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PROGETTO EDUCAZIONE SPECIALE PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA E SOCIALE

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PROGETTO

EDUCAZIONE SPECIALE PER

L’INTEGRAZIONE

SCOLASTICA E SOCIALE

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STRUTTURA DEL PROGETTO

PARTE PRIMA

PRESENTAZIONE TEORICA E FONTI LEGISLATIVE ..….pag 3

PARTE SECONDA

Punto A – EDUCAZIONE SOCIO – AFFETTIVA………………pag 27

(Area preventiva e promozione del benessere)

Punto B – EDUCAZIONE INTEGRATA…………………………….pag 43

(Riabilitazione e inclusione)

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PARTE PRIMA

I DIRITTI DEI DISABILI

La convenzione ONU riferendosi ai diritti delle persone con

disabilità esorta gli Stati Membri ad

“adottare ogni misura necessaria a garantire il pieno

godimento di tutti i diritti umani e delle libertà

fondamentali da parte dei minori con disabilità, su base di

eguaglianza con altri minori”.

Rafforza il principio secondo il quale “ogni tipo diintervento

rivolto ad una persona con disabilità non può prescindere

dalla elaborazione di un progetto in grado di comprendere

l’individuo nella sua globalità”.

La convenzione definisce “accomodamenti ragionevoli” quegli

interventi rivolti alla persona con disabilità e al contesto di vita,

appropriati in termini di efficacia ed efficienza, senza i quali non si attua

una effettiva inclusione scolastica e sociale.

Ancora oggi i diritti tutelati dalla L. 328/2000 (Legge Quadro per la

realizzazione del Sistema Integrato di Intervento e Servizi Sociali) non

sono pienamente garantiti. Gli interventi sono spesso caratterizzati da

frammentazione e risultano scarsamente adeguati a coprire gli ambiti

esistenziali delle persone durante l’intero ciclo di vita.

Riportare la persona e i suoi bisogni evolutivi al centro della nostra

azione è necessità irrinunciabile per perseguire obiettivi di salute che

sappiano tradursi in qualità della vita e in effettiva inclusione sociale.

DISABILITA’ B.E.S. E INCLUSIONE SCOLASTICA

Nella linea appena tracciata si collocano “

LE INDICAZIONI PER IL CURRICOLO” del Ministero della Pubblica

Istruzione, Settembre 2007. Il testo afferma che:

“la piena attuazione del riconoscimento e della garanzia

della libertà e della uguaglianza (art. 2 e 3 della

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Costituzione), nel rispetto delle differenze di tutti e dell’identità di

ciascuno, richiede oggi, in modo ancor più attento e mirato,

l’impegno dei docenti e di tutti gli operatori della scuola,

ma richiede altresì la collaborazione delle formazioni sociali,

in una dimensione di integrazione fra scuola e territorio”…

“La scuola realizza a pieno la propria funzione

pubblica impegnandosi per il successo scolastico di tutti gli

studenti con particolare attenzione al sostegno delle varie

forme di diversità, di disabilità o di svantaggio”.

Lavorare per il successo scolastico, dunque, vuol dire offrire

occasioni di apprendimento attraverso la costruzione di una didattica

che parta da concreti bisogni formativi.

Una scuola di questa natura, se vuole garantire il “diritto allo

studio” sancito dalla Costituzione, deve essere necessariamente

inclusiva, cercare di rimuovere gli ostacoli che si frappongono all’

integrazione e all’ apprendimento, riconoscendo le diversità e

prendendosi cura delle differenze.

È necessario curare la formazione socio affettiva, della classe intera

(compresi i docenti), attraverso aggiornamenti e corsi sulle dinamiche di

“gruppo” perché evolva da semplice “aggregato di elementi” a “gruppo di

lavoro”, attraverso la promozione di “legami cooperativi trai suoi

componenti e lo sviluppo di competenze psicodinamiche nella gestione

dei conflitti.

Una cittadinanza partecipata e responsabile, ricordano “LE

INDICAZIONI”, si costruisce partendo da un azione formativa che la

scuola deve perseguire anche con l’attivazione della collaborazione con

tutte le agenzie educative extra scolastiche in primo luogo la famiglia.

È necessario ricercare la condivisione di regole e valori educativi

di riferimento con le famiglie per promuovere una alleanza educativa

che non solo sappia rispondere ai momenti di emergenza, ma sappia

anche valorizzare l’originalità, le potenzialità e l’identità culturale di

ogni singolo individuo.

“Successo scolastico” e “adattamento ragionevole” non sono

pensabili senza le opportune risposte da dare a quelli che sono definiti

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Bisogni Educativi Speciali, (d’ora in poi B.E.S.), che necessitano di

accorgimenti educativi e metodologie didattiche improntate sulle

specifiche difficoltà e sulle peculiarità di funzionamento mentale.

“Il Bisogno Educativo Speciale (Special Educational Need) è

qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento,

permanente o transitoria, in ambito educativo e/o

apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di

salute secondo il modello ICF dell’OMS, e che necessita di

educazione speciale individualizzata” (D.Janes ).

Queste difficoltà di funzionamento possono collocarsi a livello

biologico-strutturale o funzionale ma possono derivare da repertori

inadeguati di abilità e competenze oppure dalle influenze negative di

contesti di vita ambientali e psicologci. È importante sottolineare la

differenza tra disabilità e B.E.S.

Nella figura seguente si illustrano le differenze e gli elementi in

comune tra disabilità, B.E.S. e condizioni di sovrapposizione in cui

entrambi sono presenti.

Fig.1

Bisogni Educativi

Speciali

Dislessia lieve

Difficoltà

emozionali e

comportamentali

Lieve difficoltà di

apprendimento

Disprassia

Difficoltà di

linguaggio

Disabilità

Asma

Diabete

Disturbi alimentari

Esiti di cancro

Malattie mentali

Obesità

Bassa statura

Bisogni

Educativi Speciali

e Disabilità

Difficoltà di apprendimento

Minorazioni uditive

Epilessia Dislessia

Minorazioni visive

Deficit di controllo degli sfinteri

Autismo

Disturbo da deficit

attentivo/iperattività

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Chiunque abbia avuto modo di fare la conoscenza del mondo

scolastico sa che gli alunni che hanno bisogno di interventi

individualizzati sono ben più di quelli “certificati dalle ASL ” (2/3%).

Ciò che caratterizza gli alunni con B.E.S. (circa un 20% della

popolazione scolastica) non è una situazione clinica da giustificare una

“diagnosi medica o psicologica”, ma come già detto, una “peculiare

condizione di difficoltà” che, essendo di ostacolo nell’apprendimento e

nello sviluppo, richiede interventi calibrati e individualizzati.

Le necessità che presenta un bambino con B.E.S., possono esser

collocate a livello organico, biologico, familiare, sociale, ambientale-

contestuale e assumere caratteristiche “globali” o “pervasive” oppure

“specifiche” (esempio: dislessia, discalculia) “settoriali” (disturbo del

linguaggio, disturbo d’ansia), manifestare forme “gravi o leggere”,

“permanenti o transitorie”.

È evidente che i B.E.S. meritano la stessa attenzione

nell’attribuzione di risorse di quella che si ha per un bambino affetto ad

es. da Sindrome di Down o di Asperger.

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IL MODELLO I.C.F.

L’ICF (International Cassification of Functioning Disability and

Healt, OMS, 2002) propone un modello antroposociale del

funzionamento umano che potrebbe costituire uno strumento valido per

la rilevazione delle necessità scolastiche speciali degli alunni.

Nella figura che segue è rappresentato il funzionamento globale

della persona e gli ambiti in cui si possono manifestare difficoltà. (fig.2)

Fig.2

Spesso incontriamo soggetti che presentano stili cognitivi

originali, architetture neuronali “sui generis” che non consentono

l’automatizzazione degli apprendimenti così come trasmessi dalle

normali metodiche pedagogiche.

Corpo

Funzioni corporee

Strutture corporee

Condizioni fisiche (input biologico)

Capacità

Performance

Integrazioni

Attività personali Partecipazione

sociale

Fattori contestuali (input contestuale) Ambientali Personali

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Nei D.S.A. (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) ad esempio

l’acquisizione della competenza della lettura, della scrittura, del calcolo,

come per imparare ad andare in bicicletta, necessita di una

pressione/richiesta ambientale (l’impatto socio-culturale), una

predisposizione biologica che consenta l’organizzazione

sequenziale dei piani esecutivi, l’automatizzazione dei processi

necessari alla elaborazione dell’informazione per il corretto

espletamento del compito.

Le difficoltà possono emergere a diversi livelli del processo di

attuazione della competenza.

Possono riguardare:

o la decodifica;

o l’organizzazione dello stimolo;

o la pianificazione delle attività da svolgere;

o il controllo in fase realizzativa dei vari input e output.

Queste difficoltà necessitano di procedure diversificate, per

l’acquisizione e l’espressione della competenza richiesta come: i modelli

cosiddetti top-down; gli approcci metacognitivi; la modulazione della

dinamica insegnamento – apprendimento.

Una didattica flessibile specialistica che renda possibile una reale

“inclusione delle differenze” dovrà rispondere alla complessità ed

eterogeneità dei B.E.S. allargando la “normale” risposta educativa ad

una “specialità” che amplii il P.O.F. di risorse aggiuntive ed

interventi metodologicamente corretti e innovativi.

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IL PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA

Il P.O.F. (Piano dell’Offerta Formativa)

“è quel documento fondamentale costitutivo dell’identità

culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche che

esplicita la progettazione curriculare, extra curriculare,

educativa e organizzativa che le singole scuole adottano

nell’ambito della loro autonomia” (D.M. 275/99).

Deve possedere una capacità comunicativa plurilinguistica perché

collega tra loro diversi soggetti. (vedi fig. 3)

Fig.3

Informa la comunità circa le aree specifiche di settore sulle quali

verterà l’organizzazione degli interventi scolastici e i progetti obiettivo

inerenti alla integrazione intra e extra scolastica: prevenzione e

dispersione scolastica, formazione genitori, formazione aggiornamento

insegnanti, formazioni aggiuntive e integrazioni territoriale.

Per attuare un’integrazione effettiva abbiamo bisogno di

una “normalità speciale” ovvero: “Le aspettative, gli

obiettivi, le prassi per tutti gli alunni nelle ordinarie e

normali attività che però si arricchiscono di una specificità

non comune richiesta dalla complessità educativa speciale

e fondata su dati specifici”. (D. Janes 2006)

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A questo riguardo “LE INDICAZIONI” danno alcune impostazioni

metodologiche per costruire l’ambiente di apprendimento:

• Valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni, per dare

senso e significato a quello che si impara.

• Attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità, perchè non

diventino disuguaglianze. La scuola deve progettare e realizzare

percorsi didattici specifici per rispondere ai bisogni educativi degli

allievi. L’integrazione degli alunni con disabilità richiede maggiori

attenzioni e una rinnovata progettualità utilizzando anche le varie

forme di flessibilità previste dall’autonomia e le opportunità offerte

dalla tecnologia.

• Incoraggiare l’apprendimento collaborativo. La dimensione

comunitaria dell’apprendimento (dall’aiuto reciproco all’apprendimento

del gruppo cooperativo, all’apprendimento tra pari, alla formazione di

gruppi di lavoro con alunni di classi e di età diverse) è la condizione

elettiva per acquisire conoscenza. Imparare non è solo un processo

individuale.

• Realizzare percorsi in forma di laboratorio, per favorire

l’operatività e allo stesso tempo il dialogo e la riflessione su quello che si

fa. La didattica laboratoriale è una didattica inclusiva per antonomasia.

La scuola come propongono “LE INDICAZIONI” deve muoversi

nell’ambito della integrazione per i portatori di disabilità in un ottica di

progetto vitale e realizzare una alleanza educativa con i genitori e

aprirsi al territorio e alla comunità circostante.

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LA SITUAZIONE SCOLATICA DEL NOSTRO TERRITORIO

Lo stato dell’assistenza scolastica del Comune di Terni per ciò che

concerne l’anno 2007/2008 relativamente agli alunni portatori di B.E.S.

è rappresentato dalla seguente tabella:

ISTIT. SCOLASTICI

TOT.ALUNNI

ALUNNI

CON D.F.

ALUNNI CON

ASS. SCOL.

ORE.

SETT.

EURO ALUNNI

CIRC.MAZZINI 1111 14 9 86 58.069

CIRC.

CAMPO MAGGIORE

825 9 3 20 13.500

CIRC.COMPR.

DE FILIS 1026 20 13 92 62.120

CIRC. COMPR.

GIOVANNI XXIII 743 13 5 43 29.034

CIR. DON MILANI 786 10 6 44 29701

CIRC. S. GIOVANNI 1029 12 5 41 27.685

IST. GANDHI (Narni) 2 2 18 12.154

CIRC. COMPR. B.

BRIN

701 27 11 78 52.667

CIRC. COMPR.

MARCONI

1037 21 14 113 76.300

CIRC. A. MORO 717 8 3 16 10.804

CIRC. COMPR.

OBERDAN

691 11 3 23 15.530

IST. CASAGRANDE 898 38 7 48 32.410

IST. GEOMETRI 477 11 4 18 12.154

I.P.S.I.A. 418 19 1 9 6.077

I.T.C. F. CESI 378 4 4 27 18.230

I.T.I.S. 612 2 1 8 5.401

CIRC. L. DA VINCI

NUCULA

751 6 5 26 17.556

LICEO DONATELLI 683 1 1 14 9.453

IST. MAG. ANGELONI 569 4 2 20 13.504

13.452 232 109 744 503.149

Tabella n. 1 anno scolastico di riferimento 2007/2008

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Come si evince dalla tabella gli con Diagnosi Funzionale sono 232

su una popolazione scolastica di 13.452 con una percentuale del 1.72%

110 fruiscono anche di un’assistenza scolastica ausiliaria al sostegno.

Per le situazioni in cura al Servizio sono state attribuite 752 ore

settimanali di Assistenza Domiciliare.

Il costo complessivo dell’assistenza scolastica integrativa ammonta

a € 503.149 annui.

La scuola copre parzialmente con il sostegno scolastico i casi che

presentano certificazione medica (D.F. e 104).

Alle risorse scolastiche si aggiungono quelle offerte dal Comune

attraverso l’attribuzione di operatori scolastici a copertura delle ore

mancanti per soddisfare le necessità assistenziali dei ragazzi segnalati e

per costituire, dove possibile, attività laboratoriali.

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LA PROPOSTA PROGETTUALE E I RIFERIMENTI

LEGISLATIVI

Il progetto propone per l’integrazione e l’assistenza scolastica,

l’introduzione di un sistema operativo di interventi condivisi che

potrebbe diventare parte integrante dell’offerta formativa, secondo modi

che l’autonomia scolastica consente.

Il salto epistemologico, che caratterizza il passaggio dal concetto di

insegnamento a quello di apprendimento, costituisce una opportunità

per pensare l’integrazione non solo per gli alunni diversamente abili ma

per tutti un’occasione per integrare metodi e strategie didattiche

complementari.

Il modello standard dell’insegnamento è dato dal MASTERY

LEARNING, ovvero svolgimento sequenziale dell’unità di insegnamento da

parte del docente.

I nuovi bisogni rendono necessario affiancare al modello standard,

strategie e metodiche che personalizzino l’insegnamento, affinché tutti

gli alunni abbiano l’opportunità di valorizzare le loro capacità e le loro

aree potenziali di sviluppo.

La presenza in classe di un diversamente abile, se siamo disponibili

a rivedere le nostre “abitudini professionali” può rappresentare il mezzo

per trasformare la classe, molto spesso vista come “insieme passivo” in

gruppo di lavoro attivo, dove diventano decisivi gli apporti

all’apprendimento della classe e i livelli di competenza posseduti da ogni

singolo alunno.

Il passaggio da una forma di insegnamento incentrato sulla

“mediazione del docente” a una “mediazione sociale”, fondata sulle

interazioni tra pari e sulla condivisione di pratiche, necessita di

innovazione progettuale nella organizzazione delle attività didattiche

(dal Cooperative Learning al Tutoring al Role Playning…).

La classe intesa come gruppo di apprendimento lavora adottando

ruoli specifici nell’acquisizione e nel consolidamento dei contenuti (chi

pone domande, chi risponde, chi sintetizza, chi raccoglie, etc,…),

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l’apprendimento si trasforma in processo interattivo, in fatto sociale e

non individuale per chi già conosce.

Diventa un impresa collettiva guidata si dagli insegnanti ma anche

dagli alunni stessi in determinate circostanze.

Il progetto non vuole entrare nel campo specifico della didattica, ma

essere un supporto concreto alle necessità e ai B.E.S. che emergono nei

differenti contesti scolastici del nostro territorio. Per ottimizzare e

mettere in rete forme più efficaci di integrazione, è opportuno effettuare

la definizione degli obiettivi, e l’affinamento degli interventi e

l’utilizzazione razionale e sistemica delle risorse secondo un progetto

condiviso a più livelli istituzionali (scuola, servizi specialistici, enti

locali).

È necessario sostituire, al classico supporto dell’operatore

scolastico generico, figure specializzate che sappiano operare secondo

modalità scientificamente corrette, confrontabili e valutabili per dare

all’alunno diversamente abile ciò che serve in quel momento e in

quel contesto per progredire nella strada dell’integrazione secondo i

parametri individuati nel P.E.I. e nel progetto di vita I.C.F..

La forma elettiva che si vuol dare all’assistenza scolastica, per

quel che concerne la riabilitazione delle competenze risultanti carenti è

di tipo laboratoriale, prevedendo l’apertura di spazi di lavoro sia

durante l’orario scolastico che extra scolastico.

I laboratori si calibreranno sulle caratteristiche e sulle necessità

educative speciali individuate dal consiglio di classe e dovranno,

secondo forme di flessibilità valutabili in itinere, far parte del repertorio

didattico dell’offerta formativa condivisa con i genitori degli alunni.

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Il progetto “Educazione Speciale per l’Integrazione Scolastica e

Sociale” si basa su alcuni presupposti di tipo legislativo:

o Legge n. 104/92, recante disposizioni in merito all’assistenza disabili

(o diversamente abili).

o Legge n. 59/97, in cui si definisce il passaggio dal diritto allo studio al

diritto all’apprendimento e il conferimento di personalità giuridica e autonomia

all’istituzione scolastica.

o DPR 275/99, recante disposizione e relativo regolamento applicativo in

materia di autonomia scolastica e P.O.F.

o Legge n. 328/2000, concernente disposizione per la realizzazione di

particolari interventi di integrazione e sostegno sociale per i Comuni, le Aziende

Sanitarie e le Province relativamente alle proprie competenze, a predisporre azioni di

cura e sostegno per quei soggetti che presentano disabilità al fine di favorirne

l’integrazione sociale, la formazione professionale di base e l’aggiornamento.

o D.P.C.M. del 14/02/2001, recante l’atto di indirizzo e coordinamento in

materia di prestazioni socio-sanitarie, in cui si fa divieto di attivare interventi già a

carattere sanitario in ambito scolastico perché di competenza esclusiva dei Comuni

(art. 3).

o Legge 93 del 28/03/2003, recante la definizione delle norme generali

relative alla scuola dell’infanzia ed al primo ciclo dell’istruzione.

DECRETO ISTITUZIONALE 9 LUGLIO 1992

Art. 4

Contenuti

1. Negli accordi di programma, con riguardo a ciascuna parte stipulante,

debbono essere chiaramente definite le competenze e gli adempimenti, individuati a

diversi livelli territoriali, sulla base della normativa nazionale, regionale e delle

province autonome di Trento e Bolzano.

2. Ferma restando l'attivazione degli ordinari interventi di integrazione scolastica

a carico della scuola ai sensi degli articoli 2 e 7 della legge 4 luglio 1977, n. 517,

dell'art. 12 della legge 20 maggio 1982, n. 270 , e successive modificazioni ed

integrazioni, e degli articoli 13, comma 3, e 14, comma 6, della legge quadro, ed a

carico dei comuni ai sensi dell'art. 28, comma 1, della legge 30 marzo 1971, n. 118 , e

degli articoli 42 e 45 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616

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, a partire dalla segnalazione degli alunni in situazione di handicap effettuata sulla

base del certificato rilasciato da un medico del servizio sanitario nazionale, come

stabilito dal decreto legge 25 giugno 1992, n. 320, citato in premessa, ovvero da esso

convalidata ove trattasi di segnalazione di un medico privato, sono considerati

interventi prioritari, ai fini dell'integrazione scolastica:

a) la definizione delle modalità di collegamento tra i progetti educativo,

riabilitativo e di socializzazione, di cui all'art. 13, comma 1, lettera a), della legge

quadro, stilati sulla base della diagnosi funzionale, del profilo dinamico funzionale e

del piano educativo individualizzato, di cui all'art. 12, commi 5, 6 e 8 della stessa legge

quadro. In attesa anche dell'emanazione dell'atto di indirizzo circa le modalità di cui

all'art. 12, comma 7, della legge quadro, la stesura della diagnosi funzionale, del

profilo dinamico funzionale e del piano educativo individualizzato in via transitoria

continua ad essere regolata dalle circolari del Ministero della pubblica istruzione n.

258 del 22 settembre 1983, n. 250 del 3 settembre 1985 e n. 262 del 22 settembre

1988;

b) l'organizzazione dell'attività educativa e didattica secondo il criterio della

flessibilità di cui all'art. 14, comma 1, lettera b), della legge quadro;

c) la sperimentazione di cui all'art. 13, comma 1, lettera e), e 5 della legge

quadro;

d) la continuità educativa fra i diversi gradi di scuola, compreso il rapporto fra

asili nido e scuola materna;

e) le modalità di effettuazione delle attività extrascolastiche di cui agli articoli 8,

comma 1, lettera m), e 13, comma 1, lettera a), della legge quadro.

3. In particolare, gli accordi di programma provinciali, con riferimento agli istituti

di istruzione secondaria superiore ed artistica, sono rivolti anche a definire le modalità

e procedure di:

a) individuazione degli istituti ai quali attribuire prioritariamente risorse

aggiuntive tra quelli che realizzano le iniziative sperimentali di cui all'art. 13, comma

1, lettera e), della legge quadro;

b) fornitura di attrezzature, impianti tecnici, sussidi didattici e ausili individuali

idonei ad assicurare l'efficacia dei processi formativi;

c) superamento delle condizioni che possano impedire di fatto la frequenza degli

studenti in situazione di handicap nelle scuole e l'individuazione di misure idonee al

perseguimento degli obiettivi previsti dai piani educativi individualizzati, secondo il

principio della continuità educativa, di cui all'art. 14, comma 1, lettera c), della legge

quadro;

d) utilizzazione ed aggiornamento del personale necessario all'attuazione dei

progetti riabilitativi e formativi;

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e) realizzazione delle nuove opere di edilizia scolastica e degli interventi di

adeguamento degli edifici preesistenti alle esigenze degli studenti in situazioni di

handicap;

f) innovazione e sperimentazione didattica.

4. Gli accordi di programma per le attività di cui ai commi precedenti prevedono

modalità di collegamento delle stesse con i progetti educativi, riabilitativi e di

socializzazione individualizzati e la distribuzione dei finanziamenti relativi fra i soggetti

competenti ad erogarli; le attività possono consistere in ludoteche, centri di

documentazione, addestramento all'uso di ausili anche informatici e quanto altro sia

ritenuto utile a favorire interventi precoci anche presso le famiglie per sviluppare

l'autonomia fisica psicologica e sociale; dette attività possono riguardare, altresì, più

mirati interventi culturali, ricreativi, sportivi, di orientamento e formazione

professionale, di tempo libero e di contatto con il mondo del lavoro. In ogni caso esse

debbono mirare quanto più possibile al coinvolgimento di tutta la classe e non solo

degli alunni in situazione di handicap, anche quando vengono svolte al di fuori

dell'ambiente scolastico, fatte salve le competenze del consiglio di circolo o di istituto

di cui all'art. 6 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1974, n. 416.

5. Negli accordi di programma sono altresì indicate le figure professionali per gli

interventi di cui al presente articolo nonché le modalità che garantiscono la

partecipazione degli stessi alle attività previste ed ai gruppi di lavoro provinciali,

previsti dall'art. 15, commi 1 e 2. Gli accordi di programma prevedono modalità e

tempi per la predisposizione, attuazione e verifica degli adempimenti di cui ai

precedenti commi 2 e 3 in modo coordinato tra gli operatori delle diverse

amministrazioni, nonché le forme di integrazione tra attività scolastiche ed

extrascolastiche.

6. E' considerato intervento essenziale nell'ambito degli accordi di programma, ai

fini dell'orientamento scolastico e professionale, la stipula di intese interistituzionali, a

livello provinciale o comunale, su apposti progetti operativi.

7. Per gli alunni con handicap in situazioni di gravità, gli accordi di programma

debbono garantire interventi prioritari, rispettosi del principio dell'integrazione nella

scuola di competenza territoriale dell'alunno. Le relative modalità saranno stabilite

negli accordi di programma stessi anche per quanto riguarda l'utilizzazione delle

attrezzature di cui all'art. 13, comma 1, lettera b), della legge quadro.

8. I corsi di aggiornamento comuni di cui all'art. 14, comma 7, della legge quadro

sono finalizzati prioritariamente all'integrazione delle rispettive esperienze e

competenze in relazione alla programmazione, attuazione e verifica dei piani educativi

e di recupero individualizzati, anche alla luce di quanto previsto dall'art. 12, commi 5

e 6, della legge quadro.

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9. Per detti corsi gli accordi dovranno anche prevedere le modalità di

organizzazione, finanziamento e gestione e partecipazione del personale, con il

possibile coinvolgimento degli istituti regionali per la ricerca, la sperimentazione e

l'aggiornamento educativo I.R.R.S.A.E., di cui al decreto del Presidente della

Repubblica 24 luglio 1974, n. 419, di Università e di istituti specializzati con la

possibile messa in comune di personale e mezzi finanziari.

LEGGE 8 NOVEMBRE 2000, N. 328

Art. 19.

(Piano di zona)

1. I comuni associati, negli ambiti territoriali di cui all’articolo 8, comma 3,

lettera a), a tutela dei diritti della popolazione, d’intesa con le aziende unità sanitarie

locali, provvedono, nell’ambito delle risorse disponibili, ai sensi dell’articolo 4, per gli

interventi sociali e socio-sanitari, secondo le indicazioni del piano regionale di cui

all’articolo 18, comma 6, a definire il piano di zona, che individua:

a) gli obiettivi strategici e le priorità di intervento nonché gli strumenti e i mezzi

per la relativa realizzazione;

b) le modalità organizzative dei servizi, le risorse finanziarie, strutturali e

professionali, i requisiti di qualità in relazione alle disposizioni regionali adottate ai

sensi dell’articolo 8, comma 3, lettera h);

c) le forme di rilevazione dei dati nell’ambito del sistema informativo di cui

all’articolo 21;

d) le modalità per garantire l’integrazione tra servizi e prestazioni;

e) le modalità per realizzare il coordinamento con gli organi periferici delle

amministrazioni statali, con particolare riferimento all’amministrazione penitenziaria e

della giustizia;

f) le modalità per la collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti

nell’ambito della solidarietà sociale a livello locale e con le altre risorse della comunità;

g) le forme di concertazione con l’azienda unità sanitaria locale e con i soggetti di

cui all’articolo 1, comma 4.

2. Il piano di zona, di norma adottato attraverso accordo di programma, ai sensi

dell’articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni, è volto a:

a) favorire la formazione di sistemi locali di intervento fondati su servizi e

prestazioni complementari e flessibili, stimolando in particolare le risorse locali di

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solidarietà e di auto-aiuto, nonché a responsabilizzare i cittadini nella

programmazione e nella verifica dei servizi;

b) qualificare la spesa, attivando risorse, anche finanziarie, derivate dalle forme

di concertazione di cui al comma 1, lettera g);

c) definire criteri di ripartizione della spesa a carico di ciascun comune, delle

aziende unità sanitarie locali e degli altri soggetti firmatari dell’accordo, prevedendo

anche risorse vincolate per il raggiungimento di particolari obiettivi;

d) prevedere iniziative di formazione e di aggiornamento degli operatori finalizzate

a realizzare progetti di sviluppo dei servizi.

3. All’accordo di programma di cui al comma 2, per assicurare l’adeguato

coordinamento delle risorse umane e finanziarie, partecipano i soggetti pubblici di cui

al comma 1 nonché i soggetti di cui all’articolo 1, comma 4, e all’articolo 10, che

attraverso l’accreditamento o specifiche forme di concertazione concorrono, anche con

proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali

previsto nel piano.

DPR 275 dell’ 8/03/1999

Il DPR 275 (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle Istituzioni

scolastiche ai sensi dell’art. 21 della legge 59 del 15/03/1997) in merito al Piano

dell’Offerta Formativa (art.3) indica che: “ogni Istituzione Scolastica predispone con la

partecipazione di tutte le sue componenti il piano dell’offerta formativa … esplicita la

progettazione curriculare, extra curriculare, educativa ed organizzativa che le singole

scuole adottano nell’ambito della loro autonomia….(comma1)” ; “riconosce le diverse

opzioni metodologiche …(comma 2)”; “il dirigente scolastico attiva i necessari rapporti

con gli Enti Locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche

operanti sul territorio… (comma4)”.

L’art. 7, (comma 6) recita: “nell’ambito delle reti di scuole possono essere istituiti

laboratori finalizzati alla ricerca didattica e la sperimentazione … si possono

costituire o aderire a consorzi pubblici… per l’acquisizione di beni e servizi che

facilitano lo svolgimento dei compiti di carattere formativo.

In ultimo art.9 (Ampliamento dell’Offerta Formativa ) prevede che: “le Istituzioni

Scolastiche… realizzano ampliamenti dell’Offerta Formativa che tengano conto delle

esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali. I predetti

ampliamenti consistono in ogni iniziativa coerente con le proprie finalità in favore dei

propri alunni e coodinandosi con eventuali iniziative promosse dagli Enti Locali, in

favore della popolazione giovanile e degli adulti… (comma1)”; “promuovere o aderire ad

iniziative e convenzioni o accordi stipulati a livello nazionale, regionale o locale anche

per la realizzazione di specifici progetti….(comma 3)”.

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UNA PARTNERSHIP PER LA SALUTE E LA CITTADINANZA

Tutti i soggetti coinvolti nella cura e nell’educazione dell’infanzia

(famiglia, servizi, scuola, enti vedi figura 4) sono chiamati ad elaborare

risposte articolate e condivise per il raggiungimento di quegli obiettivi

già contemplati nel Piano Sanitario Nazionale 2000/2003 che sono

fonte di ispirazione di quasi tutti i testi legislativi riferiti alla materia e

cioè:

• Promozione della salute e prevenzione del disagio

• Promozione del diritto all’apprendimento

• Promozione del diritto di cittadinanza e appartenenza.

Il decentramento amministrativo attribuisce compiti e funzioni

sempre più significativi agli Enti Locali per il sostegno diretto

all’integrazione scolastica vedi la Legge 328/2000.

È auspicabile per una razionalizzazione e controllo delle risorse che

gi attori coinvolti stipulino un Accordo di Programma tra le parti per

l’integrazione scolastica e sociale e la promozione del benessere.

L’accordo di programma richiama la normativa già esistente e

operante sul territorio nazionale integrata con la normativa regionale.

Il valore aggiunto è rappresentato dalla sottoscrizione di impegni

precisi da parte degli enti interessati perché venga applicato in una

logica di lavoro di rete.

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21

Fig.4

La finalità della partnership, ispirata all’arricchimento dell’offerta

formativa e integrativa è rivolta alla:

• integrazione progettuale tra i soggetti istituzionali coinvolti nella

valorizzazione delle loro specifiche competenze;

• integrazione delle risorse umane e finanziare tra i vari soggetti

che operano per la realizzazione del progetto al fine della loro ottimale

utilizzazione;

• costruzione di percorsi individualizzati attraverso l’articolazione

del progetto in moduli formativi e servizi di sostegno destinati alle

diverse tipologie di utenza. Si realizzeranno gruppi-laboratorio

all’interno dei quali potranno trovarsi più ragazzi che condividono

aspetti problematici su cui impostare programmi di riabilitazione a

tempo determinato.

PROGETTO EDUCAZIONE

SPECIALE PER

L’INTEGRAZIONE

SCOLASTICA E SOCIALE

COMUNI AMBITO ASL 4

U.S.R. e ISTITUTI

SCOLASTICI

PROVINCIA

FAMIGLIE PRIVATOSOCIALE

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Nell’Accordo di Programma i Soggetti Istituzionali coinvolti nella

realizzazione del progetto che sono:

♦ Istituti Scolastici;

♦ ASL n. 4;

♦ Comuni;

♦ Provincia di Terni;

assumono i seguenti impegni:

♦ gli Istituti Scolastici si faranno carico degli oneri per le attività

formative svolte all’interno della scuola in orario scolastico ed extra,

attraverso la fornitura degli spazi, del personale ausiliario e del

materiale necessario al funzionamento dei Laboratori di Educazione

Integrata, dei referenti per la Progettazione e Coordinamento delle

attività laboratoriali

♦ la A.S.L. n. 4 provvederà agli oneri derivanti dalla messa a

disposizione di specialisti del settore per i compiti di progettazione,

coordinamento, consulenza, supervisione e delle ore di pertinenza

sanitaria.

♦ i Comuni si assumeranno le spese relative al personale tecnico

convenzionato utilizzato nella realizzazione del progetto e ad eventuali

necessità di trasporto.

♦ l’Amministrazione Provinciale di Terni sosterrà le spese

relative alla gestione delle attività (personale tecnico, materiali) per quel

che riguarda la propria competenza, in special modo la formazione socio

affettiva dei genitori (Gruppi A.M.A.).

Un ruolo importante, nella realizzazione di questo progetto, lo

ricopre il Privato Sociale in quanto dovrà fornire gli operatori che

metteranno in pratica gli interventi.

Per questo motivo si ritiene indispensabile definire un sistema di

collaborazione che preveda la formazione di un “pool di operatori”

debitamente formati per il raggiungimento degli scopi previsti dal

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progetto. Questi dovranno diventare operatori con specifiche

competenze da spendere in specifici settori di intervento relativi alle

problematiche dell’apprendimento.

Il progetto “Educazione Speciale per l’Integrazione Scolastica

e Sociale” si articola in due momenti operativi (fig.5):

• “Educazione socio-affettiva per l’integrazione sociale ”

Questa sezione del progetto è caratterizzata da interventi

centrati sulla alfabetizzazione emotiva e lo sviluppo della

competenza affettiva e relazionale. Gli interventi prevedono il

coinvolgimento dell’intera classe, del team docente e dei genitori

con l’attivazione di gruppi di formazione e di

discussione/riflessione sui processi educativi.

Gli strumenti utilizzati sono:

� circle time

� sportello di ascolto

� giuoco di ruolo di tipo psico-dinamico

� gruppi di formazione socio-affettiva relazionale e per la

gestione delle dinamiche di gruppo rivolti agli insegnanti

� gruppi di formazione socio-affettiva relazionale rivolti ai

genitori.

• “Laboratori di educazione integrata per bisogni educativi

speciali”,

Questa parte è finalizzata al potenziamento delle abilità carenti dei

singoli studenti.

I laboratori organizzati riguardano il potenziamento della:

� autostima

� metacognizione

� psicomotricità e espressione corporea

� metafonologia

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Fig.5

ASL 4 U.O.COMPLESSA DI NPI E DELL’ETA’ EVOLUTIVA

PROGETTO EDUCAZIONE SPECIALE PER L’INTEGRAZIONE

SCOLASTICA E SOCIALE

EDUCAZIONE SOCIOAFFETTIVA

PER L’INTEGRAZIONE

LABORATORI DI EDUCAZIONE

INTEGRATA PER BISOGNI

SPECIALI

RELAZIONI

TEMATICHE

A.M.A.

GIOCHI RUOLO IN

GRUPPO

GRUPPI DI

FORMAZIONE

SOCIO

AFFETTIVA

AUTOSTIMA

METAFONOLOGIA

METACOGNIZIONE

ESPRESSIONE CORPOREA

E PSICOMOTRICITA’

GENITORI CLASSE DOCENTI

CIRCLE TIME

SPORTELLO

D’ASCOLTO

GRUPPI DI

FORMAZIONE

SOCIO

AFFETTIVA

DINAMICHE

RELAZIONALI

GESTIONE CLASSE

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IL SETTING DEI LABORATORI

Il laboratorio si realizza secondo modalità che non ripropongono lo

schema didattico ma un clima di gioiosa collaboratività in cui si

alternano momenti di operatività strutturata a scambi interpersonali

che favoriscono la espressività, la reciprocità e la comunicazione. I

laboratori saranno, organizzati in gruppi omogenei di lavoro e

caratterizzati da continuità e sistematicità, secondo una

programmazione a tempo determinato per cicli in funzione delle

specificità del gruppo, del programma educativo e degli obiettivi da

raggiungere individuato con il corpo docente.

Ogni laboratorio utilizza pertinenti strumenti di valutazione:

prove in ingresso e in uscita, al fine di vagliare processi evolutivi e

risultati conseguiti.

Sono previsti incontri di avviamento, monitoraggio e verifica con

gli insegnanti delle classi di appartenenza degli alunni coinvolti

all’inizio, durante e alla fine del percorso laboratoriale.

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Fig.6 Schema riassuntivo del Progetto di Educazione Integrata

ALUNNO/

INTEGRAZIONE

LABORATORI ANIMAZIONE

• Manipolazione

• musicoterapia

DOCENTI

• Metafonologia

• Socio affettività

LABORATORI TRAIT

DE UNION TERRITORIALI

• Agenzie

educative

• Agenzie lavorative

ASSOCIAZIONI PRIVATO SOCIALE

SCUOLA

U.S.R./U.S.P.

LABORATORI EDUCAZIONE

INTEGRATA

• Espressione corporea

• Autostima

• Metacognizione

• metafonologia

GENITORI

• Gruppi AMA

CLASSE

• Insieme di

elementi

• Gruppo di

lavoro

FORMAZIONE

PROVINCIA COMUNE

ASL 4

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LA QUALITA’ DELL’INTEGRAZIONE

Note sugli Indicatori di Qualità

Una integrazione di qualità si riflette in un aumento di benessere

per tutti i soggetti coinvolti nel processo di integrazione, dai ragazzi

agli operatori, agli insegnanti, alle famiglie.

La qualità dell’integrazione rende le relazioni più fluide, aumenta

la fiducia reciproca, migliora la disponibilità ad accogliere le “situazioni

problema”.

La qualità può essere riscontrata individualmente sul piano

relazionale (capacità di agire ruoli, collaborazioni, fare amicizie),

cognitivo (sviluppare nuove capacità e competenze), psicologico (livello

di autoefficacia, di autostima, di espressione delle emozioni).

Valutare la qualità dell’integrazione però non è cosa semplice.

Bisogna individuare degli indicatori di qualità che rispondano

sempre più all’espressione globale della persona.

Ciò che preoccupa delle metodologie e degli indicatori utilizzati

attualmente per valutare la qualità della istruzione scolastica, è il fatto

che molto spesso non tengono alcun conto del fenomeno della

integrazione scolastica.

Il rischio è penalizzare, nell’evidenziare la qualità dell’istruzione,

le scuole che attuano l’integrazione scolastica che rispetto alle altre

debbono affrontare maggiori costi finanziari, tempi più lunghi nel

trasferimento delle conoscenze e minori risultati interni di profitto

scolastico per la presenza di diversamente abili.

E’ necessario dunque individuare forme di valutazione della

qualità scolastica che tengano conto della integrazione effettiva.

Di seguito sono riassunti e riportati in una tabella A gli

Indicatori di Qualità dell’Integrazione Scolastica secondo Salvatore

Nocera, vicepresidente F.I.S.H. ed in una tabella B l’Ipotesi di intesa

Stato-Regioni per la Qualità dell’Integrazione.

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Tabella A: Indicatori di Qualità dell’Integrazione Scolastica

Indicatori strutturali

Responsabile

Livello

Essenziale

Livello

Intermedio

Livello

Ottimale

Formazione delle Classi

Dirigente scolastico, sentiti gli organi collegiali della scuola (L.448/02 comma 2)

Formazione di classi con un numero massimo di alunni (attualmente 25, cfr D.M.141/99)

Classi con un numero di alunni che varia tra 25 e 21

Classi con 20 o meno alunni in caso di gravità

Assegnazione di un docente di sostegno specializzato

Dirigente Scolastico Docente specializzato non di ruolo

Docente specializzato di ruolo

Docente che abbia svolto corsi di alta qualificazione o di aggiornamento sulla specifica tipologia di minorazione assegnata.

Consiglio di Classe

Dirigente Scolastico Consiglio di Classe composto da insegnanti che abbiano frequentato almeno un corso di aggiornamento sull'integrazione scolastica

Consiglio di Classe composto da qualche insegnante curricolare specializzato

Presenza all' interno del Consiglio di Classe di insegnanti tutti specializzati e/o aggiornati sulla specifica tipologia di minorazione seguita

Collaboratori scolastici

Il Dirigente Scolastico propone al Consiglio di Istituto che delibera il pagamento del premio incentivante (nota Ministeriale 30/11/01 prot. 3390)

Presenza nella scuola di collaboratori scolastici di ambo i sessi per l'assistenza materiale e igienica

Collaboratori che hanno frequentato corsi di aggiornamento sull' handicap

Collaboratori che hanno effettuato un periodo di esperienza con l'alunno o con gli alunni

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Indicatori strutturali

Responsabile

Livello

Essenziale

Livello

Intermedio

Livello

Ottimale

Gruppo di lavoro Di Istituto ( L.104/92 art.15 c.2)

Dirigente Scolastico Costituzione del GLHI Gruppo Lavoro d'Istituto

Presenza di tutte le componenti previste per legge

Presenza anche dei genitori di alunni non handicappati

Rapporti con ASUR e EE.LL

Dirigente Scolastico Esistenza di rapporti formalizzati o meno (con intese, anche verbali, accordi di programma, convenzioni o altro) tra la scuola e i servizi socio-sanitari del territorio, concernenti l'integrazione scolastica

Intese formali ta Enti Locali-Scuola-ASUR

Accordo di Programma tra Enti Locali-Scuola-ASUR, con chiara ripartizione delle competenze istituzionali rispettive (104/92 art.13 comma1 lett. "a")

Risorse finanziarie

Consiglio di Circolo o d’Istituto DPR n. 44/01

Stanziamento in bilancio di risorse idonee per l'eventuale acquisto o leasing, o godimento in uso, di sussidi ed ausili didattici

Acquisto di ausili didattici tecnologicamente avanzati

Acquisto di software avanzati

Corsi di aggiornamento

Dirigente Scolastico, sentito il parere del Collegio Docenti

Aggiornamento per l’intero Consiglio di Classe che accoglie l’alunno disabile

Formazione per i collaboratori scolastici

Corsi di aggiornamento sulla specifica tipologia di disabilità per gli insegnanti di sostegno

Accordi di rete tra scuole

Dirigente Scolastico Formulazione dell’accordo di rete tra scuole del territorio per utilizzare i CTI e i “Centri di documentazione e consulenza pedagogica”

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Indicatori di risultato

Responsabile

Livello Essenziale

Livello Intermedio

Livello Ottimale

Valutazione Consiglio di Classe (art.12 c.3 L.n.104/92), sentito il GLH operativo

Esito della valutazione con riferimento 1. alla crescita

del profitto degli apprendimenti

2. alla comunicazione acquisita

3. alla socializzazione realizzata

4. ai rapporti relazionali instaurati con insegnanti e compagni

Formulazione di una valutazione orientativa verso ulteriori sviluppi dell’iter scolastico ed extrascolastico dell’alunno.

Autovalutazione dei docenti circa l’esito realizzato

Indicatori di Processo

Responsabile

Livello

Essenziale

Livello

Intermedio

Livello

Ottimale

Diagnosi Funzionale

UMEE (Unità Multidisciplinare del Distretto sanitario) dell’ASL (DPR 22/4/94)

Formulazione di una diagnosi funzionale comprendente non solo l’individuazione delle disabilità, ma anche delle potenzialità e delle capacità da attivare a livello didattico

Previsione sulle aree da attivare

Individuazione delle capacità e degli interventi assieme ai docenti della classe

Progetto Educativo Individualizzato

Consiglio di Classe Famiglia Operatori socio-sanitari del Territorio (ossia GLH operativo) L.104/92 art.12 commi 5 e 8

Formulazione del Progetto Educativo Individualizzato “verbalizzato”

PEI formulato oltre che dall’insegnante di sostegno anche da tutti i curricolari

Partecipazione al PEI di: collaboratori scolastici, educatori comunali e terapisti di riabilitazione

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Tabella B: Ipotesi di intesa Stato- Regioni per la Qualità dell’Integrazione Indicatori strutturali di qualità

Istituzione di un Osservatorio Regionale

Formato da da due organi collegiali: � politico, composto dal Presidente della Giunta Regionale, dal

Direttore Scolastico regionale e dagli Assessori � tecnico, composto da Dirigenti delle amministrazioni, nonché

da esperti di delle associazioni di disabili e loro familiari

Esistenza di CTI e CDHI

Esistenza di centri per la documentazione didattica, risorse e consulenza sull’integrazione scolastica, realizzate da reti di scuole

Presenza Accordo di Programma tra

Presenza di un buon accordo di Programma tra Enti Locali-Scuola-ASUR, con la chiara ripartizione delle competenze istituzionali rispettive

Istituzione di Corsi di educazione permanente per adulti

Istituzioni di corsi di educazione permanente per adulti, al fine di consentire agli alunni maggiorenni (handicappati e non) di adempiere l’obbligo scolastico in corsi diversi da quelli del mattino (Sentenza Corte Costituzionale n.226/01)

Previsione nella Carta dei Servizi e nel POF delle singole Istituzioni scolastiche delle modalità di accoglienza degli alunni con handicap, con riguardo alle problematiche conseguenti alle diverse specifiche minorazioni

Iscrizione corredata di Diagnosi Funzionale

Iscrizione corredata di diagnosi funzionale con la previsione delle potenzialità da sviluppare, in continuità educativa,qualora si tratti di un ciclo scolastico successivo alla scuola materna.

Richiesta dell’insegnante di sostegno da parte del Dirigente, e formazione delle classi

Richiesta del Dirigente scolastico agli uffici scolastici periferici della nomina di insegnanti specializzati per le attività di sostegno all’integrazione in deroga (L.n. 448/01 art 22 e D I n. 331/98 art 41 e 45), nonché richiesta di riduzione a 20 del numero di alunni per classe, corredata dal progetto dettagliato predisposto (D I n. 141/99) dal Consiglio di classe (se l’alunno è già frequentante nella scuola) o dal Gruppo di lavoro d’istituto, in collaborazione con la famiglia e gli operatori sociosanitari di territorio, di cui all’art 15 comma 2 L.n. 104/92 (se trattasi di prima iscrizione).

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Indicatori strutturali

Richiesta di Assistenti Educativi da parte del Dirigente Scolastico

Richiesta del Dirigente scolastico ai Comuni (se scuola materna, elementare, media), alle Province (se trattasi di scuole superiori) di assistenti educativi per l’autonomia e la comunicazione (L.n. 104/92,art 13 comma3 e dlgs n. 112/98, art 139).

Incontri con UMEE: formulazione del PEI

Pianificazione con l’unità multidisciplinare del Distretto socio-sanitario per la tempestiva formulazione del profilo dinamico funzionale, del PEI e delle verifiche in itinere.

Assegnazione dell’alunno al C.d.C. più adatto

Individuazione da parte del Collegio dei Docenti e del Consiglio di classe più adatto per quel determinato alunno con handicap.

Acquisto di ausili e sussidi

Deliberazione del Consiglio di Circolo o d’Istituto circa l’acquisto di ausili e sussidi, anche tecnologici, necessari per ciascun alunno con handicap.

Assegnazione dei collaboratori scolastici per l’assistenza materiale e igienica

Predisposizione del Dirigente scolastico dell’ordine di servizio ai Collaboratori scolastici per l’assistenza materiale ed igienica agli alunni con handicap (Note ministeriali- dir. Gen. per l’organizzazione dei servizi nel territorio – del 17/9/01 e del 30/11/01, con la pianificazione dei corsi di formazione, ove necessari.

Corsi di aggiornamento per gli insegnanti

Organizzazione dei corsi di aggiornamento per i Consigli di classe che accolgono alunni con handicap, da svolgersi prima dell’inizio delle lezioni.

Utilizzo della consulenza e della documentazione dei CTI e/o CDHI presenti nel territorio

Accordi con reti di scuole per l’utilizzazione di "centri di documentazione e consulenza pedagogica", necessari per la documentazione del percorso d’integrazione o l’utilizzo della documentazione preesistente sul territorio, nonché del "comodato gratuito" di materiali, ausili e sussidi, oltre che di reciproche consulenze, anche a favore delle famiglie.

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Indicatori di processo

Attività di mediazione da parte degli insegnanti

Iniziale attività meditativa degli insegnanti di classe nei confronti degli alunni perché sappiano correttamente accogliere il compagno con handicap ed instaurare un corretto rapporto relazionale cameratesco, né distaccato, né sdolcinato.

Verifiche del Progetto didattico

Verifiche frequenti del progetto didattico in itinere, specie se sperimentale (D. l. 331/98 art 43).

Predisposizione di prove Equipollenti o Differenziate

Oculata predisposizione di prove "equipollenti" (quando utili, l. 104/92, art 16 comma 3 ) o "differenziate" (quando necessarie, O.M. n. 65/98 art 10 comma 11 recepiti nelle successive OO.MM., da ultimo O.M. n. 90/01).

Incontri del GLH operativo Svolgimento di "GLH operativi" con la partecipazione dei genitori dell’alunno ed eventualmente anche dell’esperto che segue l’alunno per incarico della famiglia, fuori della scuola.

Articolazione del PEI

Nei casi di alunni con handicap in situazione di particolare gravità, predisposizione e realizzazione di un percorso educativo e didattico molto articolato, anche con partecipazione a laboratori, a classi aperte ed attività parascolastiche, purchè previste dal PEI, fermo restando il rapporto stretto con la classe di appartenenza e coi compagni.

Visite di istruzione

Programmazione accurata della partecipazione dell’alunno con handicap alle gite scolastiche,accompagnato non necessariamente dall’insegnante per il sostegno, ma da un qualunque membro della comunità scolastica (CM n.291/92, confermata dalle successive circolari) e, nelle classi superiori possibilmente da un compagno maggiorenne.

Visite di istruzione

Programmazione accurata della partecipazione dell’alunno con handicap alle gite scolastiche,accompagnato non necessariamente dall’insegnante per il sostegno, ma da un qualunque membro della comunità scolastica (CM n.291/92, confermata dalle successive circolari) e, nelle classi superiori possibilmente da un compagno maggiorenne.

Orientamento Realizzazione, nella scuola media, di orientamento dell’alunno con handicap, assieme ai compagni, per le scelte successive.

Percorsi integrati scuola-lavoro Nelle scuole superiori, svolgimento di percorsi "integrati" fra istruzione, formazione professionale e stages prelavorativi.

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Indicatori di risultato

Valutazione del risultato in riferimento al PEI

Valutazione ancorata al PEI ( L.n. 104/02 art 12 comma 5) ed al progetto didattico ( L.n. 104/92 art 13 comma 1 lett. "a" ), che può anche prevedere la riduzione e semplificazione di contenuti disciplinari ( L.n. 104/92 art 16 comma 1)

Rilascio di Titoli Legali

Rilascio dei titoli legali di studio, ove ritenuto dal Consiglio di Classe , eventualmente a maggioranza o, in caso di parità, col voto determinante del Dirigente scolastico o del suo delegato.

Valutazione degli apprendimenti e della crescita in autonomia

Valutazione non limitata agli apprendimenti disciplinari, ma anche a competenze e capacità, oltre che alle altre finalità dell’integrazione scolastica, quali “ la crescita in autonomia sotto il profilo della comunicazione, della socializzazione e dello scambio relazionale" ( L.n. 104/92 art 12 comma 3).

Rilascio di un attestato dei crediti formativi maturati

Rilascio di un articolato "attestato, concernente i crediti formativi maturati, quando non sia possibile il rilascio del titolo legale di studio ( C M n. 125/01)

Iscrizione scuola superiore

Iscrizione alla scuola superiore, anche se sprovvisto di diploma di licenza media, al solo fine dell’adempimento dell’obbligo scolastico e del successivo obbligo formativo ( O.M. n. 90/01 art 12 comma 11 ed art 14 comma 5 ).

Valutazione qualità del servizio scolastico

Valutazione della qualità del servizio scolastico, che tenga conto del livello della qualità raggiunta dell’integrazione scolastica in quell’anno in quella scuola. La valutazione deve essere effettuata: -dagli stessi operatori scolastici, in Consiglio di Classe ed in Collegio dei Docenti; -dalle famiglie degli alunni; -da soggetti esterni, tenendo conto di tutti gli indicatori di qualità sopra enumerati.( L. n. 104/92 art 12 comma 6 e DPR n. 275/99).

Valutazione dell’accordo di programma del Consiglio Comunale

Valutazione circa l’attuazione dell’accordo di programma, effettuata dal Consiglio comunale alla fine delle lezioni ed in vista del prossimo anno scolastico, con eventuali modifiche all’accordo medesimo ( L.n. 142/90, art 27).

Valutazione dell’attuazione dell’accordo di Programma tra EE.LL.-Scuola-ASUR

Valutazione dell’attuazione del "Piano di zona, di cui all’art 19 L.n. 328/00, nel cui ambito si colloca l’accordo di programma per l’integrazione scolastica e dei "progetti individuali globali di vita" delle persone con handicap, di cui all’art 14 L.n. 328/00.

Valutazione di un corretto funzionamento del Servizio Sanitario

Valutazione del corretto funzionamento del servizio sanitario nazionale da parte del Comitato dei Sindaci di Distretto ( decreto legislativo n. 229/99, comma 3 quater lett. "c" e comma 4 ) e da parte della Conferenza dei Sindaci della provincia ( dlgs n. 229/99 art 3 comma 2 sexies).

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PARTE SECONDA

PROGETTO

EDUCAZIONE SOCIO – AFFETTIVA

Viviamo una congiuntura storica caratterizzata da cronofagia.

L’iperattività, la fretta e la frammentazione riducono la capacità di:

- ascolto di sé e dell’altro;

- attenzione e cura per gli aspetti più delicati e fragili della nostra

esistenza;

- un pensiero complesso e approfondito, indispensabile per

comprendere un mondo che si complica sempre più;

- costruire storie e trame narrative che donino senso agli eventi e

ai fatti che ci riguardano.

La famiglia è il campo educazionale per eccellenza. La funzione

genitoriale costituisce il “contenitore psichico” in cui il bambino elabora

la propria identità e la propria visione del mondo. Consente la

formazione del pensiero relazionale fondato sulla fiducia, la reciprocità e

il rispetto; l’acquisizione delle competenze prosociali per una inclusione

sociale di qualità.

La famiglia oggi si trova in una crisi profonda relativamente alla

sua funzione educativa.

L’infanzia e l’adolescenza cambia da una generazione all’altra,

riflettendo le repentine trasformazioni che riguardano il contesto

antroposociale più esteso

Il mondo assomiglia sempre di più a una megalopoli senza centro. I

media traformano la vita reale in un grande schermo dove è importante

apparire, “essere visti piuttosto che vedere”.

I fenomeni di massificazione uniformano e omogeneizzano i

comportamenti a scapito dell’individuazione e differenziazione.

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Si assiste ad una dissolvenza dell’individuo e della responsabilità

per lasciar posto ad un personalismo narcisistico che non in-segna e

non in-dica percorsi, trame dialoganti.

Il contenitore mediatico appiattisce il pensiero. Le differenze

emergono in superficie ma in profondità in-duce al pensiero unico.

Assistiamo ad una “psicopatologia della normalità” sempre più

diffusa. È vero che la pubertà e l’adolescenza comportano

fisiologicamente aspetti border-line dell’esserci, ma oggi l’adolescenza

sembra non finire più. Le persone presentano comportamenti

caratterizzati dalla messa in atto di nuclei narcisistici regressivi, forme

relazioni in cui sembra infiltrarsi una sottile forma di nichilismo e vuoto

esistenziale. Ci troviamo di fronte ad una immaturità affettiva che crea

difficoltà:

� ad accettare i “dinieghi” della realtà

� ad instaurare rapporti che implicano coinvolgimento

affettivo profondo e stabile

� a vivere il presente con partecipazione e consapevolezza

emotiva

� nel permettersi relazioni dotate di empatia, responsabilità,

impegno.

Immaturità affettiva più vuoto esistenziale (mancanza di

progettualità, di senso, di valore), determina la “deresponsabilizzazione

dell’atto”, (cioè l’agire senza valutare le conseguenze del proprio gesto) e

la “disconnessione” dall’ “altro” (ambiente, mondo, persone) obliterando

la “cura e l’attenzione” di cui necessita la vita in tutte le sue

manifestazioni.

L’attaccamento feticistico all’oggetto ci rende inanimati consumatori.

La mancanza di ancoraggio affettivo e valoriale si traduce in una fobia

egoica narcisistica verso la vita, generando meccanismi difensivi

centrati sul possesso ed il controllo dell’oggetto.

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Una forma di materialismo che lascia poco spazio alla dimensione

spirituale, al perché e al senso del nostro “essere nel mondo”.

Jung ci ricorda che: ”quando l’anima è posta fuori dalla nostra

consapevolezza, ci inonda di “ombra e di materia”. Come dire : il

consumismo esasperato può essere letto come un vuoto d’anima,

tonalità dell’essere che connota la personalità paranoidea che ha

bisogno di controllare la realtà per come appare e non per quella che è.

E la “paranoia”, “la paura diciò che è altro da me” sembra colorare le

nostre relazioni interpersonali.

DALL’INSEGNAMENTO ALL’EDUCAZIONE

Disturbi narcisistici, attacchi di panico, angoscia pervasiva,

disturbi della condotta alimentare, devianza sociale, bullismo,

psicopatia, violenza di gruppo, sono patologie sempre più incidenti

nell’utenza di nostra competenza.

I ragazzi oggi manifestano una psiche poco educata alla

consapevolezza emotiva dei propri sentimenti e delle proprie pulsioni

sessuali e aggressive. Una psiche non in grado di elaborare i conflitti

senza sfociare nell’atto.

Questo è un periodo che presenta tratti paradossali. Da una parte

viè un eccesso di stimoli, informazioni e strumenti comunicativi,

dall’altra una realtà fatta di solitudini, di carenza di comunicazione e

condivisione; per la mancanza di radicamento nella propria interiorità

emozionale.

La conseguenza è “indifferenza emotiva” e mancanza di empatia.

Siamo bombardati da notizie di fatti anche drammatici, nei

confronti dei quali non proviamo più risonanza emozionale. Aumenta

progressivamente la soglia di assuefazione.

Ripensare l’educazione socio-affettiva è una priorità assoluta e

ineludibile.

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È necessario rivedere metodi e prassi del nostro “prenderci cura”

dei giovani e del loro disagio. Forse è necessario sperimentare

nuove forme di:

- contenimento affettivo (holding)

- accoglienza

- ascolto

- aggregazione

È opportuno però dare impulso a una educazione socio affettiva

che riguardi non solo i ragazzi ma anche genitori e docenti al fine

promuovere relazioni dove la sbrigatività e l’incuria emotiva non siano

gli elementi caratterizzanti.

L’educazione transita nella testimonianza quotidiana o

“autorivelazione emotiva” tanto in famiglia come in classe. Ciò significa

che genitori e docenti debbano incontrarsi sul “come si è” e “quel che si

fa” e non sul “quel che si dice” e “quel che si sa”.

“Ognuno insegna quello che è” dice Maslow e D.W. Winnicott rincara

che “non esiste il bambino in sé” ma “un” bambino in relazione a “una”

madre (includendo in questo concetto il padre e/o chiunque entri in

relazione educativa con il bambino).

Analogamente allora, si può affermare che non esiste uno studente

in sé ma in relazione (positiva o negativa), con un insegnante e la sua

classe.

La qualità delle nostre relazioni denota il grado della nostra

intelligenza emotiva.

D.Goleman sottolinea che:

“senza percezione delle esigenze e della disperazione

altrui non può esserci preoccupazione per gli altri, la

radice dell’altruismo sta nell’empatia, che si raggiunge

con quella educazione emotiva che consente a ciascuno di

conseguire quegli atteggiamnti morali di quali i nostri

tempi hanno un grande bisogno: l’autocontrollo, la

compassione”.

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DESTINATARI DEL PROGETTO

Il progetto è orientato al ciclo evolutivo che và dalla fase della

scuola materna fino alla fase finale delle scuole superiori (tarda

adolescenza). Esso intende integrare, dentro un disegno organico, tutte

le esperienze che già sono in atto nei diversi contesti scolastici e

introdurre operatività da condividere e mettere in rete.

A) Area dell’infanzia

L’ambiente scolastico appare sempre più difficile e invivibile.

I mutamenti socio economici, l’esplosione mediatica, come già detto

hanno inciso profondamente sui referenti educativi tradizionali.

L’ “impoverimento emozionale” e i “vuoti di presenza adulta” che la

nostra cultura offre ai bambini vengono compensati con giochi

elettronici, videotelefoni, internet, televisione in cui la relazione è privata

della sua connotazione affettiva. La disabitudine all’ascolto e al

posizionarsi di fronte ad un “altro da sé reale e vitale” determina una

immaturità socio affettiva che si manifesta in tutta evidenza quando il

bambino entra nel mondo della scuola.

Il contesto scolastico è un contesto sociale. In esso il bambino

intrattiene relazioni con i coetanei e con adulti diversi dalle figura di

accudimento.

Gli insegnanti spesso in difficoltà, chiedono aiuto nella gestione

delle dinamiche affettivo – relazionali e spesso è più difficile definire e

condividere regole sociali e di comportamento.

L’imperativo della scuola è svolgere i programmi ministeriali perché

ancora il suo compito istituzionale preminente è istruire e non educare.

Molta attenzione alla pianificazione, ai profili, all’organizzazione

dunque, poca al frequente disinteresse scolastico e alle difficoltà

emotive degli insegnanti e degli allievi.

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Eppure è cosa risaputa che il veicolo dell’apprendimento è la

relazione in cui passano emozioni e sentimenti. La volontà di

apprendere non scatta se non c’è l’interesse e l’interesse non esiste se

non c’è legame emotivo.

Di conseguenza, quando si dissocia l’aspetto cognitivo da quello

emotivo, si rischia di proporre al bambino una relazione superficiale e

vuota, la quale non lo motiva ad apprendere.

Una buona relazione emotivo-affettiva è dunque un pre-requisito

del successo nell’apprendimento.

B) Area della adolescenza

Per quanto concerne la sezione della pubertà e dell’adolescenza per

strutturare un buon intervento e sensibilizzare gli attori coinvolti è

necessario cominciare dall’analisi dei bisogni di questa fascia evolutiva.

Gli adolescenti appaiono sfrontati e fragili, idealisti e cinici, ostili e

desiderosi di affetto, si dice che essi sembrano essere una cosa e il suo

contrario.

L’attuale generazione, stando agli studi e alle statistiche, sembra

manifestare problemi nell’area affettiva maggiori rispetto a quelle che

l’hanno preceduta. La incertezza del futuro impedisce di fare un

investimento emotivo su un progetto di là da venire. Si cerca lo

stordimento e la gratificazione immediata.

Il passaggio naturale dalla “libido narcisistica” alla “libido

oggettuale” (gli altri, la famiglia, la società) sembra preclusa. Se non c’è

questo investimento è difficile che emerga la voglia di sacrificarsi, di

impegnarsi nello studio così come nel raggiungimento di un obiettivo.

L’adolescenza è una sfida per gli adulti ma anche per gli stessi

adolescenti.

Rappresenta una fase di transizione, in cui si dice che il ragazzo

non è più un bambino, ma non è ancora un adulto. L’obiettivo specifico

di questa fase è la costruzione dell’identità personale e sociale.

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L’identità personale riguarda il “concetto di sé”; concetto che

l’adolescente si fa attraverso la reciprocità e la co-costruzione della

propria immagine sociale. È un processo che si sviluppa nel tempo

poggiando su tre caratteristiche fondanti:

� la distintività,

� l’unicità,

� la continuità di sé nel tempo e nello spazio.

L’identità sociale è quella parte dell’identità che deriva da altre tre

componenti:

� la consapevolezza di far parte di un gruppo,

� il valore che ha far parte di questo gruppo,

� il suo significato emotivo.

Come emerge dalla quinta indagine IARD sulla condizione giovanile

in Italia, la composizione dell’universo giovanile è molto diversificata e

riflette pienamente quello che è il quadro della nostra società, una

società che fa mancare dei punti di riferimento e che è in continua

trasformazione incentrata sempre più ad inseguire quel “profitto” che

dalla economia alla scuola sembra essere la ragione di ogni scelta e

gesto quotidiano.

Quando si parla di disagio dei giovani forse si parla di un disagio

che riguarda anche gli adulti.

Dai dati del rapporto IARD sui giovani emerge che:

- la progettualità si fa sempre più evanescente;

- la relazionalità tende ad una progressiva implosione (i giovani si

sentono sempre di meno parte di un evento collettivo e di valori

condivisi e sempre più parte di un piccolo gruppo (la famiglia, gli amici);

- la metà dei giovani italiani mette ripetutamente a rischio la

propria incolumità (guida spericolata, rituali iniziatici, droga, situazioni

limite);

- la scuola non solo è il luogo fisico in cui gli adolescenti passano

buona parte della giornata, ma rappresenta anche il “luogo simbolico”

fondamentale per costruire la propria identità.

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Nella scuola ci accorgiamo del loro disagio quando scopriamo che i

ragazzi usano droghe, quando si picchiano o quando diminuisce il loro

rendimento scolastico; manifestazioni dietro alle quali si nascondono

problematiche importanti spesso legate ai contenuti espressi sopra:

senso di appartenenza, identità, vuoto di progettualità. Lo sballo e la

ricerca continua del divertimento indica che i ragazzi non sanno gioire.

La gioia è gioia di sé, identità conosciuta e realtà accettata.

La scuola è un luogo nevralgico dove si costituiscono i presidii

dell’identità ma anche dove sorgono e si manifestano molte

problematiche conflittuali e varie forme di sofferenza.

Il ruolo che è chiamata a svolgere, se vuole ottemperare al diritto

all’apprendimento, deve caratterizzarsi sempre di più sul versante

educazionale con obiettivi tesi a prevenire, rilevare e combattere i casi di

disagio.

L'adolescente è soggetto attivo nella definizione e costruzione della

propria identità.

Attraverso un rapporto di interdipendenza e interazione con le

determinanti ambientali e contestuali deve trovare le “sue” risposte ai

compiti evolutivi specifici che la sua età presenta.

L’esito positivo di questi compiti determina un buon adattamento

sociale; il non superamento può essere causa di devianza sociale e

patologia.

I compiti evolutivi dell’adolescenza riguardano:

� L’area personale (tutto quello che concerne il corpo, l’immagine

di sé, gli aspetti cognitivi e morali);

� l’area relazionale (realizzare relazioni soddisfacenti e mature

con i coetanei di entrambi i sessi, trasformare i rapporti con i

propri genitori, instaurare sani rapporti di gruppo e di coppia e così

via);

� l’area sociale (svolgere la propria formazione culturale e

professionale, acquisire indipendenza economica, metter su

famiglia).

Questo percorso tocca tutti gli adolescenti ed è carico di

ambivalenze. Da un lato il desiderio, dall'altro il timore.

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Il desiderio di voler cambiare, di “voler diventare altro rispetto a ciò

che si è”: dall'altro i timori e le ansie legati alle contingenze e alla

possibilità di realizzarlo.

Sul piano relazionale affettivo, l’adolescente deve necessariamente

operare un progressivo distacco dal porto originario per imparare a

navigare in mare aperto. Un distacco emotivo che può essere realizzato

se dentro si ha una “base sicura”a cui fare riferimento. Solo questa

sicurezza può dare la possibilità poi di andarsene e cercare la propria

strada.

E' un compito che coinvolge pienamente anche i genitori e gli

adulti, tant'è che l'adolescenza può essere definita come “un'impresa

evolutiva congiunta”, dei figli, dei genitori e degli educatori proprio

perché tutti sono chiamati in causa in questo processo.

I BISOGNI DEGLI ADOLESCENTI

Possiamo raggruppare i bisogni degli adolescenti in quattro punti:

1) Bisogno di sostegno da parte delle figure genitoriali o di adulti

significativi;

2) Bisogno di sviluppo di un sé efficace; salvaguardando il senso di

continuità, pur nella trasformazione fisica dell’individuo e la capacità di

riconoscersi nello spazio e nel tempo;

3) Bisogno di relazioni significative con i coetanei; mai come

nell’adolescenza “il gruppo”, i compagni, gli amici acquistano

un’importanza rilevante; perché costituiscono una delle fonti di

sostegno significative, non in contrapposizione o in sostituzione alla

famiglia, a cui è necessario rivolgersi per certi tipologie di problemi;

4) Bisogno di un senso di sicurezza personale.

EDUCAZIONE EMOTIVA

La popolazione scolastica interessata riguarda i bambini dell’ultimo

anno di scuola materna fino a quelli dell’intero ciclo di scuola

elementare e media.

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Partendo dalla consapevolezza che soprattutto nel primo periodo

scolastico (scuola materna ed elementare) le esperienze di carattere

affettivo-emotivo e relazionale compiute dal bambino, hanno

un’importanza determinante, non solo per quanto riguarda il rafforzarsi

o il modificarsi dei rapporti già esistenti ed il costituirsi di nuovi, ma

anche per i riflessi che si potranno avere.

La scelta di un percorso metodologico deve tener conto della

“continuità e contiguità educativa” ed avvalersi di reti concettuali di

esperienze che riguardano le aree espressivo-comunicazionale,

relazionale e sociale, con il coinvolgimento circolare di attori principali:

Fig.6

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GLI OBIETTIVI DELL’INTERVENTO

Lo sviluppo della conoscenza delle dinamiche emozionali del

rapporto alunno – insegnante e del rapporto tra alunni, rappresenta lo

strumento per raggiungere gli obiettivi seguenti:

1) Favorire negli studenti la capacità di:

- capire sé stesso;

- superare l’egocentrismo attraverso il decentramento

cognitivo;

- sviluppare la cognizione sociale, cioè essere in relazione

imparando a mettersi nella mente degli altri;

- sviluppare il senso di appartenenza e di partecipazione al

gruppo.

2] Favorire negli insegnanti la capacità di:

- facilitare l’autoapprendimento dell’allievo;

- cogliere i bisogni emotivi ed evolutivi dei ragazzi;

- proporsi come “facilitatori” e “mediatori” di conflitti scolastici

per lo star bene a scuola;

- promuovere un clima di creatività e cooperazione in classe;

- costruire e sostenere una produttiva alleanza educativa;

- saper riconoscere la tendenza proiettiva insita in ognuno

di noi.

3] Favorire nelle famiglie la capacità di:

- costruire una genitorialità consapevole;

- sviluppare l’attenzione ai bisogni e alle problematiche

evolutive ed educative;

- saper riconoscere le proiezioni e le aspettative che

interferiscono nello svolgimento di una territorialità

responsabile e nella costituzione delle alleanze educative.

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LA METODOLOGIA

L’educazione socio affettiva sarà incentrata sull’intervento/azione e

sulla costituzione di gruppi esperenziali

Gli strumenti potranno essere:

� attività rappresentative grafico- pittoriche o teatrali

(psicodramma),

� attività espressive comunicazionali (giochi di ruolo, circle time),

� momenti di analisi e riflessioni di linguaggi comunicativi

prevalenti nel mondo giovanile (es. analisi di films e produzione

musicale),

� laboratori o officine di lavoro in tempi extrascolastici in spazi

predisposti dove i ragazzi possano inventare, sperimentare in

forme di relativa autonomia e collaborando con persone esterne

competenti nei campi specifici.

La scuola come opportunità di incontro e espressione della

comunicazione e della creatività.

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L’INTERVENTO/AZIONE CON GLI STUDENTI

Evidenziando la valenza preventiva del progetto: benessere emotivo

come fattore indispensabile per una migliore crescita ed acquisizione delle

competenze. Considerando il gruppo-classe una risorsa, il nostro

intervento verterà sulla:

• Attivazione di “sportello e di ascolto” e di “circle time” per la

mediazione dei conflitti in classe.

• Progetti di Laboratori di Educazione Integrata per i B.E.S.

• Modalità sperimentali di co-costruzione di apprendimento in

forma cooperativa.

Questi aspetti verranno esposti più in dettaglio successivamente

L’INTERVENTO/AZIONE CON GLI INSEGNANTI

Maggiore attenzione a questo punto merita l’esplicitazione

dell’azione con i docenti e con i genitori. Partendo dai docenti possiamo

constatare che il loro lavoro dal punto di vista psichico, è sicuramente

usurante.

Le ragioni sono molteplici e complesse.

La presenza sempre più considerevole di studenti appartenenti a

diverse etnie, l’abolizione delle scuole speciali per i portatori di

handicap, la velocizzazione della comunicazione e dell’informazione.

Ulteriori complicazioni sono date dalla sostituzione dell’asse

genitori/insegnanti con l’asse genitori/figli spesso unico figlio e oggetto

di attenzioni e proiezioni narcisistiche genitoriali; dal sopraggiungere di

generazioni cresciute nella cultura del “tutto e subito” e non abituate a

sopportare la contraddizione e la frustrazione. Tutto ciò determina uno

scenario tutt’altro che confortante.

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L’ambiente scolastico è sempre più difficile. L’insegnante si trova

spesso nella necessità-impossibilità di svolgere contemporaneamente

più ruoli: normativo, istruttivo, educativo e affettivo.

È necessario che gli insegnanti accrescano una maggiore

competenza nel governare le dinamiche di gruppo, nella mediazione dei

conflitti e nella gestione delle relazioni affettive oltre che alla

preparazione disciplinare.

Perché ciò accada occorre darsi la disponibilità a lavorare anche su

se stessi attraverso la frequentazione di gruppi esperenziali incentrati

sull’acquisizione sulla conoscenza di sé e delle dinamiche

interpersonali. Incontri di riflessione e apprendimento delle interferenze

che le strutture cognitive e di personalità possono avere

nell’espletamento della funzione di insegnamento.

INTERVENTO/AZIONE CON LE FAMIGLIE

Questa parte del progetto che riguarda le famiglie prevede la

costituzione di GRUPPI EVOLUTIVI AUTOCOSCIENTI per una

educazione consapevole. Le famiglie rappresentano il contesto

primario in cui il bambino filtra la comunicazione e la relazione con il

mondo della scuola. Prendere coscienza delle dinamiche proiettive che

entrano in gioco rispetto ad esperienze biografiche e strutture di

personalità diventa un fattore di consapevolezza e trasformazione di

forme inadeguate e regressive di relazioni interpersonale.

Gli impegni di lavoro o il senso di inadeguatezza, non possono

costituire un alibi per i genitori, per sottrarsi alle responsabilità ed agli

impegni scolastici previsti; è opportuno attivare processi di inclusione e

partecipazione attiva attraverso:

• incontri aperti di discussione

• relazioni tematiche

• costituzione di gruppi di riflessione

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La parte relativa alla costituzione di GRUPPI EVOLUTIVI

AUTOCOSCIENTI (GEA) nasce dalla consapevolezza della necessità di

una riformulazione di principi educativi ed etici condivisi.

Abbiamo creato un sistema estremamente ricco sul piano degli

stimoli materiali ma molto precario e vulnerabile per quanto concerne il

saper vivere in profondità e autenticità il proprio essere nel mondo.

La difficoltà ad esprimere efficacemente la funzione genitoriale in

una società in cui il “relativismo” e il “tutto è possibile” imperano mina e

confonde la crescita dell’individuo mettendo in crisi scale valoriali e

criteri guida e non facilita certo l’espressione efficace della funzione

genitoriale.

Una cultura dell’immagine che spinge verso l’apparire (non importa

come e perché) e non alla consapevolezza e alla riflessione

sull’esistenza, la crisi della titolarità etica ed educativa della scuola, una

crescente deresponsabilizzazione collettiva rispetto al compito del

progettare attuare e salvaguardare un futuro di vita e un percorso

educativo per i nostri figli, rileva la necessità di restituire alle agenzie

educative primarie (famiglia, scuola) il ruolo centrale che hanno sempre

svolto nella nostra società.

Ogni giorno i media ci segnalano episodi di aggressività e violenza

tra i giovani e verso soggetti diversamente abili, abusi sessuali,

fenomeni di intolleranza e di emarginazione verso immigrati. Episodi di

bullismo e atti vandalici investono quotidianamente scuole di ogni

ordine e grado compresa, con sempre maggiore frequenza, la scuola

elementare.

Questo incremento del disagio giovanile si ripercuote in maniera

drammatica nei rapporti scolastici tra insegnanti e alunni.

Nell’uomo l’essere, attraverso il pensiero, dà “cosa in sé” si

trasforma in “cosa in sé e per sé”, dall’esistenza alla coscienza.

L’intervento, una sorta di “laboratorio per l’autocoscienza” intende

favorire l’allargamento della consapevolezza individuale attraverso la

costituzione di gruppi di lavoro centrati sulla conoscenza di se stesso e

dell’altro, delle dinamiche regressive ed evolutive intra e inter

individuali.

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La ripetizione alchemica dell’esperienza corale del gruppo produce

una coscienza più evoluta in grado di superare i blocchi in cui spesso si

trova costretta.

Elementi costituitivi dell’intervento:

� I gruppi evolutivi autogestiti: un grupo evolutivo autogestito è

un gruppo composto da persone accomunate dal desiderio di

superare analoghe problematiche psicologiche. Queste vengono

affronatte ed elaborate in prima persona attraversi il confronto, la

condivisione e lo scambio di informazioni, emozioni, esperienze

problemi. Nel gruppo evolutivo autogestito si ascolta e si è ascoltati

senza pregiudizi in un clima solidale in cui si scoprono e si

potenziano le proprie risorse interiori.

� Il mediatore: in una prima fase sarà presente un mediatore che

avrà il compito di agevolare i rapporti tra le persone al fine di

aiutare il gruppo a raggiungere i propri obiettivi. L’intenzione è

quella di costituire dei gruppi autogestiti che condividendo un

sistema di regole, obiettivi e valori, sappiano rivolgere la giusta

attenzione all’origine sociale dei problemi senza però trascurare i

fattori individuali, incrementando le capacità relative alla sfera

emotiva interpersonale.

� La supervisione: questi gruppi fruiranno di supervisioni

cadenzate e potranno costituire nel tempo delle risorse territoriali

potenti per la realizzazione degli interventi che dovranno essere

attivatati ai vari livelli relativamente alle necessità educazionali.

Sono previste delle riprese teoriche ogni sei mesi circa in sessioni

plenarie.

� Gli strumenti utilizzati:

• tecniche di consapevolezza (pratica dell’attenzione,

autoosservazione e visualizzazione);

• tecniche gestaltiche;

• psicodramma.

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Punto B – EDUCAZIONE INTEGRATA

(Riabilitazione e inclusione)

LABORATORI:

• ANIMAZIONE INTEGRATA

• METACOGNIZIONE

o Problem solving

o Feuerstein

• ESPRESSIVITA’ CORPOREA

o Psicomotricità

o Musicoterapia

o Yoga

o Arteterapia

• METAFONOLOGIA

o 1° livello

o 2° livello

Fig.7

ESPRESSIVITA’ CORPOREA

• Psicomotricità

• Musicoterapia

• Yoga

• Artetetapia

METACOGNIZIONE L. E. I. AUTOSTIMA

• Problem solving

• Feuerstein

METAFONOLOGIA

I livello II livello

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PROGETTO

LABORATORI EDUCAZIONE INTEGRATA

SCOPO DEL PROGETTO

Il progetto nell’ottica di una offerta formativa integrata per la

promozione del benessere nei soggetti con difficoltà, è finalizzato a

sviluppare modalità innovative dal punto di vista educativo, fondata

sull’analisi dei B.E.S..

Le attività proposte sono volte al potenziamento delle competenze

carenti per facilitare il superamento dei gap emotivo- cognitivo-

comportamentali che generalmente producono solitudine,

emarginazione, disistima in ambito scolastico e sociale

Può essere articolato in modo che gli Istituti Scolastici interessati

nel rispetto della propria peculiarità e vocazione storica.

Possono attivare uno o più laboratori che reputino pertinenti, in

uno spazio attrezzato ad hoc per il tipo di intervento stabilito. Il Comune

e l’Asl offriranno il supporto tecnico e operativo.

I VANTAGGI

I vantaggi che si potrebbero ottenere dall’attivazione di una rete

territoriale di gruppi di lavoro riguardano diversi aspetti:

� Praticità, i ragazzi si trovano a lavorare e interagire in un

ambiente attrezzato, in tempi definiti, secondo modalità che spesso

non è possibile realizzare nel percorso curriculare e a livello

domiciliare;

� Qualità, il progetto permette una ottimizzazione delle risorse

deputate all’assistenza scolastica e un miglioramento della qualità degli

interventi. L’attivazione di laboratori pomeridiani può consentire una

riduzione una riduzione degli interventi domiciliari che spesso si

riducono al contenimento/intrattenimento con scarse possibilità di

verifica da parte degli operatori Asl e con un aggiuntiva difficoltà a a

programmare, monitorare, calibrare opportunamente l’intervento;

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� Controllo e partecipazione, l’attivazione dei gruppi consente la

possibilità di migliorare la operatività in continuità e con la presenza e

monitoraggio più assiduo degli operatori dei servizi. Può favorire il

coinvolgimento delle famiglie in percorsi di recupero e alfabetizzazione

emotiva che non abbiano connotazioni di delega, ma di partecipazione e

verifica.

� Economicità, la forma laboratoriale in gruppo consente un

notevole risparmio e l’apertura dell’offerta formativa integrata a nuovi

soggetti che allo stadio attuale non hanno opportunità di sostegno

all’apprendimento per motivi finanziari. Es. se consideriamo un gruppo

di 5 ragazzi seguiti con una media di 6 ore settimanali cadauno,

moltiplicando i 2 fattori si hanno un totale di 30 ore a dover essere

finanziati. Raggruppando quei ragazzi in un unico gruppo operativo e

impegnando 2 operatori con competenze psico pedagogiche anche per

due volte a settimana e per 2 ore, il totale delle ore a dover essere

finanziato è di 8; il che comporta risparmio di denaro senza perdita di

efficacia per l’intervento.

� Professionalità, i laboratori dovranno essere realizzati da un pool

di operatori opportunamente formati e aggiornati sulle dinamiche e le

difficoltà di apprendimento.

L’organizzazione dei laboratori dovrà tener conto delle necessità

emergenti nei vari plessi scolastici. Sarà portato avanti durante le ore

scolastiche e/o pomeridiane secondo opportunità da operatori con

competenze specifiche formati concorsi accreditati e con la supervisione

dei tecnici dei servizi territoriali.

SETTING

Il setting non deve riproporre lo schema didattico ma un clima di

giocosa collaborazione in cui si alternino fasi di operatività strutturata a

fasi in cui si favoriscono la espressività, la reciprocità, la comunicazione

per sviluppare un buon rapporto interpersonale e far crescere il gruppo

di lavoro.

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I laboratori dovranno essere caratterizzati da continuità e

sistematicità.

Saranno organizzati per classi omogenee e avranno una

programmazione a tempo determinato.

La composizione dei gruppi sarà costituita da alunni esperti, da alunni

inesperti e alunni inadeguati dal punto di vista degli apprendimenti.

Al termine del ciclo di programmazione gli alunni esperti lasceranno

il posto a nuovi ingressi, gli altri continueranno nell’attività finchè non

crescano di livello.

Per ogni laboratorio sarà effettuato uno screening iniziale per il

quale saranno utilizzate strumenti di valutazione ad hoc e prove in

ingresso.

Lo screening misura una eventuale difficoltà senza avere la pretesa

di evidenziare disturbi.

Individua con un buon livello di attendibilità i soggetti a rischio

senza fare diagnosi. Lo screening deve essere rapido, semplice da

somministrare efficace.

Gli obiettivi principali sono:

1. acquisire consapevolezza e informazioni sulle difficoltà di

apprendimento presentate;

2. individuazione precoce dei bambini a rischio;

3. caratterizzazione e calibratura del laboratorio specifico;

4. monitoraggio dei miglioramenti raggiunti nel tempo.

Dopo un preventivo coinvolgimento delle famiglie attorno al

progetto si svolgerà il primo incontro con gli insegnanti, in cui il

responsabile del progetto esporrà alcune informazioni inerenti i disturbi

dell’apprendimento e la metafonologia, quindi si somministreranno le

prove con lo scopo di renderli partecipi e coscienti con gli obiettivi che

sottendono alle stesse e delle specifiche necessità educative che

presentano gli alunni.

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LABORATORIO DI ANIMAZIONE INTEGRATA

Il laboratorio nasce per l’integrazione di soggetti portatori di gravi

patologie di tipo organico, con caratteristiche globali e pervasive.

Progetta attività per alunni autistici, cerebrolesi, down, psicotici

etc…in spazi adeguati, condotti in piccoli gruppi con coetanei per

favorire l’integrazione nel gruppo classe.

Il laboratorio riveste un ruolo importante in campo sia relazionale

che cognitivo : le attività infatti articolate su un piano concreto

consentono la scomposizione dei livelli di complessità a seconda delle

reali competenze e potenzialità di chi ne usufruisce attivando nel

gruppo una condivisione di risorse e una partecipazione attiva.

Il laboratorio ha una struttura fondamentalmente aperta e flessibile

e dunque un punto di incontro di scambio, di laboriosità creativa, di

realizzazione concreta e pratica. “L’animazione” come lascia intendere la

parola vuol dire “anima in azione”. È dunque un approccio che tende a

tirar fuori ciò che “esiste già dentro”. Fare esprimere le potenzialità di

qualsiasi individuo partendo dal riconoscimento che ognuno ha un

bagaglio culturale, esperenziale, ma una memoria storica e personale,

un vissuto emotivo e corporeo.

L’animatore deve volgere la sua attenzione alla persona nella sua

globalità.

Tutto il sé deve essere coinvolto compreso il sé corporeo, spesso

poco valorizzato se non addirittura ignorato, in una didattica educativa

tendente a privilegiare preminentemente canali intellettuali e cognitivi.

L’obiettivo del progetto è quello di favorire la competenza

comunicativa e la consapevolezza di sé attraverso la sperimentazione e

l’integrazione di codici linguistici complementari, da quello corporeo a

quello verbale, a quello logico, analogico, iconico, musicale. Conoscere e

saper utilizzare le proprie modalità comunicative, la consapevolezza dei

propri limiti, la conseguenza tra pensiero e azione, sono alla base del

processo di integrazione.

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LABORATORIO ARTE E MANIPOLAZIONE

(Ceramica, decoupage, cartapesta, pittura etc…)

La manipolazione creativa può essere vista come modalità

alternativa di espressione e conoscenza in soggetti con compromissioni

funzionali di aree specifiche connesse alla comunicazione

interpersonale.

La qualità della vita per una persona diversamente abile, come per

qualsiasi altra, è correlata ad una soddisfacente vita di relazione e di

comunicazione.

L’individuo portatore di handicap si trova penalizzato sul piano

degli strumenti comunicativi/relazionali disponibili ed esperisce spesso

isolamento sociale e relazionale.

Le esperienze pratiche che il laboratorio propone fuori dagli schemi

interattivi abituali potrebbero essere la produzione di oggetti (vasi,

scatole, piatti, cornici, burattini, etc.) esteticamente belli e proponibili

come oggetti regalo all’interno della scuola oppure esposti alla vendita.

Questo fattore costituisce un valore aggiunto da un punto di vista

educativo perché produce soddisfazione ed acquisizione di sicurezza in

se stessi nel ricavare valore dal proprio lavoro.

La manipolazione e la lavorazione di materiali grezzi permette un

percorso di crescita come scoperta delle abilità e capacità sensoriali, che

ciascuno può avere anche nei suoi limiti manipolativi.

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LABORATORIO EDUCAZIONE MUSICALE

L’animazione musicale considera l’uomo come un essere musicale

che necessita di esprimersi. Adattandolo ai bisogni psicofisici dei

soggetti, l’intervento mira a sviluppare le potenzialità comunicative dei

partecipanti utilizzando il codice sonoro, creando relazioni empatiche

attraverso il piacere e la realizzazione di sé che sono alla base della

motivazione alla interazione.

L’intervento musico terapico può essere un valido contributo al

processo di integrazione correlandolo ad altre modalità di intervento

come la psicomotricità, la comunicazione non verbale, il lavoro di

gruppo etc…

Il linguaggio sonoro parlando in forma analogica attraverso il

simbolo e la metafora, non necessita di decodifica o di interpretazione,

permette di accogliere anche la contraddizione, il frammentato e

l’inesprimibile e rende possibile la partecipazione a qualsiasi persona in

quanto ognuno può manifestare nella relazione con l’altro il suo mondo

inferiore fatto di emozioni memoria ed immaginazione.

L’accettarsi, l’ascoltarsi reciprocamente nonostante le diversità, il

creare insieme il comunicare attraverso un linguaggio non verbale

predispongono all’acquisizione della capacità di riconoscere le differenze

e le proprie e altrui difficoltà.

Spesso capita che di fronte all’inserimento di un allievo con

handicap il resto del gruppo sia considerato una sorta di sfondo

indistinto. Al contrario il gruppo è un forte fattore trainante e il suo

coinvolgimento costituisce il fulcro portante su cui far ruotare

l’integrazione scolastica. La presa di coscienza delle dinamiche di

gruppo sottostante è fondamentale. Il gruppo può essere un facilitatore

per il lavoro di crescita e dia apprendimento o al contrario può

ostacolarne il processo.

Sperimentare e stabilire un rapporto privilegiato non verbale con

l’altro e con se stessi attraverso i suoni che partendo dall’interiorità

individuale approdano in uno spazio condiviso ritornando al soggetto

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trasformati nel significato costituisce un mezzo per raggiungere

l’integrazione delle diversità.

Obiettivi

• Sviluppo della personalità

• Accrescimento autostima

• Riconoscimento e valorizzazione delle peculiarità individuali

• Sviluppo della competenza emotiva e della capacità sociale.

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LABORATORIO ESPRESSIVITA’ CORPOREA

Centrale a questo laboratorio è il lavoro sugli schemi

comportamentali che rendono inibito il corpo dunque di imparare ad

apprezzare come conquistare un movimento più libero, una

consapevolezza del proprio dinamismo lo spazio nel mondo in forma

gioiosa. Il movimento in se è un linguaggio attraverso il quale l’uomo da

sempre esprime le sue aspirazioni fondamentali. Oggi non sappiamo più

non solo comunicare con il corpo ma anche ascoltarlo e averne il

controllo.

Osservare e rappresentarsi le caratteristiche qualitative del

movimento consente di rendere coscienti gli aspetti che contribuiscono

all’aspetto motorio : il corpo, lo spazio, la forma, la portata dinamica,

consente la sperimentazione delle correlazioni, delle connessioni, la

focalizzazione spaziale, i ritmi, gli accenti, tutto ciò al fine di imparare a

modellare e a modulare l’espressione del proprio corpo. Si può accedere

alle memorie che in esso abitano, si può comprenderne la forma,

l’organizzazione, i modelli e gli schemi motori così come se ne colgono il

fluire delle emozioni, i blocchi, i silenzi.

I quadri clinici a cui il laboratorio può indirizzarsi vanno dai

disturbi del tono dell’umore ai deficit dello sviluppo cognitivo e del

controllo dell’impulsività.

Setting

La specificità del setting si basa sulle tre coordinate che

strutturano l’esperienza: lo spazio, il tempo e il corpo modulandolo su

una pluralità di variabili quali: obiettivi di lavoro, tipologia dell’utenza,

gravità delle patologie e delle loro peculiarità psicomotorie, numero dei

partecipanti, durata, cadenza e integrazione o meno con altri

trattamenti.

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Obiettivi

Si articolano su quattro valenze fondamentali:

o Empatiche (le cui consegne mirano ad evidenziare le

caratteristiche del movimento abituale);

o Esplorative, che puntano soprattutto ad incoraggiare

l’esplorazione di nuove possibilità motorie;

o Pedagogiche, dove le consegne servono a proporre configurazione

motorie determinate;

o Integrative, che promuovono l’articolazione di modalità nuove e

abituali di movimento ovvero la personalizzazione e l’integrazione

dell’esperienza.

Le attività tendono a promuovere la consapevolezza del sé corporeo,

sviluppando l’autopercezione, favorendo l’investimento emotivo,

consolidano un buon contatto con l’immagine di se, evocano dinamiche

della prima infanzia e inducono un transfert diatico.

In sintesi la proposta di questo laboratorio punta ad incrementare

l’autopercezione, la riorganizzazione chinesiologica e le risorse da

investire nel gioco espressivo.

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LABORATORIO DI YOGA

La nostra quotidianità non sopporta più il vuoto, né il silenzio.

Siamo immersi in un rumore di fondo che non consente più

l’ascolto delle “voci di dentro” e del nostro corpo.

I bambini sono sottoposti a dei ritmi incalzanti anche per le

necessità degli adulti. Non staccano ami dagli stimoli: dalle

sollecitazioni scolastiche agli impegni extrascolastici, la famiglia, la

televisione, i videogiochi, gli sport organizzati, i riti sociali etc…

Non c’è più il “vuoto creativo” che riempiva lo spazio tempo di un

infanzia ormai sparita.

Oggi rileviamo costantemente ansia, problemi di controllo

dell’impulsività, iperattività, incapacità a sostenere i tempie i modi

sociali della relazione sin dalla più tenera età.

Il laboratorio yoga vuole essere un invito all’ascolto, al silenzio, e

alla conoscenza di sé a livello emotivo e corporeo.

Una opportunità per imparare a riconoscere le proprie emozioni e

sensazioni, il controllo del proprio corpo partendo dalla funzione

fondamentale, molto spesso male utilizzata che è costituita dal

“respiro”.

Attraverso la consapevolezza del respiro si può sviluppare una

consapevolezza e un controllo di sé, si può re-impostare una modalità

comunicativa relazionale più efficace.

Molto spesso i ragazzi portatori di handicap come Down, Asperger

o altri presentano uno schema corporeo alterato o Disturbo di

coordinazione motoria.

Gli esercizi specifici hanno la forza di riequilibrarli.

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LABORATORIO DINAMICA TEATRALE

Il laboratorio teatrale proposto nelle ore extra scolastiche ai ragazzi

sarà articolato sulla presa di coscienza delle proprie capacità espressive

e sul loro utilizzo per esprimere contenuti personali che possono

confluire su un tema specifico che potrebbe essere oggetto di uno

spettacolo di fine anno.

Gli obiettivi guida sono

� Consolidare la formazione e la coesione del gruppo;

� Educare alla collaborazione, all’ascolto dell’altro e al lavoro di

gruppo;

� Permettere la valorizzazione di ogni singolo individuo attraverso

l’importante apporto che ognuno può dare all’interno della

creazione collettiva;

� Sviluppare la creatività fornendo degli stimoli e schemi in cui

organizzarla;

� Creare a partire da un tema specifico scelto insieme dai ragazzi

attraverso revisioni e reinterpretazioni filtrate dalla loro

esperienza personale e la loro immaginazione.

L’aspetto ludico permeando lo sfondo operativo permetterà ai

ragazzi di sciogliersi e sentirsi a proprio agio.

Compito degli animatori sarà quello di proporre sollecitazioni che

aiutino i ragazzi a riflettere creare e inventare storie a partire dai temi

emergenti oppure ri–utilizzare testi di autori noti pertinenti. Ciò

potrebbe favorire le acquisizioni e le conoscenze letterarie che i ragazzi

fanno nel loro percorso scolastico.

Il ruolo dell’improvvisazione è fondamentale nella formazione del

gruppo poiché implica collaborazione di ognuno e l’accettazione delle

idee e delle proposte dell’altro.

Improvvisare non significa abbandonarsi completamente al farsi di

un discorso ma acquisire una serie di meccanismi che permettano di

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avere una grammatica dell’espressione teatrale da poter usare a

piacimento.

Il laboratorio da attuare in ambito extra scolastico sarà gestito da

educatori che avranno competenze teatrali.

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LABORATORIO DI METACOGNIZIONE

Apprendimento scolastico oltre che delle funzioni cognitive più

direttamente implicate come memoria, attenzione, ragionamento,

necessita, per la sua riuscita, anche di una motivazione adeguata, della

consapevolezza delle proprie potenzialità e della capacità di utilizzarle in

modo flessibile e strategico. Le competenze metacognitive influenzano la

capacità di apprendere perché studenti con abilità simili di

comprensione e ragionamento possono pervenire a risultati scolastici

anche molto diversi.

Sono metacognizioni tutte le conoscenze e i processi cognitivi

coinvolti nella valutazione, nel monitoraggio e nel controllo della

cognizione. Il concetto di metacognizione è un concetto composito;

abbraccia conoscenze di base e (convizioni) processi e strategie che

valutano e regolano la cognizione.

La maggior parte delle attività cognitive dipendono dalle funzioni

meta che le monitorano e le controllano. Possiamo distinguere due

aspetti della metacognizione:

o la conoscenza metacognitiva ovvero le informazioni che ogni

persona ha in merito alla cognizione e alle strategie di apprendimento

che influiscono su di essa in generale e sulla sua in particolare;

o la regolazione metacognitiva ovvero una gamma di funzioni

cognitive superiori come la distribuzione dell’attenzione, il monitoraggio,

il controllo, la pianificazione e la rilevazione degli errori.

La metacognizione dunque nell’ambito /educativo didattico,

definisce la capacità della mente di riflettere su se stessa e

autocontrollarsi. Nell’ottica metacognitiva l’attenzione è rivolta a

sviluppare le funzioni integrative di livello superiore:

• Sviluppare consapevolezza di ciò che si sta facendo e perché si fa

• Sviluppare flessibilità di pensiero

• Analizzare le situazioni problematiche trovarne la soluzione

• Pianificare e gestire i processi cognitivi

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Le principali azioni didattiche metacognitive da mettere in campo sono :

• Mostrare le applicazioni di una strategia

• Introdurre la pratica dell’autointerrogarsi

• Favorire la pianificazione anticipata delle procedure

• Organizzare attività adeguate a livello “operativo” dell’allievo.

Essendo la metacognizione un campo complesso è possibile tracciare

numerosi percorsi tesi a favorire lo sviluppo, l’apprendimento delle

abilità metacognitive. Si deve operare a livello motivazionale, cercare più

soluzioni ad un problema innestare il circuito di feed-back positivi,

sapere utilizzare di fronte alla situazione problema scelte soluzioni

varianti.

La conseguenza di questa modalità operativa è l’aumento di

autoconsapevolezza e autovalutazione del proprio funzionamento

cognitivo.

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LABORATORIO

METACOGNIZIONE E DISTURBI EMOZIONALI

Secondo le teorie cognitive nei disturbi emozionali esisterebbe una

connessione tra disturbi psicologici e disturbi del pensiero.

Ansia e depressione sarebbero automatizzati da pensieri automatici

negativi e distorsioni interpretative che derivano dall’attivazione di

convinzioni negative immagazzinate nella memoria a lungo termine. I

disturbi emozionali sono dunque legati all’attivazione di schemi

disfunzionali. (Vedi fig 7)

ESPERIENZA APPRENDIMENTO

SCHEMI DISFUNZIONALI

EPISODIO CRITICO

ATTIVAZIONE DELLO SCHEMA

PENSIERI AUTOMATICI NEGATIVI

RISPOSTE COMPORTAMENTALI DISTORSIONI COGNITIVE

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Gli schemi sono strutture mnestiche che contengono due tipi di

informazioni:

o le convinzioni, costrutti base che riguardano se stessi e il

mondo che hanno carattere assoluto e generale;

o gli assunti, sono relativi e specifici e costituiscono la

rappresentazione di relazioni specifiche fra eventi e valutazioni

riferite al sé (es. “se… allora …”)

Lavorare a livello metacognitivo sulla forma del pensiero riferito agli

stili di funzionamento e alle attribuzioni di sé ci permette di

concettualizzare i fattori che reggono, controllano, valutano e regolano il

pensiero stesso evidenziando la connessione tra la vulnerabilità

emozionale e il mantenimento dei disturbi emozionali.

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LABORATORIO FEUERSTEIN

Il Programma di Arricchimento Strumentale (P.A.S.)

Il P.A.S ha come finalità modificare l’individuo in maniera

durevole, in modo da renderlo capace di rispondere attivamente agli

stimoli ambientali, aumentando soprattutto la sua capacità di

anticipare l’azione ( pensare prima di agire).

Nato in base alle osservazioni delle carenze cognitive nella

risoluzione di problemi, quali quelli presentati nei test, il Programma di

Arricchimento Strumentale si presenta come una strategia di intervento

volta a creare, attivare e sviluppare quei prerequisiti del pensiero che

possono presentarsi non adeguati a causa di una insufficiente

esperienza di apprendimento mediato e che Feuerstein chiama le

funzioni cognitive.

A parità di condizioni iniziali due individui possono presentare uno

sviluppo cognitivo estremamente differenziato a causa dell’assenza o

della carenza di specifiche funzioni cognitive.

Il P.A.S. permette di ri-mediare questa condizione proponendo una

serie di situazioni strutturate costituite da 14 fascicoli di esercizi che

non richiedono requisiti di tipo contenutistico e forniscono ad ogni

persona l’occasione di riflettere sui propri processi cognitivi per

migliorarli. Fondato sulla Teoria dell’Apprendimento Mediato, il P.A.S.

prevede che questa riflessione avvenga con una procedura dialogica che

coinvolge mediatore e individuo/i e che attraverso l’esercizio costante

porta ad acquisire e consolidare un pensiero efficiente.

Caratteristica del P.A.S. è di poter essere applicato a partire dagli

otto anni senza limiti di età.

GLI OBIETTIVI SPECIFICI DEL P.A.S.

L’obiettivo generale del Programma di arricchimento Strumentale è

di Accrescere la Modificabilità Cognitiva Strutturale dei soggetti quando

si trovano direttamente esposti alle fonti degli stimoli.

L’azione del mediatore si incentrerà sui seguenti obiettivi specifici :

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1. Correggere le Funzioni Cognitive Carenti.

2. Sviluppare gli strumenti verbali e le operazioni logiche

necessarie l’apprendimento e la comunicazione.

3. Creare una motivazione intrinseca di funzionamento mentale

efficiente attraverso la formazione di abitudini cognitive positive.

4. Mediare il pensiero riflessivo, e la capacità introspettiva ,

l’interiorizzazione (insight)

5. Produrre motivazione intrinseca al compito.

6. Cambiare il ruolo del soggetto, da passivo ricettore e riproduttore

di dati a produttore attivo di informazioni nuove.

GLI STRUMENTI DEL P.A.S.

I quattordici strumenti sono finalizzati a sviluppare tutte le funzioni

cognitive e sono strutturati in modo gerarchico anche se con alcune

possibilità di variazione di ordine di presentazione.

1. Organizzazione di Punti

2. Orientamento Spaziale I°

3. Orientamento Spaziale II°

4. Confronti

5. Percezione Analitica

6. Classificazioni

7. Relazioni Famigliari

8. Relazioni Temporali

9. Progressioni numeriche

10. Istruzioni

11. Sillogismi

12. Relazioni transitive

13. Sagome

14. Immagini*

*E’ uno strumento che può essere utilizzato non in sequenza con altri.

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LABORATORIO PROBLEM SOLVING

Il Problem solving indica l'insieme dei processi necessari per

affrontare, analizzare, e risolvere positivamente situazioni

problematiche; è un'attività del pensiero che un organismo o un

dispositivo di intelligenza artificiale mette in atto per raggiungere una

condizione desiderata a partire da una condizione data. Fa parte di un

più ampio processo costituito anche dal problem finding e problem

shaping.

Nell’approccio alla risoluzione dei problemi si è partiti da uno

schema puramente intuitivo:

� percezione dell'esistenza di un problema,

� definizione del problema,

� analisi del problema e divisione in sottoproblemi,

� formulazione di ipotesi per la risoluzione del problema,

� verifica della validità delle ipotesi,

� valutazione delle soluzioni,

� applicazione della soluzione migliore.

Nel definire il problema si operava un'analisi empirica dei dati e si

ricercava la riproducibilità del problema così che fosse possibile

analizzarlo in maniera quasi scientifica. Le operazioni successive erano

diretta conseguenza dell'analisi iniziale, caratterizzate da metodologie

personali, disomogeneità delle soluzioni e capacità di riuscita

inversamente proporzionali alla complessità del problema in esame.

Per questi motivi nel tempo si sono sviluppate diverse tecniche

ragionate e standardizzate per risolvere i problemi.

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Di seguito si evidenziano le principali metodologie:

� Focalizzare

Creare un elenco di problemi

Selezionare il problema

Verificare e definire il problema

Descrizione scritta del problema

� Analizzare

Decidere cosa è necessario sapere

Raccogliere i dati di riferimento

Determinare i fattori rilevanti

Valori di riferimento

Elenco dei fattori critici

� Risolvere

Generare soluzioni alternative

Selezionare una soluzione

Sviluppare un piano di attuazione

Scelta della soluzione del problema

Piano di attuazione

� Eseguire

Impegnarsi al risultato aspettato

Eseguire il piano

Monitorare l'impatto durante l'implementazione

Impegno organizzativo

Completare il Piano

Valutazione finale

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Tre sono i principi fondamentali sui quali si basano tali metodologie:

A. Cercare la responsabilità di una situazione problematica rallenta

la soluzione dello stesso senza portare benefici evidenti.

B. Se si trova una soluzione bisogna rendere disponibile una

descrizione dettagliata del problema e del metodo per risolverlo.

C. Se non si trova una soluzione è comunque importante

dettagliare bene il problema e descrivere accuratamente i passi da

seguire affinché il problema si ripresenti

Le operazioni da seguire sono le seguenti:

� Relazionare gli effetti del problema,

� Relazionare la situazione hardware e software,

� Identificare tutte le modifiche effettuate prima dell'esistenza del

problema,

� Ricercare le cause,

� Analizzare le cause,

� Porre rimedio se possibile,

� Verificare che il rimedio abbia risolto effettivamente il problema

� Relazionare la soluzione oppure dichiarare l'impossibilità di

trovare una soluzione adeguata.

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LABORATORIO AUTOSTIMA

L’autostima rappresenta un fattore di primaria importanza nella

costruzione e nel mantenimento del benessere sociale ed emotivo.

Un bambino con un livello di autostima sano riuscirà più

facilmente a sfruttare le sue potenzialità ed a formare delle relazioni

positive rispetto ad un bambino che soffre di scarso valore personale.

L’autostima è uno schema comportamentale e cognitivo appreso,

multidimensionale e riferito ai diversi contesti di vita.

Si basa sulla valutazione espressa di ciascun individuo delle

esperienze e dei comportamenti passati, influenza i suoi comportamenti

attuali e predice quelli futuri.

L’autostima globale rappresenta un concetto di sé generalizzato cui

concorrono differenti dimensioni quali le relazioni interpersonali, la

competenza di controllo dell’ambiente, l’emotività, il successo scolastico,

la vita familiare e il vissuto corporeo.

L’autostima è legata al sentirsi degni d’amore e al sentirsi capaci.

Le credenze autolimitanti diventano delle profezie che si auto

avverano.

Non dipende dalla riuscita in sé, ma dalla presenza di un forte

senso di valore personale che permetta di affrontare sia i fallimenti

che i successi.

COME SVILUPPARE L’AUTOSTIMA

Un bambino piccolo innanzi tutto si basa prevalentemente su

criteri esterni per confermare il proprio valore personale e la propria

competenza:

“ quando viene al mondo, non ha né un passato né

esperienze da cui trarre indicazioni per gestire se stesso,

nessuna scala grazie a cui giudicare le sue capacità. Deve

basarsi le sue esperienze che ha con le persone che gli

stanno intorno e sui messaggi che esse gli inviano

riguardo al suo valore come persona”. (Satir, 1972)

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COMPONENTI DELL’AUTOSTIMA

� Conoscenza di sé: la comprensione di chi sono io e quale è il mio

posto nel contesto sociale che mi circonda;

� Il sé e gli altri : la capacità di vedere le cose dal punto di vista

dell’altra persona comprensione delle proprie emozioni e il

riconoscimento delle emozioni altrui;

� Accettazione di sé: essere consapevoli dei propri punti di forza e

delle aree di debolezza;

� Autonomia: sapere come prendersi cura di sé, essere capaci di

automonitorare e di adattare le proprie azioni, sentimenti e pensieri

attraverso valutazioni realistiche dei propri progressi.

� Fiducia in se stessi: consapevolezza del fatto che ognuno ha il

diritto di essere se stesso e ognuno ha il suo valore.

� Consapevolezza di sé : la capacità di restare centrati sul presente

piuttosto che farsi prendere da pensieri negativi sul passato o sul

futuro; sapere ciò di cui si è capaci e imparare a porsi degli obiettivi

stimolanti ma realistici.

L’AUTOSTIMA NEL CONTESTO SCOLASTICO

La ricerca in quest’area non ha ancora trovato una risposta

definitiva alla questione se viene prima una buona autostima o il

successo scolastico ma:

“indipendentemente dagli assunti sulla direzione della

causalità tra la bassa autostima e il successo scolastico,

nel caso di una autostima particolarmente bassa si deve

cercare di farla aumentare ancor prima di intraprendere

qualsiasi insegnamento di recupero”. (Gurney 1988)

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OBIETTIVI E MODALITA’ OPERATIVE

Lo scopo principale delle attività è quello di aiutare i bambini a

sviluppare le areee che caratterizzano le componenti dell’autostima. In

quest’ottica il laboratorio sarà imperniato sull’utilizzo di schede

operative, lavoro introspettivo di tipo individuale cui segue in genere la

condivisione dell’esperienza con il gruppo, nel rispetto delle peculiarità

di ogni singolo ragazzo e sarà volto a :

o Creare un atmosfera in cui i ragazzi possano essere coinvolti

attivamente nel processo di apprendimento;

o Incoraggiare la spontaneità e la creatività;

o Aiutare a focalizzare i processi di pensiero;

o Incoraggiare l’ampliamento delle conoscenze lessicali;

o Sviluppare migliori abilità cognitive e fornire l’opportunità di

mettere in pratica abilità di organizzazione e di auto controllo;

o Incoraggiare la tolleranza e il rispetto degli altri;

STRUMENTI

• Tecnica del breanstorming

• Schede operative

• Attività di approfondimento

• Giochi psicologici

• Lavoro con il gruppo

• Esercizi di immaginazione e giochi di ruolo

SETTING

L’intervento laboratoriale prevede di lavorare in gruppi composti da

un minimo di 8 a un massimo di 12 partecipanti in uno spazio protetto.

La presenza di temi che si ripetono nel corso delle sessioni

assieme a ripetuti pattern immaginativi, aiuterà i membri a stabilire

schemi più adeguati di problem solving, di definizione degli obiettivi che

possono essere trasferiti nel contesto di apprendimento e in tutte le aree

di sviluppo scolastico e sociale.

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Allegato A

LABORATORIO APPRENDIMENTO E NUOVE TECNOLOGIE*

Allegato B

LABORATORIO MUSICOTERAPIA*

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