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Progetto di opera di sostegno al piede della frana e delle opere accessorie atte a limitare l'infiltrazione delle acque superficiali e a favorirne il loro allontanamento.

Comune di Montaguto, Provincia di Avellino

Relazione tecnico descrittiva– Pag 1

Ingegneri & Geologi associati

Sommario

1 PREMESSA .................................................................................................................................................................... 2

2 LA SOLUZIONE STRUTTURALE ORIGINARIA. PRINCIPALI CRITICITÀ...................................................................... 3

3 COERENZA DELLA SOLUZIONE PROGETTUALE PROPOSTA CON LE INDICAZIONI DEI CENTRI DI COMPETENZA .. 5

4 CRITERI DI PROGETTAZIONE ...................................................................................................................................... 7

5 SOLUZIONI ................................................................................................................................................................... 8

6 TECNOLOGIA ............................................................................................................................................................... 8

6.1 Descrizione del sistema resistente ................................................................................................................ 8

6.2 Sezioni tipo ....................................................................................................................................................... 9

7 DESCRIZIONE DELLE OPERE DI PROGETTO .............................................................................................................. 12

7.1 Geometria di progetto ................................................................................................................................... 12

7.2 Modalità operative......................................................................................................................................... 13

7.3 Opere accessorie ............................................................................................................................................. 14

7.3.1 Risagomatura del versante ..................................................................................................................... 15

7.3.2 Sistema di smaltimento delle acque ...................................................................................................... 15

8 CONCLUSIONI ............................................................................................................................................................ 16

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1 PREMESSA

Nell’ambito degli «Interventi urgenti di mitigazione del rischio e messa in sicurezza provvisoria del

fenomeno franoso di Montaguto (AV)», in fase di svolgimento da parte del Dipartimento della Protezione

Civile, è stato elaborato il presente progetto esecutivo delle opere di sostegno al piede della frana e delle

opere accessorie atte a limitare l'infiltrazione delle acque superficiali e a favorirne il loro allontanamento. La

definizione del progetto è avvenuta a cura dei Centri di Competenza nominati dal Commissario. Il

Progettista è l’ing. Paolo Barsotti dello Studio INGEO di Lucca facente capo al Centro di Competenza del

Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze coordinato dal Prof. Nicola Casagli.

Le opere previste soddisfano l’esigenza di preservare la fruibilità dei servizi nella loro attuale

configurazione provvisoria nel periodo transitorio necessario all’approntamento delle opere definitive, limitando

per quanto possibile il costoso impegno di presidio della zona in termini di uomini e mezzi; si rileva infatti la

necessità di opere di sostegno al piede in assenza delle quali la sicurezza delle infrastrutture viaria e

ferroviaria sarebbe garantita solo da un presidio costante che nel medio periodo (anni) non è realisticamente

praticabile soprattutto per problematiche logistiche, organizzative ed economiche (costi elevati);si è quindi

concretizzata la proposta di un complesso di interventi, comunque di non definitivo (in relazione al

complesso della frana ove si riscontrasse una nuova riattivazione del fenomeno globale di «colata»), ma con

prestazioni tali da consentire un sostanziale incremento del coefficiente di sicurezza locale nella attuale

configurazione e, comunque, un rallentamento delle velocità di movimento riscontrate dai sistemi di

monitoraggio soprattutto in una parte circoscritta del settore D (destra orografica della frana, al di fuori

dell’«alveo» della colata, in corrispondenza del materiale tracimato dallo spartiacque) nei mesi autunno

invernali a seguito delle rilevanti precipitazioni che hanno interessato la zona di intervento.

Le modalità di intervento sono state stabilite a partire dalla continua analisi dei bollettini di

monitoraggio emessi quotidianamente dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze

(DST – UNIFI) e dal Gruppo di Geo-Monitoraggio del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Research

Institute for Hydrogeological Prevention and Protection (CNR-IRPI), dalle risultanze delle osservazioni in

situ, e dai risultati delle numerose campagne di indagini geognostiche effettuate all’uopo. Inoltre nel mese di

gennaio 2011 sono stati effettuati rilievi di dettaglio sull’intera area di intervento con la tecnica del Laserscan

a cura del DST – UNIFI con la collaborazione dei tecnici dello Studio INGEO, che hanno consentito un

sostanziale aggiornamento della restituzione della attuale geometria del versante, utile sia per la valutazione

delle movimentazioni di terreno da effettuare sia per la definizione delle verifiche di stabilità del pendio.

Come detto gli interventi sono di carattere locale e riguardano la stabilizzazione del settore della

frana che nel periodo autunno invernale ha dato luogo alle maggiori entità di movimento nell’unità di

tempo, con estensione sia verso il limite destro della colata, posto al di fuori dell’alveo di frana, sia verso

l’alveo di frana vero e proprio, fino al limite sinistro del fronte di valle; l’entità dei fenomeni in gioco e la

considerazione della sostanziale impossibilità di annullare i rischi residui in caso di riattivazione del

movimento franoso nel suo insieme, al momento, inducono a concordare che qualunque accorgimento

adottato non si possa comunque configurare come «soluzione risolutiva» del dissesto in relazione alla

situazione di rischio determinata sulla attuale configurazione delle infrastrutture.

Questo lavoro rende esecutive le soluzioni discusse nella Conferenza dei servizi del precedente

Progetto Definitivo avvenuta in data 03 maggio 2011 presso le strutture multimediali del comune di

Montaguto, con il coordinamento del Dipartimento della Protezione Civile a Roma alla presenza del

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Soggetto Attuatore per conto del Commissario Delegato per la frana di Montaguto e dei Centri di

Competenza nominati dal Commissario.

Si richiamano comunque le attività di progettazione e indagine che hanno preceduto il presente

aggiornamento del progetto ed in particolare le considerazioni svolte negli incontri presso il DPC (in

particolare in data 10.11.2010) e il «Progetto di opera di sostegno al piede della frana e delle opere accessorie atte a

limitare l'infiltrazione delle acque superficiali e a favorirne il loro allontanamento – Perizia di Somma Urgenza» che

era stato redatto dagli scriventi e trasmesso al DPC con nota 184/2010-PB a firma del progettista, le cui opere

non si sono potute realizzare a motivo del peggioramento delle condizioni del versante in previsione di

ulteriori peggioramenti dovuti alle nevicate, poi effettivamente avvenute, nella zona di intervento.

Il progetto che viene trasmesso, inoltre, rappresenta l’evoluzione degli elaborati relativi al progetto

di sistemazione del solo settore D che erano stati precedentemente trasmessi con nota Prot. N. 42/2010-PB in

data 7.3.2011; in sostanza, su richiesta del DPC gli interventi al piede, originariamente previsti solo per la

prima fase sul settore D sono stati estesi a tutto il fronte della frana.

2 LA SOLUZIONE STRUTTURALE ORIGINARIA. PRINCIPALI CRITICITÀ

Nell’incontro del 10.11.2010 era stata discussa una soluzione di tipo pseudo-provvisorio (caratterizzata,

cioè da resistenze rilevanti rispetto alla attuale geometria del versante ma con caratteristiche tali da non

poter in alcun modo garantire rispetto a fenomeni di carattere globale), resistente ad azioni calcolate con

riferimento ad una vita della struttura di 10 anni. A livello tecnologico l’opera prevedeva l’utilizzo della

tipologia comunemente nota come “ombrelli”, elementi resistenti costituiti da travi in acciaio disposte “a

croce di Sant’Andrea” con ancoraggio centrale attraverso tiranti (collegati ad una piastra disposta in

profondità al di sotto del piano d’imposta della struttura ovvero realizzati con tecnologia classica di

perforazione, ma utilizzando in luogo delle classiche barre o trefoli, elementi concavi – tecnologia

dell’autoperforazione), e sistema di contenimento per il trasferimento del carico sulle strutture principali in

rete di acciaio Questi elementi vengono poi riempiti con terra proveniente dal versante (ovvero di fornitura

esterna) che ne stabilizza la posizione e conferisce il carico per attivare l’ancoraggio. Questa tecnologia

risultava preferibile rispetto a soluzioni realizzate con opere di tipo tradizionale (muri di sostegno con

fondazioni speciali in pali di grande diametro), caratterizzate da costi più elevati e soprattutto da tempi e

modalità di realizzazione incompatibili con la situazione in atto, ma anche rispetto a soluzioni che

utilizzavano anch’esse la terra come parte integrante del sistema costruttivo (vallo in terra armata) ma che

sarebbero state caratterizzate da ingombri planimetrici decisamente più ampi, tempi di realizzazione più

lunghi e ingenti movimentazioni di terreno sul versante.

Quale elemento base per la discussione si fece riferimento ad una sezione tipo dell’opera di

stabilizzazione del piede formata da due piani completamente riempiti di terreno recuperato dal versante

(alleggerendo quindi le spinte in atto e diminuendo l’energia potenziale del materiale portato da quote

maggiori al piede), da realizzare preservando comunque una zona di “franco” fra il limite dell’attuale

carreggiata e quello dell’opera stessa. In prima istanza l’opera era prevista secondo la geometria riportata

nella figura seguente per l’intero sviluppo del piede del settore D (cioè il settore della frana posto in destra

orografica del crinale sormontato dalla colata detritica).

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Le principali osservazioni formulate nella riunione e durante la successiva fase di progettazione

sono state le seguenti:

a. che l’opera fosse troppo costosa, in relazione, soprattutto, alla indeterminatezza delle scelte, ad oggi

mai comunicate, degli Enti Gestori delle principali infrastrutture interessate dal movimento franoso;

a tale proposito fu convenuto di sollecitare nuovamente ANAS e RFI per ottenere risposte concrete e

definitive in relazione alla progettazione definitiva degli interventi sulle relative infrastrutture; in

sostanza si è convenuto sulla non opportunità che l’opera per le sue dimensioni e resistenze, potesse

configurarsi come impropriamente definitiva, sempre in relazione alle indeterminatezze circa la

configurazione finale delle infrastrutture;

b. che l’opera richiedesse un’eccessiva movimentazione di terreno attraverso il versante ritenuta

sconsigliabile in riferimento alle attuali condizioni di scarsissima consistenza del materiale; a tale proposito

fu anche ritenuto opportuno verificare la possibilità di realizzare la tirantatura con ricorso alle

tecnologie preferibilmente con barre autoperforanti, a motivo del cospicuo movimento di terra

necessario per la disposizione delle piastre al di sotto del piano di campagna; più specificatamente,

durante la fase di progettazione sono emerse perplessità circa la reale fattibilità della messa in opera

degli ancoraggi a piastra che presupporrebbero l’apertura di uno scavo di dimensioni non

trascurabili ed un conseguente importante arretramento del piede della frana; questa fase porterebbe

ad un ulteriore aumento dell’angolo di inclinazione del pendio, che già nelle condizioni attuali si

trova ad avere una geometria non favorevole. I sopralluoghi effettuati hanno evidenziato inoltre,

come l’area instabile sia al momento caratterizzata da un materiale con un contenuto in acqua

elevato, che lo rende difficilmente accessibile e quindi altrettanto difficilmente lavorabile; ovviamente con

il decorrere dei tempi e l’avvento della «buona stagione» si assiste ad una riduzione del contenuto di

acqua dei terreni (dovuto, fra l’altro, anche al buon esito degli interventi effettuati a monte per la

riduzione delle acque presenti in frana attraverso sistemi di drenaggio) che rende le opere più

semplicemente eseguibili;

c. che gli scavi necessari per l’installazione degli elementi resistenti potessero indurre riattivazioni del

movimento ovvero incrementi delle velocità di deformazione del versante, ovvero innesco di nuovi

fenomeni circoscritti o anche più ampi;

d. che la qualità del terreno fosse oltremodo scadente; sussistevano perplessità circa la possibilità di

impiego dello stesso quale materiale per il riempimento degli elementi resistenti;

Soluzione originaria sull’intero sviluppo

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e. che fosse individuato un sistema tale da consentire il collegamento “longitudinale” dei singoli

elementi costituenti il complesso strutturale;

f. si suggeriva di studiare varie soluzioni caratterizzate da rapporti costi/resistenze sulla base delle

quali operare la scelta progettuale definitiva, con la possibilità di articolare gli interventi per lotti

successivi;

Il progetto delle opere di somma urgenza del dicembre 2010 aveva dato risposta alle suddette

osservazioni e si era prevista un’opera di estensione ridotta nelle dimensioni, limitata alla zona di versante

maggiormente instabile del settore D. Come detto le opere non si sono poi potute realizzare.

Infine è stato deciso di procedere con un intervento esteso al complesso dello sviluppo della zona C

e D, ottimizzato in termini di resistenza in funzione delle sezioni appositamente rilevate attraverso la

metodologia del Laserscan a cura del DST – UNIFI nel gennaio 2011, con requisiti di resistenza rispetto alle

sollecitazioni locali indotte dalla massa dei terreni presenti al piede del settore C e D tali da consentire una

vita utile della struttura che consenta l’esercizio delle infrastrutture nella loro attuale conformazione fino alla

delocalizzazione e/o protezione delle stesse attraverso specifici interventi da effettuare a cura degli enti

gestori. Si è quindi proceduto all’approntamento di un progetto completo dell’intervento che integrasse

anche soluzioni di risagomatura del versante di monte e di regimazione delle acque superficiali e profonde.

3 COERENZA DELLA SOLUZIONE PROGETTUALE PROPOSTA CON LE INDICAZIONI DEI CENTRI DI

COMPETENZA

A partire dalle fasi progettuali precedenti si è cercato di affinare non solo la geometria di progetto

prevista ma anche le modalità operative che portano alla sua realizzazione dando risposte il più possibile

esaurienti agli aspetti sottolineati da ciascun Centro di Competenza.

A tale proposito si riportano, con riferimento all’elenco del paragrafo precedente, le modalità di

recepimento delle osservazioni rispetto alla soluzione originariamente prevista:

a. I costi elevati conseguenti ad un’opera di carattere “quasi-definitivo” sono stati abbattuti prevedendo

un’opera con configurazioni ottimizzate e diversificate rispetto alla situazione locale

(ottimizzazione sezione per sezione) e con dimensioni comunque ridotte rispetto a quella

precedentemente ipotizzata; l’opera nella sua configurazione di “minima” (v. paragrafi successivi)

sarà comunque suscettibile di evoluzione e successive integrazioni nel caso in cui si riscontrassero

movimenti eccessivi ovvero situazioni anche locali di criticità residua; l’opera che si va a realizzare

ha comunque carattere locale e provvisionale, seppure con durata della vita della struttura

indicativamente stimata in 10 anni anche in dipendenza dei successivi interventi di manutenzione e

delle risultanze del monitoraggio che si continuerà ad effettuare sulla zona di intervento, ed è

funzionale alla realizzazione da parte della RFI e ANAS di varianti di percorso sulle quali, quanto

prima, gli Enti Gestori dovranno garantire impegni precisi;

b. In sostanza si ponevano giustificate problematiche relative alla fattibilità dell’opera sia in ragione

delle attuali condizioni di consistenza del materiale che forma il versante sia alla eventualità di condizioni

meteorologiche sfavorevoli durante la fase di cantiere. A tale proposito, con riferimento alla tavola E.8,

sono state individuate le modalità con le quali l’opera, in pratica, può essere realizzata. In relazione

ad entrambi i fattori individuati (condizioni del versante e meteo) si sottolinea che, nelle condizioni

attuali del versante, la realizzabilità dell’opera è senza dubbio problematica ma attuabile. Tuttavia si

deve rimarcare che operando in condizioni di urgenza, la ricerca di «condizioni «ottimali» per

l’esecuzione delle opere potrebbe comportare tempi di attesa relativamente estesi, con costi derivanti

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dalla necessità di mantenere in loco presidi organizzati per la rimozione del terreno che via via viene

ad occupare le zone di franco per il progressivo degrado delle scarpate. In ogni caso, per

incrementare la fattibilità dell’intervento, si assumono le seguenti modalità operative:

1. Si prevede di realizzare l’opera per «conci»; pertanto le zone in cui si verrà ad operare

saranno comunque limitate in direzione del fronte della frana a 15 – 20 m per ogni concio;

2. l’entità dei movimenti terra e la modalità temporale con cui gli stessi verranno effettuati

risulta caratterizzata da una relativa rapidità a fronte delle velocità di movimento della frana:

in sostanza, come sottolineato nel paragrafo relativo alle modalità esecutive, i tempi di

apertura degli scavi saranno trascurabili rispetto ai tempi con i quali avviene il movimento

del terreno (l’ordine di grandezza della velocità di movimento è inferiore a 10 cm/h, i tempi di

apertura degli scavi non saranno mai superiori a due –tre ore); la rapidità esecutiva, peraltro,

può essere incrementata sia attraverso l’utilizzo coordinato di più mezzi d’opera sia dalla

previsione di lavorazioni a circolo continuo per poter sfruttare ogni situazione di condizioni

meteo favorevole;

3. Gli scavi più gravosi sono realizzati a distanza rilevante dal limite della attuale viabilità; in

particolare lo scavo per l’inserimento delle piastre posteriori è situato a circa 20 m

dall’attuale limite della carreggiata; questo consente di operare con relativa tranquillità

rispetto all’esercizio della viabilità provvisoria;

4. La zona del settore D caratterizzata da movimenti maggiori è comunque relativamente

circoscritta: pertanto le problematiche maggiori sarebbero comunque limitate a situazioni

localizzate facilmente gestibili;

5. Adottando opportuni provvedimenti propedeutici agli scavi più critici (le «trincee» per

l’inserimento delle piastre posteriori), quali la preventiva risagomatura del versante nella

parte inferiore, si riducono in maniera sostanziale le pendenze delle scarpate provvisorie;

queste ultime, vista anche la composizione del terreno (matrice argillosa prevalente)

soprattutto negli strati inferiori, presumibilmente caratterizzati da una infiltrazione

relativamente ridotta e da un consolidamento maggiore, risulterebbero relativamente stabili

durante il breve periodo di apertura.

c. Le lavorazioni effettuate fino ad oggi, che necessariamente hanno previsto il progressivo

arretramento del piede della frana mediante l’asportazione del terreno, hanno consentito il rapido

conseguimento dei risultati attesi (riapertura di ferrovia e strada) al prezzo di ovvi incrementi delle

velocità di movimento delle porzioni di monte cui veniva a mancare il piede; nel caso in esame si

deve sottolineare che l’asportazione del piede ovvero di materiale alla base del versante è solo

temporanea: per questo motivo, anche in relazione a quanto detto circa le velocità di movimento, non

si ritiene che la realizzazione di questa opera determini fenomeni di nuovo innesco ovvero

incrementi sostanziali del movimento complessivo; si avrà con tutta probabilità, la comparsa di

piccoli fenomeni locali, facilmente gestibili nell’ambito dello svolgimento del cantiere.

d. Accogliendo l’osservazione relativa alla qualità del terreno (ovviamente sopportando costi maggiori

rispetto alla soluzione originaria) per il riempimento della «fila inferiore» degli elementi resistenti

verrà utilizzato misto naturale arido che consentirà un efficace drenaggio dell’opera su tutta la sua

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superficie operando, insieme al sistema di drenaggi, una drastica riduzione delle pressioni sull’opera

stessa; per evitare l’intasamento della struttura si sono comunque previsti strati di geotessile disposti

a tergo dell’opera in modo da evitare il progressivo riempimento della struttura con materiale fine

proveniente dal corpo del versante a tergo dell’opera;

e. Il collegamento longitudinale fra gli elementi verrà garantito attraverso apposite piastre che

collegheranno le membrature resistenti di elementi contigui; in ogni caso il collegamento fra i vari

elementi non sarà di tipo rigido (ciò sarebbe, d’altronde, impossibile proprio per un problema di

rigidezze nel piano ortogonale a quello del paramento esterno dell’opera) ma con possibilità di

piccoli movimenti di rotazione; in sostanza si realizzeranno delle sorte di cerniere;

f. Come richiesto è stato ottenuto il criterio della modularità delle opere: in sostanza, come sarà

dimostrato nel seguito, procedendo con la realizzazione di una soluzione di “minima” dell’opera

non si precludono successivi interventi di rinforzo dell’opera provvisionale realizzata.

4 CRITERI DI PROGETTAZIONE

I criteri di base per la progettazione dell’opera, più volte verificati nell’iter progettuale, sono stati i

seguenti:

1. limitare l’esigenza di presìdi stabili al piede della frana;

2. realizzare un’opera modulare con possibilità di successive integrazioni in funzione del

comportamento che verrà evidenziato dal monitoraggio;

3. prevedere una adeguata risagomatura del versante con movimenti di materiale dalla parte alta

del settore D e C alla parte bassa con diminuzione dell’energia potenziale delle masse instabili e

trasformazione della azione sollecitante (carico sul versante) in azione resistente (carico al piede);

ciò consente di ottimizzare i movimenti del terreno utilizzando la naturale risorsa reperita in

loco nel modo più opportuno;

4. evitare ulteriori situazioni di trasporto del materiale dalla frana a discariche o comunque zone di

accumulo esterne ovvero approvvigionamento di materiali dall’esterno verso la frana (ad

eccezione del materiale drenante per il riempimento dell’opera di sostegno); in sostanza si sono

studiati i movimenti terra sul versante in modo da raggiungere un sostanziale equilibrio nel

bilancio fra scavi (prevalentemente nella zona di monte) e riporti (prevalentemente nella zona di

valle;

5. concezione della struttura tale da garantire il funzionamento delle infrastrutture nella loro

attuale configurazione;

6. possibile evoluzione delle opere da «carattere provvisionale» a «carattere definitivo»;

In relazione all’ultimo punto si fa osservare che la provvisionalità dell’opera di pende

principalmente dal fatto che un suo eventuale carattere definitivo può derivare solo dalla valutazione degli

effetti delle opere realizzate e in corso di realizzazione sulla frana, previo monitoraggio del complesso. Nel

caso di esiti positivi l’opera infatti potrebbe assumere il carattere di sistemazione del piede definitiva. Nel

caso di esiti in parte negativi, ma che non riguardano una ripresa complessiva del fenomeno franoso, l’opera

potrebbe divenire definitiva dopo un suo eventuale potenziamento reso possibile dalla modularità dei

dispositivi.

Sulla base di quanto sopra sono state sviluppate varie sezioni tipo da alternare lungo lo sviluppo del

piede del settore D in funzione delle variazioni morfologiche che si riscontrano a monte.

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In questo senso la progettazione di un intervento sulla base di una «vita limitata» appare logica per

le considerazioni che seguono:

- allo stato attuale delle conoscenze tale opera è da considerarsi a rischio in quanto, in caso di

ripresa del fenomeno globale, sarebbe senza dubbio coinvolta nel movimento rappresentando,

come più volte sottolineato, un intervento localizzato su una parte del movimento (il piede) nella

sua attuale conformazione;

- in assenza di una valutazione degli effetti delle opere che si andranno ad effettuare sulla frana

non è ragionevole progettare un’opera con resistenze più elevate e quindi durate più lunghe;

questo in ragione degli esiti dei monitoraggi finora effettuati (che evidenziano una sostanziale

stabilità del corpo di frana nella sua parte bassa) e nell’ipotesi abbastanza realistica che gli effetti

del drenaggio operato dagli interventi che si andranno a realizzare portino a benefici che

migliorano anche la stabilità della porzione del piede soggetta a movimenti locali e quindi

portino a stime di resistenza e durata dell’opera più elevate di quelle attuali;

- infine tale struttura, nel caso si rendesse necessario, potrà essere velocemente potenziata per

raggiungere resistenze più elevate e quindi durate più lunghe.

5 SOLUZIONI

Sulla base dei criteri di cui al punto precedente si è previsto un sistema strutturale flessibile e

modulare in grado di adattarsi alle azioni sollecitanti con l’impiego, per il riempimento, di materiale drenante

per la fila bassa e di materiale proveniente dalla risagomatura del versante per la fila superiore riducendo

drasticamente la necessità di smaltimento dei materiali che vengono progressivamente lavorati sulla frana.

In sostanza si è concepito un sistema in cui ciascuna soluzione è l’evoluzione della precedente e può essere

realizzata a partire dalla precedente lasciando aperta la possibilità di “upgrade in progress” della struttura

in funzione del comportamento rilevato in corrispondenza dei vari steps progettuali.

Nel seguito si descrivono sommariamente le soluzioni individuate procedendo per steps successivi,

indicando cioè le operazioni secondo l’ordine in cui verranno eseguite ed indicando, alla fine di ciascuna

fase, il possibile risultato atteso. Resta comunque conseguito il risultato della modularità, sia longitudinale che

di trasversale: pertanto quanto segue è riferito sostanzialmente all’evoluzione della singola sezione

sottintendendo la successiva estensione per lo sviluppo desiderato lungo il piede di frana.

6 TECNOLOGIA

6.1 Descrizione del sistema resistente

Prima di procedere alla indicazione delle modalità operative si fornisce una breve descrizione

dell’elemento resistente elementare utilizzato per la costruzione dell’opera nel complesso.

Si tratta di una sorta di “macro gabbionata” formata da moduli di circa 3,6 x 3,1 x 4,7 m riempita con

il materiale indicato in precedenza, che sarà adeguatamente costipato. Il costipamento avverrà tramite benna

dell’escavatore di opportune dimensioni sino all’altezza del nodo situato in posizione mediana; da questa

altezza si opererà con un rullo da rilevato tipo ferro-gomma con doppia vibrazione, sia superficiale che

profonda, specifico per questo tipo di lavorazioni. Il sistema è integrato tramite un insieme di piastre in

calcestruzzo a cui sono collegate delle corde in acciaio che svolgono funzione di ritenuta alla maniera di

tiranti. Come specificato in premessa l’impiego di tirantature profonde è stato rimandato a eventuali fasi

successive per la necessità di avere elementi resistenti in grado di entrare in azione in tempi relativamente

contenuti. L’impiego delle tirantature è stato comunque considerato realizzando dettagli costruttivi ad hoc

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che consentano una loro collocazione in ragione di future espansioni della struttura. La caratteristica

peculiare e maggiormente qualificante di questo sistema è quindi la rapidità di posa in opera.

6.2 Sezioni tipo

Nel seguito si descrivono le sezioni tipo studiate partendo dalla più semplice fino alla evoluzione

completa. Per la descrizione, essendo ciascuna sezione successiva alla prima l’evoluzione della precedente, si

fa riferimento agli step con cui viene realizzata la sezione tipo di riferimento.

Tipo A: Posa in opera di elemento “contrapposto”1 mediante le seguenti operazioni:2

I. Posizionamento delle piastre di ancoraggio alla profondità di progetto. Questa fase in prima analisi risulta quella maggiormente critica, soprattutto in relazione alla

necessità di operare scavi relativamente consistenti (ma limitati ad intervalli di tempo particolarmente

limitati) al piede della frana. Tuttavia gli approfondimenti sviluppati per la definizione delle modalità

esecutive lasciano concludere che, risultando i movimenti di terra in esame limitati nell’estensione

(viene posta in opera una piastra per volta) e nella durata temporale di apertura in relazione all’entità

del movimento (gli scavi vengono immediatamente riempiti al termine dell’operazione) per quanto

realmente complessa e delicata questa fase sia realizzabile e, comunque, controllabile (in corso d’opera

può essere modificata, in base all’andamento della fase di scavo, la profondità di posizionamento delle

piastre, procedendo all’adeguamento dei calcoli circa la resistenza). D’altra parte l’ancoraggio così

concepito entra in funzione immediatamente dopo l’avvenuto riempimento della buca rispetto ad

ancoraggi di tipo tradizionale (tiranti autoperforanti ovvero barre dywidag o trefoli) che necessitano

comunque dei tempi di maturazione dell’iniezione, fermo restando il fatto che la consistenza del

terreno attualmente riscontrabile produrrebbe problematiche rilevanti in fase di perforazione.

Gli alloggiamenti delle piastre vengono poi riempiti fino ad un livello di poco inferiore (circa 50 cm)

rispetto all’attuale piano di campagna al piede. Nella prima fase qui individuata si mettono in opera

due piastre nel senso della sezione mentre longitudinalmente il numero delle piastre può variare in

funzione della consistenza del terreno e della instabilità delle scarpate riscontrata in fase di scavo.

II. Realizzazione di tappeto drenante al di sotto dell’elemento resistente Sul riempimento di cui al punto precedente viene steso il geotessile composito sul quale viene

realizzato un successivo strato di materiale drenante ricoperto nuovamente da tessuto-non-tessuto a

realizzare un tappeto drenante al di sotto degli elementi resistenti.

III. Posizionamento e riempimento degli elementi resistenti Gli elementi resistenti vengono posizionati e riempiti in modo da ottenerne una prima stabilizzazione;

a tergo degli elementi resistenti viene inserita una trincea drenante fisicamente collegata con il

tappeto drenante realizzato durante le fasi precedenti. La spinta che può essere assorbita dall’elemento

installato può essere ricalcolata in funzione dell’effettiva configurazione del sistema parete/piastra.

IV. Realizzazione del sistema di collegamento longitudinale degli elementi Gli elementi appartenenti a questo primo ordine in senso longitudinale vengono solidarizzati agli

estremi delle membrature resistenti mediante piastre in acciaio che consentono il trasferimento di

azioni di taglio e, in misura moderata (fino al limite di plasticizzazione), di azioni flettenti e torcenti;

in questo modo si ottiene il risultato dell’entrata in azione di più elementi contemporaneamente anche

nel caso di spinte concentrate in una parte della struttura ovvero di valori differenziali di

1 Dicesi elemento “contrapposto” un complesso formato da due pareti in membrature resistenti in travi di acciaio e rete con piastra centrale di ancoraggio unite da un elemento resistente centrale e cavi di controvento per la stablità geometrica dell’elemento in fase di montaggio. 2 Di questa fase verrà data una descrizione dettagliata delle fasi esecutive nel successivo paragrafo di approfondimento (V. Par. 7)

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sollecitazioni lungo lo sviluppo dell’opera. L’inserimento di questi elementi determina rilevanti

aumenti di costo.

V. (Eventuale – non previsto in questo progetto) Integrazione del sistema di ancoraggio con barre

autoperforanti Si possono prevedere in questa fase interventi per stabilizzare ulteriormente il primo elemento

attraverso il potenziamento del sistema di ancoraggio.

VI. (Eventuale – non previsto in questo progetto) Integrazione del sistema di drenaggio con canne

drenanti A partire dalla struttura realizzata è possibile prevedere l’introduzione di elementi per il drenaggio

delle acque profonde residenti nel versante; questa operazione, al momento attuale, risulta non

consigliabile a motivo della consistenza dei terreni che renderebbe le operazioni di perforazione e

inserimento dell’elemento drenante particolarmente difficoltose.

VII. (Eventuale – previsto a progetto ultimato solo per le sezioni tipo A su cui non si prevedono

evoluzioni) Posizionamento di dispositivi per il controllo dei movimenti Per monitorare gli effetti dell’intervento realizzato si possono installare prismi ovvero altri sistemi che

consentano il rilevamento in tempo reale dei movimenti dell’elemento sia per determinarne il grado di

sollecitazione sia per provvedere al suo rinforzo in caso si riscontrino quadri deformativi non

compatibili.

__________________________

Il piede dell’opera stabilizzato con opera realizzata in sezione tipo A potrà assorbire una

spinta indicativamente compresa fra 300 e 400 kN3 per metro lineare di struttura4, ciò che

consentirebbe comunque un significativo incremento rispetto alla situazione attuale che

risulta sprovvista di qualsiasi opera resistente al piede. La geometria così definita risulta

integrabile negli steps successivi.

Tipo B: Posa in opera di elemento semplice davanti al “contrapposto” precedentemente installato

con riempimento del volume mediante le seguenti operazioni:

I. Posizionamento delle piastre di ancoraggio alla profondità di progetto. In questo caso viene installata una sola piastra, che dovrà ancorare il successivo elemento a parete

semplice che verrà posto in opera nell’ambito dello step C. L’operazione è meno complessa rispetto a

quella del caso precedente in quanto allontanandosi dal piede del versante i movimenti di terra

risultano più limitati. Come nell’omologa fase dello step precedente si procederà, dopo il

posizionamento della piastra, con il riempimento dello scavo fino al piano del materasso drenante

II. Estensione del tappeto drenante fino al nuovo limite degli elementi resistenti Sul riempimento di cui al punto precedente viene steso il geotessile rinforzato sul quale viene

realizzato un successivo strato di materiale drenante (misto di elementi lapidei classici, φ = 40 – 70

mm) ricoperto nuovamente da geotessile rinforzato a realizzare un tappeto drenante al di sotto del

nuovo elemento da installare.

III. Posizionamento e riempimento dell’elemento resistente L‘elemento resistente viene posizionato e riempito, sempre con materiale drenante, in modo da

ottenerne una prima stabilizzazione. Il nuovo elemento posto in opera viene collegato all’ancoraggio

3 Il valore è indicativo ed è riferito alle condizioni medie attuali del versante. 4 Ovviamente nel caso in cui si introducano ancoraggi aggiuntivi il valore indicativo fornito può risultare maggiore.

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anteriore predisposto durante lo Step A e alla parete esterna del “contrapposto” realizzato nello Step

A.

IV. Realizzazione del sistema di collegamento longitudinale degli elementi Avviene in maniera del tutto analoga all’omologa fase dello step precedente.

V. (Eventuale – non previsto in questo progetto) Integrazione del sistema di ancoraggio con barre

autoperforanti V. fase omologa dello step precedente. In questo caso si dovrà porre particolare attenzione alla

esecuzione dei fori che non dovranno in alcun modo intercettare le strutture poste a tergo. Il

posizionamento delle barre sulle pareti disposte esternamente alle prime risulterà via via più

complicato in ragione della presenza delle strutture a tergo.

VI. (Eventuale – non previsto in questo progetto) Integrazione del sistema di drenaggio con canne

drenanti In questo caso si avranno le medesime difficoltà della fase esecutiva precedente. Tuttavia, nel caso si

siano realizzate canne drenanti nello step precedente sarà sufficiente prolungarle con elementi posti in

opera durante il riempimento senza successive perforazioni.

VII. (Eventuale – previsto a progetto ultimato solo per le sezioni tipo B su cui non si prevedono evoluzioni)

Posizionamento di dispositivi per il controllo dei movimenti V. fase omologa dello step precedente.

__________________________

Il piede dell’opera stabilizzato con opera realizzata in sezione tipo B potrà assorbire una

spinta indicativamente compresa fra 400 e 500 kN al metro lineare di struttura.

Tipo C: Posa in opera di un ulteriore elemento semplice davanti al “contrapposto”

precedentemente installato.

Lo Step C si svolge con fasi del tutto analoghe allo Step B, partendo comunque dal completamento del

riempimento dell’elemento montato nello Step B.

__________________________

Il piede dell’opera stabilizzato con opera realizzata in sezione tipo C potrà assorbire una

spinta indicativamente compresa fra 700 e 800 kN per metro lineare di .

Tipo D: Posa in opera di un elemento resistente semplice nella fila superiore

La configurazione di tipo D, che è prevista per le zone maggiormente sollecitate dalla frana, prevede le

operazioni che seguono:

I. Posizionamento di strato di tessuto-non tessuto al di sopra della fila inferiore dell’opera di

sostegno..

II. Posizionamento delle piastre di ancoraggio alla profondità di progetto. In questo caso l’operazione risulta meno complessa rispetto a quella del caso precedente in quanto la

piastra viene posata al di sopra del piano già realizzato.

III. Posizionamento e riempimento dell’elemento resistente L‘elemento resistente viene posizionato e riempito, con materiale proveniente dalla risagomatura del

versante, in modo da ottenerne la stabilizzazione.

IV. Realizzazione del sistema di collegamento longitudinale degli elementi Avviene in maniera del tutto analoga all’omologa fase dello step precedente.

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V. (Eventuale – non previsto in questo progetto) Integrazione del sistema di ancoraggio con barre

autoperforanti V. fase omologa dello step precedente. In questo caso si dovrà porre particolare attenzione alla

esecuzione dei fori che non dovranno in alcun modo intercettare le strutture poste a tergo. Il

posizionamento delle barre sulle pareti disposte esternamente alle prime risulterà via via più

complicato in ragione della presenza delle strutture a tergo.

VI. (Eventuale – non previsto in questo progetto) Integrazione del sistema di drenaggio con canne

drenanti In questo caso si avranno le medesime difficoltà della fase esecutiva precedente. Tuttavia, nel caso si

siano realizzate canne drenanti nello step precedente sarà sufficiente prolungarle con elementi posti

in opera durante il riempimento senza successive perforazioni.

VII. (Eventuale – previsto a progetto ultimato) Posizionamento di dispositivi per il controllo dei

movimenti V. fase omologa dello step precedente.

__________________________

Il piede dell’opera stabilizzato con opera realizzata in sezione tipo D potrà assorbire una

spinta indicativamente compresa fra 800 e 900 kN al metro lineare di struttura.

7 DESCRIZIONE DELLE OPERE DI PROGETTO

7.1 Geometria di progetto

Con riferimento alle planimetrie di progetto lo sviluppo complessivo dell’opera è di circa 250 m. A

partire dalla destra orografica si hanno circa 13 m caratterizzati dalla configurazione dello Step A (singolo

elemento contrapposto posto in corrispondenza dell’attuale posizione del piede, con franco pari a quello

attuale); per circa 28 m si avrà invece una configurazione di tipo B; per circa 35 m una configurazione di tipo

C, per ulteriori 100 m, nella zona caratterizzata da movimenti più marcati, si avrà invece una configurazione

di tipo D, con il posizionamento di un ulteriore elemento contrapposto a valle del primo e l’elemento

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aggiuntivo superiore; gli ultimi 65 m, fino da arrivare entro la zona C sono realizzati secondo la

configurazione C. La propaggine finale, verso l’alveo di frana, per circa 25 m è realizzata con la

configurazione A.

Si osserva che l’opera è prevalentemente realizzata a sostegno del materiale tracimato dall’alveo di

frana verso la zona contigua in destra orografica; è proprio questo materiale che ha dato luogo ai principali

problemi sia sulla SS 90 sia sulla linea ferroviaria che sono state investite da questa parte della colata. È

significativo, in questo senso, che l’opera sia prevalentemente al di fuori dell’alveo naturale della colata e

che, per questo motivo, abbia carattere locale che non è direttamente connesso con le problematiche globali

della frana. In sostanza l’intervento si configura come una riduzione degli effetti causati dalla frana

principale sulle infrastrutture presenti nella zona.

7.2 Modalità operative

Si sono analizzate nel dettaglio le modalità operative per la realizzazione dell’intervento secondo i

requisiti definiti al precedente paragrafo Errore. L'origine riferimento non è stata trovata..

Nel seguito si deve avvertire che, nell’ordine di fornire un documento cautelativo, sono stati assunti

parametri sfavorevoli sia per la determinazione della geometria degli scavi, sia per la determinazione dei

tempi necessari per ciascuna fase.

La tavola C.8 riporta indicazioni grafiche delle fasi di lavoro previste.

FASE 0: l’intervento ha inizio con la preparazione della zona di intervento relativa al primo concio

strutturale. Viene preparato il piano di lavoro dei macchinari ripristinando il franco fra il piede della

scarpata e il limite della attuale carreggiata; in questa fase si stima che, con riferimento ad un fronte di 20 m

che si restringe progressivamente a 15 vengano rimossi circa 750 mc;

FASE 1: anche questa fase è di carattere propedeutico; in sostanza dopo avere ripristinato il piano di

lavoro vengono arretrate le scarpate per consentire i successivi scavi con maggiore garanzia di sicurezza.

FASE 2: Si procede con la preparazione del piano di scavo e con l'arretramento delle scarpate più

basse.

Le fasi 0, 1 e 2 possono essere effettuate il giorno prima della installazione dei primi elementi;

costituiscono a tutti gli effetti la vera e propria preparazione del cantiere. Le lavorazioni descritte nel seguito

sono, invece, quelle per la vera e propria installazione degli elementi.

FASE 3: é senza dubbio quella più delicata in quanto prevede lo scavo di altezza assoluta maggiore

della parete di monte (circa 6 m nella configurazione più sfavorevole del versante, presa a riferimento per

l'individuazione delle criticità). Lo scavo principale riguarda strati inferiori ed è quindi probabile che si

possa effettuare una trincea con pareti stabili. Nel caso si riscontrino problematiche di scivolamento

superficiale da monte si possono predisporre ulteriori elementi stabilizzanti a monte in modo da ridurre gli

effetti di questa problematica. Le pareti dello scavo sono state ipotizzate a 45°; in realtà, per la durata

estremamente limitata della fase di scavo le pareti potrebbero essere anche più inclinate. Al temine della fase

si ha la trincea pronta per il posizionamento della prima piastra.

FASE 4: Con ausilio di autogru viene posizionata la piastra in c. a. che realizzerà l'ancoraggio.

FASE 5: Si procede al parziale riempimento dello scavo sopra la piastra installata che, grazie al

terreno soprastante, acquista il necessario carico per il successivo funzionamento a tirante. I cavi vengono

orientati in modo che l'elemento successivamente posto in opera possa essere adeguatamente ancorato

secondo la geometria di progetto.

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FASE 6: In modo del tutto analogo alla fase 3 si procede allo scavo per l'installazione della piastra n.

2. I cavi collegati alla piastra n. 1 vengono mantenuti al di fuori dello scavo per poter essere facilmente

recuperati nella fase di installazione dell'elemento.

FASI 7 e 8: Sono del tutto analoghe alle fasi 4, 5 e 6.

FASI 9, 10 e 11: Sono del tutto analoghe alle fasi 6, 7 e 8; viene messa in opera la piastra n. 3.

FASI 12, 13 e 14: Sono del tutto analoghe alle fasi 6, 7 e 8; viene messa in opera la piastra n. 4.

FASE 15: Una volta installate tutte le piastre necessarie per lo schema C (n. 4) si procede alla

realizzazione del tappeto drenante al di sotto dell'elemento. Vengono posti in opera i teli di materiale

geotessile rinforzato, attraverso i quali vengono fatti passare i cavi da ancorare agli elementi;

successivamente si realizza lo strato di materiale drenante (elementi lapidei con dimensioni comprese fra 40

e 70 mm) sul quale è nuovamente posto uno strato di materiale geotessile. Si è così realizzato il piano di posa

dell'elemento contrapposto posteriore.

FASE 16: Viene installato l'elemento contrapposto posteriore, che, nel frattempo, è stato assemblato a

piè d'opera da una squadra scelta. L'installazione dell'elemento contrapposto richiede tempi relativamente

brevi.

FASE 17: Dopo l'installazione l'elemento viene riempito con materiale drenante previa la

disposizione di strati di tessuto non tessuto di adeguata resistenza; a tergo dell'elemento viene realizzata una

trincea drenante di altezza rilevante (oltre 3,50 m) collegata con quella dello strato di fondazione. In questo

modo le possibili infiltrazioni da monte vengono intercettate e il versante viene scaricato ulteriormente dalle

spinte dovute all'aumento delle pressioni interstiziali. Si raggiunge così la configurazione A.

FASE 18: Si procede con l’installazione del secondo elemento (elemento intermedio) che verrà

completamente riempito a seguito dell’installazione. Si raggiunge così la configurazione B.

FASE 19: Si procede con l’installazione del terzo ed ultimo elemento (elemento anteriore) che verrà

completamente riempito a seguito dell’installazione. Con il riempimento del terzo elemento si ottiene la

configurazione C.

FASE 20: Con ausilio di autogru viene posizionata la piastra in c. a. ed il tirante che realizzeranno

l'ancoraggio dell’elemento base da disporre nella fila superiore.

FASE 21: Con ausilio di autogru viene posizionato l’elemento base sul livello superiore.

FASE 22: Contestualmente alla realizzazione di una pista d’accesso al primo gradone, si procede con

il parziale riempimento dell’elemento base posto su un livello superiore (Configurazione D).

FASE 23: Si completa il riempimento dell’elemento base posto sul livello superiore.

Le fasi descritte riguardano un concio elementare: si sottolinea che, nella realtà vengono realizzati

più conci separatamente ottimizzando l'utilizzo dei macchinari e delle risorse umane presenti sul cantiere.

7.3 Opere accessorie

Come osservato nell’ambito dell’ampio dibattito tecnico fra i Centri di Competenza, all’intervento

strutturale così come concepito dovranno associarsi altri interventi accessori che pongono le premesse di una

maggiore efficacia e durabilità dell’intervento principale.

Gli interventi di maggiore rilevanza, in questo senso, sono la risagomatura del versante a monte

dell’opera al piede e la realizzazione di un sistema di drenaggio superficiale e sub-superficiale,

longitudinale e trasversale, attraverso canalette e trincee profonde fino a 4 m.

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Gli interventi suddetti riprendono e integrano le linee progettuali contenute in elaborati a loro

tempo redatti dal Centro di Competenza dell’Università di Firenze (ottobre 2010). L’evoluzione della

situazione geometrica del versante, rilevata anche attraverso l’aggiornamento dei rilievi, ha indotto ad una

completa ricalibratura degli interventi.

7.3.1 Risagomatura del versante

La risagomatura è stata definita per successive integrazioni, verificando progressivamente i

coefficienti di sicurezza rispetto a differenti morfologie dell’ammasso di frana. Le relative verifiche di

stabilità, cui si rimanda, sono contenute sulla relazione geologica e verranno comunque aggiornate

nell’ambito della fase esecutiva della progettazione.

Si è seguito il criterio già descritto in precedenza di prelevare materiale dalla zona superiore del

settore D per depositarlo al piede, lasciando pressoché inalterata la geometria della trincea trasversale alla

frana realizzata nell’ambito delle opere di somma urgenza progressivamente effettuate sulla frana.

La risagomatura del versante è realizzata mediante la costituzione di scarpate con pendenza molto

ridotta definita in funzione delle caratteristiche geo-meccaniche del terreno costituente l’ammasso.

La risagomatura del versante dovrà avvenire in ogni caso a partire dalla sommità del pendio.

In sintesi gli interventi di risagomatura avverranno secondo i seguenti criteri:

• Definizione della geometria del versante con compensazione dei volumi di scavo e riporto;

• Ricerca del massimo coefficiente di sicurezza in relazione a vari meccanismi di collasso, globali e

locali;

• Sagomature delle berme o piane o banche con pendenze trasversali in contropendenza rispetto al

pendio per favorire l’afflusso delle acque verso le direttrici di scolo;

• Eliminazione delle zone caratterizzate da incipiente distacco e da diffuse fratture di trazione con

conseguente laddove possibile abbattimento delle pendenze delle alzate

Il versante così realizzato sarà oggetto di rinverdimento con specie che verranno individuate in

funzione delle caratteristiche riscontrabili localmente. Tali specie verranno definite nella fase di

progettazione esecutiva.

7.3.2 Sistema di smaltimento delle acque

Obiettivo principale di questo gruppo di interventi è la riduzione della quantità di acqua all’interno

del corpo di frana nella porzione considerata. Questa finalità verrà conseguita tramite un insieme di

canalizzazioni che favoriscano il rapido allontanamento delle acque superficiali (attraverso canalette) e

infiltrate (attraverso trincee drenanti) evitando accumuli, ristagni ed infiltrazioni e il conseguente recapito

verso i punti recettori collocati in corrispondenza delle chiaviche a ridosso della SS90.

La canalizzazione delle acque è estesa anche al settore C. Si deve fare presente, a tale proposito, che

lo schema riportato può essere suscettibile di leggere variazioni in funzione sia della evoluzione geometrica

del versante da qui alla fase di realizzazione, sia da riscontri che si renderanno disponibili nella fase di

cantiere.

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Nella tabella che segue vengono riportati i criteri di progettazione del sistema di smaltimento delle

acque superficiali.

Criterio Scelta progettuale

Individuazione di tracciati delle acque superficiali che, per

quanto possibile, assecondino lo stato dei luoghi garantendo un deflusso naturale

• Realizzazione di un fosso di recapito perimetrale al margine

in destra orografico della frana

• Realizzazione di un sistema di “canalette longitudinali”

collocate al piede di ciascuna scarpata ed aventi pendenza costante. Tali canalette saranno realizzate in legname con con rete antierosiva ed intasamento con materiale argilloso

per renderle impermeabili

Riduzione della capacità erosiva delle acque e mantenimento della funzionalità del sistema

• Utilizzo di elementi in legname con rete antierosiva ed intasamento con materiale argilloso per renderle

impermeabili

Integrazione con le opere ad oggi realizzate • Recapito delle acque con percorsi ed accorgimenti minimi all’interno delle chiaviche esistenti.

• Recapito ai fossi in costruzione in altri lotti di lavoro.

Utilizzo di tecnologie che consentano rapidità esecutiva • Utilizzo di materiali e dispositivi caratterizzati da semplicità esecutiva, rapida trasportabilità e maneggevolezza,

reperibilità immediata.

Compatibilità paesaggistica • Utilizzo di materiali naturali o con attitudine all’integrazione

con materiali naturali

Lo smaltimento delle acque infiltrate è realizzato attraverso una rete di drenaggi che seguono sia le

linee di massima pendenza del versante dalla sommità fino all’opera di sostegno sia le linee di flusso delle

canalette superficiali che favoriscono il deflusso verso le direttrici principali.

8 CONCLUSIONI

Le problematiche relative alla stabilizzazione del piede della frana sono state adeguatamente

approfondite e hanno portato alla ottimizzazione delle soluzioni previste. Nella soluzione proposta,

individuata attraverso successive integrazioni progettuali che tengono conto della situazione evoluta nel

corso della stagione autunno-invernale, trovano riscontro sia le esigenze di garantire una adeguata stabilità

locale al sistema sia quelle di razionalizzare le operazioni di cantiere attraverso la ricerca di equilibrio fra le

operazioni di movimentazioni del terreno. Inoltre si è proceduto ad una accurata previsione circa il sistema

di smaltimento delle acque sia superficiali che profonde, attraverso una rete di canalette e drenaggi.

La stabilità del sistema potrà essere verificata attraverso la predisposizione di un sistema di

monitoraggio. La modularità della struttura è tale da consentire successive integrazioni nel caso che queste

opere assumano un carattere definitivo in funzione delle future scelte di gestione delle infrastrutture

protette.