Programma di sala novembre 2011

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NOVEMBRE 2011 Gli spettacoli da vivere insieme

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NOVEMBRE 2011 Gli spettacoli

da vivere insieme

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IL CALENDARIOInformazioni sui biglietti:www.comunalegiuseppeverdi.it - tel. 0434 247624

NOTE DI SALAme 2 novembre

Lucia di Lammermoor Incontro con Eddi De Nadai, Beniamino Prior

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LIRICAdo 6 novembre

Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi TriesteLUCIA DI LAMMERMOOR

PROSAve 11 novembresa 12 novembredo 13 novembre

Leo GullottaIL PIACERE DELL’ONESTÀ

PROSAsa 19 novembredo 20 novembre

Massimo Popolizio, Anna Della RosaBLACKBIRD

PROSAme 23 novembregi 24 novembre

Compagnia Finzi PascaChekhov International Theatre FestivalDONKA

NOTE DI SALAma 29 novembre

La musica della poesiaIncontro con Gian Mario Villalta

OPERA DOMANIma 29 novembreme 30 novembregi 1 dicembre

NABUCCOC’era una volta la fi glia di un rePercorso didattico per l’avvicinamento all’o-pera lirica, riservato alle scuole

Teatro Comunale Giuseppe Verdi PordenoneSeguici su facebook!

SINFONICAgi 17 novembre

Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Triestedirettore Corrado Rovaris

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sabato

5 novembre 2011

ore 16.00

Prova generale

riservata

alle scuole superiori

domenica

6 novembre 2011

ore 16.00

Abbonamenti:

- Fidelity gold

- Fidelity platinum

- Azzurro

- Lirica

LUCIA DI LAMMERMOOR

Dramma tragico in due parti e tre atti di Salvatore Cammarano dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott

musica di Gaetano Donizetti

personaggi interpretiLord Enrico Asthon (baritono) Giorgio Caoduro Miss Lucia (soprano) Silvia Dalla BenedettaSir Edgardo di Ravenswood (tenore) Massimiliano PisapiaLord Arturo Bucklaw (tenore) Gianluca BocchinoRaimondo Bidebent (basso) Giovanni FurlanettoAlisa (mezzosoprano) Annika KaschenzNormanno (tenore) Francesco Piccoli

maestro concertatore e direttore Julian Kovatchev regia Giulio Ciabattiscene Pier Paolo Bislericostumi Giuseppe Palellaluci Nino Napoletano

Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste

nuovo allestimento in coproduzione traFondazione Teatro Verdi di Trieste e Fondazione Arena di Verona

prima rappresentazioneNapoli Teatro San Carlo, 26 settembre 1835editore Kalmus & co., New York

Lucia di Lammermoor racchiude in un intreccio passionale amo-ri impossibili, faide familiari e tematiche romantiche per eccel-lenza: l’atmosfera cupa di tragedia incombente, una fragile fi gura di protagonista, una travagliata storia d’amore e infi ne la follia. In quest’opera Donizetti interiorizza in chiave psicologica un topos della letteratura gotica per eccellenza: il cliché del fantasma che desta orrore e sorpresa dei romanzi gotici di Walter Scott tramu-tato nella rappresentazione, tutta “realistica, della pazzia come li-berazione delirante dall’inganno e dal dolore dell’amore negato. Lucia infatti appare, dopo l’assassinio di Arturo, alla folla che l’os-serva ammutolita, come un fantasma, una sorta di trapassata, già uscita dal cerchio della vita. In Donizetti, con Lucia di Lammermo-or, il terrore dell’apparizione del fantasma come “non vivente”, tipi-co della letteratura gotica, evolve nell’orrore provocato dal delirio di chi è già “quasi fuori della vita”. In Lucia la follia della protago-nista è il centro dell’opera e Donizetti, nell’aria della pazzia, riesce a creare un centro drammatico di grande effetto sfruttando un topos vecchio quanto l’opera, ma che nel melodramma romantico assume uno spazio e una connotazione nuova ed intima.

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La regia di Giulio Ciabatti, che si avvale delle scene di Pier Paolo Bisleri, ambienta il dramma “in una bruma fi tta, una condensa pe-sante in cui immagina vagare un branco di uomini come fantasmi nella nebbia. Una fanciulla compare sul sentiero che taglia la ra-dura, ferita antica di ragioni e di odi che assegnavano un confi ne lì dove ora si mischiano fango e neve e foglie marce. E di lì è passata, forse passa e ancora passerà la sua storia, fatta di leggi violate, di sangue da esigere.

Lucia di Lammermoor è stata a lungo ritenuta il capolavoro di Donizetti e una pietra miliare nella storia del melodramma ita-liano: sebbene, vivente l’autore, spartisse questa rinomanza con altri lavori forse più innovativi, fu l’opera a cui rimase affi data la sopravvivenza postuma di Donizetti nel tardo Ottocento e nel No-vecento. La sua classicità “popolare” deriva insieme dalla capacità dell’autore di incanalare una materia di incandescente spessore espressivo nell’alveo di forme regolari e riconoscibili, distribuite con simmetrica regolarità nei tre atti, e da una scrittura vocale an-cora legata alla grande tradizione belcantistica. Ad esempio nella scena della follia, originariamente composta con accompagna-mento di glas-harmonica, la vocalità trascendentale della scuola virtuosistica italiana viene recuperata come segno dello squilibrio mentale di Lucia. Luoghi tipici del melodramma italiano, come il grande concertato in cui i personaggi restano assorti in se stessi o le reminiscenze musicali che riportano alla memoria il passato felice, trovano qui una realizzazione plastica ed evidente.

L’ambientazione fosca e carica di presagi infonde da subito un pessimistico senso di predestinazione, che si compie con la morte degli amanti, ineluttabilmente divisi, in due grandi arie fi nali con-secutive: “la morte-follia di Lucia come trasfi gurazione (un fuor di sé metafi sicamente evocato dal belcanto); la morte di Edgardo, come concreta e disperata rinuncia alla vita, ambientata realisti-camente e ossianamente in un cimitero, tra tombe, cupi rintocchi e struggenti preghiere”

Angelo Foletto

Facilmente le vicende dell’opera inducono a una sublimazione simbolica, favorendo l’identifi cazione del pubblico nelle fi gure dei due infelici protagonisti ed in particolare in quella di Lucia, la cui interiorità è continuamente scrutata da gesti orchestrali carichi di signifi cato. Il successo dell’opera derivò dunque anche dal fatto di fare appello alla sensibilità contemporanea, alludendo alla con-dizione femminile nel contesto familiare della società borghese ottocentesca: un’identifi cazione evidente, fra l’altro, nelle pagine indimenticabili dedicate a Lucia in Madame Bovary di Gustave Flaubert.

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Il capolavoro di Donizetti è una pietra miliare nella storia del melodramma italiano

La trama

Prima parte - “La partenza” - Atto unico

Nella faida tra le famiglie scozzesi dei Ravenswood e dei Lam-mermoor, Enrico (Lord Henry Ashton di Lammermoor) ha avuto la meglio su Edgardo (Edgard di Ravenswood), uccidendone i con-giunti e prendendo possesso dei suoi averi. Tuttavia, nel periodo in cui l’opera si svolge, le sue fortune sono in declino. Politicamente in disgrazia, Enrico ora punta sull’unione della sua famiglia con quella di Arturo (Lord Arthur Bucklaw) e progetta che sua sorella Lucia sposi questo potente nobiluomo. In un parco in rovina vicino al castello dei Lammermoor, i seguaci di Enrico si apprestano a dare la caccia a un misterioso intruso. Normanno, capitano delle guardie, si trattiene per salutare Enrico, incollerito per il rifi uto di Lucia a sposare Arturo. Raimondo, l’anziano precettore della ragazza, sostiene che a tenerla lontana da pensieri d’amore è il dolore per la morte della madre, ma Normanno svela che Lucia è stata scoperta mentre andava a un appuntamento con un caccia-tore che, in precedenza, l’aveva salvata da un toro infuriato. Che costui sia proprio Edgardo? Enrico lascia traboccare la sua ira e, quando l’ipotesi di Normanno viene confermata, giura solenne vendetta. Alla fontana presso la tomba della madre, Lucia, pur te-mendo l’ira del fratello, attende di incontrare Edgardo e intanto narra alla sua confi dente, Alisa, di una fanciulla che come fanta-sma le è apparsa per avvisarla della tragica fi ne del suo amore. Nonostante ogni richiamo di Alisa alla prudenza, Lucia non può resistere alla sua passione. Giungendo, Edgardo spiega che è co-stretto ad andare in Francia per una missione politica, ma spera in una riconciliazione con Enrico che gli permetta fi nalmente di sposare Lucia. Quest’ultima, ben sapendo che suo fratello non si placherà mai, supplica Edgardo di mantenere segreto il loro amore e il giovane, sebbene irato contro la persecuzione di Enri-co, acconsente. Gli amanti suggellano i loro voti scambiandosi gli anelli e si separano.

Seconda parte - “Il contratto nuziale” - Primo atto

In un’anticamera del castello di Lammermoor, Enrico trama con Normanno per costringere Lucia a sposare Arturo. Il capitano esce per accogliere lo sposo ed entra dunque Lucia che, a dispetto del turbamento, cerca ancora di opporsi. Ogni resistenza cede tutta-via quando le viene mostrata la lettera contraffatta nella quale si dimostra il legame di Edgardo con un’altra donna. Disperata, la fanciulla anela alla morte ma Enrico insiste perché si celebrino subito le nozze necessarie a salvare la famiglia. Adesso anche Raimondo spinge la donna a sposarsi, invocando la memoria della madre e chiedendole considerazione per la disperata situazione della casata. Infi ne Lucia cede, mentre il precettore le ricorda che ogni sacrifi cio terreno conosce ricompense celesti.

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Secondo atto

Nella grande sala dei Lammermoor, dopo che gli ospiti hanno salutato l’unione delle due potenti famiglie, Arturo si impegna a riportare gli Ashton alle loro antiche glorie. Enrico lo previe-ne sull’affl izione di Lucia adducendo a pretesto il dolore di lei per la morte della madre; ma subito dopo che la fanciulla è stata costretta a sottoscrivere il matrimonio, ecco che irrompe Edgardo. Ritornato anzitempo, il giovane ha appreso della ce-rimonia nuziale e ora viene a reclamare la sua sposa. Ricono-sciuta la fi rma di Lucia sul contratto, Edgardo si strappa l’anello dal dito, maledice la fanciulla e abbandona precipitosamente la sala. Lucia, comprendendo a malapena le sue parole, perde i sensi. Mentre infuria una tempesta, seduto nella sua camera ai piedi della torre, Edgardo è assorto in meditazioni quando Enrico arriva a cavallo per confrontarsi con lui. I due conven-gono di incontrarsi all’alba tra le tombe dei Ravenswood per sfi darsi in duello. Le feste per il matrimonio, ancora in corso, sono interrotte quando Raimondo entra per annunciare che Lucia è uscita di senno e ha accoltellato Arturo nella camera nuziale. Scomposta nelle vesti e nei capelli, inconsapevole di quello che ha fatto, la fanciulla vaga rievocando il suo incontro con Edgardo e crede di essere sposata a lui. Enrico si precipi-ta furioso, rimane ammutolito dalla vista della dolorosa scena. Credendo di essere già in cielo, Lucia cade a terra agonizzante. Tra le tombe dei suoi antenati, Edgardo lamenta il supposto tradimento di Lucia e attende il suo duello con Enrico nella speranza di trovare fi ne alla sua vita. Uscendo dal castello dei Lammermoor, alcuni invitati raccontano a Edgardo che Lucia, in fi n di vita, ha invocato il suo nome. Il giovane sta per lan-ciarsi al suo capezzale ma compare Raimondo ad annunciare la morte di Lucia il cui feretro gli passa davanti. Oramai deciso a ricongiungersi alla sua amata in cielo, Edgardo si trafi gge a morte con il pugnale.

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venerdì

11 novembre 2011

ore 20.45

Abbonamenti:

- Fidelity gold

- Fidelity platinum

- Blu

sabato

12 novembre 2011

ore 20.45

Abbonamenti:

- Giallo

- Rosso

domenica

13 novembre 2011

ore 16.00

Abbonamenti:

- Verde

Partner evento

IL PIACERE DELL’ONESTÀ

di Luigi Pirandello

scene e costumi di Luigi Peregomusiche di Germano Mazzocchettiluci di Valerio Tiberipantomima Monica Codenaregia di Fabio Grossi

produzione Teatro Eliseo

personaggi interpretiAngelo Baldovino Leo GullottaAgata Renni, la signora Cloris BroscaMaddalena, sua madre Mirella MazzeranghiIl Marchese Fabio Colli Martino DuaneMaurizio Setti, suo cugino Paolo LorimerIl parroco di Santa Marta Vincenzo VersariMarchetto Fongi, borsista Federico ManciniUn cameriere Antonio Fermi

Note di regia

… Io sogno una casina di cristalloproprio nel mezzo della città,nel folto dell’abitato. Una casina semplice, modesta piccolina piccolina: tre stanzette e la cucina. Una casina come qualunque mortale può possedere, che di straordinario non abbia niente, ma che sia tutta trasparente: di cristallo. … Non nasconderò più niente alla gente.

Scriveva questa sua poesia, nel 1913, Aldo Palazzeschi pubblica-ta su Lacerba; e che cos’è l’onestà se non una casina di cristallo da dove non si può nascondere più nulla alla gente?Proprio da questo pensiero faccio partire la mia considerazione all’opera di Luigi Pirandello per la quale ho pensato un allestimen-to che rispetti completamente il pensiero e la scrittura del grande drammaturgo. Portata per la prima volta in scena il 27 novembre 1917 da Ruggero Ruggeri con la sua compagnia nel teatro Cari-gnano di Torino, Il piacere dell’onestà, il cui disegno drammatur-gico è tratto dalla novella “Tirocinio” del 1905, racconta di Angelo Baldovino, uomo fallito e di dubbia moralità, che accetta solo per il piacere dell’onestà di sposare Agata, ragazza di buona famiglia che aspetta un bambino da un uomo maritato, il rispettabile mar-

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chese Fabio Colli. Onestà, parola di grande effetto per il periodo in cui Pirandello concepì la sua opera, parola di lacerante conte-sto in questa nostra travagliata epoca, dove prodotti e momenti di vita vissuta vengono modifi cati in maniera cangiante e defi nente, sull’orlo di un dramma che si pone di fronte all’eterno aut aut di una società alla ricerca di un’equa liceità. Per questo l’elabo-razione da me curata, elimina tutti quei termini che oggi giorno risulterebbero obsoleti e poco rapportabili ad una situazione di verità. Proprio questa verità, sarà il veicolo per comunicare quello che il pensiero pirandelliano ha voluto trasmettere nell’epoca del suo essere concepito. Nella visione pirandelliana, il nostro prota-gonista nell’indossare il costume dell’Onesto, adotta il colore del diverso, in una fauna di anime mostruose, e la condotta morale del Baldovino diventa da questo momento inattaccabile e questi si chiude dentro la propria onestà sfi dando convenzioni sociali ed egoismi personali.Il suo arrivo in questa famiglia, composta da begli involucri senza contenuto, sarà stridente fi n dalla prima scena. Una casa, questa, dove l’apparire conta molto più dell’essere, non a caso le sue pa-reti vivono della trasparenza atta a mostrarsi come si pensa che gli altri desiderano. Una società, immutata nei tempi, da quelli pas-sati a quelli odierni, che ha paura della diversità, perché essere onesti signifi ca essere diversi, e che fa del tutto per annichilire l’elemento considerato spurio con tutti i mezzi, anche quelli più perversi. Messo alle strette nella manovra estrema di farlo con-travvenire alle proprie responsabilità, Angelo Baldovino continua a mantenere intatta la propria maschera di uomo onesto, fi nendo così per mettere spietatamente a nudo la disonestà di tutti gli altri.Una pseudo legittima unione, quella che Pirandello usa per dimo-strare come l’essere e l’apparire siano in realtà categorie senza alcun valore, frutto unicamente delle convenzioni e del conformi-smo della società. Come approdato, il nostro protagonista se ne andrà, per l’unica strada legittima, una strada non usa agli altri, solo che in questo suo ricalcar i passi dell’arrivo, non sarà solo, ma colei a cui si unì per salvarla dall’ottusa convenzione, gli sarà accanto, facendo sì che una lacrima di vittoria lo premiasse nell’is-sar la vela dell’Onestà. Ho modifi cato il percorso drammaturgico, strutturato alla nascita in tre atti, in due ed un intermezzo. Proprio quest’ultimo assume, nella mia lettura, una grande valenza dram-maturgica, vestendosi dell’impronta del destino atto a modifi care, come per voleri supremi, quello che meschinamente o meno l’uo-mo disegna. Tutta la vicenda, letta oggi con occhi rapportati alla realtà in cui mi muovo, fa sì d’indurmi a rappresentarla come una gran bella favola, dove il cattivo prende su di sé l’immagine del buono e le anime dei così detti per bene assumono l’espressione della bestialità”.

Fabio Grossi

La scelta di Leo Gullotta

Che rapporto ha Leo Gullotta con l’onestà? Come persona posso dire che l’onestà mi appartiene, nel profon-do. Mi piace essere una persona aperta, pulita, disponibile all’in-

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contro e allo scontro civile, ma sempre con onestà specchiata”.Cosa l’ha spinta a scegliere ancora Pirandello? “Il fatto che l’offerta pirandelliana è sempre gradita dalla platea; parliamo di un autore inafferrabile, volutamente provocatorio ed attuale. Il testo, poi, è perfetto per il momento storico, sembra scritto stamattina e fa di questo grandissimo autore un classico contemporaneo. La commedia, poi, affronta il tema della società malata, oggi trasformata in verminaio e Pirandello l’aveva previsto già allora. Per questo credo che le pagine del testo siano utili, anzi indispensabili: incuriosiranno il pubblico, lo indurranno a rifl ette-re. La “gente” ce la vogliono raccontare in un altro modo, specie i media: un pubblico piatto, pigro, vuoto. Invece io sento che c’è voglia di incontri, esiste un movimento. Certo, ci sono il rinascente razzismo, la crisi delle borse e un imbarbarimento culturale diffu-so, ma l’abbrutimento è una scelta voluta e con questa commedia voglio fare il mio dovere di cittadino, recuperando valori”.

Alessandra Miccinese, cinespettacolo.it

Hanno scritto...

C’è da credere (dopo aver ricevuto in regalo da Leo Gullotta un Pirandello di gran rango) che il teatro italiano, in tempo di vessa-zioni e di peste, si stia “vendicando” a colpi di bellezza. Il testo (consideriamolo del 1905: è di quell’anno la novella “Tirocinio” dalla quale la commedia, che anche troppo la cita e la conserva, fu tratta una dozzina d’anni più tardi) può defi nirsi verboso, iperar-gomentato, poco “recitabile”. In realtà, si tratta forse di un copione cui serve il grimaldello capace di scardinarlo, di tradurlo in viva, vibrante evidenza teatrale. L’arnese da scasso, nel caso dell’allestimento dell’Eliseo, è pro-prio Gullotta, protagonista esemplare, nei panni di Angelo Baldo-vino, in un crescendo di lucidità, di titanica voglia d’imporre alla platea il sapore di una virtù diffi cile, l’onestà, ieri come oggi ol-traggiata senza ritegno. Il regista esalta, con ragione, il momento interpretativo (che Leo sorregge con bravura entusiasmante, voca-le e gestuale), isolando il mondo conformista in una casetta tra-sparente, dentro il bosco dell’inconscio, regno della Natura e delle sue manifestazioni. Lascia così a Baldovino, persona eticamente disinvolta fi no al momento di sposare una donna messa incinta dall’ammogliato marchese Colli, la possibilità di esplodere nella selva come l’uragano, cioè “naturalmente”. L’ometto, accettando di farsi garante dell’Onestà, esplode fra gli ipocriti e i maneggioni al pari della tempesta, li tortura, li incalza con la furia e l’acribìa dei neofi ti. E mentre essi faticano a camminare sul tappeto erboso, come respinti dal ferro rovente della probità, esperisce fi no in fon-do quel valore disatteso, ricevendone lavacro spirituale, rispetto, prospettive di futuro. Da non perdere.

Rita Sala, Il Messaggero

Una società, immutata nei tempi, da quelli passati a quelli odierni, che ha paura della diversità, perché essere onesti signifi ca essere diversi.

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CORRADO ROVARISJACOPO FRANCINI

Orchestra e Coro della FondazioneTeatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste

direttore Corrado Rovarisvioloncello Jacopo Francini

programmaOtto Nicolaj (1810-1849) Ouverture “Le allegre comari di Windsor” Nino Rota (1911-1979)Concerto per violoncello e orchestra n.1Allegro Larghetto cantabileAllegro

(intervallo)

Johannes Brahms (1833-1897)Sinfonia n.1 in Do minore op. 68 Un poco sostenuto, Allegro Andante sostenuto Un poco allegretto e graziosoAdagio, Più andante, Allegro non troppo ma con brio

Otto Nicolai fu talento precoce e fu operista apprezzato. Di solida formazione tedesca, lavorò a lungo in Italia divenendo entusiasta estimatore del nostro melodramma, tanto da fi gurare come autore di cartello nei teatri italiani. Die lustigen Weiber von Windsor rappresenta il suo commiato ad un’esistenza troppo breve (morì di attacco cardiaco a soli 39 anni), una partitura di gusto Biederme-ier che alterna il comico, il sentimentale, il fantastico, ove appaio-no molti riferimenti a Mozart, Rossini, Weber e Mendelssohn; una scrittura orchestrale molto raffi nata fa di questa opera un piccolo capolavoro.

Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Nino Rota, en-fant prodige del pianoforte e della composizione. Ebbe come maestri, tra gli altri, Alfredo Casella, Rosario Scalero, Fritz Reiner. Quindi una solidissima formazione classica che diede all’estro, al talento innato, alla straordinaria facilità di scrittura la possibilità di affrontare tutti i generi musicali: dall’opera alla musica sacra, dalla sinfonica alla cameristica, eccellendo e ottenendo però i più alti riconoscimenti nella composizione per il fi lm. Tutti sanno della collaborazione con Federico Fellini, Luchino Visconti, Mario Moni-celli e molti altri per almeno 40 anni di attività ai massimi livelli, culminati con il successo straordinario de “Il Padrino”, di Francis

giovedì 17 novembre ore 20.45

Abbonamenti:- Sinfonica 2011- Sinfonica 2011’12

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Ford Coppola. Meno conosciuta, ma non meno importante, la sua produzione sinfonica dove trovano spazio, tra le molte composi-zioni, tre concerti per violoncello e orchestra: uno giovanile, com-posto a 14 anni e non numerato, e altri due composti nel 1972 e 73. Il Concerto n.1 (1972) è senza dubbio di impianto molto tradizionale, ma non per questo privo di interesse, ancorato alla forma bitematica del primo tempo, alla cantabilità che esalta la voce dello strumento solista nel secondo tempo, al ritmo brioso del terzo tempo, quasi un moto perpetuo, che si conclude con una accelerazione fi nale di grande effetto.

Johannes Brahms diede concretezza all’idea di una sinfonia solo intorno ai quarant’anni, riprendendo e rielaborando materiali a cui stava lavorando da molto tempo. E’ noto che prima di passare alla realizzazione defi nitiva di questo progetto così ambizioso egli vol-le farsi precedere da un’opera di studio, quasi un cartone prepa-ratorio del grande affresco: le Variazioni su un tema di Haydn, un omaggio affettuoso ed esplicito al Grande Padre del Classicismo viennese. La Prima Sinfonia è l’opera che Schumann avrebbe voluto che Brahms componesse già a vent’anni, quella che tutti gli amici si aspettavano perché già da tempo ne conoscevano gli abbozzi. E invece la gestazione fu lunghissima! Il primo tempo è un miracolo di equilibrio costruttivo, con un Allegro ch’è prece-duto da una introduzione intrisa di desolazione, ma che contiene in nuce il germe tematico di tutto l’intero movimento. Il secondo tempo è in ¾, tonalità di mi maggiore, suddiviso in tre sezioni. Il terzo tempo, è un episodio poetico, tipicamente brahmsiano, che non ha nulla dello “scherzo” che di solito si trova a questo punto, e introduce il tempo fi nale, un “adagio-allegro” che rappresenta il culmine espressivo di tutta la sinfonia. È interessante rileggere la prima recensione della “Leipziger Nachtrichten” dell’esecuzio-ne della Sinfonia diretta dallo stesso Brahms nel gennaio 1877. “Questo lavoro deve essere valutato allo stesso livello della IX di Beethoven e della II di Schumann. Lo scopo delle tre sinfonie è identico e per raggiungerlo Brahms ha percorso la sua strada con audacia e sicurezza (…). Se si dovesse dare la palma la daremmo al primo movimento, per il vigoroso slancio di potenza creatrice. Il secondo è del tutto degno del precedente per l’espressione in-tensa e fervente. Per quanto riguarda il terzo, sarebbe stato ne-cessario un ascolto più prolungato: esso apporta un contrappunto di sentimento a quanto è espresso in precedenza, si desiderereb-be solo un maggiore sviluppo. Del fi nale possiamo avventurarci a pensare che sia il movimento che ha dato più preoccupazioni al compositore: Brahms vi abbandona la sua indipendenza e vola verso Beethoven ad acquistare nuove energie per la sua perora-zione; (…) un volo verso un maestro insuperabile”.

Corrado Rovaris è direttore musicale della Philadelphia Opera Company dal 2005. Ha iniziato la propria carriera affrontando il repertorio barocco, per poi avvicinarsi a Mozart, Haydn, Paisiello, Donizetti, Rossini, Bizet e tutto il grande repertorio. Come diret-tore d’orchestra debutta con Il fi losofo di campagna di Galuppi nell’allestimento dell’As.Li.Co., ripreso in vari teatri d’Italia ed al Teatro Comunale di Firenze e successivamente sale sul podio dei

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più importanti teatri in Italia e nel mondo: Maggio Musicale Fio-rentino, Regio di Parma, Regio di Torino, Arena di Verona, Comu-nale di Bologna, Comunale di Modena, Rossini Opera Festival di Pesaro, La Fenice di Venezia, Accademia di Santa Cecilia di Roma; Opéra di Lyon, Théâtre Municipal de Lausanne, Oper Frankfurt, Japan Opera Foundation di Tokyo e al Teatro alla Scala e molti altri teatri in Italia e all’estero.

Jacopo Francini ha studiato con Franco Rossi e Adriano Vendra-melli. Vincitore dei concorsi violoncellistici di Vittorio Veneto, Chie-ti, Biella, ha svolto un’intensa attività cameristica che lo ha portato ad avere affermazioni e riconoscimenti.Con il Quartetto di Firenze è risultato semifi nalista al Concorso “V.Gui” e al Concorso “Viotti” di Vercelli, col Trio Rachmaninoff ac-canto a Stefano Furini e Massimiliano Ferrati è risultato vincitore al Concorso “Città di Pinerolo”. Come solista ha eseguito il Concerto di Elgar con l’Orchestra del Teatro Verdi di Trieste sotto la direzione di L.Zagrosek, con l’Or-chestra Giovanile di Friburgo il concerto di Schumann, con l’Or-chestra Filarmonica di Zagabria il Triplo Concerto di Beethoven. Attualmente è primo violoncello presso l’Orchestra della “Fon-dazione Teatro Verdi” di Trieste; ha collaborato nel medesimo ruolo con l’Orchestra Nazionale RAI, del Maggio Musicale Fio-rentino, l’Orchestra Regionale Toscana, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretto da Z.Mehta, S.Bychkov, R.Muti, M.W.Chung, W.Sawallisch, E.Inbal, D.Oren, D.Renzetti. Con l’Accademia Bizantina di Ravenna ha suonato al Ravenna Fe-stival e al Festival di Lucerna con Luciano Berio ed ha partecipato all’incisione di “Corale su Sequenza per violino solo” di Berio e ad altre incisioni per la Denon Nippon.

Ricorre quest’anno il centenario dellanascita di Nino Rota, enfantprodige del pianoforte e della composizione.

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sabato19 novembre 2011ore 20.45

Abbonamenti:- Fidelity gold- Fidelity platinum- Blu

domenica20 novembre 2011ore 20.45

Abbonamenti:- Rosso- Giallo

Data la delicatezza dell’argomento, pur trattato con un estremo rigore morale, lo spettacolo è sconsigliato ad un pubblico di minori.

BLACKBIRD

di David Harrowerversione italiana di Alessandra Serra

con Massimo Popolizio e Anna Della Rosae con Silvia Altrui scene di Paco Azorincostumi di Chiara Donatoluci di Claudio De Pacefoto di scena David Ruanoregia di Lluís Pasqual

Produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa

Dopo “Donna Rosita nubile” dell’amato Garcia Lorca – grande suc-cesso della scorsa stagione – Lluís Pasqual si cimenta con un testo scomodo e terribilmente attuale sulle ferite inguaribili di un amore sbagliato, Blackbird, del poco più che quarantenne David Harro-wer, rivelazione della nuova drammaturgia scozzese. Lo spettacolo è la terza produzione che il regista catalano fi rma per il Piccolo Teatro di Milano, sua “seconda casa”, a 25 anni esatti dalla prima, “El Público” di Garcia Lorca, accolto nel 1986 con uno strepitoso successo proprio allo Studio in occasione della sua apertura. In Blackbird, attraverso la strepitosa interpretazione di due attori che tengono magistralmente la scena senza mai intimidirsi di fronte ai loro scabrosi ma quanto mai reali personaggi, si affronta un tema drammatico: l’amore di un uomo adulto per una bambina, da una prospettiva diversa. “Mettere in scena Blackbird - spiega Pasqual - signifi ca portare in evidenza un tema che tutti conosciamo nella sua realtà quotidiana, per guardarlo in modo più profondo, al di fuori di ogni signifi cato scandalistico”. Il linguaggio teatrale diventa lo strumento privilegiato per uno sguardo “altro” sulle cose, soprat-tutto quando si tratta di vicende scomode e, quindi, spesso taciute. Così, attraverso le molte stratifi cazioni del testo e i numerosi livelli di lettura, l’ordinaria storia di una violenza si trasforma in una gran-de storia d’amore, che lega indissolubilmente, in maniera unica e crudele, due esseri umani. Una discesa negli inferi dell’animo umano, che dell’animo umano prova a svelare le ombre, le mille paurose sfumature.

Il caso Studebaker

Tony Studebaker è un ex-marine dell’esercito americano, membro di un’unità anti-terrorismo, coinvolto in operazioni contro Al-Qua-eda a seguito dell’11 settembre 2001. Nel 2003 è giudicato e incarcerato per il rapimento di una ragazzina di 11 anni, Shevaun Pennington, di nazionalità inglese, conosciuta via internet. Tutto inizia quando Shevaun racconta a Tony di avere 17 anni e intreccia con lui una relazione nutrita di espliciti messaggi erotici. Un giorno dice ai genitori che uscirà per un giro con le amichette: in realtà, lei e Tony hanno architettato una fuga che li porterà insieme prima a Parigi, poi a Strasburgo e a Francoforte, dove la storia fi nisce.

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Cinque giorni in tutto, al termine dei quali Studebaker è arrestato ed estradato. Davanti alla Corte di Manchester, si dichiara colpe-vole di rapimento e abuso sessuale. Trascorre 4 anni e mezzo in prigione, è trasferito negli Stati Uniti e qui condannato dalla Corte Federale ad altri 11 anni e 4 mesi, con l’ulteriore accusa di espatrio di minore a scopi sessuali. Si aggiunge una condanna simultanea a 7 anni e 11 mesi, per detenzione di materiale pedopornografi co. Blackbird è ispirato a questi fatti.

La genesi di “Blackbird”

Fino al 2003, il nome di Harrower è legato solo alle sue pièces di ispirazione scozzese e di modesto successo, esclusa la sola “Kni-ves in Hens”, defi nito un “classico moderno”. In quell’anno Brian McMaster, direttore dell’International Festival di Edimburgo, gli commissiona un testo: il drammaturgo ha car-ta bianca e due anni per presentare il lavoro al regista tedesco Peter Stein, che lo metterà in scena. L’inizio della collaborazione con Stein è travagliato: quando Harrower lo incontra in Umbria, il regista dichiara di aver detestato la sua ultima opera (“Dark Earth”) e lo sprona a scrivere qualcosa di completamente differente, pena il fallimento del progetto. Scoraggiato, Harrower si impegna nella stesura di un testo ispirato al caso giudiziario di Tony Studebaker. Dopo nove mesi il testo steso è troppo complesso: 3 atti per 18 personaggi. Capisce che non può funzionare. In quattro settimane condensa il testo all’essenza: l’incontro e il confronto fra due per-sonaggi, un uomo e una donna.Racconta Harrower: “Non ci fu bisogno di spiegare molto. Peter intuì in fretta di cosa si trattava esattamente (…) non fece altro che prendere il testo dalle mie mani… e abitarlo”.“Blackbird per me fu davvero una rivelazione - dice Harrower - per-ché di solito non scrivo così. È stata un’operazione diffi cile, irripeti-bile, che ha investito anche la lingua. Non c’è molta punteggiatura. Mi sono accorto che non potevo usare frasi con un punto e a capo, perché troppo cristalline, troppo fi nite. La forma rispecchia, in un certo senso, l’incertezza di persone che si aggirano una intorno all’altra. Non potevo usare materiale tratto semplicemente dalle pagine dei giornali”. Il tema dell’abuso è scottante. Ma non è quello il cuore dell’interesse per l’autore, che spiega: “Mi sembrava insen-sato scrivere un testo sulla pedofi lia, e dire la pedofi lia è un male: lo sanno tutti. Dovevo cercare più in profondità (…) Pensavo anche che le donne si sarebbero schierate contro di me. Invece, alcune amiche mi hanno poi raccontato di aver avuto relazioni con uomini molto più adulti e di essere sempre rimaste convinte di aver agito nel giusto”. Il titolo dell’opera, tradotto letteralmente, signifi ca “il merlo”, mentre nello slang britannico vuole anche dire “una ragaz-za”. Harrower conferma che deriva dall’omonima canzone di Paul Mc Cartney aggiungendo che, nella sua immaginazione, la colonna sonora della fuga d’amore di Una e Ray è “The White Album” dei Beatles. Il merlo corrisponde anche al travestimento adottato da Satana per indurre in tentazione un santo – San Benedetto, secon-do alcune fonti iconografi che – spingendolo a desiderare una fan-ciulla: il drammaturgo scopre questo legame quando ha già scelto il titolo e, con sorpresa, si accorge che calza a pennello al testo.

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Le versioni internazionali di “Blackbird”

2005, King’s Theatre (Festival internazionale di Edimburgo)“Negli ultimi anni il Festival di Edimburgo non aveva molta fortuna con i nuovi testi, scrive The Guardian ma Harrower ha spezzato questa maledizione. La prima messa in scena di Blackbird è diretta da Peter Stein. Defi nita straziante e incantevole, nel 2006 ottiene il premio della critica scozzese (CATS) come migliore nuovo spet-tacolo.

2005, Schaubühne, BerlinoLa versione tedesca di Blackbird è fi rmata Benedict Andrews (clas-se 1972), uno dei registi più quotati in Australia, sua terra di na-scita.

2006, Dramaten (Royal Dramatic Theatre), StoccolmaIl Dramaten è un organismo storico, legato al nome di Ingmar Bergman che fi rmò qui la sua prima regia e consegnò a questo teatro le sue creazioni fi no al termine della sua carriera. Pubblico e critica svedesi accolgono con entusiasmo Blackbird. Lo spettacolo è diretto da Eva Dahlman.

2007, Manhattan Theatre Club, New YorkJoe Mantello – molto apprezzato a Broadway, due volte vincitore del premio Tony, il più prestigioso della critica americana – dirige la coppia di star hollywoodiane Alison Pill (Milk) e Jeff Daniels (fra i suoi numerosi fi lm, La rosa purpurea del Cairo).

2008, National Center Performing Arts, BombayIl testo raggiunge l’India e nel 2009 è in cartellone per la sezione “teatro sperimentale” in una delle più importanti istituzioni culturali del continente asiatico (NCPA, inaugurato nel 1969). È rappresen-tato anche a Bangalore e Nuova Delhi.

2009, Victory Gardens Theater, ChicagoCon Dennis Začek alla regia e due volti noti del grande e picco-lo schermo americano, Mattie Hawkinson (Stanno tutti bene, Così gira il mondo) e William L. Petersen (Vivere e morire a Los Angeles e C.S.I. Las Vegas, nel ruolo di Gil Grissom), lo spettacolo è il più grande successo del teatro in 34 stagioni.

2011, Théâtre Vidy-Lausanne, Losanna A breve, Blackbird tornerà sulla scena svizzera, dove è stato pre-sentato nel corso di una precedente stagione. Diretto da Gérard Desarthe – regista e docente al Conservatoire di Parigi, è stato uno degli attori prediletti di Patrice Chéreau – il testo turba e affascina, perché affronta con sottile umanità un grande tabù.

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mercoledì23 novembre 2011ore 20.45

Abbonamenti:- Fidelity platinum- Fidelity gold- Blu

giovedì24 novembre 2011ore 20.45

Abbonamenti:- Giallo- Arancio- Mix Prosa

DONKAUNA LETTERA A CECHOV

una produzione di Compagnia Finzi Pasca e Chekhov International Theatre Festivalin coproduzione con Théâtre Vidy – Lausanne

scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca musiche e orchestrazione Maria Bonzanigodirettore di creazione Antonio Vergaminiscenografi e e accessori Hugo Gargiulodirettore associato Julie Hamelincostumi Giovanna Buzzidisegno luci e coreografi e Daniele Finzi Pascadisegno suono e coreografi e Maria Bonzanigovideo designer Roberto Vitalini per bashiba.commake-up designer e collaborazione agli accessori Chiqui Barbéideatore Roue Cyr Daniel Cyr ricercatore e assistente alla regia Facundo Ponce de Leon

interpretato da Moira Albertalli, Karen Bernal, Helena Bittencourt, Andrée Anne Gingras-Roy, David Menes, Felix Salas, Beatriz Sayad, Rolando Tarquini

direttrice di tournée e direttrice di scena Andrea Carusodirettore tecnico e machinista Lorant Vorosco-direttore tecnico e tecnico luci Guillaume Labellerigger Jens Leclercassistente del sound designer e fonico in tournée Fabio Lecce

project Manager Chiqui Barbécoordinatore tecnico Alexis Bowlesinternational touring and representation Julie Hamelinassistente per il booking internazionale Sarai Gomezfotografa e grafi ca Viviana Cangialosi

Un mondo di ghiaccio abitato da creature evanescenti che volano in equlibrio tra grazia e nostalgia struggente, piene di vita eppure fragi-lissime, pronte a sciogliersi di fronte al mistero della vita. Se Cechov parla il linguaggio zeppo di magia del noveau cirque, il merito è di Daniele Finzi Pasca, guerrigliero gentile della visione.

(La Repubblica, 20 aprile 2011)

La grande magia del circo rende omaggio a Cechov, in uno spettaco-lo fatto di visioni, equilibri fragili, danza, acrobazia, giocoleria. Don-ka, la nuova creazione di Daniele Finzi Pasca - già protagonista affer-mato della scena internazionale, autore di spettacoli indimenticabili con Cirque Eloise e Cirque du Soleil – ci fa immergere nella vita dello scrittore, decifrando note e appunti, donando corpo e forma ai suoi famosi, enigmatici silenzi. Finzi Pasca, da sempre in cerca di “stati di leggerezza” nel lavoro di coreografo, pesca nel baule della fantasia circense per dar vita a un poema visivo fatto di oggetti e corpi so-spesi. Un cast internazionale di abili performers, clowns decadenti, musici, danzatori e acrobati, anima la scena, dove, come un tappeto

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sonoro, si stendono le musiche composte da Maria Bonizago, richia-mando le atmosfere della lontana Russia. Suonano fi sarmoniche, val-zer, vecchie romanze e cori tradizionali, mentre sfi la una galleria di tipi cechoviani, fatta di eterni studenti, dottori, sognatori, scapoli, fanciulle in lutto per la vita. Si inseguono le istantanee di un mondo perduto, fra canti di uccelli, rumore di vento tra i rami, ombre cinesi ed esplosioni di colori. Si risveglia, di continuo, lo stupore.

Cos’è che rende il teatro di Cechov tanto potente e allo stesso tempo delicato? La capacità che possiede, unica, di esprimere sensazioni vivissime, di coinvolgere e travolgere lo spettatore. Donka ha colto l’essenza di Cechov, il distillato della sua anima; lo trasmette con im-magini, suoni, gesti, acrobazie di una forza sorprendente. Non è solo la maestria nell’esecuzione a rendere Donka un eccellente spettacolo ma la capacità di costruire le immagini in modo ricco da vedervi den-tro, lasciando uno spiraglio che lo spettatore possa ricucire con un proprio senso, una propria storia. Daniele Finzi Pasca e la Compagnia del Teatro Sunil tracciano la mappa di un viaggio completamente per-sonale e libero in cui basta arrendersi alle immagini e lasciarsi cullare. Per uno spettatore non passivo ma abbandonato.

(www.teatro.org)

Note di regia

Sono un collezionista di attimi, di dettagli, di piccoli particolari. Il mio teatro è fatto di immagini che si sovrappongono, che spesso non rac-contano in modo lineare. È un continuo alludere, fi ngere che certe cose siano successe per davvero. Amo i silenzi, le pause, i momenti di sospensione, forse perché fondamentalmente cerco da anni stati di leggerezza. Ho deciso di scoprire Cechov allo stesso modo, andando alla ricerca di particolari, di dettagli, nella sua vita, nelle pagine dei suoi scritti e non solo. Ho pensato di dare forma ai silenzi contenuti nelle note dei suoi diari e di creare immagini partendo dalle sue anno-tazioni. Poi ho cercato vite parallele alla sua nel giardino di casa mia, perché è il solo modo che conosco per raccontare storie, scavando sotto le rose alla ricerca di un tesoro. Vengo da un teatro impregnato profondamente dal linguaggio dei clown, dei giocolieri, dal mondo delicato e magico dell’acrobazia. Cechov amava pescare, andava a pescare per poter ragionare, rifl ettere tranquillamente. Ci sono pesci che si prendono in profondità, non si usano galleggianti ma si fi s-sa all’estremo della canna un campanellino. Donka è il nome di quei campanellini, uno degli strumenti con i quali Cekhov usava disporsi alla meditazione. In questo spettacolo ci saranno oggetti sospesi ad una tragica fragilità che lentamente si scioglieranno come ghiaccio al sole, come cera che fonde. Ci saranno equilibri precari danzati dai nostri interpreti, ci saranno clown decadenti, poetici, elegantemente decadenti. Ci sarà il respiro di una fi sarmonica e l’eco di un coro. Ci sarà tanto bianco, forse del blu e poi delle macchioline di sangue, pic-cole e nascoste, come le tracce di quella malattia che ha lentamente consumato, a colpi di tosse, lo scrittore. Ci saranno letti di ospedali di campagna, corvi e altri uccelli, vento tra le fronde, un bambino con una febbre che gli brucia nel petto, il suono di una campana, uomini nascosti sotto alle lenzuola, attori che discorrono come discorrono gli attori, forse un incendio, un poco di solitudine, un giardino, un lago, un sonaglio che agitandosi indica che un pesce fi nalmente ha abboc-cato.

Daniele Finzi Pasca

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NOTE DI SALA6° edizione, ottobre/dicembre 2011

La formazione del pubblico, studenti e adulti, è un obiettivo strate-gico del Teatro, perseguito con vari progetti tra cui gli appuntamenti qui indicati, che non vogliono approfondire solo i temi proposti nel cartellone ma anche proporre suggestioni e rifl essioni più ampie.

a cura di Franco Calabretto

me 2 novembre, ore 18.00 - Foyer del teatroEDDI DE NADAIBENIAMINO PRIORLucia di LammermoorIl noto direttore d’orchestra pordenonese ci racconta al pianoforte l’opera di Donizetti accanto al celebre tenore, che interverrà con ricordi, aneddoti e riferimenti alla vocalità.AL TERMINE, COCKTAIL “DELLA FOLLIA”

ma 29 novembre, ore 18.00 - Foyer del teatroGIANMARIO VILLAL TALa musica della poesiaEsperienze musicali e di ricerca nella vita e nella produzione dello scrittore e poeta premio Viareggio 2011.AL TERMINE, COCKTAIL “SAPORI DI UNA POESIA”

ve 16 dicembre, ore 18.00 - Foyer del teatroCRISTINA BOZZOLINICoppeliaLa direttrice della Scuola del Balletto di Toscana, nota didatta e coreografa, ci racconta la “Coppelia” di Fabrizio Monteverde, ma anche le sue esperienze, le scuole di danza in Italia,la formazione professionale dei giovani ballerini.AL TERMINE, COCKTAIL “DEL DOTTOR COPPÉLIUS”

lu 19 dicembre, ore 18.00 - RidottoCARLA MANZONBARBARA RIZZIMi chiamo Erik Satie, come chiunque.Conferenza-spettacolo sul genio francese fondatoredell’avanguardia parigina del “Gruppo dei Sei”. In collaborazione con Associazione Musicale Tarcentina.AL TERMINE, COCKTAIL “DELLA STRAVAGANZA”

Ingresso liberofi no ad esaurimento dei posti

con il sostegno

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OPERA DOMANILA GRANDE LIRICAMUSICA A FUMETTIPercorsi didatticiper la scuola

con il sostegno di

SCUOLA A TEATRO

5 MILA STUDENTI DI TUTTA LA PROVINCIAPARTECIPANO A OPERA DOMANI, MUSICA A FUMETTI E ALLA “GRANDE LIRICA”

Il Teatro Verdi di Pordenone registra un nuovo successo. Non solo per la fi ducia accordata alle proposte della nuova stagione di spettacoli: se la campagna abbonamenti si è infatti chiusa positi-vamente (superando i 2700 abbonamenti), dati eccellenti arrivano dal fronte scuola e formazione del pubblico giovane. Un settore al quale il Comunale da sempre dedica un impegno particolare nella consapevolezza che uno dei suoi compiti fon-damentali è proprio la diffusione della cultura e dell’educazione teatrale e musicale e, all’interno di questo obiettivo, la crescita di nuovo pubblico. Un obiettivo fortemente condiviso dalla Fondazione Crup, che, ha scelto di sostenere alcune specifi che iniziative attraverso le quali il Teatro promuove l’avvicinamento di bambini e dei ragazzi alla musica lirica e sinfonica. Progetti di formazione che presentano numeri straordinari: sono infatti 5 mila i giovani e gli insegnanti – appartenenti a scuole di ogni ordine e grado di tutta la provincia di Pordenone – che prendono parte a “Opera domani”, “Musica a fumetti” e “La grande lirica”. Risultati lusinghieri che premiano un lavoro avviato anni fa e la cui diffusione è sintetizzata nel dato rife-rito al più collaudato dei progetti, “Opera domani”, che in quattro anni ha registrato un incremento di partecipanti del 113%! Opera Domani è un percorso didattico rivolto alle scuole pri-marie e secondarie (riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione) organizzato in collaborazione conAs.Li.Co., Comune e Provincia di Pordenone e Fondazione Teatro Lirico G. Verdi di Trieste. Si declina in un corso di formazione per gli insegnanti e in una serie di attività laboratoriali per i ragazzi che culminano con la visione di uno spettacolo. La partecipazione attiva alla rap-presentazione è la caratteristica principale di Opera domani. Per l’edizione 2011 sarà rappresentata l’opera “Nabucco”, di Giusep-pe Verdi. Ben quattro le repliche previste (dal 29 novembre al 1. dicembre) a testimonianza del grande successo di partecipazione.La grande lirica, riservato agli studenti delle scuole superiori, si lega quest’anno all’opera “Lucia di Lammermoor”, in programma domenica 6 novembre. Attraverso incontri con esperti (tra i quali il regista dell’allestimento) gli studenti vengono accompagnati e stimolati a un ascolto e una visione più consapevole. Non solo. Sa-bato 5 novembre assisteranno - ed è un’iniziativa riservata esclu-sivamente a loro - alla prova generale dell’opera, con un biglietto simbolico di 5 euro. Musica a fumetti, “ultimo nato” è un nuovo percorso didattico nell’ambito dei progetti di avvicinamento alla musica sinfonica per le scuole dell’obbligo e unisce due arti, la musica e il disegno. Lo spettacolo, “Vivaldi e le formiche”, rivolto alla scuola primaria, si terrà il 27 marzo 2012, anche in questo caso preceduto da un incontro di formazione per gli insegnanti.

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IN BREVE

AVVISO AL PUBBLICOSegnaliamo al gentile pubblico due variazioni al programma degli spettacoli del mese di dicembre.

- Coppelia, della Compagnia Junior del Balletto di Toscana, si ter-rà il 16 dicembre e non il 15 dicembre, per esigenze tecniche.

- China National Symphony Orchestra, ha annullato la tournée europea, pertanto il concerto previsto per l’8 dicembre è sostituito con il concerto dell’Orchestra della RAI programmato per il 10 dicembre, con il direttore Semyon Bychkov e il pianista Benjamin Grosvenor.

Abbonamenti saranno validi per le sostituzioni comunicate e i bi-glietti saranno in vendita regolarmente a partire dal 21 novembre.

PREVENDITA BIGLIETTIA partire da lunedì 21 novembre, nella biglietteria del Teatro, saranno in vendita i biglietti per gli spettacoli del mese di di-cembre. Tanti appuntamenti in programma: Antonio Rezza con 7-14-21-28, uno spettacolo incredibilmente comico, Coppelia di Fabrizio Monteverde, l’Orchestra della RAI, il suggestivo L’uomo della sabbia della compagnia Menoventi, la stupenda Anna Bona-iuto con La belle joyeuse e per i piccoli Alice attraverso lo specchio ispirato a Lewis Carroll.La biglietteria (Viale Martelli, 2) è aperta dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 19.00 e il sabato dalle 16.00 alle 19.00.

OSPITI A TEATROIl prossimo 16 novembre, alle 20.45, il Teatro ospiterà il concerto della Banda Musicale della Aeronautica, promosso dalla Provincia di Pordenone e dal Comando dell’Aeroporto di Aviano, in occasione dei 100 anni di fondazione dell’Aeroporto “Pagliano e Gori”.

Testi del programma a cura di Franco Calabretto, Cristina Savi

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AMICI DEL TEATRO - STAGIONE 2011’12

Cimolai

Palazzetti

Peressini spa

Tipografi a Sartor

SOCI FONDATORI

Comune di Pordenone

Provincia di Pordenone

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

INFOLINE 0434.247624

www.comunalegiuseppeverdi.it

SOCI ONORARI

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