Progetto Reggio 3D Virtual Sharing modulo 5...Emilia, Musei Civici di Reggio Emilia; Dott.ssa Chiara...

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Costruzione di una proposta territoriale di turismo culturale, sociale e ambientale sostenibile. Conoscenza e documentazione: le tecnologie di rilievo tridimensionale permettono di creare modelli 3D digitali di oggetti, mentre la stampa tridimensionale consente di creare repliche fisiche partendo da modelli digitali. Visita al museo e individuazione dei beni culturali: sono stati selezionati due soggetti, una sirena e una lepre. Il primo è un bassorilievo in marmo di epoca romana, il secondo è una preparazione tassidermica della collezione zoologica. Ricerca bibliografica e approfondimento teorico: è stata condotta una ricerca sulle caratteristiche e la storia di ciascuna collezione museale e sui contenuti 3D digitali già esistenti per il museo. Abbiamo approfondito i temi dei bestiari e della persistenza della forma nella storia della cultura, per costruire un frame teorico di riferimento. Documentazione fotografica e rilievo: gli oggetti selezionati sono stati documentati attraverso la tecnica della fotogrammetria digitale. La stampa 3D: i modelli 3D digitali, realizzati attraverso la tecnica fotogrammetrica, sono stati riprodotti con una stampante 3D. La narrazione del patrimonio culturale: sono state realizzate riprese video panoramiche con una camera a 360 gradi con descrizioni narrative dei beni. Progetto Reggio 3D Virtual Sharing 5 modulo Esperto: dott. Giulio Bigliardi - Tutor: Prof.ssa Sara Uboldi - Figura aggiuntiva: Prof. ssa Simona Tuffoli Con la collaborazione di: Prof. Paolo Orlandini, Comune di Reggio Emilia, Musei Civici di Reggio Emilia; Dott.ssa Chiara Pelicciari, Musei Civici di Reggio Emilia, dott. Riccardo Campanini Musei Civici di Reggio Emilia. Studenti del modulo: Bastia Matilde, Boccia Zoboli Eleonora, Boni Pietro, Codeluppi Matteo, Dell’Amico Laura, Faraci Gaia, Ferrari Giacomo, Fornaroli Penchu, Fornili Elisabetta, Fusoni Linda, Iob Asia, Notari Giovanni, Pecchia Angelica, Tagliavini Eles, Uzuma Janet. Con la partecipazione delle classe 3 I e 4F del Liceo Moro

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  • Costruzione di una proposta territoriale di turismo culturale, sociale e ambientale sostenibile.

    Conoscenza e documentazione: le tecnologie di rilievo tridimensionale permettono di creare modelli 3D digitali di oggetti, mentre la stampa tridimensionale consente di creare repliche fisiche partendo da modelli digitali.

    Visita al museo e individuazione dei beni culturali:sono stati selezionati due soggetti, una sirena e una lepre. Il primo è un bassorilievo in marmo di epoca romana, il secondo è una preparazione tassidermica della collezione zoologica.

    Ricerca bibliografica e approfondimento teorico: è stata condotta una ricerca sulle caratteristiche e la storia di ciascuna collezione museale e sui contenuti 3D digitali già esistenti per il museo. Abbiamo approfondito i temi dei bestiari e della persistenza della forma nella storia della cultura, per costruire un frame teorico di riferimento. Documentazione fotografica e rilievo: gli oggetti selezionati sono stati documentati attraverso la tecnica della fotogrammetria digitale.La stampa 3D: i modelli 3D digitali, realizzati attraverso la tecnica

    fotogrammetrica, sono stati riprodotti con una stampante 3D.

    La narrazione del patrimonio culturale: sono state realizzate riprese video panoramiche con una camera a 360 gradi con descrizioni narrative dei beni.

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    Esperto: dott. Giulio Bigliardi - Tutor: Prof.ssa Sara Uboldi - Figura aggiuntiva: Prof.ssa Simona Tuffoli Con la collaborazione di: Prof. Paolo Orlandini, Comune di Reggio Emilia, Musei Civici di Reggio Emilia; Dott.ssa Chiara Pelicciari, Musei Civici di Reggio Emilia, dott. Riccardo Campanini Musei Civici di Reggio Emilia.

    Studenti del modulo: Bastia Matilde, Boccia Zoboli Eleonora, Boni Pietro, Codeluppi Matteo, Dell’Amico Laura, Faraci Gaia, Ferrari Giacomo, Fornaroli Penchu, Fornili Elisabetta, Fusoni Linda, Iob Asia, Notari Giovanni, Pecchia Angelica, Tagliavini Eles, Uzuma Janet. Con la partecipazione delle classe 3 I e 4F del Liceo Moro

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    Nachleben: la permanenza dell’immagine nella storia della cultura.

    Aby Warburg ha dedicato al problema della permanenza dell’immagine l’intera esistenza. La sua ricerca è culminata nel progetto di Mnemosyne, il visionario e enciclopedico Bilderatlas, l’atlante della memoria, rimasto incompiuto. Lo storico della cultura ha dimostrato che l’immagine non può essere compresa se non attraverso una complessa dialettica, risultato di un conflitto tra ethos apollineo e pathos dionisiaco, che rende l’immagine palpitante e apicale.L’immagine può trattenere, quindi, una complessità culturale nella quale agiscono simultaneamente l’atto, corporeo e sociale, e il simbolo, psichico e culturale.Il concetto di pathosformel (formule di pathos) viene usato da Warburg per identificare la sintesi di forma e contenuto capace di persistere e riemergere nella memoria culturale attraverso gli engrammi, tracce stratificate di complessità storica e di anacronie, di processi consci e inconsci, di oblio e di permanenze, di sublimazioni ed alterazioni.

    Approfondimento teorico a cura della classe 4F: Bartoli Matilda, Bianco Alessia, Bigi Carolina, Campari Valeria, Fornaciari Giulia, Laco Arianna, MigliElena, Paglia Valentina, Pergreffi Martina, Prodi Margherita, Ramelli Giulia, Tinelli Jennifer, ToschiArianna, Veronesi Bianca, Zollo Sara.

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    La Nachleben, la permanenza di alcuni topoi figurativi che si ripropongono nel tempo, contiene in sé un modello psichico della storia, e assume la valenza complessa del sintomale freudiano, del ritorno del rimosso come presente anacronistico. Secondo il filosofo Didi-Huberman, dopo Warburg, non sarebbe più possibile “porsi davanti all’immagine e davanti al tempo come prima” (Didi-Huberman, Immagine insepolta. Aby Warburg, la memoria dei fantasmi e la storia dell’arte, 2006, 30).

    La dialettica del Nachleben viene riconosciuta da Warburg nelle danze delle menadi nei sarcofagi antichi, nei ritratti del Ghirlandaio, nelle maschere funerarie del Quattrocento fiorentino, così come nelle ninfe botticelliane. Il tempo dell’immagine è infatti un tempo complesso. Le immagini ricorrenti vengono trattate dallo studioso tedesco come impronte, in grado di racchiudere un tempo presente reminiscente, che persiste nelle stratificazioni della materia.

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    La forma ricorrente sopravvive alla decadenza come sintomo e fantasma: scompare all’improvviso nel limbo incerto della memoria collettiva, per riapparire in un altro istante, per migrare in altro contesto geografico, storico e sociale. Settis ha definito il rapporto tra la mitologia classica e la tradizione giudaico-cristiana della cultura occidentale come ossessivo e ricorrente, un filone sotterraneo della “rimozione e del ritorno del rimosso” (Settis, Introduzione in Saxl F., La fede negli astri, 1980, XIX). Nell’antica Grecia, i monstra della mitologia venivano usati per sublimare le paure istintive, per razionalizzarle ed esercitare un controllo. Queste immagini delle origini si sono poi fissate nella memoria occidentale. Nel fertile terreno dell’Europa Rinascimentale, le formule anticheggianti, sopravvissute al Medioevo, poterono rifiorire nei cicli d’affreschi, nelle pitture, nelle sculture e nei libri a stampa che circolavano nelle raffinate corti signorili.

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    “Una tradición recogida por el mitólogo Apolodoro, en su Biblioteca, narra que Orfeo, desde la nave de los argonautas, cantó con más dulzura que las sirenas y que éstas se precipitaron al mar y quedaron convertidas en rocas, porque su ley era morir cuando alguien no sintiera su hechizo” (Borges J. L., Guerrero M., Manual de zoología fantástica). “Una tradizione accolta da Apollodoro il mitologo nella sua Biblioteca, narra che Orfeo, dalla nave degli Argonauti, cantò con più dolcezza delle sirene, e che queste si precipitarono in mare e trasformarono in rocce: perché la loro legge era di morire, se qualcuno non avesse subito il loro fascino. (Borges J. L., Guerrero M., Manuale di zoologia fantastica).

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    “Plinio, en su catálogo de animales etiópicos, incluye las esfinges, de las que no precisa otro rasgo que el pelaje pardo rojizo, y los pechos iguales. La esfinge griega tiene cabeza y pechos de mujer, alas de pájaro, y cuerpo y pies deleón. Otros le atribuyen cuerpo de perro y cola de serpiente. Se refiere que desolaba el país de Tebas, proponiendo enigmas a los hombres (pues tenía voz humana) y devorando a quienes no sabían resolverlos. (Borges J. L., Guerrero M., Manual de zoología fantástica).

    “Plinio, nel suo catalogo di animali etiopi, include le sfingi, di cui però si dice solo cha hanno il pelame bruno rossiccio, e due mammelle. La sfinge greca ha testo e petto di donna, ali d’uccello, corpo e piedi di leone. Altri le attribuiscono corpo di cane e coda di serpente. Dicono che desolasse la regione di Tebe, proponendo enigmi agli uomini (poiché aveva voce umana) e divorando quelli che non sapevano risolverli” (Borges J. L., Guerrero M., Manuale di zoologia fantastica).

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    “Los chinos, en cambio, hablan de la liebre lunar. El Buddha, en una de sus vidas anteriores, padeció hambre; para alimentarlo, una liebre se arrojó al fuego. El Buddha,como recompensa, envió su alma a la luna. Ahí, bajo una acacia, la liebre tritura en unmortero mágico las drogas que integran el elixir de la inmortalidad”. (Borges J. L., Guerrero M., Manual de zoología fantástica).

    “I cinesi, invece, parlano della lepre lunare. Il Buddha, in una delle sue vite interiori, patì la fame; per nutrirlo, una lepre si gettò nel fuoco. Il Buddha lo ricompensò inviandone l’anima sulla luna. Lì sotto, un’acacia, la lepre tritura in un mortaio magico le droghe che compongono l’elixir dell’immortalitá ” (Borges J. L., Guerrero M., Manuale di zoologia fantastica).