confine, che permetteva a L’Aquila

anche di nutrirsi degli influssi culturali e giuridici provenienti dai comuni

dell’Italia centrale e settentrionale. Tutto ciò che Carlo II può fare è

accontentarsi di trarre un ritorno economico dagli indulti.

Poi Buccio narra di Guelfo da Lucca, capitano regio dal 1307 al 1308, delle

sue battaglie contro Roio, uno dei castelli fondatori della città, e della

costruzione dell’acquedotto necessario alla città, divenuta troppo grande perché

la sola fonte della Riviera ne soddisfacesse il fabbisogno.

Non se porria contare per null’alma vivente, / non se vennia in Aquila nulla cosa nïente, / tucta

giva ne’ colli a vennere a la gente: / stavano como l’osste che stesse ascisamente. / Loco era

panicocole e multi tavernari, / piczecariole assaj, sarturi e calzulari, / e tromme e altri soni co’

milti gïullari, / de ciò che tu volivi s’aviva per denari. 82

Degna di particolare interesse è la descrizione degli abitanti che presero

parte, direttamente o indirettamente, a quest’impresa: Buccio descrive un

evento comparabile, per partecipazione cittadina e vividezza del racconto, alla

marcia compiuta dagli aquilani per aiutare Carlo d’Angiò nella battaglia di

Tagliacozzo. Il cronista menziona le diverse professioni di chi affianca la grande

opera di costruzione dell’acquedotto: "panicocole", "tavernari", "piczecariole",

"sarturi", "calzulari", "tromme" e "giullari", in una sorta di festa o di mercato che

segue i lavoranti, spiegabile forse con l’entusiasmo popolare per quest’iniziativa

di non secondaria importanza.

Anche la descrizione della stanza 223 ("Tanto dissero e fecero che ecco

l’acqua menaro / con cànnoli de lino, de pedi li ferraro / e co lle funti facte de

ligno comenzaro / a modo de tinaco e multi anni duraro"83) è significativa, per la

presenza dei dettagli tecnici della costruzione dell’acquedotto che induce a

pensare che Buccio avesse osservato di persona quantomeno il risultato finale.

La Cronica continua fino al 1362, ma la parte relativa all’edificazione della

città, alla costruzione delle sue infrastrutture e dei luoghi più importanti,

termina qui. E L’Aquila ha già raggiunto il suo apogeo politico sotto Carlo II:

dopo di allora l’autonomia cittadina va sempre più affievolendosi a causa delle

lotte intestine alla città ed alla miopia del ceto dirigente.

82 Cronica, stanze 221-222, pp. 68-69.

83 Cronica, stanza 223, p. 69.

Page 79: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

80 A. Casalboni, La fondazione

La struttura urbana e la composizione sociale

Le fonti non ci forniscono molte informazioni riguardo alla composizione

sociale della prima fondazione: lo pseudo-Iamsilla dice solamente che L’Aquila

era "magna populi numerositate plena"; Saba Malaspina, con più precisione,

afferma che L’Aquila era stata costruita da villani, e parla di "rusticorum

adunata congeries". Anche Clemente IV, nella sua lettera a Carlo d’Angiò,

descrive i primi abitanti della città come uomini intenzionati a liberarsi della

condizione servile. Buccio stesso nel raccontare gli eventi della prima

fondazione si asterrà dallo specificare la condizione sociale dei primi abitanti

della città, sottolineando unicamente come questi non volessero essere vassalli;

e questo è tutto per quanto riguarda le fonti letterarie.

Il privilegio di Corrado IV può darci invece qualche informazione in più:

fin dall’obbligo di pagare una tassa al signore feudale per emanciparsi, è

evidente che non tutti gli abitanti della regione potevano permettersi di

trasferirsi in città. Il divieto di costruire torri – disposizione chiaramente intesa

ad ostacolare la creazione di torri signorili – può indicare che Corrado temeva,

al momento di concedere il privilegio, che qualcuno potesse edificarle. Infine

l’autorizzazione a tenere mercati generali due volte l’anno può significare

quanto meno il desiderio o l’intenzione che la villa divenisse un polo

commerciale di una certa importanza; allo stesso modo l’istituzione di tre

mercati settimanali speciali, ai quali i cittadini potevano partecipare "cum

mercimoniis et rebus eorum", può indicare la presenza di non meglio

identificati mercanti o artigiani. Con l’arrivo di Manfredi, in ogni caso, la città si

sgretola.

Un destino differente avrà la seconda fondazione, presumibilmente grazie

ad una maggiore pianificazione: il diploma di Carlo II, che conferma le

concessioni paterne, contiene informazioni interessanti, a partire dalla

suddivisione della terra. Se la divisione in locali tipica dell’epoca di Carlo I e

Carlo II – divenuta desueta a livello ufficiale in seguito al diploma di Carlo II

del 1298, ma mantenuta ufficiosamente fino al XVI secolo – risolve tutti i

problemi amministrativi che potevano risultare dal confluire di numerosi

castelli in una sola città, la spartizione del territorio cittadino in lotti da

edificare, secondo il diploma, ciascuno con una casa ed un orto, indica la

preminenza ancora una volta dei contadini tra la popolazione. La mappa della

città in questo primo periodo include dunque numerosi spazi verdi,

diversamente da come dovevano apparire a quel tempo la maggior parte delle

città di antica fondazione, solitamente caratterizzate da un centro edificato

circondato da terreni coltivabili lungo il perimetro esterno delle mura.

La situazione evolve tuttavia rapidamente, assecondando i cambiamenti

che la nascita di una città doveva scatenare in un territorio economicamente

Page 80: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

81 A. Casalboni, La fondazione

depresso come l’Abruzzo della prima metà del XIII secolo. Alcuni lotti vengono

così edificati utilizzando lo spazio destinato all’orto per costruire edifici più

grandi, dotati di bottega e talvolta di magazzino. La fontana della Riviera, che

assicura un flusso costante di acqua, oltre a soddisfare le esigenze dei cittadini

fornisce uno stimolo prezioso alle attività commerciali, per esempio quelle

legate alla lana o al cuoio, che necessitavano di grandi quantità d’acqua per il

processo di lavorazione.

A questi bisogni – e dunque non solamente alla crescita della popolazione

– può essere ricondotta anche la costruzione dell’acquedotto negli anni 1307-

1308, in occasione della quale Buccio descrive uno spaccato della società

aquilana decisamente significativo: "panicocole", "tavernari", "piczecariole", ma

anche "sarturi", "calzulari", e "tromme" e "giullari", prova che l’articolazione

sociale è giunta ad un livello piuttosto avanzato. Allo stesso modo gli interessi

commerciali devono aver condizionato la decisione della città, nel 1309, di

pavimentare la piazza del Mercato e le strade adiacenti: l’operazione deve

essere stata considerata un buon investimento per la città, a dimostrazione

dell’importanza crescente che la piazza del Mercato (su cui si trova anche la

Cattedrale) doveva avere per la vita e l’economia della città. Gli interventi di

allargamento delle strade principali (fino alla larghezza di almeno tre canne),

nel 1315, ci portano a supporre che il traffico commerciale fosse aumentato: a

cinquant’anni dalla sua seconda fondazione, L’Aquila è divenuta un polo

commerciale ed economico di grande importanza per la regione.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che fin dagli anni ’80 del XIII secolo è

segnalata da Buccio la presenza di baroni in città. In breve, grazie all’accresciuta

importanza degli artigiani e dei mercanti, L’Aquila si trasforma in una città con

una società complessa e articolata e nel 1327 (in occasione della traslazione in

città del corpo di Celestino V) vi è la prima menzione delle Arti da parte della

Cronica di Buccio.

La città materiale

Abbiamo visto che le prime fonti a ventilare la possibilità della fondazione di

una città sono le lettere di Gregorio IX del 27 luglio e del 7 settembre 1229, che

individuano in "Acculi" il luogo deputato al sorgere della città84. Il nome di

questa località viene dalla presenza di molte sorgenti, ma l’assonanza con il

nome del rapace simbolo degli Svevi deve aver contribuito alla definitiva scelta

del nome Aquila per identificare la città, anche perché questa si venne a

84 La concessione della città è del tutto astratta, essendo il territorio in questione sotto il

controllo imperiale: cfr. G. Spagnesi, P. Properzi, L’Aquila. Problemi di forma e storia della città,

App. 1, p. 91.

Page 81: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

82 A. Casalboni, La fondazione

stabilire sulla cima di un colle in posizione tale da sovrastare l’originario

insediamento di Acculi. Insediamento che consisteva in un monastero – la cui

chiesa era stata consacrata alla beata Maria, poi detta de Aquila nel 1095 dal

vescovo Odorisio di Forcona85 – intorno al quale era sorto un piccolo borgo.

Dimensione e origine di questo insediamento sono tuttavia ignote e lungamente

dibattute86, ma non sembrano essere state in alcun modo rilevanti. A provarlo

implicitamente è il linguaggio adoperato da Gregorio IX nelle sue lettere: Acculi

è un luogo in cui far sorgere una città. Nondimeno, questo villaggio ha

ugualmente una sua influenza sulla città a venire: il prolungamento della sua

strada principale diventerà infatti uno dei principali assi viari di L’Aquila. Altre

preesistenze nell’area che ospiterà la città sono l’ospedale di Santo Spirito,

"Spedale per i proietti"87, o orfani, fin dal 1121, e l’ospedale di S. Matteo "che si

vuole fondato all’epoca di Federico II"88 – la loro presenza è tuttavia non

confermata, per quanto verosimile. Ultimo fattore forse degno di nota è il

tracciato della strada romana Claudia Nova, la cui localizzazione non è tuttavia

certa, per quanto il suo passaggio lungo il fiume Aterno sia molto improbabile a

causa della natura acquitrinosa del terreno89.

Appare verosimile che, prima della rinascita della città sotto Carlo I

d’Angiò, non vi fosse alcuna divisione in locali e la disposizione delle case fosse

indipendente dal castello di provenienza degli abitanti90. In seguito vengono a

formarsi dei "quarti" che permangono anche dopo il diploma di Carlo II come

articolazione territoriale tanto interna che esterna alla città. La divisione in

quarti tuttavia non trova alcun riscontro negli assi urbani primari.

85 A.L. Antinori, Annali, VIII, p. 158. Vedi anche L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii

Aevi, VI, col. 522, contenente la bolla del 1 maggio 1256 del vescovo di Forcona Berardo diretta

sororibus inclusis Monasterii S. Mariae Virginis iuxta fontes de Aquila Ordinis S. Damiani. 86 Cfr. S. Massonio, Dialogo della origine della città dell’Aquila, L’Aquila 1594, che afferma si

trattasse di un insediamento potenziato da Federico II, una sorta di L’Aquila in nuce – la tesi è

ripresa anche da A. Signorini, La Diocesi di Aquila descritta e illustrata, L’Aquila 1868. A. De

Stefano, Le origini di Aquila e il privilegio attribuito a Federico II, in «Bullettino della Deputazione

Abruzzese di Storia Patria», serie III, XIV, L’Aquila 1923, contesta tale tesi, supportato nei suoi

studi da C. Franchi, Difesa per la fedelissima città dell’Aquila contro le pretensioni de’ Castelli, Terre e

Villaggi che componevano l’antico contado aquilano. Intorno al peso della buonatenenza, Napoli 1752.

Cfr. anche A. De Nino, Nuove congetture sull’origine dell’Aquila, in «Bullettino della Deputazione

Abruzzese di Storia Patria», L’Aquila 1905, che propone l’ipotesi di un’origine romana, sia pure

con una dimensione non urbana. 87 A. Signorini, La Diocesi dell’Aquila, vol. II, p. 7.

88 Ibidem.

89 Cfr. A. Clementi, E. Piroddi, L’Aquila, nota 29 p. 28. La tesi era stata avanzata da R.

Gardner, The Via Claudia Nova, in «Journal of Roman Studies», III, 1913, pp. 205-232. 90 B. Cirillo, Annali della città dell’Aquila, Roma 1570, p. 7.

Page 82: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

83 A. Casalboni, La fondazione

Particolare degno di nota, reso evidente nella cartina del Vandi91, è che la

piazza del Mercato non fa parte di nessun quarto: e se l’area della piazza era già

delimitata nella sua forma regolare quando la città non era ancora stata divisa

per locali è possibile che la piazza del Mercato sia una traccia della città

originaria92, quella antecedente la distruzione da parte di Manfredi. È anche

possibile, tuttavia, che si tratti semplicemente di un caposaldo della città nuova,

innestatosi su di un preesistente percorso che collegava in epoca sveva Acculi e

il versante orientale della conca, dove si trova Bazzano.

Inoltre, sebbene la divisione in locali e quarti sia da attribuire al periodo

angioino, è chiaramente possibile identificare "nella pianta della città (di cui v’è

certezza di “permanenza” nel tempo), la presenza di due componenti, l’una

organica e naturalistica; l’altra razionalistica e geometrica, le quali convivono e

talvolta si sovrappongono […] ma non possono essere contemporanee"93. La

componente organica, come di regola precedente a quella geometrica, "non si

può materializzare in tempi troppo brevi, poiché procede per aggiustamenti

successivi e per scelte graduali"94. Tale componente appare quando si

presuppone l’esistenza di alcuni elementi e li si mette in correlazione tra loro a

seconda delle esigenze reciproche nell’ottica di un’ipotesi di città: tali elementi,

nel nostro caso, sono il villaggio di Acculi, la piazza del Mercato, l’accesso da

Bazzano (il castello più vicino e più popolato tra quelli fondatori) e l’accesso

alla principale via del territorio, l’ex Claudia Nova, situato peraltro in

corrispondenza della futura porta di Lavareto o Barete. Collegando tra loro

questi elementi si ottiene un percorso che da Bazzano arriva all’ospedale di S.

Spirito in prossimità di porta Barete, passando per la piazza prima e per Acculi

poi – il tutto indipendentemente dall’effettiva costruzione o meno di Porta

Bazzano e Porta Barete, impossibile da verificare data l’assenza di mura,

motivata o dalla mancanza del tempo necessario a costruirle o dalla presenza di

steccati e fossi scomparsi in seguito all’edificazione della città angioina.

Appare pertanto plausibile che l’insediamento originario sia di qualche

tempo precedente al diploma di Corrado IV, altrimenti non avrebbe avuto

91 Compilata nel 1753 e allegata dall'avvocato C. Franchi alla sua Difesa per la fedelissima città

dell'Aquila. 92 S. Gizzi, La città dell’Aquila, fondazione e preesistenza, in «Storia della città», 29, Firenze

1984, p. 12, sostiene che potrebbe esservi stato uno "spazio segnato": "una staccionata, secondo

noi, se non addirittura una possibile presenza militare o un accampamento, che spiegherebbe il

successivo riuso […] e il conseguente stratificarsi e consolidarsi […] di un largo spazio che

resterà sempre quasi fuori scala rispetto alle dimensioni degli sviluppi urbani futuri". 93 A. Clementi, E. Piroddi, L’Aquila, p. 30.

94 Ibidem.

Page 83: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

84 A. Casalboni, La fondazione

modo di svilupparsi questa componente organica entro il 1259, quando la città

venne distrutta da Manfredi.

Figura 1: gli elementi costitutivi della città organica, riconoscibile dalle

connessioni tra le preesistenze, tra le quali va annoverata la piazza, secondo

percorsi che seguono l’andamento del terreno; la prima trama urbana,

determinata dai tracciati in quota e di compluvio, è ancora oggi riconoscibile

(immagine presa da A. Clementi, E. Piroddi, L’Aquila, fig. 20 p. 30).

Page 84: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

85 A. Casalboni, La fondazione

Figura 2: la lottizzazione angioina va a situarsi sopra le preesistenze sveve,

senza tuttavia cancellarle, anzi integrandole nel nuovo sistema, il quale tuttavia

propone nuove assialità che si riveleranno dominanti rispetto ai percorsi di

epoca precedente: risulta ad esempio evidente come la piazza si trovi relegata in

una posizione marginale rispetto alle principali vie dell’età angioina (immagine

presa da A. Clementi, E. Piroddi, L’Aquila, fig. 21 p. 31).

Page 85: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

86 A. Casalboni, La fondazione

Figure 3: La pianta di Città Ducale, in cui è chiaramente visibile l'impianto

cardo-decumanico (immagine presa da A. Clementi, E. Piroddi, L'Aquila, fig. 27

p. 34).

Per quanto riguarda la città angioina, invece, si basa su di una griglia

modulare ad assi ortogonali, tipica dell’epoca romana ma riscoperta nel tardo

medioevo e adoperata poi dagli Angioini nel 1309, più rigorosamente rispetto a

quanto fatto a L’Aquila – a causa delle peculiarità geografiche e delle

preesistenze sopra analizzate –, nell’edificazione di Città Ducale, a pochi

chilometri dal capoluogo abruzzese. E "la struttura organizzativa radicalmente

diversa dalla precedente, le peculiarità per le quali il ben noto modello

urbanistico a griglia rettangolare si specifica e si personalizza, le modalità di

crescita fisica della nuova città, hanno la loro origine comune nel fatto che, con

la ricostruzione, viene affrontato per la prima volta in termini concreti il

problema del rapporto tra la città e il territorio di pertinenza"95, attraverso una

pianificazione che consentisse non solo la creazione di una città, ma anche il

risolversi delle complicazioni amministrative e fiscali che indubbiamente

dovevano sorgere tanto a livello interno quanto nei rapporti con la Corona a

causa dell’affluire in un unico luogo di genti provenienti da una moltitudine di

castelli tra loro distanti e indipendenti. La crescita demografica della città,

proprio in quanto desiderata e ricercata attivamente, doveva essere pianificata e

organizzata.

Per questo sorge forse la "città dei locali", divisa al suo interno tra le

comunità dei vari castelli fondatori, ciascuna con uno spazio a sé riservato

(probabilmente proporzionale al suo peso demografico), che prende il nome dal

95 A. Clementi, E. Piroddi, L’Aquila, p. 34.

Page 86: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

87 A. Casalboni, La fondazione

rispettivo castello e ne diviene omologo – i suoi abitanti godono dei diritti sulle

terre del castello di provenienza, e la chiesa ha la stessa dedicazione della

parrocchia del castello –; questo vale anche per il posizionamento interno alla

città: i locali rispecchiano, nei limiti del possibile, la configurazione geografica

del territorio, rimanendo orientati verso le terre di origine96. Le uniche eccezioni

sono rappresentate dai castelli più importanti e più ricchi – uno su tutti San

Vittorino, la ex Amiternum, che va a stabilirsi nella parte centrale della città97 –;

dai castelli aggregati dopo qualche tempo dalla fondazione della città, come

Machilone; e dai castelli sulle cui terre è stata edificata la città vera e propria,

come Acculi, Pile e Santanza, che risultano decentrati rispetto alla loro

posizione originaria.

Viene così a formarsi una struttura cittadina policentrica, con ciascun

locale gravitante intorno ad una piazza interna con una chiesa e una fontana.

I cistercensi

Abbiamo finora esaminato due possibili spiegazioni della nascita della città: la

fondazione dall’alto, in seguito al diploma di Corrado IV, e la creazione dal

basso, con la rivolta popolare narrata da Buccio. Esamineremo adesso una terza

possibilità, forse più improbabile delle altre due nello spiegare, da sola, il

sorgere di L’Aquila, ma che nondimeno vale la pena studiare. È l’ipotesi

dell’influenza cistercense.

Ad avanzarla con prudenza è Alessandro Clementi, uno dei più insigni

studiosi della storia cittadina, il quale, nella prefazione al suo Storia dell’Aquila98,

dopo aver descritto la penetrazione cistercense nella vallata aquilana e le

influenze culturali che questa presenza porta con sé, dice:

si tratta di ricercare modelli culturali per spiegare un fenomeno dalle ampie proporzioni,

ovvero il fenomeno per cui da una frammentata realtà feudale si passa ad una città demaniale

rilevantissima e cospicua. Pensare una città non è cosa da poco. Ma i cisterciensi non erano forse

esperti di fondazioni di città? 99

Analizzando l’espansione cisterciense in Aquitania, e in particolare il

fenomeno delle sauvetés e delle bastides, e le fondazioni cisterciensi in Abruzzo

(a partire dalla creazione di Santa Maria di Casanova nel 1191 e dalla sua

filiazione Santo Spirito d’Ocre nel 1222, nel territorio su cui sorgerà L’Aquila –

96 G. Budelli, C. Camponeschi, F. Fiorentino, M.C. Marolda, "L’Aquila. Nota sul rapporto

tra «castelli» e «locali» nella formazione di una capitale territoriale", in Città contado e feudi

nell’urbanistica medievale, a cura di E. Guidoni, Roma 1974, p. 187. 97 Ivi, pp. 187-188.

98 A. Clementi, Storia dell’Aquila, Roma 1998.

99 Ivi, p. 14.

Page 87: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

88 A. Casalboni, La fondazione

nella vallata aquilana si avranno diversi insediamenti cisterciensi prima della

nascita della città, e Santo Spirito d’Ocre possiederà anche delle terre all’interno

delle mura cittadine) si possono scorgere dei punti in comune tra le due

situazioni, determinati senza dubbio dalle strette connessioni interne all’ordine

di Citeaux – dovute ai sinodi annuali e alla solidarietà tra le abbazie –, che

garantiscono tanto in Francia quanto in Italia un’omogeneità di metodi,

obiettivi e comportamenti resi difformi solo dalle particolarità locali.

Tra le analogie possibili troviamo il sistema delle grange, l’uso dei

conversi, la diffusione capillare, le bonifiche, i disboscamenti, la transumanza,

l’integrazione economica tra le varie abbazie. Anche lo stato di dispersione

demica rurale, segnata dalla presenza di numerosi signori feudali, è simile,

come pure il tentativo di riduzione delle autonomie portato avanti in una terra

di confine da un potere centrale forte, da un lato i sovrani di Francia, dall’altro

gli Svevi. Ancora, l’impianto urbano delle bastides si struttura secondo uno

schema ad assi ortogonali, spesso partendo da una base quadrata o rettangolare

– tuttavia la piazza è sempre situata al centro della città, contrariamente a

quanto accade a L’Aquila – e la distribuzione del terreno prevede per gli

abitanti un lotto su cui edificare una casa ed un orto (di qui probabilmente la

forma rettangolare del lotto, esattamente come a L’Aquila), cui si accompagna

la gestione in comune dei terreni circostanti.

Page 88: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

89 A. Casalboni, La fondazione

Figura 4: piante di bastides prese da P. Lavedan e J. Hugueney, L’Urbanisme au

Moyen Age, Paris 1974 (immagine presa da A. Clementi, E. Piroddi, L’Aquila, fig.

13 p. 15).

Perché, dunque, l’Aquitania ha sperimentato il fenomeno delle bastides

mentre in l’Abruzzo non abbiamo assistito a niente di simile? I capitoli annuali

dell’ordine cistercense hanno consentito l’esportazione di modelli culturali,

Page 89: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

90 A. Casalboni, La fondazione

tecnologici, architettonici dalla Francia all’Italia: dunque non è la distanza a

determinare la differenza. Vero è tuttavia che solo due anni passano tra la

fondazione di Villefranche-de-Rouergue (1252) e quella di L’Aquila (1254), e, se

il diploma di Corrado IV arrivò davvero a sancire un processo già in corso,

potrebbe non esserci stato il tempo materiale per la diffusione di quest’idea,

anche se va detto che il contado forconese aveva già sperimentato un

movimento simile o quanto meno finalizzato a uno scopo analogo, quello dei

castella diocesana: e si trattava di un esempio importante e conosciuto tra gli

abitanti della vallata.

Tra le differenze che non permettono di assimilare L’Aquila alle bastides

bisogna senza dubbio annoverare l’assenza del contratto tra i cistercensi e il

sovrano, o quanto meno la mancanza di riferimenti ad esso nelle carte e nelle

concessioni da parte del re (com’è consuetudine invece per i documenti che

regolano la nascita delle bastides): menzioni che il privilegio di Corrado IV

(purtroppo mutilo) non contiene.

In aggiunta a ciò, bisogna ricordare che neanche il primo documento a

parlare della possibilità di una fondazione, la lettera di Gregorio IX del 1229,

accenna in alcun modo ai cistercensi, all’epoca già stabilitisi a S. Spirito d’Ocre.

Inoltre, pur essendo presente una peculiarissima organizzazione territoriale100, è

assente anche la struttura a scacchiera tipica delle bastides – pur se questa

differenza potrebbe dipendere dalle diverse dimensioni e popolamento di

L’Aquila rispetto alle cittadine aquitane, o dalle caratteristiche geografiche

locali.

Nell’impossibilità dunque di affermare con certezza se la creazione di

L’Aquila sia da improntare al metodo che diede vita alle bastide o meno – e anzi

propendendo per questa seconda possibilità –, dobbiamo limitarci a considerare

che una delle ragioni della sua immediata crescita e del suo grande sviluppo

deve ricercarsi nell’assenza di concorrenti nella regione circostante:

contrariamente alle bastide aquitane L’Aquila è l’unico o comunque il maggiore

polo di attrazione per gli abitanti dei contadi abruzzesi – tale considerazione

deve essere peraltro stata anche una finalità cosciente degli aquilani fin dal XIII

secolo, e può aver senza dubbio concorso a motivarli nella loro spedizione

contro Machilone. Ma questa riflessione non ci aiuta a gettare luce sull’evento

stesso della fondazione.

Tenendo conto di quanto visto finora, la mia valutazione è che, pur

essendo improbabile che L’Aquila sia nata come bastide, o seguendo un

procedimento analogo, è tuttavia verosimile che la diffusa e imponente

presenza delle abbazie cistercensi e delle loro grange nella vallata abbia

100 Vedi nota 65.

Page 90: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

91 A. Casalboni, La fondazione

comunque avuto il suo peso nel fermento che precedette la fondazione della

città, seppur agendo su di essa in modo indiretto – mediante, per esempio, la

massa di uomini e capitali gestiti dalle abbazie e dalle loro grange, la ripresa

della transumanza, il modello di integrazione economica.

In ogni caso, il legame tra l’ordine cistercense e L’Aquila è innegabile:

basti pensare che il secondo vescovo della città, successore di Berardo da

Padula, è Nicola da Sinizzo (vescovo dal 1267 al 1294), cistercense,

probabilmente proveniente da S. Spirito d’Ocre; è un indizio importante anche

la presenza di numerosi insediamenti cistercensi nel territorio dei castelli del

contado aquilano, come anche la continua compravendita di terreni nella

vallata da parte di S. Spirito d’Ocre tanto prima che dopo la fondazione.

Conclusioni

Come abbiamo avuto modo di osservare, tra gli elementi preesistenti alla

nascita della città la presenza cistercense è l’unica che possa aver in qualche

modo influito e agevolato l’evento, se non altro in maniera indiretta, scuotendo

con il suo dinamismo economico il panorama stagnante dell’Abruzzo feudale.

L’assenza di prove al riguardo di una partecipazione attiva dell’Ordine di

Citeaux basta peraltro a definire tale ipotesi come improbabile.

Anche nella controversia sulla fondazione della città mancano elementi

conclusivi in grado di spostare in modo definitivo la paternità della stessa sul

diploma di Corrado IV o sulla rivolta popolare (come suggerisce Buccio).

Bisogna tuttavia rendere merito a Corrado IV, nel suo diploma, di aver prodotto

argomentazioni perfettamente coerenti e convincenti in favore dell’idea di una

fondazione ideata e non solo patrocinata dall’alto: la permanenza di Corrado in

Germania, dove le città imperiali erano ancor più che in Italia contrapposte ai

baroni come simbolo di fedeltà all’imperatore e di lotta al brigantaggio,

avvalora questa tesi; la presenza al fianco di Corrado di Gualtieri d’Ocre –

consigliere anche di Federico II prima e di Manfredi poi –, uno dei più

importanti baroni della regione (come dimostra il fatto che la rocca d’Ocre

venne più volte distrutta dagli aquilani), darebbe a Corrado IV anche la

conoscenza della zona necessaria a comprendere l’importanza e il valore che

una città situata in questa vallata poteva avere al fine di una stabilizzazione e di

un miglioramento del controllo della Corona su tale area, soggetta a ribellioni

anche ai tempi di Federico II.

Eppure anche il racconto di Buccio è plausibile, e si avvale della

testimonianza (unica prova concreta dell’intera querelle) data dalla componente

organica della pianta cittadina, che se L’Aquila fosse stata edificata solo in

seguito al diploma di Corrado IV difficilmente avrebbe avuto a disposizione il

tempo per strutturarsi. Le due ipotesi non sono peraltro necessariamente in

Page 91: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

92 A. Casalboni, La fondazione

conflitto, in quanto Buccio non stabilisce una data anteriore al 1254 per la

fondazione, limitandosi a fornire con la sua narrazione un retroscena sociale,

che si avvale del diploma per mettere in atto un progetto che le popolazioni

della vallata avevano già concepito da tempo, come dimostrano le lettere di

Gregorio IX. Le ragioni per cui tale progetto era fallito nel 1229 sono da

ricercarsi, forse, nello scarso potere effettivo che il pontefice poteva avere in

Abruzzo: a maggior ragione in un momento in cui Federico II aveva stroncato le

ribellioni locali, rinsaldando così il suo controllo sulla regione. Corrado IV,

contrariamente a Gregorio IX, dispone invece sia dell’autorità che dell’interesse

necessari a far sì che l’idea si tramuti in realtà e che si tratti di una realtà – per

quanto non duratura – in grado di lasciarsi alle spalle delle tracce evidenti, su

cui andrà poi ad impiantarsi la rifondazione angioina. Nulla sappiamo della

reale strutturazione interna di questa città, fatta eccezione per il suo reggimento

di tipo comunale, ed è possibile che anche all’epoca vi fosse una, seppur

rudimentale, divisione in locali, ma lo stato delle fonti non ci permette di

andare oltre la semplice ipotesi al riguardo.

La pausa inevitabile dovuta alla distruzione della città da parte di

Manfredi non è che una vittoria di Pirro per tutti coloro che volevano L’Aquila

distrutta: la battaglia di Benevento che mette la corona del Regno sul capo di

Carlo I d’Angiò sancisce al contempo la rinascita della città. Ma è una città

cambiata, così com’è cambiato il sovrano, e forse non c’è da stupirsi che rispetto

all’esperienza sveva, nata in odium baronum e sgretolatasi alla prima difficoltà

per mancanza di coesione interna, la seconda fondazione sia assai più stabile,

forte della sua ben strutturata organizzazione in locali e di un ceto dirigente

capace in più occasioni di compiere scelte risolute, anche contrapponendosi alla

Corona, pur di garantire a L’Aquila quello spazio di manovra e

quell’autonomia di cui la città aveva disperatamente bisogno per crescere e

affermarsi. E L’Aquila saprà inizialmente sfruttare le debolezze e i problemi dei

sovrani angioini. Eppure poco a poco, almeno stando al racconto di Buccio, la

sua classe dirigente si farà miope e incapace di perseguire gli interessi cittadini,

presa da avidità o timorosa di fronte ai rappresentanti del re, cosa di cui Buccio

non manca di lamentarsi a più riprese. È ipotizzabile che le cause di tale

cambiamento siano da ricercarsi nel mutamento sociale che attraversa la città

man mano che questa si fa, per così dire, più moderna: la supremazia del ceto

borghese, mercantile e artigiano, delle Arti, rispetto al ceto contadino e dei

proprietari terrieri che era inizialmente preponderante, porta sconvolgimenti

nelle istituzioni cittadine, nuovi interessi, nuove priorità per il governo

aquilano.

Fattore di grande interesse potrebbe essere dunque un’analisi della

composizione sociale degli abitanti di L’Aquila, che abbiamo avuto qui modo di

Page 92: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

93 A. Casalboni, La fondazione

illustrare solo superficialmente: un’analisi più dettagliata, dedicata a un lasso

temporale più ampio, da compiersi attraverso i testi e i documenti dell’Antinori

e del Muratori e con l’ausilio dei regesti delle chiese e dei monasteri della

vallata, potrebbe indubbiamente produrre risultati interessanti e permettere di

verificare le impressioni che abbiamo avuto nello studio delle trasformazioni,

anche rilevanti, avvenute nella compagine cittadina e nelle sue principali

attività economiche nel primo secolo della vita della città.

Il nostro cronista rimane inoltre uno dei più grandi punti interrogativi

sulla questione: pur essendo la sua vita ormai sufficientemente delineata,

almeno nei suoi capisaldi, la questione degli studi da lui compiuti e più in

generale del suo non indifferente livello culturale sarebbe senza dubbio degna

di ulteriore approfondimento.

Page 93: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

94 G. Brunelli, Recensione

Mario Pani, Augusto e il Principato, Bologna, Il Mulino, 2013. di Giampiero Brunelli

La ricorrenza del bimillenario della morte (avvenuta il 19 agosto 14 d. C.) ha

posto nuovamente la figura di Augusto al centro di riflessioni e di iniziative

culturali. Nel volume Augusto e il Principato, Mario Pani ne ripercorre la vicenda

dal punto di vista della storia delle istituzioni politiche.

Un primo capitolo è dedicato alla crisi del sistema repubblicano romano e

alle premesse della transizione morbida attuata da Augusto in direzione di una

nuova "rei publicae forma" (p. 22, nota 2). Il passaggio fu favorito da un nuovo

clima culturale, dalla progressiva affermazione, cioè, di una società civile

incline a rifugiarsi nella vita privata pronta a delegare le funzioni di governo. Di

questa netta separazione fra governanti e governati, Cicerone - avverte Pani - fu

un deciso fautore, che la percepiva come sostanzialmente virtuosa. Nel suo

immaginare un uomo di Stato dal profilo morale e politico straordinario era già

in nuce l'esito inedito della crisi repubblicana del I secolo a.C. Anche

indipendentemente dalle elaborazioni della cultura politica, le fonti - nota Pani -

confermano la fortuna della soluzione autocratica auspicata da più parti, a

partire dal periodo successivo a Silla (cioè a partire dal 70 a.C. circa). Prima

Pompeo, poi lo stesso Giulio Cesare godettero di favore e di aspettative diffuse.

Quando poi la transizione istituzionale voluta da Cesare fu abbattuta dalla

congiura, l'istituzione del secondo triumvirato, formalizzata con la lex Titia del

43 a.C., rese manifesta la necessità di un restauro dell'ordinamento pubblico

romano ma non coincise con la soddisfazione di quelle attese di un "salvatore"

della repubblica. Solo la contesa militare fra i triumviri, con la sconfitta di

Antonio, aprì le porte a quella ipotesi di un uomo nuovo, di un monarca, che

molti (come l'epicureo Filodemo di Gadara autore dell’opera Il buon re secondo

Omero) auspicavano. Fu appunto Ottaviano ad emergere: la sua azione trovò in

quella cornice di aspettative un humus non ostile a cambiamenti anche radicali

dell'ordinamento pubblico romano.

Il secondo capitolo è appunto dedicato alla "novità statuale del Principato"

(p. 45). Pani - non convinto dalle tesi storiografiche continuiste sui rapporti fra

repubblica e principato eppure pronto a riassumere velocemente i termini del

dibattito (p. 48) - fa vedere che nella progettualità, come nella concreta prassi di

governo, il confine fra tradizione e innovazione istituzionale subito si fece

sfumato. Nonostante rivendicasse di non avere mai detenuto poteri non

Page 94: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

95 G. Brunelli, Recensione

compresi fra quelli previsti dai mores maiorum, Ottaviano non si limitò a

restaurare la res publica, cioè a rimettere in piedi le forme di organizzazione

politica consolidate, travolte dai lunghi anni di guerra civile. Consapevolmente,

egli assunse un ruolo di fondatore - auctor - di una nuova forma di stato. Se ne

trovano tracce evidenti addirittura nel linguaggio utilizzato nei provvedimenti

normativi da lui emanati.

Un primo cambiamento di rilievo riguardò il rapporto dei singoli attori

con la vita politica e amministrativa. Impiegarsi nelle istituzioni repubblicane

non coincideva più con un definito cursus honorum: piuttosto diventò, fra gli

"amici" del principe, un alternarsi di otium e negotium. Gli incarichi pubblici

furono sempre meno formalizzati e presero la forma di incombenze (munera)

assegnate "dal princeps e dalla sua indulgentia" (p. 53). Si formò così una élite di

governo, la quale diede vita alle prime esperienze di un vero e proprio

gabinetto con compiti esecutivi e di elaborazione normativa: l'attività di

governo non era più, ormai, segmentata fra consoli, senato e comizi (come

avveniva nell'età repubblicana matura); essa fu progressivamente concentrata

in una stabile configurazione di attori politici legati personalmente al principe.

Si trattò di una vera cesura: tutto il complesso delle istituzioni politiche e

amministrative romane cambiò. Mutò innanzi tutto la "mentalità" (il termine

ricorre ripetutamente nel corso della trattazione, a partire da p. 21). Il principe,

nel corso del I secolo, fu il solo soggetto cui era attribuito un pieno profilo

"pubblico": tutti gli altri appartenenti al corpo politico, non esclusi i detentori di

incarichi più o meno istituzionalizzati, erano percepiti come "privati". Se la res

publica aveva dapprima coinciso con il senato e i comizi, nella nuova stagione

del principato lo Stato - con la maiuscola, scrive chiaramente Pani - prese ad

esprimersi nel solo attore rimasto sulla scena politica, ad identificarsi cioè con il

principe, cui erano delegate ad un tempo la rappresentanza dell’intero populus

romano e il complesso delle iniziative politico-amministrative per il suo

governo. La cultura, la storiografia danno di questo fenomeno tracce a tal punto

evidenti da rendere meno impellente il ricorso all'analisi della titolarità

giuridica del potere in quel primo secolo dell'età imperiale. E comunque

innovazioni normative quali la lex Iulia maestatis (che vedeva nell'offesa al

principe un'offesa alla maestà del popolo romano) trovano coerentemente posto

nello scenario delineato. Augusto stesso contribuì in modo determinante alla

riscrittura della figura del principe. Il titolo assunto da lui, quello di Imperator

Caesar Augustus, passò a tutti i successivi imperatori. Venne parimenti da

Augusto formalizzato il ruolo del principe, definito in termini di statio: una

posizione e insieme una funzione, da tenere con impegno e fatica.

L'assoluta politicizzazione della figura del principe si riverberò - avverte

Pani - su tutto l'apparato. Funzioni amministrative furono assunte dai liberti

Page 95: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

96 G. Brunelli, Recensione

che raccoglievano le suppliche inviate al principe e formavano le istruttorie dei

casi più disparati da sottoporre alla sua attenzione. Procuratori, figure mutuate

dall'esercizio del diritto privato, iniziarono a tenere in mano le leve

fondamentali dell'amministrazione, innanzi tutto nel campo della fiscalità (nel

principato è ormai il fiscus, la cassa con le entrate spettanti agli imperatori a

prevalere sull'erarium, termine con cui si definiva la cassa statale già in età

repubblicana). Gli stessi amici del principe - anche le monarchie ellenistiche

avevano avuto i φίλοι del sovrano - da spie della personalizzazione dell'assetto

istituzionale romano nel corso del I secolo diventarono una sorta di titolo

ufficiale, capaci addirittura di operare in continuità, scavalcando diverse

successioni imperiali.

In questa cornice, il luogo fisico sovrapposto al luogo istituzionale venne

ormai solidamente identificato con il palazzo del principe.

Furono statalizzate anche le immagini linguistiche: l'indulgentia principis

che muoveva i provvedimenti dall'alto non era più una spinta personale,

morale quasi degli atti di governo, era una formula amministrativa.

L'obsequium, da virtù quasi servile, divenne sinonimo di senso della carica, di

adesione ai compiti di un ufficio. L'evoluzione successiva fu la nascita di un

vero e proprio funzionariato: al centro, con le segreterie imperiali germinate

nella cornice della domus e con l'amministrazione della città di Roma e in

periferia, innanzi tutto nella Penisola, dove iniziarono prime forme di

coinvolgimento delle amministrazioni locali nella manutenzione delle strade,

nel mantenimento dei servizi postali, nella cura dell'approvvigionamento

alimentare, nell'esazione dei tributi. Pani analizza queste curatele e prefetture

attraverso il corredo concettuale della sociologia di Max Weber: personale

nominato dall'alto specificamente per determinate funzioni, a suo giudizio, non

può che appartenere ad una vera e propria burocrazia. Le promozioni però

avvenivano attraverso i legami con il principe: anzi le clientele gradatamente

furono capaci di sostituirsi agli antichi criteri di accesso alle cariche (status

sociale, meriti pregressi). Resta da chiarire in che misura una forma di premio

del merito fosse ancora presente. Di sicuro, l'esperienza militare sul campo e la

preparazione giuridica erano qualità capaci di determinare il balzo della

carriera di un "amico del principe". Questi funzionari avevano anche un

salarium, altra innovazione decisiva del principato di Ottaviano Augusto.

Procuratori e prefetti dell'Impero furono al massimo, nel III secolo, meno di 200:

se dunque, a giudizio di Pani, per l'età di Augusto non si può parlare di uno

Stato burocratico (weberianamente inteso), certamente ci si trova di fronte a una

"presenza burocratica nello Stato" (p. 110). Ad Augusto risalgono, da questo

punto di vista, quelle innovazioni nelle forme di organizzazione pubblica che la

storiografia faceva risalire all'età dei Severi. Anche il concetto degli officia -

Page 96: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

97 G. Brunelli, Recensione

"sorta di contenitori funzionali e impersonali nei quali reclutare poi un maggior

numero di persone nell'amministrazione pubblica" (p. 113) - si può far risalire a

quei decenni cruciali sulla soglia del primo millennio.

Pani prosegue la sua rassegna con un colpo di zoom sugli ordinamenti

militari. Il passaggio dall'esercito repubblicano di leva al servizio volontario ben

retribuito di età imperiale, è a suo giudizio, un chiaro indizio del rafforzamento

delle strutture statuali avvenuto con il principato. Di più: ripetendo i giudizi di

Pier Paolo Portinaro e - più a monte - di Federico Chabod, la formazione di un

esercito permanente è considerata tout court come il segnale della nascita "di

uno Stato moderno" (p. 113). Chi allora viveva sotto il dominio di Roma si

sentiva legittimato a vivere nell'otium, delegando al principe il governo e

l'amministrazione, soltanto perché ai confini esistevano corpi armati

professionalmente deputati alla sua protezione, stipendiati attraverso una

sempre più generalizzata leva fiscale. Iniziava così ad operare un "meccanismo

che non ha più nulla a che vedere con la mentalità della forma di Stato

repubblicana. Lo Stato si gonfia, si astrattizza e diventa più pervasivo nelle sue

articolazioni" (p. 116).

Anche un'idea di un governo del territorio, "nozione base nella formazione

dello «Stato moderno»" (p. 117), si formò secondo Pani all'avvio del principato.

Fu Augusto, nelle Res gestae, a far vedere per primo una concezione di imperium

coincidente con una concreta entità spaziale: qualcosa che era diviso in

provinciae, ognuna con confini (fines) potenzialmente in espansione.

In modo più esplicito, quando passa in rassegna le diverse aree di

intervento sottoposte all'iniziativa degli imperatori romani, l'Autore propone le

sue tesi storiografiche di fondo. I primi tre secoli del primo millennio pongono

"di fronte una situazione che sappiamo si evolve verso una condizione di

sempre maggiore articolata statualità" (p. 120). Nacque l'attenzione per quella

che con lessico contemporaneo si chiamano le politiche di bilancio. Già Augusto

sviluppò una sua politica monetaria: il suo immenso patrimonio personale

divenne parte dell'erario pubblico. L'economia reale fu a sua volta influenzata

dalla nuova forma che lo stato stava prendendo: i principi non solo garantivano

la sicurezza del commercio, non solo stimolavano l'industria con le loro

commesse, ma prendevano anche iniziative di politica economica - ad esempio

in campo agrario - e varavano misure da "Stato sociale" (questo il sintagma

utilizzato a p. 143). I soggetti deboli (donne, minori, schiavi e liberti) furono

protetti da una legislazione emanata ad hoc; fu promossa la scuola pubblica;

l'amministrazione della giustizia si fece più capillare e si fece strada la necessità

di una moltiplicazione dei gradi di giudizio. Chi era risultato soccombente

poteva ricorrere al principe: anche questo era un portato della sua posizione

straordinariamente in primo piano. L'auctoritas dei giuristi, già con Augusto, fu

Page 97: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

98 G. Brunelli, Recensione

sottomessa all'auctoritas del principe, che non si attribuiva arbitrariamente

maggiore competenza: soltanto, rivendicava la più ampia visuale offertagli

dall'istituzionalizzazione dei suoi poteri.

Conclude il volume l'epilogo intitolato "Una evoluzione delle forme di

Stato". Il principe, agli inizi dell'età imperiale, non era un despota che

governava in modo personalistico e arbitrario; il primato della legge era ormai

radicato. L'Autore non teme di lanciare letture in parallelo "se lasciamo da parte

il tabù del cosiddetto «anacronismo»" (p. 183). Non solo parla di

"accentramento e di statalizzazione" (ad esempio alle pp. 184-185), ma arriva

esplicitamente alla conclusione che in quel primo secolo "si cercò piuttosto una

sorta di monarchia costituzionale che collegava le due grandi esperienze

statuali che si erano avute nel Mediterraneo, la monarchia del regno e la

democrazia (più o meno “aristocratica”) dell'ordinamento cittadino" (pp. 179-

180). Vengono così pienamente alla luce le implicazioni dei risultati presentati:

l'esperienza del principato nella Roma del I secolo fu un preciso stadio

dell'evoluzione dello stato, vale a dire del processo di istituzionalizzazione delle

forme di organizzazione politica avvenuto in Occidente fra l'antichità e il XIX

secolo. La connotazione teleologica di questa evoluzione è riconosciuta

esplicitamente: anche se Pani non intende ammettere l'idea di un progresso

lineare culminante nello Stato cosiddetto "moderno" , anche se egli ricorda le

continue commistioni di "antico" e di "moderno" all'interno delle diverse

declinazioni della statualità, la sua proposta di definire il punto terminale di

quella evoluzione "Stato pienamente compiuto" (p. 17) rivela nelle stesse scelte

terminologiche l'impianto finalistico di questo modello di spiegazione.

Cadono così le distanze che da più parti (un nome per tutti: António

Manuel Hespanha101) si sono viste tra le diverse esperienze e forme di

regolamentazione della vita sociale: restano inascoltati quegli avvertimenti che

ormai sembravano del tutto pleonastici a non leggere la dimensione politica dei

secoli antecedenti il XIX con categorie, modi di dire, concetti utilizzati per l’età

contemporanea. A partire dal III millennio, se si guarda ad opere come quella di

Geoffrey Parker, di Pier Paolo Portinaro, di Francis Fukujama102, la storia delle

istituzioni politiche punta a valorizzare di più le linee di continuità che i

momenti di rottura, più le scene di riconoscimento che i momenti di

101 Cfr. António M. Hespanha, Storia delle istituzioni politiche, Milano, Editoriale Jaca Book, 1993

ed ora Id., La cultura giuridica europea, Bologna, Il Mulino, 2013 (in particolare il paragrafo II.2: Il

modello statalista e la sua crisi). 102 Geoffrey Parker, Sovereign City. The City-State through History, London, Reaktion Books, 2004;

Pier Paolo Portinaro, Il labirinto delle istituzioni nella storia europea, Bologna, Il Mulino, 2007;

Francis Fukuyama, The Origins of Political Order: from Prehuman Times to the French Revolution,

London, Profile Books, 2011.

Page 98: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

99 G. Brunelli, Recensione

spaesamento teorico, anche rintracciando in un passato remoto (addirittura, nel

caso di Fukujama, più in Cina che in Europa) i momenti fondativi di una storia

del potere ancora perdurante. È una storia che si vuole vedere, nel suo concreto

svolgersi, come un processo – certo con le sue fasi e le sue contraddizioni, ma

certamente concettualizzata come un “processo” - di razionalizzazione dei

meccanismi decisionali e della regolamentazione esecutiva: nell’alveo di un

primato della legge (e in particolare della legge fondamentale, la costituzione)

precocemente raggiunto in Occidente.

Page 99: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

100 M. Venditti, Recensione

G. Lacerenza (a cura di), 1510 – 2010 Cinquecentenario dell’espulsione

degli ebrei dall’Italia meridionale. Atti del Convegno internazionale,

Napoli, Università “L’Orientale”, 22-23 novembre 2010

di Massimiliano Venditti

Il 31 marzo 1992 (anniversario fatidico!) nella sinagoga di Madrid, il presidente

dello stato d’Israele, Haim Herzog, ha detto:

Mi trovo qui nella Sinagoga di Madrid, come rappresentante dello Stato d’Israele e del popolo

ebreo, e mi sento come un emissario che segue le sue preghiere in un libro le cui orazioni e

melodie sono state scritte, in gran parte, in Spagna, dalla lunga e meravigliosa lista dei suoi geni

e studiosi della Torah nelle più pure tradizioni del nostro popolo. Oggi, in questa eccezionale ed

emotiva assemblea, commemoriamo un evento che ha lasciato un ricordo incancellabile nel

popolo ebreo, nella sua vita culturale e nella sua coscienza storica, dal giorno in cui avvenne

fino ai nostri giorni. I dolorosi avvenimenti di quello stesso anno che segnarono un’epoca con il

viaggio di Colombo, il 1492, segnarono un punto decisivo di grandissima importanza nelle

cronache del nostro popolo… Nella nostra memoria collettiva ricordiamo non solo la Spagna

dell’Inquisizione, ma la Spagna in cui, per centinaia di anni, fiorì una magnifica cultura ebraica,

creando opere fondamentali in teologia, filosofia, letteratura, tuttora inerenti alla nostra

cultura… Maestà, abbiamo avuto il privilegio di essere a capo di due nazioni che hanno avuto

tanto in comune nel passato, e di guidarle verso un nuovo orgoglioso futuro… Non possiamo

cambiare il passato. Ciò che possiamo fare è imparare le sue lezioni e assicurare così un futuro

migliore a noi e a tutta l’umanità.1

L’anno 2010 costituiva il termine ad quem, rievocare, nella città di Napoli, i

cinquecento anni dal primo editto di espulsione degli israeliti, promulgato nel

novembre 1510 sotto la sovranità di Ferdinando il Cattolico.

La politica di espulsione delle minoranze religiose non cristiane, iniziata in

Spagna nel 1492, si protraeva sino ai domini soggetti alla corona, e quindi

interessava tutta la realtà del regno di Napoli, citra Farum, essendo la Sicilia,

come è noto, già Corona annessa a quella spagnola e per ciò stesso epurata dalla

presenza israelita, a seguito dell’editto del 1492.

Unica possibilità per gli israeliti era offerta dalla conversione al

cristianesimo; possibilità che, a dire il vero, fu concessa solo in ultima istanza,

contemplando il bando di espulsione anche il folto gruppo dei Novelli Cristiani,

sospettati di criptogiudaismo.

1 Cfr. G. Martina SJ, Il problema ebraico nella storia della Chiesa, Pontificia Università Gregoriana,

1996, p. 86.

Page 100: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

101 M. Venditti, Recensione

A ridosso del 1492, soggetti a forti pressioni e condizionamenti,

probabilmente gruppi di ebrei scelsero la conversione, per non dover perdere la

stabilità millenaria e la propria identità; certamente, molti altri, fermi nella fede

dei padri, dovettero lasciare la Spagna; Napoli, come in generale il regno citra

Farum, costituì un asilo accogliente, essendo manifesta la liberalità di Ferrante II

d’Aragona, cugino del Cattolico.

De jure et de facto (corsivo di chi scrive), ad eccezione della Sicilia, anche

l’Italia meridionale peninsulare rientrava però ormai a pieno titolo nella

giurisdizione del regno iberico. Per questa ragione l’editto di espulsione del

1510 non fu che una ripetizione della politica adottata nel ’92, sia pure con

effetti almeno inizialmente più attenuati.

Tale premessa, resa necessaria per contestualizzare il teatro politico

presente nell’Europa mediterranea, in cui fu rinnovato per gli ebrei l’invito a

lasciare i domini spagnoli, ci permette di prendere in esame i differenti

contributi degli studiosi che nel recente 2010 convennero a Napoli, presentando,

ciascuno per il proprio ambito di interesse, le relazioni che sono state raccolte e

pubblicate all’interno degli Atti del Convegno che è oggetto della presente

recensione.

Gioverà almeno rammentare che altre due occasioni di dibattito condiviso,

circa il tema oggetto del convegno ultimo, videro la luce negli anni 1992 e 2002,

rispettivamente con i due convegni su “L’Ebraismo dell’Italia Meridionale

Peninsulare dalle origini al 1541”, e “Carlo V Napoli e il Mediterraneo”; in

questo secondo contributo la questione della presenza ed espulsione dal regno

di Napoli fu curata da David Abulafia.

Compito specifico del presente lavoro di recensione è quello di presentare

gli orientamenti storiografici emergenti dai differenti contributi.

Ci sembra di poter rilevare uno spostamento dell’interesse degli studiosi

convenuti, dall’interpretazione in chiave politico/economica, comunque sottesa

e acquisita, a riflessioni e considerazioni di carattere storico ma di profilo

letterario e giuridico, o forse meglio sarebbe dire di attenzione alle fonti

normative da analizzare allo scopo di presentare una ricostruzione dei fatti

quanto più aderente alla realtà.

Elemento ormai acquisito dalla storiografia d’argomento è la percezione

della natura politico-religiosa alla base della risoluzione della monarchia

cattolica di configurare la Spagna come una realtà totalmente ed esclusivamente

cristiana; dunque il nuovo scenario territoriale, ottenuto con la conquista del

meridione d’Italia, Sicilia esclusa, offriva una realtà ulteriore su cui estendere le

decisioni e la politica adottate nella madrepatria.

Premesso questo, il profilo delle relazioni presentate è senza dubbio la

precisazione dei dati storici, e storico–normativi, non meno che metodologici,

Page 101: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

102 M. Venditti, Recensione

da un lato, e la proposta, nuova, di una lettura in chiave letteraria di fonti coeve

agli eventi che fanno da sfondo alla ricostruzione degli studiosi; ulteriore

caratteristica, soprattutto apprezzabile nel contributo di Francesco Lucrezi, è

quella di offrire una radiografia della presenza ebraica nel meridione italiano e

nella Spagna, dalle lontane origini romane, per Napoli, e dal regno dei Visigoti,

per la Spagna.

Lucrezi, in una relazione di agile approccio, chiarissima sotto l’aspetto dei

passaggi normativi che caratterizzano a più riprese le dinamiche di

accoglienza/rifiuto della realtà israelita in Spagna, non meno che nel meridione

d’Italia, pone bene l’accento anche sull’autorità della Chiesa nel dettare norme

di “gestione” della diversità confessionale, come appare dall’esempio citato del

Concilio di Elvira, risalente al 306 d.C.

Originale, e destinata a segnare il passo della futura storiografia

d’argomento, la posizione (da noi condivisa con convinzione) dell’autore sui

concetti di antiebraismo e antisemitismo.

Il secondo, avvalorato da una lettura attenta del termine “limpieza de

sangre”, più volte incontrato nei numerosi contributi storiografici, non meno che

nella letteratura, di varia confezione, sulla propaganda di intolleranza verso

ebrei e marrani, starebbe alla base della autentica e più veritiera aggressività dei

limpidi spagnoli discendenti dei visigoti.

In ragione di ciò, se la Spagna dei cattolici doveva assumere l’abito della

fede cristiana, secondo una possibile formula “una Spagna un’unica fede”,

allora è comprensibile che la fede ebraica, osservata dai discendenti dei semiti,

doveva apparire agli occhi dei sovrani spagnoli e di una maggioranza del ceto

dirigente come una macchia in cui non era possibile separare l’essere umano

dalla propria fede di appartenenza; l’ebreo costituiva quindi tutt’altra

dimensione ontologica. A riprova, si potrebbe osservare, l’intolleranza della

monarchia si indirizzava anche verso la presenza morisca sul suolo del regno.

Di profilo analogo l’intervento di Cesare Colafemmina, che restituisce alla

storiografia di settore la certezza delle fonti normative relative ai bandi di

espulsione promulgati a Napoli dal 1510 al ‘41.

L’autore chiarisce l’equivoco circa la presenza di un solo editto a carico

degli ebrei, in base al quale quello riservato ai cristiani novelli sarebbe stato

emesso nel 1515; equivoco presente in Ferorelli e Stock, e destinato quindi a

“condizionare”, per così dire, la storiografia successiva.

Sanzione definitiva della verità storica, quindi, nell’ambito delle fonti di

carattere normativo, che porta alla conferma della presenza di due editti,

distinti, ma simultanei, promulgati nel 1510, e relativi alla presenza di israeliti e

novelli cristiani, su territorio spagnolo nel meridione peninsulare italiano.

Page 102: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

103 M. Venditti, Recensione

Analisi raffinata, quella offerta dalla proposta di Paola Avallone,

incentrata su uno studio condotto relativamente all’apparire della realtà dei

Monti di Pietà, nel torno di tempo successivo al 1541.

Centro della relazione di Avallone è la interpretazione del sorgere dei

Monti di Pietà nel regno di Napoli non in stretta relazione alla partenza degli

ebrei dopo il 1541. L’equazione “espulsione degli ebrei = apertura dei monti di

pietà” non risulta dunque rispondere con precisione alla realtà storica; una

analisi e lettura del fenomeno creditizio-assistenziale, almeno stando ad una

osservazione della realtà a lunga gittata, se pensiamo alla istituzione dei monti

già durante il sec. XV, al loro ulteriore sviluppo nel XVII e alla decrescita degli

stessi nel secolo XIX, fanno ritenere quella relazione non direttamente

consequenziale; la proliferazione, dunque, dei centri creditizi, tutti di natura

privata e laicale, è da riconnettersi alla più generale crisi economica di fine ‘500,

non quindi all’espulsione degli ebrei dal regno.

Finalizzata a chiarire le dinamiche ed i momenti del processo migratorio

degli ebrei dopo il 1510, nel ribadire l’importanza del metodo di ricerca e

verifica del dato storico–documentale, la relazione di Anna Esposito pone anche

l’accento sulla minore approssimazione dei dati acquisiti, grazie a rigorosi

riscontri incrociati, circa la definizione della identità degli ebrei profughi negli

stati pontifici. Dati, quali presenza, provenienza, professioni, sulla base dei

documenti d’archivio, di natura pubblica e privata, dagli atti notarili ai riscontri

presenti nei contributi di K. Stow, A. Scandaliato, S. Simonsohn, chiariscono

maggiormente la biografia individuale, familiare e i legami parentali della

“collettività” degli esiliati.

Materia antropo/toponomastica dunque è l’alveo da cui si rende meno

approssimativa la ricostruzione della fisionomia dei protagonisti dell’esilio.

Tuttavia, viene raccomandata da parte della Esposito l’attenzione a non cadere

nell’“inganno” che talvolta riserva l’acquisizione del dato toponomastico e

toponimico, dietro al quale possono celarsi identità differenti da quelle

“accertate” e dichiarate negli atti notarili stessi; non sempre regnicoli sono gli

ebrei dichiarati tali, ma possono nascondere identità precedenti e rivelare

provenienze diverse dal regno.

La questione dell’esilio degli israeliti siciliani, dopo il ‘92, verso Napoli o

semplicemente verso altre regioni del meridione peninsulare e la loro contro-

migrazione, di nuovo verso la Sicilia, dopo il 1541, loro antica e diretta

madrepatria, assume nell’ottica di Francesco Paolo Tocco una valutazione

squisitamente culturale di profilo identitario.

Identità specifica, quella siciliana, e ribadita con orgoglio sino all’ultimo:

non solo la scelta di tornare, ed affrontare così la conversione e la possibilità di

essere indagati dall’Inquisizione, ma anche l’accettazione del distacco dai

Page 103: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

104 M. Venditti, Recensione

legami familiari con la generazione degli anziani, rimasti nella fede dei padri,

rendono gli ebrei siciliani tornati nella loro patria, la Sicilia, un ”unicum” nel

loro genere. Controprova ne sia la dichiarazione di appartenenza identitaria

degli ebrei greci, di Ioannina, che negli anni ‘50 del secolo XX si dichiararono

appunto siciliani.

Tema questo, come sottolinea l’autore della relazione, che merita un

attento approfondimento. Dare voce ad una identità muta ma non dissolta,

all’interno del tessuto apparentemente omogeneo della cultura siciliana di età

contemporanea, coesa a partire dall’età moderna dalla pratica del culto

mariano, sarebbe come recuperare la vera e più convincente fisionomia di una

dimensione culturale siciliana che molto deve al contributo ebraico.

Giungiamo ora al contributo di Nadia Zeldes; la distinzione tra convertiti

fu oggetto di riflessione e normazione da parte delle autorità rabbiniche

allorquando - considerati i momenti storici che videro l’alternanza di tolleranza

e rifiuto ostinato della minoranza ebraica - cristiani novelli, in maggioranza

donne, chiedevano di rientrare nella comunità di fede dei padri.

L’esame di alcuni casi, in modo particolare riferiti a donne convertite, fa

emergere la competenza esclusiva del rabbino della comunità nel decretare i

criteri di possibile rientro, o, in alcuni casi, di rifiuto.

Le direttive dei “responsa” rabbinici, sulla base della lettura e

interpretazione della Halakah, ponevano in rilievo l’animus operandi del

convertito poi pentito; se la conversione era scelta deliberatamente e

convintamente, prova ne fosse stata la costanza della fede nuova vissuta

pubblicamente, non meno che privatamente, il ritorno non era consentito;

diversamente, se la conversione risultava dettata da motivazioni cogenti, da

circostanze costrittive e quindi rivelava una adesione solo giuridico-formale,

diremmo canonica, secondo la dottrina della Chiesa, allora il rientro nella

comunità era approvato.

Tuttavia, a ridosso della espulsione del 1510-1511, i criteri di giudizio di

reinserimento o rifiuto risultano diversi; rileva, per l’autorità rabbinica, solo ed

esclusivamente se i convertiti abbiano vissuto assieme agli ebrei, nel luogo del

loro insediamento, oppure se abbiano voluto separarsene in un atteggiamento

di “rinnegamento”; per i primi, come nel caso delle donne di cui l’autrice ci

informa, l’inserimento nella comunità fu accettato, nel secondo rifiutato.

Probabilmente, almeno a carico di chi scrive, la presenza di casi di donne,

maggiormente che di uomini, potrebbe essere messo in relazione al principio

per il quale, nella Halakah, l’appartenenza al popolo d’Israele, quindi alla sua

fede, passa attraverso la discendenza matrilineare.

La presenza dei novelli cristiani, partiti dalla Spagna a più riprese,

costituiva probabilmente, almeno durante il viceregno di don Pedro de Toledo,

Page 104: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

105 M. Venditti, Recensione

una realtà “ambigua”, come la definisce P.A. Mazur: lo studioso assume le

dinamiche di relazione tra élite dei neofiti e autorità vicereale come dimensione,

appunto, di alleanza ambigua.

Ovvero, nonostante la pubblica distanza tra Toledo e le famiglie di novelli

cristiani, ufficiosamente il viceré adottò un comportamento di favore,

soprattutto nel trattare il caso dei Sanchez, oggetto di ripetute iniziative

giudiziarie, in modo molto leggero, mantenendo i due membri di questa

famiglia tra le alte cariche del regno. Eppure i Sanchez avevano gestito in modo

assai disinvolto risorse che chiameremmo pubbliche.

Lo scopo del viceré, come sottolinea Mazur, fu quello di crearsi una

compagine di ricchi cristiani novelli che potessero gestire le proprie finanze in

modo utile alla nuova realtà napoletana, in cui si cercava di portare il modello

di stato spagnolo, favorendo l’ingresso di tali famiglie, o di elementi di esse tra i

vertici del governo vicereale, nelle branche delle istituzioni di stato. Ottica,

questa, nuova e differente da quella proposta da Viviana Bonazzoli in un suo

saggio, apparso in «Archivio storico italiano», risalente ai primi anni Ottanta

del secolo scorso.

Avviandoci alla conclusione, assolutamente originali i contributi di Cedrik

Cohen Skally e Rav Roberto Bonfil. Oggetto della loro attenzione la figura di

Yishaq Abravanel, ma soprattutto dell’Abravanel Teologo.

Bonfil prende l’avvio dal commento di Abravanel al libro di Giobbe; come

è noto Giobbe è il modello, contenuto nella Sacra Scrittura, della sopportazione

degli accadimenti più tragici, non ultimo quello dell’essere allontanato dalla

propria famiglia e giudicato responsabile della propria sventura, dai suoi stessi

amici.

Giobbe, nonostante tutto, non giudica nessuno e non rinuncia alla fede nel

Dio dei padri; così Abravanel legge gli eventi a lui contemporanei, e dalla Sacra

Scrittura, parola ispirata e rivelata dall’Altissimo, trae la forza per accettare

l’inevitabile, senza per questo indulgere a giudizi morali contro i cristiani o

l’autorità regia, ma assumendo tutto con la fede nella prova che la propria

vicenda, unita a quella della comunità tutta, vive nella Scrittura, è presente allo

sguardo di Dio, che non mancherà di manifestarsi a favore del popolo eletto.

Sulla stessa linea interpretativa l’approccio di Cohen Skally ai commenti di

Abravanel su 1/Samuele e su come egli vede l’istituzione monarchica, seppure

mirato ad auspicare la formazione di una coscienza giuridica circa la questione

della cittadinanza mai concessa agli ebrei, perché ritenuti non facenti parte del

popolo originario delle realtà territoriali in cui, seppure da secoli, essi vivevano

stabilmente.

Tale contributo sembrerebbe evidenziare una relazione tra il concetto-

realtà del dispositivo “editto-espulsione” e la forma di governo di stampo

Page 105: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

106 M. Venditti, Recensione

monarchico, a differenza di realtà modellate sull’esempio repubblicano,

particolarmente amato e ripreso nel Rinascimento, almeno sino ai primi due

lustri del Cinquecento, in cui gli ebrei furono accolti e resi parte integrante del

tessuto sociale.

Concludiamo questa avventura, ponendo dinanzi a noi, come suggerisce

Giancarlo Lacerenza, per quanto l’immaginazione possa consentirlo, gli

affreschi di Belisario Corenzio, all’interno del Palazzo Reale di Napoli. La

raffigurazione della cacciata degli ebrei dalla Spagna, seppure figurativamente

resa con abiti secenteschi, coevi quindi all’artista, indica una memoria

particolare, ovvero una memoria di stato. Accanto a quell’evento, anche

l’ingresso di Alfonso il Magnanimo, protettore degli ebrei, suggerirebbe una

lettura comprensiva e più ampia che potrebbe indicare novità anche

apprezzabili sotto il profilo della ricerca storiografica.

_____________

S.M.Cattolica, Juan Carlos di Borbone, Sinagoga di Madrid, 31 marzo 1992, in

risposta alla prolusione del presidente dello Stato d’Israele Haim Herzog:

Può sembrare paradossale che si sia scelta la commemorazione di uno scontro per propiziare un

incontro di così profondo significato. Ma la storia dei popoli, e , naturalmente, la storia di

Spagna è piena di luci e di ombre….Evocare oggi quei secoli di storia condivisa è un omaggio

che voglio rendere alla forza di spirito e alla capacità di conservare le proprie radici culturali

degli ebrei spagnoli, che, fedeli alla propria fede e alle proprie tradizioni, dovettero uscire dalla

Spagna in forza di una ragion di Stato che vedeva il fondamento della propria unità nella

uniformità religiosa…500 anni dopo, viviamo con norme costituzionali che hanno consacrato la

unità nel pluralismo e nella libertà religiosa e di coscienza. Il ritorno a Sefaràd, iniziato già

timidamente nel secolo passato, comincia a colmare il vuoto prodotto dalla vostra

assenza….Dobbiamo riconoscere che fu ammirevole, malgrado le circostanze della loro

partenza, la fedeltà che le comunità sefardite hanno conservato, pur con logici ed opposti

sentimenti, alla loro patria di tanti secoli. Abbiamo ora la possibilità di fare di questo

appuntamento e di questo paese un vero luogo di incontro per le future generazioni. Che mai

più l’odio e l’intolleranza provochino la desolazione o l’esilio. Al contrario dobbiamo essere

capaci di costruire una Spagna prospera e in pace con se stessa sulla base della concordia e del

rispetto mutuo. Una spagna di cittadini liberi, in collaborazione con tutti i paesi amanti della

pace… 2

2 Ivi, pp. 86-87.

Page 106: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

107 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

Breve storia del futuro, un libro di Jacques Attali,

Fazi Editore, Roma, 2007 di Maria Antonietta Del Boccio Prosperi

“A memoria di rosa non si è mai visto un giardiniere morire”: il sofisma

dell’effimero di Bernard le Bovier de Fontenelle è “quello di un essere

passeggero che crede nell’immutabilità delle cose”. Così lo definisce Eugenio

Scalfari nel libretto Il sogno di una rosa, dove si parla dell’immagine di un

universo che finisce, di un futuro vuoto dopo l’umanità, di incubi che il filosofo

Diderot – personaggio del libro – commenta:

... nessuna mente può contenerli, perchè noi siamo una parte e non possiamo pensare al futuro.

Il sofisma dell’effimero è la nostra sola possibile dimensione: sappiamo che è un sofisma, ma è

la nostra unica realtà. Perciò trovo bellissimo il vostro sogno: siete nata rosa, fiorite come rosa e

vi addormentate nella vostra radice in attesa che passi l’inverno. Arriverà il momento che vi

addormenterete senza più risvegliarvi, ma voi non sentirete la mancanza del vostro risveglio. Il

vostro effimero riguarda gli altri; per voi, per me, per ciascuno di noi il nostro effimero è la

nostra eternità.

Struggente definizione dell’effimero nelle sue conseguenze, quella di

Fontenelle nella versione data da Diderot/Scalfari. C’è l’affettuosa derisione

della pretesa estrapolazione all’universale di un’esperienza continuata ed

eternamente confermata ma sempre entro un suo invisibile e non

sperimentabile limite.

C’è la falsa sicurezza del futuro generata dalla falsa certezza di

un’immutabilità che è inesistente, ma che tale ci appare perché è l’unica che

possiamo concepire.

C’è l’esperienza che si moltiplica e traguarda attraverso le vite delle

generazioni passate e che si estrapola alle generazioni future, che nella sua

continuità diventa certezza del singolo pur non provenendo dal singolo, ma

dalla specie.

È bello provare il desiderio di godere del nostro effimero in tutte le sue

piccole certezze: la brevità della vita, l’ignoranza del futuro, la continuità della

storia, lo scorrere immutabile delle generazioni umane e delle stagioni.

Ma di fronte a questa tenera filosofia profetica – in qualche modo

rassicurante – che viene dal passato si schiera la previsione del futuro nei

macroscenari dell’“Iperimpero”, “Iperconflitto” e “Iperdemocrazia”: scenari che

Page 107: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

108 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

dal passato attingono una credibilità orripilante….sono gli scenari di Breve storia

del futuro...

È certamente facile definire Jacques Attali un genio della nostra epoca

(www.attali.com/ ), con le sue lauree (Ingegneria, Studi politici, Economia), la

sua specializzazione in Economia della pubblica amministrazione, la sua

variegata attività di scrittore (pubblicista per «L’express», libri per ragazzi e

testi politici e di economia), la sua docenza di Economia nelle maggiori

università di Francia e la professione di consulente di multinazionali e stati in

materia di strategia e ingegneria finanziaria. Ma la sua fama mondiale è legata a

quando viene nominato da Mitterand nell’1981 "consigliere speciale" in

economia e poi, lasciato l’Eliseo, fonda la Banca Europea per la Ricostruzione e

lo Sviluppo, istituto dei governi occidentali e ne diventa presidente. Il

presidente Sarkozy, nel 1991, gli affida la presidenza della Commissione

Internazionale per la Liberazione della Crescita (ricordiamo che i componenti

italiani furono Franco Bassanini e Mario Monti e che fu pubblicato un

interessante Rapporto Finale nel 2008). Nel 1980 fonda Action Contre la Faim e

poi il programma europeo Eurêka; poi avvia un piano a favore del Bangladesh,

quindi un progetto contro la proliferazione nucleare ed uno per

l’armonizzazione degli insegnamenti nelle scuole europee. Insomma, un

personaggio irrefrenabile ed eclettico che condensa i suoi ideali, la sua storia e

la sua cultura nel libriccino Une brève histoire de l'avenir, uscito in Francia nel

2006, subito bestseller tradotto in tutte le lingue: una storia dell’umanità, che

ripercorre i milestones evolutivi dei poteri religiosi, politici ed economici,

sintetizzandone i meccanismi e, da qui, estrapolando le caratteristiche della

società globalizzata che ci attende nel prossimo cinquantennio. “Pagine

profetiche e visionarie e al tempo stesse realistiche.” (così dice la quarta pagina

di copertina) che disegnano scenari di fronte ai quali, la “conoscenza” acquista

il sapore di una maledizione biblica, il “non esserci” di un auspicio angoscioso e

l’effimero di un’oasi dove far riposare il pensiero.

Già, perché questo libro a me ha fatto questo effetto, segno inequivocabile

della mia età. Eppure, per nessun motivo vorrei essermelo perso. Ci sono

almeno tre buone ragioni per dirlo: la prima perché questo libro offre il piacere

della cultura, la seconda perché offre l’adrenalina di una terribile

verosimiglianza, la terza perché fa pensare: cerco di spiegarmi, senza raccontare

il libro dato che merita la lettura completa senza intermediari e senza riassunti.

Colto perché

È un classico, nel senso più puro del termine. È scritto con la semplicità, la

logica, la stringatezza dei grandi filosofi del Settecento. Di essi recupera anche

Page 108: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

109 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

la costruzione del pensiero, adotta il tipo di ragionamento, racchiude il metodo

fino a sembrare loro naturale epigono. Quel suo traguardare l’esperienza

umana attraverso macro eventi la cui essenza rivoluzionaria è visibile solo ad

un occhio che è insieme critico, analitico e sintetico del lungo periodo spazio-

tempo racchiude un’abilità che è figlia di secoli di cultura francese, europea ed

occidentale. Questo suo scrutare la storia più lontana per distillarne verità

essenziali da estrapolare al futuro condensa tutto un metodo che è un altalenare

tra empirismo e teoria, tra psicologia umana – nelle sue eterne e ripetitive

manifestazioni – e fatti storici.

Affascina in Attali il metodo classico del ragionamento. Come Condorcet

ne I progressi dello spirito umano, rilegge il passato fin dove può spingersi per

estrarre da esso principi, esperienze e conclusioni a cui la reiterazione consente

di attribuire un valore universale o almeno una verità che supera l’esperienza

effimera di una generazione o l’annotazione storiografica di un’epoca limitata.

Ma anche le fondazioni del ragionamento, le ipotesi del teorema che viene

poi sviluppato fino alle sue tesi più estreme traggono dalla nostra cultura. La

catena logica, sequenziale e bidirezionale di tre affermazioni (uso qui parole

mie): “il motore dell’umanità è la ricerca del benessere” – “l’ambiente in cui

sviluppa il benessere è la democrazia” – “il risultato del benessere è la pace” ci

appare così ottimisticamente scontata, infatti, solo in quanto noi apparteniamo

al nostro mondo e in quanto – più o meno consciamente – vi ritroviamo la

lezione dei nostri grandi maestri.

Come Spinoza (Trattato teologico politico) che nel 1670 afferma che in

Amsterdam (esemplare città di liberismo commerciale e liberalismo politico) “vi

convivono in perfetta concordia uomini di tutte le nazioni e di tutte le religioni”

e ciò è ragione di prosperità economica. Come Voltaire che, sulla stessa

lunghezza d’onda, nel 1733 (Lettere Inglesi, ovvero lettere filosofiche) dice che alla

Borsa di Londra, ancora città pilota dell’esperienza politica e commerciale:

il giudeo, il maomettano ed il cristiano trattano l’uno con l’altro come se fossero della medesima

religione e non danno l’appellativo di infedeli se non a coloro che fanno bancarotta… Se in

Inghilterra vi fosse una sola religione si dovrebbe temere il dispotismo, se ve ne fossero due si

scannerebbero a vicenda, ma ve ne sono trenta e vivono felici e in pace.

In Kant il liberalismo antiassolutistico si unisce all’idea della necessità dei

Lumi in una concezione politica ed etica che fa coincidere il benessere

economico dello stato con la libertà di commercio che lo alimenta, con la libertà

di pensiero che lo consente e con una qualche forma di democrazia che lo

promuove: siamo nel 1793 quando tutto ciò appare in Critica della ragione pura e

nell’articolo Che cosa è l’Illuminismo.

Page 109: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

110 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

E come non cogliere nel concetto del “buon tempo” di Attali, la stretta

parentela con quella “dolcezza di vivere” che in Condorcet rappresenta il fine

dell’umanità e, quindi, il motore della sua corsa millenaria e perigliosa? E l’

”Abitudine a sentimenti dolci che fondono la nostra felicità con quella degli

altri” che pronostica Condorcet, quanto assomiglia all’ “economia

dell’altruismo della disponibilità gratuita, del dono reciproco, del servizio

pubblico, dell’interesse generale” che potrebbe, forse, governare il mondo di

dopodomani?

E come non sentire la vicinanza culturale, quindi profondamente classica

ed occidentale e per così dire “illuministica”, tra lo scenario della “Decima

epoca” di Condorcet nella sua meravigliosa utopia, e l’Iperdemocrazia di Attali?

Le profezie sociali del filosofo settecentesco circa l’istruzione universale,

l’industrializzazione rispettosa delle materie prime della natura, l’aumento

della popolazione umana per effetto del benessere e dell’allungamento della

vita, la diffusione delle arti e dei saperi nel rispetto delle diverse culture, la

ridistribuzione delle accresciute fortune materiali resa possibile da un sapere

universalmente condiviso trovano la loro proiezione in Attali in equivalenti

“futuri possibili”. Persino le profezie tecnologiche di Attali trovano in

Condorcet un predecessore di pari audacia visionaria, laddove delinea uno

strumento di conoscenza universale che sembra avere tutte le caratteristiche di

Internet.

Ma se metodo ed ipotesi del teorema di Attali sono radicate nella nostra

storia culturale e nei nostri schemi logici, così che le tesi ne risultano dimostrate,

l’esito è opposto: non all’utopia di Condorcet sostanzialmente ottimista ed

illuminista, ma a visioni terribili e purtroppo credibili ci conduce questo nuovo

profeta di oggi.

Verosimile perché

Come Socrate, Attali ti prende per mano e ti accompagna su un ragionamento

che si snocciola logico e sequenziale, inattaccabile passo per passo, fino alle sue

conclusioni. Maieuticamente il suo non esplicito dialogo filosofico-socratico, ti

conduce lungo un suo cammino cosparso di esperienze antiche trasferite

all’oggi, estrapolazioni credibili perché già avvenute.

Nella caduta dell’impero romano, nella caduta delle istituzioni i singoli

della classe senatoria si sono allontanati dagli impegni governo perché privi

della cultura specialistica della guerra e della politica. I tempi stavano

cambiando, la complessità del mondo nascente richiedeva una classe

professionale: la nobiltà antica – in un processo che si ripeterà infinite volte

nella storia – orgogliosamente e volontariamente andò a segregarsi, mentre

Page 110: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

111 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

contemporaneamente la nuova classe di potere agiva positivamente

sull’emarginazione definitiva. Il loro nemico era prima di tutto il cristianesimo

che avanzava nelle classi degli ultimi e che scuoteva con il vigore della gioventù

un politeismo non possessivo né fanatico e per questo più fragile. Ma il

senatore, questo pilastro della vecchia società, non trovava difesa neppure dai

nemici esterni: non dai barbari che aggredivano proprio la sua essenza di vita

volendosene impadronire, non dai Generali né dai soldati, ormai stranieri

difensori dello stato che non si riconoscevano nelle icone storiche, neppure dal

loro stesso stato che sfibrato dai costi aveva rinunciato alla difesa dei principi

per limitarsi al territorio ed ai brandelli di potere. Privati di ruolo e di difesa,

sconosciuti o invisi o comunque non “riconosciuti”, i ricchi proprietari terrieri

(coincidenti con la nobiltà intellettuale caratterizzata da una cultura che è di

tipo filosofico non produttivo né operativo o utilitaristico) si sono chiusi nei

loro interessi di sopravvivenza e di “qualità di vita”, aspirando piuttosto ad un

gottammerung che ad un rilancio partecipativo che avrebbe modificato

irrimediabilmente il loro mondo.

Dalla disgregazione, le unità produttive frantumate e le istituzioni

spezzate si condensano in liberi Comuni, o in poteri feudali.

Questo caos di anarchia, questo vuoto delle istituzioni tradizionali a

favore di forme in evoluzione non ancora finite, questa rinuncia

dell’intellighenzia alla partecipazione in nome del rifiuto del nuovo mondo e

dei nuovi protagonisti, dei loro metodi e dei loro principi, è troppo simile

all’idea della società per così dire “residuale” del nostro oggi che dovrà

convivere con l’”iperimpero” di Attali dove la scomparsa delle forme

istituzionali nazionali avviene a favore degli imperi economici transnazionali o

delocalizzati, a favore di culture più aggressive, di soggetti dotati di armi ed

istinti di sopravvivenza più sviluppati e potenti.

La società multietnica e multireligiosa che nascerà dal mescolamento di

popoli diversi tra loro non solo nelle tradizioni e nei credi, ma soprattutto nel

livello di civilizzazione e di acculturamento raggiunto, nella sensibilità e

conoscenza della propria cultura, nel senso di identificazione di sé con la

propria storia, sarà – ce lo dice il buon senso – inevitabile ed irreversibile, ma

sarà anche – ce lo dice la storia – foriera di nuovi moti vitali per la civiltà

umana. Ma – e questo ce lo dice ancora la storia – in questo guado, il transitorio

verso tale nuova era realizzerà probabilmente tutto il catalogo dell’immaginario

delle nostre paure.

Diaspore e migrazioni, comunicazione immediata e generalizzata, mercato

globale, omologazione universale dei bisogni e dei prodotti, della domanda e

dell’offerta porterà inevitabilmente al raggiungimento di un equilibrio socio-

culturale collocato in un punto il più vicino alla più gran massa numerica dei

Page 111: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

112 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

popoli mescolati, in un punto che sarà quello in cui il maggior numero di

persone della nuova società sarà capace di riconoscersi servendosi solo del

bagaglio culturale proprio individuale o del proprio gruppo etnico. Allora

dovremo aspettarci che solo i valori elementari abbiano un riconoscimento

allargato se non universale, e solo le pulsioni più semplici abbiano la

predominanza. Dovremo aspettarci che la lingua comune universale parlerà di

cibo, di musica orecchiabile, di divertimenti e di piaceri elementari. Dovremo

pensare che parlerà di soldi, di potere e fama facile: di tutto ciò che da sempre è

costituito il linguaggio, le motivazioni, le spinte, più semplificate e ineducate

dell’uomo.

Come i grandi mammiferi preistorici, i senatori sono scomparsi volendo

salvare solo ciò che credevano che fosse – ed era – l’essenza della loro civiltà.

Come loro anche noi, uomini vissuti nell’ultimo tratto del XX secolo ancora

europeo e nazionale, noi ancora studenti dei classici greci e dei filosofi

settecenteschi, ancora amanti di un certo tipo di musica e di un certo tipo di

bellezza, saremo sopraffatti e vorremo forse, lasciare nelle biblioteche, nelle

cineteche, nelle emeroteche e nelle discoteche, il nostro nostalgico “come

eravamo”. Come Isidoro di Siviglia, come Cassiodoro, come in Farhenait 451.

Allora in questa società dovremo supporre che ancora qualche nucleo si

formerà per difendere, proteggere e conservare la grande cultura dell’occidente

europeo, la grande cultura dell’oriente cinese o arabo o indiano o giapponese

cioè di tutte quelle grandi culture individuali, “artigianali”, legate alla nozione,

allo studio, al tempo di apprendimento ed alla conoscenza del passato che non

troveranno spazio né tempo condivisi da un numero economicamente

significativo nel mondo globalizzato. Tutto questo, questo gottamerung e

insieme questa contemporanea nascita di forme sociali mixate e dotate delle

energie della giovinezza e dell’aggressività che ha tutta la vita nuova, è

terribilmente credibile perché è già successo, perché si annusa nell’aria come la

pioggia quando ancora non piove.

Guardiamo i “segni” di questo futuro: osserviamo come, a fianco della

scomparsa dei controlli statali ed istituzionali sotto le spinte delle

multinazionali e dell’aggregarsi federativo degli stati per rafforzare i mercati, a

fianco del fine mescolarsi fisico o anche solo virtuale delle popolazioni, si attiva

il movimento opposto dell’individualismo con spinta alla frantumazione degli

stati in meteoriti indipendentisti, movimenti a cui risponderanno quei

movimenti di auto-segregazione cui si è accennato sopra. Già oggi, mentre le

nostre città si affollano di stranieri e le nostre legislazioni inseguono principi e

metodi di integrazione laica obsoleti già al loro apparire, vediamo svilupparsi

in diverse parti del mondo (USA, Israele) le “città private”. Fenomeno morituro

solo ad un occhio disattento, dal momento che queste strutture – misto di

Page 112: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

113 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

medioevo e di fantascienza – rispondono perfettamente ad una certa domanda

che è destinata a crescere.

Osserviamo come gli eserciti nazionali già ora stanno disegnando sotto i

nostri occhi una parabola già vissuta: l’esercito repubblicano romano, costituito

da cittadini romani che difendevano il sacro suolo patrio, si trasformò in un

esercito di schiavi per mancanza tanto di denaro pubblico quanto di uomini

abbastanza poveri o abbastanza patriottici. Come allora, gli eserciti mercenari

sono oggi una realtà: una comoda soluzione per chi accetta che il proprio paese

conduca affari guerreschi senza dover modificare la propria vita, per chi non

voglia obblighi rispetto a convenzioni noiose come quella di Ginevra, per chi

voglia gente disposta a morire senza chiedere monumenti. Soluzione talmente

comoda, talmente funzionale alla società di oggi e “rispondente alla domanda”,

che non si può dubitare che questi deplorati ed ancora rari esemplari abbiano in

futuro massimo sviluppo, vitalità ed estensione.

Anche le anteprime del futuro culturale sono già presenti nella nostra vita

di oggi. Trasmissioni come ALL MUSIC, già mostrano una società in cui pochi

delle generazioni degli anni ‘40-‘70 si riconoscono: le immagini, i gesti, le

situazioni, gli abiti, ci appaiono riconducibili più ad un certo tipo di

fantascienza da day-after che ad un quotidiano sia pure aggressivo o

spregiudicato o trasgressivo o innovativo. E quelle immagini nel loro apparire

senza “luogo”, non collocabili neppure in un’epoca precisa perché dense di

manifestazioni tanto primordiali quanto avveniristiche, che non recano neppure

il più lontano tentativo di ricerca della bellezza o dell’ortodossia – valori

intrinsecamente legati a culture specifiche – appaiono le immagini concrete di

una società per così dire transnazionale e transculturale, addirittura trasversale

rispetto al tempo, proprio come si può immaginare la società dell’Iperimpero.

Anche i segni di un’altra evoluzione si avvertono nel momento in cui si

accendono discussioni feroci sulle libertà individuali, in cui vediamo i grandi

principi etici che ci hanno guidato fino ad oggi come cardini delle nostre scelte,

sgretolarsi davanti a domande come “Perché no?”, “Cosa c’è di male?”, “Chi

può decidere al mio posto?”, “Chi siamo per giudicare?”. Il nostro povero caro

cuore, unico ed insostituibile sede dell’amore e della personalità, ha già da

molto tempo perso la sua unicità violato come la Luna dall’Apollo. Oggi, ben

altri sono i limiti superandi: procreazione e trapianti sempre più audaci,

clonazione ed eutanasia. Tutto ciò è troppo comodo, è troppo funzionale ad una

società che ha fame di soldi e di tempo e che non vuole pensare: come i pezzi

del nostro corpo, i pezzi della nostra etica perdono la loro unicità e divengono

riproducibili ed intercambiabili.

Persino l’Iperconflitto ci appare credibile, visto con gli occhi di un altro

profeta della nostra epoca Italo Svevo:

Page 113: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

114 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

A differenza delle altre malattie, la vita è sempre mortale. Non sopporta cure. […] La vita

attuale è inquinata alle radici. L’uomo si è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha

inquinato l’aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste ed attivo animale

potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V’è la minaccia di questo genere

in aria. Ne seguirà una grande ricchezza … nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà

occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza d’aria e di spazio? Solamente al pensarci

soffoco! Ma non è questo, questo soltanto […].

Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori dal suo corpo e se c’è stata salute e

nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si vendono si comprano e

si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi, si capisce che la sua furbizia

cresce in proporzione alla sua debolezza, i primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo

braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma ormai, l’ordigno non ha

più alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge

che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare.

Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni

prospereranno malattie ed ammalati.

Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i

gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di

questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi

attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo, fatto anche

lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà

al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà

un’esplosione enorme che nessuno udirà e la terra ritornata alla forma nebulosa errerà nei cieli

priva di parassiti e di malattie.

Scritto a cavallo tra le due guerre, il libro di Svevo rivela tutta l’angoscia di

chi, emerso da una tragedia, ne attenda un’altra peggiore e definitiva. La sua

profezia è tetra nella lucidità con cui si aggrappa a oggettività scientifiche

decodificate con pseudo scientificità (la lenta e benefica evoluzione darwiniana

a confronto con la freneticamente tragica crescita delle tecnologie umane) e

nell’intuizione con cui estrapola da fatti appena delineabili al momento in cui

viveva, tutta la gravità che oggi viviamo: l’inquinamento, la

sovrappopolazione... L’Ultima Lotta con il male, l’ultima prova temuta ed attesa

da Svevo sembra stranamente consonante con la psicologia dell’uomo tipo

dell’Iperconflitto di Attali, di quell’uomo giunto alla capacità di dotarsi dei più

inimmaginabili “dispositivi di autoriparazione” di cui l’occhiale sveviano è

precorritore e splendida sintesi simbolica: nella totale disponibilità degli ordigni

tecnologici, nella totale diaspora individualistica dell’umanità, nella totale

libertà da vincoli culturali, tradizionali o etnici o etici, ci sarà qualche comunità

o associazione o aggregazione umana – ma potrebbe bastare a ciò anche un solo

uomo – che chiuderà la storia umana in una unica immensa fiammata per

ragioni sue proprie che nessun altro capirà né saprà mai.

Page 114: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

115 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

Fa pensare

Guardando gli scenari di Attali, c’è da chiedersi se vi è ancora spazio per l’etica,

perché sembra che non vi sia speranza nella progressione del mondo verso

un’entropia totale in cui il mescolamento di società e di civiltà aventi un diverso

grado di maturazione, diversi livelli di sviluppo e collocati su diversi traguardi

raggiunti, non può che creare una omogeneizzazione di valori riconosciuti

come comuni e condivisibili posti al minimo comune denominatore, quei valori

indipendenti dalla civiltà, dalle culture, dalle nozioni, dai credo e dai

pregiudizi, cioè da tutta quel software che si è formato attraverso i secoli nelle

epoche “beate” – diremmo forse – delle società chiuse o comunque limitate,

della culture “nazionali” o regionali.

Potrebbe accadere che i valori che si istalleranno e consolideranno perché

percepibili ed accettabili al maggior numero di persone siano quelli posti sulla

linea di demarcazione tra l’essere umano e l’animale, che i bisogni elementari

dell’uomo siano quelli che condizioneranno i comportamenti umani tra singoli

e nella società. Potrebbe accadere che parleremo di cibo, di sesso, di

divertimento, di denaro e di potere in un modo sempre più staccato dai principi

che ogni civiltà del mondo ha da sempre incollato ad essi per esorcizzarne la

potenza e diminuirne l’imperio. Potrebbe accadere che quei principi saranno –

in quanto patrimonio di gruppi etnici ristretti – diventati incomprensibili alla

grande massa della società. Potrebbe accadere che questa materia culturale

porti all’Iperconflitto.

Ognuno di noi dovrà fare le sue scelte.

Fermarsi e godere dell’effimero, come la rosa di Fontenelle con cui ho

aperto questo commento.

Fermarsi e rimpiangere, come l’aristocratico Charles-Joseph de Ligne

(1795) dopo il passaggio dell’ondata rivoluzionaria:

Ho visto in tutto il loro splendore i paesi e le corti in cui ci si diverte di più… Ho visto Luigi XV

ancora intriso della grandeur di Luigi XIV e M.me de Pompadour di quella di M.me de

Montespan. Ho visto tre settimane di feste favolose a Chantilly, spettacoli e soggiorni a Villers-

Cotteret in cui si trovava quanto vi era di più piacevole. Ho visto i viaggi magici dell’Isle-Adam,

ho visto le delizie del Petit Trianon, le passeggiate sulla terrazza, le musiche all’Orangerie, le

magnificenze di Fontainebleau, le cacce di Saint-Hubert e di Choisy, ho visto tutto affievolirsi

per poi scomparire completamente.

Fermarsi orgogliosi e rassegnati ed aspettare la fine catartica

nell’Iperconflitto come Paul Valery

Io sono l'Impero alla fine della decadenza,

che guarda passare i grandi Barbari bianchi

componendo acrostici indolenti

Page 115: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

116 M.A. Del Boccio Prosperi, Recensione

in uno stile dorato in cui danza il languore del sole.

Eppure ci piacerebbe davvero pensare che l’umanità non finirà né per il

mercato né per la scienza né per la stupidità. Ci piace pensare che le forze

positive della ragione, della cultura, della bellezza, della solidarietà di tutti i

popoli del mondo confluiscano a formare un’unica grande forza dirompente,

che distrugga i nuovi mostri e strappi gli applausi proprio come la scena finale

del film Meteor.

Ci piacerebbe che altri giungano a vedere la Decima Epoca. Ognuno di noi

deve fare oggi le sue scelte.

Page 116: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

117 F. Gui, Recensione

Perché sono europeo. Studi per Giulio Guderzo, a cura di Simona Negruzzo e

Daniela Preda, Unicopli 2013, pp. 538

di Francesco Gui

Felice iniziativa quella dell’edizione - con il contributo dell’università di Pavia,

della Fondazione Cariplo e della Fondazione Comunitaria della Provincia di

Pavia – di una corposa raccolta di studi in onore di Giulio Guderzo, emerito di

Storia del Risorgimento presso l’università di Pavia. Un emerito meritevole per

davvero, stante la quantità di titoli al suo attivo: fra gli altri, di fondatore, dal

’79, e a lungo direttore degli «Annali di storia pavese»; di direttore, poi

presidente dell'Istituto pavese di storia della Resistenza e dell'età

contemporanea; di promotore del dottorato di ricerca in Storia del federalismo e

dell'unificazione europea presso l’università di Pavia; di direttore, ancora, di

una collana del Mulino dedicata alle suddette tematiche; di direttore, ovvio, poi

presidente, del Centro per la storia dell'Università; di fondatore del Centro per

la storia del Novecento; di direttore, infine, si fa per dire, dell'Istituto di Storia

moderna e contemporanea, sempre a Pavia.

Un lungo elenco che è stato giusto enumerare anche perché le tante voci si

intersecano con le esperienze formative e i sentimenti di riconoscenza di una

vera folla di colleghi, allievi e seguaci: precisamente lo stesso stuolo che anima

con decine e decine di contributi le pagine del volume dalla copertina verdina -

edito nella Collana di Storia del Novecento, fondata anch’essa da Guderzo e

diretta da Fabio Zucca - su cui spicca il longilineo signore in giacca e cravatta,

ritratto a colloquio con anziani reduci della Resistenza. Come a dire, per andare

subito al punto, che attorno alla figura del docente emerito insediato nello

Studium Papiense si profila la nota vivacità di uno dei centri di riflessione

sull’Europa - dal livello comunale al continente nel suo insieme - non soltanto

fra i più rilevanti d’Italia, ma anche in grado di produrre un’intera “scuola, di

ispirazione gloriosamente federalista, votata ad esercitare una considerevole

influenza sul mondo accademico e ben oltre.

Non a caso, accorpato lungo quattro sezioni, da “I luoghi” a “I maestri e

gli amici”, a “Il metodo”, nonché, per finire in gloria, a “Dall’Europa moderna

all’Europa unita” (previa evocativa rassegna fotografica resistenzial-

federalistico-accademica), il folto assembramento degli adepti agli Studi

(sottotitolo) per il Maestro non lascia dubbi su quanto l’elegante longilineo in

oggetto abbia contato. Contato tanto per la causa dell’unità europea che per

Page 117: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

118 F. Gui, Recensione

ognuno di loro. Il Magister, in breve, è stato determinante sia nell’indicazione

delle direttrici di ricerca scientifica, sia nella proposta di prospettive ideali su

cui impegnarsi, e sia ancora, almeno per molti, per la carriera stessa, accademica

e non solo.

A segnalarlo in modo affettuoso sono le curatrici, Simona Negruzzo,

docente di Storia moderna all’Università Cattolica, sede di Brescia, e la pavese

(!) Daniela Preda, ordinaria di Storia contemporanea a Genova, studiosa del

federalismo europeo e della figura di Alcide De Gasperi. Ma quanti saranno

mai perbacco coloro che, fra tesi di laurea, corsi di dottorato, collaborazioni

scientifiche, didattica, semplice amicizia, hanno beneficiato del multiforme

attivismo guderziano? Veramente una schiera, appunto, e al giorno d’oggi tutti

lodevolmente operativi sulla scena culturale, specie in tema di federalismo,

ovviamente.

Sicché, prima di passare ai singoli contributi e relativi autori del volume,

sarà semplicemente doveroso riservare qualche intimidito sguardo al

protagonista, nonché dedicatario della cospicua intrapresa editoriale. E

soprattutto a quel “Perché sono europeo” inalberato a lettere maiuscole dalla

copertina verdina. Impresa non facile, almeno di primo acchito. Ma perché? il

prof. Guderzo non è forse l’autore di metodiche ricerche sulle ferrovie, o sulle

poste, o sulle banche a metà dell’Ottocento? Non è forse l’appassionato

indagatore delle vicende secolari della Lombardia, non meno di Pavia, della sua

università e della sua provincia, Voghera inclusa? E che dire di tante altre

monografie dedicate a specifici argomenti di storia politico-economica,

culturale e sociale?

Innegabile, sicuro come la nebbia, anzi “scarnebbia”, ché così la chiamano

a Pavia, suggerisce Guido Affini. Dopodiché, però, per farsi un’idea precisa sul

perché l’Europa resti comunque al primo posto nella multiforme, eppur

coerente panoplia guderziana, è indispensabile ricorrere a quella che potrebbe

definirsi l’autopresentazione del Maestro, apposta subito dopo la “Premessa”

delle gentili curatrici. Tra quei fitti paragrafi, tanto appassionati quanto pervasi

di accenti di delusione grondanti di vita vissuta; lungo i percorsi narrativi dello

strenuo consultatore di biblioteche ed archivi; all’ombra della capigliatura

signorilmente ravviata e composta, si profila uno scenario ancora più vasto, più

problematico, più esistenziale, più disorientato e più fermo e determinato al

tempo stesso. “Perché sono europeo”: precisamente. Ovverossia il titolo

dell’articolo, a firma Guderzo, comparso su «Tempo presente» nel gennaio del

’58, che guadagnò all’autore una lettera di Altiero Spinelli esondante di

“fierezza paterna” e di stima sincera per “l’impegno d’azione” federalista

professato dal giovane studioso ventiseienne, già carico di esperienze politiche,

confessionali e soprattutto interiori.

Page 118: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

119 F. Gui, Recensione

Manifestazione di consenso non priva di risonanze problematiche, quella

rivolta da Spinelli al nostro Guderzo, tenendo conto di certi dissensi interni al

federalismo italiano, alimentati precisamente da effervescenze pavesi e destinati

a sortire di lì a poco alla luce del sole. Ma non è questo, almeno per ora, il punto

più importante. L’aspetto suggestivo è costituito dal percorso politico-

intellettuale che il precoce laureato di nascita udinese aveva compiuto fino a

quel momento, nonché dalle decisioni che si era risolto ad adottare con grande

determinazione.

“Venni alla politica dall’esperienza religiosa”. Formatosi nell’Azione

cattolica, con la memoria degli amici un po’ più grandi scomparsi in montagna

negli anni della Resistenza, il precoce giovanotto Guido aveva creduto nella

fede e nell’organizzazione a caratura religiosa come fattori di superamento

degli egoismi nazionali consacrati dal fascismo. In più vi aveva aggiunto il

rifiuto dei miti dello stato nazione ereditati dall’età liberale (a suo dire intinti di

protezionismo e di collusioni imprenditorial-sindacali), cui contrapporre la

valorizzazione delle istituzioni e delle autonomie comunali, locali e regionali, di

conserva con una tendenziale aspirazione universalistica, aperta a tutto il

mondo, Europa in primis, non c’è dubbio. Qualcosa insomma come una

vocazione vibrante, desiderosa di azione e consapevolmente ritenuta più

commendevole - si direbbe non del tutto a torto - rispetto all’adesione al

comunismo capeggiato dall’Urss staliniana. Eppure eppure, già nell’anno 1954

non ancora concluso, il poco più che ventenne Guderzo – come ricordato anche

nel contributo di Virginio Rognoni – concludeva la sua breve stagione di

militanza nella Democrazia cristiana, sì, la Dc, rinunciando a rinnovare la

tessera. E cosa mai doveva essere successo, al di là della pur significativa

coincidenza con la scomparsa dell’Alcide, morto addolorato per il fallimento

della Ced?

Da leggere, ovvero da rileggere con attenzione, fra lo sgomento e il

partecipe, quelle pagine persino rancorose affidate a «Tempo presente» a meno

di quattro anni di distanza dal gran rifiuto (nel frattempo era diventato

dirigente della Gioventù federalista) e riproposte oggi all’attenzione del lettore

senza rimpianti, attenuazioni, o tanto meno ripensamenti. “Questa era dunque

la vera Italia cattolica: l’Italia di sempre, degli sfruttati e degli sfruttatori…”. E

via così, con un tono più che mai invelenito (“Odiai questa Italia”), con accessi

presumibilmente ipercritici che lasciano un minimo interdetti (uno fra i tanti: la

riforma agraria sarebbe servita soltanto a rimborsare i proprietari assenteisti e a

creare una massa di piccoli proprietari “capaci di vivere solo al riparo dei dazi

protettivi”, laddove il rilancio, fallimentare, del Sud veniva perseguito

soprattutto per introdurvi le forniture industriali del Nord), ma anche rivelando

precise convinzioni, affilate come lame sulla pietra abrasiva. L’odioso Stato

Page 119: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

120 F. Gui, Recensione

nazionale, detto in estrema sintesi, costituiva il frutto di una lotta secolare per la

conquista di tutto il potere, a cui anche la Chiesa aveva finito per prender parte.

Pur di difendersi dal laicismo, il cattolicesimo curiale si era infatti organizzato

in modo sempre più accentrato, trattando da pari a pari con gli Stati attraverso

una sua diplomazia e “preparando partiti cattolici con cui conquistarli

dall’interno”.

Basta allora! Basta sul serio: “Per tagliare il male alla radice bisognava

rendere impossibile la ragion di Stato sul continente: federando gli stati”. La

Resistenza stessa non aveva capito che stava ricostruendo il vecchio Stato

nazionale, di cui il fascismo era solo una “necessaria espressione”. Onde per

cui, al punto da suscitare nel pur coriaceo Spinelli compiaciuti quanto

autogratificanti (proprio modesto in effetti non era) sentimenti di tenerezza

paterna: “Fui allora decisamente europeo, quando essere europeo significava

escludersi dal quadro politico (e dalle opportunità…)”. Ovvero, ribadito con

forza a conclusione: comportava tentare, pur “senza mezzi”, pur “senza aiuti”,

avviandosi da soli per “la nostra strada”, di unire “tutti gli europei di buona

volontà perché prendano posizione contro gli Stati-nazione e chiedano la

Costituente”.

Da soli, senza aiuti, rinunciando ai vantaggi personali, cercando per

l’Europa gli uomini, i compagni di strada, gli allievi (le allieve) di buona

volontà e soprattutto perseguendo l’obiettivo tutto spinelliano della

Costituente. “Per questo sono europeo. E in questo modo”. Finis. Fine

dell’epocale articolo del ’58, fine irrevocabile di un’esperienza amaramente

sofferta, e inizio, peraltro già energicamente avviato, di una nuova epopea,

determinata, schiva, metodica, perseguita per tutta la vita successiva.

Lasciando in angolo, per scaramanzia, la preveggente invocazione della

Costituente (cui si augura tutt’oggi un pur tortuoso itinerario vincente), non

resta a questo punto che dedicarsi a constatare, contributo dopo contributo,

pupillo riconoscente dopo pupillo riconoscente, l’effettivo, sincero

concretizzarsi dell’impegno professato dal signorile Maestro. Un procedere

pluri e monodirezionale insieme, quello di Guderzo, che, valga il vero, nel tener

fede al disinteresse per il potere partitico, risultava orientato a mantenere in

armonica connessione: a) la valorizzazione del patrimonio comunale e

provinciale della terra di appartenenza di ciascuno (d’accordo, lui era di Udine,

ma adottato da Pavia); b) la rivendicazione del valore indiscutibile

dell’istituzione universitaria, a cominciare dallo Studium Papiense, con quel

minimo di complesso di superiorità presumibilmente perpetuantesi dalla

stagione longobarda; c) l’investigazione assai concreta e fattuale del processo di

unificazione dell’odiato/amato(?) Stato nazionale; d) e infine, last but - si è capito

- niente affatto least, la promozione del processo di unificazione europea e della

Page 120: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

121 F. Gui, Recensione

coscienza della necessità del medesimo, nonché delle elaborazioni scientifiche,

intellettuali e spirituali che ne sono l’irrinunciabile nutrimento e premessa.

Ed eccoci così dunque di nuovo alla fittissima teoria di colleghi,

ammiratori e seguaci, dei cui pregevoli apporti, suddivisi nelle quattro sezioni

più sopra elencate, si nutre il tomo affidato a Unicopli e spintosi di necessità,

non fosse altro per la cospicua bibliografia annessa, oltre la pagina cinquecento.

Un libro bello massiccio che fornisce senza dubbio scorci illuminanti sulle

vicende e sui contenuti politico-intellettuali, e le atmosfere ambientali no?, del

federalismo europeo così come evolutosi nel nostro Paese a partire dagli anni

Cinquanta sotto la spinta della scuola pavese, con influenze tutt’altro che

trascurabili anche al di là delle Alpi.

Entrando nel vivo della raccolta, all’interno de “I luoghi” si va dai ricordi

di Mario Rigoni Stern sulla nutrita emigrazione montanaro-contadina verso la

Germania e la Boemia ottocentesche alle dissertazioni di Dario Mantovani sui

tanti e cangianti nomi dell’Almum Studium Papiense nel corso del tempo, alle

rimembranze personali di Fulco Lanchester, stato allievo di Guderzo e del suo

“metodo basato sull’analisi del documento della più varia natura e fonte”. Lo

stesso Lanchester che, emigrato più tardi a Roma e oggi vagamente disorientato

(non da solo) causa la sparizione del “tradizionale panorama universitario”, si

ascrive fra coloro che si trovano costretti a darsi “molto da fare per mantenere

un ruolo non marginale nell’ambito della ricerca e della didattica e per non

trasformarsi in conservatori sterili che rimpiangono il bel tempo che fu”.

Un “bel tempo che fu” dal grembo assai accogliente, per lo meno quello

parecchio lontano, in cui Luisa Erba ravviva le memorie dell’ormai estinta

cappella dell’università di Pavia, ospitata nel complesso domenicano della città.

Un convento a sua volta occupato fino al Duecento dalle monache benedettine,

per essere poi, in tempi recenti, dopo incessanti, secolari e alterne vicende,

trasformato nella sede della facoltà di Lettere, con archivio annesso. Bel tempo

davvero quello d’antan, anche per la precoce considerazione tributata alle

facoltà intellettuali femminili, così come confermato dalla scelta dell’Alma di

proclamare protettrice dello Studium santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, la

venerata vergine e martire di conclamata cultura filosofica. Precisamente a lei,

anno 1391, venne dedicata la cappella suddetta, destinata peraltro alla

distruzione, si direbbe non a caso, ad opera degli Asburgo d’età tardo

illuministica.

Ma a proposito di Pavia, dovendo proseguire di fretta, forse che al tempo

dei romani la città del Ponte Coperto non si chiamava Ticinum? Certo, e sarà

probabilmente per questo che Sandro Brogini, a conclusione della prima

sezione del volume, si è incaricato di tratteggiare i rapporti del Canton Ticino

con quella che i suoi abitanti, parole dell’autore, considerano come la propria

Page 121: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

122 F. Gui, Recensione

“capitale morale” almeno dall’epoca dei Longobardi, ma forse anche prima.

Pavia, ovvero Ticinum, appunto.

Troppo impegnativo sarebbe invece soffermarsi sulle personalità di Luigi

Bulferetti e Mario Bendiscioli, nei loro rapporti con Guderzo, illustrate

rispettivamente da Luigi Zanzi e Danilo Veneruso all’interno de “I maestri e gli

amici”. Le pagine di Zanzi forniscono in ogni caso un contributo prezioso sul

ruolo esercitato dal Maestro nella rifondazione, parole dell’allievo, di una

storiografia risorgimentale liberata dai dogmi nazionalistici. Il nuovo corso

procedeva alla “delineazione di una idea storica d’Europa” individuata in un

retaggio di civiltà assai diverso da quello delle rivalità nazionali e “in un

comune concorso di molteplici [eccoli di nuovo!] fattori regionali”.

Con il che la strada si trova a questo punto spalancata per la rivisitazione

di quel gruppo di intellettuali fondatori della schola federalista pavese, vero

fermento effervescente fra le piazze e le aule universitarie della città, di cui

Mario Albertini, ritratto nell’occasione dal discepolo Giovanni Vigo, fu il

detentore della leadership. Con Guderzo ovviamente posizionato al suo fianco,

fin dall’epoca, se non prima, della delusione per la Dc. Del coltissimo libraio-

cattedratico Albertini, o capostipite progressivamente trasferitosi dagli scaffali

dello Spettatore in via del Corso all’insegnamento di scienza e filosofia della

politica nello Studium, va subito ricordato il dato fondamentale: inizi anni

Sessanta avrebbe preso a soppiantare con successo, ai vertici dell’intero

Movimento federalista, il fondatore Altiero Spinelli, per parte sua avviatosi

lungo un percorso tanto solitario quanto “machiavellicamente” aspirante – di

qui il dissenso con i pavesi - a non perdere i contatti con il mondo del potere. Se

ne riparlerà fra poco sempre in questa sede.

Eppure, sia Spinelli che Albertini, che Guderzo, che compagnia avevano

partecipato assieme all’esaltante avventura del Congresso del popolo europeo.

Una campagna di mobilitazione dell’opinione pubblica concepita dopo l’acerba

dissoluzione della Comunità europea di difesa (e Comunità politica) dell’estate

’54: un capitombolo non abbastanza compensato, a loro avviso, dalla Cee e

dall’Euratom del 25 marzo ’57. Peccato però che anche quella stagione di

rivendicazione del ruolo costituente del “popolo europeo” e di opposizione alle

soluzioni algidamente funzionalistiche adottate dai governi non avesse sortito

effetti travolgenti. Figurarsi, nel frattempo era arrivato al potere De Gaulle… Di

qui il dramma intestino, giunto ad una svolta cruciale nel febbraio del ’62,

anche con toni aspri e reciprocamente accusatori, su cui Vigo non indulge a

reticenze.

Da allora in poi, l’estromesso Spinelli avrebbe seppur lentamente ripreso

la sua strada di lungimirante, pressante, immaginifico “consigliere del

principe”, già perseguita ai tempi della Ced, nonché di realistico utilizzatore

Page 122: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

123 F. Gui, Recensione

degli spazi di movimento possibili all’interno delle istituzioni esistenti, al fine,

ovviamente, di modificarle a suo gusto. Difatti, l’antico galeotto antifascista,

nonché fondatore, metà anni Sessanta, del prestigioso Istituto Affari

Internazionali, sarebbe approdato alla Commissione europea con l’appoggio di

Nenni, per poi ascendere, anno Domini ’79, da indipendente di sinistra (con il

sostegno di Amendola e Berlinguer) al primo Parlamento europeo eletto

direttamente, che tentò di trasformare – vecchio vizio mai abbandonato - in

assemblea pressappoco costituente. Materia suggestiva sulla quale si invita a

consultare il preciso, equilibrato contributo di Pietro Graglia, arricchito di

realistiche riflessioni sullo stato nazionale e la sua tenace resistenza all’istanza

federalista. Viceversa, Albertini e il suo già autorevole seguace, ovvero il

giovane-anziano Guderzo con la schola al seguito, avrebbero caparbiamente

mantenuto il punto. Il punto su quella professione di fede senza compromessi

annunciata, neanche a dirlo, nel vibrante “Perché sono europeo” di fine ’58.

Troppo lungo sarebbe qui addentrarsi nell’analisi del federalismo

albertiniano, con i suoi meriti di dedizione indefettibile all’obiettivo pienamente

federale, di perpetuazione del rigore intellettuale kantiano, di tenace fedeltà

all’organizzazione perdurante nel tempo. Per saperne di più, detto per incidens,

tutti gli scritti del segretario, poi presidente del Mfe, sono stati pubblicati dal

Mulino in vari volumi, precisamente con tale titolo. Altrettanto arduo

risulterebbe poi soffermarsi ad obiettare su talune astrattezze della scuola

albertiniana, su certe durezze che avrebbero portato a ingiustificate esclusioni

di validissimi dirigenti anche in seno al federalismo pavese, su ferree chiusure

destinate a limitare l’impatto delle concezioni e delle attività federaliste nella

vita pubblica nazionale ed europea. Sia sufficiente in questa sede apprezzare la

pur sintetica ricostruzione offerta da Vigo in merito all’operato, allo spirito

animatore, alle concezioni di fondo dell’accolita pavese ispirata da Albertini.

Curiosa annotazione a margine: nel ’61, il prossimo leader del Mfe si

compiaceva delle acute proposte del solito Guderzo. Quest’ultimo si era fatto

sostenitore di una raccolta di firme fra la gente per sostenere la rivendicazione

della Costituente europea (le firme! già allora!, come oggi, nel novero delle

azioni del Mfe tuttora a guida pavese…). Con un tocco ulteriore di

consapevolezza accademica: al nostro, cioè “al” Giulio - perché così si articola

oltre l’Appennino - l’idea non era sorta d’incanto, bensì studiando esemplari

esperienze di partecipazione alla vita pubblica dell’Ottocento inglese. Lo studio,

ancora una volta. Sì, perché lo studio, magari né matto né disperatissimo,

viceversa serio e attentissimo, avrebbe comunque occupato sempre di più lo

scholar federalista, con la schiera di studiosi-militanti appresso. Ma non che

serio e attentissimo significasse, quod Europa avertat, immersioni senza ritorno

nelle penombre vagamente polverose degli archivi (da leggere comunque la

Page 123: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

124 F. Gui, Recensione

rievocazione di Davide Maffi sulla riproduzione sistematica e sulla

conservazione nell’Alma mater pavese dei documenti dell’archivio di Simancas

riguardanti la storia lombarda) o tanto meno inabissamenti spasmodici fra le

scartoffie dell’attività didattico-amministrativa. Non così, dioneguardi.

In proposito, l’apporto di Andrea Bosco proietta sprazzi di luce su un

originale, se non paradossale scambio delle parti fra italiani ed inglesi, reso

possibile dall’attivismo del solito “Sono europeo”, ancora una volta attento agli

esempi d’Oltremanica. Sta proprio a Guderzo, infatti, il merito di aver

promosso l’istituzione della Lothian Foundation in Inghilterra. Una storia persino

divertente che merita di essere ripercorsa, in un mescolio di suggestioni

politico-intellettuali potentemente irraggianti dal federalismo inglese su tutto il

continente (Ventotene spinelliana compresa, come si sottolinea nel contributo

su federalismo e pace di Ernesto Bettinelli), di sdegnose reticenze di marca

thatcheriana vagamente nostalgiche dell’Impero e, neanche a dirlo, di stupori

britannici nel sentirsi impartire lezioni di federalismo inglese a casa propria,

oltretutto ad opera di personaggi provenienti da latitudini invariabilmente

sospettate di provocare arricciamenti del naso. Le nostre, s’intende. Racconto

godibilissimo, davvero, con Guderzo signorilmente al centro.

Peccato soltanto che al giorno d’oggi, dopo tante lodevoli pubblicazioni, la

fondazione dedicata al pioniere del federalismo e padre nobile di Federal Union

Movement (su cui vari volumi di Bosco medesimo, per parte sua direttore della

Foundation) risenta alquanto dei rinnovati arricciamenti britannici, non solo nei

confronti della penisola, bensì verso l’intero continente al di là della Manica. O

vai a vedere invece che il riflesso condizionato trova le sue ragioni nel fatto che

il lord, cioè Philip Henry Kerr, alias undicesimo marchese di Lothian, traeva il

suo titolo dalla Scozia? Chissà.

Volendo sottrarsi all’arduo dilemma, assai consigliata risulta la

ricognizione dello Chabod di convinzioni, diciamo così, oggettivamente

federaliste – salvo parentesi suggestionata dalla mascella quadrata e pugni sui

fianchi – su cui si esercita con efficacia Luigi Vittorio Majocchi. Per gli amici

Gino, proprio lui: uno dei dirigenti-accademici più emergenti della scuola

albertiniana, salvo estemporanee deposizioni da segretario del Mfe nei tardi

anni Ottanta. Nel commentare una ricerca di Antonella Dallou su Idea d’Europa e

federalismo, di cui Chabod risulta protagonista in prima fila, Majocchi ha

occasione di riproporre le concezioni del caposcuola Albertini in merito alla

nazione. Un messaggio forte, di cui si è già percepita l’eco – e ora lo si capisce

ancora meglio - nel “Perché sono europeo” del Giulio giovanotto: la nazione

altro non sarebbe “se non la giustificazione ideologica dello Stato burocratico

accentrato post-industriale…”, divenuto talmente autocrate da imporre ai suoi

cittadini di uccidere e morire per il suo interesse, nonché – attenzione! – “di

Page 124: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

125 F. Gui, Recensione

cancellare ogni altro lealismo nei confronti di altre comunità territoriali

spontanee (quartiere, città, regione…)”. Il nocciolo, l’hard core di pensiero

fondante delle convinzioni incrollabili dell’accolita pavese, senza dubbio.

Sicché dalla dissertazione del Gino all’allievo Fabio Zucca, autore, fra gli

altri, di un recentissimo Le relazioni internazionali degli enti locali, la falcata risulta

quasi naturale. Uguale a dire che, addentrandosi lungo i “percorsi personali e di

ricerca” dell’attuale sindaco di Belgioioso, riversati all’ultima tappa della

sezione “Il metodo”, ci ritrova precisamente al centro, nel vivo, fra i rampolli

più prosperi dell’allevamento guderziano, con tutto quel brulicare di tesi e

laureandi, dottorati e dottorandi, biblioteche, collegi di docenti, centri e fondi di

ricerca, archivi!, più cetera a seguire, che danno veramente l’appercezione di

almeno due dati indiscutibili. Primo: che l’Alma di Pavia ha conservato a lungo,

forse anche oggi, la coscienza di essere, Zucca scripsit, “la più antica università

lombarda, fino ai primi del Novecento unica università della Lombardia, fra le

più prestigiose e antiche del mondo occidentale”. Secondo: che il Maestro

Guderzo, non a caso direttore del Centro per la Storia dell’Università di Pavia,

campeggia veramente nell’occhio del sistema, in un vortice di iniziative, con

Zucca attivissimo,al pari dei colleghi animatori del volume verdino, che è

veramente arduo persino riassumere.

Ottima ragione per prendere a questo punto una decisione, per quanto

sofferta. La quarta parte della raccolta, “Dall’Europa moderna all’Europa

unita”, non potrà essere percorsa punto per punto, semmai al massimo a grandi

balzi. Bella, però, quasi sognante, quella foto di Guderzo ritratto in primo

piano, anno ’85, nell’aula magna della Mater. Niente da fare, il tempo incalza. E

la strada è lunga. Chiedendo perciò venia a Pietro Borzomati, soffermatosi su

san Francesco da Paola alla corte di Luigi XI di Francia; citando con colpevole

fuggevolezza le pur suggestive visitazioni della Lombardia spagnola e degli

studi di ingegneria settecenteschi affidate rispettivamente a Mario Rizzo e

Alessandra Ferraresi; sottolineando la personale curiosità suscitata dalla

rilettura foscoliana dello Stato politico delle Isole Jonie, vivacemente condotta da

Alberto Milanesi; e via così con le popolazioni lombarde in età napoleonica di

Xenio Toscani, con Maria Cosway educatrice europea di Annibale Zambarbieri,

con il Cattaneo municipale tratteggiato a “brevi note” da Antonio Padoa

Schioppa; e ancora avanti fra John Henry Newman e l’università (Massimo

Marcocchi), l’ultramontanesimo – così, salvo errorini nei titoli in alto pagina -

francese e l’universalismo italiano (Agostino Giovagnoli), l’internazionalismo

cattolico in Europa (Francesco Malgeri), tutte trattazioni, dati i nomi - e quanti

di ispirazione cattolica come il Maestro! - davvero egregie; per non dire degli

approfondimenti su Ettore Rota compiuti da Simona Negruzzo, del contributo

(che ci commuove) di Giuseppe Talamo, in tema di “Europa delle nazionalità e

Page 125: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

126 F. Gui, Recensione

delle culture”, fornito all’amico Guderzo, della lettera di Gallarati Scotti a

Giovanni Gentile, ministro dell’Istruzione, commentata da Luciano Pazzaglia,

dell’appeasement italo-britannico fra le due guerre, su cui Ennio di Nolfo

(laureato a Pavia…); ebbene, non potendo spiccicare qualcosa in più su tutto

questo, non resta che tributare un grazie minimamente inorgoglito ad Antonella

Braga.

Anche lei, infatti, apprezzata biografa di Ernesto Rossi, ritiene ormai

doveroso pensare ad un’edizione critica del Manifesto di Ventotene, in grado di

superare le “interpretazioni di stampo militante” non meno che le

“politologiche”, fra le quali, opportuna punzecchiatura dell’autrice, compaiono

aciduli commenti alla Galli della Loggia, ovvero accuse di scarso liberalismo

provenienti da Gaetano Quagliariello (in effetti, nel 2008, da esponente

berlusconiano di punta al Senato…). Anche lei, Antonella, vale la pena di

ripeterlo, l’edizione critica, la considera proprio necessaria. E sta qui, appunto,

sia concesso, la minimale motivazione di rigonfiamento del petto: tant’è che la

valente biografa, oltre ad associarsi a Moris Frosio Roncalli nel fervore

preparatorio dell’edizione suddetta, non manca di segnalare l’analoga istanza a

carattere scientifico avanzata da Giulia Vassallo, con ampia documentazione

acclusa, sulla rivista on-line «EuroStudium3w», di conserva con il sottoscritto.

Crocevia di apporti intellettuali, condensato di filoni di pensiero europei e italiani, sintesi

efficace di mediazioni filosofico‐culturali, scoperte, riletture, il Manifesto di Ventotene si impone a

tutt’oggi come documento da sottoporre a un’analisi seria e rigorosa, volta sia a far luce sulle

questioni aperte di carattere filologico, variamente presenti nel testo e da più studiosi

evidenziate, sia a ricostruire con precisione la molteplicità e l’eterogeneità degli influssi

intellettuali di cui rappresentò una sapiente rielaborazione.

Proseguendo ora nella corsa, merito indiscutibile del contributo

storiografico di Daniela Preda, che compare di seguito alla Braga, è di aver

riportato nuovamente in primo piano l’epoca dell’impegno anni Cinquanta-

Sessanta del Maestro dedicatario della raccolta, ricostruendo le vicende della

Gioventù federalista proprio negli anni della disillusione per la caduta della

Ced e della maturazione della campagna per il Congresso del popolo europeo.

Una rievocazione alla quale si associa il limpido, pregevolissimo racconto di

Franco Praussello dedicato al non dimenticato Claus Schöndube, compagno di

tante avventure federaliste (era poco più grande di Guderzo) vissute in

notevole simbiosi tra Germania e Italia.

I due apporti permettono di puntualizzare meglio le tre fasi del periodo

fondativo delle Comunità, dal punto di vista federalista, laddove: a) fino alla

caduta della Ced, gli europeisti legati ai partiti andavano piuttosto a braccetto

con il federalisti più motivati, mentre: b) nella fase successiva si sarebbe fatta

strada la posizione “autonomista”, patrocinata da Spinelli e Albertini al seguito,

Page 126: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

127 F. Gui, Recensione

che rivendicava il ruolo costituente del popolo europeo, a dispetto del

moderatismo funzionalistico degli uomini di partito, finché: c) la maggiore

duttilità di Spinelli avrebbe finito per costringerlo, come già ricordato, a cedere

le redini del Movimento a chi, come Albertini, e Guderzo con lui, condivideva

tenacemente una sorta di concezione virginale del federalista militante.

La quale concezione non soltanto disdegnava la politica politicata,

quand’anche fungesse da legittima fonte di retribuzione/sussistenza per chi si

dedicava alla causa, ma rifiutava persino qualunque contiguità o sostegno

economico proveniente al Movimento da bande siffatte. Da cui la teorizzazione

indefettibile del federalista come rivoluzionario non già di professione, alla

Spinelli, bensì “part time”, nel senso che il generoso soggetto doveva

innanzitutto trovarsi da mangiare (o digiunare) per conto suo, dedicandosi nel

tempo che rimaneva, con tutte le proprie forze, e in assoluta libertà/fedeltà, alla

“battaglia” federalista. “Battaglia”: un termine forse fin troppo in voga, a nostro

avviso, nel circolo albertiniano, dal momento che il Movimento avrebbe

mantenuto sempre un carattere pacifico e prevalentemente intellettuale, pur

nella perenne, intransigente dedizione alla propria missione – asserita

comunque come “rivoluzionaria” – al fine dar vita alla Costituente incaricata di

istituire lo stato federale europeo.

Con una punta di realismo potrebbe peraltro osservarsi che la scelta di

vita più confacente al menzionato approccio sovvertitore - a tempo parziale -

dello stato nazionale sovrano risultava probabilmente la carriera universitaria, o

simile. Il che rende condivisibile, rebus sic stantibus, la scelta esistenzial-

professionale di un Albertini (che del resto la teorizzava) e di un Guderzo,

tutore indefesso del valore autonomia, dall’universitaria alla comunale, alla

provinciale, al pari del poderoso fermentare della scuola, dei discepoli, delle

attività di ricerca e via così affollandosi. Di sicuro, l’integrità e la serietà della

militanza federalista sarebbero rimaste pienamente salvaguardate, insieme alla

qualità del “prodotto” accademico-intellettuale. Chissà però se forse, a volerci

rimuginare un attimo, una soluzione “terza”, rispetto all’illibatezza albertiniana

e al solipsismo spinelliano, non potesse essere cercata in soluzioni, per dire, alla

Partito radicale: ovvero mediante una struttura organizzata più estesa e

penetrante nel sociale, senza dubbio dotata di un proprio patrimonio culturale,

in grado però di portare sulla scena politico-istituzionale, magari in alleanza

occasionale con partiti congeniali, uno o più esponenti dichiaratamente

federalisti. In tal modo questi ultimi avrebbero potuto lanciare alto e forte il

messaggio “rivoluzionario” all’opinione pubblica, rimasta sempre piuttosto

all’oscuro dell’esistenza del Movimento e dei suoi fini, per non dire persino

dello “abc” minimale della realtà comunitaria, poi divenuta Unione.

Page 127: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

128 F. Gui, Recensione

Chissà, giacché sia pure a modo suo, ovvero agendo per conto proprio,

Spinelli si comportò più o meno così in occasione della salita sul proscenio

strasburghese come “indipendente di sinistra”, con esiti epocalmente

importanti, cui lo stesso Movimento federalista non poté non assicurare il suo

appoggio e consenso. Chissà, ancora una volta, stante che questa fugace

recensione non può essere la sede per un ulteriore approfondimento del “nodo”

sempre stretto alla cintura del federalismo pavese e italiano in generale. Eppure

eppure, in questa Italia, di una forza organizzata, motivata nel profondo,

preparata e consapevole, con istanze risorgimentali di compimento di un’unità

nazionale capace al tempo stesso di promuovere la federazione continentale

insieme a tutti gli europei di buona volontà, ci sarebbe proprio bisogno ancora

oggi. Che sarebbe oltretutto un bel modo per sanare divergenze e rivalità

interne ai movimentisti di Ventotene perpetuatesi ormai troppo a lungo,

laddove la costruzione, minimo minimo, di una “rete” solidale, orientata ad

operare diffusamente nella scuola e nelle università, nei media più avvertiti,

nell’associazionismo più generoso, negli interessi più qualificati, nell’opinione

più responsabile, potrebbe produrre effetti di notevole incisività. Perché, valga

il vero, le ragioni per creare consenso, sia pure con un certo realismo nelle

proposte del giorno per giorno, ma senza dimenticare che la federazione

europea stava scritta, e ci resta sempre, nella dichiarazione del 9 maggio ‘50,

sono davvero tante. E proprio solide, naturalmente.

Dalle ricostruzioni di Preda e di Praussello (lui un po’ se le ricorda)

spiccano comunque, interessante rievocazione, alcune personalità del

federalismo della prima fase e poco oltre, quella contaminata, per così dire,

dalle militanze partitiche. Fra gli altri, fa piacere ricordare Tullio Gregory, il

filosofo membro della direzione del Pri, poi aggregatosi anch’egli agli

“indipendenti di sinistra”, o Ludovico Gatto, parimenti repubblicano, divenuto

affermato medievista, e studioso dell’Europa, presso la Sapienza di Roma come

il suo collega. Quanto al Claus, complimenti sinceri al suo “autonomismo”

praticato in Germania con difficoltà e solitudini sicuramente maggiori di quelle

riscontrate in Italia. Tanto più, annota sempre il lucido e amichevole Praussello,

che l’ottimo promotore della Charte der europäischen Identität (una fra le tante)

rifiutò persino la soluzione accademico-professionale pur di dedicarsi

pienamente alla causa, evitando al tempo stesso compromissorie contiguità

partitiche.

Si impone a questo punto di concludere il saltellante excursus fra le pagine

del tomo verdino, dedicato al compassato eppur vibrante Maestro, accennando

all’ultimo contributo della ricchissima serie: quello affidato a Daniele

Pasquinucci, dialogante a distanza con Antonio Varsori in merito all’Italia

“cenerentola” d’Europa (su cui un recente volume del secondo). Davvero

Page 128: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

129 F. Gui, Recensione

penosa e inconcludente la classe dirigente nostrana, sovente dileggiata dalla

letteratura d’Oltralpe? No, non in toto, specie se si pensa alle notevoli

personalità che hanno partecipato alla costruzione europea nell’intervallo fra il

ventennio della mascella quadrata, a destinazione piazzale Loreto, e quello

recente, della sceneggiata mediasettica con esito servizi sociali (ma che sia finita

per davvero?). In mezzo, per la verità, ci starebbe anche il Sessantotto e

dintorni. Vale a dire, non solo la vivace stagione vissuta all’università di Pavia,

come narrato da Elisa Signori, bensì quella che segnò un’epoca intera, con le sue

ulteriori, non trascurabili complicazioni. Sia come sia: a conti fatti, la poverella

cenerina dei De Gasperi, dei La Malfa, dei Moro e persino degli Andreotti e di

Bettino ha avuto più meriti di quel che non si voglia ammettere, pur tenendo

conto del solido asse franco-tedesco sprangato fra destra e sinistra del Reno.

La serenità di giudizio dei due dialoganti (a distanza) si spinge persino ad

una mezza assoluzione del vituperato Franco Malfatti, dimessosi nel 1970 dalla

presidenza della Commissione per ritornare alla vita pubblica nazionale. In

fondo, gli effetti della crisi della “sedia vuota”, ennesimo sfregio gallico alla

costruzione comune pur vaticinata da Schuman e Monnet, avevano reso il

meccanismo brussellese davvero poco gestibile, con il tedesco sapiente Ralf

Dahrendorf, commissario anche lui, che vi aggiungeva dileggi euroscettici di

fattura sua. Vecchio vizio del personaggio, evidentemente.

Dopodiché, però, volendo stringere insieme a Pasquinucci: “Se l’Italia non

è mai stata Cinderella, non è nemmeno riuscita a trasformarsi in una vera

principessa”. Appunto, precisamente. Ma con un ulteriore quesito: partita persa

per sempre? O resta invece legittima la speranza di un tempo in cui sia concesso

contemplarla aggirarsi per l’Europa con sicura e volitiva eleganza, tale da

intimidire persino il magister Guderzo?

Presumibilmente no. E però magari ce ne fossero mille di Guderzo a

sbucar fuori dalle tante comunità universitarie italiane, rinnovate nelle loro

tradizioni di scienza, di didattica e di dedizione, con il desiderio di riscattare

finalmente, una volta per tutte, la principessa cenerella! L’università per

l’Europa… Non solo e non tanto per un interesse nazionale egocentrico e

introflesso, bensì perché in una fase come l’attuale, nella confusione

istituzionale aggravata dai recenti allargamenti, condotti secondo il solito

principio della sovranità assoluta in ambiti strategici riservata ai ben 28 membri

(se bastano) dell’Unione europea, la gamba Italia non può restare zoppa.

Soltanto se la costruzione comune sarà in grado di poggiare su un treppiede

solido (3, per lo meno 3 di zampe; ma ci sono anche Spagna, Polonia e via

dicendo) potrà esibire abbastanza stabilità per proseguire precisamente sulla

strada dell’integrazione politica, oltre che economica e monetaria, s’intende. Il

tutto in vista dell’edificazione - mediante metodo costituzionale, beninteso, e in

Page 129: Proprietà “Sapienza” - Il Progetto EuroStudiumeurostudium.eu/rivista/numeri_completi/Eurostudium3w_30completa.pdf · Pommier Vincelli, Vittoria Saulle, Luca Topi, Giulia Vassallo.

Eurostudium3w gennaio-marzo 2014

130 F. Gui, Recensione

costante dialogo istituzionalizzato con la sorella grande d’Oltreatlantico - di

quella democrazia sovranazionale che risponde alle necessità di una superiore,

responsabile civilizzazione. Un salto qualitativo, senza esagerazione,

nell’esistenza umana che sia erede di tutti i valori descritti non solo nel

Manifesto pontino del ‘41, bensì nel celebre preambolo smontato pezzo a pezzo

in cima al trattato costituzionale del 2004, anch’esso peraltro finito in stracci. Un

tentativo, ci si augura, ci si spera, ci si crede, che dovrà essere ripreso

necessariamente. Con in più, si raccomanda, un maggiore ricorso alla memoria

inestinguibile per i delitti compiuti nel continente, anche in epoche di fatto assai

recenti.

Qualcosa insomma che investa a fondo l’identità dell’uomo europeo (e

non solo) con tutta la sua storia, la sua cultura e i suoi vertiginosi misfatti da

non ripetere. Niente a che fare, invece, e qui ci verrebbero in mente parole

grosse, con l’aspettativa di crescita voluttuaria all’infinito, quale ci viene

continuamente proposta dalla politica esibizionista, o dalla pubblicità dei volti

ebeti (tralasciando il sotto) sempre più inondanti le pagine dei media di gran

sussiego. Viceversa va perseguito un impegno di civiltà che non escluda di

certo, anzi incoraggi profondamente la vocazione a grandi progetti scientifici e

produttivi, specie nel campo dell’energia e delle nuove tecnologie, in grado di

contribuire all’interesse generale dell’umanità, cristianamente o laicamente

intesa che sia.

Ebbene, una personalità come quella di Giulio Guderzo, con scuole,

colleghi, allievi, militanti, scambi culturali alla Lothian, ricerche storiche,

archivi, Alma pavese e il resto annesso, ci propone un patrimonio e una

dedizione che incoraggiano a crederci. Magari rischiando un tantino di più.