PRO.F.USE: Introduzione, obiettivi e metodologie

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IL PROGETTO PRO.F.USE : OBIETTIVI E METODOLOGIE L’idea originaria del progetto era semplice, ma non scontata: i prodotti di largo consumo sono in genere pensati per il consumatore medio, cioè una persona di altezza e peso medio, in grado di compiere normali movimenti, con una normale funzionalità dei cinque sensi, che utilizza prevalentemente la mano destra, ecc…. . Esistono però molte persone, anche se non necessariamente rientranti nella categoria dei portatori di disabilità, che non corrispondono a queste caratteristiche e talvolta incontrano difficoltà nel maneggiare anche semplici oggetti d’uso: basti pensare ad esempio ai mancini, a tutti coloro che portano gli occhiali, o che soffrono banalmente di dolori reumatici o artrosi, ecc. Queste persone, per motivi che è facile intuire, normalmente non si rivolgono ai prodotti specialmente concepiti per persone disabili attualmente sul mercato, che hanno prezzi molto elevati e sono molto complessi. Il loro problema potrebbe però spesso essere risolto realizzando con maggiore attenzione prodotti di massa, che con piccoli accorgimenti possono essere utilizzati da tutti o quasi. PROFUSE aveva per obiettivo la diffusione di una nuova etica della progettazione ‘non discriminatoria’ , finalizzata a una maggiore attenzione verso le diversità individuali. Il programma di lavoro prevedeva nell’ordine: - una analisi del mercato dei beni di largo consumo, inteso come insieme dei consumatori, per verificare l’entità del fenomeno delle ‘diverse abilità’ in particolare nei Paesi europei; - la verifica della diffusione dei principi di ‘non discriminatorietà’ nella progettazione - una riflessione sulle caratteristiche dei prodotti mirati - la realizzazione di un percorso sperimentale, destinato a definire e valicare una ‘Linea Guida di progettazione’ per prodotti rispondenti ai principi della non discriminatorietà, articolato in un concorso internazionale per idee di prodotto, la progettazione esecutiva delle idee vincitrici, la valutazione dei prototipi realizzati. Il progetto comprendeva inoltre: - azioni di sensibilizzazione nei confronti di progettisti, studenti, imprenditori potenzialmente interessati a questa evoluzione del mercato dei beni di largo consumo - la possibilità di studiare uno specifico marchio per i prodotti ‘Universal Design’ - il tentativo di creare un concorso permanente per il ‘miglior prodotto Universal design’. Caratteristica del progetto era la multidisciplinarietà: fra i partner sono presenti centri universitari delle facoltà di Architettura (Firenze), Ingegneria (Wroclaw) e Medicina (Siena), oltre al Centro di Ricerca specialistico IRV (Olanda). L’utenza potenziale è rappresentata dalla AISM (Ass. Italiana Sclerosi Multipla) e dalla FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap), il mondo delle imprese è rappresentato dai BIC di Pistoia, Poggibonsi e Funchal (Madeira), e dal consorzio PMI di Quarrata. Ai partner originari si è poi unito, nel ruolo di ‘sostenitore’, il BVQI (Bureau Veritas Qualità Italia), uno dei più importanti enti di certificazione internazionali. BVQI ha dimostrato una speciale sensibilità all’argomento trattato e ha fornito un essenziale contributo di esperienza nella valutazione di parte terza dei processi, che ci ha consentito di migliorare sensibilmente la qualità degli elaborati.

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IL PROGETTO PRO.F.USE : OBIETTIVI E METODOLOGIEL’idea originaria del progetto era semplice, ma non scontata: i prodotti di largo consumo sono in genere pensati per il consumatore medio, cioè una persona di altezza e peso medio, in grado di compiere normali movimenti, con una normale funzionalità dei cinque sensi, che utilizza prevalentemente la mano destra, ecc…. . Esistono però molte persone, anche se non necessariamente rientranti nella categoria dei portatori di disabilità, che non corrispondono a queste caratteristiche e talvolta incontrano difficoltà nel maneggiare anche semplici oggetti d’uso: basti pensare ad esempio ai mancini, a tutti coloro che portano gli occhiali, o che soffrono banalmente di dolori reumatici o artrosi, ecc. Queste persone, per motivi che è facile intuire, normalmente non si rivolgono ai prodotti specialmente concepiti per persone disabili attualmente sul mercato, che hanno prezzi molto elevati e sono molto complessi. Il loro problema potrebbe però spesso essere risolto realizzando con maggiore attenzione prodotti di massa, che con piccoli accorgimenti possono essere utilizzati da tutti o quasi.

PROFUSE aveva per obiettivo la diffusione di una nuova etica della progettazione ‘non discriminatoria’ , finalizzata a una maggiore attenzione verso le diversità individuali.

Il programma di lavoro prevedeva nell’ordine:

- una analisi del mercato dei beni di largo consumo, inteso come insieme dei consumatori, per verificare l’entità del fenomeno delle ‘diverse abilità’ in particolare nei Paesi europei;

- la verifica della diffusione dei principi di ‘non discriminatorietà’ nella progettazione

- una riflessione sulle caratteristiche dei prodotti mirati- la realizzazione di un percorso sperimentale, destinato a definire e valicare

una ‘Linea Guida di progettazione’ per prodotti rispondenti ai principi della non discriminatorietà, articolato in un concorso internazionale per idee di prodotto, la progettazione esecutiva delle idee vincitrici, la valutazione dei prototipi realizzati.

Il progetto comprendeva inoltre:

- azioni di sensibilizzazione nei confronti di progettisti, studenti, imprenditori potenzialmente interessati a questa evoluzione del mercato dei beni di largo consumo

- la possibilità di studiare uno specifico marchio per i prodotti ‘Universal Design’- il tentativo di creare un concorso permanente per il ‘miglior prodotto Universal

design’.

Caratteristica del progetto era la multidisciplinarietà: fra i partner sono presenti centri universitari delle facoltà di Architettura (Firenze), Ingegneria (Wroclaw) e Medicina (Siena), oltre al Centro di Ricerca specialistico IRV (Olanda).L’utenza potenziale è rappresentata dalla AISM (Ass. Italiana Sclerosi Multipla) e dalla FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap), il mondo delle imprese è rappresentato dai BIC di Pistoia, Poggibonsi e Funchal (Madeira), e dal consorzio PMI di Quarrata.Ai partner originari si è poi unito, nel ruolo di ‘sostenitore’, il BVQI (Bureau Veritas Qualità Italia), uno dei più importanti enti di certificazione internazionali. BVQI ha dimostrato una speciale sensibilità all’argomento trattato e ha fornito un essenziale contributo di esperienza nella valutazione di parte terza dei processi, che ci ha consentito di migliorare sensibilmente la qualità degli elaborati.

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Il confronto, talvolta serrato, fra esperienze così diverse ha portato a una crescita collettiva delle conoscenze e a un progressivo affinamento degli obiettivi del progetto derivante anche dalla necessità di tenere conto dei diversi punti di vista.Alcune delle tappe di tale processo, con le relazioni presentate ai vari meeting e i documenti intermedi, sono visibili sul sito “www.profuse.it “.

Questo CD-rom presenta il risultato del progetto (La Linea Guida), ma anche la documentazione di molti dei passaggi intermedi e intende fornire un primo approccio al tema dell’Universal Design e della ‘accessibilità’, utile a quanti svolgono il ruolo di ‘progettista’ di beni di largo consumo o hanno responsabilità nelle imprese di produzione e nelle loro organizzazioni. Non si pone però certo l’obiettivo di esaurire un tema di grande vastità e destinato nei prossimi anni a assumere una importanza crescente. ………………………………………………………………………

“Il Consiglio dell'Unione europea con la decisione del 3 dicembre 2001 ha proclamato il 2003 anno europeo delle persone con disabilità. Ufficialmente si valuta che il 10% degli Europei, ovvero 37 milioni nell'Unione Europea e 80 nella Grande Europa, sono affetti da un handicap. In Italia sono circa 3.000.000 le persone disabili di cui circa 900.000 con handicap gravi e gravissimi. Secondo un’inchiesta «Eurobaromètre» realizzata nel maggio 2001, una grande maggioranza di abitanti dell'UE valuta che bisogna consacrare più mezzi alla soppressione delle barriere fisiche che complicano la vita delle persone disabili e si augura maggiori sforzi per facilitare la loro integrazione nella società. Il presente progetto nasce da una profonda riflessione sul binomio "design & disability" che, a partire dagli anni Settanta, ha coinvolto la cultura progettuale in un dibattito riguardante la necessità di dare adeguate risposte alle esigenze di persone che presentano difficoltà più o meno gravi. Esplorando a fondo le necessità dell'Utenza Ampliata si può acquisire una capacità progettuale che abbatta ogni barriera e, consapevolmente, permetta di giungere alla gestione di un processo progettuale con uno spirito maggiormente critico e professionale. Il Progettista per l'Utenza Ampliata non muove dall'idea di eliminare o superare qualcosa, ma rappresenta un cambiamento più radicale, inteso a riconsiderare in modo dialettico il modo di progettare, la realizzazione di oggetti e spazi; ha il senso del limite sia rispetto alla soluzione (ogni soluzione può presentare delle difficoltà per uno specifico utente) sia rispetto alla situazione (la complessità dell'uomo non è riconducibile a schemi immutabili: ci saranno sempre situazioni particolari che richiedono soluzioni personalizzate). Con tale progetto si vuole consentire l’acquisizione degli strumenti necessari all'evoluzione d'uso, di spazi e di oggetti in funzione delle diverse fasi della vita, dell'invecchiamento e delle disabilità, siano esse previste o impreviste, temporanee o permanenti. Si tratta in pratica di pensare ambienti e oggetti abbandonando l’idea tradizionale di standard, ripartendo dalla considerazione che migliore è il progetto che può essere utilizzato, con facilità, dal numero maggiore di persone. Tale sensibilizzazione verso l’utenza con esigenze extra-standard apre nuove e importanti nicchie di mercato per le imprese produttrici dei beni più svariati che necessitano di adeguati strumenti formativi diversificati ed adatti alle possibilità delle risorse umane occupate e occupabili. Si sperimenterà durante il progetto la predisposizione di Unità Formative Capitalizzabili, adatti anche ad azioni di Formazione a Distanza, garantendo, comunque, anche una loro compatibilità con le prassi formative convenzionali attualmente in atto nei paesi partners, per esempio raggruppando le UFC in moduli formativi conformi sia al quadro locale della Formazione professionale, sia a quanto previsto dai percorsi formativi europei (Decisione 1999/51/CE - Europass Formazione).”

(Estratto dal progetto presentato alla C.E. il 3.10.2003)