Prodotto della ricerca WP D1. – D1.33 WP11 · Si noti tuttavia che non tutti i settori produttivi...
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Ministero dello Sviluppo
Economico
Ministero dell’Università e della Ricerca
Prodotto della ricerca DD11..33 –– WWPP11
PAR FAS REGIONE TOSCANA Linea di Azione 1.1.a.3
Ambito disciplinare:
Scienze e tecnologie gestionali e dell’organizzazione
Titolo della proposta:
I Living Labs per l’Industria Toscana
Acronimo Codice CUP Codice ARTEA Logo
LILIT I59J09000170002 N. 392948
Nome del prodotto della ricerca:
Individuazione di settori e processi chiave all’interno dell’economia toscana
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Indice
1 Introduzione ............................................................................................................................................... 3
2 La composizione settoriale dell’economia toscana .................................................................................... 5
2.1 Specializzazione settoriale ................................................................................................................... 5
2.2 Struttura delle imprese e sistemi locali ............................................................................................... 6
2.3 La capacità innovativa delle imprese toscane ..................................................................................... 7
3 Il valore aggiunto di LILIT .......................................................................................................................... 10
3.1 Nautica da diporto ............................................................................................................................. 11
3.2 Componentistica automotive ............................................................................................................ 14
3.3 ICT per i servizi pubblici ..................................................................................................................... 16
3.4 Oggetti artistici in marmo .................................................................................................................. 18
3.5 Turismo “incoming”, urbano e rurale ................................................................................................ 19
4 Discussione e conclusioni ......................................................................................................................... 21
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1 Introduzione
La recente irruzione di una crisi senza precedenti nell’economia globale sembra porre in seria discussione la
sopravvivenza del sistema industriale toscano, sia nelle sue tradizionali, per non dire “storiche”
specializzazioni (dal tessile al marmo, dalla carta al conciario, fino alla nautica da diporto), sia a maggior
ragione in tutti i settori di più recente stabilimento, quali l’ICT legato ai beni culturali piuttosto che la
componentistica auto. I numeri annunciati e, spesso, già in fase di attuazione, sia in termini di cassa
integrazione che di licenziamenti, si distribuiscono trasversalmente sui sistemi produttivi locali della
Regione, e vanno ad aggravare, accelerandolo, il processo da tempo avviato di ridimensionamento della
manifattura toscana che già il PIT 2005-2010 segnalava come caratterizzato da tre principali tendenze:
1. lo spostamento verso est degli insediamenti industriali;
2. il loro addensamento lungo le vie di maggiore comunicazione, evitando quindi le zone periferiche e
marginali;
3. l’intreccio della produzione col terziario e con la residenza, sia dentro che fuori le città.
In questo contesto di grande incertezza, il miglioramento dei processi di innovazione gioca, quindi, un ruolo
fondamentale al fine di aumentare la competitività del sistema. Da tali considerazioni è nato il progetto
LILIT, con l’obiettivo di applicare alla realtà industriale toscana l’approccio all’innovazione dei cosiddetti
“Living Labs”, un modello di progettazione guidata dagli utenti che si sta rapidamente affermando in Europa
e nel mondo (http://www.openlivinglabs.eu). L’essenza dell’innovazione “guidata dagli utenti” è il
coinvolgimento degli utilizzatori finali di un prodotto/servizio sin dalle prime fasi del suo sviluppo, con
particolare attenzione alle fasi di progettazione e validazione delle relative caratteristiche/funzionalità. Ciò
consente di immettere sul mercato prodotti e servizi il cui gradimento da parte dei potenziali acquirenti è
stato verificato anticipatamente, o addirittura costruiti in funzione dei desideri e delle preferenze espresse dai
consumatori nel corso della fase di progetto. In particolare, il progetto LILIT intende migliorare l’approccio
classico grazie all’applicazione di nuove metodologie di supporto all’innovazione. Si ritiene che da questa
unione possa scaturire un paradigma di Living Labs per l’innovazione radicale: ancora più collaborativo,
basato su metodi altamente efficienti e strutturati, ed applicabile a realtà diverse tra loro, riflettendo quindi
meglio la composizione tipica e le dinamiche di funzionamento del tessuto produttivo toscano. L’idea di
fondo è quindi quella di portare l’innovazione più in profondità nel tessuto sociale economico e produttivo
della Regione.
Si noti tuttavia che non tutti i settori produttivi toscani sono rappresentati all’interno del partenariato di
progetto, e tutti i settori presenti sono comunque rappresentati da una sola impresa. Viceversa, la creazione di
Living Labs nella visione dei proponenti aspira ad acquisire una dimensione e un respiro eccedenti il
limitato ambito, spaziale e temporale, del progetto LILIT. Pertanto il presente documento intende
consegnare agli stakeholders locali (appartenenti sia all’industria che alle istituzioni) un’indicazione
ragionata delle opportunità di innovazione all’interno dei settori e dei processi maggiormente strategici per
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l’economia regionale, ma anche individuati come quelli relativamente più ricettivi all’approccio dei Living
Labs, indipendentemente dalla loro presenza o meno all’interno del partenariato di LILIT.
Il documento è strutturato nel modo seguente. Innanzitutto, si fornisce una panoramica dei settori e dei
processi chiave che caratterizzano l’economia toscana. In secondo luogo, si descrivono le caratteristiche
delle imprese e dei settori che attualmente collaborano nel progetto LILIT. Infine, si discutono le possibili
applicazioni dei “Living Labs” in settori che non fanno parte del progetto.
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2 La composizione settoriale dell’economia toscana
Dal punto di vista produttivo la Toscana si caratterizza per una presenza industriale che è inferiore a quella
osservata nelle principali regioni del centro-nord del paese, anche se superiore alla media nazionale. Il
modello più tipico è certamente quello legato alla presenza di sistemi di piccole imprese, molti dei quali
di natura distrettuale, specializzati nella produzione di beni di consumo durevole, legati in larga misura ai
prodotti della moda. Nei paragrafi seguenti si fornisce una panoramica sui settori e sulle caratteristiche delle
imprese della Regione, evidenziando anche le criticità in termini di innovazione e competitività.
2.1 Specializzazione settoriale
Il sistema economico toscano si caratterizza per alcune peculiarità: accanto a settori che pesano in una
misura analoga o leggermente inferiore a quella che caratterizza nel complesso l'economia italiana, vi sono
settori che in Toscana incidono in termini relativamente molto più netti. Si veda a questo proposito la Fig. 1
(Fonte: IRPET, 2010), la quale mostra i settori manifatturieri con indice di specializzazione superiore alla
media italiana (si consideri un valore di 100 riferito alla media italiana).
Figura 1 – Indici di specializzazione settoriale
Osservando gli indici di specializzazione emergono alcune interessanti considerazioni. Innanzitutto, i settori
manifatturieri che presentano un indice di specializzazione decisamente superiore a quello italiano sono il
settore conciario e quello tessile e dell'abbigliamento. Inoltre, spiccano le altre industrie manifatturiere, che
racchiudono l'orafo ed il settore della produzione di mobili. Da segnalare il ruolo dei vari settori della
meccanica, della metallurgia e dei mezzi di trasporto, legati soprattutto alla presenza dell’industria nautica.
Infine, data la disponibilità di materie prime, si riscontra un elevato indice di specializzazione nell’industria
lapidea e del marmo.
Per quanto riguarda il comparto dei servizi, un grande canale di apertura internazionale per una regione come
la Toscana, ricca di arte e di cultura, ma anche di uno straordinario contesto ambientale, è naturalmente
quello del turismo. Un’indagine effettuata dall’ Osservatorio Regionale del Turismo della Toscana (2007)
riporta alcune interessanti statistiche a questo proposito. La Toscana è, infatti, la terza regione italiana per
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appeal turistico valutato in termini di presenze (11,4% del totale nazionale), dopo Veneto, Trentino-Alto
Adige e seguita da Emilia-Romagna. Se si considera la spesa, la nostra regione slitta in seconda posizione
(ex-equo con l’Emilia-Romagna) con una incidenza relativa rispetto al totale nazionale del 10,5%,
evidenziando che il turista toscano medio ha maggiore capacità di spesa rispetto ad altre realtà turistiche
come il Trentino-Alto Adige, ove la presenza di tante piccole strutture diffuse a gestione familiare e le
vacanze montane, determinano un livello di spesa media inferiore.
2.2 Struttura delle imprese e sistemi locali
Lo sviluppo industriale della Toscana è stato in larga misura fondato sui sistemi locali di piccole e medie
imprese, anche se rilevante è stato, e continua ad essere, il ruolo delle grandi imprese, oggi soprattutto
metalmeccanica (a Firenze, Pistoia, Pontedera). La Fig. 2 permette alcune interessanti considerazioni a
questo proposito.
Figura 2 – Distribuzione unità locali delle imprese per numero di addetti
Emerge chiaramente come più del 50% delle imprese toscane abbia meno di 10 addetti; circa un quarto delle
rimanenti imprese ha un’occupazione compresa tra i 10 e i 49 addetti. Per converso molto ridotta è la
presenza nel tessuto produttivo regionale di imprese medie e grandi.
Si noti, tuttavia, che ciò che ha caratterizzato il processo di industrializzazione della Regione non è stata
tanto la prevalenza delle imprese minori in sé (caratteristica comune a tutto il sistema produttivo italiano),
quanto il fatto che centinaia di piccole e piccolissime imprese hanno fatto sistema, ovvero, hanno costruito
un insieme localizzato di attività produttive, tra loro fortemente integrate, radicate in un determinato contesto
territoriale, che da questo radicamento locale hanno tratto forza e alimento, valorizzando le peculiari risorse
che la società locale possedeva. Ad ogni centro o area della Regione corrisponde infatti una particolare
specializzazione economica: dal tessile di Prato alle concerie del Valdarno inferiore; dai mobili di
Poggibonsi, Cascina e Quarrata, all'abbigliamento e alla pelletteria dell'empolese e dell'area fiorentina; dalle
calzature della Val di Nievole e della provincia lucchese all'industria orafa aretina. E accanto ai sistemi locali
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di piccola impresa, il perdurare di antiche tradizioni artigianali, dall'alabastro di Volterra ai cristalli di Colle
Valdelsa; e la presenza della grande industria meccanica a Firenze, a Pontedera, a Pistoia; o ancora,
l'estrazione e la lavorazione del marmo a Carrara. Insomma, un panorama vario, che colloca stabilmente la
Toscana tra le regioni industriali forti del nostro paese; tra le regioni ricche, come mostrano le statistiche sul
reddito, ed anche tra le regioni a più elevata qualità della vita, come mostrano le classifiche periodicamente
stilate.
2.3 La capacità innovativa delle imprese toscane
Per analizzare i comportamenti innovativi delle imprese si può far riferimento alla Community Innovation
Survey (CIS); nel 2008 l’indagine è giunta alla quinta edizione, ma i dati attualmente disponibili si limitano
alla quarta wave (CIS4) relativa al periodo 2002-2004. Gli indicatori sugli input e output dei processi
innovativi mostrano un quadro di sostanziale ritardo per la Toscana. Questo ritardo non attiene alla
componente pubblica e del sistema innovativo, ma esclusivamente a quella privata: le imprese toscane
investono poco in R&S, hanno pochi addetti alla ricerca, brevettano poco e pubblicano ancor meno (si veda
il rapporto IRPET, 2010, per un’ampia discussione a questo proposito). In particolare, facendo riferimento a
dette stime l’incidenza in Toscana di imprese innovative si attesta su circa il 26,8% di quelle con almeno 10
addetti, un valore, nettamente sotto la media nazionale (30,7%), che risulta particolarmente basso se si
considera il ritardo dell’Italia rispetto alla media EU e, soprattutto, rispetto ai paesi leader del Nord Europa.
Le ragioni di questo ritardo sono interamente addebitabili al mix settoriale della regione. Le attività
innovative delle imprese toscane si basano su mix di conoscenze codificate (perlopiù ingegneristiche) e
competenze tacite radicate localmente che sono il frutto di processi di apprendimento cumulativi di lungo
periodo. Le imprese, in genere di piccola dimensione e operanti nei settori dei beni per la persona e per la
casa e nella meccanica, seguono strategie innovative basate sul design, sulla sperimentazione di nuove
varianti di prodotto, e sul marketing. Le attività innovative sono perlopiù di processo e, spesso di natura
incrementale, sono basate su competenze tacite oppure sul design di nuovi prodotti. Le imprese tendono a
sviluppare rapporti molto densi, e spesso di lunga durata, con clienti e fornitori, che non di rado hanno un
contenuto tecnologico; tali legami sono ulteriormente facilitati dall’elevata specializzazione delle imprese e
dalla loro integrazione in modelli di organizzazione distrettuali. Le relazioni delle imprese con le università e
i centri di R&S restano però rare e non sono un canale rilevante per la trasmissione delle conoscenze.
Nello specifico della Toscana il quadro tracciato si richiama fortemente alle caratteristiche dei processi
innovativi tipici del modello distrettuale e nello specifico della variante nazionale del modello di distretto, la
cd. italianate variant (Markusen, 1986) che si è incarnata in quei sistemi di PMI decollati negli anni‘50 e ‘60
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nelle regioni della “Terza Italia”.1 Per quanto lo studio citato resti ancora attuale per la Toscana, occorre
tuttavia ricordare che:
a) i distretti si sono molto modificati nei loro meccanismi di regolazione interna (emersione imprese
leader; gerarchizzazione dei rapporti; allungamento delle filiere produttive al di fuori dai confini
locali e nazionali) con effetti che hanno condotto a forme più strutturate di attività innovative, a
maggiori collaborazioni con università e centri di R&S e soprattutto a canali informativi stabili,
grazie ad alcune imprese leader, con i centri mondiali del design e della sperimentazione stilistica;
b) i distretti tradizionali hanno nel tempo ridotto la propria consistenza a seguito di processi di
selezione che hanno investito soprattutto le imprese meno innovative e con minori competenze;
c) si è assistito all’emersione di settori relativamente nuovi che, generalmente concentrati sul territorio,
mostrano caratteristiche molto diverse dal modello distrettuale, e presentano al loro interno tipologie
di attori diversi, con diverse modalità di collaborazione e con una apertura al mondo della ricerca sia
locale che internazionale, che non ha corrispondente nella variante toscana del modello distrettuale.
In particolare, fra i cluster toscani in cui le attività innovative presentano logiche di funzionamento molto
distanti dal modello distrettuale si segnalano:
- il cluster fiorentino della meccanica strumentale, dell’opto-elettronica e dei medical devices, che si è
sviluppato attorno a un nucleo di grandi imprese (in parte multinazionali), che intrattiene rapporti di
collaborazione intensi con l’università di Firenze e con le altre istituzioni di ricerca locali;
- il polo della meccanica cartaria di Lucca, che cresciuto al fianco di multinazionali della carta, ha
assunto un ruolo primario nella produzione brevettale mondiale nelle tecnologie di trascinamento,
movimentazione e trattamento di materiali sottili;
- il polo della cantieristica viareggina che deve la sua capacità competitiva sia alle tecnologie
d’avanguardia sviluppate per l’automazione delle manovre, sia ai materiali innovativi, sia alle
capacità del sistema locale di subfornitura, in larga misura legato al settore del legno e mobilio, di
adattare soluzioni tecniche al contesto di singole imbarcazioni;
- il polo biotecnologico di Siena che vede una interazione feconda fra piccole aziende di discovery,
inserite in network di internazionali, e alcune multinazionali farmaceutiche; anche il coinvolgimento
istituzionale è consistente con lo science park gestito da Toscana Life Sciences, le attività di
supporto della fondazione Monte dei Paschi tramite Siena Biotech, il coinvolgimento del polo
ospedaliero senese e dell’università locale.
1 Per “Terza Italia” si intendono solitamente quelle regioni del Centro- Nord-Est dove più si concentrano sistemi locali
di piccole e medie imprese e distretti industriali del cosiddetto “Made in Italy”.
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Il fatto che la Toscana non si collochi ai vertici della graduatoria per quanto riguarda l’intensità innovativa,
non significa però che non esistano aree di eccellenza in regione: analizzando i dati sui brevetti a una scala
territoriale più fine e distinguendo fra settori di applicazione si scoprono cluster con risultati interessanti. Da
una recente analisi (Trigilia e Ramella, 2008) condotta a livello di Sistema Locale del Lavoro emerge
anzitutto che la maggior parte dei brevetti toscani è attribuibile a settori a media tecnologia (53,7%) o ad alta
tecnologia (27,5). I brevetti poi si distribuiscono sul territorio seguendo una mappa settoriale che evidenzia
chiaramente diversi poli rilevanti:
- l’area senese con 141 brevetti si conferma il terzo polo nazionale nella farmaceutica;
- Pontedera con 37 brevetti, risulta il settimo polo nazionale nei mezzi di trasporto;
- Prato con 21 brevetti è il sesto polo nazionale per il settore moda nel suo complesso;
- Firenze è al contempo il sesto polo farmaceutico italiano e un’area di specializzazione meccanica dai
confini molti ampi: essa si segnala infatti come terzo polo nazionale dell’elettro-meccanica; quarto
negli strumenti ottici; sesto sia nella meccanica generale, sia negli apparecchi medicali, sia negli
apparecchi radio-tv che nelle macchine per ufficio e ottavo negli strumenti di precisione.
In conclusione anche se la Toscana non è una realtà particolarmente brevettante esistono alcune
concentrazioni territoriali e settoriali di brevetti che lasciano intravedere la presenza di bacini competenziali
e di capacità tecniche che, se opportunamente affiancate da strutture di ricerca scientifica di buon livello,
possono rappresentare opportunità di sviluppo per la regione al di fuori del novero dei settori tradizionali.
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3 Il valore aggiunto di LILIT
Lo sviluppo dei “Living Labs” risulta essere una buona soluzione per favorire l’innovazione territoriale
essenzialmente per tre motivi:
1. la necessità di accelerare i processi di innovazione, vista la crescente competitività e utilizzo di
tecnologie legate all’ICT;
2. la necessità di focalizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo verso progetti con possibili e future
opportunità commerciali;
3. il terzo motivo consiste nella diversità degli attori coinvolti nella rete di innovazione, e quindi nella
capacità di creare un sistema in grado di soddisfare diverse esigenze ed obiettivi provenienti da
diversi attori.
La diffusione capillare ma coordinata di una parte della ricerca tecnologica, con innesti mirati in un’ampia
gamma di settori, promette una maggiore corrispondenza tra ricerca e mercato ed una migliore coerenza
della spesa in ricerca e sviluppo. Questo permette, secondo le esperienze già acquisite in altri contesti
europei, di identificare e sviluppare nuovi prodotti e servizi tecnologici più vicini alle necessità del mercato
in quanto co-progettati con il mercato stesso e quindi anche con tempi di diffusione e di ritorno
sull’investimento più rapidi.
All’atto pratico la differenza principale con i metodi più tradizionali di coinvolgimento degli utenti nei
processi di innovazione è la seguente: i Living Labs non accolgono le persone nel chiuso dei laboratori di
ricerca, ma le accompagnano nella loro vita quotidiana. Si realizza dunque una simulazione d’uso dei
prodotti/servizi disponibili a livello di prototipo che risulta pienamente confrontabile con quella che potrebbe
avvenire nella vita reale. Le grandi multinazionali ICT (come Nokia, IBM) e non ICT (come Procter &
Gamble, Lego) già usano da anni questo approccio. La novità dei Living Labs è che, grazie al
coinvolgimento degli attori locali, può essere creato un sistema di servizio a disposizione, in special modo,
delle PMI. Inoltre è dimostrato dalle esperienze europee in corso (tuttora sostenute dalle varie Presidenze di
turno della UE) che si tratta di un “gioco a somma positiva” per tutti gli attori coinvolti, inclusi e con un
elevato livello di soddisfazione, i consumatori finali.
In particolare, il progetto LILIT metterà a disposizione delle imprese partecipanti diversi strumenti tecnici
atti a favorire l’innovazione guidata dall’utente. Tra questi vale la pena segnalare:
- una piattaforma software dedicata che permetta ai partecipanti (cinque aziende toscane coinvolte nel
progetto in qualità di piloti e che verranno presentate nel seguito) di interagire secondo il paradigma
dell'“Open Innovation” nelle varie attività produttive e in tutte le fasi del processo di sviluppo
prodotti e servizi;
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- una serie di tecnologie e strumenti innovativi atti a promuovere e supportare l’interazione fra gli
utenti, con particolare attenzione alle applicazioni di crowdsourcing collaborativo distribuito e per la
tracciatura della proprietà intellettuale;
- un corpus di metodologie di problem solving e concept design, basate su anni di ricerca scientifica
nel campo del design funzionale, in grado di supportare e guidare la creatività delle persone e
favorire così una innovazione sistematica;
- dei laboratori specifici per l’innovazione di prodotto o processo (i veri e propri “Living Labs”).
La piattaforma ICT sarà dotata di una serie di applicativi (CMS, chat avanzate, etc.) che permettono
l'interazione e la collaborazione fra utenti anche in modalità distribuita, asincrona e multiclient, garantendo
sicurezza, privacy e affidabilità. L'aspetto più innovativo della piattaforma sarà tuttavia costituito da un
motore semantico, a sua volta basato su una base di conoscenza funzionale. Grazie a questo strumento, la
piattaforma sarà in grado di compiere un’analisi automatica di testi tecnici e permetterà di supportare una
serie di attività di grande rilevanza per il processo innovativo, quali la tracciatura dei diritti di proprietà
intellettuale (IPR tracking), la gestione e il recupero di informazioni (information management and
retrieval), l'analisi brevettuale, l'analisi e la gestione di specifiche tecniche. La piattaforma permetterà inoltre
di gestire sessioni avanzate di problem-solving e renderà possibile la creazione di un servizio di
crowdsourcing collaborativo. In particolare, il ricorso al crowdsourcing collaborativo permetterà agli utenti
finali di diventare non solo validatori dei prodotti e delle tecnologie ma anche propositori e protagonisti del
processo d'innovazione accogliendo in pieno la filosofia dei Living Labs europei.
Il progetto LILIT prevede la partecipazione di cinque imprese che fanno parte dei più importanti settori per
il modello di sviluppo e innovazione dell’intera Regione. Più precisamente:
- Nautica da diporto;
- Componentistica automotive;
- ICT legata ai servizi pubblici (Sanità elettronica e Beni culturali);
- Pietre naturali per l’edilizia e Oggetti artistici in marmo;
- Turismo “incoming” urbano e rurale.
Si noti come i progetti pilota riguardino sia settori che tradizionalmente caratterizzano la specializzazione
settoriale della Regione (nautica, marmo e turismo), sia settori di più recente costituzione, come la
componentistica per l’automotive e l’ICT legata ai servizi pubblici. Nel seguito si riporta una breve
descrizione delle caratteristiche settoriali e delle imprese che partecipano al progetto.
3.1 Nautica da diporto
Un’indagine del 2005 (Cazzaniga, 2005) fotografa la realtà produttiva della cantieristica da diporto italiana,
affermando che l’Italia domina la produzione di megayacht con il cosiddetto “stile mediterraneo”, in uno
scenario di dura competizione mondiale, basata sulla tecnologia e il grande lusso. Tradizionali rivali e nuovi
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entranti internazionali si spingono anche in questo ricco mercato. Al mutare della domanda e della
concorrenza, i produttori di megayacht accentuano la diversificazione nel chartering, nei servizi e nei
ripristini delle grandi barche. In particolare la Toscana, che è stata protagonista nella produzione mercantile,
ora lo è in quella dei grandi yacht. Tuttavia, la cantieristica da diporto vede parametri di riferimento diversi
da quella mercantile, anche se ambedue dipendono dal ciclo economico. L’offerta di barche da diporto vede
protagonisti i Paesi economicamente avanzati: l’Europa, gli USA, l’Australia e la Nuova Zelanda. Si
riscontra come, per il successo dei prodotti dei cantieri da diporto sono determinanti:
- le campagne pubblicitarie;
- la presenza alle fiere internazionali ed alle manifestazioni e gare nautiche;
- i servizi nazionali e internazionali forniti;
- i metodi per fidelizzare il cliente.
Tuttavia, in un mercato tanto affollato, solo i grandi cantieri possono perseguire queste strade abbastanza
onerose, a meno che non di rafforzi il ruolo dei distretti, come quello di Viareggio, nella ricerca di un’azione
sinergica per raggiungere lo scopo comune di diffondere anche nei paesi emergenti l’immagine della
cantieristica italiana. Rimane fondamentale, sia per le grandi che per le piccole barche, il ruolo delle
innovazioni, nelle quali vanno ulteriormente verificate le possibilità di scambio fra i tipi di cantieri che, pur
così diversi, vedono contatti e soluzioni simili soprattutto fra le navi high-tech e le grandi barche, anche se il
ruolo dell’innovazione nei cantieri da diporto assume un ventaglio di possibilità maggiore che nei cantieri
commerciali, innanzi tutto per la maggiore varietà di materiali utilizzabili.
La crisi economica imbattutasi nello scenario mondiale nel 2008 sembrava aver inizialmente risparmiato il
settore della nautica di lusso. Sono però bastati pochi mesi per capire che per un settore cresciuto
costantemente nell’ultimo decennio grazie anche all’avvento dei “nuovi ricchi” della finanza, fosse
inevitabile subire le ripercussioni della crisi della finanza stessa. Secondo l'Osservatorio Nautica & Finanza
(Pentar, 2011) l'Italia mantiene la leadership assoluta del settore delle grandi barche con circa il 50% degli
ordini ricevuti, ma in calo dai 523 'megayacht' prodotti nel 2009 ai 383 (-26,7%) dell'anno scorso. E i primi
segnali del 2011 confermano il trend negativo, con la rinuncia a diversi ordini già' commissionati. In
generale nel 2009 la cantieristica in Italia ha perduto un valore di produzione del 28,7%, mentre per le sole
imbarcazioni il calo e' del 24,8%. Sarebbe un grave errore, però, attribuire alla crisi finanziaria mondiale la
responsabilità principale di questa situazione. Il problema di fondo, infatti, è da individuarsi nella
disorganizzazione (e conseguente mancanza di competitività ed efficacia) in una attività che in Toscana ha in
passato consentito uno sviluppo significativo e importante, ma che adesso rischia un clamoroso insuccesso.
Sia i fornitori che gli acquirenti hanno un ruolo predominante in questo settore, in particolare:
- Il potere contrattuale dei fornitori è significativo: la progettazione di dettaglio delle parti
dell’imbarcazione e il successivo assemblaggio vengono infatti eseguito da fornitori esterni, il cui
potere aumenta nel momento in cui l’esistenza di fornitori alternativi è pressoché nulla. Da qui, la
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necessità di un rapporto cooperativo per la forte influenza che questi hanno su sistemi produttivi e
modalità organizzative (strutture organizzative decentrate, rapporti di interdipendenza sistemica o
forme di cooperazione a monte ed a valle del processo produttivo.
- Il potere contrattuale degli acquirenti è molto forte: l’armatore infatti esercita una pressione
notevole: sulle leve di differenziazione del sistema d’offerta, tangibili e intangibili, per l’elevata
sofisticatezza degli acquirenti e delle prestazioni pretese; sugli investimenti e sui costi; sulle
dinamiche interne al processo produttivo (in primis nella fase di allestimento) e in quello di vendita
(in cui interviene l’attività di intermediazione dei broker).
Da qui la necessità di far leva sui processi che stanno alla base dell’interazione tra questi attori per
aggiungere efficienza produttiva alla già esistente qualità delle lavorazioni, tipica di una realtà semi-
artigianale, da sempre leader mondiale nella nautica di lusso.
Il progetto pilota: Navigo s.c.r.l. (www.navigotoscana.it)
Navigo è una società consortile (fra imprese locali, associazioni di categoria, istituzioni) per l’erogazione di
servizi alle imprese del settore della nautica, con l'obiettivo generale di rilanciare la loro competitività. Il
centro operativo è nell’area di Viareggio ma le sue attività coinvolgono l’intera area costiera toscana. I
principali obiettivi del consorzio riguardano la governance della produzione nautica, la costituzione e
promozione di un polo internazionale per i servizi di refit e infine l’integrazione del turismo sul mare in un
unico e competitivo sistema economico regionale, offrendo una serie di servizi che leghino il ciclo di vita
dell’imbarcazione alle risorse culturali, ambientali e amministrative del territorio. La natura consortile di
Navigo e la presenza al suo interno dell’intera filiera produttiva la rende già vicina al modello Living Labs,
mentre la sua mission di trasferimento tecnologico la rende un partner naturale per il progetto di ricerca,
valido campo di prova per le metodologie sviluppate.
Una prima attività riguarderà il testare e migliorare le innovative tecniche di produzione parallela (late
customisation, postponement) sviluppate presso la Facoltà di Ingegneria, nell’ambito della catena produttiva
del settore nautico. Queste tecniche sono il risultato di vari anni di ricerca e costituiscono uno dei più
promettenti sviluppi delle metodologie di progettazione avanzata e qualità nella catena produttiva. Tramite
un’opportuna implementazione delle pratiche di late customisation e postponement sarà possibile affermare
ancora di più le capacità di customizzazione tipiche dell’industria navale toscana, aumentando da un lato la
soddisfazione del cliente, che sarà coinvolto fin dall’inizio nelle varie fasi della progettazione, dall’altro
riducendo i costi e l’uso di materiali nella catena produttiva e ottimizzando e snellendo la logistica e lo
stoccaggio. Una seconda attività riguarderà il trasferimento di tecnologie per la visualizzazione, il rendering
e la realtà virtuale/aumentata in un contesto di definizione degli ambienti interni agli yacht con il
coinvolgimento del cliente finale in tutte le fasi della progettazione.
Infine l’approccio Living Labs risulterà vincente anche per l’obiettivo strategico dell’integrazione fra
turismo nautico e tessuto culturale ed economico regionale, coinvolgendo l’utente nella programmazione dei
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servizi stessi e aumentando notevolmente offerta per il cliente e opportunità per gli attori dell’economia
locale. In parallelo, il progetto adatterà i portali interattivi sviluppati al Dipartimento di Informatica alle
esigenze di nuove forme di turismo e fruizione del territorio da parte dei diportisti. L’utilizzo dei software di
analisi di testi supporterà tramite l’individuazione di keywords e trend evolutivi la determinazione di
direzioni di sviluppo e opportunità di business.
3.2 Componentistica automotive
Nel corso degli anni Novanta il settore meccanico della Toscana è stato investito da notevoli mutamenti
strutturali. Questi hanno riguardato, soprattutto, le grandi realtà produttive presenti sul territorio che sono
state interessate da radicali cambiamenti degli assetti proprietari, attraverso:
- il ridimensionamento e la riorganizzazione della presenza pubblica nelle imprese toscane, in seguito
ai processi di (parziale o totale) privatizzazione;
- la decisione da parte della Fiat di cessare progressivamente la propria presenza sul territorio, in
conseguenza dei mutamenti intervenuti nel mercato automobilistico internazionale che hanno portato
l’impresa torinese a ridefinire le proprie linee strategiche (Enrietti-Lanzetti, 2002).
Questa duplice tendenza ha condotto, nel giro di pochi anni, al passaggio di importanti realtà produttive sotto
il controllo di grandi gruppi multinazionali. I cambiamenti negli assetti proprietari delle grandi imprese sono
stati invariabilmente accompagnati da profondi cambiamenti organizzativi, che hanno coinvolto anche la rete
di subfornitura presente sul territorio toscano, attraverso un processo di razionalizzazione e maggiore spinta
verso la qualità e l’innovazione.
Fra Livorno e Pisa sono presenti 3 dei primi 10 produttori mondiali di componenti auto, che hanno la propria
sede principale nel continente nordamericano (TRW, Siemens acquistata dal gruppo Continental, e Magna
attraverso Intier), oltre a 2 gruppi europei di dimensioni molto più ridotte (Inalfa e Pierburg). Qualche anno
fa erano quattro; tra queste compariva anche la Delphi Corporation, del gruppo General Motors, in
amministrazione controllata, produttore mondiale di componenti auto, che ha cessato nel 2006 la propria
attività dello stabilimento produttivo di Livorno, dove venivano prodotti sistemi sterzo e componenti per
sistemi guida. La produzione è stata trasferita in paesi a più basso costo del lavoro (in Polonia dove un
Ingegnere costa 250 euro al mese); secondo l'azienda, il business sarebbe stato insufficiente a consentire un
utilizzo profittevole della capacità produttiva esistente. Di qui la cessazione delle attività e l'attivazione della
procedura di mobilità.
L’elevato livello di internazionalizzazione raggiunto dal settore comporta evidentemente conseguenze
rilevanti anche a livello locale. L’evoluzione futura del comparto è infatti oggi strettamente collegata
all’assetto del mercato automobilistico internazionale. Le decisioni operative prese dagli stabilimenti locali
dipendono infatti da strategie formulate e condotte a livello internazionale, che possono mutare in tempi
anche brevi in relazione a numerosi fattori interdipendenti e non prevedibili.
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Guardando al corso dell’ultimo decennio, in linea generale la tipologia di prodotto degli stabilimenti
livornesi non ha subito mutamenti radicali, ma piuttosto sono stati introdotti alcuni mutamenti incrementali.
Nello stesso periodo cambiamenti più consistenti si sono invece registrati nelle strategie di mercato. Questi
seguono una tendenza comune prevalente, ovvero la diversificazione della clientela contestualmente ad una
riduzione del peso del gruppo Fiat, anche se nel complesso la dipendenza delle imprese dalle commesse Fiat
è ancora elevata. I tempi necessari per diversificare la clientela sono infatti abbastanza lunghi, poiché sono
condizionati dall’esaurimento delle commesse esistenti oltre che dai tempi di sviluppo e messa in produzione
dei nuovi modelli da parte delle case automobilistiche.
L’esigenza di superare la concorrenza di aree a basso costo del lavoro è fortemente percepita anche negli
stabilimenti toscani. Tutti i gruppi internazionali presenti hanno infatti adottato nel recente passato a livello
europeo decisioni di delocalizzare una parte delle attività produttive verso Paesi con queste caratteristiche, ed
in particolare verso quelli dell’Europa orientale, seguendo la tendenza generale sopra richiamata. In alcuni
casi questo processo ha investito direttamente la realtà toscana, ad esempio attraverso la dismissione di
alcuni tipi di lavorazioni ad alta intensità di lavoro e il conseguente trasferimento dei relativi macchinari
verso l’Est; mentre in altri la pressione dei Paesi emergenti si esercita principalmente attraverso la
concorrenza tra stabilimenti all’interno del medesimo gruppo, per cui gli stabilimenti localizzati in aree ad
alto costo del lavoro sono costantemente spinti a raggiungere una sempre maggiore efficienza e redditività.
Tuttavia quasi tutti gli stabilimenti toscani sono stati oggetto di investimenti nel corso degli ultimi anni,
principalmente rivolti all’introduzione di nuove tipologie di prodotto.
Comunque, nel lungo periodo, il rischio della delocalizzazione rimane elevato, e può essere ridotto in modo
stabile solo sviluppando fattori produttivi, come il capitale umano, che sono sia di fondamentale importanza
nella dinamica competitiva del settore, sia difficilmente riproducibili e trasferibili. In questa fase la dotazione
di capitale umano orientato all’innovazione emerge come il fattore fondamentale per il futuro del settore,
mentre le competenze operaie a maggiore specializzazione (legate a figure professionali come i tornitori,
fresatori e simili) si vanno disperdendo per la progressiva concentrazione degli stabilimenti sulle fasi
produttive di assemblaggio, con una diminuita importanza delle lavorazioni meccaniche intermedie che ha
determinato un complessivo impoverimento del capitale umano nelle fasi strettamente produttive. Il
rafforzamento del legame tra innovazione, capitale umano e competitività rappresenta la sfida principale per
il futuro; occorre dunque capire in primo luogo quale sia il livello di specializzazione e il grado di autonomia
degli stabilimenti della Toscana nelle attività innovative.
Il progetto pilota: CMO s.n.c. (www.c-m-o.it)
CMO è un’azienda leader nel settore delle attrezzature oleodinamiche quali pompe idropneumatiche, pompe
ad aria ed a mano, pistoni e microcentraline, ed ha fra i propri clienti i maggiori costruttori mondiali del
settore automotive. L’azienda è da anni impegnata in una politica di innovazione continua e di qualità
globale, e sperimenta da tempo una serie di misure atte a coinvolgere il cliente nella progettazione e nella
realizzazione di sistemi su misura.
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L’interesse di CMO nel presente progetto è nel testare la piattaforma di crowdsourcing collaborativo sia per
attività di problem solving che di concept design. L’azienda è inoltre anche interessata ad attività di
progettazione avanzata in collaborazione con l’Università, per lo sviluppo di nuovi mercati e di soluzioni
innovative. Particolare interesse riveste la ricerca di soluzioni di sistema in risposta a esigenze funzionali
multiple. Il progetto pilota con CMO intende anche porre le basi per una sua estensione ad altre PMI del
tessuto auto motive toscano, tramite per esempio lo sviluppo di tecnologie trasversali al mondo dell’auto che
permettano di integrare anche partner dai bassi volumi produttivi (es. Camperistica).
3.3 ICT per i servizi pubblici
Le ICT sono in grado di incidere fortemente sulla qualità della vita e del lavoro. La conferma delle profonde
modificazioni prodotte dalle ICT è arrivata in questi anni ed ha comportato un cambiamento degli stili di
vita, di comunicazione, di relazione tra le persone sia nella sfera privata sia in quella lavorativa.
L’implementazione di servizi online e la possibilità di formarsi e interagire in rete, ha accresciuto la
consapevolezza dell’utilità dell’azione pubblica in questo settore. L’aumento degli utenti della rete e la
diffusione delle tecnologie nelle scuole e nei luoghi di formazione e addestramento accresceranno
ulteriormente la domanda di servizi e la confidenza nell’usarli. Per favorire questo processo, occorre rendere
i servizi più semplici, immediati e rispondenti in modo univoco e diretto alle reali esigenze dell’utenza, non
disperdendo energie su quelle applicazioni che vengono utilizzate poche volte nell’arco della vita.
In tale contesto, la richiesta che proviene dalla cittadinanza e dal sistema delle imprese è di poter accedere a
servizi sicuri ed affidabili; una domanda che è spesso rivolta alla pubblica amministrazione in quanto
soggetto deputato ad accrescere la qualità della vita delle persone, anche attraverso l’eliminazione dei
disservizi che generano disagio e costi per l’utenza. La soddisfazione di tali richieste diviene dunque un
dovere per la pubblica amministrazione che può trovare nelle nuove tecnologie uno strumento insostituibile
di democrazia ed efficienza, di integrazione orizzontale e verticale del sistema pubblico.
Con il Piano Sanitario Regionale della Toscana (PSR 2005 -2007) è stato avviato un processo di impulso e
coordinamento del ‘sistema della salute’ prevedendo un investimento diretto allo sviluppo dell'innovazione
tecnologica nei vari ambiti di interesse della sanità.
Il sistema sanitario costituisce in tutto il mondo uno dei più importanti e consistenti attori nel consumo e
nella produzione di innovazione tecnologica, con riferimento alle biotecnologie, alla ricerca ed all'industria
farmaceutica, alla tecnologia sanitaria, alla telemedicina. Rispetto alla complessità di questo scenario si
individuano tre principali linee di attività che si inseriscono in modo significativo nel presente programma:
1. lo sviluppo del sistema informativo sanitario finalizzato alla conoscenza, programmazione e
controllo;
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2. la realizzazione di reti di soluzioni digitali per la cooperazione tra i servizi delle ASL e dei suoi
operatori;
3. la realizzazione di servizi di telemedicina e di servizi più generalmente orientati al welfare.
Il Sistema Socio-Sanitario, con il supporto dell’ICT e in particolare dell’architettura di cooperazione
applicativa implementata in Regione Toscana, ha realizzato una rete di comunicazione multilaterale: dati
relativi ai ricoveri, alle prestazioni di specialistica ambulatoriale, ai farmaci prescritti e altri dati di attività
sono inoltrati dalle aziende sanitarie, ospedaliere e altri presidi del territorio fra loro e verso la Regione
Toscana.
Un altro aspetto fondamentale relativo all’applicazione delle ICT in ambito pubblico riguarda la
valorizzazione dei beni culturali e il turismo. Tali tecnologie contribuiscono in modo considerevole al
raggiungimento degli obiettivi di fruizione, valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale della
Toscana. Per tale ragione il Piano di indirizzo delle attività e dei beni culturali per gli anni 2004 -2006 ha
destinato ingenti risorse per la realizzazione di progetti in cui compare a pieno titolo una politica
sull’impiego delle ICT nel campo dei beni culturali. Inoltre, si sta procedendo, con la collaborazione degli
enti locali, delle loro associazioni e delle associazioni di categoria, al potenziamento ed alla promozione
attraverso le ICT del l'identità toscana, al miglioramento della competitività del sistema regionale delle
imprese del settore del turismo, dedicando attenzione alla disponibilità di servizi che consentono di utilizzare
le risorse ricettive, culturali e di svago offerte dal territorio regionale, e con l'obiettivo di fidelizzare il cliente
presentando una Toscana che rende disponibili nello spazio virtuale informazioni sempre aggiornate ed
apprezzabili dai potenziali clienti. Il settore di intervento è inoltre particolarmente adatto a privilegiate
soluzioni multicanale, anche con riferimento alle problematiche inerenti la televisione digitale.
Il progetto pilota: Liberologico s.r.l. (www.liberologico.com)
Liberologico è una società ICT con un know how specifico nelle web applications e mobile applications.
Costituita nel 1999 da un gruppo di ricercatori del CRIBeCu – Centro di Ricerche Informatiche della Scuola
Normale Superiore di Pisa - fino al 2002 si è occupata prevalentemente di sistemi web per l’archiviazione e
l’editoria digitale, proponendo le migliori tecnologie del settore in contesti nazionali ed internazionali. Dal
2007 Liberologico e ICube Srl, la prima azienda italiana che ha creduto nello sviluppo di un protocollo
informatico in ambiente OSS sviluppando PAFlow, hanno unito le proprie forze per condividere strategie di
sviluppo e investimenti in Ricerca & Sviluppo e offrire servizi a 360° nel settore dei servizi digitali e della
gestione documentale.
All’interno del presente progetto l’azienda è interessata a testare le best practices emerse nel campo dei
Living Labs europei per i servizi al cittadino (turismo, beni culturali, sanità, eGovernance) e a integrarle con
i suoi software e mobile applications.
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Fra le possibili applicazioni ricordiamo:
- Turismo e Beni culturali: impiego di tecnologie ICT per la strutturazione di percorsi tematici
(artistici, storici, gastronomici…) e per migliorare la fruizione anche attraverso una rete di
informazioni in tempo reale e interattiva; elaborazione di mappe navigabili e portali tematici della
cultura del territorio; strutturazione di musei virtuali e database visivi; valorizzazione di beni
culturali non comunemente accessibili; supporto a interventi di restauro e conservazione;
rivitalizzazione di attività artigianali. Per quanto riguarda gli strumenti forniti dal progetto in questa
fase, da integrare con quelli in dotazione a Liberologico, una parte di best practices proviene da
analoghe esperienze nei Living Labs europei, a cui si aggiungono le prestazioni del portale
toscana4u (sviluppato dal Dipartimento di Informatica di Pisa), i sistemi di navigazione 3D, le
tecnologie RFID e le features ottenibili a bassissimi costi mediante l’innovativo scanner ottico 3D in
dotazione al gruppo afferente al Dipartimento di Ingegneria.
- eHealth e tecnologie informatiche per la sanità: sviluppo di tecniche di imaging 3D in vari ambiti
diagnostici; gestione di database clinici; servizi di assistenza a distanza e monitoring tramite
applicazioni cellulari.
3.4 Oggetti artistici in marmo
Il Distretto Lapideo apuo-versiliese, generalmente identificato con “Carrara” per la notorietà di questo
grande polo della lavorazione del marmo bianco, si estende a cavallo delle Province di Massa Carrara e
Lucca. La produzione del Distretto Lapideo è costituita dai blocchi di marmo estratti dalle cave e dai
prodotti lavorati di marmo, granito e altre pietre. I blocchi dei bacini marmiferi delle cave Apuane e delle
pietre provenienti da tutto il mondo sono trasformato in lastre, pavimenti e rivestimenti; marmette, soglie,
stipiti, colonne, capitelli, frontoni, camini, tavoli, lavelli, lavabi, vasche, portacenere, vasi, anfore, cofanetti,
panchine, fontane, sculture, pavimentazioni, oggetti per l’arredamento e prodotti funerari (vasi, sculture,
teste, lapidi, loculi, ecc). Nel tempo, sempre nel distretto, sono cresciuti e si sono consolidati i settori della
costruzione di macchine per la lavorazione delle pietre e quello della trasformazione dei sottoprodotti delle
cave per uso industriale.
I fattori di competitività del settore sono rappresentati dalla straordinaria immagine storica, artistica e
architettonica dei marmi, la focalizzazione e l’elevato know-how degli operatori, la fitta maglia di relazioni
commerciali con il resto del mondo; l’accesso al porto di Marina di Carrara e lo sviluppo di numerose attività
ausiliarie: studi di geologia, produzione di utensili, scuole di formazione e accademie artistiche, prestigiosi
eventi fieristici e culturali e una attività, in corso di consolidamento, di tecnologie e conoscenze nel campo
della sicurezza e del ripristino ambientale.
La pietra lavorata nel distretto apuo-versiliese ha raggiunto le più importanti costruzioni ed opere nel mondo,
segno di un prestigio ed una tradizione consolidata nel tempo. Un valore che proviene dall’applicazione di
severi standard di qualità, da un diffuso utilizzo delle più avanzate tecnologie e da una profonda e radicata
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cultura del marmo. Nei caratteristici laboratori della Versilia, in particolare nelle cittadine di Pietrasanta,
Querceta e Seravezza, prendono vita le opere d’arte che vanno ad impreziosire palazzi governativi, chiese,
musei e parchi pubblici. Nei centri antichi dei paesi le botteghe artigiane sono meta continua di visitatori
provenienti da tutto il mondo. Qui si tramandano gli antichi mestieri di scalpellino, ornatista, sbozzatore.
Accanto al maestro artigiano s’incontrano i nomi dei grandi scultori contemporanei che alla produzione delle
figure che hanno fatto dell’arte (La Venere di Milo, il David di Michelangelo), affiancano le più avanzate
proposte dell’arte moderna, a testimonianza della continuità tra passato e presente della cultura del marmo
che caratterizza ogni angolo della “piccola Atene della Versilia”.
Come accade per il settore a livello nazionale, anche il distretto lapideo toscano sta vivendo un processo di
riposizionamento competitivo internazionale, vasto e carico di conseguenze. Diversi i fattori che ne sono
causa: ingresso di nuovi produttori internazionali, diffusione crescente di tecnologie di automazione, spinta
al processo di regionalizzazione degli scambi, de-strutturazione delle commesse maggiori che sono spezzate
dalla committenza e distribuite su un fronte ampio di produttori. Una delle leve strategiche su cui puntare nel
settore per riguadagnare posizioni sul mercato mondiale è l’innovazione e la ricerca di prodotti, processi e
servizi che aggiungano valore al prodotto toscano.
Il progetto pilota: Upgroup s.r.l. (www.upgroup.it)
Upgroup è una delle aziende storiche del comprensorio apuo-versiliese, nota a livello nazionale per i suoi
rapporti con i più noti designer mondiali, eppure afflitta non da oggi dal mutamento radicale dei gusti dei
consumatori, che hanno allontanato la pietra naturale dagli utilizzi domestici ed in particolare dai
complementi di arredo.
L’azienda è dunque interessata a sperimentare le pratiche di coinvolgimento dell’utente tipiche
dell’approccio Living Labs in tutte le fasi di vita del prodotto (design, produzione, marketing), al fine di
realizzare design innovativi e ricercare nuovi mercati.
Queste attività saranno anche supportate dalla piattaforma ICT e dai software di analisi testuali che
miglioreranno il coinvolgimento dell’utente e la capacità di seguire l’evoluzione dei gusti del consumatore.
3.5 Turismo “incoming”, urbano e rurale
Il rapporto IRPET (2009) dipinge un quadro a tinte fosche per il turismo straniero in Italia. In termini
congiunturali un primo dato emerge in modo piuttosto inequivocabile: l’unica realtà in crescita sia sul
versante italiano che straniero nel 2009 è rappresentata dal turismo balneare, mentre sono particolarmente
penalizzate le realtà legate alla fruizione del paesaggio rurale, sia nella componente italiana che in quella
straniera, e le località termali e le città d’arte per quanto riguarda il turismo estero. La dinamica
accentuatamente negativa della campagna appare il risultato di due fenomeni diversi con effetti additivi. Da
un lato la campagna ha sofferto particolarmente del calo accentuato degli arrivi dei turisti stranieri, che
hanno rappresentato in questi anni il mercato di riferimento del settore e che nel 2009 rappresentano il 69%
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delle presenze. Dall’altro questo tipo di risorsa turistica, a differenza ad esempio delle città d’arte e affari,
non ha goduto neppure dell’effetto cuscinetto rappresentato dall’aumento delle presenze italiane. I turisti
italiani, con buona probabilità costretti a tagliare le vacanze “accessorie” rispetto a quella “principale” si
sono diretti in misura maggiore verso le mete più classiche, alcune città d’arte ma soprattutto il mare che
costituisce la meta estiva per eccellenza delle famiglie anche per motivi di benessere legate alla salute dei
figli, e che è dunque logico mostri una particolare capacità di resistenza alla crisi nel comparto italiano, ma
anche straniero.
Il territorio non esprime grossi slanci in termini di espansione del tessuto imprenditoriale turistico, nel medio
periodo si raffredda la spinta che ha portato al proliferare di strutture extra-alberghiere in coincidenza con il
boom degli agriturismo, il settore alberghiero e dei pubblici esercizi sono rimasti pressoché fermi nell'ultimo
triennio a dispetto di quanto accaduto a livello nazionale (Osservatorio regionale sul Turismo, 2010).
Evidentemente, anche in coincidenza con due anni di contrazione complessiva delle presenze di italiani e
stranieri nella nostra regione, il settore è in una fase di transizione che in termini di competitività potrà
portare evidentemente ad una ricollocazione dell'offerta più che ad un rafforzamento dimensionale della
stessa.
Il progetto pilota: Lunigiana Amica (www.lunigianaamica.it)
Lunigiana Amica è un’associazione senza scopi di lucro, nata dai bisogni dei produttori agricoli associati
(oltre 200), con l’obiettivo di mettere in rete tutti gli anelli principali della filiera agroalimentare (produzione,
trasformazione, commercializzazione) grazie a strategie innovative di commercializzazione dei prodotti
all'interno e all'esterno del territorio della provincia di Massa-Carrara. Dal novembre 2008 Lunigiana Amica
è membro effettivo della “3rd wave” dei Living Labs europei (www.openlivinglabs.eu) e punto di
riferimento per le iniziative europee nel settore rurale della rete italiana dei Living Labs (www.inoll.it).
L’associazione è coinvolta nel progetto in rappresentanza di un gruppo di micro imprese turistiche e
agrituristiche interessate a forme innovative di aggregazione dell’offerta ricettiva secondo il modello della
c.d. “ospitalità diffusa” e a nuovi modelli di offerta turistica.
Il pilota dunque riguarda la possibilità di aggregare le capacità ricettive di un numero elevato di piccoli
alberghi, agriturismi e affittacamere, concretizzando le potenzialità della c.d. “accoglienza diffusa” grazie
anche ad un utilizzo innovativo delle tecnologie ICT. Sarà inoltre scopo del progetto elaborare modelli nuovi
di offerta e servizio che siano in grado di rispondere ai cambiamenti in corso nella domanda turistica, sempre
più orientata verso un turismo sostenibile, relazionale, personalizzato, on demand. Dal punto di vista
tecnologico il pilota si avvarrà, oltre che dell’approccio complessivo Living Labs e del supporto per gli
aspetti logistici da parte del Dipartimento di Ingegneria, anche degli strumenti ICT (portali, applicazioni
mobili) sviluppate dal Dipartimento di Informatica.
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4 Discussione e conclusioni
Nell’attuale scenario, dove l’incertezza sul futuro spesso paralizza le decisioni imprenditoriali, perdono
consistenza le varie distinzioni classicamente proposte dagli analisti fra industria “leggera” e “pesante”,
orientata al consumatore finale o alla produzione di beni intermedi, aperta o chiusa ai mercati internazionali,
e via dicendo. Questa crisi, per l’appunto globale, innerva l’intero sistema produttivo e si diffonde attraverso
mille canali, più o meno diretti, fino a colpire lo “zoccolo duro”, la ragion d’essere della presenza industriale
in Regione – motore di sviluppo e benessere, ma anche fattore di identità culturale e di amalgama sociale, in
primo luogo, ma non soltanto, nell’economia dei distretti. Non fosse che per questo motivo, le risposte di
politica industriale non possono limitarsi, crediamo, ad una gestione “emergenziale” del problema, basata
sulla minimizzazione del danno emergente (soprattutto in termini di posti di lavoro) e sull’attesa passiva che
al riaprirsi delle prospettive generali nella successiva fase di ripresa, nuove attività produttive più o meno
corrispondenti vadano a prendere il posto delle altre. E’ forse proprio questo il momento di alzare lo sguardo,
e di porsi la domanda di ricerca se all’interno delle specificità del modello industriale toscano si annidino
risorse, valori e potenzialità inespresse che proprio adesso, in questa fase storica, richiedono di essere
identificate, messe alla prova, valutate fino in fondo nella loro capacità di germinare percorsi innovativi di
sviluppo sostenibile.
Con il presente documento si è voluta fornire una panoramica del tessuto industriale della Toscana,
evidenziando come l’approccio fornito dal modello “Living Labs” possa essere motore per un salto di qualità
nelle attività innovative delle imprese della regione.