Prolusione del Rettore prof. Giuseppe R - unambro.it · Medio Evo (Constituto Habita-1158) e alla...

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“Persona Creatoris opus, lex non semper” Prolusione del Rettore prof. Giuseppe R.Brera all’Anno Accademico 2014 2015 20 anni d’innovazione-La questione universitaria-Anno 2014-2015 Nel 20° Anno dalla fondazione dell’Università Ambrosiana

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“Persona Creatoris opus, lex non semper”

Prolusione del Rettore prof. Giuseppe R.Brera

all’Anno Accademico 2014 2015

20 anni d’innovazione-La questione universitaria-Anno 2014-2015

Nel 20° Anno dalla fondazione dell’Università Ambrosiana

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1 www.unambro.it Rettorato e Direzione Vle Romagna 51, 20133 Milano

Ai signori allievi, ai docenti e agli uomini di cultura all’inizio del 20° anno di vita

dell’Università Ambrosiana

1. 20 Anni d’innovazione

Desidero aprire questo ventesimo anno di vita dell’Università Ambrosiana

ricordando i docenti che non sono più tra noi ,in particolare, Achille Dedé, Mario

Moretti, Camillo Bascialli, Giambortolo Parisi, che è mancato recentemente. Desidero

inoltre ricordare, con riconoscenza Francesco Brera, Lydia Vespignani per il sostegno

morale e materiale a questa impresa. A queste anime nobili va la nostra gratitudine e

preghiamo che dal regno dei cieli veglino sulla vita della nostra Università,

caratterizzata da una forte identità medica, perennemente e coraggiosamente in lotta

per la verità, in un tempo in cui il basso profilo, anche nel mondo cattolico, è norma.

Siamo convinti infatti che l’Università debba essere non adattamento astratto a teorie

per formare tecnici della vita o della morte, come appare evidente nelle Facoltà di

medicina dello Stato, ma comunità di uomini e donne coraggiose, esempio morale che

imparano ed insegnano la verità, il nuovo che cambia la realtà e la vita di tutti. Questo

è soprattutto vero per la nostra Università che con poche risorse, senza una lira/euro

dallo stato ma paradossalmente ostacolati e con tanto volontariato di anime nobili, ha

saputo in questi venti anni promuovere far nascere e sviluppare un’innovazione

straordinaria, per l’Italia e il mondo e che ha dato alla scienza medica un nuovo

paradigma “ La Medicina centrata sulla persona”, nato da noi a Milano, nel 1998 e

prima di esso una nuova teoria dell’Adolescenza: “La teoria dell’Adolescenza centrata

sulla persona”. Queste nostre eccellenze stanno avendo seguito nel mondo e stanno

facendo scuola e parametro. Il progetto dell’Università è unire insegnamento,

apprendimento, ricerca alla qualità dell’essere persona, all’esistenza personale,

illuminata dalla fede cristiana, come appare dai documenti istitutivi, perché la

conoscenza, la verità e la bellezza rendano gloria all’uomo e quindi a Dio, che in lui si

manifesta nelle idee e nelle opere, che se provengono dal Suo spirito sono fatte per

essere eterne. E’ un modo di concepire l’Università e la realtà che appartiene alle radici

dell’Italia e dell’ Europa, oggi non riconosciute dalla politica di basso profilo, che ha

preso il potere e che ricorda la Grecia antica e il Medioevo. Per questo l’Università si

chiama “Ambrosiana”: da S. Ambrogio, prima governatore e poi vescovo di Milano,

determinante per la storia dell’Occidente per la sua influenza sull’impero di Roma.

Senza l’incontro anche drammatico tra il Santo e Teodosio, il cristianesimo non si

sarebbe diffuso nell’Occidente e a storia , come lo stesso Santo e S.Agostino hanno

fatto rilevare.

Malgrado il tentativo fatto nel 1997 da parte dell’Università Statale di Milano di

espropriarci del nome- così si doveva chiamare la Bicocca- non andato a buon fine e

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dei tentativi di qualche burocrate del Ministero dell’Università di distruggere, contro le

leggi in vigore, la nostra identità universitaria, (denunciato alla Magistratura

ordinaria), e di qualche giornalista di “mestiere” di cui è stato chiesto il rinvio a

giudizio, siamo riusciti a sopravvivere ad aggressioni pubbliche e private, andando

contro-corrente sul piano etico-la nostra appassionata difesa del valore della vita- e

costituendo teorie e procedure didattiche ancora uniche al mondo, non ancora

pienamente applicabili nella formazione degli studenti e dei docenti, a causa di

resistenze e ostilità ignoranti istituzionali che spero presto vengano dissolte. Non sarà

certamente qualche bastardo-ignorante come una capra con l’Alzheimer a fermare la

verità. La nostra è un’ impresa riformatrice importante che chiede coraggio ,

determinazione e assenza di compromessi, oggi più di ieri, perché , dopo vent’anni di

lavoro abbiamo le idee più chiare come debbano andare le cose nella formazione

sopratutto del medico. La cosa incredibile a cui abbiamo assistito in questi anni in

Italia e la continua fuga dal confronto scientifico di chi ha responsabilità formative nel

mondo sanitari. La cosa incredibile in Italia, infatti, è che non c’è docente in Medicina

formato ad insegnare e questi fa molta paura agli improvvisatori. Oggi il problema è

serio perché il paradigma scientifico è cambiato. Un ricercatore o un clinico è di per sé

un docente in medicina per infusione burocratica ! Lo sviluppo dell’Università, è

avvenuto con povere risorse, senza compromessi politici, come oggi usa o lobby di

ogni natura , grazie al sostegno di una famiglia milanese e di un Ente no-profit, non

certamente ricco e solo con le entrate dalle iscrizioni, con ostacoli burocratici, anche

calunniosi da chi avrebbe avuto il dovere di essere al nostro fianco. L’Italia, senza

alcun merito da parte dello stato, che invece e suo malgrado tramite noi ha formato a

costo zero soprattutto medici a una nuova cultura, risparmiando risorse finanziarie ,

ha ricevuto grande onore ed apprezzamento nell’assise internazionale

dell’Organizzazione Mondiale della Sanità- dove primo ed unico italiano fino ad oggi-

sono stato invitato a presentare la teoria e la pratica delle nostre eccellenze formative.

Malgrado gli aspri conflitti burocratici con il Ministero dell’Università ,non ancora

sopiti, da parte di alcuni funzionari ostili all’innovazione, l’Università nel 2005 ha

fondato il primo e unico dipartimento esistente in Educazione Medica , ha realizzato il

primo Convegno internazionale sulla materia fatto in Italia, ha attivato il primo

dottorato di ricerca internazionale in questa disciplina, inserita dal FAIMER,nel 2009,

tra le 10 Università al mondo che erogano corsi post-universitari in Medical Education

e ancora oggi l’unica in Italia, come è unica nel mondo ad avere un dipartimento in

Medicina centrata sulla persona e un Centro di ricerca su tale disciplina un

dipartimento in Adolescentologia e Medicina dell’Adolescenza (storico) e un

Dipartimento in Scienze e storia dell’Aeronautica Militare. Questi fatti possono avere

suscitato irritazione in qualche burocrate-come può un’ Università non statale che

contesta l’esistenza di un qualsiasi valore legale , come appare dall’art 172 del DR

1592 del 1933 e dal documento del senato n° 280 del Marzo del 2011, potersi

chiamare “Università” e avere costruito delle eccellenze mondiali ?

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2. La questione Universitaria:

il fallimento del sistema universitario e scientifico

La questione dell’Università e della ricerca è un vero problema nel nostro paese e

la politica e le omissioni di chi ha governato fino ad oggi hanno dato i risultati che noi

vediamo, con una grande responsabilità nei confronti della crisi e della non

valorizzazione dei giovani, come ho scritto nel mio saggio: “Il Federalismo scientifico e

universitario” dove presento un disegno legge a dir poco rivoluzionario che farebbe

decollare il paese. Il povero Luigi Einaudi a oggi è stato tradito con un grave danno per

l’Italia. Così il Presidente, commentato dal costituzionalista Sabino Cassese esprimeva

il suo pensiero:

“... [L]a verità essenziale qui affermata [è:] non avere il diploma per se medesimo alcun valore legale, non essere il suo possesso condizione necessaria per conseguire pubblici e privati uffici, essere la classificazione dei candidati in laureati, diplomati medi superiori, diplomati medi inferiori, diplomati elementari e simiglianti indicativi di casta, propria di società decadenti ed estranea alla verità ed alla realtà; ed essere perciò libero il datore di lavoro, pubblico e privato, di preferire l'uomo vergine di bolli». Così terminava, nel 1959, Luigi Einaudi la sua filippica contro il valore legale dei titoli di studio1. La polemica di Einaudi contro i «largitori di titoli» era duplice. Egli, da un lato, osservava che il valore legale era una finzione, essendo il valore del diploma, in sostanza, esclusivamente morale. Per questo motivo - scriveva Einaudi - non c'è bisogno del bollo dello Stato: «[...] la fonte dell'idoneità scientifica, tecnica, teorica o pratica, umanistica, o professionale non è il sovrano o il popolo o il rettore o il preside o una qualsiasi specie di autorità pubblica; non è la pergamena ufficiale dichiarativa del possesso del diploma». Se, da questo lato, il valore legale dei titoli di studio è un "mito", non lo è l'altro lato, con il quale si accanisce Einaudi: il valore legale dei titoli partorisce uniformità degli ordinamenti scolastici, controllo pubblico su di essi, valore di esclusiva del titolo, legittima aspettativa del titolare in certe cariche e certe professioni. Spetta singolarmente alla scuola, ai corpi accademici, all'università di attribuire il merito o il rimprovero.

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L'arringa einaudiana di mezzo secolo fa mette insieme argomenti maggiori e minori contro il valore legale dei titoli di studio; definisce quest'ultimo un "mito", ma vi attribuisce molti gravi effetti; ne considera più l'effetto per la società, che quello per la scuola. Sarà bene, dunque, procedere per gradi, partendo dalle leggi, visto che si parla del valore "legale" di titoli.” Riassumo: non esiste un valore legale generale dei titoli di studio; questi hanno solo un

valore accademico; comportano, dunque, riconoscimenti all'interno del sistema

scolastico, con molti parametri interni di ponderazione per il riconoscimento di titoli

stranieri e le equipollenze. Tuttavia, gli uffici pubblici e le professioni sono ordinati in

modo che per accedere ai concorsi pubblici e agli esami di Stato è necessario avere un

titolo di studio. Infine, la disciplina universitaria del 1990, peraltro rimasta inapplicata, ha

stabilito una corrispondenza corso di studio-titolo-livello burocratico o professionale,

portando alle estreme conseguenze il rapporto livello di studio certificato dal titolo-

collocazione nella professione. (Sabino Cassese)

La politica illiberale, centralizzante, reazionaria -parassitaria rispetto persino al

Medio Evo (Constituto Habita-1158) e alla stessa Costituzione, premiante un sistema

di controllo non incentivante responsabilità, diritto allo studio, autonomia e qualità,

sulla linea dell’ENQA, è stata perdente, sotto ogni profilo, come è asseverato dal 40%

degli studenti inattivi (20 % ritirati al secondo anno+20 % di studenti inattivi per una

anno), lauree triennali prese in media in 4,7 anni, ultimo posto in Europa per n°

ricercatori per 1000 occupati, dottorati di ricerca presi in media a 33-34 anni con

entrata a 28,migliaia di giovani talenti costretti all’esilio, ricerca fatta in sette regioni

su 20. Questo quadro desolante è frutto di una politica universitaria insipiente fatta

attraverso una serie di leggi, partendo dalla madre di tutte le scelleratezze (la Prodi-

Bassanini n° 25 del 27.01.1998 del 1998) che istituiva poteri anti-costituzionali e

conflitto d’interesse tra vecchie e nuove Università, passando alla Zecchino del 2000,

che ha creato una sorta di IRI dell’Università, generando una falsa autonomia, nel

senso che con l’attivazione libera da parte delle statali, dei corsi triennali, pagati dai

contribuenti, si è attivata una fantasia creativa per generare ruoli accademici, un

vitalizio per la pensione : es. Scienze tecniche equine (Parma), Distillazione della

grappa, (Trieste), fino ad arrivare alla Gelmini, del 2010: un insulto all’intelligenza

una sorta di Alzheimer della burocrazia sclerotizzante, non innovante il sistema:

memorabile la “Fondazione per il merito” e i concorsi nazionali per la docenza o la

borsa di studio! La stessa Corte dei Conti ha decretato il fallimento del sistema che è

disegnato come sotto 1 :

1 Brera G.R. Istituzione del Federalismo scientifico e universitario. Milano Università Ambrosiana ed. , 2010

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“L’ Università italiana non valorizza le risorse e le intelligenze dei giovani. Nello

score internazionale la prima Università italiana è al 198 posto.(Bologna-2010).

Dalle statistiche del Comitato Nazionale della valutazione del sistema

universitaria appaiono dati che documentano l’insipiente lavoro fatto da un sistema

statale e centralizzato e che possono essere riassunte schematicamente come il

desolante risultato di governi governati da un sistema di potere burocratico-

universitario-statale:

a. Non realizzazione titolo V della Costituzione: devoluzione dell’istruzione alle Regioni e accentramento statale della formazione universitaria e della ricerca, con effetti disastrosi per l’economia.

b. Basso numero d’immatricolati ( a livello di pre-riforma del 1999): 51 % dei 19 enni/ 2007-2008 , il 68,9 % dei diplomati con un calo del 6,1 % dal 2002-2003: il pezzo di carta esercita sempre meno fascino. Scarse motivazioni dunque a iscriversi all’Università. Contrazione delle iscrizioni

Nel dettaglio, il numero totale di iscritti, aumentato successivamente all’avvio della riforma,

aveva raggiunto un picco di quasi 1.824 mila iscritti nell’anno accademico 2005/06 ridottisi nell’anno

accademico 2007/08 a poco più di 1.809 mila.

Anche il numero degli immatricolati, ovvero i nuovi ingressi nel sistema universitario, ha

seguito il medesimo andamento, avendo raggiunto il massimo di oltre 338 mila immatricolati nell’anno

accademico 2003/04 per poi diminuire progressivamente fino a quota 307.533 nel 2007/08 2

c. Abbandoni al secondo anno: 17.7% degli studenti ; immatricolati inattivi al secondo anno12,5 % iscritti inattivi ( senza aver dato un esame nell’anno successivo) 20,5% ca 40 % di studenti fuori corso. Laurea triennale con successo nei tempi giusti: 14% . Gli effetti della legge 509 (Zecchino) non sono stati quelli attesi. C’è da domandarsi la ragione del fallimento dei corsi triennali.

Ogni dieci studenti iscritti, quattro sono fuori corso (“non regolari”). Gli studenti iscritti in corso (i

“regolari”) sono poco più di un milione, pari al 60,2%”;

2 CNVSU X° Rapporto sullo stato dell’Università Italiana

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• per i corsi del nuovo ordinamento, la regolarità negli studi si è ridotta rispetto all’anno

accademico precedente, toccando i valori più bassi dall’introduzione della riforma;

• si riduce leggermente (dal 20% al 17,7%) la quota degli “abbandoni”: per ogni cinque/sei

studenti immatricolati, uno lascia gli studi dopo il primo anno. La percentuale, comunque elevata, indica

la necessità di una più efficace attività di orientamento e tutoraggio nei confronti dei nuovi ingressi;

• per ogni sei iscritti, uno è “inattivo” (non ha sostenuto alcun esame o acquisito crediti

nell’ultimo anno solare). Gli “immatricolati inattivi” diminuiscono leggermente rispettoall’anno

precedente (dal 15,7% al 12,5%);

• le facoltà con gli studenti più “regolari” sono quelle dove vi sono prove di selezione

all’ingresso e accessi programmati3

d. Basso numero di laureati in corso:

Il confronto tra gli anni 2005, 2006 e 2007 e 2008, evidenzia la flessione sia della proporzione

di laureati in corso (dal 35,6% nel 2005, al 30,3% nel 2006, al 29,9% nel 2007 fino al 26,8 nel 2008. Se

la flessione dei laureati in corso proseguirà anche in futuro, come è verosimile, è evidente che

l’obiettivo di ridurre la durata del tempo di laurea previsto dalla riforma degli ordinamenti didattici,

sarà difficilmente raggiungibile (sono infatti aumentati i tempi per conseguire la laurea triennale, che

ora sono già pari a 4,7 anni superando - oggi come allora, con il vecchio ordinamento - il 50% della

durata canonica) 4

e. Paradossale alto numero di corsi con pochi studenti ( spreco di risorse speculative per ruoli universitari “ vitalizi” ad pensionem e probabilmente qualche corso di nicchia innovativa.

il 10,8% dei corsi di studio (369 su 3.436) ha meno di 10 immatricolati e il 17,8 % dei

corsi ha un numero di immatricolati non superiori a 15 studenti5

f. Mancanza di un valore sociale dello studio universitario, mancanza di realizzazione concreta del diritto allo studio: Investimento sugli studenti non sufficiente: solo il 6,9% della spesa contro il 64% delle spese per personale (44% per i docenti e 20 % per l’amministrazione) g. Mancanza di riconoscimento dell’autonomia delle università: permanenza dell’obsoleto doppio sistema (Statali e libere); mancanza di accreditamento di corsi da enti certificatori privati iscritti all’ENQA (Organismo europeo degli Enti certificatori dell’Università). Mancanza di adeguamento alla prescrizione del Bologna "Process" e dell’ENQA per una completa autonomia Università e stato.

3 Ibidem 1

4 Ibidem 1

5 Ibidem 1

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h. Esistenza di una cupola di potere burocratico statale che ha annichilito la storia dell’Università italiana e la ricerca, formata da Direttori del MIUR e da Consiglio nazionale Universitario e Conferenza dei Rettori (CRUI) e oggi ANVUR favorenti non lo sviluppo e la responsabilità ma la statalizzazione e l’esilio scientifico di migliaia di giovani talenti. i. Arruolamento dei docenti tramite lo stato, non diretto e per merito dall’Università. j. Età vecchia docenti e ricercatori con età media: 59,4% ordinari; 44% Associati; 45,2 ricercatori . Controllo ed inibizione del sistema di ricerca dal sistema universitario: Dottorati di ricerca “statali”e soffocati da sistema. Difficili rapporti tra Università e ricerca.

I ricercatori universitari sono, nel 2009, 25.683. Con bandi di concorso fatti senza una adeguata

programmazione, appare particolarmente alta l’età all’ingresso nei ruoli (tra i 35 e i 38 anni) e la loro età

media è di 45,2 anni. Appare particolarmente critico l’innalzamento delle età di ingresso dei ricercatori,

che è aumentata di oltre 1,5 anni dal 1998 e di oltre 5 anni dal 1980 (data di creazione di questo ruolo).6

k. Non responsabilizzazione finanziaria delle Università legata a qualità e merito docenti e studenti e strutture. l. Implemento spesa ruoli amministrativi dal 2001 a 2006 rispetto alla spesa per i docenti : 60% nel nord-est/ovest. All’arruolamento di un docente corrispondono due amministrativi. m. Fenomeni migratori dal SUD- Trentino-Valle d’Aosta. n. Incredibile esistenza fittizia di un “valore legale del titolo” in contrasto alla legge 1592 1933,art.172 : lo stato è “fuori legge” ! Il potere di conferire un valore legale ai titoli è stato ed è un pleonasma burocratico illecito dell’esame di stato per mantenere il controllo statale da parte del MIUR, il controllo istitutivo dello stato di nuove università tramite il” valore legale del titolo” e conflitto d’interessi regionale attribuendo un potere illecito alle università già presenti, creando un conflitto d’interessi (DPR Prodi Berlinguer Bassanini 25 del 27 Gennaio 1998). Il sistema scolastico primario secondario è più liberale del sistema universitario : paradosso evidenziato dalla Corte Costituzionale.7

o. Controllo da parte del MIUR della libertà accademica ed ostacoli all’innovazione. p. Proliferazione del personale docente: dal 2000 gli ordinari ( 18.863) sono aumentati del 25,1%, gli associati (17.168) del 48,7 %, i ricercatori del 52,2%.(25.684) q. Disparità di trattamento tra ordinari e altro personale docente

6 Ibidem 1

7Sentenza n. 195/72 (in Foro It., 1973, I, cc. 6 – 15)

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Considerando che l’andamento delle spese annuali per le retribuzioni fisse è influenzato, per i docenti,

dagli incrementi (biennali) per progressioni di carriera e dagli adeguamenti annuali al costo della vita,

si evidenzia che, negli 11anni tra il 1998 e il 2008, a fronte di un incremento complessivo delle spese

per assegni fissi del 50% (circa 4,5% per anno), determinato anche dall’aumento dei soggetti

inquadrati (+ 23 %), le spese per le retribuzioni fisse ai professori ordinari è aumentato dell’80%

mentre per le altre categorie gli incrementi sono inferiori al 45%8

Il diritto allo studio in Italia sembra garantito da un basso costo d’iscrizione ai corsi

con una notevole sperequazione tra Nord, Centro e Sud. In Calabria e in Basilicata

l’iscrizione a un corso di laurea costa in media ca 400 euro,meno del costo medio

annuo dello studente al sistema (616 euro).

Dai dati emerge che per circa un terzo degli iscritti viene richiesta una contribuzione superiore

ai 1.000 €, ma con una forte variabilità di comportamenti tra le diverse aree geografiche(53,1% al

Nord-Ovest, 64,5% nel Nord-Est, 34,3% al Centro, 5,2% al Sud e Isole).Ipotizzando che all’interno

delle classi i valori siano distribuiti in maniera uniforme è possibile calcolare la contribuzione media

per studente, attribuendo alle frequenze registrate il valore centrale della classe. La distribuzione dei

valori così calcolati è riportata nella tabella 6.8bis, dalla quale si può osservare che la contribuzione

media per studente è più che doppia negli atenei del Nord-Ovest (1.218 euro circa per studente)

rispetto a quella degli atenei del Sud (544 euro per studente).”

Per la ricerca il fallimento appare più evidente dal tasso di ricercatori per 1000 occupati

8 Ibidem 1

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

Italy / Italie

Italy / Italie

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Tasso di ricercatori su 1000 occupati

dal 1981 al 2005

(dal 1995 al 2005 il n° di ricercatori appare diminuito; dal 2006 il trend è in salita da 175.247 a 228.094

contro l’aumento della Germania da 487 935 a 574 701) Il numero di ricercatori della Germania è ca il

doppio con un investimento sulla ricerca di cinque volte rispetto all’Italia.

Il futuro economico e sociale del nostro paese è affidato alla ristrutturazione del sistema di

ricerca.

Una simulazione di Confindustria (2003) mostra come un aumento dell’investimento in

ricerca es. 43,7 miliardi di euro in 10 anni produca Ca 1000 miliardi di risorse aggiuntive. Un aumento

dell’investimento annuo dello 5% porterebbe ad un aumento di 1.6 del PIL in 10 anni. 9 10

Attualmente la spesa privata e pubblica per la ricerca è sotto l’1,2 % % del PIL, (

contro il 3,8 % di Svezia e Finlandia (2006) , Giappone 3,1 (2003) 2,7 USA, (2003) il 2,1 %

(2006) della Francia, il 2,5 % della Germania. (2006), UK 1,7 . (media europea a 15: 1,9)Dal

1992 gli investimenti per la ricerca sono diminuiti dallo 1,3 allo 1,1 del PIL (2001) . L’

aumento dell’investimento pubblico per la ricerca è passato da 12 028. milioni di euro

(1999) a 15.269 (2005) 11 contro i 41.900 di Germania, i 27.786 di Francia 12. Il personale

addetto alle ricerca in Italia, appare così distribuito : 175.248, (125.534 ricercatori al 2005 13 ) 3,4 x 1000 occupati.(fig.1) Dal 2001 il trend è in aumento: da 2,9 a 3,4.14 di cui il maggior

numero è impiegato nelle aziende (70.725 -40.4%), Università (66.976 38,2%) Enti pubblici (

32.684-18.7%) e 4863 – 2,8 % negli enti no-profit.15 L’età media dei ricercatori è

straordinariamente alta :48 anni. 16

I ricercatori in Germania al 2005 risultavano 411.784, Francia 252.994, Spagna

181.023.

9 Confindustria La ricerca e l’Innovazione in Italia Ottobre 2003

11

ISTAT La ricerca e lo sviluppo in Italia nel 2005 12

ISTAT 2001 13

Eurostat 14

OCSE 2008 15

Ibidem 1 16

Brera G.R. Istituzione del Federalismo scientifico e universitario. Università Ambrosiana 2010

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10 www.unambro.it Rettorato e Direzione Vle Romagna 51, 20133 Milano

La percentuale dei ricercatori sui lavoratori attivi 25 –64 anni in Italia è 34, contro 48

Olanda e Svezia, 47-Belgio, 43-Germania,41-Francia,-42 UK, Spagna 40 (dati al 2005)17 . FIG

2 -dati su 1000 occupati).

I brevetti al 2004 in Italia sono stati 4580 contro i 23261 della Germania, leader della bilancia

commerciale positiva che corrispondono a 36,5 brevetti x 1000 ricercatori, (P =1/ 27

ricercatori) ogni contro 56,4 x 1000 della Germania18

Fig. 1 Comparazione percentuale ricercatori a tempo pieno x 1000 occupati (al 2005)

I poveri studenti annichiliti dalle tristi prospettive lavorative, non sono stati

capaci di lottare per scardinare questo sistema idiota, che ha danneggiato il paese per

mantenere i privilegi di docenti -impiegati statali a vitalizio fisso . Il finanziamento del

diritto allo studio è lo 8,6%, contro il 22,9% per le spese del funzionamento

dell’Università. Almeno venga restituito agli studenti quanto versano (12,5%). Il

problema è che non esiste un sistema che permette il confronto qualità- costi delle

Università, l’unico che può incentivare il vero merito. Per questo motivo le Università

dovrebbero essere assolutamente libere e responsabili e i corsi dovrebbero liberi con

accreditamento opzionale ma dopo un primo ciclo obbligati a una procedura di qualità

certificata. Sono i poteri burocratici a inibire l’innovazione. Lo stato oggi in realtà

17

Eurostat 18

Ibidem 15

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esercitando un controllo burocratico per giustificare l’esistenza amministrativa dei

controllori, controlla a livello centrale i curriculum dopo essersi incamerato le proposte

che poi vengono fatte emergere come frutto di creatività di qualche burocrate, come

aveva profetizzato Einaudi. Il controllo sull’Università si trasforma in controllo

dell’innovazione. I Ministri passano, il burocrate resta. Questo è successo a noi nel

1998, quando non siamo potuti partire con un curriculum straordinario di laurea in

Medicina orientato alla Medicina centrata sulla persona-pionieristico ancora oggi- e

sostenuto dalla Regione Lombardia, a causa del conflitto d’interessi generato dall’idiota

Prodi-Bassanini, che chiedeva a Università Statali e libere riunite in Comitato

regionale e competitrici con nuovi curriculum richiedenti un “valore legale”

inesistente, di valutarne i contenuti , dando un parere al Ministero. Si dovrebbe

invece ri-creare il fertile sistema medioevale che metteva l’Università e i professori

soggetti alle valutazioni degli studenti che sceglievano appunto in base alla valutazione

qualità-costi.

Nella speranza che i nuovi signori del potere politico siano capaci di fare un

cambiamento radicale del sistema UR- cosa molto improbabile- l’Università Ambrosiana,

andrà avanti, anche appoggiata da un progetto politico rivoluzionario e che nei prossimi

giorni sarà di dominio pubblico e destinato a cambiare il paese. Purtroppo nella nostra

vita istituzionale abbiamo anche riscontrato l’ostilità calunniosa ed ignorante di

giornalisti di basso profilo. Nel 2013, purtroppo due di questi di cui era stato richiesto il

rinvio a giudizio hanno l’hanno fatta franca per prescrizione. Altre denunce sono state

archiviate. Resta l’amarezza nel valutare come un certo giornalismo, non esperto né

documentato, invece di appoggiare l’innovazione, l’ha ostacola.

In questi 20 anni abbiamo puntato su eccellenze nuove per l’Italia e il mondo non

solo nell’area sanitaria, come il bellissimo corso di laurea in Arte sacra (2004) e il

Master nel 2005, entrambi organizzati ma non partiti a causa di mancanza d’iscritti, o

il corso di laurea in Archeologia, mai proposto al pubblico a causa del ritardo del

Ministero di accettarne la istituzione (domanda nel 2010). C’è inoltre un vuoto

legislativo che riguarda le Università libere che non richiedono fondi dallo stato e che

preveda la liberalizzazione delle proposte curriculari.

Siamo invece andati avanti con i corsi post-universitari d’eccellenza e storici di

area medica con successo fino al 2005, dopo cui abbiamo registrato un drammatico calo

d’iscrizioni malgrado e paradossalmente la qualità delle procedure didattiche per

ontenuti e metodi siamo straordinarie ed uniche al mondo, mentre nell’area della

formazione internazionale alla ricerca in Medical Education abbiamo avuto un

implemento nell’iscrizione ai dottorati da parte di ricercatori e medici di tutto il mondo.

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Anno 2014-2015

Nell’Agosto 2014 abbiamo promosso il Summer Institute in Medical Education e il III°

International workshop in Medical Education and in Person Centered Medicine, peraltro

disertato dagli Italiani. Questo conferma la povertà d’interesse nel nostro paese in

questa disciplina. Come primo atto del nuovo Anno Accademico abbiamo tenuto a

battesimo la nascita di una nuova disciplina in Oncologia: “ L’Oncologia centrata sulla

persona” che consiste nell’applicazione della Medicina centrata sulla persona

all’oncologia che prevede sul versante biologico l’introduzione del paradigma

biochimico e pico-neuro immunologico nella terapia oncologica. E’ questa un’iniziativa

importante in quanto sembra che in oncologia la ricerca e la terapia oggi siano privi di

una filosofia di paradigma che porta al non considerare l’evidente, il semplice, l’efficace

e il meno costoso, tenendo presente anche gli interessi economici in gioco.

Il 2014-2015 si apre con la prospettiva di far partire con la Scuola Normale

Superiore di Medicina il primo curriculum al mondo di laurea in Medicina orientato alla

Medicina centrata sulla Persona, riservato a studenti già iscritti a Medicina, già

progettato fin dal 1998 e non partito per colpa di perfidi che hanno rallentato il

progresso della scienza medica. Stiamo aspettando il nulla-osta del Ministero, ma

essendovi dei funzionari ostili , anche perché nel 2009 avevamo fatto una denuncia

per abuso di potere per la questione dell’iniziativa del Ministero di dare un valore

“legale” inesistente a diplomi accademici, ci sarà da lottare. E’ incredibile il fatto che in

Italia per innovare, bisogna combattere: è il basso profilo dei vertici burocratici che si

collega alla paura di perdere ruolo e stipendi d’oro.

Nel 2015 vede la luce una nuovo master in Oncologia centrata sulla persona, nuovo

orientamento dell’Oncologia che abbiamo fondato il 12 dicembre 2014 per creare uno

spazio applicativo alla Medicina centrata sulla persona e al paradigma biochimico e

psico-neuro-immunologico nelle applicazioni terapeutiche.

Spero vivamente che dopo tanto lavoro il Corso di “Protezione Civile aeronautica”©,

branca della protezione civile nata da noi possa decollare nel 2015. E necessario

formare persone preparate ad assistere la popolazione civile nell’assistenza al soccorso

aeronautico nell’emergenza.

Una bella novità è il Magisterium Personae, che deve formare persone capaci di

promuovere iniziative culturali e eventualmente assumere responsabilità politiche. Con

una solida base culturale e antropologica. L’iniziativa fa parte di un progetto di politica

culturale nato da noi e che corrisponde alla nascita di un nuovo movimento politico di

natura antropologico-cristiana finalizzato ad aumentare il livello culturale della

popolazione.

Il Corso di laurea in Archeologia, invece se potrà essere realizzato, è rimandato al

prossimo anno accademico se potrà ancora essere realizzato. Non è colpa nostra !

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Nel 2015 restano confermati i Corsi internazionali in Medicina centrata sulla persona

e in Medical Education.

Il 20 anno di vita dell’ Università verrà celebrato con l’organizzazione dello

International Milan Seminar in Person Centered Medicine ( 12 Giugno) .Il 2015 vede la

pubblicazione on line della Rivista “Boetius” di Filosofia e Antropologia Politica.

Desidero esprimere pubblicamente la mia riconoscenza nei confronti di Dio che mi ha

dato la forza di sopportare il peso di una responsabilità culturale ed istituzionale

coraggiosa e contro-corrente -lavorando per il bene e la verità lavoriamo per Lui- del

nostro patrono e dei collaboratori e docenti, dell’ assistente spirituale Mons. Biagio

Pizzi e di tutti coloro che hanno permesso in questi 20 anni la vita della nostra

Università: tuttavia-lasciatemelo dire- che fatica in questa Italia !

A tutti un buon 2015 e “ Per aspera da astra” !

Giuseppe R.Brera

Rettore dell’Università Ambrosiana

Direttore Scuola Medica di Milano