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Comune di Gussago Ass. Pubblica Istruzione Istituto Comprensivo di Gussago Scuola Secondaria di 1° grado “A. Venturelli” fondazione civiltà bresciana onlus

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Comune di GussagoAss. Pubblica Istruzione

Istituto Comprensivo di GussagoScuola Secondaria di 1° grado “A. Venturelli”

fondazione civiltà brescianaonlus

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paola ricciassessore alla culturae pubblica istruzione

del Comune di Gussago

La commedia La storia di Marta della buca ha diversi motivi diinteresse: la scelta di stamparne il copione ha contribuito a fissare unaltro pezzo della ricchissima e secolare storia del nostro paese, storia, inquesto caso, agita su un palco da un gruppo di ragazzi che, attraverso ilteatro, hanno fatto conoscere al territorio il lavoro svolto all’interno dellascuola. Affascinanti e stimolanti, per quel che mi riguarda, le radici diquesto progetto sviluppato dal professor Nichilo. Questo racconto fiabescofu raccolto alle Civine, dalla viva voce dei suoi abitanti, nell’Ottocento, dadon Giovan Battista Federici che abbozzò un romanzo, parzialmenterecuperato negli anni Novanta da un pronipote, quel professor Federiciinsegnante emerito alla scuola A. Venturelli. La leggenda interessò, peraltro, anche il poeta Cesare Arici che la inserì nel suo poema L’originedelle fonti. La vicenda è stata poi attualizzata dal prof. Nichilo, ma nonstravolta, mantenendo i toni lievi della fiaba popolare. I ragazzi hannomesso in scena un testo in grado di parlare di Gussago e delle suetradizioni con quella leggerezza tanto amata da Italo Calvino, quellaleggerezza che è essenzialità di dialoghi e contenuti.Nell’Istituto Comprensivo diretto dalla dott.ssa Enrica Massetti, del resto,il teatro è una realtà ben affermata. La Scuola Secondaria di primo grado“Venturelli”, infatti, ha dato vita ad una rassegna teatrale per ragazzi«Classi(ci) in scena — premio Giovanni Canu», che nel 2013 vedrà la suaterza edizione. Il teatro dunque come mezzo che i ragazzi hanno, in un’etàdelicata come l’adolescenza, per esplorare se stessi ed il mondo checominciano a conoscere in maniera più approfondita. Con la messa inscena di un’opera come Marta, il teatro diventa anche un modo per farcapire a loro, ma anche a noi, come una tradizione possa tradursi in vitaletrasmissione di sentimenti e passioni. Nell’edizione 2012 dell’AutunnoGussaghese penso siano stati in molti ad emozionarsi quando questacommedia è stata rappresentata, il 17 settembre, come nel miglior teatrocontemporaneo, proprio a Civine, sul selciato della contrada, dove lastoria di Marta e la sua leggenda sono cominciate.Mi auguro che questa esperienza di apertura della scuola al territoriopossa continuare nel tempo ed essere estesa anche ad altri progetti comefonte di stimolo per i nostri ragazzi, adulti di domani.

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Marta della buca è qualcosa di più di un’opera teatrale per ragazzi: èuno dei tanti piccoli segni, una delle molte proficue esperienze cheinsegnanti ed allievi vivono nell’istituto comprensivo di Gussago. Dadue anni infatti le scuole del nostro territorio sono riunite in uncomprensivo che fin dal proprio logo ha esplicitato l’attenzione avalori quali la memoria, la solidarietà, la partecipazione e l’ambiente.La favola teatrale di Marta per certi versi riassume tutto ciò: rielaborauna leggenda, in una paese come Gussago che è ricchissimo di storiae tradizioni, una commedia ambientata in una delle frazioni piùpittoresche ed immerse nel verde: Civine. Marta della buca vuol direanche partecipazione e solidarietà, perché l’opera è stata messa inscena dagli allievi al termine di un laboratorio di teatro che è ormaidiventato una piacevole consuetudine del nostro istituto. La leggendadi Marta nel racconto portato in scena diventa allo stesso tempo unmodo per conoscere una delle tante storie curiose del territorio e unaformidabile metafora per leggere i nostri anni, con il suo invito adandare oltre le diversità, puntando sui valori dei forti sentimenti.L’Istituto Comprensivo di Gussago da due anni infatti promuove larassegna teatrale Classi(ci) in scena, dedicata espressamente airagazzi della secondaria di primo grado e alla rappresentazionedi opere tratte da classici o da leggende. La secondariadi Gussago non è nuova ad esperienze teatrali chehanno contraddistinto per anni la vita dell’istituto. In questa nuova formula si va a porre l’accento sullacondivisione di un’esperienza come il teatro,fondamentale per la concretezza di rapportiinterpersonali che riesce a creare, per tutte quellecompetenze sociali ed emozionali che si vengono adacquisire nel corso del laboratorio, propedeuticoall’allestimento dello spettacolo vero e proprio. Recitare siconfigura come una sorta di viaggio/avventura nell’universodei linguaggi espressivi, dove ogni tappa è una conquista alivello individuale e di gruppo. In questo luogo magico èpossibile esplorare e potenziare le proprie capacitàespressive: oltre alla voce si libera la valenza espressiva delcorpo e questo conduce l’adolescente a fare i conti con ilproprio spessore corporeo, a superare stati di pudore,vergogna e paura. Fare teatro a scuola rappresenta, inoltre, unastraordinaria occasione di maturazione all’ascolto, alla riflessionee al recupero di spazi di autonomia di pensiero, così preziosa inuna società, come la nostra, che tende all’omologazione.

Enrica Massettidirigente Istituto Comprensivo di Gussago

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La storia di Marta della Buca è una commediatratta da una leggenda delle Civine, contradaincastonata tra le colline gussaghesi. Marta siinnamora di Ariboldo, un soldato stranierofuggito dal carcere nella rocca di Brescia. I duevivranno per sempre felici e contenti, come nellamigliore tradizione, ma solo dopo aver avutoragione del signorotto Prospero, un pretendentealla mano di Marta, tanti pregiudizi ed unequivoco. In paese pensano che Marta sia statauccisa proprio da Ariboldo mentre la ragazza èsolo scivolata in una delle grotte sul monte. Laleggenda originaria mescola tratti di realtà adaspetti del fantastico e del meraviglioso con unmeccanismo tipico della cultura popolare: unaMarta Antonelli risulta, infatti, nel registro deibattesimi del 1773 mentre non ci sono tracce diAriboldo che, però, è un nome molto simile aReboldi, tra i cognomi tipici della frazione. Lagiovane si salva perché sfamata nella grotta dauna colomba e riesce a sposarsi con il suo amatoche nel frattempo per sfuggire alla nuova edingiusta condanna è arrivato fino aGerusalemme. Sono diversi i motivi che hannospinto a trarre da questa leggenda, che sa dinotti di tanti anni fa in stalla a far filò, un’operateatrale per ragazzi. Un filo rosso sembravaunire, inoltre, questa leggenda alla scuolaVenturelli. Alla scrittura e messa in scena diMarta si è arrivati per gradi, proprio a partiredalla riscoperta che Giovanni Federici, docenteemerito del nostro istituto, svolse più di unadecina di anni fa, nel 1999, su un manoscrittodella sua famiglia. Questo testo, conservato soloin parte, che si titolava Marta della buca, erastato scritto nell’Ottocento da don GiovanBattista Federici. In questo romanzo, rimastoinedito, aveva raccolto e ampliato la leggendaascoltata in frazione che, forse, aveva sollecitatol’ispirazione anche del celebre scrittore CesareArici, che ben conosceva Gussago, grazie anche

a legami familiari. Arici nel poemetto L’originedelle fonti, nel 1833, aveva inserito la leggendadi una ragazza che pascolava il suo gregge neipressi della vicina località gussaghese diCamaldoli; questa, inseguita poi da un gruppo didelinquenti, finiva in una grotta e veniva salvatadopo tre giorni, grazie all’intercessione dellaMadonna. Partendo dalla leggenda di Marta,resa se si vuole più intrigante, dall’aver ispiratoun manoscritto sopravvissuto per metà ed unpoemetto d’autore, si è poi cominciato alavorare con gli allievi. Si è operato con gruppied in tempi diversi, ascoltando lorosuggerimenti, abbozzando e alleggerendo pergradi il testo finale. Si sono sperimentate formedi rappresentazione, dall’aula magna della scuola,al teatro parrocchiale ed infine alla stessafrazione. È stato poi fondamentale il confrontotra gli anziani della Civine e la leggenda cosìcome loro la ricordavano, divenuta laprotagonista di un carro allegorico nell’Autunnogussaghese del 2000. Cosa resta al termine di unpercorso di cui questo volumetto rappresenta untangibile punto di arrivo? L’invito a ripartire pernuovi viaggi dritti al cuore delle tradizioni di unpaese, spazi dove la memoria e le novitàpossono vitalmente integrarsi. Resta poi l’invitoad innamorarsi della parola raccontata sia essain lingua che in dialetto, come nel testo diMarta, perché solo dando peso alle parolediamo spessore alle nostre vite. Rimane, infine,il piacere di aver condiviso con gli allieviun’esperienza significativa, sul piano emotivo edelle competenze, come la rappresentazioneteatrale. Essa è un complesso microcosmo incui i rapporti umani di tutti i partecipanti siformano, si plasmano e accedono ad un sensopiù alto. E tutto questo, in un’epoca di unavirtualità inevitabilmente vissuta ma troppospesso subita o ancor peggio ostentata, pensonon sia cosa da poco.

vittorio nichilo

Scuola e territorio con entusiasmo: la storiadella Storia di Marta della Buca

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ATTO PRIMOscena prima Spettatore: (scendendo le scale) «Che bello,a casa stasera non c’è nessuno, la tele è tuttamia...vediamo cosa fanno!».

[Lo spettatore simula l’accensione della televi-sione]

Annunciatore «Che cosa facciamo stasera?».

Spettatore «Eh, se non lo sai te!»

Annunciatore: «Ah, è vero. Allora stasera ci sa-ranno i Simpson»

Spettatore «Già visti...»

Annunciatore «Allora ci sarà dottor House!»

Spettatore «Già visto...»

Annunciatore «Oppure c’è Marta e Ariboldo!»

Spettatore «Ma cos’è?»

Annunciatore «C’è una ragazza chiamata Mar-ta, il fidanzato Ariboldo e anche il solito cattivo,Prospero. E poi tutto finisce...»

Spettatore «Non mi rovinare il finale come alsolito!»

Annunciatore «Ok, avete proprio ragione.Guardate che sarà molto bello, meglio di Be-autiful»

Spettatore «Speróm!»

Annunciatore «In un paese di non molto lonta-no, Civine...»

scena secondaVoce fuori campo «Nel paesino di Civine abitauna bella ragazza di nome Marta. Marta è unagiovane contadina, vive con la sua famiglia epassa le sue giornate a raccogliere i fiori delcampo e a raccogliere la legna nel bosco»

Marta «Buongiorno animaletti del bosco!»

Primo animaletto del bosco «Marta sei bella!»

Secondo animaletto del bosco «Marta sei bel-lissima!»

Terzo animaletto del bosco «Marta sei splen-dida!»Marta «Grazie animaletti del bosco!»[Marta si gira verso un gruppo di sette persone]Marta «E voi chi siete?»I sette nani «No, noi abbiamo solo sbagliatostoria!»Un passante «Marta ta ghèt bo tép»

scena terza[Marta nel bosco circondata da fiori]Voce fuori campo «Marta però, in fondo, è in-felice e passa le sue serate di primavera neicampi tra i fiori»[Passano tre ragazzi vestiti da figli dei fiori]Voce fuori campo «Ho detto fiori, non figli tra ifiori»Marta «Che tristezza! Così giovane e bella, sen-za un fidanzato. Che vita ingiusta! Mica voglioBrad Pitt o Raoul Bova! Specchio, specchio del-le mie rane, dimmi se c’è un fidanzato per menel reame?»Specchio [lo Specchio parla in una lingua stra-niera] «Il tuo fidanzato presto arriverà ed Ari-boldo il suo nome sarà!»

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scena primaVoce fuori campo «Marta è molto triste perchénon trova l’amore della sua vita ma non sa che...l’amore della sua vita sta arrivando di corsa» [l’attore che interpreta Ariboldo entra in scenadi corsa, guardandosi intorno come se fosseinseguito da qualcuno e scende tra il pubblico,uscendo poi dalla sala, mentre la voce fuoricampo parla di lui]Voce fuori campo «Ariboldo, questo è il nomedel futuro fidanzato di Marta, è un soldato te-desco scappato dal castello di Brescia che cor-rendo a più non posso si è ritrovato alle Civinema non sa più dove andare. Gli animaletti delbosco hanno notato il fuggitivo e vogliono co-municare la lieta notizia alla loro amica Marta»Animaletti del bosco «Buongiorno Marta!» Primo animaletto del bosco «Marta sei bella!»Secondo animaletto del bosco «Marta sei bel-lissima!»Terzo animaletto del bosco «Marta sei splen-dida!»Primo animaletto del bosco «E sei anche mol-to fortunata!»Secondo e terzo animaletto «Si, si!»Marta «Davvero? Cos’è successo?»Primo animaletto del bosco «Un uccellino miha detto che...»Secondo animaletto del bosco «Un gatto gliha detto che...»Terzo animaletto del bosco «Alla fiera del-l’Est...»Primo animaletto del bosco «Sei davvero unpagliaccio: cosa centra? Marta finalmente è ar-rivato l’amore della tua vita ed è qui, alle Civi-ne!»Marta «È Brad Pitt?»Primo animaletto del bosco «No»Marta «È Raoul Bova allora?»Secondo animaletto del bosco «No»Marta «E allora chi è?»

Animaletti del bosco «È un certo Ariboldo»Marta «Ah! Chi è? Cosa fa? Come si veste? Ècarino? E il suo numero di cellulare?»Voce fuori campo «Marta si vede che seiun’asina e non studi storia, siamo nel Settecen-to e non c’è ancora il telefonino»Marta «Ma come sei pignola, voce fuori campo,animaletti del bosco ditemi com’è questo Ari-boldo»Primo animaletto del bosco «È povero!»Marta «Ah!»Secondo animaletto del bosco «Sta scappan-do»Marta «Però»Terzo animaletto «Era in carcere»Marta «Uauh! È fatto apposta per me.»Animaletti del bosco «Però è simpatico» Marta «Allora è brutto»

scena secondaVoce fuori campo «Nel bosco si è addormen-tato Ariboldo su di lui inciampano gli animalettidel bosco. Poco dopo arriva anche Marta...»Ariboldo [svegliandosi all’improvviso afferrauna spada] «alto là, chi va là, non un passo inpiù!»Animaletti [che stavano fissando Ariboldo dor-miente] «Aaahhh!»Ariboldo «Aaahhh! Ma dove sono? A Eurodi-sney?»Animaletti «No!»Ariboldo «A Mirabilandia?»Animaletti «No!»Ariboldo «A Gardaland?»Animaletti «No! Siamo alle Civine!»Ariboldo «A Kivine?»Animaletti «No! C – I – V – I – N – E: C comeciao, I come indovina chi siamo, V come vienida lontano, I come interessa N come nostra ami-ca E come eccezionale amica chiamata Marta?»

ATTO SECONDO

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Ariboldo «Civine, eccezionale Marta: ma dovesono capitato?»[Entra baldanzosa Marta]Marta «Buon giorno messer, io sono Marta. Miscusi per i miei amici. Ma voi chi siete? Cosaci fate da queste parti?»Ariboldo «Mi chiamo Ariboldo e sono in viag-gio per lavoro»Animaletti «Certo, certo, come no»Marta «Un uccellino mi ha detto che non è pro-prio così ma non mi importa. Piuttosto avete fa-me? Avete sete? Avete un numero di cellulare?»Ariboldo «346»Voce fuori campo «Non uno ma una bella cop-pia di asini! È proprio vero che Dio li fa e poi liaccoppia. Ma dove avete imparato storia? AllaVenturelli di Gussago? Siamo nel Settecento enon c’è il telefonino»Marta [facendo un inchino] «Ci perdoni altez-za!»Voce fuori campo «Restate due asini. È propriovero che Dio li fa e poi li accoppia [suona uncellulare proprio alla voce fuori campo] dai chesono in scena, ti richiamo io dopo»Marta [rivolta ad Ariboldo] «Dove eravamo ri-masti?»Ariboldo «Mangiare, bere...»Marta «Aspettami, ora vado a casa e torneròsubito... con tante cose da bere e da mangiare»[Marta se ne va canticchiando mentre AriboldoLe grida]Ariboldo «Ricordati la birra!!!»

scena terza[Arriva Marta che stende sul pavimento una to-vaglia da pic nic, prepara il pranzo per Aribol-do che, nel frattempo, si sta fregando le mani]Marta «Mangiate prego»Ariboldo [ingozzandosi delle prime cose cheriesce ad afferrare e parlando poi a bocca pie-na] «Pancia mia fatti capanna»

Marta «Che classe però»Animaletti «E poi dicono che gli animali siamonoi!»Marta «Messere è da quando vi ho visto chesento le farfalle nello stomaco!»Ariboldo «Tu mancia con me, è solo fame!»Marta «No Harry, è amore!»[Dalle scalinate scende un attore vestito da Cu-pido]Cupido «Chi è che mi chiama! Chi è che midisturba! Stavo così bene sull’Olimpo. E poi senon ritorno a casa in tempo mia madre Venerechi è che la sente?»Animaletti [indicando Marta ed Ariboldo] «Quiqui Cupido, colpisci qui»Cupido [incocca e scaglia una serie di frecceche colpiscono anche un animaletto che si in-namora di Cupido]Primo animaletto «Ti amo e non posso viveresenza di te»Cupido «Vai via, non ti voglio!»Voce fuori campo «Un animale è per sempre,abbandonare un animale è un crimine» [Cupi-do se ne va con un animaletto del bosco attac-cato alle gambe]Ariboldo «Anche io ho un certo languorino nel-la pancia: ma allora che io ho le farfalle nellostomaco e anche per me, mia damigella, è è èamore!»Marta «Perché?»Ariboldo «Sai cucinare!»Marta «Ahhh!»Ariboldo «Hai una bella casa in montagna!»Marta «Solo!» [comincia a spazientirsi visibil-mente]Ariboldo «Ah perché sei bellissima e sei la miaprincipessa!»Marta «Manca qualcosa» Ariboldo «Per sempre»Marta «Ora si che questa è una storia che mipiace!»

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scena primaVoce fuori campo «Il signorotto Prospero ac-compagnato dai suoi buli, così si chiamavanoi bravi nel Bresciano, marcia di gran carrieraverso Civine. Prospero è padrone di metàBrione. Ogni giorno va a trovare Marta e lasua famiglia perché è innamorato della ragaz-za. Marta però di Prospero non ne vuole pro-prio sapere» Prospero «Marta sto arrivando! Oggi chiederòla tua mano!» Buli [si sfregano le mani e approvando le pa-role di Prospero intonano un ritornello stonato]«Capo sei bellissimo e Marta sarà tua sposa!»Prospero [Con una grassa risata olimpica]«Grazie!» Buli «Prego!»Prospero «Non c’è di che!» Voce fuori campo «Prospero e i suoi buli arri-vano a Civine, bussano a casa di Marta. Pro-spero intanto si controlla se è in perfetto ordine.Va ad aprire la mamma di Marta» Mamma di Marta «Ah, Signur, sè te sét bel!Marta!!! L’è riat el siòr Prospero!» Prospero «Anche lei è splenderrima, siura: lame somea la Madunina de la Stela» Mamma di Marta [Intanto tira le guance a Pro-spero] «Grazie, grazie. Maaarta, l’è riat el siòrProspero!» Padre di Marta «L’è l’è l’è riat Marconi!» Prospero «Signor Beppe buongiorno! Ma mama io mi chiamo Prospero!» Padre di Marta «Appunto!» Mamma di Marta [Dà una gomitata al marito egli dice a parte] «Ma ta fet sito? Marta reginadi Brione, ta piasares mia? Ta piasares mia fael bagn nei solcc?» Padre di Marta «Ma qual regina, contésa, mar-chesa... Va be, va be: Marta!» Marta [Arriva felice ma nel vedere Prosperocambia subito espressione] «Ah, sei tu Pro-spero...»

Prospero «Sono io, personalmente di persona.Come tutti i giorni sarà la stessa risposta?»

Marta «Si!»

Prospero «Ma allora oggi è si!!!»

Marta «Noo!!!»

Prospero «Ma allora è si o no?»

Marta «La risposta no. Non ti sposerò mai. Piö-tost el sindec de Güsach!!!»

Prospero «Va bene: ma tornerò domani e dopodomani e dopo dopo domani!»

Marta «Ta ghét prope bo tep!»

scena secondaMarta [rivolgendosi ai genitori] «Io quello nonlo sposo e non lo sposerò mai!»

Mamma di Marta «Ma ma Marta!!!»

Padre di Marta «Te te fatti i fatti tuoi!»

Mamma di Marta «Ma el siòr Prospero el ghai solcc!»

Padre di Marta «Gha parlat la Paris Hilton deNaése. Ti ricordi quanto eri povera quando tiho sposata? Ti ho scelta per amore e po e poel sior Prospero l’è stupid come le böbe»

Marta «Grazie papi. E poi un amore ce l’ho: sichiama Ariboldo e arriva da molto lontano»

Mamma di Marta «Da dove arriva? Da Ron-co?»

Marta «No, da più lontano»

Mamma di Marta «Arriva da Cellatica?»

Marta «No, da più lontano»

Mamma di Marta «Arriva mica da Brescia?»

Marta «Si, in un certo senso: è scappato dalcarcere in castello...»

Mamma di Marta «Aaahhh!!!»

Marta «Ma so che è innocente!»

Mamma di Marta «Na bela garansia: ta set ao-cat?»

Marta «No. Ah, è tedesco!»

ATTO TERZO

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Mamma di Marta «Signur! Piötost mònega ospùsa del siòr Prospero!» Marta «Basta! Vado nel bosco con Ariboldo!»

scena terzaVoce fuori campo «Marta arriva nel bosco do-ve si è nascosto Ariboldo che sta dormendo,gli rimbocca la coperta e asciugandosi le la-crime con un fazzoletto gli dice..»Marta «Sei il mio sole, la mia luna: non possovivere senza di te. Vedrai che tutto si sistemeràma ora dormi amore mio. Ora però devo anda-re. Per far prima passerò dalla grotta del dia-volo anche se so che è pericoloso»[Marta esce di scena ma si sente subito ungrido disumano e come un tonfo di una per-sona che cade. Intanto nel bosco arrivano i

genitori di Marta, seguiti, dopo poco dagli abi-tanti di Civine]

Padre di Marta «Maaarta dove sei?»

Mamma di Marta «Beppe, ma chi el chel siorlè?»

Padre di Marta [ scuotendo Ariboldo] «El sómia. Siòr! Siòr!»

Ariboldo [ancora addormentato] «Chi sei?»

Padre di Marta «Sono il papà di Marta»

Ariboldo «Sei Marta? Ma come sei cambiata!»

Padre di Marta «Sono il P – A – P – Á di Mar-ta!»

Ariboldo «Il Papa: ma io sono protestante!»

Mamma di Marta «Beppe, el siòr l’è surd mal’è po en lader: guarda... il fazzoletto di Marta!»

Padre di Marta [Strattonando Ariboldo] «La-dro: dove hai messo Marta!»

Ariboldo [Indicando la grotta del diavolo] «Èandata per di là, è andata per di là!»

Mamma di Marta «L’ha uccisa, l’ha uccisa!Gente accorrete, accorrete gente!»

Padre di Marta «Vado a vedere la grotta. Tusorveglia l’assassino»

[Entra in scena un gruppo di abitanti delleCivine, brandendo forconi ed armi improvvi-sate con attrezzi per il lavoro nei boschi e neicampi]

Abitanti delle Civine «Chi el chésto? Cósaghal?»

Mamma di Marta «Questo qui ha ucciso Mar-ta! È un assassino!»

Abitanti delle Civine «Copomel! Copomel!»

Padre di Marta [Strattonando Ariboldo] «Èmorta! È morta! Ho trovato questo pezzo delsuo vestito vicino alla grotta del diavolo! Assas-sino! Assassino!»

Ariboldo [che è riuscito a divincolarsi, comin-cia a fuggire] «Non è morta! Io sono innocentee amo Marta!»

Abitanti delle Civine «Ciapomel! Ciapomel!»

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scena primaVoce fuori campo «Marta in realtà è scivolatanella grotta del diavolo...»Marta «Ohi, ohi! Lo sapevo di non passare dal-la grotta del diavolo perché è pericoloso. Chene sarà del mio amore, da solo, A Civine, nelbosco di Quarone...E i miei genitori? Adesso lichiamo col telefonino!»Voce fuori campo «Ma allora sei un asina: sia-mo nel Settecento e non c’è il cellulare e co-munque...qui non c’è campo»Marta «E allora come faccio ad uscire di qui?Cosa mangerò, morirò di fame! In queste leg-gende c’è sempre una colomba che ti porta unpezzo di pane»[Si sente il verso del piccione e Marta pocodopo si pulisce lo scialle commentando]Marta «Oggi non è proprio la mia giornata, ohme povera, oh me tapina!»[Sull’orlo della grotta arrivano dei frati del vi-cino monastero di Camaldoli, che cantanodelle litanie ma si fermano attratti dai lamentidi Marta]Frati «C’è qualcuno, uno, uno, uno...»Marta «Sono Marta, aiutatemi!»Frati «È matta, è matta, signur, signur!»Marta «Ho detto Maaaarta!»Frati «Ah Marta...guarda che abbiamo capito,non siamo mica sordi! Come stai?»Marta «Vi sembra il momento di chiederlo?Piuttosto tiratemi fuori di qui!»[I frati utilizzando i cordoni del loro abito tiranosu Marta dalla grotta]Marta «Mi avete salvato! Grazie! Ma ora dob-biamo andare alle Civine dai miei genitori chesaranno in pensiero»

scena secondaVoce fuori campo «Ariboldo intanto nel suo pe-regrinare arriva fino a Gerusalemme e qui silascia andare ad un sfogo...»

Ariboldo «Povera Marta che è caduta nellabuca del diavolo, povero me che non la potròpiù rivedere: io sono innocente e mi accusanodi essere un assassino...ma come posso fare?Ci vorrebbe proprio Orassio di CSI o almenoi RIS! »Voce fuori campo «La scena si riapre alle Ci-vine, sul sagrato davanti alla chiesa, con Marta,i suoi genitori, Prospero e gli abitanti del pae-se»Abitanti delle Civine «Marta, ben tornata. Co-me stai?»Marta «Bene grazie, benissimo. Lo sapete cheho il difetto di tombolare per terra e sono finitadritta dritta nella buca del diavolo»Abitanti delle Civine «E l’assassino dov’è?»Marta «Ma di che assassino state parlando? »Abitanti delle Civine «Si insomma, il tuo fidan-zato, il tedesco»Marta «Ma che dite! Non mi ha buttato lui, viho detto che sono caduta io!»Prospero «Marta è sempre troppo buona! Que-sti delinquenti che vogliono rapire le ragazze:tutti sul patibolo!»Abitanti delle Civine «Si!»Marta «Non è stato lui! Io lo amo. E parli pro-prio tu, Prospero, di giustizia!»Prospero «Ma si, rubare qualche cavallo ognitanto, qualche mucca»Contadino «Ecco chi mi ha rubato il cavallo ela mucca!»Prospero «Ma si, rubare anche qualche cellu-lare ogni tanto!»Voce fuori campo «Non c’è due senza tre. Al-lora siete proprio una storia di asini: potevanochiamarvi “Marta, principessa dei somari”»Marta «Tu Prospero e voi amici, non avete cuo-re, non avete capito niente: io sono caduta nellabuca del diavolo, lo sapere che ho il difetto discivolare per terra, fin da bambina non faccioche inciampare quando vado per legna nei bo-schi di Quarone, Camaldoli o di Val Gandine.E poi chi ha mai visto un amore grande come

ATTO QUARTO

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il mio? L’amore non è come amare Raoul Bovaperché è un attore ricco e famoso. L’amore su-pera tutte le aspettative perché quando sonoinnamorato guardo il mondo con occhi diversi.Io in Ariboldo non vedo come voi un carcerato,un tedesco...ma io vedo oltre... se l’amore fossedenaro io avrei sposato te, Prospero, ma non ècosì. Io andrò a cercare Ariboldo anche in capoal mondo»Parroco delle Civine «Vado io a cercarlo. Èuna vita che volevo fare un pellegrinaggio aGerusalemme»Marta «Ma don, come fa a sapere che Ariboldoè a Gerusalemme? »Parroco delle Civine «Dio vede e provvede fi-glia mia, Dio vede e provvede...»

scena terzaVoce fuori campo «Ariboldo torna con il par-roco alle Civine, accolti da tutta la popolazionecon Marta in testa»Ariboldo «Marta, Marta mia, mi sembra di so-gnare»Marta «Anche a me, Ariboldo, mio caro Aribol-do»Ariboldo «Sei bellissima anzi sei più bella dicome ti ricordavo. Marta ti devo dire una cosama non so come la prenderai, ci ho pensatotanto durante il mio viaggi intorno al mondo»Abitanti delle Civine «Ooohhh!»Marta «Cosa devi dirmi...qualunque cosa midirai...ti amerò per sempre, Harry»Abitanti delle Civine «Ooohhh!»Ariboldo «Marta, io...io ti voglio sposare...vo-glio vivere per sempre con te»Abitanti delle Civine «Ooohhh!»Marta «Si certo, amor mio, anche io ti vogliosposare»Abitanti delle Civine «Auguri e figli maschi!»Marta «Allora dobbiamo invitare tutti, anche ituoi amici della Germania...adesso li chiamocol cellulare»

Voce fuori campo «Di nuovo il cellulare...perfortuna che “Marta, la principessa dei somari”sta per finire»Parroco delle Civine «Se qualcuno non haniente in contrario, celebriamo adesso il matri-monio»Abitanti delle Civine «Si, si!»Prospero «Va beh!»[Marta intanto viene preparata in un angolo dal-le donne del paese]Ariboldo [rivolgendosi al paese] «Tutto è benequel che finisce bene: ora voi sarete miei amici,chiamerò qualcuno di voi nipote, zio, suoceroma una cosa ve la voglio dire, senza rancore:molti vedono chi sembri pochi chi sei veramen-te. Mi avete giudicato per come ero vestito, perla terra da dove arrivavo, perché non ero comevoi. Ma cos’è la normalità? Normalità è volersibene, aiutarsi a vicenda, capire che dobbiamoessere come queste querce e castagni secola-ri: forti perché hanno tante radici ma anche per-ché sono generosi, ospitando tra i loro rami glianimali del bosco, sfamandoci con i loro frutti,riscaldandoci con la loro legna. Non giudicatepiù una persona solo perché non è come voi,perché vi sembra diversa»Abitanti delle Civine «Hai proprio ragione Ari-boldo»[Arriva Marta che con Ariboldo si prepara almatrimonio]Parroco delle Civine «Vi dichiaro marito e mo-glie»Marta ed Ariboldo «Che gioia, che felicità, lovorremmo dire a tutto il mondo»[Viene calato in scena un cellulare]Voce fuori campo «Mi avete proprio commos-so; un cellullare ci sta proprio»Abitanti delle Civine «E tutti vissero felici econtenti»Voce fuori campo «Questa è la fine della nostrastoria: se non vi è piaciuta perdonateci, se in-vece vi è piaciuta molto, fateci sentire forte ilvostro applauso»

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Comune di GussagoAss. Pubblica Istruzione

Istituto Comprensivo di GussagoScuola Secondaria di 1° grado “A. Venturelli”

fondazione civiltà brescianaonlus

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