PROGETTO RETE TERRITORIALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE … · Ottobre-Dicembre 2011 A cura del CADOM...

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DISPENSA DEL PERCORSO DI FORMAZIONE Ottobre-Dicembre 2011 A cura del CADOM Centro Aiuto Donne Maltrattate di MONZA PROGETTO RETE TERRITORIALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE- RETE ROSA Città di Saronno 1 www.cadom.it

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DISPENSA DEL PERCORSO DI FORMAZIONE

Ottobre-Dicembre 2011

A cura del

CADOM – Centro Aiuto Donne Maltrattate di MONZA

PROGETTO RETE TERRITORIALE CONTRO LA

VIOLENZA ALLE DONNE- RETE ROSA

Città di Saronno

1 www.cadom.it

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IL CADOM

Centro Aiuto Donne Maltrattate Un’associazione di donne, socio fondatore sia della

Rete regionale Lombarda che di quella Nazionale dei

Centri Antiviolenza, che opera a Monza e sul territorio

della Brianza dal 1994 allo scopo di:

offrire aiuto alle donne vittime di violenza,

garantendone l’anonimato, nel pieno rispetto della

loro cultura, etnia, religione;

prevenire e contrastare ogni forma di violenza

contro le donne sia in ambito familiare che sociale;

sviluppare una forte solidarietà contro la violenza di

ogni tipo, sostenendo e partecipando alla Rete delle

Case delle Donne e dei Centri Antiviolenza esistenti in

Italia;

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Promuovere la ricerca, il dibattito e la diffusione di

conoscenze sul tema della violenza alle donne

stimolando in tal senso anche gli organismi istituzionali

(Regione, Provincia, Commissioni Pari Opportunità,

ecc.);

stabilire costruttivi rapporti con le istituzioni

(Comuni, ASL, Forze dell’Ordine, Tribunali, Scuole)

che operano sul territorio della Brianza;

sviluppare iniziative di prevenzione del fenomeno

della violenza.

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Il CADOM : le formatrici

Cazzaniga Claudia. Psicologa, Psicoterapeuta dell’Età Evolutiva.

Contini Lidia. Medico internista

Frasca Cristina. Psicologa, Psicoterapeuta individuale e di gruppo.

Pinzani Rita. Avvocato

Villa Patrizia, volontaria, esperta dell’accoglienza

Carta Maria Luisa, Presidente dell’Associazione

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IL CADOM per la definizione del progetto per la Città di Saronno, si è avvalso

dell’esperienza maturata durante il Progetto Artemide – per un sistema

territoriale contro la violenza alle donne, realizzato nella Provincia di Monza e

Brianza e che ha portato il 22 Ottobre 2010 alla firma di un Protocollo d’Intesa

fra gli enti coinvolti.

Il progetto è stato Finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed ha visto la costituzione di un partenariato fra: Comune di Monza (capofila e capoluogo della provincia di Monza e Brianza) Asl provincia di Milano 3 Procura della Repubblica di Monza Offertasociale asc (Azienda Speciale Consortile dei comuni del vimercatese) Comuni di Seregno e di Besana, capofila dei rispettivi ambiti distrettuali sociali; operatori del privato sociale e esperti del settore. Hanno aderito al progetto anche le Aziende Ospedaliere di Monza e Vimercate.

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IL PROGETTO RETE ROSA

PLENARIA : 1 incontro di 4 ore rivolto a tutti gli operatori coinvolti dei diversi servizi/istituzioni/associazioni ( 13 Ottobre 2011)

FORMAZIONE SPECIFICA: 2 incontri di 4 ore ciascuno rivolti agli operatori delle seguenti categorie:

Medici e pediatri di famiglia, medici e operatori ospedalieri e del pronto soccorso (19 e 27 Ottobre 2011)

Operatori delle forze dell’ordine e avvocatesse del territorio (3 e 9 Novembre 2011)

Operatori sociali e socio-sanitari (comune, cps, noa, sert, consultorio) e del privato sociale (17 e 23 Novembre 2011)

MODELLIZZAZIONE IN RETE: 1 incontro di 4 ore rivolto a tutti gli operatori coinvolti dei diversi servizi/istituzioni/associazioni (12 Dicembre 2011)

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I PLENARIA

CONOSCENZA DEL

MALTRATTAMENTO

CONDIVISIONE

DELL’ESPERIENZA

SUL

MALTRATTAMENTO

SVILUPPO DI

COMPETENZE

E STRUMENTI SPECIFICI

IL PERCORSO DI FORMAZIONE

MODELLIZZAZIONE

IL FILO

ROSA TRA I

SERVIZI

FORMAZIONE

SPECIFICA

COSTRUZIONE DI

BUONE PRASSI

CONDIVISE

LE LINEE GUIDA

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FASE 1 - PLENARIA:

IL FENOMENO DEL MALTRATTAMENTO

Attività e metodologia di lavoro del CADOM

Entità del fenomeno;

I costi della violenza domestica;

Il lavoro di rete efficace.

“IL FILO ROSA TRA I SERVIZI” PER RAPPRESENTARE

LA RETE POSSIBILE

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FASE 2 - FORMAZIONE SPECIFICA (i contenuti sono stati tarati per ogni singolo gruppo a seconda delle specificità operative e dai bisogni formativi espressi):

Individuare e riconoscere il maltrattamento: Le radici sociali, culturali, familiari e individuali del maltrattamento.

Le dinamiche nella relazione di maltrattamento: la coppia, i figli, il lavoro

la famiglia d’origine. L’impatto sulle competenze genitoriali

La violenza assistita: riconoscerne i segni.

Gli indici di rischio e pericolosità/letalità della situazione

Aspetti legislativi e percorsi giudiziari:

Gli strumenti di tutela (La relazione tecnica, la protezione di donna e bambini, l’intervento con il maltrattatore)

Percorsi di uscita dalla violenza e modalità di aiuto:

Dall’accoglienza alla strutturazione di un percorso di aiuto

Definizione di linee guida operative condivise

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FASE 3 - MODELLIZZAZIONE IN RETE

Condivisione dell’esperienza formativa specifica sul

riconoscimento del maltrattamento e sulle modalità di

accoglienza della donna e definizione di linee guida

Composizione del quadro di rete, attraverso la conoscenza di

competenze e specificità delle risorse presenti

Costruzione di modalità di invio condivise tra i servizi della

rete

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13 OTTOBRE 2011

I INCONTRO IN PLENARIA

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LA VIOLENZA DI GENERE

Un problema di tutti

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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) violenza di genere é: “Qualunque atto di violenza in base al sesso o la minaccia di tali atti, che produca, o possa produrre, danni e sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, coercizione o privazione arbitraria della libertà sia nella vita pubblica che privata” e ancora “ la violenza contro le donne rappresenta un problema di salute comune. A livello mondiale si stima che sia una causa di morte o di disabilità per le donne altrettanto grave quanto il cancro; è una causa di cattiva salute più importante degli effetti degli incidenti del traffico e della malaria combinati insieme” (World Health Organization, Violence Against Women, 1997)

Le Nazioni Unite osservano la Giornata Internazionale per

l’Eliminazione della Violenza contro le Donne il 25 Novembre,

(Risoluzione 45/134, Dicembre 1999).

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INTERVENTI IN ITALIA PER CONTRASTARE LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE.

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Legge n. 154 del 4 aprile 2001 ha introdotto in sede penale e civile l’istituto dell’ordine di

protezione e di allontanamento dalla casa familiare.

Decreto legge 23 febbraio 2009 n. 11, convertito in Legge n.38 del 23 aprile 2009,

ha introdotto l’art. 612 bis c.p. il reato di “atti persecutori- (stalking).

E’ prevista la pena della reclusione da sei mesi a quattro anni per chiunque con condotte reiterate,

minaccia o molesta taluno in modo da:

•cagionare un perdurante e grave stato di ansia;

•cagionare un perdurante e grave stato di paura;

•ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria;

•ingenerare un fondato timore per l'incolumità di persona al medesimo legata;

PROGETTO ARIANNA (Dipartimento Pari Opportunità) per il sostegno

all'emersione ed al contrasto del fenomeno della violenza di genere verso le donne:

•Servizio di accoglienza telefonica nazionale 1522

• Creazione di una Rete Nazionale Antiviolenza.

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LA VIOLENZA DI GENERE

ALCUNI DATI

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IN EUROPA

Secondo il Consiglio d’Europa

la violenza domestica è la

prima causa di morte

per le donne tra i 16 e i 50 anni

in tutto il mondo, prima del cancro o degli incidenti

stradali.

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IN ITALIA ….

Il 31% degli omicidi volontari avviene tra le mura

domestiche (rapporto Eu.r.e.s. – ricerche economiche e

sociali 2008).

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6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata).

5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%),

3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%).

Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%) Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate 2 milioni 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking)

Indagine ISTAT (anno 2006):

IN ITALIA….

7 milioni 134 mila donne hanno subito o subiscono violenza psicologica.

1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni,

690 mila donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza.

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LA VIOLENZA DI GENERE

Confronto fra gli stereotipi sul fenomeno e i dati dell’attività del CADOM

nell’anno 2010

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LO STEREOTIPO SUL CONTESTO

SOCIALE

La violenza sulle donne riguarda solo

alcune fasce sociali svantaggiate,

emarginate e deprivate.

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italiana 68%

u.e. 9%

extra u.e. con permesso 23%

extra u.e. senza permesso

0%

I DATI CADOM SULLA NAZIONALITA' DONNA

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non registrato 8%

italiana 71%

u.e. 2%

extra u.e. con permesso 18%

extra u.e. senza

permesso 1%

I DATI CADOM NAZIONALITA' MALTRATTATORE

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LO STEREOTIPO SULLE LE

VITTIME

La violenza sulle donne colpisce

“donne senza risorse e

competenze”

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non registrato 7%

< 18 0%

18 - 27 10%

28 - 37 30% 38 - 47

34%

48 - 57 14%

0%

58 - 67 4%

> 67 1%

ETA‘ DELLA DONNA

I DATI CADOM SULLE CARATTERISTICHE ANAGRAFICHE E

SOCIOECONOMICHE DELLE DONNE

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non registrato 2%

nubile 12%

coniugata 52%

convivente 17%

0%

divorziata 4%

separata 13%

0%

vedova 0%

SITUAZIONE RELAZIONALE

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senza reddito 36%

partecipa ad impresa fam. 2%

reddito alto 2%

reddito medio 25%

reddito basso 35%

CONDIZIONE ECONOMICA DONNA

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10%

0%

1% 4%

0%

0%

0%

85%

MULTIPROBLEMATICITA' DONNA

non registrato

tossicodipendenza

alcolismo

disturbo psichiatrico

precenti penali

prostituzione

gioco d'azzardo

nessuno

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23%

18%

16%

8%

15%

4%

1%

2% 3% 3%

7%

PROFESSIONE DONNA

non registrato

casalinga

colf/badante

operaia

impiegata

artigiana/commerciante

dirigente/professionista

studentessa

insegnante

pensionata

altro

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GLI STEREOTIPI SUL

MALTRATTATORE

La violenza domestica è agita

solo da uomini che nella loro

storia familiare sono stati vittime

e/o testimoni di violenza - con

problemi di dipendenza da alcol

e/o droghe - con problemi psichiatrici 29 www.cadom.it

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51%

14%

2%

8%

8%

3% 3% 0%

4% 2% 1%

0%

1%

0%

2% 1%

I DATI CADOM SU CHI E' IL MALTRATTATORE

marito

convivente

fidanzato

ex marito

ex convivente

ex fidanzato

padre

madre

figlio/figlia

fratello/sorella

amico di famiglia/parente

partner del genitore

datore di lavoro

collega

conoscente

sconosciuto

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non registrato 34%

senza reddito 12%

partecipa ad impresa fam. 0%

reddito alto 19%

reddito medio 25%

reddito basso 10%

CONDIZIONE ECONOMICA MALTRATTATORE

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35%

1%

0%

20% 9%

13%

6%

0% 1% 8%

7%

PROFESSIONE MALTRATTATORE

non registrato

casalinga

colf/badante

operaio

impiegato

artigiano/commerciante

dirigente/professionista

studente

insegnante

pensionato

altro

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43%

5% 9%

6%

3%

0%

2%

32%

MULTIPROBLEMATICITA' MALTRATTATORE

non registrato

tossicodipendenza

alcolismo

disturbo psichiatrico

precenti penali

istigaz.alla prostituzione

gioco d'azzardo

nessuno

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DENUNCIA E REFERTI

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non registrato 23%

si 36%

no 41%

I DATI CADOM SULLE DENUNCE-ESPOSTI

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non registrato 37%

si 22%

no 41%

REFERTI MEDICI

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PERCHE’ LA DONNA NON DENUNCIA IL PARTNER VIOLENTO? Le ragioni sono tante e complesse, ricondurle ad una o due di queste è una semplificazione Perché ha paura delle ritorsioni Perché ha vergogna di far sapere “alla gente” la sua storia Perché ha paura di non essere creduta Perché spera sempre in un cambiamento Perché è il padre dei suoi figli Perché pensa che quello che è successo sia anche un po’ colpa sua Perché non ha fiducia nella giustizia Perché pensa che tanto non serva a nulla Perché le persone intorno a lei (familiari, amici, ecc) la dissuadono Perché non sa dove andare a fare la denuncia

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PERCHE’ LA DONNA NON LASCIA IL PARTNER VIOLENTO? Le ragioni sono tante e complesse, ricondurle ad una o due di queste è una semplificazione Perché non ha le risorse economiche per potersi rendere autonoma Perché si sente sola e pensa di non poter contare sull’appoggio di nessuno “Per amore dei figli” Perché spera sempre in un cambiamento Per la situazione di pericolo Perché non sa dove andare

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LE IDEE SUI BAMBINI

Per tutelare i bambini basta non

farli assistere direttamente agli

episodi di violenza .

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non registrato 6%

si 79%

no 15%

FIGLI

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tot.maggiorenni 34%

tot.minorenni 66%

ETA' DEI FIGLI

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LO STEREOTIPO SULLA

RICHIESTA DI AIUTO

La donna chiede aiuto

formalmente, ai primi episodi di

violenza

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non registrato 10%

da meno di un anno 13%

da più anni 77%

DURATA DEL MALTRATTAMENTO

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non registrato 1%

fisico 29%

violenza sessuale 4%

stalking 6% psicologico

36%

economico 16%

anche sui figli 7%

anche sugli altri 1%

TIPO DI MALTRATTAMENTO

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violenza da partner 8%

violenza da datore di lavoro

1% violenza da conosciuto 0%

violenza da sconosciuto

0%

molestie sessuali 1%

NO 90%

VIOLENZA SESSUALE

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IMPORTANZA DEL CONTESTO SOCIALE

I servizi sociali, le forze dell’ordine, il sistema giudiziario, l’assistenza sanitaria sono elementi

fondamentali per la prevenzione del fenomeno se:

sono presenti sul territorio e facilmente accessibili

rispondono in modo adeguato, tempestivo, professionale

sono capaci di coordinarsi sul territorio e di comunicare tra loro

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LA VIOLENZA DI GENERE

I COSTI

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I costi della violenza domestica: costi diretti

Servizi sanitari

pronto soccorso

medicazioni

ospedalizzazione

interventi chirurgici

visite successive

trattamenti di riabilitazione

cure odontoiatriche

chirurgia ricostruttiva

Psicoterapie

Farmaci ansiolitici o antidepressivi

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Servizi sociali

– presa in carico e assistenza della donna

– gestione case rifugio

– assistenza e supporto a figli minori

– eventuale supporto economico

– formazione del personale

– relazioni all’autorità giudiziaria

– assistenza nella ricerca di una nuova soluzione abitativa

Pubblica sicurezza e sistema giudiziario

– interventi su chiamata

– ricezione denunce

– investigazioni

– arresti

– custodia

– detenzione

– istruzione dei processi

I costi della violenza domestica: costi diretti

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I costi della violenza domestica: costi non monetari

Impatto sulla vittima

Sviluppo di stati patologici

Aumento mortalità per suicidi e omicidi

Abuso alcol e stupefacenti

Eventuale perdita della abitazione

Impatto sui figli

Necessità di assistenza psicologica per sviluppo di stati patologici

Eventuale trasferimento della abitazione

Adattamento in una nuova scuola e in un nuovo ambito sociale

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Effetti di moltiplicazione economica:

perdita del posto di lavoro e conseguente riduzione della partecipazione nel mercato del lavoro

minore reddito disponibile

riduzione della produttività

maggiore assenteismo

Effetti di moltiplicazione sociale:

trasmissione della violenza da una generazione all’altra

minore qualità della vita

minore partecipazione alla vita democratica

necessità di ripetere anni scolastici da parte dei

figli

I costi della violenza domestica: costi non monetari

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LA VIOLENZA DI GENERE

Lo studio delle cause

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Dagli anni ’60

Cause del comportamento aggressivo maschile:

caratteristiche psicologiche individuali devianti dalla norma (patologizzazione)

reazione ad un comportamento della donna “non sufficientemente femminilizzato” (colpevolizzazione)

Ad oggi

Violenza come fenomeno complesso

Dimensioni:

socio-culturale (fattori culturali – sociali – economici) relazionale (uomo-donna; controllo e potere)

Individuale (bisogni; esperienze; vissuti)

1975 Abolizione “Autorità maritale”

1981 Aboliti “Delitto d’onore” e “Matrimonio riparatore”

1996 Violenza sessuale da “reato contro la morale e il

buon costume” a “reato contro la persona e la libertà

individuale”

Donna debole Donna capace di operare un

cambiamento e migliorare la qualità

della propria vita

empowerment

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Cosa abbiamo visto all’interno del nostro servizio riguardo

la violenza alle donne?

Quali risorse abbiamo attivato?

Quali difficoltà abbiamo incontrato?

Quale può essere il valore aggiunto del partecipare a questo

progetto?

Proposta di attivazione del gruppo

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RACCOLTA DELLE RIFLESSIONI

EMERSE NEL GRUPPO

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L’esperienza sul maltrattamento degli operatori

E’ un fenomeno tanto diffuso quanto sottovalutato

E’ un fenomeno che è in aumento ed è più evidente quando è associato ad altre

problematiche (dipendenza; disagio psichico, economico, infantile)

E’ un fenomeno che viene riconosciuto maggiormente nei riguardi degli stranieri

E’ un fenomeno che genera scoraggiamento, impotenza, demotivazione, rinuncia,

confusione, paura, sfiducia, sensazione di essere usati

E’ un fenomeno che tende ad emergere attraverso le richieste di aiuto esplicite ed

implicite dei bambini coinvolti

Il maltrattamento si differenzia dalla violenza occasionale per la sua dimensione

relazionale.

Nelle situazioni di violenza occasionale, gli interventi sono più tempestivi

Per lavorare su questo fenomeno, sarebbero utili procedure definite e condivise

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Le risorse attualmente presenti

Protocollo operativo in uso nel reparto di Ginecologia dell’azienda ospedaliera

Percorsi psicosociali

Associazioni di volontariato

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Le difficoltà incontrate

Sentimento di frustrazione degli operatori in seguito all’ambivalenza della donna

che si esprime anche attraverso la remissione della denuncia ed ai tempi lunghi

del percorso di fuoriuscita dalla violenza

Difficoltà nell’invio agli altri servizi in un’ottica di collaborazione di rete

Procedure operative non condivise in rete

Difficoltà a sostenere l’incontro con la donna vittima di maltrattamento

Difficoltà nel riconoscere ed individuare le strategie di aiuto per la donna,

l’uomo ed i bambini

Difficoltà operative nell’accoglienza di stranieri per limiti linguistici e differenze

culturali

Penuria di risorse di emergenza sul territorio quali alloggi protetti e case di

accoglienza

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La motivazione alla formazione

Individuazione dei servizi appartenenti alla rete rosa

Creazione di un linguaggio comune attraverso la conoscenza del fenomeno

Costruzione di un percorso di rete per la fuoriuscita dalla violenza

Definizione di protocolli condivisi

Accrescimento di competenze sul fenomeno

Sensibilizzazione culturale come diffusore di prevenzione primaria

Attenzione al riconoscimento dei segni riconducibili alla presenza del fenomeno

quale modalità di attivazione di interventi di prevenzione secondaria

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IL FILO ROSA

FRA I SERVIZI

Attivazione del gruppo su un ipotetico caso di maltrattamento in famiglia:

• la richiesta di aiuto viene immaginata come già esplicita, raccolta in primis

da parte di un centro di aiuto sul maltrattamento

•I servizi di emergenza quali pronto soccorso e carabinieri vengono

riconosciuti nelle loro funzioni di cura e protezione ma anche preziosi

collaboratori nella costruzione del percorso di fuoriuscita

• i servizi sociali si propongono nella funzione di “regia” del caso

• emerge la consapevolezza che qualunque operatore incontri la donna

divenga responsabile della relazione con lei e abbia bisogno di pensarsi con

un ruolo preciso nella rete

• si evidenza il rischio di essere e sentirsi coinvolti in funzioni che vanno al di

là del proprio ruolo e delle specifiche competenze

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OBIETTIVO COMUNE DEL LAVORO DI

RETE SUL MALTRATTAMENTO

AIUTARE LA DONNA CONDIVIDENDO

Il desiderio, la responsabilità e la fatica di aiutarla

e con la

CONSAPEVOLEZZA

dei confini di ciascun aiuto e di aver bisogno l’uno dell’altro

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OPERATORI SANITARI: 19 – 27 OTTOBRE

FFOO, LEGALI: 3-9 NOVEMBRE

OPERATORI SOCIALI E SOCIOSANITARI: 17-23

NOVEMBRE

LA FORMAZIONE SPECIFICA

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Compagnia Carabinieri

di Saronno

Azienda Ospedaliera

Presidio Ospedaliero

di Saronno

Casa Pronta

Accoglienza

Croce Rossa

Centro Consulenza

per la Famiglia

Associazioni Territoriali

di Volontariato

Assessorato Pari Opportunità

Assessorato Servizi alla Persona – Polizia Locale

Sportello Immigrazione – Centro Risorse Donna

Comune di Uboldo

Comune di Origgio

Comune di Gerenzano

Comune di Caronno Pertusella

Comune di Cislago

Pediatria – Neuropsichiatria Infantile

Servizio Sociale di Presidio

Ostetricia e Ginecologia – URP

Psichiatria – Pronto Soccorso- C.R.A

Consultorio

Sert

TONG - Il Sole Onlus

Centro Italiano Femminile - GIVIS

Associazione Volontarie Rete Rosa

Servizi Sociali

Comuni del Distretto

Comune

di Saronno

ASL Varese

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IL MALTRATTAMENTO

L’esperienza emotiva e la sua integrazione cognitiva

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LA VIOLENZA DOMESTICA SI DIFFERENZIA DA ALTRE

FORME DI VIOLENZA PERCHE’ NASCE E SI SVILUPPA

ALL’INTERNO DI UNA RELAZIONE INTIMA.

LE DONNE RIESCONO AD USCIRE DALLA VIOLENZA

DOMESTICA QUANDO SPERIMENTANO NUOVE MODALITA’ DI

RELAZIONE POSITIVE.

E’ FONDAMENTALE NON SOLO QUELLO CHE GLI OPERATORI

DEI DIVERSI SERVIZI POSSONO FARE PER LA DONNA, MA

SOPRATTUTTO COME SI METTONO IN RELAZIONE CON LEI

ED IL SUO PROBLEMA.

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ENTRARE NELL’ESPERIENZA DEL

MALTRATTAMENTO ATTRAVERSO LA VISIONE IN

GRUPPO DI SCENE SELEZIONATE DEL FILM

“TI DO’ I MIEI OCCHI” (2003) di Iciar Bollain

Attraverso l’esperienza, il gruppo ha costruito la teoria del

fenomeno e individuato le modalità di aiuto più idonee.

Nelle successive slide vengono riportati i contenuti emersi

differenziati per la donna, l’uomo, la coppia ed il bambino.

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L’INCONTRO CON IL MALTRATTAMENTO

GENERA:

Terrore

Smarrimento

Disperazione

Rabbia sia verso l’uomo che la donna

Disagio

Confusione

Preoccupazione per il bambino

L’operatore può far fatica a credere, può sperare che la violenza sia episodica, è in cerca di un “pensiero leggero” tanta è la paura che l’esperienza di maltrattamento possa riguardare anche la propria vita

Il coinvolgimento è sentito come pericoloso ma la distanza congela la relazione

E’ difficile accogliere senza fare domande e senza dare indicazione

Difficile sostare con la donna nel tempo non lasciandosi travolgere dalla percezione di emergenza

L’aspetto più critico da sostenere appare l’ambivalenza della donna che desidera allontanarsi ma nello stesso tempo desidera che tutto torni come prima e spera sempre, oltre ogni logicità, ad un cambiamento di lui.

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L’ESPERIENZA DELLA DONNA Le operatrici nell’incontrare la donna empatizzano con lei, si riconoscono, mettono in

discussione il proprio vissuto e la propria storia di donna, si sorprendono della drammaticità della situazione

E’ una relazione difficile da sostenere: spesso viene negata, attraverso il non riconoscimento della violenza, oppure prevale la necessità di sostituirsi alla donna indicandole la strada che deve intraprendere, le scelte da fare nei tempi che all’operatore appaiono adeguati. La donna, pur richiedendo che qualcun altro le indichi la via per uscire dal maltrattamento, deve scegliere con consapevolezza e con i propri tempi ogni passo da compiere

E’ difficile stare e rispettare i tempi della donna che sembrano sempre troppo lenti

La donna è ingabbiata entro modelli culturali rigidi, nella sua esperienza soggettiva è sola smarrita, incerta

Solo attraverso una relazione non giudicante e competente, la donna può accedere alle proprie risorse e cambiare posizione da passiva ad attiva

Nella mente della donna convivono due aspetti apparentemente contraddittori quali la sua idealità di coppia e la sua realtà di coppia, solo durante il processo di cambiamento potranno divenire un’unica possibilità reale e quindi scelta

La donna sceglie di uscire dalla violenza quando sperimenta relazioni differenti e sperimenta se stessa in modo nuovo nel lavoro, nelle amicizie, nella famiglia allargata

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L’ESPERIENZA DELL’UOMO Gli operatori nell’incontrare l’uomo provano rabbia e

mortificazione

L’uomo si riconosce in modelli culturali legati al potere ed al possesso,ma nella sua esperienza soggettiva è fragile, insicuro, in preda alla paura di perdere l’altro

Quando la donna diviene più attiva, aumenta la paura di lui ed il bisogno di controllo

E’ spesso un uomo incapace di esprimere i propri sentimenti e di stare in relazione con l’altro

L’uomo è spesso inadeguato rispetto alla funzione paterna, troppo concentrato sul bisogno di controllo di sé e della donna

L’esperienza di una relazione di cura che passi attraverso il riconoscimento della responsabilità della violenza e favorisca la consapevolezza di sé e dei propri limiti, consente il cambiamento

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L’ESPERIENZA DELLA COPPIA

Il maltrattamento è una dinamica relazionale della coppia

profondamente legata da un patto di mutuo soccorso e

imprigionata in un progetto ideale di salvezza e di riscatto

dalla propria difficile storia trans-generazionale

Se la donna per sua natura è portata al cambiamento anche

grazie all’esperienza della maternità vissuta o meno, l’uomo

tende a conservare l’equilibrio relazionale precostituito e ad

avere paura del cambiamento

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L’ESPERIENZA DEL BAMBINO Gli operatori nell’incontrare il bambino sentono come agghiaccianti le

sue intense richieste affettive

E’ difficile vedere, riconoscere e dedicarsi al bambino che è vittima di violenza assistita

Il bambino è solo, congelato dalla paura e dal dolore, si sente responsabile della violenza, coartato perché spaventato e non ha la sicurezza necessaria per crescere e la serenità per dedicarsi al gioco e all’apprendimento

Il bambino è iper-vigilante

Il bambino è strumentalizzato dal padre

Al bambino viene proposto un modello di uomo che è quello limitato e violento del padre

E’ importante che l’operatore riconosca la dinamica violenta con il bambino, senza minimizzare il problema e senza facili rassicurazioni e che si proponga come responsabile di un percorso di aiuto complesso e duraturo

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LE DINAMICHE NELLA RELAZIONE

DI MALTRATTAMENTO

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IL CICLO DELLA VIOLENZA

Partner maltrattante Donna

Fase 1: accrescimento della tensione

Cattivo umore, broncio, atteggiamento scontroso.

Critica, minaccia, urla, grida. Fa il matto.

Nessuna manifestazione di affetto. Tentativi di isolare la donna. Rottura di oggetti

Mette in atto tentativi per calmare l’uomo. Non cerca contatti sociali né familiari. Cerca di tenere buoni i figli. Comportamento passivo, arrendevole, piacevole. Cucinare i piatti preferiti di lui. Avverte il pericolo

Fase 2: la violenza

Spintonare, picchiare, percuotere, battere, soffocare, strangolare; umiliare, segregare, stuprare, utilizzare oggetti per ferire

Cerca di proteggere se stessa in tutti i modi.

Cerca di calmare l’uomo

La polizia viene chiamata da vicini, parenti, amici, bambini

Si allontana

Fase 3: il pentimento

Chiede, supplica di essere perdonato. Promette di farsi aiutare, di andare in chiesa. Manda fiori e compra regali. Chiede di fare l’amore, dichiara amore e devozione. Piange. Creca aiuto e coinvolge altri familiari.

Accetta di rimanere o di ritornare a casa.

Ritira la denuncia, ferma procedimenti penali.

Si sente felice e piena di speranze.

Accetta di ricominciare

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I FIGLI

LA VIOLENZA ASSISTITA

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Il fare esperienza da parte del/della bambino/a di qualsiasi

forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza

fisica, violenza verbale, psicologica, violenza sessuale e

violenza economica compiuta su figure di riferimento o su altre

figure significative, adulte o minori;

si includono le violenze messe in atto da minori su altri minori o

su altri membri della famiglia e gli abbandoni ed i

maltrattamenti ai danni di animali domestici.

Di tale violenza il/la bambino/a può fare esperienza

direttamente, indirettamente e/o percependone gli effetti.

Secondo il COORDINAMENTO ITALIANO DEI SERVIZI CONTRO IL

MALTRATTAMENTO E L’ABUSO ALL’INFANZIA (CISMAI), per

VIOLENZA ASSISTITA da minori in ambito familiare si intende:

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690 mila donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza:

Il 62,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o più episodi

di violenza; Nel 19,6% dei casi i figli vi hanno assistito raramente; Nel 20,2% a volte, nel 22,6% spesso.

Il 100% di questi bambini/e è stato/a vittima di violenza assistita

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L’UOMO E LE COMPETENZE GENITORIALI

I padri maltrattanti da quelli non maltrattanti di differenziano

rispetto a:

Uso dell’autorita’

Disimpegno

Delegittimazione della madre

Differenza fra comportamento privato e pubblico

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LA DONNA E LE COMPETENZE GENITORIALI

Una madre maltrattata è una madre sola;

È una madre che fatica a proteggere il suo bambino perché ha paura;

E’ una madre che fatica a contenere i pensieri e i sentimenti del figlio perché è

confusa;

E’ una madre in difficoltà nella separazione dal proprio bambino perché non può

affidarlo al padre e ha perso la fiducia negli altri.

Ricerche mostrano che costituiscono importanti moderatori dell’impatto della violenza la capacità della madre di mantenere le sue competenze genitoriali in circostanze così avverse e il fatto che sia percepita dai bambini come un sostegno positivo. Bambini con madri meno depresse e meno ansiose mostrano maggiori risorse rispetto ai bambini con madri che manifestano questi effetti della violenza. Madri che offrono un modello assertivo e non violento di risposta alla violenza insegnano aspetti molto positivi di sopravvivenza. Molti bambini recuperano un adeguato funzionamento comportamentale non appena si trovano in un ambiente più sicuro. Le “guarigioni” sono molto più elevate se il bambino non è esposto alle violenze durante le visite programmate.

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IL MALTRATTAMENTO

Linee guida operative per un aiuto competente e responsabile

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SAPERE L’AIUTO

COMPETENTE

ATTIVARE LA RETE RESPONSABILITA’

RICONOSCIMENTO

SAPERE

SAPER FARE

SAPER ESSERE

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LA VIOLENZA

VIOLENZA FISICA

Calci

Sberle

Pugni

Picchiare

Immobilizzare

Spaccare oggetti

Sbattere porte

Lanciare sedie

Morsi

Procurare bruciature

Cinghiare

Mutilare

Segregare

VIOLENZA ECONOMICA

Negare soldi per le necessità

personali e familiari

Controllo

Impedire di lavorare/obbligare a

lasciare il lavoro

Ricatto economico

VIOLENZA SESSUALE

Costringere a pratiche dolorose

non desiderate (uso di

oggetti/scambi di coppia/rapporti

con amici)

Stupro

Uso di volgarità

Paragoni violenti

Accanimento

Coinvolgimento in situazioni

umilianti

diffusione sulla rete di foto/filmati

intimi senza il consenso

Costringere alla prostituzione

Costringere alla visione di

materiale pornografico

Fare richieste sessuali in

presenza dei figli

Svalutare / ridicolizzare l

Isolare – umiliare – minacciare – ricattare – offendere – farla sentire una nullità

Perseguitare – prevaricare

Urlare - dominare

Metterle i figli contro- costringere all’aborto – costringere ad accettare

gravidanze ripetute – impedirle di prendersi cura di sé – fare terra bruciata

intorno a lei – farla sentire inadeguata come madre- farla sentire

“trasparente”- costringere a fare la serva

VIOLENZA PSICOLOGICA

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LA RICHIESTA DI AIUTO :

IL RICONOSCIMENTO

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IL RICONOSCIMENTO DELLA VIOLENZA

RICHIESTA DI AIUTO CENTRATA SUL PROBLEMA

RICHIESTA DI AIUTO CENTRATA SUL SINTOMO:

Come decodificare (quando sospettare)?

Come trasformare la richiesta di aiuto sul sintomo a richiesta di aiuto sul problema?

Come comunicare alla donna il riconoscimento?

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La donne vittime di violenza domestica, accedono ai diverse servizi del territorio, portando

molteplici richieste di aiuto quali:

Richieste di cura per lesioni, traumi fisici;

Richieste di cura per stati emotivi intensi e pervasivi;

Richieste di sostegno economico;

Richieste di protezione;

Querela per episodio di violenza fisica;

Richiesta di informazioni su querela e percorsi giudiziari;

Richieste di interruzione di gravidanza;

Richieste di alloggio;

Richieste di lavoro;

Richiesta di informazioni sulla separazione;

Richiesta di informazioni raccontando la “storia di un’amica”

Richieste di cura e sostegno per i figli con sintomatologia ricollegabile a violenza

assistita

Richiesta di aiuto per il marito

LA RICHIESTA DI AIUTO

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Responsabilità e competenza degli operatori è capire se dietro alle richieste portate dalla donna si

potrebbe celare una situazione di violenza domestica per poi comunicare ed esplorare con la

donna il proprio sospetto.

La donna fatica a rivelare il suo segreto per timore di giudizi e di non essere creduta. Attende in

molti casi che le persone a cui lei si sta rivolgendo, riconoscano, inquadrino e nominino la sua

situazione in termini di violenza domestica.

Solo durante il percorso di psicoterapia (qualora la donna lo intraprendesse) la donna potrà

raggiungere la consapevolezza del perché ha scelto una relazione violenta e quali sono i

significati che la legano a questo tipo di relazione.

Rimane dunque frustato il bisogno degli operatori che entrano in contatto con lei

in tutte le altre forme di aiuto, di capire le origini di tanta sofferenza. Tale

frustrazione non diminuisce il valore e l’importanza dell’aiuto che stanno dando

alla donna, prima fra tutte una relazione competente che accoglie, non giudica e

consente di dare il giusto nome alle situazioni da lei portate.

La richiesta di aiuto può non arrivare direttamente dalla donna ma da:

I bambini

I vicini di casa

La scuola

L’uomo

Altri operatori/servizi

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Agitata, confusa, concitata, arrabbiata, determinata

Mostra incongruenza fra verbale e non verbale

Evitamento del tema “famiglia”

E’ iper-vigilante

Mostra idealizzazione verso l’abusante

Minimizza, banalizza i fatti

Sguardo di terrore

Sguardo sfuggente

Desidera avvicinarsi e parlare solo con una donna

QUANDO SOSPETTARE VIOLENZA DOMESTICA Come appare la donna

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QUANDO SOSPETTARE VIOLENZA DOMESTICA I segni fisici e psichici

considerevole intervallo di tempo tra l'epoca in cui si sono verificate le lesioni e il momento in cui è

stato richiesto un intervento medico donna con una storia di traumi ripetuti o di frequenti visite in PS

presenza di lesioni multiple in vari stadi di guarigione estensione e caratteristiche della lesione non verosimilmente corrispondenti al racconto della donna

lesioni bilaterali lesioni a stampo

dolore cronico senza danno tissutale rilevabile dolore acuto in assenza di lesioni esterne visibili (sospetto di lesioni interne, più frequentemente all'addome e al capo)

lesioni al volto, alla nuca e alla gola lesioni al seno, al torace, all'addome o ai genitali (Central Injury Pattern)

lesioni in gravidanza, più frequentemente all'addome e al seno. episodi ricorrenti di malattie sessualmente trasmesse o di infezioni del tratto genito-utinario

evidenza di abuso di sostanze ideazione suicidaria o tentativo di suicidio stato emotivo di concitazione, confusione, incertezza

Somatizzazioni, disturbi sessuali, autolesionismo, esaurimento nervoso

ONLUS CADOM MONZA 2010 87 www.cadom.it

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Incontro diretto con la donna che si rivolge al comando dei carabinieri/vigili

Chiamate di emergenza da parte della donna o di familiari, bambini, vicini, amici o parenti

Intervento “in strada”

Intervento a domicilio

COME DECODIFICARE?

QUALI ELEMENTI

RACCOGLIERE E CON QUALI

DOMANDE?

QUALI LE POSSIBILI

CRITICITA’?

QUALI I SUCCESSIVI

PASSAGGI?

Il contatto con la violenza domestica da parte delle Forse dell’Ordine

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In caserma, al comando

La donna può essere:

Spaventata

Terrorizzata

Angosciata

Arrabbiata

Prova vergogna

Determinata

La donna può suscitare

nell’operatore:

Compassione;

Rabbia;

Distacco;

Coinvolgimento;

Antipatia;

….

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In caserma, al comando Accogliere la donna riconoscendo il suo disagio;

Far attendere la donna in un luogo riservato;

Svolgere il colloquio in uno spazio adeguato e riservato;

Dedicarsi alla donna;

Essere consapevoli che può essere molto difficile per la donna parlare dell’esperienza di violenza;

Spiegare alla donna come si svolgerà il colloquio;

Dare alla donna il tempo necessario per rispondere alle domande;

Prevedere la presenza di un interprete (esterno alla famiglia) se necessario;

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Al telefono …..

La persona che telefona

può essere:

Spaventata

Terrorizzata

Angosciata

Arrabbiata

Determinata

La persona che telefona

può suscitare:

Ansia;

Distacco;

Confusione;

Rabbia

91 www.cadom.it

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AL TELEFONO …..

La telefonata ha una duplice valenza: Permette di identificare il pericolo E’ l’inizio di una relazione

Non pretendere di risolvere tutto attraverso il colloquio telefonico;

Raccogliere più informazioni possibili attraverso l’uso di domande aperte;

Capire da dove sta chiamando

Raccogliere elementi attraverso i rumori

Capire se è sola e/o chi è con lei (bambini)

Capire se è ferita

Esplorare che cosa è successo, se la telefonata è una richiesta di intervento o di contatto

Invitarla ad incontrarsi personalmente in caserma, se possibile dandole un appuntamento

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A domicilio …..

La donna può essere:

Spaventata

Terrorizzata

Sotto shock

Angosciata

Arrabbiata

determinata

L’uomo può essere:

Calmo e disinvolto

Arrabbiato

I bambini possono essere:

Spaventati

Terrorizzati

Sotto shock

Indifferenti

Difensori del padre

L’operatore può essere:

Confuso

Coinvolto

Sconvolto

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A domicilio ….

Per superare la confusione e riconoscere chi è la vittima è importante farsi queste domande:

“Chi ha paura?” “Chi è tenuto sotto controllo?” “chi ha sperimentato ripetutamente gravi aggressioni?”

Parlare sempre alla donna separatamente dall’autore della violenza;

Verificare la situazione dei bambini e rassicurarli che la mamma sta bene

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LA RESPONSABILITA’

COSA POSSO E COSA DEVO FARE PER AIUTARE LA DONNA

•L’accoglienza

•Il colloquio

• La stesura della denuncia

• Il piano di sicurezza

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IL COLLOQUIO Esplicitare alla donna il sospetto di violenza subita, restituendole la

consapevolezza che quello che è accaduto davvero può essere molto doloroso da affrontare.

Prendere seriamente quello che la donna dice, ricordando alla donna che la violenza domestica può colpire chiunque e affermando chiaramente che non ci sono giustificazioni alla violenza e la colpa e’ dell’autore di questa

Incontrare la donna da sola ed in uno spazio riservato

Prima che se ne vada, discutere con lei un piano di sicurezza.

Non rivelare all’uomo l’avvenuto riconoscimento e/o rivelazione della violenza subita.

Dopo averla informata sui diritti della vittime di reato, indicarle i luoghi a cui può fare riferimento, anche successivamente quando si sentirà più pronta per affrontarla.

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Le domande: Evitare le domande chiuse, che prevedono una risposta si/no, tipo:

“Suo marito l’ha picchiata?”

Impostare il colloquio con domande aperte, tipo: “Che cosa è accaduto quando suo marito è tornato a casa dal lavoro?”

Fare domande precise e dettagliate sull’aggressione e le lesioni subite, tipo: “In che modo l’ha picchiata? Dove? Ha usato i pugni, i piedi o degli oggetti? Ha usato

armi, quali?”

EVITARE domande del tipo: “PERCHE’ l’ha picchiata?”

EVITARE domande di rimprovero/accusa quali “che cosa l’ha fatta stare con un uomo così?”

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AREE DA ESPLORARE NEL COLLOQUIO:

Non focalizzare il colloquio solo sulla violenza fisica, fare domande su possibili minacce, ingiurie, offese come donna e/o come madre, clima di paura in famiglia, ecc..

Esplicitare chi è l’autore della violenza e raccogliere informazioni su di lui (dati anagrafici, uso di sostanze, lavoro, percorsi giudiziari, presenza di armi)

Stabilire se vi sono stati episodi di violenza precedenti.

Esplorare insieme a lei quali sono le sue risorse esterne (amicali, familiari, economiche)

Capire se ci sono altre persone che sono a conoscenza della situazione

Presenza e coinvolgimento dei bambini

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Di che cosa ha bisogno per essere sicura? Che cosa ha cercato di

fare in passato per proteggere se stessa e i bambini? Ha

funzionato?

DISCUTERE CON LA DONNA OGNI POSSIBILITA’

SE E’ SEPARATA E VIVE SOLA:

Cambiare la serratura

Installare un sistema di sicurezza più adeguato

Parlare chiaramente del pericolo con gli insegnanti della scuola

Insegnare ai bambini come chiamare la polizia o altre persone che possono essere di

aiuto

Cercare il Centro Antiviolenza più vicino

Individuare con lei un legale competente

Chiedere se qualcuno può andare a dormire temporaneamente a dormire da lei

IL PIANO DI SICUREZZA

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SE LA DONNA SI STA PREPARANDO A LASCIARE IL

MALTRATTATORE Come e quando i lei e i bambini possono lasciare la casa nel

modo più sicuro e verso un luogo sicuro?

Cosa è necessario che porti con sé? Abbigliamento, giochi per i

bambini, denaro, carte credito, una copia delle chiavi di casa e

dell’automobile, tutti i documenti e quelli dei bambini, inclusi

separazione e/o divorzio , permessi di soggiorno.

Di chi si può fidare? Informare queste persone. Di chi non si può

fidare?

In che modo può cercare di essere sicura quando va al lavoro o

a prendere i bambini a scuola?

Misure legali che può chiedere per aumentare la sua sicurezza

Informarla su tutte le risorse presenti sul territorio.

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SE LA DONNA RIMANE CON IL MALTRATTATORE

Può compiere questa scelta per differenti motivi:

Difficoltà concrete di lasciare la casa

Paura per le minacce ricevute

Confida che la relazione possa ancora cambiare

Che cosa è più utile al fine di garantire una certa sicurezza in caso di nuova emergenza (persone a cui rivolgersi, accordarsi con i vicini, telefono e numeri a portata di mano, insegnare ai bambini a chiedere aiuto, casa rifugio, preparare la valigia e i documenti)

In caso di fuga, scegliere il luogo ed il tragitto

Se ci sono armi in casa, cosa può fare?

Dare voce alla sua sensazione di pericolo e lasciare la situazione

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Percezione soggettiva della donna di essere in pericolo;

Gelosia ossessiva e possessiva del partner;

Presenza di armi;

Precedenti atti di violenza;

Escalation della violenza negli ultimi periodi;

Episodi particolarmente gravi o crudeli;

Violenza su animali domestici;

Precedenti penali;

Uso di alcol e sostanze stupefacenti (sia nel maltrattante

che nella vittima);

Comportamenti aggressivi e violenti anche all'esterno

dell'ambiente domestico

INDICATORI DI PERICOLO

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La violenza domestica è un reato;

La violenza domestica è un problema socialmente rilevante per i suoi costi umani ed economici nel presente e per il futuro;

L’incontro con la donna deve essere accompagnato da PROFESSIONALITA’ E COMPETENZA:

• Professionalità: atteggiamento non giudicante

• Competenza: sviluppo di strumenti e modalità di intervento adeguati, basati sulla conoscenza delle dinamiche del fenomeno e non solo su buon senso e sensibilità al problema;

Il primo e prezioso aiuto per la donna è ESSERE ASCOLTATA E CREDUTA;

Trasmettere con fermezza alla donna che ogni forma di violenza è un reato;

RIASSUMENDO:

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Aiutare la donna a riconoscere il maltrattamento attraverso le competenze acquisite sulle diverse forme di violenza;

Riconoscere la violenza assistita;

Impostare il colloquio con domande aperte che permettano alla donna di raccontare la sua storia;

Evitare le domande giudicanti (Perché ……?);

Pensare con la donna e condividere il progetto di aiuto;

No alle ammonizioni all’uomo: sono poco efficaci e molto pericolose;

Tenere nota di ogni contatto con la donna (telefonata, incontro informale, querela ritirata) ed archiviarlo;

Obiettivo del lavoro con la donna non è convincerla a denunciare e/o lasciare il marito-compagno maltrattatore, ma aiutarla a vedere che esiste la possibilità di uscire dalla violenza;

Rispettare i tempi di decisione ed azione delle donna;

Prima di inviare la donna ad altri servizi, prendersi del tempo per ascoltarla.

104 www.cadom.it

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12 DICEMBRE 2011

II INCONTRO IN PLENARIA – LA

MODELLIZZAZIONE

105 www.cadom.it

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ATTIVAZIONE IN GRUPPO

Nella costruzione del percorso di aiuto, quali sono i bisogni

della donna, del bambino, dell’uomo – chi li può accogliere e

soddisfare?

106 www.cadom.it

Di seguito è raccolto il materiale che è stato possibile produrre durante

l’incontro. Le parti mancanti, che non è stato possibile completare per

mancanza di tempo, sono state inviate ai partecipanti al termine

dell’incontro. Sarà cura dei diversi servizi comunicarle in rete.

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DI COSA HA BISOGNO LA DONNA DOVE PUO’ TROVARLO

Riconoscimento In tutti i servizi della rete

Ascolto, empatia, non giudizio, essere creduta In tutti i servizi della rete

Pensare al piano di sicurezza personale Tutti i servizi ognuno per le sue competenze

specifiche

Esplorare la rete amicale

Tutele legali

Pericolosità della situazione

Passaggi ad altri servizi

Informazioni sull’esistenza e sulle risorse della

rete rosa

Tutti i servizi:

Trasmettere fiducia sulla rete

definizione di un indirizzario

Accompagnamento durante il percorso di

fuoriuscita dalla violenza e la riconquista

dell’autonomia personale

Servizi sociali; associazioni volontariato;

consultorio, cps; sert; ¸casa di accoglienza

Informazioni sul percorso giudiziario Carabinieri; polizia locale; legali; servizi sociali

Tutela legale Centro consulenza famiglia; gratuito patrocinio;

legali sul territorio, associazione rete rosa

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www.cadom.it 108

Trovare un lavoro Sportello lavoro del comune; sil; caritas;

collegamento con agenzie interinali del territorio

Mantenere il lavoro Medici di base; documentazione medica di vario

tipo ; associazioni di categoria; sindacati

Raccogliere documentazione che dimostri il

maltrattamento

Ogni servizio per quanto di competenza: referti;

relazioni

rispetto delle tempistiche

modalità di stesura dettagliata

analisi di ciò che viene visto; sospettato;

raccontato dalla donna

Essere protetta/ sentirsi protetta Carabinieri; possibilità di ricovero

Sostegno della funzione materna Casa di accoglienza; servizi sociali

Ricostruirsi una rete sociale e amicale Associazioni di volontariato

Trovare una sistemazione d’emergenza Casa di accoglienza

Trovare una sistemazione stabile

Psicoterapia

Sostegno psicologico

Consultorio decanale; Gruppo Alice

MUTUOAIUTO; C.P.S.;Psicologi volontari del

Centro Rete Rosa

Cure mediche di urgenza Pronto soccorso - ospedale

Cure mediche a medio e lungo termine Medico di base

Sostegno durante il percorso giudiziario Psicologi e legali di un centro antiviolenza

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DI COSA HA BISOGNO IL BAMBINO DOVE PUO’ TROVARLO

Essere riconosciuto vittima di violenza, diretta e/o

assistita

dalla madre, poi: cerchia parentale "sana"; amici e

vicinato; medico di base; tutti gli ambienti educativi

frequentati costantemente

Essere protetto dalla violenza diretta e da quella

assistita

Tribunale dei minori ed i servizi sociali che si

occupano di tutela dei minori.

Continuare a frequentare la scuola e le sue attività In seno alla famiglia laddove vi fossero poste in essere le condizioni di

tutela dalla violenza diretta e/o assistita; altrimenti famiglie affidatarie o

comunità specifiche per madre e figlio/i.

Essere aiutato a capire cosa succede e succederà dalla madre, dalla cerchia parentale sana, dagli

insegnanti, assistenti sociali, psicologi

Poter parlare della violenza, senza incontrare diniego,

normalizzazione e minimizzazione

dalla madre, dalla cerchia parentale sana, dagli

insegnanti, assistenti sociali, psicologi

Progetto di valutazione e riabilitazione delle relazioni

genitoriali

Neuropsichiatra possibilmente in equipe con

psicologica, assistente sociale e genitori, nell’ambito

di un progetto rivolto sia al bambino sia ai genitori

Valutazione psicologica Neuropsichiatra possibilmente in equipe con

psicologica, assistente sociale

Progetto riabilitativo (psicoterapeutico, psico-

educativo, sui disturbi dell’apprendimento,)

Neuropsichiatra con equipe psicologico-educativa.

Cure mediche di urgenza Pronto soccorso

Cure mediche a medio o lungo termine Pediatra di base e strutture riabilitative

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DI COSA HA BISOGNO IL

MALTRATTATORE

DOVE PUO’ TROVARLO

Riconoscimento della violenza In tutti i servizi della Rete

Riconoscimento della responsabilità personale

della violenza

In tutti i servizi della Rete

Essere fermato Carabinieri, polizia locale, psicologi volontari

del Centro Antiviolenza

Informazioni sul percorso giudiziario Avvocati volontari del Centro Antiviolenza,

polizia locale, carabinieri, servizi sociali

Tutela legale Avvocati volontari del Centro Antiviolenza

Informazioni sull’esistenza e sulle risorse della

rete rosa

In tutti i servizi della Rete

Accompagnamento nel percorso di

consapevolezza e di cambiamento

C.P.S., psicologi volontari del Centro

Antiviolenza, associazioni di mutuo aiuto

Psicoterapia o sostegno psicologico C.P.S., Psicologi volontari del Centro

Antiviolenza

Cure mediche a medio-lungo termine C.P.S., medico di base

Sostegno nella costruzione o riabilitazione della

funzione paterna

Psicologi volontari del Centro Antiviolenza,

associazioni di volontariato – gruppi di mutuo

aiuto

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ATTIVAZIONE IN GRUPPI

Con quali modalità desidero ricevere un invio da parte degli

altri servizi della rete?

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Di seguito è raccolto il materiale prodotto durante l’incontro dai servizi

sociali, le forze dell’ordine e le legali del territorio. Risulta mancante la parte

dei servizi sanitari e sociosanitari, sarà loro cura comunicarle alla rete.

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INVIO AI SERVIZI SOCIALI COMUNALI DA PARTE DEGLI ALTRI SERVIZI

Invio tramite telefonata seguita da segnalazione scritta

CONTENUTI della richiesta:

-Generalità della donna

- Composizione del nucleo famigliare

-Grado di pericolosità e di urgenza

-Descrizione dei fatti

-Eventuale accompagnatore della donna

-Descrizione della situazione (esplicita o implicita)

-Stato di salute e prognosi

-Risorse della donna

-Motivazione dell’invio

-Motivazione della donna riguardo l’invio

-Altri eventuali servizi già attivati

-Eventuale denuncia in atto

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INVIO ALLE FORZE DELL’ORDINE

DA PARTE DELLE STRUTTURE SANITARIE:

-Telefonata per fissare appuntamento con la donna

-Referto medico

DA PARTE DEI SERVIZI SOCIALI

-Telefonata per fissare appuntamento con la donna

-Relazione scritta

DA PARTE DEI VIGILI DI QUARTIERE

-Canali istituzionali

DA PARTE DEI LEGALI

-Atto di denuncia già redatto con l’interessata, da consegnare

DA PARTE DELLE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

-Telefonata per fissare appuntamento con la donna

113 www.cadom.it

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INVIO ALLE CONSULENTI LEGALI DA PARTE DEGLI ALTRI SERVIZI

Trasmissione di informazioni:

-Gravità della violenza e presenza di minori

-Stato del maltrattatore (libertà, arresto, allontanamento)

-Stato della donna (risorse, cronicità della violenza)

-Eventuali altri servizi già coinvolti

-Eventuali percorsi legali o denuncie già inoltrati

-Documentazione medica

Primo incontro con la donna e l’operatore volontario entro la sede prossima del

Centro di Aiuto alle donne della Rete Rosa

114 www.cadom.it

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SCHEDE LEGALI

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C.A.DO.M. Monza

DONNE MALTRATTATE

• Sede Civile:

1) SEPARAZIONE

2) ORDINE ALLONTANAMENTO

3 )RICORSO AL TRIBUNALE PER I

MINORENNI IN PRESENZA DI FIGLI MINORI

• Sede Penale:

1)DENUNCIA – QUERELA

2) ESPOSTO

3)ORDINE ALLONTANAMENTO E/O MISURE

CAUTELARI

FORME DI TUTELA LEGALE

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REATO: QUEL COMPORTAMENTO UMANO CHE, A GIUDIZIO DEL LEGISLATORE CONTRASTA CON I FINI DELLO STATO ED ESIGE COME SANZIONE UNA PENA CRIMINALE

SOGGETTO ATTIVO :COLUI CHE COMPIE L’ILLECITO SOGGETTO PASSIVO : LA PERSONA OFFESA DAL REATO ( CD VITTIMA) PERSEGUIBILE D’UFFICIO: quando l’azione penale è iniziata dall’organo pubblico che ne ha avuto in ogni modo conoscenza

PERSEGUIBILE A QUERELA.la persona offesa ,con atto giuridico,indica la volontà che l’organo pubblico,inizi azione penale .PRESUPPOSTO ESSENZIALE E NECESSARIO

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REATI CONTRO L’INCOLUMITA’

PERSONALE (1)

OMICIDIO: uccisione di uomo cagionata da altro uomo .perseguibile

sempre d’ufficio

PERCOSSE: chi percuote taluno ,se dal fatto non deriva una malattia nel

corpo o nella mente(urto violento,schiaffo,pugno,calcio) perseguibile

a querela se non c’è più grave reato.

LESIONI PERSONALI : chi cagiona ad alcuno una lesione personale

,dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente.

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REATI CONTRO L’INCOLUMITA’

PERSONALE (2)

LIEVE O LIEVISSIMA:se la malattia non sup. a 10 gg. o tra i 10gg. ed i 20 Perseguibile a querela

della p.o.

GRAVE O GRAVISSIMA :se la malattia è superiore a 20 gg. o se deriva un indebolimento

permanente ad un organo, di un senso , malattia insanabile, perdita di un organo o di un senso o

di un arto , sfregio permanente sul viso ,aborto, se la persona è donna incinta, se eseguita con

uso di armi .perseguibile d’ufficio

VIOLENZA chiunque impieghi energia fisica per vincere un ostacolo,reale

e supposto su persona o su cosa .E’ necessaria minaccia o violenza, che

tendono a costringere la p.o. a fare,subire, permettere,omettere qualche

cosa. Si configura in FISICA, (mani a dosso,strattona

menti,trascinamenti,ustioni,torture) PSICOLOGICA: minaccia stalking.

SESSUALE :imporre ad una donna un rapporto sessuale.

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Art. 572 cod. pen.: maltrattamenti in famiglia o verso i fanciulli (1)

“Chiunque, fuori dei casi indicati nell’art. 571 cod. pen. (abuso dei mezzi di correzione o di disciplina),maltratta una persona della famigliao un minore degli anni 14 o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione,cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.Se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da quattro a otto anni; se ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sette a quindici anni; se ne derivala morte, la reclusione da dodici a venti anni”.

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Art. 572 cod. pen.: maltrattamenti in famiglia o verso i fanciulli. (2) “Famiglia”: anche unione di persone tra le quali, per strette

relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà, senza necessità di convivenza e coabitazione (Cass. Pen. 8953/1997); anche la separazione dei coniugi non esclude il reato di maltrattamenti. Elemento oggettivo del reato: maltrattamenti costituiti da una condotta abituale di sopraffazione sistematica che si estrinseca in più atti, realizzati in momenti successivi e con la consapevolezza di ledere l’integrità fisica ed il patrimonio morale del soggetto passivo,così da sottoporlo ad un regime di vita dolorosamente vessatorio (es. ripetersi di ingiurie, violenze, minacce, privazioni, offese dignità).

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Art. 572 cod. pen.: maltrattamenti in famiglia o verso i fanciulli (3)

Nel reato di maltrattamenti restano assorbiti i reati di percosse e minacce

che costituiscono la violenza fisica e morale propria del maltrattamento

(Cass. Pen. 33091/2003), mentre per gli altri reati si ha concorso (es.

violenza sessuale, dove il bene giuridico protetto non è l’integrità psico-

fisica del soggetto passivo ma la libera determinazione sessuale).

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ATTI PERSECUTORI (ART.612 BIS C.P.)

Salvo che il fatto costituisca più grave reato è punito con la reclusione da

mesi a quattro anni chiunque ,con condotte reiterate minaccia o molesta

taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura

ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un

prossimo congiunto odi persona al medesimo legata da relazione affettiva

ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita

…..omissis

Reato perseguibile a querela di parte da presentarsi entro sei mesi

Procedibile d’ufficio se presenta le aggravanti (molestatore ex coniuge separato o

divorziato;se persona offesa minore o disabile;se il molestatore già ammonito ,travisato)

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Novità normative previste per il reato di atti persecutori:

AMMONIMENTO : fino alla proposizione della querela ,la parte offesa può chiedere al questore l’emissione di un AMMONIMENTO, eseguite sommarie indagini:il questore ammonisce oralmente il molestatore e lo invita a tenere un comportamento conforme alla Legge. Di ciò si redige processo verbale comunicato alla parte offesa su richiesta. Aumenta la pena se viene condannato per atti persecutori;il reato di atti persecutori diventa perseguibile d’ufficio se commesso da ammonito DIVIETO DI AVVICINAMENTO AI LUGHI FREQUENTATI DALLA VITTIMA:comunicato ai servizi sociali di zona ,alla forza pubblica che deve notificarlo ,alla parte offesa. MISURE A SOSTEGNO DELLE VITTIME DEL REATO DI ATTI PERSECUTORI: i servizi sanitari di zona,le forze dell’ordine ,le istituzioni pubbliche hanno l’obbligo di indicare e mettere in contatto le vittime con i centri antiviolenza presenti sul territorio 124 www.cadom.it

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Norme contro la Violenza Sessuale. Legge 66 del 1996 La violenza sessuale è reato contro la persona punibile con la reclusione da cinque a dieci anni. Tranne in casi particolari (1. la vittima sia minore di 14 anni; 2. il violentatore sia una delle figure di riferimento per la cura e l’educazione; 3. la violenza sia opera gruppo), il reato è perseguibile solo a seguito di querela della vittima che ha 6 mesi di tempo per presentarla. La querela è irrevocabile.

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IL REFERTO.

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OBBLIGO DI REFERTO (ART. 365 COD. PEN.)

“Chiunque, avendo nell’esercizio di una professione

sanitaria prestato la propria assistenza od opera in

casi che possono presentare i caratteri di un delitto per

il quale si debba procedere d’ufficio, omette o ritarda di

riferire all’autorità indicata nell’art. 361, è punito con la

multa fino ad € 516.

Questa disposizione non si applica quando il referto

esporrebbe la persona assistita a procedimento

penale”.

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Costituisce causa di esenzione dall’obbligo di referto l’esser stato

costretto all’omissione dalla necessità di salvare sé medesimo o un

prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà

e nell’onore (art. 384 cod. pen .)

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CONTENUTO DEL REFERTO

•nome della persona assistita;

•luogo ove si trova attualmente;

•luogo, tempo e circostanze dell’intervento;

•dati di natura biologica, giudizio diagnostico e prognostico delle

lesioni;

•ogni notizia atta a stabilire circostanze,cause del delitto, mezzi con i

quali fu commesso, effetti causati o causandi (notizie sull’aggressore,

presenza testimoni,assunzione di farmaci, sintomi psichici manifestati e

riferiti dalla paziente). 129 www.cadom.it

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DELITTI CONTRO LA VITA

• art 575)omicidio;

• art. 584) omicidio preterintenzionale;

• art. 589) omicidio colposo;

• art. 579) omicidio del consenziente;

• art. 586) morte conseguente ad altro delitto;

• art. 580) istigazione o aiuto al suicidio; • art. 578) infanticidio

DELITTI PRINCIPALI PER I QUALI SUSSISTE OBBLIGO DI REFERTO

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DELITTI CONTRO L’INCOLUMITÀ INDIVIDUALE

Articolo 582

• lesione personale volontaria, che determini uno stato di malattia

superiore a venti giorni;

• lesione personale colposa grave o gravissima solo se avvenuta in

violazione di norme antinfortunistiche o che abbiano determinato una

malattia professionale.

DELITTI PRINCIPALI PER I QUALI SUSSISTE OBBLIGO DI REFERTO

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DELITTI SESSUALI

Articoli 609 bis e ss.

• violenza sessuale nei confronti di minore di anni 14

• violenza sessuale commessa dal genitore,convivente, tutore o persona cui il

minore sia affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza

• violenza sessuale commessa da pubblico ufficiale o Incaricato di pubblico servizio,

nell’esercizio delle loro funzioni; violenza connessa ad altro delitto procedibile

d’ufficio; se gli atti sessuali sono commessi nei confronti di minore di anni 10

DELITTI PRINCIPALI PER I QUALI SUSSISTE OBBLIGO DI REFERTO

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DELITTI DI ABORTO

Legge 194/78 artt. da 17 a 19

ABORTO COLPOSO, ABORTO CONSEGUENTE A LESIONE PERSONALE

DOLOSA, ABORTO DI DONNA NON CONSENZIENTE, ABORTO DI

MINORE O INTERDETTA, ABORTO SEGUITO DA MORTE DELLA

DONNA, TENTATIVO DI ABORTO, PARTO PREMATURO COLPOSO E

ACCELERAMENTO PRETERINTENZIONALE DEL PARTO.

DELITTI PRINCIPALI PER I QUALI SUSSISTE OBBLIGO DI REFERTO

4

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DELITTI CONTRO LA LIBERTÀ PERSONALE

• art. 605) sequestro di persona;

• art. 610) violenza privata;

• art. 612, co. 2) minaccia aggravata;

• art. 613) incapacità procurata mediante violenza

DELITTI PRINCIPALI PER I QUALI SUSSISTE OBBLIGO DI REFERTO

5

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DELITTI CONTRO LA FAMIGLIA.

• art. 571) abuso dei mezzi di correzione o di

disciplina;

• art. 572) maltrattamenti in famiglia.

DELITTI PRINCIPALI PER I QUALI SUSSISTE OBBLIGO DI REFERTO

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DENUNCIA DA PARTE DI PUBBLICI UFFICIALI ED INCARICATI DI

PUBBLICO SERVIZIO (ART. 331 C.P.P.)

“I pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio, che – nell’esercizio o a causa delle loro

funzioni o del loro servizio–hanno notizia di un reato perseguibile d’ufficio devono farne denuncia

per iscritto, anche quando non sia individuata la persona alla quale il reato è attribuito.

La denuncia è presentata o trasmessa senza ritardo al pubblico ministero o ad un ufficiale di polizia

giudiziaria.

Quando più persone sono obbligate per il medesimo fatto, esse possono anche redigere e sottoscrivere

un unico atto..omissis..”

E’ incaricato di pubblico servizio colui che presta un’attività disciplinata nelle stesse

forme della pubblica funzione, ma caratterizzata dalla mancanza di poteri tipici di

quest’ultima, e con esclusione dello svolgimento di semplici mansioni di ordine e della

prestazione di opera meramente materiale.

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OMESSA DENUNCIA DI REATO DA PARTE DI PUBBLICO UFFICIALE

(ART. 361 COD. PEN.)

“Il pubblico ufficiale, il quale omette o ritarda di denunciare all’Autorità giudiziaria, o ad

un’altra Autorità che a quella abbia l’obbligo di riferire, un reato di cui ha avuto notizia

nell’esercizio o a causa delle sue funzioni è punito con la multa da € 30 ad € 516.

..omissis …

Le disposizioni precedenti non si applicano se si tratta di un delitto punibile a querela della

persona offesa”

E’ pubblico ufficiale chi esercita una pubblica funzione

legislativa, giudiziaria o amministrativa.

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GLI OBBLIGHI.

REFERTO DENUNCIA (rapporto)

Esercente una professione sanitaria Pubblico ufficiale

Incaricato di pubblico servizio

Delitto perseguibile d'ufficio, conosciuto in

seguito a prestazione professionale

Delitti o contravvenzioni perseguibili d'ufficio

di cui "abbia notizia”

Esimente: esposizione a procedura penale per

l'assistito

Nessuna esimente

Termine di presentazione: 48 ore salvo pericolo

di ritardo

Termine di presentazione: “senza alcun ritardo

Art. 365 c.p. omissione di referto

Artt. 361, 362 c.p. omissione denuncia reato,

art. 378 c.p. favoreggiamento

Al pubblico ministero o ad ufficiale di polizia

giudiziaria

Al pubblico ministero o ad ufficiale di polizia

giudiziaria

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CONTENUTO DELLA DENUNCIA

-elementi essenziali del fatto, giorno della notizia e fonti di prova

note;

-se possibile, generalità e domicilio e identificazione del

responsabile, della persona offesa e di eventuali testimoni.

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IL REFERTO: OBBLIGO E OPPORTUNITA’ (1)

• Il referto è l'atto col quale l'esercente una professione sanitaria riferisce all'autorità giudiziaria di avere prestato la propria assistenza od opera in casi che hanno la possibilità di presentare i caratteri di un delitto perseguibile d'ufficio e ciò anche quando l'autore sia persona non imputabile. Il sospetto del reato di maltrattamento in famiglia è quindi una situazione che richiede la stesura del referto. Questo obbligo diviene un’opportunità preziosa nella relazione con la donna, in quanto afferma la gravità della situazione, la possibilità che venga riconosciuta e presa in carico da figure professionali competenti e garantisce la rintracciabilità dell’incontro nel momento in cui la donna sceglierà di denunciarlo personalmente. • Comunicare sempre alla donna l’importanza del proprio compito di stendere il referto e di fare le segnalazioni, come segnale di riconoscimento dei reati subiti e come raccolta di prove utili per eventuali procedimenti giudiziari. • Stendere sempre il referto, comprensivo del racconto della donna, ma anche dei sospetti rilevati dai segni psico-fisici osservati. Nel caso si delinei il reato di maltrattamento in famiglia e/o di stalking, oppure di percosse con prognosi superiore ai venti giorni, è obbligatoria la denuncia alle Forze dell’Ordine. • Il referto deve essere presentato entro 48 ore o, se vi è pericolo nel ritardo, immediatamente. • Va presentato al pubblico ministero o a qualsiasi ufficiale di polizia giudiziaria del luogo dove è avvenuta la prestazione del sanitario.

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IL REFERTO: OBBLIGO E OPPORTUNITA’ (2)

• Sono ufficiali di polizia giudiziaria i funzionari di pubblica sicurezza, gli ufficiali e sottoufficiali dei carabinieri, della guardia di finanza e degli agenti di pubblica sicurezza; • L’operatore sanitario può consegnare personalmente il referto o farlo pervenire in busta chiusa a mezzo di terzi assumendosi però la responsabilità in caso di ritardo o di mancato recapito; • Il referto deve contenere il nome della persona alla quale è stata prestata assistenza, il luogo dove si trova attualmente, il luogo, il tempo e le altre circostanze dell'intervento, e ogni altra notizia atta a stabilire le circostanze, le cause del delitto, i mezzi con i quali fu commesso e gli effetti che ha causato o può causare (in caso di violenza, sarebbe auspicabile riportare il racconto della vittima facendo emergere i dati essenziali come le notizie sull’aggressore, la presenza di testimoni, l’assunzione di farmaci, i sintomi psichici manifestati e quelli riferiti dalla paziente); • Qualora più sanitari abbiano prestato la loro opera o assistenza nella medesima occasione, sono tutti obbligati a presentare il referto, che può redigersi in atti separati o in uno solo sottoscritto da tutti (art. 334 c.p.p.). • In caso si delinei situazioni di violenza diretta sui minori è obbligatoria la segnalazione ai servizi sociali.

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“Segnalare” non significa già condannare quella

persona o quella famiglia, ma offrire alla potenziale

vittima una chance per uscire da una situazione

difficile che verrà poi vagliata dall’autorità giudiziaria,

la quale sola valuterà la sussistenza di estremi

penalmente rilevanti.

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SCHEDE SANITARIE

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Maltrattamento e personale sanitario

Percentuale di donne maltrattate che raccontano la propria esperienza ad un

operatore sanitario: - dallo 0.2% (attuale fidanzato) all'8,1% (ex marito) in caso di maltrattamento da partner/ex partner. - 1.1% in caso di maltrattamento da estraneo.

Tra le pazienti utenti di Medicina Generale, nel corso della vita: - 41% ha avuto esperienza di violenza fisica da partner/ex partner - 74% ha subito controlli sulla propria vita - 46% ha ricevuto minacce

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Maltrattamento e Pronto Soccorso

Solo il 2.6% di donne vittime di violenze visitate in PS fornisce volontariamente

informazioni. Tra il 4 e 15% delle donne che ricorrono al Pronto Soccorso sono lì a causa di sintomi correlati alla violenza domestica.

Il 42% di donne che hanno eseguito una consulenza psichiatrica in PS hanno sperimentato nel corso della vita uno o più episodi di aggressione fisica da parte del partner.

La violenza si manifesta 10 volte più frequentemente di quanto non sia percepita dai medici del Pronto Soccorso .

ONLUS CADOM MONZA 2010

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Il 77,7 % dei medici generici il 69 % dei medici di Pronto Soccorso il 55 % degli operatori degli ambulatori pubblici

non hanno mai sospettato, durante la loro carriera professionale, una situazione di violenza domestica .

ONLUS CADOM MONZA 2010 146 www.cadom.it

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Ruolo del personale sanitario nel maltrattamento

Identificare la violenza subita

Supportare l'esperienza della vittima Stimare il rischio immediato

Documentare l'abuso in modo preciso Invitare la vittima a rivolgersi presso esperti

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Fattori di rischio associati al maltrattamento

Età compresa tra 25 e 45 anni

Con bambini piccoli o in stato di gravidanza Con lavoro precario o disoccupate

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Segni acuti di maltrattamento

Psicologici: attenzione focalizzata su auto-protezione e

sopravvivenza

•reazione di shock

•diniego

•ansia

•confusione

•paura

Fisici: • lesioni traumatiche

• violenza sessuale

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Lesioni

Sede: testa, volto, collo, torace, seni e addome.

Tipo: trauma oculare e auricolare, perdita dell’udito, lesione ai tessuti morbidi del volto,

fratture della mandibola, delle ossa nasali, dell’orbitale e

del complesso zigomatico-maxillare,

ustioni.

ONLUS CADOM MONZA 2010

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Lesioni

presenza di lesioni in molte parti del corpo;

lesioni bilaterali; descrizioni dell’accaduto incongrue rispetto alla lesione,

troppo vaghe o troppo particolareggiate;

lesioni multiple in diverse tappe di guarigione che suggeriscono episodi traumatici accaduti in tempi diversi;

lesioni con presentazioni ritardate come per esempio lacerazioni parzialmente cicatrizzate;

riferimento a lesioni senza evidenza fisica

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Segni cronici di maltrattamento

Generali:

• scadente stato di salute

• scadente qualità della vita

• frequente accesso a servizi sanitari

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Segni PSICOLOGICI cronici di maltrattamento • Depressione

• Disturbo post traumatico da stress: iper-vigilanza,

riesperienze del trauma (flashback, incubi) e condotte di evitamento

• Ansia

• Disturbi del sonno

• Abuso di farmaci(analgesici, antidepressivi, ansiolitici), droghe e alcool

• Disturbi dell' alimentazione (anoressia, bulimia)

• Difficoltà di concentrazione

• Tendenza al suicidio

153 ONLUS CADOM MONZA 2010

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Segni FISICI cronici di maltrattamento

• Problemi ginecologici:i più frequenti , incidenza tre volte maggiore rispetto il resto della popolazione: malattie sessualmente trasmesse,

infezioni o sanguinamento vaginale, diminuzione della libido, irritazione

genitale,dolore durante il rapporto sessuale, dolore pelvico cronico,

infezioni tratto urinario.

• Neurologici:cefalea, stanchezza, epilessia.

• Gastrointestinali: disappetenza, disordini dell’alimentazione, colon

irritabile, epigastralgia

• Cardiovascolari: ipertensione arteriosa, dolore toracico.

Infettivologici: più alta incidenza di virosi alte vie respiratorie e

influenza. IVU.

• Dolore cronico: cefalea, dolore addomino-pelvico, dolore dorso-

lombare.

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Abuso durante la gravidanza

La violenza domestica è la seconda causa di morte durante la gravidanza per le donne tra i 15-44 aa.

Nel 30% dei casi la violenza inizia durante la gravidanza.

In una minoranza dei casi, questa rappresenta un periodo di “tregua”.

Il maltrattamento, nel corso della gravidanza, è associato ad

un'aumentata severità e frequenza degli episodi di violenza e ad una maggior rischio per la donna di essere uccisa.

La possibilità di subire violenza e/o di un aumento della sua severità

cresce con il procedere della gravidanza, anche in relazione alle diminuite capacità di difesa della donna.

155 ONLUS CADOM MONZA 2010

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Abuso durante la gravidanza

Le donne maltrattate, con una probabilità circa doppia rispetto alle altre, ritardano l'inizio delle cure prenatali al

terzo trimestre di gravidanza .

Spesso presentano uno scadimento delle condizioni generali conseguente ad una dieta inappropriata.

Il 40-50 % delle donne gravide con storia di abuso presenta dolori pelvici cronici.

Il 30% presenta disturbi gastrointestinali funzionali od

organici.

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Abuso durante la gravidanza

• Associazione con altri fattori di rischio pericolosi per la

salute della madre e del feto:

malattie a trasmissione sessuale, infezioni del tratto urinario,

abuso di sostanze, depressione.

•Al momento non c’è evidenza clinica di relazione tra

maltrattamento e parto pretermine, distress fetale,

emorragia antepartum e pre-eclampsia.

•Evidenza di associazione con il basso peso alla nascita: parto pretermine causato dal trauma diretto, perdita di peso

della madre, fumo, stress. 157

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Segni cronici di maltrattamento

Patogenesi:

• Lesioni traumatiche ricorrenti (tentativo di

strangolamento, trauma cranico)

• Stress cronico con soppressione del sistema immunitario

• Associazione di altri fattori di rischio (tendenza

all’ipertensione, fumo, abuso di sostanze, )

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La documentazione

Anamnesi prossima: • Descrizione dettagliata degli episodi di violenza e loro

correlazione con il problema attuale.

Storia traumatologica e correlazione con sintomi presenti.

•Descrivere dettagliatamente i fatti accaduti specificando l'identità dell'aggressore, il tipo di relazione che ha con la

donna, il tempo, la data e il luogo.

159 ONLUS CADOM MONZA 2010

159 www.cadom.it

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La documentazione

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Anamnesi remota:

Referti medici precedenti.

Storia traumatologica e psichiatrica.

Abuso di sostanze.

Violenze sessuali subite, non utilizzo di mezzi contraccettivi,

malattie sessualmente trasmesse, gravidanze indesiderate,

aborti provocati e/o spontanei.

Quando possibile usare le stesse parole della donna (“Mio marito

mi ha colpito con un bastone” è preferibile a “ La donna è stata

picchiata”)

ONLUS CADOM MONZA 2010 160 www.cadom.it

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La documentazione

161

Esame obiettivo.

Fare una valutazione e una descrizione accurata di tutte le

lesioni.

Includere il numero, il tipo, la sede, lo stadio di cicatrizzazione, le possibili cause e le spiegazioni fornite.

ONLUS CADOM MONZA 2010 161 www.cadom.it

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La documentazione

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Esami laboratoristici e altre procedure diagnostiche.

Documentare i risultati di tutti i test di laboratorio, degli

esami radiologici e di altre procedure diagnostiche e la loro correlazione con gli episodi di violenza.

ONLUS CADOM MONZA 2010 162 www.cadom.it

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Se la violenza non viene rilevata la donna continuerà a cercare aiuto per lesioni ricorrenti e per le conseguenze del maltrattamento.

Con il passare del tempo è la donna a diventare “il problema”, e sarà etichettata “una che rompe”, “ipocondriaca”, “isterica”.

Le gravi conseguenze del trauma, tra cui ansia, depressione, abuso di sostanze, non vengono valutate come tali, diminuendo la credibilità della donna.

Per alcune, questo ripetuto non riconoscimento ha preceduto la morte per lesioni gravissime o per suicidio.

Conseguenze del non intervento/riconoscimento

ONLUS CADOM MONZA 2010 163 www.cadom.it

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La stragrande maggioranza delle pazienti trova giusto che il

medico faccia sistematicamente una domanda sulla violenza.

La percentuale non cambia tra donne maltrattate e non.

La maggioranza dei medici preferisce non fare domande

(mancanza di tempo, paura di non poter aiutare le donne o di

disturbare le pazienti con una domanda intrusiva).

Al momento non c’è evidenza che lo screening sia utile.

Screening del maltrattamento

ONLUS CADOM MONZA 2010 164 www.cadom.it

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VALUTAZIONE FINALE E

CONCLUSIONI

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VALUTAZIONE FINALE

Questionari raccolti: 28

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abbastanza 14%

molto 86%

Gli argomenti trattati sono stati interessanti?

167 www.cadom.it

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poco 4%

abbastanza 46%

molto 50%

Gli incontri sono serviti per aumentare le conoscenze sul fenomeno del maltrattamento?

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poco 4%

abbastanza 43%

molto 53%

Gli incontri ti hanno aiutato a riflettere sulla tua esperienza professionale?

169 www.cadom.it

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poco 11%

abbastanza 64%

molto 25%

GLi incontri sono serviti ad accrescere le tue competenze professionali sul fenomeno del

maltrattamento?

170 www.cadom.it

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poco 7%

abbastanza 39%

molto 54%

Ritieni che il lavoro di condivisione con gli altri servizi possa rappresentare l'inizio della

definizione delle rete di aiuto sul maltrattamento?

171 www.cadom.it

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poco 18%

abbastanza 53%

molto 29%

Il confronto con il gruppo è stato facilitato dalla metodologia utilizzata?

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poco 14%

abbastanza 39%

molto 47%

Quanto ti ritieni soddisfatto/a della partecipazione al progetto del tuo servizio?

173 www.cadom.it

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PROPOSTE, SUGGERIMENTI, COMMENTI

Più tempo e più incontri

Coinvolgimento dei servizi scolastici, dei medici di base e dei pediatri

Necessità di aggiornamento almeno semestrale sull’attivazione della “Rete Rosa”

Favorire maggiore formazione specifica

Promuovere per il 2012 ulteriori momenti formativi con discussione di casi

esemplificativi

Bisogno di un costante aggiornamento giuridico

Avrei dedicato qualche altro incontro in sedute di plenaria

Una volta affrontato il problema del maltrattamento nell’ambito della formazione

specifica, riterrei opportuna una maggiore concretizzazione della struttura, degli spazi e

della rete sul territorio e delle modalità con cui si intende operare

Il progetto ha degli ottimi propositi e credo che se verrà attivato con serietà,

professionalità e competenza da parte di ogni settore, potrà essere molto utili per le

persone che richiederanno assistenza. 174 www.cadom.it

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CONCLUSIONI

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Il territorio ha accolto il progetto mostrando sensibilità e conoscenza verso il

problema della violenza intra-famigliare. Gli operatori dei servizi coinvolti hanno

lavorato con motivazione, mettendo in discussione la propria esperienza e

condividendo con il gruppo pensieri e scelte di nuove e più efficaci modalità

operative. Gli incontri in plenaria sono stati precursori di una comunicazione di rete

che ha bisogno di tempo e di formazione continua per divenire più efficace e

caratterizzata da maggiore fiducia tra operatori di servizi differenti.

L’assenza della partecipazione dei medici di base al progetto è stata da tutti segnalata

come una mancanza significativa alla quale supplire presto con l’obiettivo di

costruire una rete completa di tutte le risorse per aiutare la donna, i bambini, ma a

anche l’uomo coinvolti nella violenza.

Si è evidenziata una forte aspettativa da parte di tutti i servizi verso l’apertura del

Centro di ascolto Rete Rosa, sentito come spazio di competenza specifica, necessario

al territorio e a tutta la rete.

Affinché questa presenza non diventi un luogo astratto a cui inviare ogni situazione

complessa insieme alla responsabilità di regia della stessa, è fondamentale che la

formazione di rete continui, per delineare in modo più approfondito i confini delle

funzioni di ciascun servizio e le modalità di collaborazione durante il lungo e

articolato percorso di fuoriuscita dalla violenza.

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C.A.DO.M. Monza e Brianza

Centro Aiuto Donne Maltrattate

via Mentana, 43 – 20900 MONZA (MB)

Tel. 039/2840006 - Fax 039/2844515

www.cadom.it