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PROGETTO RAVENNA 2011-2016 PROPOSTA DI LISTA PER RAVENNA PER IL BUON GOVERNO DEL COMUNE Elaborato dal Coordinamento di Lista per Ravenna

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PROGETTO RAVENNA 2011-2016

PROPOSTA DI LISTA PER RAVENNA PER IL BUON GOVERNO DEL COMUNE

Elaborato dal Coordinamento di Lista per Ravenna

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PREMESSA 1 ECONOMIA

• 1.1 Imprese ed occupazione: mantenimento dei posti lavoro e creazione di nuovi. Sostegno alle piccole e medie imprese. Sostegno alla vera cooperazione. Valorizzazione delle industrie rispettando l’ambiente. Promozione del turismo. Sostegno all’agricoltura

• 1.2 Il porto: abbattimento dei monopoli, apertura alla concorrenza. Realizzazione delle infrastrutture • 1.3 Gestione dei servizi pubblici: cessi l’invadenza della politica nell’economia dei servizi • 1.4 Tasse, tariffe e multe più giuste. Abbattimento del monopolio di Hera • 1.5 Come aumentare le entrate del Comune senza ricorrere a nuovi tributi. Eliminazione degli

sprechi 2 FAMIGLIA - GIOVANI

• 2.1 La famiglia al centro delle politiche sociali • 2.2 I giovani come investimento, sostegno alle giovani famiglie

3 SCUOLA - UNIVERSITA’ – CULTURA - SPORT

• 3.1 La scuola fulcro della società • 3.2 Qualità per l’Università di Ravenna, in vista dell’autonomia • 3.3 Cresca la cultura • 3.4 Promozione dello sport

4 SANITÀ - SERVIZI SOCIALI

• 4.1 Sanità più efficiente, a misura dei cittadini • 4.2 Affidamento dei servizi funebri e cimiteriali ad imprese qualificate • 4.3 Maggior attenzione agli svantaggiati, agli anziani, ai poveri. Più spazio al volontariato • 4.4 Una casa per tutti. Case popolari “trasparenti” • 4.5 Sostegno alle nascite. Una politica anche per le persone sole • 4.6 Protezione delle donne in difficoltà • 4.7 Rispetto degli animali

5 SICUREZZA - INTEGRAZIONE

• 5.1 Nessuna tolleranza verso la delinquenza • 5.2 Immigrazione nel rispetto delle regole

6 AMBIENTE - TERRITORIO

• 6.1 Un ambiente sano • 6.2 Realizzazione delle infrastrutture e dei collegamenti stradali strategici • 6.3 Rifacimento del piano del traffico, efficiente manutenzione e gestione della viabilità,

risanamento delle ferite urbanistiche, vitalità e impulso al centro storico di Ravenna • 6.4 Uno sviluppo ordinato delle località di mare. Consolidamento sociale del forese. Rafforzamento

del Quartiere San Giuseppe • 6.5 Vendita proficua (non più svendita) dei terreni agricoli del Comune; recupero degli edifici

dismessi e valorizzazione di quelli storici degradati 7 REGIONE ROMAGNA

• 7.1 Sulla Regione Romagna decidano i romagnoli tramite referendum

8 INTERNET • 8.1 Coprire l’intero territorio comunale con la rete a banda larga

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PREMESSA Lista per Ravenna informa il suo operato ai princìpi e ai requisiti essenziali che devono distinguere chi è impegnato in politica. Integrità etica, coerenza, affermazione piena della giustizia sociale, perseguimento del bene comune, intransigenza sui valori non negoziabili, riconoscimento del principio di sussidiarietà, sono il fondamento del nostro agire politico.

1. ECONOMIA

1.1 IMPRESE ED OCCUPAZIONE: MANTENIMENTO DEI POSTI DI LAVORO E CREAZIONE DI NUOVI. SOSTEGNO ALLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. SOSTEGNO ALLA VERA COOPERAZIONE. VALORIZZAZIONE DELLE INDUSTRIE RISPETTANDO L’AMBIENTE. PROMOZIONE DEL TURISMO. SOSTEGNO ALL’AGRICOLTURA Gli investimenti e i contributi finanziari del Comune saranno concentrati, prima di tutto, piuttosto che su opere di facciata, verso il mantenimento dei posti di lavoro e la creazione di nuovi, allo scopo di combattere la disoccupazione, decisamente aumentata causa la crisi economica, puntando specialmente sui posti di lavoro che non siano di bassa qualità e precari. Dovrà essere favorita la nascita o la crescita delle imprese che sviluppino occupazione ed operino, rispettando l’ambiente, nei settori del commercio, artigianato, industria, agricoltura, turismo ed ecologia, con particolare attenzione alle nuove tecnologie e alla ricerca e innovazione. Occorre attivare politiche di formazione professionale capaci di rispondere al bisogno di personale qualificato da parte delle imprese e quindi di collocare i disoccupati sul mercato, facendo incontrare la domanda e l’offerta di lavoro, ancora colpevolmente distanti. Al riguardo, sarà opportuno promuovere una proficua alternanza scuola/lavoro ed un collegamento imprese/università/scuole, affinché chi si affaccia sul mondo del lavoro sia adeguatamente preparato. È necessario favorire nuovi insediamenti industriali offrendo aree edificabili a prezzo ridotto, realizzare servizi a favore delle imprese, concedere sgravi di tasse e tariffe, introdurre agevolazioni e incentivazioni finanziarie, velocizzare le autorizzazioni industriali/artigianali/commerciali. Sarà opportuno disboscare e semplificare le troppe norme burocratiche, urbanistiche e tributarie, spesso assurde e cervellotiche, che frenano la gestione e lo sviluppo delle aziende. Soprattutto dovrà essere alleggerita la pressione fiscale sulle imprese. Inoltre, il Comune, insieme agli altri soggetti interessati, dovrà sostenere gli interventi produttivi attraverso specifici interventi finanziari, con un più facile ricorso al credito, in aggiunta alle consolidate attività svolte dalle cooperative di garanzia. Occorre premiare ed incentivare le imprese di nuova costituzione, o già presenti, che aumentino l’occupazione e che investano in ricerca ed ambiente, che adottino la certificazione di qualità e la certificazione ambientale. Si potrebbe istituire, annualmente, il “Premio Luciano Cavalcoli”, destinandolo all’impresa che meglio rappresenti lo sviluppo sul territorio secondo questi parametri. È necessario sostenere, monitorandolo adeguatamente, il lavoro interinale, ad esempio tramite accordi con le banche, affinché i giovani possano finanziarsi l’acquisto della prima casa e mettere su famiglia. Occorre ricucire i troppi strappi prodotti dall’attuale governo della città, con una politica che sostenga le piccole e medie aziende industriali e artigianali nei confronti dei poteri economici forti e i piccoli-medi operatori del commercio rispetto agli iper e ai supermercati; che assicuri alla vita in agricoltura e nel forese parità di servizi rispetto alla città, facilità di adeguamenti e ristrutturazioni dell’edilizia e delle strutture, collegamenti stradali e di trasporto adeguati; che riporti il giusto equilibrio, in città e nel litorale, tra turismo di massa e turismo di qualità, tra il divertimento e l’ordine, la sicurezza e la vivibilità, non abusando dello strumento dell’ordinanza, ma privilegiando la concertazione con tutte le parti in causa; che sappia coniugare lo sviluppo tecnologico e produttivo con l’ecologia e la salute dei lavoratori e dei cittadini. La grande industria chimica, che ha consentito lo sviluppo economico di Ravenna e tuttora assicura migliaia di posti di lavoro, va rilanciata riqualificandola, garantendo il rispetto dell’ambiente e le condizioni di massima sicurezza per i lavoratori, coniugando la vocazione verso le fonti energetiche tradizionali e quella verso l’ “economia pulita” e le fonti energetiche rinnovabili: solare, eolica, idraulica e geotermica.

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Così come l’industria, anche la pubblica amministrazione deve porsi il tema della propria competitività. Anche le istituzioni pubbliche dovranno partecipare responsabilmente, insieme agli altri soggetti, imprese e sindacati, al processo di rinnovamento dell’economia che si sta realizzando in questi anni. L’industria manifatturiera, in particolare, di cui è ricco il nostro territorio, ha bisogno di qualità, innovazione e competitività per poter rimanere il perno dello sviluppo locale e continuare a compensare l’impatto negativo della crisi. L’amministrazione comunale dovrà fare scelte coraggiose, avendo una visione del futuro che vada oltre il piccolo tornaconto elettorale. Noi vogliamo essere costruttori del domani, interpreti e protagonisti delle profonde trasformazioni in atto. La cooperazione, correttamente intesa come strumento di promozione economica e sociale dei lavoratori associati, e purché, come in ampi settori dell’economia regionale e locale, non avvilita da logiche di condizionamento politico e di sfruttamento, è una grande risorsa, che merita il sostegno dell’ente locale. Il turismo è la più importante risorsa economica del nostro comune: monumenti, palazzi e chiese, archeologia, mosaico, mare, pinete e valli, rappresentano un patrimonio unico, tuttora non adeguatamente valorizzato, che dovrà essere al centro di un progetto organico e integrato di valorizzazione anche ai fini turistici: occorre inserire la città nei grandi circuiti internazionali, ottimizzando la strategica posizione di Ravenna, tra Venezia e Firenze. Anche a tal fine la realizzazione dell’E55 è una priorità assoluta, a cominciare dal tratto Ravenna-Ferrara. L’offerta turistica va arricchita con iniziative, ad esempio quelle congressuali e crocieristiche, idonee a perseguirne la destagionalizzazione. Non bisogna trascurare ulteriormente di dare soluzione alla grave mancanza di servizi igienici pubblici nella città di Ravenna e nelle altre località turistiche. Il Comune si farà carico di realizzare, di concerto con la Camera di Commercio, “La carta dei servizi e dei diritti del turista” e si adopererà per introdurre facilitazioni e razionalizzazioni nell’accesso a monumenti, chiese e musei a pagamento. La candidatura di Ravenna a Capitale europea della Cultura 2019 è un’opportunità che non va perduta in mere operazioni di marketing politico, bensì rivolta a produrre un vero salto di qualità e di apertura del nostro sistema culturale e turistico, che appare appannato e ingessato nei ristretti circuiti del potere politico locale. La crisi dell’agricoltura e zootecnia, tuttora il secondo settore economico del territorio locale, va affrontata sostenendone la logistica, l’assistenza tecnica ed agronomica e la ricerca, promuovendo le iniziative di tracciabilità, commercializzazione e marketing dei prodotti caratteristici della nostra terra e perseguendo il radicamento abitativo e sociale degli operatori agricoli sul territorio. Per evitare prezzi sotto i costi di produzione per le imprese agricole, il Comune si adopererà per chiedere alle strutture che ritirano la frutta di stabilire il prezzo d’acquisto al momento del conferimento dei prodotti. Va inoltre favorito un confronto fra le parti interessate al fine di azzerare i debiti degli agricoltori dovuti al deprezzamento dei prodotti agricoli. Il Comune può essere di sollievo alla crisi finanziaria di molte aziende colpite dalle distorsioni del mercato, ad esempio potenziando i fondi destinati ad Agrifidi e riducendo l’ICI sui terreni a colture specializzate. I terreni agricoli a ridosso delle pinete e delle valli possono essere meglio utilizzati riconvertendoli in zone di ampliamento dell’ambiente naturale limitrofo, sia esso pineta che valle. In tal modo si accresce il patrimonio naturalistico a disposizione della comunità e si evitano colture ottenute con un eccessivo utilizzo di fertilizzanti e prodotti chimici di varia natura con un beneficio per tutti, assicurando anche un impiego di manodopera per la manutenzione delle nuove aree naturali. Esistono numerosi esempi in Regione che andrebbero riproposti anche da noi. 1.2 IL PORTO: ABBATTIMENTO DEI MONOPOLI, APERTURA ALLA CONCORRENZA. REALIZZAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE Il porto di Ravenna potrebbe essere il volano dell’economia locale, ma non lo è, soprattutto perché la Regione non vi ha investito sufficientemente, riconoscendolo, come dovrebbe, quale porto della regione stessa. Incide sulla capacità di reddito della provincia meno del 7%. Transitano dal porto, anziché container e prodotti “ricchi” e a basso impatto ambientale, soprattutto materiali poveri, “polverosi” ed a basso valore aggiunto, destinati al comparto ceramico fuori territorio. Perché il porto sviluppi le sue grandi potenzialità inespresse occorre realizzare le infrastrutture necessarie, stradali e ferroviarie, collegando le due sponde del canale Candiano attraverso ponti a raso mobili, a servizio prevalente del traffico portuale. Il traffico di passaggio nord-sud dovrà avvenire sul versante ovest della città, giovandosi delle grandi infrastrutture stradali da realizzare o da adeguare sul fronte del Corridoio Adriatico (E 55). È indispensabile dotare l’area portuale di un centro direzionale ove siano collocati i servizi logistici, l’autotrasporto, la telematica, ecc.

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Il porto dovrà essere liberato dai troppi lacci politici che lo vincolano (gravitanti sulla Sapir), dalle attuali persistenti condizioni di oligopolio, che ne frenano lo sviluppo: occorre aprirlo al mercato ed alla concorrenza. La società parapubblica Sapir dovrà essere profondamente riformata, da un lato affidando all’imprenditoria privata la gestione terminalistica, quella operativa e delle banchine, dall’altro mettendo a disposizione dei privati i terreni per lo sviluppo degli investimenti. I lavoratori portuali, sottoposti a condizioni di lavoro inquinanti e pericolose, fonte di rischi gravi per la loro salute e incolumità, hanno il diritto che siano osservate le regole da parte delle imprese appaltatrici e appaltanti, e siano dunque effettuati dalle autorità pubbliche quei controlli largamente oggi latitanti. 1.3 GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI: CESSI L’INVADENZA POLITICA NELL’ECONOMIA DEI SERVIZI Tutte le attività del Comune che hanno un contenuto economico-imprenditoriale devono essere affidate in gestione a società private specializzate, che sappiano fare bene, certamente meglio del Comune, il “mestiere” di imprese. Il Comune deve mantenere una partecipazione minoritaria in tali società, necessaria e sufficiente per conservare e valorizzare il ruolo di indirizzo e di controllo dell’ente locale su tutti i servizi pubblici, garantendone la qualità, la socialità e le tariffe, ma non deve fare l’imprenditore, che non è la sua vocazione. Con le privatizzazioni, devono cessare i monopoli dell’acqua, dello smaltimento rifiuti, dei cimiteri, dei trasporti pubblici, ecc. e l’oligopolio del gas, a vantaggio di tariffe più basse e di un servizio di qualità. La liberalizzazione delle attività economiche è un’opportunità straordinaria per superare la crisi; ci sono ancora margini di guadagno notevoli che devono essere realizzati. Verso questi obiettivi, vanno coinvolti e ascoltati i cittadini, anche attraverso le associazioni dei consumatori. Vanno evitate le false privatizzazioni, cioè le società private fatte col patrimonio del Comune e amministrate da politici nominati dal Sindaco col criterio della fedeltà di partito. Le società che gestiranno i servizi del Comune dovranno essere le migliori, scelte attraverso gare pubbliche trasparenti e non addomesticate. Dovranno avere la capacità di investire e rischiare denaro proprio (e non del Comune), garantendo da un lato servizi efficienti ai cittadini e dall’altro la produzione di utili per remunerare gli investimenti futuri. Il processo di privatizzazione dovrà coinvolgere, sia pure con la doverosa gradualità e con ogni cautela, in particolare per il personale dipendente, Hera (gas, acqua e rifiuti), il trasporto pubblico locale e il sistema delle farmacie comunali. La società pubblica portuale Sapir dovrà cedere ai privati la gestione d’impresa dei servizi terminalistici e di banchina, mentre manterrà la proprietà delle aree portuali, come avviene in Europa e nel mondo. Questo per favorire lo sviluppo del porto, troppo a lungo compresso e ostacolato dall’invadenza della politica. Il Comune di Ravenna venderà sul mercato gran parte della sua partecipazione azionaria in Romagna Acque. La formula è più imprenditori e meno politici, in modo che vengano ricavate risorse finanziarie per la collettività ed i servizi resi ai cittadini/utenti siano più efficienti, più economici e di migliore qualità. 1.4 TASSE, TARIFFE E MULTE PIÙ GIUSTE. ABBATTIMENTO DEL MONOPOLIO DI HERA Il bilancio municipale si avvale di un livello di tasse applicate dal Comune tra i più elevati in Italia, senza contare la tassa rifiuti, che, pur essendo stata definita un tributo da una sentenza della Corte Costituzionale, viene ancora impropriamente considerata una tariffa, e il canone per le fognature e la depurazione, che viene aggiunto alla tariffa dell’acqua potabile. Le tariffe dei servizi pubblici (gas, acqua, cimiteri, asili, mense scolastiche, ecc., e, di fatto, anche i rifiuti), gestiti con molti sprechi, sono tra le più care. 5/6 milioni di euro l’anno sono “estorti” col multificio comunale, che colpisce preferibilmente le auto in sosta allo scopo di far cassa per il bilancio del Comune, rinunciando a svolgere, coi vigili urbani, un servizio di prevenzione e repressione delle violazioni del codice della strada più pericolose. Le multe elevate per le infrazioni alle altre norme, che regolano l’ordine sociale, la sicurezza, l’edilizia e l’urbanistica, l’igiene pubblica, la tutela dell’ambiente, ecc., rappresentano meno del 2% del totale. Obiettivo di governo di Lista per Ravenna è la riduzione, entro la metà del prossimo mandato elettorale, di almeno il 10 per cento dei prelievi dai bilanci familiari di cui sopra, attraverso una diversa politica delle entrate e una gestione più efficiente dell’amministrazione e dei servizi.

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Vogliamo tagliare il carico tariffario eccessivo sulle famiglie, avendo particolare attenzione a introdurre sgravi per le giovani coppie. Vogliamo semplificare le troppe imposizioni fiscali e renderle più sopportabili. Criterio base per l’applicazione delle tasse e delle tariffe sui servizi del Comune sarà il “quoziente familiare”, che tiene conto non solo del reddito di cui dispone una famiglia, ma dei carichi cui essa è sottoposta, avendo al suo interno un maggior numero di figli o persone svantaggiate (disabili, anziani o adulti non autosufficienti, ecc.). La riduzione delle tariffe di gas, acqua e rifiuti e una gestione di questi servizi più efficiente e meno burocratica e distante dai cittadini passano attraverso il conferimento di tali attività alle imprese migliori esistenti sul mercato, scelte attraverso sistemi di gare pubbliche trasparenti, che assicurino la massima convenienza economica e tecnica e garantiscano al Comune di svolgere appieno le funzioni di indirizzo politico, di controllo pubblico e di equa determinazione delle tariffe. Sarà rivolta al Corpo della polizia municipale la direttiva di contrastare in pari misura le violazioni, da una parte, al codice della strada, soprattutto quelle più gravi (funzioni di polizia stradale), e dall’altra alle leggi, regolamenti ed ordinanze che disciplinano la convivenza sociale (funzioni di polizia civica). 1.5 COME AUMENTARE LE ENTRATE DEL COMUNE SENZA RICORRERE A NUOVI TRIBUTI. ELIMINAZIONE DEGLI SPRECHI Le scelte di questo nostro programma di governo locale si finanziano abbondantemente da sole, senza andare nelle tasche dei cittadini, com’è abitudine dei governi locali che ci amministrano da quasi 50 anni. Almeno 200 milioni di euro potranno venire dalla vendita dei terreni agricoli rimasti al Comune e degli altri immobili comunali che non servono al Comune, dall’adeguamento degli affitti e delle concessioni di beni e servizi e soprattutto dalla vendita di quote significative delle partecipazioni azionarie nelle società dei servizi, che assommano ad oltre 330 milioni di euro. Queste società, essendo di natura imprenditoriale, è bene che siano affidate o che coinvolgano incisivamente le migliori aziende private specializzate, scelte attraverso gare pubbliche trasparenti. Il Comune manterrà una quota non maggioritaria di azioni che gli assicuri le funzioni di indirizzo, di controllo e di garanzia delle giuste tariffe. Una rilevante novità è rappresentata dalla cosiddetta devoluzione demaniale, il trasferimento di alcuni beni patrimoniali dello Stato agli enti locali: occorrerà metter mano al più presto ad una valorizzazione del patrimonio trasferito, alienando i beni di minor interesse e vigilando che ad avvantaggiarsene non siano sempre i soliti noti. Gli introiti dalle vendite patrimoniali consentiranno di ridurre ogni anno le quantità di mutui e prestiti da contrarre (fino ad oggi oltre misura) e di estinguerne anticipatamente parte di quelli in corso, con grande beneficio per la spesa corrente, per via delle minori quote annuali dei rimborsi e degli interessi. Il cancro delle spesa corrente eccessiva potrà essere debellato attraverso una gestione più rigorosa e corretta degli appalti di lavori, forniture e servizi, che superi gli affidamenti clientelari, poco convenienti; con l’abbattimento degli affitti passivi non più necessari a seguito della costruzione di un nuovo palazzo degli uffici; con la lotta generalizzata agli sprechi, ai privilegi, alle regalie e alle spese voluttuarie e propagandistiche; con una politica di gestione del personale efficiente e non dispersiva; col taglio ai progetti, agli studi e alle consulenze commissionati a professionisti esterni inutili o non indispensabili, di cui Lista per Ravenna ha sempre messo in luce gli sperperi enormi; con la rinuncia alle manifestazioni e agli spettacoli “gratuiti”, troppo onerosi per le casse del Comune, e ai consumi incontrollati.

2. FAMIGLIA - GIOVANI 2.1 LA FAMIGLIA AL CENTRO DELLE POLITICHE SOCIALI La famiglia è per noi elemento fondante e centrale della società, e quindi soggetto primario delle politiche sociali e destinataria di incentivi e risorse per il suo sviluppo e consolidamento. Ci riconosciamo nella famiglia com’è definita dalla Costituzione italiana: “società naturale fondata sul matrimonio”, diversa da altre forme di convivenza, che vanno rispettate e tutelate nei diritti civili essenziali, senza che il concetto di famiglia ne risulti corroso. Promuoviamo la partecipazione delle associazioni familiari ai vari livelli della

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vita pubblica e delle istituzioni, in forma consultiva. Riconosciamo e tuteliamo la maternità per tutte le donne e il ruolo di madre, per gli aspetti sia assistenziali sia previdenziali; sosteniamo l’orario di lavoro ridotto e flessibile per la madre o per il padre, nei primi anni di vita del bambino. Perché la famiglia sia al centro, proponiamo l’istituzione di un assessorato per la Famiglia, prima agenzia educativa e primo soggetto sociale, che la promuova come forza e risorsa della società, come soggetto attivo e non oggetto passivo di politiche di sostegno, quasi costituisse un problema della comunità. Occorre introdurre, innanzitutto, il quoziente familiare. Un sistema di rimodulazione di tutte le tariffe e di tutte le tasse locali in grado di ripartirne il peso in base ai carichi familiari, non solo in senso verticale (per classi di reddito), ma anche in senso orizzontale (in base al numero dei figli, alla presenza di anziani, di portatori di handicap, di malati mentali, di figli con un solo genitore). Per realizzare questa rivoluzione impositiva locale è necessario rivedere il sistema ISEE (l’indicatore economico sul quale si basano i Comuni per la determinazione dei carichi impositivi), che ha l’iniquità di non considerare i carichi sociali che gravano sulla famiglia. Ci ispiriamo al modello di Parma, già applicato in diversi Comuni. Occorre, poi, prevedere una serie di agevolazioni per l’acquisto o l’affitto della casa, contributi adeguati per i casi di difficoltà economica, servizi di sostegno per l’assistenza e l’educazione della prima infanzia. Dovranno essere incentivate, con un contributo economico, forme di autogestione familiare e di baby-sitting alternative all’asilo nido, data anche la carenza di posti e gli alti costi nelle strutture del Comune. L’attenzione ai problemi delle famiglie è trasversale e diffusa all’interno di questo progetto di governo del Comune di Ravenna. In altri punti del programma si parla delle famiglie povere e di quelle con anziani non autosufficienti o portatori di handicap; delle forme di assistenza a domicilio anche tramite l’assegno per l’impiego domestico o di cura; dell’assistenza ai malati psichiatrici; del problema della casa, con l’acquisto dell’abitazione, l’assegnazione di case popolari, i contributi sugli affitti, le convenzioni per gli affitti a famiglie bisognose, la ricomposizione delle famiglie allargate in soluzioni abitative comunicanti; del sostegno alla procreazione dei figli; della libertà nella scelta educativa anche attraverso l’erogazione di un buono scuola; delle donne in difficoltà. 2.2 I GIOVANI COME INVESTIMENTO, SOSTEGNO ALLE GIOVANI FAMIGLIE La demografia è il fattore di cambiamento più importante dei prossimi decenni. La denatalità nei Paesi occidentali, l’allungamento della vita, i flussi migratori stanno determinando e determineranno sempre più nuovi equilibri economici e politici, anche nel nostro territorio. Negli ultimi anni, assistiamo ad un progressivo e preoccupante calo delle nascite, tamponato solo dal contributo degli immigrati. Si è invertita la piramide demografica e le nascite segnano un saldo negativo: se il tasso di natalità continuerà su questo trend, la nostra società occidentale è destinata ad esaurirsi. Il futuro della nostra società dipende sempre di più dalle nuove generazioni, ed è su di loro e sulle giovani famiglie che bisogna investire, anche per contrastare il crollo demografico, che prospetta un’Italia, e particolarmente quella del nord in cui è compresa la nostra regione, formata da una moltitudine di anziani e povera di giovani. Incentivi, prestiti sull’onore, detrazioni fiscali devono essere rivolti a sostenere progetti di stabilità familiare delle giovani coppie, con particolare attenzione all’accoglienza della vita nascente. La scuola potrà elevare la sua qualità formativa se fondata su un sistema competitivo, con il diritto, da parte delle famiglie, di scegliere il progetto educativo per i propri figli. Nei servizi scolastici (nido, mensa, servizi di trasporto, ecc.) occorre incrementare lo sconto per le pluri-utenze di due o più fratelli. La formazione professionale deve essere riformata, allo scopo che siano attivati corsi efficacemente rispondenti alla necessità di personale qualificato da parte delle imprese, realizzando un incontro risolutivo tra la domanda e l’offerta di lavoro. L’ente locale deve rappresentare l’anello di congiunzione tra il mondo economico, la scuola e i giovani. Occorre realizzare un mercato del lavoro che sia flessibile nelle sue articolazioni e aperto alle nuove specializzazioni, mantenendo la rete di protezione sociale dei lavoratori e di chi non trova occupazione o la perde. In particolare, vanno messe in campo forme di tutela per i giovani che, ottenuta faticosamente un’occupazione, vedono svanirla a causa di un apparato produttivo che privilegia sempre più forme croniche di precariato. I giovani rappresentano il futuro di questa comunità. Vanno prospettate ad essi opportunità di crescita e di realizzazione della propria personalità sul piano morale e ideale, perché diano un senso e un gusto alla propria vita, che non si riduca agli aspetti meramente materiali, nel vuoto dello spirito. Bisogna dare corso a

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politiche per la gioventù, che li ponga al centro dell’attenzione, promuovendo iniziative a tutto campo che li vedano coinvolti come attori e soggetti attivi, non come semplici fruitori. La diffusione nei giovani di problematiche psicologiche e della depressione rappresenta un campanello d’allarme per le istituzioni. Promuovere i valori della solidarietà e del volontariato civile, culturale, sanitario, assistenziale e sociale può servire, al riguardo, per offrire risposte positive. Il tema dei programmi del Comune rivolti ai giovani è diffuso anch’esso nei capitoli di questo progetto. In particolare, trattiamo in altri punti l’occupazione e la formazione professionale, la lotta alla droga, all’alcolismo e alle dipendenze da gioco, la politica sociale della casa, lo sport e il tempo libero, la scuola e l’università.

3. SCUOLA - UNIVERSITÀ – CULTURA - SPORT 3.1 LA SCUOLA, FULCRO DELLA SOCIETÀ Le nuove generazioni trovano nella scuola fondamenta di istruzione, educazione e sviluppo. Alle istituzioni scolastiche devono dunque essere rivolte le massime attenzioni. Nel rispetto della loro autonomia e nel legame col territorio, devono avere al centro delle loro attività lo studente e come interlocutore principale la famiglia. Il ruolo della famiglia nella scuola deve essere valorizzato, anche attraverso il dialogo con le associazioni dei genitori, come stimolo alla loro effettiva partecipazione alla vita scolastica, poiché la società ha bisogno soprattutto della famiglia. Deve essere affermato il pluralismo scolastico ed educativo, che nella nostra regione soffre consistenti limitazioni, per consentire un’effettiva possibilità di scelta da parte delle famiglie. Dovrà, cioè, essere sostenuto il diritto delle famiglie a scegliere le istituzioni educative per i figli. A tale scopo, sarà assegnato ad ogni famiglia un “buono scuola”, rapportato all’entità dei costi richiesti per la frequenza, da spendere liberamente nelle scuole dell’infanzia a gestione pubblica o privata; tale buono sarà assegnato anche per gli asili nido, oppure, in alternativa, per l’educatrice a domicilio scelta dalle famiglie stesse, o per altre modalità educative-assistenziali della prima infanzia, anche autogestite. Il Comune sosterrà adeguatamente la fornitura di sussidi didattici alle scuole dell’obbligo e ridurrà, attraverso gare di appalto finalmente trasparenti e competitive, l’eccessivo costo del servizio mensa, il più caro tra tutti i Comuni della Romagna. Il punto forte del programma di chi vuole bene alla città non può che essere la proposta di costruzione di una Città degli studi in località periferica, che possa essere servita comodamente da tutte le linee urbane ed extraurbane, che possa contare su centri sportivi, biblioteche, mense, laboratori e servizi amministrativi comuni. La consistente spesa iniziale sarebbe ammortizzata in pochi anni. L’esempio della Francia è qui a due passi da noi: ogni città, anche piccola o media, ha il suo centro scolastico, dotato di tutti i servizi. È una sfida che va lanciata, nell’interesse di tutta la città e di tutti coloro che, non abitandovi, in essa vengono a studiare. 3.2 QUALITÀ PER L’UNIVERSITÀ, IN VISTA DELL’AUTONOMIA S’impone, sia pure in tempi non brevi, dopo l’attuazione della riforma universitaria, l’autonomia dell’Università di Romagna. Ravenna è la città romagnola che più ha sofferto la condizione della dipendenza dall’Università di Bologna, come dimostra l’ancora basso numero di iscritti. L’università necessita di maggiore radicamento nel territorio e soprattutto di maggiori servizi. Il rapporto tra le istituzioni cittadine e la sede universitaria resta fragile e le due parti sono avvertite ancora come troppo lontane. Il personale docente non è tuttora pienamente incentivato a fermarsi nella città in cui insegna per mancanza di centri di studi, laboratori e biblioteche. Occorre, sulla scia positiva dei nuovi corsi di ingegneria e giurisprudenza, far crescere la qualità, offrendo ragionevoli e concrete opportunità di occupazione lavorativa, proponendo percorsi di studio coerenti con lo sbocco professionale e che rimuovano le pulsioni baronali e personalistiche, monitorando la presenza e la professionalità del personale docente, radicando l’università sul territorio, di cui resta tuttora un corpo non adeguatamente integrato.

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3.3 CRESCA LA CULTURA Devono essere maggiormente esaltati i valori alti della cultura che il nostro territorio esprime, prima di tutto la cultura dantesca, di cui la nostra città è capitale del mondo, grazie al Centro Dantesco del Padri francescani. Il sostegno alle grandi risorse, rappresentate da Ravenna Festival, associazione Angelo Mariani, Teatro Alighieri, parco archeologico di Classe, dovrà accompagnarsi a progetti di piena valorizzazione del patrimonio museale e dell’eccellenza ravennate, finora largamente negletta, nel campo del mosaico, non trascurando al riguardo la scuola del mosaico, “risorsa rara dunque da coltivare e non da oscurare” (Marcello Landi, dirigente del Liceo Artistico e della scuola stessa). L’offerta culturale ravennate va imperniata sull’Istituzione Museo d’Arte, sulla Biblioteca Classense, sulla Fondazione RavennAntica, sul Museo Nazionale, quest’ultimo da rilanciare di concerto con la Soprintendenza, secondo programmi coerenti e coordinati, che rafforzino l’offerta culturale e consentano la piena valorizzazione di tutte le strutture nella loro specificità. Un discorso analogo va fatto per rilanciare Ravenna Festival, per le indubbie ricadute sul turismo culturale della nostra città, che in questi ultimi anni sembra aver perso parte del suo appeal iniziale. Va ricollocato in sito più fruibile, nella città, il Museo di scienze naturali, colpevolmente emarginato - con gravi mutilazioni - al confine nord del territorio comunale. Continuiamo a rivendicare per esso una sede che ne consenta la piena conservazione e lo sviluppo, nell’ambito del circuito della straordinaria offerta culturale che il capoluogo ravennate può proporre a studiosi, studenti e turisti. L’Accademia di Belle Arti e l’Istituto musicale Verdi, abbandonati, soprattutto la prima, ad un progressivo decadimento, devono recuperare il prestigio del passato, ed essere qualificati, in vista delle riforme nazionali, come istituzioni di alta formazione a livello universitario, aventi pieno titolo alla statizzazione, con una dotazione di personale, di locali e di strutture adeguate. La candidatura di Ravenna a Capitale europea della Cultura 2019 è un’opportunità che non va perduta in mere operazioni di marketing politico, bensì rivolta a produrre un vero salto di qualità e di apertura pluralistica del nostro sistema culturale, che appare appannato e ingessato nei ristretti circuiti del potere politico locale. Vorremmo anche noi “che fosse la ‘politica culturale’ a promuovere collaborazioni e sinergie tra le varie realtà culturali e non la cultura politica (peraltro in crisi) a perpetrare consociativismi e clientele, riducendo la cultura ad un mero collettore di risorse economiche” (Marcello Landi). 3.4 PROMOZIONE DELLO SPORT Dovranno essere incentivate le attività culturali e del tempo libero delle associazioni e delle forze giovanili, offrendo loro disponibilità di locali (anche recuperando gli edifici scolastici delle piccole località) e di mezzi. Il Comune non dovrà più progettare grandi cattedrali e palazzi per lo sport che vanno in fumo o in macerie (il Pala Piano, la piscina di Fornace Zarattini…), ma realizzare strutture e centri per lo sport e il tempo libero diffusi sul territorio, anche nel forese e sulla costa, a servizio di tutti, e in particolare dello sport a livello amatoriale, dei giovani, delle famiglie, delle associazioni. Sicuramente, è necessaria una seconda piscina, sul lato della città opposto alla zona in cui sorge quella esistente. A Marina di Ravenna, è molto sentita l’esigenza di un beach stadium. È importante sostenere, con contributi specifici, le scuole perché sviluppino gli impianti e le attrezzature per le attività sportive degli allievi.

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4. SANITA’ – SERVIZI SOCIALI 4.1 SANITÀ PIÙ EFFICIENTE, A MISURA DEI CITTADINI Alcune delle realizzazioni e articolazioni organizzative che si sono attuate nell’AUSL di Ravenna con l’adesione al progetto dell’Area Vasta della Romagna, pur contestabili sul piano delle opportunità e dei vantaggi, dell’economicità e dell’efficienza, che ne derivano, sono ormai irreversibili. L’accentramento a Pievesestina dell’attività di patologia clinica è stato dettato da ragioni più politiche che economiche. Le effettive ricadute positive sono ancora da dimostrare. Allo stato attuale, non sono emersi dati tali da confortare l’appropriatezza di tale scelta. Restano ancora grossi nodi da sciogliere per riconsegnare la sanità pubblica a criteri di reale vantaggio in termini di costi e benefici per la collettività. La questione cardine sono i tre presidi ospedalieri presenti nella nostra provincia che non hanno ancora attuato integrazioni fondamentali al fine di eliminare duplicazioni e sprechi che nulla hanno a che fare con la salute dei cittadini e con il dovere di dare immediate risposte alle urgenze/emergenze. Il sindaco di Ravenna ha assistito in maniera passiva ai processi di integrazione, finora soltanto verbali, tra i presidi ospedalieri della tre province (Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini), che porteranno ad un indebolimento della nostra struttura ed a minori risorse economiche dalla Regione, dirette a sostenere lo sviluppo in altro contesto provinciale. Ravenna, il comune più grande della Romagna, sarà relegata ad un ruolo marginale. Ravenna ha le carte in regola per ottenere dalla Regione progetti di sviluppo sanitario in qualche branca da individuare in sede tecnica (nella nostra provincia, sono già di eccellenza, in campo nazionale, l’alta specialità oculistica, il centro cardiologico di Cotignola, la ricerca di nuovi materiali presso il CNR di Faenza). Ne ricaverebbero beneficio anche l’economia locale e l’occupazione. Va sostenuta e perfezionata l’introduzione del cosiddetto secondo parere medico, per assicurare pari possibilità di trattamento a tutti i cittadini, anche se in condizioni economiche disagiate. Si tratta di offrire ai pazienti un’ulteriore possibilità di diagnosi qualificata, evitando, però, che si produca disistima, sottovalutazione o scarsa valorizzazione del personale medico interno all’AUSL di Ravenna. L’alta percentuale di popolazione anziana e con malattie neoplastiche avrebbe dovuto da tempo e deve indurre il Comune a richiedere con forza il potenziamento delle dotazioni strutturali e delle attività di diagnosi e cura delle infermità geriatriche, delle malattie reumatiche e delle terapie antalgiche nell’ospedale di Ravenna, che sono insufficienti rispetto alle crescenti necessità assistenziali della popolazione. È comunque assolutamente urgente l’istituzione di un Centro residenziale per le cure palliative (hospice), rivolto al trattamento del dolore e degli altri problemi fisici, psico-sociali e morali dei malati gravemente sofferenti e delle loro famiglie. È inoltre irrinunciabile, dato l’alto numero di politraumi che si registrano nel territorio ravennate, la istituzione di una unità organizzativa di traumatologia, ovvero di un vero e proprio team di medici specialisti ed infermieri da attivare ogniqualvolta pervenga un politrauma complesso e che offra il massimo dell’assistenza assicurando la partecipazione contemporanea di tutte le specialità necessarie. Dovranno essere potenziate anche tutte le attività di day hospital e l’assistenza sanitaria a domicilio. Il servizio psichiatrico, su cui è stata avviata, a livello locale, una buona riforma, grazie all’impulso decisivo prodotto da Lista per Ravenna, dovrà perseguire, in sintonia con le famiglie degli utenti, l’obiettivo di superare l’impronta basata sulle cure farmacologiche, che produce la cronicizzazione dei pazienti, riorganizzando e incrementando le strutture ambulatoriali e territoriali, potenziando la riabilitazione e la socializzazione, promuovendo la formazione professionale e l’inserimento lavorativo dei soggetti assistiti. Non va ulteriormente sottaciuta, da parte del Comune di Ravenna, la carenza di organico del dipartimento di Sanità pubblica, a scapito di quell’opera indispensabile di prevenzione che oggi non può essere svolta, essendo medici e tecnici impegnati costantemente a gestire le emergenze. Si pensi, ad esempio, all’aumento degli infortuni sul lavoro e del loro grado di gravità. Il sindaco, membro dell’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’AUSL, dovrà impegnarsi perché il governo della sanità locale valorizzi l’apporto tecnico dei medici e del personale, sia soggetto al controllo democratico da parte del consiglio comunale e si apra alla partecipazione dei cittadini utenti. Gli operatori medici, a cominciare dai primari, devono essere alleggeriti dalle troppe incombenze burocratiche e amministrative di cui sono caricati, affinché si dedichino alla loro professionalità. Dovranno essere ripristinati gli organici, assai troppo ridotti, del personale medico, infermieristico e di servizio, le cui

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carenze hanno prodotto malasanità, intasamento delle attività di diagnosi e cura, allungamento delle liste di attesa, eccessiva riduzione delle giornate di ricovero ospedaliero per i malati acuti, con pregiudizio della loro salute. Sgravando il personale del sovraccarico, si deve pretendere che le prestazioni sanitarie siano accompagnate dal doveroso grado di umanità verso i pazienti e i loro familiari, oggi spesso insufficiente. Nell’ospedale di Ravenna va riequilibrata la dotazione dei posti letto nei vari reparti, potenziando quelli che ne sono deficitari. Dev’essere meglio regolarizzato e regolamentato il servizio di assistenza privata (le “badanti”) al letto dei pazienti, tuttora spesso abusivo, disordinato e troppo costoso per le famiglie. Occorre migliorare la collaborazione con le strutture private, in particolare per le funzioni di maggiore richiesta, quali la medicina generale, l’ortopedia e la geriatria, riaffermando la complementarietà tra pubblico e privato. L’abbattimento delle liste di attesa delle prestazioni , obiettivo dichiarato dall’AUSL in questi anni, non è stato adeguatamente raggiunto. Noi riteniamo che, ottimizzando le risorse interne all’azienda e rafforzando l’integrazione con gli ospedali privati, tale doveroso impegno sia assolvibile: la sussidiarietà è la carta vincente. Più che provvedimenti straordinari, utili per superare l’emergenza, è fondamentale attivare processi che si propongano la definitiva risoluzione del problema, mediante l’ottimizzazione dell’impiego del personale e delle dotazioni tecnologiche, nei casi in cui si evidenzino carenze strutturali, e negli altri casi perseguendo l’efficienza del sistema organizzativo con i dipartimenti aziendali, che devono produrre effetti di integrazione e riordino. Il rapporto con gli ospedali privati dev’essere migliorato, adeguando il finanziamento attribuito a ciascuno sulla base della richiesta dei pazienti e delle relative potenzialità di accoglienza. Ciò eviterebbe agli utenti il grave disagio di dovere migrare verso altre strutture sanitarie fuori provincia, mentre consentirebbe risparmi di spesa per l’azienda USL di Ravenna, alla quale fanno carico le prestazioni di ricovero e ambulatoriali ottenute dai propri assistiti al di fuori del territorio ravennate. Più in generale, va riconosciuto alla sanità privata non un ruolo marginale o di supplenza, ma complementare con la sanità pubblica, sussidiario. 4.2 AFFIDAMENTO DEI SERVIZI FUNEBRI E CIMITERIALI AD IMPRESE QUALIFICATE Nel cimitero di Ravenna è necessario il recupero dell’edificio monumentale, abbandonato al degrado e allo sfacelo da trent’anni. Per offrire ai cittadini una scelta alternativa, più “ecologica” e meno costosa alla sepoltura delle salme è stato realizzato a Ravenna un impianto di cremazione, del quale però vanno ridotte le tariffe, ora troppo esose, essendo le massime previste da un decreto ministeriale e superiori a qualsiasi altro Comune, oltre a promuovere l’uso di casse con impiego di materiali di basso costo e non inquinanti. Lista per Ravenna non condivide che i servizi pubblici cimiteriali e di onoranze funebri siano stati affidati, dopo la negativa gestione di Hera, rispettivamente ad Azimut e ad Aser, entrambe di proprietà pubblica, che non ne hanno le necessarie competenze e professionalità imprenditoriali. Propone invece che, attraverso gare pubbliche, questi servizi siano affidati ad imprese private specializzate, attraverso la costituzione di società in cui il Comune abbia una partecipazione minoritaria, utile per garantirgli le funzioni di indirizzo e di controllo sulla gestione e sulla formazione delle tariffe. 4.3 MAGGIOR ATTENZIONE AGLI SVANTAGGIATI, AGLI ANZIANI, AI POVERI. PIÙ SPAZIO AL VOLONTARIATO La trasformazione delle Istituzioni di assistenza e beneficenza (Ipab), di lunga tradizione locale e frutto delle erogazioni generose dei privati cittadini, in Aziende pubbliche di servizio alla persona (Asp), voluta dalla Regione Emilia-Romagna con scelta politica centralistica discutibile, avrebbe senso, anche a Ravenna, se servisse ad avvicinare i servizi assistenziali alle persone e ai loro bisogni, garantendo uniformità delle prestazioni e dei livelli di costo, migliorando l’uso delle risorse, contenendo le rette, abbattendo le liste di attesa nelle strutture di ricovero e nell’erogazione dei servizi. Sinora, la trasformazione non ha certo prodotto i risultati annunciati di razionalizzazione della spesa, né di maggior qualità dei servizi, bensì la loro riduzione e dequalificazione, a fronte di un costante aumento delle rette: il danno e la beffa! I posti letto per le persone non autosufficienti nelle case protette, a gestione sia pubblica sia privata,

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dovrebbero essere aumentati, essendo sotto la soglia minima richiesta dai parametri regionali e dato l’allungamento della vita. Servirebbe una nuova casa protetta da almeno 100 posti. Invece, i nuovi meccanismi previsti dalla Regione per l’accreditamento dei soggetti gestori, con il pretesto di voler qualificare l’ospitalità, li riduce. A Ravenna sono in forte aumento i minori a rischio, sbandati o soggetti ad interventi dell’autorità giudiziaria, di cui ben oltre 2.000 in carico all’Asp. Altrettanto notevole è il numero, in aumento, delle famiglie povere assistite, nell’ordine di qualche migliaio, che non hanno il reddito minimo per sostenersi. Occorre che l’ente locale prenda coscienza di questa fascia dei propri cittadini che soffre, magari dignitosamente e in silenzio, niente affatto sindacalizzata, problemi di sostentamento; deve farsi carico di quanti, affetti dalle nuove povertà che un malinteso progresso produce, sono rimasti in coda o ai margini della società. Qui stanno le vere “priorità” del bilancio comunale: per questi campi dell’assistenza sociale, vanno potenziati cospicuamente i progetti di intervento e i relativi finanziamenti, come esigenza prioritaria rispetto alle troppe spese futili o d’immagine. Lista per Ravenna, in occasione dei rigori dell’inverno, ha proposto un “Progetto calore umano”, che consideriamo parte importante del nostro programma, rivolto a far sì che a Ravenna non ci siano persone senza un tetto per ripararsi, né famiglie povere a cui vengono tagliati il gas, la luce o l’acqua. In tal senso vanno esaminate anche proposte percorribili di microcredito alle famiglie in difficoltà, in grado di risolvere situazioni senza un appesantimento dei fondi per l’assistenza. Questo progetto dovrà avvenire con il concorso determinante delle istituzioni bancarie e delle fondazioni bancarie in collaborazione con organizzazioni senza scopo di lucro. Per gli anziani non autosufficienti devono essere sostenute le famiglie che se ne fanno carico, potenziando gli assegni di cura e facilitandone l’assunzione delle badanti. Mancano molti posti nelle case protette per non autosufficienti, che registrano lunghe file di attesa: il consistente incremento di questi posti, anche ricorrendo alle strutture private convenzionate, è obiettivo prioritario da porre all’AUSL. Va perseguita una trasparente gestione dei servizi sociali che impedisca il ripetersi di bilanci fuori controllo, come avvenuto per il grave “buco” del Consorzio per i servizi sociali, che si è abbattuto soprattutto sui più bisognosi, accentuando la crisi di sistema già in atto nel settore dell’assistenza. La più grave carenza nell’assistenza ai portatori di handicap e agli invalidi è l’inserimento nel mondo del lavoro, che richiede la precisa volontà politica di rendere attiva ed incisiva la legge sul collocamento obbligatorio ed il rafforzamento dei programmi specifici di azione dell’Asp. Questo ente dovrà aprire, potenziandola e qualificandola, la sua rete di strutture e di servizi, per la protezione della popolazione svantaggiata o emarginata, alle forze più valide del volontariato e delle organizzazioni sociali senza scopo di lucro. Va peraltro precisato che, accanto al volontariato impegnato nell’assistenza sociale, dev’essere riconosciuto e promosso quello che opera sul versante culturale-turistico-ricreativo, parimenti ispirato da nobili finalità e anch’esso di rilevante utilità pubblica. Più in generale, si dovrà tendere ad una società solidale, in cui le forze del volontariato agiscono come motore di una qualità della vita più umana e più giusta, non sostituendosi né ponendosi in concorrenza, ma integrandosi proficuamente, con le istituzioni pubbliche Devono essere estese e potenziate le forme di assistenza a domicilio per persone e famiglie bisognose (aiuto domestico, assistenza agli anziani e ai malati, baby-sitting, sostegno scolastico, ecc.), anche attraverso la formula innovativa dell’erogazione di “assegni per l’impiego domestico”, utilizzabili per la retribuzione del personale, scelto direttamente dall’assistito tra liste di cooperative, imprese private o singoli operatori accreditati. In particolare, è nostro obiettivo far sì che l’anziano resti il più possibile nella sua famiglia, assicurando ad essa prestazioni economiche e assistenziali adeguate. L’assistenza ai tossicodipendenti deve puntare non sugli interventi di mantenimento farmacologico, ma al recupero personale e sociale dei soggetti, attraverso percorsi di comunità, preferendo le esperienze locali. La lotta alla droga deve essere condotta contro gli spacciatori, e prima ancora verso le centrali di produzione e rifornimento; ma deve esprimersi soprattutto sul piano dell’educazione e della prevenzione, con una ferma e intransigente opposizione ad ogni forma di liberalizzazione delle sostanze tossiche, anche se ritenute “leggere”, e alla somministrazione, anche controllata, di droghe pesanti. Occorre affrontare anche la lotta all’alcolismo e alle dipendenze da gioco, sostenendo le iniziative dell’associazionismo. Bisogna realizzare iniziative di solidarietà e di recupero e integrazione sociale rivolte ai carcerati e alle loro famiglie, valorizzando e sostenendo il lavoro delle associazioni impegnate in questo campo. Progetti di assistenza vanno rivolti anche ai nomadi, per i quali è necessaria la realizzazione di un’area di transito attrezzata, al fine di evitare che siano occupate abusivamente, con problemi igienici, di sicurezza e di

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decoro, aree improprie; bisogna sostenere le famiglie che desiderano stabilirsi e integrarsi nella nostra comunità, accettandone e rispettandone le leggi e le regole. Strumento fondamentale per realizzare progetti integrati di protezione sociale e sanitaria in cui siano paritariamente coinvolti gli enti pubblici operanti con le diverse competenze (Comune, Asp, Istituzioni di assistenza, AUSL, ecc.), il privato sociale e il volontariato, è il Piano di zona, voluto e finanziato dalla legge nazionale e da quella regionale. Esso, però, dev’essere, a livello locale, profondamente riformato, perseguendo la reale integrazione dei progetti a livello funzionale e territoriale, mobilitando tutte le risorse e le energie disponibili e non solo quelle dei soggetti politicamente referenziati. È a livello di piano di zona che vanno colmate, peraltro, due delle più vistose lacune del sistema sociale locale: l’inesistente promozione della natalità e della maternità, pur di fronte al grave saldo negativo tra nascite e morti, e l’insufficiente assistenza ai malati psichiatrici. 4.4 UNA CASA PER TUTTI. CASE POPOLARI “TRASPARENTI” Il Comune deve praticare una politica forte di agevolazioni per l’acquisto della casa, rivolte in particolare alle giovani coppie. Serve un piano cospicuo di vendita agli attuali inquilini di alloggi delle case popolari del Comune, attraverso il cui ricavato costruire nuovi edifici di case popolari, allo scopo di far fronte al grande bisogno di casa delle famiglie a basso reddito. Dovrà essere potenziato il fondo dello Stato per i contributi sugli affitti da erogare alle famiglie indigenti, spesso formate da anziani o da persone sole o con carico di componenti gravoso, che non sono in grado di far fronte a canoni troppo onerosi. Si dovrà adottare una nuova politica di piano regolatore che metta a disposizione delle famiglie, sottraendole alla grande speculazione immobiliare che ha dominato a Ravenna, piccoli lotti edificabili, consenta forme associative di ristrutturazione a scopo abitativo di grandi volumi edilizi, faciliti la residenza nelle campagne attraverso i lotti minimi per la costruzione di alloggi familiari. Si tratta di consentire che restino unite o si ricongiungano le nuove famiglie dei figli con quelle di origine, anche per finalità di sostegno sociale tra la generazione degli anziani e quella dei giovani. Una politica della casa a misura sociale deve ribaltare la concezione parcellare degli alloggi mononucleari incomunicanti, che tanto ha disgregato il tessuto comunitario. Deve cioè consentire, tramite agevolazioni urbanistiche, fiscali e di sostegno economico, che possano ricompattarsi, in spazi abitativi contigui o vicini, anche ripristinando i borghetti di un tempo non lontano, famiglie e parentele di più generazioni, in cui gli anziani svolgano un ruolo, gratificante per loro stessi, di aiuto materiale e di educazione dei minori e dei giovani, e sia così recuperata una risorsa preziosa di umanità, socialità e solidarietà. I bandi per l’assegnazione delle case popolari del Comune dovranno essere riformati in modo che i cittadini ravennati in condizioni sostanziali di bisogno possano far valere il loro diritto, senza essere ingiustamente scavalcati. Riguardo alla gestione delle case popolari, il Comune dovrebbe ritirarne l’affidamento all’ACER, carrozzone pubblico amministrato con logiche deleterie di sfruttamento politico, che assorbe le entrate dai canoni di affitto per alimentare se stesso, sottraendole alla doverosa, corretta ed efficiente manutenzione degli immobili, finora deficitaria. Una gara pubblica servirà per individuare l’impresa capace di offrire le migliori condizioni e capacità di gestione al giusto prezzo. 4.5 SOSTEGNO ALLE NASCITE. UNA POLITICA ANCHE PER LE PERSONE SOLE La comunità ravennate soffre una grave crisi delle nascite, che sono in numero molto inferiore a quello dei decessi, nonostante oltre un quarto dei parti siano di donne straniere. Dovrà essere incoraggiata la procreazione dei figli, anche attraverso la riforma dei consultori familiari, che non devono essere distributori meccanici di aborti, ma, come dice la legge (male applicata), dare effettivo sostegno economico, psicologico e socio-sanitario alle donne in gravidanza e alla coppia, in modo da scongiurare, se possibile, il dramma dell’aborto per necessità. Occorre puntare soprattutto sulla prevenzione e sulla promozione di una cultura della vita. L’amministrazione comunale deve avviare anche una politica a favore delle persone che vivono sole, spesso non per loro scelta, anziane e non, sulle quali gravano spese per il sostentamento, la casa, i trasporti, ecc., proporzionalmente più elevate, faticosamente sopportabili con un reddito medio-basso.

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4.6 PROTEZIONE DELLE DONNE IN DIFFICOLTÀ La condizione femminile, tuttora esposta a maggiori difficoltà, richiede un’attenzione particolare. Alcuni possibili provvedimenti, all’interno di un “progetto-donna”, sono: un sistema di facilitazioni per la costituzione di imprese che occupino in maggioranza personale femminile e per il reinserimento nel mondo del lavoro delle donne che hanno perso l’occupazione; una rete di sostegni per le donne sole con carichi familiari (figli, anziani); strutture di accoglienza e protezione per le donne vittime di sfruttamento o di violenza. 4.7 RISPETTO DEGLI ANIMALI Il vecchio canile di via Romea va ristrutturato e ampliato, affiancandolo con un cimitero per la sepoltura degli animali o delle loro ceneri; o comunque occorre individuare soluzioni alternative decorose e civili allo smaltimento degli animali morti nelle discariche di rifiuti. Ferma restando la necessità di attrezzare al meglio l’attuale rifugio per gatti nell’area portuale, sostenendo adeguatamente i volontari che lo gestiscono meritoriamente e con sacrificio, occorre affrontare il problema dei gatti randagi attraverso una rete diffusa di oasi feline e una campagna di promozione delle sterilizzazioni. Un nucleo di vigili urbani opererà per vigilare e reprimere le violazioni delle norme di legge o regolamento che si riferiscono alla protezione degli animali e alla loro corretta ospitalità.

5. SICUREZZA - INTEGRAZIONE

5.1 NESSUNA TOLLERANZA VERSO LA DELINQUENZA Il preoccupante sviluppo della criminalità e la crescente insicurezza dei cittadini ravennati richiedono una tolleranza zero verso chi spaccia droga, sfrutta la prostituzione, organizza l’immigrazione clandestina e il traffico del commercio abusivo, compie abusi sui minori o reati di violenza contro le persone e il loro patrimonio. Una polizia municipale presente sul territorio, potenziando in particolare il vigile di quartiere, per difendere la sicurezza e non solo per staccare multe; le forze dell’ordine pubblico rafforzate nel numero e nei mezzi e meglio coordinate; una vigilanza e un controllo continui, specie nel litorale, sugli immobili affittati a persone non stabilmente residenti e sugli edifici e luoghi dove si concentrano la malvivenza e gli sbandati; un’azione investigativa intensa da parte di corpi preparati e validi: sono alcune delle strategie da applicare perché i delinquenti siano incalzati, individuati e perseguiti con la doverosa severità. In particolare, verrà istituito un assessorato alla Sicurezza, che coordinerà tutti i servizi comunali attivi nel campo della vigilanza (polizia municipale, annona, protezione civile, vigilanza edilizia, vigilanza sanitaria…), finora inefficienti perché separati e operanti come compartimenti stagni. 5.2 IMMIGRAZIONE NEL RISPETTO DELLE REGOLE L’inserimento e l’integrazione degli immigrati nella vita sociale ed economica della nostra comunità è possibile, va incoraggiato e sostenuto, anche perché necessario laddove c’è carenza di manodopera, e merita solidarietà sociale e una convivenza accogliente, a condizione che si svolga nel rispetto delle leggi e

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compatibilmente con la disponibilità di un lavoro regolare, connessa al rilascio dei permessi di soggiorno. Vanno evitate le ghettizzazioni, ovvero, in certe realtà del nostro territorio, una massiccia presenza di residenti extracomunitari, che producono un tessuto sociale debole, con conseguenti difficoltà di aggregazione e di socializzazione, inevitabile quando si inseriscono portatori di altre culture, abitudini ed usi in numero sproporzionato rispetto alla comunità esistente. Occorre, pertanto, perseguire la riduzione della concentrazione di popolazione extracomunitaria, prevedendo possibilità abitative plurime. Agli immigrati si chiede di riconoscere e di rispettare le regole sociali e civili della comunità che li ospita e di osservare i doveri cui sono sottoposti i cittadini ravennati, da far valere con un sistema di controlli efficienti e capillari. Le forze dell’ordine, coadiuvate dalla polizia municipale, devono vigilare per contrastare e reprimere ogni situazione di illegalità. Lista per Ravenna auspica, al riguardo, che un sistema di base dei diritti e doveri per i lavoratori regolari immigrati, per quelli di lungo periodo e socialmente integrati, sia definito da una direttiva dell’Unione Europea e che venga applicato in tutti gli stati membri, evitando che ognuno si faccia le sue regole, addirittura diverse da Comune a Comune, come si rischia in Italia. Siamo contrari alla realizzazione di una grande moschea, con annesso Centro di Cultura e Studi Islamici nell’area delle Bassette, oltre tutto incompatibile con le attività artigianali limitrofe. La comunità religiosa islamica ha diritto a luoghi di preghiera proporzionati, complessivamente, al numero dei praticanti locali (200-300 persone, stando a criteri di valutazione attendibili). Resta tuttora sospesa, per il boicottaggio dell’amministrazione comunale, la richiesta dell’associazione Lista per Ravenna di indire, tra la popolazione ravennate, un referendum consultivo sull’opportunità della costruzione di una grande moschea nelle Bassette.

6. AMBIENTE - TERRITORIO 6.1 UN AMBIENTE SANO Dovrà essere data la precedenza alle emergenze che preannunciano disastri ambientali, quali l’abbassamento del suolo (soprattutto devono essere chiusi tutti i pozzi artesiani nella Romagna e difesa la costa ravennate dai possibili danni provocati dalla perforazione dei pozzi metaniferi), l’erosione della costa (deve essere realizzata una protezione finalmente efficiente, efficace e duratura dei tratti esposti) e le alluvioni da fiumi e canali. Quest’ultima rappresenta una forte emergenza della città, già allagata nell’ultimo decennio: Lista per Ravenna ha prodotto, al riguardo, un articolata documentazione/proposta, sulla base della quale occorre aumentare di almeno tre il numero delle idrovore, essendo quelle attuali assolutamente insufficienti, specie sul versante cittadino di nord-ovest; bisogna finalmente realizzare le ancora inesistenti vasche di laminazione, preferibilmente di vasta estensione; serve anche adeguare le reti di scolo e le arginature; occorre potenziare e rendere efficiente la protezione civile. Le opere igieniche più urgenti sul territorio sono, in campagna, il tombamento dei canali che costituiscono fogne a cielo aperto e la realizzazione delle fogne mancanti. In città e nei centri urbani devono essere adeguate le fognature insufficienti. Quelle esistenti devono essere oggetto di puntuale manutenzione, che Hera non ha finora assicurato. Le aree di pregio ambientale dovranno essere risanate laddove compromesse, cominciando dalle piallasse Piomboni (la cui sopravvivenza è fortemente minacciata dall’espansione dell’area portuale industriale) e Baiona e dalla foce del Bevano. Dietro Lido Adriano si dovrà creare un grande parco, con una prevalenza di essenze di pino, per ricollegare la pineta di San Vitale con quella di Classe, ricostituendo un cordone pinetato che da Marina di Ravenna, a Punta Marina a Lido di Dante si riconnetta con la pineta di Classe. L’amministrazione comunale acquisterà dai proprietari privati e valorizzerà la pineta di Lido di Classe, oggi abbandonata al più squallido degrado e agli incendi, avanzando richiesta di finanziamento “Life-Natura” alla Comunità europea. Si pone, più in generale, il problema di come tutelare e finalizzare ad uso ambientale le aree dell’Ortazzo e dell’Ortazzino, intervenendo opportunamente sulla proprietà di questo bene naturalistico, oggi privata. Il Comune eserciterà la massima vigilanza nei confronti degli impianti che producono inquinamento elettromagnetico, anche rafforzando le tutele stabilite dalle norme nazionali e regionali, perseguendo la riduzione al minimo dei danni alla salute della popolazione esposta e l’allontanamento dei ripetitori di telefonia mobile, ove possibile, e comunque nelle località di campagna, dai centri abitati.

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Sarà vietata l’importazione di rifiuti da altre province. Verrà estesa la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, utile ad ottenerne il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio; di conseguenza non sarà neppure ipotizzabile alcun potenziamento degli inceneritori esistenti (o termovalorizzatori che dir si voglia), con danno insostenibile di inquinamento atmosferico . Un impegno straordinario sarà espresso per migliorare la qualità dell’aria, che a Ravenna è tanto scarsa da provocare tassi altissimi di malattie mortali dei polmoni e dell’apparato respiratorio: limitando, appunto, lo smaltimento dei rifiuti attraverso gli inceneritori, ivi comprese le centrali a biomasse scorrettamente intese; riducendo e razionalizzando con un piano traffico meno congestionante e caotico il traffico motorizzato; favorendo l’uso del mezzo pubblico rispetto a quello privato; controllando severamente le emissioni delle industrie e perseguendo al riguardo la riduzione del saldo atmosferico inquinante; monitorando seriamente, e non solo a parole, il funzionamento degli impianti di riscaldamento; impedendo che il trasbordo, il deposito e il trasporto delle merci polverose movimentate nel porto e nelle aziende portuali continui ad immettere nell’atmosfera quantità insopportabili di polveri micidiali. L’inquinamento dei corsi d’acqua, causa anche dell’inquinamento del mare, sarà oggetto di una forte battaglia politica, rivolta soprattutto verso le città dell’Emilia-Romagna e della Lombardia che rovesciano nel Po e nei nostri fiumi acque di fogna o di scarico da allevamenti e industrie. Lista per Ravenna non intende concorrere a demonizzare la pratica della caccia, che invece, adeguatamente regolamentata, può contribuire efficacemente alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente naturale, troppe volte compromesse dall’abbandono e dalla trascuratezza. Sarà potenziata la qualità della zonizzazione del Parco del Delta del Po. La presenza del Comune di Ravenna nell’Ente Parco dovrà essere rivista e potenziata al fine di renderlo meno legato ai singoli territori, ma ricondotto unicamente alla salvaguardia e valorizzazione del Parco come unica entità territoriale. A tal fine è auspicabile anche il decentramento a Ravenna di una parte della struttura operativa del Parco per una migliore capacità di intervento e per una presenza più vicina al territorio e alle sue problematiche. La gestione del Parco dovrà finalmente dedicarsi a risanare e valorizzare, rendendo reale, percepibile e fruibile una realtà ambientale di grande estensione e pregio, tuttora evanescente e virtuale. Deve essere perseguita, innanzitutto, la sua integrazione con la parte del Delta che insiste sul territorio del Veneto, nella prospettiva di un parco nazionale o almeno interregionale. Il mare e le nostre valli, opportunamente risanate e difese dagli inquinamenti industriali e civili, vanno restituiti alla produzione e alla raccolta di pesce e molluschi, sollevando l’attività economica della pesca dalla situazione di agonia in cui è stata precipitata. 6.2 REALIZZAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE E DEI COLLEGAMENTI STRADALI STRATEGICI Il collegamento stradale sud-nord attraverso Ravenna è il nodo strategico da risolvere, attraverso la realizzazione dell’E55 tra Ravenna e Mestre, secondo il progetto che ne prevede la continuità con la ristrutturata E45 tra Ravenna ed Orte, a sua volta da collegare con Civitavecchia e il mare Tirreno. È comunque essenziale e prioritaria la realizzazione del nuovo tratto Ravenna-Ferrara. Parallelamente, dovrà essere risolto il problema di una nuova tangenziale di Ravenna, essendo la Classicana già in condizione di collasso e di impossibile ampliamento, causa le sciagurate lottizzazioni sorte ai suoi margini. L’attraversamento del canale Candiano non dovrà essere il by pass devastante progettato con un ponte sopraelevato, ma un semplice passaggio a raso, sia per il traffico stradale sia per quello ferroviario, a prevalente servizio del traffico portuale. La nuova statale Adriatica non può prescindere dal tratto Ravenna-Alfonsine, che sembra finito in sordina, affinché Camerlona, Mezzano e Glorie siano liberate da un traffico insopportabile e pericoloso di scorrimento. Ma è anche il tratto dell’Adriatica sud che deve essere messo in sicurezza nel territorio ravennate, deviandolo, in particolare, dall’attraversamento omicida di Fosso Ghiaia. La vecchia statale Ravegnana, poco più di una mulattiera, che collega Ravenna con Forlì, richiede il sovrappasso del pericoloso incrocio con la Classicana, ma più in generale di essere ristrutturata ed allargata, per garantirne la praticabilità, oggi disastrosa. Altro punto a rischio da mettere in sicurezza è l’incrocio della via Sant’ Alberto con la 319 DIR, all’altezza dei Tre Ponti. Chiediamo che la Regione dia corso al suo progetto, sepolto nei cassetti, della strada Cispadana (Ravenna-

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Ferrara-Parma-La Spezia), alternativa valida all’autostrada A14 e congiunzione tra l’Adriatico e il Tirreno. È stato definitivamente affossato, come esito annunciato della miope opposizione delle forze di governo locale e regionale, il canale navigabile Ravenna-Porto Garibaldi, che, unendo il porto di Ravenna col Po, avrebbe stabilito un collegamento via acqua fondamentale del porto di Ravenna col bacino del nord-est italiano ed europeo. Resta sul tappeto la realizzazione della metropolitana di superficie, annunciata da qualche decennio dalla Regione, che collegherebbe il litorale romagnolo da Ravenna a Cattolica. Chiediamo che se ne valuti a fondo la fattibilità e la convenienza. Comunque, non ci si concentri esclusivamente, com’è stato finora, sul tratto Rimini-Cattolica. Andranno potenziate le linee ferroviarie che collegano, malamente, Ravenna con Bologna, Ferrara e Rimini, migliorandone la scarsa qualità del servizio, mentre occorre ripristinare la piena funzionalità delle linee passeggeri e merci tra la nostra città e Firenze. 6.3 RIFACIMENTO DEL PIANO DEL TRAFFICO, EFFICIENTE MANUTENZIONE E GESTIONE DELLA VIABILITÀ, RISANAMENTO DELLE FERITE URBANISTICHE, VITALITÀ E IMPULSO AL CENTRO STORICO DI RAVENNA Il piano del traffico urbano sarà radicalmente rifatto, sulla base dello snellimento e della riduzione dei percorsi a senso unico inutili e contorti, potenziando i parcheggi a ridosso del centro storico, dove scambiare, eventualmente, il mezzo privato con quello di trasporto pubblico, da cui comunque si diramino collegamenti facili e diretti con il centro cittadino, attraverso strade di accesso curate ed accattivanti, l’utilizzo delle mura storiche adeguatamente restaurate, l’introduzione di nuovi sistemi di mobilità come scale mobili, tapis roulant, biciclette, vetture e minibus elettrici. Gratuito, almeno per la metà, da ricavare in sopraelevazione, deve essere anche il parcheggio dell’ospedale su viale Randi. La viabilità cittadina, che è stata stravolta e aggrovigliata con lo scopo di rallentare il traffico veicolare, ma in realtà con effetti devastanti sulla scorrevolezza e sicurezza della circolazione stradale, sarà rivista sulla base dei criteri di fruibilità, razionalità e funzionalità. Deve essere resa effettiva e diffusa la presenza dei vigili di quartiere e rafforzato il servizio di pattugliamento e prevenzione da parte della polizia municipale. Si impone un vero e proprio piano del traffico anche per alcune località congestionate, a cominciare da Marina di Ravenna. Non sarà più trascurata la doverosa manutenzione delle strade e dei marciapiedi, sia del centro, sia del forese. Saranno sviluppate e rese sicure e funzionali le piste pedonali/ciclabili, connettendole in rete nel capoluogo e come collegamento tra i centri abitati. Un’attenzione particolare sarà rivolta alla sicurezza dei pedoni, specialmente nei punti di attraversamento delle strade pericolose, anche potenziando l’installazione dei semafori pedonali a chiamata. Non ultimo, occorre mettere in primo piano l’abbattimento delle barriere architettoniche che ostacolano il transito dei portatori di handicap. Lo scandalo di largo Firenze (in parte cementificato, per il resto abbandonato a squallido e disordinato parcheggio), che rappresenta una ferita di guerra tuttora aperta, in pieno centro storico e a ridosso della zona dantesca, richiede un impegno prioritario: progettare e realizzare un piano di recupero urbanistico, equilibrato e sobrio, di “ricucitura”, coerente ed armonizzato coi caratteri dell’ambiente urbano e con le testimonianze storiche e culturali dei dintorni. La desertificazione del centro storico di Ravenna è sotto gli occhi di tutti non appena si fa sera: era il cuore pulsante della città, ma i piani urbanistici, commerciali, del parcheggio e del traffico, messi in atto dall’amministrazione comunale, lo hanno svuotato, reso scarsamente accessibile, appetibile solo per uffici e banche. Bisogna riformare, nel suo complesso, questa impostazione politica penalizzante del centro storico, con l’obiettivo di restituirgli attrattività abitativa, commerciale, artigianale, ricreativa, culturale, e quindi vitalità. La riorganizzazione del mercato coperto, che dovrà evitare l’espulsione degli attuali esercenti e conservare i tratti eccellenti e caratteristici della sua storica architettura, potrà essere un’opportunità se non ne deriverà il solito banale supermercato o centro commerciale a marchio Coop o simili e se avrà la capacità di valorizzare le offerte commerciali, alimentari e non, tipiche della nostra terra. Non può essere lasciata morire l’opportunità di ripristinare il cinema Mariani. È urgente la realizzazione del progetto di ristrutturazione e valorizzazione dell’ex macello comunale che da decenni versa in un’incuria indegna di una città come la nostra. La zona della Rocca Brancaleone è da riqualificare perché la struttura non ha più l’attrattività di un tempo e perché si cominciano a notarvi zone di degrado preoccupanti.. Una attenzione particolare va dedicata alla nuova darsena di città, per evitare che, accentuando la deriva negativa a cui finora è stata indirizzata,, si riduca a nuove massicce colate di cemento, con la proliferazione disordinata di condomini e centri commerciali.

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Più in generale, bisogna dare vita ad un piano strutturale comunale capace di riqualificare e sviluppare l’uso del territorio, anche recuperando aree ed edifici dismessi, coniugando la qualità degli insediamenti urbanistici con la qualità della vita sociale. 6.4 UNO SVILUPPO ORDINATO DELLE LOCALITÀ DI MARE. CONSOLIDAMENTO SOCIALE DEL FORESE. RAFFORZAMENTO DEL QUARTIERE SAN GIUSEPPE I lidi ravennati soffrono, in genere, di una troppo lunga trascuratezza e di uno sviluppo disordinato e caotico. Il caso più attuale e vistoso è quello di Marina di Ravenna; cronico è quello di Lido Adriano; Punta Marina Terme è ormai ridotta a località dormitorio; ma nessuna delle altre località litoranee è esente da situazioni di malessere, che ne frenano le potenzialità turistiche e ne compromettono la qualità della vita. Alcune, specie al sud, versano in condizioni di isolamento. Obiettivo centrale della Lista per Ravenna è un programma di riordino e di sviluppo equilibrato delle località di mare, che coniughi le esigenze dell’economia e del turismo con quelle della sicurezza e della salute dei cittadini, che sistemi e metta ordine nella viabilità e nel traffico, che doti ogni località di aree verdi, parcheggi, arredo e servizi pubblici necessari. Riteniamo strategico il potenziamento e la messa in sicurezza della via Bonifica, che collega Ravenna a Lido Adriano, bypassando Porto Fuori, e della via Marabina, per la quale occorre anche realizzare raccordi meno pericolosi e più agibili con la circonvallazione esterna: in tale prospettiva, va realizzata una bretella di collegamento che dalla rotonda di Marina di Ravenna, vicino al parcheggio scambiatore, colleghi le località di Punta Marina e Lido Adriano, in maniera da rendere più agevole complessivamente il rientro dalle località centrali del litorale ravennate verso la città. Le località di mare risentono della mancanza di collegamenti ciclabili tra loro e verso la città. Proponiamo un percorso ciclo-turistico senza interruzioni che colleghi Casalborsetti a Lido di Savio, sfruttando i tratti esistenti sia a nord che a sud, con alcune diramazioni, laddove possibile, dirette alla città. Queste sono sicuramente strategiche, per attrarre i turisti sulla nostra costa, sapendo che a pochi minuti di bici possono visitare la città d’arte evitando il traffico veicolare. Non è stato ancora risolto il noto fenomeno del nudismo balneare, che grava impropriamente a ridosso della spiaggia di Lido di Dante, in area sottoposta a vincoli ambientali. Occorre istituire urgentemente un tavolo di lavoro, con la partecipazione delle associazioni naturiste, degli imprenditori, delle istituzioni locali e della cittadinanza, per valutare se, con l’avallo del Corpo della Guardie forestali, esiste possibilità che questo tipo di turismo possa continuare in loco, dotato delle strutture necessarie. In caso contrario, occorre reperire in altra parte della costa ravennate un’area idonea ad ospitare un campo nudisti, per non privare Ravenna di questa opportunità di offerta turistica. La prostituzione femminile e transessuale su strada che ha prodotto gravi problemi di convivenza, di ordine pubblico e di immagine sui lidi sud, in particolare a Lido di Classe, va contrastata dalle forze dell’ordine con fermezza e incisività, per stroncarne alla radice l’insediamento. Qualora avanzasse la proposta di istituire un Comune della costa, che riunisca le località balneari, distinto da quello di Ravenna, Lista per Ravenna ritiene che la decisione vada lasciata ai residenti di tali località, tramite un referendum. Le località del forese vicine a Ravenna sono affette da un eccessivo e squilibrato incremento edilizio spesso di natura speculativa, non accompagnato da una pari dotazione di servizi pubblici; gli altri subiscono lo spopolamento, in conseguenza di una politica urbanistica, dei trasporti e dei collegamenti e degli stessi servizi pubblici che impoverisce il tessuto sociale delle campagne. Diciamo no, per il forese, contestando gli indirizzi del nuovo piano regolatore, a ulteriori lottizzazioni speculative e sì alla possibilità di ristrutturare ed edificare nuove case a misura familiare, incentivando l’insediamento di servizi ed esercizi pubblici, incrementando la rete delle connessioni con i vari centri urbani e la città. Il quartiere San Giuseppe (ex villaggio Anic) appare tuttora un corpo separato dalla città e trascurato dall’Amministrazione comunale: molti sono i problemi di corretta manutenzione, di vigilanza da parte della polizia municipale, di arredo; i nodi più importanti da risolvere sono la costruzione di una nuova strada che aggiri il quartiere, preferibilmente a nord, al fine di evitarne l’attraversamento sul viale Mattei, impropriamente addetto a tratto della circonvallazione urbana; la realizzazione del centro sociale; una scuola materna (con annessa sezione Primavera). Va urgentemente realizzato un reale collegamento ciclabile fra questo quartiere e la città, che consentirebbe anche una reale fruizione del parco Teodorico attualmente del tutto sottoutilizzato. Per le problematiche particolari e le conseguenti proposte risolutive relative a tutte le località del comune di Ravenna rimandiamo ai singoli programmi delle varie frazioni del forese e del litorale.

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6.5 VENDITA PROFICUA (NON PIÙ SVENDITA) DEI TERRENI AGRICOLI DEL COMUNE; RECUPERO DEGLI EDIFICI DISMESSI E VALORIZZAZIONE DI QUELLI STORICI DEGRADATI Il Comune di Ravenna è proprietario di 568 ettari di terreni agricoli che, nelle nostre intenzioni, possono dare un introito di 15 milioni di euro, purché siano venduti tramite gare pubbliche, da cui emerga il prezzo migliore. Le cooperative affittuarie possono pur sempre acquistare tali terreni esercitando il diritto di prelazione, ma al prezzo più conveniente per le casse del Comune. Altrettanto dovrà farsi per gli edifici del Comune che non si prestano ad essere utilizzati. Occorre unificare il più possibile le varie sedi degli uffici comunali, troppo disperse e faticosamente raggiungibili. La nostra vecchia proposta di realizzare un palazzo unico degli uffici è stata accolta molto parzialmente e su un’area già troppo congestionata, in viale Berlinguer, al posto dell’abortito PalaPiano. Devono essere recuperati e destinati all’uso pubblico (non banalmente commerciale) i più importanti edifici del Comune di valore storico, oggi disastrosamente abbandonati: il Palazzo Guiccioli di via Cavour, la Fabbrica Vecchia e il Marchesato a Marina di Ravenna, il Palazzo Grossi a Castiglione di Ravenna, Porta Adriana. Le associazioni che operano senza fini di lucro nel volontariato e nella vita sociale (e tra queste le associazioni d’arma, provvisoriamente ospitate in Palazzo Guiccioli) dovranno ricevere dal Comune la disponibilità di sedi nei numerosi edifici dismessi o non convenientemente utilizzati, di proprietà comunale. È un’opera urgente il pieno restauro del cimitero monumentale, da troppi anni degradato e largamente inagibile.

7. LA REGIONE ROMAGNA

7. SULLA REGIONE ROMAGNA DECIDANO I ROMAGNOLI TRAMITE REFERENDUM Lista per Ravenna si batte da sempre perché sia riconosciuto ai romagnoli il diritto politico e democratico dell’autodeterminazione, affinché decidano da se stessi se istituire la Regione Romagna, in riconoscimento dei suoi caratteri storici, geografici, culturali ed economico-sociali. È favorevole, dunque, a una modifica della Costituzione, che possa consentire di indire, su tale quesito, un referendum popolare. Lista per Ravenna è favorevole alla Regione Romagna, ma si atterrà al giudizio dei romagnoli.

8. INTERNET

8.1 COPRIRE TUTTO IL TERRITORIO CON LA RETE A BANDA LARGA Nel 1997, l’allora ministro Paolo Gentiloni, del governo Prodi, sottoscrisse un accordo col presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, il cui obiettivo era di consentire l’accesso ad internet, attraverso la banda larga (ADSL) o il sistema wi-max, al 100 per cento del territorio dell’Emilia-Romagna entro il 2009. La dotazione di risorse era di 20 milioni di euro: 15 da parte del ministero e cinque da parte della Regione. Siamo nel 2011, ed ancora una gran parte del territorio regionale, compresi il forese e il litorale del Comune di Ravenna, è tagliata fuori dall’accesso ad internet, soffrendo terribilmente il divario con le città che ne sono servite. I primi a dolersene sono gli imprenditori, messi in ginocchio per non poter competere con operatori di altre zone. Ancor più paradossale per i cittadini, che non possono dotare i propri figli di uno strumento indispensabile per gli studi o per poter dialogare con la pubblica amministrazione. Nelle aziende, l’ADSL, oltre alle normali attività, potrebbe servire per creare tante piccole reti private messe a disposizione dei clienti, in attesa di "hotspot" pubblici e gratuiti. Regione, Provincia e Comune devono rispondere alle esigenze socio-economiche del proprio territorio. Ad essi Lista per Ravenna indirizzerà la propria azione, al fine di ottenere la diffusione e l’integrazione della rete a banda larga in tutti quei territori del nostro Comune non coperti da investimenti privati. Sono questi enti che devono colmare il divario digitale, fino al raggiungimento di quel 100 per cento troppe volte

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enfatizzato. Proponiamo anche la creazione di “Internet Point” gratuiti, utilizzando locali delle circoscrizioni e degli uffici pubblici presenti sul territorio: un servizio che, oltre a creare nuovi posti di lavoro, amplierebbe l’offerta turistica e metterebbe il cittadino in condizione di effettuare dialoghi od operazioni anche fuori del proprio domicilio. Il Comune dovrà al più presto installare una webcam nella sala del Consiglio comunale, al fine di permettere ai cittadini di seguire lo svolgimento dei lavori consiliari tramite internet. Altrettanto dovrà farsi negli asili nido comunali, in modo da consentire ai genitori di osservare, da casa o dal lavoro, i propri piccoli nella vita del nido, durante il periodo della primissima infanzia, molto delicato per la loro crescita, in cui il rapporto della struttura educativa con la famiglia dev’essere molto stretto.

SPAZIO PER LE OSSERVAZIONI DEI CITTADINI

Inviare a [email protected] o a Lista per Ravenna, presso Comune di Ravenna, piazza del Popolo, 1, 48123 Ravenna.

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