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ISREC - Progetto Linea Gotica RAVENNA 1 Denominazione: Comune di Ravenna Tipologia: Comune Localizzazione: Piazza del Popolo 1 [44° 25’ 3” Nord – 12° 11’ 57” Est] Descrizione: Capoluogo di provincia, conta 159.687 abitanti (dato aggiornato al novembre 2011) estendendosi su una superficie di 654,88 km 2 . Dista circa 10 km dal mare e confina a sud con le province di Forlì e Cesena, a nord con quelle di Bologna e Ferrara. Ricca di storia, di monumenti e di opere d'arte, Ravenna è la capitale del mosaico. Ben otto dei suo monumenti più antichi sono stati dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell'Umanità. A partire dalla primavera del 1944 l’organizzazione della Resistenza in pianura coinvolse anche la popolazione ravennate. L’ondata di repressione nazifascista che ne seguì diede luogo a inaudite violenze su tutto il territorio. Di fronte al proclama del generale britannico Harold Alexander, comandante in capo delle forze alleate in Italia, che intimava l’arresto delle operazioni militari nei mesi invernali, i partigiani della 28 a Brigata GAP “Mario Gordini”, guidati da Arrigo Boldrini (Bulow), risposero con un piano d’azione che accelerò la liberazione della città. Unico caso in Italia, i partigiani ravennati riuscirono a persuadere gli Alleati a modificare strategia, mettendo loro a disposizione la propria conoscenza del territorio e affiancandoli nei combattimenti in una vera e propria azione militare su vasta scala. Ravenna venne liberata il 4 dicembre 1944 dall’azione congiunta di Alleati e partigiani. Note: Decorata con Medaglia d’Oro al Valor Militare con Decreto del 19 maggio 1950 del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, reso esecutivo il 5 agosto 1951 (motivazione: «Antica e fiera città, onusta di storia gloriosa, alla liberazione d'Italia dalla invasione tedesca diede entusiastico sanguinoso e valoroso contributo. Bombardamenti e rappresaglie sconvolsero la vecchia capitale e la sua provincia, ricordate per efferatezza le stragi di Piangipane, di San Pancrazio-Ragone e di Villa dell’Albero. Centinaia di partigiani di molte formazioni caddero nella lotta e, particolarmente, per la liberazione di Porto Corsini, di Sant’Alberto e delle zone vallive a nord della città. Sei mesi permase il fronte di guerra nel territorio del Comune ed i cittadini diedero mirabile esempio nel sostenere i combattenti delle forze regolari. La Brigata partigiana ravennate “Mario Gordini”, decorata della Medaglia d’Argento al Valor

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Denominazione: Comune di Ravenna Tipologia: Comune Localizzazione: Piazza del Popolo 1 [44° 25’ 3” Nord – 12° 11’ 57” Est] Descrizione: Capoluogo di provincia, conta 159.687 abitanti (dato aggiornato al novembre

2011) estendendosi su una superficie di 654,88 km2. Dista circa 10 km dal mare e confina a sud con le province di Forlì e Cesena, a nord con quelle di Bologna e Ferrara. Ricca di storia, di monumenti e di opere d'arte, Ravenna è la capitale del mosaico. Ben otto dei suo monumenti più antichi sono stati dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell'Umanità. A partire dalla primavera del 1944 l’organizzazione della Resistenza in pianura coinvolse anche la popolazione ravennate. L’ondata di repressione nazifascista che ne seguì diede luogo a inaudite violenze su tutto il territorio. Di fronte al proclama del generale britannico Harold Alexander, comandante in capo delle forze alleate in Italia, che intimava l’arresto delle operazioni militari nei mesi invernali, i partigiani della 28a Brigata GAP “Mario Gordini”, guidati da Arrigo Boldrini (Bulow), risposero con un piano d’azione che accelerò la liberazione della città. Unico caso in Italia, i partigiani ravennati riuscirono a persuadere gli Alleati a modificare strategia, mettendo loro a disposizione la propria conoscenza del territorio e affiancandoli nei combattimenti in una vera e propria azione militare su vasta scala. Ravenna venne liberata il 4 dicembre 1944 dall’azione congiunta di Alleati e partigiani.

Note: Decorata con Medaglia d’Oro al Valor Militare con Decreto del 19 maggio 1950

del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, reso esecutivo il 5 agosto 1951 (motivazione: «Antica e fiera città, onusta di storia gloriosa, alla liberazione d'Italia dalla invasione tedesca diede entusiastico sanguinoso e valoroso contributo. Bombardamenti e rappresaglie sconvolsero la vecchia capitale e la sua provincia, ricordate per efferatezza le stragi di Piangipane, di San Pancrazio-Ragone e di Villa dell’Albero. Centinaia di partigiani di molte formazioni caddero nella lotta e, particolarmente, per la liberazione di Porto Corsini, di Sant’Alberto e delle zone vallive a nord della città. Sei mesi permase il fronte di guerra nel territorio del Comune ed i cittadini diedero mirabile esempio nel sostenere i combattenti delle forze regolari. La Brigata partigiana ravennate “Mario Gordini”, decorata della Medaglia d’Argento al Valor

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Militare, si impose per il suo contegno all’ammirato apprezzamento dei comandi alleati e continuò a combattere valorosamente al fianco e alle dipendenze del Gruppo di Combattimento “Cremona” sino al termine vittorioso della guerra. Memore delle lotte per l’unità e per l’indipendenza e delle glorie garibaldine, la Città di Ravenna scrisse nella storia del nuovo risorgimento italiano pagine mirabili e da ricordare ad esempio per le venture generazioni. Ravenna, settembre 1943 – aprile 1945»). Centralino: 0544 482111 – 0544 485111

Sito internet: www.comune.ra.it

INDICE DELLE SCHEDE

1. Centro Archivi del Novecento 2. Biblioteca di Storia Contemporanea “Alfredo Oriani” 3. Lapide in memoria degli ebrei deportati dalla stazione di Ravenna 4. Lapide in memoria degli ebrei uccisi e rastrellati in provincia di Ravenna 5. Lapide in memoria degli sminatori 6. Lapide a ricordo dell’ingresso in Ravenna di partigiani e Alleati il 4 dicembre 1944 7. Casa “25 luglio” 8. Monumento alla Resistenza 9. Sacrario dedicato ai caduti della strage di Villa dell’Albero del 27 novembre 1944 10. Lapide in ricordo delle vittime dei bombardamenti del 31 ottobre e 5 novembre 1944 11. Lapide in onore dei partigiani e dei soldati alleati che salvarono dalla distruzione la

Basilica di S. Apollinare in Classe 12. Monumento in memoria delle nove vittime civili del bombardamento del 1° gennaio

1945 13. Cippo in memoria di Aristide, Luciano e Nello Orsini, Giuseppe Fiammenghi e Ivo

Calderoni

14. Boaria la Cavrẽna (la Capretta)-Casa Bartolotti 15. Cippo in ricordo delle vittime dell’eccidio nazista del 14 novembre 1944 (Martiri delle

Mura) 16. Cimitero di guerra di Ravenna (Ravenna War Cemetery) 17. Cimitero del Gruppo di Combattimento “Cremona” 18. Isola degli Spinaroni 19. Sistemi difensivi tedeschi a Punta Marina 20. Sistemi difensivi tedeschi a Marina di Ravenna 21. Argine del fiume Reno, imbarco del traghetto 22. Penisola di Boscoforte

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Denominazione: Centro Archivi del Novecento Tipologia: Biblioteca-archivio. Proprietà: Provincia di Ravenna, Associazione Istituto Storico della Resistenza e dell’Età

Contemporanea in Ravenna e provincia, Fondazione Casa di Oriani. Localizzazione: Via di Roma 167 [44° 25’ 18” Nord – 12° 12’ 7” Est] Descrizione: Nato nel marzo del 2007, il Centro raccoglie in un’unica sede i preziosi fondi

archivistici dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia e della Fondazione Casa di Oriani di Ravenna. Tra i fondi che compongono l’archivio dell’Istituto Storico si segnalano: il fondo 28a Brigata Garibaldi Mario Gordini, il fondo CLN/Giunte Popolari della Provincia di Ravenna, il fondo Partito Nazionale Fascista–Federazione Provinciale di Ravenna. L’Istituto vi conserva inoltre la propria emeroteca storica, costituita da rare testate locali e nazionali, e una collezione di 156 manifesti (1900-1946) e 366 volantini (1920-1950) di argomento politico e militare. Tra i fondi archivistici della Fondazione Casa di Oriani si segnalano: l’Archivio del Partito Comunista Italiano- Federazione Provinciale di Ravenna, l’Archivio della UIL-Sezione di Ravenna, l’Archivio della CGIL-Camera del lavoro territoriale di Ravenna. Presso il Centro si trova inoltre la biblioteca personale di Pier Paolo D’Attorre, figura di spicco della politica e della cultura ravennate e sindaco di Ravenna (1992-1997), che consta di oltre 5.000 titoli di storia politica, economica e sociale, attualmente in corso di catalogazione.

Note: Orari di apertura: martedì e giovedì 9.00-13.00, 14.30-18.30.

Tel: 0544 216303 E-mail: [email protected]

Sito internet: www.istorico.ra.it

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Denominazione: Biblioteca di Storia Contemporanea “Alfredo Oriani” Tipologia: Biblioteca-archivio Proprietà: Fondazione Casa di Oriani Localizzazione: Via Corrado Ricci 26 [44° 24’ 57” Nord – 12° 11’ 60” Est]

Descrizione: Tra le principali finalità dell'Ente (oggi Fondazione) “Casa di Oriani”, istituito nell’aprile 1927, figurava quella di «istituire una biblioteca di storia contemporanea». Il primo nucleo di tale biblioteca (denominata Biblioteca del Fascismo, poi Biblioteca Mussolini) ebbe sede al Cardello, la residenza di Alfredo Oriani a Casola Valsenio. Fu quindi trasferito nell’attuale sede, opera dell’architetto Giulio Ulisse Arata, aperta il 13 settembre 1936 nell’ambito della solenne inaugurazione della zona dantesca. La biblioteca è specializzata in storia contemporanea (politica, economica e sociale) e storia del pensiero politico. Il suo attuale patrimonio consta di circa 170.000 volumi, oltre a 1200 periodici, dei quali circa 400 correnti, con particolare attenzione alle riviste di studi storici, politici ed economici. I periodici sono consultabili presso la vicina emeroteca Classense-Oriani di Casa Farini.

Note: Orari di apertura: dal 1 gennaio al 30 giugno e dal 1 settembre al 31 dicembre dal lunedì al venerdì 8.30-13.00, 14.30-19.00, sabato 8.30-13.00; dal 1 luglio al 31 agosto lunedì, mercoledì, giovedì: 8.30-13.00, martedì e venerdì: 8.30-13.00, 14.30-19.00, sabato 8.30-12. Tel. 0544 214764 (ufficio catalogazione); tel. 0544-214764 (ufficio periodici) E-mail: [email protected]; [email protected]

Sito internet: www.fondazionecasadioriani.it

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Denominazione: Lapide in memoria degli ebrei deportati dalla stazione di Ravenna Tipologia: Lapide commemorativa Localizzazione: Atrio della stazione ferroviaria, Piazza Carlo Luigi Farini [44° 25’ 9” Nord – 12° 12’ 28” Est] Descrizione: La lapide, inaugurata il 27 gennaio 2007, ricorrenza del Giorno della Memoria,

a cura del Comune e della Provincia di Ravenna, ricorda un episodio drammatico della persecuzione antiebraica. Nella notte tra il 25 e il 26 gennaio 1944 31 ebrei (19 donne e 9 uomini) di età compresa fra i 16 e i 69 anni, rastrellati in varie località dell’Emilia Romagna e già detenuti nelle carceri ravennati, partirono dalla stazione di Ravenna per il carcere milanese di S. Vittore da cui sarebbero poi stati deportati ad Auschwitz per non farne più ritorno. Tranne che in un caso, in cui furono i tedeschi a effettuare il fermo, e un altro, in cui l’identità dei persecutori è rimasta ignota, l’arresto era stato eseguito da italiani della RSI.

Note: Ogni anno, in occasione del Giorno della Memoria, vi ha luogo una

commemorazione ufficiale.

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Denominazione: Lapide in memoria degli ebrei uccisi e rastrellati in provincia di

Ravenna Tipologia: Lapide commemorativa Localizzazione: Piazza Giuseppe Garibaldi [44° 25’ 3” Nord – 12° 12’ 2” Est] Descrizione: La lapide, inaugurata il 15 maggio 1995 nell’ambito delle celebrazioni per il 50°

anniversario della Liberazione, ricorda a nome della Provincia di Ravenna tutti gli ebrei italiani e stranieri uccisi e rastrellati nel territorio provinciale durante la Seconda guerra mondiale, nonché i 45 volontari della Brigata Ebraica ivi caduti in combattimento.

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Denominazione: Lapide in memoria degli sminatori Tipologia: Lapide commemorativa Localizzazione: Piazza Giuseppe Garibaldi [44° 25’ 3” Nord – 12° 12’ 2” Est] Descrizione: Subito dopo la guerra il Governo italiano decise la suddivisione del territorio

nazionale in cinque zone BCM (Bonifica Campi Minati), a loro volta articolate in sotto zone. La lapide commemora gli 86 sminatori, dipendenti dal Comando della zona 2 BCM (Emilia-Romagna), sotto zona di Forlì, nonché da enti privati, caduti nel triennio 1945-1948 nella rischiosissima opera di sminamento del territorio provinciale.

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Denominazione: Lapide a ricordo dell’ingresso in Ravenna di partigiani e Alleati il 4

dicembre 1944 Tipologia: Lapide commemorativa Proprietà: Comunale Localizzazione: Arco del Morigia, Via Ravegnana [44° 24’ 37” Nord – 12° 12’ 7” Est] Descrizione: La lapide è collocata all’interno del settecentesco Arco del Morigia, così detto

dal nome del suo artefice, l’architetto ravennate Camillo Morigia. Inaugurata il 4 dicembre 1997 nel 53° anniversario della liberazione di Ravenna, ricorda l’ingresso in città, attraverso il “Portonaccio” (com’è familiarmente noto l’arco), dei partigiani della 28a Brigata e dei soldati alleati (questi ultimi preceduti dal suono delle cornamuse), a conclusione della vittoriosa “Operazione Teodora”.

Note: L’iscrizione della lapide contiene un errore in quanto vi si fa menzione di

partigiani della 28a Brigata Garibaldi, laddove al momento della liberazione di Ravenna la denominazione della formazione partigiana ravennate era ancora 28a Brigata GAP.

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Denominazione: Casa “25 Luglio” Tipologia: Luogo di interesse storico Localizzazione: Viale Leon Battista Alberti (angolo Viale Vincenzo Randi) [44° 24’ 7” Nord – 12° 11’ 7” Est] Descrizione: All’angolo fra Viale Alberti e Viale Randi, un cippo, datato 9 maggio 1992,

segnala il luogo ove sorgeva la casa della famiglia Suzzi, nota come la casa del “25 luglio” perché dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, vi si tennero le prime riunioni organizzative degli esponenti dell’antifascismo ravennate. Successivamente la casa fu sede dei comandi della 28a Brigata GAP “Mario Gordini”. Lì accanto, su ciò che resta dell’edificio, una targa a cura dell’ANPI, datata anch’essa 9 maggio 1992, ricorda il ruolo diretto avuto nella lotta di Liberazione dalla famiglia Suzzi, in particolare da uno dei figli, Walter (Sputafuoco), prima partigiano dell’8a Brigata “Romagna” poi gappista, trucidato dai fascisti il 18 luglio 1944, Medaglia d’Oro al Valor Militare.

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Denominazione: Monumento alla Resistenza Tipologia: Monumento commemorativo Proprietà: Comunale Localizzazione: Via Circonvallazione al Molino [44° 24’ 45” Nord – 12° 11’ 42” Est] Descrizione: Il monumento, opera Giò Pomodoro (1930-2002), fra i maggiori scultori

astratti del XX secolo, è stato inaugurato il 7 dicembre 1980 per il 36° anniversario della liberazione di Ravenna. Dedicato alla Resistenza, è in realtà associato alla memoria della più efferata strage fascista in provincia di Ravenna: la strage del Ponte dei Martiri. In prossimità dei ruderi della cinta muraria romana si trovava, sino al riassetto urbanistico del secondo dopoguerra che portò all’interramento del canale, il Ponte dei Martiri, già Ponte degli Allocchi. Il ponte era stato ribattezzato dei Martiri subito dopo la liberazione di Ravenna, a ricordo della strage del 25 agosto 1944 ivi perpetrata dai militi fascisti della Brigata “Ettore Muti”. Una ritorsione in risposta all’uccisione del brigatista nero Leonida Bedeschi, noto come Cativeria, avvenuta sette giorni prima in quegli stessi luoghi per mano del gappista di Massa Lombarda Umberto Ricci, Napoleone. Oltre a Ricci, catturato subito dopo e sottoposto a lunghe torture, furono prelevati dal carcere di Ravenna altri 11 prigionieri: 10 uomini (fra i quali Michele Pascoli, uno dei principali animatori della rete clandestina comunista, e Mario Montanari, dirigente del Partito d’Azione e membro del comando militare del CLN provinciale) e una donna (l’agitatrice antifascista Natalina Vacchi, operaia della Callegari e Ghigi). Ricci e la Vacchi furono impiccati, gli altri fucilati; Montanari fu ucciso nel mentre tentava una disperata fuga. Nel primo anniversario della strage l’ANPI provinciale fece apporre una lapide sul muro di una casa adiacente alla rampa di accesso al ponte. La lapide originaria è stata in parte recuperata nel cubo posto ai piedi del nuovo monumento.

Note: Ogni anno, per il 25 agosto, vi ha luogo una commemorazione ufficiale.

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Denominazione: Sacrario dedicato ai caduti della strage di Villa dell’Albero del 27 novembre 1944

Tipologia: Sacrario Proprietà: Comunale Localizzazione: Madonna dell’Albero, Via dei 56 Martiri [44° 23’ 21” Nord – 12° 11’ 58” Est] Descrizione: Il sacrario, inaugurato nel novembre 1946 sui luoghi dove sorgevano gli edifici

teatro della carneficina, ricorda la maggiore e più feroce strage nazista perpetrata in provincia di Ravenna. Il 27 novembre 1944 alcuni soldati tedeschi del 721° Reggimento della 114a Jäger Division, di presidio nella zona, sterminarono 56 persone (fra cui 16 bambini) appartenenti a 15 nuclei familiari residenti in Via Nuova a Villa (oggi Madonna) dell’Albero. Quantunque poche ore prima, nel corso di uno scontro a fuoco con una pattuglia mista di militari canadesi e partigiani, i tedeschi avessero subito una perdita, la strage, compiuta in tutta fretta e in gran segreto (i corpi delle vittime furono occultati), non sembra doversi ascrivere fra le rappresaglie, la cui principale caratteristica era di avere la massima visibilità in quanto, nella spietata logica del terrorismo nazifascista, dovevano servire di monito alle popolazioni civili. Il massacro di Villa dell’Albero, commesso in stretta prossimità del fronte, appare piuttosto, come altri compiuti in frangenti e contesti analoghi, funzionale alle necessità strategiche dell’esercito tedesco. Lo sterminio dell’intera comunità di Via Nuova, infatti, avrebbe reso immediatamente visibile la presenza di altre persone, garantendo maggior sicurezza al presidio e agevolando un’eventuale fuga.

Note: Ogni anno, per il 27 novembre, vi ha luogo una commemorazione ufficiale.

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Denominazione: Lapide in ricordo delle vittime dei bombardamenti del 31 ottobre e 5

novembre 1944 Tipologia: Lapide commemorativa Localizzazione: Porto Fuori, campanile della Basilica di S. Maria in Porto Fuori, Via Stradone [44° 24’ 11” Nord – 12° 14’ 43” Est] Descrizione: La lapide, murata nell’aprile 1952, ricorda la morte di nove civili per il crollo del

campanile della Basilica di Santa Maria in Porto Fuori, a seguito dei bombardamenti alleati del 5 novembre 1944, insieme alle tre vittime di una precedente incursione aerea del 31 ottobre che avevano trovato una prima sepoltura ai piedi del campanile stesso. Il campanile dell’antica Basilica (un edificio risalente all’XI Secolo, celebre per conservare il sarcofago di Pietro Peccatore, menzionato da Dante nel XXI canto del Paradiso) sarebbe stato ricostruito subito dopo la guerra. Nel corso del Secondo conflitto mondiale, nonostante i tentativi messi in atto da più parti per farle ottenere lo status di città aperta, Ravenna, col suo circondario, fu sottoposta a numerosi bombardamenti a opera dell’aviazione alleata, a partire dal 30 dicembre 1943 sino all’immediata vigilia della liberazione della città, che provocarono più di centocinquanta vittime fra la popolazione civile e danneggiarono in modo considerevole il patrimonio artistico.

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Denominazione: Lapide in onore dei partigiani e dei soldati alleati che salvarono dalla distruzione la Basilica di S. Apollinare in Classe

Tipologia: Lapide commemorativa Localizzazione: Classe, portale della Basilica di S. Apollinare in Classe, Via Romea Sud 216 [44° 22’ 58” Nord – 12° 13’ 47” Est] Descrizione: La lapide, murata il 19 novembre 2004 nella sessantesima ricorrenza degli

avvenimenti, ricorda il salvataggio della Basilica di S. Apollinare in Classe, capolavoro dell’arte bizantina, a opera di una pattuglia mista di partigiani del Distaccamento “Settimio Garavini” ed elementi della PPA-Popski’s Private Army (l’Esercito Privato di Popski), un’unità speciale di commandos britannici così detta dal soprannome del loro comandante Wladimir Peniakoff. Il campanile della Basilica, occupato dai tedeschi, costituiva un ottimo punto di osservazione che i Comandi alleati avevano già deciso di bombardare. Per impedire che ciò accadesse, Popski e il comandante del “Garavini” Ateo Minghelli (Regan) concordarono un’operazione a sorpresa che, scattata nelle prime ore del 19 novembre 1944, portò all’evacuazione dei tedeschi dalla Basilica senza che questi avessero il tempo di far brillare le cariche di dinamite poste alla base del campanile. In una precedente lapide, inaugurata il 15 maggio 1952, primo anniversario della morte di Popski, si ometteva ogni riferimento ai partigiani, il che suscitò le rimostranze non solo dei diretti interessati ma anche dei reduci della PPA. La nuova epigrafe ha così posto rimedio a quella grave dimenticanza.

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Denominazione: Cippo in memoria delle nove vittime civili del bombardamento del 1°

gennaio 1945 Tipologia: Cippo commemorativo Proprietà: Comunale Localizzazione: Glorie, Via Bassa Superiore (di fianco al civico 27) [44° 28’ 13” Nord – 12° 4’ 52” Est] Descrizione: Con l’arresto del fronte lungo il fiume Senio gli Alleati iniziarono una costante

opera di bombardamento aereo sulle linee nemiche, della quale in molti casi fecero le spese le popolazioni locali. Il monumento ricorda un episodio emblematico di quei mesi terribili, allorché il 1° gennaio 1945 una squadriglia di aerei americani bombardò per errore la borgata di Glorie (liberata già da giorni), scambiata per Alfonsine, provocando la morte di nove civili nonché di alcuni soldati alleati.

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Denominazione: Cippo in memoria di Aristide, Luciano e Nello Orsini, Giuseppe Fiammenghi e Ivo Calderoni

Tipologia: Cippo commemorativo Proprietà: Comunale Localizzazione: Savarna, Via Savarna [44° 30’ 57” Nord – 12° 6’ 21” Est] Descrizione: Il cippo è stato eretto sul luogo dove, la mattina del 26 agosto 1944, i

nazifascisti impiccarono l’attivista repubblicano lughese Aristide Orsini con il figlio Luciano e il nipote Nello, insieme ad altri due prigionieri prelevati dalle carceri di Ravenna. La strage, preceduta dall’esecuzione di altri sei ostaggi a Camerlona (ricordati in loco da un analogo cippo), fu quasi certamente la ritorsione per l’attacco compiuto la notte precedente dai partigiani del Distaccamento “Terzo Lori” contro una colonna motorizzata della Wehrmacht proprio nei pressi di Camerlona; azione costata ai tedeschi nove morti e una quindicina di feriti. La zona di Savarna e Conventello, del resto, era un centro nevralgico dell’organizzazione resistenziale. La strage rientrava quindi nella politica del terrore nazifascista tesa a dissuadere le popolazioni civili dall’offrire attivo sostegno al movimento partigiano.

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Denominazione: Boaria la Cavrẽna (la Capretta)-Casa Bartolotti Tipologia: Luogo di interesse storico Proprietà: Privata Localizzazione: Savarna, Via del Quadrato 25

[44° 30’ 31” Nord – 12° 6’ 33” Est] Descrizione: La casa apparteneva alla famiglia del boaro Giovanni Bartolotti,

soprannominata i Giazùl. Una targa, appostavi nel 1982 dall’ANPI di Savarna, ricorda che essa fu base logistica del Distaccamento “Terzo Lori” e che vi passarono centinaia di partigiani (fra i quali lo stesso Terzo Lori), «trovandovi rifugio e conforto». La figlia maggiore di Bartolotti, Maria, insignita nel dopoguerra della Medaglia d’Argento al Valor Militare, fu staffetta della 28a Brigata Garibaldi. Casa Giazùl costituiva solo una delle tante basi di appoggio del movimento partigiano nella zona. Una fitta rete di sostegno popolare, mobilitatasi nonostante l’elevato rischio di rappresaglie nazifasciste, che rese concretamente possibile la tattica di “pianurizzazione” (lo spostamento della guerra partigiana in pianura) ideata dai vertici della Resistenza ravennate. Altrettanto importanti si rivelarono Casa Zanerda (soprannome della famiglia

Masotti) a Grattacoppa, Casa Spadẽ (soprannome della famiglia Minguzzi) a

Conventello e Casa Casẽna (soprannome della famiglia Morsiani) a Savarna.

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Denominazione: Cippo in ricordo delle vittime dell’eccidio nazista del 14 novembre 1944 (Martiri delle Mura)

Tipologia: Cippo commemorativo Proprietà: Comunale Localizzazione: Roncalceci, Via Argine Destro Montone 158 [44° 21’ 36” Nord – 12° 8’ 36” Est] Descrizione: Il cippo, eretto sul retro di una vecchia casa contadina ridotta a rudere

(conosciuta come Palazzo delle Mura), in fondo a una carraia di campagna in via Argine Destro Montone, ricorda le 23 vittime della strage nazista del 14 novembre 1944. Come per le successive stragi di S. Pancrazio e di Villa dell’Albero, esse pure compiute in prossimità del fronte a pochi giorni dall’arrivo degli Alleati, anche nel caso della strage di Roncalceci il movente può essere individuato nella tattica della tabula rasa propria della ritirata, messa in atto con violenza cieca e vendicativa da un esercito in fuga e ormai allo sbando che si sentiva minacciato da tutto e da tutti. Nella fattispecie i tedeschi infierirono indiscriminatamente contro gli abitanti della casa (numerosi per la presenza di famiglie di sfollati) che si erano rifiutati di consegnare loro dei capi di bestiame. Forse per occultare il massacro i corpi furono raccolti intorno a un pagliaio situato nell’aia e incendiati.

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Denominazione: Cimitero di guerra di Ravenna (Ravenna War Cemetery) Tipologia: Cimitero di guerra Proprietà: Commonwealth britannico Localizzazione: Piangipane, Via Piangipane 24B [44° 26’ 33” Nord – 12° 6’ 18” Est] Descrizione: Il cimitero, istituito subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ospita

le spoglie di 955 soldati del Commonwealth, in prevalenza canadesi, poi indiani e neozelandesi, rimasti uccisi nei lunghi combattimenti lungo il fronte del fiume Senio tra il dicembre 1944 e l’aprile 1945. Vi si trovano inoltre le tombe di 33 uomini della Brigata Ebraica (Jewish Infantry Brigade Group), la formazione nata nel settembre del ’44 composta interamente di volontari, in gran parte provenienti dalla Palestina. Il cimitero raccoglie altresì i resti di 33 caduti della Prima guerra mondiale, ivi traslati all’inizio degli anni Settanta del Novecento dai cimiteri di Gradisca d’Isonzo (GO), Arzignano (VI), Fano (PU) e Monterosso al Mare (SP).

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Denominazione: Cimitero del Gruppo di Combattimento “Cremona” Tipologia: Cimitero di guerra Proprietà: Statale Localizzazione: Camerlona, Strada Statale 16 [44° 26’ 40” Nord – 12° 8’ 1” Est] Descrizione: Il cimitero militare di Camerlona, qui situato fin dai primi mesi del 1945, è

dedicato ai 208 caduti del Gruppo di Combattimento “Cremona” (uno dei sei Gruppi nei quali era articolato il ricostituito Esercito Italiano al seguito delle truppe alleate), che fu duramente impegnato sul fronte del Senio e si distinse nel corso dell’“Operazione Sonia” del 10-12 aprile 1945 che condusse allo sfondamento delle linee tedesche. A differenza degli altri Gruppi il “Cremona” era formato in larga parte da volontari ex partigiani, molti provenienti dalla Toscana e dall’Umbria. In ossequio alle sue ultime volontà, anche il comandante del Gruppo, il generale Clemente Primieri (1894-1981), è stato tumulato a Camerlona.

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Denominazione: Isola degli Spinaroni Tipologia: Luogo di interesse storico-naturalistico Proprietà: Demaniale Localizzazione: Pialassa della Baiona [44° 29’ 32” Nord – 12° 16’ 1” Est] Descrizione: La piccola isola, situata quasi al centro della Pialassa della Baiona, la valle

salmastra contigua a Marina Romea, così chiamata dal nome dialettale degli arbusti di olivello spinoso tipici del territorio vallivo, è legata a una delle vicende più significative della Resistenza italiana. Tra la fine di settembre e l’inizio di dicembre del 1944 l’isola fu la sede del Distaccamento “Terzo Lori”, sesto Distaccamento della 28a Brigata Gap “Mario Gordini”. Sull’isola i partigiani allestirono un vero accampamento militare, con camminamenti per raggiungere le trincee e gli alloggi, una cucina da campo, un’infermeria e una radio, la cosiddetta “Radio Bionda”, gestita da un team di telegrafisti dell’OSS (Office Strategic Service, il servizio di intelligence delle forze armate statunitensi) con l’incarico di tenere i contatti con l’VIII Armata. Dall’Isola, nella notte tra il 18 e il 19 novembre 1944, salpò il capo della Resistenza ravennate Arrigo Boldrini (Bulow), per raggiungere il Quartier Generale angloamericano a Viserba e sottoporre ai vertici alleati il piano da lui elaborato per la liberazione di Ravenna, denominato “Operazione Teodora”. All’approssimarsi dell’ora x la base del “Lori” (alla data del 1° dicembre il Distaccamento giunse a contare quasi 200 uomini ripartiti in cinque Compagnie) divenne il centro nevralgico dell’intero movimento partigiano ravennate, risultando poi strategicamente determinante nella battaglia delle Valli.

Note: L’isola, raggiungibile solo a mezzo imbarcazione, è attualmente in gestione

all’ANPI provinciale che vi ha allestito un capanno predisposto per accogliere scolaresche in visita didattica.

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A B

C D

Denominazione: Sistemi difensivi tedeschi Tipologia: Strutture e costruzioni militari Proprietà: Demaniale Localizzazione: Punta Marina

A) Traversa Lungomare Colombo tra Bagno Ettore e Bagno Tiziano [44° 26’ 37” Nord – 12° 17’ 45” Est]

B) Pineta, all’altezza del civico 41 di Via della Fontana, in direzione Bagno Il David [44° 26’ 13” Nord – 12° 17’ 45” Est]

C) Pineta, incrocio di Via della Fontana con Via del Timone, in direzione Bagno Riva Verde [44° 26’ 18” Nord – 12° 17’ 47” Est]

D) Pineta, all’altezza del civico 51 di Via della Fontana [44° 26’ 21” Nord – 12° 17’ 43” Est]

Descrizione: Realizzate dall’Organizzazione Todt (la grande impresa di costruzioni tedesca,

così detta dal nome del Ministro degli Armamenti e degli Approvvigionamenti Fritz Todt che l’aveva ideata, la quale impiegava in prevalenza lavoro coatto) tra la fine del 1943 e l’estate 1944, tali postazioni difensive avevano lo scopo di bloccare o rallentare un eventuale sbarco alleato sulle coste ravennati, alle spalle delle linee tedesche. Sono tuttora ben visibili, nella pineta di Punta Marina dei “denti di drago” (ostacoli anticarro in cemento armato), resti di casematte (postazioni per mitragliatrici o artiglieria leggera) e veri e propri bunker (piccole fortificazioni in cemento armato).

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Denominazione: Sistemi difensivi tedeschi Tipologia: Strutture e costruzioni militari Proprietà: Demaniale Localizzazione: Marina di Ravenna, pineta, Viale delle Nazioni, all’altezza dell’ex

colonia Giacobazzi (attuale residence Villa Marina) [44° 27’ 45” Nord – 12° 17’ 11” Est] Descrizione: Realizzate dall’Organizzazione Todt (la grande impresa di costruzioni

tedesca, così detta dal nome del Ministro degli Armamenti e degli Approvvigionamenti Fritz Todt che l’aveva ideata, la quale impiegava in prevalenza lavoro coatto) tra la fine del 1943 e l’estate 1944, tali postazioni difensive avevano lo scopo di bloccare o rallentare un eventuale sbarco alleato sulle coste ravennati, alle spalle delle linee tedesche. Sono tuttora ben visibili, nella pineta di Marina di Ravenna resti di casematte (postazioni per mitragliatrici o artiglieria leggera) e piazzole per artiglieria con ricovero munizioni.

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Denominazione: Argine sinistro del fiume Reno, imbarco del traghetto. Tipologia: Luogo di interesse storico-naturalistico Proprietà: Demaniale Localizzazione: Sant’Alberto, via Rivaletto 25 [44° 32’ 52” Nord – 12° 8’ 46” Est] Descrizione: Sull’argine del fiume Reno (l’antico Po di Primaro) si può accedere a un piccolo

traghetto che permette di arrivare sulla sponda opposta del fiume, che costeggia la parte meridionale delle valli di Comacchio. Verso est si può ammirare la stretta penisola di Boscoforte, incuneata per circa sei km di lunghezza dentro le valli, nel cuore del Parco del Delta del Po. Ricoperta di vegetazione alofila, la penisola è sito di nidificazione di centinaia di uccelli acquatici. Nei primi giorni di dicembre del 1944 queste zone furono teatro di alcuni dei più importanti scontri della battaglia delle Valli. Nella penisola di Boscoforte, ov’era stata costretta a rifugiarsi dall’incalzare delle truppe tedesche, si trovava dislocata la cosiddetta Colonna Wladimiro, così chiamata dal nome di battaglia del suo comandante, Mario Verlicchi, già a capo del Distaccamento partigiano “Aurelio Taroni”. La mattina del 6 dicembre gli uomini della Wladimiro riuscirono a occupare Sant’Alberto ma, di fronte all’immediato contrattacco tedesco, condotto con mezzi corazzati, dovettero ripiegare dopo appena poche ore. Sant’Alberto sarebbe stato liberata il 6 gennaio 1945.

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Denominazione: Penisola di Boscoforte Tipologia: Luogo di interesse storico-naturalistico Proprietà: Demaniale Localizzazione: Valli di Comacchio (Parco del Delta del Po) [44° 32’ 58” Nord – 12° 9’ 16” Est] Descrizione: Boscoforte è una penisola (costituita da uno stretto cordone dunoso risalente

all’epoca etrusca), che, dall’argine sinistro del fiume Reno, s’inoltra per circa 6 km all’interno delle Valli di Comacchio, nel cuore del Parco del Delta del Po. L’area è caratterizzata da una notevole varietà di ambienti legati alla contemporanea presenza di acqua dolce e di acqua salmastra: canneti, salicorneti, barene, dossi sabbiosi e canali. Per la sua posizione e le sue caratteristiche strutturali, Boscoforte richiama un’avifauna particolarmente ricca ed è un luogo privilegiato per la sosta e la nidificazione di molteplici specie (volpoche, avocette, spatole, fenicotteri). All’interno di essa vivono inoltre allo stato brado numerosi esemplari di cavalli Delta/Camargue. Nel corso della battaglia delle Valli del dicembre 1944, la penisola offrì rifugio per qualche tempo alla Colonna Wladimiro (facente parte della 28a Brigata GAP “Mario Gordini”), così chiamata dal nome di battaglia del suo comandante, Mario Verlicchi (1920-2009), già a capo del Distaccamento “Aurelio Taroni”. La Colonna si era costituita a fine novembre, in vista dell’attuazione del piano “Teodora”, dalla confluenza in un unico contingente di elementi dei Distaccamenti “Taroni”, “Ricci”, “Babini” e “Strocchi”, per un totale di circa 400 unità. Dislocata subito a ridosso delle Valli di Comacchio, a cavallo tra le province Ferrara e Ravenna, aveva il compito di prendere Sant’Alberto, puntando poi a sud, verso Alfonsine e Mezzano. Già dalle prime ore del 3 dicembre gli uomini della Wladimiro impegnarono i tedeschi in accesi combattimenti, infliggendo loro diverse perdite, sennonché la preponderanza delle forze nemiche li costrinse a ripiegare e a rifugiarsi appunto nella penisola di Boscoforte, ove rimasero isolati dal resto dello schieramento partigiano, per fortuna senza essere avvistati dalle pattuglie tedesche altrimenti, data la conformazione della penisola, non avrebbero avuto scampo. Ripristinati infine i contatti con i Comandi, la mattina del 6 dicembre la Colonna riuscì a occupare Sant’Alberto ma, di fronte all’immediato contrattacco nemico, condotto con mezzi corazzati pesanti, dovette ritirarsi dopo appena poche ore.

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Bibliografia ANPI PROVINCIALE DI RAVENNA, Isola degli Spinaroni. Una base partigiana tra natura e storia, Ravenna, Danilo Montanari Editore, 2012. A ‘vê fat dla vita. Storie di vita e di Resistenza delle genti di Savarna Grattacoppa Conventello, a cura di Frediano Baldi, ANPI, Savarna, 2011. PIETRO ALBONETTI, ANDREA BARAVELLI, CLAUDIA BASSI ANGELINI, ENRICA CAVINA, ALESSANDRO LUPARINI, Ravenna e provincia tra fascismo e antifascismo, a cura di Alessandro Luparini, Ravenna, Longo Editore, 2006. PIETRO ALBONETTI, ALESSANDRO LUPARINI, Carte di Resistenza e di liberazione. Dall’archivio dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e Provincia, a cura di Alessandro Luparini, Ravenna, Longo Editore, 2008. ELIOS ANDREINI, SATURNO CARNOLI, Camicie nere di Ravenna e Romagna tra oblio e castigo, Ravenna, Artestampa, 2006. ARRIGO BOLDRINI, Diario di Bulow. Pagine di lotta partigiana 1943-1945, Milano, Vangelista, 1985. GREGORIO CARAVITA, Ebrei in Romagna (1938-1945). Dalle leggi razziali allo sterminio, Ravenna, Longo, 1991. SATURNO CARNOLI, LEONARDO GUARDIGLI, 25 agosto 1944 La strage del Ponte degli Allocchi, Ravenna, Danilo Montanari Editore, 2009. ANDREA CASADIO, ENRICA CAVINA, ELENA RAMBALDI, Mezzano nel ‘900. Storia di Ammonite, Borgo Anime, Borgo Casotti, Camerlona, Conventello, Glorie, Grattacoppa, Mezzano, Sant’Antonio, Savarna e Torri, Cesena, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», 2004. GIAN FRANCO CASADIO, ROSELLA CANTARELLI, La Resistenza nel Ravennate. Dalle prime forme di lotta armata alle elezioni amministrative della primavera 1946. Appunti per una storia locale, Ravenna, Edizioni Mistral, 1994 (1ª edizione Ravenna, Edizioni del Girasole, 1980). ENRICA CAVINA, Ravenna, in La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia-Romagna, a cura di Luciano Casali, Dianella Gagliani, Napoli-Roma, L’Ancora del Mediterraneo, 2008, pp. 167-183. ENRICA CAVINA, Tra storia e ricordo. 27 novembre 1944-2004. La strage di Madonna dell’Albero, Faenza, Edit Faenza, 2004. CORRADO FANTI, Novecento di guerra, Bologna, Minerva, 2003. GIANNETTO GAUDENZI, Le calde giornate di fine luglio 1943 nei rimanenti Comuni della provincia. Alfonsine – Bagnacavallo – Bagnara di Romagna – Brisighella – Casola Valsenio – Castel Bolognese – Cervia – Faenza – Fusignano – Ravenna – Riolo Terme – Russi – S. Agata sul Santerno – Solarolo, s.l., s.i.t., 2009.

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GIANNI GIADRESCO, La battaglia di Ravenna, Roma, Editori Riuniti, 1964 (1ª edizione 1955). GIANNI GIADRESCO, Guerra in Romagna 1943-1945, Ravenna, Il Monogramma, 2004. Mezzano-Savarna 1943-45 50 anni dopo, a cura delle Sezioni ANPI di Mezzano e Savarna, Mezzano, ANPI di Mezzano e Savarna, 1995. DINO GUERRINO MOLESI, I bombardamenti di Ravenna nella Seconda Guerra Mondiale, Ravenna, Edizione Il Romagnolo, 1977. DINO GUERRINO MOLESI, Ravenna nella Seconda Guerra Mondiale, Ravenna, Longo, 1974. LAURA MONTANARI, All’isola degli spinaroni. Il percorso della Resistenza in barca nella pialassa della Baiona, Ravenna, Artestampa Ravenna, 2003. Parola d’ordine Teodora, a cura di Giuseppe Masetti, Antonio Panaino, Ravenna, Longo, 2005. Popolazione e memoria della guerra nel Ravennate (1943-1945), Ravenna, associazione nazionale Vittime Civili di Guerra, Sezione Provinciale di Ravenna, 1994. Ravenna e la Padania dalla Resistenza alla Repubblica, a cura di Pier Paolo D’Attorre, Maurizio Ridolfi, Ravenna, Longo, 1996. ROMANO ROSSI, La Brigata Ebraica. Fronte del Senio 1945, Imola, Bacchilega, 2005. Sul territorio del Comune sono censiti altri 96 fra cippi , lapidi e monumenti, per i quali si rimanda a: PROVINCIA DI RAVENNA, La memoria della Resistenza nelle iscrizioni dei cippi, lapidi e monumenti della Provincia di Ravenna, Vol. I, Il Comune di Ravenna, a cura di Gianfranco Casadio, Ravenna, Longo Editore,1993, passim; La memoria della Resistenza nelle iscrizioni dei cippi, lapidi e monumenti della provincia di Ravenna, Volume II, I comuni di Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Brisighella, Casola Valsenio, Castelbolognese, Cervia, Conselice, Cotignola, Faenza, Fusignano, Lugo, Massa Lombarda, Riolo Terme, Russi, Sant'Agata sul Santerno, Solarolo, a cura di Gianfranco Casadio, Ravenna, Longo Editore, 1995, Appendice al primo volume, pp. 261-268. Videografia Bulow. 25 aprile – 1945-2005. 60° Anniversario della Liberazione, regia Fausto Pullano, Slvia Savorelli, Roma, V. Casini, 2005 (DVD). GUIDO CHIESA, DAVIDE FERRARIO, La liberazione di Ravenna, s.l., s.i.t., 1994 (VHS). L’isola degli uomini liberi. Alla scoperta di una base partigiana nelle Valli di Ravenna, regia Fausto Pullano, consulenza storica Gian Luigi Melandri, Giuseppe Masetti, Ravenna, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e Provincia, 2005 (VHS/DVD).

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Schegge di Vita. Dal progetto “Donne Resistenti”, regia Fausto Pullano, consulenza storica Gian Luigi Melandri, Giuseppe Masetti, Ravenna, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e Provincia, 2005 (VHS/DVD).