Progetto Giornalistico

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La Costiera e le Eolie sono davvero a rischio tsunami? Gli esperti lanciano l’allarme per effetto della pre- senza di un vulcano sommerso: il Marsili. In caso di eruzione la sua forza produrrebbe danni catastrofici The Blackboard. Al primo impatto il nome potrebbe sembrare scoraggiante, l’enne- sima raccolta di “black facts” che affollano ormai la nostra comunicazione, altre brutte notizie pronte a rovinarci la giornata. La la- vagna è, però, tutt’altro. È il luogo dove, anche se per una volta sola, studenti, abituati quindi a destreg- giarsi su quella polverosa lastra nera, de- scrivono, - è il caso di dirlo – nero su bianco, la costiera attraverso un nuovo, in- novativo punto di vista: il loro. Lo sguardo dello studente, del giovane, quindi, per tinteggiare dall’interno, dal suo cuore pulsante, il ritratto di una costiera sempre più complicata, poliedrica, contro- versa, conosciuta ed affermata nel pano- rama internazionale. segue a pagina 7 Il vulcano islandese, balzato con forza sulle prime pagine della cronaca mondiale, oltre ad aver bloccato i traffici aerei, met- tendo a dura prova il sistema nervoso di tanti viaggiatori, ha risvegliato l’interesse in Italia di sismologhi e geologi. Per qualche arcano motivo l’attenzione si è spostata sul vulcano sottomarino denominato Mar- sili e sul gigante che troneggia su Napoli e il suo golfo, il Vesuvio. Improvvisamente in molti si sono ricordati dell’esistenza di que- ste brecce nella corteccia terrestre, e no- nostante l’atavica inattività, in molti hanno alzato il livello di guardia riguardo la possi- bilità che questi vulcani, in seguito all’eru- zione islandese, possano tornare all’attività. La preoccupazione, espressa in particolar modo dal professore Ortolani, e confermata da Guido Bertolaso, responsa- bile della protezione civile, nasce dalla consapevolezza che su questi fenomeni nostrani vi è uno scarso monitoraggio, che al momento viene effettuato esclusiva- mente sul Vesuvio, in memoria delle disa- strose eruzioni del passato. È probabile che tanta preoccupazione sia dovuta sol- tanto alla spettacolarizzazione degli eventi che caratterizza l’approccio ai fatti di cronaca nel nostro tempo. Certo è, però, che non si può correre il rischio di rivivere tragedie già verificatesi, di sottovalutare la potenza e l’imprevedibilità della natura, come già accadut ripetutamente in Italia altri fenomeni come terremoti, al- luvioni e dissesto idrogeologico. servizi alle pagine 2-3 S S o o m m m m a a r r i i o o E E d d i i t t o o r r i i a a l l e e di Piero Cioffi Q Q u u e e l l mare pronto ad inghiottirci Grande manifestazione di protesta di ope- ratori turistici e cittadini della Costiera Amalfitana che si sono mobilitati per dire no al depotenziamento del presidio ospe- daliero di Castiglione di Ravello. A Maiori in centinaia hanno partecipato all’iniziativa. servizio a pag. 10 Una lavagna di approfondimento Preoccupa lo stato di disse- sto idrogeologico in Costa d’Amalfi. A gennaio anche una tragica morte. servizio a pag. 4 Il caso dell’Auditorium Nie- meyer di Ravello: da volano di sviluppo a “cattedrale nel deserto”. servizio a pag. 6 Amalfi si mobilita per ria- vere la palestra del porto. A maggio, consiglio comunale sul Lungomare. servizio a pag. 9 Il presidente della Repub- blica, Giorgio Napolitano, in vacanza a Pasqua tra Posi- tano e Minori. servizio a pag. 13 L L a a P P r r o o t t e e s s t t a a

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Lavoro conclusivo corso PON 2009-2010 - Il Giornale in Classe - Docenti Referenti: Lucibello / Severino / Camelia. Esperto esterno: dott. Mario Amodio

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La Costiera e le Eolie sono davvero a rischio tsunami? Gli esperti lanciano l’allarme per effetto della pre-senza di un vulcano sommerso: il Marsili. In caso di eruzione la sua forza produrrebbe danni catastrofici

The Blackboard. Al primo impatto il nomepotrebbe sembrare scoraggiante, l’enne-sima raccolta di “black facts” che affollanoormai la nostra comunicazione, altre bruttenotizie pronte a rovinarci la giornata. La la-vagna è, però, tutt’altro. È il luogo dove, anche se per una voltasola, studenti, abituati quindi a destreg-giarsi su quella polverosa lastra nera, de-scrivono, - è il caso di dirlo – nero subianco, la costiera attraverso un nuovo, in-novativo punto di vista: il loro. Lo sguardo dello studente, del giovane,quindi, per tinteggiare dall’interno, dal suocuore pulsante, il ritratto di una costierasempre più complicata, poliedrica, contro-versa, conosciuta ed affermata nel pano-rama internazionale.

segue a pagina 7

Il vulcano islandese, balzato con forzasulle prime pagine della cronaca mondiale,oltre ad aver bloccato i traffici aerei, met-tendo a dura prova il sistema nervoso ditanti viaggiatori, ha risvegliato l’interesse inItalia di sismologhi e geologi. Per qualchearcano motivo l’attenzione si è spostatasul vulcano sottomarino denominato Mar-sili e sul gigante che troneggia su Napoli eil suo golfo, il Vesuvio. Improvvisamente inmolti si sono ricordati dell’esistenza di que-ste brecce nella corteccia terrestre, e no-nostante l’atavica inattività, in molti hannoalzato il livello di guardia riguardo la possi-bilità che questi vulcani, in seguito all’eru-zione islandese, possano tornareall’attività. La preoccupazione, espressa inparticolar modo dal professore Ortolani, econfermata da Guido Bertolaso, responsa-bile della protezione civile, nasce dallaconsapevolezza che su questi fenomeninostrani vi è uno scarso monitoraggio, cheal momento viene effettuato esclusiva-mente sul Vesuvio, in memoria delle disa-strose eruzioni del passato. È probabileche tanta preoccupazione sia dovuta sol-tanto alla spettacolarizzazione deglieventi che caratterizza l’approccio ai fattidi cronaca nel nostro tempo. Certo è, però,che non si può correre il rischio di riviveretragedie già verificatesi, di sottovalutare lapotenza e l’imprevedibilità della natura,come già accaduto ripetutamente in Italia per altri fenomeni come terremoti, al-luvioni e dissesto idrogeologico.

servizi alle pagine 2-3

SSoommmmaarriioo EEddiittoorriiaallee

di Piero Cioffi

QQuueellmareprontoad inghiottirci

Grande manifestazione di protesta di ope-ratori turistici e cittadini della CostieraAmalfitana che si sono mobilitati per direno al depotenziamento del presidio ospe-daliero di Castiglione di Ravello. A Maioriin centinaia hanno partecipato all’iniziativa.

servizio a pag. 10

Unalavagnadi approfondimento

Preoccupa lo stato di disse-sto idrogeologico in Costad’Amalfi. A gennaio ancheuna tragica morte.

servizio a pag. 4

Il caso dell’Auditorium Nie-meyer di Ravello: da volanodi sviluppo a “cattedrale neldeserto”.

servizio a pag. 6

Amalfi si mobilita per ria-vere la palestra del porto. Amaggio, consiglio comunalesul Lungomare.

servizio a pag. 9

Il presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano, invacanza a Pasqua tra Posi-tano e Minori.

servizio a pag. 13

LLaa PPrrootteessttaa

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Il ritorno all’attività del vulcano islan-dese che ha bloccato centinaia diaerei e creato innumerevoli disagi, eche tuttora continua nella sua attività,oltre ad aver attirato le attenzioni deimedia mondiali, ha fatto riaccendere iriflettori sulla presenza, nel nostro MarTirreno, di un gigante che fino a qual-che mese fa aveva attirato esclusiva-mente l’attenzione di studiosi e diqualche giornalista.Il Marsili scoperto nella prima metà XXsecolo e battezzato così in onore delloscienziato italiano Luigi FerdinandoMarsili, è un vulcano sottomarino chedi recente è stato oggetto di studi nel-l'ambito di progetti strategici del CNRper mezzo di un sistema multibeam, edi reti integrate di monitoraggio per os-servazioni oceaniche. Il sistema multi-beam è un sistema innovativo checonsente di avere una mappatura dialta definizione del fondale marino in-vestigato. Rispetto alle classichemetodologie di rilievo batimetricocon un normale ecoscandaglio sin-glebeam, questa tecnica si caratte-rizza per la notevole mole di datimisurati nella stessa unità di tempo.Grazie a questi studi è stato consta-tato che il Marsili rappresenta il piùgrande vulcano d'Europa, essendoesteso per 70 km in lunghezza e 30km in larghezza. Il monte si eleva percirca 3000 metri dal fondo marino,raggiungendo con la sommità la quotadi circa 450 metri al di sotto della su-perficie del mar Tirreno.Oltre alla consueta abitudine italiana aricercare nelle catastrofi altrui qual-cosa che ci riguarda, c’è da conside-rare alcuni dati raccolti quest’annosull’attività del vulcano e che dimo-strano che la preoccupazione cre-scente non è per niente priva difondamento.Nel febbraio 2010 la nave oceanogra-fica Urania, del Cnr, ha iniziato unacampagna di studi sul vulcano som-merso. Sono state rilevate preoccu-panti frane che testimoniano unanotevole instabilità. Una regione signi-ficativamente grande della sommitàdel Marsili risulta inoltre costituita darocce di bassa densità, fortemente in-debolite da fenomeni di alterazioneidrotermale. Il sismologo Enzo Boschiha dichiarato: «Il cedimento delle pa-reti muoverebbe milioni di metri cubi dimateriale, che sarebbe capace di ge-

nerare un’onda di grande potenza cheinvestirebbe le coste della Campania,della Lucania, della Calabria e dellaSicilia provocando disastri. Gli indiziraccolti ora sono precisi ma non sipossono fare previsioni. Il rischio èreale e di difficile valutazione per lamancanza di una capillare rete di si-smometri in grado di avvisare seun’eruzione è imminente, almeno conun certo margine di preavviso comeavviene per l'Etna».

Ancora una volta l’Italia si trova adover far fronte ad una natura che larende allo stesso tempo unica, indi-menticabile per chi la visita, ma vulne-rabile se non adeguatamente tenutasotto controllo.Troppe volte aver sottovalutato avvisa-glie di catastrofi, non aver preso legiuste precauzioni, ci ha portato adover disseppellire cadaveri sommersida colate di fango.Troppe volte la disattenzione ci hacondotto a catastrofi evitabilissime.Si dice che non tutti i mali vengonoper nuocere.Se, come sembra, ora si attueranno lenecessarie modifiche all’impianto dicontrollo dell’attività del Marsili, ci tro-veremo un giorno a essere grati al vul-cano islandese che ora in moltimaledicono per i disagi al trasportoaereo.

Gianmarco TorelliMartina Marciano

Ungigantessoommmmeerrssoopronto al riveglio

Nella foto in alto la nube del vulcano islandeseche ha messo in ginocchio il traffico aereo nelnord Europa causando la cancellazione di nu-merosi voli sia in partenza che in arrivo nelleprincipali città della Francia, dell’Inghilterra dellaGermania e dei Paesi Bssi. A lato l’ultima eru-zione del Vesuvio in una foto d’epoca risalenteal 1944

Scoperto nella prima metà XX secolo, il vulcano prende il nome dello scienziato italiano Luigi Ferdi-nando Marsili. Della lunghezza di settanta chilometri è stato recentemente oggetto di studi del CNR

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Ilpericoloa450metri diprofonditàÈ stato definito “mostro dormiente” ilpiù grande vulcano sommerso d’Eu-ropa situato a soli 150 km a sud delgolfo di Napoli e a 70 km dalle IsoleEolie. Chiamato Marsili dal nome delsuo scopritore, lo scienziato italianoLuigi Ferdinando Marsili. Le sue fuma-role furono riprese nel 1990 da unvideo-robot di ricercatori americani. Questo vulcano vecchio 200mila anni,esteso per 70 km in lunghezza e 30km in larghezza, può rappresentareancora oggi una grave minaccia per lecoste italiane. Studi di Febbraio 2010adoperati dalla nave oceanograficaUrania hanno rilevato preoccupantifrane che testimoniano una notevoleinstabilità. Con i suoi 3000 metri di al-tezza il Marsili presenta una regionedella sua sommità caratterizzata darocce di bassa densità le quali in casodi frane o smottamenti muoverebberomilioni di metri cubi di materiale, chesarebbero capaci di generare un’ondadi grande potenza che investirebbe lecoste della Campania, della Lucania,della Calabria e della Sicilia provo-cando gravi disastri ambientali. Quindia preoccupare maggiormente sono icrolli più che una vera e propria eru-zione. Il professore Enzo Boschi, pre-sidente dell’Istituto nazionale digeofisica e vulcanologia, ha messo inrisalto che il vulcano contiene una ca-

mera di magma di grandi dimensioniformatasi negli ultimi anni e che è im-possibile stabilire quando potrebbe av-venire un’eruzione, questo a causadella scarsità di strumenti specifici chepossano monitorare il vulcano. Infattibisognerebbe installare una rete di si-smometri attorno all’edificio vulcanicocollegati a terra ad un centro di sorve-glianza. Ma tutto ciò è al di fuori diogni bilancio di spesa. Tali apparec-chiature sono costose e complicate darealizzare. Si ci trova quindi di frontead un rischio reale e preoccupante alquale bisognerebbe concedere mag-giori attenzioni.

Valeria Fattoruso

Risalirebbero al 1500 le prime notizie,avvalorate da testimonianze, riguardofenomeni marini che hanno colpito laCostiera Amalfitana. Lo rivela lo sto-rico Giuseppe Gargano, esperto delterritorio, ascoltato dopo le preoccupa-zioni sorte in seguito all’allarme delvulcano Marsili. Le cosiddette “inunda-tio maris”, particolare fenomeno ripe-tutosi in altre parti del Mediterraneo,avrebbero sommerso in tempi remotila metà di Amalfi. “La notizia di cro-naca più antica relativa all’azione delmare contro il litorale Amalfitano risaleprobabilmente agli inizi del XVI secolo- afferma Gargano - Si tratta di potentitempeste da Libeccio a Mezzogiorno,alimentate da un forte vento di sud -sud-ovest, precedute da un clima tran-quillo e seguite da un forte temporaleed una mareggiata che raggiunge

forza nove-dieci. Questi fenomenisono ricordati da pescatori e marinaiamalfitani come ”lope ‘e mare”, e sonodi natura ben diversa dai maremoti”.Dalle ricostruzioni dello storico tali fe-nomeni svilupperebbero onde altecirca 10 metri; per proteggerci da essebasterebbe creare consistenti barrierein pietra davanti ai litorali dei centri co-stieri, in modo da spezzare le acque eridurre la loro potenza. “Ad ogni modo– conclude Gargano - occorre monito-rare continuamente il vulcano sotto-marino Marsili, situato a 150 km dallitorale amalfitano.”

Giusy BoveMartina Marciano

Chiamato Marsili dal nome del suo scopritore, il vulcano sommerso, vecchio di 200mila anni fu ripreso nel 1990 da un video-robot americano Parla

lostoricoGiuseppe

Gargano:inCostierassoolloo inondazioni

In alto lamappa dei vul-cani presentinello spazio delmar Tirreno, traisole, terra-ferma e fondali.A sinistra il vul-cano sottoma-rino su cui sisono concen-trate le atten-zioni deglistudiosi. A latoil professor Giu-seppe Gar-gano, espertodi storia medie-vale

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Secondo Legambiente, in un impietoso ritratto delineato da un recente studio, l’86% dei comuni dellaCampania è a rischio frane; nella sola provincia di Salerno la percentuale supera addirittura il 90%

“Eppur si muove!”. Imparerà mail’uomo che la terra è meno ferma estabile di quanto sembri? Che il territo-rio ha bisogno di un grado di libertàproprio per le dinamiche della terra?Che a sfidare la natura, prima o poi,ne si esce sempre sconfitti? Spesso,purtroppo, s’ignora la natura e il carat-tere distruttivo che essa può avere.Come una donna permalosa che - ap-punto - viene ignorata, può comin-ciare, da un momento all’altro, a faredi testa propria, sgretolando, letteral-mente, le fondamenta delle certezzeche duramente l’uomo aveva gettato.Così, in un’ irreale noncuranza, ad unterritorio dal dissesto idrogeologicodecisamente non irrilevante vengonorivolte le attenzioni, come appareormai d’uso a tutto l’apparato politicoitaliano, unicamente post-eventum.Un’ eterna rincorsa al riparare gli erroricausa di catastrofi, un piano stralcionato per emergenza, interventi dubbiin una zona dove i costoni, ricoperti dilapilli vulcanici, si mantengono sul filodel rasoio, dove le famose zone P4,meglio conosciute come zone rosse (oad alta franosità), abbondano più diqualsiasi altro luogo. Qui, dove leacque sorgenti e le acque piovane

confluiscono troppo facilmente acreare fiumane in caso di pesanti pre-cipitazioni (ricordando le alluvioni del’54), arrivando a trascinare fango edetriti via dai costoni, portandoli direttiad abbattersi sui centri abitati più avalle. Qualche percentuale: secondo Le-gambiente, in un impietoso ritratto de-lineato da uno recente studio, l’ 86%dei comuni campani è a rischio frane;nella sola provincia di Salerno la per-centuale supera il 90%;in un saggiosul Touring Club italiano del ’97, Al-

berto Hoffman dichiarava il nostro ter-ritorio costiero per l’ 80% ad alta frano-sità, “anche a causa delle fortipendenze che lo caratterizzano”.Dati alla mano, quindi, non si può ne-gare l’evidenza. Eppure, a livello diprevenzione, gli interventi scarseg-giano e, quando ci sono, presentanospesso astrusità inspiegabili. Ed i fattisembrano rumorosamente confer-mare. A partire dalle frane che,ostruendo numerose ogni inverno lestrade, costringono tutta la costiera afastidiose deviazioni; ad arrivare allarecente questione della messa in sicu-rezza del costone roccioso conteso trai comuni di Amalfi ed Atrani, franatoad inizio anno sul famoso ristoranteZaccaria, situato nella zona sotto-stante, uccidendo sfortunatamente uncuoco. Citando la tragedia del risto-rante, però, si va a toccare un altrotasto dolente, ormai da troppo tempo,nel nostro territorio: l’abusivismo edili-zio, sfrenato, sfacciato, incontrollato.Altra piaga del nostro invidiabile pae-saggio, che si vede sbucare quotidia-

namente novità edilizie irregolari,illegali e, in particolar modo, perico-lose, addossate, come sono, a questipendii che da sempre l’uomo tenta diaddomesticare, spesso non tenendoconto delle più banali norme di sicu-rezza urbanistica. Dissesto idrogeologico, abusivismo,lentezza o mancanza di provvedimentiper la sicurezza: bel quadretto! Deci-samente allietato inoltre dal pericolosocontesto sismico (e vulcanico) in cui sitrova, a poca distanza dal Vesuvio.Intanto, in quest’ idilliaco scenarioapocalittico, la vita va avanti tranquilla,preparando, forse, già accuse ecause per il prossimo disastro.

Piero Cioffi

Fangossuullparadiso

in un’ irreale noncuranza,ad un territorio dal dissestoidrogeologico decisamentenon irrilevante vengono ri-volte le attenzioni, come ap-pare ormai d’uso a tuttol’apparato politico italiano,unicamente post-eventum

A lato un’imma-gine della franache a fine feb-

braio scivolòsulla strada pro-

vinciale inter-rompendo a

Tramonti la cir-colazione stra-

dale per oltreuna settimana.

L’evento franosoper fortuna non

procurò nèdanni, nè vittimeche invece si re-

gistrarono neldiscacco del la-strone di carbo-

nato di calcioche distrusse il4 gennaio (foto

sotto) il risto-rante Zaccaria

ad Atrani, procu-rando la mortedello chef Car-

mine Abate

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Si intensificano i controlli delle forzedell’ordine nel tentativo di arginare ilfenomeno dell’abusivismo edilizio. Ecosì, dopo Amalfi, Positano, Ravello ètoccato anche a Tramonti, per ultre unmese sotto la lente d’ingrandimentodei militari impegnati per combattere ilfenomeno. La cittadina montana dellaCostiera è stata passata al setaccio econ essa tutte le costruende abitazionirurali. Risultato: una serie di sequestriche hanno causato il blocco dei can-tieri. I numerosi sigilli, scaturiti dall’in-tensificazione dei controlli nella zonada parte della Guardia di Finanza,hanno interessato una serie di fabbri-cati agricoli, ampliati a quanto pareoltre le misure dichiarate. Esempi eclatanti sono quelli di Pa-terno e Gete, dove al momento deicontrolli sono state rilevate presunteirregolarità. Gli episodi non risultanoessere una novità per il comune diTramonti dove, dati alla mano, questoreato sembrerebbe essere molto fre-quente. Infrangere le norme che rego-lano il settore urbanistico comporta,sia a Tramonti che nel resto della Co-stiera Amalfitana, una serie di viola-zioni soprattutto di ordinepaesaggistico in quanto la zona è di-chiarata Patrimonio dell’Unesco. No-nostante si siano registrati nel corso

degli anni una serie infinita di seque-stri con relative sanzioni, l’abusivismocontinua ad essere un fenomeno dila-gante che merita l’attenzione delle au-torità competenti. Ma non c’è solospeculazione dietro la maggior partedegli abusi edilizi. Tra questi infatti sinasconde anche una necessità di tipoabitativo che costringe molti cittadini a

violare le leggi pur di garantire una vi-vibilità adeguata nelle strutture preesi-stenti talvolta realizzando nuovi vani odotando di nuove aperture locali conscarsa areazione e quindi difficilmenteabitabili.

Valeria FattorusoMartina Marciano

Mario Rosario De Santis

Costiera: controlli inaauummeennttooscattanoisigilli

Raffica di sequestri a Tramonti. Esempi eclatanti sono quelli di Paterno e Gete, dove al momento dei con-trolli sono state rilevate presunte irregolarità. Gli episodi non risultano essere una novità per il paese

Non ci sono solo situazioni di rischioderivanti dalla mancata manutenzionedelle montagne o dall’abusivismo edili-zio. La Costiera Amalfitana, uno deiparadisi patrimonio dell’umanità, è an-ch’essa martoriata da un fenomenoche interessa gran parte della Peni-sola: il dissesto idrogeologico. Si narrache negli anni Quaranta la stima per ilrisanamento ammontava a migliaia di

miliardi di lire. Oggi i costi sono centu-plicati per effetto dell’aumento delcosto della vita e di un aggravamentodello stato di dissesto contro cui risultaindispensabile l’attuazione di un pianooperativo che si basi sulle reali situa-zioni geologiche e morfologiche delterritorio. Insomma, basta con glistudi, prodotti finora in quantitatà indu-striale, e via libera all’azione di messain sicurezza del territorio senza laquale si continueranno a a causaredanni di ogni natura e contare, pur-troppo, ulteriori perdite di vite umane.Proprio com’è accaduto l’ultimo capo-danno ad Atrani, quando un lastronedi roccia è scivolato sul ristorante “daZaccaria” provocando la morte dellochef, Carmine Abate, che si trovava

all’interno del locale. La tragedia ha ri-portato d’attualità la questione del“dissesto idrogeologico” della Costieraamalfitana, un territorio ritenuto dasempre fra i più a rischio di tutta l’Italiae l’Europa, ma mai sottoposto ad unprogramma di manutenzione totale.Dopo questa tragedia sembra che leacque si siano un po’ smosse. Innan-zitutto, per l’intera costa è stata dichia-rata l’emergenza ambientale europea,ed è stato adottato dall’autorità di Ba-cino Destra Sele “il piano straordinarioper la rimozione delle situazioni adalto rischio”. Ma bisognava attendereuna tragedia per prendere provvedi-menti?

Bianca Brancati Maria Pina Mascolo

�ientepiùricerche, occorronopianioperativi

ii ll ppuunnggoolloo

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La “cattedrale della contemporaneità”, che rischia di diventare una “cattedrale nel deserto”, è sorta per sup-portare l’economia del paese con l’incremento dei flussi turisti e nuove oportunità di lavoro per i residenti

Dal sempre più lontano 27 gennaio2010, un nuovo gigante accompagna ilsonno del famoso “dormiente”, forma-zione rocciosa che sovrasta il costonedel monte dell’Avvocata, troneggiandosul panorama della Costiera. Tra i ter-razzamenti, segno indelebile del lavorodell’uomo su questi territori, e le ca-sette policrome, la mastodontica strut-tura bianca salta subito all’occhio,lasciando abitanti ed avventori basiti econfusi ad ogni sguardo. L’opera del-l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer,l’Auditorium, attorno al quale, in diecianni di progetto e quattro di realizza-zione, si sono sollevate le più aspre esvariate polemiche, ormai è lì, curvo,solido e chiuso. La grande cupola checompone l’impianto è tagliata da un fi-nestrone, che, simile ad un occhio, sidischiude sull’azzurro cristallino delmare e il verde delle montagne. Unaltro oblò, invece, spezza la pareteverticale esterna, dando ulteriore luceall’interno, separato dalla piazza dauna spettacolare vetrata. Un’architet-tura, quindi, pensata, per essere, inparticolare internamente, complemen-tare col paesaggio che non scomparealla vista quando si entra. “La piazzaoblunga permette di osservare la mae-stosità della struttura e di porsi comepunto d’incontro per godere dello

splendido panorama che la costieraoffre”; anche l’esterno, quindi, è pen-sato come pronto a inserirsi attiva-mente nel paesaggio preesistente. Ma,nonostante il progetto sia cresciuto“accorto” per le esigenze paesaggisti-che, stenta a trovare consensi. È pro-prio la sua posizione, infatti, che faapparire l’Auditorium un vero gigante.“Un pugno in un occhio, un hangar, unrotolo di carta igienica”: numerosi efantasiosi sono stati gli epiteti della“giuria popolare” quanto radiose le lodidei critici. La costruzione, però, è stataautorizzata a nascere in uno degli 890

� siti protetti dall’UNESCO come pa-trimonio mondiale dell’umanità. Inoltre,è una vera e propria fortuna per unborgo nel quale s’intrecciano storia,cultura e bellezze naturali come Ra-vello, essere riusciti a realizzare unprogetto di un grande architetto,quando città ben più note hanno rifiu-tato simili cospicue iniziative (ricor-diamo l’esempio di Venezia colprogetto di Wright). Citando Scurati, daun articolo redatto prima dell’inizio deilavori: “In Costiera il paesaggio natu-rale non esiste; da queste parti, comevoleva Eraclito, «è nel mutamento chele cose si riposano» ”. La struttura,d’autore, per quanto si possa giudicaresoggettivamente, potrebbe esser vistacome l’ inizio di una compenetrazioneattiva tra passato,paesaggio e moder-nità. Ereditiamo quello spirito d’inizia-tiva che portò i nostri antenati arendere questa Costa una delle più fio-renti in ambito architettonico ed arti-stico! Questa “cattedrale dellacontemporaneità “ricorderà ai posteriche “I costruttori di cattedrali del XXIsecolo sono passati di qui”. Inoltre,l’opera potrebbe giovare incredibil-

mente all’economia del paese, incre-mentando il flusso di turisti anche neiperiodi “morti” dell’inverno e offrendopossibilità di lavoro ai ravellesi o agliabitanti della Costiera in generale.Peccato, però, che, a causa di “tafferu-gli burocratici” riguardo alla gestione, ilgigante non sembra pronto a destarsi.La “pennellata bianca” comincia così amostrare prematuramente le primerughe, ma di certo col tempo riuscirà amostrarsi meno invadente e decisa-mente più utile dell’abusivismo dila-gante che la circonda. Ciò che deturpail paesaggio sono l’incuria e la “distra-zione”; l’arte, se ben realizzata, puòsolo creare una sublime simbiosi trauomo e natura.

Piero Cioffi

L’opera dell’archietto brasi-liano, Oscar �iemeyer, l’Au-ditorium, attorno al quale,in dieci anni di progetto equattro di realizzazione, sisono sollevate le più aspre esvariate polemiche, ormai èlì, curvo, solido e chiuso

AuditoriumNiemeyer: un’aarrttiissttiiccaapennellata ttrraa cielo eemare

Sopra e in basso due immagini della straordi-naria struttura progettata dall’archietto brasi-liano Oscar Niemeyer

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Amalfi: ungarageinrocciada 220000 posti“Quest’opera produrrà una ricadutapositiva sull’economia della città”. Conqueste parole il sindaco di Amalfi An-tonio De Luca accompagnò l’ inizio deilavori per realizzazione del parcheggioLuna Rossa.Partiti nel 2006 e non ancora ultimati, ilavori in roccia si sono spinti per unalunghezza di 150 metri di profonditàcon la realizzazione di un’enorme gal-leria all’interno della quale è statacreata una struttura a più piani in ce-mento armato capace di contenere204 posti auto e 30 posti moto. Alcunidi questi verranno riservati ai clientidell’Hotel Luna, i cui proprietari hannoconsentito l’opera per effetto di unapermuta con il manufatto che sorgevadinanzi alla roccia e dove i tecnicisono intervenuti con trivelle e micro-mine. Il Luna Rossa ha avuto un impe-gno di spesa pari a 7,5 milioni, in parteprovenienti da fondi regionali e oltre aibox auto e moto, è prevista la realiz-zazione di due ascensori, attualmentein costruzione, completamente a servi-zio di turisti e residenti della zona, checondurranno alla sovrastante ViaNova. Un’ulteriore agevolazione saràfornita attraverso la galleria che dalparcheggio sbuca direttamente inPiazza Municipio. Fu questo, il primocollegamento a essere festeggiato neldicembre del 2006 quando la trivellabucò l’ultimo pezzo di roccia ancora inpiedi. Il parcheggio, come affermatodal sindaco, sembra pronto a dare una

grandiosa spinta all’economia, nonsolo ad Amalfi ma dell’intera costiera,risolvendo così un problema che, daanni, è diventato una vera e propriapiaga per il territorio: la carenza diposti auto che determina costi esorbi-tanti per quei pochi disponibili.Con la costruzione della nuova strut-tura si è cercato di arginare il pro-blema, incrementando e rendendo piùcomoda e (si spera!) meno dispen-diosa la visita nel comune capofiladella Costiera.

Liliana Maria D’Alessandro

Sotto la guida del giornalista Mario Amodioe degli insegnanti d’italiano del triennio delLiceo scientifico E. Marini di Amalfi(Mimma Camelia, Giovanni Lucibello eGiuseppina Severino), da un ordinariocorso di giornalismo è nata una piccola te-stata giornalistica d’approfondimento e, inparte, di cronaca. Il nutrito gruppo di ra-gazzi che va a comporre la “redazione”analizza e riporta con attenzione le nume-rose realtà che li circondano, riservando,però, particolare attenzione all’ambiente ele sue interazioni con l’uomo. L’ambiente è, perciò, il vero protagonistadel primo numero di “The Blackboard”.Ambiente dove, per l’eterno dualismo chegoverna il mondo, anche in costiera vedefronteggiarsi giganti buoni e giganti cattivi,pronti ad influire, sia attivamente che pas-sivamente, sulla vita degli abitanti della “di-vina”. Dall’allarme dell’enorme Marsili(vulcano sommerso a 150 chilometri in di-rezione Sud-Ovest), al caso dell’altrettantocolossale “gigante dormiente”, l’AuditoriumOscar Nimayer di Ravello; dal dissestoidrogeologico, all’altrettanto pericoloso – eantiurbanistico - abusivismo, passando peril problema sismico; dalle solide realtà diprodotti locali affermati e recentemente va-lorizzati, come la pera pennata o il vino tin-tore, al turismo che si rinnova, cercando innuove opere pubbliche un mezzo promo-tore; la nuova architettura, pertanto, comefunzionale attrattore turistico ma, na-scendo in una zona patrimonio dell’Une-sco, con un occhio di riguardo all’ambientee alla compenetrazione con - e salvaguar-dia di - quest’ultimo; il necessario accennoalla politica, purtroppo, circondato dai piùsvariati avvenimenti di cronaca, legati asport, manifestazioni e, sfortunatamente,anche al crimine, per finire con un ricono-scente riferimento alle attività scolastiche. Argomenti che, quindi, giganti di fronte allegiovani menti, le quali non possono cheammirarli e analizzarli con la curiosità el’intraprendenza tipiche dell’adolescente li-ceale, vengono ridotti, frantumati in parolee riscritti, schematizzati, proprio comequando l’insegnante spiega aiutandosi conla lavagna, tra le piccole pagine del nostroperiodico. Tutto questo è “The Balckbo-ard”, nel suo primo numero, la nuova lava-gna di approfondimento della costiera.

Partiti nel 2006, i lavori in roccia sono proseguiti con la realizzazione di unastruttura a più piani capace di contenere 204 posti auto e 30 posti moto EEddiittoorriiaallee

segue da pagina 1

In alto il parcheggio ultimato e sopra un’imma-gine della galleria in roccia scattata durante i la-vori. In basso a destra una delle ultime lezionidel corso di giornalismo.

Caduto il fascismo i beni della Colonia furono assegnati alla regione. Da qui, ha avuto inizio il declino dell’area nel disiteresse generale

Continuano senza freno gli sprechi adAgerola. Il piccolo centro nel cuore deiMonti Lattari che, per morfologia e inte-ressi turistici, rientra anche nel territoriodella Costiera, vede riaccendersi la spi-nosa vicenda della Colonia Montana. L’im-ponente immobile che dovrebbe essere unbene prezioso per lo sviluppo socio econo-mico di Agerola, risulta essere a tutt’oggiun enorme agglomerato di cemento ab-bandonato al suo destino. Mentre la Co-stiera ed in primis Ravello, grazie allacostruzione dell’auditorium, ha cercato ditrovare altre fonti per incrementare i flussituristici, Agerola resta miseramente alpalo. Ravello possiede il suo “gigante”, di-ventato un polo d’attrazione turistica, aidanni del Duomo o delle famose ville, Age-rola si ritrova invece con il suo “mostro”,che dall’alto della sua imponenza, dominaaltri suoi simili. Ebbene sì, la Colonia Mon-tana è solo una delle tante opere pubbli-che che gridano vendetta.Paradossalmente esistono altre tre opereincompiute in altrettante frazioni, tanto pernon scontentare nessuno e rendere la pu-nizione comune a tutto il paese. La fra-zione di Bomerano avrebbe dovuto avere ilcampo di calcio in via Punta Fenile, con unfinanziamento di Italia ’90, il cui iter è valsoperò soltanto l’espropriazione dei terreni.La borgata di Pianillo si ritrova tre campida tennis iniziati nel 1988 e mai ultimati.Mentre Campora annovera come opera in-compiuta il Palazzetto dello Sport, con unastruttura comprensiva di piscina, chiusonel 1998 e in fase di ristrutturazione dal2000. Per essere chiari: i ragazzi che prati-cano calcio, lo fanno su un campo sportivodi oltre 70 anni, mentre è ancor più gravela situazione del palazzetto, che costringegli agerolesi a dirigersi verso Castellam-mare o verso la Costiera per poter prati-care altri sport. Ma l’amarezza più granderiguarda il “mostro”, poiché un modo per ri-sollevarlo dal suo stato di decadenza efarlo risorgere era stato proposto al Co-mune di Agerola dalla Regione Campanianel lontano 2006. La Regione valutò l’im-mobile 1 milione di euro, ma chiese al Co-mune un anticipo di 300mila euro,rateizzando la somma in 5 anni. Ma non èqui il problema. Le difficoltà per il comunesorsero allorché si vide presentare comespesa di restauro e rilancio per l’immobilela somma di 15 milioni. La Regione, nonavendo ottenuto risposte, dopo un anno ri-tenne il Comune non più interessato all’ac-quisto e si riprese il “mostro”. Non si puòche muovere una critica ai rappresentantipolitici, a tutti i livelli, i quali dovrebberocoalizzare i loro sforzi al fine di concluderele opere incompiute affinché possano sor-gere centri idonei a rilanciare l’economia,lo sviluppo e il turismo di Agerola in mododa aprire uno spiraglio di futuro migliore aitanti giovani costretti altrimenti ad abban-donare la terra natìa.

Agerola: il gigantedimenticato

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Abbandono. Questa l’unica sensa-zione che si prova guardando quel“locus amoenus”che è la Colonia mon-tana di Agerola. Luogo in cui nellaprima metà dell’ Ottocento, il GeneraleAvitabile, al ritorno dall’Afghanistan,aveva costruito la sua abitazione. De-molita in epoca fascista, fu sostituitacon un edificio destinato a Coloniamontana, dove la “Gioventù italiana”trascorreva le sue vacanze. Tale areaè stata per molti anni fonte di turismoper Agerola, poiché giungevano nu-merosissimi familiari dei ragazzi ospi-tati in Colonia. Ora, di quel “paradiso”che si erge nella punta sinistra del“ferro di cavallo” (struttura del territorioagerolese) e dal quale lo sguardo siperde tra le sinuosità della CostieraAmalfitana e della Penisola Sorrentinagiungendo sino a Capri, cosa rimane?Nulla se non lo scheletro della strut-tura in un parco verde, anch’esso ab-bandonato e non curato. Dopo l’epocafascista, tra gli anni ’70 e ’80, la Gio-ventù italiana fu dichiarata “ente inu-tile” e i beni della Colonia montanafurono assegnati alla regione Campa-nia. Da qui, ha avuto inizio il declinodella Colonia montana, poiché nes-suna delle amministrazioni comunaliche si sono susseguite dal dopoguerraad oggi, si è impegnata seriamente inquesta faccenda; nessuna di esse ha

avanzato proposte all’ente sovraco-munale, per una seria gestione dellaColonia, e tantomeno, la regione tieneconto degli interessi legittimi e delleesigenze di Agerola. Nell’ultimo tren-tennio grazie proprio alle innumerevolipotenzialità di questo “locus amoe-nus”, sono state ipotizzate varie desti-nazioni d’uso per la fruizione dellastruttura. Alcuni inizialmente hannoproposto la realizzazione di un presi-dio ospedaliero, altri sembravano pro-tendere per la realizzazione di unafacoltà universitaria sul modello cam-pus, altri, forti dello spazio verde checirconda tale edificio, lo vorrebberoutilizzare come struttura sportivad’avanguardia. Ma quale utilizzo ren-derebbe davvero la Colonia il volanoper il decollo economico di Agerola?.Numerosi sono stati i tentativi di rispo-sta,tutti finora miseramente naufragati.Tra le proposte maggiormente accre-ditate,quella della colonia come parcotecnologico o ancora come scuola diteatro. L’ultima “trovata”, è quella diun’università del turismo o una scuoladi alta cucina legata al territorio. Maper l’atavica questione, al momentonon sembra esistere soluzione con-creta. Intanto i giovani attendono. E il“gigante dormiente” con loro.

Bianca Brancati Maria Pina Mascolo

ppuunnttii ddii vviissttaa

di Angelo Acampora

Apropositodi...colonia

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Si mobilita Amalfi per non perdere lastorica palestra del porto in cui laGuardia di Finanza intende realizzareuna propria caserma. “O ci danno lapalestra o ce la prendiamo, costi quelche costi” ha affermato il sindaco DeLuca nella manifestazione di protesta.Miseramente chiusa da anni, la pale-stra del porto, dove sono cresciute in-tere generazioni di amalfitani, versa dadecenni in condizioni pietose per colpadel mancato utilizzo dovuto a sceltesciagurate del passato che la vollerodestinare a nuovo ufficio postale. Maquell’immobile, che non ha mai rappre-sentato una valida alternativa ai locali

delle Poste ubicati sul lungomare, è fi-nito nel mirino della Guardia di Fi-nanza intenzionata, non avendo unapropria caserma in zona, a utilizzarlocome struttura operativa. La cittadi-nanza amalfitana, in particolar modo igiovani, da anni tentano di far valere leproprie ragioni pur di riottenere l’affida-mento di quell’immobile ma senzaalcun risultato. Una struttura realizzatanel 1943 dal Monsignor Ercolano Ma-rini per fini sociali, e trasformatasi neglianni in colonia estiva, come è stato ri-cordato nel corso di un consiglio co-munale straordinario convocato perscongiurare l’avvio dei lavori di messain sicurezza. Numerosi sono stati gliinterventi all’interno del consiglio co-munale, a partire dal primo cittadino, ilquale ha incitato tutti a lottare per l’uti-lizzo della struttura. Il locale, destinatoad essere adibito a caserma per la

guardia di finanza, comporta unagrave perdita per la cittadinanza amal-fitana. Al consiglio era presente l’interaamministrazione comunale, tra cui il vi-cesindaco Giovanni Camera che hadefinito tutto ciò avvilente poiché que-st’incubo minaccia gli amalfitani daben 11 anni. Forti anche le parole pro-nunciate dal capogruppo di opposizioneGiovanni Torre: “Siamo pronti a darebattaglia, anche allo sciopero dellafame o ad incatenarci finché non verràrestituita la struttura al paese”. Ora ilComune, dopo l’incontro in Prefetturaconvocato qualche giorno dopo il con-siglio comunale straordinario, ha uffi-

cializzato una nuova proposta dainoltrare alla Guardia di Finanza. Indi-viduando quale alternativa l’ex scuolaelementare di Vettica il consiglio comu-nale ha formalmente avanzato l’ipotesidi scambio degli immobili. E lo ha fattoalla presenza dei parlamentari di colle-gio che si faranno portavoce presso glienti interessati. Presso la scuola di Vet-tica, che ricade in area edificabile, ilComune ha previsto anche la realizza-zione di un parcheggio a raso e di unascensore. E’ questo l’ultimo atto dellaquerelle che dura ormai da anni. I cit-tadini, dal canto loro, non gettano laspugna e continuano a sperare dipoter destinare quella struttura ai gio-vani di Amalfi e a quanti consideranolo sport un deterrente contro le de-vianze sociali e in particolar modo gio-vanili.

Giusy Imperato

A lato l’edificio della palestra ex Anna e Nata-lia con l’attiguo campo sportivo. Sopra e in

basso due immagini della protesta del consi-glio comunale convocato sul Lungomare

Presentata una nuova proposta alla Guardia di Finanza. Individuando quale alternativa l’ex scuola ele-mentare di Vettica il consiglio comunale ha formalmente avanzato l’ipotesi di scambio degli immobili

Amalfi non mmoollllaa la palestraPronti aallllaa protesta

Anno I - Numero Unico

Giornale realizzato nell’ambito del corso di giornali-smo svolto presso il Liceo E. Marini di Amalfi

Direzione

Mario Amodio

Supervisione

Pro.ssa Mimma Camelia, Prof. Giovanni Lucibello,Prof.ssa Giuseppina Severino

Redazione

Angelo Acampora, Bianca Brancati, Giusy Bove,Regina Bozza, Pierfrancesco Cioffi, Stefano Confalone, Giuseppina Cuomo, Liliana Maria

D'Alessandro, Mario Rosario De Santis, MaximillianDel Pizzo, Valeria Fattoruso, Saveria Fiore, AnnaFiorillo, Erminia Fusco, Erika Guadagno, CarloGreco, Giusy Imperato, Vincenzo Magariello,

Martina Marciano, Maria Pina Mascolo, Fiorina Petrucci, Gianmarco Torelli

Si ringrazia il Dirigente Scolastico,

Prof. Francesco Criscuolo, per aver consentito

la realizzazione del progetto

“Revisione piano sanitario: ospedale diCastiglione a rischio depotenziamento”“Non siamo cittadini di serie b e altret-tanto non va considerato il nostro turi-smo”. E’ lo slogan che corre di boccain bocca tra i cittadini della costieraalla luce dei provvedimenti previsti inmateria di tagli della spesa sanitaria.“L’ospedale di Castiglione non sitocca” hanno gridato centinaia di per-sone durante la manifestazione di pro-testa del 22 maggio. In quell’occasione è stato ribadito che “anchela costiera, per le sue caratteristicheorografiche, è da considerarsi un’isola, al pari di Capri ed Ischia, e pre-tendiamo lo stesso trattamento”. Lapolemica è scoppiata in seguito allaconsegna della versione definitiva delpiano di organizzazione della reteospedaliera, da parte del sub commis-sario alla sanità Giuseppe Zuccatelli,al presidente Stefano Caldoro. D’ora inpoi ospedali e cliniche della Campaniadovranno avere almeno cento postiletto. L’applicazione di tale criterio, checoinvolgerà circa il 50% delle case dicura, rischia di produrre un ridimensio-namento con conseguenze devastantisulla salute dei cittadini, oltre che sulpiano occupazionale. “Una scelta -scrive Zuccatelli - finalizzata non sol-tanto a contenere i costi di gestionema anche a garantire prestazioni piùappropriate e ottenere lo sblocco diuna parte dei fondi FAS”.A farne le spese, più di tutti, sono novepresidi pubblici, che verranno dismessie riconvertiti in residenze sanitarie, po-liambulatori e centri specialistici: è ilcaso dell’ospedale di Castiglione diRavello. Per discutere le strategie daattuare al fine di eliminare l’ipotesi deldepotenziamento del presidio, si sonoriuniti nel pomeriggio dello scorso 11maggio, a Minori, i sindaci dei princi-pali comuni della costa d’Amalfi. I primicittadini hanno inviato un fax al presi-dente Caldoro chiedendo un incontrourgente finalizzato “all’ auspicabilecondivisione di una proposta collettivache, pur ispirata a criteri di razionaliz-zazione della spesa pubblica, possanondimeno salvaguardare il diritto allasalute di tutti i cittadini della costiera”;si sono dichiarati, inoltre, pronti a pro-testare direttamente a Napoli in casodi mancata risposta. In effetti non sipuò non riconoscere all’ospedale diCastiglione il rilevante ruolo che rive-ste, essendo l’unico “plesso” nel raggiodi una ventina di chilometri da tutti ipaesi della costiera; solo l’anno scorsosono stati stabilizzati più di un centi-naio di pazienti colpiti da infarto, senzacontare i numerosi interventi di prontosoccorso prestati nei confronti di turistie residenti, effettuati soprattutto dinotte o durante la movimentata estate.

Per questi motivi, sono insorti non soloi consorzi turistici di Amalfi, Ravello ePositano, ma soprattutto i sindaci deitredici comuni i quali, in una nota in-viata a Caldoro, indicano l’ipotesi perrazionale i costi e mantenere inalteratii servizi. “Con senso di responsabilitàsi prende atto della grave anomalia co-stituita dalla spesa del Plesso di Casti-glione determinata dall’impiegoanomalo di operatori medici in regimestraordinario – scrivono i sindaci dellaCostiera - Tale incomprensibile “buco”impone una profonda correzione ope-rativa nel senso dell’utilizzazione delpersonale in solo regime ordinario.Tale indirizzo operativo, da tradursi indirettiva vincolante, comporterebbe, dasola, una radicale riduzione dei costi digestione del personale, pari a circa il50%”. Accanto a tale drastica ridu-

zione, la conferenza dei sindaci invocala permanenza in vita della struttura alfine di garantire i seguenti servizi sani-tari essenziali e di emergenza: prontosoccorso medico, pronto soccorso chi-rurgico e servizio di chirurgia d’ur-genza, cardiologia H24, rianimazione,radiologia ed analisi. “Trattasi del li-vello sanitario minimo imprescindibileal di sotto del quale non si intende inalcun modo derogare” dice il presi-dente della conferenza Paolo Impe-rato. Ma non è tutto perché i sindaciauspicano “per la razionale e positivaristrutturazione del plesso” che leemergenze trattate a Castiglione con-fluiscano presso l’ospedale di Salerno“con ulteriori ricadute economichevolte al risparmio di spesa”.

Carlo GrecoMaximilian Del Pizzo

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Nella foto sopra il presidio di Castiglione di Ra-vello. A lato e in basso, due immagini della ma-nifestazione di Maiori

“L’ospedale di Castiglione non si tocca” hanno gridato centinaia di persone durante la manifestazionedel 22 maggio scorso. La protesta è scoppiata in seguito all’ipotesi di depotenziamento del presidio

Simobilita laCostieraper il suo ospedale

CaGiordano
Typewritten Text

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Svolta nel panorama politico posita-nese. Ad uscire vittoriosa dalla batta-glia elettorale è stata infatti la nuovalista “L’alba della libertà” che ha avutola meglio contro i diretti avversari: lacompagine uscente. Propositive le in-tenzioni del nuovo consiglio comunale,che ha posto come problema priorita-rio la creazione di nuovi spazi pubblici,tra cui una serie di parcheggi, e di altrestrutture utili a far progredire e a dareuna svolta economica positiva a que-sto “piccolo paradiso terrestre” che èPositano. In secondo luogo si cercheràdi affrontare la problematica della rac-

colta differenziata dei rifiuti. La forma-zione politica, guidata da Michele DeLucia, ha riscosso il favore del 52 %degli elettori sui 3324 votanti. De Luciaha avuto la meglio sui diretti av-versari politici, tra cui il sindacouscente Domenico Marrone. La cam-pagna elettorale si è rivelata aspra e

all’insegna di reciproche accuse tra glisfidanti. Ma come spesso accade neipiccolo centri, anche a Positano nonsono mancati screzi e ripicche neigiorni successivi alle elezioni.Il più eclatante è stato il caso riguar-dante la diffusione di volantini diffa-manti e provocatori nei confronti di uncandidato. Un disdicevole evento cheha destato scalpore e sconcerto tra icittadini, tanto da spingere qualcunoad affermare che si è trattato dell’en-nesima dimostrazione di immaturità emeschinità.Ma nonostante questi spiacevoli avve-nimenti, ciò che riesce ad accomunarela maggior parte dei cittadini è la con-vinzione che , con la nuova maggio-ranza, stia per iniziare una nuova“alba” per il “piccolo gioiello” della Co-stiera Amalfitana”.

Regina Bozza, Saveria Fioree Erminia Fusco

L’oppositore del sindaco uscente è il nuovo primo cittadino. Con seiliste evidente è risultata la frammentazione nel tessuto cittadino

Da uunn Della Pietra all’aallttrrooMaiori ccaammbbiiaasindaco“La democrazia è fragile e a piantarcisopra troppe bandiere si sgretola” di-ceva Enzo Biagi. Sono appena 26 ivoti che hanno fatto accendere i riflet-tori su Antonio Della Pietra, nuovo sin-daco di Maiori. Eppure questeelezioni non possono essere conside-rate un grande trionfo per i cittadinipoiché il piccolo paese, che conta al-l’incirca 5600 abitanti, ha dovuto distri-buire le sue preferenze su 101candidati. La presenza di sei liste hainnescato una campagna elettorale vi-vace e mordente, anche se questeelezioni, nonostante abbiano decre-tato un vincitore, non possono che es-sere considerate una sconfitta per lademocrazia. Sebbene la Civitas abbiavinto le elezioni, è consapevole di nonrappresentare la maggioranza dellapopolazione. Comunque sia, la vittoriac’è stata, e pure significativa, per lacompagine che ha occupato gliscranni dell’opposizione. Tutti i candi-

dati, durante la campagna elettorale,tra proposte, idee e progetti, nonhanno risparmiato accuse all’ammini-strazione uscente. Nonostante tutto icittadini hanno partecipato vivamenteai comizi, dimostrando un forte sensodi appartenenza al proprio paese:molto alta è stata l’affluenza dei vo-tanti ai seggi (75,11%) lasciandol’esito incerto fino alla fine. Evidente èrisultata la frammentazione nel tessutocittadino maiorese, che ha creato “la-cerazioni” anche all’interno di nume-rose famiglie. Sarà in grado la nuovaamministrazione di risanare questecrepe? In tanti si stanno ponendo que-sta domanda e il primo cittadino hacosì risposto: “Mi attiverò subito perriuscire a ricucire il paese che solo ap-parentemente è frammentato; credo cisiano una serie di valori condivisi datutti i cittadini di Maiori e su questabase noi ricostruiremo il tessuto civiledel paese. Da parte mia ci sarà

un’apertura massima nei confrontidell’opposizione, che - ricordiamo - èrappresentata dalla maggioranza deicittadini, e lavoreremo attivamente perriuscire a ottenere quel consenso po-polare venuto a mancare nelle ele-zioni”. Riuscire a mantenere una lineapolitica coerente è il vero traguardo acui deve puntare il neo sindaco. Ai cit-tadini, invece, tocca solo aspettare fi-duciosamente che ci siano deimiglioramenti della qualità governativae che questi possano giovare a tutti.

Anna FiorilloMaximilian Del Pizzo

CCoonn De Luciauna nnuuoovvaaalbappeerr Positano

Il neo primo cittadino ha avuto la meglio sui diretti avversari tra cui il sindaco uscente Domenico Marrone

A lato la nuova maggioranza di Positano con ilsindaco Michele De Lucia. In basso AntonioDella Pietra neo primo cittadino di Maiori al suoarrivo al comitato elettorale dopo lo spoglio

Entrano in casa, svaligiano e “divo-rano” una pastiera. Accade sui MontiLattari, dove una banda di ladri, oltre aterrorizzare i piccoli paesi di Agerola ePimonte,mettendo a segno ben quat-

tro furti, ha trovato il tempo persino diconcedersi uno spuntino notturno.Non è la sceneggiatura di un film, maquanto accaduto in un’abitazione dellafrazione di Bomerano ,dove gli sfortu-

nati proprietari , non solo hanno subitoil danno ma anche la beffa. Nellastessa frazione sono state prese dimira altre due abitazioni private e unnegozio di ortofrutta. A Pimonte,il pro-prietario di un piccolo bar del centro èstato ,invece , derubato dell’incassogiornaliero. La tecnica utilizzata dailadri è stata sempre la stessa: for-zando saracinesche,porte e finestrenel cuore della notte si sono introdottinelle abitazioni e nei negozi,per poiportare via oggetti di valore e incassi.Le forze dell’ordine si sono pronta-mente mobilitate per trovare i malvi-venti,che tuttavia,oggi non sono statiancora identificati. La paura continuaa crescere e c’è chi cerca di allonta-nare i ladri o quanto meno di demora-lizzarli dormendo con luci accese oattivando antifurti di ultima genera-zione .Intanto l’attività investigativa daparte delle autorità competenti non co-nosce sosta.

Bianca Brancati, Liliana D’Alessandro

Maria Pina Mascolo

*Roba da matti, viene da dire. Quest’episodio ri-porta alla memoria, di quanti negli anni Ottantaerano adolescenti, le scene di una nota saga ci-nematografica: “Er mmonnezza”. Film cult del-l’epoca, in cui era protagonista il cubano TomasMilian doppiato da un indimenticabile FerruccioAmendola, voce, per anni, sul grande schermoitaliano, di mostri sacri del cinema mondialequali Robert De Niro e Sylvester Stallone.

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Non è la sceneggiatura di un film, ma quanto accaduto in un’abita-zione di Bomerano. Per i proprietari oltre al danno anche la beffa

Agerola, ladriaaffffaammaattiiRubano, poi mmaannggiiaannoopastiera

Una santabarbara tra le montagnedella Costiera Amalfitana. E’ stata rin-venuta a Scala dai carabinieri dellaStazione di Ravello e della compagniadi Amalfi che sono intervenuti, coadiu-vati da unità cinofile, nei boschi delpiccolo centro montano. Qui, sono stati ritrovati ben quattro fu-cili ed una pistola a salve. Occultati al-l’interno di tre tubi in plastica rigida, ifucili, di cui uno a pompa, la pistola ele relative munizioni, tutti montati eperfettamente funzionanti, sono statiscoperti in una zona molto impervia,nel cuore della montagna sovrastanteil comune dell’entroterra costiero, nelcorso di una attenta perlustrazione.Nascoste in diverse piazzole, nonmolto distanti l’una dall’altra, ben inter-rate e coperte da fogliame e pietre, learmi secondo gli investigatori potreb-bero appartenere ad associazioni cri-minali. E non si esclude che siano state occul-tate lì da qualche affiliato. Il ritrova-mento delle armi, risultate rubate adAmalfi e in provincia di Torino, rappre-senta un campanello d’allarme per unazona dove la criminalità organizzatanon ha mai trovato terreno fertile. Leindagini condotte ad ampio raggio daicarabinieri della Costiera stanno inte-ressando, così come si apprende, di-versi ambienti cittadini con unaparticolare attenzione ai territori dovela criminalità organizzata è ben più ra-

dicata rispetto proprio alla CostieraAmalfitana. Tra le ipotesi dei carabi-nieri anche l’utilizzo di quelle armi inazioni criminose. Per questo, non siesclude che siano al vaglio degli inqui-renti le cartucce dei fucili ritrovate a

Scala che da un confronto con quellein archivio potrebbero produrre risultatiutili alle indagini scattate subito dopo ilritrovamento delle armi nei monti diScala.

Erika Guadagno

Colpo dei Carabinieri. Non si eslude che le armi possano appartenere a qualche associazione criminaleSopra, la piazzadi Bomerano. Alato la santabar-bara rinvenutadai carabinierinelle montagnedi Scala. Si pos-sono notare icontenitori tubo-lari, le cartuccee i fucili, l’ultimodei quali apompa. Un tipodi fucile, que-st’ultimo, vieta-tissimo epericoloso altempo stessoper i danni cheriesce a causarein caso di esplo-sione contropersone, animalie cose.

Una santabarbaratra i monti dellaCCoossttiieerraa

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Bolidid’epocatra i tornantidellaCostiera

L’azzurro del mare della Costa d’Amalfie il verde dei Monti Lattari hanno fattoda cornice alla riuscitissima 1ª Rievoca-zione Storica della “Coppa della Prima-vera”, svoltasi nel weekend del 13 e 14Marzo. La gara storica di regolarità hacosì rinverdito i fasti e la leggenda cheaccompagnano la mitica “Coppa Prima-vera”. La “Amalfi – Agerola”, altro titoloper identificare la corsa che si disputava“sulla strada più bella del mondo”, vedela sua nascita nel lontano 1961, quandol’avv. Renato Palumbo coadiuvato dal-

l’ing. De Masi dell’ACI Salerno abbassa-rono la bandiera del via sui ben 90concorrenti della prima edizione. Lacorsa aveva inizio all’altezza dell’ex Mo-nastero di S. Rosa alle porte del piccolocentro di Conca dei Marini, per poi pro-seguire alla volta dell’abitato di Furore equindi giungere ad Agerola, dove dopogli 8.7Km del sinuoso nastro d’asfalto, viera posto l’arrivo all’altezza della stele inmemoria di Fausto Coppi. Negli anni iconcorrenti aumenteranno sino ad arri-vare a superare i 300 nelle edizioni piùtitolate, e di pari passo anche la pas-sione e l’affluenza degli spettatori sarànotevole, come testimoniano i video e lefoto che tanti appassionati gelosamentecustodiscono. I tifosi si assiepavanoogni dove pur di assistere al passaggiodi quei bolidi, che con il rombo assor-dante dei loro motori, svegliavano daltorpore la tranquilla Costiera Amalfitana.La passione degli sportivi era stata pre-miata dando a tale competizione anchevalidità nazionale, annoverando anchela “Coppa Primavera”tra le gare di Cam-pionato Italiano della Montagna tra glianni ‘70- ’80. Purtroppo però agli inizi

degli anni ’90, a causa dell’ostracismoincomprensibile di alcuni, per questioniattinenti alla sicurezza e per gli inconve-nienti che procuravano gli oltre 50milaspettatori la gara non si è più disputata.Ma a nulla c’è mai una fine. Infatti, spintida tanta passione e vogliosi di realizzareil loro piccolo grande sogno, i ragazzidell’Associazione Sportiva Dilettantistica“Road Legends Sorrento”, coadiuvati dallocale gruppo “I ragazzi della 500”hanno dato vita ad un ventennio esattodi distanza ad una nuova “Coppa dellaPrimavera”, rivisitata nella formula macon lo stesso fascino di sempre. La 1ªRievocazione Storica in modalità Rego-larità Club ha riscosso notevole suc-cesso, sia tra i partecipanti sia tra inumerosi sportivi presenti. Oltre 60 leauto storiche presenti, tra le quali mo-delli mozzafiato come le Lancia, leTriumph, le BMW M3, le immortali Fiat500 e A112 Abarth, oltre alle Alfa Romeoe ad alcune Ferrari, tra cui una 250GTE, gemella di quella usata dal“Drake”Enzo Ferrari.

Angelo Acampora

Vacanze “paradisiache” per il Presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano cheha scelto come luogo di relax la splen-dida Costiera Amalfitana. “in questopaese mancavo da 30 anni”, ha confi-dato il capo dello Stato durante la suaunica apparizione nei caratteristici vicolidella città romantica. Napolitano,infatti,era già stato a Positano nel 1980per trascorrere il capodanno. Il presi-dente è stato accolto, il sabato santo,con una calorosità davvero sorpren-dente: una folla in festa di turisti e resi-denti tra cui spiccava il primo cittadinoMichele De Lucia , che ha fatto da Cice-rone durante la fugace visita. Napoli-tano prima di affacciarsi in paese hapreferito trascorrere due giorni di riposoassoluto all’interno della blindatissimaoasi alle porte di Positano: il rinomatohotel S.Pietro. Giunto da Roma giovedì1 Aprile in auto in compagnia dalla mo-glie Clio (il Presidente è ripartito il mar-tedì successivo),Napolitano ha tentato dievitare la “morbosità” dei giornalisti, iquali hanno presidiato l’albergo. Tuttavianon è riuscito a resistere al richiamodelle bellezze del luogo, concedendosiuna passeggiata lungo le stradine delposto, per poi lasciarsi catturare dal ca-lore della folla che lo ha accompagnatofino in spiaggia, dove si è fermatopresso il bar della Buca di Bacco dai cuitavoli si può ammirare un panoramadavvero incantevole. Durante il sog-giorno il presidente ha visitato anchealtre bellezze della Costiera, come Mi-nori (foto sotto con il sindaco) famosaper essere stata la patria dell’otium giànel I secolo d.C. Testimonianza del pas-saggio dei patrizi in Costiera Amalfitanaè la villa marittima romana a cui il Presi-dente ha fatto visita. Una particolare pa-squa, dunque, quella di Napolitano chePositano e l’intera Costiera non dimenti-cheranno, così come si spera neancheil nostro rispettato Presidente.

Erminia Fusco e Regina Bozza

La Coppa Primavera è tornata dopo un ventennio dall’ultima Conca - Age-rola grazie all’impegno dell’associazione sportiva Road Legends Sorrento �apolitano

incostiera:vacanzeparadisiache

Nel frottage le immagini più bella della primaedizione della rievocazione della Coppa Prima-vera. In alto una Ferrari 250 Gte, a lato una Sei-cento Abarth

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RobertoDe Simonestudia iritidi Minori

Ha ascoltato per oltre un’ora i canti didolore che accompagnano le funzionidella Settimana Santa in Costad’Amalfi, partecipando poi a un inte-ressante convegno del Centro Pom-peo Troiano e alle processioni delgiovedì e del venerdì santo. RobertoDe Simone, il grande musicologo na-poletano, è stata l’anima del progetto“Oltre la Pasqua”, promosso dalla Re-gione Campania e dal Comune di Mi-nori per accreditare non soloculturalmente il rito penitenziale dellaSettimana Santa ma per trasformarloin forma di grande attrazione turisticautile ad avviare il processo di desta-gionalizzazione in Costa d’Amalfi.Questo, per favorire la procedura di ri-conoscimento, così come accadutoper Valencia, dei riti della SettimanaSanta quale patrimonio culturale del-l'umanità. Minori, infatti, si appresta adattivare con il Ministero dei Beni Cultu-rali e dell’Unesco l’iter per la tutelaentoantropologica dei canti dei Bat-tenti. Non prima però di aver ricono-sciuto questa tradizione, che ilcomune ha provveduto a riconoscerecome bene immateriale della città, nelcorso di un consiglio comunale straor-dinario in cui i riti sono stati dichiaratipatrimonio storico-culturale di Minori.“Dall’osservazione delle manifesta-zioni dei battenti di Minori – ha detto ilmaestro - si resta colpiti da una molte-plicità di elementi la cui analisi coin-volge diversi ambiti scientifici. Questi

vanno dall’antropologia, all’etnomusi-cologia; dalla storia, alla sociologia,alla psicologia collettiva. E toccanoanche l’analisi diretta del territorio lo-cale e il campo della ricerca d’archi-vio”. Il maestro, che prima dell’iniziodel progetto ha incontrato i protagoni-sti di questo singolare evento popo-lare, ha ascoltato con attenzione lestraordinarie tonalità che compongonoi suggestivi canti con “toni 'e copp” e“toni 'e vasce” e con cui a Minori si ac-compagnano i riti del giovedì e del ve-nerdì santo durante la via crucis e laprocessione del Cristo Morto. E ne èrimasto favorevolmente impressio-nato: dalla passione e dalla profondareligiosità che anima gli oltre trentaprotagonisti tra anziani, giovani emeno giovani. Roberto De Simone,che ha partecipato anche a un conve-gno internazionale di studi dal tema“Analisi politico-antropologica del rito",è ritornato in Costa d’Amalfi il giovedìe venerdì santo per assistere ai ritidella settimana santa a Minori.“Ritengo che i risultati conclusivi ecioè una pubblicazione ricca di imma-gini, una mostra e un documento cine-matografico – ha concluso De Simone– dovrebbero suscitare l’interesse eattrarre l’attenzione in campo nazio-nale e internazionale”.

Giusy Bove e Erika Guadagno

Con la partecipazione di ben 80 figuranti,un percorso di circa 10 km e una duratadella processione vicina alle sei ore, laPassione di Gesù Cristo ad Agerola si con-ferma una manifestazione di notevole rile-vanza. Il rito religioso, che ha luogo daoltre un secolo, offre sempre un elevato ri-chiamo di fedeli e risulta essere semprepiù caratteristico e suggestivo. Con la rap-presentazione di questa tradizione, i figu-ranti ripercorrono i vari momenti dellaPassione di Cristo. Ed è proprio la figura diGesù a predominare, il quale camminascalzo, col capo chino, ma sentendo in sél’orgoglio di rappresentare qualcuno, nono-stante alla fine delle sue sofferenze sacrifi-cherà la propria vita per il bene dei suoifedeli. La passione viene suddivisa in ottoscene, ognuna celebrata in un luogo di-verso a partire dalla frazione S. Lazzaro.Le otto scene fanno parte di un copioneche risulta essere per metà narrato e permetà recitato. Importante, infatti, risulta es-sere la figura del narratore che, per oltre50 anni, ha visto come protagonista DonDomenico Scala, parroco affezionatissimoa questa rappresentazione e autore delleuniche modifiche avvenute al copione nellontano 1960. La rappresentazione, curatadall’associazione ANSPI, ha inizio a S.Laz-zaro con la cattura di Gesù da parte deiGiudei. Successivamente si ha la primascena, sempre a S.Lazzaro, ma questavolta nei pressi del Belvedere, dove conuna vista mozzafiato è possibile ammiraresia la Costiera Amalfitana sia la PenisolaSorrentina.

Il grande musicologo napoletano ha studiato i canti dei battenti di Minoriapprezzandone l’originalità. Presto un documentario curato dal maestro

In alto un momento della struggente proces-sione del venerdì santo di Minori e in alto ilmaestro Roberto De Simone in un’immaginescattata durante le prove dei battenti

Ilvenerdìsantoad Ageroladi Angelo Acampora

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LaperapennataLa pera pennata è un frutto tipicamenteagerolese, presente già da epoche remotenegli orti-frutteti gestiti dalle famiglie delposto. Di colore verde scuro, di forma ton-deggiante, sapore pastoso e dolce, si pro-duce su piante vigorose e mature. La perapennata è un frutto autoctono,il cui rac-colto avviene alla fine di agosto. Coltivatosolo ad Agerola, questo frutto gode dellafertilità del terreno composto da uno stratodi lapillo vulcanico formatosi in seguito alleeruzioni del Vesuvio distante appena 30km in linea d' aria. Il microclima,caratteriz-zato da alte escursioni termiche tra ilgiorno e la notte, favorisce particolarmentequesta pianta. Nel 2010 nasce l’ associa-zione “Gli Amici della Pera Pennata”con loscopo di promuovere e divulgare questofrutto ed i suoi derivati (marmellata, con-fettura, gelatina, etc.),tutte eccellenze pre-senti esclusivamente nel territorio delComune di Agerola. Nata con lo scopo diindividuare, censire e selezionare le piantepresenti ad Agerola, ed in generale nel ter-ritorio dei Monti Lattari, l’associazione pro-muove e sostiene iniziative con l’obiettivodi tutelare e valorizzare la pera pennata edi prodotti derivati, in particolare attraversol’istituzione dei “Giardini Custodi” per lasalvaguardia della pianta e del frutto. Laparola d'ordine ,dunque, è condurre ognitipo di iniziativa idonea alla tutela e valoriz-zazione del frutto e dei prodotti derivati,all’educazione sensoriale e del gusto edallo sviluppo di una corretta cultura alimen-tare.

Giusy CuomoFiorina Petrucci

Calcare almeno una volta nella vita il pratodi un grande stadio e affrontare i campioni

di una società di serie A. Il privilegiol’hanno avuto gli atleti e i dirigenti della

S.C. Gioventù Tramonti ’85 che hanno di-sputato un’amichevole contro l’Udinese

Calcio sul campo del Friuli. I giovani cam-pani per due giorni hanno vissuto da “cam-

pioni” condividendo alloggi, ristoranti estrutture d’appoggio utilizzate dalla società

bianconera. Le squadre sono scese incampo il 6 maggio scorso e si sono affron-

tate a viso aperto, con i padroni di casache hanno fatto leva sulla grande diffe-

renza di spessore. I ragazzi del Tramontinon si sono arresi e hanno cercato di com-

pensare il gap con tanta determinazione,un’ottima organizzazione di gioco ma so-

prattutto con il cuore, tant’è che il Tramontiè andato in rete dopo il 2-0 dei friulani. I

gol della squadra campana sono stati rea-lizzati dal bomber Criscuoli con un pallo-netto di pregevole fattura a scavalcare ilportiere Handanovic, mentre gli altri dueportano la firma di Giordano e Francese.

Presenti sugli spalti circa 150 sostenitori diorigine tramontina, tutti famosi ristoratori e

pizzaioli dei comuni limitrofi. Al terminedella gara il Tramonti ha fatto dono all’Udi-

nese, nella persone del mister PasqualeMarino, di una pergamena in ceramica,ringraziando la società friulana per aver

reso possibile il coronamento di un sogno.E così, al di là, del risultato di 15-3 per Di

Natale e compagni, l’avventura a Udine re-sterà impressa nei cuori e nelle menti dei

giovani della Costiera protagonisti per duegiorni di un’avventura memorabile.

Vincenzo MagarielloStefano Confalone

IlTramontial Friuli

per sfidare

l’Udinese

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Sopra la pera pennata di Agerola e in basso leuve Tintore prodotte dai vitigni centenari di Tra-monti coltivati a piede franco nei terrazzamentidella Costiera

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Tramonti

Il Tintore è uno dei motori dell’economia diTramonti. Questo vitigno particolare nonha fratelli, né sosia nel mondo e le sue uvesono coltivate a piede franco nei terrazza-menti del “polmone verde” della Costiera.per valorizzare e mettere a reddito questoesemplare autoctono scampato alla fillos-sera, da alcuni anni sono nate aziende viti-vinicole e sodalizi che si impegnano per lapromozione di una delle eccellenze del ter-ritorio. Una di queste, l’associazione“Gete”, ha promosso un happening per lavalorizzazione del patrimonio vinicolo lo-cale che ha proprio nel Tintore il protagoni-sta dello sviluppo territoriale. Il Tintore èun vitigno unico che in passato servivasolo a dare colore ai vini, tant’è che com-pratori provenienti dall’hinterland napole-tano lo rivendevano ad aziende produttricidel frizzantino Gragnano. Entrato di dirittonel paniere dei prodotti tipici della Co-stiera, il Tintore vinificato in purezza dalle

aziende di Tramonti, è stato recentementericonosciuto dal Ministero delle politicheagricole e si appresta a rientrare nella tipo-logia della DOC. I grappoli godono diun’ottima maturazione e di un ottimo mi-croclima al proprio interno. I vitigni dovequesta particolare uva a bacca rossa ècoltivata, sono situati tra i 300 e 500 metrisul livello del mare. L’uva è coltivata se-condo tecniche biologiche e viene raccoltaa mano. La resa è bassissima e non su-pera i 30 quintali per ettaro. Dopo la rac-colta le uve vengono vinificate atemperatura controllata e dopo un brevepassaggio in legno si affinano per altri 12mesi in bottiglia. Vera chicca enologica sipresenta di colore rosso rubino molto vi-vace con profumi delicati. Al palato habuona persistenza e morbidezza e ungusto piacevole e delicato.

Vincenzo MagarielloStefano Confalone

Il vitignoTintore

La delegazione del Tramonti all’arrivo all’aero-porto di Udine dove era attesa dal pullman

dell’Udinese Calcio

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Mafia: l’istruzione e la scuola la minac-ciano più delle stesse autorità. Questoè stato il motto della manifestazionesvoltasi in Piazza Municipio ad Amalfilo scorso 8 maggio e che ha visto lapartecipazione di numerose scuoledella Campania, accompagnate da al-cuni dei sindaci dei paesi della Co-stiera Amalfitana. Di rilievo è statol’intervento del procuratore nazionaleantimafia, Piero Grasso, affiancatoanche da altre importanti autorità. Unintervento mirato a promuovere culturae istruzione come unica via per scon-figgere questo “mostro”. La mafia èstata descritta come una piovra cheestende i suoi tentacoli: tra collettibianchi, politici, amministratori locali. Inparticolare, con le parole della figlia diGennaro Musella, ingegnere salerni-tano ucciso dal clan Santapaola aReggio Calabria, i giovani sono statiinvitati a comprendere il valore e l’im-portanza della legalità. In rappresen-tanza dei rispettivi istituti, molti ragazzi,dopo i discorsi di rito e gli appelli allalegalità, si sono alternati sul palco perarricchire l’evento con un proprio con-tributo. Ciascuno ha, infatti, letto unpensiero, un ricordo, un appello control’illegalità e il crimine organizzato. Sti-molante è stato l’intervento del rappre-sentate d’istituto del liceo ScientificoErcolano Marini di Amalfi, AngeloAcampora, che ha tenuto un discorsopungente sottolineando il valore dellepersone che hanno dato la vita in que-sta lotta. “Sono tantissimi, infatti, gliesempi di coloro che, in nome di questialti ideali, hanno sacrificato la propriavita, in particolare operando tra le in-numerevoli difficoltà proprie del conte-sto che le circonda” ha dettoricordando i, purtroppo, numerosiesempi di difensori della legalità marti-rizzati dalla mafia. Simbolo dell’inizia-tiva è la gerbera, fiore di maggio, inantitesi con la brutalità di un fenomenosociale che ancora oggi imperversanell’intera penisola, che rappresentacon la sua delicata nascita, in un mesedi lutti e di stragi, la reazione delloStato in difesa della vita contro la cri-minalità organizzata. La manifesta-zione è partita da Reggio Calabria,dove ha partecipato una delegazionedi studenti accompagnata dal medicoUlisse di Palma, si è spostata per duegiorni in costiera. La prima tappa èstata all’auditorium Oscar Niemeyer diRavello dove, dopo il concerto dellabanda della Polizia di Stato, sono staticonsegnati una serie di riconoscimentiper le attività di contrasto alla crimina-lità organizzata. Tra questi, anche unPremio Gerbera al Ministro degli In-terni, Roberto Maroni, che per impegniistituzionali all’estero è stato costrettoa disertare la manifestazione. L’indo-

mani, un corteo di studenti ha marciatoper le strade di Amalfi con in testa ilprocuratore nazionale antimafia, PieroGrasso, e alcuni dei sindaci della Co-stiera. La manifestazione si è con-clusa, tra gli applausi del pubblico, inuna gremitissima Piazza Municipio.Qui i giovani hanno acclamato i suc-

cessi della legalità e quanti sono riu-sciti, con le loro parole, a smuovere lecoscienze delle nuove generazioni cheinvocano un mondo “capace di realiz-zare le loro speranze”.

Anna FiorilloGiusy Imperato

Piero Cioffi

In alto un collage fotografico di Piero Cioffi con-tenente la dedica del procuratore Grasso aglialunni del Liceo E.Marini. A lato il rappresen-tante degli studenti, Angelo Acampora, e inbasso un momento della manifestazione

Decine di scuole ad Amalfi per la giornata in ricordo delle vittime della criminalità. Il procuratore nazio-nale antimafia, Piero Grasso, ha parlato a centinaia di giovani indicando loro la strada della legalità

Un «mare» di gerberecontro la mafia