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promozione produzioni laziali di ceramica e marmo nei mercati dell’Estremo Oriente Corea del Sud Studio di settore promosso da in collaborazione con ASSESSORATO ALLO SVILUPPO ECONOMICO, RICERCA, INNOVAZIONE E TURISMO

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Sommario

LA COREA 3

SCHEDA 4

GEOGRAFIA 5

POPOLAZIONE 7

IL CLIMA 9

CULTURA 14

STRUTTURA POLITICA 19

L’ECONOMIA COREANA 22

SETTORE EDILIZIA CIVILE 30

NUOVA CITTÀ DI SONGDO 32

ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO (IMPORT E EXPORT) 35

ITALIA-COREA 36

MARMI E AFFINI 39

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LA COREA

La bandiera nazionale sud coreana si chiama Taegukki ed ha un profondo signifi-

cato che ha origine nella filosofia cinese di Yin e Yang. La bandiera coreana rap-

presenta l’origine di tutte le cose nell’universo, equilibrio ed armonia perfetti.

Il cerchio al centro della bandiera coreana rappresenta yin e yang che sono le due

forze opposte dell’universo; yin (buio e freddo) è rappresentato dalla parte blu in

basso, mentre yang (caldo e luminoso) dalla metà rossa in alto. I simboli ai quattro

angoli, chiamati Kwae (Kun, Kam, Yi, e Kon), rappresentano il principio del movi-

mento e dell’armonia. Lo sfondo bianco della bandiera sud coreana rappresenta la

pace.

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SCHEDA

Nome completo: Repubblica di Corea

Capitale: SEOUL

Popolazione: 50 milioni di abitanti circa

Superficie: 99.601 Km2

Fuso orario: +8h rispetto all'Italia; +7h quando in Italia vige l'ora legale

Lingue: la lingua ufficiale è il coreano. Poco diffuso l’inglese

Religioni: sciamanesimo, buddismo, confucianesimo. Sono anche professate il prote-

stantesimo (38% della popolazione) ed il cattolicesimo (28%). La libertà di religione

è pienamente garantita.

Ordinamento: democrazia presidenziale

Moneta: Won sudcoreano

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GEOGRAFIA

La Corea del Sud si trova nella parte meridionale della penisola coreana, con a nord

la Corea del Nord, a ovest lo stretto di Corea ed il mar Giallo (e quindi la Cina), a

sud e a est il Mar del Giappone (chiamato Mare dell'Est in Corea).

Il confine con la Corea del Nord è costituito dalla Zona Demilitarizzata (DMZ), una

striscia di 4 Km di spessore, con in mezzo la Linea di Demarcazione Militare, che si

estende per 238 km su terra e 3 km su mare.

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Si estende su una superficie di circa 100.000 km² (poco più grande del Portogallo) e

comprende le isole situate lungo le coste meridionali e occidentali, tra le quali Cheju

è la più grande.

Una disputa di lunga durata continua ancora oggi con il Giappone, in merito a quale

nazione debba governare su un gruppo di minuscole isole situate a largo della costa

orientale della Sud Corea.

Le città più importanti sono Seoul (11 milioni di abitanti), Pusan (3.9 milioni), Taegu

(2.5 milioni), Inch’n (2.4 milioni), Kwangju (1.4 milioni), and Taejn (1.3 milioni).

Il territorio è prevalentemente montuoso (circa 70%): i monti Taebaek, che si esten-

dono da nord a sud lungo la costa orientale, rappresentano la più vasta catena

montagnosa del Paese; nella parte sud-occidentale vi è invece la catena del Sobaek.

La montagna più alta è il Monte Hallasan, un cratere vulcanico sull’isola Cheju, che

raggiunge i 1.950km sul livello del mare.

La zona pianeggiante copre solo un quarto della superficie del paese ed è concen-

trata maggiormente lungo la costa occidentale.

Il fiume più lungo del Paese è il Naktong, con i suoi 525 chilometri di estenzione. Poi

ci sono l’Han’gang, che attraversa la città di Seoul, e il Kumgang.

Questi fiumi sono navigabili e giocano un ruolo importante nello sviluppo di città

portuali come Seoul.

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POPOLAZIONE

La Corea del Sud conta circa 50 milioni di abitanti. Nel ventesimo secolo, vi fu una

significativa emigrazione verso la Cina, Stati Uniti, Giappone e negli Stati dell’ex

Unione Sovietica.

Più dell’80% della popolazione vive in aree urbane e la densità è molto alta, con

approssimativamente 480 persone per km2. Secondo stime del 2004, il 20,5% della

popolazione ha meno di 15 anni, il 71,5% tra 15 e 64 e l’8% ha più di 65 anni.

L’aspettativa di vita si aggira per gli uomini intorno ai 72 anni, per le donne ai 79.

La popolazione è una delle più omogenee del mondo sotto il profilo linguistico

ed etnico; se si escludono i circa 30.000 residenti stranieri (soprattutto cinesi), sul

territorio non è presente alcuna minoranza etnico-linguistica. I coreani, di origine

mongola, appartengono al gruppo tunguso, migrato in Corea dalle regioni dell’Asia

nord-occidentale e caratterizzato da statura leggermente più alta e pelle più chiara

della media dell’etnia mongola.

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Lingua nazionale è il coreano, appartenente al gruppo uralo-altaico. Grammati-

calmente è correlato al giapponese, ma ha preso molti vocaboli dal cinese, data la

lunga dominazione culturale cinese.

Nonostante esistano anche dei dialetti, la lingua parlata nella penisola è di com-

prensione universale. La scrittura segue invece un sistema fonetico conosciuto con il

nome di Han’gul, sviluppato nel quindicesimo secolo.

Nel 2000, il Ministero della Cultura e del turismo, cercando di rendere il linguaggio

maggiormente compatibile con l’uso informatico ed internet, promulgò il Revised

Romanization System of Korean, che è oggi largamente usato in Corea. L’inglese è

insegnato nelle scuole.

Questa tabella riporta la crescita demografica della Corea dal 1961 al 2003 ed evi-

denzia la vertiginosa e costante crescita di un Paese di natura essenzialmente agrico-

la a uno dei più industrializzati del mondo.

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IL CLIMA

Il clima è continentale, con quattro stagioni ben distinte e con variazioni durante

l’anno.

Si hanno brevi estati molto calde ed umide, con precipitazioni più intense durante la

stagione dei monsoni (da giugno a settembre).

L’isola di Cheju, al largo della costa meridionale, è la località più calda e umida del

paese.

Gli inverni sono lunghi, freddi e secchi, con nevicate occasionali, anche se solitamen-

te periodi di freddo intenso si alternano a periodi dalle temperature più miti.

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A Seoul si registrano temperature che toccano i -10° a gennaio e +35° ad agosto.

Le precipitazioni raggiungono una media annua di 1.545 mm a Seoul e di 2.200

mm a Pusan e sono concentrate soprattutto tra Giugno e Settembre), mentre i lito-

rali meridionali sono soggetti, soprattutto nell’ultimo periodo estivo, a violenti tifoni.

In primavera, tempeste di sabbia provenienti dalla Cina possono causare difficoltà

respiratorie e irritazioni agli occhi. Problemi di siccità si riscontrano in media una

volta ogni otto anni, nelle zone sud-occidentali.

La migliore stagione per visitare la Corea è l’autunno (da Settembre a Novembre). È

soleggiato e offre cieli azzurri e sereni e il magnifico spettacolo dei colori autunnali

Coreani.

L’ inverno è invece il periodo ideale se si vuole sciare, vedere templi cotonati di neve

e incontrare pochi turisti infreddoliti. La primavera (da Aprile a Maggio) può esse-

re stupenda, ma è anche la stagione più turistica ed affollata e può essere arduo

trovare sistemazioni libere. L’estate è invece sconsigliabile, in quanto afosa, affollata,

umida, interessata da tifoni e molto costosa.

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IL TURISMO

Con una eredità storica e culturale unica e i suoi paesaggi di grande bellezza, la

Corea ha molto da offrire al turista internazionale. Paese peninsulare con quattro

stagioni ben distinte, la Corea vanta suggestive vallate, montagne, fiumi e spiagge.

Il Paese ospita numerosi antichi templi e santuari, palazzi reali, sculture, pagode, siti

archeologici, fortezze, villaggi tradizionali e musei. Negli ultimi anni è stato creato un

collegamento turistico, seppure limitato, tra la Corea del Nord e la Corea del Sud,

e già centinaia di migliaia di coreani del Sud hanno usufruito di pacchetti di viaggio

verso la spettacolare Geumgangsan o montagna del Diamante. Con il miglioramen-

to delle relazioni tra le due Coree, presto molte attrazioni turistiche del Nord saran-

no accessibili ai turisti del Sud.

Inoltre, grazie alle infrastrutture di ottima qualità e alle condizioni geografiche e cli-

matiche favorevoli, la Corea di recente si è guadagnata un’ottima reputazione come

destinazione turistica per gli sport invernali, specialmente nel Sudest asiatico. La Co-

rea ha ospitato il vertice Asia-Europa (ASEM, Asia-Europe Meeting) nell’ottobre del

2000, l’Assemblea Generale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO,World

TourismOrganization) nel settembre del 2001 e l’APEC, l’Organizzazione per la Coo-

perazione Economica Asia-Pacifico, (Asia-Pacific Economic Cooperation) nel novem-

bre 2005.

La Coppa del Mondo di calcio, uno degli eventi sportivi più famosi al mondo, si è

svolta in dieci grandi città coreane e in altrettante città giapponesi nel maggio e giu-

gno del 2002.

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La Corea sta inoltre facendo grandi progressi per diventare una meta turistica di

primo piano. L’industria del turismo ha fatto passi da gigante negli ultimi trent’anni.

Il numero di visitatori stranieri è passato da 173.335 nel 1970 a piú di 6 milioni nel

2005. Lo sviluppo dell’industria del turismo in Corea è una conseguenza naturale

della fenomenale crescita economica, ma è stata determinante anche la particolare

allocazione delle risorse.

Il Governo ha messo in opera una serie di provvedimenti per la promozione del turi-

smo, che hanno portato a un tasso di crescita annuale del 5% dell’afflusso di turisti

stranieri negli ultimi dieci anni.

Hanno visto la luce imponenti progetti, per lo sviluppo d’infrastrutture turistiche

per l’ospitalità, il trasporto, i servizi, i parchi nazionali, i musei, il turismo, compreso

quello sportivo. Si ha a disposizione un numero sempre maggiore di guide turistiche,

che parlano correntemente l’inglese, il giapponese, il cinese e altre lingue. L’Ente

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del Turismo Coreano (KTO, Korea Tourism Organization), organizzazione no-profit

a investimento statale, è nato sotto l’egida del Ministero Coreano della Cultura e

del Turismo, ed è stato il principale soggetto di riferimento della maggior parte dei

progetti per lo sviluppo e la promozione del turismo.

Negli ultimi trent’anni in Corea si è passati da una prevalenza di turisti americani

a una asiatica. Nel 1970, gli americani erano il 32% dei turisti in arrivo, mentre i

giapponesi rappresentavano il secondo gruppo in ordine di importanza. Nel 2004

invece, i visitatori giapponesi erano il 42% del totale, seguiti da un 10,8% di turisti

cinesi e da un 8,8% di americani.

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CULTURA

Religione

I coreani sono tradizionalmente pragmatici ed eclettici per ciò che riguarda l’aspet-

to religioso. La loro visione della religione non è condizionata da un’unica fede, ma

dalla combinazione di diverse credenze indigene e credi, come il Confucianesimo,

Taoismo, e Buddismo, introdotti dalla Cina intorno al IV° sec. A.C.

Le religioni maggiormente professate sono il buddismo di scuola mahayana (28%),

il cristianesimo(24%) e il confucianesimo; fanno inoltre parte della cultura locale il

Chundo-Kyo (una nuova religione, diffusasi nel diciannovesimo secolo che enfatizza

la natura divina delle persone), il taoismo e lo sciamanesimo.

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Bisogna però trattare con cautela questi dati, in quanto, con l’eccezione del Cristiane-

simo, c’è una distinzione molto lieve tra credenti e non, per le altre correnti religiose

che si avvicinano di più ad una serie di valori etici che ad una religione vera e propria.

In ogni caso, all’inizio degli anni Novanta più della metà della popolazione sudcorea-

na si dichiarava atea.

L’esperienza religiosa del Paese è stata, nel corso dei secoli, molto ampia e aperta

ai diversi culti, dalla più antica religione animista dello sciamanesimo, basata su riti

ipnotici, al buddhismo (introdotto nel IV secolo), fino al confucianesimo (fede ufficiale

dal 1392 al 1910). Il cristianesimo, introdotto in Corea nel XVII-XVIII secolo attraverso

l’opera di Cinesi convertiti e per mezzo dello studio di testi cristiani, ha subito san-

guinose persecuzioni fino alla firma del trattato di amicizia e commercio con gli Stati

Uniti nel 1882.

La religione tradizionale è quella Chundo Kyo, che mescola sciamanesimo, buddhi-

smo e cristianesimo. Attualmente i cristiani rappresentano il 26,7% della popolazione

(protestanti il 19,7%, cattolici il 6,6%), i buddhisti il 23,1% e i confuciani lo 0,5%.

Istruzione

Fino alla Guerra di Corea, l’istruzione era poco diffusa nel Paese e solo il 20% della

popolazione aveva ricevuto un qualche tipo di educazione formale. Il moderno sistema

d’istruzione è invece legato ad una carta emanata nel 1968, che sottolineava l’impor-

tanza civile dell’educazione e dava al governo il compito di provvedere a garantire che

tutti i bambini avessero accesso a questa.

L’istruzione primaria è diventata quindi gratuita e obbligatoria per tutti i bambini dai 6

ai 12 anni; quella secondaria prevede tre anni di scuola media e tre di scuola superio-

re. Il 95% dei ragazzi in età scolastica frequenta anche la scuola superiore ed l’80%

di questi s’iscrive successivamente all’università. Le principali università del paese sono

l’Università della Corea (1905) e l’Università Nazionale di Seoul (1946), entrambe con

sede nella capitale.

Gli studenti sono considerati in Sud Corea come la “coscienza nazionale” del

Paese, con un ruolo fondamentale nei movimenti di riforme democratiche susse-

guitisi dal 1960.

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Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta è molto alto, pari al 98,4% nel

2005.

Dopo la divisione politica del 1954, la Repubblica di Corea risente dell’influsso ame-

ricano anche nel campo dell’istruzione.

Famiglia

In passato, diverse generazioni usavano vivere insieme e si desideravamo molti figli

per garantire la stabilità futura e la sicurezza della famiglia.

Non era insolito che più di una dozzina di persone vivessero sotto lo stesso tetto. In

anni recenti però, il trasferimento verso i centri urbani e la diffusione di case suddivi-

se in appartamenti, hanno portato molte nuove coppie ad andare a vivere da sole.

Questo trend ha portato ad un forte incremento del numero di nuclei familiari in

Corea.

Per tradizione gli uomini più anziani della famiglia sono considerati come le autorità

supreme. Tutti gli altri membri devono fare ciò che questi ordinano o desiderano e la

devozione filiale è la virtù maggiormente esaltata. Nelle famiglie di “nuova genera-

zione” c’è stata anche una netta distinzione dei ruoli: il marito lavoratore e la donna

che bada alla casa e ai figli ma non mancano occasioni, sempre più frequenti, di

vedere gruppi di donne in club o cafè che si regalano dei momenti di relax e libertà.

Carattere e valori dei coreani

I coreani sono molto orgogliosi della propria cultura e della propria identità

nazionale,sono piuttosto amichevoli e farebbero di tutto per aiutare gli amici, poiché

le relazioni interpersonali sono molto importanti nella cultura coreana.

Anche la famiglia è per loro estremamente importante come lo sono l’obbedienza

ed il rispetto verso i più anziani. L’età in Corea è talmente importante che anche un

anno di differenza tra due persone significa che il più giovane dovrà rivolgersi al più

anziano con rispetto. Per questo, una delle prime cose che i coreani chiedono quan-

do conoscono qualcuno, è l’età il chè in Corea non è mancanza di rispetto come lo

è in occidente.

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Giochi

I giochi popolari nel Paese sono divisi in tre categorie:

• Musicaedanze:lamusicapropriamentecoreanacomprendel’a-ak,cheè

una musica rituale confuciana, il tang-ak e lo hyang-ak, che sono musiche

per le cerimonie di corte, rispettivamente di origine cinese e coreana, e infine

la musica vocale. Gli antichi strumenti comprendono cetre a corde pizzicate,

flauti, legni ad ancia doppia e una grande varietà di strumenti a percussione.

Tra le danze, molto conosciute sono la danza dei contadini, la danza ma-

scherata (gli attori indossano maschere costruite con elementi della natura,

cioè di legno, zucca, paglia o altro, che spesso rappresentano anche malattie

contagiose) e la danza dei ventagli (un gruppo di ragazze crea un cerchio di

ventagli che viene poi fatto girare come se fosse un oggetto a se stante e

non formato da più persone).

• Gare:includonogliscacchicoreani,Paduk(damacoreana),lotta,altalena,

tiro alla fune, tiro con l’ arco, gare equestri, Subakhoe (Taekwondo odierno),

combattimento con le torce, lancio della pietra. Normalmente i due sessi sono

separati nei giochi e nei passatempi. La lotta per esempio è una delle gare

maschili. E’ una tradizione dei tempi antichi di regalare un bue come premio al

vincitore. L’altalena è invece un gioco femminile e vince chi va più in alto nelle

oscillazioni. Nella società feudale le donne confinate nelle loro case erano così

ansiose di avere un contatto con il mondo esterno da inventare questo gioco

che consentiva loro di guardare oltre i muri. Per chi ha conoscenze letterarie,

poi, c’è un particolare gioco di carte, il sijo nori: chi conduce il gioco recita

la prima metà di una poesia classica di pochi versi, sijo, e i giocatori devono

capire se su una delle carte che hanno ricevuto c’è la continuazione di quella

poesia.

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• Giochidibambini:includonoilvolodegliaquiloni,laslitta,ilsaltodellacorda,

la trottola, nascondino e il volano. Un altro gioco tradizionale è lo yunnori.

Consiste in un gruppo di quattro bastoncini di legno decorati, semicilindrici e

con un lato piatto, che un giocatore lancia in aria; da come cadono si ottiene

un certo numero di punti che fanno avanzare la pedina di quel giocatore su

un percorso disegnato su un pezzo di stoffa. È un po’ come il gioco dell’oca,

solo che invece dei dadi si lanciano i bastoncini.

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STRUTTURA POLITICA

Costituzione ed elementi dello Stato

Posta prima sotto l’autorità giapponese e poi, dal 1945, occupata dalle truppe

statunitensi, la Corea del Sud (Taehan Min’guk) è stata a lungo in mano a giunte

militari, che hanno governato il Paese imponendo la legge marziale e impedendo,

assai spesso, uno sviluppo di libere istituzioni democratiche.

Grandi ondate di manifestazioni popolari nel corso degli anni Ottanta hanno por-

tato a una progressiva democratizzazione delle istituzioni, prima con l’introduzione

di una nuova Costituzione (proclamata nel 1987, approvata mediante referendum

ed entrata in vigore l’anno successivo), poi con l’elezione, per la prima volta, di un

civile alla carica di capo dello Stato (1992).

Secondo la carta costituzionale della Sesta Repubblica, dunque, a capo dello Stato

è il presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale diretto con un man-

dato, non rinnovabile, di cinque anni.

A lui spetta anche il potere esecutivo, esercitato congiuntamente al Consiglio di

Stato, un organismo formato dal presidente stesso, dal primo ministro e da un

numero variabile, ma compreso comunque fra 15 e 30, di ministri, tutti di nomina

presidenziale.

Per evitare ingerenze delle forze armate nella vita politica e nel governo del Paese

è stato stabilito che nessun militare ancora in carriera possa entrare a far parte

dell’esecutivo. Sono stati istituiti inoltre delle commissioni e degli organi di control-

lo: il Consiglio di verifica e di ispezione composto di un numero variabile (compre-

so fra 5 e 11) di membri di nomina presidenziale che deve vigilare sul bilancio dello

Stato e sui bilanci di alcune istituzioni statali. I membri del Consiglio vengono eletti

per quattro anni e non possono rimanere in carica per più di due mandati.

Per sorvegliare invece su una corretta applicazione dei dettami costituzionali è

stata creata una Corte costituzionale, composta di nove membri di nomina presi-

denziale; di fatto, però, anche per evitare un eccessivo potere del presidente sulle

commissioni di controllo, un terzo dei membri deve essere scelto all’interno di una

lista fornita dal giudice capo, e un terzo all’interno di una fornita dal Parlamento.

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L’Assemblea nazionale (Kuk hoe), cui spetta il potere legislativo, è composta da

299 membri, eletti ogni quattro anni a suffragio universale diretto con il sistema

proporzionale.

Per quanto concerne la divisione amministrativa la Corea del Sud si divide in nove

province e sei città. A un livello inferiore si trovano i 91 distretti (gun) e le 72 cittadi-

ne (shi). La capitale è Seoul.

Giustizia e Difesa

Il diritto è basato su una complessa combinazione di elementi europei (principalmen-

te anglosassoni) e del pensiero cinese.

L’ordinamento giudiziario ha al proprio vertice la Corte suprema, composta da non

più di 14 giudici, nominati ogni sei anni dal presidente della Repubblica.

Il massimo organo giurisdizionale definisce, in ultimo grado e con massime vincolan-

ti per la magistratura di grado inferiore, i casi già decisi dalle Corti di appello, dalle

Corti marziali e dagli altri tribunali di secondo grado in materia civile, penale, ammi-

nistrativa ed elettorale per i quali viene avanzato ricorso.

Le Corti di appello di Seoul, Taegu, Pusan, Kwangju e Taejo n hanno giurisdizione su

tutti i casi civili e penali decisi in primo grado dai tribunali distrettuali e dal tribunale

per le questioni familiari di Seoul, che ha competenza esclusiva su tutti i rapporti

familiari e agisce come tribunale dei minorenni. Le Corti marziali giudicano i militari

e i civili impiegati nelle forze armate. La pena di morte è in vigore.

La difesa del territorio nazionale è affidata a 686 000 effettivi, divisi nelle tre armi

tradizionali. A questi vanno aggiunti oltre tre milioni e mezzo di uomini inquadrati

in organizzazioni paramilitari di sicurezza interna. Sono ancora presenti nel Paese 37

000 militari statunitensi. Il servizio militare dura 26 mesi nell’esercito e 30 nella marina

e nell’aviazione.

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L’Assistenza sociale, la moneta e le banche

Il governo ha varato un sistema di assistenza sociale assai sviluppato: non solo infatti

sono previsti assegni di mantenimento per i disabili e per le vedove di guerra, ma è

stato allestito un servizio di volontari, che opera attraverso organizzazioni riconosciu-

te e finanziate dallo Stato, per aiutare disabili, anziani, vedove, vittime di catastrofi

naturali e orfani. Nel 1998 è stata varata inoltre una riforma che ha stabilito la crea-

zione di un Fondo di assicurazione per la disoccupazione. Oggi circa un quarto della

popolazione gode dei benefici di questo sistema.

La moneta nazionale è il won coreano diviso in 100 chon.

Il sistema bancario è incentrato sulla banca centrale (Banca di Corea) che ha anche

la funzione di istituto di emissione; essa sovrintende su un complesso di banche

piuttosto articolato. Ci sono infatti 22 banche nazionali e provinciali. Le banche prin-

cipali sono la Hanvit Bank e la Hanil Bank. Sono inoltre presenti 73 istituti di credito

stranieri. Nella capitale Seoul ha sede la borsa valori.

Ufficialmente vige il sistema metrico decimale, ma sono largamente usate misure

locali. Le unità di peso sono il pun (3,6 grammi), il momme, il kun e il kwan; le unità

di misura sono il chi (2,7 cm), il ja, il chang, il kan, il chung e il li.

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L’ECONOMIA COREANA

La Corea del Sud ha avuto un rapido processo di crescita economica e di integrazio-

ne nell’economia mondiale, tanto da essere una delle quattro Tigri asiatiche.

Basata su un’economia essenzialmente agricola, fino alla divisione dalla Corea del

Nord, nel 1948, in meno di quattro decenni è riuscita a conseguire quello che sarà

poi chiamato il “miracolo del fiume Hangang”. Dopo la Guerra Coreana il PIL pro

capite era allo stesso livello dei più poveri paesi di Africa e Asia.

Oggi il PIL pro capite sudcoreano è circa 20 volte quello della Corea del Nord.

Grazie ad un attenta azione di modernizzazione iniziata negli anni ‘60 ed una politi-

ca di bassi salari e di scarsa protezione sociale, che consentirono all’industria sudco-

reana di farsi strada nei mercati internazionali.

Dalle tabelle qui di segiuto riportate si evince chiaramente la crescita sbalorditiva che

ha avuto il PIL coreano (fatta eccezione per l’anno della crisi asiatica 1997).

Dal 1962 al 2005 il reddito nazionale lordo della Corea è passato da 2,3 miliardi

a 786,8 miliardi di dollari, mentre il reddito nazionale pro capite è salito da 87 a

16.291. Sono cifre impressionanti che evidenziano il grande successo conseguito dal

Paese.

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Durante la crisi asiatica del 1997, ogni mese venivano licenziati 400000 sudcoreani.

Poi con la ripresa le aziende hanno dovuto fare grossi sforzi per recuperare il perso-

nale specializzato : molti avevano aperto ditte individuali e rivendite o erano diventati

tassisti, e quindi non erano più tornati al lavoro precedente. Nel frattempo la disoccu-

pazione aveva ridotto i consumi, frenando ulteriormente l’economia.

Oggi la Corea del Sud sta facendo il possibile per evitare gli errori fatti nella preceden-

te crisi. Il presidente Lee Myung-Bak ha definito il mantenimento dei posti di lavoro

“l’obiettivo supremo”. Il governo invita le aziende ad assumere e non licenziare. Lo

stato ha stanziato 2,5 miliardi di euro per creare 550 mila posti di lavoro e congelare

gli stipendi del pubblico impiego. Molti sudcoreani hanno volontariamente congelato il

loro 10% del salario.

Modetour ha deciso la riduzione dell’orario. Inizialmente aveva deciso di dare giorna-

te libere ai suoi 1000 dipendenti. “Ma metà della gente si è presentata lo stesso in

ufficio, e così abbiamo deciso di accorciare la giornata di lavoro” spiega il direttore

Yang Byung-Sun. Il fatturato di Modetour è sceso ai livelli del 2006 “Ma allora c’erano

400 dipendenti in meno” afferma Yang. L’azienda non licenzierà. La moneta won si è

stabilizzata. Ma le aziende sono state danneggiate più del crollo in borsa che dal calo

del potere d’acquisto dei consumatori“

In Corea del Sud il potere d’acquisto non ha nessuna influenza sull’economia” sostie-

ne Lee Jae-Kap, responsabile delle politiche occupazionali al ministero del lavoro, “il

fattore più importante sono sempre state le esportazioni”.

Un progetto a cui Lee tiene molto è il programma per i neolaureati. Il governo sostie-

ne le imprese che offrono tirocini ai giovani nonostante la crisi. Se i praticanti vengono

assunti, lo stato paga metà dello stipendio per il primo anno. Ma per chi lavora nell’in-

dustria manifatturiera, dove vengono impiegati molti lavoratori a tempo determinato,

lo stato fa molto meno. Si tratta in gran parte di immigrati provenienti dal sud est

asiatico, a cui sono garantiti meno diritti dei sudcoreani.

Modetour ha scelto l’orario ridotto indipendentemente dalle politiche del governo,

spiega Yang. Dal momento che quasi la metà dei dipendenti è anche azionista del

gruppo, decisioni come quella sulla riduzione dell’orario sono state prese da una com-

missione composta da dirigenti e lavoratori. Modetoru ha allestito un intranet dove i

dipendenti discutono e votano ogni proposta. I dirigenti non hanno accesso al sito.

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Il governo vuole che ogni sudcoreano si sente responsabile per l’economia del paese.

Avendo registrato una crescita spettacolare in un periodo relativamente breve, il Go-

verno sta ora concentrandosi sulla “qualità della crescita” e a questo fine identifica

tre principi fondamentali:

una crescita a sostegno della creazione di posti lavoro (es. “new deal verde”, •

quel mix di provvedimenti volti a uscire dalla recessione stimolando investimenti

e creando nuovi posti di lavoro legati alla riconversione ambientale del sistema

industriale, edilizio e dei trasporti);

una crescita che sostenga lo sviluppo industriale;•

una crescita che permetta uno sviluppo bilanciato tra le diverse province, le di-•

verse aree metropolitane e le diverse aziende, grandi e piccole.

Quindicesima potenza mondiale e quarta nel mercato asiatico, dopo Giappone, Cina

e India, la Corea del Sud è la prima marca del mercato mondiale di LCD, Plasma

Display, OLED, CRT display, primo paese nella cantieristica navale, secondo pro-

duttore di telefoni cellulari al mondo con le note marche Samsung e LG, secondo

per livello di istruzione (secondo solo ad Israele con oltre 80% degli studenti con

diploma di scuola superiore iscritto all’università), terzo produttore di semicon-

duttori, quinto nel settore dell’acciaieria e quinto nella ricerca tecnologica. Quinto

posto anche per l’industria petrolchimica, siderurgica e tessile in termini di volume,

mentre il settore automobilistico è al sesto posto nel mondo.

Il successo, nei tardi anni ottanta, fu ottenuto grazie a un sistema di stretti rap-

porti tra il governo coreano e le imprese (tra esse, i grandi conglomerati detti

chaebol), che comprendeva crediti diretti, restrizioni sulle importazioni, sponsoriz-

zazione di determinate aziende e un forte aumento di produttività dei lavoratori. Il

governo promosse l’importazione di materie prime e tecnologia avanzata a disca-

pito dei beni voluttuari, incoraggiando il risparmio e gli investimenti piuttosto che

il consumo. La crisi finanziaria asiatica del 1997 ha poi mostrato debolezze strut-

turali del modello di sviluppo sudcoreano, quali l’alto rapporto debito/bilancio, il

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massiccio ricorso all’indebitamento estero e l’indisciplina del settore finanziario.

Nel 1998 la crescita cadde al 6,6% per poi balzare al 10,8% nel 1999 e al 9,2%

nel 2000. La crescita scese ancora nel 2001 al 3,3%, a causa del rallentamento

dell’economia globale, della caduta delle esportazioni e della percezione che le

tanto necessarie riforme dei settori bancario e industriale fossero bloccate. Tutta-

via, trainata da industria e edilizia, la crescita nel 2002 è stata del 5,8%, a dispetto

della flebile crescita globale.

Il governo ha favorito, in passato, e continua a farlo tutt’oggi, una forte presenza

di capitali stranieri nel mercato borsistico e finanziario al fine di rendere la Corea lo

snodo economico, logistico e finanziario del Nord Est Asiatico (la Corea è un posto

perfetto per basare i propri centri logistici o le proprie sedi per la regione asiatica,

un perfetto centro commerciale per l’Asia ed oltre a ciò può essere un’ottima piat-

taforma per raggiungere anche i mercati d’oltremare).

A questo riguardo non possiamo non parlare, seppur brevemente, dell’areoporto

di Incheon.

L’Aeroporto Internazionale di Incheon è il più grande aeroporto in Corea, e uno

dei più grandi dell’Asia. Si tratta del principale hub per le compagnie Korean Air,

Asiana Airlines, e Cargo 360.

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Questo aeroporto aprì nel 2001, rimpiazzando l’ormai ipersaturo aeroporto di Kimpo

che ora serve solo i voli domestici e i collegamenti con Tokyo-Narita e Haneda. L’aero-

porto collega la Corea a varie zone dell’Asia e al resto del mondo (è collegato con voli

diretti a Roma), e per questo motivo, i sistemi di sicurezza e le ispezioni mediche sono

estremamente avanzate, per impedire infiltraggi di celle terroristiche, e per le epidemie

del sud-est asiatico. Per questo, l’Aeroporto di Incheon è considerato il più avanzato tec-

nologicamente di tutto il continente. Nel 2005 vinse il premio dell’Airports Concil Inter-

national come “Aeroporto migliore nel mondo“, e prese 5 stelle di giudizio dalla Skytrax,

una prestigiosa etichetta condivisa solo dall’aeroporto di Singapore e da quello di Hong

Kong. Questo prestigioso premio è stato preso in seguito ogni anno, 2009 compreso.

L’aeroporto si trova a Ovest di Incheon, sull’isola di Yeongjong-Yeongyu nel Mar

Giallo. Nel passato, si trattava di due isole separate, ma con un sistema di polder

sono state riunite in un’unica isola atta a tenere l’aeroporto. Questa isola è collegata

alla terra ferma da due lunghi ponti (in parte sospesi, e in parte direttamente pog-

gianti sul basso fondale del mar Giallo), lo Yeongjong-gyo, sul quale passa un auto-

strada (la Freeway 130) e la linea ferroviaria, e il nuovissimo Incheon Grand Bridge,

che collega l’aeroporto con la nuova città di Songdo.

Ogni giorno vi sono varie corse di pullman che collegano l’Aeroporto al terminal di

Kimpo e a Seoul. Inoltre, da marzo 2007 è attivo anche il collegamento ferroviario

AREX con Kimpo, ed entro il 2010, anche con Seoul.

I treni viaggiano a una velocità commerciale di 120km/h e a regime l’aeroporto sarà

collegato alla stazione di Seoul in circa 45 minuti. L’aeroporto è realizzato con un’ar-

chitettura particolarmente moderna: un’enorme hall dalla forma di arco contiene i

check-in, ristoranti, negozi e vari servizi.

Attaccati a questo terminal si trovano due satelliti, mentre un concourse è collegato

al corpo centrale da un people mover automatico che scorre sotto la pista di rullag-

gio a intervalli regolari.Organizzazione perfetta, ambienti spaziosi e luminosi, tecno-

logie avanzatissime e estrema gentilezza del personale aeroportuale.

Ad oggi l’economia coreana è una delle più stabili a livello globale e la SACE la collo-

ca nella categoria di minor rischio “0” dell’OCSE, ciò significa che sono confermate

condizioni di garanzia e di affidabilità e non sono previste restrizioni nei riguardi di

questo Paese.

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L’economia Coreana è caratterizzata da una forte dipendenza dal commercio inter-

nazionale e si basa principalmente sull’export, ma nel 2008 il valore delle importa-

zioni ha superato, per la prima volta dal 1997 quello delle esportazioni, segnale di

una forte dipendenza del Paese dalle importazioni di fonti energetiche e dall’anda-

mento dei prezzi delle materie prime (carenti in questo Paese) nonché dalle prime

avvisaglie di crisi della fine del 2008 (le importazioni sono in costante aumento

grazie ad una politica nazionale di liberalizzazione e dell’aumento del reddito pro

capite, così da permettere alla Corea di divenire uno dei maggiori mercati mondiali

d’importazione). Tra le principali voci d’importazioni sono indicate le materie prime

per l’industria, come il petrolio greggio e minerali naturali, i prodotti di largo consu-

mo, i generi alimentari, i macchinari, le apparecchiature elettroniche e le attrezzature

per il trasporto.

Agli inizi del 2009 l’economia coreana ha mostrato un andamento decrescente a

causa della crisi internazionale. Il tasso di crescita del PIL alla fine del primo semestre

del 2009 è stato di -3,4% su base annua; le esportazioni, che continuano ad essere

alla base dell’intero sistema economico, nel periodo in considerazione, sono diminui-

te del 22% circa mentre le importazioni del 34%.

Nonostante la crisi e le evidenti difficoltà la Corea può comunque vantare un sal-

do positivo (tecnicamente non è mai stata in recessione). Al fine di superare la crisi

economica sono state attuate una serie di ristrutturazioni societarie e finanziarie

con obiettivo primario il miglioramento della produttività e il potenziale di crescita

dell’economia coreana creando un mercato efficiente e corretto.

L’economia coreana sarà trainata da importanti società come la Samsung, Hyundai

Motor ed LG Electronics, capaci di espandere la loro quota di mercato anche du-

rante il periodo della crisi e, ad un anno dall’inizio della crisi internazionale, la Corea

sarà di nuovo protagonista dell’economia mondiale come sostengono i più accre-

ditati istituti economici mondiali, quali il Fondo Monetario Internazionale e l’OCSE

che prevedono una ripresa più sostenuta rispetto agli altri Paesi il che dovrebbe farla

uscire dalla crisi già quest’anno. Un ruolo fondamentale nella ripresa è stato gioca-

to dall’azione congiunta di Governo e Banca Centrale che hanno dato vita a varie

misure di sostegno.

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Dalla tabella qui di seguito si può osservare come, dopo il picco in negativo, registra-

to da tutti i Paesi del mondo, causa la crisi intenazionale, la Corea abbia una ripresa

superiore a quella degli altri Paesi (fonte FMI).

Dopo il grande exploit di fine anno, con cui si sono aggiudicati il faraonico appalto

da 20 miliardi di dollari per la fornitura di 4 centrali nucleari agli Emirati Arabi Uniti

(battendo i francesi di Areva), i coreani non fanno più mistero di pensare in grande.

E dichiarano pubblicamente di puntare a vendere altri 80 reattori entro il 2030, per

un giro d’affari da 400 miliardi di dollari.

In questo modo il Paese asiatico arriverebbe ad avere una fetta del 20% del previsto

mercato globale elettronucleare (oltre 2.000 miliardi di dollari al 2030).

Da un punto di vista tecnologico la Corea punta all’autosufficienza nel giro dei pros-

simi 3-4 anni, per poter poi personalizzare le strategie di esportazione dei reattori

in relazione alle diverse esigenze dei singoli Paesi. «Le migliori chance per la Corea

del Sud verranno dai Paesi che si stanno affacciando al nucleare o che lo faranno

nei prossimi anni: l’Indonesia, la Malaysia, la Thailandia e i Paesi del Medio Orien-

te», sostiene Steve Kidd, direttore della strategia e della ricerca della World Nuclear

Association (WNA).

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Ma oltre alla realizzazione di nuovi reattori, c’è anche l’enorme mercato della gestio-

ne, dei servizi, del potenziamento e dell’aggiornamento delle centrali esistenti, oltre

che quello del trattamento e della gestione dei rifiuti nucleari.

Il Paese continua a ritenere che le sue principali chiavi di crescita siano la ricerca

scientifica e l’innovazione tecnologica quali uniche possibilità di sopravvivenza, in un

mondo in continua competizione globalizzata, per un paese privo di risorse naturali.

Per promuovere uno sviluppo avanzato della scienza e della tecnologia, sono stati

fondati nel 1966 l’Istituto della Scienza e della Tecnologia e l’anno successivo il Mini-

stero della Scienza e della Tecnologia.

Inizialmente, la politica scientifica e tecnologica del paese si concentrava principal-

mente sull’introduzione, assimilazione e applicazione di tecnologie straniere. Negli

anni ’80 si incominciò a dare rilievo alla formulazione e alla conduzione di progetti

nazionali di ricerca e sviluppo per il miglioramento delle conoscenze. Le linee guida

di questo progetto erano essenzialmente tre: promozione della ricerca nelle scienze

base, utilizzo e distribuzione efficiente delle risorse di Ricerca e Sviluppo e amplia-

mento della cooperazione internazionale.

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SETTORE EDILIZIA CIVILE

Ai fini del nostro studio è importante seguire anche il settore dell’edilizia civile coreana.

L’ingegneria edilizia coreana si conferma come una delle industrie-chiave, anche se

sul fronte del mercato interno sta subendo le conseguenze della crisi economica

globale. Il 2008 non sembra, infatti, essere stato positivo per il settore in quanto

secondo i dati di fine ottobre le imprese edilizie coreane erano 55.831, 63 in meno

rispetto al mese precedente. Fra queste 58 hanno annunciato bancarotta, il numero

più alto da dicembre 2004, segno di come la crisi economica globale abbia avuto

serie ripercussioni sul settore edilizio, che costituisce il 18% del PIL. In particolare, i

costruttori coreani stanno soffrendo del brusco calo delle commesse interne (crolla-

te dell’80% rispetto al 2007) e dell’aumento di nuove abitazioni rimaste invendute,

frutto di un boom del mercato degli immobili antecedente alla crisi che aveva porta-

to ad una bolla speculativa di vaste proporzioni. Per salvare il settore, fondamentale

per l’economia del Paese, il governo ha promesso uno stanziamento di oltre 9 mld

di dollari USA, di cui la maggior parte sarà impiegata per acquistare le proprietà

delle imprese edili più in crisi, oltre ad acquisire terreni e case invendute.

Per quanto riguarda le commesse dall’estero nel 2008, esse hanno raggiunto il tra-

guardo dei 300 mld di dollari USA, tre anni dopo aver raggiunto i 200 mld a febbra-

io 2006. Le commesse dall’estero di impianti industriali sono state 642 da 77 paesi

per un valore totale di 47.6 mld di dollari, un aumento del 19,7% rispetto al 2007

di cui quasi la metà sono state di provenienza dai paesi del Medioriente, con una

crescita rispetto al 2007 del 63%. Si tratta, però, di un risultato che non soddisfa

l’obiettivo prefissato dei 50 mld di dollari proiettato dal Ministero dell’Economia e

anche le previsioni per il 2009 non sono buone, che prevedono un calo delle com-

messe dell’8% ma con una ripresa che dovrebbe avvenire già dal 2010. Gli ordini

riguardano soprattutto le piattaforme marine.

(fonte: ICE SEOUL).

Vanno comunque ricordati i traguardi raggiunti in ambito internazionale dalle multi-

nazionali coreane. In Qatar la Hyundai e` stata la prima compagnia coreana a vincere

un appalto per la costruzione di un impianto di gas liquido naturale, settore che

era stato di dominio di imprese di costruzione giapponesi ed europee; in Oman il

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governo coreano sta realizzando un parco industriale in una zona franca di 24.000

ettari sulla costa del mare che si stendera` fino a un enorme complesso portuale con

al suo interno un cantiere per la riparazione delle navi costruito in collaborazione con

la Daewoo Shipbuilding. La Samsung Corp. sta realizzando la costruzione dell’edificio

piu` alto del mondo a Dubai, il ‘Burj Dubai’, un grattacielo di 160 piani del valore di 1

miliardo di USD, uno dei piu` imponenti progetti di ingegneria civile mai realizzati.

L’edificio dovrebbe raggiungere gli 800 metri d’altezza, superando dunque di gran

lunga il Taipei 101 a Taiwan con i suoi 509 metri, l’attuale edificio piu` alto del mondo.

I lavori dovrebbero essere ultimati entro il 2010.

Detto ciò si può comprendere ancor di più l’importanza di questo settore sia a livello

locale che intenazionale. I costruttori coreani sono tra i più importanti al mondo per

la loro capacità di costruire bene e in tempi brevi. La loro capacità di buttare giù

interi palazzi e in poco tempo sostituirli con altissimi grattacieli, senza lasciare nulla

al caso, con molta cura nei dettagli e nella scelta dei materiali.Ed è in questo aspet-

to che questo settore entra in stretto contatto con quello da noi analizzato. Dopo

una prima scelta dei materiali, da parte degli archiettetti, la parola finale spetta ai

costruttori che entrano in contatto con i molteplici importatori (ultimamente si sta

affacciando sul mercato un nuova figura che è quella delle agenzie di importazione

che dovrebbe mediare tra costruttori e importatori anche se è ancora poco chiaro

il suo ruolo). Nella scelta dei materiali la praticità fa da guida pur non tralasciando il

design e la cura di ogni piccolo dettaglio (i dettagli non sono mai trascurati alle volte

a discapito della qualità).

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NUOVA CITTÀ DI SONGDO

Questo è uno dei grandi progetti che la Corea sta realizzando e che la renderanno

ancor più attraente in termini economici e di investimento.

La città si troverà sul mare, in una zona strappata all’acqua, si tratta di un terreno

artificiale. Questo progetto avrà una durata di 10 anni, dal 2005 al 2015, e proprio

ora siamo nel momento di massimo sviluppo delle opere collegate.

Il progetto è costato circa 40 miliardi di dollari, divenendo il più grande investimen-

to privato della storia (gran parte dell’investimento proviene dai capitali del gigante

coreano Posco, attivo nel campo della cantieristica, dei petroli e della produzione

dell’acciaio).

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L’obiettivo principale di Songdo è quello di diventare uno dei maggiori poli del busi-

ness Asiatici, e in particolare il più importante nell’Asia Nordorientale (anche grazie

alla vicinanza con l’aeroporto internazionale di Incheon)

Attualmente a Songdo si stanno costruendo un sacco di edifici e infrastrutture: Il

NEATT center è il più alto grattacielo della Corea al momento, con 305 metri d’altez-

za per 70 piani, e sarà completato nel marzo 2010.

All’interno si troveranno uffici, appartamenti di lusso (in media costeranno circa

350.000 euro) e centri commerciali.

Attorno alla torre NEATT si trovano diversi torri per uffici, appartamenti e intratteni-

mento. In mezzo alla zona edificata si sviluppa un grande parco, chiamato “Central

Park“, dato che richiama un po’ l’urbanistica di Manhattan, con una grande area

verde rettangolare circondata dai grattacieli.

Qui a Songdo nascerà anche il nuovo campus dell’Università Yonsei di Seoul, dedica-

to in particolare alla ricerca e alle collaborazioni con istituti stranieri.

Fra le altre infrastrutture realizzate, qui termina la linea 1 della metropolitana di

Incheon, aperta quest anno e permette di arrivare direttamente a Seoul. Infine,

l’Incheon Grand Bridge collega, con 12,3 km di ponte, la città all’aeroporto interna-

zionale per un collegamento più diretto. Songdo sarà anche la prima città completa-

mente digitale, con tutti i sistemi collegati fra loro da computer e sistemi telematici.

In un certo senso, sarà il primo modello sperimentale della città del futuro (U-city=

Ubiquitus city).

Una U-city realizza un concetto di città dove computer e sensori sono parte costitu-

tiva delle infrastrutture, mentre i dati sono condivisi fra diversi sistemi di informazio-

ne. L’RFID, un dispositivo semplice ed economico che consente il tracciamento degli

oggetti, sarà una delle tecnologie di punta delle U-city e gli architetti di SongDo già

ne hanno progettato diversi usi. Immaginatevi questi U-citizen che muniti di smart

card potranno pagare la metro, affittare biciclette, aprire la porta di casa. Ma non

è tutto: i pavimenti saranno sensibili al loro modo di camminare, così se a un vec-

chietto viene un colpo apoplettico, il pavimento avverte direttamente l’ospedale. O

ancora, la loro spazzatura sarà dotata di questi dispositivi RFID: gettando un ogget-

to nel cassonetto del riciclaggio giusto (es. la plastica nel contenitore per la plastica),

il casstto lo riconosce e accredita automaticamente 2 cent di bonus sulla card del

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proprietario… John Kim, vice presidente per New Songdo City Development, assicu-

ra che “tutto sarà anonimo“: resta il fatto che a SongDo il concetto di spazio pub-

blico e spazio privato per come lo abbiamo conosciuto e codificato nel secolo XX è

tutto da ridefinire.

Gli scettici tuttavia temono che anche Songdo, come altre città “create a tavolino”

come Canberra, Brasilia o Islamabad, finisca per diventare una sorta di “città mu-

seo” senza vita e attrattive. Ma viste le enormi quantità di progetti del genere in Co-

rea, sembra che l’idea di Songdo sia destinata a essere emulata ancora diverse volte.

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ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO (IMPORT E EXPORT)

Il governo coreano ha previsto, a sostegno di una rapida ripresa economica, vari ac-

cordi di libero scambio (FTA -FREE TRADE AGREEMENT) che possano creare compe-

titività e nuove opportunità di investimento. Oggi la Corea può vantare un sistema

industriale orientato fondamentalmente all’esportazione (l’export costituisce circa il

63% del PIL) sono stati perciò conclusi vari accordi, fra i più importanti quelli con il

Cile, Singapore, Paesi dell’EFTA, ASEAN, India e USA e se ne stanno concludendo

altri con il Canada, Messico e MERCOSUR. Il 2009 ha visto anche l’avvicinarsi della

conclusione di un accordo di libero scambio tra UE e Corea che dovrebbe avere il

via libera da parte dell’UE a breve e permetterà di incrementare il valore dell’inter-

scambio del 20-25%. (L’UE è già il secondo partner commerciale della Corea dopo

la Cina).

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ITALIA-COREA

Per quanto riguarda l’interscambio con l’Italia è stata registrata, in dieci anni 1998-

2008, una crescita delle importazioni coreane. Nel maggio 2008 le esportazioni ita-

liane in Corea hanno registrato, per la prima volta dopo 11 anni, un attivo in nostro

favore tanto da far diventare l’Italia uno dei maggiori fornitori europei dopo Francia

e Germania.

Nonostante la crisi economica e le sue ripercussioni negative, le importazioni corea-

ne dal nostro paese hanno mantenuto un buon ritmo di crescita facendo registrare

una chiusura positiva per l’Italia. I prodotti italiani maggiormente importati sono

macchinari, apparecchi elettrici, prodotti in ferro e acciaio.

Un pò di numeri (fonte ICE):

La crisi economica ha colpito le importazioni coreane del periodo gennaio-settembre

del 2009, che sono diminuite del 33,1% rispetto al 2008 per un totale di 229,91

mld USD. Tutti i maggiori Paesi fornitori della Corea, peraltro, hanno registrato

pesanti perdite di fatturato: Cina -35,8%, Giappone -27%, USA -31,2% e Arabia

Saudita -50,1%. Fra i Paesi del blocco europeo la Germania è prima, ma perde il

25,3% rispetto al 2008, mentre l’Italia è il terzo fornitore dopo la Francia (-24,%),

registrando un calo dei propri flussi esportativi verso la Corea del 17,6%, mostrando

una tenuta migliore rispetto ai suoi concorrenti europei e rispetto all’andamento ge-

nerale delle importazioni coreane dal mondo. Dopo il greggio le voci merceologiche

più importate sono gli apparecchi elettrici (-21,3%, quota del 17,1%), i macchinari

(-22,8%, quota del 10,6%) e il ferro e acciaio (-54,2%, quota del 5,7%).

Anche l’andamento dell’export nel periodo gennaio-settembre 2009 è specchio

della crisi in corso con un crollo dei flussi di prodotti coreani verso l’estero del 20,7%

per un valore totale di 260,70 mld USD, sebbene in lento recupero. Tutti i Paesi

clienti della Corea hanno bruscamente ridotto la domanda: Cina (-17,1%), USA

(-21%), Giappone (-28,1%). Fra i Paesi dell’Unione Europea la principale destinazio-

ne dei prodotti coreani è la Germania che registra un decremento pari a –26,1%.

L’Italia è il settimo Paese cliente fra quelli europei con una riduzione della domanda

del 33,3%. Le principali voci merceologiche esportate dalla Corea sono per ordine

le seguenti: apparecchi elettrici (-17,7%, quota del 24,6%), navi (+13,2%, quota del

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12,4%), macchinari (-25,2%, quota del 10,3%) e autovetture (-33,2%, quota del

9,5%). Settembre ha ad ogni modo registrato un avanzo di più di 31 mld USD,

confermando per l’ottavo mese consecutivo un saldo attivo.

Per quanto concerne le statistiche dell’interscambio italocoreano la crisi continua

a farsi sentire con un crollo delle esportazioni coreane del 33,3% per un totale

di 1,87 mld USD, mentre le importazioni hanno rallentato il loro calo registrando

‘solo’ -17,6% per un totale di 2,64 mld USD, risultanti in un saldo a favore dell’Ita-

lia di più di 770 mln USD. Infatti, la Corea importa molto di più rispetto a quanto

esporta in Italia e i prodotti italiani, sebbene abbiano una quota di mercato infe-

riore rispetto ai loro concorrenti europei, stanno soffrendo meno la crisi. I prodotti

italiani maggiormente importati sono, in ordine di importanza, macchinari, che

dopo mesi di perdite tornano a crescere (+1,2%, quota del 28,3%), apparecchi

elettrici (-21%, quota del 7,5%), prodotti farmaceutici (-6,1%, quota del 5,8%).

Sul fronte dell’export coreano verso l’Italia le voci principali sono: apparecchi elet-

trici con –31,4%, autovetture con –29,2%, il ferro e acciaio con -38,4%. Questi

dati si riferiscono ai primi 9 mesi del 2009.

Una più costante e incisiva presenza in Corea potrebbe aiutare le imprese italiane a

conseguire il consolidamento della propria presenza all’interno del mercato coreano

e non solo; vista la centralità della penisola coreana e le ottime infrastrutture logisti-

che all’interno del proprio territorio (come detto precedentemente) sarebbe favorita

anche la presenza nei mercati asiatici vicini quali quello cinese e giapponese.

Di per sè le economie italiana e coreana sono complementari e non concorrenti sia

per la tipologia dei beni prodotti che per i mercati d’influenza e ciò porterebbe ad

una naturale collaborazione non solo sul piano produttivo ma anche su quello distri-

butivo. Stante così le cose, le iniziative di promozione possono portare un notevole

valore aggiunto in termini di aumento di quote di penetrazione del mercato coreano

da parte dei prodotti italiani.

Esistono una serie di accordi tra i due Paesi:

Accordo sulla Cooperazione Economica tra il Governo della Repubblica italiana e •

il Governo della Repubblica coreana (Roma, 25 maggio 1982)

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Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Corea relativo alla reciproca •

promozione e protezione degli investimenti, fatto a Seoul il 10 gennaio 1989

(Legge 7 gennaio 1992 n. 19 - G.U. n.18 del 23.01.1992)

Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubbli-•

ca coreana per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in

materia di imposte sul reddito, fatta a Seoul il 10 gennaio 1989 (Legge 10 feb-

braio 1992 n. 199 - G.U. n. 53 del 4 marzo 1992).

Agreed Minutes fra il Ministero dei Trasporti italiano ed il Ministero dei Trasporti •

coreano sul trasporto aereo (accordo aereo. firmato ed entrato in vigore il 24

aprile 1992)

“Memorandum of Understanding” tra il Ministero dell’Industria, del Commercio •

e dell’Artigianato italiano e il Ministero del Commercio, Industria ed Energia core-

ano per la cooperazione nel campo del Design Industriale (Seoul, 20 luglio 2000)

“Memorandum of Understanding” tra il Ministero dell’Industria, del Commercio •

e dell’Artigianato italiano e il Ministero del Commercio, Industria ed Energia core-

ano per favorire il supporto e lo sviluppo delle PMI (Seoul, 20 luglio 2000)

Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica •

di Corea per la cooperazione nel settore del turismo (firmato a Roma il 3 marzo

2000 ed entrato in vigore il 23 novembre 2000)

“ Orientation for the Co-operation” tra il Ministero delle Attivita’ Produttive ed il •

Ministero del Commercio estero della Repubblica Popolare Democratica di Corea

- DPRK (Roma, 7 marzo 2002)

Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di •

Corea relativo alla sicurezza sociale (firmato a Roma il 3 marzo 2000 ed entrato

in vigore il 1 aprile 2005)

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MARMI E AFFINI

Pur segnando il passo, anche nel 2008 i consumi mondiali di marmi e pietre hanno

continuato a progredire, raggiungendo 1.150 milioni di metri quadrati equivalenti:

per dare un’idea, una superficie pari a 165mila volte quella di Piazza della Signoria

a Firenze. La crisi, che ha colpito soprattutto gli Stati Uniti, dove in un solo anno si è

avuto un regresso stimabile in 24 milioni di metri, è stata esorcizzata, quanto meno

negli effetti quantitativi immediati, grazie all’ulteriore crescita asiatica, in primo luo-

go quella della Cina, ma anche di India e Corea.

La quota destinata ai mercati domestici è aumentata, anche se l’utilizzo di materiali

in paesi diversi da quelli di estrazione, e spesso di trasformazione, è sempre maggio-

ritario. In cifra assoluta, il paese con il massimo consumo è stato la Cina, con circa

180 milioni di metri, seguito da altri quattro (Stati Uniti, India, Italia e Corea del Sud)

in cui il volume ha superato i 50 milioni, ma restando sotto i cento. Questi “top five”

hanno espresso, da soli, oltre due quinti dell’intero impiego mondiale. Ci sono sette

paesi, quasi tutti europei, con la sola eccezione della Corea, dove il consumo per

abitante ha superato la fatidica soglia del metro quadrato a testa: si tratta, nell’ordi-

ne, di Svizzera, Belgio, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna.

Al contrario, Stati Uniti e Giappone seguono nelle retrovie, mentre Cina e India figu-

rano in coda, con impieghi unitari inferiori alla media mondiale, e pari a un decimo,

o anche meno, di quelli dei paesi all’avanguardia. La destinazione prevalente degli

impieghi si conferma l’edilizia, stimata in tre quarti del totale, mentre il resto è ap-

pannaggio dell’arredo urbano, della funeraria, e in misura marginale, dell’oggettisti-

ca, senza tenere conto l’ampio utilizzo dei sottoprodotti, in particolare dei granulati

di varia dimensione, in opere strutturali come le banchine, le massicciate stradali, i

marciapiedi.

Nell’ambito dell’attività costruttiva, la maggioranza relativa riguarda i pavimenti e

i rivestimenti interni, ed è quella che deve confrontarsi in modo più stringente con

i prodotti concorrenti, mentre i nuovi impieghi, come l’arredo-bagno e i piani da

cucina, possono giovarsi d’incidenze assai più alte. Resta che il materiale lapideo può

fruire di un ventaglio molto articolato di usi, che costituisce un carattere indubbia-

mente competitivo, in grado di sottolineare la versatilità del marmo e della pietra e

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la sua idoneità a soddisfare una clientela molto articolata, ma prima ancora, le doti

di creatività e di fantasia tipiche del marmista e dei suoi collaboratori.

In un’ottica di marketing motivazionale, questo carattere si traduce in un ventaglio

di preferenze suffragato dalla struttura e dalla tecnica: quali altri materiali possono

vantare l’impiego nei grandi rivestimenti esterni e nei masselli funerari ad alto spes-

sore, accanto a quelli nei pavimenti sottili, nei pezzi fuori sagoma e nell’arte musiva?

Del resto, tutto ciò non avviene per caso, ma perché marmi e pietre sono prodotti di

natura, dotati d’importanti requisiti di resistenza, durata e compattezza, che peraltro

non escludono ottimi livelli di duttilità e lavorabilità: fattori che ormai rientrano nel

patrimonio di conoscenze dei progettisti, dei costruttori edili e della stessa clientela

finale. Il lapideo, come si diceva, ha fronteggiato la congiuntura difficile meglio di

altri, e i grandi numeri lo attestano con evidenza, ma tenuto conto delle sue prero-

gative, e di quelle altrui, ci sarebbe stato da sorprendersi del contrario.

Le statistiche dei primi nove mesi del 2009, elaborate dall’Internazionale Marmi e Mac-

chine Carrara, segnano contrazioni su tutti i mercati: “Si tratta di dati ancora parziali in

attesa del bilancio di fine anno – commenta Giorgio Bianchini, presidente di IMM – e,

pur essendo poco confortanti, perché il calo dell’export di settore continua soprattutto

a livello nazionale, rileviamo che non siamo più di fronte ad una caduta verticale ma

riscontriamo una stabilizzazione con tendenza ad un leggero recupero perché il calo

assoluto in percentuale è inferiore rispetto al periodo gennaio giugno 2009……”.

L’estremo Oriente si afferma come prima area di sbocco per il marmo in blocchi,

seguito dall’Africa settentrionale. Ben diversa è la situazione dei graniti, il cui export

scende, sia per le quantità che per il valore, sia per i grezzi che per i lavorati che

costituiscono la quota più importante.

Questo sorpasso dei marmi, rispetto ai graniti, si era delineato si dagli inizi del 2007

e ad oggi questa situazione viene confermata dalle indagini effettuate dall’Interna-

zionale Marmi e Macchine su basi Instat. In una valutazione specifica delle singole

voci emerge con chiarezza che i marmi vantano un andamento migliore rispetto a

quello dei graniti, che stanno soffrendo molto, soprattutto per i lavorati.

Quanto detto è la conferma che la specializzazione nei lavori di alta qualità, tipica

dell’industria italiana di settore, che consente di mantenere delle posizioni (anche se

nei primi mesi del 2009 è stato registrato un calo).

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“I migliori risultati per il settore sono venuti, anche in un anno difficile come il 2008,

dai prodotti e materiali di tradizione storica per la nostra industria, quelli conosciu-

ti ed affermati, che sono sempre stati il nostro principale punto di forza, assieme

all’altro grande fattore di competitività che caratterizza da sempre i nostri distretti

produttivi: l’alta qualità dei prodotti e delle lavorazioni. Ne consegue – commenta

il presidente dell’Internazionale Marmi e Macchine Giorgio Bianchini – che i valori

medi del nostro export si mantengono in crescita quasi ovunque, nonostante le dif-

ficoltà. La selezione avviene, anche per il marmo, verso l’alto di gamma, segmento

nel quale i prodotti dell’industria lapidea italiana hanno ancora molto da dire e una

grande immagine da spendere”.

L’Unione Europea ha segnato un -11% in quantità e -10% in valore, ma sui prodotti

di maggiore importanza e pregio i numeri sono un po’ diversi perché sono calate le

quantità (-16% sul 2007) ma il valore complessivo è sceso solo del -9,6+% addirittu-

ra con un leggero aumento dei valori medi (+7,7%). Le maggiori difficoltà le hanno

incontrate i graniti mentre per i marmi lavorati il dato in valore è addirittura positivo.

La Germania, maggior partner commerciale, guida in negativo la classifica dei Paesi

europei ma non è la sola: scendono anche la Spagna, il Regno Unito, il Belgio, i Pa-

esi Bassi, la Svezia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca. Incerto l’andamento dell’Austria

mentre mantengono il segno “più” la Polonia e la Slovacchia mentre nell’area non

comunitaria il quadro sembra favorevole seppure su quantità e valori contenuti.

In questo contesto bisogna tener presente il “perchè” un cliente coreano dovrebbe

scegliere il marmo italiano piuttosto che un più economico marmo cinese o indiano.

Come già detto attraverso le parole del Presidente dell’Internazionale Marmi e Mac-

chine Giorgio Bianchini, il marmo italiano può ritagliarsi una suo fetta di mercato, un

mercato di nicchia, d’elitè, che oltre a dare importanza all’estetica (che può essere

data anche dal marmo sintetico) ne dà molta alla qualità.

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Con le tabelle riportate qui di seguito possiamo ottenere diverse informazioni riguar-

do i diversi settori e la loro espansione.

Tre sono le principali:

Valore totale delle importazioni, che è data dall’ampiezza della bolla;•

Valore delle importazioni dall’Italia, a seconda della posizione della bolla sull’asse •

delle ordinate con relativo aumento o diminuzione dato della freccetta accanto

ad ogni bolla;

Variazione media annua delle importazioni dal mondo a seconda di dove, sull’as-•

se delle ascisse, è collocata la bolla.

Tabella Importazioni Idrosanitari in Ceramica

Da questa tabella, tenendo conto di quanto detto prima, si evince che le importazio-

ni di idrosanitari in ceramica in Corea hanno un grosso peso (data l’ampiezza della

bolla), che le importazioni dall’Italia sono in crescita e che il mercato coreano ha, a

livello globale, una crescita moderata.

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Tabella Importazioni Marmo, Travertino, Alabastro, Semilavorati o lavorati.

Da questa tabella si conferma il fatto che la Corea è un mercato in crescita a livello

globale ma le importazioni dall’Italia, pur essendo maggiori rispetto a quelle degli

idrosanitari subiscono un calo.

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Tabella Piastrelle non smaltate

Le piastrelle non smaltate trovano un ottimo sbocco in un mercato in crescita sia

dal punto di vista globale che nello più specifico riferimento all’Italia. In aggiunta va

sottolineato il fatto che la bolla si trovi al di sopra dei valori medi, ne consegue che

il Paese è un ottimo importatore di piastrelle e lastre da pavimentazione o da rivesti-

mento non smaltate.

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Tabella Piastrelle Smaltate

Anche da questa ultima tabella si può notare come la Corea sia un mercato dinami-

co e in crescita e che le importazioni continuano ad essere positive sia dall’Italia che

dal resto del mondo. Anche in questo caso la bolla supera la linea tratteggiata dei

valori medi delle importazioni globali e quindi anche in questo caso ne deriva che la

Corea è un ottimo importatore di piatrelle e lastre da pavimentazione o rivestimento

smaltate.

Queste tabelle confermano quanto detto precedentemente: la Corea è un paese

povero di materie prime e perciò fortemente dipendente dalle importazioni che

crescono nei settori di nostro interresse (eccetto per i marmi che mostrano qualche

difficoltà).

L’italia in questo contesto ha una posizione positiva e ne consegue che ogni investi-

mento, in uno di questi settori può risultare efficace per le aziende del nostro Paese.

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