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Linee guida per gli operatori dell’accesso e dell’informazione per prevenire e contrastare la violenza di genere al silenzio… dar voce Come PROGETTO “NON È STATO UN INCIDENTE”

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Linee guida per gli operatori dell’accessoe dell’informazione per preveniree contrastare la violenza di genere

al silenzio…dar voceCome

PROGETTO “NON È STATO UN INCIDENTE”

Le linee guida costituisconoil prodotto finale del percorso formativo rivoltoad un gruppo di dipendenti pubblici che svolgonola funzione di operatori dell’accesso edell’informazione all’interno degli Enti Locali edell’Azienda USL del territorio piacentino, orga-nizzato e coordinato dalla Provincia di Piacenzain collaborazione con il Consorzio Sol.Co. Piacenza.

Tale azione, a sua volta, è inserita nella cornicepiù ampia degli interventi previsti dal Progetto“Non è stato un incidente”, finalizzato alla costru-zione di una rete solida di supporto a contrastodella violenza nei confronti delle donne,realizzato dalla Provincia di Piacenza con il contri-buto della Regione Emilia-Romagna ed in collabo-razione con i Comuni di Piacenza, Castel SanGiovanni e Fiorenzuola d’Arda, l’Azienda Usl diPiacenza, le Forze dell’Ordine (Polizia e Carabinieri),il Centro Antiviolenza Telefono Rosa Piacenza,l’Associazione femminile di promozione sociale“Il Pane e le Rose”. Il percorso offre strumenti perl’individuazione precoce dei segnali di violenza eper il miglioramento della presa in carico delledonne che hanno subito qualunque forma dimaltrattamento a tutti gli operatori dei servizi

pubblici e del privato sociale che fanno parte dellarete.

Come noto, infatti, la violenza contro le donne èun fenomeno ancora prevalentemente nascosto:soltanto il 4% delle violenze viene denunciato; intutti gli altri casi la donna subisce in silenzio soprusied atti aggressivi nei suoi confronti. Si sente debole,sola e rassegnata e non se la sente di chiedereaiuto all’esterno. Tipicamente, si reca al ProntoSoccorso denunciando una caduta, un incidentedomestico per giustificare i segni fisici lasciati dallepercosse; i segni psicologici convivono con lei manon vengono resi noti, contribuendo inconscia-mente al mantenimento del circolo vizioso e dellaspirale della violenza stessa.

Così la salute e la dignità della donna vacillano,si annullano.

La chiave di volta per superarequesta impasse deve allora arrivare dall’esterno:dalla costruzione di una relazione positiva conqualcuno, dal sentirsi accolta come persona, dalsentirsi un po’ meno sola. È dalla fiducia in unarelazione che una donna può prendere coraggioe denunciare la sofferenza di cui è vittima.

Da dovenascono lelinee guida?

il percorso formativoper operatoridell’accesso edell’informazione

La persona con la quale la donnasi apre e comincia a lottare può essere chiunquee non sempre chi viene a contatto con questesituazioni fa parte dell’ambiente familiare: opera-tori dei servizi pubblici e privati devono pertantoessere sensibilizzati sulle modalità per accogliereed indirizzare la domanda. È chiara, quindi,l’importanza di fornire strumenti utili per ricono-scere i segni di violenza e per intervenire tempe-stivamente e con efficacia a tutti gli operatori chehanno a che fare con il pubblico.

Il corso si è articolato in sei giornate diformazione - condotte da Paola Bernard e ChiaraDellaglio, psicologhe del Consorzio Sol.Co. Pia-cenza - alle quali hanno partecipato, in qualità direlatori e testimoni privilegiati, i principali attoriterritoriali della rete di protezione ed assistenzaalle donne vittime di violenza. Le linee guidaripercorrono, quindi, nella struttura e nei contenuti,i temi affrontati nel corso.

In particolare, si ringraziano per gli interventi: IlariaEgeste, Donatella Scardi e Anna Gallazzi, CentroAntiviolenza Telefono Rosa Piacenza; Ilaria Dioli,Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza;Fausto Gaudenzi, Ispettore Capo Squadra MobileQuestura di Piacenza; Luogotenente Roberto Pengedel Comando Provinciale dei Carabinieri di Piacenza;Maria Gasparini, Responsabile U.O. Qualità e For-mazione Azienda USL di Piacenza; M. Cristina Mo-linaroli, Responsabile Area Salute Donna AziendaUSL di Piacenza; Laura Bottazzi, Servizio SocialeAdulti Comune di Piacenza; Franca Pagani, ServizioSociale Tutela Minori Comune di Piacenza; FaustaFagnoni, Coordinatrice Case di Accoglienza Ass. LaRicerca e Ass. Arcobaleno.

Hanno partecipato al percorso formativo e,dunque, alla predisposizione delle presentilinee guida gli operatori della rete degli URPELdella Provincia di Piacenza, degli URP dei Co-muni di Piacenza, Fiorenzuola e Castel SanGiovanni, dell’URP e dei Pronto Soccorsodell’Azienda USL di Piacenza e degli SportelliSociali dei Comuni di Piacenza e Fiorenzuola.

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Per definire la natura del fenomeno si può partire dallaDichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione dellaviolenza contro le donne del 1993 che, nell'art.1, descrive laviolenza contro le donne come «Qualsiasi atto di violenzaper motivi di genere che provochi o possa verosimilmenteprovocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese leminacce di violenza, la coercizione o privazione arbitrariadella libertà personale, sia nella vita pubblica che privata».Le tipologie di violenza contro le donne possono essereriassunte in:violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica, violenzaeconomica, stalking e mobbing.Spesso le diverse tipologie di violenza sono collegate e sipossono trovare situazioni complesse in cui i diversi aspettirisultano intrecciati e connessi.Il maltrattamento psicologico in particolare si articola inuna serie di comportamenti che mirano a svalutare unapersona, nella maggior parte dei casi una donna, ponendolain una condizione di subordinazione e provocando malessereemotivo e psicologico.Non provoca effetti fisici evidenti.Si attua all’interno della comunicazione e nelle sue distorsioni.Prevede come conseguenza la riduzione dell’autonomia,senso di colpa a seguito di continue minacce, fino a uncompleto isolamento.Il messaggio è che la vittima sia una persona senza valore;

questo messaggio spesso non esplicito passa nella relazione,nelle sue regole, nei suoi “non detti”.La vittima viene indotta ad obbedire a richieste che la privanodella sua libertà e del suo senso critico, inizialmente per farpiacere al partner, per dipendenza, adesione e successiva-mente per timore derivante da minacce velate e intimidazioni.È molto importante tenere in considerazione la violenzadomestica come situazione diffusa, ma spesso non ricono-sciuta: la casa risulta il contesto di crescita e protezione pereccellenza e diventa talvolta il luogo dove, in silenzio, vienelegittimata e perpetrata la violenza.I meccanismi psicologici più frequenti che caratterizzano ledonne vittime di violenza sono:senso di vergogna, senso di colpa e paura, timore di nonessere credute e capite, confusione e senso di impotenza, ladipendenza a più livelli.Le conseguenza psicologiche nell’ambito psico - patologicopossono essere:la depressione, i disturbi di ansia, attacchi di panico, il disturbopost traumatico da stress, disturbi alimentari, abuso di alcool,droga, farmaci.Vi è una forte difficoltà a riconoscersi come vittima, si sentela paura per sé e per gli altri più vicini, si percepisce lasperanza nel cambiamento che non avviene mai. Sentirsioggetto di violenza può essere estremamente doloroso eumiliante soprattutto all’interno della propria famiglia.

LA VIOLENZACONTRO LE DONNE

APPROFONDIMENTO SULLA NATURA DEL FENOMENO, I TIPI DIVIOLENZA, SEGNALI FISICI E PSICOLOGICI, LE COMPETENZEDELL’OPERATORE CHE ACCOGLIE…1

CONCETTI CHIAVE

La vergogna, la paura, le condizioni economiche precarie e ilcontesto sociale giudicante bloccano la donna e le impedisconodi agire la denuncia e il riconoscimento della violenza.Il valore dell’assertività, in queste situazioni, risulta di centraleimportanza: essere assertivi significa essere capaci di riconoscerele proprie esigenze ed emozioni e di affermarle (saper dire ciòche si vuole e si pensa) all’interno del proprio ambiente perraggiungere gli obiettivi personali e mantenendo una relazionepositiva con gli altri.Migliorare la propria assertività - o essere aiutati a farlo - significaper le donne vittime di violenza trovare risorse interne ed esterneper portare avanti un cambiamento e un miglioramento delleproprie condizioni di vita nel raggiungimento di alcuni obiettivi:• Abilità di riconoscere le proprie emozioni;• Capacità di comunicare le emozioni e i sentimenti attraversomolteplici forme comunicative;• Essere consapevoli di quali sono i propri diritti;• Essere disponibili ad apprezzare gli altri e se stessi;• Essere capaci di auto realizzarsi.Per promuovere questi cambiamenti risulta molto importanterispondere all’esigenza profonda di essere ascoltate ed alle richiestedi aiuto.Il valore dell’ascolto e della relazione autentica funge, quindi,da leva per riacquistare fiducia in sé e negli altri, per facilitare lapresa di coscienza di essere in pericolo o in difficoltà.Di fondamentale importanza è, dunque, assumere un atteggia-mento di non giudizio per accogliere le diverse situazioni, anchele più complesse, e per far emergere la possibilità di fronteggiareil problema uscendo dall’isolamento affettivo e materiale.

In questo scenario, il ruolo dell’Associazione FemminileTelefono Rosa Piacenza risulta centrale, come punto di riferi-mento per tante donne alla ricerca di una relazione di fiduciache permetta la presa di coscienza di essere vittime di violenza.Trovare il coraggio di entrare in contatto con questa associazionepuò essere il primo, importante passo di un percorso di emanci-pazione personale reale.

LINEE GUIDA PER GLI OPERATORI

Uscire dagli stereotipi e pregiudizi culturali molto diffusidi colpevolizzazione della donna e mettersi in un’ottica di nongiudizio e ascolto vero.

Acquisire capacità e competenze per entrare in empatia conla donna e saper interpretare la gravità della situazione.

Fare attenzione ai segnali della comunicazione verbale e nonverbale che rimandano ai vissuti psicologici tipici della vittimasopra esposti (es: guardarsi alle spalle, atteggiamento diffidentee di chiusura, modo di porsi remissivo).

Considerare che il fenomeno è trasversale ai ceti sociali eai contesti di appartenenza; anche nelle famiglie benestantie di livello culturale elevato si presentano fenomeni di violenzaspesso molto ben nascosti.

È molto importante conoscere la rete per indirizzare le donneed, in particolare, conoscere la realtà del Telefono Rosa comepunto di riferimento territoriale.

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A partire dalla ricerca-intervento “Il volto femminiledell’immigrazione. Un ponte fra due rive” promossa dallaProvincia di Piacenza, realizzata in collaborazione con CE-DOMIS e pubblicata nel mese di novembre 2009, si è appro-fondito il tema dell’immigrazione dal punto di vista delledonne.Il fenomeno migratorio è un processo estremamente dinamicoe complesso che coinvolge persone, storie e famiglie, toccandoprofondamente la società e modificando equilibri e condizionidei Paesi di provenienza e di arrivo.Oggi l’immigrazione si può leggere sempre di più dal puntodi vista delle donne coinvolte non solo nei ricongiungimentifamiliari ma che sono diventate le protagoniste di viaggiverso nuovi contesti alla ricerca di migliori condizioni di vitaper sé e per i propri familiari.Nella metafora del viaggio come “parto” (partire/partorire)emerge il vissuto emotivo che tiene insieme la sofferenzanel lasciare il proprio contesto di origine e la speranza peruna nuova vita e per un riscatto personale e sociale.Il diritto alla libertà di movimento, per le donne immigratediventa anche diritto all’emancipazione, di natura sia lavo-rativa che psico-affettiva, in un percorso lento, talvoltadifficile e non sempre rispondente alle aspettative iniziali.

Per molte donne immigrate il rischio e la realtà sonol’isolamento e la chiusura, la mancanza di riferimenti, dilegami sociali e familiari significativi.

In questo scenario, risulta centrale la figura della mediatriceculturale (a partire dalla figura della femme relais, esperienzanata in modo informale in Francia nel contesto delle banlieuesparigine) che facilita il processo di integrazione, andandooltre la diffidenza iniziale, acquistando fiducia e consapevo-lezza nel nuovo contesto di appartenenza.Un'altra risorsa tipica del mondo femminile è la realtàassociativa, che nasce in modo informale e poi gradualmentesi struttura e che, da realtà inizialmente su base etnica, siallarga talvolta a forme di appartenenza etno-culturalemista.Il riunirsi in associazioni risponde ad esigenze profonde edè strumento per prevenire e ridurre il disagio psicologicoconnesso all’esperienza migratoria, attraverso la creazionedi occasioni di incontro comunitario che favoriscanol’integrazione culturale e l’accesso alle informazioni.La violenza contro le donne è un fenomeno trasversale alleculture e riguarda tutti i ceti sociali.Nelle diverse realtà sociali il livello di emancipazione delladonna, le regole e le tradizioni culturali o religiose influiscononel creare condizioni di prevaricazione dell’uomo nei con-fronti della donna a livelli diversi.In questo scenario le donne immigrate, spesso in condizionedi vulnerabilità e invisibilità, rimangono più facilmenteisolate e, con fatica, diventano consapevoli del problema edelle conseguenze per la loro vita.

DONNA - IMMIGRAZIONELE SPECIFICITÀ RISPETTO AL FENOMENO DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE2CONCETTI CHIAVE

Far parte di una realtà associativa, in questi casi, è di grandeutilità per facilitare il passaggio da una condizione di silenzioad una di presa di parola. Risponde più che mai al bisognouniversale di essere riconosciuti, implica la tendenza a difenderee rivendicare i propri diritti ed a maturare la consapevolezzadell’importanza del far parte di una comunità, della visibilità evitalità sociale.Il percorso faticoso di emancipazione e di acquisizione dei propridiritti si svolge più facilmente all’interno di un gruppo basatosu relazioni e legami significativi e vince in modo più duraturol’isolamento, la tendenza all’essere passivi e dipendenti.

LINEE GUIDA PER GLI OPERATORI

Conoscere la cultura di appartenenza delle donne è importanteper uscire da alcuni pregiudizi e per migliorare la comprensionee il contatto con la persona.

È fondamentale la collaborazione con il mediatore culturaleper stabilire relazioni di conoscenza profonda e di fiducia.

È utile conoscere e promuovere le realtà associative del territorioper indirizzare donne sole e isolate verso forme di incontro escambio.

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Che cosa può/deve fare un operatore dell’accesso edell’informazione se intercetta un problema di violenza?A chi può/deve inviare la donna?Quali sono gli attori della rete territoriale di assistenza eprotezione della donna vittima di violenza? Quali sono lecompetenze di ciascuno? Quali i percorsi istituzionali chevengono seguiti ed i livelli di collaborazione fra i diversiattori?

Qual è la normativa che un operatore di primo accesso deveconoscere per poter orientare in modo corretto l’utenza?

Queste sono le principali domande a cui si è cercato dirispondere nei due incontri formativi dedicati alla conoscenzadella normativa e della rete territoriale di supporto e accom-pagnamento per le donne vittime di violenza.

UNA RETEPER DAR VOCE AL SILENZIO

IL QUADRO NORMATIVO E LA RETE DI ASSISTENZA EPROTEZIONE DELLA DONNA VITTIMA DI VIOLENZA:GLI ATTORI ED I PERCORSI ISTITUZIONALI3

G L I A T T O R I P R I N C I P A L I E L E L O RO C O M P E T E N Z E

CONCETTI CHIAVE

LA RETE DI ASSISTENZA EPROTEZIONE DELLA DONNA VITTIMA

DI VIOLENZA

Le Forze dell’Ordine: Questura e Arma dei Carabinieri

La Sanità: Ospedale, ProntoSoccorso e Consultorio Familiare.

La rete per l’accoglienza:Casa Rifugio, Case di Accoglienza

convenzionate e Comunità.

Il Comune: Servizi Sociali Comunali(Servizio Adulti e Tutela Minori)

Le Associazioni:Telefono Rosa / Centro Antiviolenza.

LA QUESTURAPresso la Squadra Mobile della Questura di Piacenza le donnevittime di violenza possono trovare accoglienza da parte dioperatori donne e uomini specializzati nell’analizzare i fattiaccaduti ed orientare sulle scelte da attuare.Presso la Questura è possibile sia sporgere denuncia, chepresentare un esposto (cioè una richiesta di intervento in unalite privata) nei casi meno gravi.Se sono coinvolti minori interviene l’apposito Ufficio Minoridella Divisione Anticrimine.

I CARABINIERII Carabinieri hanno competenze complementari a quelle dellaQuestura. Le Stazioni dei Carabinieri sono presenti in tutto ilterritorio provinciale e sono al servizio di chiunque vogliadenunciare o semplicemente chiedere informazioni su attipersecutori o maltrattamenti subiti.È in fase di attuazione il Protocollo di Intesa con il Ministero perle Pari Opportunità e della Difesa per l’istituzione di una sezionedenominata “Atti persecutori” dotata di personale specificamenteformato per la gestione di queste situazioni.I numeri di telefono di tutte le Stazioni sono elencati nelvademecum “Esci dal silenzio…entra nella tua vita”.

IL COMUNE-Servizio Sociale AdultiIl Servizio Sociale Adulti offre ascolto e accoglienza alle donnevittime di violenza attraverso colloqui di consulenza e di sostegno,in un processo di assistenza ed aiuto che comprende diverse fasi:l’accoglienza, la valutazione del bisogno, l’attivazione di tutte

le necessarie misure di tutela e protezione (fra cui l’eventualeingresso nelle strutture) e la definizione di un progetto versol’autonomia.-Servizio Sociale Tutela MinoriIl Servizio Sociale Tutela Minori offre un percorso analogo aquello del Servizio Sociale Adulti per quelle donne che hannofigli minori o sono in stato di gravidanza, ritieneprioritario l’interesse di tutela dei minoried ha l’obbligo di intervento immediato24 ore su 24.I recapiti dei Servizi Sociali dei tre Distrettidel territorio piacentino sono elencati nelvademecum “Esci dal silenzio…entra nellatua vita”.

L’AZIENDA SANITARIA- Il Pronto SoccorsoAl Pronto Soccorso esiste un protocollo diaccoglienza specifico per le donne vittimedi violenza, che prevede l’allontanamentodell’accompagnatore al momento dell’accesso, la presenza dimedici formati in grado di fornire un ascolto non giudicante,una visita medica accurata e tutte le necessarie visite specialistiche(es. visita ginecologica) necessarie a rilasciare il referto.- Il Consultorio Familiare/GiovaniOffre gratuitamente alle donne adulte ed adolescenti assistenzasanitaria e psicologica, garantendo uno spazio di ascolto adeguatoall’emersione del problema.I recapiti dei Servizi Sanitari dei tre Distretti del territoriopiacentino sono elencati nel vademecum “Esci dal silenzio…entranella tua vita”.

IL PRIVATO SOCIALEFanno parte del settore le Associazioni femminili, culturali, dipromozione sociale e le strutture di accoglienza che, in raccordocon i servizi pubblici, forniscono risposte a più livelli per l’ascoltoe la tutela delle donne vittime di violenza.Sono presenti sul territorio un Centro Antiviolenza (TelefonoRosa Piacenza), una Casa Rifugio a indirizzo segreto con compe-tenze specifiche sul tema della violenza di genere ed una retedi strutture di accoglienza per donne in difficoltà (sole o configli minori), formata da strutture di prima accoglienza (per leemergenze) e strutture di seconda accoglienza (per lo sviluppodi progetti di accompagnamento verso l’autonomia).L’accesso alle strutture di prima e seconda accoglienza non èspontaneo, ma avviene attraverso i servizi.

IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO• Legge n. 66/1996 sulla violenza sessuale;

• Legge n. 154/2001 “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”;

• Decreto Legge n. 11/2009 “Misure urgenti in materia di sicurezzapubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di attipersecutori”;

• Codice penale art. 609-bis (violenza sessuale), art. 609-ter (circostanzeaggravanti), art. 609-quater (atti sessuali con minorenne), art. 609-quinquies(corruzione di minorenne), art. 609-sexies (ignoranza dell’età della personaoffesa), art. 609-septies (querela di parte), art. 609-octies (violenza sessualedi gruppo), art. 609-nonies (pene accessorie ed altri effetti penali), art. 609-decies (comunicazione al tribunale dei minorenni);

• Codice penale art. 612-bis (atti persecutori);

• Altre norme giuridiche importanti sono contenute nel Codice Penaleagli artt. 388, 570, 572, 581, 582.

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• Gli operatori dell’accesso e dell’informazione non sono giuristi,né hanno il compito di indagare su quanto rilevano, tuttavia èimportante conoscere la principale normativa di riferimentoper orientare le persone in modo corretto.

• Poche donne vittime di violenza ne parlano con qualcuno; seciò avviene, è un passo importante e delicato che va saputogestire al meglio. Per questo, è importante far sentire la personaaccolta ed ascoltata.

• L’operatore deve cercare di dare sicurezza al suo interlocutorefornendo informazioni chiare e corrette ed indirizzandolo nelmodo giusto.

• È importante consigliare di rivolgersi a chi per professioneè preposto alla relazione d’aiuto, per non indurre a rinunciaread affrontare il problema. Non sottovalutiamo, ad esempio, lademotivazione che deriva dal dover ri-raccontare le stesse cose(così difficili a dirsi e generatrici di sofferenza) a tante personediverse. Meglio, dunque, inviare subito a chi può dare informa-zioni precise, per esempio al Servizio Sociale.

• Avere pazienza è fondamentale, anche se talvolta è difficilee si ha l’impressione di non riuscire a farsi capire.

• Non spetta all’operatore di primo accesso valutare la gravitàdel caso: compito dell’operatore è invece offrire consigli giustie non rigettare le richieste di aiuto. Un atteggiamento dirifiuto o non ascolto potrebbe portare la vittima a lasciar perdere,a non chiedere più alcun aiuto.

• Non giudicare è fondamentale, anche se non è sempre facilemantenere un atteggiamento neutro in queste situazioni. I nostripreconcetti e pregiudizi facilmente ci portano a prendere unaposizione, ma come operatori dobbiamo cercare di sospendereogni giudizio e limitarci ad ascoltare ed orientare.

• È importante conoscere come funziona la rete di assistenzae protezione che supporta le donne vittime di violenza e leaccompagna in tutti i passaggi, dal momento in cui denuncianoun disagio fino alla ricostruzione di un progetto di vita senza laviolenza, passando per l’attivazione di misure di tutela e prote-zione e di percorsi di assistenza e supporto (sanitario, sociale,psicologico, economico, abitativo, etc.).

• Il lavoro di rete ed il raccordo fra servizi è fondamentaleper affrontare il fenomeno della violenza contro le donne. Larete è fatta da soggetti che si interfacciano fra loro, collaboranoe lavorano in stretta connessione: è quindi possibile invia-re/indirizzare una persona a più di un soggetto. L’importante èfarlo nei modi e nei tempi giusti.

• Ogni attore della rete ha tuttavia competenze specificheche vanno conosciute, per orientare al meglio le persone cherichiedono aiuto.

• Se una donna vittima di violenza desidera sporgere denuncia,è opportuno indirizzarla alle Forze dell’Ordine (Questura eCarabinieri).

• Rivolgersi alle Forze dell’Ordine non significa, comunque,automaticamente dover sporgere denuncia: è possibile ricevereaiuto e protezione anche senza un formale denuncia. Si può,infatti, fare un esposto in Questura o presso i Carabinieri, chenon viene “archiviato”, ma è propedeutico per richiederel’ammonimento del Questore nei casi di atti persecutori di cuiall’art. 612bis del Codice Penale. L’esposto, invece, se ravvisafatti di reato procedibile d’Ufficio (art. 572 Codice Penale), havalore di denuncia e, come tale, verrà obbligatoriamente inviatoall’Autorità Giudiziaria.

• Nei casi di stalking, fare l’esposto è molto importante perchéproduce un ammonimento al presunto colpevole; in caso direiterazione, il reato diviene procedibile d’ufficio.

• È importante non illudere le donne, prospettando scenari diimmediata risoluzione della situazione. È altresì importanteinvitarle a mantenere alta l’attenzione dopo la denuncia,perché il presunto colpevole potrebbe reagire, e stimolarle acontattare le Forze dell’Ordine ogniqualvolta lo ritengonoopportuno o non si sentono sicure.

• Obiettivo degli operatori è de-responsabilizzare le donnevittime di violenza: trovare le prove di ciò che dichiarano nonspetta a loro, ma alle Forze dell’Ordine. Ricordarsi che l’obiettivonon è tanto la condanna del colpevole, quanto l’uscita delladonna dalla sofferenza.

• L’operatore dell’accesso, dopo aver tranquillizzato la vittima,può quindi indirizzarla alla Stazione dei Carabinieri o allaQuestura, precisando che potrà ricevere aiuto anche senzasporgere denuncia.

• In presenza di segnali gravi di maltrattamento o abusoverso minori, l’operatore è tenuto all’obbligo di denuncia,indipendentemente dalla volontà della vittima, ed a chiamarei numeri di pronta emergenza (112 o 113).

• In ogni caso, come detto, è possibile ed opportuno indirizzarela persona a professionisti della relazione d’aiuto, con particolareriferimento ai Servizi Sociali, che funzionano un po’ come traitd’union fra i diversi servizi, come nodo di raccordo della reteed operano in stretta connessione con tutti gli altri attoriterritoriali (Forze dell’Ordine, Case di Accoglienza, Sanità, etc.).

• Se la donna ha figli minorenni o è in stato di gravidanza,va orientata al Servizio Sociale Tutela Minori.

• Se la donna necessita di una visita medica e di cure sanitarie,è opportuno indirizzarla al Pronto Soccorso.

• È, in ogni caso, sempre opportuno consigliare alla vittima difarsi fare un referto medico (in Pronto Soccorso o dal medicodi famiglia), anche se la violenza è avvenuta qualche giornoprima ed anche nell’eventualità che la persona non vogliaesplicitamente dichiarare al medico di aver subito violenza.

• In ogni caso, l’operatore può indirizzare le donne a contattareil Telefono Rosa/Centro Antiviolenza per avere un primoascolto da parte di operatori specializzati e ricevere maggioriinformazioni.

• L’operatore può inoltre consigliare alle donne vittime diviolenza di tenere un “diario dei fatti”, che potrà essere unostrumento importante nel lavoro di indagine.

• L’accesso alle strutture di prima e seconda accoglienza nonè spontaneo, ma avviene attraverso i servizi: l’operatoredell’accesso e dell’informazione non deve quindi orientare allestrutture, tuttavia conoscerne l’esistenza ed il funzionamentopuò essere utile per capire come funziona, nel suo complesso,la rete di assistenza e protezione della donna vittima di violenza.

• Il ruolo dell’operatore dell’accesso e dell’informazione è, insintesi, quello di accogliere ed indirizzare le donne ai nodifondamentali della rete, inviando nel luogo giusto e neitempi giusti, alle Forze dell’Ordine, al Servizio Sociale o,eventualmente, al Pronto Soccorso.

GLI INDIRIZZI UTILI

Numero telefonico di pubblica utilità 1522 del Diparti-mento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio deiMinistri: fornisce una prima risposta alle vittime in modogratuito e anonimo.

Telefono Rosa Piacenza si trova in via Scalabrini 134/A -telefono e fax 0523.334833e-mail [email protected].

Gli uffici della Questura si trovano a Piacenza in VialeMalta, 10/C tel. 0523.397531 – 397533 (Ufficio Minori Divi-sione Anticrimine: 0523/397584) e sono aperti tutti i giornidalle 8.00 alle 20.00. Per le emergenze è sempre attivo ilnumero gratuito 113.

Il Comando Provinciale dei Carabinieri risponde al numero0523.3411. Sono, inoltre, presenti su tutto il territorioprovinciale 29 Stazioni dei Carabinieri (tutti gli indirizzi sonocontenuti nel vademecum “Esci dal silenzio…entra nella tuavita”).Per le emergenze è sempre attivo il numero di pronto inter-vento gratuito 112.

Il Pronto Soccorso di Piacenza è situato al Piano Terra delPolichirurgico di Piacenza in via Cantone del Cristo, 40tel. 0523.303039.

Il Pronto Soccorso di Fiorenzuola è situato presso l’Ospedaledella Val d’Arda in via Roma a Fiorenzuolatel. 0523.989600.

Il Pronto Soccorso di Castel San Giovanni è situato pressol’Ospedale della Val Tidone in viale II Giugno a Castel SanGiovanni - tel. 0523.880113.

Per il Comune di Piacenza (sede centrale via Taverna, 39)è possibile rivolgersi a:Servizio Sociale Adulti - tel. 0523.492717;Servizio Sociale Tutela Minori - tel. 0523.492709;Sportello Informasociale - tel. 0523.492731 o 0523.459090.

Per il Comune di Castel San Giovanni è possibile rivolgersi a:Servizio Sociale Adulti e Sportello Sociale – tel. 0523.889736;Servizio Sociale Tutela Minori (delegato AUSL) - tel. 0523.880566.

Per il Comune di Fiorenzuola d’Arda è possibile rivolgersi a:Servizio Sociale Adulti - tel. 0523.987222;Servizio Sociale Tutela Minori (delegato AUSL) - tel. 0523.980624.

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