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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) Interventi sulla rete idrografica e sui versanti Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6-ter Adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n.1 in data 11.05.1999 2. Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

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Progetto di Piano stralcioper l’Assetto Idrogeologico

(PAI)Interventi sulla rete idrografica e sui versanti

Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6-ter

Adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n.1 in data 11.05.1999

2. Atlante dei rischi idraulici e idrogeologiciInventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

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Indice

Autorità di bacino del fiume Po I

Indice

1. Premessa .......................................................................................................................1

2. Il quadro conoscitivo......................................................................................................3

2.1. Fonti informative ........................................................................................................3

2.2. Eventi idrologici critici e fenomeni franosi e torrentizi che hanno interessato ilbacino del fiume Po...................................................................................................7

2.3. Quadro distributivo dei fenomeni di instabilità dei versanti, della rete idrografica edelle valanghe ......................................................................................................... 44

2.3.1. Cartografia di base prodotta nell’ambito del Progetto Po: SottoprogettoSP 1.2 “Stabilità dei versanti”........................................................................... 44

2.3.2. Carta del dissesto della Regione Emilia-Romagna ............................................. 51

2.3.3. Dimensioni territoriali dei fenomeni di dissesto sui versanti e sulla reteidrografica...................................................................................................... 53

2.3.4. Quadro sintetico della distribuzione dei processi di dissesto............................... 56

2.4. Attendibilità e precisione degli elementi conoscitivi di supporto.................................... 79

3. La valutazione del rischio idraulico e idrogeologico a livello comunale .................... 81

3.1. Procedura metodologica........................................................................................... 81

3.1.1. Definizione del rischio ..................................................................................... 81

3.1.2. Unità territoriale di riferimento .......................................................................... 82

3.1.3. Fenomeni di dissesto considerati..................................................................... 83

3.1.4. Stima della pericolosità................................................................................... 83

3.1.4.1. Frana .................................................................................................. 84

3.1.4.2. Esondazione........................................................................................ 85

3.1.4.3. Dissesti lungo le aste dei corsi d’acqua .................................................. 85

3.1.4.4. Trasporto di massa sulle conoidi............................................................ 86

3.1.4.5. Valanga............................................................................................... 86

3.1.5. Stima del danno ............................................................................................. 86

3.1.6. Individuazione delle classi di pericolosità, danno e rischio .................................. 87

3.2. Interpretazione sintetica delle classi di rischio............................................................ 88

3.3. Comuni interessati dalla classificazione del rischio idraulico e idrogeologico................. 90

3.4. Sintesi dei risultati................................................................................................... 92

4. Analisi territoriale di pericolosità................................................................................. 95

4.1. Delimitazione delle aree in dissesto .......................................................................... 95

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Indice

II Autorità di bacino del fiume Po

4.2. Metodo di delimitazione delle aree interessate dai fenomeni di dissesto suiversanti e sui corsi d’acqua ...................................................................................... 98

5. Analisi delle interferenze tra pericolosità e uso del suolo nei territori collinarie montani ...................................................................................................................102

5.1. Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo................................................102

5.2. Criteri e modalità di valutazione e perimetrazione puntuale dei livelli di rischioidraulico e idrogeologico..........................................................................................104

5.2.1. Premessa.....................................................................................................104

5.2.2. Pericolosità da frane......................................................................................105

5.2.2.1. Attività torrentizie sui conoidi................................................................107

5.2.2.2. Valanghe............................................................................................110

5.2.2.3. Esondazioni........................................................................................111

5.2.3. Valutazione del danno ...................................................................................112

5.2.4. Valutazione del rischio...................................................................................115

5.2.5. Schede di rilevamento....................................................................................117

Allegati

Allegato 1. Elenco dei comuni per classi di rischio (art. 7 delle Norme diattuazione)

Allegato 2. Quadro di sintesi dei fenomeni di dissesto a livello comunale

Allegato 3. Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Allegato 4. Delimitazione delle aree in dissesto (cartografia in scala1:25.000)

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 1

Atlante dei rischi idraulici e idrogeologiciInventario dei centri abitati montaniesposti a pericolo

1. Premessa

Il Piano stralcio per l’Assetto idrogeologico (PAI) ha affrontato la parte collinare emontana del bacino idrografico, con l’obiettivo della riduzione del rischio,attraverso la seguente procedura:

1. Costruzione del quadro conoscitivo sui processi di versante e torrentizitramite la raccolta, l’organizzazione e l’integrazione delle conoscenzedisponibili. Tale fase ha dato luogo al quadro distributivo dei fenomeni didissesto, rappresentato alla scala cartografica 1:50.000, ma con livello diprecisione dei dati originali variabile, a seconda delle aree del bacino, fra1:10.000 e 1:100.000.

2. Analisi di rischio idraulico e idrogeologico a livello comunale con definizione,attraverso una procedura specifica, del rischio medio per comune con funzionedi caratterizzazione relativa delle condizioni del bacino idrografico.

3. Analisi di pericolosità del dissesto, con zonazione cartografica alla scala1:25.000, “Delimitazione cartografica delle aree in dissesto”, con finalità didefinizione normativa delle limitazioni d’uso del suolo.

4. Analisi delle interferenze tra pericolosità e uso del suolo nei territori collinari emontani, rappresentata nell’“Inventario dei centri abitati montani esposti apericolo”, con funzioni di individuazione delle aree in cui le condizioni didissesto e di uso del suolo pongono problemi di compatibilità.

5. Analisi di rischio locale, definita a livello metodologico su alcuni casi tipologicicampione, come strumento di omogeneizzazione a scala di bacino dellevalutazioni di rischio puntuale che andranno condotte in fase di attuazione delPiano stralcio.

La metodologia adottata rinvia al dettaglio descrittivo dei capitoli seguenti.

La raccolta delle informazioni relative alle diverse tipologie di dissesto, cheinteressano i settori collinari/montani e di pianura dei sottobacini componenti ilbacino idrografico del fiume Po, è stata condotta mediante l’acquisizione dielaborati cartografici a diverse scale di rappresentazione, di elaborati testuali di

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

2 Autorità di bacino del fiume Po

corredo e di elenchi strutturati di informazioni alfanumeriche. La maggior parte deidati originali è stata messa a disposizione dalle Regioni consentendo la co-stituzione di un quadro informativo sistematico e aggiornato, a scala di bacino.

Le disomogeneità riscontrate nelle basi informative hanno richiesto l’applicazionedi procedure di integrazione dei dati originali, al fine di ottenere un quadro dirappresentazione dei dissesti sufficientemente omogeneo e rappresentativo ascala di bacino idrografico.

L’analisi condotta consente più punti di osservazione o di riferimento: quello deifenomeni e della loro prevedibile evoluzione; quello dei fattori naturali limitanti leutilizzazioni potenziali (ad esempio geomorfologici e idrologici); quello dei fattoriartificiali interferenti, quello relativo allo stato di pericolosità e di rischio.

Attraverso l’acquisizione e georeferenziazione dei dati disponibili in ordine alladistribuzione territoriale dei processi e delle situazioni di dissesto in atto epregresse, con specifico riferimento ai catasti regionali-provinciali delle frane, deiprocessi fluvio-torrentizi e delle valanghe, alle segnalazioni degli Enti locali(Comunità Montane), alla bibliografia reperita presso gli Enti di Ricerca (CNR-IRPI), si è pervenuti alla realizzazione di un prodotto cartografico omogeneo, allascala 1:50.000, che descrive il quadro distributivo dei fenomeni di instabilitàsull’intero territorio del bacino.

Gli elenchi strutturati delle informazioni alfanumeriche associate alla basecartografica prima descritta, consentono di caratterizzare, per estensione etipologia, il quadro dei dissesti (Allegato 2: Quadro di sintesi dei fenomeni didissesto a livello comunale).

La determinazione del rischio idraulico e idrogeologico, riferito ad unitàelementari costituite dai confini amministrativi, deriva dalla valutazione dellapericolosità, connessa alle diverse tipologie di dissesto, e della vulnerabilitàpropria del contesto socio-economico e infrastrutturale potenzialmente soggetto adanni in dipendenza del manifestarsi di fenomeni di dissesto. Questa proceduradi valutazione consente l’assegnazione di quattro classi di rischio (moderato,medio, elevato, molto elevato) alle unità elementari con cui è stato suddiviso ilterritorio del bacino idrografico (comuni). La caratterizzazione, fondata su unaprocedura di quantificazione numerica e condotta per tutti i comuni per i quali laporzione prevalente del territorio ricade nel bacino idrografico, è di tipo qualitativo(Allegato 1: Elenco dei comuni per classi di rischio).

La documentazione prodotta fino a questo punto, con associata base numerica,costituiva una buona base informativa per perfezionare e meglio dettagliarel’analisi di pericolosità dei fenomeni di dissesto censiti. Si è pervenuti quindi ad

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 3

una delimitazione cartografica delle aree in dissesto, in scala 1:25.000 (Allegato4), che consente di individuare con una codifica omogenea, delimitandole e/olocalizzandole, le situazioni di maggior pericolo.

In funzione dello stato di pericolosità, le informazioni precedenti sono state cosìreinterpretate, mediante tecniche informatiche a livello cartografico, per as-sicurarne l’esatta rispondenza dimensionale ed ubicazionale alle fonti originali.

A queste aree saranno riferite, successivamente, le norme di attuazione del Pianostralcio in ordine alle limitazioni d’uso del suolo.

Se l’identificazione e la delimitazione delle aree in dissesto consentiva ilriconoscimento delle componenti dirette che possono indurre una condizione dipericolosità e quindi di rischio più o meno vasto ed elevato su una determinataarea, non si poteva prescindere da una disamina delle situazioni singolarmentecritiche. L’Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo costituisce, in talsenso, una valutazione di maggior dettaglio riferita alle caratteristiche specifichedei fenomeni in ambiente collinare e montano che minacciano insediamenti einfrastrutture (Allegato 3).

Per una ulteriore analisi delle interferenze tra pericolosità e uso del suolo neiterritori collinari e montani è stata infine messa a punto una procedura di valu-tazione e perimetrazione puntuale dei livelli di rischio idraulico e idrogeologico.

Per ogni dissesto è possibile definire un set di parametri, raccolti in una scheda dirilevamento, che consente il confronto, all’interno dello stesso insieme tipologico,dei dissesti catalogati in una scala relativa di rischio. La metodologia, applicata invia sperimentale in 107 situazioni puntuali sparse sul territorio collinare e montanodel bacino del Po, viene proposta come strumento utile alla definizione dellepriorità di intervento per una corretta gestione del territorio.

Si ritiene che queste analisi di rischio locale debbano essere condotte in fase diattuazione del Piano stralcio.

2. Il quadro conoscitivo

2.1. Fonti informative

Per l’analisi e l’elaborazione delle informazioni concernenti i fenomeni di dissestoidrogeologico interessanti i versanti e di disordine idraulico presente lungo la reteidrografica dei principali sottobacini sono stati presi in esame, distinti per ambitoregionale, i documenti elencati nella seguente Tab. 2.1.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

4 Autorità di bacino del fiume Po

Tab. 2.1. Base informativa acquisita per la delimitazione delle aree in dissesto

Regione Autonoma Valle d’Aosta

Carta degli elementi geomorfologici rilevanti come indicatori ambientali (scala 1:50.000), RegioneAutonoma Valle d’Aosta, Ufficio Territoriale Paesistico, 1989.

Carta delle segnalazioni dei dissesti storici e degli interventi (scala 1:50.000), Regione AutonomaValle d’Aosta, Ufficio Territoriale Paesistico, 1989.

Cartografia geomorfologica dei principali fondovalle della Valle d’Aosta con zonizzazione, infunzione della tendenza evolutiva degli alvei e della dinamica gravitativa, di aree a diversogrado di rischio idrogeologico potenziale (scala 1:50.000), Regione Aut. Valle d’Aosta, UfficioTerritoriale Paesistico, 1989.

Carta di sintesi della pericolosità idrogeologica (scala 1:50.000), Regione Autonoma Valled’Aosta, Ufficio Territoriale Paesistico, 1989.

Cartografia geomorfologica del fondovalle della Dora Baltea con zonizzazione, in funzione dellatendenza evolutiva degli alvei e della dinamica gravitativa, di aree a diverso grado di rischioidrogeologico potenziale (scala 1:20.000), Regione Aut. Valle d’Aosta, Ufficio TerritorialePaesistico, 1989.

Regione Piemonte:

Area Langhe: il lavoro di cartografia e di schedatura dei dissesti, dopo la piena del 1994, è statoconcordato ed eseguito con il Servizio Geologico della Regione Piemonte; nell’ambito delSottoprogetto S.P. 1.2 dell’Autorità di bacino, è stata redatta la cartografia informatizzata dellefrane tipo soil slip e scivolamenti planari a partire da minute alla scala 1:10.000 e 1:25.000,derivanti da fotointerpretazione eseguita dal Servizio Geologico. Successivamente i dissestisono stati oggetto di rilievo in campo da parte di S.P. 1.2., con compilazione di una schedainformatizzata sulla base di un modello predisposto dai Servizio Geologico.

GEOS - Banca dati geologica, Regione Piemonte – C.N.R. – I.R.P.I. (versione aggiornata al 1994),in scala variabile tra 1:25.000 e 1:100.000 per i vari Fogli pubblicati dal CSI.

Atlante dei centri abitati instabili piemontesi, Regione Piemonte.

Studio dei centri abitati instabili della Regione Piemonte - S.C.A.I. (cartografia di base in scala1:2.000 - 1:10.000) - Regione Piemonte, Settore Prevenzione del Rischio Geologico,Metereologico e Sismico, C.N.R.-I.R.P.I. di Torino, 1994.

Repertorio di cartografia tematica, C.S.I., 1992.

Prime note sugli eventi alluvionali verificatisi in Piemonte dal 22/09/1993 al 14/10/1993, RegionePiemonte - Ass. Dif. Suolo e Gov. Ris.Idr..

Primo rapporto sull'evento alluvionale verificatosi in Piemonte il 4-6 novembre 1994, predispostodalla Regione Piemonte, 1ª e 2ª parte.

Segnalazioni di danni subiti dalle strutture pubbliche a seguito calamità atmosferiche del 4-6/11/1994, Comuni vari Provincie di Biella e Vercelli.

Paesi nel fango - Cronache di una alluvione - 5-6 nov.'94, Ed. C.E.M. Mondovì.

Piano di Bacino del Tanaro (carta geomorfologica e del dissesto in scala 1:50.000 e relativeschede) Magistrato per il Po, Parma 1992.

Piano di bacino del fiume Dora Riparia, Magistrato per il Po, Parma 1988.

Piano di bacino del fiume Pellice, Magistrato per il Po, Parma 1992.

Piano di bacino del fiume Sesia, Magistrato per il Po, Parma1988.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 5

Archivio storico-topografico delle valanghe della Provincia di Cuneo (scala 1:25.000),Amministrazione Provinciale di Cuneo.

Archivio storico-topografico delle valanghe della Provincia di Torino (scala 1:25.000),Amministrazione Provinciale di Torino.

Indagine preliminare di massima sulle frane e sui dissesti in provincia di Cuneo, AmministrazioneProvinciale di Cuneo, novembre 1988.

Carta dei vincoli idrogeologici in scala 1:25.000 con indicazione delle aree soggette adesondazione, Comunità Montana Valle Stura di Demonte, 1988.

Carta di sintesi per l'utilizzazione del territorio 1:25.000, Comunità Montana Valli Gesso-Vermenagna-Pesio.

Dissesti idrogeologici e valanghe, Comunità Montane Valle Maira, Valli Po, Bronda, Infernotto,Valle Grande, Valli Gesso, Vermenagna-Pesio.

Schede di rilevamento degli interventi di prevenzione e ripristino dei fenomeni di dissestoidrogeologico, Comunità Montana Alta Langa Astigiana Val Bormida.

Carta geologica del massiccio dell'Argentera scala 1:50.000, Regione Piemonte;

Storia delle valanghe in Valsesia, Comitato Comprensoriale Borgosesia - Regione Piemonte -C.A.I. Sez. Varallo.

Regione Lombardia

Cartografia tematica regionale – Carta della morfologia, in scala 1:50.000, Regione Lombardia.

Carta tecnica regionale - Cartografia geoambientale, scala 1:10.000 (inedito) e Allegati alle normetecniche per la realizzazione della cartografia geoambientale, Regione Lombardia.

Carta geologica della Lombardia, in scala 1:250.000. Servizio Geologico Nazionale, IstitutoPoligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1990.

Carta del censimento dei dissesti della regione Lombardia, scala 1:25.000, C.N.R., RegioneLombardia, Università di Milano.

Piano di bacino fiume Adda, Ministero del Lavori Pubblici - Magistrato per il Po, Parma 1987.

Carta geomorfologica del dissesto in scala 1:50.000 - Piano di bacino del fiume Adda, Ministerodei Lavori Pubblici - Magistrato per il Po, Parma 1987.

Piano di bacino fiume Oglio, Ministero del Lavori Pubblici - Magistrato per il Po, Parma 1992.

Carta geomorfologica del dissesto in scala 1:50.000 - Piano di bacino del fiume Oglio, Ministerodel Lavori Pubblici - Magistrato per il Po, Parma 1992.

Piano di bacino fiume Lambro, Ministero del Lavori Pubblici - Magistrato per il Po, Parma,1986.

Eventi catastrofici o gravi nelle Alpi italiane, Govi - Sorzana - CNR IRPI, Torino.

Censimento delle frane nella Provincia di Sondrio, Servizio Geologico, Centro CoordinamentoValtellina, Regione Lombardia.

Carta geomorfologica dell’Alta Valtellina in scala 1:50.000, Studio geomorfologico e geologicoapplicativo dell'Alta Valtellina, Alto bacino dell'Adda con chiusura a Tirano, AEM Quaderni -Milano.

Ambiti soggetti a vincoli di inedificabilità (Legge Valtellina), Atlante del dissesti nella Provincia diSondrio in scala 1:10.000 (inedito), Regione Lombardia.

Ricerche bibliografiche per un catalogo sulle inondazioni, piene torrentizie e frane in Valtellina eValchiavenna, Quaderni di studi e documentazione (Torino 1994), C.N.R., Istituto di Ricercaper la Protezione Idrogeologica nel Bacino Padano.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

6 Autorità di bacino del fiume Po

Considerazioni geomorfologiche sulla dinamica della frana di Piuro, De Poli – Ghilardi, Boll.Centro Studi Storici della Valtellina, 1988.

Progetto speciale Oltrepò - Piano di riassetto territoriale e di sviluppo socio-economico - RegioneLombardia.

L'evento alluvionale del 22 luglio 1992 nella conca di Bormio in alta Valtellina, Mortara – Ceriani –Laffi - Lattini, Beretta, Quaderno 17, Suppl. GEAM, dic. 1994.

Indagini sulla stabilità dei versanti e valutazioni del rischio geologico nelle aree tra Aquilone e Zola- Regione Lombardia.

Le deformazioni di versante presenti nel territorio di Fuipiano Imagna - Forcella, Rossi - Boll. Soc.Geol. It. 106 (1987).

Studio geologico, geofisico di un movimento di pendio in comune di San Pellegrino Terme -Cancelli e Altri - A.N.G.I. 1978.

Carta dei fenomeni di dissesto nel bacino di Lariano, Giannotti - Piccio, Università di Milano.

Coastal and subaqueous landslides, with special reference to the Lake of Como, Cancelli - Mem.Soc. Geol. It., 32 (1986) 153-165, 10ff., 3 tabb.

La frana di Fuipiano, elementi morfo-strutturali e fattori morfogenici principali, ISMES.

Sistemi di monitoraggio nell'area della Val Torreggio, Fossati – Ceriani - Laffi, Tavelli, Studi Trentinidi Scienze, vol. 68, 1991.

Sistemi di monitoraggio nell'area di Campo Frascia-Ciudè (SO), Fossati - Mannucci, Studi Trentinidi Scienze, vol. 68, 1991.

Sistemi di monitoraggio nell'area della Val Pola (SO), Agostoni - De Andrea - Lauzi - Padovan,Studi Trentini di Scienze, vol. 68, 1991.

Monografia delle valanghe, volume II - Le Alpi Centrali (1966), Comando Scuola Militare Alpina.

Carta di localizzazione probabile delle valanghe, Settore Protezione Civile, Regione Lombardia.

Regione Emilia Romagna:

Piano Territoriale Regionale, Regione Emilia-Romagna, 1990.

Carta del dissesto della Regione Emilia- Romagna scala 1:25.000.

Carta geologica dell'Emilia Romagna scala 1:25.000.

Carta geologica dell'Emilia Romagna scala 1:10.000.

Carta della propensione al dissesto idrogeologico dell'Emilia Romagna scala 1:200.000.

Atlante dei centri abitati instabili dell'Emilia Romagna (Progetto SCAI).

Piano di bacino fiume Panaro, Magistrato per il Po, Parma,1988.

Piano di bacino fiume Secchia, Magistrato per il Po, Parma1992.

Piano di bacino fiume Trebbia, Magistrato per il Po, Parma1987.

Regione Liguria:Cartografia tematica in scala 1:25.000, Regione Liguria.

Carta della montagna - Geologia e dissesti, in scala 1:500.000, Regione Liguria.

Osservatorio rischi idrogeologici, Comunità Montana Alta Val Trebbia.

Piano di Bacino del Tanaro (carta geomorfologica e del dissesto in scala 1:50.000 e relativeschede) Magistrato per il Po, Parma 1992.

Emergenza alluvione novembre 1994 - programmazione degli interventi, Regione Liguria.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 7

Guida alla individuazione della cause e del luoghi in cui possono manifestarsi pericoli di calamitànaturali o catastali, Ufficio di Protezione Civile, Regione Liguria.

Piano regionale di risanamento. Ambito territoriale alte valli Scrivia-Trebbia; Assessoratoall'Ambiente e alla Difesa del Suolo, 1981.

Dati relativi ad eventi calamitosi, estratti dal data-base dell'Osservatorio dei rischi idrogeologici,Amministrazione provinciale di Genova.

Mappa degli eventi relativi al dissesto idrogeologico nel territorio provinciale - stralci planimetrici,scala 1:25.000, Amministrazione provinciale di Genova.

Provincia Autonoma di TrentoCartografia dei principali movimenti franosi in Provincia di Trento – Prima revisione 1987 in scala

1:50.000 (e stralci della Seconda revisione in corso nel 1995 in scala 1:25.000), ServizioGeologico Provinciale di Trento.

Cartografia di localizzazione probabile delle valanghe (Comprensori C8 – C9) – 1987 in scala1:25.000 (e inediti del 1995 in scala 1:25.000 relativamente al Catasto delle valanghe e alleSchede di segnalazione), Dipartimento Protezione Civile – Servizio prevenzione calamitàpubbliche – Ufficio neve valanghe.

Documentazione generale

Fogli della carta geologica d’Italia 1:100.000

Memorie descrittive della Carta Geologica d'Italia – Volume XLVII - Il dissesto geologico egeoambientale in Italia dal dopoguerra al 1990, V.Catenacci, Istituto poligrafico dello Stato,Roma 1992.

Completamento del catasto e redazione di un atlante dei rischi idrogeologici per il bacinoidrografico del Po, Autorità di bacino del fiume Po, Parma, settembre 1995.

2.2. Eventi idrologici critici e fenomeni franosi e torrentiziche hanno interessato il bacino del fiume Po

Allo scopo di ricostruire una cronologia degli eventi idrologici critici che hannocolpito il bacino del fiume Po è stata effettuata una ricerca storica presso il C.N.R.- I.R.P.I. di Torino. I risultati di tale ricerca hanno consentito la compilazione dischede sintetiche, di seguito elencate, contenenti le informazioni più significativerelative ai diversi sottobacini1. Ogni scheda, relativa a sottobacini idrologicamentesignificativi, contiene le seguenti informazioni:

Eventi idrologici critici che hanno interessato l'intero sottobacino:classificazione in tre livelli (1°, 2°, 3°) degli eventi più gravi per distribuzione difenomeni franosi concomitanti all'evento, per diffusione di processi torrentiziimpulsivi e per estensione delle aree alluvionate od allagate sul fondovalle

1 Completamento del catasto e redazione di un atlante dei rischi idrogeologici per il bacino idrografico del Po,

Autorità di bacino del fiume Po, Parma, settembre 1995.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

8 Autorità di bacino del fiume Po

principale, sulle sponde lacuali o nei tratti di pianura. Indicazione dei danni a centriabitati, infrastrutture ed eventuali vittime (intervallo di tempo consideratomediamente non inferiore a 100 anni, in ogni scheda è segnalato l'effettivoperiodo indagato).

Eventi locali: analisi della ricorrenza con cui si sono manifestati, in un singololuogo o contemporaneamente in più luoghi, fenomeni franosi e/o processi tor-rentizi nell'ambito di ciascun ambito idrografico montano (o area elementare).(Intervallo di tempo considerato, tra 100 e 50 anni circa, variabile in funzione dellacontinuità dei dati disponibili).

Casi distruttivi: segnalazione degli effetti più gravi prodotti dagli eventi critici oda singoli fenomeni franosi o torrentizi; notizie circa episodi di sbarramentod'alveo per frana o per accumuli torrentizi e di avvallamento di sponda lacustre.Concomitanza dei casi distruttivi con gli eventi critici.

Le schede sono di seguito raggruppate per "sottobacini principali".

Alto Po

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1879 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1896

apr. 1918

mag. 1948

Numerose frane per lo più superficiali ed alluvionamenti torrentizi; allagamentiriguardanti soprattutto il basso bacino (Saluzzese). Danni ad alcuni centri abitati, moltogravi alla rete viaria.

2° nov. 1945

ott. 1966

ago. 1977

Diffuse frane per lo più superficiali, intensi processi erosivi lungo l'asta principale; pienetorrentizie di singoli tributari. Danni alla viabilità e localmente a centri abitati.

3° set.1947giu. 1957nov. 1959

Frane e locali alluvionamenti torrentizi con diffusi danni soprattutto alla rete stradale.

Nel tratto di pianura da Saluzzo fino a Moncalieri sono avvenute esondazioni in concomitanza ai seguenti eventi:1879, 1896, 1920, 1949, 1957, 1960, 1977; estesi allagamenti soprattutto negli anni 1896, 1920, 1949.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporane-amente in luoghi diversi, nel periodo 1872-1977 sono avvenuti mediamente ogni 4 anni.Da segnalare 4 casi con distruzione di edifici e 2 casi con vittime.

Degno di nota inoltre l'alluvionamento torrentizio in Valle Bronda che nel 1852 distrussecase e provocò 5 vittime.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 9

Sarca - Mincio

BACINO DEL SARCA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1862 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set. 1882

nov. 1906

nov. 1966

Frane, intensi processi erosivi ed alluvionamenti torrentizi nell'intero bacino;alluvionamenti e allagamenti sul fondovalle. Gravi danni a centri abitati, ponti, strade edinfrastrutture.(1 vittima nel 1906, 2 nel 1966)

2° ott. 1885

nov. 1928

Alcune frane, talora importanti, locali alluvionamenti torrentizi e allagamenti nel bassobacino per rotte d'argini con qualche danno a centri abitati. Interruzioni di strade e lineeferroviarie.

3° ott. 1889

lug. 1940

set. 1960

Locali frane, alluvionamenti torrentizi ed esondazioni sul fondovalle, talora conallagamenti di centri abitati. Interruzioni alla viabilità (vari ponti asportati).

2 vittime nel 1960

Lacunoso il periodo 1920-1944.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1870-1987, sono avvenuti mediamenti ogni 4,5 anni. Dasegnalare 4 casi con distruzione di edifici (in due dei quali con vittime) ed altri 2 casicon vittime

BACINO DEL LAGO DI GARDA (BENACO)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1880 - 1987

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1960

(m 2.12 P)

Allagati gli abitati in prossimità del Lago, sulla sponda bresciana e su quella veronese;danni a edifici, rete viaria e infrastrutture.

2° ott. 1882 (m 1.70 P)

nov 1889 (m 1.74 P)

giu. 1926 (m 1.74 P)

lug. 1936 (m 1.70 P)

Allagamenti su entrambe le sponde,talora in centri abitati.

Locali allagamenti, sia sulla sponda bresciana che su quella veronese, sono segnalati in concomitanza a pienelacustri avvenute nel set. 1934, nov. 1951, nov. 1966.

Prima del 1880 (anno in cui vennero iniziati lavori per favorire il deflusso delle acque del Lago nel suo emissario) lesponde del Benaco furono soggette ad estesi allagamenti , talora con gravissimi danni, in concomitanza delle seguentimassime piene registrate agli idrometri di Desenzano (D) o Peschiera (P): nov. 1851 (m 2.32 D); lug. 1856 (m 2.32 D);dic. 1872 (m 2.15 D, 2.05 P); giu. 1876 (m 1.99 D); lug. 1879 (m 2.19 D, 2.16 P).

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

10 Autorità di bacino del fiume Po

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e locali alluvionamenti torrentizi, manifestatesi in un singolo luogo o contempo-raneamente in più luoghi sui versanti del Benaco, nel periodo 1874-1987 sono avvenutemediamente ogni 4,5 anni. Frequenti i casi di interruzioni stradali, rari i casi condistruzione di edifici.

Fenomeni di avvallamento di sponda lacustre sono avvenuti nel 1846 (riattivato nel1868) e nel 1875.

Da segnalare la grande frana di Salò che, caduta in epoca preistorica, è soggetta afrequenti riattivazioni, talora con danni ad edifici, documentate già dal XVI secolo.L'ultima riattivazione citata in letteratura si è manifestata nel 1980.

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Autorità di bacino del fiume Po 11

BACINO DEL MINCIO

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1987

Livello di criticità Data Conseguenze

1° mag.-giu. 1879

nov. 1951

Gravi allagamenti nella città di Mantova con danni ad edifici. Numerosi fontanazzi esifoni con danni alle arginature, ma tracimazioni contenute nel 1879. Tracimazioni nel1951 con allagamento di terreni, cascine ed alcuni abitati. Interrotta rete viaria minore.

2° giu. 1917

ott. 1960

Allagato centro storico di Mantova; locali allagamenti nelle campagne.

3° ott. 1868

ott. 1872

Piene per rigurgito Po; allagamenti nella città di Mantova.

Altre segnalazioni di allagamenti nei quartieri di Mantova si hanno nel nov. 1886, nel nov. 1889.

Oglio

BACINO DELL’OGLIO PRELACUALE (VAL CAMONICA)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1993

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set. 1882

set. 1960

Numerose frane, piene torrentizie, processi erosivi ed alluvionamenti sul fondovallecon gravi danni alla rete viaria, distruzione di edifici e vittime (1 nel 1882, 14 nel 1960).

2° nov. 1906

ago. 1987

Frane e piene torrentizie con danni alla rete viaria e ad edifici (3 vittime nel 1987).

3° nov. 1928

nov. 1966

Locali piene torrentizie con danni alla rete viaria e ad edifici.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contempora-neamente in più luoghi, nel periodo 1860-1993 sono avvenuti mediamente ogni 6 anni.

Da segnalare 9 casi con distruzione di edifici, 7 con vittime (23 totali) ed un caso difrana con sbarramento alveo.

Degno di nota è il caso del crollo della diga del Gleno (1 dic. 1923) che ha prodotto gravidistruzioni nella stessa Valle del Gleno e nella Valle di Dezzo, fino alla confluenza nel F.Oglio; la massa d'acqua fuoriuscita dall'invaso ha provocato la distruzione di numerosecase e di centrali elettriche, 332 sono state le vittime.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

12 Autorità di bacino del fiume Po

BACINO DEL LAGO D'ISEO (SEBINO)

Eventi idrologici critici (compresi tributari, escluso F. Oglio) relativi al periodo1868 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° lug. 1953 Pur non risultando una piena massima in riferimento all'altezza raggiunta dal Lago,l'evento si configura come quello più grave per gli effetti prodotti lungo i tributari minoriche confluiscono al Lago. Frane ed ingenti alluvionamenti torrentizi con case distrutte inalcuni centri abitati (18 vittime).

Gravi danni anche alla rete viaria.

2° ott. 1868

set. 1882

set. 1888

set. 1960

Eventi di massima piena del Lago registrati a Sarnico: anche se si hanno segnalazionidi allagamenti negli abitati rivieraschi solo per il 1882 (acque giunte al primo piano dellecase di Iseo) e il 1960, presumibilmente ciò è avvenuto anche nel 1868 e nel1888(massima piena segnalata fino al 1985). 1 vittima a Lovere nel 1960.

Locali allagamenti lungo la fascia rivierasca vengono segnalati anche nell'ott. 1889, dic. 1910, nov. 1928, nov. 1966,nov. 1968, mag. 1981, ago. 1982.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi , nel periodo 1940-1982 sono avvenuti mediamente ogni 5 anni.

Da segnalare 4 casi di violenti alluvionamenti torrentizi con distruzione di case, in 2 deiquali si sono registrate 21 vittime in totale.

Lacunoso il periodo precedente il 1940 di cui si hanno le sole notizie di 2 vasti fenomenidi avvallamento di sponda lacustre: a Castro nel 1888 e a Tavernola nel 1906 condistruzione di gran parte dell'abitato ed una vittima.

BACINO DEL MELLA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1850 - 1990

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ago 1850

set. 1882

Bacino montano: numerose frane, alluvionamenti torrentizi e processi erosivi con gravidanni alla viabilità ed a centri abitati (decine di case distrutte con vittime nel1850, alcuniedifici distrutti ed 1 vittima nel 1882). La piena ha investito anche l'abitato di Brescia congravi danni.

Pianura: allagamento ed alluvionamento delle campagne fino alla confluenza in Oglio.

2° nov. 1968

giu. 1990

Bacino montano: diffuse frane, alluvionamenti torrentizi ed allagamenti anche in centriabitati con distruzione di case e fabbricati industriali, 2 vittime nel 1968.

Pianura:locali allagamenti con danni entro centro abitati ed a faffricati rurali.

3° nov. 1966

ott. 1976

Bacino montano: locali alluvionamenti con danni alla viabilità.

Pianura: tracimazioni ed alcune rotte in destra e sinistra con allagamenti dellecampagne e talora di centri abitati.

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Autorità di bacino del fiume Po 13

Con sensibile ripetitività il bacino del T. Mella risulta colpito da eventi localizzati che, su limitate aree, innescano di voltain volta un discreto numero di frane per lo più superficiali, processi torrentizi talora violenti o ancora alluvionamenticoncentrati sul fondovalle principale. In tali circostanze sono talvolta gravemente colpiti alcuni centri abitati.

Situazioni di questo tipo sono avvenute nell'ott. 1896, mag. 1940, apr. 1950, ott. 1953 (distrutte abitazioni nel comunedi Nave), mag. 1981

Ricorrenti risultano inoltre gli allagamenti di alcuni quartieri di Brescia per esondazioni del T. Mella e del T. Garza, apartire dal 1876.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1940-1990 sono avvenuti mediamente ogni 5 anni. Intale periodo sono da segnalare 3 casi con distruzione di edifici, in 2 dei quali si sonoregistrate vittime.

BACINO DEL CHIESE

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1990

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set. 1882

ott. 1976

Bacino montano: intensi processi erosivi, alluvionamenti ed allagamenti nel tratto difondovalle; danni a centri abitati ed alla rete viaria (vittime nel 1882).

Pianura: estese inondazioni, allagamento di cascine ed alcuni centri abitati, danni allarete viaria. Lago d'Idro: allagata la fascia rivierasca; invasi i piani terreni delle case diIdro da 1 m d'acqua nel 1882.

2° nov. 1906

giu. 1990

Bacino montano: frane, alluvionamenti torrentizi e intensi processi erosivi,particolarmente violenti in zone circoscritte del bacino montano (Val Caffaro 1906, ValVrenda 1990) con danni a centri abitati, a zone industriali (soprattutto nel 1990) ed allarete viaria.

Pianura: locali allagamenti.

3° nov. 1951

set. 1960

nov. 1966

Bacino montano: alcune frane, alluvionamenti ed allagamenti sul fondovalle, taloraanche in centri abitati.

Pianura: inondazioni soprattutto nell'Asolano, con allagamento di cascine, talora dellaperiferia di Asolo, e molti ettari di campagna.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo ocontemporaneamente in più luoghi, nel periodo 1900-1993 sono avvenuti mediamenteogni 6 anni.

Da segnalare 4 casi con distruzione di edifici, in 1 dei quali si sono registrate vittime; 1caso di frana con ostruzione alveo.

Lacunoso il periodo 1935-1950.

BACINO DELL’OGLIO SUBLACUALE

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

14 Autorità di bacino del fiume Po

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1993

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1872ott. 1889ott. 1976

Rotte e tracimazioni con estesi allagamenti (15.000 ha nel 1872, 25.000 ha nel 1889) egravi danni.

2° ott. 1868mag. 1905mag. 1926

Rotte e tracimazioni con allagamenti; interruzione della viabilità, danni all'agricoltura.

3° set. 1882set. 1960

Rotte o tracimazioni con locali allagamenti e danni all'agricoltura.

Adda

VALTELLINA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1861 - 1991

Livello di criticità Data Conseguenze

1° luglio 1987 Nel 1987 l'evento sconvolge l'intera Valle.

AltaValtellina:numerose frane, disalveamenti e intensi processi erosivi del F. Addasul fondovalle; alluvionamenti in alcuni centri abitati ad opera di tributari dell'Adda. Il 28luglio la valanga di roccia della Val Pola distrugge 4 nuclei abitati, provoca 29 vittime esbarra l'alveo dell'Adda con conseguente formazione di un lago.

Media e Bassa Valtellina: numerose frane nei bacini tributari con vittime (21 in ValTartano, 2 in Val di Togno);gravissimi danni sul fondovalle sia per ingentealluvionamento nei centri abitati di numerosi tributari dell'Adda, sia per esondazioni dellostesso corso d'acqua principale, soprattutto alla Piana della Selvetta a seguito di rottaarginale, con allagamento di numerose case; enormi danni alla viabilità primaria esecondaria,alla linea ferroviaria, alle opere di difesa ed alle infrastrutture a rete.

ago.-set. 1911 Nel 1911 viene colpita l'Alta Valle, in particolare il T. Frodolfo ed il T. Lenascodanneggiano centri abitati; notevoli i danni alla rete stradale. Nel settembreenormemente colpite la Media e Bassa Valle per le numerose frane (3 vittime aFusine) e per ingenti alluvionamenti di numerosi tributari (5 vittime a Cedrasco, 1vittima a Castione) che danneggiano gravemente molti centri abitati e la rete stradale.

2° 28 set. 188526 set. 1927

Alta Valtellina: colpita nel 1885 con diversi danni alle infrastrutture per frane e al-luvionamenti torrentizi.

Media e Bassa Valtellina: nei 1885 estese inondazioni ad opera dell'Adda connumerosi danni alla viabilità e ai centri abitati; alcuni tributari provocano gravi danni peringenti alluvionamenti negli abitati (5 vittime in Val Tartano). Diverse frane (1 vittima aCaiolo). Nel 1927 l'Adda straripa in Bassa Valle provocando numerosi danni einterruzioni stradali, diversi tributari provocano gravi danni e vittime (2 in Val Masino).Numerose frane con vittime (2 a Teglio, 1 a Carona).

3° 11 set. 188818 set. 196024 mag. 1983

Alta Valle: nel 1888 l'Adda in piena provoca numerosi danni ed 1 vittima; nel 1960diverse frane provocano interruzioni stradali ed alcuni danni ad edifici; danni per franealla viabilità nel 1983.

Media e Bassa Valtellina: nel 1888 l'Adda esonda provocando numerosi danni allevie di comunicazione ed ai centri abitati di fondovalle; numerosi tributari provocano

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Autorità di bacino del fiume Po 15

Livello di criticità Data Conseguenze

alluvionamenti ed allagamenti. Nel 1960 estese inondazioni dell'Adda provocano dannia centri abitati, strade e ferrovia; alcune frane con vittime (1 a Teglio). Nel 1983numerosissime frane, soprattutto nella Media Valle, provocano gravi danni ad edifici,vittime (17 nelle frazioni Tresenda e Valgella di Teglio) ed interruzioni all'intera viabilità;nella Bassa Valle alcune frane ed allagamento della Piana della Selvetta.

I principali eventi di piena sopra elencati si sono verificati nel periodo estivo (luglio-settembre).

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi (talora anche con vittime e gravi danni a centri abitati edinfrastrutture), nel periodo 1850-1991 sono avvenuti mediamente ogni 12 mesi circa ascala dell'intera Valtellina (ogni 3.2 anni circa nell'Alta Valtellina, ogni 2 anni circa nellaMedia e Bassa Valtellina).

Numerosissimi i fenomeni che si manifestano in concomitanza con gli eventi di pienacritici sopra descritti.

BACINO DEL MERA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1861 - 1991

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ago.-set.191126 set. 1927

Nel 1911 gravi danni dovuti soprattutto ad alluvionamenti dei tributari con distruzione diponti e strade.

Nel 1927 il Mera in piena crea danni a Chiavenna e in Val Bregaglia con numeroseinterruzioni stradali. Diversi tributari provocano violenti alluvionamenti torrentizi congravi danni a centri abitati e vittime (2 a Novate Mezzola); alcune frane interrompono laviabilità.

2° 18 set. 188511 set. 188811 set. 1983

Nel 1885 danni a centri abitati e strade dovuti soprattutto ad alluvionamenti del Mera edei tributari. Alcune frane sulla strada dello Spluga.

Nel 1888 il Mera in piena allaga Chiavenna. Il Lago di Mezzola straripa; diversitributari provocano danni in particolare alle vie di comunicazione.Nel 1983 diversi tributari distruggono ponti, interrompono la statale e danneggiano alcunicentri abitati.

3° set. 1960ago. 1988

Nel 1960 modesti allagamenti e alcuni smottamenti con qualche interruzione stradale.

Nel 1988 locali piene torrentizie in Valle Liro e nella zona di Samolaco; alluvionamentie processi erosivi del T. Liro.

Gli eventi di piena sopra elencati si sono verificati quasi tutti nel mese di settembre.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi (talora con vittime e gravi danni a centri abitati ed infrastrutture), nelperiodo 1850-1991 sono avvenuti mediamente ogni 2.5 anni circa.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

16 Autorità di bacino del fiume Po

Numerosi e gravi i fenomeni avvenuti in concomitanza con gli eventi di piena criticisopredescritti.

BACINO DEL LAGO DI COMO (COMPRESI TRIBUTARI, ESCLUSO F. ADDA E T. MERA)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1987

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 19-21 set. 1882 Pur non risultando una piena massima in riferimento all'altezza raggiunta dal Lago,l'evento si configura come quello più grave per gli effetti prodotti sui versanti e lungo itributari minori che confluiscono al Lago.

Bacino montano: frane e alluvionamenti di piccoli bacini tributari con gravi danni a centriabitati e 15 vittime.

Fascia rivierasca: rapida crescita del Lago, allagata Como e molti abitati rivieraschi.

2° 6 ott. 186813 set. 18883 nov. 1928

Rappresentano le massime piene per altezza idrometrica del Lago, pur se hannomanifestato modalità di incremento del tutto diverse.

Bacino montano: molto lacunose le notizie circa frane e piene di piccoli bacini tributari;segnalata una sola frana importante con 2 case distrutte e 2 vittime nel 1888.

Fascia rivierasca: quasi tutti i paesi risultano allagati con diffusi, talora gravi danni.

3° 25 ott. 189621 set. 19605 ott. 197618 lug. 1987

Bacino montano: frane e alluvionamenti torrentizi nei piccoli bacini tributari.

Fascia rivierasca: allagati dal Lago diversi abitati.

Nel periodo che intercorre tra il 1868 e il 1987 la città di Como risulta più o meno gravemente inondata per piena delLago con frequenza media di 1 volta ogni 4 anni circa.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane, alluvionamenti ed allagamenti torrentizi, manifestatisi sulle rive del Lario e neisuoi minori tributari in un singolo luogo o contemporaneamente in più luoghi, sonorisultati spesso molto distruttivi (quasi 100 vittime di cui 46 nel 1951, numerosi edificidistrutti). Nel periodo 1857-1987 i fenomeni sono avvenuti mediamente ogni 4.5 anni.

Gli eventi a carattere distruttivo non sono avvenuti in concomitanza alle piene critichedel Lago, risultando localizzati in aree parziali del bacino lariano.

Tra il 1907 e il 1984 segnalati 14 fenomeni di avvallamento di sponda, talora con danniad edifici ed infrastrutture.

BACINO DEL BREMBO

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1882 - 1987

Livello di criticità Data Conseguenze

1° luglio 1987 Numerose frane, intensi processi erosivi e alluvionamenti torrentizi con gravi danni acentri abitati e alla rete viaria, soprattutto nella valle di Mezzoldo, ma estesi a quasi tuttoil bacino montano; 4 vittime.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 17

2° giu. 1890giu. 1954giu. 1974

Gravi danni per frane e piene torrentizie a centriabitati e alla rete viaria, localizzatiprevalentemente nel bacino montano (V. Stabina nel 1890, V. Taleggio nel 1954, V.Serina nel 1974); talora allagamenti sul fondovalle del basso bacino.

Con sensibile ripetitività il bacino del F. Brembo risulta colpito da eventi localizzati che, su limitate aree, innescano undiscreto numero di frane superficiali o talora, con qualche ritardo rispetto alle precipitazioni, anche fenomeni importantia livello di substrato (nel nov. 1976 la frana di Fuipiano Valle Imagna travolse 10 case di Pagafone). A tali eventi sonoassociati fenomeni erosivi e deposizionali, oltreché alluvionamenti e allagamenti concentrati sul fondovalle nel bassocorso del Brembo, soprattutto nel tratto a monte di Ponte S. Pietro; qui risultano interessati strade ed alcuni centriabitati.

Eventi segnalati: set. 1882, set. 1888, set.-ott. 1896, nov. 1928, giu. 1960, giu. 1961, ago. 1963, ott. 1976, ago. 1980.

I dati storici pongono in luce che eventi a livello catastrofico sono avvenuti nel 1493, nel 1593, nel 1646.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi manifestatisi in un singolo luogo o contempora-neamente in più luoghi, nel periodo 1881-1987 sono avvenuti mediamente ogni 4.5 anni.Da segnalare 7 casi con distruzione di edifici, 3 casi con vittime, 2 casi con effetti disbarramento alveo e formazione di lago. Riscontrate lacune nel periodo 1937-1957.

BACINO DEL SERIO

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1882 - 1987

Livello dicriticità

Data Conseguenze

1° set. 1882lug. 1932ago. 1963lug. 1972

In base alle notizie disponibili si pone in evidenza che gli eventi riguardano sistematicamentesettori di bacino abbastanza limitati, pur producendo effetti abbastanza gravi per lenumerosissime frane innescate, anche se quasi ovunque superficiali e di piccole dimensioni; icentri abitati più spesso colpiti da frane e alluvioni sono: Bondione, Vertova, Gazzaniga, Cene,Albino, Comenduno (1 vittima nel 1976), Pradalunga. Diffusi danni alla rete stradale eallagamenti in pianura.

2° set. 1939lug. 1951giu.-lug. 1959

Eventi con distribuzione spaziale per lo più localizzata come nei casi precedenti: frane e pienetorrentizie con danni a centri abitati e alla rete stradale.

Vengono segnalati ricorrenti fenomeni franosi, alluvionamenti torrentizi ed esondazioni fluviali in pianura, inconcomitanza ad eventi di pioggia generalmente localizzati e con maggiore frequenza nel medio-basso bacino. I dannia centri abitati e alla rete viaria sono abbastanza diffusi, pur non raggiungendo livelli di notevole gravità. Situazioni diquesto tipo sono avvenute nel set.-ott. 1896, nel nov. 1927, nel mag. 1949, nel set. 1960, nell'ott. 1976.

I dati storici pongono in luce che eventi a livello catastrofico sono avvenuti nel 1593, nel 1646, nel 1666 (frana diValgoglio nel comune di Gromo con 63 vittime).

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1900-1987 sono avvenuti mediamente ogni 4 anni. Dasegnalare 5 casi con distruzione di edifici, 6 casi con vittime, 1 caso di sbarramentoalveo con formazione di lago. Riscontrate lacune negli anni precedenti il 1930.

BACINO DELL’ADDA SUBLACUALE

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

18 Autorità di bacino del fiume Po

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1987

Livello dicriticità

Data Conseguenze

1° set. 1882ott. 1976

Numerose tracimazioni con rotte, estesi allagamenti (1.600 ha nel 1882, 8.500 ha nel 1976).Gravi danni a centri abitati (2 case crollate nel 1882), alla rete stradale e ferroviaria.

2° ott. 1868set. 1960

Locali rotte con estesi allagamenti, limitati danni alla rete stradale e ferroviaria.

3° ott. 1896giu. 1957mag.1981

Tracimazioni e locali rotte con estesi allagamenti.

Fenomeni franosi e torrentizi

Nel tratto del F. Adda profondamente incassato entro i conglomerati cementati del"Ceppo" si sono manifestati 2 crolli delle pareti sovrastanti l'alveo (nel 1879 a Trezzo enel 1910 a Paderno con 1 vittima).

Lambro - Olona

BACINO DEL LAMBRO

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1872 - 1980

Livello di criticità Data Conseguenze

1° mag.1917set. 1937nov. 1951

Frane nel bacino montano, processi erosivi lungo il corso d'acqua principale e la retesecondaria.

Esondazioni con allagamenti localmente abbastanza estesi sulle campagne ed entrocentri abitati, soprattutto nel tratto compreso tra il canale Martesana e Melegnano.Degne di nota le inondazioni entro l'abitato di Monza ed alla periferia di Milano.

2° mag.1879set. 1947ott. 1976

Gli eventi di piena qui considerati talora si manifestano compositi per la presenza di piùfasi di colmo che siripetono a distanza di 1-2 settimane. I fenomeni si traduconofondamentalmente in processi erosivi spondali ed allagamenti talora abbastanza estesie continui (nel 1947 allagati 7400 ha tra Monza e Melegnano). Le esondazioni inqualche caso avvengono nel tratto terminale del Lambro per effetto di rigurgito dovuto aconcomitante piena del Po.

Nel periodo indagato lungo il tratto di Lambro compreso tra Monza e la confluenza in Po (circa 60 km) le piene delcorso d'acqua principale e dei suoi tributari hanno prodotto inondazioni discontinue, ma talora abbastanza estese, inoccasione delle quali sono stati interessati anche centri abitati e stabilimenti industriali; in tale intervallo di tempo (1872-1980) i fenomeni si sono manifestati mediamente ogni 6 anni.

BACINO DELL’OLONA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1872 - 1992

Livello di criticità Data Conseguenze

1° dic. 1910set. 1947nov. 1951

Frane diffuse nel bacino collinare, generalmente di piccole dimensioni, coinvolgentisoprattutto i terreni delle coperture superficiali; processi erosivi lungo il corso d'acquaprincipale e la rete secondaria.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 19

giu. 1992 Esondazioni con allagamenti in numerose località occupate da insediamenti abitativi edindustriali, soprattutto nella città di Milano e nel territorio circostante, oltreché in variecittadine della provincia di Varese.Nel 1947 allagamenti pressoché continui ed estesi (13600 ha) dal canale Villoresi aCorteleona.1 vittima nel 1910

2° vari mesi 1903mag-giu 1936ott. 1937iniz.-fine ott. 1976vari mesi 1977

Questi casi si caratterizzano fondamentalmente per piene che si ripetono più volte nelcorso di ciascun anno con allagamenti discontinui ma localmente abbastanza estesiche hanno interessato centri abitati e campagne della provincia di Varese, di Milano edi Pavia, risentendo in quest'ultimo caso degli effetti di rigurgito dovuti a pienaconcomitante del F. Po.

3 vittime nel 1977.

Nel periodo indagato lungo il tratto di Olona compreso tra Varese e la confluenza nel F. Po (circa 90 km) le piene delcorso d'acqua principale e dei suoi tributari hanno prodotto inondazioni discontinue, ma talora abbastanza estese, inoccasione delle quali sono sempre stati interessati più o meno gravemente centri abitati e industrie; in tale intervallo ditempo (1872-1992) i fenomeni si sono manifestati mediamente ogni 2 anni circa. Va sottolineato che, eccezion fattaper i 4 casi critici classificati come 1°, sulla base dei dati disponibili gli effetti prodotti dalle frequenti esondazionipossono essere considerati pressochè confrontabili.

Ticino

BACINO DEL LAGO DI LUGANO (TRESA - CERESIO)

Eventi idrologici critici

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 18682 nov. 1896nov. 1951

Inondata fascia rivierasca per piena del Lago; allagamenti con altezze d'acquaabbastanza elevate negli abitati di Porto Ceresio, Lugano e Brusimpiano.

La piena del T. Tresa del 1896 non fu più superata, almeno fino al 1973.

La maggior parte del bacino si trova in territorio svizzero; i dati comunque reperiti risultano piuttosto lacunosi.

Altre piene notevoli segnalate nel 1917, 1928, 1963, 1966 nov., 1968 nov., 1976 ott., tutte caratterizzate da localiinondazioni lungo la fascia rivierasca in luoghi non precisati.

La lacunosità delle informazioni circa le piene del Lago e soprattutto sull'instabilità dei versanti e sui processi torrentizinei bacini tributari del Lago, non consente di valutare una frequenza media di tali fenomeni.

BACINO DEL LAGO D'ORTA (CUSIO)

Eventi idrologici critici relativi al periodo

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1868nov. 1951ott. 1968

Bacino montano: frane sui versanti entro il bacino tributario del Lago; locali piene edalluvionamenti torrentizi.

Fascia rivierasca:invasa dalle acque del Lago, inondati gli abitati di Omegna, Pella,Orta con altezze d'acqua occasionalmente fino a 3m circa.

2° ott. 1872set. 1882mag. 1926

Bacino montano: alcune frane.

Fascia rivierasca: inondata per piena del Lago, localmente anche entro gli abitati diOmegna, Pella e Orta.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

20 Autorità di bacino del fiume Po

Livello di criticità Data Conseguenze

3° ott. 1896ott. 1907nov. 1976

Fascia rivierasca: allagamenti in parte anche entro gli abitati di Omegna, Pella, Orta.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane, alluvionamenti ed allagamenti di torrenti, segnalati nei bacini tributari del Lago(soprattutto Strona di Omegna) quasi sempre in numero limitato e raramenteconcomitanti tra loro, nel periodo 1872-1986 sono avvenuti mediamente ogni 6 anni.

Segnalati solo 3 casi di edifici distrutti per frana o piena, 1 caso di avvallamento disponda (Pella, 1972); 2 vittime per frana (1890 e 1960).

BACINO DEL LAGO MAGGIORE (CON BACINI TRIBUTARI ESCLUSITICINO SVIZZERO-TOCE-LAGO D'ORTA-LAGO DI LUGANO)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1993

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 3-4 ott. 1868 Bacino montano: numerose frane, alcune di grandi dimensioni, diffusi alluvionamenti dipiccoli bacini tributari con danni a centri abitati, alcune vittime.

Fascia rivierasca: inondati dal Lago quasi tutti i centri abitati sulle sponde.

2° 18 ott. 1907

25 set. 1993

Bacino montano: alcune frane per lo più piccole, diffusi alluvionamenti per pienetorrentizie anche in centri abitati.

Fascia rivierasca: inondati dal Lago diversi centri abitati, sia in sponda piemontese chein quella lombarda, 3 vittime nel 1907.

3° 22 mag. 1872

6-23 ott. 1872

2 nov. 1928

28 set. 1981

Bacino montano: locali straripamenti di torrenti, talora entro centri abitati. Fasciarivierasca: locali inondazioni del Lago entro centri abitati.

Nel periodo 1868-1993 gli allagamenti per piene del Lago, segnalate alla piazza di Pallanza, sono avvenute con unafrequenza di 1 livello ogni 2 anni tra il 1868 e il 1951, di 1 livello ogni 1.5 anni tra il 1952 e il 1993 (fonte: IstitutoIdrobiologia - Pallanza).

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane, alluvionamenti ed allagamenti torrentizi, manifestatisi sulle rive del Verbano e neisuoi minori tributari in un singolo luogo o contemporaneamente in più luoghi (talora condanni ad edifici, strade e ponti), nel periodo 1868-1993 sono avvenuti mediamente ogni3 anni circa. Alcune vittime.

In particolare tali fenomeni si manifestano con relativa maggiore frequenza media sullasponda piemontese (ogni 2.5 anni circa) rispetto a quella lombarda (ogni 3,5 anni).

Frequente è la concomitanza dei fenomeni con gli eventi critici di piena sopra elencati.

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Autorità di bacino del fiume Po 21

Nel periodo 1867-1993 si sono manifestati 7 fenomeni di avvallamento di spondalacustre di cui uno molto grave (il 15 marzo 1867 a Feriolo) con distruzione di case e 14vittime.

BACINO DEL TICINO SUBLACUALE

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1993

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 4 ott. 1868 Allagamenti a Sesto Calende (3 m), molto estesi da Boffalora dove si rompe il rilevatoferroviario al bivio per Torre Beretti; le acque si addossano alla provinciale Pavia-Mortara, la rompono e inondano tutto l'alto e basso Siccomario; danni alle case diBorgo Ticino.

2° 22 mag. 1872

18 nov. 1907

25 set. 1993

Estesi allagamenti nel Siccomario e nel Borgo Ticino con ingenti danni a strade,ferrovia e opere idrauliche.

3° 3 ott. 1872

2 ott. 1928

4 nov 1968

Allagamenti nel Siccomario e nel Borgo Ticino con locali danni alla viabilità.

Nei 126 anni intercorsi tra il 1868 ed il 1993 l'abitato di Borgo Ticino (Pavia) è stato più o meno gravemente inondatoper piene del Ticino 21 volte, con una frequenza media di una volta ogni 6 anni.

Toce

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1987

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 23-27 ago. 190019 ago. 19587-8 ago. 1978

Esondazioni del Toce con allagamenti ed alluvionamenti sul fondovalle nel tratto medio-inferiore. Varie centinaia di frane superficiali nei terreni di copertura; alcune franeimportanti a livello di substrato roccioso.

Numerosi processi torrentizi di trasporto in massa sulle conoidi entro i tributari del Tocee sul suo fondovalle; quest'ultimo fenomeno si rivela il più devastante per i centri abitatiche in numero di 4-5 per ogni evento risultano gravemente danneggiati. Numerose levittime (7 nel 1900, 13 nel 1958, 20 nel 1978).Pur se gli eventi hanno riguardato pressoché l'intero bacino, la loro intensità haraggiunto punte massime in zone diverse nei tre casi: nel 1900 sono stati coinvoltitributari della media e bassa Valle sul lato sinistro; nel 1958 i tributari sul lato destrodella media Valle; nel 1978 sia i tributari destri che sinistri nella media Valle.

2° 5 set. 194825 ago. 19873 nov. 1968

Numerose frane per lo più di piccole dimensioni; locali alluvionamenti per trasportotorrentizio in massa sulle conoidi; locali allagamenti sul fondovalle del Toce.

3° 5 ott. 186820 ott. 190721 nov. 1951ott. 1977

Alcune frane, alluvionamenti e allagamenti sul fondovalle del Toce

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

22 Autorità di bacino del fiume Po

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane, alluvionamenti ed allagamenti di torrenti, manifestatisi in un singolo luogo ocontemporaneamente in più luoghi (talora con gravi danni a centri abitati), nel periodo1868-1987 sono avvenuti mediamente ogni 3 anni circa; da segnalare 3 casi di franacon sbarramento alveo.

Per trovare un evento con effetti confrontabili con quelli prodotti dai tre casi più criticisegnalati (1900-1958-1978) occorre risalire all'agosto 1834 e all'ottobre 1839.

Terdoppio

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1901 - 1977

Livello di criticità Data Conseguenze

1° nov. 1968nov. 1951

Processi erosivi lungo il corso d'acqua principale e la rete secondaria; esondazioni conallagamenti discontinui, localmente estesi anche entro centri abitati, lungo quasi tutto iltratto di asta principale da Agrate alla foce in Po.I fenomeni di allagamento sono frequentemente connessi anche allo straripamento dellafitta rete di canali irrigui

2° ott. 1901ott. 1907

Diffuse erosioni di sponda ed esondazioni con allagamenti abbastanza estesi lungo iltratto di asta a sud di Agrate; danni a ponti e strade.Le inondazioni sono più ampie nel tratto terminale per fenomeni di rigurgito durante lepiene straordinarie del F. Po.

Nel periodo indagato (1901-1977) lungo il tratto compreso tra Agrate e la confluenza in Po (circa 84 Km), le piene delT. Terdoppio e dei suoi tributari hanno prodotto locali inondazioni, relativamente più estese nel tratto terminale, condanni alla viabilità ed allagamenti anche entro nuclei abitati o cascinali, mediamente una volta ogni 4,5 anni.

Agogna

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1905 - 1986

Livello di criticità Data Conseguenze

1° nov. 1968nov. 1951

Frane diffuse nel bacino collinare, generalmente di piccole dimensioni, coinvolgentisoprattutto i terreni delle coperture superficiali; processi erosivi lungo il corso d'acquaprincipale e la rete secondaria; esondazioni con allagamenti discontinui, localmenteestesi anche entro centri abitati, lungo quasi tutto il tratto di Agogna da Borgomanero allaconfluenza in Po.I fenomeni di allagamento sono frequentemente connessi anche allo straripamento dellafitta rete di canali irrigui.

2° giu. 1917mag. 1926

Diffuse erosioni di sponda ed esondazioni con allagamenti abbastanza estesi lungo iltratto di Agogna a sud di Novara; danni a ponti e strade.Le inondazioni sono più ampie nel tratto terminale per fenomeni di rigurgito durante lepiene straordinarie del F. Po.

Nel periodo indagato (1905-1986) lungo il tratto compreso tra Gozzano e la confluenza in Po (circa 90 km) le piene delT. Agogna e dei suoi tributari hanno prodotto locali inondazioni, relativamente più estese nel tratto terminale, con dannialla viabilità ed allagamenti anche entro nuclei abitati o singoli cascinali, mediamente una volta ogni 3 anni.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 23

Sesia

BACINO DEL SESIA (INTERO BACINO ESCLUSO CERVO)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1857 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° nov. 1968(h.i. 4.23 a Palestro)

nov. 1951(h.i. 4.10 a Palestro)

L'evento ha colpito pressoché l'intera Valle con gravissime conseguenze:Bacino montano: violenti alluvionamenti torrentizi, processi erosivi e frane hannodevastato il bacino con gravissimi danni ai centri abitati (5 vittime segnalate) ed alla reteinfrastrutturale. Alluvionamenti ed allagamenti sul fondovalle.Pianura: estesi allagamenti con gravi danni ai centri abitati (1 vittima) e moltissimeinterruzioni alla rete viaria. Severamente colpita anche Vercelli. In pianura danniaggravati per il notevole contributo del T. Cervo.Bacino montano: alluvionamenti torrentizi, processi erosivi e frane con gravi danni aicentri abitati ed alle vie di comunicazione. Alluvionamenti ed allagamenti sul fondovalle(1 vittima a Borgosesia).Pianura: estesi allagamenti con ingenti danni ai centri abitati ed alle vie dicomunicazione.

2° ott. 1857mag. 1908 (h.i. 4.80a Greggio)set. 1948 (h.i. 2.55 aPalestro)ott. 1977

Bacino montano: severamente colpito da alluvionamenti torrentizi e frane, inparticolare nel 1908 (2 vittime a Coggiola) e nel 1977.Pianura: estesi allagamenti segnalati soprattutto nel 1857 e nel 1948 con 1 vittima aVercelli.

3° ott. 1919mag.1923 (h.i. 5.20 aGreggio)ago. 1978

Bacino montano: numerose frane ed alluvionamenti torrentizi, soprattutto nel 1923 enel 1978.Pianura: locali allagamenti.

Pur se gli eventi hanno riguardato pressoché l'intero bacino, la loro intensità ha raggiunto punte massime in zonediverse nei casi considerati:• negli eventi critici indicati come 1° livello (1968-1951) sono stati coinvolti soprattutto i tributari della madia e bassa

Valle da Varallo a Borgosesia;• in concomitanza agli eventi del 2° livello una maggior concentrazione di danni ha riguardato di volta in volta l'alta e

media Valle (1857, 1948, 1977) o solamente la media Valle (1908).• gli eventi indicati al 3° livello (1919, 1923, 1978) hanno interessato prevalentemente l'alto bacino.

Per il tratto fluviale in pianura sono indicati eventi (set. 1868, ott. 1914, ott. 1924, mag.1926, set, 1960), nonconsiderati in precedenza, per i quali sono segnalati allagamenti connessi ad esondazioni del F. Sesia e/o rigurgito deinumerosi canali irrigui.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1840-1985 sono avvenuti mediamente ogni 2,5 anni.

Da segnalare 7 casi con distruzione di edifici (1951-1968) e 4 casi con vittime; 2 casi difrana con sbarramento alveo (T. Mastellone nel 1965, T. Ardeggia nel 1968).

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte CNR IRPI di Torino risultano 4 centri abitatidichiarati da consolidare o trasferire.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

24 Autorità di bacino del fiume Po

BACINO DEL CERVO

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1900 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° nov. 1968

nov. 1951

L'evento ha colpito pressoché l'intera Valle con conseguenze gravissime:

Bacino montano: violenti alluvionamenti torrentizi, processi erosivi ed alcune migliaiadi frane hanno devastato il bacino con gravissimi danni ai centri abitati (oltre 60 vittime)ed alla rete infrastrutturale. Alluvionamenti devastanti nell'area di fondovalle ed estesiallagamenti allo sbocco di pianura (abitato di Cossato).Pianura: estesi allagamenti con gravissimi danni ai centri abitati (7 vittime) emoltissime interruzioni alla rete viaria. Notevole il contributo del Cervo ai danni prodottiper allagamenti nel tratto di pianura del F. Sesia.Bacino montano: alluvionamenti torrentizi, processi erosivi e frane con gravi danni aicentri abitati ed alle vie di comunicazione, in particolare nell'area pedemontana (Biella).Allagamenti nell'area di fondovalle.Pianura: estesi allagamenti con ingenti danni ai centri abitati ed alle vie dicomunicazione.

2° set. 1948giu. 1927ott. 1976

Bacino montano: severamente colpito da alluvionamenti torrentizi e da numerose franecon diffusi danni a centri abitati ed opifici, soprattutto nel 1927.

Pianura: allagamenti segnalati soprattutto nel 1948.

3° ott. 1924mag. 1926set.-nov. 1956ott. 1977

Bacino montano: diffuse frane e processi torrentizi.

Pianura: allagamento con danni.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e alluvionamenti, manifestatisi in un singolo luogo o contemporaneamente in piùluoghi, nel periodo 1840-1985 sono avvenuti mediamente ogni 2,5 anni.

Da segnalare 5 casi di distruzioni di edifici; oltre alle vittime già citate in relazione aglieventi critici, ne sono state registrate altre nel 1857 e nel 1939.

Notevole la concomitanza di fenomeni franosi e torrentizi con gli eventi menzionati.

Dora Baltea

BACINO DELLA DORA BALTEA (BACINO MONTANO CHIUSO AD IVREA)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1846 - 1993

Livello di criticità Data Conseguenze

1° mag. 1846ott. 1846set. 1920

Valle d'Aosta: coinvolgimento di tutta la Valle con piene disastrose di numerosi tributari,intensi processi erosivi, alluvionamenti ed allagamenti sul fondovalle. Case e pontidistrutti, numerose le vittime(30 nel 1846, 1 nel 1948).

Basso bacino: estesi allagamenti

2° set. 1866set. 1948

Valle d'Aosta: piena importante per Dora Riparia e tributari; gravi danni nelle vallilaterali,in particolare nella Valle di Gressoney e nella Val d'Ayas. Ponti, strade e

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 25

Livello di criticità Data Conseguenze

giu. 1957 ferrovia distrutti.

Basso bacino: allagamenti.

3° lug. 1914mag. 1926set. 1993

Valle d'Aosta: frane ed allagamenti in tutta la valle, numerose interruzioni stradali.

Basso bacino: locali allagamenti nella bassa valle e in pianura.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane, alluvionamenti torrentizi ed allagamenti sul fondovalle, manifestatisi in un singololuogo o contemporaneamente in più luoghi talora con vittime e gravi danni a centriabitati ed infrastrutture, sono avvenuti nelle diverse zone con queste ricorrenze:

• alta Val d'Aosta (periodo 1840-1987) ogni 2 anni circa;

• media Val d'Aosta (periodo 1840-1987) ogni 2,5 anni circa;

• bassa Val d'Aosta (periodo 1840-1987) ogni 2 anni circa;

• area montana piemontese (periodo 1879-1986) ogni 3 anni circa:

Da segnalare:

• nell'alta Val d’Aosta 6 casi di edifici distrutti che nell'insieme hanno provocato 6vittime;

• nella media Val d'Aosta 4 casi di edifici distrutti che nell'insieme hanno provocato 10vittime;

• nella bassa Val d'Aosta 2 casi con distruzione di edifici ed in occasioni diverse 3vittime, 1 caso di frana con sbarramento alveo in Valtournanche (1914);

• nell'area montana piemontese 4 casi con distruzione di edifici (27 case crollate e 7vittime nel 1942 a Quassolo).

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte CNR IRPI di Torino risultano 2 centri abitatidichiarati da consolidare o trasferire.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

26 Autorità di bacino del fiume Po

BACINO DELLA DORA BALTEA (BASSO BACINO A VALLE DI IVREA)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1846 - 1993

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set. 1866set. 1920set. 1948set. 1993

Diffusi allagamenti lungo il corso d'acqua, localmente anche estesi nel tratto a valle diIvrea, a Vische, a Mazzè, a Saluggia e a frazione Galli (poco a monte dellaconfluenza in Po). Allagati alcuni centri abitati, interruzione della viabilità.

2° giu. 1957ott. 1977

Allagamenti relativamente più limitati riguardanti le località sopraindicate. Inondati gliabitati di alcune frazioni (soprattutto nel comune di Vische); interruzione della viabilità.

3° mag. 1926nov. 1962

Locali allagamenti.

Orco - Malone

BACINO DELL’ORCO

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1866 - 1993

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set. 1938set. 1947giu. 1957

Bacino montano: diffuse frane, violente piene torrentizie e intensi processi erosivi conlocali danni a centri abitati ed alla rete viaria, localmente gravi.

Pianura: disalveamenti ed impulsive modificazioni d'alveo; alluvionamenti eallagamenti talora estesi con danni alla rete viaria.

2° set. 1866set. 1948set. 1993

Bacino montano: frane, locali alluvionamenti torrentizi e intensi processi erosivi lungol'asta principale con danni a centri abitati e strade.

Pianura: disalveamenti con modificazioni d'alveo, alluvionamenti ed allagamenti condanni alla rete viaria.

3° set. 1920ago. 1958nov. 1962

Bacino montano: alcune frane, alluvionamenti e processi erosivi soprattutto lungo l'astaprincipale con locali danni a centri abitati e strade.

Pianura: locali allagamenti.

Nel tratto di pianura, oltre agli allagamenti segnalati in riferimento ai casi critici (provocati dal T. Orco, dalla roggiaPietonia e da canali secondari), degno di nota è l'evento del nov. 1945 con danni ai ponti e con 1 casa distrutta nellafrazione Cortereggio del comune di San Giorgio.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1868-1978 sono avvenuti mediamente ogni 3 anni circa.

Da segnalare 5 casi con distruzione di edifici, 2 casi con vittime ed 1 caso di frana consbarramento alveo (in Val Soana nel 1962).

I fenomeni sono per lo più concomitanti agli eventi elencati nei tre casi critici.

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte CNR IRPI di Torino risultano 6 centri abitati daconsolidare o trasferire.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 27

BACINO DEL MALONE

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1930 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set.1948giu. 1957

Frane, alluvionamenti ed allagamenti con danni ad alcuni centri abitati e strade.

Allagamenti in pianura.

2° nov. 1951nov. 1962

Alcune frane, locali alluvionamenti con danni in qualche centro abitato soprattutto peresondazioni; numerose interruzioni stradali.

Locali allagamenti in pianura.

3° giu. 1964ott. 1977

Locali frane e limitati alluvionamenti ed allagamenti che in parte hanno riguardato alcunicentri abitati; interruzioni stradali.

Allagamenti circoscritti in pianura.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1930-1977 sono avvenuti mediamente ogni 4.5 anni.

Da segnalare una frana che nel 1879 ha provocato 1 vittima.

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte - CNR IRPI di Torino risulta 1 centro abitato daconsolidare o trasferire.

Stura di Lanzo

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1900 - 1993

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1907set. 1920giu. 1957

Bacino montano: frane, alluvionamenti torrentizi e intensi processi erosivi in tutta lavalle con gravi danni a centri abitati e alla rete viaria; 3 vittime nel 1907.

Pianura: alluvionamenti e allagamenti con distruzione di ponti da parte del T. Stura;allagamenti da parte del T. Ceronda e canali irrigui.

2° set. 1947nov. 1962

Bacino montano: alcune frane, diffusi alluvionamenti torrentizi talora con danni a centriabitati e molte interruzioni stradali.

Pianura: locali alluvionamenti del T. Stura e diffusi allagamenti da parte del T. Cerondae di canali irrigui.

3° giu. 1929set. 1993

Bacino montano: alcune frane e intensi processi erosivi soprattutto lungo l'astaprincipale.

Pianura: locali allagamenti.

In pianura l'alveo del T. Stura è per estesi tratti incassato; le inondazioni sono in genere dovute ad esondazioni del T.Ceronda e di alcuni canali irrigui; i fenomeni più importanti con allagamento di centri abitati sono avvenuti nel 1919,1937, 1942, 1949,1957, 1962.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

28 Autorità di bacino del fiume Po

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1907-1993 sono avvenuti mediamente ogni 3 anni.

Da segnalare 9 casi con distruzione di edifici, 2 casi con vittime.

Dora Riparia

BACINO DELLA DORA RIPARIA (ALTO BACINO CHIUSO A SUSA)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1887 - 1990

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set. 1920

giu. 1957

Frane, violente piene torrentizie nei tributari, intensi processi erosivi, esondazioni sulfondovalle della Dora Riparia; centri abitati investiti, varie case abbattute, numeroseinterruzioni alla rete viaria.

2° mag. 1890

mag 1948

Alcune frane, locali piene torrentizie nei tributari con alcuni danni ai centri abitatilocalizzati su conoide; interruzione della rete viaria.

Alcuni eventi con danni del tutto locali, soprattutto alla viabilità secondaria, nel periodo 1940-1990 si sono verificati adintervalli medi di 3 anni circa.

Fenomeni franosi e torrentizi

I dati riguardanti questi fenomeni confermano la valutazione espressa al puntoprecedente. Frane e alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo ocontemporaneamente in più luoghi, talora concomitanti con gli eventi sopraelencati, nelperiodo 1856-1990 sono avvenute mediamente ogni 3 anni.

Da segnalare 5 casi con distruzione di edifici.

BACINO DELLA DORA RIPARIA (BASSO BACINO DA SUSA FINO ALLO SBOCCO IN PIANURA )

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1887 - 1990

Livello di criticità Data Conseguenze

1° giu. 1887

giu. 1891

Frane e piene torrentizie particolarmente violente in alcuni tributari con devastazione dicentri abitati, danni ad edifici e vittime (6 nel 1887, 8 nel 1891). Danni alla rete viaria.

2° set. 1920

giu. 1957

Frane (numerose nel 1957), piene torrentizie in alcuni tributari talora con invasione dicentri abitati; alcune case distrutte e alcune vittime (2 nel 1920, 1 nel 1957);esondazioni localmente estese sul fondovalle. Danni alla rete viaria principale.

Per gli eventi sopra elencati non sono segnalati allagamenti lungo il corso d'acqua di pianura.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in singolo luogo o contemporaneamentein più luoghi e talora in concomitanza con gli eventi sopra elencati, nel periodo 1885-1977 sono avvenuti mediamente ogni 2 anni.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 29

Da segnalare 6 casi di edifici distrutti e 5 casi con vittime.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

30 Autorità di bacino del fiume Po

Sangone - Chisola

BACINO DEL SANGONE

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1900 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° giu. 1929mag. 1947nov. 1962

Frane, alluvionamenti torrentizi, intensi processi erosivi, allagamenti. Danni in alcunicentri abitati, soprattutto per alluvionamenti e allagamenti; gravi danni alla viabilità.

2° mag. 1949nov. 1951ott. 1960

Alcune frane, alluvionamenti e processi erosivi. Danni talora anche in centri abitati perallagamento; numerose interruzioni stradali.

Tratto di pianura: locali inondazioni che quasi sempre hanno interessato gli abitati disposti lungo il corso d'acqua; le piùimportanti sono avvenute nel 1901, 1945, 1947, 1949, 1951, 1962, 1968, 1977. I dati disponibili non consentono diredigere per questi fenomeni una graduatoria di gravità.

Risultano molto rari i dati riguardanti i fenomeni franosi.

BACINO DEL CHISOLA

Eventi idrologici critici

Questo corso d'acqua dà luogo fondamentalmente a locali inondazioni nel tratto dipianura con una frequenza che, nel trentennio 1949-1978 si sono verificate mediamenteogni 3 anni, talora invadendo in parte anche centri abitati.

Notevole per estensione di area coperta dalle acque l'inondazione del settembre 1901.

Fenomeni franosi e torrentizi

Nel bacino del T. Chisola vengono segnalati solo raramente fenomeni franosi. Degna dinota la frana che nel 1879 ha provocato 4 vittime a Cumiana.

Pellice

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1896 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set. 1920nov. 1945mag. 1977

Bacino montano: l'evento ha colpito pressoché l'intero bacino con conseguenzedisastrose ovunque. Numerose frane e piene torrentizie di molti tributari (5 vittime nel1920, 2 nel 1945, 7 nel 1977). Danni sono stati registrati praticamente in tutti gliinsediamenti e manufatti ubicati lungo la rete idrografica principale e secondaria.

Pianura: alluvionamenti ed allagamenti talora estesi hanno interessato terreni coltivatifino alla confluenza con il Po, riguardando anche alcuni centri abitati.

2° ott. 1896mag. 1949

Bacino montano: diffuse frane ed alluvionamenti torrentizi; intensi processi erosivi edeposizionali concentrati spesso lungo l'asta principale. Numerosi danni alla rete viaria

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 31

Livello di criticità Data Conseguenze

mag. 1957 ed in alcuni centri abitati (alcune case distrutte ed una vittima nel 1949.

Pianura: allagamenti talora anche in centri abitati.

3° set. 1947mag. 1948ott 1966

Bacino montano: frane e locali alluvionamenti torrentizi con danni a qualche centroabitato e soprattutto con molte interruzioni alla rete viaria.

Pianura: locali allagamenti maggiormente estesi nell'evento del 1966.

Allagamenti in pianura, oltre a quelli segnalati in concomitanza agli eventi critici, sono avvenuti per lo più a livello localenel 1928, 1941, 1953, 1960.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane e alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in in più luoghi, nel periodo 1862-1896 sono avvenuti mediamente ogni 2,5 anni.

Da segnalare 10 casi con distruzione di edifici e 7 casi con vittime; 1 caso di frana consbarramento alveo (T. Cruello 1920).

Oltre alle date degli eventi citati come casi critici, gli anni 1928, 1953, 1959, 1962 e 1966si pongono in luce per il numero di fenomeni segnalati.

Varaita

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1879 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1896giu. 1957

Bacino Montano: Numerose frane, alluvionamenti torrentizi ed intensi processi erosivicon gravi danni a centri abitati ed alla rete viaria.

Pianura: esondazioni con allagamento di cascine isolate e di alcuni centri abitati;interruzioni della rete viaria.

2° set. 1948mag. 1959

Bacino montano: frane, alluvionamenti torrentizi e processi erosivi con locali danni adedifici ed alla viabilità.

Pianura: esondazioni con locali allagamenti di cascine e interruzioni della viabilità.

3° mag. 1949dic. 1960

Bacino montano: alcune frane ed alluvionamenti torrentizi con locali danni ad edifici estrade.

Pianura: esondazioni con locali allagamenti di centri abitati.

Oltre alle esondazioni avvenute nel corso degli eventi segnalati come casi critici, nel tratto di pianura sono avvenutiallagamenti del Varaita, del rio Torto e di canali secondari anche in concomitanza agli eventi del 1879 e 1906 conallagamento di abitazioni.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1870-1977 sono avvenuti mediamente ogni 3,5 anni.

Da segnalare 5 casi con distruzione di edifici, in due dei quali si sono registrate vittime.

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte - CNR IRPI di Torino risulta un centro abitatodichiarato da consolidare o trasferire.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

32 Autorità di bacino del fiume Po

Maira

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1890 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° lug. 1906giu. 1957

Bacino montano: numerose frane, alluvionamenti torrentizi ed intensi processi erosivicon gravi danni a centri abitati ed alla rete viaria.

Pianura: profonde erosioni spondali ed estesi allagamenti; gravi danni a centri abitati ealla viabilità.

2° ott. 1896giu. 1900mag. 1949

Bacino montano: frane e alluvionamenti torrentizi con interruzione della rete viaria.

Pianura: esondazioni con estesi allagamenti; gravi danni in centri abitati ed interruzionedelle viabilità. Una casa distrutta nel 1896

3° mag. 1948dic. 1959mag. 1977

Bacino montano: frane e locali alluvionamenti torrentizi, talora con danni alla reteviaria.

Pianura: locali esondazioni, allagamento di cascine.

Oltre alle esondazioni citate nei casi critici, nel tratto di pianura si sono verificate inondazioni del F. Maira e del T.Mellea, unitamente a canali secondari, in concomitanza agli eventi del 1890, 1945, 1960, 1991; ricorrente allatol'abitato di Savigliano.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane ed alluvionamenti torrentizi, manifestatisi in un singolo luogo o contemporanea-mente in più luoghi, nel periodo 1889-1979 sono avvenuti mediamente ogni 2,5 anni.

Da segnalare 4 casi con distruzione di edifici, in uno dei quali vi sono state 9 vittime (aVillar San Costanzo nel 1906).

Lacunoso il periodo 1920-1944.

Tanaro

BACINO DELL’ALTO TANARO (CHIUSO A CHERASCO ESCLUSA STURA DI DEMONTE)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1879 - 1982, aggiornata con l'eventodel 5-6 novembre 1994

Livello di criticità Data Conseguenze

1° mag. 1879nov. 1951nov. 1994

Numerose frane anche di notevoli dimensioni; piene torrentizie, alluvionamenti edesondazioni. Gravi danni alla viabilità e ad alcuni centri abitati.

2° ott. 1882giu. 1900set. 1907

Diffuse frane, intensi processi erosivi, esondazioni con alluvionamenti. Gravi danni allaviabilità.

3° mag. 1926nov. 1962

Frane, intensi processi erosivi, locali diffusi allagamenti. Danni alla viabilità.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 33

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, manifestatesi in un singolo luogo o contemporaneamente in piùluoghi, talora con distruzione di edifici, nel periodo 1873-1980 si manifestanomediamente ogni 2,5 anni circa.

Si pongono in evidenza l'anno 1960 (dic.) per le numerose frane per lo più di piccoledimensioni ed il 1972 per le diffuse frane di scivolamento nel settore delle Langhe.

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte - CNR IRPI di Torino nell'alto bacino risultano 8centri abitati dichiarati da consolidare o trasferire.

BACINO DEL BASSO TANARO (A VALLE DI CHERASCO)

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1857 - 1994, aggiornata con l'eventodel 5-6 novembre 1994

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1857set. 1948nov. 1994

Numerose frane, esondazioni e alluvionamenti torrentizi con intensi processi erosivi econ coinvolgimento di centri abitati; estesi allagamenti a monte e a valle di Asti congravi danni nei centri abitati, case crollate e perdite di vite umane (19 vittime a Nizza,Costigliole, Canelli, Alba ed Asti nel 1948-sconvolta l'intera valle con distruzioni adAlba, Asti ed Alessandria nel nov. 1994 decine le vittime).

2° mag. 1926nov. 1951apr.-dic. 1960

Numerose frane, alcune di grandi dimensioni, piene torrentizie, allagamenti in centriabitati. Danni alla rete viaria principale e secondaria.

3° ott. 1896nov. 1968feb.-mar. 1978

Gli eventi si caratterizzano soprattutto per le numerose piccole frane. Alcune frane elocali allagamenti hanno interessato anche centri abitati; diffuse interruzioni stradali.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, raramente distruttive (2 casi con vittime, 1 caso con crollo diedifici) manifestatesi in un singolo luogo o contemporaneamente in più luoghi, nelperiodo 1873-1980 sono avvenute mediamente ogni 2 anni.

Si pongono in evidenza gli anni 1960 (prevalentemente marzo-aprile) e il 1978 (marzo-maggio) per le numerosissime frane, anche se generalmente di modeste dimensioni.

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte - CNR IRPI di Torino risultano 5 centri abitatidichiarati da consolidare o trasferire.

BACINO DEL BELBO

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1879 - 1982, aggiornata con l'eventodel 5-6 novembre 1994

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1857set. 1948

Numerosissime frane, alluvionamenti distruttivi ed allagamenti, intensi processi erosivi.Gravi danni con numerosi edifici distrutti o danneggiati per esondazioni e talora per

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

34 Autorità di bacino del fiume Po

Livello di criticità Data Conseguenze

nov. 1968nov. 1994

franamenti in centri abitati; molte interruzioni lungo la rete viaria.

2° mag. 1879mag. 1926nov. 1951

Diffuse frane, alluvionamenti e processi erosivi. Alcuni centri abitati alluvionati, diffusidanni alla rete viaria.

3° feb. 1951autunno 1960

Frane, alluvionamenti sul fondovalle, processi erosivi. Alcuni centri abitati alluvionati.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse segnalate con continuità solo per il periodo 1926-1978; in taleperiodo i fenomeni, manifestatisi in un singolo luogo o contemporaneamente in piùluoghi, avvengono mediamente ogni 2 anni.

Da segnalare il 1879 per vittime e distruzione di edifici.

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte - CNR IRPI di Torino risultano tre centri abitatidichiarati da consolidare o trasferire.

BACINO DEL STURA DI DEMONTE

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1851 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1851giu. 1900giu. 1957

Diffusi alluvionamenti torrentizi; varie frane talora di grandi dimensioni (soprattutto 1957);intensi processi erosivi. Centri abitati parzialmente distrutti; rete viaria diffusamentedanneggiata.

2° ott. 1897mag. 1959

Diffuse frane, processi erosivi ed alluvionamenti sul fondovalle.

3° nov. 1945mag. 1948

Frane e locali alluvionamenti sul fondovalle.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse e alluvionamenti torrentizi in piccoli tributari, manifestatisi in unsingolo luogo o contemporaneamente in più luoghi (talora con distruzione di edifici evittime), nel periodo 1860-1980 sono avvenuti mediamente ogni tre anni circa.

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte - CNR IRPI di Torino risultano 2 centri abitatidichiarati da consolidare o trasferire.

BACINO DEL BORMIDA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1872 - 1982, aggiornata con l'eventodel 5-6 novembre 1994:

Livello di criticità Data Conseguenze

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 35

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1878ott. 1966nov. 1994

Numerosissime frane, alluvionamenti e allagamenti torrentizi; esondazioni sulfondovalle. Gravi danni a centri abitati e alla viabilità; alcune vittime.

2° sett. 1900nov. 1951nov. 1968

Diffuse frane, alluvionamenti torrentizi talora entro centri abitati, allagamenti sufondovalle. Danni alla rete stradale.

3° mag. 1879mag. 1926mag. 1962

Frane talora di grandi dimensioni, inondazioni sul fondovalle. Danni alla rete stradale.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, localmente distruttive e con perdite di vite umane (15 vittime nel1861, 5 nel 1866, 4 nel 1897, 5 nel 1907), manifestatesi in un singolo luogo ocontemporaneamente in più luoghi, nel periodo 1861-1980 si manifestano mediamenteogni 2.5 anni.

Dal rapporto SCAI Regione Piemonte - CNR IRPI di Torino risultano 6 centri abitatidichiarati da consolidare o trasferire.

BACINO DELL’ORBA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1867 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° set. 1867ago. 1935ott. 1977

Numerosissime frane, esondazioni con alluvionamenti distruttivi in centri abitati. Variecase distrutte (10 a Molare), molte vittime (111 nel 1935, 6 nel 1867, 3 nel 1977).

2° ott. 1882nov. 1951nov. 1963

Diffuse frane; alluvionamenti ed allagamenti talora in centri abitati. Intensi processierosivi e diffusi danni alla rete viaria.

3° ott. 1966nov. 1968ott. 1970

Frane, processi erosivi ed allagamenti. Diffusi danni alla rete viaria.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo di edifici in 8 casi)manifestatesi in un singolo luogo o contemporaneamente in più luoghi, nel periodo1867-1980 sono avvenute mediamente ogni 3,5 anni.

Scrivia - Curone

BACINO DEL SCRIVIA

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

36 Autorità di bacino del fiume Po

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1892 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° ott. 1892ott. 1970ott 1977

Numerose frane, talora distruttive, alluvionamenti e intensi processi erosivi; ampiezone inondate sul fondovalle e soprattutto nel tratto di pianura. Danni a centri abitati evittime (4 nel 1892, 2 nel 1970, 7 nel 1977).

2° nov. 1963ott. 1966sett.-nov. 1976

Numerose frane talora con danni a centri abitati; alluvionamenti ed allagamenti sulfondovalle entro il bacino montano.

3° apr. 1901mag. 1926nov. 1945

Alcune frane e locali esondazioni sul fondovalle, più ampie nel settore di pianura.

Per trovare un evento con effetti confrontabili con quelli dei casi più critici (1892, 1970, 1977) occorre risalireall'agosto 1834.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora di grandi dimensioni (Val Borbera), in alcuni casidistruttive (12 edifici crollati nel 1916) e spesso con grave minaccia per i centri abitati,nel periodo 1872-1980 si sono manifestate in un singolo luogo o contemporaneamentein più luoghi mediamente ogni 3 anni.

Da segnalare 2 casi di frana con effetto di sbarramento d'alveo e formazione di lago:Daglio (1872) e Grondona (1934); quest'ultima frana ha inoltre provocato 10 vittime edha reso inagibili 55 edifici.

BACINO DEL CURONE

Eventi idrologici critici

La lacunosità delle informazioni sugli effetti delle piene non consente di determinarneuna graduatoria in funzione della loro gravità.

Nel periodo 1935-1976 per il quale sono disponibili informazioni più continuative sullepiene, si pongono in evidenza per allagamenti, erosioni e danni a piccoli ponti gli anni1951, 1963 e 1976. In particolare l'evento dell'autunno 1976 si rivela come quello dimaggior gravità per la diffusione di frane importanti e di alluvionamenti che hannointeressato i centri abitati.

Fenomeni franosi e torrentizi

Il bacino è caratterizzato soprattutto per la diffusa franosità dei versanti con fenomeniche hanno spesso danneggiato centri abitati: tra il 1903 e il 1977 risultano coinvolte 7borgate di cui una, la frazione Gregassi, completamente distrutta.

Frane singole o diffuse, manifestatesi in un singolo luogo o contemporaneamente in piùluoghi, nel periodo 1901-1980 sono avvenute mediamente ogni 3,5 anni.

Oltrepo Pavese

BACINO DEL TIDONE

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 37

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1879 - 1986

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 21-22 mag. 1889set.-nov. 1976

Bacino montano: frane, intensi processi erosivi.

Pianura: locali straripamenti.

2° 19 ott. 1898 Pianura: allagamenti.

Lacunosi i dati riguardanti gli effetti delle piene

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti con sensibili danni (crollo di edifici in 3 casi, 1centro abitato distrutto); la lacunosità di informazioni non consente di valutarne laricorrenza media. Rara concomitanza di importanti fenomeni franosi con gli eventi dipiena sopra elencati.

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano 7 centri abitati interessati da 7fenomeni franosi attivi e 5 attualmente quiescenti; la distribuzione nel tempo di talifenomeni non è precisata.

BACINO DELLO STAFFORA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1872 - 1977

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 21 mag. 188930 ott. 1976

Bacino montano: alluvionamenti, frane e intensi processi erosivi anche entro centriabitati con crolli di case (a Varzi nel 1889)

Pianura: rotte arginali con allagamenti anche entro abitati.

2° 18 ott. 187223 nov. 196016 ott. 1966

Bacino montano: alluvionamenti, processi erosivi e alcune frane.

Pianura: estesi allagamenti.

3° 27 mag. 1879nov. 1957

Pianura: estesi allagamenti.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo di edifici in 11 casi); lalacunosità delle informazioni non consente di valutarne la ricorrenza media; dasegnalare 1 caso di sbarramento alveo. Grandi frane talora concomitanti con gli eventidi piena sopra elencati.

BACINO DEL COPPA

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1876 - 1986

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 30 ott.-1 nov. 1976 Bacino montano: numerose frane, alluvionamenti e processi erosivi con danni anchead edifici (Borgo Priolo).

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

38 Autorità di bacino del fiume Po

Livello di criticità Data Conseguenze

Pianura: allagamenti.

2° 21 mag. 188931 ott. 190328 apr. 1986

Pianura: estesi allagamenti (200 ha nel 1903) con danni ai terreni agricoli.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, per lo più di piccole dimensioni e rari fenomeni importanti (crollodi edifici in 3 casi), sono segnalate con continuità solo per il periodo 1958-1978; inquesto intervallo di tempo si sono manifestate mediamente ogni 3 anni circa. Accertatasolo la concomitanza di diffusi fenomeni franosi con l'evento del 1976.

BACINO DELLO SCUROPASSO

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1873 - 1986

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 20 mar. 1901

ott. 1976

Bacino montano: frane (nel 1976).

Pianura: rotte con estesi allagamenti di terreni e abitati.

2° 26 mag. 1879

31 ott. 1903

nov. 1945

28 apr. 1986

Bacino montano: alluvionamenti in abitati (nel 1945).

Pianura: rotte arginali con allagamenti, localmente anche in centri abitati.

3° 18 mar. 1873

15 giu. 1898

26 mar. 1904

25 ott. 1907

Pianura: tracimazioni, talora rotte con allagamenti.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti, sono segnalate con continuità solo per ilperiodo 1954-1979; in questo intervallo di tempo si manifestano mediamente ogni 2,5anni circa; 1 caso di sbarramento alveo.

Talora segnalata concomitanza di importanti fenomeni franosi con gli eventi di pienasopra elencati (soprattutto 1976).

BACINO DEL VERSA

Eventi idrologici critici

Segnalate piene con allagamenti in data 11 mag 1891, 15 giu. 1898, 13 apr. 1957, 29ott. 1959 e 24 mag. 1975; effetti non classificabili in funzione della gravità per lacunositàdi informazione.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 39

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti e con casi di sbarramento del corso d'acqua(2 nel 1904); la lacunosità di informazioni non consente di valutarne la ricorrenza media.Non segnalati fenomeni franosi importanti in concomitanza con gli eventi di pienasopraindicati.

Trebbia

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1867 - 1972

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 19 set. 1953 Bacino montano: da 2000 a 3000 frane, numerosi e intensi processi erosivi.

Pianura: erosioni laterali alle sponde con danni alle difese.

2° 28 ott. 1889 Bacino montano: frane, processi erosivi e alluvionamenti.

Pianura: intense erosioni spondali.

3° nov. 190325 set. 191511 dic. 195428-29 gen. 1971

Bacino montano: frane, alluvionamento in abitati.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti e fortemente distruttive (crollo di edifici in 20casi), nel periodo 1867-1972 si manifestano mediamente ogni 5 anni; notevoli pernumero di fenomeni segnalati gli anni 1873 (12 nel gennaio), 1903 (9 segnalazioni),1953 (da 2.000 a 3.000 frane).

In concomitanza con gli eventi di piena sopra elencati segnalate soprattutto numerosepiccole frane.

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano 7 centri abitati interessati da 7frane attive e 3 attualmente quiescenti; la distribuzione nel tempo di tali fenomeni non èprecisata.

Nure

Eventi idrologici critici

Piene segnalate come massime o memorabili: 29 ott. 1882 e 10-13 dic. 1910, senzanotizie di gravi effetti. Lacunosi i dati sugli effetti delle piene.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti (2 fenomeni di sbarramento alveo conformazione di laghi, crollo di edifici in 8 casi); la lacunosità di informazioni non consentedi valutarne la ricorrenza media.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

40 Autorità di bacino del fiume Po

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano 21 centri abitati interessati da 15fenomeni franosi attivi e 6 attualmente quiescenti; la distribuzione nel tempo di talifenomeni non è precisata.

Chiavenna

Eventi idrologici critici

Segnalate le piene del 22 ott. 1901, del 22 set. 1937, del 4 giu. 1903 con estesiallagamenti in pianura (rotta del Rio Riglio con 1017 ha allagati nel 1903), talora conalluvionamenti e danni ad edifici nel bacino montano (a Vigolo Marchese nel 1937).

Lacunosi su lunghi intervalli di tempo i dati sugli effetti delle piene e sulle frane.

Fenomeni franosi e torrentizi

Dal Rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano 9 centri abitati interessati da 8fenomeni franosi attivi; la distribuzione nel tempo di tali fenomeni non è precisata.

Arda - Ongina

BACINO DELL’ARDA

Eventi idrologici critici

Livello di criticità Data Conseguenze

1° maggio 1879 Bacino montano: frane e processi erosivi.

Pianura: allagamenti.

2° 22 set. 1937 Massima piena segnalata.

Lacunosi i dati sugli effetti delle piene.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti, nel periodo 1870-1986 si manifestanomediamente ogni 4 anni.

Non accertabile la concomitanza con gli eventi di piena.

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano 9 centri abitati interessati da 4fenomeni franosi attivi e 10 fenomeni attualmente quiescenti; la distribuzione nel tempodi tali fenomeni non è precisata.

BACINO DELL’ONGINA

Ampiamente lacunosi i dati sulle piene e sulle frane.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 41

Taro

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1987

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 8-9 nov. 1982 Bacino montano: numerose frane e processi erosivi.

Pianura: vasti allagamenti (4.000 ha), alcune vittime.

2° 28 ott. 188216 apr. 195818 set. 1973

Bacino montano: gravi danni per alluvionamenti, erosioni e frane (4 vittime nel 1973).

Pianura: qualche allagamento.

3° 24 ago. 1987 Bacino montano: frane superficiali, erosioni e alluvionamenti, 2 vittime.

Pianura: locali esondazioni.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo di edifici in 16 casi), nelperiodo 1868-1987 si manifestano mediamente ogni 3 anni; notevoli per numero difenomeni segnalati (fino a 19 nel 1960) gli anni 1889, 1901, 1958, 1960 e 1982.

Alcuni fenomeni franosi concomitanti con gli eventi di piena sopra elencati.

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano 23 centri abitati interessati da 18fenomeni franosi attivi, 19 attualmente quiescenti e 5 non classificati; la distribuzione neltempo di tali fenomeni non è precisata.

Per trovare un evento con effetti confrontabili con quelli prodotti dal livello più criticosegnalato (1982) occorre risalire al novembre 1839.

Parma-Baganza

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1985

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 21 set. 1868 Bacino montano: intensi processi erosivi, alluvionamenti e frane.

Pianura: effetti catastrofici per esondazione (città di Parma e zone limitrofe), 20 vittime.

2° 30 ott. 191021 ott. 195216 ott. 1980

Bacino montano: frane e diffusi processi erosivi.

Pianura: estesi allagamenti con notevoli danni (alcune vittime).

3° 30 ott. 188922 nov. 19268 nov. 195118 ago. 1979

Bacino montano: diffuse frane.

Pianura: allagamenti abbastanza estesi e processi erosivi.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

42 Autorità di bacino del fiume Po

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo di edifici in 25 casi), nelperiodo 1868-1990 si manifestano mediamente ogni 3 anni circa; notevoli per numero difenomeni segnalati gli anni 1902, 1957, 1959, 1960 (ognuno con 5 o più segnalazioni).

Grandi frane in alcuni casi concomitanti con gli eventi di piena sopra elencati.

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano 13 centri abitati interessati da 20fenomeni franosi attivi, 5 attualmente quiescenti e 3 non classificati; la distribuzione neltempo di tali fenomeni non è precisata.

Enza

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1868 - 1985

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 10-14 set. 1972 Bacino montano: alcune frane, molto diffusi i fenomeni erosivi.

Pianura: estesi allagamenti (1.800 ha).

2° 21 set. 186822 dic. 187215 nov. 1951

Pianura: vasti allagamenti soprattutto tra Enza e Crostolo (13.000 ha nel 1951).

3° 23 gen. 1973 Bacino montano: alcune frane.

Pianura: allagamenti.

Fenomeni franosi e torrentizi

Frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo di edifici in 7 casi), nelperiodo 1868-1987 si manifestano mediamente ogni 5 anni; notevole quella dell'aprile1960 a Carazeto con sbarramento alveo dell'Enza.

Rari casi di frane importanti concomitanti agli eventi di piena sopra elencati.

Il 24 dicembre 1909 crolla una diga in Val Cedra con gravi danni ad abitazioni, strade eponti.

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano 13 centri abitati interessati da 16fenomeni franosi attivi, 6 fenomeni attualmente quiescenti e 1 non classificato. Ladistribuzione nel tempo di tali fenomeni non è precisata.

Crostolo

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1874 - 1984

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 8-9 giu. 1973 Bacino montano: numerose frane per lo più piccole.

Pianura: tracimazioni e allagamenti per alcune decine di ha.

2° 14 nov. 1951 Pianura: grave evento con 7.600 ha inondati e 7 centri abitati allagati.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 43

3° 25-26 mag. 1879feb. 1979

Pianura: tracimazioni e locali rotte con allagamenti.

Fenomeni franosi e torrentizi

Segnalate rare frane importanti non concomitanti agli eventi di piena sopra elencati.

Secchia

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1862 - 1986

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 7 nov. 189629-31 mag. 193918-20 aprile 196010-16 set. 1972

Bacino montano: diffuse ed importanti frane spesso distruttive; sbarramento alveo(1960); processi erosivi.

Pianura: estesi allagamenti.

2° 23 ott. 189731 ott. 1901ott.-4 nov. 1928

Bacino montano: frane talora importanti e processi erosivi.

Pianura: allagamenti talora estesi.

3° 14 nov. 186231 ott. 188918 nov. 19594-6 nov. 1966

Bacino montano: alcune frane.

Pianura: allagamenti.

Fenomeni franosi e torrentizi

Alto bacino montano1: frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo diedifici in 30 casi), nel periodo 1870-1986 si manifestano mediamente ogni 3 anni;notevoli per numero di fenomeni segnalati gli anni 1890, 1896, 1898, 1904, 1938, 1939,1959, 1960, 1972, 1973, 1986 (numero compreso tra 5 e 11 segnalazioni importanti); 7 icasi con effetto di sbarramento alveo.

Basso bacino montano2: frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo diedifici in 8 casi), nel periodo 1870-1986 si manifestano mediamente ogni 6 anni circa.

Frequente la concomitanza di importanti fenomeni franosi con gli eventi di piena sopraelencati.

A scala di intero bacino montano i fenomeni si manifestano mediamente ogni 2,5 anni.

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano nell'alto bacino montano 40 centriabitati interessati da 41 fenomeni franosi attivi, 21 fenomeni attualmente quiescenti e 2non classificati; nel basso bacino montano 6 centri abitati interessati da 10 frane attive e1 attualmente quiescente. La distribuzione nel tempo di tali fenomeni non è precisata.

1 Alto bacino montano: chiuso alla confluenza del T. Rossenna incluso.

2 Basso bacino montano: comprende il T. Tresinaro più il tratto di Secchia a valle della confluenza con il T.Rossenna.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

44 Autorità di bacino del fiume Po

Panaro

Eventi idrologici critici relativi al periodo 1862 - 1982

Livello di criticità Data Conseguenze

1° 7 nov. 189628 mar.-2 giu 193915 sett. 1972

Bacino montano: diffuse ed importanti frane spesso distruttive; intensi processierosivi.

Pianura: estesi allagamenti.

2° 19 nov. 195924-28 sett. 1973

Bacino montano: frane e processi erosivi.

Pianura: allagamenti.

3° 13 nov. 186210 nov. 1982

Pianura: estesi allagamenti.

Fenomeni franosi e torrentizi

Alto bacino montano1: frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo diedifici in 12 casi) soprattutto nel bacino Scoltenna, nel periodo 1869-1982 simanifestano mediamente ogni 3.5 anni; notevoli per il numero di fenomeni segnalati glianni 1880, 1898, 1901, 1904, 1959, 1966 e 1972, punta massima di 10 segnalazioniconcomitanti con evento del settembre 1972; 5 casi con effetto di sbarramento alveo.

Basso bacino montano2: frane singole o diffuse, talora importanti e distruttive (crollo diedifici in 2 casi), nel periodo 1869-1982 si manifestano mediamente ogni 11 anni.

Frequente la concomitanza di importanti fenomeni franosi con gli eventi di piena sopraelencati.

A scala di intero bacino montano i fenomeni si manifestano mediamente ogni 3 anni.

Dal rapporto SCAI Regione Emilia Romagna risultano nell'alto bacino montano 13 centriabitati interessati da 8 fenomeni franosi attivi e 8 attualmente quiescenti; nel bassobacino montano 3 centri abitati interessati da 4 fenomeni attivi e 1 attualmentequiescente. La distribuzione nel tempo di tali fenomeni non è precisata.

2.3. Quadro distributivo dei fenomeni di instabilità deiversanti, della rete idrografica e delle valanghe

2.3.1. Cartografia di base prodotta nell’ambito del Progetto Po:Sottoprogetto SP 1.2 “Stabilità dei versanti”

Il principale riferimento conoscitivo e di analisi, in merito al quadro distributivo deifenomeni di instabilità dei versanti, della rete idrografica e delle valanghe, è

1 Alto bacino montano: chiuso alla confluenza del T. Rosola incluso.

2 Basso bacino montano: comprende i Torrenti Tiepido, Traino e Guerro più il tratto di Panaro a valle dellaconfluenza con il T. Rosola.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 45

costituito, nell’ambito del Progetto Po, dal Sottoprogetto SP 1.2, denominato“Stabilità dei versanti”1.

La definizione del quadro distributivo dei fenomeni di instabilità rappresenta lafase propedeutica alla delimitazione delle aree in dissesto proposta in Allegato 4(cfr. §. 4).

In questa prima fase di lavoro si è pervenuti alla realizzazione di un prodottocartografico omogeneo, alla scala 1:50.000, che copre l’intero territorio delbacino. A ciò si e giunti attraverso l’acquisizione e georeferenziazione dei datidisponibili in ordine alla distribuzione territoriale dei processi e delle situazioni didissesto in atto e pregresse, con specifico riferimento ai catasti regionali-provinciali delle frane, dei processi fluvio-torrentizi e delle valanghe, allesegnalazioni degli Enti locali (Comunità Montane), alla bibliografia reperita pressogli Enti di Ricerca (CNR-IRPI).

Le differenti fonti documentali relative alle medesime porzioni territoriali sono statesottoposte ad analisi incrociata per eliminare (o integrare) le segnalazioni ripetuteper ciascun dissesto e per uniformarne la rappresentazione2.

Alcune considerazioni di carattere generale aiuteranno a meglio comprendere icriteri classificatori adottati e i termini proposti in legenda alla cartografia del“Quadro distributivo dei fenomeni di instabilità” che costituisce documentazionetecnica di supporto al Piano (Fig. 2.1).

• Processi accelerati erosivi e deposizionali

I termini adottati sono quelli di norma usati per i processi erosivi edeposizionali, prodotti essenzialmente dall’azione delle acque di scorrimentosuperficiale, sia sotto forma laminare e diffusa sulle pendici che conconcentrazioni lungo linee preferenziali o incanalata lungo il reticoloidrografico.

Si precisa soltanto che come conoidi attive o potenzialmente attive sonostate individuate quelle che risultano essere interessate da notevoli episodi di

1 I contenuti del Sottoprogetto SP 1.2 si riferiscono alla descrizione ed alla interpretazione dei fenomeni di instabilità

e di dissesto che caratterizzano i versanti e la rete idrografica collinare e montana del bacino ed alla valutazionedegli effetti in termini di pericolosità e di rischio per gli abitati, le infrastrutture, le attività economiche delle areesoggette e in termini di effetti ambientali, paesaggistici e di incidenza sull’uso delle risorse idriche. Vengono inoltreindagate le relazioni esistenti tra l’assetto geomorfologico dei versanti e la rete idrografica di pianura in terminisoprattutto di fenomeni di generazione delle piene e di formazione del trasporto solido negli alvei.

2 I processi di versante sono stati differenziati tipologicamente a partire dalla classificazione delle frane propostada Varnes (adattata alle caratteristiche dei dissesti del bacino in esame) nonchè in relazione al loro statoevolutivo (attivi, quiescenti); tutti i processi con estensione superiore ai 4 ha sono stati cartografati riportandol’effettivo perimetro, mentre quelli di estensione inferiore sono stati localizzati con appositi simbolismi di tipopuntiforme.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

46 Autorità di bacino del fiume Po

alluvionamento. Risultano evidenti le interconnessioni con le situazionicomprese nel termine classificatorio tronchi d’alveo interessati dasovralluvionamento, che sono state individuate essenzialmente nelle partiterminali delle incisioni vallive o torrentizie generalmente afferenti detteconoidi. Non sono state comprese, per contro, tutte le altre situazioni chepotrebbero risultare significative soltanto nell’ambito di studi particolari sullamorfologia e la dinamica di un alveo fluviale o torrentizio.

• Frane

La classificazione adottata per le frane segue quella di Varnes (1978,modificata da Carrara, D’Elia e Semenza, 1982), discostandosi dalla stessasolo per alcune terminologie adottate in letteratura per l’ambiente alpino. Perle singole tipologie si riportano comunque alcune specificazioni.

• Frane superficiali

Comprendono tutti i movimenti di massa di limitato spessore, in generecoinvolgenti la sola coltre agraria o di alterazione del substrato.

Sono individuati a parte i movimenti di massa per fluidificazione della coltresuperficiale costituita da materiali sciolti, che mostrano in genere dimensioniarealmente ridotte dei singoli episodi. L’individuazione di tali fenomeni è stataa volte dedotta dal confronto di cartografia riguardante i danni subiti dainfrastrutture e/o manufatti e la potenzialità dei versanti ad essere interessatidai fenomeni in argomento. Tali fenomeni franosi possono considerarsi adazione istantanea e si sviluppano in concomitanza a precipitazioni intense. Inun'area non estesa, se ne possono contare diverse centinaia anche duranteun solo evento idrologico.

La presente tipologia si sviluppa con maggiore frequenza in ambienteprealpino ed in zone collinari su versanti con pendenze comprese fra 30° e45° in zone a pascolo o a prato. Il dissesto si manifesta inizialmente come unoscivolamento di suolo che si evolve quasi subito in un colamento molto rapido,sovente incalanato in ripide incisioni torrentizie.

La velocità della massa franata, che dipende essenzialmente dal volumeidrico immagazzinato e dalle resistenze che si oppongono al movimento, puòraggiungere valori compresi fra 2 e 9 m/s.

In conclusione tali fenomeni risultano particolarmente pericolosi in virtù dellaloro rapidità di sviluppo, per la difficoltà di prevederne l'ubicazione e perl'elevata densità di distribuzione delle singole frane.

• Crolli e/o ribaltamenti

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Comprendono le situazioni di dissesto caratterizzate da caduta ospostamento estremamente rapido da pareti di materiali sia lapidei chesciolti, che determinano accumuli di materiali ai piedi delle stesse e laformazione di evidenti nicchie di distacco.

Si tratta di movimenti gravitativi molto comuni soprattutto in ambiente alpino.Condizioni predisponenti al crollo sono l'elevato grado di fratturazione dellaroccia, la disposizione geometrica delle fratture in rapporto alla giacitura delversante, sovente intersecantesi e quindi in grado di isolare volumi rocciosi inprecarie condizioni di stabilità. Fenomeni crioclastici, elevate pressioniinterstiziali, scosse sismiche e modificazioni, anche antropiche, giocanosovente un ruolo determinante nel collasso di tali masse rocciose.

In ambiente alpino i crolli e gli scivolamenti di maggiori dimensioni possonoevolvere in catastrofiche “valanghe di roccia”. Queste risultano essere tra ifenomeni di instabilità più pericolosi in quanto, oltre ad avere un tempo disviluppo compreso fra alcuni secondi e pochi minuti, coinvolgono ampi settoridi versante ed ingenti volumi di roccia che possono raggiungere anche lecentinaia di milioni di m3.

• Scorrimenti

Comprendono sia gli scoscendimenti (scorrimenti rotazionali) che gliscivolamenti (scorrimenti traslativi).

Nei primi il blocco scosceso non mostra sensibili deformazioni e spessorisulta suddiviso in più unità, mostranti costantemente inclinazione versomonte dei rispettivi piani di campagna, con ristagni d’acqua nella zona ditestata, ai piedi della scarpata principale o di quelle secondarie, edinclinazione verso monte dell’alberatura o di manufatti. Sono presenti fratture ecrepacci curvi, concentrici e concavi verso valle, intercalati raramente dacreste di compressione. È sempre bene evidente e tipica la zona di distacco,rappresentata da una scarpata generalmente ripida, anch’essa concava nelladirezione di movimento delle masse scoscese.

Negli scorrimenti traslativi (scivolamenti) si rilevano superfici di scorrimentoben definite rappresentate da giunti o piani di stratificazione. L’ammassointeressato risulta spesso disarticolato; a volte è rilevabile, peraltro, una certaintegrità complessiva, con conservazione di elementi giaciturali. Presente eben evidente la scarpata principale.

Tali fenomeni pur non possedendo sempre un elevato grado di pericolosità,poiché caratterizzati sovente da movimenti generalmente lenti, hanno una

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48 Autorità di bacino del fiume Po

grande diffusione areale e provocano ingenti danni agli insediamenti e alleinfrastrutture eventualmente interessate.

• Colamenti

Comprendono movimenti di massa nei quali dal punto di vista morfologico èdistinguibile la zona di distacco, in ogni caso non ben tipizzata, quella discarico e quella terminale o di accumulo, delineate nell’ambito di una formaplanimetrica allargantesi da monte verso valle.

Nel corpo di frana sono frequenti rigonfiamenti e depressioni in cui sideterminano ristagni di acque. Nella parte centrale del corpo franoso sonospesso localizzati, marginalmente, piccoli crepacci e scarpate con andamentoparallelo alla direzione del movimento.

Queste frane si muovono con estrema lentezza, una volta innescate possonorimanere attive per lunghi periodi, talora per diversi anni.

• Frane complesse

Comprendono frane che risultano dalla combinazione di due o più tipologieprincipali di movimento. Frequenti i casi di scorrimento rotazionale-colamento.

• Deformazioni gravitative profonde

Comprendono deformazioni che interessano interi versanti, lungo tutta la loroestensione, coinvolgendo ammassi rocciosi di notevole spessore. Ladeformazione procede con rilascio delle masse rocciose nella porzione piùelevata del versante, dove si manifestano infatti sdoppiamenti anche ripetutidelle linee di cresta ed avvallamenti rettilinei trasversali. Nella porzioneinferiore del versante si rileva frequentemente una intensa fratturazione dellaroccia e la formazione di coltri detritiche. Le deformazioni gravitative profondemostrano, a volte, una parziale evoluzione, dal punto di vista areale, versoalcune delle forme di dissesto in precedenza descritte.

Tale fenomeno si sviluppa diffusamente lungo le potenti dorsali alpineinteressando interi versanti per grandi estensioni e profondità. Per leparticolari caratteristiche cinematiche, si sviluppano in modo esteso nei litotipiricchi di superfici di discontinuità strutturale.

• Frane attive, quiescenti, stabilizzate

Le frane rilevate risultano distinte in attive, quiescenti e stabilizzate:

- frane attive: si intendono quelle in atto o verificatesi nell’arco degli ultimi 30anni, anche nel caso che detta “attività” sia consistita in una ripresa dimovimento interessante in modo parziale e limitato il corpo di frana;

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- frane quiescenti: sono quelle che hanno dato segni di “attività” in unperiodo di tempo antecedente a quello sopra indicato;

- frane stabilizzate: comprendono le frane interessate da interventi diconsolidamento o che hanno raggiunto naturalmente assetti di equilibrio.

• Zone in erosione e frane non classificate

Come risulta dalla legenda, sia per i processi erosivi di tipo areale che per lefrane è adottato un termine classificatorio generico, contraddistinto dalla voce“non classificato”, al quale sono riportati tutti quegli episodi segnalati, conperimetrazione delle relative superfici o con semplici simbologie, che nonrisultano peraltro specificati con terminologie indicative del grado dievoluzione del processo erosivo o del meccanismo fondamentale di frana, oche sono caratterizzati da attributi tipologici di dubbia interpretazione o,comunque, non riportabili alla classificazione adottata

• Frane non cartografabili

Le frane di superficie inferiore ai 4 ha sono indicate nella cartografia alla scala1:50.000 semplicemente dai simboli.

• Esondazioni

I fenomeni di esondazione sono individuati con la delimitazione delle areeinondate nel corso di eventi alluvionali di cui si ha memoria storica.

• Valanghe

Le valanghe sono riportate con apposita simbologia e distinte in base allaricorrenza del fenomeno.

Ricordato quanto sopra circa l’attribuzione tipologica dei fenomeni di dissestoindividuati ai termini classificatori adottati, si precisa come, dal punto di vistaoperativo, la metodologia seguita nell’attività di ricerca riguardante il complessodei fenomeni in osservazione e, in particolare, i movimenti franosi, sia stataarticolata, una volta acquisito il materiale documentale disponibile, in successivefasi di analisi, rielaborazione e verifica, così sinteticamente descrivibili:

- analisi generale dei termini classificatori adottati nella documentazione reperitacon riferimento sia ai loro contenuti teorici, sia all’applicazione degli stessi allereali situazioni di dissesto rilevate;

- definizione di correlazioni con le tipologie ed i livelli classificatori adottati nellostudio. Per livello classificatorio si intende il grado di specificazione di unaforma di dissesto in termini di tipologia e stato di attività, così come risulta dallalegenda della cartografia di progetto;

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- analisi preliminare di singole situazioni di dissesto documentate a livellocartografico, ma riportate a differenti tipologie coesistenti o prevedibili insuccessive fasi evolutive, con ridefinizione della attribuzione classificatoria inbase alle dimensioni, alla forma ed alle caratteristiche morfologiche dell’areainteressata;

- rielaborazione complessiva della documentazione disponibile, con esamespecifico di forme di dissesto segnalate e cartografate da fonti diverse;

- verifiche dirette per la “taratura” dell’analisi interpretativa eseguita;

- selezione delle forme di dissesto determinanti situazioni di rischio e verificadiretta di situazioni particolarmente significative.

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Fig. 2.1. Legenda della cartografia in scala 1:50.000 del «Quadro distributivo deifenomeni di instabilità dei versanti, della rete idrografica e delle valanghe»prodotta nell’ambito del Sottoprogetto «Stabilità dei versanti»

2.3.2. Carta del dissesto della Regione Emilia-Romagna

Pervenute successivamente alla redazione finale del Sottoprogetto SP 1.2, lecarte del dissesto, alla scala 1:25.000, della Regione Emilia–Romagna (Fig. 2.2)

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52 Autorità di bacino del fiume Po

vengono assunte, nella redazione del “Quadro distributivo dei fenomeni diinstabilità dei versanti, della rete idrografica e delle valanghe” (che costituiscedocumentazione tecnica di supporto al Progetto di Piano), nella loro formaoriginale e su autorizzazione della Regione medesima.

La classificazione adottata in questa cartografia risulta, in linea generale,sufficientemente omogenea con quella predisposta nel presente Piano stralcio.

Per quanto concerne le frane risultano cartografati "corpi" che sonomorfologicamente ben delineati e che presentano forme planimetriche coerenticon la classificazione assegnata.

Le frane classificate come "scivolamento di blocchi” e “frane di crollo” sono statericomprese nelle frane attive e delimitate in base all'estensione e alla morfologiadel sito interessato. I “depositi di versante” e i “depositi glaciali” sono statiriclassificati come frane quiescenti.

Fig. 2.2. Legenda della Cartografia del dissesto della Regione Emilia-Romagna inscala 1:25.000

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2.3.3. Dimensioni territoriali dei fenomeni di dissesto sui versanti e sullarete idrografica

Gli elenchi strutturati delle informazioni alfanumeriche associate alla basecartografica prima descritta, consentono di evidenziare il quadro dei dissesti perl’intero bacino del Po e per i principali sottobacini componenti, relativamente aiseguenti fenomeni:

1. trasporto di massa sui conoidi;

2. esondazioni lungo il reticolo idrografico;

3. processi fluvio-torrentizi lungo il reticolo idrografico (erosioni, sovrincisioni delthalweg, sovralluvionamenti);

4. frane;

5. valanghe.

Risulta evidente (Tab. 2.2), pur con le semplificazioni implicite nell’algoritmo dicalcolo utilizzato, che la superficie in dissesto supera nel bacino mediamente il25% della superficie totale. La Tab. 2.3 evidenzia, per sottobacini, le tipologie didissesto che colpiscono i settori collinari e montani.

Tab. 2.2. Quadro di sintesi delle dimensioni territoriali del dissesto per tipologianel bacino del Po1

Ambiti territoriali Conoide

km2

Esondazione

km2

FluvioTorrentizi

km

Frana

km2

Valanga

No

Superfice Bacino(nazionale)

km2

Montagna 314 494 7.829 3.923 10.129 40.606Superfici Pianura 7.670 29.372

Totale Bacino 314 8.164 7.829 3.923 10.129 69.979

Per quanto riguarda le esondazioni i fenomeni risultano ben più imponenti lungo icorsi d’acqua principali in corrispondenza dell’attraversamento dei territori dipianura e lungo i fondovalle.

Nei settori collinari/montani i fenomeni di dissesto dei versanti sono i più evidentie importanti: indipendentemente dalla loro tipologia, i movimenti gravitativi sonodiffusamente presenti e danno luogo a indici di franosità che per alcuni sottobacinimontani, soprattutto dell’ambito appenninico, superano il 50%.

1 Le unità di misura che caratterizzano le diverse tipologie di dissesto sono espresse in km2 se si tratta di dissesti di

tipo areale e, segnatamente: conoidi, esondazioni e frane; in km per i dissesti di tipo lineare quali i dissesti lungo leaste; la numerosità per i dissesti puntuali quali le valanghe.

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54 Autorità di bacino del fiume Po

Nonostante la difficoltà di rendere omogeneo il quadro dei fenomeni di franacensiti, sono state identificate 27.670 frane che denunciano una marcatapropensione dei versanti ad assumere comportamenti di instabilità, in relazionealle particolari caratteristiche geomeccaniche, stratigrafiche e tettoniche delleunità litologiche interessate.

Questi fenomeni sono riscontrabili, in particolare, nei bacini montani del Tanaro edello Scrivia, nell’area appenninica emiliana e lombarda (Oltrepò Pavese) e neisettori occidentali alpini di testata compresi fra i sottobacini della Dora Riparia edel Maira. In questi settori si concentra poco meno della metà di quel circa 10% diterritorio complessivo in frana riportato in Tab. 2.2.

Tab. 2.3. Quadro di sintesi delle tipologie di dissesto nei settori collinari/montanidei principali sottobacini componenti il bacino idrografico del fiume Po1

Sottobacino Conoide Esondazionimontagna

Fluviotorrentizi

Franositàosservata

Franositàpotenziale

Valanga

km2 % km2 % km km2 % km2 % nAlto Po 9 0,3 4 — 289 171 5,0 80 2,5 494Asta Po — — 17 0,2 32 24 0,3 41 0,7 —Sarca - Mincio 4 — 4 — 124 14 0,3 47 1,3 421Oglio 60 0,7 3 — 197 70 1,2 103 1,5 1.144Adda 113 1,5 157 1,8 554 98 1,0 198 2,5 2.717Lambro - Olona 1 — — — 3 — — 7 — 2Ticino 34 0,7 55 0,7 421 61 0,7 109 2,2 97Agogna — — — — 2 — — 4 — —Sesia 3 — 12 0,3 321 48 1,7 45 1,3 3Dora Baltea 25 0,5 18 0,5 129 105 2,5 166 3,5 3.700Orco - Malone - Stura di Lanzo 10 0,7 1 — 165 49 1,7 63 2,7 291Dora Riparia - Sangone 21 1,0 23 1 231 204 9,0 61 3,5 419Pellice - Chisone - Chisola - Lemina 8 0,5 5 0,5 111 94 5,0 45 2,5 310Tanaro 19 0,2 174 2,5 4.031 371 5,3 356 4,3 471Scrivia - Curone — — 4 — 67 145 14,0 65 5,0 —Oltrepo pavese 1 — 3 — 20 95 7,0 66 4,7 —Trebbia — — 7 0,5 169 63 6,0 71 7,0 —Nure — — — — 92 22 5,0 26 6,0 —Chiavenna — — — — 22 19 6,0 11 3,0 —Arda-Ongina — — — — 15 19 4,0 11 3,0 —Taro-Stirone 1 — 1 — 263 82 4,3 119 6,3 —Parma-Baganza — — — — 39 26 3,0 39 5,0 —Enza — — — — 103 33 4,0 44 5,0 —Crostolo — — — — 12 7 1,0 9 2,0 —Secchia — — — — 250 107 5,0 88 4,0 —Panaro — — — — 121 47 3,0 58 4,0 —

1 Non vengono indicati i valori percentuali inferiori o uguali a 0,1

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Autorità di bacino del fiume Po 55

Sottobacino Conoide Esondazionimontagna

Fluviotorrentizi

Franositàosservata

Franositàpotenziale

Valanga

km2 % km2 % km km2 % km2 % nTotale 309 0,3 388 0,5 7.783 1.974 2,9 1.932 2,7 10.069

I fenomeni di trasporto di massa in conoide (particolarmente importanti in rapportoalle frequenti interazioni con nuclei abitati) sono presenti in ambito alpino o pre-alpino, concentrati soprattutto nel settore occidentale di testata del bacino (Sturadi Demonte, Varaita, Pellice-Chisone, Dora Riparia, Stura di Lanzo, Valled’Aosta, Toce-Cusio) e lungo la fascia pre-alpina compresa fra il lago Maggiore eil lago di Garda.

Nello stesso settore occidentale si localizzano i principali fenomeni di dissestodovuti a valanghe, peraltro presenti anche nel settore orientale del bacino(sottobacino del Sarca).

Diffusamente presenti, nella quasi totalità dei sottobacini montani, sono i dissestilungo il reticolo idrografico minore (erosioni, sovralluvionamenti, sovrincisioni delthalweg).

Nell’Allegato 2. «Dimensioni dei fenomeni di dissesto per Comune» i fenomenisono stati classificati per Comune, in ordine alfabetico, con riferimento all’ambitoprovinciale e regionale.

La tabella è strutturata con i seguenti elementi identificativi:

• nome della Regione;

• nome della Provincia;

• codice ISTAT 1995 nella forma RRPPPCCC dove RR = codice Regione, PPP= codice Provincia, CCC = codice Comune;

• nome del Comune.

• Superficie del comune espressa in km2

I dati dimensionali sulle principali tipologie di dissesto, associabili ad ogniComune, sono riportati nelle contigue colonne per:

• Superfice in conoide espressa in km2;

• Superfice esondabile in ambiente collinare/montano espressa in km2;

• Superfice esondabile in ambiente di pianura o assimilabile (fondovalleprincipali; es.: Dora Baltea, Tanaro, Adda sopralacuale) espressa in km2

calcolata a partire dall’inviluppo delle esondazioni storiche anche con tempi diritorno superiori ai 200 anni;

• Superficie della Fascia “B” espressa in km2 perimetrata nel PAI adintegrazione del PSFF;

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56 Autorità di bacino del fiume Po

• Superficie della Fascia “B” espressa in km2 perimetrata nel PSFF;

• Dissesti lungo i corsi d’acqua (erosioni delle sponde, incisioni dell’alveo, ecc.)espressi in km lineari;

• Superficie delle frane osservate espressa in km2;

• Superficie della franosità potenziale espressa in km2 in funzione dei tipilitologici presenti;

• Valanghe sia in forma di corridoi che puntuali (numero) ;

• Non specificato (quando è presente il carattere “x”).

Si rileva che la base dati proposta in questo allegato completa e integral’informazione dimensionale associata al quadro distributivo dei fenomeni diinstabilità, con quella relativa alla delimitazione delle fasce fluviali: sia quellaindividuata nel primo Piano Stralcio delle Fasce Fluviali sia quella, ad integra-zione, proposta nel PAI (cfr. Titolo II. Norme per le fasce fluviali: Tavole didelimitazione).

2.3.4. Quadro sintetico della distribuzione dei processi di dissesto

Il quadro descrittivo che segue, riferito ai sottobacini elementari del Bacino delfiume Po, fornisce uno sguardo a livello sintetico sulla distribuzione dei principaliprocessi dissestivi censiti nell’ambito del Progetto Po.

Asta Po piemontese (sorgente-confluenza Tanaro)

ALTO PO

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate 47 conoidi attive o potenzialmente attive e 4 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento. I processi si trovano in prevalenza distribuiti nelterritorio comunale di Paesana e Crissolo.

Per quanto concerne le esondazioni, considerata la parte montana del bacino inesame, non ne sono segnalate di particolarmente significative.

Processi di dinamica dei versanti

Per quanto concerne le frane risultano individuate nel complesso circa 112 situazioni didissesto nella parte alta del sottobacino e circa 679 situazioni di dissesto nella partebassa. Risultano prevalenti i movimenti franosi classificati come "frane profonde" senzaulteriore specificazione tipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nei sottobacini dei torrentiFrassaia e Croesio, interessando principalmente il territorio comunale di Paesana.

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Autorità di bacino del fiume Po 57

Risultano individuate nel complesso circa 40 fenomeni valanghivi che si trovano inprevalenza distribuiti in corrispondenza della testata del Po, interessando principal-mente il territorio comunale di Crissolo.

Sarca – Mincio

SARCA

Processi lungo la rete idrografica

I vari processi interessanti la rete idrografica si trovano, prevalentemente, distribuitilungo l'asta principale dei fiume Sarca di Genova, Sarca di Nanbrone e Sarca diCampiglio, nell'ambito dei comuni di Pinzolo e Carisolo; lungo il tratto di monte dell'astaprincipale del Sarca, nei comuni di Pinzolo, Giustino, Caderzone, Bocenago, Pelugo,Darè, Villa Rendena, Tione di Trento e Bolbeno; lungo l'asta principale del T. Massanglianel tratto che precede la zona in cui tale torrente si immette nel Lago di Ledro,nell'ambito dei comuni di Tiarno di Sotto e Bezecca; lungo il tratto di monte dell'astaprincipale del T. Assat, affluente in sinistra del T. Massanglia, nel comune di Concei.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 14 situazioni di dissesto: prevalenti i movimentifranosi classificati come crolli.

Le varie forme di dissesto appaiono interessare, principalmente il sottobacino del T.Brondai, emissario del Lago di Molveno ed affluente in sinistra del F. Sarca, nell'ambitodei comune di S. Lorenzo in Banale; la porzione pedemontana del bacino del F. Sarca edei suo affluente in destra, T. Dal, nei comuni di Stenico e Lomaso; la porzione di valledei sottobacini dei torrenti Albola e Varone, entrambi immissari dei Lago di Garda,nell'ambito del comune di Riva del Garda.

Diffusi eventi valanghivi sono localizzabili, in special modo, sulle pendici meridionalidella Presanella, dell’Adamello e sulle pendici occidentali del Gruppo del Brenta.

MINCIO

Processi lungo la rete idrografica

I dissesti sul Mincio risultano di lieve entità e circoscritti a poche situazioni. Sono stateindividuate 5 conoidi attive o potenzialmente attive.

Limitati fenomeni di erosione spondale e di abbassamento di fondo, che provocanoproblemi a danno delle infrastrutture e soprattutto alle opere idrauliche, sono localizzatinel tratto da Formigosa all’immissione in Po e interessano le arginature in froldo chedelimitano in maniera continua il corso d’acqua.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 13 situazioni di dissesto. Si tratta perlopiù dimovimenti legati alla gravità, frane e valanghe.

I fenomeni franosi più frequenti sono frane per crollo e ribaltamento (circa il 50% deicasi), seguiti dalle frane con meccanismo evolutivo complesso e dalle colate in roccia.

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58 Autorità di bacino del fiume Po

Oglio

OGLIO

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate nel complesso 103 conoidi attive o potenzialmente attive. Idissesti riferiti alle conoidi sono presenti in tutto il tratto prelacuale dell’Oglio e inparticolare a monte della Valgrande e tra la Val Saviore e il lago; tali processi, anche secon incidenza minore, interessano anche le sponde del lago d’Iseo, particolarmentequella orientale. Sono inoltre gravosi in tutta l’area attorno al lago d’Endine e incorrispondenza dello sbocco in pianura del sottobacino del Cherio.

I fenomeni torrentizi maggiormente rappresentati sono quelli di erosione di sponda;sono presenti anche dissesti dovuti all’erosione diffusa in rivoli e solchi. Le esondazionisi concentrano nel tratto di fondovalle dell’asta principale.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 39 situazioni di dissesto per frane. I fenomenifranosi maggiormente rappresentati sono le frane per colata in roccia (circa il 30% deicasi), seguono le frane per crollo in roccia e quelle con meccanismo evolutivocomplesso; sono presenti anche frane in terreni sciolti e deformazioni gravitativeprofonde; buona parte delle frane segnalate nel bacino non sono classificate.

In Valcamonica si possono individuare due aree distinte caratterizzate da elevatafranosità; il territorio a monte di Malegno e il bacino del torrente Dezzo più a valle, insinistra, dove sono presenti soprattutto colate in roccia e frane complesse. Nelsottobacino del Sebino sono interessati da alta franosità i territori tra Solto Collina eVigolo in destra; sul corso sublacuale dell’Oglio una discreta franosità caratterizza latestata della Val Cavallina e alcuni comuni della media valle.

I fenomeni valanghivi sono limitati alla testata del bacino e allo spartiacque orobico.

MELLA

Processi lungo la rete idrografica

Sul Mella fino a Concesio le diffuse erosioni di fondo e di sponda determinano l’innescodi movimenti franosi sulle sponde, che alimentano il trasporto solido.

CHIESE

Processi lungo la rete idrografica

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo la porzione di monte dell'astaprincipale del T. Chiese nell'ambito dei comuni di Pieve di Bono, Cirnego, Condino,Storo; lungo l'asta principale del T. Roana, affluente in sinistra del F. Chiese,limitatamente ai comuni di Roncone e Pieve di Bono.

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 59

Processi di dinamica dei versanti

Le varie forme di dissesto per frane interessano principalmente le sponde del T. Roana,nel comune di Pieve di Bono, il sottobacino del T. Giulis e del R. di Cron, affluenti insinistra idrografica del T. Chiese nell'ambito dei comuni di Condino e Brione; ilsottobacino di un affluente minore del F. Chiese, in corrispondenza di comuni diCirnego e Castel Condino.

Adda Sottolacuale, Brembo e Serio

Processi lungo la rete idrografica

I fenomeni di dissesto maggiormente presenti, che interessano diffusamente parte delbacino, sono i fenomeni di conoide e le esondazioni. Sono state individuate nelcomplesso 134 conoidi attive o potenzialmente attive e 67 tronchi d'alveo interessati daesondazione.

Alla testata del bacino a sud di Olginate si hanno diversi episodi di trasporto di massa inconoide (Valgreghentino).

Le esondazioni si concentrano nel tratto tra la confluenza del Brembo ed il Po

Il fiume Brembo nella parte alta denuncia fenomeni erosivi molto marcati, con opere didifesa trasversali e longitudinali in parziale dissesto. In corrispondenza della confluenzanell’Adda, l’alveo del Brembo è piuttosto instabile per processi di sovralluvionamentoche hanno innescato un’intensa erosione di sponda in destra.

Il fiume Serio, nella parte alta dalle sorgenti ad Alzano Lombardo, è influenzato dadissesti che in generale interessano conoidi instabili, che comportano un elevatoapporto solido con effetti di ostruzione dell’alveo.

Processi di dinamica dei versanti

Nel sottobacino dell’Adda sono state individuate nel complesso 57 situazioni di dissestoper frane. Risultano prevalenti i movimenti franosi classificati come crolli e scorrimenti.

Nel sottobacino del Brembo sono state individuate nel complesso 11 situazioni didissesto per frane. Risultano prevalenti i movimenti franosi classificati come crolli.

Nel sottobacino del Serio sono state individuate nel complesso 4 situazioni di dissestoper frane.

I fenomeni franosi maggiormente rappresentati sono, nel complesso, i crolli, conelevata incidenza nell’area del M. Albenza.

Lambro - Olona (sud Milano)

Processi lungo la rete idrografica

L’instabilità morfologica dell’assetto planimetrico e longitudinale dell’alveo costituisce laprincipale causa del dissesto dell’asta del Lambro.

Localizzati fenomeni erosivi e un conoide.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

60 Autorità di bacino del fiume Po

Processi di dinamica dei versanti

I fenomeni franosi maggiormente rappresentati sono frane in roccia per crollo eribaltamento, perlopiù localizzati in alta Valassina, all’interno del triangolo lariano.

Olona

Processi lungo la rete idrografica

I fenomeni risultano sostanzialmente contenuti e limitati ai dissesti di conoide (n. 4). Ifenomeni di dissesto relativi alle conoidi interessano il territorio della Valganna e ladirettrice Varese-P.to Ceresio.

Processi di dinamica dei versanti

L’incidenza dei fenomeni franosi, peraltro non elevata, rimane limitata al territoriocollinare del bacino con prevalenza delle frane in roccia per crollo o ribaltamento.

Ticino

Processi lungo la rete idrografica

I fenomeni di dissesto maggiormente presenti nel sottobacino del Tresa-Ceresio sono ifenomeni di conoide e torrentizi; nel sottobacino del Verbano risultano, oltre aiprecedenti, anche casi di esondazione.

I fenomeni a carico delle conoidi sono presenti in tutta l’area, lungo le sponde delVerbano e nell’area compresa tra Varese e Luino sul ramo orientale del lago di Lugano.

I dissesti della rete torrentizia interessano i versanti della sponda occidentale, da SalaComacina fino alla testata, la Val Varrone, il versante nord-occidentale del monte S.Primo e, in particolare, la Valle del Dosso sul torrente Liro, il versante occidentale delCostone di Bregagno, la rete idrografica minore a monte di Ossuccio.

I più importanti fenomeni di esondazione interessano il corso di pianura del Tiino, inparticolare a valle di Abbiategrasso.

Processi di dinamica dei versanti

Il territorio montano presenta una franosità diffusa non elevata; esistono comunque areea franosità elevata quali le pendici settentrionali del M. Mottarone tra Stresa e Verbania,la Val Cavargna e alcune “isole” in Valcuvia e a nord di Varese nel bacino del Ceresio.

Sul sottobacino direttamente afferente al lago Maggiore i dissesti più importanti sitrovano sui versanti del monte Spalavera (Cannero), allo sbocco della Val Veddasca(torrenti Giona, Maccagno), sul versante occidentale del monte Zucchero e sul torrenteErno.

All’interno della fascia tra Verbano e Ceresio i maggiori dissesti trovano in Valcuvia e inValtravaglia e, per quanto riguarda il lago di Lugano, sul versante meridionale del montePiambello e allo sbocco della Val di Rezzo (Porlezza).

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Autorità di bacino del fiume Po 61

Toce

Processi lungo la rete idrografica

Nell’alto bacino fino alla sezione di chiusura di Crevoladossola, risultano ancora evidentii segni di dissesto lungo l’asta principale e i tratti di conoide dei rii laterali conseguentiagli eventi alluvionali del ‘87 e del ’93. Lungo gran parte del tratto è ancora presente unabbondante deposito in alveo, in particolare nella zona compresa tra il capoluogoFormazza e la località Fondovalle.

Gli effetti delle erosioni di sponda e di fondo alveo si riscontrano soprattutto ai nodi diconfluenza con i tributari e sulle infrastrutture presenti, in particolare sulle fondazionidelle opere di attraversamento.

I fenomeni di dissesto maggiormente presenti, che interessano diffusamente buonaparte del bacino, risultano essere le esondazioni, il dissesto della rete torrentizia e ifenomeni a carico delle conoidi.

I dissesti a carico delle conoidi hanno un’alta incidenza lungo tutta l’asta principale delToce, in particolare nei tratti a monte di Domodossola, tra Villadossola e Vogogna esulla riva orientale del Lago d’Orta (Mottarone).

Il fenomeni torrentizi maggiormente presenti sono i sovralluvionamenti (circa il 60 % deicasi), l’erosione di sponda (circa il 30 % dei casi) e l’erosione di fondo (circa il 5 % deicasi).

In tutto il bacino permane una situazione di elevato dissesto dei corsi d’acqua, talesituazione è maggiormente critica nella media valle Anzasca e alla testata del Melezzopresso Druogno.

Si ha alta incidenza di fenomeni di esondazione lungo il corso principale a valle diCrevola d’Ossola (confluenza dei torrenti Diveria, Isorno e Melezzo), sullo Strona e allatestata dell’Anza; questi fenomeni sono molto elevati in corrispondenza del territorio diVilla d’Ossola.

Processi di dinamica dei versanti

I fenomeni di dissesto maggiormente presenti, che interessano diffusamente buonaparte del bacino, risultano essere le frane e le valanghe.

Tra la val Devero e la val Divedro vi è un’area a franosità molto elevata, contornata dauna fascia di territorio altrettanto ampia, sempre ad alto indice di franosità, cheinteressa la valle fino a Domodossola estendendosi quindi, con una propaggine a tuttala valle Antrona.

La franosità risulta molto elevata anche nei territori dei comuni di Vanzone (valleAnzasca) e Loreglia (valle Strona) e sui versanti settentrionali del Mottarone.

I fenomeni valanghivi caratterizzano l’alta val d’Ossola (a monte di Crevola), le testatedella val Divedro, della valle Strona e quasi integralmente la valle Anzasca.

Agogna

Si segnalano alcuni fenomeni di dissesto lungo i corsi d’acqua localizzati nel settoremontano dell’Agogna e sulle pendici meridionali del Mottarone.

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62 Autorità di bacino del fiume Po

Sesia

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate circa 135 conoidi attive o potenzialmente attive e 18 tronchid'alveo interessati da sovralluvionamento. I vari processi si trovano in prevalenzadistribuiti nei sottobacini del T. Bagnola, interessando principalmente il territoriocomunale di Varallo.

Sono segnalate esondazioni particolarmente significative lungo l'asta principale delSesia stesso, nei territori comunali di Serravalle Sesia, Grignasco, Pratosesia.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso circa 183 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come "frane profonde" senza ulteriorespecificazione tipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite lungo l'asta principale delSesia, interessando rispettivamente i territori comunali di Alagna Valsesia e RivaValdobbia.

Risultano individuati nel complesso circa 40 fenomeni valanghivi. I vari fenomeni sitrovano in prevalenza distribuiti in corrispondenza della testata del Sesia, interessandoprincipalmente i territori comunali di Riva Valdobbia e Mollia.

Cervo

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate circa 15 conoidi attive o potenzialmente attive e 17 tronchid'alveo interessati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nel sottobacino del T. Cervo,interessando principalmente il territorio comunale di Rosazza.

Sono segnalate esondazioni particolarmente significative nei sottobacini dei torrentiStrona e Rovasenda, rispettivamente nei territori comunali di Cossato, Roasio, eRovasenda

Processi di dinamica dei versanti

Per frane risultano individuate nel complesso circa 81 situazioni di dissesto; prevalenti imovimenti franosi classificati come "frane profonde" senza ulteriore specificazionetipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino del T.Oropa, interessando principalmente il territorio comunale di Pralungo.

Elvo

Processi lungo la rete idrografica

Sono segnalate esondazioni particolarmente significative nei sottobacini dei torrentiOlobbia e Ingagna, rispettivamente nei territori comunali di Cerrione e Mongrando.

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Autorità di bacino del fiume Po 63

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso circa 67 situazioni di dissesto per frane.

Risultano prevalenti i movimenti franosi classificati come "frane profonde" senzaulteriore specificazione tipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino T.Ingagna, interessando principalmente i territori comunali di Netro e Pollone.

Dora Baltea

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate 37 conoidi attive o potenzialmente attive e 21 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nei sottobacini del T. Chiusella,interessando principalmente il territorio comunale di Traversella.

Processi di dinamica dei versanti

Per frane risultano individuate nel complesso circa 48 situazioni di dissesto. Risultanoprevalenti i movimenti franosi riferibili alla tipologia dei crolli.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino del T.Chiusella, interessando principalmente il territorio comunale di Traversella.

Orco

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate 93 conoidi attive o potenzialmente attive e 2 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nei sottobacini del T. Orco e del T.Piantonetto, interessando principalmente il territorio comunale di Locana.

Per quanto concerne le esondazioni, considerata la parte montana del bacino inesame, non ne sono segnalate di particolarmente significative.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso circa 165 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi riferibili alla tipologia dei crolli.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino delT.Orco, interessando principalmente il territorio comunale di Locana.

Risultano individuati nel complesso circa 82 fenomeni valanghivi. I vari fenomeni sitrovano in prevalenza distribuiti in corrispondenza del T. Orco, interessandoprincipalmente il territorio comunale di Seresole Reale.

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64 Autorità di bacino del fiume Po

Stura di Lanzo

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate 129 conoidi attive o potenzialmente attive e 7 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nei sottobacini dello Stura di Viù e delloStura di Valgrande, interessando principalmente i territori comunali di Groscavallo,Usseglio (conoidi), e di Viù (sovralluvionamenti).

Per quanto concerne le esondazioni, considerata la parte montana del bacino in esamenon ne sono segnalate di particolarmente significative.

Processi di dinamica dei versanti

Per frane risultano individuate nel complesso circa 125 situazioni di dissesto; prevalentii movimenti franosi classificati come "frane profonde" senza ulteriore specificazionetipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nei sottobacini dello Sturadi Viù e dello Stura di Ala, interessando principalmente i territori comunali di Usseglio eBalme.

Risultano individuati nel complesso circa 149 fenomeni valanghivi che si trovano inprevalenza distribuite in corrispondenza dei sottobacini dello Stura di Viù e dello Stura diValgrande, interessando principalmente i territori comunali di Usseglio e Balme.

Dora Riparia

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate 321 conoidi attive o potenzialmente attive e 34 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nel sottobacino del Dora diBardonecchia, interessando principalmente il territorio comunale di Oulx.

Per quanto concerne le esondazioni, considerata la parte montana del bacino inesame, non ne sono segnalate di particolarmente significative.

Processi di dinamica dei versanti

Per frane risultano individuate nel complesso circa 301 situazioni di dissesto. Prevalentii movimenti franosi classificati come "frane profonde" senza ulteriore specificazionetipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino del T.Rochemolles, interessando principalmente il territorio comunale di Bardonecchia.

Nel complesso risultano individuati circa 280 fenomeni valanghivi. I vari fenomeni sitrovano in prevalenza distribuite in corrispondenza del T. Roche Molles, interessandoprincipalmente il territorio comunale di Bardonecchia.

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Autorità di bacino del fiume Po 65

Sangone – Chisola

Processi lungo la rete idrografica

La principale manifestazione di dissesto lungo le aste principali è rappresentata dallatendenza al sovralluvionamento di alcuni tratti di fondovalle, spesso accompagnatadall’accumulo di vegetazione arborea trasportata dalla corrente..

Processi di dinamica dei versanti

I dati mostrano come i bacini montani del Sangone e del Chisola, nel loro complesso,siano scarsamente interessati da fenomeni di dissesto; si segnala il settoreoccidentale, al confine con i bacini della Dora Riparia e il Pellice, per la presenza dialcuni fenomeni di sovralluvionamento.

Pellice

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate 112 conoidi attive o potenzialmente attive e 6 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nel sottobacino del T. CombiaCarbonieri, interessando principalmente il territorio comunale di Bobbio Pellice.

Per quanto concerne le esondazioni, considerata la parte montana del bacino inesame, non ne sono segnalate di particolarmentre significative.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuati nel complesso circa 83 situazioni di dissesto per frane; prevalenti imovimenti franosi classificati come "frane profonde" senza ulteriore specificazione.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino del T.Pellice, interessando principalmente il territorio comunale di Bobbio Pellice

I fenomeni valanghivi individuati risultano, nel complesso, circa 49 e si trovano inprevalenza distribuiti in corrispondenza della testata del T. Pellice, interessandoprincipalmente il territorio comunale di Bobbio Pellice.

Chisone

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate 176 conoidi attive o potenzialmente attive e 5 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nel sottobacino del T. CHisone,interessando principalmente il territorio comunale di Pragelato.

Per quanto concerne le esondazioni, considerata la parte montana del bacino inesame, non ne sono segnalate di particolarmente significative.

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

66 Autorità di bacino del fiume Po

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso circa 214 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come "frane profonde" senza ulteriorespecificazione tipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino delT.Germanasca, interessando principalmente il territorio comunale di Prali.

I fenomeni valanghivi individuati sono, nel complesso, circa 160. I vari fenomeni sitrovano in prevalenza distribuiti in corrispondenza della testata del T. Germanasca,interessando principalmente il territorio comunale di Prali.

Varaita

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate 88 conoidi attive o potenzialmente attive e 4 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo il tratto montano dell'astaprincipale del F. Varaita, interessando principalmente il territorio comunale di Bellino.

Per quanto concerne le esondazioni, considerata la parte montana del bacino inesame, non ne sono segnalate di particolarmentre significative.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso circa 131 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come "frane profonde" senza ulteriorespecificazione tipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino principaledel Varaita stesso, interessando principalmente i territori comunali di Sampeyre eBellino.

Sono stati, infine, individuati circa 160 fenomeni valanghivi. Si trovano in prevalenzadistribuiti nelle zone di testata del Varaita stesso, interessando principalmente ilterritorio comunale di Bellino.

Maira

Processi lungo la rete idrografica

Sono state individuate circa 97 conoidi attive o potenzialmente attive e 8 tronchi d'alveointeressati da sovralluvionamento.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo il tratto montano dell'astaprincipale del fiume Maira interessando principalmente il territorio comunale di Acceglio

Per quanto concerne le esondazioni, considerata la parte montana del bacino inesame, non ne sono segnalate di particolarmentre significative.

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Autorità di bacino del fiume Po 67

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso circa 263 situazioni di dissesto classificate comefrane. Risultano prevalenti i movimenti franosi classificati come "frane profonde" senzaulteriore specificazione tipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino T. Bedaleinteressando principalmente il territorio comunale di Marmora, e nel sottobacino del T.Rio Mollasco, interessando principalmente il territorio comunale Acceglio.

Per quanto concerne le valanghe risultano individuati nel complesso circa 139fenomeni, in prevalenza distribuiti in corrispondenza della zona di testata del F. Maira,interessando principalmente il territorio comunale di Acceglio.

Tanaro

STURA DI DEMONTE (STURA, GESSO, VERMENAGNA)

Processi lungo la rete idrografica

Presenza di aree ricorrentemente allagate sul fondovalle della Stura tra Vinadio eMoiola; numerose conoidi attive, sia lungo il fondovalle principale che nei tributari insinistra idrografica; numerosi tronchi d'alveo affluenti diretti dello Stura sonocontraddistinti da intensi fenomeni di sovralluvionamento e di trasporto in massa, sia neitributari in sinistra idrografica che in destra.

Per contro, i tributari di ordine minore si trovano in condizioni di marcata erosione difondo; nell'ambito del bacino del T.Neraissa si sviluppano considerevoli fenomenicalanchivi impostati nei depositi morenici.

Nel sottobacino del T.Gesso risultano particolarmente intensi i processi di trasporto inmassa lungo i tributari e sulle conoidi del fondovalle, così come in Val Vermenagna,dove sono segnalate erosioni spondali nel tratto inferiore dell'asta; i tributari minori sitrovano in condizioni di marcata erosione di fondo.

Processi di dinamica dei versanti

Nella valle Stura di Demonte i fenomeni gravitativi sono riferibili a due tipologieprevalenti, sostanzialmente differenziate da un punto di vista idrografico: nei valloni insinistra prevalgono movimenti di tipo complesso, con meccanismi di scorrimento inroccia evolventisi in colate o valanghe di detrito e crolli, mentre nei tributari in destraidrografica e nel settore vallivo prossimo al colle della Maddalena prevalgono le franeper crollo.

Si sottolinea la presenza di deformazioni gravitative profonde nell'ambito di alcuni valloniin destra idrografica.

Nella valle Gesso sono largamente diffuse le frane per crollo, mentre risultanosubordinate le frane di tipo complesso, anche se di dimensioni considerevoli; questeultime sono presenti anche nel settore di testata della Valle Vermenagna, sul fiancosinistro della quale prevalgono le frane per crollo, di modeste dimensioni.

Sono stati evidenziati i più importanti canaloni di valanga, particolarmente addensatilungo il fondovalle della Stura, del Gesso e lungo il versante sinistro della Vermenagna;di gran lunga prevalgono valanghe ricorrenti.

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68 Autorità di bacino del fiume Po

BACINO DELL'ALTO F.TANARO CON CHIUSURA A CHERASCO(VALLI MONREGALESI, SETTORE OCCIDENTALE DELLE LANGHE)

Processi lungo la rete idrografica

In riferimento a questa porzione di territorio di considerevoli dimensioni, la tipologia deidissesti può essere suddivisa in rapporto a due differenti areali: il settore alpino dellevalli Monregalesi (Ellero, Corsaglia, Casotto, Mongia, Tanaro) e il settore collinare epedemontano dell'alta Langa.

Nel primo settore il processo prevalente è costituito dal trasporto in massa e dalsovralluvionamento degli alvei di fondovalle e di buona parte dei tributari; il numero diconoidi di dimensioni considerevoli è limitato, in ragione delle sezioni valliveparticolarmente incise, ad eccezione della valle Tanaro.

Nel secondo, si sottolineano da un lato l'intenso approfondimento dei rii alle testate deisottobacini, dall'altro i fenomeni di trasporto in massa negli affluenti del Tanaro in destraidrografica a monte della confluenza con l'Ellero e nei tributari del t. Rea.

Lungo il fondovalle del Tanaro è apprezzabile la vasta zona di esondazione dellostesso, unitamente alla diffusione degli ingenti processi erosivi a carico delle sponde; èdiffusa presenza di calanchi lungo i versanti in destra idrografica, mentre si conta unoscarso numero di conoidi di dimensioni apprezzabili.

Processi di dinamica dei versanti

Considerando la differenziazione areale precedentemente adottata, nell'arealemontuoso del monregalese si osserva la diffusa occorrenza di frane per crollo e difrane complesse, alcune delle quali riferibili a deformazioni gravitative profonde, didimensioni superiori al kmq nelle alte valli Tanaro (Pornassino) e Ellero.

Nel settore pedemontano monregalese le frane per scorrimento assumono una certaconsistenza numerica, sebbene si tratti di fenomeni di modeste dimensioni; le frane perscorrimento (planare prevalente, rotazionale subordinato) assumono proporzionirilevanti per densità areale e dimensioni nel contesto delle colline intorno a Ceva, nelbacino del Rea e in una ristretta fascia collinare in sponda sinistra del F.Tanaro.

Le valanghe sono concentrate nell'alta valle Tanaro e nel settore di testata delle valliPesio, Corsaglia ed Ellero.

BELBO

Processi lungo la rete idrografica

Le zone di esondazione lungo l'asta principale sono molto ristrette nel tronco vallivo amonte di Incisa Scapaccino e più estese a valle di questa località; i numerosi corsid'acqua in sinistra idrografica (e, subordinatamente, in destra) sono soggetti adabbondante trasporto solido dei materiali asportati dall'erosione di fondo lungo le aste diordine inferiore.

Nel settore destro idrografico, le aste si trovano in intensa erosione di fondo, mentre ifenomeni di trasporto in massa sono circoscritti al tratto vallivo inferiore.

È stata riscontrata una apprezzabile presenza di conoidi attive o potenzialmente attivesul fondovalle principale.

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Autorità di bacino del fiume Po 69

Processi di dinamica dei versanti

La tipologia prevalente di movimenti gravitativi è del tipo per scorrimento traslazionale,con il coinvolgimento di vasti settori del bacino; le frane per scorrimento rotazionaleevolventesi in colata sono diffuse all'estremità settentrionale del bacino, verso lospartiacque con il T. Tiglione.

BORMIDA

Processi lungo la rete idrografica

Il grado più elevato di dissesto idrogeologico si manifesta nel ramo di Millesimo e lungoil T. Uzzone, a causa dell'elevata densità di tributari, principalmente in sinistra idrogra-fica, soggetti a violenta attività torrentizia; la fascia di fondovalle esondabile è dilarghezza ristretta, in relazione alla morfologia a meandri incassati, lungo i quali sisviluppano in più siti erosioni spondali. Più ad est, i torrenti Visone e Caramagna sicontraddistinguono per l'intensità dei processi torrentizi lungo l'asta del tratto montano.

Il numero di conoidi è considerevole, così come quello dei tributari interessati da intensaerosione di fondo.

Nel tratto ligure del sottobacino della Bormida di Millesimo, è particolarmente evidentel'azione erosiva sul fondo esercitata dai tributari nel settore medio-alto del bacino; sirilevano importanti fenomeni di erosione di sponda lungo l'asta principale, incorrispondenza dei centri abitati di Caragna, Valle e Ponte dove il fiume stesso mostraun andamento a meandri incassati; si annoverano inoltre circa 80 ettari soggetti adesondazioni nelle zone di Bardineto, Piano e Cengio.

Nel settore ligure del sottobacino della Bormida di Spigno spiccano i processi dierosione spondale lungo l'alveo meandriforme e sono inoltre presenti importantisuperfici calanchive; l'erosione di fondo interessa gran parte della rete idrograficaprincipale e secondaria: i terreni interessati da tale fenomeno risultano essere iconglomerati e le marne della "Formazione di Molare" e le marne della "Formazione diRocchetta"; le due più importanti erosioni di sponda si osservano nelle aree golenali delF.Bormida di Spigno in corrispondenza dell'abitato di Borgo, dove il fiume mostra unandamento a meandri incassati nei terreni della "Formazione di Rocchetta".

Le aree soggette ad esondazioni lungo il corso principale del F. Bormida di Spignoricoprono un'area pari a circa 150 ettari, e sono disposte sia presso i centri abitati diCairo Montenotte e S. Giuseppe, sia lungo i suoi affluenti principali, Bormida di Pallare eBormida di Mallare, presso, rispettivamente, i centri abitati di Altare e Cadibona.

Nel tratto ligure montano il t.Erro è inciso nelle "Ofioliti di M. Beigua", nell'ambito dellequali l'asta fluviale tende a disegnare dei meandri incassati molto approfonditi, tra cui ilpiù accentuato appare quello situato a nord dell'abitato di Isola; in questa porzione delsuo corso è possibile rilevare sette punti soggetti ad intensa erosione di sponda.

Il torrente Gallaretto, affluente in destra idrografica del t. Erro, manifesta unaconsiderevole sovraincisione del talweg, per un tratto di circa 5 km di lunghezzaall'interno di terreni ascrivibili alla formazione delle "Ofioliti di M. Beigua".

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

70 Autorità di bacino del fiume Po

Processi di dinamica dei versanti

È possibile distinguere alcune zone del bacino caratterizzate da differenti tipologie edestensioni delle aree in frana: nel sottobacino del Bormida di Millesimo prevalgono lefrane per scorrimento di medio-grandi dimensioni, così come nell'acquese; nel settorein destra del Bormida di Spigno, sino all'Erro e al T.Visone, le frane per scorrimento(prevalentemente traslativo) sono ancora presenti, sebbene si sviluppino con superficipiù contenute.

All'estremità orientale e settentrionale del bacino si riscontrano frequentemente franecomplesse per scorrimento rotazionale associato a colate.

Nel sottobacino ligure della Bormida di Spigno sono state individuate 10 aree calanchiveche ricoprono complessivamente una superficie totale pari a circa 90 ettari, nell'arealedi affioramento della "Formazione di Rocchetta"; sono altresì presenti circa 240situazioni di dissesto, prevalentemente riferibili a scorrimenti quiescenti, maggiormenteconcentrati entro l'areale di affioramento dei terreni sabbiosi della "Formazione diMonesiglio".

Nel settore ligure del sottobacino della Bormida di Millesimo sono state individuate circa140 situazioni di dissesto di versante, prevalentemente riferibili a scorrimenti di tipoquiescente, localizzati nei terreni sabbiosi della formazione di Monesiglio.

Nel settore ligure del bacino del t. Erro i movimenti di versante sono maggiormenteconcentrati nella porzione medio-alta, nel contesto delle "Ofioliti di M. Beigua" e deidiabasi della "Serie di Montenotte".

ORBA

Processi lungo la rete idrografica

Nel tratto piemontese i tratti caratteristici del modellamento del reticolato idrograficominore sono costituiti dai processi di trasporto in massa lungo le aste del T.Lemme ePiota e dei loro tributari, nonché i fenomeni di erosione spondale lungo lo Stura diOvada e l'Orba. Le aree di esondazione di quest'ultimo presentano una certaconsistenza nel tratto prossimo alla confluenza con lo Stura.

Nel tratto ligure del bacino l'erosione di fondo, molto diffusa nei corsi d'acqua dellaporzione superiore ed intermedia, insiste su almeno 35 Km del reticolo idrografico, edinteressa i terreni appartenenti alla Formazione delle "Ofioliti di M. Beigua" esecondariamente i conglomerati della "Formazione del Molare".

In questo settore le esondazioni interessano complessivamente un'area di circa 35ettari e vengono segnalate limitatamente alle zone di Montecalvo, Minetti, Martina d'Olbae S. Pietro d'Olba; la zona di esondazione del Rio Masino (affluente in destra idrograficadel T. Orba) presso l'abitato di Montecalvo risulta essere la più estesa (circa 20 ettari).

Nel sottobacino del T.Stura è situata nei pressi dell'abitato di Campo Ligure un'importante area calanchiva avente un'estensione pari a circa 14 ettari, incorrispondenza dell'affioramento della Formazione dei "Calcescisti del Turchino".

La rete idrografica principale e secondaria risulta particolarmente soggetta ad intensifenomeni di erosione di fondo; tale fenomeno appare particolarmente evidente incorrispondenza della porzione occidentale del bacino in esame, dove affiorano

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Autorità di bacino del fiume Po 71

estesamente le "Ofioliti di M. Beigua" (Giurassico-Cretacico inf.) e, in misura piùlimitata, i conglomerati della Formazione di Molare (Oligocene).

Risultano significativi i fenomeni di erosione spondale lungo lo Stura e gli affluenti t.Vezzullo e t. Ponzema, in prossimità dei centri abitati di Rossiglione, Campo Ligure eMasone; questi centri abitati sono soggetti ad esondazioni, per una superficiecomplessivamente pari a circa 300 ettari.

Processi di dinamica dei versanti

Dall'osservazione della carta di sintesi emerge una significativa distribuzione delle franeper crollo di piccole dimensioni nei bacini piemontesi dell'Orba, dello Stura di Ovada edel Lemme; associate a queste sono le frane di tipo complesso, per scorrimentorotazionale in roccia passante a colata o valanga di detrito e, limitatamente al bacino delLemme, le frane per scorrimento traslazionale, anche di grandi dimensioni.

Nella porzione ligure della Valle Orba sono stati rilevati circa 90 fenomeni franosi (inprevalenza di tipo complesso quiescente), di dimensioni mediamente piuttostocontenute: si tratta di smottamenti dovuti sia all'elevata pendenza del terreno sia allanatura scistosa e alla marcata alterazione superficiale del substrato lapideo. Talifenomeni sono più frequenti nelle zone in cui i versanti sono attraversati da vie dicomunicazione.

I dissesti strettamente connessi con la rete idrografica sono principalmente concentratinel sottobacino del Rio Vara, affluente in destra idrografica del torrente Orba, e lungol'asta principale, presso il centro abitato di Urbe.

Nel sottobacino dello Stura sono state individuate circa 70 situazioni di dissesto(prevalentemente di tipo complesso quiescente), maggiormente concentrate nelle"Ofioliti di M. Beigua".

BACINO DEL BASSO TANARO(SOTTOBACINI COLLINARI A VALLE DELLA CONFLUENZA DELLA STURA DI DEMONTE)

Processi lungo la rete idrografica

L'area di esondazione del Tanaro per piene a carattere eccezionale si estende lungol'intera piana alluvionale compresa tra Alba, Asti e Alessandria; relativamente agli altrisottobacini, i processi torrentizi che si sviluppano lungo le aste del Ridone, del Borbore,Triversa, Versa, Tiglione e nei tributari minori del Tanaro a nord e a sud di Asti sonoaccompagnati da sovralluvionamento di materiali fini.

In relazione alla degradabilità delle facies affioranti, nel settore centro-settentrionale delbacino assumono un ruolo non secondario i processi erosivi a carattere diffuso lungo ifianchi collinari, mentre vistose erosioni di fondo interessano il reticolato idrico minoredell'estremo nord-occidentale del bacino, corrispondente al fianco meridionale dell'arcodel Monferrato.

Processi di dinamica dei versanti

L'areale in esame è caratterizzato dalla forte diffusione dei movimenti franosi perscorrimento, di tipo prettamente traslazionale nei bacini dell'albese in destra Tanaro(Talloria, Cherasca) e rotazionale passante a colata nel restante territorio astigiano; sitratta di frane prevalentemente di piccole dimensioni, ad eccezione dei settori prossimi

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72 Autorità di bacino del fiume Po

agli spartiacque Borbore-Tanaro, Tiglione-Tinella e nell'alto Monferrato, nel contesto deiquali si sviluppano frane di dimensioni prossime o superiori al km2.

Scrivia

SCRIVIA

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono stati individuati circa 6 tronchi d'alveo interessati dasovralluvionamento e circa 16 conoidi attive o potenzialmente attive.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo l'asta principale del T. Sisolaaffluente in sinistra del T. Borbera, nell'ambito dei comuni di Rocchetta Ligure eRoccaforte Ligure; lungo l'asta principale del T. Spinti, affluente in sinistra dello Scrivia,nel comune di Grondona; lungo l'asta principale del T. Grue nei comuni di Dernice eGarbagna; lungo l'asta principale del T. Ossona, affluente in sinistra dello Scrivia, nelcomune di Costa Vescovato; lungo l'asta principale del T. Scrivia nel comune di ArquataScrivia.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 913 situazioni di dissesto per frane; prevalenti imovimenti franosi classificati come colate.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nella porzione di monte delsottobacino del T. Borbera, nell'ambito dei comuni di Cobella Ligure, Albera Ligure eCantalupo Ligure; nei sottobacini dei torrenti Sisola e Besante affluenti, rispettivamente,in sinistra e destra idrografica del torrente Borbera, in corrispondenza dei comuni diRoccaforte Ligure, Rocchetta Ligure e Cantalupo Ligure; nella porzione di monte delsottobacino del torrente Grue nell'ambito dei comuni di Avolasca e Cerreto Grue.

CURONE

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono stati individuati circa 2 tronchi d'alveo interessati da sovralluviona-mento e almeno 2 conoidi attive o potenzialmente attive.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo la porzione di monte dell'astaprincipale del T. Curone, nell'ambito dei comuni di Fabbrica Curone e Gremiasco.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 251 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come colate.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nella porzione di monte delbacino, nell'ambito del comune di Fabbrica Curone; nel sottobacino del T. Arzola diRestecassi, nel comune di Montacuto; nella porzione collinare del bacino nell'ambito delcomune di Pozzol Groppo.

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Autorità di bacino del fiume Po 73

Tidone

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 43 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 5 importantifenomeni di erosione spondale.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo l'asta principale del T. Tidonenell'ambito dei comuni di Travo e Pianello Val Tidone; lungo l'asta principale del T.Tidoncello, affluente del Tidone in destra idrografica, in corrispondenza del comune diPecorara.

Processi di dinamica dei versanti

Per frane risultano individuate nel complesso 255 situazioni di dissesto. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come scorrimenti.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino del T.Tidone nell'ambito dei comuni di Pianello Val Tidone e Travo; nel sottobacino del T.Tidoncello in corrispondenza del comune di Pecorara; nel sottobacino del T. Chiarone,affluente minore in destra idrografica del T. Tidone, nell'ambito del comune di PianelloVal Tidone.

Trebbia

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 422 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 103importanti fenomeni di erosione spondale.

I vari processi si trovano prevalentemente distribuiti lungo l'asta principale del T. Aveto,sia in territorio ligure, nel comune di Pezzoaglio, che in territorio emiliano, nei comuni diCerignole, Ferriere Coli, Corte Brugnatella. La porzione di monte dell'asta principale delF. Trebbia appare caratterizzata da diversi esempi di erosione di sponda, limitatamenteai comuni di Ottone, Zerba, Cerognole e Corte Brugnatella.

Un numero elevato di fenomeni di erosione di sponda e sovraincisione del talweg siriconoscono, inoltre, nella porzione collinare del bacino nell'ambito dei comuni diCerignole, Coli, Corte Brugnatella e Bobbio.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 465 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come "frane profonde" senza ulteriorespecificazione tipologica.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nella porzione di monte delsottobacino del T. Aveto, in territorio ligure, limitatamente al comune di S. Stefanod'Aveto; lungo il tratto di monte, sempre in territorio ligure, dell'asta principale del F.Trebbia nei comuni di Gorreto e Fontanigorda; nella porzione collinare del bacino,nell'ambito dei comuni di Bobbio e Coli; nel sottobacino del T. Perino, affluente in destradel F. Trebbia, nel comune di Bettola.

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74 Autorità di bacino del fiume Po

Nure

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 429 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 46importanti fenomeni di erosione spondale.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nella porzione montana del bacino delT. Nure, nell'ambito dei comuni di Ferriere e Farini; nel sottobacino del T. Langiana,affluente di destra del T. Nure, nel comune di Farini; lungo le aste principali di affluentiminori, in corrispondenza dei comuni di Farini e Bettola; lungo l'asta principale del T.Nure nell'ambito dei comuni di Vigolzone e Ponte dell'Olio.

Processi di dinamica dei versanti

Per frane risultano individuate nel complesso 176 situazioni di dissesto. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come scorrimenti.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nella porzione montanadel bacino del T. Nure nell'ambito dei comuni di Ferriere e Farini; nel sottobacino del T.Langiana, in corrispondenza del comune di Farini; nella porzione pedemontana delbacino in parola limitatamente al comune di Bettola.

Chiavenna

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 38 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzate da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 2importanti fenomeni di erosione spondale.

I processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo l'asta principale del T. Chero nellazona di testata del bacino nei territori comunali di Gropparello e Morfasso; più a vallenella zona collinare lungo l'asta principale del T. Chiavenna nell'ambito del territoriocomunale di Lungagnano Val D'Arda.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 403 situazioni di dissesto per frane. Risultaprevalenti i movimenti franosi classificati come scorrimenti.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite in tutta la porzione medioalta del bacino.

Particolarmente colpiti risultano il settore di monte che delinea lo spartiacque con ilbacino del T. Arda in località Vincenzino, Monte Zuccarella, nell'ambito comunale diLugagnano Val D'Arda; lungo la testata del bacino in località S. Michele nel territoriocomunale di Morfasso; lungo tutto lo spartiacque con il T. Nure a cavallo dei territoricomunali di Gropparello e Ponte dell'Olio

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Autorità di bacino del fiume Po 75

Arda

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 37 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo l'asta principale del T. Ardalimitatamente al comune di Lugagnano Val d'Arda.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 162 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come frane complesse.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nella porzione montanadel bacino, nell'ambito del comune di Morfasso.

Ongina

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 20 tronchi d'asta torrentizia caratterizzati daspiccata tendenza alla sovraincisione del talweg.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo l'asta principale nella zona ditestata.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 7 situazioni di dissesto per frane. Prevalenti imovimenti franosi classificati come superficiali che si trovano in prevalenza distribuitinella zona di testata del bacino.

Taro

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 549 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 183importanti fenomeni di erosione spondale.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo il tratto montano dell'astaprincipale del fiume Taro, nei comuni di Bedonia e Borgo Val di Taro; in corrispondenzadei suoi brevi affluenti pedemontani nell'ambito dei comuni di Valmozzola, Varsi eSolignano; lungo l'asta principale del T. Ceno e del suo affluente in destra, T. Noveglia,nell'ambito di comuni di Bardi e Varsi; lungo l'asta principale del T. Pessola, affluente indestra del T. Ceno, dove interessano principalmente il territorio comunale di Acceglio

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 575 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come colate.

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76 Autorità di bacino del fiume Po

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite lungo la dorsale, adorientamento N-S, M. La Minara, Mormorola, N. Dosso, M. Guardia, M. Mezzanonell'ambito del sottobacino T. Mozzola, affluente in sinistra del Taro; nel sottobacino delT. Cenedola, affluente in sinistra del T. Ceno, in corrispondenza dei comuni di Barde,Bore, Pellegrino Parmense e Valmozzola; nella porzione collinare del bacino del T.Ceno nell'ambito dei comuni di Solignano e Varano dei Melegari.

Stirone

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 13 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 15importanti fenomeni di erosione spondale.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo il tratto collinare dell'astaprincipale del T. Stirone e del suo affluente di destra, nell'ambito del comune diSalsomaggiore Terme.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 87 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come colamenti.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nella porzione di monte delbacino del T. Stirone, nell'ambito del comune di Pellegrino Parmense.

Parma

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 80 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 26importanti fenomeni di erosione spondale.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nella porzione montana o nel sottoba-cino del T. Bratica, affluente in destra idrografica del T. Parma, nell'ambito dei comuni diCorniglio e Monchio delle Corti; in corrispondenza di affluenti minori del Parma stessonei comuni di Corniglio e Tizzano; lungo l'asta principale del T. Parmetta, affluente didestra in area pedemontana del T. Parma, nel comune di Tizzano.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 185 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come scorrimenti.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite lungo la dorsale, adorientamento NE-SW, M. Polo, M. Cervellino, M. Sprela, M. Montagnone, M. Vitello nelcomune di Cornigliano nel sottobacino del T. Parmetta nel comune di Tizzano; lungo iltratto pedemontano dell'asta principale del T. Baganza, affluente in sinistra del T.Parma, nell'ambito dei comuni di Felino e Longhirano.

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Autorità di bacino del fiume Po 77

Baganza

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 31 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 18importanti fenomeni di erosione spondale.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti nella porzione montana del bacino,nell'ambito del comune di Berceto.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 62 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come colate. Le varie forme di dissesto sitrovano in prevalenza distribuite nella porzione collinare del bacino, nell'ambito deicomuni di Felino e Langhirano.

Enza

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 202 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg, e almeno 18importanti fenomeni di erosione spondale.

I vari processi si trovano in prevalenza distribuiti lungo il tratto montano dell'astaprincipale del T. Enza nei comuni di Palanzano e Ramiseto; nel sottobacino del T.Cedra, suo affluente in sinistra, nell'ambito del comune di Monchio; lungo il trattopedemontano dell'asta principale del torrente Enza nei comuni di Ciano d'Enza eNeviano degli Arduini; lungo l'asta principale del T. Ternina, affluente del torrente Enza insinistra idrografica, nell'ambito dei comuni di Neviano degli Arduini e Traversetolo; lungole aste principali di due affluenti in destra del T. Enza, T. Liocca e T. Lanza,rispettivamente nei comuni di Ramiseto il primo e Ramiseto e Vetto il secondo; incorrispondenza di alcuni affluenti minori sia in destra, in corrispondenza del comune diRamiseto, che in sinistra, in corrispondenza del comune di Palanzano.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 162 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificato come colate.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite sulle pendici afferenti iltratto montano dell'asta principale del T. Enza, nell'ambito dei comuni di Monchio,Palanzano e Romiseto; nel sottobacino del T. Liocca nel comune di Ramiseto; lungo lesponde del tratto prevallivo dell'asta principale del torrente Enza nell'ambito dei comunidi Ciano d'Enza e Neviano degli Arduini.

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78 Autorità di bacino del fiume Po

Crostolo

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 90 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 7 importantifenomeni di erosione spondale.

I processi si trovano prevalentemente distribuiti lungo l'asta principale del T. Crostolo incorrispondenza dei comuni di Casina e Vezzano sul Crostolo; lungo le aste principali didue affluenti in sinistra, limitatamente ai comuni di Casina e Vezzano sul Crostolo, e diun suo affluente di destra, limitatamente al comune di Vezzano sul Crostolo.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 88 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come colate.

Le varie forme di dissesto appaiono distribuite principalmente nei sottobacini degliaffluenti di sinistra del T. Crostolo e, secondariamente, lungo le sponde dell'astaprincipale del torrente stesso, in corrispondenza dei comuni di Casina e Vezzano sulCrostolo, per i primi, e di Vezzano sul Crostolo e Albinea per la seconda.

Secchia

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 608 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 151importanti fenomeni di erosione spondale.

I processi interessanti la rete idrografica si osservano in prevalenza distribuiti lungo iltratto montano dell'asta principale del T. Secchia, in corrispondenza dei comuni diCollagna Busana, Castelnuovo dei Monti e Carpineti; lungo le aste principali dei torrentiRiabero e Secchiello, suoi affluenti minori in destra, rispettivamente nei comuni diCollagna e Villa Minozzo; nel sottobacino del T. Ozola nel comune di Ligonchio; nelsottobacino del T. Dolo e del suo affluente di destra T. Dragone, nell'ambito dei comunidi Frassinaro e Monte Fiorino per il primo e Frassinaro, Monte Fiorino e Palagano per ilsecondo; lungo l'asta principale del T. Rossenna e di alcuni suoi affluenti minori,nell'ambito dei comuni di Palagano e Prignano sul Secchia; nella porzionepedemontana del bacino, lungo l'asta principale del T. Secchia in corrispondenza deicomuni di Boiso, Prignano e Castellarano; lungo l'asta principale del T. Tresinaro e delsuo affluente in destra, nell'ambito dei comuni di Baiso, Viano, Castellarano eScandiano.

Processi di dinamica dei versanti

Per frane risultano individuate nel complesso 1.423 situazioni di dissesto. Risultanonettamente prevalenti i movimenti franosi classificati come colamenti.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite nel sottobacino del T. Doloe del suo affluente di destra, T. Dragone, nell'ambito dei comuni di Frassinaro,Pievepelago, Rio Lunato, Palagano, Monte Fiorino e Toano; nella porzione montana del

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 79

bacino del F. Secchia, nei comuni di Collagna e Busana; nei sottobacini dei torrentiRiobero e Ozola, rispettivamente nei comuni di Collagna e Ligonchio; nella porzionepedemontana del Secchia, limitatamente ai comuni di Toano, Carpineti, Baiso ePrignano; nel sottobacino del T. Rossenna nell'ambito del comune di Polignano.

Panaro

Processi lungo la rete idrografica

Nel complesso sono state individuate circa 406 aste o tronchi d'asta torrentiziacaratterizzati da spiccata tendenza alla sovraincisione del talweg e almeno 57importanti fenomeni di erosione spondale.

Le vari forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite lungo l'intero percorsodell'asta principale del T. Panaro nell'ambito dei comuni di Montese, Zocca, Guiglia,Pavullo nel Frignano, Merano; nel sottobacino del T. Scoltenna e del suo affluente didestra R. Vesole, in corrispondenza dei comuni di Sestola, Montecreto, Lama Mocogno,Pavullo nel Frignano; nel sottobacino del T. Leo nell'ambito dei comuni di Fanano,Sestola e Montese; lungo le aste principali di suoi affluenti minori, limitatamente aicomuni di Montese e Pavullo nel Frignano; nella porzione pedemontana del bacino delT. Panaro nei comuni di Pavullo nel Frignano e Guiglia; nel sottobacino del R. Torto suoaffluente in sinistra nell'ambito dei comuni di Serramazzoni e Marano; nel sottobacinodel T. Tiepido nel comune di Serramazzoni.

Processi di dinamica dei versanti

Risultano individuate nel complesso 534 situazioni di dissesto per frane. Risultanoprevalenti i movimenti franosi classificati come colate.

Le varie forme di dissesto si trovano in prevalenza distribuite sulle pendici latistantil'asta principale del F. Panaro, nell'ambito dei comuni di Montese, Zocca, Guiglia,Pavullo nel Frignano; nei sottobacini dei torrenti Leo e Scoltenna rispettivamente neicomuni di Fanano e Montese per il primo e Montecreto, Sestola e Pavullo nel Frignanoper il secondo; in area pedemontana, nel sottobacino del Rio Torto affluente in sinistraidrografica del F. Panaro in corrispondenza del comune di Marano; nella porzione dimonte del sottobacino del T. Tiepido limitatamente al comune di Serramazzoni.

2.4. Attendibilità e precisione degli elementi conoscitivi disupporto

La messa a punto del Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici e dell’Inventariodei centri abitati montani esposti a pericolo ha comportato la “presa in carico” el’analisi dell’insieme delle informazioni disponibili relative al sistema idrografico eterritoriale in studio; il quadro conoscitivo che emerge a scala di bacino scontanumerose carenze, che possono essere riferite complessivamente a due aspetti:

• la mancanza di informazioni, per inadeguatezza dei sistemi di monitoraggioesistenti che non sono in condizioni di fornire tutti i dati necessari alla

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80 Autorità di bacino del fiume Po

caratterizzazione dei fenomeni idrologici, idraulici geologici e morfologici deisistemi fisici interessati;

• la disomogeneità delle informazioni, che comporta minore attendibilitànell’univoca e omogenea determinazione delle condizioni di assetto idraulico egeologico del bacino.

Lo stato della conoscenza sul bacino, relativamente agli aspetti connessi aiproblemi della difesa del suolo, si presenta pertanto molto lontano da unacondizione di sufficienza, con livelli di dettaglio e attendibilità notevolmentediversificati nelle varie parti del territorio; inoltre per tutti i fenomeni per i quali sonoimportanti le serie storiche, la mancanza o l’inadeguata estensione delle stesserichiede ovviamente tempi lunghi per essere colmata.

Per quanto riguarda, in particolare, i fenomeni di dissesto sui versanti (processigravitativi, fenomeni torrentizi, valanghe) le fonti informative disponibili, riferiteprevalentemente a banche dati regionali sullo stato di dissesto e a studi specificia diversa scala territoriale, dimostrano un elevato grado di disomogeneitàterritoriale e di aggiornamento, sia dal punto di vista quantitativo (densità didissesti) che qualitativo (dettaglio dell’informazione).

I limiti conoscitivi descritti influenzano, in modo significativo, i risultati delle analisicondotte sulle condizioni di pericolosità e di rischio descritte nei paragrafiseguenti.

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3. La valutazione del rischio idraulico e idrogeologicoa livello comunale

3.1. Procedura metodologica

3.1.1. Definizione del rischio

I diversi fattori che compongono il rischio, secondo la definizione riconosciuta insede internazionale1, si riassumono nella seguente espressione:

R = (E)(HxV)dove:

R = rischio relativo a un determinato elemento, inteso come il valore atteso del dannoche mediamente può subire l’elemento stesso in un prefissato periodo di tempo;

E = entità degli elementi a rischio, cioè le persone e i beni che possono subire danniquando si verifica un evento, misurata in modo diverso a seconda della loronatura;

H = pericolosità (Hazard), cioè probabilità di accadimento di un determinato fenomenopotenziale in uno specifico periodo di tempo e in una data area; il valore di H èstrettamente connesso al tempo di ritorno di un evento T, che esprime l’intervallodi tempo nel quale l’evento si verifica in media una volta. Vale infatti la relazione H= 1 – (1 –1/T)t.

V = vulnerabilità, definita come attitudine dell’elemento a rischio a subire danni pereffetto dell’evento steso (aliquota dell’elemento a rischio che viene danneggiata); ècompresa tra 0 e 1.

È evidente che ad un determinato elemento a rischio possono competere, infunzione delle caratteristiche dell’evento, valori diversi di E e V; inoltre, a parità dicondizioni, gli stessi E e V possono variare in base a fattori puramente casuali,quali ad esempio il periodo dell’anno, il giorno della settima e l’ora a cui l’evento siverifica. Pertanto E e V possono essere considerate come variabili casuali.

L’equazione del rischio è stata applicata per la costituzione dell’Atlante in formasemplificata, soprattutto in relazione alla presa in conto delle forme di dissestotipiche dei bacini montani, fenomeni gravitativi e di dinamica torrentizia, per i qualirisulta molto complessa la valutazione quantitativa della pericolosità H,

1 Landslide Hazard Zonation: a review of principles and practise” - UNESCO 1984 che riprende quanto proposto

dall’UNDRO, Office of United Nations Disaster Relief Coordinator.

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richiedendo informazioni dettagliate sulla ricorrenza temporale dei fenomeni e/osulle loro cause, che non sono compatibili con la scala regionale del lavoro.

Sono pertanto state adottate le seguenti semplificazioni:

• l’entità E degli elementi a rischio è stata rappresentata mediante il valoreeconomico medio (espresso in lire) degli insediamenti, delle infrastrutture edelle attività produttive presenti nell’unità territoriale di riferimento; la quanti-ficazione esclude la presa in conto del rischio per l’incolumità delle persone;

• la vulnerabilità V è stata stimata come valore medio riferito a ogni singolatipologia di elemento a rischio;

• la pericolosità H è stata valutata tramite un indicatore correlato allo stato didissesto presente all'interno dell’unità territoriale elementare di riferimento,espresso tramite valori parametrici di densità superficiale.

La versione semplificata della relazione del rischio idraulico e idrogeologicodiventa pertanto:

R = S x E x V

dove S costituisce l’indicatore di pericolosità.

Con le semplificazioni assunte l’espressione del rischio esprime una valutazionerelativa, ovvero consente una zonizzazione del territorio su basi semi-quantitativela cui funzione principale è quella di evidenziare in termini relativi la distribuzionedel rischio a cui il territorio soggiace a causa di fenomeni naturali idrogeologici.

I valori di rischio determinati tramite l’impiego dell’equazione sono stati aggregatiin quattro classi a valore crescente (1=Moderato, 4=Molto Elevato); i limiti diciascuna classe sono stati individuati attraverso procedure d’analisi statisticadella distribuzione dei valori ottenuti.

3.1.2. Unità territoriale di riferimento

L’applicazione dell’equazione del rischio è stata riferita a un’unità territorialeelementare costituita dai confini amministrativi comunali; la pericolosità connessaai fenomeni di dissesto in atto e potenziali, il valore socio-economico e lavulnerabilità sono pertanto determinati tramite indicatori parametrici conriferimento all’intera unità territoriale, indipendentemente dalla distribuzione deidiversi parametri all’interno del comune.

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3.1.3. Fenomeni di dissesto considerati

Le condizioni di dissesto idraulico e idrogeologico del territorio sono staterappresentate con riferimento alle seguenti cinque categorie di fenomeniprevalenti:

• frane;• esondazioni;• dissesti lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, sovralluviona-

menti, sovraincisioni del thalweg);• trasporto di massa sui conoidi;• valanghe.

Tali fenomeni sono rappresentati a livello cartografico (scala di riferimento1:25.000), secondo forme geometriche areali, poligonali aperte e puntuali.

Per ognuna delle categorie elencate è stato valutato un parametro quantitativoutilizzato come indice della pericolosità.

Per ogni unità territoriale elementare (comune) è stato calcolato lo stato didissesto presente attraverso l’intersezione, con tecniche GIS, della cartografia deldissesto con i confini amministrativi; ciascuna unità è pertanto caratterizzatatramite la dimensione (areale, lineare e puntuale) delle tipologie di dissestopresenti. Per le stesse unità elementari è stato calcolato il valore dei beni espostia rischio, sulla base di indici espressivi delle attività umane, delle infrastrutturepresenti e della relativa vulnerabilità.

3.1.4. Stima della pericolosità

La pericolosità, in termini di indicatore S, è stata stimata a partire dallo stato didissesto presente all'interno del territorio comunale; come già detto l’indicatorenon rappresenta, per ogni categoria di fenomeno, la probabilità con la quale undissesto può verificarsi: molti casi sono di complessa valutazione, quindi taleparametro indica la densità superficiale del dissesto in atto e potenziale sulterritorio.

Tale semplificazione comporta l’assunzione di una correlazione diretta tra ladensità del dissesto rilevato e la probabilità del manifestarsi di nuovi eventi; siosserva infatti che la densità del dissesto presente su un’unità elementareabbastanza estesa, quale il territorio comunale, la cui rilevazione deriva dallaraccolta di serie storiche di eventi sufficientemente lunghe, rappresenta una sortadi “frequenza” dei fenomeni di dissesto, anche se non esistono i presupposti perun’effettiva valutazione statistica.

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Peraltro l’osservazione empirica delle piene storiche anche recenti mette inevidenza la ricorrenza dei fenomeni nelle stesse aree, a indicare che più alta è laconcentrazione dei dissesti storicamente osservati più alta può considerarsi laprobabilità che se ne verifichino dei nuovi o che quelli presenti si riattivino.

Il grado di pericolosità è stato valutato singolarmente per ogni tipologia didissesto (frane, esondazioni, dissesti della rete idrografica, conoidi e valanghe)secondo i criteri descritti nei paragrafi seguenti.

3.1.4.1. Frana

L’indicatore di pericolosità per frana è stato calcolato attraverso la combinazionedi due indici:

if = franosità osservata (in atto);is = franosità potenziale.

L’indice di franosità osservata (if) è dato da:

ifi = sfci / scidove:sfci = superficie complessiva in frana di un territorio comunale-iesimo;sci = superficie del territorio comunale-iesimo.

L’indice di franosità osservata corrisponde quindi alla percentuale di territoriocomunale interessata da dissesti franosi già avvenuti (sia quiescenti che attivi).

La franosità potenziale è invece riferita ai tipi litologici in cui sono stateraggruppate le formazioni presenti.

Per ogni tipo litologico viene calcolato il seguente indice (il):

ili = Sfli / Slidove:Sfli = superficie in frana totale, che insiste sul tipo litologico-iesimo in tutta la porzione

di territorio oggetto di studio;Sli = superficie complessiva del tipo litologico-iesimo in tutta la porzione di territorio

oggetto di studio.

L’indice di franosità potenziale (is) per unità territoriale di riferimento è dato da:

isi = (slci x ili) / scidove:slci = superficie del tipo litologico-iesimo presente nel territorio comunale-iesimo;ili = indice litologico corrispondente al tipo litologico-iesimo;sci = superficie del territorio comunale-iesimo.

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L’indice di pericolosità per frana (If) sull’unità territoriale di riferimento è infine datoda:

Ifi = ifi + isi

3.1.4.2. Esondazione

L’indicatore di pericolosità viene definito da:

Isi = Sai / scidove:Sai = superficie complessiva allagabile all’interno del comune-iesimo;sci = superficie del territorio comunale-iesimo.

Nei territori montani la superficie allagabile è stata valutata utilizzando leinformazioni disponibili relativamente agli eventi storici.

Nelle aree di pianura sono state considerate, oltre alle aree storicamente allagatein territori dove il sistema di protezione risulta assente o sporadicamentepresente, le aree di inondazione potenziale delimitate dalla fascia B lungo i corsid’acqua interessati dalla delimitazione delle fasce fluviali.

3.1.4.3. Dissesti lungo le aste dei corsi d’acqua

In questa categoria di dissesti vengono considerati tutti i fenomeni di dinamicatorrentizia a sviluppo lineare censiti sulle aste fluviali limitatamente all'ambitoterritoriale collinare/montano; per i tratti fluviali di pianura tali fenomeni nonpresentato connotazioni tali da generare condizioni di rischio rilevabili alla scala dianalisi propria del metodo.

Sono considerati pertanto i fenomeni di sovralluvionamento, di erosione spondalee di sovraincisione del thalweg.

L’indicatore di pericolosità viene calcolato attraverso l’indice di seguito definito:

Iei = (lei + ldi + lwi ) / lri

dove:lei = lunghezza totale dei tratti fluviali soggetti ad erosione all’interno del comune-

iesimo;ldi = lunghezza totale dei tratti fluviali soggetti a sovralluvionamento all’interno del

comune-iesimo;lwi = lunghezza totale dei tratti di sovraincisione del talweg all’interno del comune-

iesimo.lri = lunghezza del reticolo idrografico del territorio comunale-iesimo.

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3.1.4.4. Trasporto di massa sulle conoidi

L’indicatore di pericolosità viene valutato secondo la seguente espressione:

Ici = cai / sci

dove:cai = superficie totale delle conoidi attive all’interno del comune-iesimo;sci = superficie del territorio comunale-iesimo.

3.1.4.5. Valanga

L’indicatore di pericolosità (Iv) viene considerato in rapporto al numero deicorridoi di valanga.

3.1.5. Stima del danno

Per la valutazione su base comunale del danno economico atteso a seguito delverificarsi di un fenomeno di dissesto si sono individuati, attraverso l'elaborazionee l'incrocio di dati statistici (essenzialmente fonte ISTAT), una serie di indiciespressivi del valore delle entità esposte.

Tali indici si distinguono in "indici di valore diffuso" se riguardanti caratteri delterritorio valutati sull'intera superficie comunale e in “indici di valore puntuale" seespressivi della presenza di insediamenti localizzati, quali industrie o infrastruttureservizio.

Gli "indici" di valore diffuso riguardano i seguenti aspetti:

− densità territoriale della popolazione;− concentrazione edilizia;− intensità di utilizzazione agricola del territorio;− concentrazione industriale;− grado di infrastrutturazione viaria (autostradale e ferroviaria);− carico zootecnico;− densità di presenza turistica.

Per gli "indici di valore puntuale" si è fatto riferimento a:− impianti elettrici di rilevanti dimensioni (potenza maggiore di 3.000 kW);− centrali di pompaggio e distribuzione di gas-metano;− infrastrutture depurative civili e/o miste di significative dimensioni (maggiori di

10.000 A.E.);− impianti di incenerimento rifiuti (maggiori di 10.000 t/anno di R.S.U o maggiori

di 5.000 t/anno di R.I.);

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− infrastrutture di servizio pubblico quali ospedali, aeroporti, stazioni ferroviarie.

Allo scopo di rendere confrontabili tra loro i vari indici, in modo tale da perveniread una definizione complessiva del valore dell’unità elementare, è stato attribuitoagli stessi un valore economico parametrico.

Per ciascuno degli indici di valore è stata stimata una vulnerabilità media,correlata alla tipologia del bene economico esposto, in funzione di valutazioniqualitative, effettuate sulla base di casi storici relativamente ai danni manifestatisia seguito dei dissesti.

La stima del valore economico e del danno atteso riferiti all’unità elementarederivano dalla semplice valutazione del numero degli elementi indicatori presentiall’interno del territorio comunale.

3.1.6. Individuazione delle classi di pericolosità, danno e rischio

Gli indicatori (Ii) a scala comunale di pericolosità, danno e rischio sono staticonsiderati come variabili casuali indipendenti rappresentanti un campioneparticolarmente esteso e quindi adatto ad essere trattato con tecniche di tipostatistico.

L’analisi della distribuzione di frequenza nella maggior parte dei casi ha messo inluce caratteristiche di unimodalità, forte asimmetria negativa e buon adattamentoa distribuzioni di tipo log-normale.

Si è quindi operata una trasformazione in scala logaritmica dei valori e lastandardizzazione degli stessi rispetto al valore medio e alla deviazione standarddel set di dati, definendo le nuove variabili:

Zi = (Ii – M(Ii))/DS(Ii)

dove:Ii logaritmo del valore assunto dall'indicatore;M(Ii) media di Ii relativa all’intero set di dati;DS(Ii) deviazione standard di Ii.

In tal modo la distribuzione delle nuove variabili Zi ha media uguale a 0 edeviazione standard uguale a 1.

Con tale procedimento si assicura la comparabilità fra le distribuzioni di frequenzadei diversi indici; il raggruppamento in classi è inoltre fattibile in funzione delladistribuzione di frequenza. Per tutti gli indicatori sono state assunte le classirappresentate in Tab. 3.1.

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88 Autorità di bacino del fiume Po

Tab. 3.1. Raggruppamento in classi dei campi di variazione

Campo di variazione Classe

Zi ≤-1 1. moderata-1 < Zi ≤ 0 2. media0 < Zi ≤ 1 3. elevata

Zi > 1 4. molto elevata

3.2. Interpretazione sintetica delle classi di rischio

La procedura di valutazione descritta consente l’assegnazione di classi di rischioalle unità elementari su cui è stato suddiviso il territorio del bacino idrografico; èevidente che la caratterizzazione è di tipo qualitativo, anche se fondata su unaprocedura di quantificazione numerica, e prevalentemente a carattere relativo. Invia qualitativa il significato fisico delle classi di rischio individuate è riconducibilealle seguenti definizioni che esprimono le conseguenze attese a seguito delmanifestarsi dei dissesti:

moderato R1 per il quale sono possibili danni sociali ed economicimarginali;

medio R2 per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alleinfrastrutture che non pregiudicano l’incolumità dellepersone, l’agibilità degli edifici e lo svolgimento delle attivitàsocio-economiche;

elevato R3 per il quale sono possibili problemi per l’incolumità dellepersone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture conconseguente inagibilità degli stessi e l’interruzione delleattività socio-economiche, danni al patrimonio culturale;

molto elevato R4 per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesionigravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture,danni al patrimonio culturale, la distruzione di attività socio-economiche.

Correlando inoltre le classi di rischio alle tipologie di dissesto e alla vulnerabilitàdel territorio soggetto si ottiene il quadro qualitativo riportato in Tab. 3.2, cheriassume, per ogni tipologia e livello di pericolosità crescente (in colonna) e pertipologia del territorio interessato, i valori di rischio.

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Autorità di bacino del fiume Po 89

Tab. 3.2. Quadro sintetico dei valori di rischio in funzione della tipologia deidissesti, dei relativi livelli di pericolosità e delle caratteristiche delle areesoggette

Tipologia dei dissesti e relativa pericolosità

Esondazioni Conoidi Frane valanghe

Rischio

Totale

1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 da a

Aree soggette Fenomeni dilenta espan-sione dellepiene con

allagamentiprogressivi;esondazionisu superficilimitate del

reticolosecondario di

pianura

Fenomeniimpulsivi

collegati adelevataenergia

cinetica dellacorrente

Processierosivi diffusie fenomeni ditrasporto di

massa lungola rete

idrografica edeposito sulle

conoidi

Movimenti dalenti a moltolenti del tipo:scorrimenti,

scivolamenti,colamenti e

deformazionigravitativeprofonde

Movimenticon altaenergiacinetica

coinvolta, contempi di

evoluzione darapidi a

estremamenterapidi del tipo:

crolli evalanghe diroccia, frane

per saturazio-ne e fluidifica-

zione diterreni scioltisuperficiali

Fenomenivalanghivi

rapidi

Aree libere da insediamenti e areeimproduttive che consentono,senza particolari problemi, ilnormale deflusso delle piene efenomeni gravitativi di modestedimensioni

1 1 2 2 1 1 2 3 1 1 2 3 1 1 2 2 1 1 2 3 1 1 2 3 1 3

Aree extraurbane, poco abitate,sede di edifici sparsi, diinfrastrutture secondarie, di attivitàproduttive minori, prevalentementeagricole o a verde pubblico, e conlimitata presenza di persone

1 2 3 3 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 3 1 2 3 4 1 2 3 4 1 4

Nuclei urbani non densamentepopolati, aree attraversate da lineedi comunicazione e da servizi diun certo interesse, aree sede disignificative attività produttive(insediamenti industriali, artigianalie commerciali minori)

2 3 3 4 2 3 4 4 2 3 4 4 2 3 3 4 2 3 4 4 2 3 4 4 2 4

Centri urbani ed aree edificate eurbanizzate con continuità (densitàabitativa superiore al 20% dellasuperficie fondiaria), grandi i inse-diamenti industriali e commerciali,beni architettonci, storici e artistici,

2 3 4 4 2 3 4 4 2 3 4 4 2 3 4 4 2 3 4 4 2 3 4 4 2 4

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90 Autorità di bacino del fiume Po

Tipologia dei dissesti e relativa pericolosità

Esondazioni Conoidi Frane valanghe

Rischio

Totale

1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 da a

Aree soggette Fenomeni dilenta espan-sione dellepiene con

allagamentiprogressivi;esondazionisu superficilimitate del

reticolosecondario di

pianura

Fenomeniimpulsivi

collegati adelevataenergia

cinetica dellacorrente

Processierosivi diffusie fenomeni ditrasporto di

massa lungola rete

idrografica edeposito sulle

conoidi

Movimenti dalenti a moltolenti del tipo:scorrimenti,

scivolamenti,colamenti e

deformazionigravitativeprofonde

Movimenticon altaenergiacinetica

coinvolta, contempi di

evoluzione darapidi a

estremamenterapidi del tipo:

crolli evalanghe diroccia, frane

per saturazio-ne e fluidifica-

zione diterreni scioltisuperficiali

Fenomenivalanghivi

rapidi

principali infrastrutture viarie, ser-vizi di rilevante interesse sociale.

3.3. Comuni interessati dalla classificazione del rischioidraulico e idrogeologico

Il metodo di valutazione del rischio e di classificazione, descritto in precedenza,utilizza dunque come unità territoriale di riferimento il confine amministrativocomunale.

La classificazione del rischio è stata effettuata con riferimento ai soli comuni per iquali la porzione prevalente del territorio ricade all’interno del bacino idrografico. Icomuni classificati in funzione del livello di rischio rappresentano pertanto unsottoinsieme di quelli del PAI. La Tab. 3.3 ne indica in sintesi la distribuzioneregionale, mentre la Tab. 3.4 elenca i comuni interessati dal PAI che, per leragioni anzidette, non hanno la classificazione del rischio.

Tab. 3.3. Distribuzione dei comuni complessivamente considerati e specifica-mente interessati dalla classificazione di rischio

Regione Numero comuni interessati dal PAI

Complessivo Totalmenteinterni al bacino

Parzialmenteinterni al bacino

Interessati dallaclassificazione di rischio

Valle d’Aosta 74 74 0 74Piemonte 1.209 1.209 0 1.209

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Autorità di bacino del fiume Po 91

Liguria 61 45 16 48Lombardia 1.541 1.533 8 1.541Emilia-Romagna 225 211 14 216Toscana 2 0 2 0Veneto 29 4 25 28Provincia Autonoma di Trento 62 56 6 59Totale 3.203 3.132 71 3.175

Tab. 3.4. Comuni interessati dal PAI che non hanno classificazione del rischio

Regione Provincia Comune

GenovaBorzonasca, Campomorone, Ceranesi, Favale di Malvaro, Lorsica,Moconesi, Neirone, Orero

Imperia Pornassio, TrioraLa Spezia Varese Ligure

Liguria

Savona Calice Ligure, Castelvecchio di Rocca Barbena

BolognaAnzola dell’Emilia, Bazzano, Castel d’Aiano, Castello di Serravalle,Cresepellano, Lizzano in Belvedere, Molinella, Monteveglio,Emilia-Romagna

Ravenna AlfonsineMassa Carrara Comano

ToscanaPistoia Abetone

Veneto Verona AffiProvincia Autonoma di Trento Trento Cavedago, Mori, Terlago

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92 Autorità di bacino del fiume Po

3.4. Sintesi dei risultati

Per i 3.175 comuni del bacino del Po interessati dalla classificazione del rischiosono stati calcolati dapprima i valori di pericolosità compresi fra 1 e 4 (P1moderata, P2 media, P3 elevata, P4 molto elevata), per ognuna delle 5 tipologiedi dissesto (attività di trasporto di massa sulle conoidi, esondazioni, dissesti lungole aste, frane, valanghe).

L’inviluppo delle 5 pericolosità di base compone e definisce, a livello comunale,una pericolosità complessiva.

Il quadri riassuntivi delle tipologie di dissesto (Tab. 3.5) e della pericolosità (Tab.3.6), evidenziano, nel primo caso, la dimensione territoriale dei fenomeni e nelsecondo il numero dei comuni per ambito amministrativo.

Analoga procedura è stata applicata per il rischio, secondo la metodologia e ledefinizioni assunte in precedenza. Si perviene, in tal modo, alla rappresentazionecartografica denominata carta del Rischio idraulico e idrogeologico, checostituisce una rappresentazione sintetica di questo Atlante dei rischi idraulici eidrogeologici.

La rappresentazione cartografica, in scala 1:250.000, è contenuta nell’elaborato6: Cartografia di Piano.

La Tab. 3.6 indica il numero di comuni soggetti alle quattro classi di rischio. Sievince che il 50% circa dei comuni sono a rischio elevato o molto elevato, mentresolo il 13,3% appartiene alla classe definita di rischio moderato.

Tab. 3.5. Quadro di sintesi delle dimensioni territoriali del dissesto per tipologia

Ambiti km2 km2 km km2 numero km2

Conoide Esondazione FluvioTorrentizi

Frana Valanga Superficie Bacino(quota nazionale)

Montagna 314 494 7.829 3.923 10.129 40.606

Superfici Pianura 7.670 29.372

Totale Bacino 314 8.164 7.829 3.923 10.129 69.979

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Autorità di bacino del fiume Po 93

Tab. 3.6. Numero Comuni soggetti a diversi gradi di pericolosità e rischio

Regione Provincia Comuni Pericolosità RischioP1 P2 P3 P4 R1 R2 R3 R4

Emilia-Romagna Bologna 3 2 1 0 0 2 1 0 0Ferrara 26 24 0 2 0 24 0 2 0Modena 47 6 10 31 0 7 6 33 1Parma 47 0 13 33 1 0 17 29 1Piacenza 48 0 5 42 1 0 11 35 2Reggio Emilia 45 11 5 26 3 10 5 28 2

Totale Emilia-Romagna 216 43 34 134 5 43 40 127 6Liguria Genova 23 0 9 14 0 1 7 14 1

Imperia 2 0 2 0 0 0 2 0 0Savona 23 6 17 0 0 9 12 2 0

Totale Liguria 48 6 28 14 0 10 21 16 1Lombardia Bergamo 244 75 99 37 33 55 103 52 34

Brescia 206 44 99 45 18 46 93 41 26Como 163 46 82 14 21 30 89 24 20Cremona 115 25 18 40 32 26 16 59 14Lecco 90 26 43 11 10 16 45 14 15Lodi 61 1 4 13 43 1 2 32 26Mantova 65 16 19 29 1 21 12 31 1Milano 188 16 105 20 47 14 99 16 59Pavia 190 4 45 37 104 8 48 92 42Sondrio 78 1 6 31 40 2 5 32 39Varese 141 60 73 8 0 33 90 15 3

Totale Lombardia 1.541 314 593 285 349 252 602 408 279Piemonte Alessandria 190 8 55 109 18 9 56 116 9

Asti 120 1 32 71 16 1 27 68 24Biella 83 11 47 24 1 11 49 19 4Cuneo 250 7 57 114 72 17 53 127 53Novara 88 10 39 32 7 12 35 39 2Torino 315 29 171 89 26 31 155 110 19Verbano-Cusio-Ossola

77 8 29 38 2 17 34 19 7

Vercelli 86 3 31 46 6 6 45 34 1Totale Piemonte 1.209 77 461 523 148 104 454 532 119Provincia Aut. di Trento Trento 59 1 13 18 27 2 17 25 15Totale Prov. Aut. Trento 59 1 13 18 27 2 17 25 15Valle d'Aosta Aosta 74 0 21 11 42 0 21 20 33Totale Valle d'Aosta 74 0 21 11 42 0 21 20 33Veneto Rovigo 16 2 0 12 2 2 0 14 0

Verona 12 9 3 0 0 8 4 0 0Totale Veneto 28 11 3 12 2 10 4 14 0

Totale complessivo 3.175 452 1.153 997 573 421 1.159 1.142 453

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94 Autorità di bacino del fiume Po

Nell’Allegato n.1 «Elenco dei Comuni per classi di rischio» i Comuni sonoclassificati, in ordine alfabetico, per Provincia e Regione.

La tabella è strutturata con i seguenti elementi identificativi:

• nome della Regione;

• nome della Provincia;

• codice ISTAT 1995 nella forma RRPPPCCC dove RR = codice Regione, PPP= codice Provincia, CCC = codice Comune;

• nome del Comune.

La colonna denominata «Rischio totale» indica il grado di rischio espressosecondo i quattro valori numerici a gravosità crescente (da 1 a 4) descritti (cfr. §3.2). A lato, le principali tipologie di dissesto che caratterizzano il rischio vengonoidentificate (a mezzo del carattere “x”) con riferimento al danno socio-economicoe infrastrutturale associato.

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Autorità di bacino del fiume Po 95

4. Analisi territoriale di pericolosità

4.1. Delimitazione delle aree in dissesto

Nella prima fase di formazione dell’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici siera pervenuti alla realizzazione di un prodotto cartografico (cfr. §. 2.3), alla scala1:50.000, che consentiva una descrizione omogenea della localizzazione delleprincipali tipologie di dissesto per processi gravitativi, erosivi, torrentizi evalanghivi nei sottobacini. L’analisi e l’elaborazione delle informazioni concernentii fenomeni di dissesto idrogeologico si basavano sull’informazione acquisita edelencata al §. 2.1.

Nella seconda fase, finalizzata alla identificazione e alla delimitazione delle areein dissesto in funzione dello stato di pericolosità, le informazioni di cui sopra sonostate reinterpretate a livello cartografico, mediante tecniche informatiche, perassicurare l’esatta corrispondenza dimensionale ed ubicazionale alle fontioriginali. L’insieme di tali informazioni sono contenute nella allegata cartografiaalla scala 1:25.000 (Allegato 4).

La cartografia alla scala 1:50.000 del “Quadro distributivo dei fenomeni diinstabilità dei versanti, della rete idrografica e delle valanghe”, nella versioneelaborata nell’ambito del sottoprogetto SP 1.2 e nel successivo aggiornamentodella Regione Emilia-Romagna ha richiesto, infatti, un necessario processo direvisione per l’adattamento al supporto cartografico nel passaggio dalla scala1:50.000 alla scala 25.000.

Si ricorda come nell’attività di studio non indifferenti problemi interpretativi delladocumentazione esistente derivassero, in particolare, dai diversi schemiclassificatori adottati negli studi e rilevamenti consultati e nella loro frequentedifformità alla classificazione posta a base del presente Progetto di piano stralcio,nonché da inesattezze riscontrate anche nella realizzazione dei modelli informaticidel territorio.

Tali inconvenienti risultano superati negli elaborati che si presentano, per la cuirealizzazione si è tenuta presente, in primo luogo, la necessità di non perderecomunque informazioni utili e di fornire le stesse, in casi di dubbia interpretazione,nella forma più generalizzata possibile (ad esempio con la sola indicazione dellapresenza della forma di dissesto e senza ulteriori specificazioni) che andràeventualmente specificata nel corso degli approfondimenti a scala locale.

La scelta della scala 1:25.000 è stata dettata da tre fattori:

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96 Autorità di bacino del fiume Po

• ottenere una visione di insieme senza sacrificare il dettaglio delle informazionireperite nella fase preliminare di inventario dei movimenti franosi;

• consentire una più agevole interpretazione morfologica dei fenomeni;

• ottemperare all’atto di indirizzo di cui al D.L. n. 180/98.

Si trattava, in ogni caso, di realizzare una carta che potesse successivamenteessere utilizzata per analisi di dettaglio areali (pianificazioni e verifiche territorialia piccola e media scala, tipicamente comunale) anche in funzione dellenecessarie ridefinizioni a scala di piano regolatore.

Si è pervenuti, in tal modo, ad una cartografia alla scala 1:25.000 che consente diindividuare con una codifica omogenea, delimitandole e/o localizzandolepuntualmente, le situazioni di pericolo. I principali elementi informativi sono diseguito elencati (Fig. 4.1):

• Frane1

− Area di frana attiva

− Area di frana quiescente

− Area di frana stabilizzata

• Esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio2

− Area con pericolosità molto elevata o elevata

− Area con pericolosità media o moderata

• Trasporto di massa sui conoidi3

− Area di conoide attivo non protetta

1 Le aree di frane individuate risultano essere distinte, con riferimento alla dimensione del fenomeno o alla qualità

delle informazioni disponibili, in perimetrabili e non perimetrabili, mentre in base alle informazioni storiche in attive,quiescenti e stabilizzate, con i significati seguenti:

• frane attive: si intendono quelle in atto o verificatesi nell’arco degli ultimi 30 anni, anche nel caso che detta“attività” sia consistita in una ripresa di movimento interessante in modo parziale e limitato il corpo di frana;

• frane quiescenti: sono quelle che hanno dato segni di “attività” in un periodo di tempo antecedente a quellosopra indicato;

• frane stabilizzate: comprendono le frane interessate da interventi di consolidamento o che hanno raggiuntonaturalmente assetti sicuramente di equilibrio.

2 Per dissesti morfologici di carattere torrentizio si intendono processi erosivi e deposizionali prodottiessenzialmente dall'azione delle acque di scorrimento superficiale, sia sotto forma laminare e diffusa sulle pendiciche lungo linee preferenziali o incanalate lungo il reticolo idrografico.

Per quanto riguarda le esondazioni la cartografia riporta la delimitazione delle aree inondate nel corso di eventialluvionali passati.

Le aree individuate risultano essere distinte, con riferimento alla dimensione del fenomeno o alla qualità delleinformazioni disponibili, in perimetrabili e non perimetrabili.

3 Sono state individuate come conoidi attive o potenzialmente attive quelle che risultano interessate da notevoliepisodi di alluvionamento.

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Autorità di bacino del fiume Po 97

− Area di conoide attivo parzialmente protetta

− Area di conoide non recentemente attivatosi o completamente protetta

• Valanghe1

− Area a pericolosità molto elevata o elevata

− Area a pericolosità media o moderata

È doveroso precisare ed avere ben presente i limiti connessi alle tecniche usateper la predisposizione di queste carte. Innanzitutto la mancanza di eventi franosi inuna qualsiasi area non significa in assoluto che tale area sia priva di dissesti etantomeno che essa non sia suscettibile a franare. La carta non può, in altritermini, essere utilizzata per valutazioni di stabilità di un singolo sito, per il qualedovranno essere comunque svolti studi geologico-tecnici accurati e puntuali.

In secondo luogo l’indicazione del dissesto è il risultato di una valutazione-interpretazione di tutta la documentazione resa disponibile il cui grado diaccuratezza dipende, come dicevamo in precedenza, da numerosi fattori eprincipalmente dai diversi schemi classificatori adottati negli studi e rilevamenticonsultati e dall’esattezza della documentazione resa disponibile. Le fontiinformative, riferite prevalentemente a banche dati regionali sullo stato di dissestoe a studi specifici a diversa scala territoriale, dimostrano un elevato grado didisomogeneità territoriale e di aggiornamento, sia dal punto di vista quantitativo(densità di dissesti) che qualitativo (dettaglio dell’informazione). I limiti conoscitivianzidetti influenzano l’analisi condotta sulle condizioni di pericolosità per ilterritorio collinare e montano del bacino.

Si ritiene tuttavia che in molte aree la delimitazione effettuata sia esaustiva e diadeguata precisione alla scala di piano prescelta (1:25.000). È implicito che ovetale delimitazione risultasse inefficace ad esprimere la complessità dei fenomenidi dissesto e di pericolosità si renderà necessaria la trasposizione delleinformazioni, l’analisi e se del caso studi ulteriori e approfondimenti ad una scaladi maggior dettaglio propria ad esempio dei Piani Territoriali di CoordinamentoProvinciale e dei Piani Regolatori Generali comunali. Tali approfondimentirisulteranno particolarmente efficaci ed auspicabili dove in base alla cartografia diPiano si individuino interferenze rilevanti con la presenza di insediamenti, beni eattività vulnerabili.

1 Le valanghe vengono distinte, con riferimento alla dimensione del fenomeno o alla qualità delle informazioni

disponibili, in perimetrabili e non perimetrabili,

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98 Autorità di bacino del fiume Po

Fig. 4.1. Legenda della cartografia di “Delimitazione delle aree in dissesto”(scala 1:25.000)

4.2. Metodo di delimitazione delle aree interessate daifenomeni di dissesto sui versanti e sui corsi d’acqua

I fenomeni di dinamica dei versanti e di piena che si sono riscontrati dall’analisidel bacino idrografico sono classificati come riportato in Tab. 4.1.

La delimitazione è stata condotta in funzione del dispositivo normativo del pianoche stabilisce limitazioni d’uso del suolo in funzione della pericolosità deifenomeni.

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Autorità di bacino del fiume Po 99

Gli elementi conoscitivi utilizzati derivano dal “Quadro distributivo dei fenomeni diinstabilità dei versanti, della rete idrografica e delle valanghe”, i cui contenuti sonoillustrati al § 2.3 del presente elaborato.

Tab. 4.1. Classificazione dei fenomeni sui corsi d’acqua e sui versanti e metododi delimitazione delle aree interessate

Descrizione Criteri di delimitazione delle aree in funzione della classificazione di pericolosità

Classi di pericolosità

Tipologia

Molto elevata Elevata Media o moderata

1. Processi diinstabilità deiversanti

Frane attive: si intendono quelle in atto overificatesi nell’arco degli ultimi 30 anni,anche nel caso che detta “attività” siaconsistita in una ripresa di movimentointeressante in modo parziale e limitato ilcorpo di frana

Frane quiescenti: sono quelle chehanno dato segni di “attività” in unperiodo di tempo antecedente agli ultimi30 anni

Frane stabilizzate: comprendono lefrane interessate da interventi diconsolidamento o che hanno raggiuntonaturalmente assetti di equilibrio

1.a. Crolli evalanghe di roccia

Fenomeni ad azione istantanea che interessano volumidi roccia in caduta libera con massi e blocchi chepossono dare luogo a rimbalzi e rotolamenti. Condizionipredisponenti sono l’elevato grado di fratturazione dellaroccia, la disposizione geometrica delle fratture rispettoalla giacitura del versante, fenomeni crioclastici,elevate pressioni interstiziali, scosse sismiche emodificazioni anche antropiche alla geometria deiluoghi. In ambiente alpino i crolli di maggioridimensioni possono evolvere in valanghe di roccia;spesso si originano dal collasso di vaste porzioni diversante a seguito dello sviluppo in profondità disuperfici di rottura riconducibili a discontinuitàtettoniche e strutturali.

1.b. Frane persaturazione efluidificazione diterreni scioltisuperficiali (soilslip)

Fenomeni ad azione istantanea che si sviluppano conmaggiore frequenza in ambiente prealpino e collinare,su versanti con pendenze tra 30° e 45° inconcomitanza a precipitazioni intense, coinvolgendoper lo più limitate porzioni di terreni incoerenti dellacopertura superficiale.

1.c. Scorrimenti oscivolamenti(rotazionali e/otraslativi)

I fenomeni coinvolgono spesso il substrato, dislocandomasse talvolta di notevole volume lungo superfici dimovimento abbastanza ben definite; il movimentocomporta uno spostamento lungo uno o più piani ditaglio oppure entro un livello abbastanza sottile. Gliscorrimenti rotazionali coinvolgono prevalentementeversanti impostati in rocce altamente scistose oprofondamente tettonizzate. Gli scorrimenti traslativisono diffusi soprattutto nell’ambiente collinare delleLanghe, in rilievi costituiti da serie ripetute di sedimentimarnosi, siltosi e arenaceo-sabbiosi.

La delimitazione comprende le aree in movimento, di prevista espansione edevoluzione del fenomeno e di possibile influenza diretta dello stesso.

Delimitazione mediante utilizzo dei dati esistenti, integrati con gli elementi acquisitida fotointerpretazione di coperture stereoscopiche.

Valutazione dell’evoluzione temporale mediante analisi fotointerpretativa comparata.

La delimitazione comprende le areeinteressate dal movimento.

Delimitazione mediante utilizzo dei datiesistenti, integrati con gli elementiacquisiti da fotointerpretazione dicoperture stereoscopiche.

Valutazione dell’evoluzione temporalemediante analisi fotointerpretativacomparata e presa in conto degliinterventi di stabilizzazione realizzati.

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100 Autorità di bacino del fiume Po

Descrizione Criteri di delimitazione delle aree in funzione della classificazione di pericolosità

1.d. Colamenti Movimenti in materiali fini ad alto indice di plasticità,con progressiva deformazione e rottura a differentilivelli di profondità. In ammassi rocciosi il fenomenocomprende deformazioni spazialmente continue e“creep” sia superficiale che profondo; in terreni scioltisi esplica con movimenti entro la massa spostata taliper cui o la forma assunta dal materiale in movimento ola distribuzione apparente delle velocità e deglispostamenti sono simili a quelle dei fluidi viscosi. Ilmovimento è estremamente lento e una volta innescatopuò rimanere attivo per lunghi periodi (anni).

1.e. Deformazionigravitativeprofonde

Fenomeni con tipologie generalmente complesse, cheinteressano interi versanti per grandi estensioni eprofondità; si sviluppano in modo esteso nei litotipiricchi di superfici di discontinuità strutturali (scistositàe fratturazione).

1.f. Movimentigravitativicomplessi

Il movimento risulta dalla combinazione di due o più diquelli descritti; molte frane sono complesse, mageneralmente un tipo di movimento predomina,spazialmente o temporalmente.

Classi di pericolosità

Molto elevata o elevata Media o moderata

Aree soggette a valanghe con periodo di ricorrenza di 30 annio meno e/o soggetti a valanghe estreme con pressionesuperiore a 30 kN/m2 .

Aree soggette a:

- valanghe estreme con pressione inferiore a 30 kN/m2;- pressione non superiore a 3 kN/m2 proveniente dal soffio di

vento di valanga.

Aree presumibilmente sottoposte a pericolo di valanghe, oveuna complessa configurazione morfologica del terreno nonpermette una affidabile definizione della situazione valanghiva.

2. Valanghe Fenomeni gravitativi che coinvolgono masse nevose,che si instabilizzano in ragione della morfologia delterreno e dei fattori climatici innescanti

Delimitazione mediante utilizzo dei dati esistenti.

Classi di pericolosità

Molto elevata Elevata Media o moderata

Aree di conoidi attivi opotenzialmente attivi non protette daopere di difesa e di sistemazione amonte.

Per attivi o potenzialmente attivi siintendono quelli che risultano essereinteressati da notevoli episodi dialluvionamento negli ultimi 30 anni.

Aree di conoidi attivi opotenzialmente attivi parzialmenteprotette da opere di difesa e disistemazione a monte.

Per attivi o potenzialmente attivi siintendono quelli che risultano essereinteressati da notevoli episodi dialluvionamento negli ultimi 30 anni.

Aree di conoidi non recentementeriattivatisi (negli utlimi 30 anni) ocompletamente protette da operedi difesa

3. Conoidi Fenomeni deposizionali collegati alle lave torrentizie incorrispondenza dei bruschi campi di pendenzalongitudinale del corso d’acqua

Delimitazione mediante utilizzo dei dati esistenti, integrati con gli elementi acquisiti da fotointerpretazione relative agli eventistorici più recenti e dalla valutazione del grado di sistemazione del bacino idrografico sotteso e del corso d’acqua nel tratto amonte e in corrispondenza del conoide.

Classi di pericolosità

Molto elevata o elevata Media o moderata

4. Processi nellarete idrograficain territoriomontano ocollinare

Aree potenzialmente coinvolte dai fenomeni con tempo diritorno di 20-50 anni.

Aree potenzialmente coinvolte dai fenomeni con tempo diritorno superiore a 100 anni.

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Autorità di bacino del fiume Po 101

Descrizione Criteri di delimitazione delle aree in funzione della classificazione di pericolosità

4.a. Colatedetritiche o lavetorrentizie (debrisflow)

Fenomeni a carattere torrentizio con elevatissimotrasporto solido, che si instaura in relazione a fortiintensità e concentrazione di precipitazione,dimensioni ridotte del bacino idrografico, fortependenza (tipicamente superiore al 20%) dell’alveo,elevata disponibilità di materiale solido movimentabilesui versanti (per frana) e in alveo.

Delimitazione delle aree interessate da dissesto sulla base di:

- censimento di eventi storici di piena, delle aree allagate,dei dissesti morfologici e valutazione delle relativericorrenze,

- valutazione speditiva delle portate di piena con tempi diritorno compresi tra 100 e 500 anni e individuazione, insezioni significative, dei livelli idrici corrispondenti(mediante calcoli idraulici semplificati),

- individuazione delle aree allagabili e di quellepotenzialmente interessate da dissesti morfologici, qualierosioni e sovralluvionamenti.

4.b Esondazioni ealluvionamenti

I fenomeni si manifestano generalmente lungo i tratti direte idrografica principale di fondovalle a minorependenza (inferiore al 20% e superiore allo 0,2%),caratterizzati da un trasporto solido generalmente moltoelevato, alimentato dal reticolo secondario di monte; illivello idrico al colmo in queste situazioni non ènormalmente controllato dalla portata liquida, bensìdall’innalzamento del fondo alveo dovuto al deposito diparte del materiale di trasporto. I fenomeni dialluvionamento possono essere accompagnati damodificazioni del tracciato planimetrico dell’alveo.

4.c. Modificazionimorfologiched’alveo

Fenomeni di erosione di sponda e di fondo dell’alveo,apertura di nuovi alvei, processi deposizionali esovralluvionamenti.

Delimitazione delle aree interessate da dissesto sulla basedi:

- censimento di eventi storici di piena, delle aree allagate,dei dissesti morfologici e valutazione delle relativericorrenze,

- valutazione speditiva delle portate di piena con tempi diritorno compresi tra 20 e 50 anni e individuazione, insezioni significative, dei livelli idrici corrispondenti(mediante calcoli idraulici semplificati),

- individuazione delle aree allagabili e di quellepotenzialmente interessate da dissesti morfologici, qualierosioni e sovralluvionamenti.

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102 Autorità di bacino del fiume Po

5. Analisi delle interferenze tra pericolosità e uso delsuolo nei territori collinari e montani

5.1. Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

L’inventario dei centri abitati collinari e montani esposti a pericolo per processigravitativi, esondazioni e processi di dissesto fluvio-torrentizi, è stato costituitoattraverso l’analisi delle fonti informative elencate al §.2.1.

A partire da tali informazioni è stata costituita una banca dati informatizzatasuddivisa in tre macro-sezioni informative:

1. anagrafica;

2. dati tecnici;

3. rappresentazione cartografica.

La prima sezione identifica la tipologia dell’evento, la sua localizzazione e latipologia dell’oggetto territoriale interferito.

La seconda sezione caratterizza l’evento in ordine ai propri parametri geometrici,di contesto territoriale, di correlazione con altri eventi e di memoria storica.

La terza sezione georeferenzia l’evento.

L’archivio individua un numero elevato di comuni del settore collinare-montano(1.018) esposti a fenomeni di dissesto. Si tratta del 53% dei comunicollinari/montani dell’intero bacino. Nel complesso gli abitati esposti risultano2.324, vale a dire più del doppio dei comuni interessati.

L’elevato numero di esposizioni a dissesto localizzate nella Regione Piemonte(Tab. 5.1) risente, soprattutto nel bacino del Tanaro, dei recenti eventi alluvionali.

I movimenti franosi costituiscono, generalmente, il fenomeno che più interferiscecon gli abitati. Emblematica, in tal senso, la situazione nella Regione Emilia-Romagna dove la quasi totalità dei pericoli è da ricondurre ad esposizione perfrane.

Nell’Allegato 3, «Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo», sifornisce, per le diverse tipologie di dissesto, una valutazione di maggior dettagliodelle caratteristiche specifiche dei fenomeni in ambiente collinare e montano cheminacciano insediamenti e infrastrutture.

L’Inventario si compone di due sub-elenchi. Il primo si riferisce ai centri abitati peri quali è stato possibile identificare e verificare la tipologia dell’evento e la sua

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Autorità di bacino del fiume Po 103

localizzazione, il secondo elenco si riferisce a centri abitati per i quali non esistonosufficienti elementi di caratterizzazione e georeferenziazione dell’eventointerferente.

Tab. 5.1. Numero di comuni e centri abitati del settore collinare e montanoesposti a fenomeni di dissesto

Comuni PAI(numero)

Comuni e centri abitati esposti a pericolo(numero)

Regione Totale Comuni montani Comuni Abitati

EmiliaRomagna 225 112 76 268Liguria 61 61 35 199Lombardia 1.541 669 273 488Piemonte 1.209 913 555 1.178Toscana 2 2 - -Trentino A.A. 62 62 33 53Valle d'Aosta 74 74 46 138Veneto 29 12 - -

Totale 3.203 1.905 1.018 2.324

L’elenco delle località comunali soggette alle diverse tipologie di dissesto è cosìstrutturato:

• nome della Regione

• nome della Provincia

• codice ISTAT 1995 nella forma RRPPPCCC dove RR= codice Regione,PPP= codice Provincia, CCC=codice Comune.

• nome del comune in cui è presente il dissesto

• nome della località comunale investita dal/i dissesto

Per facilitarne la consultazione le località comunali sono in ordine alfabeticoall’interno del Comune, della Provincia e della Regione, rispettivamente.

Può sussistere il caso in cui una località comunale indicata in realtà nonappartenga al comune di riferimento a causa della estensione del dissesto che,pur avendo origine all’interno del comune suddetto, investe località di altri comunilimitrofi.

La sezione contigua della tabella identifica con il marcatore “x” diverse tipologie didissesti interferenti distinti per tipologia.

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104 Autorità di bacino del fiume Po

5.2. Criteri e modalità di valutazione e perimetrazionepuntuale dei livelli di rischio idraulico e idrogeologico

5.2.1. Premessa

L’identificazione e la delimitazione delle aree in dissesto (§. 4.1) consente ilriconoscimento, alla scala 1:25.000 (cfr. Allegato 4), delle componenti dirette chepossono indurre un rischio più o meno vasto ed elevato su una determinata area.

Una disamina delle situazioni singolarmente critiche, a carico di centri abitati edelle principali infrastrutture, è possibile, in prima istanza, associando i dissestiinventariati nelle fonti documentali dei centri abitati montani esposti a pericolo(cfr. §.5.1) a quelli cartografati in precedenza. Questo procedimento consente diporre in evidenza le situazioni che devono essere considerate, con particolareattenzione, nell’ambito delle successive valutazioni di rischio.

A questo scopo è stata formalizzata una metodologia per la valutazione, a livellopuntuale, del rischio associato a ciascun fenomeno.

La metodologia è stata applicata, in via sperimentale, in 107 situazioni puntualisparse sul territorio collinare e montano del bacino del Po, che si ritengonosignificative sia dal punto di vista della tipologia di dissesto, sia per le modalità diinterferenza con il contesto socio economico e infrastrutturale.

Per ogni dissesto è possibile definire un set di parametri, raccolti in una scheda dirilevamento, che consente il confronto, all’interno dello stesso insieme tipologico,dei dissesti catalogati in una scala relativa di rischio. La metodologia vieneproposta come strumento utile alla definizione delle priorità di intervento per unacorretta gestione del territorio.

Per non rendere troppo onerosa la fase di acquisizione delle informazioni di base,il problema viene affrontato a partire dalla determinazione di un set di parametriche vengono successivamente combinati fra loro e processati secondo unosviluppo, in serie, di matrici. Infatti, pur trattando situazioni puntuali, occorrericordare che si tratta di una valutazione da intraprendere a scala di intero bacinodove non sempre le informazioni relative ai singoli dissesti hanno lo stesso gradodi dettaglio e accuratezza.

Come per lo studio cartografico di delimitazione delle aree in dissesto letematiche affrontate sono:

1. frane;

2. conoidi;

3. valanghe;

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Autorità di bacino del fiume Po 105

4. esondazioni.

Anche in questo caso la metodologia (come per la valutazione del rischio a scalacomunale che prevede una “pesatura” avendo come riferimento l’insieme di tutti icomuni del bacino del Po) è mirata alla definizione della pericolosità e del rischioin termini relativi garantendo il confronto fra più situazioni.

5.2.2. Pericolosità da frane

A tal fine è stata messa a punto un scheda di rilevamento (§. 5.2.5) in cui alleinformazioni geografico-cartografiche si affiancano alcuni parametri volti allaclassificazione del dissesto in atto.

Tra questi svolgono un ruolo determinante nella valutazione finale:

• l’intensità o magnitudo (M) intesa come “severità” meccanica e geometricadell’evento; essa non tiene conto della probabilità di accadimento e vienedefinita dalla relazione intercorrente tra le dimensioni areali del dissesto (o ilsuo volume nel caso di frane di crollo) e la sua tipologia. Questa può esseretradotta in termini di velocità secondo il seguente schema:

I. deformazioni gravitative profonde in roccia, creep in masse detritiche, T1;

II. frane complesse, scorrimenti e colamenti in roccia, detrito e terra, T2;

III. scivolamenti rapidi in roccia, detrito e terra, crolli, valanghe di roccia,fluidificazione di terreni superficiali, T3.

La matrice di Tab. 5.2 definisce i valori di magnitudo per i diversi “incroci”possibili.

Tab. 5.2. Matrice di valutazione della magnitudo

Tipologia

Estensione (m2) Volumi (m3)T1 T2 T3

<104 <1 M1 M2 M3

104 ÷ 105 >1 M2 M3 M4

105 ÷ 106 >1 M2 M3 M4

>106 >1 M3 M4 M4

Nota: Solo per le frane di crollo si entra nella matrice con i volumi anziché con l’estensione

• stato di attività: fornendo indicazioni sul grado di attività del dissesto viene, intal modo, inserita una valutazione di tipo temporale e quindi probabilistica. Lasuddivisione adottata è nelle seguenti tre classi:

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106 Autorità di bacino del fiume Po

- quiescenti: fenomeni non esauriti di cui si hanno notizie storiche antecedentiagli ultimi 100 anni o riconosciuti solo in base a chiare evidenze morfologiche

- recentemente attive: movimenti avvenuti negli ultimi 100 anni o che mostranochiare evidenze di attivazione o riattivazione nel medesimo periodo;

- attive: movimenti in atto o registrati negli ultimi 4 anni (corrispondente al valoremedio della frequenza di attivazioni franose nei bacini tributari del Po);

Dall’assemblaggio di magnitudo e stato di attività è possibile ricavare una primavalutazione indicativa della pericolosità (P) secondo lo schema di Tab. 5.3.

Tab. 5.3. Prima valutazione di pericolosità

Magnitudo

AttivitàM1 M2 M3 M4

Quiescente P0 P0 P0 P1

Recentemente attiva P0 P1 P2 P3

Attiva - riattivata P1 P2 P3 P4

• modalità evolutive: anche in questo caso viene utilizzata la classificazioneredatta da Cruden e Varnes (1994) operando i seguenti accorpamenti:

I. frane in diminuzione (S1)

II. frane senza variazioni apprezzabili di superficie e di volume (S2)

III. frane in avanzamento, retrogressive, in allargamento (S3)

La Tab. 5.4 illustra le nuove classi così dedotte.

Tab. 5.4. Valutazione di pericolosità in relazione alle modalità evolutive

P

Modalità evolutiveP0 P1 P2 P3 P4

S1 D0 D0 D1 D2 D3

S2 D0 D1 D2 D3 D4

S3 D1 D2 D3 D4 D4

• interventi: la presenza di interventi di sistemazione può comportare unabbassamento del valore di pericolosità; suddividendo i possibili effetti di unopera (presupponendone il perfetto stato di efficienza) sul grado di stabilità diun dato versante in migliorativo, parzialmente migliorativo, inefficace o assenteè possibile ritoccare i valori di pericolosità calcolati precedentemente secondolo schema di Tab. 5.5.

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Autorità di bacino del fiume Po 107

Tab. 5.5. Valutazione pericolosità considerando gli effetti di interventi disistemazione

DIntervento

D0 D1 D2 D3 D4

Migliorativo H0 H0 H0 H0 H1

Parzialmente migliorativo H0 H0 H1 H2 H3

Inefficace o assente H0 H1 H2 H3 H4

• opere negative: si intende considerare nella valutazione finale della pericolositàanche la possibilità della presenza di opere o strutture che sortiscono un effettonegativo sulla stabilità di un dato versante (ad esempio sovraccarichi, scarichiconcentrati, ecc..).

La valutazione finale è riportata in Tab. 5.6.

Tab. 5.6. Valutazione finale della pericolosità

HOpera negativa

H0 H1 H2 H3 H4

Assente Z0 Z1 Z2 Z3 Z4

Dannosa Z1 Z1 Z3 Z3 Z4

Gravemente dannosa Z1 Z2 Z3 Z4 Z4

5.2.2.1. Attività torrentizie sui conoidi

Analogamente a quanto fatto per le frane sono state considerate alcuneinformazioni ritenute necessarie alla definizione della pericolosità dei conoidi(secondo lo scheda di rilevamento illustrato al §. 5.2.5).

Sinteticamente si è operato nel seguente modo:

• massa solida (M) definita dalla relazione intercorrente tra la superficie delbacino (Ab) ed il rapporto tra la superficie del conoide (Ac) e la superficie delbacino stessa (Tab. 5.7). Questo parametro indica la quantità di materialetrasportabile dal corso d’acqua senza tuttavia specificarne le modalità ditrasporto e le dimensioni granulometriche.

Tab. 5.7. Definizione della massa solida

Area bacino (Km2)Ac/Ab (%)

<10 10 ÷ 100 >100

<1 M1 M1 M1

1 ÷ 10 M1 M2 M3

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108 Autorità di bacino del fiume Po

<10 M1 M3 M3

• tipologia del processo: risulta dall’incrocio della massa solida con l’indice diasprezza di Melton; questo viene definito dalla relazione: R= (H-h)A-0,5 (con H=altezza massima del bacino, h= altezza dell’apice del conoide, A= superficiedel bacino). L’indice R consente la distinzione tra conoidi di differente origine(fluvial fans, debris flow fans, mixed fans) (Tab. 5.8).

Tab. 5.8. Tipologia del processo

Tipologia <0,25 0,25÷0,30 >0,30

M fluvial mixed debris flow

M1 T1 T2 T3

M2 T2 T3 T3

M3 T3 T3 T3

• massa critica (MC): viene valutata dall’incrocio della tipologia di conoide con ilvalore del diametro medio-massimo (φ ) rilevato all’interno del conoide (Tab.5.9).

Tab. 5.9. Valutazione della massa critica

φ (m)

T<0,01 0,01 ÷ 0,2 0,2 ÷ 1 >2

T1 MC1 MC1 MC2 MC3

T2 MC1 MC2 MC3 MC4

T3 MC1 MC2 MC3 MC4

Questo parametro tiene conto non solo della granulometria del conoide maanche della modalità della messa in posto del materiale.

• intensità (I): con la definizione dell’intensità, risultante dal rapporto tra massacritica e pendenza, si chiude la prima parte della valutazione della pericolositàintensa, in analogia a quanto visto per le frane, come “severità” meccanicadell’evento (Tab. 5.10)

Tab. 5.10. Valutazione dell’intensità

Massa critica (MC)

Pendenza (%)MC1 MC2 MC3 MC4

<7 I1 I1 I2 I3

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Autorità di bacino del fiume Po 109

7 ÷ 15 I1 I2 I3 I4

>15 I2 I3 I4 I4

• ricorrenza (R): utilizzando la ricorrenza viene introdotta la probabilità di acca-dimento e, dunque, viene definita una pericolosità vera e propria (Tab. 5.11).

Tab. 5.11. Prima definizione della pericolosità

Intensità (I)Ricorrenza (R)

I1 I2 I3 I4

R1 P1 P1 P2 P3

R2 P1 P2 P3 P4

R3 P2 P3 P4 P4

Vengono distinte le seguenti classi di ricorrenza:

R1: > 50 anni

R2: 10-50 anni

R3: < 10 anni

• interventi: è possibile suddividere la loro efficacia nel contrastare il processogeomorfico in migliorativi, parzialmente migliorativi ed inefficaci o assenti. Ciòcomporta una valutazione della pericolosità come riportato in Tab. 5.12.

Tab. 5.12. Valutazione della pericolosità considerando gli effetti di interventi disistemazione

PericolositàOpere

P1 P2 P3 P4

Migliorative H0 H0 H0 H1

Parzialmente migliorative H0 H1 H2 H3

Inefficaci o assenti H1 H2 H3 H4

• opere negative: analogamente a quanto visto per le frane possono esserepresenti opere (ad esempio di protezione o di attraversamento) che svolgonoun effetto negativo sul territorio amplificando il grado di pericolosità di un datoconoide. Tale effetto è stato suddiviso in tre classi secondo quanto riportato inTab. 5.13.

Tab. 5.13. Valutazione finale della pericolosità

HOpera negativa

H0 H1 H2 H3 H4

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Assente Z0 Z1 Z2 Z3 Z4

Dannosa Z1 Z1 Z3 Z3 Z4

Gravemente dannosa Z1 Z2 Z3 Z4 Z4

5.2.2.2. Valanghe

Tra i fattori disponibili nei catasti-valanghe gli unici che si è ritenuto di utilizzaresono la ricorrenza e i volumi. Questo, da un lato, per l’incompletezza di dati relativiagli altri aspetti e, dall’altro, perché essi sono comunque rappresentativi ed idoneialla valutazione della pericolosità. La ricorrenza è, infatti, un indicatore dellaprobabilità di accadimento mentre il volume rappresenta un indice oggettivo efacilmente quantificabile della magnitudo dell’evento. Le classi adottate sono:

• ricorrenza:

- eccezionale (poche segnalazioni, R0),- ricorrente (una segnalazione ogni 5 anni, R1),- abituale (una segnalazione ogni 1 ÷ 2 anni, R2);

• volumi:

- piccole (V1: < 10.000 m3),- medie (V2: 10.000 ÷ 100.000 m3),- grandi (V3: > 100.000 m3).

Combinando tali aspetti si ottiene la matrice di Tab. 5.14.

Tab. 5.14. Valutazione della pericolosità

Volumi (m3)

RicorrenzaV0 V1 V2

R0 H0 H1 H2

R1 H1 H2 H3

R2 H2 H3 H4

• interventi: analogamente a quanto fatto in precedenza, è possibileconsiderarne l’efficacia in migliorativi, parzialmente migliorativi e inefficaci oassenti. Ciò comporta una nuova valutazione della pericolosità (Tab. 5.15).

Tab. 5.15. Valutazione finale della pericolosità considerando anche gli effettidelle opere di protezione

Pericolosità

OpereH0 H1 H2 H3 H4

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Migliorative Z0 Z0 Z0 Z0 Z1

Parzialmente migliorative Z0 Z0 Z1 Z2 Z3

Inefficaci o assenti Z0 Z1 Z2 Z3 Z4

5.2.2.3. Esondazioni

Per la valutazione della pericolosità da esondazione sono stati considerati erelazionati i seguenti parametri:

• superficie: la pericolosità dell’evento alluvionale è naturalmente direttamentecorrelata all’estensione areale del fenomeno e alla ricorrenza dell’evento stesso(Tab. 5.16).

Tab. 5.16. Valutazione della pericolosità in funzione dell’estensione areale

Superficie

Ricorrenza<1 ha 1÷10 ha 10÷100 ha >100ha

Eccezionale M1 M1 M2 M2

Occasionale M1 M2 M3 M3

Ricorrente M2 M2 M3 M4

• La ricorrenza è stata suddivisa nelle seguenti classi:

eccezionale: > 50 anni

occasionale: 10 ÷ 50 anni;

ricorrente: < 10 anni;

• Per quanto riguarda la pericolosità indotta dall’altezza dell’evento, dallagranulometria del materiale depositato e dall’attenuazione indotta dalle operedi difesa, le matrici che seguono assegnano i valori estimativi.

Tab. 5.17. Pericolosità in funzione dell’altezza

M

Altezza (m)M1 M2 M3 M4

< 0,5 m P1 P1 P2 P3

0,5 ÷ 2 m P1 P2 P3 P4

> 2 m P2 P3 P4 P4

Tab. 5.18. Pericolosità in funzione del materiale depositato

P P1 P2 P3 P4

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112 Autorità di bacino del fiume Po

Granulometria

Nullo H0 H1 H2 H3

Prevalentemente fine H1 H2 H3 H4

Prevalentemente grossolano H2 H3 H4 H4

Tab. 5.19. Pericolosità attenuata dalle opere di difesa

Pericolosità

Opere difensiveH0 H1 H2 H3 H4

Migliorative W0 W0 W0 W0 W1

Parzialmente migliorative W0 W0 W1 W3 W4

Inefficaci o assenti W0 W1 W2 W3 W4

• opere negative: analogamente a quanto visto per le frane e le conoidi, possonoessere presenti opere (soprattutto in alveo) che interferendo con la dinamicafluviale possono essere, esse stesse, causa del fenomeno. L’effetto di questeopere è stato suddiviso in tre classi secondo quanto riportato in Tab. 5.20.

Tab. 5.20. Valutazione finale della pericolosità

H

Opera negativaH0 H1 H2 H3 H4

Assente Z0 Z1 Z2 Z3 Z4

Dannosa Z0 Z1 Z3 Z3 Z4

Gravemente dannosa Z1 Z2 Z3 Z4 Z4

5.2.3. Valutazione del danno

Il danno esprime l’aliquota del valore dell’elemento a rischio che può venirecompromessa in seguito al verificarsi di un dissesto. Il danno può essere valutato,in funzione di livelli di approfondimento diversi, in due modi:

• attraverso l’attribuzione di un valore economico e di una vulnerabilità ai singolielementi a rischio;

• attraverso una metodologia semplificata che considera una classificazioneschematica del territorio in zone omogenee di urbanizzazione e utilizzo delsuolo da mettere in relazione a diverse classi di vulnerabilità.

Nel primo caso l’attribuzione del valore economico al singolo elementodanneggiato può risultare alquanto aleatoria sia per la difficoltà di stimare il valoremonetario di alcuni beni (es.: beni architettonici, storici, paesaggistici, ecc. ), sia

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Autorità di bacino del fiume Po 113

per la differenza di valore economico che un singolo elemento può avere inlocalità diverse.

Si è pertanto preferito seguire una metodologia che non arrivi a determinare ildanno a livello economico, ma ne dia una classificazione in categorie individuatesulla base della quantità degli elementi a rischio minacciati.

Nella determinazione del danno deve essere anche valutata la vulnerabilità deidiversi elementi potenzialmente interessati dal dissesto.

La stima della vulnerabilità è estremamente complessa; essa infatti deve tenereconto dei seguenti elementi:

• probabilità che l’elemento a rischio sia interessato dal dissesto;

• presunta aliquota del valore dell’elemento a rischio che può essere persa nelcaso che questo venga coinvolto;

• possibilità che sia messa in pericolo la vita di persone.

In funzione di tali elementi sono state individuate cinque classi cui fare riferimentoper la stima della vulnerabilità.

Nella scheda di rilevamento (§. 5.2.5) accanto ai parametri utili alla classificazionedel dissesto in atto, devono essere segnalati gli elementi a rischio (E)rappresentati dalla popolazione, dalle abitazioni, dalle attività economiche e daibeni culturali che possono subire danni in conseguenza del verificarsi delfenomeno. Essi vengono suddivisi in cinque classi:

• E0 aree disabitate o improduttive;

• E1 case sparse, infrastrutture viarie minori, zone agricole o a verdepubblico;

• E2 nuclei abitati1, insediamenti industriali, artigianali e commercialiminori, infrastrutture viarie minori;

• E3 centri abitati2 parzialmente coinvolti, grandi insediamenti industriali ecommerciali, infrastrutture viarie;

• E4 centri abitati completamente coinvolti, grandi insediamenti industrialie commerciali, beni architettonici storici e artistici, principali

1 Per nucleo abitato si intende, secondo la definizione Istat, un gruppo di case contigue o vicine con almeno cinque

famiglie e con interposte strade, sentieri, spiazzi, aie, ecc.

2 Per centro abitato si intende, secondo la definizione Istat, un aggregato di case contigue o vicine, con interpostestrade, piazze e simili caratterizzato dall’esistenza di servizi o esercizi pubblici.

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114 Autorità di bacino del fiume Po

infrastrutture viarie, servizi di rilevante interesse sociale e corsid’acqua.

Alla vulnerabilità (V) vengono attribuite cinque classi così definite:

• V0 nessun elemento risulta esposto a rischio;

• V1 gli elementi a rischio possono subire danni estetici o danni funzionaliminori;

• V2 gli elementi a rischio hanno bassa probabilità di essere distrutti ogravemente danneggiati;

• V3 gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti ogravemente danneggiati;

• V4 gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti,gravemente danneggiati ed esiste la possibilità che venganocoinvolte persone.

Dall’incrocio tra gli elementi a rischio e la vulnerabilità si ottiene una valutazionequalitativa del danno (D) secondo lo schema riportato nella Tab. 5.21.

Tab. 5.21. Valutazione del danno

VulnerabilitàElementi a rischio

V0 V1 V2 V3 V4

E0 D0 D0 D0 D0 D0

E1 D0 D0 D1 D2 D3

E2 D0 D1 D2 D3 D4

E3 D0 D2 D3 D4 D4

E4 D0 D3 D4 D4 D4

Le classi di danno risultanti dall’incrocio tra elementi a rischio e vulnerabilitàpossono essere così descritte:

• D0 nessun danno o danni irrilevanti;

• D1 danno basso che si traduce in: danni estetici o funzionali a pochielementi a rischio, o in bassa probabilità per gli stessi di esseregravemente coinvolti dal fenomeno;

• D2 danno medio che si traduce in: danni estetici o funzionali a moltielementi a rischio, o in bassa probabilità per alcuni elementi diessere pesantemente coinvolti, o infine in alta probabilità che

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Autorità di bacino del fiume Po 115

possano subire gravi danni infrastrutture secondarie, aree agricoleed edifici isolati

• D3 danno alto che si traduce in: bassa probabilità che molti elementi arischio siano coinvolti, alta probabilità che alcuni elementi a rischiosiano pesantemente coinvolti

• D4 danno molto alto: il fenomeno può determinare gravi danni a moltielementi a rischio e con possibile coinvolgimento di vite umane.

5.2.4. Valutazione del rischio

Attraverso la metodologia descritta in precedenza, si arriva alla determinazione,per ogni singolo dissesto puntuale, dell’Hazard relativo, da un lato, e dellacategoria di Danno atteso relativo dall’altro.

Attraverso la combinazione di questi due fattori si può dunque arrivare alladeterminazione del rischio.

Si ricorda che il rischio così calcolato non può essere inteso in termini assoluti maè un elemento che, consentendo la comparazione di più situazioni, permette ilraggruppamento in più classi dei vari dissesti in funzione del rischio relativo.

Da questo discende che se una situazione risulta appartenere ad una classe dirischio basso, ciò non implica necessariamente che la situazione sia non“rischiosa” in termini assoluti ma semplicemente che, in una scala di priorità, essaè di ordine inferiore rispetto a situazioni che appartengono a categorie di rischioalto.

L’incrocio tra il danno e la pericolosità può definire classi di rischio diverse comeindicato in Tab. 5.22.

Tab. 5.22. Valutazione delle classi di rischio

Danno

HazardD0 D1 D2 D3 D4

Z0 R1 R1 R1 R1 R1

Z1 R1 R2 R2 R3 R3

Z2 R1 R2 R3 R3 R4

Z3 R1 R2 R3 R4 R4

Z4 R1 R3 R3 R4 R4

In via qualitativa il significato delle classi di rischio individuate è riconducibile allestesse definizioni associate alla interpretazione sintetica delle classi di rischio a

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116 Autorità di bacino del fiume Po

livello comunale (cfr. § 3.2), che esprimono le conseguenze attese a seguito delmanifestarsi dei dissesti e che qui vengono brevemente richiamate:

moderato R1 per il quale sono possibili danni sociali ed economicimarginali;

medio R2 per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alleinfrastrutture che non pregiudicano l’incolumità dellepersone, l’agibilità degli edifici e lo svolgimento delle attivitàsocio-economiche;

elevato R3 per il quale sono possibili problemi per l’incolumità dellepersone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture conconseguente inagibilità degli stessi e l’interruzione delleattività socio-economiche, danni al patrimonio culturale;

molto elevato R4 per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesionigravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture,danni al patrimonio culturale, la distruzione di attività socio-economiche.

È utile ribadire che l’appartenenza alla classe di rischio moderato non vuol direnecessariamente che non occorrono interventi ma che questi, a scala di bacino,sono in un livello di priorità inferiore rispetto a quelli delle classi di rischio moltoelevato.

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5.2.5. Schede di rilevamento

Rischio idraulico e idrogeologico puntualeFRANE

Schedatura delle informazioni

ID Scheda F0017

1 Localizzazione del dissesto

Comune Salbentrand Codice Istat 1995 01001232 Prov. TO

Località principale Serre La Voute

Bacino/i Dora Riparia Corso/i d’acqua Dora Riparia

Riferimenti cartografici:Regionale Autorità di bacino

CTR utilizzata Scala N. Tavola/e Denominazione Tavola/e AdB 1:25.000

CTR 10.000 153100 153-II

Località interferita/e:

Località Comune Cod. Istat ‘95 Est/Long (m) Nord/Lat (m) UTM Gauss Boaga

Serre La Voute Salbertrand 01001232 334.850,68 4.994.556,72 8Eclause Salbertrand 01001232 334.459,59 4.995.115,00 8

Infrastruttura/e interferita/e:

Tipologia Denominazione Comune Cod. Istat ‘95 Est/Long (m) Nord/Lat (m) UTM G/Boaga

2 Classificazione Reale Potenziale

Tipologia

(Tab. 4.1. Classificazione dei fenomeni sui versanti e sui corsi d’acqua)

FT1 Deformazioni gravitative profonde in roccia, creep in masse detritiche

FT2 Frane complesse, scorrimenti e colamenti in roccia, detrito e terra

FT3 Scivolamenti rapidi in roccia, detrito e terra, crolli, valanghe di roccia, fluidificazione di terreni superficiali

Stato di attività quiescente FL1 Fenomeni non esauriti di cui si hanno notizie antecedenti agli ultimi100 anni o riconosciuti con chiare evidenze morfologiche

recentemente attiva FL2 Movimenti o chiare evidenze di riattivazione negli ultimi 100 anni

attiva FL3 Movimenti in atto o registrati negli ultimi 4 anni

Distribuzione attività

Secondo Cruden e Varnes, 1996

FS1 Frana in diminuzione

FS2 Frana senza variazioni apprezzabili di superficie e di volume

FS3 Frana in avanzamento, retrogressiva, in allargamento

Velocità

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Pendenza

Dimensionilarghezza lunghezza profondità

Estensione superficiale Volumi (solo per frane di crollo)

FB1 <104 m2 FB1 <1

FB2 104 ÷ 105 m2 FB2 >1

FB3 105 ÷ 106 m2 FB3 >1

FB4 >106 m2 FB4 >1

Litologia Calcesisti, micascisti, gneiss e copertura detritico-eluviale

3 Interventi

Tipologia Opere

Stato delle opere

Effetti delle opere Migliorativi FO1

Parzialmente migliorativi FO2

Inefficaci o assenti FO3

Opere negative Assenti FF1

Dannose FF2

Gravemente dannose FF3

4 Sistemi di monitoraggioInclinometri

5 Valutazione del Danno

Il dissesto interessa

FE0 Aree disabitate o improduttive.

FE1 Case sparse, infrastrutture viarie minori, zone agricole o a verde pubblico.

FE2 Nuclei abitati, insediamenti industriali, artigianali e commerciali, infrastrutture viarie.

FE3 Centri abitati parzialmente coinvolti, insediamenti industriali e commerciali, infrastrutture viarie.

FE4 Centri abitati completamente coinvolti, grandi insediamenti industriali e commerciali, beni architettonici, storici e artistici, principaliinfrastrutture viarie, servizi di rilevante interesse sociale e corsi d’acqua.

Gli elementi a rischio rientrano in una delle classi di vulnerabilità di seguito descritte

FV0 Nessun elemento risulta esposto a rischio.

FV1 Gli elementi a rischio possono subire danni estetici o danni funzionali minori.

FV2 Gli elementi a rischio hanno bassa probabilità di essere distrutti o gravemente danneggiati.

FV3 Gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti o gravemente danneggiati.

FV4 Gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti, gravemente danneggiati ed esiste la possibilità che vengano coinvoltepersone.

Note

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Comune Salbentrand Codice Istat 1995 01001232 Prov . TO

Località principale Serre La Voute

Bacino/i Dora Riparia Corso/i d’acqua Dora Riparia

Planimetria (scala 1:10.000)

Pericolosità finale Z3 Danno D4 Indice di rischio R3

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Salbeltrand: Serre la Voute – Eclause (panoramica del versante instabile)

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Rischio idraulico e idrogeologico puntualeCONOIDI

Schedatura delle informazioni

ID Scheda C0001

1 Localizzazione del dissesto

Comune Fenis Codice Istat 1995 02007027 Prov. Aosta

Località principale Fenis

Bacino Dora Baltea Corso d’acqua Clavalitè

Riferimenti cartografici:Regionale Autorità di bacino

CTR utilizzata Scala N. Tavola/e Denominazione Tavola/e AdB 1:25.000

CTR Valle d’Aosta 10.000 8266 091-I

Località interferita/e:

Località Comune Cod. Istat ‘95 Est/Long (m) Nord/Lat (m) UTM Gauss Boaga

Fenis Fenis 02007027 383.991,77 5.065.893,64 8

Infrastruttura/e interferita/e:

Tipologia Denominazione Comune Cod. Istat ‘95 Est/Long (m) Nord/Lat (m) UTM G/Boaga

2 Caratteristiche

Area del conoide 2 (km2)

Quota apice 650 (m)

Dimensione del materiale trasportato (m) CC1 <0,01

CC2 0,01 ÷ 0,2

CC3 0,2 ÷ 1

CC4 >1

Pendenza del cono di deiezione (%) CF1 <7

CF2 7 ÷ 15

CF3 >15

Presenza di paleocanali SI

Presenza di manufatti e/o restringimenti

2 Bacino di alimentazione

Superficie del bacino 70 (km2) CA1 <10

CA2 10 ÷ 100

CA3 >100

Quota max bacino 2.789 (m s.m.)

Pendenza alveo di alimentazione 13 (%)

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Erodibilità del bacino

Franosità del bacino Bassa

Copertura boschiva Bassa

Presenza di opere a monte

Pendenza

Ricorrenza dell’evento CR1 <10 anni

CR2 10 ÷ 50 anni

CR3 >50

3 Interventi

Tipologia Opere Difese spondali, briglie e soglie

Stato delle opere Buono

Effetti delle opere Migliorativi FO1

Parzialmente migliorativi FO2

Inefficaci o assenti FO3

Opere negative Assenti FF1

Dannose FF2

Gravemente dannose FF3

5 Valutazione del Danno

Il dissesto interessa

FE0 Aree disabitate o improduttive.

FE1 Case sparse, infrastrutture viarie minori, zone agricole o a verde pubblico.

FE2 Nuclei abitati, insediamenti industriali, artigianali e commerciali, infrastrutture viarie.

FE3 Centri abitati parzialmente coinvolti, insediamenti industriali e commerciali, infrastrutture viarie.

FE4 Centri abitati completamente coinvolti, grandi insediamenti industriali e commerciali, beni architettonici, storici e artistici, principaliinfrastrutture viarie, servizi di rilevante interesse sociale e corsi d’acqua.

Gli elementi a rischio rientrano in una delle classi di vulnerabilità di seguito descritte

FV0 Nessun elemento risulta esposto a rischio;

FV1 Gli elementi a rischio possono subire danni estetici o danni funzionali minori;

FV2 Gli elementi a rischio hanno bassa probabilità di essere distrutti o gravemente danneggiati;

FV3 Gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti o gravemente danneggiati;

FV4 Gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti, gravemente danneggiati ed esiste la possibilità che vengano coinvoltepersone.

Note

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Comune Fenis Codice Istat 1995 02007027 Prov . Aosta

Località principale Fenis

Bacino Dora Baltea Corso d’acqua Dora Baltea

Planimetria (scala 1:10.000)

Pericolosità finale Z3 Danno D3 Indice di rischio R3

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Fenis: Centro abitato (tratto finale del conoide del torrente Clavalitè)

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Rischio idraulico e idrogeologico puntualeVALANGHE

Schedatura delle informazioni

ID Scheda V0004

1 Localizzazione del dissesto

Comune Noasca Codice Istat 1995 01001165 Prov. Torino

Località principale Pianchetti

Bacino Orco Corso d’acqua Orco

Riferimenti cartografici:Regionale Autorità di bacino

CTR utilizzata Scala N. Tavola/e Denominazione Tavola/e AdB 1:25.000

CTR 10.000 112 - 120 112-II

Località interferita/e:

Località Comune Cod. Istat ‘95 Est/Long (m) Nord/Lat (m) UTM Gauss Boaga

Pianchetti Noasca 01001165 366.420 5.035.150 8

Infrastruttura/e interferita/e:

Tipologia Denominazione Comune Cod. Istat ‘95 Est/Long (m) Nord/Lat (m) UTM G/Boaga

2 Caratteristiche

Dimensione del materiale trasportato (m) VR0 eccezionale (poche segnalazioni)

VR1 ricorrente (una segnalazione ogni 5 anni)

VR2 abituale (una segnalazione ogni 1 ÷ 2 anni)

Pendenza del cono di deiezione (%) VV0 piccole (< 10.000 m3)

VV1 medie (10.000 ÷ 100.000 m3)

VV2 grandi (> 100.000 m3)

3 Interventi

Tipologia Opere

Stato delle opere

Effetti delle opere Migliorativi FO1

Parzialmente migliorativi FO2

Inefficaci o assenti FO3

5 Valutazione del Danno

Il dissesto interessa

FE0 Aree disabitate o improduttive.

FE1 Case sparse, infrastrutture viarie minori, zone agricole o a verde pubblico.

FE2 Nuclei abitati, insediamenti industriali, artigianali e commerciali, infrastrutture viarie.

FE3 Centri abitati parzialmente coinvolti, insediamenti industriali e commerciali, infrastrutture viarie.

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FE4 Centri abitati completamente coinvolti, grandi insediamenti industriali e commerciali, beni architettonici, storici e artistici, principaliinfrastrutture viarie, servizi di rilevante interesse sociale e corsi d’acqua.

Gli elementi a rischio rientrano in una delle classi di vulnerabilità di seguito descritte

FV0 Nessun elemento risulta esposto a rischio;

FV1 Gli elementi a rischio possono subire danni estetici o danni funzionali minori;

FV2 Gli elementi a rischio hanno bassa probabilità di essere distrutti o gravemente danneggiati;

FV3 Gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti o gravemente danneggiati;

FV4 Gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti, gravemente danneggiati ed esiste la possibilità che vengano coinvoltepersone.

Note

Noasca: Pianchetti (canalone dal quale scendono le valanghe)

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Comune Noasca Codice Istat 1995 01001165 Prov . Torino

Località principale Pianchetti

Bacino Orco Corso d’acqua Orco

Planimetria (scala 1:10.000)

Pericolosità finale Z1 Danno D3 Indice di rischio R2

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Rischio idraulico e idrogeologico puntualeESONDAZIONI

Schedatura delle informazioni

ID Scheda E0006

1 Localizzazione del dissesto

Comune Campo Ligure Codice Istat 1995 07010008 Prov. Genova

Località principale Centro abitato

Bacino Stura di Lanzo Corso d’acqua Stura di Lanzo

Riferimenti cartografici:Regionale Autorità di bacino

CTR utilizzata Scala N. Tavola/e Denominazione Tavola/e AdB 1:25.000

CTR 1:10.000 213-IV

Località interferita/e:

Località Comune Cod. Istat ‘95 Est/Long (m) Nord/Lat (m) UTM Gauss Boaga

Campo Ligure Campo Ligure 07010008 476.152,48 4.931.703,37 8

Infrastruttura/e interferita/e:

Tipologia Denominazione Comune Cod. Istat ‘95 Est/Long (m) Nord/Lat (m) UTM G/Boaga

2 Caratteristiche

Superficie EA1 <1 ha

EA2 1 ÷ 10 ha

EA2 10 ÷ 100 ha

EA3 >100 ha

Ricorrenza EB1 eccezionale (>50 anni)

EB2 occassionale (10 ÷ 50 anni)

EB3 ricorrente (<10)

Altezza EC1 < 0,5 m

EC2 0,5 ÷ 2 m

EC3 > 2 m

Materiale depositato EG1 Nullo

EG2 Prevalentemente fine

EG3 Prevalentemente grossolano

3 Interventi

Tipologia Opere

Stato delle opere

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Effetti delle opere Migliorativi FO1

Parzialmente migliorativi FO2

Inefficaci o assenti FO3

Opere negative Assenti FF1

Dannose FF2

Gravemente dannose FF3

5 Valutazione del Danno

Il dissesto interessa

FE0 Aree disabitate o improduttive.

FE1 Case sparse, infrastrutture viarie minori, zone agricole o a verde pubblico.

FE2 Nuclei abitati, insediamenti industriali, artigianali e commerciali, infrastrutture viarie.

FE3 Centri abitati parzialmente coinvolti, insediamenti industriali e commerciali, infrastrutture viarie.

FE4 Centri abitati completamente coinvolti, grandi insediamenti industriali e commerciali, beni architettonici, storici e artistici, principaliinfrastrutture viarie, servizi di rilevante interesse sociale e corsi d’acqua.

Gli elementi a rischio rientrano in una delle classi di vulnerabilità di seguito descritte

FV0 Nessun elemento risulta esposto a rischio;

FV1 Gli elementi a rischio possono subire danni estetici o danni funzionali minori;

FV2 Gli elementi a rischio hanno bassa probabilità di essere distrutti o gravemente danneggiati;

FV3 Gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti o gravemente danneggiati;

FV4 Gli elementi a rischio hanno alta probabilità di essere distrutti, gravemente danneggiati ed esiste la possibilità che vengano coinvoltepersone.

Note

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Comune Campo Ligure Codice Istat 1995 07010008 Prov . Genova

Località principale Centro abitato

Bacino Stura di Lanzo Corso d’acqua Stura di Lanzo

Planimetria (scala 1:10.000)

Pericolosità finale Z3 Danno D4 Indice di rischio R3

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Campo Ligure: Centro abitato (in primo piano la zona del paese, in sponda destra, che viene invasadalle acque in occasione delle piene del torrente Stura)

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

132 Autorità di bacino del fiume Po

Elenco delle località oggetto di valutazione delle classi di pericolosità, danno erischio puntuali

Codice Dissesto Comune Località P D R

C0003 Conoide Hone Centro abitato 0 3 0C0005 Conoide Villar Focchiardo Gravio 0 3 0C0007 Conoide Acceglio Centro abitato 1 2 1C0002 Conoide Antey-Saint-Andre' Nuarsaz 1 4 2C0006 Conoide Quassolo Centro abitato 3 2 2C0001 Conoide Fenis Miseregne 2 3 2C0008 Conoide Gressoney-La-Trinite' Chaval 1 3 2C0016 Conoide Sonico Rino 3 4 3C0010 Conoide Cedrasco Centro abitato 2 4 3C0011 Conoide Colorina Centro abitato 3 4 3C0012 Conoide Talamona Ca' Barri 4 4 3C0013 Conoide Val Masino Filorera-Cataeggio 3 4 3C0004 Conoide Novalesa Centro abitato 3 4 3C0014 Conoide Bormio Centro abitato 3 4 3C0015 Conoide Niardo Centro abitato 4 4 3C0009 Conoide Fusine Centro abitato 2 4 3E0002 Esondazione Valsavarenche Deyoz 0 3 0E0001 Esondazione Gressoney-Saint-Jean Centro abitato 0 3 0E0008 Esondazione Corniglio Ghiare 2 1 1E0014 Esondazione Pinzolo Centro abitato 1 3 2E0013 Esondazione Ciano d'Enza Vedriano 3 2 2E0010 Esondazione Bettola San Bernardino 3 2 2E0009 Esondazione Farini Centro abitato 2 2 2E0007 Esondazione Calestano Centro abitato 4 2 2E0012 Esondazione Masone Centro abitato 4 4 3E0011 Esondazione Rossiglione Centro abitato 3 4 3E0006 Esondazione Campo Ligure Centro abitato 3 4 3E0005 Esondazione Ceva Centro abitato 3 4 3E0004 Esondazione Cortemilia Centro abitato 3 4 3E0003 Esondazione Santo Stefano Belbo Centro abitato 3 4 3F0001 Frana Antey-Saint-Andre' Fiernaz Dessus 0 3 0F0002 Frana Feisoglio Piazza 4 4 3F0003 Frana Barolo Centro abitato 4 4 3F0004 Frana Murazzano Centro abitato 4 3 3F0005 Frana Mango San Donato 4 3 3F0006 Frana Mango Cascina Gala 4 3 3F0007 Frana Somano Fontana Boglietto 4 2 2F0008 Frana Serravalle Langhe Bric Broncio 4 2 2F0009 Frana Ciglie' Centro abitato 1 2 1F0010 Frana Barbaresco Centro abitato 4 4 3F0011 Frana Locana Centro abitato 4 3 3F0012 Frana Cissone Pianezza 4 3 3F0013 Frana Lessolo Ronchi 1 2 1F0014 Frana Pre'-Saint-Didier Centro abitato 2 4 3F0015 Frana Valgrisenche Centro abitato 3 1 1F0016 Frana Perrero Centro abitato 1 2 1

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Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici - Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo

Autorità di bacino del fiume Po 133

Codice Dissesto Comune Località P D R

F0017 Frana Salbertrand Serre La Voute 4 4 3F0018 Frana Bellino Pleyne 4 2 2F0019 Frana Civiasco Peracino 1 3 2F0020 Frana Noasca Piandellera 2 2 2F0021 Frana Lama Mocogno Montecenere 3 2 2F0022 Frana Savignano sul Panaro Ca' Spinella 3 1 1F0023 Frana Montese Casellina 4 3 3F0024 Frana Sestola Prugneto 4 2 2F0025 Frana Palagano Renella 4 2 2F0026 Frana Ligonchio Montecagno 3 1 1F0027 Frana Prignano sulla Secchia Case Olivieri 3 1 1F0028 Frana Vezzano sul Crostolo Casoletta 3 1 1F0029 Frana Vetto Groppo 4 3 3F0030 Frana Ciano d'Enza Vedriano 3 3 3F0031 Frana Villa Minozzo Sologno 4 2 2F0032 Frana Berceto Casaselvatica 3 4 3F0033 Frana Terenzo Boschi di Bardone 4 0 0F0034 Frana Fornovo di Taro Neviano De' Rossi 4 3 3F0035 Frana Borgo Val di Taro Monticelli 4 2 2F0036 Frana Terenzo Corniana 4 2 2F0037 Frana Albareto Campi 1 1 1F0038 Frana Corniglio Signatico 3 4 3F0039 Frana Morfasso Gazzola 3 1 1F0040 Frana Vernasca Mazzoni 4 0 0F0041 Frana Pecorara Morasco 1 2 1F0042 Frana Farini Selva 3 3 3F0043 Frana Bardi Osacca 4 2 2F0044 Frana Tiglieto Belvedere 2 2 2F0045 Frana Savignone Isorelle 3 1 1F0046 Frana Baiso Centro abitato 3 4 3F0047 Frana Mendatica Monesi 4 2 2F0048 Frana Rossiglione Bosco del Parroco 4 4 3F0049 Frana Valdisotto Alpe Oultoir 3 3 3F0050 Frana Valfurva Confinale 3 3 3F0051 Frana Spriana Cucchi 3 4 3F0052 Frana Val Masino Cataeggio 4 4 3F0053 Frana Taleggio Olda 4 1 1F0054 Frana Bema Centro abitato 3 4 3F0055 Frana Valdidentro Semogo 3 3 3F0056 Frana Grosotto Arlate 0 3 0F0057 Frana Tirano Fontanino 2 4 3F0058 Frana Varenna Centro abitato 3 4 3F0059 Frana Grosio Vernuga 3 4 3F0060 Frana Garzeno Monti Videa 4 2 2F0061 Frana Gargnano San Gaudenzio 3 4 3V0007 Valanga Rhemes-Notre-Dame Les Croux 0 0 0V0005 Valanga Prali Ghigo 0 4 0V0006 Valanga Valgrisenche Centro abitato 2 0 0V0012 Valanga Valdisotto Massaniga 0 3 0V0002 Valanga Rhemes-Notre-Dame Oreiller 1 1 1V0008 Valanga Rhemes-Notre-Dame Artalle 1 2 1

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Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico

134 Autorità di bacino del fiume Po

Codice Dissesto Comune Località P D R

V0013 Valanga Valdisotto Valcepina 1 2 1V0015 Valanga Daone Val Comune 2 1 1V0010 Valanga Valdisotto Vallaccia 1 4 2V0016 Valanga Daone Canai dei Riai 4 1 2V0014 Valanga Carisolo Val De Ghilors 3 2 2V0004 Valanga Noasca Pianchetti 1 3 2V0009 Valanga Valdisotto Vallecetta 1 3 2V0011 Valanga Isola di Fondra Trabuchello 3 3 3V0001 Valanga Cesana Torinese Claviere-Petit Vallon 3 4 3V0003 Valanga Cesana Torinese Claviere - Cimitero 3 3 3