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PROGETTO INTEGRATO DI AREA CANAVESE – BIELLESE (PAYS-SAGE - Progetto Integrato d’Area dell’Anfiteatro Morenico della Serra )

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PROGETTO INTEGRATO DI AREA CANAVESE – BIELLESE

(PAYS-SAGE - Progetto Integrato d’Area

dell’Anfiteatro Morenico della Serra)

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Provincia di Biella Provincia di Torino

Scheda riepilogativa del progetto integrato

a) “Pays-sage” Progetto Integrato d’Area dell’Anfiteatro Morenico

della Serra

1.1. Informazioni di carattere generale b) Promotori: Provincia di Biella, Provincia di Torino (Patto Territoriale del Canavese)

Soggetto capofila: PROVINCIA DI TORINO

c) Area (omogenea) di localizzazione del Progetto integrato e dimostrazione dell’omogeneità dell’area in relazione all’obiettivo del Progetto.

Il Progetto integrato d’area dell’Anfiteatro Morenico della Serra coinvolge l’area del Patto Territoriale del Canavese, costituito da 122 Comuni e da 5 Comunità montane, e 15 Comuni in phasing out della Provincia di Biella (Comuni della Serra contigui a quelli del versante Canavese).

Patto Territoriale del Canavese Comuni Obiettivo 2 Albiano d'Ivrea, Alice Superiore, Andrate, Azeglio,

Banchette, Barone Canavese, Bollengo, Borgofranco d'Ivrea, Borgomasino, Brosso, Brozolo Burolo, Caluso, Candia Canavese, Caravino, Carema Casalborgone, Cascinette d'Ivrea, Castagneto Po, Chiaverano, Chivasso, Colleretto Giacosa, Cossano Canavese, Fiorano Canavese, Foglizzo, Ivrea, Lessolo, Loranzè, Lugnacco, Maglione, Mazzè, Mercenasco, Meugliano, Montalenghe, Montalto Dora, Montanaro, Nomaglio, Orio Canavese, Palazzo Canavese, Parella, Pavone Canavese, Pecco, Perosa Canavese, Piverone, Quagliuzzo, Quassolo, Quincinetto Romano Canavese, Rondissone, Rueglio, Salerano Canavese,

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Samone, San Benigno Canavese, San Martino Canavese, San Sebastiano da Po, Scarmagno, Settimo Rottaro, Settimo Vittone, Strambinello, Strambino, Tavagnasco Trausella, Traversella, Vestignè, Vialfrè, Vico Canavese, Vische, Vistrorio

Comuni in phasing out Agliè, Alpette, Bairo, Baldissero Canavese, Borgiallo, Bosconero, Brusasco Busano, Canischio, Castellamonte, Castelnuovo Nigra, Cavagnolo Ceresole Reale, Chiesanuova Ciconio,. Cintano, Colleretto Castelnuovo, Cuceglio, Cuorgné, Favria, Feletto, Forno Canavese, Frassinetto, Ingria, Issiglio, Lauriano Locana, Lombardore, Lusigliè, Monteu da Po, Noasca, Oglianico, Ozegna, Pertusio, Pont-Canavese, Prascorsano, Pratiglione, Ribordone, Rivara, Rivarolo Canavese, Rivarossa, Ronco Canavese, Salassa, San Colombano Belmonte, San Giorgio Canavese, San Giusto Canavese, San Ponso, Sparone, Torre Canavese, Valperga, Valprato Soana, Verrua Savoia Vidracco, Villareggia

Provincia di Biella

Comuni in phasing out Camburzano, Donato, Graglia, Magnano, Mongrando, Muzzano, Netro, Occhieppo Inferiore, Occhieppo Superiore, Pollone, Sala Biellese, Sordevolo, Torrazzo, Zimone, Zubiena

Il territorio del Canavese è stato già oggetto di un Progetto Integrato di Area finanziato su fondi Docup 1997/99 ex misura 6.1; all’epoca dell’ammissione al finanziamento questo territorio presentava una struttura che lasciava intravedere tre sub-zone ciascuna delle quali stava vivendo una sua differente fase di transizione verso il futuro: - l’Eporediese, in passato identificato con l’Olivetti, che cercava di contrastare la fase più

acuta degli effetti economici e sociali del declino del proprio apparato produttivo puntando sulla diffusione dell’istruzione universitaria, sulla ricerca, sull’innovazione tecnologia a servizio delle imprese e sulla sperimentazione di esperienze che favorissero la diversificazione produttiva

- il Chivassese che, superato il periodo più critico seguito alla chiusura dello stabilimento Lancia, stava ridefinendo una sua identità economica, puntando sulla posizione strategica del proprio territorio di riferimento nel sistema delle comunicazioni regionali e nazionali e su un importante patrimonio paesaggistico e culturale,

- il Canavese Occidentale che necessitava di un sostegno concreto per rilanciare la propria attività industriale prevalente, lo stampaggio.

Oggi la realtà socioeconomica di questo territorio risulta modificata a vantaggio di una maggiore omogeneità, soprattutto di intenti e di obiettivi, conquistata grazie ad un grande lavoro di cooperazione, pur nel rispetto delle differenze. A questa conquistata omogeneità ha contribuito anche il Progetto Integrato di Area della passata programmazione dei fondi strutturali, soprattutto nella direzione di far crescere in tutti gli attori del territorio la consapevolezza del valore della collaborazione e del continuo confronto/dialogo fra soggetti diversi.

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Il P.I.A “Pays-sage” nasce dalla convinzione che sia di importanza strategica utilizzare le risorse messe a disposizione attraverso i Fondi strutturali per favorire il rafforzamento dello sviluppo economico incoraggiando la diversificazione economico-produttiva, ovvero migliorando le condizioni generali di attrattività del territorio a fini di promozione del turismo poiché un territorio accogliente per le persone lo sarà di più per le imprese, per le nuove imprese e dunque acquisirà quel maggior dinamismo che è alla base della competitività. In tal senso le delimitazioni amministrative (provinciali) vengono superate per identità di condizioni e di obiettivi. L’area geografica presa in considerazione è l’Anfiteatro Morenico d’Ivrea che pur collocandosi principalmente all’interno del territorio canavesano, ha alcune parti comprese nelle Provincie di Biella e di Vercelli, in particolare il lago di Viverone; le colline a sud del lago e la gran parte dell’area della Serra Morenica. L’Anfiteatro Morenico di Ivrea (la definizione corretta riportata nella Carta Geologica d’Italia) è da sempre riconosciuto come elemento di eccezionale interesse dai geologi di tutto il mondo ed è stato “soggetto” molto apprezzato dagli illustratori del paesaggio europei. E’ inoltre tema di ricerca per studiosi ed appassionati locali, ma è anche un luogo di fatto poco conosciuto e molto raramente individuato, non solo dal grande pubblico, ma anche dagli stessi abitanti del luogo. Oggi, che in tutta Europa è in corso la ricerca delle peculiarità del territorio necessarie ad equilibrare l’avanzare della “uniformazione”, questo luogo così speciale può rappresentare un elemento concreto di coesione ed identità, al pari di una vallata, luogo fisico riconosciuto e di facile identificazione. E’ quindi tempo che venga messa a frutto, impiegata in modo vantaggioso nei processi di promozione e valorizzazione dell’area, l’immagine di un elemento ricchissimo di contenuti che, in modo veramente unico e speciale, caratterizza e collega in una sola identità fisica i luoghi di questa parte rilevante dell’estremo Piemonte nord occidentale. L’unicità e l’assetto specialissimo del contesto ambientale, della forma del luogo nel suo complesso, del suo processo di formazione, sono gli argomenti “forti” di distinzione su cui puntare per promuovere un turismo “di qualità”, se non addirittura di “eccellenza”, incentrato sull’ambiente. I temi tradizionali del turismo, i monumenti, i musei, l’enogastronomia, le manifestazioni e le feste tradizionali, anche se non tutti di livello assoluto, assumono in questo contesto una caratterizzazione specifica collegandosi al tema centrale ed unificante del territorio: il paesaggio con la sua forma e la sua storia geologica uniche in Europa e rare al mondo. La geologia, la linea di separazione dei continenti, la formazione delle catene alpine, la presenza del mare, la suggestione del movimento di grandi masse che modellano l’Anfiteatro, quindi la sua evoluzione e trasformazione (tutti elementi indispensabili alla comprensione dello stato attuale, con i suoi problemi legati all’acqua); quindi, i temi del paesaggio con la stupefacente linea retta della Serra, il fiume, i torrenti, i 5 laghi “dioritici” ed i 5 intramorenici (Viverone, Bertignano, Candia, Alice Superiore e Meugliano), le trasformazioni operate dall’uomo, le coltivazioni e le miniere. L’osservazione, la comprensione, la percezione fisica e vivibile della forma dei luoghi, sono le azioni che possono rispondere al diffuso e crescente interesse per i temi scientifico-ambientali.

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Punti di forza dell’Anfiteatro morenico

AMBIENTE NATURALE

Aree di interesse geologico (morfologie glaciali, massi erratici, zone umide, ecc.)

Riserva Naturale della Bessa Riserva Naturale delle Baragge Museo Civico “Garda” di Ivrea Museo Civico “Morenica” di Vialfrè

Flora e fauna

Riserva Naturale della Bessa Riserva Naturale delle Baragge Parco della Burcina Parco del Gran Paradiso

Rete di carrarecce e sentieri per escursionismo “naturale” (a piedi, MTB, cavallo, ecc.)

GTB, Itinerari Montagna e Cultura (, percorsi segnalati in alcune parti delle colline moreniche, ecc.

Fiumi nivali e glaciali “Passeggiando intorno all’acqua” Aree attrezzate del Chiusella

Laghi

Parco Provinciale del Lago di Candia Infrastrutture del Lago di Viverone, di Candia e Sirio “Passeggiando intorno all’acqua”

Rilievi montuosi Serra d’Ivrea Morena della Valchiusella Infrastrutture dell’area del Monbarone

STORIA E ARTE

Castelli

Circuito Castelli del Canavese Passeggiando intorno ai castelli Castello di Roppolo Ricetto di Magnano

Architetture sacre

Circuito Religioso Santuario di Graglia Santuario di Oropa Chiesa romanica di Netro Chiesa romanica di Magnano Cella di S. Michele

Vestigia preistoriche

Parej Auta a Pavone Menhir di Mazzè Menhir della Bessa Palafitte di Piverone e Viverone

Edifici e luoghi d’interesse storico Circuito itinerante “Città d’Arte a Porte Aperte” La Trappa di Sordevolo Villa Cerniliaro

Via Francigena Itinerario della Via Francigena Canavesana Festival Musicale della Via Francigena

Architetture Olivettiane Museo dell’Architettura Moderna in Ivrea (MAM

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Ivrea)

Pittura e scultura MACAM di Maglione, Mostra permanente di pittori russi in Torre

CIVILTA’ ED ARTIGIANATO

Cultura materiale Circuito Ecomuseale della Valle Elvo e Serra Circuito itinerante “Città d’Arte a Porte Aperte”

Paesaggio rurale tradizionale morenico Paesaggio rurale tradizionale della zona del Carema

Balmetti di Borgofranco d’Ivrea

EVENTI Carnevale Carnevale d’Ivrea e degli altri paesi Rievocazioni storiche Passione di Sordevolo

Concerti “Sordevolo estate” Festival di Musica antica di Magnano

Teatro “Effetto Serra” – stagione teatrale di Villa Cernigliaro

Fiere e sagre

Sagra del Cavolo Verza di Montalto Dora, Giornate del Rosmarino di Chiaverano, Sagra della Mela a Mongrando, Fiera dell’editoria canavesana, Sagra della Castagna

ENOGASTRONOMIA

Cucina Tradizionale Circuito de “I Ristoranti della Tradizione Canavesana” Circuito itinerante “Città d’Arte a Porte Aperte”

Tradizioni dolciarie Circuito delle “Pasticcerie Storiche del Canavese” Circuito itinerante “Città d’Arte a Porte Aperte”

Prodotti Vitivinicoli (Erbaluce, Carema, Canavese Rosso, ecc.)

Enoteca Regionale della Serra a Roppolo Circuito “Le Strade del vino”, cantine sociali

Altre produzioni tradizionali Toma, caprini, mele, mostarda, dolci, farine

SPORT

Fiumi Stadio Slalom Canoa della Dora Baltea Passeggiando intorno all’acqua

Laghi Stadio Gare Canoa del Lago di Candia e di Viverone

Campi volo Tenute ippiche Due a Zubiena Campi golf Le Betulle a Magnano

Zone lancio parapendio e deltaplano Serra d’Ivrea Morena della Valchiusella Muanda

Centri sportivi Locali di intrattenimento Progetto “Millennium Canavese”

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Punti di debolezza dell’Anfiteatro morenico

GOVERNANCE - frammentazione amministrativa - scarsa propensione a “fare sistema”

RICETTIVITA’

- Mancanza di una vera e propria cultura dell’accoglienza

- modello di ricettività legato al turismo aziendale ed alla “villeggiatura” locale

- carenza di posti letto e di un’offerta differenziata

SERVIZI - carenza di servizi a supporto dello sviluppo turistico

FRUIZIONE

- necessità di potenziare gli aspetti di promozione e di informazione

- segnaletica insufficiente - effetti negativi della pubblicistica stradale

AMBIENTE - Singolarità dell’offerta legata ai temi geologici - Stato di degrado di molte aree boscate - Condizione di non balneabilità di alcuni laghi

PAESAGGIO COSTRUITO - Rischio di perdita di identità del paesaggio e

dei suoi molti elementi tipici

L’area del Progetto integrato d’area risulta essere omogeneo non solo dal punto di vista fisico. La Provincia di Biella e la Provincia di Torino sono accomunati infatti dalla tendenza ad operare per progettare lo sviluppo locale integrato e per rafforzare la capacità del territorio di valorizzare e potenziare le proprie risorse per fare “sistema” e per evitare il rischio della marginalità. Questo è stato lo spirito che ha condotto gli enti locali e le parti sociali a promuovere in Provincia di Torino il Patto Territoriale del Canavese e in Provincia di Biella il Patto per il Biellese.

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d) Strumenti di pubblicizzazione e diffusione del Progetto Integrato

Provincia di Biella

Dicembre 2001 censimento della progettualità pubblica nel settore turistico (Piani di Sviluppo Comunità Montane, Studi di fattibilità, Progetti integrati)

Incontri nel mese di gennaio 2002 11 gennaio incontro tra la Provincia di Biella e l’ATL di

Biella nel quale si concorda di incontrare la Provincia di Torino per verificarne l’interesse a predisporre un unico PIA che comprenda la Serra ed il Canavese

15 gennaio incontro della Provincia di Biella con la Comunità Montane Bassa Valle Elvo per fare una prima verifica rispetto ai desiderata dei territori in phasing out

18 gennaio incontro con il Consorzio Baraggia per verificarne i progetti nei territori in phasing out

21 gennaio incontro della Provincia di Biella con la Comunità Montana Alta Valle Elvo per fare una prima verifica rispetto alla progettualità dei territori in phasing out

23 gennaio 2002

incontro con le Comunità Montane Alta e Bassa Valle Elvo, i Comuni dell’area phasing out, l’ATL di Biella, il GAL Valle Elvo e il Consorzio Baraggia al fine di raccogliere i progetti candidati al PIA

28 gennaio

presentazione dell’iniziativa al Tavolo di concertazione del Patto per il Biellese

31 gennaio

La Provincia di Biella, con lettera inviata il 29 gennaio 2002, incontra le Comunità Montane Alta e Bassa Valle Elvo, i Comuni dell’area phasing out, l’ATL di Biella, il GAL Valle Elvo, il Consorzio Baraggia e il Santuario di Graglia nel quale si decide l’elenco dei progetti da inserire nel PIA

- Incontri nel mese di febbraio 2002 7 febbraio

incontro con i comuni di Donato, Graglia, Mongrando e Netro per la definizione dell’itinerario dei Percorsi ciclabili ed ippovie

11 e 12 febbraio incontro con i ristoratori della Valle Elvo e Serra, nel quale si è presentato il progetto e si è verificata la loro disponibilità a

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collaborare e/o realizzare investimenti coerenti con il PIA

27 febbraio

presentazione del progetto al Tavolo di concertazione del Patto per il Biellese

Patto Territoriale del Canavese

Il Tavolo di concertazione del Patto Territoriale del Canavese, costituito da rappresentanti di enti locali, di associazioni di categoria, di organizzazioni sindacali, nel corso del secondo semestre 2001 ha lavorato per informare il territorio del Patto del Canavese sulle opportunità di finanziamento offerte dal Documento unico di programmazione della Regione Piemonte per il periodo 2000-2006 e in particolare sull’utilità di avviare un P.I.A ai sensi della misura 3.1. A questo proposito gli enti locali del Patto del Canavese hanno partecipato al workshop formativo in materia di finanziamenti comunitari organizzato dalla Provincia di Torino, interamente dedicato all’illustrazione del complemento di programmazione relativo al Docup Obiettivo 2 e finalizzato alla concreta realizzazione di progetti cantierabili. Inoltre è stato prodotto un numero interamente dedicato al DOCUP della Regione Piemonte nella News del Patto Territoriale del Canavese diffusa in 4.000 copie.

Incontri nel mese di novembre 2001 6 novembre

Il Comune di Ivrea, con lettera di convocazione inviata il 30 ottobre 2001, incontra il Tavolo di concertazione che delibera da un lato, di costituire un Tavolo Tecnico sui Fondi strutturali e dall’altro, di collaborare con la Provincia di Biella al fine di presentare un Progetto integrato d’area comune.

27 novembre Il Comune di Ivrea, con lettera di convocazione inviata il 19 novembre 2001, incontra il Tavolo Tecnico sui Fondi strutturali (formato da rappresentanti del Tavolo di concertazione). Nel corso della riunione: ??Viene approvata una scheda-tipo per la

raccolta di segnalazioni/progetti sul territorio.

??Si decide di realizzare un P.I.A con la Provincia di Biella

??Viene identificata l’idea obiettivo del P.I.A Canavese-Biellese

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Incontri nel mese di dicembre 2001 5 dicembre

Il Comune di Chivasso, con lettera di convocazione inviata il 28 novembre 2001, incontra i Comuni del Basso Canavese al fine di definire la metodologia per costruire un parco progetti sul territorio da candidare sulla misura 3.1a del Complemento di programmazione

12 dicembre Con lettera inviata il 4 dicembre dal Segretariato Tecnico del Patto del Canavese la Provincia di Torino incontra i Soggetti attuatori dei progetti costitutivi del P.I.A. finanziato sulla misura 6.1 Docup ob. 2 1997-1999, al fine di verificare se vi siano progetti di implementazione delle iniziative finanziate nella precedente programmazione

13 dicembre Il Comune di Ivrea, con lettera di convocazione inviata il 29 novembre 2001, incontra i Comuni e le Comunità montane del Patto Territoriale del Canavese per definire le caratteristiche del P.I.A e illustrare la scheda per la raccolta progetti inoltrata dal Segretariato Tecnico del Patto per posta elettronica e per fax ai soggetti sottoscrittori e ai 4 consorzi socio- assistenziali

Incontri nel mese di febbraio 2002 15 febbraio 2002

Il Comune di Ivrea, con lettera di convocazione inviata il 1 febbraio 2002, incontra il Tavolo di concertazione del Patto del Canavese per informare i presenti dello stato di avanzamento del PIA Canavese-Biellese. Durante l’incontro viene distribuito il “Catalogo delle proposte progettuali” pervenute, dal quale ogni singolo ente proponente viene invitato a scegliere un solo intervento da poter inserire nella proposta di Progetto integrato d’area da inviare alla Regione Piemonte.

19 febbraio 2002 Il Comune di Ivrea, con lettera di convocazione inviata il 14 febbraio 2002, incontra gli Enti proponenti di interventi presentati nel Parco Progetti del Patto del Canavese. Nel corso di questa riunione è stata approvata la scheda per la

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catalogazione dei progetti (distribuita ai presenti e inviata per posta elettronica) predisposta sulla base delle informazioni aggiuntive richieste dalla Determinazione regionale n. 7 del 5 febbraio 2002 per l’inserimento degli interventi che compongono il Progetto Integrato d’area o che lo integrano esternamente.

Incontri nel mese di aprile 2002 11 aprile 2002 Il Comune di Ivrea, con lettera di

convocazione inviata il 29 marzo 2002, incontra il Tavolo di concertazione al fine di illustrare il documento presentato (e distribuito ai presenti) dalla Provincia di Torino alla Regione Piemonte in merito alla strategia e agli interventi inseriti nel Progetto integrato d’area dell’Anfiteatro morenico della Serra.

23 aprile 2002 Il Comune di Ivrea, con lettera di convocazione inviata il 18 aprile 2002 incontra il Tavolo di concertazione e i soggetti proponenti dei progetti presentati nel PIA al fine di valutare la necessità di apportare delle integrazioni o precisazioni alle schede di catalogazione dei singoli interventi in vista della presentazione della proposta del Progetto integrato entro fine aprile da parte della Provincia di Torino alla Regione Piemonte.

Nel corso del mese di dicembre 2001 e del mese di gennaio 2002 sono stati inoltre fatti molti incontri con i singoli Comuni e con le Comunità montane del Patto del Canavese per illustrare in modo puntuale le possibilità di finanziamento offerte dalle misure a regia regionale e in particolare dalla misura 3.1a del Complemento di programmazione.

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Incontri congiunti tra la Provincia di Biella

e la Provincia di Torino

Incontri nel mese di gennaio 2002 10 gennaio

incontro tra l’ATL di Biella e l’ATL del Canavese e delle Valli di Lanzo nel quale si decide di proporre alle Provincie competenti un unico PIA che comprenda la Serra ed il Canavese

21 gennaio

incontro tra la Provincia di Torino, la Provincia di Biella, la città di Ivrea, l’ATL del Canavese e l’ATL di Biella nel quale si concorda di proporre ai propri territori di presentare un unico PIA che comprenda i territori della Serra e del Canavese

25 gennaio

incontro tra la Provincia di Torino, la Provincia di Biella, la città di Ivrea, l’ATL del Canavese, l’ATL di Biella e il Gal Valle Elvo nel quale vengono definiti l’obiettivo, la strategia e le modalità di lavoro comuni. La Provincia di Torino, su proposta della Provincia di Biella, è l’Ente capofila del Progetto integrato d’area. I rapporti tra la Provincia di Torino e quella di Biella saranno regolamentati attraverso un accordo di programma.

28 gennaio

incontro tra la Regione Piemonte, la Provincia di Biella, la Provincia di Torino e l’ATL di Biella nel quale vengono definite le procedure per la presentazione della Manifestazione d’interesse

Incontri nel mese di febbraio 2002 14 febbraio

incontro tra la Provincia di Biella, la Provincia di Torino, il Comune di Ivrea e le ATL di Biella e del Canavese per la predisposizione della Manifestazione d’interesse. Le due Province decidono di preparare una lettera di intenti indirizzata alla Regione Piemonte per informarla dell’accordo raggiunto.

26 febbraio incontro tra la Provincia di Biella e la Provincia di Torino per la predisposizione della Manifestazione d’interesse

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e) Partenariato e forme di concertazione Modalità, strumenti e soggetti coinvolti

Il Patto Territoriale del Canavese e il Patto per il Biellese, e la lunga tradizione di concertazione consolidata nei territori della Provincia di Torino e di Biella, hanno rappresentato gli strumenti di politica attiva dello sviluppo locale attraverso i quali è stato costruito il Progetto integrato d’area dell’Anfiteatro morenico della Serra utilizzando la concertazione tra le Autorità locali e gli attori economico-sociali che operano sul territorio (approccio bottom-up) come modalità per poter individuare gli schemi di sviluppo più efficaci per consolidare la situazione socio-economica locale. Il processo di concertazione così costruito sarà formalizzato attraverso la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa fra i soggetti proponenti interventi nel Progetto integrato, strategia che verrà utilizzata dagli attori beneficiari per definire impegni e disponibilità a rispettare la tempistica, le modalità di realizzazione dei singoli interventi in coerenza con gli obiettivi e la strategia di sviluppo sostenibile individuati nel P.I.A

Il Patto Territoriale del Canavese rappresenta un’esperienza di grandissimo interesse non solo per la Provincia di Torino, ma più in generale come progetto integrato di iniziative avviate nell’ambito di un contesto classico di declino industriale al fine di superarlo concretamente.

Nel 1997 la crisi dell’Olivetti era ormai da tempo in corso, quando il 21 marzo 1997 si avviava ufficialmente il Patto Territoriale del Canavese.

Pur essendo una data d’avvio, il 21 marzo rappresenta anche la conclusione formale di un processo avviato nel settembre 1995, in occasione dell’insediamento della Conferenza dei Sindaci e dei Presidenti delle Comunità Montane del Canavese; a questo hanno fatto seguito altre attività che hanno coinvolto o visto promotori i Parlamentari locali e le forze economiche e sociali del Canavese.

Il Patto Territoriale del Canavese è costituito da un partenariato vasto e piuttosto eterogeneo che comprende i rappresentanti di enti locali, delle organizzazioni sindacali e di categoria, dell’Università, del Politecnico, delle Agenzie formative, del terzo settore, del sistema del credito, delle agenzie di sviluppo e di internazionalizzazione L’ampia dimensione del Patto nasce dalla necessità di mettere insieme forze economiche, sociali, amministrative di una certa rilevanza, in grado cioè di dare vita a un processo di sviluppo locale durevole in grado di superare le logiche di “campanile” o della singola impresa. Al Patto Territoriale del Canavese hanno aderito 123 Comuni della Provincia di Torino, 5 Comunità Montane. la Provincia di Torino, e 58 tra Enti ed Organizzazioni, in rappresentanza delle principali forze economico-sociali locali e di alcuni soggetti di interesse strategico operanti a livello regionale.

L’attenta analisi del territorio e la lunga attività di concertazione e di consultazione hanno permesso di individuare nella “comunicazione” e “innovazione” le idee chiave dello sviluppo economico e sociale del territorio del Patto.

Il Patto Territoriale del Canavese è governato come un’ “Azienda”. In esso il Tavolo di concertazione diventa il Consiglio d'Amministrazione, il Soggetto Responsabile (la Provincia di Torino) l'Amministratore Delegato e il Soggetto Promotore (Comune di Ivrea) assume il ruolo di Presidente della società. Le caratteristiche del Patto definiscono un modello di

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sviluppo locale che è fondato su una forte integrazione fra pubblico e privato e in cui la somma fra l'interesse sociale, economico e amministrativo diventano l'interesse comune dell' “azienda”. Il Patto diventa, in questa chiave, non solo il luogo della definizione della strategia degli investimenti e delle modalità per finanziarli, ma anche il mezzo attraverso il quale è possibile realizzare la progettualità sul territorio. Il Patto Territoriale, infatti, si sviluppa in progetti “trasversali” e progetti “verticali”. I progetti “trasversali”, che hanno il compito di definire gli investimenti atti a favorire la comunicazione sia materiale che immateriale, sono al servizio di una serie composita di progetti “verticali” ovvero di singole aziende, di singoli Comuni, di filiere produttive, ma sono soprattutto funzionali ad un disegno innovativo di riconversione economica e “sviluppo sostenibile” fondato sulla messa in rete e valorizzazione di tutte le risorse esistenti sul territorio. Nel Tavolo di concertazione, costituito da rappresentanti di enti locali, associazioni di categoria, sindacati e altri enti matura la fase di elaborazione progettuale e decisionale del Patto. Ed è proprio in questo Tavolo che è stata presa la decisione di collaborare con la Provincia di Biella al fine di presentare un Progetto integrato d’area comune Questo processo è stato realizzato coinvolgendo tutti i soggetti sottoscrittori del Patto al fine di costruire quello che poi è stato individuato come il Parco Progetti del Patto Territoriale del Canavese a dimostrazione del fatto che i soggetti pubblici e privati hanno individuato in questo istituto di programmazione negoziata lo strumento più idoneo, non solo per ottenere i finanziamenti statali previsti, a fronte di un programma integrato di iniziative imprenditoriali e di opere infrastrutturali, ma anche e soprattutto per concertare strategie ed iniziative che sostengano uno sviluppo integrato e durevole del territorio, ricorrendo sia a finanziamenti pubblici che comunitari (logica plurifondo). Il Patto per il Biellese La consapevolezza che la competitività di un territorio si giochi anche sulla sua capacità di concertare e programmare azioni di sviluppo coerenti ha convinto gli attori istituzionali, sociali ed economici biellesi ad istituire un Tavolo di concertazione permanente finalizzato alla sottoscrizione di un Patto e alla individuazione di qualunque altro strumento utile allo sviluppo del territorio. Attualmente il Tavolo risulta composto da Provincia, Comunità Montane, Consorzio dei Comuni, Camera di Commercio, Comitato di Distretto, Unione Industriali, Ascom, Confartigianato, CNA, Legacoop, Confcooperative, Unicoop, CGIL, CISL, UIL, UGL, ASL 12, ARPA, Politecnico e Università degli Studi di Torino, Biverbanca, Banca Sella, Fidindustria, Consorzio Baraggia. Alla Provincia è stato affidato il compito di coordinatore istituzionale del Tavolo. Nel mese di Febbraio 2001 viene sottoscritto il Primo Protocollo d’intesa del Patto per il Biellese (allegato 1), nel quale si individua quale strategia per lo sviluppo integrato del biellese: “fare sistema per l’innovazione e la coesione sociale”, facendo leva sui seguenti ambiti d’intervento: ?? qualificazione del mercato del lavoro e delle risorse umane ?? potenziamento della formazione superiore ed universitaria ?? innovazione dei contenuti e delle opportunità del sistema formativo di base e sviluppo

dell’educazione permanente ?? innovazione e ricerca ?? sviluppo delle economie per la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali ?? potenziamento dell’economia sociale ?? promozione e sviluppo dell’immagine del Distretto e del Biellese

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?? modernizzazione delle infrastrutture e del sistema della mobilità ?? potenziamento dell’efficacia e della qualità delle prestazioni della pubblica

amministrazione. In particolare, per quanto riguarda la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali saranno individuati strumenti mirati alla creazione e allo sviluppo di un sistema turistico biellese, che sappia coniugare le esigenze di conoscenza e di accoglienza anche attraverso forme non tradizionali. Un ruolo centrale avranno la definizione e l’incentivazione delle filiere per la valorizzazione e l’integrazione dei settori commerciale, artigianale, agricolo e industriale. In seguito alla sottoscrizione del Protocollo d’Intesa i lavori del Patto vengo articolati in Tavoli Tecnici e Gruppi di Lavoro con il compito di approfondire le tematiche relative agli ambiti di intervento e redigere dei documento di base da sottoporre all’approvazione del Tavolo di concertazione. Nel mese di Aprile 2001 viene costituito, all’interno del Tavolo Tecnico “Cultura e marketing territoriale” il Gruppo di Lavoro sui “Sistemi Turistici Locali” composto da Provincia, Comunità Montane, Comuni, Camera di Commercio, ATL, GAL Valle Elvo, Parchi, Ascom, Unione Industriali, Sindacati, Agenzie di Viaggio, cooperative sociali, Fondazione Cassa di Risparmio, Istituto Alberghiero, Guide Turistiche, Santuari, Unione Pro Loco e coordinato dal Presidente dell’ATL. Il gruppo ha il compito di redigere un documento di base sullo sviluppo turistico. Nel mese Ottobre 2001 il Tavolo di concertazione approva il documento di base sui “Sistemi Turistici Locali” (allegato 2) La Provincia di Torino e la Provincia di Biella hanno formalizzato con una lettera congiunta inviata il 1 marzo 2002 in Regione Piemonte la decisione di costituire il Progetto integrato d’area Canavese-Biellese, che è il risultato di diversi incontri svolti nei rispettivi territori con gli enti locali e gli attori socio-economici del territorio del Patto del Canavese (con 68 Comuni in Obiettivo 2 e 54 in phasing out) , con i Comuni interessati della Provincia di Biella e il GAL della Valle Elvo, con le ATL del Canavese e delle Valli di Lanzo e di Biella, con il Tavolo di concertazione del Patto del Canavese e con il Tavolo di concertazione del Patto per lo sviluppo della Provincia di Biella. La Provincia di Torino inoltre, su proposta della Provincia di Biella, è l’Ente capofila del Progetto integrato d’area. I rapporti tra la Provincia di Torino e quella di Biella saranno regolamentati attraverso un accordo di programma.

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f) Analisi dell’area di riferimento del progetto

f1) Relazione socio-economica

Demografia

La popolazione totale dell’area canavesana contava, al censimento 1991, 238.179 abitanti, ai dati anagrafici del 2000, 238.150 abitanti.

La situazione demografica risulta, quindi, apparentemente stabile; ma quest’ultimo decennio, contrassegnato da avvenimenti economici ed occupazionali molto negativi per l’area, ha avuto un andamento demografico rispondente alla situazione socioeconomica.

Infatti nella prima metà degli anni Novanta la popolazione dell’area era in crescita: il confronto tra i dati del 1996 e quelli del 1991 registrano un incremento complessivo dell’1,34% (confronta tabella n°1). Invece, nella seconda metà del decennio, la popolazione è in calo e soltanto nell’ultimo anno la situazione sembra che tenda a stabilizzarsi.

Nell’analisi fatta in occasione della stesura del Rapporto per il Patto Territoriale del Canavese, in cui si analizzava l’andamento demografico della prima metà degli ani Novanta, si evidenziava come il risultato demografico positivo fosse determinato da un movimento migratorio in attivo, mentre il saldo naturale, dovuto alla riduzione della fertilità, e conseguente crisi della natalità, e al lento declino di comuni montani, da molti anni abitati da popolazione prevalentemente anziana, fosse sostanzialmente negativo.

Una crisi demografica è sempre fortemente condizionata da fattori naturali, ma sicuramente la crisi dell’Olivetti degli anni a noi più vicini ha influito sul risultato demografico, non fosse altro che per il calo dei flussi migratori.

I Comuni demograficamente più attivi sono alcuni tra i centri medi canavesani, Rivarolo e Castellamonte, Montanaro e Stambino. Ad essi si contrappongono i decrementi di popolazione di Ivrea, Chivasso e Cuorgné. La costante caduta di popolazione negli ultimi 20 anni interessa soprattutto i Comuni della fascia pedemontana, per i quali appaiono sempre più importanti le iniziative di sostegno delle Comunità Montane. I Comuni in lieve crescita demografica sono invece quelli della pianura e della collina Chivassese che intercettano i flussi migratori in uscita da Torino, grazie alle più favorevoli condizioni ambientali e residenziali. Analizzando le variazioni di popolazione per subaree, si nota così che solo nel sistema locale del lavoro di Rivarolo si è registrato un aumento di popolazione in tutto il periodo considerato (aumentano anche Favria e Busano), mentre in quelli di Ivrea, Chivasso e Forno Canavese, permane una situazione critica. Gli effetti della crisi di Chivasso determinatasi con la chiusura definitiva della Lancia, si fanno ancora sentire, mentre nella maggior parte dei Comuni limitrofi si registrano importanti incrementi particolarmente significativi a Castagneto Po, San Sebastiano da Po e Lauriano, che si pongono rispetto a Chivasso come zona residenziale. La popolazione di Chivasso continua a diminuire, anche se a ritmi nettamente inferiori, negli anni ‘90. Tra il 1991 e il 2000, la città perde il 3,63% della popolazione a fronte di incrementi ancora rilevanti a Castagneto Po (+ 13,40%) e Casalborgone (+10,20%). Al declino demografico di Chivasso si contrappone quindi la forte crescita dei Comuni della “collina’’ di Chivasso.

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Per quanto attiene alla zona canavese-biellese, la popolazione della Valle Elvo e Serra nel 1991 ammontava a 22.400 abitanti mentre al 2000 conta 22.516 abitanti. La situazione demografica risulta, quindi, apparentemente stabile; in realtà, al suo interno, è caratterizzata da situazioni molto diverse tra loro. Alcuni comuni infatti hanno registrato una significativa crescita: Zubiena (+11,69%), Muzzano (+4.90%) e Netro (+4.65%), altri invece si sono attestati su valori compresi tra il 2% e 3%: Occhieppo Superiore (+2.99%), Sala Biellese (+2.60%) e Pollone (+2.34%), altri ancora sono risultati piuttosto stabili (+1% e -1%): Sordevolo (+1.15%), Mongrando (+0.50%), Zimone (+0.50%), Graglia (+0.06%), Magnano (-), Donato (-1.23%). Mentre tre hanno registrato una significativa diminuzione di popolazione: Torrazzo (-4.10%), Camburzano (-4.17%) e Occhieppo Inferiore (-5.10%).

Nell’arco del decennio in quasi tutti comuni la variazione è risultata pressoché costante. Solo in alcuni (Donato e Zimone) si è registrata un’inversione di tendenza, in crescita a Donato ed in diminuzione a Zimone.

La costante crescita demografica registrata da alcuni comuni della Valle Elvo e Serra ne dimostra la loro vocazione residenziale. La vicinanza con Biella, la tranquillità e la bellezza dei luoghi ne hanno fatto in questi anni la meta di molti biellesi che vi sono trasferiti lasciando le aree più urbanizzate e degradate. In quest’ottica si spiegano anche i decrementi di Camburzano, Occhieppo Inferiore e Torrazzo. I primi due situati lungo la SS 338 al confine con Biella presentano le caratteristiche tipiche dei comuni di periferia: cresciuti sia dal punto di vista demografico che urbanistico negli anni ‘60 e ‘70, oggi presentano elementi di degrado. Il terzo è caratterizzato invece da una forte marginalità che non gli permette di candidarsi tra i comuni residenziali.

Ulteriori considerazioni sulla tendenza della dinamica demografica possono ancora essere fatte analizzando la struttura delle classi di età della popolazione. Nell’area, così come del resto in tutta la Regione e nel mondo industrializzato, è in corso un processo di invecchiamento della popolazione. Questo processo è in genere il risultato sia del ridimensionamento delle fasce d’età giovanili (per cui la popolazione anziana acquisisce un peso maggiore in relazione a quella complessiva), sia di una effettiva crescita quantitativa della popolazione anziana. Quest’ultimo fenomeno è determinato sia dal fatto che l’attuale fascia di popolazione anziana ha un’ampiezza assolutamente inedita rispetto a quelle precedenti, sia dal fatto che effettivi miglioramenti delle condizioni di vita hanno agito sulle generazioni di anziani che subentrano determinando il maggior peso di queste fasce di età. L’indice di vecchiaia, determinata dal rapporto tra la popolazione con meno di 14 anni e maggiore di 65, è tendenzialmente più alto della media provinciale, ma presenta elementi di drammaticità in alcuni comuni che stanno praticamente scomparendo: Meugliano, Noasca, Rivara, Ingria, Valprato Soana hanno già una popolazione molto esigua e strutturalmente vecchia. Il peso degli anziani è più lieve nei territori più ricchi di attività produttive o più vicini all’area metropolitana torinese. L’area della Valle Elvo e Serra registra un indice di vecchiaia superiore alla media provinciale (198%) che è inoltre superiore a quella piemontese (189%). L’indice presenta valori inferiori alla media provinciale solo in 5 comuni: Zubiena (195.62%), Muzzano (182.56%), Mongrando (154.13%), Occhieppo Superiore (152.96%) e Pollone (152.00%). La situazione presenta caratteri fortemente negativi nei comuni di Torrazzo (433.33%), Sala Biellese

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(359.26%) e Magnano (323.33%). Non sempre quindi la recente crescita demografica ha contribuito a diminuire l’invecchiamento della popolazione. La riduzione delle classi più giovani appare minima nella fascia dell’obbligo scolastico mentre risulta essere più rilevante nella fascia d’età che vede i ragazzi completare gli studi di secondo grado ed universitari per apprestarsi ad entrare nel mercato del lavoro.

Occorre sottolineare che in questo ambito, mentre coloro che escono dal mercato del lavoro sono mediamente in possesso di una bassa qualifica, coloro che vi entrano sono per lo più diplomati: le scuole medie superiori continuano ad avere in tutta l’area un consistente numero di iscritti. La flessione demografica ha finora determinato effetti marginali in quanto è cresciuta contemporaneamente la quota di individui che proseguono gli studi dopo l’obbligo.

Le risorse economiche Agricoltura In tutto il Piemonte, nel settore agricolo è in corso un processo di concentrazione e specializzazione delle aziende agricole che si vanno a collocare in aree sempre più limitate e specializzate, abbandonando una quota considerevole di territorio agricolo. Da un’analisi fatta in concomitanza della predisposizione del Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Torino, in cui si confrontavano i dati rilevati nel 1990 e nel 1982, emergeva che il circondario di Ivrea non solo assecondava il trend negativo, rispetto all'andamento della Provincia di Torino, ma lo superava di gran lunga. Ad una generalizzata diminuzione della Superficie Agraria Utilizzata (SAU) provinciale pari a -10% tra il 1982 e il 1990, il circondario di Ivrea registrava un calo pari a –24,54%; così come negativo risultava essere pure il dato del numero delle aziende (-24,2%). A livello complessivo, come desumibile dalla tabella n° 3, che comprende tanto il Canavese quanto il Biellese, sulla base delle indicazioni dell’ultimo censimento dell’agricoltura del 2000, la concentrazione della SAU sembra stabilizzarsi nell’ultimo decennio, pur con ancora una leggera contrazione, mentre è continuata, anzi aggravandosi, la diminuzione del numero delle aziende: ciò, però non deve essere letto come un risultato negativo, quanto di un segnale verso la razionalizzazione e modernizzazione del settore. Tale situazione, tipica dell’agricoltura dei paesi più industrializzati, ha prodotto effetti rilevanti sull’assetto del territorio in quanto è cambiata la struttura della produzione agricola e la sua distribuzione territoriale. La produzione agricola si concentra in aree sempre più ristrette: ? ? In pianura o in piccole zone di aree collinari particolarmente specializzate (viticoltura). ? ? In aziende riorganizzate dal punto di vista strutturale, di dimensione territoriale

sufficiente (medio grande) e di dimensione economica sufficiente. ? ? In aziende/aree a forte specializzazione produttiva, elemento che rappresenta un fattore

di competitività notevole ma anche di debolezza rendendo sensibili le aziende alle crisi congiunturali e strutturali di mercato e alle politiche di comparto.

? ? Dove esista – sia costituita una filiera, che comprenda “settori a valle” dell’agricoltura (trasformazione connessa con le produzioni locali).

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In particolare la Pianura del Canavese rappresenta un’area vitale e specializzata per l’agricoltura nella Provincia di Torino, con capacità produttiva o potenzialità produttiva elevata. In particolare dal contesto piemontese emerge come il sistema agricolo, o meglio agroalimentare, sia ormai estremamente diversificato nei suoi ambiti settoriali e territoriali. Nel complesso si rileva un comparto che esce da una situazione a lungo non modificatasi e che si ritrova bruscamente immerso in uno scenario meno sicuro e più competitivo. Alcune porzioni del sistema agricolo, meglio organizzate e più coese, dispongono degli strumenti per affrontare la situazione più serenamente, altre stanno cogliendo l’occasione per darsi nuove strutture e scegliersi altre strategie, mentre una parte ancora ampia pare semplicemente disorientata e priva di quella capacità di autorganizzazione oggi necessaria ad affrontare mercati meno protetti e una concorrenza improvvisamente più dura. La sfida di un rapido adeguamento alle nuove condizioni comporta un salto di qualità nelle logiche di gestione del comparto. Tali elementi non sono sfuggiti alle aziende agricole canavesane. Infatti pur essendo il Canavese un territorio caratterizzato dall’attività industriale, in esso permane una notevole vocazione agricola la cui vivacità è determinata da una diversificazione di produzione, dalla presenza di un territorio di pianura abbastanza vasto con qualità di suolo elevata, dalla vicinanza favorevole del mercato metropolitano e, soprattutto, dalla capacità dei suoi operatori, molto attivi nel promuovere mostre e fiere dei prodotti tipici, tanto da riuscire a catturare l'interesse anche tra i più giovani. La conseguenza evidente e naturale della volontà di indirizzare la produzione agricola su prodotti tipici, ad elevata qualità e di facile conoscibilità, tali da far associare al consumatore il prodotto con il territorio da cui questo proviene, comporta un’importante opera di promozione e divulgazione delle produzioni agricole locali a più marcata tipicità. La Pianura del Canavese è orientata alle produzioni cerealicole e zootecniche (in particolare bovini), dove si registrano interessanti esperienze di diversificazione produttiva (riso) e una diffusa presenza di forme agricole a scarso impiego di manodopera (pioppicoltura, ortofloricoltura), organizzatasi nel tempo per coesistere con una struttura industriale forte e “innovativa”. In particolare le principali coltivazioni sono: a) Viticoltura. La produzione vitivinicola è sicuramente quella maggiormente estesa sul

territorio canavesano. La produzione vinicola del Canavese annovera tre denominazioni di origine controllata: “Caluso” (prodotto dal vitigno Erbaluce, cui sia stata riconosciuta la D.O.C.), “Carema”, “Canavese”.

b) Frutticoltura. La frutticoltura vanta in Provincia di Torino un’antica tradizione e quella del Canavese è sicuramente un’area frutticola di rilievo. Coltivazioni di questo tipo emergono nel Comune di Cuorgnè e nelle vicinanze di Castellamonte. Una delle più importanti realtà economiche associative esistenti in questo tipo di coltura è rappresentata dalla “Cooperativa Cossano Frutta”. Tutte le aziende associate a questa struttura e molti degli operatori coinvolti nei programmi di valorizzazione frutticola utilizzano tecniche per garantire il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute dei consumatori e la produzione “biologica”.

c) Le produzioni minori riguardano: ? ? La castanicoltura. Tale coltivazione è concentrata soprattutto in Comuni collocati in

zona collinare o montana (Pont Canavese, Ribordone, Ronco Canavese, Sparone ecc).

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? ? Nel Canavese esiste anche un importante associazione di apicoltori: la Cooperativa Apicoltura Canavesana.

? ? L’orticoltura, concentrata nella zona collinare e pianeggiante. I comuni della Valle Elvo testimoniano chiaramente una vocazione zootecnica. L’area destina il 15% della sua superficie a prati permanenti e il 27% a pascoli. Le aziende con allevamenti costituiscono il 72% del totale ed i capi allevati ammontano a 8.967. Di questi il 54% sono bovini, il 39% ovini e caprini, il 5% equini ed il 2% suini. Tra il 1990 ed il 2000, al generale calo del numero delle aziende ha corrisposto il ridursi della superficie agricola utilizzata. Nonostante ciò il rapporto tra superficie agricola totale e SAU resta ancora favorevole alla prima. La presenza di una elevata superficie a bosco, soprattutto nei comuni della Serra, in buona parte di proprietà pubblica, ha invece permesso di sviluppare negli ultimi anni attività connesse alla filiera del legno. Il programma Leader II, attraverso gli interventi della sottomisura 5 ha ottenuto risultati significativi nel settore, in particolare il progetto interregionale e trasnazionale di valorizzazione delle lane autoctone ha portato ad una possibilità di integrazione economica nel comparto dell’allevamento ovino con la creazione di un campionario di manufatti ottenuti con la lana della pecora biellese. Inoltre gli incentivi agli allevatori del settore ovino hanno permesso di consolidare ed ampliare la filiera carne. Il principio generale che indirizza lo sviluppo del comparto agricolo dell’intera area canevese-biellese è quello di incentivare forme di agricoltura specializzata, innovativa, multifunzionale, rispettosa dell’ambiente, ben inserita nel tradizionale paesaggio montano, ad elevato valore aggiunto locale, in grado di fornire produzioni tipicizzate fondamentali per qualificare l’offerta turistica delle Comunità Montane. Il tentativo in atto è quello di una maggiore integrazione tra attività agricola, valorizzazione del patrimonio ambientale e storico-culturale, e quindi, turismo, artigianato e tutela dell’ambiente per creare nuove opportunità economiche. Importante è il legame sempre più stretto che si sta stringendo tra agricoltura e turismo volto alla necessità di creare presso alcune aziende agricole possibilità di ospitalità e ristorazione per turisti, dando spazio a tutte quelle attività, previste dalla normativa nazionale ed europea, relative all’agriturismo. Industria e artigianato Sul finire degli anni novanta il tessuto produttivo del Canavese è stato attraversato da fenomeni importanti, quali lo sviluppo di nuove tecnologie, la crisi irreversibile del sistema Olivetti, il ricompattamento della filiera legata al settore automotive, l’accentuazione della competizione delle singole imprese sia sul mercato nazionale che su quello internazionale. Almeno in apparenza, non sembra esservi stato un mutamento radicale; la geografia economica ed il paesaggio industriale appaiono uguali a se stessi ormai da lungo tempo, con una netta suddivisione delle specializzazioni manifatturiere tra i singoli comprensori attraverso i quali si articola il territorio del Canavese. Pertanto, l’Eporediese ha continuato a rafforzarsi nel settore dell’elettromeccanica, dell’elettronica e dell’informatica, l’Alto Canavese ha mantenuto le proprie posizioni nel comparto dello stampaggio a caldo e tutta la zona meridionale, a ridosso dell’area metropolitana di Torino, si è caratterizzata sempre più per la specializzazione nella componentistica legata al settore automobilistico.

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Tuttavia, ad una indagine più accurata, emergono mutamenti sostanziali intervenuti in un arco temporale talmente breve da non essere percepiti nella loro complessità. La crisi intervenuta negli anni novanta ed il disorientamento generato dalla fine dell’Olivetti e dalle trasformazioni in seno alla Fiat ed al mercato automobilistico, hanno spinto le istituzioni locali e molte imprese ad attivare nuove forme di collaborazione per garantire una modernizzazione del territorio. L’esperienza del Patto Territoriale del Canavese e l’attivazione di servizi pubblici e di servizi per le imprese in forma aggregata tra più Amministrazioni comunali sono l’espressione più evidente dello spirito di concertazione che, da un certo punto in poi, ha caratterizzato questo territorio. Gradualmente nel tempo, dunque, le criticità sono state trasformate in elementi di forza, ponendo le basi per un nuovo percorso di sviluppo. Questo gioco di contrasti, spesso inconsapevole, ha fatto sì che, ai pur evidenti fenomeni di deindustrializzazione, sia corrisposto: ??Il ricompattamento delle filiere produttive, con il fallimento delle aziende meno efficienti

e con un corrispondente rafforzamento di quelle più solide e di più lunga tradizione; ??L’emergere di un tessuto di medie imprese in grado di accogliere la manodopera

fuoriuscita dalle aziende in crisi; ??La progressiva riconversione di una parte del tessuto produttivo verso settori di punta,

come l’informatica e le telecomunicazioni, strategici non solo per l’economia piemontese, ma per quella italiana.

Innovazione è la parola chiave che ricongiunge il passato con il futuro del Canavese. A fasi alterne, spesso con non poche difficoltà, molte imprese hanno innovato le linee di produzione, l’organizzazione interna e l’approccio al mercato ed ai canali di distribuzione dei prodotti. Nel periodo 1987-1997, anche il Gruppo Olivetti ha conosciuto profonde trasformazioni, che ne hanno sostanzialmente modificato la struttura organizzativa, i core businesses, il posizionamento di mercato, l’assetto proprietario. Il numero degli addetti nello stesso periodo è passato a più di 10.000 nell’Information Technology e a oltre 3.000 nelle Telecomunicazioni anche per effetto di diverse dismissioni di attività. In Canavese, dopo il 1997, anno in cui il Gruppo ha finalmente chiuso il bilancio con un utile netto, ribaltando il risultato negativo dei sei precedenti esercizi, la situazione occupazionale sta migliorando per effetto della localizzazione nell’area dei call centers delle sue imprese di telecomunicazioni (Omnitel e Infostrada). Nei primi anni ‘90, il processo di ristrutturazione dell’Olivetti aveva proceduto a piccoli passi, con la fiducia che anche con contenute riduzioni di costo la ripresa del mercato avrebbe poi consentito al Gruppo di mantenersi competitivo sull’intero fronte delle attività, sia quelle tradizionali che quelle avviate negli anni precedenti, ivi compresi i servizi di telecomunicazione ed i nuovi servizi multimediali interattivi. Ma il declino del fatturato e dei margini lordi continuava ad allontanare il riequilibrio economico dell’azienda, anche a causa del deterioramento della situazione finanziaria. A partire dal 1995, gli interventi di ristrutturazione sono divenuti più massicci e l’azienda ha fatto ricorso ad un aumento di capitale (fine 1995) che metteva a disposizione di Olivetti indispensabili risorse finanziarie e trasformava la società in una public company con prevalente partecipazione estera. La struttura del Gruppo Olivetti attualmente si presenta articolata in una holding che controlla alcune attività che si collocano all’interno di due aree principali di business: l’informatica ed i servizi di telecomunicazione.

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Nell’area informatica, Lexicon, Tecnost e Modinform rappresentano la continuità con la tradizione Olivetti. Omnitel, costituita nel 1990, si aggiudicava la gara per la gestione dei servizi GSM nel marzo 1994 e poteva iniziare ad operare commercialmente nel dicembre 1995. Alla trasformazione della Olivetti ha contribuito, in questi anni, anche la creazione di Infostrada che è destinata a rafforzare ulteriormente la posizione del Gruppo Olivetti nelle telecomunicazioni. Le trasformazioni del gruppo Olivetti hanno avuto pesanti ripercussioni occupazionali in tutto il mondo e anche in Canavese. Ma è stato proprio il fondato timore di quanto avrebbe potuto accadere in Canavese con il peggiorare della crisi Olivetti che ha portato la Città di Ivrea a farsi promotrice del Patto Territoriale, ovvero di un’iniziativa che pur non intervenendo direttamente sul punto centrale di crisi avrebbe potuto meglio incoraggiare lo sviluppo di quelle piccole e medie imprese che sono divenute il motore dello sviluppo occupazionale della zona. Chivasso è il Comune capofila di una subarea che comprende alcuni Comuni tra il Basso Canavese e il Basso Monferrato. È una zona che presenta caratteri geografici particolari e decisi: le colline al di là del fiume Po ed un ripiano intensamente coltivato e fertilissimo tra le colline e il Po. Alla luce della propria posizione, grandemente favorita da infrastrutture viarie come la ferrovia Torino-Milano-Venezia (che assicura collegamenti estremamente rapidi e frequenti con il centro di Torino) e la Ferrovia Torino-Aosta, unitamente alle corrispondenti arterie autostradali, non deve stupire se nel passato Chivasso si sia proposta innanzitutto come centro di servizi commerciali e sia stato scelto, fin dagli anni sessanta, anche per la localizzazione di insediamenti industriali di grande importanza. La chiusura dello stabilimento Lancia, anche se non poteva essere considerata una sorpresa alla luce della ristrutturazione in corso nel settore, ha determinato pesanti effetti reali e psicologici, dai quali è derivata una evidente crisi della città nel suo complesso. La strategia del riuso dei siti industriali dismessi ha sofferto di notevoli ritardi normativi e programmatici. Si è scelto di non provvedere alla fornitura di specifici servizi alle imprese interessate all’insediamento, ma di creare comunque vantaggiose occasioni di localizzazione trasformando lo stabilimento Lancia (che risale al 1960, con successivi incrementi fino agli anni Ottanta) in area industriale attrezzata, che ha fruito di importanti finanziamenti comunitari. Si è sviluppato nel frattempo, di nuovo con il contributo dell’Unione Europea, il nuovo Polo Integrato di Sviluppo (PIS), che rappresenta oggi la più grande area attrezzata in grado di attrarre nuove imprese: si tratta, infatti, di poco meno di un milione di mq. Tuttavia la città mantiene una struttura economica sufficientemente articolata e potrebbe riscoprire la sua originaria vocazione terziaria, dato che, prima del massiccio processo di industrializzazione culminato con l’avvio dello stabilimento Lancia, già si configurava come polo commerciale e di servizi per una vasta area che include, oltre al Canavese, il Basso Monferrato e il primo Vercellese. Il Canavese non è rimasto estraneo all’evoluzione ed alla larga diffusione delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni (I&CT), se non altro per essere stato, a lungo, laboratorio di sperimentazione dell’elettronica avanzata. Oggi è possibile parlare

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dell’esistenza di fattori che potrebbero portare ad elevati livelli di specializzazione nel campo delle ICT, generando effetti positivi sulle imprese canavesane, e non solo. Di estremo interesse, per l’intera Regione, è l’attivazione di un’area distrettuale improntata sulle nuove tecnologie che ha come estremi Torino ed Ivrea. L’asse si configura come un continuum, cioè un’area omogenea all’interno della quale si sperimentano e si producono soluzioni avanzate nel campo dell’informatica e soprattutto della telematica e delle telecomunicazioni. Sia Torino che Ivrea sembrano contribuire, quasi in eguale misura, alla forte spinta all’innovazione, che negli ultimi anni ha consentito al Piemonte di essere l’unica regione italiana a comparire tra le prime dieci aree europee per numero di occupati nei settori ad alta tecnologia e ad essere la prima regione italiana per competitività legata a capacità innovative mostrate dal settore privato. Il Canavese, ed Ivrea in particolare, sembrano sottoposti ad una rilevante fase espansiva del settore delle ICT, con una forte accelerazione soprattutto nei comparti dell’elaborazione dati, della telematica, della produzione di software e delle attività editoriali, lasciando viceversa a Torino un ruolo di preminenza nella multimedialità, nelle telecomunicazioni, nella pubblicità e nelle attività radiotelevisive. I primi risultati di questo nuovo fenomeno possono essere sintetizzati in questo modo: ??Creazione di nuove imprese nel settore ICT (spesso da ex dipendenti Olivetti) ??Localizzazione di nuove attività e di call centers, e di altre imprese innovative in settori

diversi dall’ICT (nel Bioindustry Park), nella meccanica con Pininfarina, nell’entertainment con il previsto Millennium Park; sviluppo delle produzioni ICT (Fulchir e Lexicon),

??Costituzione di poli formativi specializzati: tre diplomi del Politecnico di Torino, oltre a uno di telecomunicazioni ad Aosta, due corsi di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università, un laboratorio di progettazione nei servizi di comunicazione digitale con un’impronta fortemente internazionale, data dal suo collegamento con il London Royal Institute of Arts,

??Presenza di finanza innovativa (Banca Sella e venture capital); creazione di infrastrutture specializzate (Infoville e E-Canavese, il portale che riunisce privati come Olivetti e Banca Sella); sviluppo delle produzioni cinematografiche a San Giorgio Canavese.

I call center di Infostrada di Omnitel e uno piccolo di Tin.it sono collocati nell’area e generano una importante occupazione giovanile (circa 2.000 unità). Essi si stanno affermando non solo nell’ambito delle telecomunicazioni, ma anche nel settore finanziario, assicurativo e dei servizi pubblici, come soluzioni essenziali per migliorare la qualità del servizio, ampliare il mercato e ridurre i costi distributivi e di erogazione. Spesso essi sono gestiti in outsourcing e manca tuttora un adeguato riconoscimento sociale di questa nuova professione, in cui agli operatori front line si richiedono conoscenze complesse (sono per lo più diplomati e laureati), ma sono gestiti come operai dei servizi. Le potenzialità di innovazione di questo territorio sono testimoniate, da un lato, dall’elevato numero di brevetti depositati dalle imprese del Canavese, dall’altro, dalla segnalazione, nella biennale rilevazione dell’Osservatorio sull’Innovazione Tecnologica della C.C.I.A.A. di Torino, di numerose imprese operanti nell’area. Si tratta di imprese che hanno caratteristiche rivelatrici di potenzialità innovative nei prodotti, nei processi e nelle modalità organizzative delle strutture produttive e dell’approccio al mercato perché:

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?? operano in comparti science based, ove la capacità di generare, all’interno dell’unità produttiva, un consistente flusso di innovazioni rappresenta un fattore strategico di successo;

?? sono capaci di percorrere il non sempre agevole iter burocratico amministrativo connesso alla brevettazione;

?? fruiscono di sistemi di automazione industriale; ?? sono in grado di intrattenere rapporti non occasionali con centri di ricerca pubblici del

Politecnico, dell’Università, del CNR e hanno attivato rapporti di consulenza con altri centri pubblici e privati;

?? dispongono di un proprio centro o laboratorio di ricerca ?? manifestano congiuntamente una o più delle caratteristiche citate. Sono spesso imprese che hanno saputo beneficiare dei finanziamenti previsti dalle leggi nazionali o regionali di sostegno all’innovazione tecnologica o che hanno partecipato a progetti comunitari (Eureka, Esprit, Race Brite Euram, Sprint). È da rilevare che non si tratta solo di imprese appartenenti all’industria manifatturiera, ma anche di imprese del terziario avanzato, e in particolare, operanti nei comparti della progettazione e fornitura di servizi informatici, della difesa dell’ambiente e della consulenza tecnico economica, che possono diventare un importante canale di trasferimento tecnologico. Rafforzando l’azione di questi soggetti e degli altri soggetti intermedi, che nell’area già operano direttamente o indirettamente per lo sviluppo e la diffusione dell’innovazione (Bio-Industry Park, Consorzio per il Distretto Tecnologico del Canavese, R.T.M. S.p.a.), con il sostegno dei policy makers locali e nazionali, si favorirà nell’area del Patto lo sviluppo di attività innovative, intese non come semplice somma di comportamenti isolati, ma come un sistema di forti interrelazioni tra il mondo produttivo in senso stretto e i protagonisti della ricerca. Fra questi ultimi, va segnalato l’Istituto R.T.M. S.p.a. di Vico Canavese, storica compartecipazione paritetica tra l’Olivetti e la Finmeccanica, che è appunto nato e si è sviluppato per promuovere l’innovazione nella meccanica. Cuore dell’attività di promozione dell’innovazione tecnologica nelle imprese locali è il progetto TS Canavese intrapreso nell’estate del 1999, grazie a fondi strutturali del DOCUP 1997/99. L’iniziativa TS Canavese prevede: a) L’attivazione di 5 Centri di competenza (laboratori) in settori tecnologici ed industriali significativi. Per l’attivazione di questi Centri di Competenza il Distretto Tecnologico del Canavese, soggetto attuatore del progetto, si avvale delle competenze e delle strutture del Politecnico di Torino e dell’Istituto RTM. I laboratori sono: 1. Centro di Competenza per l’innovazione tecnologica nello stampaggio di parti metalliche e plastiche, attivato presso RTM S.p.A. a Vico Canavese. 2. Centro di Competenza per le lamiere cellulari, attivato presso RTM S.p.A. 3. Centro di Competenza per i microsistemi per sensoristica avanzata. La sede principale è presso la ex Caserma Giordana a Chivasso e si avvale delle competenze dei ricercatori del Politecnico di Torino.

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4. Centro di Competenza per la Meccatronica e Microlavorazioni. La sede principale è presso il Politecnico di Torino - Sede Decentrata a Ivrea a Colle Bellavista, mentre le attività di Microlavorazioni si svolgono presso RTM S.p.A. 5. Centro di Competenza per le lavorazioni con tecnologia laser, attivato presso RTM S.p.A. Accanto ai cinque Centri il Consorzio per il Distretto Tecnologico del Canavese ha attivato anche un Centro di competenza per la Chimica e le Biotecnologie presso il Laboratorio integrato di Metodologie Avanzate (LIMA) del Bioindustry Park del Canavese ed in convenzione con il medesimo. b) L’avvio di progetti di ricerca su tematiche trasversali ai settori di riferimento di ciascun centro per sviluppare il Know-how scientifico e tecnologico atto a soddisfare le esigenze del tessuto imprenditoriale del Canavese c) L’integrazione dei Centri di Competenza nel tessuto imprenditoriale locale, attraverso progetti svolti in collaborazione con le aziende che possono svolgere attività di ricerca e di sviluppo, di innovazione di processo e di prodotto usufruendo delle strutture, delle apparecchiature e delle competenze del personale altamente specializzato dei Centri. Alla fine del 2001 risultavano promossi 250 progetti di ricerca e di sviluppo con il coinvolgimento di circa 118 aziende. d) La realizzazione di attività di trasferimento tecnologico che comprendono: ?? check-up tecnologici con identificazione di obiettivi di R&S specifici ?? Studi di fattibilità ?? Attività di R&S dedicata alle aziende ?? workshop di presentazione dei risultati di ricerche trasversali o di case study ?? Seminari di tipo formativo/informativo ?? Pubblicazione e diffusione di documentazione in formato cartaceo e/o elettronico Il terziario Il terziario rappresenta un completamento importante e non sufficientemente valorizzato dei processi di trasformazione del sistema produttivo in atto. Se le attività di servizio possono risultare penalizzate dal declino delle strutture industriali, il cambiamento strutturale dell’industria può anche incidere positivamente sui caratteri qualitativi dell’offerta di servizi, inducendo un arricchimento di quest’ultima, per reagire al processo di impoverimento del tessuto economico e sociale di un’area contribuendo a renderla maggiormente appetibile anche come opzione insediativa per privati e per imprese. La sfida del dettaglio organizzato e delle grandi superfici presenti nell’area (a Burolo e a Pavone) al dettaglio tradizionale in sede fissa e ambulante rappresenta un elemento innovativo. La presenza di altre attività terziarie, come i pubblici esercizi, le strutture scolastiche e sanitarie, le banche, gli uffici pubblici, le infrastrutture sportive, definiscono l’offerta di servizi e pertanto la sua appetibilità, anche sul piano delle decisioni di insediamento produttivo e residenziale. Tutt’altro che trascurabile è, infine, l’apporto del terziario sul piano occupazionale, non solo sotto il profilo qualitativo ma soprattutto dal punto di vista quantitativo, poiché ad esso si indirizzano i giovani diplomati che non trovano nella domanda proveniente dal settore industriale sbocchi adeguati. La terziarizzazione della struttura economica non dovrebbe

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perciò essere considerata come un semplice ripiego di fronte al declino delle attività industriali, ma come una occasione di diversificazione verso attività di servizio qualificate. Vale la pena, a questo punto, elaborare alcune considerazioni in merito alle trasformazioni in atto, tentando, nel contempo, di definire uno scenario di sviluppo di breve termine. I principali fenomeni che meritano un’attenta riflessione sono i seguenti: ??il rafforzamento della base manifatturiera; ??la crescente diffusione di medie e piccole società specializzate in servizi per le imprese; ??la ripresa del settore delle costruzioni; ??il riequilibrio progressivo nella distribuzione degli esercizi commerciali. Positivo è il trend di crescita del terziario avanzato. Il fenomeno può essere letto come un segnale di innovazione innescato nell’intero sistema produttivo e nel progressivo smantellamento di una monocultura manifatturiera. I servizi alle imprese appaiono dunque come un importante mezzo di accesso alla modernizzazione ed è auspicabile che questa diffusione del terziario prosegua fino a fare del Canavese una sorta di piattaforma tecnologica e terziaria, di supporto al settore industriale, in grado di integrarsi con il sistema dei servizi avanzati della Città di Torino. In questo senso si potrebbe prospettare il rafforzamento dell’asse Torino-Ivrea, che dovrebbe fondarsi su elementi di collaborazione e di interscambio tra le due città e che potrebbe configurarsi come una delle chiavi per l’accelerazione dell’innovazione del sistema produttivo canavesano. Appare, inoltre, confortante il dato sulla ripresa del comparto edile, caratterizzato da una lunghissima crisi che affonda le proprie radici nei primi anni novanta. Il miglioramento di questo settore sembra sottolineare la rimessa in moto dell’intero sistema produttivo del Canavese, ponendo le basi per un processo di crescita che appare duraturo. Un punto di svolta sembra dunque essere stato raggiunto. Anche se molto deve essere ancora fatto, l’economia del Canavese si pone oggi nelle condizioni di competere con i sistemi produttivi più avanzati del Nord; tutto ciò grazie alla spinta verso l’innovazione tecnologica e al rafforzamento progressivo del terziario avanzato. Per quanto riguarda la struttura economica dell’area della Valle Elvo e Serra, dalle tabelle relative al numero delle unità locali e degli addetti per tipologia emerge che le attività maggiormente presenti sul territorio sono il commercio all’ingrosso ed al dettaglio (G), il settore agricolo e zootecnico (A), quello delle costruzioni (F) e dall’attività manifatturiere (D). In relazione al numero di addetti, l’industria è al primo posto, seguita a distanza dalle costruzioni e dal commercio. Il settore manifatturiero è caratterizzato dalla presenza predominante dell’industria tessile e meccano tessile, nel quale il biellese è leader a livello mondiale. La Valle Elvo è caratterizzata dall’esistenza di un tessuto artigianale piuttosto ricco dalla presenza di una impresa di medie dimensioni specializzata nella lavorazione del cashmire a Pollone. Per quanto riguarda il commercio nella maggio parte dei casi si tratta di esercizi di vicinato o medie strutture di carattere misto. Non sono presenti nell’area grandi strutture o centri commerciali. Come per le attività turistiche, le attività commerciali pur essendo piuttosto diffuse sul territorio, non sempre rispondono a caratteristiche di tipicità locale e qualità del servizio.

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Il settore turistico L’area del Progetto Integrato “Pays-sage” può contare su molteplici risorse che possono essere spese per un rilancio turistico della zona e per la creazione di nuove opportunità occupazionali. Risorse ambientali a carattere naturalistico e paesaggistico ?? Il sistema montano che si raccorda al Parco Nazionale del Gran Paradiso; ?? I paesaggi alpini della Valle Sacra, della Val Chiusella e dell’Alta Valle Elvo, da cui è

possibile accedere alla rete escursionistica della Grande Traversata delle Alpi e della Grande Traversata del Biellese;

?? Il sistema dei laghi morenici di cui 5 a ridosso di Ivrea e, più a sud, il Lago di Candia per la cui zona di recente è stata istituita la prima area protetta provinciale;

?? L’area protetta fluviale del Po, che a sud lambisce il Chivassese; ?? Le Riserve naturali speciali del Sacro Monte di Belmonte, dei Monti Pelati e Torre Cives,

della Bessa e della Burcina; ?? Il biotopo della Serra, del lago di Bertignano e dello stagno presso la strada per Roppolo; ?? I paesaggi terrazzati della zona di Carema e Quincinetto. Riguardo queste risorse, è necessaria una particolare attenzione al sostegno delle aree montane più sfavorite alle quali deve essere assegnato un ruolo di presidio ambientale; quindi la promozione di attività che più che valenze produttive avranno valenza di servizio e di salvaguardia. Patrimonio geologico e archeologico ?? L’anfiteatro morenico racchiuso ad est dalla Serra d’Ivrea, fino all’arco alpino; ?? I siti minerari di quarzo di Traversella e le antiche miniere di ferro di Brosso; ?? Le incisioni rupestri della Val Chiusella. ?? La Bessa. Patrimonio storico-architettonico In cui sono annoverate testimonianze di insediamenti molto differenziati: ?? Insediamenti di origine romana e altomedievali, lungo le vie di transito commerciali e di

pellegrinaggio; ?? Il sistema dell’incastellamento feudale; ?? Insediamenti di archeologia industriale; ?? Architettura sacra (Santuario di Graglia, Chiesa romanica di Netro, Chiesa romanica di

Magnano, Cella di S. Michele, ecc.) ?? Edifici industriali, sociali e residenziali espressione dell’architettura razionalista che

costituiscono, per la loro concentrazione in un unico sito, un patrimonio unico in Italia. ?? Ecomuseo Valle Elvo e Serra (5 cellule). A questi elementi legati più ad una idea tradizionale di turismo si aggiungono iniziative e manifestazioni di cultura “alta” destinata ad una utenza più raffinata: ?? Il Museo degli artisti russi e canavesani a Torre Canavese; ?? Il Museo “Villa Mileto” , casa natale di Gozzano; ?? Il Museo Sandretto delle materie plastiche.

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Queste molteplici opportunità, però, non hanno finora prodotto l’interesse turistico che meriterebbero. Proviamo ad ipotizzarne le cause: - per molto tempo la popolazione dell’area ha considerato il turismo un settore marginale,

collaterale alle altre attività economiche (industriale ed agricola); ciò ha portato ad una scarsa tendenza allo sviluppo di una vera e propria cultura dell’accoglienza e ad una articolazione dei servizi offerti, caratterizzati prevalentemente come locali e specialistici (turismo alpino piuttosto che turismo artistico-architettonico);

- l’area, sia per le sue caratteristiche infrastrutturali sia per la migliore offerta organizzativa di aree vicine, è sempre rimasta ai margini perché considerata di “transito” rispetto, ad esempio, alla Valle d’Aosta e meno propositiva ed organizzata di altre aree piemontesi come, ad esempio, le Langhe.

Recentemente il settore turistico registra alcuni segnali positivi; questi indizi arrivano da informazioni sull’offerta alberghiera che, se negli anni tra il 1985 e il 1995 ha registrato una chiusura drastica degli esercizi ( il numero si è più che dimezzato), negli anni tra il 1995 ed il 2000 ha però ripreso quota sia per l’apertura di nuovi alberghi sia, soprattutto, per l’aumento di offerta di posti letto. Ciò suggerisce che sia in atto una trasformazione della struttura ricettiva con la chiusura di esercizi più piccoli e il rafforzamento di strutture più forti. Una certa vivacità si registra anche nella fioritura di manifestazioni ed iniziative nuove attraverso fiere, sagre, mercatini delle pulci e del piccolo antiquariato. Un segnale importante si è avuto con l’ammissione del Piano Integrato di Area Turistica (PIAT) del Canavese ai finanziamenti messi a disposizione dalla Misura 2.4, per lo sviluppo turistico, del Documento unico di programmazione per il triennio 1994-96. Il PIAT, finalizzato alla valorizzazione turistico-economica delle risorse naturali e culturali, ha promosso 22 interventi di infrastrutturazione pubblica e 20 interventi di iniziativa privata (essenzialmente strutture alberghiere e ricettive). L’esperienza innovativa del PIAT è stata quella di innescare un meccanismo di collaborazione tra organismi pubblici e privati finalizzati alla definizione di strumenti di promozione dello sviluppo, dove l’iniziale attività pubblica ha avuto il ruolo di motore per l’innesco di interventi privati. Anche in Valle Elvo nel precedente periodo di programmazione sono stati realizzati interventi sia nell’ambito del Docup obiettivo 5b che nel Programma di Iniziativa Comunitaria Leader II. In particolare quest’ultimo ha permesso di finanziare progetti sia nel settore culturale che in quello turistico ed ha contribuito attraverso la concertazione a stimolare la progettualità e a gestire progetti di sviluppo integrato. In particolare attraverso la sottomisura 3 del Piano di Azione Locale è stata consolidato il progetto Ecomuseale della Valle Elvo & Serra, la nascita di 4 bed&breakfast, l’adesione da parte dei comuni di Graglia, Muzzano e Sordevolo, all’iniziativa “Village d’Europe”, il restauro della “Serra dei leoni” nella storica Villa Cernigliaro a Sordevolo. È su questo indirizzo che devono essere attivati i nuovi servizi turistici, atti a creare un’immagine inedita ed accattivante del territorio dell’intero P.I.A. Occorre tenere conto che non essendoci mai stata una tradizione turistica in quest’area, si dovrà procedere per gradi, pensando di realizzare un prodotto destinato inizialmente ad un turismo non d’élite, per poi procedere a politiche più selettive.

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Gli elementi sui quali puntare e che possono caratterizzare in modo chiaro l’offerta turistica locale sono quattro: ?? I circuiti dei castelli, che potrebbero divenire un importante pacchetto turistico da

veicolare inizialmente soprattutto presso residenti in aree come l’area lombarda e piemontese. Si tratterebbe soprattutto di pacchetti week-end che consentano di coniugare visite culturali con il contatto diretto con ambienti naturali incontaminati ed un sistema enogastronomico di pregio;

?? Il turismo naturalistico e sportivo, che faccia leva sulla promozione di circuiti legati ai cinque laghi (Sirio, Pistono, lago Nero, lago di Campagna e lago di San Michele) ed alla montagna, oltre ad attivare un sistema per il trekking di facile individuazione ed accesso. In questo specifico caso i pacchetti turistici potrebbero essere articolati secondo la formula week-end ed essere indirizzati quindi a persone residenti in un raggio massimo di 250 chilometri, coinvolgendo quindi il resto del territorio piemontese e l’area milanese;

?? Le strade del vino, intese sempre più come strumento di promozione congiunto dei prodotti locali e del territorio canavesano. Grazie all’opera del Consorzio di tutela dei vini d.o.c., il Canavese riesce ad offrire vini di sempre migliore qualità: dall’Erbaluce di Caluso al Passito d.o.c., dal Canavese Barbera al Canavese Nebbiolo. In questo campo la competizione con altre aree vitivinicole più note del Piemonte è particolarmente complessa, ma sono già state poste, negli ultimi anni, le basi per un turismo enogastronomico con ottime potenzialità di crescita;

?? I circuiti enogastronomici legati al sistema agrituristico di qualità. Il sistema delle comunicazioni L’attuale armatura del sistema infrastrutturale, sia viario che ferroviario, presenta in più situazioni problemi di congestione in quanto non sono ben articolate e separate le funzioni proprie di un livello regionale o locale da quelle di un livello di rango superiore. Già il 2° Piano Regionale dei Trasporti (adottato dalla Giunta Regionale nel 1997 e attualmente ancora in attesa di una approvazione definitiva) proponeva interventi che andassero in una doppia direzione: da una parte accogliere e sostenere progetti a carattere nazionale ed internazionale per il potenziamento del ruolo, dall’altra promuovere la realizzazione o il potenziamento di infrastrutture di livello inferiore che ne alleggeriscano la portata. Le linee di azione per il miglioramento del sistema trasportistico comportano, quindi, interventi che vadano nella direzione sia di realizzare nuove infrastrutture sia di potenziare e riorganizzare le infrastrutture esistenti, ma, soprattutto, di promuovere una integrazione tra i servizi viari, ferroviari e aeroportuali al fine di eliminare fenomeni di congestione e di sovrapposizione dei servizi offerti. ??La viabilità La rete viaria presenta diversi elementi critici sia per il livello statale e regionale che per quello locale. In realtà se l’area del Chivassese presenta una sua autonomia di collegamento con il resto della regione, l’area canavesana è fortemente tributaria al nodo di Torino per quanto concerne soprattutto il collegamento con la parte ovest e sud. Il Canavesano, pur essendo attraversato da diverse reti statali, ne utilizza alcune alla stessa stregua delle arterie autostradali per un’accessibilità e di tipo regionale e di tipo

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sovraregionale, ma tutte convergenti o verso il nodo di Torino o verso quello di Chivasso: è il caso della SS 26 e della SS 460; utilizzando, invece la SS 565 (Ivrea-Rivarolo) più per un raccordo locale, mentre la SS 228 collega Ivrea al confine di Provincia verso Vercelli. Il peso di un’infrastruttura importante come l’Aeroporto di Caselle viene spesso sminuito dall’inefficienza delle reti di contorno; ad esso si accede, soprattutto nel percorso verso Ivrea, da numerosi attraversamenti urbani. È evidente che il miglioramento dell’accessibilità all’infrastruttura aeroportuale rientra in un progetto più ampio che investe infrastrutture viarie e ferroviarie. La criticità della rete locale è essenzialmente legata agli attraversamenti urbani. Nella maggior parte dei casi, problematici sono i tratti di innesto con la viabilità principale a causa di sezioni stradali limitate e sviluppo planialtimetrico dei tracciati tortuosi. L’eporediese si segnala come area complessa per l’intreccio di componenti paesistico-ambientali e storico-antropiche di particolare interesse su cui si innestano flussi di mezzi pesanti, adibiti al trasporto ed alla distribuzione delle merci che generano alti livelli di conflittualità. Il problema nasce dalla sovrapposizione sul territorio di problematiche più propriamente logistiche (l’ottimizzazione del trasporto delle merci in relazione alla localizzazione della produzione e della distribuzione), con quelle della sensibilità dell’area percorsa dai mezzi pesanti e dalla capacità delle reti viarie congestionate da livelli di traffico diversi e disposte in senso radiale rispetto al centro cittadino. La Valle Elvo presenta criticità sia interne che esterne. All’interno dell’area si registra una difficoltà di collegamento tra la parte a nord e quella a sud del Torrente Viona, cioè tra la vera e propria Valle dell’Elvo e la Serra. All’esterno l’area presenta problematiche sia nei collegamenti ad est con il capoluogo, direzione nella quale si attende da anni la realizzazione della variante alla SS 338 che eviterebbe l’attraversamento dei Comuni di Camburzano, Occhieppo Inferiore e Mongrando, fortemente congestionati; sia ad ovest dove il collegamento con il Canavese e tramite la Valle d’Aosta con il traforo del Bianco è ostacolato dal mancato completamento della SS 419. ??La rete ferroviaria Per quanto riguarda il sistema ferroviario, strategico è il ruolo che già assolve il nodo di Chivasso in quanto attraversato dalla linea Torino-Milano su cui si innestano varie linee a carattere locale che si collegano, in tal modo, con il nodo di Torino. Da Chivasso partono, inoltre, la linea ferroviaria per la Val d’Aosta, oggi secondaria, e la linea Casale-Alessandria che potrebbe essere ulteriormente potenziata nell’ipotesi di una, più volte auspicata, nuova linea Milano-Genova, realizzando un moderno tracciato Torino-Chivasso-Alessandria-Genova. La linea FS assolve, quindi, funzioni molteplici che investono i diversi livelli di accessibilità, ciò fa sì che soprattutto nel tratto Torino-Chivasso essa assuma caratteri di estrema criticità. Invece sia la linea delle Fs Chivasso-Aosta che la ferrovia del Canavese che collega Torino con Rivarolo, Pont e Castellamonte assurgono ad un ruolo meramente locale, tributarie a Torino di collegamenti di rango superiore.

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??Il trasporto pubblico su gomma Il trasporto pubblico su gomma all’interno del nostro bacino si svolge prevalentemente su 4 direttrici principali: ?? Torino-Ivrea (autostrada A5, SS 26, SS 460, SP 40, SP 82); ?? Chivasso-Ivrea (SS 26 e Strade provinciali limitrofe); ?? Ivrea-Rivarolo-Pont (SS 565 e Strade provinciali limitrofe); ?? Torino-Rivarolo-Pont (SP 267, SS 460); ?? Torino-Caselle-Valperga-Cuorgnè-Pont (SS 460, SP 13); ?? Torino-Chivasso-Brozolo (SS 590,SP 220). La Valle Elvo è interessata da tre direttrici principali: ?? Biella – Ivrea (SS 419, SP 409, SP 410) ?? Biella – Donato (SP 500, SP 405) ?? Biella – Mongrando – Zubiena (SS 338, SP 403, SP 405, SP 412, SP 409, SP 411) Le tipologie dei servizi offerti si differenziano in: - servizi ordinari, offerti alla generalità dell’utenza, in modo continuativo e per tutto l’arco

della giornata - i servizi specifici, destinati a particolari categorie di utenza (lavoratori/studenti), in

specifici orari - servizi turistici, svolti in periodi limitati (servizi stagionali), in determinati territori - servizi mercatali, offerti in occasione del giorno di mercato nei principali centri. Da un’analisi svolta in occasione della stesura del Programma di attuazione Provinciale della legge regionale 1/2000, in materia di trasporto pubblico locale, dalla Provincia di Torino, emerge la netta prevalenza delle linee ordinarie e di quelle specifiche. Il servizio è caratterizzato da una molteplicità di aziende, ma quella prevalente è l’azienda SATTI con 37 linee su 57, particolarmente concentrate nell’eporediese. In Valle Elvo le linee sopraindicate sono tutte ordinarie. Il servizio è gestito da ATAP. ??Le comunicazioni “immateriali” Se da una parte la rete di infrastrutturazione materiale del territorio (stradale e ferroviaria) presenta elementi di criticità, forte è la spinta verso la diffusione di una rete di comunicazione “immateriale”; dall’altra proprio il Canavese è stato scelto dalla Regione Piemonte quale primo ambito territoriale per la sperimentazione del polo telematico e lo sviluppo della rete dei servizi integrati comunali. L’iniziativa nasce su impulso del Consorzio per il Distretto Tecnologico del Canavese. Il Consorzio si preoccupa di fornire al tessuto industriale infrastrutture e servizi che le Piccole e Medie Imprese autonomamente non potrebbero permettersi e propone l’ammodernamento delle dotazioni infrastrutturali della Pubblica Amministrazione al fine di facilitare il rapporto tra questa e le stesse imprese. La Rete Telematica del Canavese nasce, quindi, con l’obiettivo di creare un nuovo modello di pubblica amministrazione e di burocrazia attraverso la promozione dell’efficienza, dello snellimento delle procedure, e dello sviluppo di nuovi servizi. Il progetto è basato su 2 cardini: 1. Ricorso a strumenti tecnologici avanzati

?? reti telematiche che collegano le banche dati di tutti i soggetti della pubblica amministrazione presenti sul territorio

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?? chioschi telematici distribuiti sul territorio, messi a disposizione dei cittadini per la richiesta di informazioni, certificazioni, effettuare prenotazioni sanitarie, comunicare più direttamente con la pubblica amministrazione.

2. Nuovi modelli gestionali ed organizzativi: i Servizi comunali integrati che prevedono la gestione integrata di alcuni servizi particolarmente onerosi per i Comuni e le Comunità Montane, quali contributi, acquisti, bilancio, protezione civile, affari generali.

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f.2) Relazione territoriale ed ambientale

L’area oggetto del Progetto Integrato di Area del Canavese e Biellese è costituita da un ampio territorio la cui conformazione morfologica presenta una estrema ricchezza. Sinteticamente possiamo dire che vi sono rappresentati tutti gli ambienti orografici: ?? Montagna di alta rilevanza nella Valle dell’Orco, con l’importante presenza del Massiccio

del Gran Paradiso; ?? Montagna di media rilevanza nell’Alto Canavese, nella Valle Sacra, in Val Chiusella ed in

Valle Elvo; ?? Zone collinari, peraltro con caratteristiche geologiche e morfologiche diverse, della Serra

d’Ivrea, dell’Eporediese e della collina chivassese; ?? la Pianura Eporediese, un tempo occupata dai ghiacci e dove ora scorrono i fiumi Dora

Baltea e Chiusella. ?? La pianura verso Chivasso che va a congiungersi con la Valle del Po. Il reticolo fluviale è caratterizzato dall’Orco, dalla Dora Baltea e dal Torrente Elvo che, insieme ai rispettivi affluenti, hanno inciso le valli dando forma al territorio. Questa diversificazione genera un ambiente naturale e paesaggistico di alto pregio che assume una non trascurabile rilevanza sia per la qualità insediativa che per le notevoli potenzialità sfruttabili ai fini di un rilancio turistico dell’area; tuttavia, come spesso accade, l’assetto morfologico ha condizionato anche le scelte insediative e limitato i sistemi di comunicazione. Dal punto di vista della distribuzione degli insediamenti, una peculiarità dell’ambito è la presenza di tante piccole città, generalmente localizzate nei fondovalle, cui fanno da “contado” i piccoli comuni circostanti. Ciò ha da un lato permesso l’aggregarsi attorno ad un nucleo insediativo significativo varie culture che avevano, così, una loro “capitale” di riferimento, dall’altro ha impedito l’emergere di un polo trainante.

Risorse ambientali a carattere naturalistico e paesaggistico L’elemento forte che denota l’omogeneità di quest’area è il paesaggio costruito e caratterizzato dall’Anfiteatro Morenico. Esso viene esaltato da un ambiente più ampio a cui è stretto da complementarietà; ambientalmente esso è legato: - al territorio della Valle d’Aosta , da cui ha origine; - alla parte biellese della Serra, a sinistra - alla Valle Chiusella e le montagne del Gran Paradiso a destra, - al Canavese occidentale, a sud ed ovest - alle risaie - le «terre d’acqua» - del Vercellese, il fronte sud-est Nel complesso, una varietà di ambienti e paesaggi che è rara lungo un percorso di poche decine di chilometri: le montagne con cime di oltre 4000 metri, l’Anfiteatro con la pianura centrale e il coronamento di colline, i laghi ed i corsi d’acqua, la pianura delle risaie che gli allagamenti in primavera rendono di eccezionale suggestione.

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Il complesso geologico dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea può essere suddiviso nei seguenti insiemi geologico-paesistici omogenei: ?? le colline dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea; ?? la pianura eporediese; ?? la regione Bessa; ?? gli affioramenti rocciosi della pianura eporediese; ?? i terrazzi alluvionali posti all’esterno del catino morenico Il sistema si mette inoltre in relazione con la pianura esterna che origina ulteriori elementi di interesse paesaggistico: verso est, ad esempio, le Risaie ponendosi come “contrappunto” al sistema collinare ne utilizzano l’acqua, proveniente dall’Anfiteatro attraverso il “segno” del Canale Cavour. Per comprendere in dettaglio questa suddivisione e, di conseguenza, le caratteristiche paesistiche-ambientali del territorio, è necessario analizzare le dinamiche di formazione di questo complesso geologico.

L’Anfiteatro Morenico d’Ivrea ha origine durante le grandi fasi di glaciazione quaternarie del Pleistocene (comprese pressappoco tra 1 milione e 10000 anni orsono). In quest’epoca il brusco raffreddamento della temperatura terrestre determinò l’avanzata dei ghiacci che, una volta ricoperto l’arco alpino discesero verso le zone di pianura limitrofe andando a lambire il mare che occupava allora la Pianura Padana e risaliva parte delle valli alpine.

Nello specifico la Valle d’Aosta era occupata dal Ghiacciaio Balteo, una fiume di ghiaccio che dalle pendici del Monte Bianco scendeva, alimentato da diversi ghiacciai tributari (uno per ogni valle laterale aostana), sino all’attuale Pianura Eporediese. Come ogni ghiacciaio svolse una potente azione di erosione delle rocce sottostanti che, insieme al materiale trasportato in superficie, determinò l’accumulo di enormi quantità di materiale nella Pianura Eporediese (inclusi enormi massi erratici). Il segno attuale più evidente di questo fenomeno sono le ripide colline dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea. Accanto a questi straordinari rilievi collinari l’Anfiteatro Morenico si compone di alcuni altri insiemi geologici, ognuno caratterizzato da una forte specificità e valenza paesistica, cioè: ?? la Pianura Eporediese, quella un tempo occupata dai ghiacci e dove ora scorrono i fiumi

Dora Baltea e Chiusella. La pianura presenta moderate oscillazioni, con un’altitudine compresa tra circa 200 e 300 metri (inferiore alle zone esterne al catino morenico a causa dell’azione di esarazione del ghiacciaio). Le differenze altimetriche sono dovute principalmente ai fenomeni alluvionali ma anche al diverso numero di avanzate glaciali subite dalle diverse parti del basamento terrestre (maggiore nell’area settentrionale, quella ad altitudine inferiore). La pianura è solcata da numerosi corsi d’acqua che vanno dalla Dora Baltea ai piccoli rii a carattere torrentizio, tutti responsabili di accumulo di materiale alluvionale nelle loro vicinanze. La differente origine dei corsi d’acqua (glaciale, nivale e pluviale) determina diverse caratteristiche del materiale trasportato, dal limo fluvioglaciale al pietrame di diverso calibro. La notevole ricchezza di acque nell’area contribuisce allo sviluppo della rigogliosa natura da sempre celebrata con la locuzione di “Verde Canavese”.

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Altro elemento di distinzione della pianura eporediese sono i laghi di Viverone e Candia. Questi bacini, collocati nelle parte più meridionale della pianura eporediese, sono, al pari dei laghi di Meugliano e Alice, di tipo intramorenico, cioè delimitati da cordoni morenici e dotati di un fondo impermeabile argilloso formatosi nelle fasi di scioglimento dei ghiacci.

- la Regione Bessa, alto terrazzo fluviale che si presenta come una lunga e stretta fascia alluvionale, delimitata da altre scarpate. La configurazione del territorio del quale la Bessa fa parte è assai varia, in quanto si estende là dove l’alta pianura biellese si raccorda, attraverso una sequenza di superfici terrazzate, alle dorsali moreniche più esterne del settore laterale sinistro dell’Anfiteatro morenico di Ivrea. Su base morfologica vanno dunque distinti tre settori: il vasto settore pianeggiante terrazzato dell’alta pianura biellese, un settore collinare, formato dai rilievi dell’Anfiteatro morenico e un settore intermedio, compreso tra i primi due, costituito da un principale alto terrazzo, la cui superficie è stata quasi del tutto profondamente modificato dal lavoro umano (Regione Bessa). La Bessa è un alto terrazzo fluviale, rilevato rispetto al fondovalle dei torrenti Viona e Olobbia che si presenta come una lunga e stretta fascia alluvionale, delimitata da altre scarpate, larga da poche centinaia di metri fino ad un massimo di 1 km. e degradante dalla quota massima di circa 400 metri alla quota di circa 300 metri. La superficie del terrazzo è coperta, per la quasi totalità della sua estensione (circa 4,4 kmq.) da grandi cumuli di ciotoli, costituenti la discarica delle aurifodine (miniere d’oro) romane. E’ inoltre solcata da numerosi valloni trasversali, originari canaloni di lavaggio che si approfondiscono verso la scarpata del terrazzo. Allo sbocco dei valloni si innestano gli apici di piccoli conoidi alluvionali degradanti verso i torrenti Viona, Elvo e Olobbia. Attualmente la Regione Bessa, così denominata dal punto di vista geologico, è una Riserva Naturale Speciale della Regione Piemonte, per le sue peculiarità naturalistiche e per il suo interesse archeologico.

?? gli affioramenti rocciosi legati alla formazione delle Alpi e che insinuano nel catino morenico. Nell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea questo fenomeno ha assunto caratteristiche morfologiche eccezionali nella zona degli affioramenti dioritici prossimi ad Ivrea. In questa area, connessa al settore più settentrionale della Serra d’Ivrea, il ghiacciaio Balteo ha “scavato” alcuni catini rocciosi determinando la nascita dei 5 celebri laghi d’Ivrea: - Lago Sirio - Lago di Campagna o di Cascinette d’Ivrea - Lago Pistono o di Montalto Dora - Lago Nero - Lago San Michele Nelle vicinanza di questi bacini sono presenti numerose zone umide di notevole interesse naturalistico tra cui le “Terre Ballerine” di Montalto Dora. Nella restante pianura eporediese sono riconoscibili numerosi affioramenti rocciosi levigati dai ghiacci, denominati scientificamente verroux glaciali (Pavone Canavese, Lessolo, ecc.)

?? i terrazzi alluvionali fluvioglaciali esterni al catino morenico dovuti al deposito delle acque di scioglimento dei ghiacci, costituenti il terreno di transizione alla Pianura Padana. Parte meno nobile dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea, ma non per questo priva d’interesse scientifico e paesistico, sono i terrazzi argillosi generati dai fenomeni di deposito alluvionale delle acque di scioglimento dei ghiacciai. Tali territori, posti naturalmente nelle parti esterne del catino morenico, costituiscono il “graduale interfaccia” con la Pianura Padana e vengono

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denominati localmente baragge o vaude. La povertà del terreno li rende poco fertili e quindi caratterizzati da una rara vegetazione con caratteristiche tipiche di brughiera che in alcuni casi ricorda la vegetazione della savana (Baragge Biellesi). Le aree più rilevanti per estensione territoriale e per caratteristiche morfologiche sono poste a ridosso dell’area biellese della Serra d’Ivrea e si concludono con ripidi declivi che cadono sulla pianura delle risaie. La ricchezza di questo paesaggio è sottolineato dalla molteplicità di parchi e riserve naturali: - In primo luogo il Parco nazionale del Gran Paradiso, primo parco nazionale istituito in

Italia, abbraccia un vasto territorio di alte montagne, fra gli 800 metri dei fondovalle e i 4.061 metri della vetta del Gran Paradiso. Il parco è contrassegnato da una grande ricchezza faunistica (stambecchi, camosci e lupi) e forestale (boschi di di larici e abeti)

- Riserva Naturale della Bessa, costituita da un altopiano ondulato composto da cumuli di ciotoli, presenta una geomorfologia unica in Europa. La riserva vanta un notevole interesse archeologico

- Riserva Naturale delle Baragge, un ambiente boscoso con esemplari più o meno radi di quercie, betulle, carpini, pini silvestri. La riserva tutela alcuni nuclei della Baraggia originaria, che si estendeva fino al Ticino.

- Parco della Burcina, situato sulle propaggini pre-alpine, non ha origini naturali ma è il risultato della costruzione dell’uomo. La storia della Burcina è iniziata nella seconda metà dell’Ottocento ad opera di Giovanni Piacenza. Oltre ai rododendri vi sono altre numerosissime specie botaniche.

- Parco Provinciale del Lago di Candia, istituito nel 1995, ,è inserito in un sistema regionale e nazionale di aree protette tra i piu' completi d'Europa ed ha mantenuto integre numerose caratteristiche naturalistiche. È un ambiente essenziale come luogo di sosta e riproduzione per gli uccelli acquatici, tra i piu' significativi il tarabusino e l'airone rosso. La particolarità del lago è data dalla presenza di piante radicanti con foglie galleggianti, in particolare la castagna d'acqua che altrove, a causa dell'inquinamento, è praticamente scomparsa. Il parco è interessante non solo per l'ambiente lacustre, ma anche per gli spazi circostanti: boschi, canneti e prati.

Criticità ambientali Un ambiente così ricco è caratterizzato anche da una estrema fragilità, a causa dell’espletarsi su questo territorio di tutte le attività umane che, tradizionalmente, sono state guidate più da preoccupazioni economico produttive che da attenzione alle risorse del patrimonio naturalistico e ambientale. Di seguito descriviamo le principali criticità di questo territorio, raggruppate per grandi aree tematiche

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Patto Territoriale del Canavese ?? Aria Nonostante l’elevato patrimonio naturalistico, esistono problemi legati alla qualità dell’aria soprattutto determinati dalle difficoltà intrinseche della viabilità esterna e interna a molti centri abitati; alcune criticità si rilevano nei centri maggiori: Ivrea, Chivasso e in prossimità di Caluso. ?? Rumore Il Canavese occidentale è un’area storicamente interessata dalla presenza di numerose aziende operanti nel settore dello stampaggio a caldo degli acciai. Tali attività sono molto spesso caratterizzate dalla presenza di rumore di tipo impulsivo ad alta energia, dovuto principalmente ai macchinari utilizzati per l’operazione di stampaggio (presse e magli). Questa caratteristica di rumore costituisce criticità ambientale anche in considerazione del contesto ambientale in cui si è sviluppato storicamente tale settore produttivo (forte presenza di insediamenti abitativi). Il problema è stato oggetto di interessi diversi: - già nel 1998, in occasione della redazione del Progetto Integrato di Area del Canavese

(fondi Docup 97/99), proprio al fine di dare soluzione a un problema di rilevanti proporzioni, tra gli interventi costituenti il P.I.A. era stato incluso il progetto per la realizzazione di un’area attrezzata da destinare alla rilocalizzazione di imprese a forte compromissione ambientale del settore dello stampaggio. Tale area era stata individuata a cavallo dei comuni di Favria e Busano, su proposta dei sindaci degli stessi comuni, in prossimità di un’area già compromessa.

- Difficoltà insorte in fase progettuale hanno impedito ai soggetti attuatori l’assunzione degli impegni necessari entro i termini previsti dal DOCUP, ciò ha comportato l’esclusione dell’intervento dal P.I.A. del Canavese. In considerazione della rilevanza strategica del progetto per l’avvio della soluzione ambientale ed occupazionale di rilevanti proporzioni, la Regione Piemonte, su esplicita richiesta della Provincia di Torino, dei comuni e del Consorzio per gli insediamenti produttivi del Canavese, ha assunto la decisione di finanziare l’intervento con fondi regionali.

- Nell’aprile 2001 è stato presentato uno studio, effettuato dall’Environment Park, nell’ambito del progetto DIADI, “Progetto di valutazione dell’inquinamento acustico dell’area dello stampaggio a caldo in alto Canavese”, i cui risultati sono contenuti nel rapporto finale; tale studio ha fornito precise informazioni sull’inquinamento acustico globale nel comprensorio Busano-Rivara e Canavese-Forno, con particolare riferimento alla caratterizzazione acustica dei siti industriali che hanno aderito al progetto.

- In fase di consultazione di Agenda 21 locale della Provincia di Torino, l’API del Canavese ha avanzato la proposta di una azione di sostenibilità a realizzazione degli interventi individuati nello studio dell’Environment Park.

?? Risorse idriche I dati relativi a campionamenti effettuati alla fine degli anni Ottanta, indicano valori elevati di cloruri (>30 mg/l) nella zona di Ivrea. La città di Ivrea ha inoltre segnalato in sede di consultazione di Agenda 21 locale della Provincia di Torino la necessità di attivare un’azione di deferizzazione e demanganizzazione dei pozzi che forniscono l’acqua potabile ad Ivrea, Banchette, Pavone, Samone e Salerano. Per quanto riguarda l’inquinamento di origine agricola, i dati disponibili sono relativi ad indagini fatte su aree campione coltivate prevalentemente a mais e grano: alcune criticità

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sono state rilevate nella aeree tra Chivasso, Caluso, Mazzé e Salerano, a causa di un elevato uso di atrazina. ?? Suolo Particolarmente preoccupante è il rischio idraulico e idrogeologico. La numerosità degli eventi alluvionali, che ormai hanno ben poco di straordinario, e, in particolare quello più recente dell’ottobre 2000 che ha provocato ingenti danni sia alle infrastrutture che agli insediamenti, pone con evidenza la necessità di applicare al più presto il Piano di Assetto Idrogeologico (approvato il 24/05/01). In sede di consultazione di Agenda 21 locale della Provincia di Torino l’API del Canavese ha proposto un’azione mirata a valutare l’impatto derivante dalla rilocalizzazione di aziende in aree a rischio idrogeologico. Le finalità dell’iniziativa sono molteplici e vanno dal censimento delle attività produttive localizzate nelle aree a rischio idrogeologico al semplice servizio alle imprese che intendono trovare una nuova localizzazione, alla rilocalizzazione in funzione di logiche di filiera, di eccellenza produttiva, di razionale distribuzione del tessuto produttivo. ?? Energia Nell’ambito dell’attività di concertazione per Agenda XXI è emersa la necessità di ricercare fonti energetiche alternative e rinnovabili ed avviare iniziative volte ad incoraggiare e diffondere impianti che minimizzino gli impatti ambientali. Gli impianti non impattanti, quali possono essere quelli di cogenerazine, sono solo l’ultimo anello di una catena di operazioni che hanno come obiettivo primario il miglioramento del patrimonio forestale locale, attraverso la costituzione di una adeguata filiera forestale, ovvero progettare una forma di gestione delle operazioni forestali e di produzione di combustibile che abbia tutti i requisiti, anche economici, per fungere da interlocutore privilegiato con chi gestirà la caldaia ed acquisterà il combustibile. La costituzione di una filiera forestale richiede il coinvolgimento del territorio e la discussione al tavolo di concertazione ha sortito come effetto il progetto di costituzione di un consorzio forestale tra i comuni e le Comunità Montane aderenti al Patto Territoriale del Canavese. Tale progetto è stato inserito nel Programma Provinciale Interventi Ambientali. ?? Siti industriali dismessi Tra le diverse criticità determinate dalla presenza di aree industriali non più utilizzate e, soprattutto, degradate e contaminate, quello più pericoloso per questo territorio è l’ex insediamento industriale Montefibre ad Ivrea. La città si sta attivando, attraverso la stesura del nuovo Piano Regolatore Comunale ad individuare una nuova destinazione d’uso per l’area, nonché risorse finanziarie necessarie per provvedere alla bonifica e recupero dell’area.

?? Mobilità e trasporti Il settore della mobilità determina significativi livelli di criticità ambientale, soprattutto legato all’inefficienza del sistema viario e ferroviario esistente. Il territorio da tempo sollecita scelte e progetti volti al miglioramento del sistema della mobilità esterna ed interna al territorio e, in particolare, il miglioramento del collegamento tra Torino e Aosta sia viabilistico che ferroviario.

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Valle Elvo e Serra ?? Aria, Acqua, Suolo L’area della Valle Elvo e Serra, è caratterizzata da un ambiente naturale poco compromesso ove non sono presenti fenomeni rilevanti di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo. ?? Instabilità dei Versanti Tra le problematiche ambientali, particolare attenzione deve essere rivolta all’instabilità dei versanti. Due le frane più a rischio: nei comuni di Graglia e Donato. ?? Rischio Idrogeologico Secondo il Piano di Assetto Idrogeologico, questo rischio è particolarmente rilevante (definito di classe R4 e R3) nei comuni di Pollone, Sordevolo, Graglia, Netro e Donato. Rispetto a quanto indicato dal PAI è però necessario realizzare degli studi di approfondimento che determineranno in maniera più puntuale le aree a rischio e la loro pericolosità. ?? Incendi boschivi Il fenomeno degli incendi boschivi è una delle maggiori minacce all’ecosistema forestale dell’area. L’abbandono degli spazi pascolivi e la conseguente espansione di boschi spontanei hanno contribuito a determinare un ambiente estremamente favorevole al verificarsi di incendi. In questa direzione, grazie ai finanziamenti della precedente programmazione (docup Ob 5b), è stata avviata nell’area della Serra una filiera forestale che permette il riscaldamento di alcuni edifici pubblici nel comune di Zubiena. Altri interventi in questa direzione sono previsti nella Misura 1 del progetto candidato dal GAL “Sistema Serra” all’Iniziativa Comunitaria Leader Plus.

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Matrice di tipo SWOT

Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Rischi

PO

PO

LAZ

ION

E

?? Situazione demografica stabile;

?? Crescita della popolazione nel sistema locale di Rivarolo

?? Crescita demografica dei comuni della collina chivassese, che si propongono come area residenziale dell’area metropolitana

?? Crescita demografica nei comuni di collina che si propongono come aree residenziali

?? Saldo naturale negativo

?? Invecchiamento della popolazione

?? Ridimensionamento delle fasce giovanili

?? Calo demografico a Ivrea e Chivasso

?? Calo demografico nei comuni di fondo valle e nei comuni più marginali

?? Ambiente naturale e paesaggistico di alto pregio per una qualità insediativa;

?? Presenza di una buona offerta di servizi alla persona

?? Ripresa del comparto edile

?? Scomparsa di alcuni Comuni Montani a causa dello spopolamento e dell’invecchiamento

OC

CU

PA

ZIO

NE

?? Bassi tassi di disoccupazione

?? Alti tassi di attività, anche delle donne

?? bassa scolarità ?? differenziazione produttiva

?? sviluppo di settori complementari al tessile

?? formazione continua

?? monocultura tessile

?? difficoltà di ricollocazione della manodopera tessile

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Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Rischi

AG

RIC

OLT

UR

A

?? Concentrazione della S.A.U. stabile;

?? Diminuzione del numero delle aziende (tendenza alla modernizzazione dell’impresa)

?? Capacità produttiva e potenzialità elevata della pianura canavesano

?? Ampie porzioni di suoli con classi di fertilità di 1° categoria

?? Produzioni cerealicole e zootecniche di buona qualità

?? Specializzazione produttiva (viticola, frutticola)

?? Diminuzione del numero delle aziende (crisi dell’impresa contadina);

?? Agricoltura praticata da anziani o addetti part-time;

?? Resistenza al cambiamento da parte degli addetti (“abbiamo sempre fatto così”)

?? Rispetto delle norme igieniche negli alpeggi

?? Aziende riorganizzate dal punto di vista strutturale, per dimensione territoriale ed economica

?? Diversificazione della produzione

?? Vicinanza favorevole del mercato metropolitano

?? Permanenza di una notevole vocazione agricola

?? Capacità degli operatori di promuovere mostre e fiere dei prodotti tipici

?? Difficile sopravvivenza dell’agricoltura nei territori montani;

?? Abbandono dell’agricoltura e conseguente cedimento di ogni presidio ambientale;

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Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Rischi

IND

US

TR

IA

?? compres enza di modelli produttivi diversi

?? Eporediese: settore dell’elettromeccanica, elettronica e informatica

?? Alto Canavese: stampaggio a caldo

?? Chivassese: specializzazione nella componentistica legata al settore automobilistico

?? Biellese: settore tessile e meccano tessile di alta qualità

?? Qualificazione della manodopera

?? esperienza del Patto Territoriale

?? rilevante presenza di imprese ICT

?? frequenti i fenomeni di spin off

?? accentuazione della competitività delle singole imprese sul mercato nazionale e internazionale

?? forte presenza di imprese innovative

?? ricompattamento delle filiere produttive

?? policentrismo produttivo ed economico

?? infrastrutturazione viaria e ferroviaria insufficiente

?? insufficiente collegamento con l’aeroporto di Caselle

?? carenza di manodopera

?? scarsa capacità di adattamento all’evolversi del mercato

?? attivazione di un’area distrettuale delle nuove tecnologia tra Ivrea e Torino

?? promuovere azioni coordinate di marketing territoriale

?? creazione di poli formativi specializzati (Politecnico e Scienze delle Comunicazioni e Scienze Politiche)

?? centri di eccellenza per la formazione professionale

?? master di design multimediale (Interaction Design Institute)

?? attivazione di 5 Centri di Competenza di TS Canavese

?? disponibilità di aree attrezzate, soprattutto nel Chivassese

?? presenza di un Distretto Tecnologico

?? presenza di un Consorzio per gli insediamenti produttivi

?? promuovere azioni coordinate di marketing del prodotto tessile

?? investire in ricerca ed innovazione

?? riduzione della presenza della grande impresa sul territorio

?? crisi dell’auto e del suo indotto

?? carenza di iniziative che mettano a sistema le PMI

?? riduzione della nicchia di mercato in cui opera il tessile biellese

?? incremento della concorrenza

TE

RZ

IAR

IO

?? rafforzamento progressivo del terziario avanzato

?? Commercio: presenza di grandi strutture di vendita

?? Riequilibrio progressivo nella distribuzione degli esercizi commerciali

?? Crescente diffusione di piccole e medie società di servizio alle imprese

?? Ripresa del comparto edile

?? Buona offerta di servizi pubblici alla persona

?? Penalizzazione delle attività di servizio alle imprese tradizionali dal declino delle strutture industriali

?? Cambiamento strutturale dell’industria può incidere positivamente sull’offerta dei servizi

?? Importante apporto del terziario sul piano occupazionale, anche dal punto di vista qualitativo (diplomati, laureati)

?? Positivo trend del terziario avanzato

?? I servizi alle imprese appaiono un importante mezzo di acceso alla modernizzazione

?? La terziarizzazione può essere un ripiego al declino delle attività industriali

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Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Rischi

TU

RIS

MO

?? Risorse ambientali a carattere naturalistico e paesaggistico

?? Patrimonio geologico ed archeologico

?? Patrimonio storico e architettonico

?? Percorsi storico-culturali che consentono la lettura di un insieme di elementi tra di loro connessi storicamente;

?? Il circuito dei castelli e dei luoghi religiosi

?? La serra d’Ivrea e l’antico territorio dei Valperga di Masino;

?? Il Museo degli artisti russi a Torre Canavese

?? Il Museo Villa Mileto ?? Il Museo Sandretto ?? L’Ecomuseo della Valle

Elvo & Serra

?? Il turismo è stato sempre considerato un settore marginale

?? Non esiste una cultura dell’”accoglienza”

?? Manca un’articolazione dei servizi offerti

?? I servizi offerti sono locali e specialistici

?? Criticità della rete infrastrutturale delle comunicazioni

?? Difficoltà di attrarre flussi turistici da bacini territoriali più vasti.

?? Debole immagine turistica;

?? Miglioramento dell’offerta turistica attraverso un insieme coordinato di azioni pubbliche e private

?? Le potenzialità del territorio sono notevoli e si prestano ad articolare un sistema di offerte particolarmente interessante, soprattutto dal punto di vista del turismo “dolce “ ed estivo;

?? Valorizzazione del “contesto turistico” in tutte le sue potenzialità

?? Esaltazione della diversità e specificità dei diversi luoghi.

?? È considerata un’area “di transito”

?? Forte concorrenza di altre aree (Valle d’Aosta)

?? Disconoscimento delle innumerevoli risorse paesaggistiche ed ambientali;

?? Criticità legata all’offerta ricettiva

Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Rischi

AM

BIE

NT

E

?? Estrema ricchezza del patrimonio naturalistico ed ambientale:

Parco Nazionale del Gran Paradiso, riserva naturale della Bessa, Riserva naturaledelle Baragge, Parco della Burcina, Parco Provinciale del Lago di Candia; ?? Anfiteatro morenico e suoi

sistemi:

colline dell’Anfiteatro morenico, pianura

eporediese, regione Bessa, affioramenti rocciosi della pianura, terrazzi alluvionali

?? Patrimonio geologico e archeologico

?? Ambiente naturale e paesaggistico di alto pregio

?? I 5 laghi di Ivrea ?? Le zone umide di

interesse naturalistico.

?? Aria: inquinamento atmosferico determinata dalla difficoltà della viabilità

?? Rumore: attività dello stampaggio a caldo

?? Risorse idriche: ferro e manganese nei pozzi di acqua potabile di Ivrea

?? Siti industriali dismessi: ex-insediamento Montefibre di Ivrea

?? Mobilità: criticità determinata dall’inefficienza del sistema viario e ferroviario

?? Adozione dei criteri di sostenibilità approvati dai Protocolli di “Agenda 21” locali;

?? Energia: costituzione di un consorzio per la filiera forestale

?? Suolo: rischio idraulico ed idrogeologico

?? Inquinamento atmosferico causato da immissioni del traffico veicolare;

?? Compromissione paesaggistica frutto della quantità e qualità dell’edificato;

?? Instabilità dei versanti

?? Incendi boschivi : area della Serra

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1.2. informazioni sui contenuti del progetto integrato

a) Obiettivi e strategia di riferimento del Progetto Integrato

a1) sviluppo socio-economico I concetti di ambiente, di paesaggio e di territorio sono stati oggetto in questi anni di una intensa attività di riflessione e di rivisitazione teorica. Il concetto di territorio come semplice supporto delle attività economiche è stato superato a vantaggio del suo ruolo come potenziale produttore di ricchezza. L’area del P.I.A sconta oggi un grande deficit di comunicazione verso l’esterno, rischiando di essere un importante sistema economico tagliato, però, fuori dalle grandi direttrici di interscambio del Nord-Ovest e dell’intero Paese. Paradossalmente, il territorio non ha bisogno di individuare nuovi fattori di crescita, ma necessita viceversa di trovare la corretta combinazione delle proprie risorse e le giuste strategie per una loro valorizzazione. Per questi motivi ritorna ad assumere centralità la questione dello sviluppo, intesa come riflessione sulle modalità attraverso le quali consolidare le posizioni di benessere fino ad oggi raggiunte e far fruttare il patrimonio di risorse materiali ed umane venutosi a creare sul territorio. Fare sviluppo sul territorio del P.I.A significa dunque valorizzare, attraverso un piano organico di promozione, le risorse esistenti. Il primo passo da compiere consiste nel ridare una specifica funzione al territorio, ricucire in una precisa strategia i numerosi fattori di eccellenza che lo caratterizzano, creare una nuova identità territoriale identificando i possibili settori economico/produttivi interessati da Pays-sage al fine di valorizzarli/riqualificarli con il perseguimento di una serie di obiettivi.

Progetto integrato d’area dell’anfiteatro morenico della Serra

Filiere economiche- sociali interessate dal

Progetto

Obiettivi

Agricoltura ?? Favorire la riorganizzazione di Aziende dal punto di vista strutturale, per dimensione territoriale ed economica

?? Diversificare la produzione ?? Vicinanza favorevole del

mercato metropolitano ?? Rafforzare la vocazione agricola

esistente ?? Incentivare la capacità degli

operatori di promuovere mostre e fiere dei prodotti tipici

Industria ?? attivare un’area distrettuale

delle nuove tecnologie tra Ivrea e Torino

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?? promuovere azioni coordinate di marketing territoriale

?? creare poli formativi specializzati (Politecnico e Scienze delle Comunicazioni e Scienze Politiche) e centri di eccellenza per la formazione professionale

?? realizzare master di design multimediale (Interaction Design Institute)

?? attivare i 5 Centri di Competenza di TS Canavese

?? creare la disponibilità di aree attrezzate, soprattutto nel Chivassese

Terziario ?? incrementare l’offerta dei

servizi ?? migliorare l’apporto del

terziario sul piano occupazionale, anche dal punto di vista qualitativo (diplomati, laureati)

?? incentivare il positivo trend del terziario avanzato

?? rendere i servizi alle imprese un importante mezzo di accesso alla modernizzazione

Turismo ?? Migliorare l’offerta turistica attraverso un insieme coordinato di azioni pubbliche e private

?? Utilizzare le potenzialità del territorio per articolare un sistema di offerte particolarmente interessante, soprattutto dal punto di vista del turismo “dolce “ ed estivo;

?? Valorizzare il “contesto turistico” in tutte le sue potenzialità

?? Esaltare le diversità e specificità dei diversi luoghi.

?? qualificare e diversificare l’offerta ricettiva

?? recuperare e valorizzare siti di interesse culturale

?? potenziare l’attività di promozione e marketing

azioni di supporto che favoriscano la qualificazione del

territorio,

Definire modelli di intervento che favoriscano la partecipazione dei privati agli investimenti di miglioramento e competitività del territorio (community foundation)

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Popolazione

?? Migliorare l’ambiente naturale e paesaggistico di alto pregio per favorire una qualità insediativa;

?? Incentivare una buona offerta di servizi alla persona

?? Favorire la ripresa del comparto edile

Occupazione

Prevedere un incremento occupazionale diretto di circa 80 unità (a cui occorre aggiungere l’incremento occupazionale indiretto)

Ambiente

?? Adottare i criteri di sostenibilità approvati dai Protocolli di “Agenda 21” locali;

?? Favorire il risparmio energetico attraverso la costituzione di un consorzio per la filiera forestale

L’idea forza, dunque, sulla quale convergono gli obiettivi e gli interventi del PIA è quella di sviluppare un’azione di marketing territoriale che, valorizzando le caratteristiche diversificate ma al tempo stesso complementari dell’area in oggetto, permetta di attrarre persone ed imprese al fine di rafforzare le vocazioni tradizionali (industria, agricoltura e zootecnia) e sviluppare e qualificare nuove filiere quali il turismo ed i servizi nonché attrarre nuovi residenti nelle aree del proprio territorio marginali per uno sviluppo economico tradizionale ma strategiche per nuove attività e nuove modalità di lavoro. Attraverso la riqualificazione del territorio, il recupero ambientale, la qualificazione turistica, l’innovazione tecnologica e lo sviluppo della società dell’informazione (tema prioritario nel Docup della Regione Piemonte) il PIA Pays-sage vuole porre le basi per il miglioramento delle condizioni generali di attrattività del territorio come elemento propedeutico alla creazione di nuove imprese. L’ipotesi che si vuole perseguire è quella di promuovere la definizione di una “Società di Trasformazioni Territoriale” (parafrasando la “Società di Trasformazioni Urbana” come riferimento procedurale), rendendo il P.I.A un “processo di azione integrata” in itinere piuttosto che considerarlo un “piano di azione integrata”. Questo consentirebbe il rafforzamento dell’identità del territorio oggetto del Progetto integrato d’area che faccia leva sul carattere poliedrico del sistema produttivo locale, sull’esistenza di un ambiente fondato sull’innovazione e la ricerca e che favorisca la creazione di un fenomeno di “Distrettualizzazione multivocazionale” volto a creare nuove filiere di sviluppo socio-economico, in coerenza con le nuove tendenze di sviluppo della Regione Piemonte in cui l’accelerato sviluppo industriale manifatturiero dell’ultimo secolo ha promosso, nei confronti dei territori terzi e soprattutto fuori dall’Italia, l’immagine del polo industriale e non quella di centro storico e culturale.

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Cruciale diventa allora, in questo contesto, il tema del paesaggio (l’approfondimento conoscitivo della materia paesistica-ambientale è anche uno degli obiettivi del Programma regionale di sviluppo) che diventa dunque il filo conduttore della strategia di programmazione del PIA, integrando azioni di tutela e valorizzazione dell’ambiente, politiche di sviluppo turistico e creazione di valore per la comunità. Il termine paesaggio è considerato però nel senso più ampio del termine e in tutte le sue componenti: naturale, agricola, industriale ed urbana. I territori Canavesano e Biellese si prestano in modo particolare a questo tipo di approccio in quanto possono offrire un territorio di ottima qualità e soprattutto con una tradizione di sviluppo industriale rispettosa del paesaggio. Adriano Olivetti ad Ivrea, Ermenegildo Zegna a Trivero e Felice Piacenza a Pollone, pionieri all’epoca, ci offrono un esempio di approccio ai temi dello sviluppo territoriale oggi attualissimo. L’attenzione di Adriano Olivetti per l’espansione dell’impresa è debitrice nei confronti di Taylor e Ford e di un dibattito internazionale che coinvolgeva ingegneri della produzione, politici, intellettuali ed architetti. La crisi dello stato di diritto, il regionalismo, la necessità della pianificazione, la ricerca di un nuovo umanesimo sono temi che influenzarono Adriano Olivetti sul connubio tra industria e territorio. Tra il 1934 e il 1943, mentre si realizzano i primi ampliamenti dell’impianto industriale originale, molti progetti investono la fabbrica e la città, come ad esempio l’asilo nido, la casa popolare di Borgo Olivetti, gli edifici del quartiere Castellamonte, tutti affidati a giovani architetti, e il piano urbanistico della città di Ivrea. Dall’altra parte della Serra, nel Biellese, a testimonianza di una omogeneità culturale oltre che fisica delle due aree, sono da ricordare Ermenegildo Zegna e Felice Piacenza. Il primo oltre che fondatore dell’omonimo lanificio influì in modo fondamentale nello sviluppo del Comune di Trivero e nelle condizioni di vita dei suoi abitanti. Zegna fece infatti costruire un ospedale, un asilo, e numerose strutture sportive. Realizzò inoltre un progetto di valorizzazione dell’intera zona montana alle spalle della fabbrica, piantumando migliaia di alberi, dotandola di infrastrutture per il tempo libero e costruendo una strada che la percorresse, collegando la Valle Strona con la Valle Cervo ed offrendo una balconata panoramica sulla pianura sottostante. Quest’area è ancora oggi gestita dalla famiglia Zegna che ne ha fatto un Oasi. Altro esempio importante è Felice Piacenza, anch’esso imprenditore laniero proseguì l’opera del padre Giovanni. Questi a partire dal 1800 iniziò ad acquistare vari terreni siti nelle parti inferiori di una collina denominata Burcina e a piantumarli con sequoie, cedri dell’Atlante, pini strobus e altro. Felice per quasi 50 anni lavorò a questo progetto, acquistando nuovi terreni, tracciando strade e sentieri, piantando nuove e rare specie di alberi e la spettacolare valle dei rododendri. Oltre l’aspetto botanico è di particolare rilievo la composizione paesaggistica che fu migliorata dal figlio, Enzo che incaricò il noto paesaggista Porcinai della progettazione del nuovo ingresso. La Burcina è oggi una Riserva Naturale Speciale della Regione Piemonte. Entrambi gli esempi biellesi come il più famoso Olivetti, realizzarono queste opere seguendo un’idea ai tempi assolutamente innovativa e che oggi è tornata ad essere di estrema attualità: la qualità del paesaggio, naturale e costruito sono una componente fondamentale della qualità della vita. I nostri tre esempi, e Adriano Olivetti in particolare, diedero inoltre particolare importanza all’aspetto sociale dello sviluppo industriale, capendo che occorreva offrire qualità sia nell’ambiente di lavoro che in quello circostante. L’attenzione che il PIA del Canavese e Biellese dedica a questi temi non è quindi solo legata a fattori contingenti ma ripropone un’idea e una visione di sviluppo territoriale che era già presente e che li accomunava oltre un secolo fa.

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L’obiettivo sarà quello di realizzare un “Contratto per l’avvenire”, andando così oltre i Patti Territoriali e i Protocolli d’intesa già adottati per definire una sorta di pianificazione strategica orientata a realizzare il “IV° Polo turistico del Piemonte” salvaguardando la vocazione industriale e il campo dell’innovazione tecnologica che caratterizza in modo significativo questa porzione di territorio piemontese. Occorre, tuttavia, che le amministrazioni locali identifichino misure e strumenti utili a valorizzare comunque quanto si sta facendo, anche dal punto di vista delle ripercussioni sulla finanza locale. Un esempio in questa direzione potrebbe essere la valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente, puntando a facilitare l’acquisto, la ristrutturazione e l’affitto delle case di campagna e di paese, attorno ad un disegno di recupero edilizio secondo canoni di qualità. In tal modo la fruizione del territorio oggi percepita come praticabile dal grande pubblico sarebbe resa coerente con il progetto più a lungo termine, ed allo stesso tempo consentirebbe di mettere a valore situazioni da tempo compromesse. Un’adeguata politica fiscale, accompagnata da formule che facilitino gli interventi come quelli prospettati potrebbe essere un passo nella giusta direzione. La dizione impiegata di “politiche fiscali” sottolinea come, nel quadro delle politiche di federalismo e di riorganizzazione dei servizi locali, accanto all’ICI esistano oggi altri strumenti importanti di tipo tariffario che influiscono sulla competitività del territorio. Un’ipotesi a questo riguardo è la possibilità di porre in essere una pianificazione pluriennale adeguata di eventi ed iniziative promozionali, per le quali il problema centrale è appunto la definizione delle fonti e dell’ammontare del finanziamento disponibile. Un modello interessante ma ancora non sperimentato in Piemonte (ha invece avviato i primi passi in Lombardia attraverso la Fondazione CARIPLO) è quello della “community foundation”: si tratta di una fondazione a spiccata vocazione locale, alimentata da donazioni pubbliche e private, individuali e di imprese, e rivolta ad affrontare uno o più specifici bisogni del territorio, sui quali evidentemente esiste un ampio consenso (Allegato 3) Nel caso specifico tale fondazione locale potrebbe farsi carico del sostegno ad un programma promozionale pluriennale, in concorso con i fondi pubblici costituendo, di fatto, un’articolazione concreta del PIA. Al fine di monitorare e rendere trasferibili le buone prassi adottate ed i risultati eventualmente raggiunti il PIA sarà valutato in itinere ed ex post utilizzando gli indicatori di valutazione di politiche pubbliche che permetteranno di misurare non solo a fini di rendicontazione, ma di misurazione del valore aggiunto i risultati fisici, finanziari e procedurali. A tal fine il Comune di Ivrea ha già stipulato una convenzione con i referenti del master di “Analisi delle Politiche pubbliche” gestito dal Corep al fine di rendere disponibile una risorsa per effettuare l’intervento di valutazione

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a2) Sostenibilità ambientale

Patto Territoriale del Canavese

Negli ultimi due anni il tema ambientale, la sua salvaguardia, la necessità di promuovere lo sviluppo locale, purché sostenibile, è stato oggetto di ampio dibattito, proprio in sede di Tavolo di concertazione dei Patti Territoriali, grazie al coinvolgimento, da parte della Provincia di Torino, dei territori al processo di Agenda 21 locale provinciale; invito a cui i territori hanno aderito con convinzione. L’Agenda 21 della Provincia di Torino Con il termine Agenda 21 si indica l’insieme di strategie e azioni da intraprendere nel 21° secolo per assicurare uno sviluppo dell’umanità che non depauperi le risorse naturali a scapito delle possibilità di sviluppo delle future generazioni. Uno sviluppo che rispetta questo principio è definito “sostenibile”. La Provincia di Torino è giunta alla decisione di avviare un processo di Agenda 21 sul proprio territorio, con l’adesione, nel 1998, alla Carta di Aalborg, dopo aver impostato e avviato numerose iniziative volte a migliorare la capacità di gestione e intervento in campo ambientale. L’Agenda 21 provinciale costituisce la naturale prosecuzione di un impegno, e un’occasione per rilanciare l’azione ambientale a partire dalle aspettative e dai bisogni dei territori, al fine di pervenire a dinamiche di sviluppo ‘intrinsecamente sostenibili’. Il percorso di Agenda 21 provinciale si avvia con il primo Forum di giugno 2000; mentre segna il primo risultato del processo avviato, presentando al Forum del 18 gennaio 2002 il Piano di Azione. Chiave del processo di Agenda 21 è: - l’intercettazione delle dinamiche di sviluppo locale esistenti - la valorizzazione delle diversità territoriali: da qui la scelta di coinvolgere nella concertazione di Agenda 21 gli 8 Patti Territoriali costituiti in Provincia e l’Associazione “Torino Internazionale”, per quanto riguarda il territorio metropolitano. Gli incontri con gli attori di ciascun Patto territoriale hanno seguito un preciso percorso: 1. l’avvio degli incontri si è caratterizzato in un’azione di ingaggio o pre-

concertazione, il cui scopo è stato quello di portare all’interno dei Tavoli di concertazione dei Patti territoriali la tematica della sostenibilità ambientale in tutte le azioni di sviluppo locale e di illustrazione del processo di Agenda 21 attivato dalla Provincia.

2. la fase successiva ha coinciso con la costituzione del Tavolo Tematico su Agenda 21 e l’avvio di una fase di raccolta e censimento di iniziative, progetti, criticità ed emergenze propri di ciascun territorio. Da questo momento alcuni Tavoli tematici hanno attivato percorsi propri di concertazione su temi ambientali specifici.

3. l’impegno di tutti gli attori ad attivare azioni di sostenibilità è stata ratificata con la sottoscrizione di un protocollo sullo sviluppo locale sostenibile, di pari opportunità e l’equità sociale, aggiuntivo a quello generale già sottoscritto. La preparazione del testo del protocollo è stata oggetto di discussione, che ha contribuito alla raccolta e segnalazione di azioni e progetti e di suggerimenti per promuovere uno sviluppo locale

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sostenibile, caratterizzato non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dalla diffusione dei principi di pari opportunità e di equità sociale.

I risultato concreti dell’attività di concertazione di Agenda 21 della Provincia di Torino sono stati, quindi:

a) la sottoscrizione di un Protocollo sullo sviluppo locale sostenibile, le pari opportunità e l’equità sociale

b) la definizione di un quadro coerente di obiettivi ed azioni per affrontare le criticità rilevate;

a. alcune di queste azioni sono confluite nel Piano di Azione di Agenda 21 della Provincia di Torino presentato al Forum del 18 gennaio 2002.

b. altre sono entrate a far parte del Programma Provinciale Interventi Ambientali con fondi assegnati dalla Regione Piemonte.

Ma il vero risultato di questo processo per i territori è stato l’aver acquisito la consapevolezza e la capacità di declinare in chiave di sostenibilità tutti i processi di sviluppo, non solo ambientali, ma anche occupazionali, sociali ed economici. L’esperienza acquisita si è rivelata estremamente fruttuosa nel momento in cui ha preso l’avvio il Nuovo Documento Unico di Programmazione Regionale dei fondi strutturali: il territorio ha immediatamente compreso l’importanza strategica del mainstreaming ambientale sottolineata dall’Autorità di Gestione regionale ed ha scelto di candidare a finanziamento un P.I.A. fortemente caratterizzato ambientalmente. I criteri guida di sostenibilità È evidente che i criteri guida di sostenibilità in relazione ai problemi del territorio siano stati quelli tracciati dal percorso effettuato:

1. gli Assi strategici di Agenda 21 della Provincia di Torino: ?? lavorare, produrre, consumare: la sostenibilità dei processi produttivi e di consumo ?? popolazione, risorse naturali e agricole: sostenibilità dei modelli insediativi e di uso

del territorio ?? muoversi: la sostenibilità del sistema dei trasporti a questi va aggiunto un asse trasversale ai precedenti ?? la coesione sociale: elemento fondante di un processo di sostenibilità

2. gli obiettivi specifici individuati in sede di concertazione ambientale e inseriti Protocollo sullo sviluppo locale sostenibile, le pari opportunità e l’equità sociale tali obiettivi specifici sono stati individuati con specifico riferimento agli Assi strategici prima indicati:

?? ASSE 1: LA SOSTENIBILITA’ DEI PROCESSI PRODUTTIVI E DI CONSUMO migliorare l’efficienza ambientale del settore produttivo e dei servizi energetico-ambientali nell’uso delle risorse ambientali locali, attraverso le seguenti azioni: - promuovere l'uso di energia rinnovabile proveniente dalla biomassa e dai

biocombustibili,

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- ridurre i consumi di energia da fonti non rinnovabili e valorizzare le opportunità ambientali e occupazionali associate alla promozione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica,

- promuovere la manutenzione e valorizzazione delle risorse forestali, - attuare un progetto di valutazione dell’inquinamento acustico dello stampaggio a

caldo in Alto Canavese, - sostenere la “Mitigazione del rischio idrogeologico” attraverso l’attuazione del

Piano di Assetto Idrogeologico (approvato il 24/05/01) favorendo la rilocalizzazione di attività produttive collocate in aree sensibili

?? ASSE 2: SOSTENIBILITA’ DEI MODELLI INSEDIATIVI E DI USO DEL TERRITORIO

conservare, ripristinare e interconnettere gli habitat naturali (aree verdi e corsi d’acqua) ed i paesaggi, ridurre i fenomeni di dissesto idrogeologico, sviluppare un’agricoltura equilibrata e sostenibile, promuovendo le produzioni tipiche e la diversità colturale e riducendone gli impatti, attraverso le seguenti azioni: - sostegno alla conversione delle produzioni agricole e zootecniche, - certificazione delle filiere produttive, - prevenire e ridurre l’inquinamento di aree sotterranee e di superficie, - promuovere progetti di sviluppo di biomasse, - promuovere il Parco Fluviale del Torrente Orco, - promuovere un progetto pilota di riqualificazione dei Centri storici, mediante

interventi edilizi migliorativi, - promuovere accordi volontari finalizzati alla realizzazione di progetti di

coinvolgimento dell’agricoltura in azioni di manutenzione ambientale, - sostenere le filiere forestali integrate con impianti a biomassa (Impianto Colle

Bellavista, progetti Consorzio ASA), - redigere piani operativi di manutenzione ordinaria, con evidenziazione della tipologia

degli interventi necessari, della loro estensione, del livello di investimenti necessari, delle priorità nella loro realizzazione,

?? ASSE 3: SOSTENIBILITA’ DEL SISTEMA DEI TRASPORTI perseguire un più elevato livello di sostenibilità ambientale e territoriale del sistema della mobilità attraverso le seguenti azioni: - sostenere scelte e progetti volti al miglioramento del sistema ferroviario e

all’incremento del suo utilizzo, - migliorare i collegamenti del territorio sull’asse Torino-Aosta, - garantire il rispetto dello standard della qualità dell’aria e ridurre l’esposizione della

popolazione a livelli sonori eccessivi,

?? AZIONI TRASVERSALI integrare politiche per le pari opportunità e politiche di sviluppo sostenibile - promuovere un processo di sviluppo sostenibile del territorio in relazione alla

accoglienza dei nuclei familiari, al supporto alle attività legate alle responsabilità familiari nella prospettiva di acquisizione di un tenore di vita socialmente e economicamente sostenibile per donne e uomini,

- favorire le azioni di informazione, sensibilizzazione, approfondimento, che pongano le politiche di sviluppo del territorio in relazione alle politiche ambientali e alle

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politiche di pari opportunità, con il coinvolgimento di tutti i soggetti che operano nel Patto,

- attuare il protocollo di parità sottoscritto nel Patto Territoriale del Canavese attraverso le iniziative di sviluppo locale che saranno adottate,

- attuare in modo organico e concertato una efficace politica di pari opportunità sull'intero territorio, mediante la realizzazione del Piano territoriale "Parità in Movimento" contenente progetti orientati ad attivare e valorizzare, attraverso i diversi organismi di parità e i Patti Territoriali, le reti presenti e potenziali del territorio provinciale

- sostenere l'attività di raccolta e di analisi dei dati allo scopo di orientare meglio l'azione di mainstreaming nel territorio provinciale nonchè di valorizzazione e comunicazione (ai fini anche della loro trasferibilità) delle esperienze positive messe in essere ("Archivio delle buone prassi")

Integrare politiche di inclusione sociale e politiche di sviluppo sostenibile - promuovere progetti di inclusione sociale rivolti alle fasce più deboli, ai portatori di

handicap, agli anziani, - rafforzare le imprese che operano nel campo dell’economia sociale, - rafforzare l’attività in rete dei servizi destinati alle fasce più deboli della

popolazione, - valorizzare e sostenere le responsabilità familiari, sostenendo e valorizzando le

capacità genitoriali, le pari opportunità e la condivisione della responsabilità tra uomini e donne, promuovendo una visione positiva delle persone anziane,

- rafforzare i diritti dei minori, consolidando e qualificando le risposte per l'infanzia e l'adolescenza,

- potenziare gli interventi a contrasto della povertà, - sostenere con servizi domiciliari le persone non autosufficienti (specie le disabilità

gravi) - sostenere e valorizzare le politiche finalizzate a migliorare la sicurezza

dell'ambiente sociale anche con azioni orientate alla diffusione di una cultura di legalità e di rispetto delle diversità di ciascun individuo

- promuovere progetti di inclusione sociale rivolti a tutte le fasce di popolazione in situazione di difficoltà per rimuovere le condizioni di svantaggio individuale e sociale e favorire una maggior qualità della vita

- progetto di miglioramento dell'accoglienza dei cittadini extracomunitari: adeguamento quantitativo e qualitativo delle strutture esistenti sul territorio

- rafforzamento delle competenze e della presenza sul mercato delle imprese, dell'associazionismo e volontariato che operano nel campo dell'economia sociale

- rafforzamento dell'attività programmatoria integrata dei servizi sul territorio per garantire la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali di riforma cosi come previsto dalla legge di riforma dell'assistenza che, dopo ben 100 anni, modifica radicalmente il sistema dei servizi alla persona ed implica un profondo cambiamento culturale nell'intera società

Integrare politiche formative e politiche di sviluppo sostenibile - diffondere informazioni corrette e scientificamente testate sui rischi di varia natura

per i cittadini e le cittadine,

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- sviluppare attività di formazione professionale e progetti di educazione ambientale e informazione alla cittadinanza, in particolare in relazione alla gestione energetica e dei rifiuti.

Integrare politiche di coesione e politiche di gestione sostenibile della mobilità: - sostenere i Comuni del territorio nella realizzazione e la messa in rete dei Piani di

Coordinamento Orari cosi come previsto dalla legge 53/2000 al capo VII "Coordinamento Tempi delle Città" in una visione del territorio dinamica e non compresa nei soli confini geografici "settoriali" per migliorare la qualità della vita dei cittadini e delle cittadine

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Piano Territoriale della Provincia di Biella

Il Piano Territoriale Provinciale, in corso di predisposizione, assume l’obiettivo dello sviluppo sostenibile e impegna la provincia a realizzare percorsi di partecipazione ed ascolto sociale per verificare ed arricchire i contenuti del proprio P.T.P. ed a promuovere la condivisione con le istituzioni e gli attori sociali di un sistema di indicatori appropriati attraverso i quali monitorare la sostenibilità ambientale, economica e sociale del Piano. Il P.T.P. è costituito dai seguenti elaborati: - il documento programmatico "Il sistema degli obiettivi e delle politiche"; - la matrice ambientale; - la relazione illustrativa, comprensiva della valutazione di compatibilità ambientale; - le tavole di piano; - le norme di attuazione; - i progetti territoriali. - i dossier comunali.

In particolare: - Il Sistema degli Obiettivi e delle Politiche esprime gli indirizzi e definisce gli

obiettivi che la Provincia di Biella affida all'intero complesso delle proprie politiche di regolazione e di sviluppo; esso ha funzione di orientamento delle attività di pianificazione tanto della Provincia che dei Comuni e delle Comunità Montane.

- La matrice ambientale documenta lo stato dell'arte delle conoscenze sull'ambiente e il paesaggio biellese nelle sue diverse componenti geo-fisiche, bio-vegetazionali e storico-culturali.

- La relazione illustrativa contiene l'esplicitazione dei criteri e delle scelte operate dal Piano in riferimento alla situazione del territorio provinciale e richiama i diversi Documenti prodotti dal Piano sulle principali tematiche sociali, territoriali e ambientali. Essa contiene inoltre la valutazione di compatibilità ambientale.

- Le norme di attuazione , definiscono le procedure per la attuazione e la verifica del P.T.P. e l'articolazione dei contenuti della disciplina paesistico-ambientale e di quella urbanistica del Piano.

- I progetti territoriali descrivono attraverso apposita scheda gli interventi individuati dal Piano e verificati con gli attori locali, caratterizzati da esigenze di approfondimento tematico, valutazione di fattibilità e sostenibilità, concertazione istituzionale e sociale.

Il Sistema degli Obiettivi e delle Politiche del PTP individua i seguenti obiettivi: 1. sostenere le chances di successo degli attori economici e sociali biellesi nel mercato

globale, migliorando le prestazioni del sistema locale; 2. sviluppare la ricerca e la formazione favorendo la crescita culturale e le potenzialità

dei cittadini biellesi; 3. potenziare il sistema delle infrastrutture della mobilità, migliorando la sua capacità

d’integrazione e di scambio e garantendo maggiori condizioni di sicurezza; 4. salvaguardare la sicurezza del territorio mitigando i fattori di rischio fisico, biologico e

sociale, sviluppando logiche di prevenzione, monitoraggio e comunicazione sociale; 5. garantire la conservazione e la produzione delle risorse ambientali e assumere la

sostenibilità ambientale come metro per uno sviluppo equilibrato e duraturo; 6. valorizzare il territorio biellese, la sua identità culturale e le sue peculiarità,

considerando le diverse formazioni sociali ed articolazioni territoriali come elemento di ricchezza del sistema provinciale;

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7. garantire a tutti pari opportunità, mitigando le condizioni di svantaggio di natura strutturale e sociale;

8. Integrare fra loro le scelte settoriali, superando le logiche di approccio burocratico ai problemi. Favorire la partecipazione sociale e la cooperazione istituzionale, definendo traguardi condivisi, controllabili e misurabili.

Migliorare l’efficacia del processo decisionale, accentuando il contenuto progettuale delle politiche territoriali, arricchendo la dotazione strumentale necessaria al processo di pianificazione e portando a maggior coerenza le scelte di bilancio

Relativamente ad ogni obiettivo il documento illustra le politiche che si intende avviare, i soggetti con i quali è necessario concertare le azioni previste e gli strumenti che vengono utilizzati per rendere operative le politiche. In particolare riportiamo le politiche relative agli obiettivi strettamente connessi con il PIA. A sostenere le chances di successo degli attori economici e sociali biellesi nel mercato

globale, migliorando le prestazioni del sistema locale; A1.1 sviluppo ed innovazione del sistema locale A1.2 qualificazione dell’offerta delle opportunità insediative A2 sviluppo e qualificazione dell’offerta turistica A3 qualificazione economica ed ecologica delle produzioni agricole

F valorizzare il territorio biellese, la sua identità culturale e le sue peculiarità, considerando le diverse formazioni sociali ed articolazioni territoriali come elemento di ricchezza del sistema provinciale; F1.1 allestimento di un sistema integrato di offerta ambientale

F1.2 allestimento di un sistema di servizi ambientali F2 valorizzazione e qualificazione del paesaggio costruito F3 riordino e qualificazione del paesaggio urbano F4 tutela e valorizzazione dei beni culturali H Integrare fra loro le scelte settoriali, superando le logiche di approccio burocratico ai

problemi. Favorire la partecipazione sociale e la cooperazione istituzionale, definendo traguardi condivisi, controllabili e misurabili. Migliorare l’efficacia del processo decisionale, accentuando il contenuto progettuale delle politiche territoriali, arricchendo la dotazione strumentale necessaria al processo di pianificazione e portando a maggior coerenza le scelte di bilancio. H1 sviluppo di un sistema integrato di programmazione H2 sostegno alla cooperazione istituzionale per la gestione associata dei servizi

pubblici locali e dei servizi di rete H3 allestimento di supporti logistici efficaci per la pianificazione e gestione del

territorio

B) Effetti sull’ambiente derivati dalla realizzazione del Progetto Il P.I.A Canavese-Biellese intende realizzare, attraverso il complesso delle azioni messe in atto, un intervento integrato e diffuso sul territorio di riqualificazione ambientale a partire dalal convinzione che la sua natura di “IV° Polo turistico” possa derivare dalla capacità di valorizzare un ambiente naturale unico nel suo genere, quello dell’Anfiteatro morenico, che si configura come contesto ideale a favorire quella diversificazione produttiva ritenuta essenziale per attrarre persone ed imprese.

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In tal senso i caratteri fortemente ambientali del Progetto integrato di area Pays-sage produrranno effetti puntuali sull’ambiente naturale, economico e sociale il cui filo conduttore e obiettivo strategico sarà quello di leggere gli effetti nel miglioramento del paesaggio, ovvero: 1. valorizzazione ai fini del mantenimento e fruibilità sostenibile dell’Anfiteatro Morenico 2. interventi di riqualificazione del paesaggio 3. miglioramento della manutenzione delle zone boscate 4. indirizzo di sostenibilità per le attività sul territorio

?? agricoltura (multifunzionalità) ?? turismo ?? industria (sviluppo dell’innovazione tecnologica)

5. riqualificazione dei centri storici 6. valorizzazione del biotopo 7. valorizzazione e miglioramento della zona lacustre 8. sostenibilità sociale 9. realizzazione di interventi volti a sostenere l’aggregazione/sostenibilità sociale 10. valorizzazione dei prodotti tipici 11. incremento di popolazione residente nelle zone montane Il Documento degli Obiettivi e delle Politiche del Piano Territoriale della Provincia di Biella individua inoltre le seguenti politiche: A1.1 sviluppo ed innovazione del sistema locale In tutti i comuni della provincia il Piano promuove politiche di sviluppo ed innovazione del sistema locale attraverso: - lo sviluppo di un sistema integrato di programmazione - la creazione di condizioni che rafforzino la competitività del distretto industriale biellese - il supporto alla creazione e allo sviluppo di imprese in settori complementari e/o

alternativi a quello tessile - lo sviluppo di azioni di marketing territoriale - l’individuazione di forme di pianificazione e gestione finanziaria che premi la qualità e

l’innovazione - lo sviluppo di un sistema di conoscenza, monitoraggio e comunicazione dei processi

sociali ed economici del territorio biellese - la promozione delle condizioni necessarie alla realizzazioni di infrastrutture di rete a

supporto delle telecomunicazioni I progetto “PAYS-SAGE” è coerente con le politiche sopra descritte in quanto: - prevede interventi tra loro coerenti ed integrati - crea le condizioni per lo sviluppo del settore turistico - promuove azioni di marketing che valorizzino l’area in ambito nazionale ed

internazionale

A2 sviluppo e qualificazione dell’offerta turistica In tutti i comuni a vocazione turistica ed in particolare in quelli montani il Piano promuovere politiche di sviluppo e qualificazione dell’offerta turistica attraverso: - la promozione turistica del sistema montano - la promozione delle aree rurali ed alpine, delle aree protette e del sistema dei santuari - il miglioramento qualitativo e quantitativo dell’offerta ricettiva

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- la promozione dei prodotti locali e dei beni storici e culturali - la promozione ed il sostegno di manifestazioni ed aventi culturali - la formazione degli addetti. I progetto “PAYS-SAGE” persegue le politiche sopra descritte in quanto: - sostiene la nascita di nuove imprese alberghiere - migliora il sistema di accoglienza dei santuari - valorizza in chiave turistica l’offerta di archeologia industriale - sostiene la creazione di infrastrutture per il turismo escursionistico F1.1 allestimento di un sistema integrato di offerta ambientale In tutti i comuni della provincia il Piano promuove politiche per l’allestimento di un sistema integrato di offerta ambientale attraverso: - lo sviluppo delle politiche per la fruizione delle aree di interesse naturalistico - la conservazione e la valorizzazione dei paesaggi agrari di impianto storico - la tutela e qualificazione del patrimonio forestale e degli ambienti fluviali - la promozione di progetti di valorizzazione ambientale - la promozione di accordi di programma per la gestione delle politiche di confine Il progetto “PAYS-SAGE”, pur non interessando direttamente gli ambiti di intervento di questa politica, è coerente con le politiche sopra descritte in quanto: - gli interventi previsti si pongono come obiettivo la conservazione, la valorizzazione la

fruibilità sostenibile dell’Anfiteatro Morenico della Serra - costituisce il primo esempio di accordo tra le Province di Torino e Biella per la gestione

di un progetto comune F2 valorizzazione e qualificazione del paesaggio costruito In tutti i comuni della provincia il Piano promuove politiche per la valorizzazione e qualificazione del paesaggio costruito attraverso: - la promozione di politiche per la riqualificazione del paesaggio - il consolidamento del CAUA - la realizzazione di iniziative articolate di comunicazione e marketing pubblico - l’attività di supporto agli amministratori ed agli uffici tecnici degli enti locali - l’attività di consulenza tecnica gratuita - lo sviluppo di ricerche e approfondimenti su particolari architettonici e tecniche

costruttive tradizionali Il progetto “PAYS-SAGE” individuando nel paesaggio il filo conduttore della propria strategia di programmazione risulta coerente con la politica sopra descritta in quanto: - prevede interventi di recupero e riqualificazione di edifici legati alla tradizione agricola

ed industriale dell’area - promuove un miglioramento qualitativo del territorio finalizzato al recupero di

un’identità culturale e di appartenenza di chi vi abita ed alla attrazione di persone ed imprese dall’esterno

F4 tutela e valorizzazione dei beni culturali In tutti i comuni della provincia ed in particolare in quelli sede delle cellule ecomuseali, il Piano promuove politiche per la tutela e valorizzazione dei beni culturali attraverso: - la riqualificazione dei centri storici - la qualificazione dei tessuti storici minori e delle emergenze monumentali - la tutela e la rivitalizzazione dei centri di notevole valore storico – architettonico - la valorizzazione della provincia come distretto della cultura tessile

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- il recupero e la valorizzazione delle emergenze isolate - il riuso e la valorizzazione del patrimonio insediativo storico di origine rurale - l’individuazione di tracciati della viabilità storica - allestimento di momenti di offerta e di animazione ecomuseale I progetto “PAYS-SAGE” persegue le politiche sopra descritte in quanto: - prevede la ristrutturazione di un edificio nel centro storico di Magnano - prevede il completamento del recupero dell’Ospizio annesso al Santuario di Graglia - prevede il completamento del recupero e della rifunzionalizzazione della Cascina S.

Clemente - prevede la ristrutturazione della Fucina Morino, quale cellula ecomuseale dedicata alla

lavorazione del ferro - prevede la realizzazione di un percorso di fruizione ambientale che utilizzi

prevalentemente tracciati storici

C) Modalità ed indicatori di monitoraggio dello stato di avanzamento e realizzazione del progetto

L’efficacia ed il feed back atteso dal Progetto Integrato sarà garantita non solo dalla adesione da parte delle amministrazioni coinvolte agli obiettivi generali del piano stesso, ma da una attenta azione di monitoraggio effettuata a cura della Provincia di Torino quale soggetto capofila del Progetto Integrato d’Area dell’Anfiteatro morenico della Serra Il monitoraggio sarà realizzato a due livelli: a) per singolo progetto; b) per il Piano Integrato d’Area nel suo insieme. Indicatori di avanzamento procedurale ?? n° studi di fattibilità ?? n° progetti preliminari ?? n° progetti definitivi ?? n° progetti esecutivi Indicatori di realizzazione finanziaria ?? Risorse programmate ?? Risorse messe a bando (impegnate a bilancio dai soggetti pubblici) ?? Spese effettivamente sostenute ?? Costo medio per progetto Indicatori di realizzazione fisica ?? n° progetti approvati per linea di intervento ?? n° progetti avviati per linea di intervento ?? Superficie infrastrutturata ?? n° percorsi fruibili ?? Piani di risanamento ambientale realizzati Indicatori di risultato ?? Grado di integrazione interna ?? Grado di integrazione esterna

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?? n° imprese operanti nel settore turistico e della ricettività ?? n° addetti attività turistiche e della ricettività ?? n° enti locali coinvolti ?? Investimenti realizzati Indicatori di impatto ?? Dinamica delle presenze turistiche nell’area ?? Dinamica delle popolazione ?? Dinamica dell’occupazione ?? Strutture integrate di partenariato Il monitoraggio avrà cadenza trimestrale e sulla base dei dati raccolti verrà predisposta una relazione di monitoraggio sui singoli interventi e sull’avanzamento lavori del Progetto Integrato nel suo complesso. L’azione di monitoraggio sarà coordinata dal Gruppo di Lavoro interdipartimentale della Provincia di Torino e le risultanze verranno trasmesse alla Regione Piemonte.

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2) Informazioni sugli interventi/azioni

2.2 Integrazione interna e connessioni a) Esplicitazione della connessione fra gli interventi (dimostrazione della

integrazione interna del progetto) L’Anfiteatro Morenico della Serra può essere considerato luogo ideale per un approfondimento del tema del paesaggio: le sue peculiarità geomorfologiche (l’anfiteatro è assimilabile ad un luogo equivalente ad una valle, un altipiano, un golfo), la sua posizione geografica (Milano, Torino, Genova, Ginevra raggiungibili in auto in meno di 90 minuti), la sua storia e tradizione di industria all’avanguardia, eccezionale e forse unica nei suoi rapporti con il territorio ed il suo paesaggio lo rendono idoneo, per alcune categorie di abitanti, ad essere eletto luogo per una vita di qualità (abitare, lavorare, crescere ed istruirsi, fare cose che piacciono al corpo ed allo spirito) che qui è possibile attuare, tale da renderlo una sorta di potenziale Distretto turistico. La recente formazione, inoltre, del MaAm di Ivrea – Museo all’aperto di Architettura Moderna, può diventare un’opportunità per fare evolvere la tradizione storica di avanguardia di questi luoghi nei campi dell’Architettura e dell’Urbanistica verso il terreno, poco frequentato, per ora, in Italia, del Paesaggio tenendo conto che quest’azione può essere coordinata e consolidata attraverso la competenza e la sensibilità per i temi architettonici e ambientali tradizionalmente presenti nell’area Biellese e recentemente manifestatasi nel CAUA (Consiglio di Architettura Urbanistica e Ambiente) della Provincia di Biella. I territori del Patto del Canavese e della Provincia di Biella si prestano in modo particolare a questo tipo di approccio in quanto possono offrire un territorio di ottima qualità e soprattutto con una tradizione di sviluppo industriale rispettosa del paesaggio. Adriano Olivetti ad Ivrea, Ermenegildo Zegna a Trivero e Felice Piacenza a Pollone, pionieri all’epoca, ci offrono un esempio di approccio ai temi dello sviluppo territoriale oggi attualissimo. Questo retroterra può costituire il presupposto per far nascere un laboratorio del Paesaggio, confermando le tradizioni di avanguardia dell’area dell’Anfiteatro morenico sia per studi, che per realizzazioni (Olivetti è stata, tra l’altro, “un’utopia reale”) che, uniti alla possibilità di realizzare una pianificazione paesistica, consentano di generalizzare la conoscenza e la valorizzazione del territorio che, in questo modo, può assumere un valore positivo per l’intero sistema economico regionale. Il paesaggio, dunque, visto come risorsa e come strumento per diffondere la conoscenza consapevole del territorio negli abitanti attuali e potenziali, ed avviare uno sviluppo del "turismo ambientale" e del "turismo didattico”. In particolare esistono elementi qualificanti sul territorio coinvolto che possono determinare una nuova competitività dell’area anche nel turismo, promuovendo una vera e propria cultura di capacità di “vendere” il territorio, il suo ambiente naturale, i suoi prodotti in senso lato. Le caratteristiche diversificate ma al tempo stesso di forte omogeneità del territorio preso in considerazione per costruire questo P.I.A consentono non solo di avviare una programmazione integrata ma di utilizzarlo come volano per costruire il “IV° Polo turistico del Piemonte” .

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L’analisi dei punti di forza e di debolezza del territorio e l’interpretazione del turismo come elemento di valorizzazione e attrattività del territorio ha evidenziato da un lato, la necessità di potenziare, diversificare e qualificare l’offerta ricettiva e dall’altro l’esigenza di completare e integrare le infrastrutture a supporto dell’attività turistica e culturale. L’offerta proposta è un insieme di attività culturali/conoscitive, ricreative, sportive che hanno come punto di incontro la riscoperta delle peculiarità ambientali le cui forme si articolano in differenti versanti: - Il versante culturale/conoscitivo, che ha come maggiore elemento di interesse la

riscoperta dell’ambiente come memoria storica, culturale artistica, naturale; - Il versante sportivo, che ha come maggiore interesse la salute psicofisica, piuttosto che

l’agonismo o la competizione; - Il versante ricreativo, che ha come maggior elemento di interesse il relax ed il

benessere, sia pure con momenti di attività culturale/conoscitiva e sportiva. Partendo da questo presupposto i progetti presentati nel P.I.A possono essere raggruppati in macro-reti che qui di seguito vengono descritti sinteticamente

Offerta ambientale

Gli interventi compresi nella tipologia “Offerta ambientale” sono diretti alla valorizzazione a fini turistici di siti di interesse geologico o alla costruzione di itinerari di fruizione sportivo-ambientale.

Tematica prevalente dell’intervento

Denominazione del progetto

Enti proponenti

Valorizzazione di siti di interesse geologico e naturalistico attraverso la promozione di un turismo naturalistico, culturale e sportivo

a) Terre della Morena. Parco geologico e fossilifero del settore destro dell’anfiteatro morenico di Ivrea

b) Progetto del biotopo Laghi di Meugliano e Alice

a) Comuni di: San Martino C.se, Strambinello, Vialfrè, Loranzè, Parella, Perosa C.se, Colleretto Giacosa, Quagliuzzo

b) Comuni di Alice Superiore, Pecco

Realizzazione, valorizzazione completamento di itinerari o percorsi turistici che colleghino aree di interesse naturale, culturale e ricettivo.

a) Progetto integrato di sviluppo dell’offerta turistico ambientale delle 5 Comunità montane

b) Percorsi ciclabili e ippovie

c) progettazione preliminare degli interventi inerenti la realizzazione di un percorso naturalistico attrezzato lungo il

a) Comunità montane Valli Orco e Soana, Alto Canavese, Valle Sacra, Valchiusella, Dora Baltea Canavesana

b) Provincia di Biella c) Comune di Azeglio

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periplo del lago di Viverone.

d) Dal Parco al lago

d) Comune di Vidracco

miglioramento della qualità ambientale del territorio

a)COMPLETAMENTO PROGETTO TE.RR.AA b)Progetto di manutenzione straordinaria con recupero a verde pubblico di un'area in stato di degrado

a) Consorzio ASA (Castellamonte)

b) Comune di Scarmagno

L’elemento che accomuna questi interventi è la possibilità di creare forme e tipologie di ecoturismo, che si basano su un’offerta, generalmente rispettosa, delle risorse naturali, storiche , culturali. La stessa Comunità Europea, nell’ultimo decennio, ha dedicato risorse culturali ed economiche non indifferenti alla valorizzazione dell’identità e delle peculiarità degli ambienti rurali e naturali. Queste nuove forme di turismo hanno in comune la caratteristica di porre a diretto contatto il viaggiatore con l’ambiente in tutte le sue valenze, e ciò rappresenta la principale caratterizzazione dello stesso tipo di vacanza. Esse, inoltre, inducono ad una certa esaltazione delle diversità e delle tipicità dei singoli ambienti nella loro autenticità culturale, sociale, territoriale. Questo aspetto è quello che si vuole rilevare ipotizzando la creazione di un percorso sportivo-naturalistico ma anche di tipo culturale che abbia come punto di partenza l’area delle Comunità montane, attraversi il biotopo “Laghi di Meugliano e di Alice” (Habitat ex Dir 92/43 CEE) e i Comuni della collina morenica per arrivare all’area biellese a cui si integrano direttamente i progetti dei Comuni di Azeglio e di Vidracco. Mettere in rete, dunque, i siti di interesse turistico, culturale ed ambientale presenti nell’area integrandosi con i percorsi già esistenti o di prossima realizzazione quali: GTB, strade del vino, percorsi ecomuseali, percorsi ciclabili “intorno al Lago”, ecc.; offrendo al turista la possibilità di percorrere in auto, in mountain bike, a cavallo o a piedi l’intero territorio interessato del PIA scegliendo tra più percorsi in base ai suoi interessi ed alle sue capacità. Ma per valorizzare il paesaggio è necessario, prima di tutto, tutelarlo e riqualificarlo per garantirne la sua salvaguardia e il suo equilibrio eco-sostenibile. Da questo punto di vista particolarmente significativi diventano il “completamento del progetto TE.RR.AA” promosso dal Consorzio ASA (Azienda Servizi Ambiente) nel Comune di Castellamonte (collocato nella Comunità montana Valle Sacra) e il “Progetto di manutenzione straordinaria con recupero a verde pubblico di un'area in stato di degrado” del Comune di Scarmagno. L’intervento del Consorzio ASA, inoltre, è strettamente connesso con l’ipotesi di realizzazione di una “Filiera del legno” nel Patto del Canavese, promossa nel Tavolo di concertazione e che poi ha dato origine al Tavolo tecnico per la filiera del legno. Al fine di porre in essere una modalità gestionale idonea a garantire l’efficacia e l’efficienza degli interventi diretti alla tutela del territorio (custodia, conservazione, miglioramento ed ampliamento del patrimonio forestale; incremento e valorizzazione dell’utilizzo delle biomasse forestali per interventi di risparmio energetico; tutela del patrimonio forestale e prevenzione del dissesto idrogeologico; miglioramento e manutenzione della viabilità

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forestale, prevenzione e difesa degli incendi boschivi) i Comuni e le Comunità montane del territorio del Patto hanno partecipato al bando regionale sull'Azione I5 del Piano di Sviluppo Rurale “Organizzazione e sviluppo dell’associazionismo nel settore forestale”. Allo stesso modo il Patto del Canavese ha presentato un intervento sulla filiera forestale sul Programma Provinciale di Interventi Ambientali approvato insieme ad altri progetti del territorio canavesano.

Offerta culturale

Gli interventi compresi nella tipologia “Offerta culturale” sono diretti al miglioramento delle possibilità di fruizione del territorio nel suo complesso attraverso la messa in rete delle significative risorse artistico-culturali di cui esso dispone e la predisposizione di percorsi tematici che mettano in relazione emergenze architettoniche e testimonianze in genere diverse.

Tematica prevalente Denominazione del progetto

Enti proponenti

Realizzazione di un itinerario o percorsi tematici turistici-culturali volti alla scoperta delle principali emergenze architettoniche, artistiche e culturali.

a) Tra nobiltà e ruralità, a due passi da Torino: itinerario di fruizione turistico culturale del territorio dell’Oltrepò chivassese

b) Percorso storico-architettonico e culturale “Tra fede e ragione”

a) Comuni di: Casalborgone, Castagneto Po, Cavagnolo, Lauriano, San Sebastiano da Po, Verrua Savoia b) Salerano, Banchette, Fiorano, Lessolo, Pavone e Samone

Valorizzazione turistica di centri o edifici storici

a) Riqualificazione urbana antico Borgo di Masino

b) Progetto integrato di sviluppo turistico Parco della Torre

c) Recupero delle Aree storiche adiacenti al castello

d) Valorizzazione turistica del centro storico medioevale

e) Sistemazione area vecchio mulino

f) Progetto di arredo urbano nel centro storico

g) Forma del paesaggio e della geologia

h) Restauro della Fucina Morino di Mongrando

i) Copertura anfiteatro di

a) Caravino b) Romano Canavese c) Foglizzo d) Piverone e) Montanaro f) Mazzè g) Chiaverano h) Mongrando

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Sordevolo j) Risanamento

conservativo Torre Ciivica

i) Sordevolo j) Vestignè

Ristrutturazione, riqualificazione o realizzazione di centri o strutture destinati a funzioni sociali e culturali o a sede di musei

a) recupero di Palazzo Marini come centro di documentazione, scambi culturali e informazione turistica dell’Alto Canavese.

b) Ristrutturazione manica centrale del museo civico Garda

c) Riqualificazione e recupero urbano edificio ex-Asilo ed area commerciale a funzioni sociali e culturali

d) Ampliamento e

miglioramento del “Museo della Civiltà Contadina” e area adiacente

e) Area attrezzata adiacente il Mulino e l’ecomuseo della castagna

f) Ristrutturazione ex cinema-teatro con destinazione polivalente

g) Realizzazione centro culturale integrato

h) Recupero e ristrutturazione di edificio fatiscente, con finalità sociali e culturali

i) Centro culturale, ricreativo, sportivo Vincenzo Lancia

j) Realizzazione centro socio-culturale

k) Ristrutturazione centro sociale

l) Recupero e riqualificazione area pubblica a fini turistici

m) Completamento Cascina S.Clemente

n) Cittadella della Ceramica

a) Borgofranco d’Ivrea b) Ivrea c) Bollengo d) Andrate e) Nomaglio f) Monteu da Po g) Burolo h) Cascinette d’Ivrea i) Chivasso j) Cossano C.se k) Lombardore l) Caluso m) Occhieppo Inferiore n) Agecer

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o) Recupero fabbricato per la creazione di un centro servizi e per la valorizzazione dei prodotti locali

p) Valorizzazione e recupero della ex manifattura

o) Settimo Rottaro p) Cuorgnè

Pays-sage prende come punto di riferimento e di integrazione interna il tema del paesaggio non solo naturale ma anche antropico e culturale creando le linee guida che ne consentano la sua conservazione, tutela ma soprattutto trasformazione: il recupero delle emergenze e dei percorsi storici; la rivitalizzazione del sistema dei borghi e dei castelli attraverso l’organizzazione di attività culturali e l’incentivazione del settore enogastronomico. Gli interventi raggruppati in questa categoria contribuiscono da un lato, a valorizzare un patrimonio locale preesistente volto a creare un’identità ad un territorio fortemente omogeneo nonostante la diversità e dall’altro, consentono la riqualificazione del cosiddetto patrimonio diffuso. Una ricchezza che comprende collezioni minori ma di valore: recupero di aree storiche, di palazzi, di musei ma anche centri culturali, ricreativi, sportivi che rappresentano nodi di incontro di percorsi storico-naturali capaci di creare una fitta, densissima rete di interrelazioni fra tutti questi elementi mettendo in moto una serie di circoli virtuosi di attività locali in un’ottica di Distretto culturale. Tutto questo viene proposto tenendo anche conto della continuità con la precedente programmazione del Docup. L’intervento proposto dall’Agecer srl relativo alla “Cittadella della Ceramica” completa gli scopi perseguiti dall’Agenzia costituitasi grazie al finanziamento ottenuto sulla misura 6.1 del Docup ob. 2 Piemonte del periodo 1997-1999 di promuovere l’attività produttiva della ceramica artistica e tradizionale di Castellamonte e di salvaguardare la qualità della produzione con particolare attenzione alle tradizioni locali nelle tecniche di fabbricazione e nei processi produttivi. Inoltre nell’ambito del precedente periodo di programmazione le stesse Amministrazioni proponenti l’intervento “Tra nobiltà e ruralità, a due passi da Torino” (tutte allora inserite in Obiettivo 2), insieme con i Comuni di Brusasco e Monteu da Po hanno presentato un progetto, a valere sulla Misura 6.1 del Docup 97-99, dal titolo “Progetto Integrato di valorizzazione del turismo ecosostenibile e delle produzioni tipiche agroalimentari dell’Oltrepò Chivassese”, ammesso a finanziamento. In particolare, l’intervento proposto dal Comune di Lauriano, inerente il completamento del recupero di una cascina degradata per la realizzazione del museo della contadineria rappresenta il secondo lotto funzionale dell’opera di riqualificazione del sito finanziata sulla Misura 6.1 del Docup 97-99 e che ha già visto la realizzazione di una biblioteca e di un salone polivalente.

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Offerta ricettiva

Gli interventi compresi nella tipologia “Offerta ricettiva” sono volti ad incrementare e diversificare l’offerta ricettiva dell’area.

Tematica prevalente Denominazione del progetto

Enti proponenti

Offerta ricettiva e sua qualificazione e diversificazione

a) Locanda di Magnano b) Completamento recupero

Ospizio annesso al Santuario di Graglia finalizzato a ricettività sociale inserito nei circuiti del turismo religioso

a) Comune di Magnano b) Opera Pia Santuario di Graglia

Il progetto di Magnano ha l’ambizione di proporre una tipologia ricettiva, quella della locanda di posta, che rappresenti uno standard qualitativo al quale le attività ricettive esistenti o di nuova realizzazione si uniformino creando in tal modo una vera e propria “catena alberghiera locale”. Il progetto di Graglia invece si pone come obiettivo il completamento della ristrutturazione e riqualificazione di un complesso, quello del Santuario, che rappresenta un punto di riferimento sia dal punto di vista religioso che turistico, culturale ed ambientale.

Offerta industriale/innovativa

Tematica prevalente Denominazione del progetto

Enti proponenti

riqualificazione di siti industriali volti al miglioramento del contesto ambientale come presupposto per l’attrattività di nuove imprese.

a) Opera di urbanizzazione PIP area industriale

b) Piano integrato d’area industriale dismessa “ex Cotonificio Vallesusa”

a) San Benigno C.se b) Rivarolo C.se

rafforzare la capacità di rispondere alle esigenze di globalizzazione delle imprese insediate sul territorio o di nuova localizzazione

a) Agenzia territoriale per le problematiche della Qualità, dell’ambiente e della sicurezza

b) Istituzione di un Info Point al servizio delle imprese

c) Estensione della rete dei centri di competenza di TS Canavese

a) C.S.Q.T b) Canavese Sviluppo SPA c) CDTC

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Gli interventi inseriti in tale tematica divergono dall’impronta fondamentalmente turistica-ambientale data al P.I.A Pays-sage ma se è vero che lo sviluppo del turismo può costituire una ulteriore e significativa implementazione e diversificazione delle attività socio-economiche contestualmente, devono essere valorizzate, sostenute le vocazioni tradizionali di cultura industriale, delle sue esigenze di innovazione e internazionalizzazione che rappresentano l’identità profonda dei territori del biellese e del Canavese (tessile, elettronica, meccanica). In particolare i progetti indicati rispecchiano fenomeni più complessi, rappresentati dalla coesistenza di due percorsi di sviluppo nel settore produttivo del territorio del Canavese: ?? La zona occidentale, gravitante intorno a Cuorgnè-Rivarolo, è caratterizzata da un

modello di crescita “per consolidamento”, con aziende di stampaggio a caldo ed aziende meccaniche guidate da imprenditori oramai di seconda o terza generazione. Nel corso dei decenni le imprese dell’Alto Canavese sono riuscite a fare fronte ai cambiamenti imposti dal mercato e sono cresciute dal punto di vista dimensionale, acquisendo livelli crescenti di manodopera.

?? Il versante orientale, gravitante intorno a Ivrea ed a Caluso, sembra avere attivato un modello di crescita “moltiplicativo”, caratterizzato da comportamenti di imitazione, tale per cui la fuoriuscita di manodopera da una azienda genera la nascita di una, o più d’una, nuova impresa. Sono dunque frequenti i fenomeni di spin off la spinta ad introdurre, ove possibile, piccole e grandi innovazioni nelle tecniche di produzione, in modo tale da distinguersi dagli altri competitori.

I due diversi modi di fare impresa non appaiono in competizione, bensì in un rapporto di complementarietà, tanto che l’uno riesce quasi a sopperire alle eventuali defaillances dell’altro, mettendo in evidenza come il complesso mix tra diversificazione e specializzazione produttiva in una macro area possa essere un elemento vincente da riprodurre in altre zone del Paese. Gli interventi proposti inoltre dal Consorzio per il Distretto Tecnologico del Canavese (CDTC), dal Consorzio per lo Sviluppo della Qualità e delle Tecnologie del Canavese (CSQT) e da Canavese Sviluppo SPA rappresentano una continuità rispetto agli interventi finanziati sulla misura 6.1 del DOCUP ob. 2 Piemonte del periodo 1997-1999: ?? “Diffusione dell’innovazione tecnologica nell’industria manifatturiera del Canavese – TS

Canavese” (CDTC) ?? “Sportello territoriale per la qualità e lo sviluppo della piccola e media impresa” (CSQT) ?? Canavese Sviluppo SPA, che ha sede presso l’ex Caserma Giordana di Chivasso, è

un’Agenzia di Sviluppo e Centro di servizi alle imprese. Il P.I.A “Pays sage” si propone dunque di costruire un prodotto turistico omogeneo, che guidi il visitatore in un gigantesco museo diffuso in cui le vetrine sono tutte differenti le une dalle altre ma, insieme, offrono uno straordinario spaccato della realtà che rappresentano, un’esposizione permanente che racconta la storia, la cultura e le tradizioni di un territorio e della sua gente Proprio le peculiarità tipiche di ciascuna comunità comunale fanno sì che questo itinerario possa offrire al visitatore attrazioni diverse per tipologia e contenuto, rivelando aspetti importanti, ma spesso non adeguatamente conosciuti, delle vicende storiche, religiose, militari, culturali e ambientali che hanno dato a quest’area l’aspetto, naturale e antropico, che oggi mostra di sé (integrazione tra offerta culturale, ambientale, ricettiva)

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L’obiettivo è quello di garantire lo sviluppo, la rivitalizzazione e il miglioramento qualitativo dell’offerta turistica e dell’offerta di servizi alle imprese e più in generale l’attrattività per persone ed imprese dell’area coinvolta che attraverso un’azione di marketing territoriale porti da un lato, ad una riqualificazione del territorio dal punto di vista ambientale e dall’altro, consenta il potenziamento della capacità ricettiva come elemento propedeutico alla creazione di nuove imprese (integrazione tra offerta industriale/innovativa e le altre tipologie) Questo elemento giustifica l’introduzione di alcuni interventi (C.S.Q.T., San Benigno C.se, Rivarolo C.se, Consorzio per il distretto tecnologico del Canavese, Canavese Sviluppo SPA) di carattere innovativo-industriale: le imprese, infatti, che seguono un modello di entry exit rispetto al territorio possono essere influenzate non solo dalla disponibilità di infrastrutture ma anche dalla presenza di un’interessante offerta ambientale. Tutto questo tenendo conto che l’obiettivo delle politiche di sviluppo locale di un territorio “è quello di accrescere lo sviluppo economico, l’occupazione, la produttività, il tenore e la qualità della vita di un gruppo di cittadini e di imprese localizzati in uno specifico territorio. La loro logica sta nel fatto che una pluralità di interventi diversi viene messo in atto nello stesso tempo nello stesso territorio, possibilmente secondo una strategia coerente. La ratio delle politiche di sviluppo locale non sta quindi nella logica specifica delle singole misure che vengono messe in atto (stimolare l’innovazione, promuovere gli investimenti, attrezzare il territorio per gli insediamenti produttivi, formare la forza lavoro); l’obiettivo non è di per sé l’aumento della capacità innovativa o l’accelerazione degli investimenti, ma tramite questi, lo sviluppo complessivo di un’area. (Viesti, G 2000, “Le politiche economiche dello sviluppo locale”, Sviluppo locale n. 14, ed. Rosenberg & Sellier) L’omogeneità territoriale dell’area in questione costituisce inoltre un elemento fondamentale per un approccio integrato di sviluppo locale. Dall’analisi delle caratteristiche socio economiche, ambientali e territoriali sono emerse infatti esigenze ed ipotesi di sviluppo comuni che richiedono di essere trattate attraverso un approccio integrato che valorizzi il territorio in tutte le sue componenti. L’area in questione presenta infatti emergenze turistiche, culturali ed ambientali e produzioni di eccellenza che da sole non sarebbero in grado di proporsi nemmeno ad un mercato di prossimità. L’integrazione interna del nodo Serra - Elvo e di questo rispetto all’intero progetto Canavese - Serra e quella esterna del PIA con le aree circostanti rappresenta il valore aggiunto necessario per rafforzare le attività produttive tradizionali, stimolarne di nuove ed acquisire una maggiore appetibilità nei confronti del mercato, anche attraverso un’azione di marketing territoriale.

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2.3 Azioni/interventi esterni che si integrano con il progetto (integrazione esterna) I due poli fondamentali di attrazione che si pongono in relazione di stretta connessione, funzionalità con la strategia e gli obiettivi individuati nel P.I.A Pays sage sono: ??"Millennium Canavese" successivamente denominato "Mediapolis, la Città della

Comunicazione", la cui realizzazione è prevista ad Albiano d'Ivrea. Il progetto - che comporta un investimento di circa 170 milioni di euro e costituisce la principale iniziativa privata inserita nel Patto territoriale del Canavese - prevede la realizzazione di un parco tematico indoor dotato di sofisticate attrazioni dedicate ai vari canali della comunicazione, di attrazioni outdoor, spazi commerciali specializzati, un albergo dotato di 400 posti letto, aree a verde, servizi di supporto. Su iniziativa della Regione Piemonte è stato formalmente sottoscritto il 19 aprile 2002 a Torino, il protocollo d'intesa tra i soggetti pubblici e gli operatori privati interessati per l'attuazione del progetto. Il protocollo d'intesa è lo strumento istituzionale con il quale la Regione si impegna nei confronti degli enti locali e di tutti gli altri soggetti coinvolti a promuovere la concertazione necessaria per garantire che la realizzazione del progetto avvenga in maniera del tutto compatibile con il contesto locale, sia per quanto riguarda le necessità di tipo infrastrutturale che le problematiche legate al corretto inserimento ambientale. Oltre alla creazione di circa 1.000 nuovi posti di lavoro tra impieghi diretti ed indotto, il solo parco a tema sarà in grado di attirare a regime oltre 1,6 milioni di visitatori dell'anno, per i quali la "Città della Comunicazione" rappresenterà anche una vetrina sull'intera offerta turistica regionale. ??Oropa Il Biellese è terra di Santuari. Il più noto è sicuramente quello di Oropa, tra i primi in Europa per importanza. Situato in una suggestiva conca, il luogo sacro è legato al culto della Madonna Nera, detta appunto Santa Vergine di Oropa. La tradizione popolare vuole che l'iniziatore del culto cristiano ad Oropa fosse Sant' Eusebio, Vescovo di Vercelli nel IV sec. d.C.. Il Santo avrebbe recato con sè la statua di legno della Vergine, scolpita da San Luca, trovandola in Gerusalemme e portandola ad Oropa. La costruzione di una vera e propria chiesa è documentata nel 1200; da allora il Santuario si è espanso per ospitare e contenere i sempre più numerosi fedeli, fino a trovare l'aspetto attuale. L'insieme monumentale è composto ora dal Chiostro con la Basilica Antica, dalla Basilica Nuova e dai corpi laterali, dove sono state ricavate più di 300 moderne stanze per ospitare i pellegrini. Sono inoltre presenti 13 ristoranti e trattorie, numerosi negozi e bar. Da visitare, nelle gallerie che percorrono gli edifici, la raccolta degli ex-voto, una testimonianza tangibile della devozione verso la Vergine Bruna; l'esposizione di flora e fauna della Valle Oropa; il Sacro Monte e, su richiesta, l'Osservatorio Meteorosismico, Giardino Botanico Montano, la Biblioteca e il Tesoro del Santuario. Inoltre vicino al Santuario sorge il Sacro Monte: 19 cappelle dedicate alla vita della Vergine e popolate da centinaia di statue policrome, scolpite a partire dal 1620. Il Santuario di Oropa è un luogo permeato da una religiosità profonda e particolarmente viva, che affonda le sue radici in 6 secoli di devozione popolare: ogni anno vi affluiscono 800.000 pellegrini e più di 100 processioni. Infine Oropa è un'oasi di natura incontaminata e un paradiso per turisti e sportivi, grazie ai molti sentieri per passeggiate e trekking, ai rifugi alpini e alla funivia che conduce all'incantevole lago del Mucrone e all'omonima stazione sciistica.

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La connessione di Pays-sage con interventi esterni è stata articolata in due modi: da un lato, prendendo in considerazione la relazione dei singoli progetti inseriti nel PIA con opere/azioni esterne dall’altra, individuando la relativa congiunzione con interventi finanziati con altre tipologie di risorse pubbliche sul territorio preso in considerazione.

ENTE PROPONENTE

TITOLO INTERVENTO

CONNESSIONI CON ALTRI INTERVENTI/INI ZIATIVE

COMUNE DI MAGNANO

LOCANDA DI MAGNANO

L’intervento è inserita nello Studio di fattibilità “Sistema Serra” LR 4/00

OPERA PIA SANTUARIO DI GRAGLIA

OSPIZIO DI GRAGLIA Si tratta del completamento di un intervento finanziato dalla Misura IV.2 Docup Obiettivo 5b – adeguamento infrastrutture ricettive

COMUNE DI OCCHIEPPO INFERIORE

COMPLETAMENTO S. CLEMENTE

Si tratta del completamento di un intervento finanziato dalla L 144/99 – ristrutturazione del fabbricato della Cascina S. Clemente

COMUNE DI MONGRANDO

FUCINA MORINO L’intervento si inserisce nel sistema ecomuseale biellese ed in particolare farà parte delle cellule dell’Associazione Ecomuseo Valle Elvo e Serra – LR 31/95

COMUNE DI SORDEVOLO

COPERTURA ANFITEATRO PASSIONE

L’anfiteatro destinato alla rappresentazione della Passione di Sordevolo è stato realizzato con finanziamenti regionali e provinciali

PROVINCIA DI BIELLA

PERCORSI CICLABILI E IPPOVIA

Il progetto è inserito nello Studio di fattibilità “Sistema Serra” LR 4/00 e risulta connesso con ii percorsi ciclabili dei 14 comuni di “Intorno al Lago” per il quale è stato richiesto un finanziamento ai sensi della LR 4/00

COMUNE DI SETTIMO ROTTARO

RECUPERO FABBRICATO PER CREAZIONE DI UN CENTRO SERVIZI E PER LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI LOCALI

Connessa con il progetto di costruzione di una pista ciclabile di circa 140 km comprendente i 14 comuni dell’associazione “Intorno al lago” (di cui il comune fa parte) per il quale è stato richiesto un finanziamento ai sensi della LR 4/00

COMUNE DI AZEGLIO

REALIZZAZIONE DI UN PERCORSO NATURALISTICO ATTREZZATO LUNGO IL PERIPLO DEL LAGO DI VIVERONE

??Percorso turistico dei 14 Comuni “Intorno al lago” LR 4/00 ??Miglioramento dell’offerta turistica da parte dei privati sulla

LR 18

COMUNE DI IVREA

RISTRUTTURAZIONE MANICA CENTRALE DEL MUSEO CIVICO “GARDA”

Il museo Garda è stato inserito nel sistema pianificato dei beni culturali eporediesi che comprende, tra gli altri, il MAAM di Ivrea, realizzato con fondi DOCUP ob. 2 97/99 misura 6.1

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COMUNE DI ALICE SUPERIORE E PECCO

PROGETTO DEL BIOTOPO LAGHI DI MEUGLIANO E ALICE

La CM Valchiusella, di cui fanno parte i due Comuni, ha fatto redigere un progetto preliminare per “Itinerari Mountainbike” e sono state valutate nuove misure di valorizzazione delle risorse agricole, ambientali e ludiche anche attraverso l’istituzione dell’ecomuseo “Vallis Cavearia”

COMUNE DI NOMAGLIO

AREA ATTREZZATA ADIACENTE IL MULINO E L’ECOMUSEO DELLA CASTAGNA

L’intervento si inserisce nella rete ecomuseale della Provincia di Torino di cui l’Ecomuseo della Castagna fa parte e per il quale è stata finanziata dal Comune e dalla Provincia la ristrutturazione e la rimessa in funzione del vecchio mulino ad acqua, opera già realizzata.

COMUNE DI FOGLIZZO

RECUPERO DELLE AREE STORICHE ADIACENTI AL CASTELLO

Il progetto si configura come completamento della riqualificazione delle aree storiche del comune iniziate con la Riqualificazione edificio industriale ex SAIFA finanziato con regolamento CEE 2081/93 - Ob. 2 DOCUP 1997/1998 -. Inoltre si sta partecipando al DOCUP 2000/2006 obiettivo 2, per un ulteriore progetto di completamento per la riqualificazione degli edifici industriali ex Saifa, collegato a questo progetto perché prevede il completamento di un'area limitrofa.

COMUNI DELL’OLTREPO’ CHIVASSESE

TRA NOBILTA’ E RURALITA’, A DUE PASSI DA TORINO

- progetto di riqualificazione della Rocca di Verrua Savoia, a valere sulla Misura 3.2 del presente Docup;

- progetto di recupero funzionale di Santa Maria Maddalena e del centro storico del Comune di Casalborgone, a valere sulla Misura 2.5 del presente Docup;

- programma integrato di interventi a valere sulla L.R. 4/2000, finalizzato alla sistemazione e al completamento dei percorsi ciclabili della collina chivassese.

- Il Castello di San Sebastiano da Po, inserito in un circuito culturale che, ogni anno, porta in Italia decine di studenti e appassionati d’arte per stage di approfondimento e specializzazione, grazie al rapporto di collaborazione con l’associazione tedesca “Art Projekt” e ad analoghi contatti con realtà italiane e internazionali.

COMUNE DI CHIAVERANO

FORME DEL PAESAGGIO E DELLA GEOLOGIA A SCALVEIS E CHIAVERANO

a) Progetto Interreg III – tra il Comune di Chiaverano e Mane

(Francia – Dipartimento Alpi dell’Alta Provenza): in corso di definizione – i temi di questo progetto si integrano e si sostengono a vicenda con gli interventi previsti dal presente progetto – Forme del Paesaggio e Geologia

AGECER S.r.l

CITTADELLA DELLA CERAMICA

Evoluzione del progetto “Costituzione di un’agenzia di sviluppo e valorizzazione della ceramica di Castellamonte” relativo al Docup Piemonte 1997/1999 misura 6.1 approvato dalla Regione Piemonte l’1/02/99.

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COMUNE DI BORGOFRANCO D’IVREA

RECUPERO DI PALAZZO MARINI

collegamento con altre istituzioni culturali di valorizzazione della cultura materiale del territorio, come: Ecomuseo della Castagna di Nomaglio, Associazione del Rosmarino di Chiaverano, etc.

COMUNI DI COLLERETTO GIACOSA, LORANZÈ, PARELLA, QUAGLIUZZO, STRAMBINELLO, PEROSA CANAVESE, SAN MARTINO CANAVESE, VIALFRÈ.

TERRE DI MORENA

il progetto si pone come continuazione del percorso per mountain bike candidato a finanziamento alla Provincia di Torino, che, secondo il progetto, percorrerà la parte meridionale del settore destro dell'anfiteatro morenico, fino a Vialfrè, provenendo da San Giorgio Canavese.

COMUNE DI MONTEU DA PO

RISTRUTTURAZIONE EX CINEMA-TEATRO

Richiesta di finanziamento alla Regione Piemonte per la realizzazione di pista ciclabile di collegamento dei punti più significativi di Monteu da Po, tra cui l’area archeologica, l’ex-stazione ferroviaria, l’ex cinema teatro, l’area sportiva e la frazione Mezzana.

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COMUNITA’ MONTANE: VALLI ORCO E SOANA, ALTO CANAVESE, VAL CHIUSELLA, DORA BALTEA CANAVESANA, VALLE SACRA

1) CM Dora Baltea Canavesana: Il primo lotto dell’edificio previsto per ospitare il punto immagine ed informazione presso l’uscita dell’Autostrada A5 a Quincinetto è stato finanziato nell’ambito del Patto Territoriale del Canavese. Il progetto aveva come promotore il comune di Quincinetto. E’ stato inoltre finanziato dalla Regione Piemonte anche un secondo lotto, di completamento della struttura dell’edificio, a valere sulla LR16\99, con il Progetto integrato Realizzazione di struttura polivalente per la promozione del territorio in area adiacente all’autostrada A5 Torino-Aosta (casello di Quincinetto) Vedrà un legame con il presente Progetto, in specie per quanto riguarda la valorizzazione delle produzioni agroalimentari ed artigianali previste nello spazio polifunzionale di Quincinetto, anche la progettualità sinergica che si attuerà in questo senso nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Leader Plus che ha visto la presentazione di una manifestazione di interesse da parte delle 5 comunità montane del Canavese per un Piano di azione locale rivolto alla “Innovazione e miglioramento della competitività dei territori montani e rurali del Canavese”. il recupero di un antico mulino. 2) CM Valli Orco e Soana L’intervento è il completamento strutturale e funzionale di interventi già finanziati a valere sul Reg. CEE 2081\93 Ob.2 (vedi paragrafo 19) per la realizzazione dell’itinerario lungo lago di Ceresole. .Il progetto Interreg II del Comune di Ceresole e del Comune di Val d’Isere (F) per la realizzazione del sentiero internazionale del Colle della Losa e la realizzazione di un’area di sosta turistica in Loc. Serrù di Ceresole si integra con esigenze ed interventi del Comune di Ceresole ma anche del territorio nel suo complesso con una più vasta esigenza di razionalizzare l’impatto dei flussi, in specie sull’area del Parco Nazionale Gran Paradiso, e migliorare i collegamenti con la Francia attraverso percorsi ecocompatibili. Il presente progetto di Intervento, nell’obiettivo comune di favorire la fruizione sportiva del territorio nel periodo invernale, è in collegamento con alcuni Progetti Speciali Integrati quali il Piano di rilancio degli sport invernali (LR28\92) e Progetti Integrati quale la Riqualificazione degli impianti scioviari delle Valli Orco e Soana (LR16\99) finanziati dall’Assessorato all’Economia Montana della Regione Piemonte e realizzati sul territorio per valorizzare gli sport invernali e sostenere l’attività dei piccoli impianti di risalita presenti sul territorio. Altrettanto significative appaiono azioni della Comunità montana Valli Orco e Soana quali la realizzazione di un Punto vendita prodotti tipici a Ceresole o del Parco Nazionale Gran Paradiso per l’acquisizione e la riqualificazione del Grand Hotel di Ceresole, nell’ottica della costruzione di una filiera del prodotto turistico locale. Direttamente collegata al presente progetto di intervento è la realizzazione – sistemazione da parte del Comune di Ceresole Reale, grazie ai fondi della L.122, di una area di sosta per i turisti presso il Pian della Balma, in contiguità con il percorso sportivo naturalistico ambientale che si intende completare con il presente Progetto.

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3) La Comunità Montana Alto Canavese La Comunità montana Alto Canavese ha perseguito l’obiettivo di migliorare le possibilità di fruizione sportivo ambientale del territorio grazie ad un progetto finanziato ex art. 34 della LN 144\99 che ha portato alla realizzazione di 4 aree attrezzate di sosta nei comuni di Cuorgnè Frazione Nava, Forno presso il Mulino Val, Levone e San Colombano. Il presente Progetto si connette anche ai numerosi interventi dell’Ente Parchi del Canavese e dei comuni di competenza, nonché della Comunità montana, per il recupero dei sentieri per l’accesso al Sacro Monte ed alle sue cappelle, nonché dei percorsi nell’area protetta. I percorsi previsti dal presente Progetto andranno a toccare molti luoghi della Comunità Montana Alto Canavese che sono inseriti anche nell’Itinerario Arduinico (LR28\92 art.28) e nel percorso Medioevo delle Alpi (finanziato a valere sull’iniziativa comunitaria Interreg II Programma Op. Plurifondo 1994-1999 Asse 4 - misura 4.2) in quanto ospitano interessanti monumenti della storia e dell’arte medioevale. 3) Comunità montana Val Chiusella LR35 sugli Ecomusei: Progetto “Ecomuseo Vallis Cavearia” per la realizzazione di un ecomuseo minerario delle miniere di Traversella LR4\2000: Comune di Traversella: Progetto Unitario: “Centro minerario di Traversella – Completamento impianti turistico ricettivi e di riqualificazione ambientale” presentato anno 2000 4) Comunità montana Valle Sacra La Comunità montana Valle Sacra ha visto il finanziamento, sul Reg. CEE 2081\93 Ob. 2 DOCUP 94/96 Mis. 2.1 del Progetto per favorire la fruizione sportivo ambientale (mountain bike, escursionismo ed equiturismo) “Infrastrutture turistiche, realizzazione aree attrezzate, rete di sentieri, centri di accoglienza turistica” con un investimento complessivo di più di un miliardo di lire. In questo ambito sono stati realizzati i Centri Accoglienza Turistica di Castellamonte e Chiesanuova ed un certo numero di Aree Attrezzate (Loc. Belice di Chiesanuova, Loc. Mirauda di Borgiallo, Loc. Pian Savin di Colleretto Castelnuovo, Loc. Pian Delle Nere e Loc. Palasot di Castelnuovo Nigra), ed il completamento dell’area attrezzata Bric Filia di Castelnuovo Nigra.

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LR4\2000: Comuni di Vico, Traversella e Rueglio: “Studio di fattibilità di un progetto di sviluppo turistico in alcuni comuni della Val Chiusella (Rueglio-Trausella-Vico Canavese)”, presentato anno 2000, che prevede, numerose azioni per il miglioramento dell’offerta turistica.

COMUNE DI PIVERONE

VALORIZZAZIONE TURISTICA DEL CENTRO STORICO MEDIOEVALE DEL COMUNE DI PIVERONE

Intervento complementare rispetto al progetto di sviluppo turistico proposto a finanziamento sulla LR 4/2000 dai 14 Comuni “Intorno al lago”

CANAVESE SVILUPPO SPA

ISTITUZIONE DI UN INFO POINT PER LE IMPRESE

Struttura finanziata sulla misura 6.1 del DOCUP ob. 2 Piemonte del periodo 1997-1999

CONSORZIO PER IL DISTRETTO TECNOLOGICO DEL CANAVESE

DIFFUSIONE DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA NELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA DEL CANAVESE – TS CANAVESE” (CDTC)

Estensione della rete di Centri di Competenza di TS Canavese finanziato sulla misura 6.1 del DOCUP ob. 2 Piemonte del periodo 1997-1999

COMUNE DI ANDRATE

AMPLIAMENTO E MIGLIORAMENTO DEL “MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA

L’intervento è in stretta connessione con il progetto “Orizzonte Serra”, specificatamente con la “Passeggiata panoramica della Serra d’Ivrea”, del quale esiste lo studio di fattibilità con altri 12 Comuni della Serra (LR 4/00) ammesso in stralcio nel giugno 2001

COMUNE DI BOLLENGO

RIQUALIFICAZIONE E RECUPERO URBANO EDIFICIO

Per alcune funzioni offre servizi agli addetti dell’area PIP Bollengo-Burolo, già finanziate con fondi CEE 2052; la struttura può essere di supporto alle iniziative che si attiveranno per attrarre i visitatori del Parco “Millennium” di Albiano e del circuito ciclo-pedonabile di valorizzazione della Via Francigena sulla Serra.

CONSORZIO ASA

PROGETTO TERRA

Il progetto è direttamente collegato e conseguente alle attività svolte attraverso il progetto INTERREG II-filiera legno energia

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Il PIA Pays-sage trova integrazione anche con altri interventi finanziati con altre risorse pubbliche.

Fonti di finanziamento Titolo dell’intervento Proponente Programma Provinciale di Interventi

Ambientali D.G.R. 54-4768 del 10/12/01

??Costruzione di una piccola centrale a cippato di legna

??Laboratorio Territoriale per

l’Educazione Ambientale ??Costituzione Consorzio

forestale pubblico ??Strumenti per la qualità

ambientale delle aree industriali in Provincia di Torino e censimento delle attività produttive a rischio idrogeologico nei distretti territoriali del Canavese e del Pinerolese

??Installazione di una caldaia a

cippato sul complesso scolastico Bellavista e avvio di una filiera forestale

??Comune di Chiesanuova (Comunità montana Valle sacra)

??Comune di Ivrea ??Consorzio ASA ??Environment Park – API Torino ??Provincia di Torino

Si rileva inoltre la realizzazione a Romano Canavese di un prestigioso ed elitario “relais”, fra l’altro dotato sia di un centro di benessere sia di un centro per congressi, la cui realizzazione è prevista per la primavera del 2003. Il nuovo albergo di lusso, che ha presentato domanda di finanziamento nell’ambito del secondo bando alle imprese del Patto Territoriale del Canavese, sarà ricavato da una villa del ‘700. Questo progetto rappresenterà un’innovazione “in quanto sarà il primo modello organico nella fascia più alta del segmento del turismo eno-gastronomico” e potrà collegarsi con il circuito turistico-ricettivo posto in essere nell’ambito del territorio del P.I.A. Il PIA Canavese – Serra si inserisce inoltre in un più ampio programma di sviluppo socio economico del territorio nel quale la filiera turistica dell’area Valle Elvo e Serra riveste un ruolo di primo piano. Il Piano Territoriale della Provincia di Biella la individua infatti tra quelle a vocazione turistica promuovendo politiche di sviluppo e qualificazione del settore attraverso vari interventi. A tal fine sono stati realizzati tre studi di fattibilità: in Alta Valle Elvo finanziato dal CIPE, in Serra ai sensi della LR 4/00 ed in Alta Valle Cervo e la panoramica Zegna (LR 4/00). Da citare inoltre il Piano delle Opere connesse alle Olimpiadi 2006 presentato dalla Provincia nell’estate del 2001. Nel precedente periodo di programmazione sono state realizzate delle opere sia nell’ambito del Docup obiettivo 5b che nel Programma di Iniziativa Comunitaria Leader II. In particolare quest’ultimo oltre a realizzare interventi nel settore culturale e turistico ha contribuito attraverso la concertazione a stimolare la progettualità e a gestire progetti di sviluppo integrato.

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Un ulteriore esempio è rappresentato dal progetto candidato all’Iniziativa Comunitaria Leader Plus presentata alla Regione Piemonte nel marzo del 2002. L’area coinvolta corrisponde in buona parte a quella interessata dal PIA (nodo Serra – Valle Elvo) coinvolgendo anche comuni non in area obiettivo quali quelli intorno al lago di Viverone.

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B.1. Coerenza con gli indicatori di priorità del Progetto Integrato nel suo

complesso

B.1.1 Idoneità del Progetto a perseguire specifici obiettivi di miglioramento

ambientale:

Il territorio del Patto Territoriale del Canavese ha adottato come strumento di certificazione

ambientale comune a tutti i Patti Territoriali della Provincia di Torino un Protocollo sullo

sviluppo locale sostenibile, le Pari opportunità e l’Equità sociale coerente agli obiettivi di

Agenda 21 locale.

Inoltre, il Tavolo di concertazione del Patto per il Biellese ha recentemente approvato un

documento relativo alla “Proposta di un set di indicatori per il monitoraggio e la valutazione

dello stato dell’ambiente” quale strumento di base per l’avvio di un processo di

certificazione ambientale e di distretto.

B.1.2 Occupazione addizionale a regime nell’area generata dalla realizzazione

del Progetto:

Si prevede di generare attraverso la realizzazione del Progetto un’occupazione addizionale

a regime di circa 80 occupati, molti dei quali giovani o donne, che verranno impiegati nelle

attività di gestione e manutenzione delle strutture turistiche realizzate.

Sulla base dei dati relativi all’occupazione femminile (fonte Istat), che segnalano un

significativo incremento del tasso di occupazione in Piemonte nel settore dei servizi (fra cui

vi sono il turismo ed il commercio), si ritiene che vi sia coerenza fra gli interventi proposti e

l’obiettivo di incremento del tasso di occupazione femminile nell’area del PIA, proprio per il

modello economico che si vuole sviluppare di un turismo di prossimità che consente di

conciliare responsabilità familiari e di impegno lavorativo.

Il modello di sviluppo cui il PIA intende contribuire è significativo non solo sul piano dei

contenuti specifici, ma anche su quello del modello di sviluppo fondato sulla creazione di

nuove occasioni di lavoro locali e potenzialmente flessibili: si tratta di due elementi di

assoluta rilevanza per promuovere l’incremento del tasso di partecipazione femminile al

mercato del lavoro locale, anche nella prospettiva di favorire ed incoraggiare una maggior

diffusione del telelavoro.

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B.1.3 Coinvolgimento di privati in termini di cofinanziamento ovvero di

investimenti sinergici. E’ previsto il coinvolgimento di privati per il co-finanziamento del

progetto di copertura dell’Anfiteatro della Passione a Sordevolo, per una quota pari al 29%

B.1.4 Quota di autofinanziamento del Progetto :

Si prevede una quota media di autofinanziamento del Progetto nel suo complesso pari al

30%.

B.1.5 Tempi di realizzazione del progetto minori rispetto al cronoprogramma

indicato nello Schema di indirizzo:

Il Progetto sarà realizzato rispettando i tempi previsti nello Schema di indirizzo.

B.1.6 Capacità di attrarre investimenti esterni di elevato profilo qualitativo

nonché di attivare funzioni e servizi altamente specializzati:

Il PIA Canavese - Biellese persegue lo scopo di dotare il territorio di infrastrutture e servizi

che favoriscano una migliore qualità della vita per residenti e turisti e siano in grado di

apportare valore aggiunto, rendendo il territorio più competitivo e attrattivo per investimenti

esterni.

B.1.7 Innovazione del comparto economico interessato:

Il PIA Canavese - Biellese mira ad attivare una diffusa azione di marketing territoriale,

sviluppando un turismo alternativo e complementare a quello tradizionale, capace di dare

vita ad attività innovative legate al tempo libero, rispettose dell’ambiente e delle tradizioni

locali, nonché profittevoli e redditizie anche dal punto di vista economico.

B.1.8 Progetti integrati misti, che coinvolgono aree ob. 2 e phasing out:

Il PIA Canavese - Biellese ha optato fin dall’inizio per la scelta strategica di abbinare territori

in ob. 2 e territori in phasing out.

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Coerenza con i documenti di programmazione:

Il PIA Canavese - Biellese risulta essere coerente nelle sue finalità nonché nelle metodologie

attivate al fine di identificare i singoli progetti con i seguenti documento di indirizzo:

1. Piano di Sviluppo Regionale del Piemonte

2. DOCUP ob.2 del Piemonte Reg. 1260/99

3. Relazione previsionale e programmatica 2002 della Provincia di Torino e della Provincia

di Biella

4. Agenda XXI della Provincia di Torino: il Piano di Azione per la sostenibilità: un patto per

lo sviluppo locale

5. Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino e della Provincia di Biella

(quest’ultimo in corso di definizione)

6. Il Piano turistico della Provincia di Biella

7. Il Documento di base sui “Sistemi turistici locali” approvato dal Tavolo di concertazione

del Patto per il Biellese